Quei cari ragazzi

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QUEI CARI RAGAZZI

Di Tobia Rossi

Personaggi ( in ordine di apparizione)

IL “MAGGIORDOMO”

SONIA
LIDIA
LA MADRE di Sonia

DIEGO, fratello di Sonia

RICCARDO
GIULIO
DORA

ROCCO
ALEX 

A Natale siamo tutti più… cattivi.

Avansipario. Compare una grottesca figura: è un maggiordomo che sembra uscito da un racconto di Agatha Christie. Ha un coltello conficcato nella schiena.

MAGGIORDOMO: Sarà  a voi  tutti gi successo

Più sovente o meno spesso

Di calarvi in un mistero

Misterioso, falso, vero

Tra coltelli e rivoltelle

Brividini a fior di pelle

Teste scaltre oppur mozzate

Piagnistei oppur risate

Pur stanotte voi dovrete

In questo giallo un po’ intricato

Scoprire se l’assassino è in calze a rete

Oppure in smoking appena stirato

Non restate poi di stucco

se ho infilzata questa lama

Non si tratta di un bel trucco

e non fa parte della trama

E’ quell’idiota dell’autore

Che questa parte mi ha affidata

Da, diciamo, presentatore

Con questa macabra trovata.

La commedia:

si forse Agatha l’avrebbe scritta meglio

e a Poirot avrebbe affidato il caso

Chissà se Maigret, detective molto sveglio,

avrebbe fiutato la pista con  buon naso?

Dario Argento, intenditore buono e vecchio,

si sarebbe spaventato ancor di più

di quando vide Clara Calamai dentro a uno specchio

e l’adrenalita sarebbe salita un po’ più in su.

Non temete per stasera un gran spavento

Cercate solo di indicare qual è il criminale

Vi ricordiamo che ogni tipo di riferimento

A fatti e persone è puramente casuale

Non per impedire qualche vostro tentativo di identificazione

Ma per salvaguardare senza scorie

Quel mondo magico e di finzione

In cui si inventano le storie.

( Fa’ un inchino ed esce)

Su il sipario

Sala da pranzo di un vasto appartamento all’ultimo piano di un palazzo in una qualsiasi città di provincia. È la casa dei Ruspoli,  industriali . All’aprirsi del sipario il clima è caldo, accogliente e molto natalizio. In piedi accanto all’albero Sonia Ruspoli sta ponendo il puntale sulla cima dell’albero; ha in mano due palline rosse con forme varie. Accanto a lei, seduta su una sedia Lidia tiene una scatola di cartone sulle ginocchia e vi fruga dentro . Mancano pochi minuti alle venti.



SONIA: Cosa ne dici del puntale? Lo metto?

LIDIA: ( Frugando nella scatola) Bah… io lascerei perdere. Piuttosto questa roba di perle non ti piace?

SONIA: Da’ qua. Forse riesco ancora a trovare lo spazio.

LA MADRE: (Entrando da destra) Sonia, senti…. Oh, ciao, Lidia.

LIDIA: Buonasera, signora. E buon Natale.

LA MADRE: Anche a te, cara.  Sonia, io esco.

SONIA: Andate dai de Marchi?


LA MADRE: Sì, purtroppo.

SONIA: Perché “purtroppo”?

LA MADRE: Se penso a quello che ci hanno fatto passare lo scorso Natale, quando siamo andati a cena da loro. Una cosa ignobile: piatti di carta, bicchieri di carta, tovaglioli di carta e c’è stato un attimo in cui ho pensato  che pure il tacchino fosse di carta. Il massimo della sciatteria.


SONIA: Dai, mamma, sai come sono loro, un po’… semplici, tutto qui.


LA MADRE: Quello non vuol dire essere semplici, vuol dire essere ignoranti, è diverso. ! E sui bicchieri i nomi degli invitati scritti in pennarello. Che poi uno si confonde… voglio dire, saremmo stati quaranta persone… se una si chiama Asdrubala è a posto, ma se una si chiama Anna come me… chissà da quanti bicchieri di quante Anne diverse avrò bevuto. E alla fine della festa la signora si rivolge a una ragazza e le dice: “ Anna, sei poi guarita dall’epatite virale?” Dio, che schifo, non posso pensarci. 


SONIA: Ma se non ti piacciono , perché ci andate?


LA MADRE: Lo sai bene che tuo padre è socio del dottor De Marchi; non possiamo mica non andare alla loro festa di Natale.

SONIA: Beh, non siete obbligati!


LA MADRE: Ma dobbiamo andarci!

SONIA: ( Con un gesto come per mandarla a quel paese) Ma fate un po’ come cavolo volete!


LA MADRE: Non usare questo tono con me,sai? ( Altro tono, ) Beh, io vado allora, c’è papà che mi aspetta in macchina; divertitevi.Ah, in cucina c’è il pandoro farcito della nonna. Deve essere delizioso. Buona serata.


LIDIA: Anche a lei signora.

LA MADRE: Ciao ragazze ( Ed esce)

 

SONIA: (Ha appena attorcigliato la collana di perle attorno all’albero) Voilà. Adesso non ci sta davvero più niente.

LIDIA: Beh, ci è venuto proprio bene.

SONIA: Non è un po’ troppo carico ?

LIDIA: No, a me piacciono belli ricchi.

SONIA: Hai visto che bello quello in piazza? Tutto addobbato con pendagli di cristallo Swaroski.

LIDIA: Già. Che bella idea, il prossimo anno lo faccio anche io così.

SONIA: Dovrai spendere un bel po’ in cristalli….

LIDIA:Basta smontare un paio di lampadari che mia madre ha in soffitta.

SONIA: Oh, giusto.

DIEGO: ( Entrando) Ciao.

SONIA: Ciao, Diego.


DIEGO: Bell’albero.


LIDIA: Grazie, io e tua sorella abbiamo passato la serata per farlo.

SONIA: Vai alla festa dell’Università?

DIEGO: Sì, tornerò stasera tardi.


SONIA: Ciao. ( Diego esce)

LIDIA: A che ora arrivano tutti?

SONIA: Alle otto.

LIDIA: Io ho una fame.

SONIA: Non dirlo a me, sono tre giorni che vado avanti a minestrine.

LIDIA: A minestrine? E perché?

SONIA: Per tenermi leggera. C’è il rischio che con tutte queste cene e pranzi di Natale diventi una botte.

LIDIA: Io me ne sbatto altamente. Faresti maglio anche tu a fare così.

SONIA: Sì, certo, parli bene tu: tu non hai problemi di fisico.

LIDIA:  Ah,no? Beh,se può consolarti, certe volte mi specchio e mi vedo una balena.

SONIA: Pensa, io certe volte – pochissime, eh- mi specchio e non mi vedo una balena. E poi di che ti vuoi lamentare? Sei sempre piena di ragazzi dappertutto.

LIDIA: Eh, adesso, “piena di ragazzi”, non esageriamo.

SONIA: Beh, hai una relazione stabile…

LIDIA: E tu chiami il ping pong tonsillare con Alex una relazione stabile? Per favore.

SONIA: ( Ridendo) Alex. L’hai sentito di recente?

LIDIA: A quest’ora sarà con i suoi amici a qualche festa a base di alcool a fare la gara a chi vomita più lontano!

SONIA: Pensavo fossa ancora a Firenze.

LIDIA: E a fare che? Ora che non c’è più il social forum è tornato a casa. Era andato là per manifestare.

SONIA: Contro che cosa?

LIDIA: Non lo so; ma almeno poteva farsi una canna per protesta politica senza che nessuno gli dicesse niente. Non mi ha nemmeno fatto il regalo di Natale. Va beh che io sono contro il consumismo e tutto il resto, ma un piccolo regalino…

SONIA:  ( Ride) Almeno tu hai lui. Io invece sola come un cane. Da quando Riccardo mi ha mollata…

LIDIA: Oh, ti prego, Sonia, non ricominciare con questa storia!

SONIA: Io provo a non pensarci e a dimenticarmelo,Lidia,  ma è più forte di me.Se penso che mi ha lasciato per Dora…

LIDIA: Alt,alt, alt,fermi tutti. Lui non ti ha lasciato per Dora. Diciamo che la vostra relazione è finita in concomitanza con l’inizio della sua storia con Dora. Posso aggiungere due palline rosse qui in basso? Mi sembra una zona un po’ sguarnita.

SONIA: E invece lui mi ha lasciato per Dora.

LIDIA: Stronzate, credimi.

SONIA:  E invece è così.

LIDIA: Andiamo, e perché avrebbe dovuto farlo?

SONIA: Dora  ha mille cose che io non ho.

LIDIA: Altra stronzata.

SONIA: Mille.

LIDIA: Dimmene una.

SONIA: Mille!

LIDIA: Una!

SONIA: Beh, per esempio… è brava a scuola. Di greco prende sempre nove

LIDIA: Oh, mio Dio, e tu credi che Riccardo ti abbia lasciato perché Dora sa fare bene le versioni di greco?

SONIA:Potrebbe essere un motivo. Io prendo sempre quattro… è cosi umiliante, Lidia.

LIDIA: Anche io prendo sempre quattro di greco, e – ti assicuro – non è così umiliante come sembra..

SONIA: Non è la stessa cosa.

LIDIA: Certo che non è la stessa cosa. Perché io prendo anche quattro di latino, di storia,di matematica… persino di ginnastica! Tu sei brava, non capisco perché ti preoccupi tanto di greco.

SONIA: Non è solo di greco… è anche di storia.

SONIA: Cosa faresti se fossi in me, ti spareresti un colpo?

SONIA: Non lo so. E poi, io non sono in te.

LIDIA: E allora?

SONIA:Tu te ne freghi.

LIDIA: Altroché se me ne frego. Me ne strafrego! Ti sembro una che perde tempo a studiare di pomeriggio? Con tutte le cose che ho da fare! Io voglio togliermi gli sfizi adesso che ho l’età per godermeli.  Dovresti provare anche tu a pensarla così.

SONIA: Impossibile. Mia madre non fa altro che dirmi di tutto perché prendo voti troppo bassi e continua a ricordarmi che lei, alla mia età, era la prima della classe! Tu cosa faresti se tua madre ti dicesse così,eh?

LIDIA:  Probabilmente le direi “  chi se ne frega!”. Ma proprio così,eh. “ Chi se ne frega!”.  Ma un  “chi se ne frega” detto tanto bene che lei un “chi se ne frega” così non l’ha mai sentito. Prova a dirglielo.

SONIA: Io non ci riuscirei mai. Tu non sai com’è mia madre.

LIDIA: Beh, non mi sembra di certo la strega di Biancaneve.

SONIA: Ma nemmeno la fata Turchina. E’ una bastarda, ma una bastarda, una bastarda che io non ho mai visto persone così bastarde. Quella bastarda…Dio, che bastarda, no,no, tu non sai chi è veramente…

LIDIA: Lasciami indovinare : una bastarda?

SONIA: Sì, e lo è anche con Diego, che è ancora più succube di me. Per forza parla poco e non riesce a trovarsi una ragazza, c’è mia madre che lo soffoca! Anche quando stavo con Riccardo lei era di un’invadenza e di una curiosità inaudita: voleva a tutti i costi sapere che cosa facevamo… Dio che nervoso. Se ora non sto più con lui è anche colpa sua.

LIDIA: Andiamo, non è colpa di nessuno se non stai più con lui. E’ stata una storia. E’ successa. Punto. Adesso è ora di voltare pagina!

SONIA:  Io non voglio voltare pagina.

LIDIA: Ascoltami, le soluzioni sono due: o ti tagli le vene, o ti abitui all’idea. E poi, ci sono un mucchio di ragazzi liberi, non vedo perché tu debba fossilizzarsi su di lui.

SONIA: Ma perché proprio con Dora?

LIDIA: E che ne so io.

SONIA: E la cosa che più mi fa andare in bestia è  il fatto che lui continua a parlarmi, mi viene vicino…

LIDIA: E menomale, cosa dovrebbe fare? Far finta che non esisti?

SONIA:  No, però, lo fa con una certa insistenza, come per stuzzicarmi …

LIDIA: Che palle che sei Sonia , fa’ come se lui non ci fosse.

SONIA: Ci proverò.

LIDIA: Così si fa. Menomale che non hai invitato Dora, sai, con lui, non sarebbe stato carino per te…

SONIA: Guarda che io Dora l’ho invitata.

LIDIA: No!

SONIA: Sì.

LIDIA: No!

SONIA : Te lo sto dicendo,sì.

LIDIA: Ma come?

SONIA: Mia madre mi ha costretto. I miei genitori e i suoi sono amici, non potevo mica non dirle della cena di Natale.

LIDIA: Io dico sempre che quando le faccende dei figli si intrecciano con quelle dei genitori c’è qualcosa che non va.

SONIA: Hai ragione. Lei mi odia.

LIDIA: Non ti odia! Ma quando la smetterai di farti tanti problemi.

SONIA: Io sono fatta così.

LIDIA: Troppo facile dirlo. Tutti possiamo migliorare.

SONIA: Non io.

LIDIA: Se tu avessi un briciolo in più di autostima, le cose andrebbero meglio.

SONIA: E come?

LIDIA: Come non devo essere io a dirtelo. L’autostima è una cosa che ognuno deve tirare fuori da sé.

SONIA: Dove l’hai letta questa, sulla carta dei baci Perugina?

LIDIA: Oh,senti,sono le otto passate, io sto crepando di fame, ma quando cavolo arrivano?

SONIA: Io ho detto a tutti alle otto.

LIDIA: Hai speso tanto tu in regali di Natale? Con questi euro sono capace di spendere mezzo milione senza accorgermene. Beh, in uno ho risparmiato: per Giulio ho preso un libro a caso dalla libreria.

SONIA: Guarda che anche i libri sono aumentati con l’euro.


LIDIA: Ma no, dalla libreria di mio padre! L’ho spolverato un po’ e l’ho incartato, non so manco come si intitoli.

SONIA: Povero Giulio.

LIDIA: Ma che povero Giulio! E’ un imbecille!

SONIA:  ( All’improvviso) Cavolo, mi sono dimenticato di fare il regalo alla Peroni!

LIDIA: Alla Peroni?


SONIA: Mia madre dice che devo ingraziarmela per l’interrogazione di storia. Avevo pensato che le avrei comprato qualcosa, ma poi me ne sono scordata.

LIDIA: Secondo me la Peroni è tanto fredda che non è sensibile neppure alle lusinghe.

SONIA: Tu non le hai regalato niente?

LIDIA: Una scatola di cioccolatini, come agli altri prof. Non è per fare la leccaculo, ma tutti sanno che mio padre ha un industria dolciaria, che figura ci faccio se non porto una scatola di gianduiotti a tutti? Sono passata da casa sua per farle gli auguri e intanto gliel’ ho portato Che casa che ha. Mette i brividi. Sembra la casa di Psycho. 

SONIA:  Se penso che l’otto gennaio ho l’interrogazione di storia mi viene voglia di suicidarmi.

LIDIA: ( Tra sé, ma ad alta voce) Quando una è ottimista è ottimista.

SONIA: Non scherzare, devo ancora iniziare a studiare.

LIDIA: Va beh, quante pagine saranno mai… cinquanta….cinquantacinque

SONIA: Ottantasette.Sono disperata, non so proprio come farò.

LIDIA: Una soluzione c’è: non studiarla.

SONIA: E come faccio?

LIDIA: Non mi sembra molto difficile.

SONIA: Ho preso due quattro . Se non prendo almeno otto non avrò la sufficienza .

LIDIA: E anche se fosse ? Siamo solo al primo quadrimestre.

SONIA: Tu non puoi capire: mia madre ha promesso di non rivolgermi più la parola se non ho la sufficienza di storia.

LIIDA: E fregatene un po’ di tua madre per una volta, cazzo!

( Pausa)

SONIA: Non posso.

LIDIA: Fa’ come vuoi.

SONIA: ( Si specchia per mettersi a posto i capelli) Forse non ho abbastanza coraggio. Forse sono troppo pigra per litigare con mia madre.

SONIA: Dopodomani. 

LIDIA: Ricordami che ti devo portare gli sci.

SONIA: Credevo me li avessi  portati oggi pomeriggio.

LIDIA: No, no, te li porterò domani.

SONIA: Oggi pomeriggio, Nunzia, la colf, mi ha detto che sei passata per portarmi gli sci.

LIDIA: No,no. Cioè, sono passata, ma per portarti i cuscini, quelli che mi hai prestato per la festa, ricordi?

SONIA: Ah,sì, che rimbambita che è quella donna. Avrà capito sci per cuscini. ( Ride)

LIDIA: ( Ride con lei) Povera Nunzia….beh, sci e cuscini… si assomigliano come suono.

SONIA: Gesù, ottantacinque anni e di andare in pensione non se ne parla. ( Si specchia) Cazzo, cazzo!

LIDIA: Cosa c’è?

SONIA: Mi sono dimenticata di mettermi il rossetto.

LIDIA: Vuoi che te lo vada a prendere?

SONIA: Sì, grazie. E’ nella mia borsa, sul letto, in camera mia. ( Lidia esce a sinistra. Sonia si guarda allo specchio, sospira, poi si lascia andare sulla poltrona. A sé stessa) Sonia, Sonia, sei una povera sfigata. ( Dal cassetto del tavolino accanto alla poltrona tira fuori il libro di storia e si mette a ripassare. Lidia ritorna con la borsetta )

LIDIA: Ma che fai?

SONIA: ( Fa sparire il libro) Io? Niente.

LIDIA: Stavi ripassando storia!

SONIA:Beh, ecco… non ero sicura su un paio di date…

LIDIA:  La vigilia di Natale e lei studia storia. Sei incorreggibile. Ecco la borsetta.

SONIA: Grazie. ( Inizia a darsi il rossetto)

LIDIA: Ti fai bella per lui,eh?

SONIA: Figurati, non ci ho nemmeno pensato.

LIDIA: Devi essere ancora innamorata,vero?

SONIA: Cosa te lo fa pensare?

LIDIA: Hai appeso il vischio. ( Lo indica)

SONIA: Perché? Cosa c’entra?

LIDIA: Dì la verità, volevi passarci sotto con lui.

SONIA: Oh, smettila.

( Suonano il campanello)

SONIA: Eccoli.

LIDIA: Vado io. ( Esce a destra)

SONIA: Sarà meglio che vada a controllare le lasagne se vogliamo mangiare qualcosa.

( Esce in cucina )

LIDIA: ( Entra con da destra due pandori inscatolati e li posa sulla tavola) Due addirittura. Uno non ne bastava.

RICCARDO: ( Entra da destra con una grande borsa della Rinascente.) Lo sai che noi facciamo le cose in grande, e poi non sapevamo il numero degli invitati.

GIULIO: ( Entra da destra portando la sua giacca e quella di Riccardo) Ma proprio nell’attico all’ultimo piano doveva venire ad abitare Sonia?

LIDIA: Beh, se fosse in cantina che attico sarebbe?

GIULIO: Dove le metto le giacche?

LIDIA: Di qua, vieni ( Esce a sinistra con Giulio)

SONIA: ( Entra dalla cucina) Portate pure le giacche …. Ah, Riki… che ci fai qui da solo?

RICCARDO: Beh, non è male come saluto ma  io avrei preferito “ciao”.

SONIA: ( Seccata) Ciao. ( Inizia a disporre le posate sulla tavola) E… Giulio non c’è?

RICCARDO: Sì, c’è. E’ andato di là con Lidia a posare le giacche.

SONIA: ( Acida) E Dora?

RICCARDO: Deve ancora arrivare.

SONIA: ( Stupita) Oh, non siete venuti insieme?

RICCARDO: No.

SONIA: Beh, è curioso. Sono due mesi che state attaccati come due cozze…

RICCARDO: Doveva passare in pasticceria a ritirare le paste.

SONIA: Oh, capisco. Se doveva ritirare le paste…

RICCARDO: Sei ancora arrabbiata con me?

SONIA: No! ( Ma facendo sì con la testa)

RICCARDO: Perché?

SONIA: Perché cosa?

RICCARDO: Perché sei arrabbiata con me?

SONIA: Ti ho detto che non sono affatto arrabbiata con te. Che motivo avrei…

RICCARDO: Io non capisco. Da quando ci siamo lasciati ti comporti con me in maniera strana.

SONIA: ( Nota i pandori) E questi?

RICCARDO: Li abbiamo portati noi.

SONIA: Bene, nel caso i dolci non ci bastassero…

RICCARDO: Sonia, rispondimi.

SONIA: ( Recitando) Oh, mi sono dimenticata i coltelli. ( Si avvia verso la cucina, fra sé) Far conto che non ci sia ( Esce in cucina, portandosi via i pandori)

LIDIA:  ( Entrando da sinistra) Certo che abbiamo invitato anche lui. Cosa credevi, che lo tagliassimo fuori?

GIULIO: ( Entrando da sinistra) No, però con tutti gli impegni che ha mi sembra strano che venga. Teatro di qua, teatro di là…

RICCARDO: Chi?

GIULIO: Rocco.

LIDIA: Invece viene, ha chiamato Sonia stamattina. Non capisco cosa abbiate contro di lui…

GIULIO: Ma niente…

LIDIA: Quando ti ho detto che veniva sembrava che fosse morto qualcuno.

GIULIO: No, solo che se ne sta sempre lì appartato per conto suo, non partecipa mai.

LIDIA: Ma sai, lui è un pensatore, deve pensare…

GIULIO: E cosa avrà mai da pensare?

LIDIA: Io lo stimo molto invece. Sia io che Sonia siamo state a vedere quella sua commedia. Consiglio anche a te di andarci.

GIULIO: Oh, per carità. Ci sono già stato.

LIDIA: Beh? Non ti è piaciuta?

GIULIO: Non mi sono mai annoiato tanto. Tre ore e mezza di spettacolo. Intervalli esclusi.

RICCARDO: Ma dai, Giulio, cosa vuoi capire tu!

GIULIO: Dicevo per dire.

LIDIA: Almeno lui per passare il tempo scrive. Non come te che sei chiuso nella sala giochi così

( Mima un espressione idiota) dal mattino alla sera.

SONIA: ( Entrando con dei bicchieri) Lidia, ti dispiacerebbe darmi una mano con i bicchieri?

LIDIA: Eccomi.

SONIA: ( Sussurrando, tra i denti) Non ci riesco, Lidia, non riesco ad ignorarlo.

LIDIA: Eh?

SONIA: (c.s.) Non riesco ad ignorare Richi.

LIDIA: Cosa?

SONIA: (c.s) Non riesco ad ignorare Richi.

LIDIA: Io non capisco.

SONIA: ( Scandendo le parole, ad alta voce) Non riesco ad ignorare Richi.

LIDIA: Ah ( A Riccardo, che si è voltato) Non Riesce ad ignorare Richi, il cane dei vicini.Abbaia sempre.

RICCARDO: Beh, deve essere un animale molto innamorato, allora.

LIDIA: Sì, poi sai come sono quando sono in calore, sono insopportabili.

GIULIO: E comunque io non sto chiuso nella sala giochi dal mattino alla sera.

RICCARDO: Cosa c’entra?

GIULIO: No, rispondevo a quello che mi diceva prima Lidia.

RICCARDO: Sei un po’ a scoppio ritardato.

LIDIA: Già, un diesel. Giulio… no.

GIULIO: Cosa no?

LIDIA: Eh, rispondevo a una domanda che mi hai fatto una settimana fa.

GIULIO: Spiritosa.

RICCARDO: Dai, , iniziamo ad aprire i regali, altrimenti se aspettiamo tutti facciamo notte.

LIDIA: Regali? Certo. ( Estrae un pacco regalo dalla sua borsa) Giulio, per te.


GIULIO Grazie. ( Sfascia il pacco)

RICCARDO: ( Ne estrae uno dalla borsa della Rinascente) Sonia, questo è per te.

SONIA: ( Seccata) Grazie. ( Sfascia il pacco)

GIULIO: ( Ha sfasciato il suo pacco : è un libro, legge il titolo) “ Così si accoppiano gli scoiattoli”, beh, grazie, Lidia, sembra interessante…

LIDIA: Certo, non sai quanto ci ho messo a sceglierlo.

SONIA: ( Ha sfasciato il suo: è un vestitino blu corto) Oh.

RICCARDO: Ti piace?

SONIA: E’ davvero bello.

RICCARDO: L’ho scelto io.

GIULIO: Col mio aiuto.

RICCARDO: Sì, ma soprattutto io. Mi ricorda quello che avevi quest’estate. Ricordi?

SONIA: Sì…ahem…scusate, io… io devo… andare un attimo di là.  ( Esce a sinistra)

GIULIO: Ma che le è preso?

RICCARDO: Chi la capisce è bravo.

LIDIA: Il fatto è che in questo periodo Sonia è un po’ … come dire… stressata.

GIULIO: Stressata?

LIDIA: Sì. Per via dell’ interrogazione di storia dell’ otto gennaio. Sapete,no?

RICCARDO: Sì,e io non ho nemmeno ancora aperto il libro.

GIULIO: Neanche io.

LIDIA: Ma neanche io, ovviamente. Ma sua madre la ammazza se non prende otto, cercate di capirla.

RICCARDO: E non può starsene a casa quel giorno?

LIDIA: Scherzi, sua madre non la lascerebbe mai. Poi, il pensiero di doversi fare interrogare dalla Peroni…

RICCARDO: Dio, quanto la odio quella donna.

GIULIO: E’ un’arpia.

LIDIA: Sì e a Sonia deve mettere una soggezione tremenda.

GIULIO: E ci credo, se non sai rispondere alle sue domande ti insulta come un cane.

RICCARDO: E’ una pazza scatenata. Per non parlare poi di come viene conciata a scuola. Quelle scarpe coi tacchi rosse sono veramente eleganti. ( I tre ridono)

LIDIA: Deve andarne molto fiera, se le mette tutti i giorni.

SONIA: ( Entra da sinistra, con indosso il cappotto e una borsa in mano, l’espressione assente) Scusate, devo uscire. (Pausa)

RICCARDO: Uscire?

GIULIO: Uscire?

LIDIA: E andare dove?

SONIA: Ha chiamato mia madre , si è dimenticata le chiavi di casa.

LIDIA: Beh, può suonare quando torna, gli apriamo noi.

SONIA: No, mi ha detto che preferisce se le porto le chiavi adesso.

RICCARDO: Ma siamo nel bel mezzo della festa…stavamo aprendo i regali…

SONIA: Mi dispiace, farò in un attimo. Se arrivano Dora e Rocco , fateli entrare.

LIDIA: Ma tu vai a piedi?

SONIA: Non preoccupatevi. Prenderò un taxi. Appena posso, ritorno qui. Ci vediamo più tardi.

( Esce di corsa a destra)

GIULIO: Questa non l’ho proprio capita.

RICCARDO: Portarle subito le chiavi? Ma non può suonare quando torna?

LIDIA: Sarà una delle sue manie.

RICCARDO: E’ proprio strana quella donna.

GIULIO: Speriamo che Sonia torni presto, io sto crepando di fame.

RICCARDO: Comunque dobbiamo aspettare gli altri. Quanto diavolo ci mette Dora a ritirare le paste?

GIULIO: Belle scarpe. Dove le hai prese?

RICCARDO: E’ da un mese che ce le ho. Non le hai ancora notate? Pensavo fossi già corso a comprartele.

GIULIO: No, perché dici così?


RICCARDO: Perché è da un po’ di tempo che stai facendo  esattamente quello che faccio io.


GIULIO: Non è vero.


RICCARDO: Certo che è vero, mi compro i nuovi jeans della Energie, arrivo a scuola e tu te li sei comprati.

GIULIO: Erano in svendita…


RICCARDO: Non erano in svendita! Li hanno messi in svendita dopo che sia io che te li avevamo già comprati. Lo stesso vale per la camicia hawaiana. Io me la compro il pomeriggio e il mattino dopo arrivo a scuola – sorpresa, sorpresa - ….

GIULIO: Non è uguale, la mia ha i fiori rossi.

RICCARDO: Già, perché quella coi fiori bianchi era finita. Ma lo vuoi capire che per me è una seccatura avere uno che mi fa da ombra?

GIULIO: Veramente…

RICCARDO: Veramente un cazzo! 

( Il campanello suona all’impazzata)

RICCARDO: Dai, va’ ad aprire.

GIULIO: Perché io?

RICCARDO: Perché sei più vicino alla porta.

GIULIO: Ma…

( Il campanello suona ancora ripetutamente)

RICCARDO: Vai, prima che sfondi la porta. ( Giulio esce)

GIULIO: ( Fuori scena) Ciao, Dora.

DORA:  ( Fuori scena) Ma porca puttana!( Entra, ansimando, con un cabaret di paste. Ha diciotto anni, , sarebbe una bella ragazza, ma le sue continue smorfie di quando si lamenta la fanno sembrare sgraziata.) Possibile che in questo cavolo di palazzo nessuno ha mai pensato a un ascensore?

GIULIO: (  Entra, Sorridendo) E’  del diciassettesimo secolo, monumento nazionale, non ci si può fare un ascensore.

DORA: E io mi devo fare ‘sta scalata perché è del diciassettesimo secolo! ( Molla la giacca a Giulio) Ma chi se ne frega. Allora saranno stati più atletici.

RICCARDO: Ciao, Dora.

DORA: Ciao bello. ( Si abbracciano) Hai visto?

RICCARDO: Che cosa?

DORA: Siamo capitati sotto al vischio. ( Ridacchia e poi i due si baciano) E la padrona di casa non c’è?

LIDIA: E’ dovuta uscire.

DORA: Come uscire? Stasera?

RICCARDO: Era urgente.

DORA: Ho capito ma è ora di cena e io ho queste paste… Giulio, prendile un po’ tu.

( Lascia  il cabaret a Giulio, che esce in cucina e porta la giacca nella camera degli ospiti)

RICCARDO: E’ dovuta andare da sua madre.

DORA: Oh, piccina, avrà avuto bisogno di qualche poppata.

LIDIA: ( Entrando, con Giulio) Dora.

DORA: Oh, ciao, Lidia, come stai? ( Si baciano sulla guancia)

LIDIA: Bene.

DORA: A proposito, non si mangia?

RICCARDO: Aspettiamo Sonia, no?

DORA: La dobbiamo aspettare?

RICCARDO: Ha detto che avrebbe fatto in un attimo.( Mostrando a Dora un pacchetto) Questo è per te.

DORA: Oh, grazie.

RICCARDO: Buon Natale.

DORA: Buon natale ,amore. ( Lo sfascia)

LIDIA: ( Dando un pacchetto a Riccardo) Richi, questo è per te da parte di Sonia. Credo che avrebbe voluto dartelo lei, ma faccio io per sveltire le operazioni

RICCARDO: Grazie.

DORA: ( Ha sfasciato il suo regalo: è un ciondolo d’argento) Richi, grazie! Scusa, Giulio, tieni un attimo la carta. Ma è bellissimo.

RICCARDO: Ti piace?

DORA:  ( Lo indossa) Tantissimo.

RICCARDO: C’era anche con l’iniziale del nome, ma mi sembrava una cosa un po’ pacchiana.

DORA: La conchiglia va benissimo, e tu cosa hai ricevuto?

RICCARDO: ( Ha sfasciato il pacchetto: è un dvd) Un dvd. “Dancer in the dark”. E’ un gran bel film.

DORA: Ma chi te l’ha regalato?

RICCARDO: Sonia.

DORA: Io l’ho visto. Fa schifo.

LIDIA: Beh, non fa schifo…

DORA: Fa schifo, fa schifo!

LIDIA: Ma se glielo avessi regalato tu sarebbe un capolavoro della cinematografia, vero, Dora?

DORA: Oh, smettila.

( Il telefono squilla)

GIULIO: Telefono.

DORA: ( Ironica) Sì, Giulio, abbiamo sentito, ce l’abbiamo tutti un telefono in casa, siamo tutte persone di un certo livello….chi risponde?

RICCARDO: Lidia, rispondi tu.

LIDIA: Sì. ( Risponde al telefono) Pronto? Oh, Sonia, dimmi. Dora è arrivata. Sì. No. Il regalo gliel’ho dato. Certo che gli è piaciuto. E’ piaciuto molto anche a Dora,sì. Tu cosa fai? Ah. Ah. Ah. D’accordo. Ma sei proprio sicura? Va bene, come vuoi. Ciao. ( Riattacca)

RICCARDO: Che ha detto?

LIDIA: Era Sonia. Ha detto di non aspettarla e di iniziare pure a mangiare.

RICCARDO: Ma lei poi…

DORA: E chi se ne frega; se ha detto di mangiare mangiamo.

LIDIA: Allora vado a tirare fuori le lasagne dal forno. Dovrebbero essere pronte. ( Esce in cucina)

DORA:Manca ancora qualcuno o ci siamo tutti?

GIULIO: Manca Rocco.

DORO: Ma viene anche lui?

GIULIO: Eh,sì.

DORA: Non lo sapevo. Pensavo avesse degli impegni, in questo periodo.

GIULIO: E’  la vigilia di Natale; che impegni vuoi che abbia?

DORA: Sapevo che stava mettendo in scena una sua commedia con una compagnia di teatro

d’avanguardia. Uno di quegli spettacoli che quando esci dal teatro ti chiedi cosa cazzo sei andato a vedere.

RICCARDO: C’era anche un attore famoso: Romolo Passerotti, mi pare si chiami.

GIULIO: ( Sarcastico) Famosissimo.

DORA: Romolo Passerotti? Mai sentito. Povero Rocco.In questo periodo deve stare malissimo.

GIULIO: Guarda che lui non capisce mica che le sue commedie sono terribili.

RICCARDO: Non sono terribili.

DORA: No, ma non per quello. Io dico per Giada.

RICCARDO: Perché, che è successo con Giada?

DORA: Si sono mollati.

RICCARDO: Ma se li ho visti insieme ieri pomeriggio. Giulio, c’eri anche tu,no?

GIULIO: Sì.

DORA: Evidentemente non siete molto aggiornati, si sono lasciati stamattina.

RICCARDO: E perché? Erano una bella coppia.

GIULIO Beh, insomma…

RICCARDO: Ma perché si sono lasciati?

DORA: Andiamo, come “perché”? Erano tre mesi che lei andava con un altro.

RICCARDO: Ma loro stavano insieme da due!

DORA: E cosa vuoi che ti dica, sarà stata lei che ha sempre tenuto il piede in due scarpe, e poi del resto la conosciamo tutti Giada, o sbaglio? Io so solo che lei andava con quel tipo che sta in terza B. Capelli biondi unticci, occhialini, con una faccia che sembra la sagra del brufolo! Uno sfigato di prima categoria.

( Suonano al campanello)

LIDIA: ( Da fuori scena) Andate ad aprire, per favore.

GIULIO:  Vado io. ( Esce a destra) 

RICCARDO:  Questa non la sapevo proprio.

DORA: E invece è così. Ma con lui non farne parola, mi raccomando.

RICCARDO: Ma lo hai saputo da fonti sicure?

DORA: Ma sì,sì…

ROCCO: ( Entra, con una computer portatile in una borsa) Ciao a tutti.

GIULIO: ( Entra anche lui, ha in mano la giacca di Rocco e un sacchetto con una bottiglia di vino) Oramai Sonia potrebbe prendermi come maggiordomo stipendiato!

TUTTI: Ciao, come va, ecc…

ROCCO: Scusate il ritardo, sono mortificato. Ma ho fatto tardi con i ragazzi del teatro.

GIULIO: Rocco, scusa, cosa ti sei portato in quella borsa? Tutta la casa come le lumache?

ROCCO: No, è il mio computer. Nel caso mi venisse l’ispirazione.

GIULIO: ( Ironico) Beh, indispensabile.

ROCCO: Sì, lo uso spesso. Mi sono fatto aspettare molto?

GIULIO: Sì. ( Esce in cucina con la borsa, lasciando cadere la giacca di Rocco per terra)

ROCCO: ( Raccogliendo la sua giacca) Ho come l’impressione di stare sulle palle a Giulio.

DORA: ( Ipocrita) Figurati, ma come ti viene in mente una cosa simile?

GIULIO: ( Rientra) Fra pochi minuti si mangia.

DORA: Magnifico.

RICCARDO: Dimmi un po’, Rocco, di che parlerà la tua prossima commedia?

ROCCO: Oh, è un giallo.

DORA: ( Sarcastica) Non vediamo l’ora di venirlo a vedere!

ROCCO: Solo che non sono molto sicuro, la devo rivedere in molti punti, non so come fare morire la vittima.

GIULIO: Un consiglio: fagli leggere una tua commedia.

RICCARDO: E falla finita.

ROCCO: Comunque credo che gli spareranno.

GIULIO: Buona idea: con lo sparo il pubblico si sveglierà.

ROCCO: Molto divertente. Sonia non c’è?

RICCARDO: E’ dovuta uscire un attimo.

ROCCO: La aspettiamo,no?

DORA: Ha chiamato, ha detto che possiamo pure incominciare.

ROCCO: E’ un peccato, però.

DORA: Senti, la prossima volta si farà furba!

LIDIA: ( Entrando con le lasagne) Ciao, Rocco.

ROCCO:Ciao.

LIDIA: Si mangia, venite tutti a tavola.

( Tutti si siedono a tavola)

LIDIA: Ops. Mancano i tovaglioli.

DORA: Lasciatelo dire: non sei proprio tagliata per le faccende domestiche.

LIDIA: ( Va verso la credenza) Eh, va beh, ora li prendo, mi pare che la madre di Sonia abbia detto

che siano qui. ( Apre l’armadio a muro e , come lo apre, casca a terra un cadavere, impacchettato in un sacco della spazzatura, con un coltello conficcato nella schiena che fuoriesce dal sacco; spuntano solo i piedi e le scarpe rosse)

RICCARDO: ( Alzandosi da tavola e andando a vedere) Che c’è?

LIDIA: ( Terrorizzata) Due ga-ga-ga…. ( Sviene nelle braccia di Riccardo)

DORA: Ma si può sapere cosa…. ( Avvicinandosi) Oh, mio Dio. Richi, vedi anche tu quello che vedo io?

GIULIO: ( Avvicinandosi con Rocco) Che cosa?

DORA: Ci sono due gambe che spuntano dallo  sportello della credenza.

ROCCO: Oh, Madonna.

LIDIA: ( Riprendendosi) Io non capisco… che ci fanno due gambe nella credenza di Sonia?

DORA: Ma sono vere?

ROCCO: Proprio come nel primo atto di “ Arsenico e vecchi merletti” di Joseph Kesserling. Da cui fu tratto l’omonimo film con Cary Grant e…

GIULIO: Ma chi se ne frega, scusa!

RICCARDO: ( Guardando bene all’interno della credenza) Non sono  due gambe.

DORA: E che cosa sono, due braccia?

RICCARDO: No, io voglio dire: c’è tutto il corpo.

GIULIO: Tutto il corpo?

RICCARDO: Venite a vedere: è un cadavere.

DORA: Un cadavere?

( Lidia sviene di nuovo, stavolta, non essendoci nessuno a sorreggerla, cade a terra. Dora, Giulio e Rocco si avvicinano meglio per guardare)

GIULIO: E’ proprio vero: c’è qualcuno qui dentro.

DORA: Ma come fai a dire che è un cadavere?

ROCCO: Beh, non so cosa possa spingere una persona viva a chiudersi in una credenza. O è morta o è demente.

GIULIO: Scusi, signora?

DORA: Chissà chi è…

RICCARDO: A me queste scarpe rosse  non sono nuove.

GIULIO: Non vorrai dire che…

DORA: Che cosa?

GIULIO: … Che è la professoressa Peroni?

DORA: Oddio.

ROCCO:  Beh, in effetti le scarpe così ce le ha solo lei. Oltre a Dorothy del “Mago di Oz”

RICCARDO: C’è solo un modo per saperlo: sfasciarlo.


DORA: ( Schifata) Sfasciarlo?

RICCARDO: ( Fa segno a Giulio e Rocco, sfasciano il cadavere, non visto dal pubblico e lo rifasciano subito) E’ la Peroni.

GIULIO: Oh, mio Dio.

DORA: Oh, merda.

RICCARDO: Siamo in un bel guaio.

LIDIA: ( Rinvenendo  a poco a poco) Oddio, che botta…mi era sembrato di aver visto un cadav…

( Lo rivede) Ahhhh! ( Fa per svenire una terza volta ma Rocco la sorregge prontamente; terrorizzata)

DORA: Sai di chi sono quelle scarpe?

LIDIA: Non sarà  la professoressa Pe-pe-pe….

GIULIO: Sì, la professoressa Pepè.

LIDIA: La professoressa Peroni.

RICCARDO: A quanto sembra…

LIDIA: Ma come a quanto sembra? Per forza è lei! A meno che non sia la sua gemella!

DORA: Sappiate che io non voglio avere niente a che fare con questa storia!

LIDIA: ( Ironica) Già, perché noi moriamo dalla voglia di avercene a che fare!

DORA:  Sentite, il cadavere è dentro la credenza di Sonia, sarà lei che c’è la messo dentro,no?

( Consequenziale)  Magari dopo averla fatta fuori.

RICCARDO: Non dire idiozie!

DORA: Scusa, secondo te chi ce l’ha messa lì dentro, io?

RICCARDO: Non vedo che motivo possa avere Sonia ad accoltellare la Peroni e a chiuderla nella credenza.

DORA: Beh, i motivi certo non le mancherebbero. Era tanto in ansia per quell’interrogazione di storia…

LIDIA: Volete smetterla? Sono illazioni queste!

DORA: Lidia, apri gli occhi: quella ragazza non è normale.

LIDIA: Sì che lo è!

DORA: No che non lo è; ma non la vedi come si è ridotta?

ROCCO: Perché? Come si è ridotta?

LIDIA: Sonia è stata molto stressata in questo periodo, certo, ma non fino al punto di diventare un’assassina.

DORA: Io non ne sarei tanto sicura.

RICCARDO: Cosa ne facciamo del corpo?

GIULIO: E cosa ne vuoi fare? Portarlo fuori a bere qualcosa?  Lo lasci lì.

DORA: C’è una sola cosa da fare: chiamare la polizia. ( si avvicina al telefono) 

RICCARDO: Dora, aspetta.

DORA: Cosa c’è?

RICCARDO: Io voglio vederci chiaro prima di chiamare la polizia. Non vorrei che Sonia finisse nei casini.

DORA: Per favore, Riccardo, non stiamo giocando a Cluedo! Abbiamo appena trovato un cadavere nella credenza, cazzo : chiamare la polizia è l’unica cosa che noi possiamo fare. ( Solleva la cornetta)

GIULIO: Sono d’accordo.

LIDIA: Aspettiamo almeno che torni Sonia.

DORA: Ma perché?

RICCARDO: Perché se tu chiami possiamo finirci tutti nei casini.

DORA: ( Lentamente abbassa la cornetta) E va bene. Ma sappiate che non lo faccio per Sonia, lo faccio per me.

ROCCO: Ma insomma, Dora, si può sapere che cos’hai contro Sonia?

DORA: Non ho niente contro Sonia.

LIDIA: A sentirti parlare, si direbbe l’esatto contrario.

DORA: E solo che è tanto complessata, con quelle turbe psichiche …. È sempre in bagno che vomita, io non capisco. Non fa altro che vomitare.

GIULIO: Quella ragazza ha bisogno di una psicologa.

DORA: Di un esorcista, vorrai dire.

ROCCO: Questo non è un buon motivo per darle sempre contro.

DORA: Ma io non le do sempre contro. Adesso le do contro perché se noi avremo qualche grana per questo fatto a chi dovremo dire grazie? A lei. Non capisco come facciate a essere tanto tranquilli.

LIDIA: Ma noi non siamo tranquilli. C’è qualcuno tranquillo qui?

DORA: Non ci vuole molto a immaginare come possa essere andata.

( Mentre Dora narra, le luci si abbassano tranne un riflettore che la circonda e, con un sistema di luci, sulle tende in fondo alla scena si materializzano le ombre di Sonia e della Peroni che compiono quanto Dora suppone) Sonia potrebbe essere andata di soppiatto a casa della Peroni con un pretesto qualsiasi e un bel coltello da cucina nascosto; la professoressa, ignara, la fa entrare e zac, Sonia la colpisce alle spalle, proprio come tutti i codardi, la povera Peroni stramazza a terra morta e Sonia, prende il cadavere, magari lo infila in un sacco e lo trascina fino a qui. ( Fine delle ombre. Luce piena) Che ne dite?

RICCARDO: Cazzate!

DORA: Secondo me lo state pensando tutti. Solo che io io sono l’unica che ha il fegato di dirlo.

ROCCO: ( Gridando) Io non lo penso! E poi, se anche fosse, come ha fatto a trascinare il cadavere e a nasconderlo qui senza dare nell’occhio?

LIDIA: Ma, a parte questo, Sonia non ne sarebbe stata capace. Non è un’assassina.

DORA: Ma è una pazza.

LIDIA: Non è una pazza.

DORA: E tu come la chiami una che piange senza motivo e se provi mai a rivolgere la parola ti ringhia come un mastino?

LIDIA: Per forza che si comporta così con te. Tutte le volte che le rivolgi parola è per insultarla come un cane. Anche io ti ringhierei.

DORA: Lidia, per favore, non essere patetica!

LIDIA: Ma chi ti credi di essere per insultare tutti così? Sei una snob orrenda, Dora.

DORA: Io non sono una snob! Tantomeno orrenda.

LIDIA: Sì che lo sei. Basta vedere come ti comporti con tutti i nostri compagni? Parli a loro come se fossero dei deficienti e ti senti superiore come la  zarina Caterina con i suoi servi!

DORA: Ma sentitela! Ha parlato miss “ siamo-tutti-amici”!

LIDIA: Io accolgo tutti a braccia aperte.

DORA: Davvero? Pensavo che la tua specialità fosse aprire le gambe!

LIDIA: Stronza!

RICCARDO: Ma volete finirla ?!

ROCCO: Non abbiamo la certezza che sia stata Sonia … potrebbe essere tutta una montatura.

DORA: Una montatura?

ROCCO: Sì, voglio dire, qualcuno potrebbe aver portato il cadavere qui dentro per far ricadere le colpe su di lei,no? E poi qui non ci abita mica solo lei… potrebbe essere stato anche il fratello.

GIULIO: Ce l’ha la faccia da pazzo omicida.

DORA: Io dico di no. Non mi sembra in grado di fare fuori una persona.

RICCARDO: Lidia, prova a chiamare Sonia sul cellulare e dille di venire qui subito.

LIDIA: Sì. ( Va al telefono  e compone il numero; passano alcuni secondi) E’ spento.

DORA: Dio Santo, cosa cavolo si è comprata il cellulare se poi lo tiene sempre spento?

LIDIA: Si è dimenticata la borsetta. Non è che lo ha lasciato lì? ( Indica la borsetta, vicino a Giulio)

GIULIO: Ci guardo.( Tira fuori dalla borsetta un affilato coltello da cucina) C’è solo questo.

LIDIA: Che cos’è?

DORA: Mi sembra un coltello.

ROCCO: E che cosa se ne fa Sonia di un coltello nella borsetta?

GIULIO: Oh, ragazzi, forse sarebbe meglio non dire niente a Sonia. Non vorrei che accoltellasse anche noi.

RICCARDO: Ma piantala!

LIDIA: Magari lo usa come autodifesa. Sapete, lei viene sempre a casa a piedi e cammina da sola per un bel pezzo…

DORA: ( Ridendo) Autodifesa? Ma non essere ridicola.

( Suona il campanello)

DORA: Dite che è tornata Sonia?

ROCCO: Forse bisognerebbe andare a vedere…

GIULIO: Non vorrete che vada di nuovo io?

RICCARDO: Vado io.

LIDIA: Guarda dallo spioncino.

RICCARDO: Sì, voi fate finta che non sia successo niente, mangiate… ( Esce a destra)

LIDIA: ( Ironica) Sì, mi stava venendo proprio appetito. ( Si siedono tutti al tavolo)

DORA: Non credete che questo cadavere insanguinato possa destare qualche sospetto?

( Pausa)

LIDIA: Oh, porca vacca, è vero, chiunque sia, se ora entra, vede il cadavere. Portatelo via. ( Giulio e Rocco tirano su il cadavere)

RICCARDO: ( Entra da destra) Ragazzi, indovinate un po’…

DORA: Chi è?

RICCARDO: E’ Alex.

LIDIA: Alex?

ROCCO: E che cosa ci fa qui?

RICCARDO: ( a Lidia) Ha detto che deve dirti una cosa.

LIDIA: A me?

DORA: E certo! Qui dentro l’unica persona fidanzata con lui sei tu,no?

LIDIA: Io non sono fidanzata con lui.

DORA: Non so se sei fidanzata ma ci vai!

LIDIA: Questo non vuol dire che io e lui… ( Viene interrotta dal campanello, che si fa sentire ripetutamente)

RICCARDO: Bisogna nascondere il cadavere prima che quello lì entri.

GIULIO: E dove lo mettiamo?

ROCCO: ( Strattone il corpo da una parte)In cucina. E’ l’unico posto dove di sicuro non andrà…

GIULIO: ( Lo tira verso la parte opposta, a mo’ di “tiro alla fune”)O in camera. Di sicuro non andrà in camera da letto.

DORA: Oh, non ci giurerei, ricordati che c’è Lidia.

RICCARDO: In cucina è meglio. (Rocco e Giulio si avviano col cadavere in cucina, e vi entrano.Il campanello suona decisamente con violenza) E muovetevi! ( Gridando) Vengo!

( A Dora e Lidia) Voi fate finta di mangiare le lasagne come se niente fosse.

DORA: Ci proveremo, anche se ci è passato l’appetito.

LIDIA: Cosa cavolo vorrà…

DORA: ( Sarcastica) Magari solo un bacino.

LIDIA: Alex non è il tipo da andarsene da una festa per un bacino.

ALEX : (  Che già da fuori scena si è fatto sentire cantando “ O bella ciao”, entra rumorosamente in scena terminando il motivetto) Shock! Ehilà, gente, come vi butta? ( Anche Riccardo entra dietro di lui)

LIDIA: Ciao, Alex.

ALEX: Ciao, baby. ( Le si avvicina) Dammi un bacio.

LIDIA: Eh,eh… meglio di no.

DORA: Visto? Che ti avevo detto?

ALEX: ( A Riccardo) Ce l’hai una sigaretta?

RICCARDO: No, guarda non fumo.

ALEX: ( Ride sguaiatamente) Non fuma lui, poverino.

( Entrano Giulio e Rocco)

ALEX: Ehi, pasticcomani, ci siete anche voi?

ROCCO: Sì.

GIULIO: Ciao.

DORA: Ehi, Alex, come è andata a Firenze?

ALEX: Alla grande; ci stavo troppo dentro! Un casino di gente che urlava, che gridava ( Mima la scena) un bordello unico! E poi striscioni, manifesti e poi ( Sempre più eccitato nella narrazione) un tizio aveva portato un poster giganti di Berlusconi,no? E noi ci abbiamo attaccato sopra un naso da pagliaccio!

DORA: E perché?

ALEX: Perché non lo so, però ce lo abbiamo messo. E poi, e poi facevamo i cortei,eh ! “ No alla devolution! No alla devolution! No alla devolution!”

LIDIA: Ma lo sai almeno cos’è la devolution?

ALEX: Io no, però era troppo sganzante urlarlo.

DORA: ( Sarcastica) Oh,certo.

ROCCO: Scusa, Alex, ma se non t’intendi di queste cose, cosa sei andato a fare?

ALEX: Io… io.. non lo so. Beh, comunque mi sono fatto dei cannoni che nemmeno i cannonieri della marina militare. E senza che nessuno ci dicesse niente: e se qualcuno ci rimproverava noi dicevamo…

LIDIA e ALEX: ( In coro) … protesta politica!

DORA: Molto edificante.

LIDIA: Ma scusa, Alex, non dovevi dirmi una cosa?

ALEX: Oh, certo, certo. Sono venuto apposta. E’ successa una cosa troppo squinzia.

RICCARDO: Preferisci che vi lasciamo soli tu e Lidia?

ALEX: Non ti preoccupare, fratello, potete benissimo sentire anche voi. Riguarda la professoressa Peroni. ( Tutti si alzano e vanno vicino a lui)

ALEX: E’ successa  una cosa troppo squinzia.

DORA: Troppo…?

LIDIA: Ma sì, squinzia, squinzia. Dai, lascialo parlare.

ALEX: Ero alle “Fogne” che mi stavo bevendo  qualcosa,no?

DORA: Eri dentro alle fogne?

LIDIA: Ma no, “Le fogne”, è un night alla moda.


ALEX: E stavo bevendo qualcosa.

LIDIA: Qualcosa. Cosa non si sa.

ALEX: Ma non mi ricordo… una Vodka forse…

LIDIA: Va’ avanti.

ALEX: Ed ero con Cisco. Cisco era lì, seduto vicino a me.

LIDIA: Beveva anche lui, immagino.

ALEX: No,no. ( Pausa) Lui vomitava.

DORA: Che schifo! Alex, dobbiamo ancora finire di mangiare.

ALEX: Aveva già bevuto un casino. Comunque era okay, era lucido, beh, per forza, aveva appena vomitato…

ROCCO: Alex, abbiamo capito,  abbiamo afferrato il concetto, vuoi scendere proprio nei dettagli?

ALEX: Volete che ve lo dica o no com’è andata? Insomma che lui…

DORA:… Vomitava…

ALEX: Vomitava,sì. E dopo ci fa “ Sai che è successo?”…

ROCCO: Ma con chi parlava?

ALEX: Con me.

ROCCO: Ah, non capivo, “ ci fa”.

ALEX: Appunto, ci fa a me. Ma guarda un po’ che sturlo ‘sto qui. E ci fa “ Sai che è successo?” E io ci faccio…  ( guardando Rocco) a lui, ci faccio “ No, Cisco, ma come cappero faccio a saperlo?” E lui “ Sai, la professoressa Peroni è scomparsa. Non la trovano più” ( Guarda gli altri che sussultano e si ammutoliscono tutto d’un colpo. Pausa. Alex scoppia a ridere) Ma vi rendete conto? Non la trovano più? Forse è fuggita, forse è stata rapita… ( Sottovoce, con tono misterioso) Forse è crepata. ( Tutti hanno l’aria leggermente terrorizzata)

RICCARDO: ( Ipocrita) Figurati, non può essere morta…

ALEX: Io non lo so, ma spero di sì. Anche rapita mi va bene; la vecchia gallina…se non la ritrovano, niente interrogazione di storia. A parte che non studiavo lo stesso una sega, comunque meglio così…

LIDIA: Ma, ne sei proprio sicuro sicuro?

ALEX: Oh, yeah.

DORA: Se gliel’ ha detto Cisco…

ALEX: Ma voi lo sapevate mica già?

TUTTI: ( Parlando l’uno sull’altro) No…. Figurati… assolutamente no.

ALEX: Ah, appunto. Beh, sono passato solo per dirvelo. La cosa squinzia è che non sembrate esaltati.

LIDIA: Alex, è una cosa terribile.

ALEX: Okay, baby, sarà come dici tu. Io ve l’ho solo detto.

DORA: Bene, ora vorresti alzare i tacchi, per favore? Dobbiamo finire di mangiare.

ALEX: Va bene, va bene, sorella, datti una calmata. Me ne vado. ( Tutti lo fissano) Ma perché mi guardate così? E’ vero quello che v’ho detto!

ROCCO: Ci crediamo, Alex, ci crediamo.

ALEX: Penserete che io sia un perfetto idiota.

RICCARDO: No, Alex, nessuno è perfetto. Ti accompagno alla porta. ( Alex e Riccardo escono a destra. Tutti si gettano su poltrone e divani)

LIDIA: Dio, Dio, Dio.

DORA: Hai visto? Sanno già che la Peroni è scomparsa. Avremmo fatto molto meglio a chiamare la polizia!

ROCCO: Abbiamo detto che aspettiamo Sonia, no?

RICCARDO: Lidia, prova a richiamarla.

LIDIA: Sì( Torna al telefono e compone il numero)

RICCARDO: ( A Rocco e Giulio ) Andate a tirare fuori il cadavere dalla cucina. ( Rocco e Giulio vanno)

DORA: ( A Lidia) Suona?

LIDIA: Per ora è muto.

RICCARDO: Magari non prende dov’è adesso.

( Rocco e Giulio tornano col cadavere e lo adagiano sul divano)

LIDIA: Suona.

RICCARDO: Suona.

ROCCO: Suona. ( Tutti vanno vicino a Lidia, )

LIDIA: Che le dico?

DORA: ( Sarcastica) Che poteva avvisarci di avere un cadavere in casa!

RICCARDO: Dille di venire qui al più presto.

LIDIA: ( Al telefono) Pronto?  Sonia, ciao, sono io. Senti… dove sei? Ah. Perché noi avremmo un piccolo problemino. No, nulla di grave, no. E’ solo che… Giulio non sta molto bene...

GIULIO: Perché io?

LIDIA: D’accordo. Ciao, ciao. ( Riattacca )

RICCARDO: Che ha detto?

LIDIA: Che è da sua madre.

ROCCO: Da sua madre?

LIDIA: Sì, beh, era da lei che doveva andare.

RICCARDO: Ma viene?

LIDIA: Ha detto di sì. Deve trovare un taxi per tornare qui.

( Suonano al campanello; tutti hanno un sussulto)

LIDIA: Chi va?

RICCARDO: Giulio, stavolta ti tocca.

GIULIO: Ecco, ma che combinazione!

DORA: Guarda dallo spioncino.

LIDIA: Dai, vai, invece di lamentarti sempre.

GIULIO: ( Lamentandosi) Io non mi lamento! ( Esce a destra; dopo qualche secondo rientra) E’ la madre Sonia!

LIDIA: Oh, cazzo. E adesso come facciamo?

ROCCO: Beh, gli apriamo.

DORA: E il cadavere?

GIULIO: In cucina! ( Fa’ per prendere il corpo con Rocco)

RICCARDO: No, aspettate. In cucina sarebbe troppo rischioso, potrebbe andarci.

DORA: E’ vero, portatelo di là. ( Indica l’uscita di sinistra)

LIDIA: In camera di Sonia.

( Giulio e Rocco trascinano via il corpo per l’uscita di sinistra)

DORA: Non capisco cosa sia venuta a fare qui sua madre. Ma non era da lei che era andata Sonia?

RICCARDO: In effetti sì. Forse ha deciso di darle un passaggio.

DORA: Chi va ad aprirle?

RICCARDO: Lidia, vai tu.

LIDIA: Io?

DORA: Ma sì,sì, sei tu l’amica di Sonia. O no?

LIDIA: ( Un po’ preoccupata ) D’accordo. ( Nel frattempo, Giulio e Rocco ritornano in scena)

RICCARDO: Sì, ma non con quella faccia come se avessi appena visto un fantasma.

LIDIA: Guarda che è proprio la mia faccia questa.

RICCARDO: Cerca di farti vedere come se non fosse successo niente. Allegra, serena…

LIDIA: Allegra, serena… ( Cerca di fingersi comicamente e artificiosamente tranquilla e serena, ed esce a destra. Pausa. Rientra dopo alcuni secondi) Noi, tutto bene, e lei?

LA MADRE: ( Entrando di seguito a Lidia) Bene, grazie. Ciao, ragazzi, scusatemi, mi sono macchiata il golfino.

LIDIA: ( Sospettosa) E’ una macchia… rossa?

LA MADRE: Sì, dev’essere ragù o qualcosa del genere. Ma… Sonia non c’è?

RICCARDO: Era venuta da lei,no?

LA MADRE: Da me? Assolutamente no.

RICCARDO: Ma come? Non doveva essere venuta da lei?

LA MADRE: Proprio no. Almeno, io non l’ho vista.

LIDIA: Ma non l’aveva chiamata prima?

LA MADRE: No, no. 

DORA: Signora, a questo punto è meglio che glielo diciamo…

LA MADRE: Dirmi cosa?

LIDIA: ( Prevenendo Dora) Che Sonia sta sicuramente arrivando da lei. Diceva che avrebbe preso un taxi, Dio solo sa quant’è difficilie trovare i taxi, specie la vigilia di Natale,no? Avrà ritardato un po’…

LA MADRE: Dev’essere senz’altro così. Andro a prendere in camera di Sonia uno dei suoi golfini.

TUTTI: No!

LA MADRE: Come no? Me li impresta sempre, quando ne ho bisogno… Vado. ( Fa per entrare in camera di Sonia)


TUTTI: ( Più forte di prima) No!

LA MADRE: No cosa?

LIDIA: Ma no… cioè…sì… gliela vado a prendere io.

DIEGO: Ma sai dov’è?

LIDIA: Certo, è di là. Me l’ha lasciato Sonia. In vista. Sul letto. Nel caso ti  rovesciassi del ragù o qualcosa di simile sul suo golfino. 

DORA: ( Sarcastica) Quando si dice essere previdenti.

LA MADRE: Mi stupisce che Sonia ci abbia pensato.

LIDIA: Lei sottovaluta sua figlia ( Esce )

LA MADRE: Grazie. ( Pausa; agli altri) Come erano le lasagne?

RICCARDO: Buone.

GIULIO: Squisite.

DORA: ( Perfida) Ci spiace solo che abbiamo dovuto iniziare senza Sonia; è uscita così d’improvviso…

LA MADRE: Chissà cosa doveva dirmi… proverò a chiamarla…

DORA: E’ inutile. Abbiamo provato anche noi, ma ha il telefonino spento.

LA MADRE: E’ incredibile, a fatto una testa così a me e a suo padre perché le comprassimo l’ultimo modello che fa le foto e tutto il resto e poi non lo usa nemmeno.

LIDIA: ( Rientra da sinistra con un golfino) Ecco qui.

LA MADRE: Grazie mille, Lidia. Fatemi sapere qualcosa non appena riuscite a sentire Sonia.

RICCARDO: Senz’altro.

GIULIO: Glielo diremo.

LA MADRE : Buon proseguimento, ragazzi. ( Esce)

LIDIA: Anche a lei .Arrivederci.

DORA: Visto? Sonia ci ha mentito.

ROCCO: Non ci ha mentito. Forse ha detto bene Lidia, magari la madre è venuta qui prima che lei arrivasse là.

GIULIO: Impossibile. Se Sonia avesse preso un taxi appena è uscita, sarebbe arrivata là prima che sua madre partisse per  venire qui.

RICCARDO: Ma è la vigilia di Natale; Dio sa quanto può averci messo a trovare un taxi.

DORA: Vuoi piantarla di fare di tutto per scagionarla? Mi sembra evidente che Sonia ha qualcosa da nascondere. Altrimenti perché avrebbe fatto la messa in scena della madre che telefona e le chiede di andare là urgentemente? Su questo siamo sicuri che ha detto una balla. O no?

LIDIA: Beh,sì, però non è detto che c’entri con il cadavere della Peroni.

DORA: Io credo proprio di sì.

LIDIA: Ma insomma, Dora…come puoi dire così, come puoi pensare che una tua amica abbia potuto uccidere una persona?

DORA: Non è una mia amica. E poi se uno è un assassino o no,non lo si sa prima che commetta un omicidio. Non hanno mica una targa sulla fronte con su scritto: “ Nota bene: sono un assassino”.

GIULIO: Credo di sapere dove sia andata Sonia.

RICCARDO: Giulio, non dire stronzate. Come fai a saperlo?

GIULIO: Lo immagino. ( Come è successo prima, le luci scendono, resta acceso un riflettore che circonda Giulio, e le ombre di quanto Giulio racconta appaiono sulla tenda di fondo) Sonia può essere tutto fuorché sicura. Perciò ha simulato la telefonata della madre, si è vestita di fretta e furia per tornare là. A casa della professoressa Peroni. Per vedere se qualcuno si era già accorto della sua scomparsa e soprattutto per controllare di non aver lasciato prove schiaccianti della sua colpevolezza. ( Luce piena)

LIDIA: Semplicemente ridicolo.

RICCARDO: E’ assurdo.

GIULIO: Pensate quello che vi pare. Secondo me è andata così.

DORA: Hai ragione, Giulio, deve essere andata così. Gli assassini tornano sempre sul luogo del delitto.

RICCARDO: Basta, ho deciso. Prendo un taxi e vado a vedere costa sta succedendo a casa della Peroni. Troverò Sonia che ci darà delle spiegazioni. Così finalmente sapremo la verità.

( Lidia esce e gli va a prendere la giacca)

DORA: Sta’ attento.

GIULIO: Ti accompagno.


RICCARDO: ( Cattivo) No! Stai qui.

GIULIO: Ma…


RICCARDO: Non voglio che mi accompagni ( Lidia gli da la giacca e lui la indossa) Vado, trovo Sonia e torno. (Esce)

( Pausa. Dora si accende una sigaretta; Giulio esce nella camera degli ospiti)

DORA: Peccato però per Sonia.


LIDIA: Perché?


DORA: Una volta scoperto l’omicidio, la incarcereranno. Lei che tiene tanto alla moda, con una tutina a righe… ( Ride beffarda)

ROCCO: ( All’improvviso, innervosito) Dora, e se l’avessi uccisa tu la professoressa?

DORA: Io? Stai scherzando?

ROCCO: No, dico sul serio.

DORA: E’ meglio che torni a scrivere le tue stupide commedie, piuttosto che stare qui a dire simili cretinate.

ROCCO: E perché no? Il movente ce l’avresti avuto di certo e avresti avuto anche abbastanza cattiveria.

DORA: E che movente avrei avuto? Sentiamo.

ROCCO: Beh, sei la prima della classe, tutti nove e dieci, ma sanno tutti che tendi a dimenticare facilmente le date. Quell’interrogazione di storia avrebbe dato del filo da torcere anche a te. Un brutto voto di storia ti avrebbe rovinato la faccia, oltre che la pagella.

DORA: Che idiozie, certo che l’interrogazione mi avrebbe fatto passare un bel po’ di tempo sui libri, ma non fino al punto di far fuori la Peroni! E poi io non ho la fobia dei brutti voti come Sonia.

ROCCO: Certo, tu non hai fobie, tu sei impavida, tutta d’un pezzo, ti spezzi ma non ti pieghi,vero?

DORA: Lo so benissimo come sono.

ROCCO: E allora perché l’altro giorno piangevi come una fontana nel bagno delle ragazze? Qual’era il problema?

LIDIA: Dora che piange? ( Ride un po’, ma poi si ricompone subito) Scusate.

(Giulio rientra con una scatola di cartone)

DORA: Che cosa ne sai di cosa succede nel bagno delle ragazze?

ROCCO: Non era per il quattro del compito storia  di quel giorno,vero?

DORA: ( Impulsivamente) Assolutamente no! ( Incerta, per la prima volta) Devi aver sentito male… cioè… può darsi che nel bagno delle ragazze ci fosse qualcuno che piangeva ma… non ero io.

ROCCO: Oh,no, eri tu, sono sicuro, ti ho visto uscire mentre ti asciugavi le lacrime.

GIULIO: Insomma, Rocco, non sono affari tuoi.

ROCCO: Io facevo solo delle ipotesi. In tutti i romanzi e film gialli, l’ipotesi che si rivela essere vera non è mai quella più evidente e logica. Io dico che Sonia non ha ucciso la professoressa, ma che qualcuno l’ha voluta incastrare nascondendo lì il cadavere.

DORA: E quel qualcuno, secondo te, dovrei essere io?

ROCCO: ( Alzando le mani)  Io non lo so.

DORA: Ecco, appunto, non lo puoi sapere.

ROCCO: Ma era un’ ipotesi.

DORA: Insomma, svegliati! Guarda che qui non siamo in un maledettissimo film giallo o in una cazzo di commedia, questa è la realtà, nel caso non te ne fossi ancora accorto.  E poi… una ragazza può piangere per motivi diversi dalla scuola… scusate… ( Esce a sinistra)


GIULIO: ( Che già da un po’ sta frugando in una scatola che ha preso dalla camera degli ospiti) L’hai offesa. Piuttosto guardate qui. ( Indica la scatola)

LIDIA: Cosa c’è lì dentro?

GIULIO: Sono i numeri passati de “Il provinciale”, sapete no? Il giornale locale di qui.

( Ne tira fuori una copia) Questo è di due anni fa. Riguarda la morte della madre di Riccardo, vi ricordate?


LIDIA: Oh,sì, è stato terribile.


GIULIO: Qui dice che è stata assassinata in circostanze misteriose.

LIDIA: Credevo fossero sicuri che era stata uccisa da qualcuno entrato in casa per derubarla. Ne avevano parlato tutti i giornali…

GIULIO: A dire il vero ( Legge) “ Il caso è stato archiviato, e tra i sospettati resta anche Riccardo, suo figlio, mostratosi piuttosto contraddittorio agli interrogatori della polizia” . Chi uccide una volta non esita a fare il bis. 


LIDIA: ( Uscendo dal personaggio) Eh, no, Tobia,eh… questa no..

GIULIO: ( Uscendo anche lui dal personaggio) Perché no?


LIDIA: (c.s.)Ma dai, non è credibile… adesso si scopre che Riccardo forse è colpevole dell’omicidio di sua madre, anche senza questo particolare, mi sembra che il giallo sia già abbastanza intricato.

GIULIO: (c.s.) Ma insomma, fidati.


LIDIA: ( c.s.) Come vuoi, andiamo pure avanti.

ROCCO: Giulio, come puoi accusare Riccardo di omicidio?

GIULIO: Esattamente come hai appena fatto tu con Dora. Vado a vedere come sta ( Esce)

LIDIA: ( Guardando il tavolo) Sarà meglio portare via piatti e lasagne, tanto non penso che a qualcuno sia tornato l’appetito. ( Inizia a riassettare il tavolo, pausa) Sai, venerdì scorso sono venuta a vedere la tua commedia. Al teatro Libero.

ROCCO: Ah, davvero?

LIDIA: Sì.


ROCCO: Ti è piaciuta?

LIDIA: Sì, quel Romolo Pipistrelli è proprio bravo.

ROCCO: Passerotti

LIDIA: Passerotti, scusa. ( Pausa, si siede accanto a lui) Ho sentito dire che la storia tra te e Giada sta andando… ecco… forse non come dovrebbe.

ROCCO: Già. Lo sanno proprio tutti?


LIDIA: Temo di sì. Non sai come la invidiavo.

ROCCO: Invidiarla? Perché?


LIDIA: Così. Sai, io ti stimo molto, sei un bravissimo ragazzo.

ROCCO: Non dire così,dai…anche  Alex… è un bravissimo ragazzo.

LIDIA: Sì, sì, certo.

GIULIO: ( Irrompendo) Scusate se vi disturbo, ho bisogno di un asciugamano : c’è Dora che sta piangendo come una fontana. Bel lavoro, Rocco. ( Esce in cucina. Pausa)

LIDIA: ( Sorridendo) Credo che Dora ci sia rimasta malissimo. Per quello che le hai detto.

ROCCO: Le sta bene. Vipera. Morivo dalla voglia di dirglielo.

LIDIA: Ma è vero?

ROCCO: Cosa?

LIDIA: Che Dora piangeva nel bagno delle ragazze?

ROCCO:  Venerdì scorso, l’ultimo giorno di scuola.

LIDIA: Chissà perché. Voglio dire, Dora che piange… dev’essere per qualcosa di straordinario.

ROCCO: Certe volte quelle che sembrano tigri in realtà sono più paurose delle pecorelle, credimi.

LIDIA: Vuoi dire che Dora non è così sicura di sé come sembra?

ROCCO: Credo proprio di no.

LIDIA: Forse è solo un modo per nascondere la sua timidezza…

ROCCO: Sarà anche così. ma quando insulta così Sonia mi viene voglia di ucciderla .Non aspettava altro che succedesse qualcosa tipo questa del cadavere per gettarle della merda addosso. Ma, Cristo Santo, perché la odia tanto?

LIDIA: Non lo so. Forse per il fatto di Riccardo.

ROCCO: Perché? Che è successo?

LIDIA: Non lo sai?

ROCCO: Io no.

LIDIA: Riccardo prima stava con Sonia.

ROCCO: ( Sorpreso) Ah,sì?

LIDIA: Rocco, lo sapeva tutta la scuola.

ROCCO: Beh, mi dev’essere sfuggito.

LIDIA: Comunque stava con Sonia e poi l’ha mollata per mettersi con Dora.

ROCCO: Ah, ho capito. Ed è per questo che si odiano?

LIDIA: Non è che si odiano; ma, vedi, Dora, vedendo che Riccardo in qualche modo è ancora interessato a Sonia, deve stare molto male…

ROCCO: Capisco. Non mi sembra comunque il caso di insultarla sempre, tantomeno di dire che è un assassina.

LIDIA: Rocco, lei lo farà per cattiveria, ma Sonia sarà veramente un’assassina?

ROCCO: Secondo me no.

LIDIA: E Riccardo? E Dora? Possono essere degli assassini? E’ una situazione così strana che… ( Pausa) Se penso a quello che dicono Dora e Giulio mi sento male. Tu cosa dici?

ROCCO: Sta’ tranquilla, conosciamo Sonia e sappiamo che non è un assassina. Anche se…

LIDIA: Anche se…?

ROCCO: No, niente.

LIDIA: Che cosa?

ROCCO: Niente, niente.

LIDIA: Rocco, che cosa c’è? C’è qualcosa che tu sai e che noi non sappiamo che tu sai, ma che tu non sai se dircelo e o no, perché non sai se possiamo saperlo o no?

ROCCO: Non lo so.

LIDIA: Non lo sai?

ROCCO: Non lo so.

LIDIA: Ma mi stavi dicendo qualcosa.

( Entra Giulio, gli altri non se ne accorgono e continuano a parlare. Giulio resta in ascolto)

ROCCO: Sì,ecco, io…

LIDIA: …Tu…

ROCCO: Prima…

LIDIA: … Prima…

ROCCO: Venendo qui in macchina dal teatro dove stiamo provando la mia commedia, sono passato di fronte alla casa della professoressa Peroni e ho visto Sonia che stava entrando.

LIDIA: Che cosa ? ( Per la sorpresa, fa cadere un piatto per terra, che si frantuma) Stai scherzando?

ROCCO: No, è  vero.

LIDIA: Oh, mio Dio, Rocco, allora Sonia dev’essere coinvolta per forza nell’omicidio della Peroni?

ROCCO: Beh, non è un caso che abbiamo trovato il cadavere qui.

LIDIA: Ma questo non vuol dire, può darsi che Sonia fosse andata a trovare la Peroni, perché si è dimenticata di farle gli auguri di Natale.

ROCCO: E allora perché avrebbe dovuto mentirvi dicendovi che doveva andare da sua madre?

LIDIA: Non lo so. Rocco, io ho paura. Questa faccenda deve risolversi al più presto o finiremo tutti per impazzire. Sonia è … è la mia migliore amica… non sarebbe capace di fare una cosa simile… Bisogna dirlo agli altri.

ROCCO: Cosa?

LIDIA: Che hai visto Sonia entrare a casa della Peroni.

ROCCO: Non ci penso neanche. Non voglio dargliela vinta.

GIULIO: Ah,no?

LIDIA: Giulio!

GIULIO:  Non è corretto, Rocco, bisogna che ci diciamo tutto quello che sappiamo se vogliamo risolvere il mistero.

ROCCO: Non è corretto nemmeno origliare le conversazioni degli altri.

GIULIO: Sei stato un bastardo a parlare a Dora in quel modo. L’hai fatta piangere.

ROCCO: Ah,ah. E perché piange?

GIULIO: Per lo stesso motivo per cui piangeva nei bagni delle ragazze.

ROCCO: Ossia?

GIULIO: Non me lo vuole dire.

ROCCO: E fa bene. Nemmeno io, se fossi triste, mi verrei a confidare con te.

GIULIO: Ma io non voglio saperlo, non sono affari miei.

ROCCO: Magari invece sono proprio affari nostri. Dora potrebbe aver fatto fuori la Peroni per lo stesso motivo per cui piangeva.

GIULIO: Sono illazioni pesanti che non possiamo permetterci di fare.

ROCCO: Già, però su Sonia si possono fare, vero?

LIDIA: Oh, smettetela. ( Esce a sinistra)

( Lunga pausa)

GIULIO: A proposito, Rocco, quand’è che hai visto Sonia entrare a Casa della Peroni?

ROCCO:Prima, avevo appena finito coi ragazzi del teatro e stavo venendo qua.

GIULIO: Come sei venuto dal teatro a qui?

ROCCO: In macchina, mi ha portato mio padre. Perché?

GIULIO: Quindi tu eri a teatro, sei salito in macchina per venire qui e , lungo la strada, hai visto Sonia entrare a casa della Peroni?

ROCCO: Sì, è cosi.

GIULIO: Impossibile.

ROCCO: Ma…

GIULIO: Tu stai provando al teatro Libero, giusto?

ROCCO: Sì…

GIULIO: La casa della Peroni è dall’altra parte della città. Non è possibile che tu ci sia passato davanti in macchina.

ROCCO: Beh,ecco…

GIULIO: Evidentemente Dora non è l’unica che ha degli scheletri nell’armadio da nascondere.

( Pausa) Avanti, sputa il rospo…

ROCCO: Ecco, io…

GIULIO: Forza, hai raccontato una balla. Perché ti sei inventato di aver visto Sonia a casa della Peroni?

ROCCO: Non me lo sono inventato.

(  Lidia  e Dora rientrano)

GIULIO: Ragazzi, ci sono stati degli sviluppi.

DORA: Che sviluppi?

GIULIO: Niente, solo che Rocco ha raccontato una balla.

DORA: C’era da aspettarselo.

ROCCO: Non ho raccontato una balla.

LIDIA: Che balla?

GIULIO: Si è inventato di aver visto Sonia a casa della Peroni.

ROCCO: Non me lo sono inventato, è vero.

LIDIA: Giulio, se dice che è vero, è vero.

GIULIO: Non può essere vero, perché lui ha detto di aver visto Sonia mentre veniva qui dal teatro Libero, dove stanno mettendo in scena una sua commedia.

LIDIA: E allora?

GIULIO: Lidia, è impossibile. Per venire fino qui dal teatro Libero non si passa davanti alla casa della Peroni.

LIDIA: Beh… è vero. Rocco, ci devi delle spiegazioni.

ROCCO: E va bene, va bene, vi spiegherò tutto. ( Buio. I riflettori circondano il volto di Rocco) E’ vero quello che vi ho raccontato. O almeno lo è in parte. La balla era che ho passato il pomeriggio provando al teatro Libero quella commedia. Non è così. Oggi non sono stato al teatro Libero. Sono stato tutto il giorno appostato di fronte alla casa della Peroni. Vi chiederete perché. Stamattina Sonia mi ha telefonato per invitarmi stasera e mi ha anche parlato di quell’interrogazione di storia. Mi ha detto così:

( Compare, come al solito, sullo sfondo, l’ombra di Sonia che sta telefonando)

VOCE OMBRA SONIA: Oh, Rocco sono disperata, disperata.

ROCCO: Le ho chiesto perché fosse tanto disperata.

VOCE OMBRA SONIA: Ti rendi conto che se non prendo almeno otto nell’interrogazione di storia dell’otto gennaio sono finita. Finita. Mia madre mi ucciderà. E io sono sicura che non riuscirò a prendere otto. Sono ottantasette pagine, letture escluse.

ROCCO: “ Vedrai che riuscirai a studiarla tutta” Le dissi.

VOCE OMBRA SONIA: Anche se fosse, c’è sempre la Peroni. E quella mi da quattro, quella stronza. Quanto la odio. Come vorrei ucciderla, Dio, quanto vorrei strozzarla. ( Piange in modo isterico)

ROCCO: “ Non dire così” 

VOCE OMBRA SONIA: ( Ancora tra le lacrime) Invece sì, la vorrei uccidere! Uccidere! ( Scaglia la cornetta per terra)

ROCCO: “ Sonia? Pronto?” ( Luce piena. Lunga pausa) Adesso avete capito?

LIDIA: Ma veramente ti ha parlato così?

ROCCO: Sì, è stato terribile. Non l’avevo mai sentita così fuori di sé. Avevo paura che la uccidesse per davvero. Allora oggi pomeriggio sono stato davanti alla casa della Peroni ad aspettarla. Poi si erano fatte le otto, era venuta ora di venire qui, ho pensato che non sarebbe più venuta. Invece, quando mi è passato a prendere mio padre per portarmi qui in macchina, l’ho vista entrare nella casa. Ma ero già in macchina e non ho potuto fare più niente.Anche se avessi fatto qualcosa, non sarebbe servito a niente. In quel momento la Peroni era già morta da un bel po’, chiusa nella credenza.

LIDIA: Chissà perché Sonia è andata a casa sua.

DORA: Mi sembra logico: per vedere se per caso aveva lasciato qualche traccia di troppo.

LIDIA: Non siamo ancora sicuri che Sonia abbia ucciso la Peroni!

DORA: Ma è molto probabile, a questo punto.

LIDIA: E invece no!

DORA: E invece sì!

( Suonano al campanello. Pausa. Il campanello suona ancora)

LIDIA: Deve essere Riccardo. Chissà se ha trovato Sonia. Vado a vedere.

( Pausa. Nessuno si parla. Dopo qualche secondo entra da destra Riccardo. Poi Entra Lidia e infine entra Sonia. Lunga pausa)

DORA:  Ciao, Sonia. Sai, abbiamo trovato un cadavere…

SONIA: Lo so.

RICCARDO: Lo sa. Le ho raccontato tutto.

SONIA: E il resto me l’ha detto la polizia.

GIULIO: La polizia?

SONIA: Sì, ora vi spiego. Sapete dove sono stata?


(Pausa)


ROCCO: Abbiamo una mezza idea…

SONIA: A casa della Peroni.

ROCCO: Infatti, erano le otto e qualche minuto, ti ho visto entrare mentre mio padre mi accompagnava qui in macchina.

SONIA: Sì, sono entrata. La porta era già aperta. Era pieno di agenti della polizia. Stavano tutti indagando sulla scomparsa della professoressa Peroni.

ROCCO: Infatti, mi era parso di vedere la polizia.


SONIA:  In realtà, era rimasto ben poco da indagare. L’assassino era stato tanto stupido da lasciare impronti digitali da tutte le parti. Sulla porta d’ingresso, sul divano… persino sulla scatola di cioccolatini avvelenati dell’industria del padre di Lidia.

( E qui risuonano, come nel ricordo del pubblico, le parole già sentite all’inizio dello spettacolo)

VOCE SONIA: Tu non le hai regalato niente?

VOCE LIDIA: Una scatola  di cioccolatini, come agli altri prof. Non è per fare la leccaculo, ma tutti sanno che mio padre ha un industria dolciaria, che figura ci faccio se non porto una scatola di gianduiotti a tutti? Sono passata da casa sua per farle gli auguri e intanto gliel’ ho dato.

ROCCO: Lidia?

LIDIA:  Ma che dici?

SONIA: ( Avvicinandosi a Lidia) Lidia, la farsa è finita, sanno tutto. Oggi, alle diciassette e quarantacinque ti sei presentata con i cioccolatini riempiti di topicida tramite una siringa, gliene hai offerti un paio e dopo pochi minuti è stramazzata per terra. Hai preso il cadavere, lo hai accoltellato, lo hai nascosto nel borsone degli sci e lo hai portato fino a casa mia. Io non c’ero. C’era Nunzia, che ha capito bene quando le hai detto degli sci.

( Risentiamo le voci)

VOCE SONIA: Oggi pomeriggio, la colf mi ha detto che sei passata per portarmi gli sci.

VOCE LIDIA: No,no. Cioè, sono passata, ma per portarti i cuscini, quelli che mi hai prestato, ricordi?

VOCE SONIA: Ah,sì, che rimbambita che è quella donna. Avrà capito sci per cuscini. ( Ride)

VOCE LIDIA: ( Ride con lei) Povera Nunzia….beh, sci e cuscini… si assomigliano come suono

SONIA: Così, Nunzia ti ha aperto, sei salita su di sopra e, non essendoci nessuno, hai avuto il tempo di tirare fuori il corpo della Peroni e nasconderlo nella credenza. Poi hai tirato fuori i cuscini e li hai lasciati sul divano, per farmi credere che avevi portato solo quelli e che Nunzia si era sbagliata nel capire la parola sci. Così te ne sei andata a casa e sei tornata dopo circa mezz’ora, quando ci siamo viste per fare l’albero. Allora, quando ti ho chiesto di andarmi a prendere la borsetta, ci hai infilato dentro un coltello per essere sicura che io venissi giudicata colpevole.

ROCCO: Lidia, perché hai fatto tutto questo?

LIDIA: ( Con lucida follia) Perché io la odio. Perché i miei genitori e tutti quanti dicono che é bravissima solo perché si fa il culo e studia ventiquattro ore su ventiquattro, mentre io, perché non ho tempo da perdere e perché prendo sempre tre sono considerata una fallita, una buona a nulla, uno zero! Voi non sapete cosa vuol dire vivere una vita come una brutta copia di un’altra. Voi non sapete cosa vuol dire quanto ti dicono “ Sonia non è come te, lei è più brava” oppure “ Avremmo voluto Sonia come figlia, lei sì che sa dare soddisfazioni!” Pensavo che, se venisse accusata di omicidio, me ne sarei liberata per sempre e invece…

DORA: E invece hanno scoperto tutto. Sei stata un po’ stupida, Lidia, avresti dovuto architettare tutto meglio.

LIDIA: ( Guarda tutti negli occhi, ed esce correndo dall’ingresso)


RICCARDO: Lidia, fermati!

SONIA: Lascia stare; giù c’è già la polizia.

RICCARDO: La polizia?


SONIA: Sì, li ho già informati che avrebbero trovato Lidia qui.

( Pausa)

GIULIO: Io non ci credo.

ROCCO: Una ragazza così semplice…

SONIA: Anche io sono sconvolta almeno quanto voi, ragazzi. Se penso a tutti i giorni che ho passato con lei… in cui lei probabilmente progettava di vendicarsi di me.

RICCARDO: E così era stata lei a infilare il coltello nella tua borsetta?

SONIA: Sì.

RICCARDO: La polizia è proprio sicura?

SONIA: E’ stata persino vista camminare col borsone col cadavere dentro…

ROCCO: Ma, Sonia, allora tu cosa sei andata fare a casa della Peroni, stasera, nel bel mezzo della festa?


SONIA: A portarle il regalo. Quando Lidia mi ha detto dei cioccolatini mi è venuto in mente che io non le avevo regalato niente. Così ho incartato una bottiglia di spumante è sono corsa da lei.

GIULIO: Ma perché ci hai detto che ti aveva chiamato tua madre?

SONIA: Perché non mi andava di dirvi del regalo per la Peroni. Dora mi avrebbe detto che sono una povera leccaculo del cavolo.

DORA: Oh, Sonia.

ROCCO: Se penso a come ha recitato bene Lidia in questa serata…

RICCARDO: Ragazzi, cosa ne dite se ce ne andiamo, adesso?

SONIA: ( Uscendo a sinistra) Venite, vi do le giacche. ( Riccardo e Rocco la seguono)

GIULIO: Dora, ma allora , se non era per il quattro di storia, perché piangevi nei bagni delle ragazze?

DORA: Per Riki. Per come ama Sonia. Lui ama lei, non me. E’ evidente. Forse è per questo che ce l’ho tanto con lei. ( Entra Sonia con le giacche, ognuno prende la sua giacca)

RICCARDO: Allora, noi andiamo.

ROCCO: Ci sentiamo domani, per sapere di Lidia.

GIULIO: Ciao.


DORA: Buonanotte.

( Escono Riccardo e Giulio)

DORA: ( Indossando la giacca)Sonia, sai, io ti devo delle scuse.

SONIA:  Delle scuse? E perché?

DORA: Quando abbiamo trovato il corpo della Peroni ho continuato a pensare che fossi tu l’assassina.

SONIA: Beh, è comprensibile.


DORA: No, non è comprensibile. Insomma, io l’ho pensato,ecco.

SONIA: Oh, è acqua passata. Non ti preoccupare..

 

DORA: Sì,sì ( Prende la giacca e fa per uscire; poi si volta)Sonia?

SONIA: Sì?


DORA: ( Sorride) Grazie. ( Ed esce)

SONIA: (Appoggiandosi al muro, guarda fisso il pubblico con gli occhi sbarrati) Lidia. Voleva vendicarsi. Voleva farmi andare in galera. Cretina . E ha ammazzato la Peroni. Chissà che faccia farebbe… e chissà che faccia farebbero gli altri se gli dicessi che io ero andata dalla Peroni nel bel mezzo della festa  ( Tira fuori una pistola dalla tasca della giacca) … con lo stesso identico proposito.

( Canta) Jingle bells… jingle bells… jingle all the way…

BUIO

SIPARIO

Davanti al sipario chiuso, ricompare il maggiordomo che già conosciamo.


MAGGIORDOMO: Come avrete senz’altro capito,

l’assassina non era una sola.

Scommetto che voi tutte punterete il dito

Su Lidia, che ha preso la prof per la gola

L’avvelenata e accoltellata alla schiena

Ma io dico che pure gli altri lo avrebbero fatto

Senza provar nessunissima pena.

E forse ciascuno talvolta un po’ matto?

E se ci guardiamo allo specchio che cosa vediamo?

L’ipocrisia e l’egoismo crescono

In noi senza che di nulla ci accorgiamo?

Questi grevi gravi quesiti riescono

A turbarci un secondo solamente

Ma , come ho già detto nella presentazione,

questo era un giallo creato dalla nostra mente

null’altro che teatrale creazione.

( Fa un inchino ed esce)


FINE