Quei due

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QUEI DUE

Scompigli in famiglia

Commedia brillante in tre atti

di

Matteo Tibiletti

PERSONAGGI

FRANK

Anziano, scorbutico. Padre di Irene

LOUIS

Anziano, scorbutico. Zio di Irene

IRENE

Venticinquenne romantica, figlia di Frank e nipote di Louis

GREG

Il parrucchiere della porta accanto

PIETRO

Fidanzato di Irene

VICINO DI CASA TEDESCO

Nazista della porta accanto (solo voce fuori campo)


BIOGRAFIA DELL’AUTORE

Matteo Tibiletti nasce a Varese il 23/10/1978. Da sempre coltiva una profonda passione per il cinema,

la fotografia e per la scrittura creativa. Autore di sceneggiature, racconti, poesie e copioni teatrali si

cimenta spesso come regista di brevi cortometraggi o shooting fotografici (su www.youtube.com/teotibi

e www.flickr.com/teotibi  è presente tutta la sua produzione).  Nel 2009 ha pubblicato tramite il sito

www.lulu.com   una raccolta dei suoi migliori scritti dal titolo “LO SCONOSCIUTO”.  Ha frequantato per cinque

anni la Scuola di Teatro Città di Varese. Dal 2008 è uno dei membri fondatori, attori e registi  dell’Associazione

culturale “Compagnia Duse” di Besozzo. Da gennaio 2012 è regolarmente iscritto alla SIAE come autore

teatrale e fotografo.

DATI DELL’AUTORE

NOME E COGNOME: Matteo Tibiletti

NATO A : Varese il 23/10/1978

RESIDENTE IN: Via C. Goldoni 41/B, Varese (VA)

INDIRIZZO MAIL:  tibilettimatteo@gmail.com

POSIZIONE SIAE: 213623

Atto Primo

Scena 1

La vicenda ha luogo in una piccola e anonima cittadina americana, ai giorni nostri.

Lentamente le luci si alzano su un salotto borghese ai nostri giorni. Sulla destra c’è un tavolo da pranzo, sul quale è poggiato un grande vaso di fiori. Sull’estrema destra, oltre il tavolo c’è un attaccapanni e sul fondo, una piccola libreria e una cassettiera. Al centro, sempre sul fondale, un grande orologio a cucù. Sulla sinistra, un tavolino basso, sul quale è appoggiato un posacenere; una poltrona di velluto e una sedia a dondolo di vimini. Seduti sulla poltrona e sulla sedia a dondolo, sono rispettivamente Frank e Louis. Frank sta leggendo il giornale, mentre Louis tiene nella mano destra una sigaretta con lo sguardo fisso verso l’orizzonte. Louis comincia a sospirare profondamente, aspirando lunghe boccate dalla sigaretta, per poi giocare con il fumo, quasi cercasse di acchiapparlo con la mano sinistra. Di tanto in tanto, Frank getta lo sguardo al di là del giornale per spiare Louis e per poi tornare, con la stessa indifferenza, a leggere il giornale.

LOUIS: (continuando a giocare con il fumo) Che ore sono?

Frank non risponde. Silenzio.

LOUIS: Frank!

Frank non risponde.

LOUIS: Ehi?!

Frank non risponde.

LOUIS: Ma sei sordo?

Louis smette di giocare con il fumo e appoggia la sigaretta sul posacenere.

LOUIS: Oh!

Frank finalmente abbassa il giornale. Guarda a lungo Louis.

LOUIS:Allora? Ti ho chiesto che ore sono!

Frank lentamente si volta a guardare l’orologio a muro sul fondale e poi torna a immergere la faccia nel giornale.

LOUIS:Be’?!

FRANK: (alzando di nuovo lo sguardo verso Louis) Che c’è?

LOUIS: Perché diavolo non mi rispondi?

FRANK: Risponderti?

LOUIS: Sì, accidenti, ti ho chiesto che ore sono! Tu ti sei girato per guardare l’orologio e poi non mi hai più risposto! Perché ti sei girato verso l’orologio, me lo spieghi?

FRANK: Perché pensavo ce lo avessero rubato.

LOUIS: E perché avrebbero dovuto rubarcelo?!

FRANK: In effetti me lo sono chiesto anche io. Ma quando ho visto che chiedevi a me l’ora, senza fare lo sforzo di girarti per guardare l’ora per conto tuo, ho pensato che ce lo avessero rubato.

Frank torna a leggere il giornale. Silenzio.

LOUIS: Allora?

FRANK: (continuando a leggere) Allora cosa?

LOUIS: Che ore sono?!

FRANK: (perde la pazienza e butta a terra il giornale) Ma come sarebbe che ore sono? Guarda, girati, fai una bella giravolta con quel testone e guarda per conto tuo! Ti devo insegnare anche a leggere l’orologio adesso?! Lo faccio! (Si alza e va verso l’orologio) Vedi? Questa lancetta, più lunga, è quella dei minuti, siamo d’accordo? Quella più corta invece segna le ore. Ce n’è poi una anche più sottile, la vedi questa qui?… Guarda, guarda come corre! Be’, quella è la lancetta dei secondi! Pensa un po’! In ogni ora ci sono 60 minuti e in ogni minuto ci sono 60 secondi! E tu pensa! Ogni ora, ogni minuto ogni secondo, di ogni santissimo giorno, io mi chiedo che diavolo ci sto a parlare con te! Davvero, non lo so! Che ci faccio qui?!

LOUIS: (alzandosi e andandogli incontro) Niente! Tu qui non servi a niente! In effetti anche io penso ogni giorno, ogni ora, ogni minuto e ogni secondo a quanto la tua presenza, qui, sia assolutamente inutile e fastidiosa. Tu non cucini, tu non stiri, tu non lavi i piatti, tu non rassetti casa! Niente, tu non fai mai niente!

FRANK: Neanche tu cucini!

LOUIS: Che c’entra questo?

FRANK: E non stiri!

LOUIS: E allora?!

FRANK: E non lavi i piatti!

LOUIS: Quindi?!

FRANK: E “rassettare”!… Be’, io non metto il rossetto proprio a nessuno!

LOUIS: Ignorante!

FRANK: Puah!

LOUIS: Tu sei qui dentro solo perché io ti permetto di stare qui!

FRANK: Ma cosa stai dicendo?! Questa è casa mia!

LOUIS: È anche casa mia!

FRANK: Bene!

LOUIS: Bene!

Silenzio. Sbuffando Frank torna verso la poltrona. Raccoglie il giornale e si rimette a sedere.

LOUIS: Allora?

FRANK: Allora, cosa?

LOUIS: Si può sapere che ore sono?!

Frank, dal nervoso, comincia a mangiare le pagine del giornale.

FRANK: Ma perché?! Perché?! Chi diavolo me lo fa fare?!

Suonano alla porta. Tutt’a un tratto Frank e Louis smettono di litigare. Frank scatta in piedi con un enorme sorriso. Louis si sistema i capelli.

FRANK, LOUIS: È arrivata!

I due vanno verso la porta d’ingresso, sulla quinta di destra. Poco dopo, festosi, rientrano in compagnia di Irene, una ragazza sui venticinque anni. Irene è la figlia di Frank e la nipote di Louis.

FRANK: Finalmente! Hai perso l’autobus, tesoro?

IRENE: Ciao Papà, ciao zio. No, non ho perso l’autobus, è solo che ho voluto fare una passeggiata per tornare a casa.

LOUIS: Una passeggiata? Ma perché?

IRENE: (evasiva) Be’, così, mi andava di fare due passi.

(Silenzio. Frank e Louis si scambiano appena uno sguardo interrogativo)

IRENE: Datemi dieci minuti, d’accordo?

FRANK, LOUIS: Abbiamo fame!

IRENE: Non fate i bambini capricciosi adesso! Datemi dieci minuti vi ho detto. Metto subito l’acqua per la pasta, d’accordo?

FRANK: La voglio al sugo. Tesoro, me la prepari con il sughetto?

LOUIS: Niente da fare! Oggi è il mio turno! Aglio e olio!

FRANK: Non ascoltarlo, Irene, oggi fai contento il papà, lo zio è un insoddisfatto, non sarà certo un piatto di pasta a cambiargli la vita.

LOUIS: Non ascoltare tuo padre! Tuo zio è molto felice e orgoglioso di avere una nipotina come te! Tuo padre invece deve compensare, infatti guarda! È più facile saltargli in testa che non girargli attorno!

IRENE: Zio!

FRANK: Non farci caso, tesoro, lo zio è invidioso! Lui quando si alza il vento rischia sempre di volare via! Se lo vedesse la mamma!

LOUIS: Non parlare male di mia madre!

FRANK: È anche mia madre!

LOUIS: Motivo in più per non parlarne male!

FRANK: Ma io sto parlando male di te!

LOUIS: Sono sangue del suo sangue!

FRANK: Tu? Sangue? Hai del sangue?! Davvero?! E dove lo tieni, tu, il sangue?! Sei più bianco di un lenzuolo!

LOUIS: Parla per te! Almeno il mio, anche se poco, non è cosparso di grasso come il tuo!

IRENE: Ora basta!

Silenzio. Frank e Louis abbassano la testa, colpevoli.

IRENE: Ora voi apparecchiate la tavola, mentre io vado a preparare da mangiare: un piatto di pasta al pomodoro per papà…

Frank alza la testa e sorride.

IRENE: … e uno di pasta aglio e olio per lo zio!

Louis alza la testa e sorride.

IRENE: Però mi dovete promettere una cosa!

FRANK, LOUIS: Cosa?!

IRENE: Una volta seduti a tavola, non voglio più sentirvi litigare, d’accordo?

FRANK, LOUIS: Mmm…

IRENE: Allora?

FRANK, LOUIS: Va bene.

IRENE: Bene. Vado in cucina.

Frank e Louis rimangono da soli in scena. Si guardano in cagnesco poi si danno le spalle.

FRANK: Forza, comincia ad apparecchiare.

LOUIS: Comincia tu!

FRANK: Lo farò appena tu avrai messo la tovaglia!

LOUIS: Chi stabilisce che la tovaglia devo prenderla io?

FRANK: E chi ha stabilito che devo prenderla io?

LOUIS: Nessuno.

FRANK: Già. Nessuno!

IRENE: (fuori campo) State apparecchiando?!

Immediatamente Frank e Louis corrono alla cassettiera. Ne estraggono la tovaglia e cominciano ad apparecchiare in silenzio, scambiandosi ancora, qua e là, occhiatacce. Apparecchiata la tavola, le luci si abbassano.

Scena 2

Al riaccendersi delle luci Frank, Louis e Irene sono seduti a tavola. Stanno finendo di mangiare. Irene pare imbarazzata e cerca di prendere coraggio, nella totale indifferenza del padre e dello zio.

IRENE: Ehm…

Frank e Louis continuano a mangiare a testa bassa.

IRENE: Ehm… ehm…

Silenzio. Frank si versa da bere. Louis taglia un pezzo di pane.

Accortasi di essere completamente ignorata, Irene tossisce con forza e finalmente i due si fermano e la guardano, con aria interrogativa.

FRANK: Ti è andato di traverso qualcosa?

LOUIS: Vuoi che ti versi un po’ d’acqua, tesoro?

IRENE: No, papà… No, grazie, zio.

FRANK, LOUIS: Bene.

Nuovo silenzio. Frank beve. Louis azzanna il suo pezzo di pane e comincia a masticare.

IRENE: Papà, zio…

FRANK, LOUIS: (distrattamente) Sì?

IRENE: Mi sono fidanzata.

Di colpo, Frank sputa quel che sta bevendo e a Louis va di traverso il pane. Tossisce forte, poi…

FRANK, LOUIS: Cosa?!

LOUIS: Come hai detto?

FRANK: Ma di cosa stai parlando?

LOUIS: Fidanzata?

FRANK: In che senso?

IRENE: Come sarebbe a dire “in che senso”?

LOUIS: Be’, tuo padre non sa esprimersi, questo è certo, ma… tesoro… di cosa ci stai parlando esattamente, fidanzata… come? Voglio dire… in che modalità? Con qu… con cos…

FRANK: Perdona lo zio, cara… gli sono sempre mancate le parole. Ascolta papà: con chi ti saresti fidanzata, e quando?

LOUIS: (urlando) E soprattutto perché?! Perché questi giovani d’oggi non ascoltano mai la voce dei saggi?! Perché non hai dato retta allo zio?!

FRANK: (urlando) Già, oppure a tuo padre, voglio dire: non ti è venuto in mente che una notizia del genere avrebbe potuto mandarci di traverso il pranzo?! E ricordati che tuo zio ha mangiato aglio! Ora te lo devi sorbire al meglio delle sue prestazioni! Se tu non avessi detto nulla, lui non avrebbe dovuto parlare! Ora invece… senti l’aria com’è già diventata pesante!

LOUIS: Tuo padre è debole di cuore! Ha le arterie così gonfie di lardo che un’emozione troppo forte potrebbe fargli esplodere un ventricolo! E tu cosa fai? Proprio mentre si sta ingozzando come un maiale, tu gli stronchi l’esistenza con una notizia del genere?! Dico, ma… come puoi essere così crudele?!

IRENE: (urlando) La volete piantare?! (Con la voce rotta dalle lacrime) Non ce la faccio più con voi due, avete capito?! Sono stanca di questi vostri continui litigi! Non siete dei bambini, eppure mi pare, a volte, di dover badare a voi come fossi vostra madre!

FRANK, LOUIS Scusa, tesoro…

IRENE: Io mi sono fidanzata, va bene, papà? Va bene, zio? Spero che vi vada bene, perché in qualsiasi caso io non cambierò idea. O vi farete andare bene questa cosa, oppure sarò io a fare la valigie e ad andarmene, è chiaro?

Silenzio.

IRENE: Avete capito?

Frank e Louis fanno cenno di sì con la testa.

IRENE: Bene. Lui si chiama Pietro, è italiano ed è un ragazzo brillante. È educato, simpatico e laureando in giurisprudenza.

FRANK: (sottovoce a Louis) L’avvocato del diavolo!

LOUIS: (sottovoce a Frank) Sapevo che saremmo finiti a combattere il maligno prima o poi!

IRENE: No! Non è l’avvocato del diavolo!

FRANK, LOUIS: (colti in flagrante) Ops…

IRENE: Per una volta mi piacerebbe sapere che siete contenti per me! Ho trovato una persona che mi vuole bene davvero!

FRANK: Ma, tesoro… anche papà te ne vuole!

LOUIS: E lo zio? Non ti vuole bene, lo zio?!

IRENE: Certo che me ne volete, ma voi siete la mia famiglia. Lui no. Pietro è una persona che posso amare, con il quale potrei pensare di potermi sposare, capite?!

FRANK, LOUIS: Sposare?!

FRANK: Tesoro, ma cosa stai dicendo, hai la febbre?

LOUIS: Forse dovresti metterti a letto con una pezza bagnata in fronte!

FRANK: Meglio una pezza calda!

LOUIS: Fredda, fredda, non vedi che delira!

IRENE: Non sto affatto delirando! Io e Pietro ci frequentiamo da sei mesi!

Frank e Louis rimangono di sasso.

FRANK: Sei mesi, tesoro?

LOUIS: Sei?

IRENE: Sì, sei, sei mesi! Sei mesi durante i quali non vi siete accorti di nulla tanto per cambiare!

FRANK: Ma, tesoro, io…

LOUIS: E figurati io…

IRENE: Sono andata dal parrucchiere tre volte nell’ultimo mese, mi sono messa dei vestiti nuovi, sono uscita da quella porta, più volte, passandovi davanti agli occhi! Tutti si sono accorti di quanto mi fossi fatta bella! Di quanto l’amore mi abbia colorato il viso! Di quanto ogni mattina io abbia vissuto con il sorriso sul volto! (Pausa) Ma voi non ve ne siete mai accorti, vero? Mi aspettavate come i cani che aspettano il proprio padrone. Abbaiavate per fame. Io cucinavo, voi vi ingozzavate, per poi tornare a poltrire sul divano e sulla poltrona! Ma di me non vi siete mai interessati realmente!

LOUIS: Ma noi pensavamo che tu fossi felice!

FRANK: Se mai avessi avuto problemi non avresti dovuto far altro che parlarne con me!

LOUIS: O con me! (Sottovoce) Meglio con me, ricordatelo!

FRANK: Taci!

IRENE: Io non ho nessun problema! Ma sono felice! Per la prima volta da quando è morta la mamma, io sono felice! Riesco a sorridere! E nessuno di voi se n’è accorto!

Irene si alza da tavola e se ne va.

IRENE: (fuori campo) Sparecchiate, ora!

In silenzio, Frank e Louis eseguono l’ordine. Buio.

Scena 3

Al riaccendersi delle luci Louis e Frank stanno passeggiando nervosamente avanti e indietro nel salotto.

LOUIS Sei un padre snaturato!

FRANK: Ma piantala!

LOUIS: Non accorgersi di certe cose!

FRANK: Nemmeno tu ti sei accorto di nulla!

LOUIS: Io non sono suo padre!

FRANK: Finalmente lo riconosci!

LOUIS: Ma se avessi avuto un figlio…

FRANK: Uno dei motivi per cui non hai avuto figli è perché non hai mai avuto il coraggio di trovare chi te ne desse!

LOUIS: (Fermandosi a centro scena) Ah, sì?

FRANK: (Fermandosi a centro scena, faccia a faccia con Louis)

 Sì!

LOUIS:E allora che mi dici di Lin?

FRANK: Ma chi, la pazza?

LOUIS: Non era pazza!

FRANK: No, certo, e allora perché se ne stava accucciata in giardino a mangiare le formiche?

LOUIS: Era un’amante della natura!

FRANK: Tu hai mai mangiato formiche?

LOUIS: Lasciami in pace!

FRANK: No! Ora rispondimi! Tu, per amor suo, hai mai mangiato formiche?!

LOUIS: No!

Silenzio. I due si guardando a lungo.

LOUIS: (imbarazzato) Ho assaggiato.

FRANK: Fai schifo!

LOUIS: Che vuoi?! Mi diceva sempre che in Asia si mangiano formiche, scarafaggi e roba simile! Diceva che sapevano di carne!

FRANK: Certo, proprio! Controfiletto di formiche! Stufato di scarafaggi! Ti ci vedo seduto su di un formicaio a fare aperitivo!

LOUIS: Spiritoso!

Riprendono a passeggiare nervosamente avanti e indietro.

FRANK: Dobbiamo trovare una soluzione!

LOUIS: A cosa?

FRANK: Be’, Irene dice di essere felice con questo tizio… forse è sincera!

LOUIS: Le donne non sono mai sincere!

FRANK: E tu che ne sai?!

LOUIS: Lo so!

FRANK: Va bene, e come lo sai?!

LOUIS: Be’, le formiche non sanno affatto di carne! Lin ha mentito, ergo, le donne sono bugiarde!

FRANK: In quel caso è diverso, sei tu che sei stato un idiota.

LOUIS: Resta il fatto che io non intendo dare mia nipote a un estraneo!

FRANK: Nemmeno io intendo dare mia figlia a un estraneo.

Improvvisamente si bloccano a centro scena.

FRANK: Questo ragionamento non vorrà significare che…

LOUIS: Dovremo conoscerlo per poterlo giudicare…

FRANK: Ma no! Il pregiudizio è il padre di tutti i giudizi!

LOUIS: E questa dove l’hai sentita?

FRANK: Non l’ho sentita! È mia. Ne riservo i diritti d’autore!

LOUIS: Sono d’accordo comunque, nemmeno io intendo conoscere un estraneo.

Silenzio. Si vanno a sedere sulla poltrona e sul dondolo.

FRANK: (ridendo) Come abbiamo potuto pensare, anche solo per un istante che avremmo potuto…

LOUIS: Già, come abbiamo fatto anche per un solo istante a immaginare che…

FRANK: Ti vedi la scena?

LOUIS: (ridendo) Sì!

FRANK: Io e te, seduti con… come ha detto che si chiama?

LOUIS: Pietro, si chiama Pietro!

FRANK: Ah, già, un italiano! Un mafioso! Sai come trattano le proprie donne, quelli lì?

LOUIS: Sì, ne ho sentito parlare! Le tengono chiuse in casa, si fanno preparare da mangiare e poi se ne stanno seduti tutto il giorno in casa!

FRANK: E le donne lavano, stirano, lavano i piatti!

LOUIS: Rassettano…

FRANK: No, niente rossetto!

LOUIS: Ignorante!

Silenzio. Frank riprende il giornale, Louis si riaccende la sigaretta. Improvvisamente entra Irene.

IRENE: Papà, zio… questa sera ho invitato Pietro a cena da noi!

Silenzio. Frank lascia cadere il giornale. Louis rimane a bocca aperta con la sigaretta in mano.

IRENE: Siete pregati di farmi fare una bella figura! Ci tengo davvero! Voglio che Pietro vi conosca e sappia che persone splendide siete…

(silenzio) quando siete in grado di dimostrarlo.

Irene si avvicina ai due, che nel frattempo sono rimasti immobili, impietriti.

IRENE: Ve ne prego. È davvero importante, per me, che conosca la mia famiglia. Ho aspettato fino ad ora perché volevo essere sicura che fosse una cosa seria.

Silenzio.

IRENE: E ora so che lo è. Papà, lo sai bene che la mamma sarebbe stata contenta di sapermi così felice.

FRANK: (sorride appena) Sì, lo so…

IRENE: Se non vuoi farlo per me, fallo per la mamma, d’accordo?

FRANK: D’accordo.

IRENE: Quanto a te, zio… mi vedi?

LOUIS: Be’, sì…

IRENE: Vedi il mio sorriso?

LOUIS: Certo, tesoro.

IRENE: Che te ne pare?

LOUIS: Splendido, come sempre.

IRENE: Mi puoi aiutare a non farlo sparire?

LOUIS: Sì, ma…

IRENE: No, zio, niente “ma”… è l’unico favore che vi sto chiedendo. Vorrei che conosceste Pietro e che lui conoscesse voi. Non è poi molto, no?

I due fanno cenno di no con la testa.

IRENE: Bene. Vado ad avvisarlo. Tornerò per le sette, questa sera. Non dovete far nulla, è già tutto pronto. Quando rientrerò mi occuperò io di preparare. Voi dovrete solo intrattenere l’ospite, d’accordo?

I due annuiscono.

IRENE: Grazie!

Silenzio.

IRENE: Vi voglio bene!

Irene li bacia e poi esce.

Frank e Louis si guardano atterriti. Buio.

Atto secondo

Scena 1

Frank passeggia nervosamente avanti e indietro. Ogni tanto si ferma, guarda verso la quinta di sinistra, poi riprende a camminare nervosamente.

FRANK: Louis?

Nessuna risposta.

FRANK: Ehi, Louis?!

Nessuna risposta.

FRANK: Louis! Sei caduto nel cesso per caso?!

LOUIS: (fuori campo) No!

FRANK: E allora?! Quanto ci stai mettendo?!

LOUIS: (fuori campo) Ci metto il tempo che serve, va bene?!

FRANK: No che non va bene, fra poco Irene e il mafioso saranno qui!

LOUIS: (fuori campo) Sei sicuro che funzionerà?!

FRANK: Ti fidi di me?

LOUIS: (fuori campo) No!

FRANK: Come?!

LOUIS: (fuori campo) No!

FRANK: Cosa hai detto?

LOUIS: (fuori campo) Ho detto “no”, razza di idiota! Non mi fido di te!

FRANK: Ah, ecco. Allora avevo sentito bene.

LOUIS: (fuori campo) E allora?

FRANK: Allora cosa?

LOUIS: (fuori campo) Dici che funzionerà?

FRANK: Tu ti fidi di me?

LOUIS: (fuori campo) Ahhh! Ma cos’è, un gioco?! Rispondimi invece di farmi domande di cui conosci già la risposta!

FRANK: Se tu ti fidassi di me, sapresti che sei in buone mani!

LOUIS (fuori campo) E se non mi fidassi?

FRANK: Se non ti fidassi… be’…

LOUIS: (fuori campo) Ecco, appunto!

FRANK: Ma tu ti fidi di me?!

LOUIS: (fuori campo) Basta! Adesso esco e ti ammazzo!

FRANK: No, per carità, sporcheresti il vestito!

LOUIS: (fuori campo) Ah, già.

Silenzio.

LOUIS: Posso uscire?

FRANK: Sei pronto?

LOUIS: (fuori campo) Credo di sì.

FRANK: Allora aspetta che mi siedo!

LOUIS: (fuori campo) Va bene.

Frank si siede al tavolo, si versa un bicchiere di vino. Beve. Respira profondamente.

LOUIS: (fuori campo) Allora?! Ti sei seduto?

FRANK: Sì.

LOUIS: (fuori campo) Quindi che faccio? Esco?

FRANK: Vai!

Dopo una breve attesa, Louis esce, è vestito da donna. Indossa un largo abito bianco. In testa porta una parrucca bionda. Ai piedi calza delle pantofole piumate.

FRANK: Oh, mio Dio!

LOUIS: Come sto?

FRANK: Più o meno come prima. Fai impressione!

LOUIS: Sto parlando sul serio!

FRANK: Anche io!

LOUIS: Che te ne sembra? Posso sembrare…

FRANK: Mia moglie? No.

LOUIS: E allora che stiamo a discutere?! Vado subito a togliermi questi stracci di dosso!

FRANK: Non ti permettere di oltraggiare gli abiti della mia dolce metà.

LOUIS: (guardandosi) Questi vestiti sono di Teresa?

FRANK: Erano! Sai, da quando non è più in vita, difficilmente si fa bella per me!

LOUIS: Portava la mia stessa taglia!

FRANK: (Incuriosito gli si avvicina) Davvero? Non ti va stretto?

LOUIS: Macché! Anzi!

FRANK: Caspita, davvero! Guarda come ti casca bene addosso! Sembra fatto su misura per te!

LOUIS: Trovi?

FRANK: Accidenti, sì! Guardati allo specchio!

LOUIS: Già fatto, volevo solo avere la conferma di quel che avevo notato anche io.

Silenzio. Louis pare compiaciuto.

FRANK: Conferma? Di cosa? Che sei più interessante in abiti da donna, rispetto a quando sei vestito da straccione come tutti gli altri stramaledetti giorni?

LOUIS: Idiota!

FRANK: Ti dirò, anzi… sembri quasi più affascinante.

LOUIS: Oh, piantala! Insomma ora mi spieghi cosa diavolo dovrei fare conciato in questo modo?! E soprattutto per quale assurdo motivo hai voluto che indossassi gli abiti di Teresa?!

FRANK: (avvicinandosi a Louis) Vedi, Louis, io ho una figlia sola… capisci?

LOUIS: Certo, lo so! Così come io ho una sola nipote!

FRANK: Bravo, ora, vedi… (pausa)  vieni a sederti qui. Bevi un goccio di vino.

Louis si fa accompagnare da Frank. Si siedono al tavolo. Frank gli versa un bicchiere di vino. Louis beve.

FRANK: … dicevo: io ho una figlia sola e proprio oggi ho scoperto che la mia bambina non è più una bambina!

LOUIS: Ah, no?

FRANK: Eh, no!

LOUIS: E cos’è? Cos’è?

FRANK: Mio caro Louis… mia figlia, nonché tua nipote Irene è…

LOUIS: È?…

FRANK: Una donna!

LOUIS:  No!

FRANK: Eh, sì!

LOUIS: E come si fa adesso?

FRANK: Sì fa così: si cerca di farla essere felice. Lei ha parlato di questo tizio, questo mafioso, questo italiano…

LOUIS: Pietro.

FRANK: Brrr… perfino il nome mi dà il voltastomaco!

LOUIS: Già, non avrebbe potuto chiamarsi… chessò io…

FRANK: Già, non avrebbe potuto chiamarsi…

LOUIS: Non so…

FRANK: Vabbè ma chi se ne frega di come avrebbe potuto o dovuto chiamarsi!

LOUIS: Già, chi se ne frega!

FRANK: Dicevo, lei vuole stare con questo bastardo italiano… bene. Io, in qualità di suo padre, devo fare in modo che lei abbia la possibilità di essere felice. Le concederò di presentarmi questo scugnizzo.

LOUIS: Bravo.

FRANK: Grazie.

LOUIS: Prego.

Silenzio. Louis riflette un attimo, poi si guarda di nuovo gli abiti)

LOUIS: Ma mi spieghi perché io sono vestito da donna?

FRANK: Ma come, non lo hai ancora capito?

LOUIS: Ehm… no!

FRANK: Io sono suo padre, dunque…

LOUIS: Dunque?

FRANK: Dunque tu sei sua madre!

Silenzio. Louis rimane a bocca aperta.

LOUIS: Chiaramente tu stai scherzando, vero?

FRANK: Assolutamente no!

LOUIS: Ah, non stai scherzando?!

FRANK: Niente affatto!

LOUIS: Ma… Frank… la madre di Irene...è morta!

FRANK: Per questo entri in gioco tu!

LOUIS: Entro in gioco?! Ma cos’è, una partita di calcio? Tu che fai, stai in panchina?!

FRANK: No, Louis, noi siamo in gioco! Tutti e due! Questo ladro di polli deve poter pensare il meglio della nostra piccola! È chiaro?

LOUIS: No!

FRANK: Questi italiani sono molto tradizionalisti, sai com’è per loro: la mamma, ahhh la mamma… di mamma ce n’è una sola e tutte queste fregnacce!

LOUIS: Ah, sì?

FRANK: Eh, sì!

LOUIS: Non sapevo!

FRANK: Chissà cosa penserebbero se dovessero scoprire che la nostra Irene è orfana di madre?! Penserebbero subito che le manca qualcosa!

LOUIS: Ma non è così!

FRANK: Lo so! Ma gli italiani non riescono a convincersi del fatto che senza la mamma si riesce a crescere normali, capisci?

LOUIS: Cavolo!

FRANK: Voglio che non abbia di che dubitare delle capacità di Irene, sotto nessun aspetto. Nel frattempo noi spieremo l’atteggiamento del bastardo. Cercheremo di studiare le sue mosse e appena verrà allo scoperto con qualche intento non proprio corretto, noi lo butteremo fuori a calci!

LOUIS: Gli faremo vedere noi!

FRANK: Italiani!

LOUIS: Razza di mammoni!

Pausa. I due sono compiaciuti del piano congeniato.

FRANK: Comunque stai molto bene, vestito così.

LOUIS: Grazie!

Buio.

Scena 2

La scena è vuota, si odono fuori campo le voci di Frank e Louis che stanno ancora litigando.

LOUIS: Ma lasciami fare!

FRANK: Ma sei scemo! il rossetto va sulla bocca, mica sotto gli occhi!

LOUIS: Che ne sai, tu?! Che cosa vuoi saperne tu?!

FRANK: E tu allora? Sei donna da venti minuti e già mi stai sulle palle!

Frank rientra in scena.

FRANK: Cosa intendi fare? Dopo il rossetto sugli occhi, credi che il mascara sul sedere possa funzionare? Ma dimmi tu!

LOUIS: La tua è tutta invidia!

Rientra anche Louis, con la faccia pasticciata di trucco.

LOUIS: Dì la verità, non sono uno schianto?

FRANK: No, sei il prodotto di uno schianto, stradale però!

LOUIS: Ma insomma, non ti va mai bene niente di quello che faccio!

FRANK: Certo che no! Ti avevo chiesto di lasciar fare a me, tu non sei pratico di donne! Non ne hai mai avute!

LOUIS: Capirai! Ha parlato don Giovanni! A parte Teresa nessun essere femminile ti avrebbe mai degnato di uno sguardo, se non fosse stato caritatevole! Quando aspettavi l’autobus alla fermata le signore di passaggio ti scambiavano per un mutilato di guerra!

FRANK: Ma piantala!

LOUIS: Dico sul serio! Ne ho vista una che ti ha buttato 50 cent addosso!

FRANK: Non è vero!

LOUIS: Hai addosso l’odore della miseria, ecco la verità!

FRANK: E perché, tu?!

Silenzio. I due si guardano attorno con aria rassegnata.

LOUIS: Be’… però…

FRANK: Sì, hai ragione, poteva andarci peggio. Forse dovremmo semplicemente…

LOUIS: Sì, magari se ci dessimo una sistemata ogni tanto…

FRANK: Già.

Silenzio.

LOUIS: Ehi, Frank…

FRANK: Che c’è?!

LOUIS: Ti devo chiedere scusa.

FRANK: Ah, sì? E perché?

LOUIS: La storia dei 50 cent…

FRANK: Non fa niente.

LOUIS: No, no, fa qualcosa… se te li tirano in testa, fanno male!

Pausa.

FRANK: Vuoi dire che?

LOUIS: Sì, sì! Mi hanno scambiato per un pezzente e hanno ricompensato con una monetina in fronte!

Frank scoppia a ridere, ma subito Louis si fa avanti con il pugno chiuso.

LOUIS: Se qualcuno, oltre te, viene a sapere di questa disavventura, non avrai più denti per fare quello che stai facendo!

FRANK: (senza smettere di ridere) Ti chiedo scusa, Louis, ma non riesco a smettere di ridere! Ora ti sto immaginando! Tu fermo alla stazione degli autobus, con i tuoi pantaloni impolverati, il tuo cappello infeltrito… oddio, che ridere! Per fortuna non sei uscito a portare il cane a passeggio!

LOUIS: Non abbiamo nessun cane!

FRANK: Pensa che sfortuna! (ride di gusto) Se vuoi posso regalarti un’armonica a bocca. Ti porto la mattina in stazione e ti vengo a riprendere la sera! Per molti è uno stile di vita, non una necessità! A volte funziona! E potresti renderti utile! (Ride talmente tanto da arrivare in ginocchio davanti al tavolo). Oh, mamma! il mio cuore! Tu non puoi farmi ridere così tanto!

Mentre ride, Louis continua a fissarlo. Ora ha assunto l’aspetto di una casalinga arrabbiata perché il marito ha esagerato. In piedi, picchietta il piede per terra e tiene i pugni sui fianchi, mentre con lo sguardo fulmina Frank.

LOUIS: Frank?

FRANK: (continuando a ridere) Sì?

LOUIS: Se vuoi possiamo parlare dei tuoi pannoloni!

FRANK: Quali pannoloni?!

LOUIS: Quelli che la vicina di casa ha trovato stesi sul balcone ad asciugare!

Frank smette di ridere. Dà un paio di colpi di tosse e poi si tira in piedi.

LOUIS: Vedo che la cosa non ti diverte.

FRANK: Affatto.

LOUIS: Bene, ora abbiamo ristabilito le posizioni mi pare. Dunque, io prometto di fare silenzio sulle tue abitudini intime… quanto a te, sei pregato di non parlare delle mie disavventure urbane!

FRANK: (ora serissimo) Bene.

Silenzio.

LOUIS: Che ore sono?

FRANK: Ma ancora non hai imparato a leggere l’orologio?!

Va da Louis, lo gira di peso verso l’orologio a parete.

FRANK: Guarda, vedi? Ti ho già spiegato come si legge! Sono le sei e mez…

FRANK, LOUIS: (atterriti) Le sei e mezza?!

LOUIS: Santo cielo, che facciamo? Tra mezz’ora sarà qui!

FRANK: E tu sei conciato come una bambola gonfiabile!

LOUIS: Non sono un truccatore!

FRANK: Certo, però…

Silenzio. Frank riflette.

LOUIS: Frank? Frank, che ti prende?

FRANK: Taci! Forse mi è venuta un’idea!

LOUIS: Quale, dimmela per favore, se siamo ancora in tempo tanto vale darci da fare!

Silenzio.

LOUIS: Allora?

FRANK: Greg!

LOUIS: Che?

FRANK: No, non devi chiedermi “che”, ma “chi”!

LOUIS: E va bene, chi?!

FRANK: Greg, Greg! Il parrucchiere!

LOUIS: Ma chi? Il fiorellino della porta accanto?

FRANK: Lui!

LOUIS: Ma sei impazzito?!

FRANK: No! Soprattutto non mi vengono idee migliori, dobbiamo chiamarlo, spiegargli la situazione e far sì che lui ci aiuti a sistemarti la faccia!

LOUIS: Purché sia solo la faccia, dico io!

FRANK: Non ti preoccupare, troveremo un modo per ringraziarlo. (Ride).

LOUIS: Credo che sia meglio che io mi tolga questo vestito!

FRANK: Scherzi?! Vuoi farti trovare da lui completamente nudo?! Non lamentarti poi però!

LOUIS: Niente affatto! Ora io mi levo questo vestito e mi rimetto quel che avevo addosso poco fa!

FRANK: (Ride) Ah, capisco, hai bisogno di moneta?

LOUIS: Piantala, idiota!

FRANK: Senti, Louis, c’è poco da fare! Se vogliamo fare questo favore a Irene, bisogna agire e agire in fretta. Né tu né io abbiamo dimestichezza con le arti femminili e non è nemmeno il caso di far venire qui qualche impicciona del paese… l’unico che può mantenere un segreto del genere è qualcuno che, a sua volta, non può svelare la propria identità!

LOUIS: Ma tutti sanno che è… quel che è!

FRANK: Ma lui non si è mai fatto beccare, capisci?

LOUIS: Che c’entra?!

FRANK: C’entra, ma perché non ci arrivi mai?! Anche se la gente sa quel che lui nasconde, la cosa è pettegolezzo fino a quando non viene comprovato da prove schiaccianti!

LOUIS: E allora?

FRANK: E allora: lui non ha un compagno “ufficiale”, le sue persiane sono sempre chiuse, ha un’amica con cui esce regolarmente. Non li hanno mai visti in atteggiamento tenero, questo è vero… ma non è stato mai nemmeno beccato con una compagnia diversa, capisci? In più è un ottimo parrucchiere!

LOUIS: Certo, Irene si serve da lui!

FRANK:Già. Ora hai capito?

LOUIS:Ma è proprio necessario?

FRANK:Che tu capisca?

LOUIS:No, tirare in ballo in questa storia… un parrucchiere!

FRANK:Per questa volta sì, ti assicuro che la prossima volta che uno di noi due dovrà vestirsi e truccarsi da donna provvederemo a iscriverci a un corso di trucco e parrucco. Per ora, per favore, fidati di me!

LOUIS:Ancora?!

FRANK:Non hai scelta!

LOUIS:Va bene, chiamalo… ma ce la farà in così poco tempo?

FRANK:Oggi è il suo giorno libero! Vedrai che con qualche spicciolo in più rispetto al normale farà questo sforzo.

LOUIS:E va bene, chiamalo!

Frank esce di corsa. Louis si siede sulla poltrona e sbuffa. Buio.

Scena 3

Il salotto è vuoto. Frank e Greg entrano dalla quinta a destra. Greg indossa dei pantaloncini a righe e una camicia molto vistosa, a maniche corte. Parla in maniera frenetica, continuando a gesticolare.

GREG: Sia chiaro: io vi faccio un favore, ma solo perché come vicini di casa non mi avete mai importunato! E perché trovo sua figlia una creatura degna del miglior parrucchiere, cioè io!

FRANK: Certo, è chiaro

GREG: Oltretutto mi sono sempre divertito a truccare le persone per le feste in maschera. Certo, trovo insopportabile che voi abbiate organizzato una festa in maschera e non vi siate nemmeno degnati di invitare me! Greg! Nel quartiere mi conoscono tutti!

FRANK: Eh, lo so!

GREG:Bravo! Quindi fare una festa e non invitare la personalità più in vista di questo squallido paesino di provincia, trovo che sia un’offesa bella e buona!

FRANK: Ma no, è che…

GREG: No, no, per carità, non si giustifichi! Odio i tentativi falliti di giustificare la maleducazione! Eh, sì, signor Frank! Perché è di questo che si tratta! Io non posso mancare alle feste: io sono la festa!

FRANK: Ma che bello!

GREG: Io le feste le organizzo, le gestisco! Avreste potuto avvertirmi per tempo, avrei certamente reso il tutto più colorato! La fate qui la festa? (Non dà il tempo a Frank di rispondere) Mio dio! Ma è impossibile, come potete fare una festa qui dentro! C’è puzza di chiuso! Ma, santo cielo, aprite le finestre, fate entrare la luce!

(Greg sta per andare ad aprire una finestra. Frank lo rincorre e lo ferma appena in tempo, afferrandolo per un braccio)

FRANK: No! (Silenzio. Greg rimane immobile e incredulo) Mi perdoni, Greg, non è il caso… non è ancora il momento di aprire le finestre, se mi lascia spiegare, vedrà che le sarà tutto più chiaro.

GREG: Ma no, ma no! Quali spiegazioni! Forse sono stato solo un po’ troppo precipitoso!

Pausa. Greg guarda Frank.

GREG: Certo che per la sua età, ha una bella stretta! Accidenti!

FRANK: Ehm… già…

GREG: Allora dov’è la signora! Se ho poco tempo a disposizione devo pure avere tempo di fare il mio lavoro!

FRANK: Ora gliela chiamo. (Esce di scena)

GREG: (sottovoce, a parte) Io trovo semplicemente impossibile organizzare una festa in questo tugurio! Bah, contenti loro! Certo che proprio non hanno il senso della pubblicità! Avrebbero potuto avvisarmi! Loro non hanno idea! Avrebbero fatto il botto! Ma cosa vogliamo farci, è gente senza un background artistico… non tutti possono essere artisti… altrimenti gli artisti non potrebbero essere così pochi! E meno male che siamo pochi!

In quel momento rientra Frank, accompagnato da Louis, vestito da donna. Greg è voltato di spalle e non li vede entrare.

FRANK: Signor Greg, ecco qui la mia signora…

Greg si volta, vede Louis, lancia un urlo e sviene.

LOUIS: Oh, porc…

FRANK: Greg?

LOUIS: Ci siamo giocati il truccatore!

Buio.

Scena 4

Al riaccendersi delle luci Greg sta truccando Louis, che sta seduto, paziente, su una sedia al tavolo. Frank continua a guardare fuori da una finestra, nervoso.

GREG: Certo che voi due siete proprio pazzi! Dico, ma come penserete che reagirà quella povera ragazza quando vedrà suo zio conciato come sua madre?!

LOUIS: Lo chieda a lui, è lui la mente, qui!

FRANK: Mia figlia non è stupida, capirà! Capirà che lo stiamo facendo per il suo bene!

GREG: Ma non potevate avvisarla? È venuto un infarto a me, che nemmeno vi conosco… figuriamoci a lei!

LOUIS: Ma perché? Sono tanto brutto?

GREG: Mmm… diciamo che non è il mio tipo, ecco!

FRANK: A proposito… signor Greg…

GREG: Ma smettiamola con queste formalità, mi chiami Greg, semplicemente Greg…  (sorride)

FRANK: E va bene, Greg. Io sono Frank e lui è Louis, d’accordo?

GREG: Piacere!

LOUIS: Piacere nostro.

FRANK: Già, piacere nostro. Greg, sei consapevole del fatto che questa storia non deve uscire da questa stanza, vero?

GREG: (si blocca) Come sarebbe a dire?

FRANK: Hai capito bene! Quello che tu stai facendo qui, oggi, lo sapremo sempre e solo io, tu e Louis, è chiaro?

GREG: Frank, lei sta per caso mettendo in dubbio la mia riservatezza? Se è così io pianto tutto e me ne vado, è bene che lo sappia! Non sono qui per farmi insultare da due aspiranti travestiti!

FRANK: Come sarebbe due?!

LOUIS: Come sarebbe anche solo uno?!

GREG: (riprende a truccare) Ma certo, è chiaro… carina la storia di sua figlia, ma di sicuro io non ci credo! Le pare? Senta io vengo da un ambiente nel quale la promiscuità è all’ordine del giorno e non sarà certo un travestito in più a farmi tremare le ginocchia!

FRANK: Noi non siamo travestiti!

LOUIS: Tantomeno aspiriamo a esserlo!

GREG: Mmm… mmm, certo, come no!

FRANK: Greg, stai molto attento a quello che ti lasci scappare in paese, d’accordo?

GREG: Ahhh… ancora! Ma che vuole che importi ai parrocchiani di padre Leo delle vostre abitudini private?

Frank gli si avvicina minaccioso, lo prende per il bavero e lo alza da terra.

FRANK: Ascoltami bene, mammoletta, io ti sto pagando per quello che sai fare meglio! E quello che sai fare meglio, lo abbiamo notato da quando sei entrato qui dentro, non è certo farti i fatti tuoi!

LOUIS: Frank, vacci piano, ricordi il postino, lo hai tenuto così stretto che alla fine è svenuto. E questo qui ci serve vivo!

GREG: Vivo?!

FRANK: Non ti preoccupare, Louis, non stringerò troppo forte, ma voglio far capire a questo simpatico ragazzetto che noi sappiamo molte cose di lui.

GREG: Che cosa?

LOUIS: Non hai segreti per noi, Greg!

GREG: Ma cosa dite?

FRANK: Abbiamo le prove!

GREG: Prove?

LOUIS: Sì, la tua amichetta, già…

FRANK: E le persiane perennemente chiuse.

LOUIS: Già, le persiane, chiuse!

FRANK: È estate, perché non apri le tue di finestre?

LOUIS: Non c’è puzza di chiuso anche a casa tua?

GREG: E va bene, va bene, basta, lasciatemi!

Frank molla la presa.

GREG: Non c’era bisogno di trattarmi come un pollo! Oh, cielo, il mio collo! Ma lo sa che lei…

FRANK: (lo interrompe) Sì, lo so, nonostante l’età ho ancora una bella stretta!

GREG: Eh, già.

LOUIS: Allora, Picasso, qui le lancette corrono, vogliamo finire questo capolavoro?

GREG: Sì, certo, ho quasi finito.

Greg riprende a truccare Louis. Buio.


Atto terzo

Scena 1

Le luci si riaccendono. La tavola è già apparecchiata. Louis e Frank fanno avanti e indietro dalla cucina, carichi di piatti, bicchieri e di antipasti.

FRANK: Hai preso il vino dalla cantina?

LOUIS: Ma dovevi prenderlo tu!

FRANK: Niente affatto!

LOUIS: E va bene, vado io! (Louis esce sulla destra)

FRANK: E ricordati di camuffare la voce!

LOUIS:  (fuori campo) Come?

FRANK: (gridando) Ricordati di camuffare la voce o ti riconosceranno subito!

LOUIS: (fuori campo, camuffando la voce) Così va bene?

FRANK: (gridando) Caro!

LOUIS: (fuori campo) Cosa?

FRANK: Così va bene, caro! Devi chiamarmi caro! Sei mia moglie, ricordi?

LOUIS: (fuori campo) Ah, già! (ripetendo) Così va bene, caro?

FRANK: Perfetto, tesoro!

LOUIS: (fuori campo) Caspita, come sei affettuoso, quasi quasi ci prendo gusto a essere tua moglie.

FRANK: Scordatelo.

Anche Frank esce di scena, sulla sinistra. In quel momento si apre la porta d’ingresso. Entrano in scena Irene e Pietro. Quest’ultimo indossa un elegante completo nero, con cravatta. In mano ha un pacchettino.

IRENE: Prego, accomodati, Pietro.

Si volta, vede che la tavola è già apparecchiata.

IRENE: Accidenti, si sono dati da fare! La tavola è già apparecchiata! È la prima volta che si verifica un fenomeno del genere!

FRANK: (fuori campo) Irene, sei tu?

IRENE: Sì, papà! Ma dove siete? Io e Pietro vi stiamo aspettando.

FRANK: (fuori campo) Bene! Bene! Anzi, benissimo!

Pausa. Frank esce dalla cucina. Indossa un grembiule e i guanti da cucina.

FRANK: Ciao tesoro! Sei tornata finalmente!

IRENE: (stranita dall’accoglienza del padre) Finalmente?

FRANK: Ma sì, io e…  (facendole l’occhiolino) … e la mamma ti aspettavamo con ansia!

Irene rimane inebetita dall’affermazione del padre.

IRENE: Tu… e la mamma?

In quel momento, dalla quinta di destra, arriva Louis, che nel frattempo ha cambiato abito. Greg gli ha sistemato la parrucca e truccato gli occhi. Ora sembra quasi una donna. Irene deve quasi soffocare un grido nel vedere Louis in quelle condizioni. Rimane allibita.

FRANK: (sottovoce, vedendola) Oh, santo cielo!

PIETRO: Signore, è forse stupito di vedere sua moglie?

IRENE: (allarmata) Sua moglie?! (A Frank) Papà, puoi cortesemente spiegarmi…

LOUIS: (abbracciando in fretta la figlia) Tesoro! Finalmente sei tornata! Sei contenta di essere a casa? (Rivolto a Pietro) Ciao caro! Scusa se non ti ho accolto con le dovute maniere, ma ero così ansiosa!

(Rivolto a Irene) Bambina mia, ci avevi detto che saresti tornata alle…

FRANK: Alle sette!

LOUIS: Alle sette! E ora sono le…

(rivolto a Frank)

… che ore sono Frank?

FRANK

Guarda da te!

(Si guardano in cagnesco)

PIETRO

(guardando l’orologio sul fondo)

Sono le sette!

LOUIS: Appunto! (Accorgendosi che l’orario è quello giusto) Be’, pensavamo ci avresti fatto una sorpresa! Di solito sei sempre in anticipo, vero, Frank, che Irene è sempre in anticipo?

FRANK: Oh, sì… di almeno un quarto d’ora!

IRENE: Ma di cosa state…

FRANK: Irene, perché non fai accomodare il nostro ospite?

LOUIS: Già, tesoro, come hai detto che si chiama?

PIETRO: (presentandosi) Pietro, piacere!

FRANK: (avvicinandosi e stringendogli la mano) Pietro e poi?

LOUIS: Già, Pietro e poi?

PIETRO: Corleone, Pietro Corleone…

Silenzio imbarazzante.

LOUIS: (sottovoce a Frank) Chiedigli se è armato.

PIETRO: Prego?

FRANK: No, niente, il piacere è tutto nostro, si accomodi.

PIETRO: Signora, cosa ha detto?

LOUIS: Dicevo se gentilmente vuol darmi la giacca, così la appendo.

PIETRO: Oh, ma certo.

Si leva la giacca, Louis va verso l’attaccapanni sul fondale. Di nascosto comincia a frugare nelle tasche, ma non trova nulla. Irene lo raggiunge, gli prende il cappotto dalle mani e lo appende. Durante il dialogo che segue, tra Frank e Pietro, i due, sul fondale continueranno a bisticciare sottovoce.

FRANK: Accomodati, vieni.

Lo accompagna alla sedia a dondolo di Louis. Lui si siede sulla poltrona.

FRANK: Vedrai, è comodissima.

PIETRO: Oh, grazie! Da quanto tempo non mi sedevo su di una sedia a dondolo!

FRANK: Davvero?

PIETRO: Già, ormai saranno più di vent’anni!

FRANK: Addirittura.

PIETRO: Eh, sì, mia nonna ne aveva una, quando ancora stavo in Italia. Nella mia amata Sicilia.

FRANK: Corleone, hai detto, no?

PIETRO: Sì, ci siamo presi il cognome del nostro paese d’origine.

FRANK: Ah, capisco… capisco… (lo guarda con sospetto) E… Pietro, cosa fanno i tuoi genitori?

PIETRO: Oh, loro sono morti in un incidente qualche anno fa…

FRANK: Un attentato?

PIETRO: No, no, niente affatto… un incidente stradale.

FRANK: Mmm… mmm, e di cosa si occupavano prima?

PIETRO: Cemento.

Frank raggela. Irene e Louis smettono di litigare e si avvicinano ai due.

LOUIS: Cemento hai detto?

PIETRO: Sì, perché?

FRANK: No, intende dire che è curioso…

PIETRO: Cosa c’è di curioso?

IRENE: Non me lo avevi mai detto che…

PIETRO: Non me lo hai neanche mai chiesto, Irene. È dai miei genitori che ho ereditato questa attività. E ne sono felice. Gli affari vanno a meraviglia. Il cemento è un materiale che non cala mai il proprio valore.

FRANK: Già, e poi quando casca in acqua non lo tiri più su, vero?

PIETRO: Prego?

LOUIS: No, intende dire che è un materiale molto solido, vero?

PIETRO: Oh, sì, solido e pesante… ma anche molto, molto redditizio.

FRANK: Ah, ecco.

LOUIS: Capisco.

Frank e Louis cominciano a fissare Pietro con aria indagatoria. Irene se ne accorge e li redarguisce prima con lo sguardo, poi li richiama all’ordine verbalmente.

IRENE: Che avete da fissarlo così?

PIETRO: Tesoro, non ti preoccupare! Sono un estraneo e loro sono la tua famiglia, è giusto che siano prudenti e cerchino di avere il maggior numero di informazioni sul mio conto. D’altro canto sono venuto qui proprio per farmi conoscere per quello che sono. Anche a te.

IRENE: Non capisco. Anche a me?

FRANK: (sottovoce a Louis) Oddio, vuole confessare. Preparati a chiamare la polizia.

LOUIS: Posso perquisirla?

PIETRO: Come?

FRANK: (sottovoce a Louis) Ma che dici?! (A Pietro) Ehm… ha chiesto se gradisce qualcosa da bere prima di metterci a tavola.

PIETRO: Oh, no, grazie. Se posso però avrei bisogno di usare il bagno, vi dispiace?

Louis e Frank rimangono in silenzio, lo fissano.

PIETRO: Ehm… signori, posso?…

FRANK: Non so, ci sto pensando…

LOUIS: Dacci un attimo per decidere.

PIETRO: Come?

IRENE: (interrompendo lo scambio di sguardi) Ma certo che puoi usare il bagno, certo, (lo accompagna verso la quinta di sinistra)

è in fondo a quel corridoio, sulla destra.

PIETRO: Grazie.

Pietro esce a sinistra. Irene, furibonda, va verso Frank e Louis.

IRENE: Mi volete spiegare cos’è questa pagliacciata? Vi avevo chiesto per favore di…  (nessuno dei due la sta ascoltando. Frank si avvicina a Louis e comincia a complottare sottovoce) … che cosa state facendo, ascoltatemi!

FRANK: Tesoro, per favore!

LOUIS: Lo stiamo facendo per il tuo bene.

FRANK: Non ho voglia di perdere mia figlia in un cubo di cemento in fondo all’oceano.

IRENE: In fondo all’oceano?! Cubo di cemento, ma di cosa?…

LOUIS: Avanti, lo hai sentito come si chiama di cognome?

IRENE: E allora?

FRANK: Quanti Corleone conosci tu, che non abbiano a che fare con la mafia?

LOUIS: Irene, è italiano! Ti ricordo che per loro la scala di valori è: mamma, onore… e… spaghetti e mandolino, credo!

FRANK: Penso che gli spaghetti vengano prima.

IRENE: Ma voi due siete pazzi! Io vi avevo chiesto di fare qualcosa per me, almeno per una volta!

FRANK: Ma lo stiamo facendo!

LOUIS: Certo, per chi credi che mi sia vestito come tua madre?!

IRENE: Ecco, questa poi me la dovete spiegare! Per quale motivo ti sei conciato così, zio?!

FRANK: Spiegaglielo tu! (Corre verso la quinta di destra)

LOUIS: Be’, perché “il pregiudizio è il padre di… di ogni italiano”… no, aspetta… com’era?

Irene comincia a spazientirsi.

LOUIS: … “l’italiano ha le madri di tutti i pregiudizi”… no, non era così… uff… ma perché le cose le sa lui e poi le devo spiegare io?!

Frank rientra di corsa con un fucile in mano.

IRENE: Papà, dico, ma sei impazzito?!

LOUIS: Frank, dove lo hai preso quello?!

FRANK: L’ho rubato oggi pomeriggio ai Müller!

LOUIS: Ma chi, la famiglia di nazisti della porta accanto?

FRANK: Sì! Il ragazzino spesso gira armato per il quartiere.

LOUIS: Pazzesco! Maledetti nazisti!

IRENE: Nazisti? Ma si può sapere che vai a inventare?! Metti via quell’arma.

FRANK: Irene, per favore! Il pregiudizio è il padre di ogni giudizio!

LOUIS: (rivolto a Irene) Ecco com’era!

Irene si lancia contro il padre, cercando di disarmarlo.

IRENE: Papà, per favore, metti giù quell’arma, qualcuno può farsi male!

LOUIS: Piccola non metterti in mezzo, potresti farti male!

FRANK: Irene, per favore, tuo padre sa quello che fa!

In quel preciso istante si sente un grido provenire dalla quinta di sinistra. Frank, Louis e Irene si bloccano.

FRANK: Cos’è stato?

LOUIS: Già… che diavolo? Proveniva dal bagno.

IRENE: Pietro!

FRANK, LOUIS: Greg!

IRENE: Greg?! Ma chi? Il parrucchiere?!

FRANK: È una storia lunga, bambina mia, un’altra volta te la racconto!

In quel momento salta la luce.

LOUIS: Oh, cielo! È l’apocalisse!

IRENE: Ma che cavolo dici?!

FRANK: Louis, prendi il mitra, sotto il divano!

IRENE: Il mitra?!

LOUIS: È una parola, non mi vedo i piedi, figurati il divano!

Si sente armeggiare a centro palco.

LOUIS: Preso!

IRENE: Ma siete impazziti, voi due? Questo è un incubo!

FRANK: Lo aspetteremo in silenzio. Ci ha teso l’agguato, ma noi lo staneremo!

IRENE: Ma, papà!

LOUIS: Zitta, Irene, tuo padre sa quello che fa! Almeno spero!

FRANK: Louis va all’interruttore generale che c’è in ingresso.

Si sentono dei passi. Louis va verso la quinta di destra. Inciampa. Cade rumorosamente.

IRENE: Zio, stai bene?

LOUIS: Sì, sì! Sono inciampato nel vestito! E per di più non ero pronto a entrare in guerra con i tacchi!

Lungo silenzio. Si odono dei passi dalla quinta di sinistra. I passi si dirigono verso la quinta di destra.

FRANK: Louis!

Louis accende l’interruttore generale. I passi erano quelli di Pietro e Greg. Ora sono immobili, di fronte a loro è comparso Louis con il mitra. Dietro di loro Frank carica il fucile.

FRANK: Bene, signori!

LOUIS: Eccoli qui, i topi in gabbia!

IRENE: Pietro?!

Irene gli va incontro. Ma Louis la blocca.

LOUIS: Lascia che io li perquisisca entrambi.

Louis esegue.

FRANK: E così ti occupi di cemento, eh, ragazzo?

PIETRO: S-sì… ma… cosa…

FRANK: E quanti ne hai cementati di amici tuoi?

PIETRO: Cementati? Ma cosa?… Io mi limito a fare viali di ingresso!

LOUIS: Seee, ne conoscevo uno che diceva balle simili: “il gas mi serve solo per cucinare”. Si chiamava Adolf Hitler!

GREG: Signori, ma cosa vi prende?

FRANK: Taci, tu… mammoletta!

GREG: Ma qui c’è un equivoco!

IRENE: Papà, zio! Vi prego, abbassate le armi! Non fate sciocchezze.

FRANK: Tesoro, o stai zitta oppure vai in camera tua! A questi qui ci penso io. Sono in casa mia…

LOUIS: E anche in casa mia.

FRANK: E io non permetto a nessuno di entrare in casa mia, se non è pulito.

LOUIS: Vi siete lavati le mani?

FRANK: Ma no, idiota! Sto parlando di fedina penale!

LOUIS: Non portano l’anello, Frank!

Frank grugnisce.

LOUIS: E poi chi dovrebbe portare la fedina?… Questo qui?

Indica Greg.

LOUIS: Starai scherzando!

GREG: Signor Louis, penso si riferisse ad altro, sa?

LOUIS: Ah, sì?

GREG: Be’, sì.

LOUIS: E chi lo dice, chiacchierone?

FRANK: Louis, lascia stare e parla solo quando te ne do io l’opportunità, ok? Ha ragione lui!

LOUIS: Ah…

FRANK: Avanti, ragazzi, ora con calma vi mettete a sedere. Non fate mosse false però, o vi imbottisco come un tacchino per la festa del ringraziamento, è chiaro?

PIETRO: Sì.

GREG: Va bene.

FRANK: … Signore!

PIETRO:Prego?

FRANK: Gradirei essere chiamato “signore”.

LOUIS: A me potete chiamarmi “Gesù”!

FRANK: Zitto, idiota! Allora, ragazzi, ci mettiamo a sedere con molta calma?

PIETRO, GREG: Sì, signore.

FRANK: Bravi.

I due si mettono a sedere al tavolo. Frank e Louis si siedono di fronte a loro. Irene, esausta, si accascia sulla poltrona. Buio

Scena 2

Al riaccendersi delle luci, Irene, Louis, Frank, Pietro e Greg sono seduti al tavolo. Stanno finendo di mangiare.

FRANK: (rivolto a Greg) Spiegati meglio: vuoi dire che tenevi nascosto tuo fratello Pietro perché nel quartiere non si pensasse a lui come il tuo compagno di vita?

GREG: Esattamente. Pietro ha un lavoro, sapevo che si stava costruendo una vita con una ragazza…

PIETRO: E siccome Greg è molto riservato non ha voluto sapere chi fosse questa ragazza. In cambio gli ho garantito che la sua vita privata sarebbe rimasta privata.

LOUIS: Perciò le sue frequentazioni non si possono conoscere?

GREG: (sorridendo) Se non vuole che si sappia in giro della sua strana mania di truccarsi e vestirsi da donna, direi di no.

IRENE: Ognuno è libero di far quel che vuole a casa propria, giusto?

LOUIS: Be’… immagino di sì…

FRANK: Pietro, ma quindi il tuo cognome?… Voglio dire, lui non è certo italiano. Di dove sei, Greg?

GREG: I miei genitori sono di origine greca. Di Atene.

PIETRO: Infatti io mi chiamo Milos di cognome.

FRANK: E perché hai raccontato una bugia a mia figlia? Perché le hai detto che sei italiano?

IRENE: Proprio perché nel quartiere nessuno potesse pensare a lui come il compagno di Greg.

LOUIS: Ma sarebbe stato sufficiente dire che siete fratelli, no?

GREG: Ah, sì? E lei ci avrebbe creduto?

LOUIS: Be’… forse…

FRANK: Hai ragione, Greg. No, nessuno ci avrebbe creduto, perché…

IRENE: Perché il pregiudizio è il padre di ogni giudizio!

Frank accarezza la figlia.

FRANK: Già.

LOUIS: Che dire: Greg, Pietro ci dispiace… ma a proposito, Pietro, ti chiami Pietro? Sul serio?

PIETRO: In realtà sarebbe Petros… ma va bene anche nella versione italiana.

FRANK: Certo che tra tutti i cognomi italiani che avresti potuto scegliere vai a scegliere proprio quello di uno dei più grandi mafiosi della storia del cinema?!

PIETRO: Che volete farci, non sono esperto… l’ho letto un giorno su di una rivista… ma non ho letto di che cosa parlasse l’articolo. Mi piaceva, insomma suonava bene!

LOUIS: Mmm… proprio bene!

FRANK: E il cemento?

PIETRO: Io ho davvero una ditta che produce cemento. Ereditata regolarmente dai miei genitori.

GREG: È una miniera d’oro, signori miei! Avete un potenziale futuro genero ricco da far schifo!

LOUIS: Oh! Finalmente una buona notizia!

FRANK: Già, finalmente!

IRENE: Che sciocchi!

GREG: Louis, mi tolga una curiosità invece: per quale motivo ha cercato di farci credere di essere la madre di Irene?

LOUIS: Eh… ecco, be’… Frank mi aveva detto che gli italiani… insomma le madri di tutti gli italiani hanno… com’era? Hanno un mandolino e suonano gli spaghetti prima dell’onore… mmm… no, credo di essere ancora una volta fuori strada! (A Frank) Spiegala tu!

FRANK: Il fatto è che ho sempre saputo che gli italiani sono dei gran mammoni. Siccome sapevo quanto Irene tenesse a questo incontro, ho voluto cercare di rimediare all’assenza della mia compianta Teresa… così che Pietro pensasse a noi, come a una famiglia normale, mi spiego?

IRENE: Non male il risultato, direi!

(Ride. Gli altri si uniscono alla risata)

GREG: Lo sa, Louis, in tutte le messe in scena c’è sempre un briciolo di verità…

LOUIS: Sarebbe a dire?

FRANK: Sta dicendo che forse, in fondo… non ti dispiace vestirti così!

LOUIS: Ma a chi? A me?! Ma scherzerete!

PIETRO: E allora perché non si è ancora cambiato?

LOUIS: (in evidente imbarazzo) Be’… perché… ecco, perché… con il giallo addosso, sto da dio!

Ridono tutti. D’improvviso suonano alla porta.

FRANK (sottovoce) Louis, aspetti visite?

LOUIS: Niente affatto, e tu?

FRANK: No!

FRANK, LOUIS: E voi?

PIETRO, GREG: Noi no.

IRENE: Chi è?

VICINO DI CASA TEDESCO: Zono Adolf Müller. Zuo vicino!

FRANK, LOUIS: (sottovoce) Il nazista della porta accanto.

GREG: E ora che si fa? Se scoprono che avete qui le loro armi ci ammazzano!

PIETRO: Forse potremmo buttargliele fuori dalla finestra, senza farlo entrare!

IRENE: Ora lo faccio entrare.

Fa per andare verso la porta, ma Frank la blocca.

FRANK: Stai scherzando?! Se ci becca qui siamo finiti!

IRENE: Ma perché, papà?!

LOUIS: Dico, mi hai visto come sono conciato?

FRANK: In più se vedono Biancaneve e il principe azzurro, qui…

(indica Greg e Pietro) ci caricano sul primo carro bestiame per la Siberia, e addio vita tranquilla!

PIETRO: Quindi, cosa facciamo?

FRANK: Ho un’idea!

IRENE: Cioè?

Suonano ancora alla porta.

VICINO DI CASA TEDESCO: Zignori? Per fafore, è qvestione di eine minuto!

LOUIS: Forza, Frank, qual è questa idea?!

FRANK: Usciamo tutti dalla porta sul retro. Prendiamo il mio furgoncino e scappiamo in campagna finché il quartiere non avrà smesso di parlare di noi.

LOUIS: E le armi?

FRANK: Portiamole con noi. Il pregiudizio è il padre di…

IRENE: Papà!

Altra scampanellata.

VICINO DI CASA TEDESCO: Io fedo luci zotto porta! Io zo che qvalcuno in casa, per fafore, aprite! Ho bizogno di eine fafore!

FRANK: E va bene, butteremo le armi nella prima discarica, così faremo un favore a noi e al quartiere.

LOUIS: Giusto! Bravo, Frank, in versione pacifista mi piaci di più.

GREG: Bene, ottima idea.

PIETRO: Già, però ora andiamo!

IRENE: Ma che dici, Pietro!

PIETRO: Shhh!

Senza far rumore il gruppo si allontana ed esce dalla quinta di sinistra. Si sente mettere in moto e partire il furgone. Nuova scampanellata.

VICINO DI CASA TEDESCO: Zignor McArthur? Avanti, no faccia pampino! Lei o zuo fratello ha rubato ciocattoli di mio filio Rudolph! Un fucile e un mitragliatore. Io chiede lei di restituire lui ciò! Non zi ruba a pampini! (Pausa) Zignore?! (Pausa) Puah! Maledetti irlandesi!

Buio.