Quel vecchio, solito, sporco gioco

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QUEL VECCHIO SOLITO SPORCO GIOCO

Carlo Rizzi

QUEL VECCHIO, SOLITO, SPORCO GIOCO

Rifacimento e trasposizione, in 7 scene, della commedia “Le mani sporche” di J.P. Sartre

Carlo Rizzi

Via Passo Mendola 6 – 20134 Milano

Tel.fax 022154462 – email: crstudio@crstudio.it

Personaggi

Maria                          Rivoluzionaria. Con la sua canzone, accompagnata dalla chitarra, apre, chiosa e chiude il dramma. E’ una donna senza età, con un fuoco interiore che la brucia. Il suo amore segreto per Hugo la rende umana e cancella in lei, nei momenti cruciali, ogni fanatismo ideologico.

Hugo                           Il giovane protagonista. Lo chiamano il “chico”. E’ un idealista che vuol fare la rivoluzione, sebbene provenga da una famiglia che sta dall’altra parte della barricata.

                                  

Halcòn                        Il maturo protagonista. E’ un capo, dal cui fascino e grandezza tutti sono attratti, ma che la “ragion di partito” condanna a morte.

                                  

Helena                        La giovane moglie di Hugo.             

                                  

Luìs, Carlos, Paco      Attivisti del partito.

Cholo, Pedra              Guardie del corpo, gorilla del Partito.

                                  

Garcia, El Coronèl      Politici dell’ “altra parte”.

La scena si svolge in un paese del Sudamerica, dove politica e mani si sporcano con estrema facilità. Da alcuni riferimenti si potrà pensare al Cile sotto la dittatura di Pinochet, ma l’individuazione non è certa, né fondamentale.

Scena prima

L’interno di un ranchito, una baracca con due sole stanze, di cui una è una grande cucina-soggiorno, dove si svolge la scena; l’altra è la camera da letto, la cui porta si scorge a sinistra. A destra, un’altra porta, quella d’ingresso, che dà direttamente sulla strada.

Nel centro dello stanzone, un tavolo con alcune sedie intorno. In un angolo è stesa un’amaca. Ben distribuiti nella stanza, vasi con piante rigogliose.

Sul fondo si scorgono un lavello, una credenza con piatti e bicchieri e un paio di poltrone.

Da una finestra laterale entra il sole, quello rosso del tramonto.

Su una parete, il poster del Che, quello più noto.

Prima dell’apertura del sipario si sentono gli accordi di una chitarra, quindi una voce di donna che canta:

Añoro olas de mar, rocio de sol

                        en este barrio triste donde està

                        la gente mas perdida, hambrienta y olvidada del paìs,

                        hermanos desdichados, sin pasado y porvenir.

All’apertura del sipario è in scena Maria, la padrona di casa. Ha i capelli neri, ma una ciocca, ben visibile, è bianca. Indossa una tuta mimetica e un berretto militare con la visiera. E’ seduta sull’amaca e continua a cantare, accompagnandosi con la chitarra.

MARIA          En ranchitos de barro y de bambù

                        el viento silba notas de dolor,

                        sonidos que recuerdan palabras de una antigua humanidad

                        que ya no puede màs sobrevivir.

                        Ayer llegò con su aviòn un padre santo,

                        para traer sueños de amor y de esperanza,

                        pero lo vì en el balcon del Gran Palacio

                        ponerse a lado de quien jamàs se cansa

                        de gobernar matando.

           

Bussano. Maria s’interrompe e guarda verso la porta d’ingresso con evidente apprensio-ne. Si alza, posa la chitarra sull’amaca, si avvicina velocemente alla credenza, apre un cassetto ed estrae una pistola, l’avvolge in un tovagliolo e si avvicina alla porta.

MARIA                      Chi è?

VOCE                        Hugo.

MARIA                      Chi?

VOCE                        Hugo Montez.

Maria ha un moto di sorpresa e di sgomento.

VOCE                        Apri, Maria. Sono davvero io, non il mio fantasma.

Maria apre, badando a tenere sotto tiro un ragazzo giovane, sui venticinque anni, che ha  capelli cortissimi, indossa dei jeans e una camicia aperta sul collo, con le maniche rimboccate. I due si guardano in silenzio per alcuni secondi.

HUGO                                   Allora? Eh, lo so, la galera cambia la gente! Mi hai riconosciuto?                                       (Maria annuisce, con lentezza) Nessuna possibilità d’errore? (Maria                                  nega, sempre molto lentamente) Allora puoi metter via il catenaccio                               che hai in mano.                                

MARIA                      Credevo che ne avessi per cinque anni.

HUGO                                   Già.

MARIA                      (Si fa da parte) Entra e chiudi la porta. (Hugo entra sorridendo                                         divertito. Maria lo precede, s’avvicina al tavolo e vi deposita                                             l’arma) Evaso?

HUGO                                   No. Libero per buona condotta.

MARIA                      Hai fame?

HUGO                        Non hai altro modo per superare il disagio? Mi siedo, mangio...     e tutto torna normale, come se niente fosse accaduto... Scusa, non ho nè fame né sete.

MARIA                      Sempre il solito chiacchierone. Sarebbe bastato dire di no.

HUGO                                   Hai ragione, come sempre. (Guarda la stanza) La ricordavo più                                         piena. E la mia macchina da scrivere?          

MARIA                      Venduta. E’ l’unica cosa che manca. C’è tutto quello che c’era prima.

HUGO                                   A me sembra vuota. Dev’essere la galera: nella mia cella, aprendo le                                 braccia, potevo toccare le pareti. Avvicinati. (Maria non si muove) E’                               vero: fuori di prigione si vive a rispettosa distanza. E’ buffo esser                                               liberi: dà il capogiro. Dovrò riabituarmi a parlare alla gente senza                                                toccarla.

MARIA                      Quando ti hanno rilasciato?

HUGO                                   Poco fa.

MARIA                      Sei venuto qua direttamente?

HUGO                                   Dove volevi che andassi?!

MARIA                      E non t’ha seguito nessuno?

HUGO                                   Per chi mi hai preso? Sono stato attento.

Maria fa una smorfia di contrarietà. Poi, dopo un sospiro, finalmente sorride.

MARIA                      T’hanno tagliato il ciuffo. Così sembri ancora più giovane.

HUGO                                   Ti fa piacere rivedermi?

MARIA                      Non lo so. (S’ode un rumore d’auto, fuoricampo. Hugo sussulta) Se                                 è vero che ti hanno liberato, perché hai paura?

HUGO                                   Passi un po’ di tempo nelle loro mani e non te ne dimentichi più per                                  tutta la vita. (Olga annuisce, comprensiva) E Luìs?

MARIA                      Sta bene... E le cose stanno cambiando. Ma è stata dura.

HUGO                                   Ah, ecco: voi avete vissuto. E’ difficile immaginare, in galera, che gli                               altri continuino a vivere. C’è qualcuno nella tua vita?

MARIA                      (Fa un gesto di fastidio, di noncuranza) Di tanto in tanto, ma non ora.

HUGO                                   E... parlavate di me?

MARIA                      (In evidente imbarazzo, mentendo male) Qualche volta.

HUGO                                   Quante volte mi sono immaginato...arrivano di notte, entrano                                            in questa casa, si siedono intorno al tavolo...e Luìs che dice: è stato in                              una notte come questa che il chico s’è offerto per una missione di                                       fiducia...

MARIA                      Già, qualcosa di simile...

HUGO                                   E poi aggiunge: se l’è cavata bene, senza compromettere nessuno...

MARIA                      Uhm...più o meno...

HUGO                                   Quante volte, in cella, ho immaginato questa scena! E anche altro.                                                Anche che qualcuno, un bel giorno, diceva: ne ha ancora per tre anni;                               appena uscirà lo ammazzeremo come un cane!

MARIA                      (Indietreggiando bruscamente) Che dici? Sei pazzo?

HUGO                                   (Ghignando) Non sei stata tu a mandarmi una scatola di cioccolatini?

MARIA                      Quali cioccolatini?

HUGO                        Cioccolatini e sigarette, un magnifico pacco, mittente: Lucrezia Bor-gia. Io ho fumato le sigarette e un mio compagno di cella ha mangiato i cioccolatini. El pobrecito non ha avuto il tempo di dirmi quant’erano buoni. Stecchito. Allora ho pensato: i miei amici non mi dimenticano!

MARIA                      Può essere stato un amico di Halcòn, per vendetta.

HUGO                                   Non avrebbe aspettato due anni. No, Maria. Ho avuto il tempo di                                     riflettere e non ho trovato che una sola risposta: il Partito. Il Partito                                  prima ha pensato ch’io fossi ancora utile, poi ha cambiato idea. E io                          non so perché.

MARIA                      Tu parli troppo, Hugo. Sempre troppo. Hai bisogno di parlare per                                      sentirti vivere.

HUGO                                   Non lo nego. Comunque, non vi serbo rancore. Tutta la storia era                                      cominciata male ed è proseguita peggio.      

MARIA                      (Aggressiva) Se credi davvero a quello che hai detto, che il Partito ti                                vuole morto, perché sei venuto a casa mia? Perché?

HUGO                                   Ho la presunzione di credere che tu non potresti spararmi.

MARIA                      Sciocchezze! Io non ho ricevuto ordini che ti riguardino, ma se mai                                  ne ricevessi, sappi che farò quello che mi si ordinerà. E se qualcuno                           del Partito me lo chiedesse, dirò che sei qui, anche se dovessero                                        ammazzarti sotto i miei occhi. (Pausa) Hai soldi?

HUGO                                   No.

MARIA                      Te ne darò e te ne andrai.

HUGO                                   Dove? Nel mio barrio, dove tutti mi disprezzano? Qui, nonostante                                   tutto, mi sento tra amici. E’ bello morire circondato dall’affetto degli                               amici.

MARIA                      Piantala! Guarda che non scherzo: farò quello che il Partito mi ordinerà, puoi starne certo. Ti prego, vattene.

HUGO                        (Le rifà il verso) Farò quello che il Partito ordinerà. (Di nuovo normale) Quello che uno fa non è mai quello che il Partito ordina. “Andrai a casa di Halcòn e gli pianterai tre pallottole in corpo”. Ecco un ordine, apparentemente semplice. E io sono andato da Halcòn e gli ho piantato tre pallottole in corpo. Ma era un’altra cosa. L’ordine? Non c’era nessun ordine. Ti             lasciano tutto solo, gli ordini, a partire da un dato momento, e tu vai avanti da solo. E io ho ucciso da solo...e non so più perché.

MARIA                      Cosa intendi fare ora?

HUGO                                   Non lo so. Quando hanno aperto la porta della prigione ho pensato di                               venire qui, e ci sono venuto.

MARIA                      Perché non da tua moglie?

HUGO                                   Helena? E’ tornata dai suoi. Credo che non porti nemmeno più il mio                               nome.

MARIA                      Capisco. Comunque, dove vuoi che ti ospiti? Vengono tutti giorni dei                              compagni. Questa casa è una base, ed è come un porto di mare.

HUGO                                   Anche la tua camera? (Maria fa un cenno vago) Una volta ero il solo                                a entrarvi. C’era una trapunta rossa sul letto, carta da parati a losan-                                  ghe gialle e verdi, sulla cassettiera due foto incorniciate... una era la                            mia.

MARIA                      Fai un inventario?

HUGO                                   No, esercito la memoria. Dentro non si può far altro. La seconda foto                               m’ha dato del filo da torcere: non so più chi era.

Si sente il rumore di un auto che si ferma davanti alla casa. Maria e Hugo tacciono. Si sente sbattere una portiera. Picchiano alla porta.

MARIA                      Chi è?

VOCE                        Carlos.

HUGO                                   (A bassa voce) Chi è Carlos?

MARIA                      Uno nuovo. Presto (indica la porta della camera), vai di là!

Hugo esce. Olga va ad aprire.

CARLOS                   (Entra) Dov’è?

MARIA                      Chi?

CARLOS                   Quel tale. Lo seguo da quando è uscito di galera.

MARIA                      In camera.

Carlos mette la mano nella tasca destra della giacca e fa l’atto di muoversi verso la porta della camera. Maria s’interpone.

MARIA                      No.

CARLOS                   Non sarà una cosa lunga. Se vuoi, vai a fare due passi. Quando torne-                              rai non troverai più nessuno, né la minima traccia.

MARIA                      No.

CARLOS                   Lasciami fare il mio lavoro, Maria.

MARIA                      E’ Luìs che ti manda?

CARLOS                   Sì.

MARIA                      Dov’è?

CARLOS                   Fuori, in macchina.

MARIA                      Va’ a chiamarlo. (Carlos esita) Su, ti dico: va!

Carlos esce e rientra poco dopo con Luìs.

LUIS                          (A Maria, bruscamente) Che ti prende? Perché gl’impedisci di fare                                   quello che deve?

MARIA                      Sei troppo precipitoso.

LUIS                          Che intendi?

MARIA                      (Indicando Carlos) Mandalo via!

LUIS                          (A Carlos) Aspettami fuori. (Carlos esce). Allora? Spiegati.

MARIA                      (Supplice) Luìs, ha lavorato per noi.

LUIS                          Tutto qui? Un argomento...sentimentale? Al pericolo non pensi? Non                               deve assolutamente parlare.

MARIA                      Non parlerà.

LUIS                          Quello? Ma se è un dannato chiacchierone!

MARIA                      Non parlerà.

LUIS                          Hai sempre avuto un debole per lui.

MARIA                      E tu un debole contro di lui. Luìs, non t’ho chiamato per parlare delle                               mie debolezze. Abbiamo perduto molti compagni. Non possiamo per-                         metterci di liquidare quel ragazzo senza nemmeno accertarci se è                                              recuperabile.

LUIS                          Recuperabile? Un anarchico indisciplinato, un intellettuale preoccupa-                              to solo di apparire, di mettersi in mostra, un borghese che lavorava                                   solo quando gliene saltava il ticchio...

MARIA                      Ma anche l’uomo che, a vent’anni, ha fatto fuori uno come Hacòn, in mezzo alle sue guardie del corpo, ed è riuscito a far passare un attentato politico per un delitto passionale.

LUIS                          Questo non è mai stato chiarito..

MARIA                      Appunto. E’ una cosa che ora bisognerà chiarire.

LUIS                          Puzza lontano un miglio, dài... e poi non ho tempo di sottoporlo a un                                esame.

MARIA                      Ma io sì.

LUIS                          Ho paura che tu ci metta troppo sentimento, in questa faccenda.

MARIA                      Mi hai mai vista cedere ai sentimenti? Non ti chiedo di lasciarlo vivere senza condizioni. Dico solo che, prima di farlo sparire, bisogna verificare se il chico possa tornare ancora utile.

LUIS                          Usarlo sarebbe comunque troppo pericoloso, lo sai.

MARIA                      Hai paura che dica la verità su quel giorno? Lo avrebbe già fatto, no?                               L’hanno avuto tra le mani per due lunghi anni e loro sanno come far                                 parlare la gente.

LUIS                          Già. Anche questo...e la sua liberazione... tutto molto sospetto.

MARIA                      L’ho pensato anch’io, ma potrebbe esserci un motivo molto più sem-plice. Li ha convinti d’aver agito sotto l’influsso della gelosia e della rabbia. E, una volta certi di questo, hanno perso ogni interesse per lui.

LUIS                          Oppure, hanno fatto un patto: collaborazione in cambio della libertà.

MARIA                      Potrebbe essere. Ma vale la pena accertarlo. E’ un intellettuale, un                                                anarchico, dici, ma è anche disperato, perché ha perso ogni punto di                                 riferimento: ben diretto, gli si può far fare qualsiasi cosa.

LUIS                          Uhm! E che cosa proponi?

MARIA                      Che ora è?

LUIS                          Le sette passate.

MARIA                      Tornate a mezzanotte. Saprò per quell’ora perché ha sparato ad Hal-                                 còn e che cosa sia diventato oggi. Se giudico, in coscienza, che può                                lavorare con noi, ve lo dirò attraverso la porta, voi lo lascerete dor-                                mire e gli darete istruzioni domani mattina.

LUIS                          E se non è recuperabile?

MARIA                      Vi aprirò la porta.

LUIS                          Secondo me, stai correndo dei rischi inutili.

MARIA                      E’ inoffensivo. Comunque, ci sono uomini attorno alla casa?

LUIS                          Quattro.

MARIA                      Che restino di guardia fino a mezzanotte. (Luìs non si muove, non                                                sembra convinto) Luìs, ha lavorato per noi. Bisogna offrirgli una                                       possibilità di salvezza. E’ giusto.

LUIS                          Va bene. Appuntamento a mezzanotte. (Esce)

MARIA                      (Va alla porta della camera e l’apre. Hugo esce, stiracchiandosi,                                      come se, nell’attesa, avesse dormito)  Non hai sentito?

HUGO                                   No. Avrei potuto origliare, ma ho preferito rincorrere il tuo odore tra                                le lenzuola. Hai detto loro ch’ero qui?

MARIA                      Lo sapevano, ti sono stati dietro fin dal momento in cui sei uscito di prigione.

HUGO                                   Non me ne sono accorto. (S’avvia verso l’uscita)

MARIA                      Dove vai?

HUGO                                   Non bisogna far aspettare i compagni.

MARIA                      Fermati. Non ti toccheranno finché sarai qui.

HUGO                                   Hai ottenuto tanto?

Maria non risponde. Apre il frigo ed estrae un piatto di prosciutto. Poi prende del pane sulla credenza e deposita il tutto sul tavolo.

HUGO                                   Ma bisognerà che esca, prima o poi.

MARIA                      Intanto, mangia. La notte è lunga, molte cose possono accadere.

HUGO                                   Che cosa vuoi che accada?

MARIA                      Potresti tornare con noi.

HUGO                                   Non mi pare che dipenda da me.

MARIA                      Ma se fosse possibile? Se tutta questa faccenda nascesse da un malin-                              teso? Non ti sei mai chiesto che cosa avresti fatto una volta uscito di                              prigione?

HUGO                                   Non ci pensavo.

MARIA                      A che pensavi?

HUGO                                   A quello che avevo fatto. Cercavo di capire perché l’avevo fatto.

MARIA                      E hai finito per capirlo? (Hugo alza le spalle) Com’è andata la fac-                                               cenda con Halcòn? E’ vero che ronzava intorno a Helena   ?

HUGO                                   Sì.

MARIA                      Ed è per gelosia che tu gli hai sparato?

HUGO                                   Non lo so. Io...no, non credo.

MARIA                      Raccontami.

HUGO                                   Raccontare? Non è difficile: è una storia che conosco a memoria; me                                la ripetevo tutti i giorni, in galera. E’ una storia stupida, in fondo, mi                                dicevo: un gesto rapido che esce da te e tu non sai se è perché l’hai                           veramente voluto o perché non hai potuto trattenerlo. Il fatto è che                                ho sparato.

MARIA                      Comincia da principio.

HUGO                        (La scena comincia a oscurarsi) Il principio: lo conosci bene quanto me. Si può cominciare dal giorno in cui Luìs mi mandò a chiamare. Oppure da un anno prima, quando entrai nel Partito. O forse da ancora prima, dalla mia nascita. Ad ogni modo, supponiamo che tutto sia cominciato quel giorno...      

Fine della prima scena.

Seconda scena           

La stessa. Due anni prima. La stanza è più ingombra. E’ notte. Fuoricampo s’odono voci, di persone che discutono, accalorate, ma non s’intendono le parole. Sulla scena, Hugo batte a macchina: sembra più giovane e ha i capelli lunghi. Paco, giovane come Hugo, passeggia nella stanza.

PACO                        Ehi, non potresti smettere un momento di battere?

HUGO                                   Perché?

PACO                        Mi dà ai nervi.

HUGO                                   Non mi sembri il tipo dell’isterico.

PACO                        Non lo sono, infatti. Ma in questo momento mi dà ai nervi. Non hai                                  voglia di parlare un po’?

HUGO                                   (Smette di battere) Non chiedo di meglio. Come ti chiami?

PACO                        Nella clandestinità sono Paco, Paquito per gli amici. E tu?

HUGO                                   Nella clandestinità, Raskolnikov.

PACO                        Alla faccia! E dove l’hai pescato?

HUGO                                   E’ il personaggio di un romanzo.

PACO                        E che fa?

HUGO                                   Ammazza.

PACO                        E tu, hai ammazzato?

HUGO                                   No. (Pausa) Che cosa devi fare?

Paco fa un gesto a indicare che Hugo non deve fare domande. Le voci fuoricampo si alzano di tono.

VOCE DI LUIS        … questo è tradimento!

VOCE  DI HALCON           (grida) Bisogna essere realisti… è ora di uscire dalla clandestinità, di smettere di nasconderci come ladri alla macchia!

VOCE DI LUIS         Fare un patto con degli assassini? E’ questo che proponi?

Le voci si riabbassano di tono

PACO                        Che stanno combinando quelli, là dentro?

HUGO                                   (Fa un gesto simile a quello di Paco, come per dire che non bisogna                                 fare domande) Vedi? La conversazione non può andare molto lonta-                                no. Tanto vale che ricominci a battere. (Riprende a scrivere a mac-                              china)

Entra Maria. Ha una valigia. Sembra pesante. La depone vicino alla porta d’ingresso.

MARIA                      (A Paco) Ecco. Potrai legarla sul portapacchi.

PACO                        Ok.

MARIA                      (Guarda l’orologio) Sono le dieci. Puoi filare. Sai tutto quello che devi sapere?

PACO                        Tutto. (Si avvicina alla valigia e la solleva. Maria gli apre la porta.                                   Paco si volta) Arrivederci, Raskolnikov.

HUGO                                   (Sorridendo) Va’ al diavolo.

Paco esce, sghignazzando.

MARIA                      Non avresti dovuto dirgli di andare al diavolo.

HUGO                                   Perché?

MARIA                      Non sono cose da dire, in questi momenti. Porta male.

HUGO                                   Sciocchezze. Che cosa è andato a fare?

MARIA                      Non hai nessun bisogno di saperlo.

HUGO                                   Tu lo sai, però... (Maria alza le spalle) Oh, si capisce, tu terrai la                                        bocca chiusa. Sei come Luìs, tu. Ti fai ammazzare, prima di dire una                                 parola.... Ma chi vi dice che io parlerei? Come potrete mai darmi                                              fiducia, se non mi mettete alla prova?

MARIA                      Quello che facciamo non è un gioco. E’ stupido correre rischi super-                                 flui. Il partito saprà utilizzarti, al momento opportuno e secondo le                                   tue capacità.

HUGO                                   (Indica la macchina da scrivere) E le mie capacità sarebbero queste?

MARIA                      Sai forse confezionare una molotov?

HUGO                                   No.

MARIA                      Vedi? Piuttosto, Luìs è là dentro? (Indica la porta della camera)

HUGO                                   Sì.

MARIA                      E Halcòn?

HUGO                                   Non lo conosco, ma credo di sì. Chi è?

MARIA                      Era deputato, prima del colpo di stato. Ora è segretario del Partito.

HUGO                                   Che hanno da urlare tanto?

MARIA                      Halcòn ha riunito il comitato per fargli votare una proposta...

HUGO                                   Che proposta?

MARIA                      Non lo so. So però che Luìs è contrario.

HUGO                                   Allora, se è contrario lui sono contrario anch’io. Non c’è più bisogno                                di sapere di che cosa si tratta.(Pausa) Maria, bisogna che tu mi aiuti.

MARIA                      A fare che?

HUGO                                   A convincere Luìs ad affidarmi qualche missione. Ne ho abbastanza di                             starmene qui a scrivere, mentre i compagni si fanno ammazzare.

MARIA                      Anche tu corri i tuoi rischi.

HUGO                                   Quali? Che mi si sloghi un dito sulla tastiera?

MARIA                      Di venir catturato, esattamente come uno di noi.

HUGO                                   Questo è niente. E’ che, vedi, Maria, ho scoperto di aver perso la vo-                                glia di vivere.

MARIA                      Che dici? Eppure sei sposato. Vuoi bene a tua moglie, no?

HUGO                                   Certo, ma...non so perché si perda la voglia di vivere, ma quando                                      succede, si può essere utilizzati come un’arma. (Le voci fuoricampo                                  si fanno rissose, si sente sbattere una porta. Entra Luìs. E’ visibil-                                mente furioso)

MARIA                      Avete finito?

LUIS                          Abbiamo davvero finito.

MARIA                      E Halcòn?

LUIS                          E’ uscito dalla porta di dietro, con Boris e Lucas. (Quasi tra sé)                                         Mascalzoni!

MARIA                      Avete votato?

LUIS                          Sì. E’ autorizzato a iniziare le trattative. Trattare con chi ci ha am-                                     mazzati come cani! Non riesco a mandarla giù. (Olga accenna a Hu-                                go. Lui se ne accorge, si alza e fa il gesto di andarsene) No, rimani,                                ho forse del lavoro per te. (A Maria) Tu lo conosci meglio di me.                                                Vale qualcosa?

MARIA                      Credo di sì.

LUIS                          Non si sgonfierà, poi...?

MARIA                      No, credo di no. Penso che tu possa fidarti.

LUIS                          Uhm. Paco è andato?

MARIA                      Da almeno un quarto d’ora.

LUIS                          Che Halcòn tratti. Noi intanto andiamo avanti con le azioni. Devono                                sentire che ci siamo, e che siamo vivi. L’azione di questa notte                                          aumenterà la nostra forza contrattuale. Che ne dici?

MARIA                      Sono d’accordo.

LUIS                          (A Hugo) Così, sembra che scoppi dalla voglia di agire.

HUGO                                   Sì.

LUIS                          Ma non sai usare le mani.

HUGO                                   Già. Non so far nulla.

LUIS                          Allora, come la mettiamo?

HUGO                                   In Russia, alla fine del secolo scorso, c’erano uomini che si apposta-                                 vano al passaggio di un granduca con una bomba in tasca. La bomba                                scoppiava e saltavano in aria tutti e due. Io posso far questo.

LUIS                          Uhm, sei come loro, un anarchico… intellettuale, per giunta.. Sei in ritardo di un secolo.

HUGO                                   Beh, allora non parliamone più.

LUIS                          Aspetta, forse ti troverò qualcosa da fare.

HUGO                                   Lavoro vero?

LUIS                          Perché no?

HUGO                                   Farò qualsiasi cosa.

LUIS                          Vedremo. Siediti. (Hugo si siede) Questa è la situazione. Da un lato il governo, i militari, il dittatore...dall’altro il Partito, fuorilegge, brac-cato. In mezzo, il Partito d’Azione, un’accozzaglia di opportunisti, democristiani, liberali, borghesi...la palude del centro, che ospita alligatori, serpenti velenosi, anaconda che ti stritolano… conosci il tipo, no?…

HUGO                                   Certo! Ci sono nato in quella palude!

LUIS                          …che il governo tollera e nella quale affonda i piedi per darsi una patina di rispettabilità agli occhi del mondo. In realtà, tre gruppi con interessi inconciliabili, che si odiano. Halcòn ci ha riuniti perché vuole che il Partito tratti con i suoi nemici al fine di uscire dalla clandestinità e di ottenere una fetta di potere.

HUGO                                   Mi stai prendendo in giro?

LUIS                          Perché dovrei?

HUGO                                   Perché è un’assurdità. Lui (indica il poster del Che) si rivolterebbe                                    nella tomba.

LUIS                          Eppure è proprio di questo che abbiamo discusso per tre ore!

HUGO                                   Ma è... è una specie di tradimento!

LUIS                          Che faresti se la maggioranza del comitato si fosse dichiarata favore-                               vole?

HUGO                                   (Ci pensa su) Ho abbandonato la mia famiglia e la mia classe il giorno                              in cui ho capito che cosa fossero l’oppressione e l’ingiustizia. In nes-                                sun caso accetterei compromessi con quella gente! Neanche pensarlo!

LUIS                          Il comitato ha accolto la proposta di Halcòn con quattro voti contro                                 tre. La settimana prossima Halcòn incontrerà un emissario del Gene-                                rale e un rappresentante del Partito d’Azione.

HUGO                                   S’è venduto.

LUIS                          Non lo so e me ne infischio. Obbiettivamente...sì, sono d’accordo con te, è un traditore. Ora voglio sapere se tu sei con noi, chico.          

HUGO                                   Tu e Maria m’avete insegnato tutto e io vi devo tutto. Per me il                                         Partito siete voi.

LUIS                          Bene. Il problema è che noi non possiamo provocare scissioni né                                       modificare il voto del comitato.

HUGO                                   Ma come hanno potuto!? Non solo Halcòn è un traditore...

LUIS                          Li ha influenzati. E’ un vero capo, Halcòn, e ha molti seguaci, gente                                 assetata di potere, come lui...ma se non ci fosse più Halcòn, ci                                           metteremmo tutti i suoi in tasca. (Pausa) Martedì scorso ha chiesto al                          Partito un segretario. Uno studente. Sposato. Tu sei sposato, no?

HUGO                                   Sì.

LUIS                          Sarai tu, quel segretario. D’accordo?

HUGO                                   (Con forza)  Sì!

LUIS                          Benissimo. Partirai domani con tua moglie. Halcòn vive a una ventina                              di chilometri da qui, in una finca ben protetta. Dovrai solo sorvegliar-                                   lo. Stabiliremo i collegamenti appena sarai arrivato. Bisogna che non                                   s’incontri con gli emissari. O, almeno, che non li veda una seconda                                volta, quando si dovrà ratificare l’accordo. Chiaro?

HUGO                                   Chiaro.

LUIS                          La sera che noi t’indicheremo, eluderai la sorveglianza e aprirai la                                     porta a tre compagni. Loro faranno il lavoro sporco. Una macchina                                 aspetterà te e tua moglie al cancello e vi porterà in salvo.

HUGO                                   Non si tratta che di questo? Tutto qui ciò di cui mi credi capace?

LUIS                          Non sei d’accordo?

HUGO                                   No. Non voglio fare lo spione. Per chi mi prendi? Mi hai definito un                                 intellettuale anarchico? Ebbene, sappi che gli intellettuali anarchici                                               non accettano incarichi qualsiasi. Siamo di palato fino, noi!

LUIS                          (A Maria) E’ fuori di testa, questo?

MARIA                      (A Hugo) Piantala con queste sciocchezze.

HUGO                                   Ecco invece la mia proposta. Niente collegamenti, niente spionaggio:                                io sistemerò l’intera faccenda.

LUIS                          Tu?! Non è un lavoro per dilettanti, questo.

HUGO                                   Potrò godere delle condizioni migliori. Avrò la sua fiducia. I compa-                                gni potrebbero imbattersi nei cani da guardia. Vuoi una sparatoria,                                               col rischio di far fallire l’intera operazione? Su, Luìs, lo sai bene che                               la mia proposta è migliore della tua.

MARIA                      Luìs, dàgli fiducia, al chico. E’ tanto tempo che aspetta il suo mo-                                    mento. Ora è arrivato. Non fallirà.

LUIS                          (Medita a lungo) Rispondi di lui?

MARIA                      Completamente.

Si ode una sorda esplosione in lontananza.

MARIA                      Paco.

LUIS                          E’ fatta. Spegni la luce e apri la finestra.

Hugo esegue. La scena si oscura. Dalla finestra è visibile il bagliore rossastro di un incendio. Si susseguono boati.

LUIS                          E anche il deposito è andato.

MARIA                      (Emozionata) C’è riuscito!

HUGO                                   Fra una settimana direte lo stesso. Riceverete una telefonata e una                                                voce dirà: Raskolnikov ha colpito. Voi sorriderete, come adesso, e                                    direte: il chico ce l’ha fatta! Solo allora io conterò, per voi!

Fine della II scena.

Sipario, per cambio della scena

Terza scena

Una camera da letto, nella villa di Halcòn. Un letto matrimoniale, comodini, abatjours, due poltroncine, armadio. Una finestra sul parco. Valigie aperte sul letto. Abiti sparsi. Helena           è sola e sta sistemando la sua roba nell’armadio. Poi trascina una valigia pesante in mezzo alla stanza, va alla finestra a gettare un’occhiata, poi a cercare nelle tasche di un abito da uomo appeso nell’armadio. Ne trae una chiave, apre la valigia, vi fruga in fretta, estrae un involto, lo apre e osserva il contenuto, delle foto, poi lo richiude e lo nasconde sotto il materasso. Tita fuori anche una pistola, la tiene con due dita, come se le facesse schifo, la osserva con aria perplessa, poi mette anche quella sotto il materasso. Infine richiude la valigia e rimette la chiave nella tasca della giacca.

Entra Hugo.

HUGO                                   Non la finiva più. Ti sei annoiata?

HELENA                   Terribilmente.

HUGO                                   Che cosa hai fatto?

HELENA                   Ho dormito. Poi mi sono messa a disfare le valigie. Che te ne pare                                                della sistemazione? (Indica la confusione di abiti sul letto e sulle                                        poltroncine.)

HUGO                                   Non so. E’ provvisoria?

HELENA                   Definitiva.

HUGO                                   Ah, bene.

HELENA                   E lui, com’è?

HUGO                                   Chi?

HELENA                   Il falcone.

HUGO                                    Halcòn? Come chiunque altro.

HELENA                   Quanti anni ha?

HUGO                                   Tra i venti e i sessanta.

HELENA                   Alto o basso?

HUGO                                   Statura media.

HELENA                   Segni caratteristici?

HUGO                                   Volto sfregiato, parrucchino e un occhio di vetro.

HELENA                   Che schifo!

HUGO                                   Ho mentito. Non ha segni caratteristici.

HELENA                   Dici così perché non sei capace di descriverlo.

HUGO                                   Altroché!

HELENA                   Che colore hanno i suoi occhi?

HUGO                                   Grigi.

HELENA                   Ecco, vedi? Per te tutti gli occhi sono grigi. Hai i baffi?

HUGO                                   No. (Pausa) No, sono certo che non li ha. Aveva una cravatta a                                        pallini.

HELENA                   Ti sei tradito! Mentre ti parlava non facevi che guardargli la cravatta.                               Ecco perché non ricordi niente altro di lui! Ti ha intimidito.

HUGO                                   Ma no.

HELENA                   T’incuteva soggezione.

HUGO                                   Non è il tipo da incutere soggezione.

HELENA                   Allora perché gli guardavi la cravatta?

HUGO                                   Per non intimidirlo.

HELENA                   Oh, allora... ma io sì che lo guarderò e saprò descrivertelo. (Pausa)                                   Che cosa gli hai detto?

HUGO                                   Che mio padre è vicepresidente di una multinazionale e che l’ho                                       lasciato per entrare nel Partito.

HELENA                   E che t’ha risposto?

HUGO                                   Che andava bene.

HELENA                   E poi?

HUGO                                   Non gli ho nascosto la laurea, ma gli ho fatto capire che non sono un                                intellettuale, che non mi dispiace fare un lavoro da segretario e da                                                copista e che per me è una questione di disciplina.

HELENA                   E lui che ha detto?

HUGO                                   Che andava bene.

HELENA                   E tutto questo vi ha tenuto occupati per due ore?

HUGO                                   E i silenzi dove li metti?

HELENA                   Chico, tu sei di quelli che raccontano quello che dicono agli altri e                                                mai ciò che gli altri rispondono.

HUGO                                   Sarà perché penso che tu interessi più a me che agli altri.

HELENA                   Certo, ma a te, ti ho, gli altri, no.

HUGO                                   Vuoi avere Halcòn?

HELENA                   Voglio avere tutti.

HUGO                                   E’ un uomo volgare.

HELENA                   Come puoi saperlo, visto che non l’hai guardato?

HUGO                                   Bisogna essere volgari per portare una cravatta a pallini.

HELENA                   Le imperatrici greche andavano a letto coi generali barbari.

HUGO                                   Non c’erano imperatrici, in Grecia.

HELENA                   Ma a Bisanzio, sì. T’ha chiesto com’ero?

HUGO                                   No.

HELENA                   Tanto non avresti potuto rispondergli. Non lo sai. (Pausa) Ma proprio niente?

HUGO                                   No, te l’ho detto.

HELENA                   Che villano!

HUGO                                   Anche questo t’ho detto. Eppoi è troppo tardi ormai perché tu debba                                interessarti a lui.

HELENA                   Perchè?

HUGO                                   Se te lo dico, sarai capace di non farne parola con nessuno?

HELENA                   Certo.

HUGO                                   Sta per morire.

HELENA                   E’ malato?

HUGO                                   No. Sta per essere assassinato.

HELENA                   Non gioco più. Lasciami disfare le valigie. C’è rimasta solo la tua.                                                Dammi la chiave.

HUGO                                   No. Quella la disfo da solo.

HELENA                   Non sono cose di tua competenza, amore mio.

HUGO                                   Stai giocando alla donna di casa, ora?

HELENA                   E tu non giochi a fare il rivoluzionario?

HUGO                                   I rivoluzionari non perdono tempo con le donne.

HELENA                   Preferiscono le lupe dai capelli neri, come Maria.

HUGO                                   Sei gelosa?

HELENA                   Mi piacerebbe. Non ho mai giocato alla donna gelosa. Vuoi che gio-                                 chiamo?

HUGO                                   Se ti va.

HELENA                   Allora: dammi le chiavi di questa valigia!

HUGO                                   Mai!

HELENA                   Che cosa ci nascondi?

HUGO                                   Un vergognoso segreto.

HELENA                   Quale?

HUGO                                   Non sono figlio di mio padre.

HELENA                   Ti piacerebbe, lo so, ma non è possibile: gli somigli troppo.

HUGO                                   (Terrorizzato) Non è vero! Helena! Ti sembra proprio che gli                                             somigli?

HELENA                   Stiamo giocando o no?

HUGO                                   Stiamo giocando.

HELENA                   Allora apri questa maledetta valigia.

HUGO                                   Ho giurato di non aprirla.

HELENA                   Mi sono stancata. Non m’importa, se non la apri: tanto so già cosa                                    contiene.

HUGO                                   (Allarmato) Cosa?

HELENA                   (Recupera il pacchetto sotto il materasso. Tira fuori delle fotografie                                   legate insieme con un elastico.) Ecco qua.

HUGO                                   Helena !

HELENA                   (Trionfante) Ho trovato la chiave nel tuo vestito. Ora so chi è la tua                                  amante, la tua principessa. Non sono io, non è la lupa dai capelli                                       neri... sei tu, tesoro. Dodici tue fotografie, nella valigia...

HUGO                                   Rendimele!

HELENA                   Dodici foto della tua giovinezza pensosa. A tre anni, a sei, a otto...                                   Te le sei portate via quando tuo padre t’ha cacciato di casa. Ti seguo-                            no ovunque. Quanto ti devi amare!

HUGO                                   Helena , non gioco più. Rendimele!

HELENA                   Che bravo ometto, che bravo bambino...

Helena            ha in mano il pacchetto delle fotografie e nasconde l’altra dietro la schiena. Fugge, mentre Hugo la insegue. Hugo la afferra e la getta sul letto.

HUGO                                   Me le renderai, strega!

HELENA                   Lasciami! Attento o finiremo con lo spararci.

HUGO                                   Rendimele!

HELENA                   Ti dico che sta per partire il colpo. (Hugo si rialza ed Helena tira fuori la pistola da sotto il materasso e gliela mostra) C’era anche questa, nella valigia.

HUGO                                   Dammi qua (Le strappa di mano la pistola e le fotografie, poi va a                                     frugare nel vestito, prende le chiavi, torna alla valigia, la apre e vi                                    nasconde tutto. Infine richiude, non a chiave).

HELENA                   Che cosa significa quella rivoltella?

HUGO                                   Ne porto sempre una con me.

HELENA                   Non è vero. Perché hai quella rivoltella?

HUGO                                   Vuoi proprio saperlo?

HELENA                   Sì. Ma rispondimi seriamente.

HUGO                                   Non ne parlerai con nessuno?

HELENA                   No.

HUGO                                   E’ per uccidere Halcòn.

HELENA                   Ho detto “seriamente”. Basta giocare.

HUGO                                   E chi gioca?

HELENA                   Ma tu non ne sarai mai capace, amore mio. Vuoi che lo uccida io per                                te? Andrò ad offrirmi a lui, e poi...

HUGO                                   ...e poi lo mancherai. Grazie: farò da solo.

HELENA                   Ma perché vuoi ucciderlo? Un uomo che non conosci nemmeno!

HUGO                                   Per farmi prendere sul serio da mia moglie. Mi prenderai sul serio?

HELENA                   T’ammirerò, ti nasconderò, ti nutrirò...

HUGO                                   Helena , fa’ uno sforzo: sii seria.

HELENA                   Perché devo essere seria?

HUGO                                   Guardami negli occhi...senza ridere. E’ vero quello che ho detto di                                   Halcòn. Il partito mi ha mandato qui per ucciderlo.

HELENA                   (Mortalmente seria) Perché non me l’hai detto prima?

HUGO                                   Avresti rifiutato di accompagnarmi, forse.

HELENA                   Perché? Sono cose da uomini. Io che c’entro?

HUGO                                   E’ pericoloso, sai? L’amico ha l’aria coriacea...

Bussano alla porta. Mentre Hugo va ad aprire, Helena corre alla valigia, l’apre, prende la pistola e la nasconde sotto le gonne, all’interno della coscia. Entrano Cholo e Pedra, i mastini di Halcòn. Indossano ambedue una tuta mimetica. Pedra imbraccia un mitra. Cholo ha la pistola nel cinturone.

CHOLO                     Siamo venuti a vedere se avete bisogno di una mano.

HUGO                                   Per cosa?

PEDRA                      Tutti quei bei vestiti vanno ripiegati. Fareste prima se ci mettessimo in quattro.

HELENA                   Credete?

PEDRA                      (Mette a tracolla il mitra. Prende un vestito di Helena e lo spiega)                         Roba fina, Cholo.

CHOLO                     Non toccare, chiquita: ti potresti montare la testa. Scusatela, signora,                                è un tipo primitivo, la nostra Pedra.

Pedra si mangia con gli occhi Helena          

HELENA                   Perché mi guarda in quel modo?

CHOLO                     Non vediamo una donna da sei mesi.

HELENA                   Ah, capisco: avete gli stessi gusti.

PEDRA                      (Ghignando, lubrica) Non sappiamo più com’è fatta, una donna.

HELENA                   Bene. E ora incominciate a ricordarvelo?

CHOLO                     A poco a poco.

HELENA                   Al pueblo non ci sono donne?

CHOLO                     Sì, ma non possiamo uscire. Il segretario che c’era prima saltava il                                     muro tutte le notti. L’hanno ritrovato, una mattina. con la testa divisa                            in due da un colpo di machete. E’ per questo che il capo ha voluto un                           segretario sposato.

HELENA                   Molto gentile da parte sua.

PEDRA                      Solo che... a noi chi ci pensa?

CHOLO                     Il capo dice che l’astinenza ci rende vigili...

PEDRA                      ...agili e pronti come bestie feroci...

HUGO                                   (A Helena) Sono le guardie del corpo di Halcòn.

HELENA                   L’avevo indovinato, pensa!

PEDRA                      (Mostrando il mitra) Forse per questo qui?

HELENA                   Sì, anche per quello.

CHOLO                     Ma non dovete crederci dei professionisti. Siamo operai. Facciamo un                              po’ di straordinario, quando il Partito ce lo chiede.

PEDRA                      Non avete paura di noi, vero?

HELENA                   No, anche se preferirei che vi liberaste di quella ferraglia. Mi rende                                   nervosa.

PEDRA                      Impossibile.

CHOLO                     Proibito.

HELENA                   Deve avere una gran paura, il vostro capo.

CHOLO                     No: solo, non vuole morire ammazzato.

HELENA                   Perché mai dovrebbero ammazzarlo?

PEDRA                      Il perché non lo sappiamo, ma qualcuno lo ha avvertito che è in                                         pericolo. Bisogna stare in guardia.

Mentre Pedra sta parlando, Cholo fa il giro della stanza, con aria affettatamente distratta. In realtà i suoi occhi frugano in ogni angolo. Si ferma davanti all’armadio e ne trae il vestito di Hugo.

CHOLO                     Ehi, Pedrita, guarda che eleganza!

PEDRA                      Fa parte del mestiere. Come si fa a dettare a uno mal vestito? Si                                       rischia di perdere il filo del discorso.

Cholo palpa l’abito fingendo di spazzolarlo o di valutarne la qualità. Poi lo ripone nell’armadio e torna accanto a Pedra. Helena e Hugo si guardano. Poi si siedono.

PEDRA                      (Alla finestra) Bella vista.

CHOLO                     Sì, è bello qui da loro.

PEDRA                      Hai visto il letto? Non ti sembra a tre piazze?

CHOLO                     Anche a quattro, se gli sposini si stringono un po’.

PEDRA                      Tanto spazio sprecato, e c’è chi dorme per terra!

CHOLO                     Sta’ zitta o me lo sogno stanotte, questo letto.

HUGO                                   Perché? Non avete un letto, voi due?

CHOLO                     Lei dorme sul tappeto dello studio e io nel corridoio, davanti alla                                      camera del capo.

HELENA                   Ed  è scomodo?

PEDRA                      (Indicando Hugo) Per lui lo sarebbe, che ha un aria così delicata. Noi                                ci siamo abituati. (S’abbassa e guarda sotto il letto)

HUGO                                   Che cosa cercate?

PEDRA                      Non si sa mai, potrebbero esserci dei topi e (guardando Helena) noi                                 donne abbiamo molta paura dei topi, non è vero, piccioncino?

HELENA                   E avete lasciato solo il capo? Non temete che possa accadergli qual-                                 cosa, in vostra assenza?

CHOLO                     C’è Leòn, che è rimasto di là. (Indica il telefono) In caso di pericolo                                  ci chiamerebbe.

HUGO                                   Bene, ci ha fatto piacere ricevere la vostra visita. Sono certo che                                       diventeremo amici. Anzi, propongo di darci del tu, noi tre. Ok?

PEDRA                      Se ti fa piacere. Eppoi, tra compagni...

HUGO                        (Si avvicina alla porta e la apre) Tornate pure quando volete. La porta è sempre aperta, per voi.

PEDRA                      (Ghignando) Anche di notte?

CHOLO                     Ce ne andiamo subito. Solo una piccola formalità.

HUGO                                   Quale?

CHOLO                     Frugare la camera.

HUGO                                   Escluso.

CHOLO                     Gli ordini sono ordini.

HUGO                                   Ordini di chi?

CHOLO                     Di Halcòn.

HUGO                                   Halcòn vi ha dato un simile ordine?

CHOLO                     Su, non fare lo scemo. Te l’ho appena detto: il Capo è stato avvertito                               che qualcuno gli vuol fare la pelle. Quindi, figurati se ti lasciamo en-                           trare in casa senza guardarti in tasca!

HUGO                                   Io vi domando se Halcòn vi ha esplicitamente incaricati di frugare tra                               le mie cose.

PEDRA                      Esplicitamente. Vero, Cholito?

CHOLO                     Esp... esplicitamente, sì. Nessuno mette piede in questa casa senza                                                essere perquisito. E’ la regola.

HUGO                                   E voi non mi perquisirete. E’ l’eccezione.

CHOLO                     Se appartieni al Partito, saprai che cos’è una consegna.

HUGO                                   Certo che lo so. Lo so quanto voi. Rispetto le consegne, ma rispetto                                  anche me stesso e non obbedisco a ordini idioti che mettono in dub-                                 bio la mia lealtà.

CHOLO                     Hai sentito, Pedrita? Tu ti rispetti?

PEDRA                      Se l’ho fatto, non l’ho mai saputo: quindi, sono innocente. E tu, Cho-                               lito?

CHOLO                     Vuoi scherzare? Non si ha il diritto di rispettarsi se non si è, come                                                 minimo, segretari.

HUGO                                   Idioti! Se sono entrato nel Partito è proprio perché tutti gli uomini,                                   segretari e no, ne abbiamo un giorno diritto.

PEDRA                      Dìgli di piantarla, Cholo, o mi farà scoppiare in lacrime. Noi, signori-                                no, ci siamo entrati perché morivamo di fame.

CHOLO                     Già, quindi perché un giorno quelli come noi possano riempirsi la                                      pancia.

PEDRA                      Dài, basta con le chiacchiere: apri questa valigia.

HUGO                                   Tu non la toccherai!

PEDRA                      (Alza il mitra e lo punta) E come farai a impedirmelo?

HUGO                                   Se la tocchi, lasciamo la villa in questo istante e Halcòn potrà cercarsi                               un altro segretario.

CHOLO                     Oh, ma tu mi mortifichi! Un segretario non lo si trova a ogni cantone.

HUGO                                   Tu scherzi. Io faccio sul serio. Fruga e vedrai.

Cholo si gratta la nuca. Helena, che è rimasta calmissima durante tutta la scena, si fa avanti.

HELENA                   Perché non telefonate ad Halcòn?

Cholo e Pedra si consultano con lo sguardo.

CHOLO                     Si potrebbe tentare. (Va al telefono e compone un numero) Leòn? Va                               a dire al Capo che il signorino non vuole ragionare. Come? Oh, dei                                 gran discorsi... (Riattacca) E’ andato a parlare col capo.

PEDRA                      D’accordo. Però, ascolta, Cholito: io voglio un gran bene al vecchio,                                ma se fa un’eccezione per questo tipo qua, quando m’ha costretto a                                guardare nelle braghe anche del postino, Cristo, gli do gli otto giorni!

CHOLO                     Hai ragione. O ci permetterà di frugarlo, o ce ne ne andremo noi.

Entra Halcòn.

HALCON                  Si può sapere perché mi avete disturbato?

CHOLO                     Non vuole perquisizioni, Capo.

HALCON                  No?

HUGO                                   Se permettete loro di frugarmi, me ne vado.

HALCON                  Ah. Bene.

PEDRA                      E se tu ce lo impedisci, ce ne andiamo noi.

HALCON                  Sedetevi! (Eseguono, di malumore) A proposito, Hugo, puoi darmi                                  del tu. Qui tutti ci diamo del tu. (A Helena) E tu come ti chiami?

HELENA                   Anche alle donne, qui, si dà del tu? Uhm, mi ci abituerò. Mi chiamo                                 Helena .

HALCON                  Ti credevo brutta.

HELENA                   Spiacente di averti deluso.

HALCON                  Sì, me ne rammarico. E’ stato a causa tua che stavano litigando?

HELENA                   Non ancora.

HALCON                  Che non debba avvenire mai. (Siede su una poltrona) La perquisizio-                                ne non ha nessuna importanza.

CHOLO                     Ma...

HALCON                  Nessuna importanza, ho detto. Ne riparleremo. Che cosa è successo,                                 in realtà? Lo rimproverate per qualcosa, non è vero? Perché è troppo                                     ben vestito? O perché parla come un libro stampato?

CHOLO                     E’ questione di pelle.

HALCON                  Niente di tutto questo, qui! Le questioni di pelle si lasciano in guarda-                              roba. (Alle guardie) Ragazzi miei, avete cominciato male. (A Hugo)                               Tu, tu fai l’arrogante perché sei il più debole. (Alle guardie) Voi ave-                           te cominciato a guardarlo storto, perché è diverso. Cosa arriverete a                                  fargli, da qui a una settimana? No. Non va. Mi farete il piacere di vo-                               lervi bene.

CHOLO                     (Con dignità grottescamente esagerata) Ai sentimenti non si coman-                                 da!

HALCON                  Si comanda! Si comanda quando si è in servizio, fra uomini dello                                     stesso partito.

PEDRA                      Noi non siamo dello stesso partito.

HALCON                  (A Hugo) E’ vero?

HUGO                                   Neanche per sogno!

HALCON                  (A Pedra) Allora?

PEDRA                      Forse saremo dello stesso partito, ma non ci siamo entrati per le stes-                                se ragioni.

HALCON                  Ci si entra sempre per le stesse ragioni.

PEDRA                      Lui c’è entrato, dice, per insegnare ai poveri il rispetto di se stessi.

HUGO                                   E loro solo per riempirsi la pancia.

HALCON                  Mi sembra che siate d’accordo.

PEDRA                      D’accordo? Non mi pare.

HALCON                  Non mi hai raccontato che ti vergognavi di avere fame? E che questo                               ti mandava in bestia perché non ti lasciava il tempo di pensare ad al-                        tro? E non m’hai detto che una ragazza dovrebbe aver di meglio da                          fare che doversi preoccupare sempre del suo stomaco?

PEDRA                      (Imbronciata) Potevi anche fare a meno di parlare di questo davanti a                              lui.

HALCON                  Me l’hai o non me l’hai raccontato?

PEDRA                      E questo che cosa prova?

HALCON                  Prova che l’aver fame ci rende schiavi, e che la necessità di sfamarci                                 ci distoglie da occupazioni più elevate e degne di un uomo. E’ quello                                   che lui chiama il rispetto di se stessi. (Pausa) Bisogna lasciarlo dire:                               ognuno può usare le parole che preferisce.

PEDRA                      E’ che... lui adopera le parole che si trova nella testa...pensa tutto con                               la testa...

HUGO                                   Con che cosa dovrei pensare, con i piedi?

PEDRA                      (Dura) Quando salti il pasto, non è con la testa che pensi. E’ vero.                                                Volevo che finisse, per avere un po’ di tempo per me. Ero stanca di                                  pensare sempre allo stomaco. Ma non era rispetto di me! Tu non hai                              mai avuto fame. Sei venuto per farci la morale, come le dame di cari-                         tà che salivano da mia madre quand’era ubriaca e le dicevano che non                              si rispettava.

HUGO                                   E’ falso.

CHOLO                     Hai mai conosciuto la fame, tu?

HUGO                                   (China il capo) Hai ragione: non so che cosa sia. Mi hanno nutrito                                     con gli omogeneizzati, e io ne lasciavo sempre la metà. Che spreco!                                  Quanta fatica per farmi mangiare! Io crescevo, ma non ingrassavo,                             no! Mi hanno fatto bere persino il sangue fresco del Mattatoio Comu-                         nale, perché ero palliduccio: di colpo non toccai più la carne. Mangia,                               Hugo, mangia: finirai per ammalarti, dicevano...E, giù olio di fegato                                 di merluzzo. Il colmo del lusso: una medicina che ti fa venir fame,                                             mentre gli altri, in strada, si sarebbero venduti per una bistecca! Li                                             vedevo passare, coi loro cartelli: Vogliamo pane! E io andavo a tavo-                               la, dove mia madre m’inseguiva col cucchiaio stracolmo...su, Hugui-                                 to, una cucchiaiata, per la tua mamma... Ho piantato la famiglia e mi                                 sono iscritto al Partito, sempre per sentire la stessa musica? Non hai                               fame, Hugo, non hai mai avuto fame: in che t’immischi? Che cosa                                          devo fare perché smettiate di rimproverarmelo?

HALCON                  (Dopo una pausa)  Avete inteso? Ditegli quello che deve fare: ta-                                     gliarsi una mano? Cavarsi un occhio? Offrire sua moglie alla compa-                               gnia? Che prezzo deve pagare perché lo perdoniate?

CHOLO                     Non ho nulla da perdonargli.

HALCON                  Sì. D’essere entrato nel Partito senza esservi stato spinto dalla mise-                                 ria.

CHOLO                     Nessuno glielo rimprovera. Ma tra noi c’è un abisso. Lui è un dilet-                                   tante. E’ entrato nel partito perché gli sembrava una bella cosa, tanto                              per fare un gesto. Noi non potevamo fare diversamente.

HALCON                  E tu credi che lui avrebbe potuto fare diversamente? Anche la fame                                 degli altri non è tanto facile da sopportare.

CHOLO                     A molta gente la fame degli altri non fa né caldo né freddo.

HALCON                  Perché non hanno immaginazione. Il guaio con questo giovanotto è che ne           ha troppa.

CHOLO                     E va bene. Nessuno gli vuole male. Non lo possiamo soffrire, ecco                                    tutto. Abbiamo però il diritto...

HALCON                  Quale diritto? Non avete nessun diritto.

HUGO                                   Non mi difendete. Chi ve lo ha chiesto? Ci sono abituato, ormai.                                      Quando li ho visti entrare ho riconosciuto il loro sorriso. Era un ghi-                                 gno di trionfo: venivano a farmi pagare per mio padre, per mio nonno                               e per tutti quelli della mia famiglia che li hanno affamati. Vi dico che                          li conosco: non mi accetteranno mai. Ho lottato, mi sono umiliato, ho                                    fatto di tutto perché dimenticassero, ho ripetuto loro che li amavo,                                   che li invidiavo, che li ammiravo. Niente da fare. Sono un figlio di pa-                           pà, un intellettuale, uno che non lavora con le mani. Ebbene, pensino                         quello che vogliono. Hanno ragione: è una questione di pelle. (Cholo                                    e Pedra si guardano in silenzio).

HALCON                  Allora? (Cholo e Pedra alzano le spalle, indecisi) Non lo risparmierò                                più di quanto non risparmi voi: non lavorerà con le mani, ma lo farò                                sgobbare. (Seccato) E poi, finiamola!

CHOLO                     E va bene. (A Hugo) Siamo partiti male.  Cercheremo di non renderci                               la vita dura, d’accordo?

HUGO                                   (Mollemente) Come volete.

HALCON                  Resta il problema della perquisizione.

PEDRA                      Beh, era una questione di principio.

HALCON                  Chi ha chiesto il vostro parere? Farete la perquisizione, se vi dirò di                                  farla. (A Hugo) Ho fiducia in te, ragazzo, ma devi essere realista. Se                              faccio un’eccezione per te oggi, domani me ne chiederanno due e alla                                   fine qualcuno ci farà saltare in aria tutti perché avremo tralasciato di                           rovesciargli le tasche. Se te lo chiedessero cortesemente, ora che siete                               amici, ti lasceresti perquisire?

HUGO                                   Te...temo di no.

HALCON                  Oh! E se te lo chiedessi io? (Hugo sembra irremovibile) Vedo: hai                                    dei principi... ma potrei farne una questione di principio anch’io.                                             (Pausa) Guardami. Non hai armi?

HUGO                                   No.

HALCON                  Nemmeno tua moglie?

HUGO                                   No.

HALCON                  E va bene. Mi fido di te. (Alle guardie) Andatevene, voi due.

HELENA                   Un momento. (I due si voltano) Hugo, non sarebbe bello non rispon-                                 dere alla fiducia con la fiducia.

HUGO                                   Come?

HELENA                   Potete frugare dappertutto.

HUGO                                   Ma, Helena...

HELENA                   Beh? Finirai per far credere loro che nascondi una rivoltella.

Cholo e Pedra rimangono indecisi vicino alla porta.

HUGO                                   (In un sussurro) Pazza.

HELENA                   Allora, lasciali fare. Il tuo orgoglio è salvo, visto che siamo noi che li                                preghiamo di procedere.

HALCON                  (Alle guardie) Ebbene? Che cosa aspettate? Avete sentito?

Cholo e Pedra iniziano la perquisizione. Mentre frugano, Hugo non smette di guardare Helena  con stupore.

HALCON                  E che questo v’insegni a fidarvi di più della gente. Io mi fido sempre.                              Di tutti. (I due frugano) E tu, Pedra, vieni qui. (Indica Hugo) Fruga-                          lo. Basterà palpargli le tasche della giacca. (Pedra esegue) Ecco. E                                 quelle dei pantaloni. Basta così. Non ti chiedo di più.

HELENA                   E io?

HALCON                  La nostra Pedra non chiede di meglio, vero?

PEDRA                      (Dura) Certo. Ma non per le ragioni che pensi tu, capo. Lei mi piace                                 ancor meno di suo marito.

Pedra si avvicina e la sfiora appena, valutandola, suo malgrado, con occhio interessato.

HELENA                   Ha il tocco davvero vellutato, la gattona.

HALCON                  Scherzi col fuoco, chica.

CHOLO                     Le valigie sono vuote?

HUGO                                   Sì.

HALCON                  (Indicando quella in mezzo alla scena) Anche quella?

HUGO                                   Sì.

CHOLO                     (La prende) No, questa no.

HUGO                                   Ah...no, quella no. Stavo per aprirla quando siete entrati.

HALCON                  (A Cholo)  Aprila!

CHOLO                     (Dopo averla aperta e frugata) Niente.

HALCON                  Bene. Finito. Sparite.

CHOLO                     (A Hugo) Senza rancore.

HUGO                                   Senza rancore.

HELENA                   (Mentre escono) Verrò a trovarvi nella vostra anticamera.

HALCON                  Se fossi in te non lo farei.

HELENA                   Perché? Sono così carini! Lei, poi! Un tipo che infonde sicurezza.

HALCON                  Insisti. Finirai per bruciarti. (Le si avvicina) Sei bella, è un fatto. E                                                hai classe. Soltanto, la situazione essendo quella che è, non ha che                                                due soluzioni. La prima, se hai il cuore abbastanza grande, sarebbe di                               fare la felicità di tutti noi.

HELENA                   Ho il cuore molto piccolo.

HALCON                  L’avevo immaginato. Resta la seconda soluzione: quando tuo marito                                se ne va, chiuditi in camera e non aprire a nessuno...nemmeno a me.                               (Pausa) Hugo, t’aspetto alle otto, domani mattina.

HUGO                                   Lo so.

HALCON                  Bene. (Fruga con gli occhi tutta la camera).

HUGO                                   Per poco fa...mi scuso.

HALCON                  Un incidente già dimenticato. (Si avvicina a un tavolo dove ci sono                                   alcuni libri. Li guarda) Hegel, Marx, molto bene. Lorca, Eliot: non li                               conosco.

HUGO                                   Sono poeti.

HALCON                  Uhm. Poesia. Scrivi versi?

HUGO                                   N..no.

HALCON                  Uhm, bugia. Ne hai scritti. (Gli offre una sigaretta, Hugo rifiuta)                                       Non fumi? Bene. Il Comitato mi ha avvertito che non hai mai parte-                             cipato ad azioni dirette. E’ vero?

HUGO                                   E’ vero.

HALCON                  Chissà come ti rodevi. Tutti gli intellettuali sognano d’entrare in                                       azione.

HUGO                                   Mi occupavo del giornale.

HALCON                  Davvero? Era un lavoro onesto. E si sono privati di un così bravo                                      redattore per me?

HUGO                       Hanno pensato che facessi al caso vostro.

HALCON                  Molto gentili. E tu? Sei stato contento di abbandonare il tuo lavoro?                                Fare un giornale è importante: sotto un certo aspetto, più importante                             dell’azione. E tu l’hai lasciato, per fare il segretario. Per lo meno stra-                            no. Perché hai accettato?

HUGO                                   Per disciplina.

HALCON                  Diffido di chi ha solo questa parola sulle labbra.

HUGO                                   Io ho bisogno di disciplina.

HALCON                  Perché?

HUGO                                   (Stanco) Troppi pensieri...

HALCON                  Capisco. E adesso la tua testa ne è piena?

HUGO                                   Non meno di sempre. Bisogna che mi difenda. Che la mia mente ri-                                              sponda a delle consegne. Fermati, cammina, fa’ questo...Ho bisogno                                di obbedire. Tutto qui. Mangiare, dormire, obbedire...

HALCON                  Già. Se obbedisci, potremo intenderci. Ma ascolta: quando frugavano                              in questa valigia, hai avuto paura. Non negarlo: te l’ho letta negli oc-                        chi. Perché?

HUGO                                   Non ho avuto paura.

HALCON                  Non mentire. Hai avuto paura. Che cosa contiene?

HUGO                                   L’hanno pur frugata e non c’era niente.

HALCON                  Ora vedremo (Va alla valigia e la apre) Cercavano un’arma, ma in                                    una valigia si può nascondere anche altro.

HUGO                                   O cose strettamente personali.

HALCON                  Dal momento che sei ai miei ordini, non hai più niente di tuo. (Fruga)                              Camicie, mutande, tutto nuovo. Sei dunque ricco.

HUGO                                   Mia moglie lo è.

HALCON                  Che cosa sono queste foto? (Le guarda) Ah, è così, dunque. Un ve-                                 stitino di velluto. Un gran colletto alla marinara. Un vero dandy!

HUGO                                   (Si avvicina, aggressivo) Rendetemi quelle foto!

HALCON                  (Lo respinge) Eccole, dunque, le cose strettamente personali. Avevi                                  paura che le trovassero.

HUGO                                   Se ci avessero messo le mani sopra, se si fossero messi a sghignazza-                                 re, guardandole, io...

HALCON                  Il mistero è chiarito. Ecco che cosa significa portare la colpa scritta in                               faccia. Avrei giurato che tu nascondessi almeno una bomba. (Guarda                               ancora le foto) Non avevi un’aria molto allegra. No, non dev’essere                             sempre piacevole essere figlio di ricchi. E’ un brutto esordio, nella                                        vita. Perché ti porti in giro il tuo passato in questa valigia, se lo vuoi                                  seppellire? (Gesto vago di Hugo)  Ad ogni modo (restituisce le foto)                                 tieni, nascondile bene. (Hugo le prende e le mette nella tasca interna                                    della giacca) A domani, Hugo.

HUGO                                   A domani

HALCON                  Buonasera, Helena.

HELENA                   Buonasera.

Halcòn s’avvia, Sulla soglia si volta.

HALCON                  Chiudete le persiane e tirate i chiavistelli. Non si sa mai chi possa                                      aggirarsi nel parco. E’ un ordine.

Esce. Hugo va alla porta e dà due giri di chiave.

HELENA                   E’ vero. E’ volgare, ma non porta la cravatta a pallini.

HUGO                                   Dov’è la pistola?

HELENA                   Come mi sono divertita, coniglietto! E’ la prima volta che ti vedo alle                               prese con dei veri uomini.

HUGO                                    Helena , dov’è la rivoltella?

HELENA                   (Solleva la gonna, provocante, e tira fuori l’arma)  Per le perquisi-                        zioni Halcòn farebbe bene ad assumere una donna normale. Mi voglio                            offrire.

HUGO                                   Quando l’hai presa?

HELENA                   Quando sei andato ad aprire ai due mastini.

HUGO                                   Ci hai presi in giro tutti.

HELENA                   Hai avuto paura?

HUGO                                   Per poco non me la faccio sotto. E tu?

HELENA                   Sì, soprattutto quando ho capito che mi avrebbero frugato. Ero sicura che Cholo non si sarebbe permesso di toccarmi...Pedra, invece...ma non avevo paura che mi trovasse la pistola... era delle sue mani che avevo paura.

HUGO                                   Non avrei dovuto trascinarti in quest’avventura.

HELENA                   Ho sempre sognato d’essere un’avventuriera.

HUGO                                   Helena , non è un gioco, questo! Quell’uomo è davvero pericoloso.

HELENA                   Pericoloso? Per chi?

HUGO                                   Per il Partito.

HELENA                   Credevo che ne fosse il capo.

HUGO                                   Ne è uno di capi...ma, appunto...vedi...

HELENA                   (Annoiata) Ti prego, non mi spiegare. Ti credo sulla parola.

HUGO                                   (Pensoso) Buon Dio, quando si sta per uccidere un uomo ci si do-                                     vrebbe sentire pesanti come pietre. Hai visto com’è denso? Com’è                                                vivo? E fra una settimana, forse meno, sarà disteso per terra, morto,                             con cinque fori nella pelle. E sarò stato io, proprio io... Non è incredi-                            bile?

HELENA                   (Ride)  Ma, tesoro mio: se vuoi convincermi che stai per diventare un                                assassino, dovrai cominciare prima a convincerne te stesso.

Fine III scena

Quarta scena

Lo studio di Halcòn. Una stanza spartana, contenente una scrivania, una libreria con pochi libri, poche poltrone. Una grande portafinestra dà sul parco. In un angolo un mobiletto basso su cui troneggia un fornello a gas, alcuni barattoli e una caffettiera. Vicino alla portafinestra, un tavolo da ufficio basso, con macchina da scrivere. Sulla parete di fondo, un poster del Che, il più tipico.

Hugo è in scena. Fischiettando si avvicina alla caffettiera e ne alza il coperchio. Entra Helena    in punta di piedi.

HELENA                   Che stai facendo?

HUGO                        (Fa un salto e molla la caffettiera) Helena    ! Coño! Ti era stato detto di non mettere piede in questo ufficio! Che ci fai, qui?

HELENA                   Sono venuta a trovarti, mì amor.

HUGO                                   Mi hai visto. Ora fila! Halcòn sta scendendo.

HELENA                   Mi annoio, senza di te, orsacchiotto.

HUGO                                   Non ho tempo di giocare, Helena...

HELENA                   (Guardandosi attorno) Naturalmente non avevi saputo descrivermi                                   niente. Si sente odore di tabacco, come nell’ufficio di mio padre...

HUGO                                   Devi andartene...

HELENA                   Aspetta. (Solleva la sottana e tira fuori la pistola) Ero venuta anche                                  per portarti questa. L’hai dimenticata.

HUGO                                   Non l’ho dimenticata. Non la porto mai.

HELENA                   Un killer senza pistola? Curioso, no?

HUGO                                   Torna in camera e chiudila nella valigia.

HELENA                   Non ho voglia di tornare di là.

HUGO                                   Non dovevi portarla via.

HELENA                   Hai per caso cambiato idea?

HUGO                                   Zitta!

HELENA                   Guardami negli occhi. Sì o no?

HUGO                                   No. Non ho cambiato idea.

HELENA                   Vuoi dire che hai ancora intenzione di...

HUGO                                   Sì. Ma non oggi.

HELENA                   (Piagnucolando) Oh, Huguito, perché non oggi? Mi annoio tanto!                                                Ho finito tutti i romanzi che mi hai dato e non mi piace starmene tutti                              il giorno sul letto come un’odalisca. M’ingrassa. Che cosa aspetti?

HUGO                                   Oggi non è opportuno.

HELENA                   Perché?

HUGO                                   Aspetta dei visitatori.

HELENA                   Uccidi anche loro.

HUGO                        Non c’è nulla così fuor di luogo di una persona che si ostina a giocare quando gli altri non ne hanno voglia. Io non ti chiedo di aiutarmi, Helena   , ma almeno non m’intralciare!

HELENA                   E va bene! Fa’ pure ciò che vuoi, visto che mi tieni fuori dalla tua vita. Ma prendi questa rivoltella, perché, se la tengo io, mi sformerà il vestito.

HUGO                        (Prende la pistola e se la mette in tasca) E adesso, fila!

HELENA                   Un momento; avrò bene il diritto di dare un’occhiata allo studio dove lavora mio marito. (S’aggira e osserva: fogli sulla scrivania di Halcòn, la sua sedia, poi si avvicina al fornello, stappa una caraffa e l’annusa) Pisco? (Fa una smorfia) Beve?

HUGO                        Come una spugna.

HELENA                   E non si ubriaca mai?

HUGO                        Mai.

HELENA                   Spero che tu non beva liquori, anche se te ne offre: non li reggi.

HUGO                        Non farmi la sorella maggiore, adesso. Lo so bene che non reggo i liquori… né il tabacco, né il freddo, né il caldo, né l’umidità, né il fieno, insomma, nessuna cosa al mondo.

HELENA                   (Indicando il fornello) Che cos’è? Si fa da mangiare da solo?

HUGO                        Sì.

HELENA                   Ma perché? Non potrei cucinare per lui come faccio per te? Potrebbe venire a mangiare con noi.

HUGO                        Non lo faresti bene come lo fa lui: e poi, credo che lo diverta e lo rilassi. La mattina prepara il caffè. Eccellente. Gli arriva direttamente dalla Colombia.

Pausa

HELENA                   Hugo…

HUGO                        Sì?

HELENA                   L’odore del tabacco se ne andrà, quando sarà morto. (Hugo alza le spalle) Filtrerà via dalle fessure della porta e questo studio non saprà più di fumo. (Bruscamente) Non ucciderlo! (Hugo la guarda senza rispondere. Si sente un rumore di passi, fuoricampo).

HUGO                        Eccolo! Esci dalla finestra. (Cerca di spingerla verso la finestra. Lei gli resiste)

HELENA                   No, ti prego. Vorrei vedere come siete quando vi trovate soli.

HUGO                        (Trascinandola) Spicciati! (Lei gli sfugge)

HELENA                   A casa di mio padre mi nascondevo sotto la tavola e lo guardavo lavorare per ore. (Si nasconde sotto la scrivania)

Entra Halcòn

HALCON                  Che cosa fai là sotto?

HELENA                   Mi nascondo.

HALCON                  Perché?

HELENA                   Per vedere come siete quando non ci sono.

HALCON                  Sciocchezze! (A Hugo) Chi l’ha fatta entrare?

HUGO                        Non lo so.

HALCON                  E’ tua moglie: avresti dovuto ammaestrarla meglio.

HELENA                   (Esce dal nascondiglio) Povero orsacchiotto, t’ha preso per mio marito.

HALCON                  Perché? Non è tuo marito?

HELENA                   E’ il mio fratellino.

HALCON                  (Sarcastico) Sì, tù hermanito de piernas! (A Hugo) Vedi? Non ti rispetta.

HUGO                        No.

HALCON                  Perché l’hai sposata?

HUGO                        Forse proprio perché non mi rispettava.

HALCON                  Quando si è del Partito, ci si sposa con una del Partito.

HELENA                   Perché?

HALCON                  Tutto si fa più semplice.

HELENA                   Come sapete che non sono del Partito?

HALCON                  Si vede. Tu non sai fare niente, tranne forse l’amore.

HELENA                   Nemmeno quello. (Pausa) Ritenete ch’io debba iscrivermi al Partito?

HALCON                  Puoi fare quello che vuoi: è un caso disperato, il tuo.

HELENA                   E’ forse colpa mia?

HALCON                  Che vuoi che ne sappia? Suppongo che tu sia metà vittima e metà complice, come tutti.

HELENA                   Io non sono complice di nessuno. Si è deciso di me senza chiedere il mio parere.

HALCON                  (Fa un gesto di noncuranza) Il problema dell’emancipazione della donna non mi appassiona.

HELENA                   Già! La grandezza, la superiorità del macho latino! (Halcòn ghigna. Helena         indica Hugo)  Credete ch’io gli faccia del male?

HALCON                  E’ per chiedermi questo che sei venuta qui?

HELENA                   Perché no?

HALCON                  Immagino che tu sia il suo lusso. I figli di papà che approdano da noi hanno l’abitudine di portarsi dietro qualcosa del loro passato. Alcuni la loro libertà di pensiero, altri una spilla per cravatta. Lui, qualche foto e…sua moglie.

HELENA                   Voi, naturalmente, non avete bisogno di nessun lusso.

HALCON                  No, naturalmente. (Si guardano) Su, ora basta: sparisci.

HELENA                   E va bene; vi lascio alla vostra amicizia di uomini.

Esce con dignità

HALCON                  Ci tieni a lei?

HUGO                        Suppongo di sì.

HALCON                  Allora proibiscile di rimettere piede qui. Mi distrae. Inoltre, quando devo scegliere tra qualcuno e una bella donna, io scelgo quel qualcuno, ma non bisogna rendermi il compito più difficile. (Bruscamente) Che ora è?

HUGO                        Le quattro e dieci.

HALCON                  Ritardano. (Va alla finestra, getta un’occhiata e torna il mezzo alla scena)

HUGO                        Non avete nulla da dettarmi?

HALCON                  Oggi no. (Hugo fa cenno di andarsene) No, resta. Vedrai. Gente del tuo mondo. Se vengono, la cosa è fatta; ma se all’ultimo momento si lasciano cogliere dal panico, bisognerà ricominciare tutto da capo. E credo che me ne mancherà il tempo. (Pausa) Quanti anni hai?

HUGO                        Ventitre.

HALCON                  Hai tempo, tu.

HUGO                        Nemmeno voi siete tanto vecchio.

HALCON                  Non sono vecchio, no, ma non morirò di vecchiaia. Al di là di quei muri c’è gente… compagni, uomini tutti d’un pezzo, irriducibili, che vogliono farmi la pelle. E siccome io non penso mai a proteggermi, finiranno sicuramente per riuscirci.

HUGO                        Come lo sapete?

HALCON                  Perché li conosco. (Pausa) Hai sentito un motore?

HUGO                        No. (Ascoltano) No.

HALCON                  Ecco il momento, per uno di loro, di saltare il muro. Capisci? Sarebbe meglio, per loro, che io non potessi ricevere questi visitatori. (Va alla caraffa e si versa da bere) Ne vuoi?

HUGO                        No, grazie. (Halcòn beve) Voi avete paura?

HALCON                  Paura di che?

HUGO                        Di morire.

HALCON                  No. Ma ho fretta. Una volta non m’importava d’aspettare. Ora non posso più permettermelo.

HUGO                        Come dovete odiarli!

HALCON                  Ti sbagli. Non ho obiezioni di principio contro l’assassinio politico.

HUGO                        Datemi da bere.

HALCON                  Ah, hai cambiato idea? Toh! (Gli versa da bere dalla caraffa. Hugo lo guarda fisso) Perché mi guardi così? Non mi hai mai visto?

HUGO                        Infatti, non vi ho mai visto.

HALCON                  Per te non sono che una tappa, vero? E’ naturale. Mi guardi dall’alto del tuo avvenire.

HUGO                        A volte vorrei essere subito uomo e altre volte mi sembra di non voler sopravvivere alla mia giovinezza.

HALCON                  Io non so che cosa sia, la giovinezza: sono passato direttamente all’età virile. (Sorride, poi tende l’orecchio. Si sente un lontano rumore di motore. Va alla finestra, seguito da Hugo) Eccoli. Quello alto e grosso è Garcia, un vecchio conservatore socialcristiano. L’altro, con l’impermeabile, è il Colonnello: l’impermeabile gli serve per nascondere le insegne. (Si volta) Vai a sederti; ascolta tutto quello che si dirà e, se ti faccio cenno, prendi appunti. (Si siede alla scrivania)

I due visitatori entrano, seguiti da Cholo e Pedra, che li tengono di mira con le armi

spianate

GARCIA                    Io sono Garcia.

HALCON                  Vi riconosco.

GARCIA                    Sapete chi mi accompagna?

HALCON                  El Coronèl, sì.

GARCIA                    Allora rimandate a cuccia i vostri cani.

HALCON                  Ok, ragazzi, andate pure.

Cholo e Pedra escono.

GARCIA                    (Indica la porta) Siete in buone mani.

HALCON                  Se non avessi preso qualche precauzione, in questi ultimi tempi, non avrei ora il piacere di ricevervi.

GARCIA                    (Indicando Hugo) E questo?

HALCON                  E’ il mio segretario. Resta con noi.

GARCIA                    (Avvicinandosi a Hugo) Ma voi siete Hugo Montez. (Hugo non risponde) Ve la fate con questa gente? (Hugo volge il capo) Ho incontrato vostro padre, la settimana scorsa. V’interessa avere sue notizie? (Hugo nega) E’ molto probabile che avrete la responsabilità della sua morte.

HUGO                        Come lui ha quella della mia vita.

GARCIA                    Siete un piccolo sciagurato.

HUGO                        Dite un po’, voi!

HALCON                  Taci, Hugo. (A Garcia) Non sarete venuto qui per insultare il mio segretario, vero? Accomodatevi, vi prego. (Siedono) Un goccio di pisco? (Negano) Ah, dimenticavo: non bevete liquori proletari, voi; siete abituati a quelli capitalisti.

CORONEL                Cerchiamo di non divagare. (Pausa) Dunque: per prima cosa, un appunto. In questi ultimi giorni avete compiuto due azioni terroristiche…

HALCON                  Di guerra, mì Coronèl            : precisiamo.

CORONEL                …avete fatto saltare un ponte e un deposito d’armi. Vi sembra questo il modo migliore per iniziare una trattativa?

HALCON                  E voi continuate a incarcerare persone anche per un semplice sospetto di dissidenza. Appena ieri ne avete messi dentro una decina. Sovversivi, dite. Non uno di loro ha compiuto attentati, né usato bombe, né pistole. Hanno solo espresso la loro opinione di uomini. Perciò, lasciamo perdere questo argomento: non vi è favorevole. Comunque, sapete che non ho il controllo completo del Partito. Una minoranza molto consistente non approva quello che sto tentando di fare. Vorrebbe rovesciarvi, cancellarvi dalla faccia della terra. Come v’ho detto prima, sta anche tramando per farmi fuori: e la ragione è proprio perché in questo momento mi trovo qui a parlare con voi. Per cui, v’invito a concludere rapidamente, prima ch’io perda quella maggioranza  che mi permette di trattare.

GARCIA                    D’accordo. Vi ascoltiamo.

HALCON                  Ci dev’essere un malinteso. Sono io che ascolto.

GARCIA                    Ah! E’ così? Se l’avessi saputo non mi sarei scomodato a venire fin qui.

HALCON                  Io non ho nulla di diverso da proporre da quello che vi ho già accennato per iscritto.

GARCIA                    Già vi ho detto che cosa ne penso delle vostre proposte. Credevo che foste disposto a trattare. (Si alza)

CORONEL                Sedete, Garcia. Controlliamoci. Cerchiamo di addolcire questo colloquio o non risolveremo niente.

GARCIA                    Addolcire? Questa gente ci odia.

HALCON                  Odio? No, solo disprezzo. Per anni avete permesso a chi ci ha in pugno di soffocare nel sangue il nostro desiderio di libertà.

CORONEL                Il Generale, e anch’io, crediamo nella democrazia…

HALCON                  Vi prego! Non state facendo un discorso alla televisione. Rispettate la mia intelligenza come io rispetto, mio malgrado, il vostro potere.

CORONEL                Ma è la verità. Nei dovuti tempi e modi lasceremo questo potere al popolo. Per questo sono qui.

HALCON                  Bugia! Siete qui perché sapete d’essere arrivati alla fine del viaggio. E avete una paura fottuta!

CORONEL                Vi sbagliate, Halcòn. Siamo ancora molto forti: le forze armate e la polizia ci sono fedeli.

HALCON                  Si stancheranno, prima o poi, di sparare sui propri fratelli. Non si può governare in eterno senza il consenso del popolo.

GARCIA                    Del quale, vi ricordo, non siete l’unico rappresentante.

HALCON                  Io rappresento solo il partito dei lavoratori o, meglio, se mi consentite, il partito dei diseredati, degli sconfitti, delle vittime. E’ il partito più forte, perché non ha più nulla da perdere.

GARCIA                    Mì coronèl, sono sempre dell’opinione che stiamo perdendo il nostro tempo.

HALCON                  Vi capisco, Garcia. Siete sempre stato contrario a trattare, perché ritenete, a torto, di poter fare senza di noi. Il colonnello è più lungimirante e saggio: sa bene che, tra i due, chi ha maggior potere contrattuale siamo noi.

CORONEL                Quello che vogliamo è che il futuro governo conti sulla più ampia partecipazione possibile.

HALCON                  Perfetto. Allora, cosa proponete.

CORONEL                Un governo di unità nazionale. Un terzo dei seggi ai conservatori, un terzo ai socialcristiani e un terzo a voi.

HALCON                  Non mi pare molto rappresentativo.

CORONEL                V’invito ad essere realista. Il vostro partito rappresenta solo il trenta per cento della popolazione.

HALCON                  Questo è ciò che afferma il vostro ufficio di statistica. In quale colonna dei vostri conti mettete campesinos, indios e tutta la massa di diseredati, disoccupati e incarcerati che non considerate elettori?

GARCIA                    Il colonnello vi ha invitato ad essere realista.

HALCON                  Ma è proprio quello che chiedo a voi: di essere realisti fino in fondo. E’ arrivato il momento di considerare tutti i cittadini delle persone, con uguali diritti. Indite libere elezioni, che siano davvero libere, oppure…la metà dei seggi del consiglio; vi dividerete l’altra metà come meglio credete.

GARCIA                    Ci state prendendo in giro?

HALCON                  Non siete obbligato ad accettare. Potremo sempre conquistare il potere con le armi. E’ la strada più lunga e difficile, ma non meno certa. Oltre tutto, è quello che vuole una gran parte della mia gente.

GARCIA                    (Al colonnello) Vi avevo pur detto che non è possibile intendersi con loro.

HALCON                  Allora? La vostra risposta è no?

GARCIA                    E’ no. Faremo a meno di voi.

HALCON                  Finalmente siete uscito allo scoperto.

GARCIA                    Non ho mai nascosto il mio pensiero. Non farete, di questo paese, una nuova Cuba. Non siete i soli ad aver lottato per la libertà. Anche noi abbiamo la nostra schiera di morti. Ma alla vostra libertà non credo: una volta al potere ci consegnerete ai Russi.

HALCON                  E voi agli yanquis.

CORONEL                Litigare non risolve niente. Possiamo sempre cercare di trovare un accordo.

HALCON                  Che cosa proponete?

HUGO                        (Grida)  Basta! Mi fate schifo! (I tre guardano Hugo stupiti) Sembrate cannibali che si spartiscono un cadavere. (Ad Halcòn) Voi non avete il diritto…sono gli stessi che venivano da mio padre…le stesse bocche tetre che grondano sangue. No! Non avete il diritto: s’insinueranno dappertutto, corromperanno tutto…

HALCON                  Vuoi smetterla?

HUGO                        Ascoltatemi bene, voi due: non avrà il Partito dietro di sé.

HALCON                  Non ci badate. E’ una reazione strettamente personale.

CORONEL                Sì, ma le sue grida sono spiacevoli. Non si potrebbe chiedere alle vostre guardie del corpo di allontanare questo giovanotto?

HALCON                  Non è necessario, uscirà da solo (Si alza e si avvicina a Hugo con aria fredda e minacciosa. Hugo indietreggia).

HUGO                        No, non toccatemi.

In quell’istante si ode una forte detonazione, i vetri della finestra volano in frantumi e la

scena si riempie di polvere e di fumo.

HALCON                  (Grida) A terra! (Afferra Hugo e lo trascina a terra con sé. Anche gli altri due si chinano).

Fuoricampo s’odono spari isolati e raffiche di mitra, poi accordi di chitarra e una voce che canta

VOCE                        Deseo olas de sol, rocio de mar

                                               en este barrio pobre y sé por qué:

                                   mì libertad se aleja, me amenazan muerte y soledad,

                                   me busca el policia, con sus esposas y su maldad.

                                   Mi culpa es la de vivir y de cantar

                                   la pena de mì pueblo y ser su voz,

                                   que dura se levanta de siglos de pobreza y esclavidud

                                   y quiere democracia y libertad

                                   Ahier llegò con su aviòn un padre santo,

                                   con sus palabras de cariño y de esperanza,

                                   para acusar y defender nuestros derechos…

                                   Pero la gente en el parque se cayò

del corazòn sangrando.

Mentre la voce canta, gli occupanti della stanza si alzano e si ripuliscono i vestiti dalla polvere e dai calcinacci. Garcia ha una leggera ferita sulla fronte, che tampona con un fazzoletto. Entrano Cholo e Pedra, che corre subito da Halcòn.

PEDRA                      Sei ferito?

HALCON                  Io no. Garcia, mi pare…

GARCIA                   Non è nulla. Una scheggia di vetro.

CHOLO                     Cos’è stato?

HALCON                  Una bomba. Tiro corto, grazie al cielo.

HUGO                                   (Va alla finestra. Tra sé.) Maria! Cristo, perché?

HELENA                   (Entra, trafelata) Hanno ammazzato Halcòn.

HALCON                  Spiacente, ma sono vivo. Tutti siamo vivi.

CORONEL                Non c’è un posto più sicuro dove proseguire il nostro colloquio? Potrebbero ritentare.

HALCON                  Sì, saliamo di sopra. (A un cenno di Hugo) No, tu no. (Escono)

HUGO                        (Quasi tra sé) Farabutti!

PEDRA                      Che hai detto?

HUGO                        Ho detto che quelli che hanno buttato la bomba sono dei farabutti.

CHOLO                     Nervoso? E’ il battesimo del fuoco. Ci farai il callo.

HUGO                        Non sono nervoso: sono fuori della grazia di Dio.

HELENA                   Perché, orsacchiotto?

HUGO                        Perché non dovevano… (Si versa da bere dalla caraffa di pisco e beve mezzo bicchiere tutto di un fiato)

HELENA                   Non bere, mì amor: lo sai che non lo reggi.

HUGO                        Che importa? Ormai non servo più a nessuno.

HELENA                   Halcòn ti ha dispensato?

HUGO                        Chi parla di Halcòn?! (Si versa ancora da bere) Halcòn si è fidato di me. Ma gli altri? Ti affidano una missione di fiducia…

HELENA                   (Ai due, frettolosamente, interrompendo Hugo) Pazienza, ancora un minuto e finirà sotto la scrivania.

PEDRA                      Un momento. Che cosa sta dicendo?

HELENA                   Voi non lo conoscete. E’ un poeta. Per di più ubriaco: nulla di ciò che dice ha la minima importanza.

HUGO                        (Verso il poster del “Che”)  Perdonaci, piccolo padre, per i nostri continui tradimenti. E smettila di guardarmi con quei tuoi occhi di fuoco. Più mi guardi, più pesa la mia colpa. Hai visto? Hai sentito? Questa, piccolo padre, è “la politica”… una semplice, volgare spartizione di bottino. (Beve ancora. Farfuglia) Perché prima ti appendono al muro, come modello, come simbolo, e poi ti fanno a pezzi…(Cade lungo disteso).

HELENA                   Oh, era ora! Aiutatemi. (Cholo prende Hugo per le braccia, Helena  e Pedra per le gambe. Escono)

Fine della IV scena

Quinta scena

La camera di Hugo nella villa di Halcòn. Hugo è disteso sul letto, tutto vestito, sotto una coperta. Dorme un sonno agitato. Geme. Helena           è al suo capezzale. Hugo geme ancora. Helena, sospirando, si alza e va in bagno. Si sente l’acqua scorrere. Maria, nascosta dietro le tende della camera, fa capolino, titubante, poi decide di uscire allo scoperto, si avvicina al letto, sistema la testa di Hugo sopra il cuscino e si ferma a guardarlo. Helena esce dal bagno con una compressa bagnata e osserva la scena.

HELENA                   Quanta premura. Buongiorno, signora.

MARIA                      Non gridare. Io sono…

HELENA                   La lupa, lo so.

MARIA                      …Maria Valdez

HELENA                   L’avevo immaginato.

MARIA                      Hugo ti ha parlato di me?

HELENA                   Naturalmente.

MARIA                      E’ ferito?

HELENA                   No. Ubriaco. La vostra bomba ha fatto pochi danni.

MARIA                      Halcòn?

HELENA                   Vivo e vegeto, e così i suoi degni compari. (Maria mostra tutta la sua delusione e la sua rabbia) Non ve la prendete. Andrà meglio la prossima volta. Come siete entrata?

MARIA                      Dalla porta. L’ho trovata aperta.

HELENA                   (Indicando Hugo)  Sapevate che era nello studio?

MARIA                      Era un rischio che dovevo correre.

HELENA                   Con un po’ di fortuna l’avreste ucciso.

MARIA                      Quanto di meglio sarebbe potuto accadergli.

HELENA                   Davvero?

MARIA                      Il Partito non ama molto i traditori.

HELENA                   Hugo non è un traditore.

MARIA                      Io lo so, ma non posso obbligare gli altri a crederlo. Quest’affare si trascina da troppo tempo. Doveva essere portato a termine otto giorni fa.

HELENA                   Bisognava trovare un’occasione…

MARIA                      Le occasioni si creano.

HELENA                   Vi ha mandata il Partito?

MARIA                      Sono venuta di mia iniziativa.

HELENA                   Già, una bomba nella borsetta, e via… a salvare la reputazione di Hugo.

MARIA                      Se ci fossi riuscita, si sarebbe pensato che avesse deciso di saltare con Halcòn.

HELENA                   Ma sarebbe morto.

MARIA                      Sì, ma onorevolmente. Ha ben poche possibilità di cavarsela, ormai.

HELENA                   Avete l’amicizia pesante.

MARIA                      Non più pesante del tuo amore. Sei stata tu a impedirgli di portare a termine la missione?

HELENA                   Io non gli ho impedito proprio niente.

MARIA                      Ma non l’hai neanche aiutato.

HELENA                   Perché avrei dovuto? M’ha forse consultata prima di entrare nel Partito? E l’ha forse fatto quando ha deciso di andare in giro ad ammazzare la gente?

Hugo geme.

MARIA                      Sta male. Non avresti dovuto farlo bere.

HELENA                   Starebbe ancora peggio con una scheggia della vostra bomba in faccia. (Pausa) Che peccato che non abbia sposato voi! Era di una donna come voi che aveva bisogno. Sarebbe rimasto a casa a stirare e a cucinare mentre voi sareste andata a gettar bombe ai crocicchi e saremmo vissuti tutti felici e contenti. (Pausa) Siete innamorata di lui?

MARIA                      Che c’entra l’amore? Leggi troppi romanzi.

HELENA                   Bisogna pur far qualcosa, quando non ci si occupa di politica.

MARIA                      Tranquilla. Chi si occupa di politica non ha tempo per l’amore. Su, sveglialo, devo parlargli.

HELENA                   (Scuote Hugo) Hugo, Hugo, c’è una visita per te.

HUGO                        Eh? (Si solleva su un gomito) Maria! Sei venuta! (Si siede sul bordo del letto) Oddio, che mal di testa! Sono contento che tu sia qui. Devo dirti qualcosa d’importante. Ma cosa? (Si tocca la testa) Ah, ora ricordo. La bomba. Tu l’hai lanciata, vero?

MARIA                      Sì, e Paco mi ha fatto da diversivo, così ho potuto intrufolarmi qui.

HUGO                        Perché non vi siete fidati di me?

MARIA                      Lascia perdere. Ascoltami…

HUGO                        (Petulante) Eh, Maria, perché non vi siete fidati di me?

MARIA                      (Afferra una caraffa d’acqua sul comodino e la getta in faccia a Hugo. Hugo sembra svegliarsi) Mi dài retta, ora?

HUGO                        Sì. Che cosa dicono i compagni?

MARIA                      Che sei un traditore.

HUGO                        Come corrono!

MARIA                      Non hai più un giorno da perdere. La cosa dev’essere fatta entro domani sera.

HUGO                        Non avresti dovuto lanciare quella bomba.

MARIA                      Hai voluto che ti si affidasse un compito difficile e lo si affidasse a te solo. Ricordi? Sono stata la prima ad aver fiducia in te e ti ho imposto agli altri, ma non siamo boy-scouts e il Partito non è stato creato per fornirti occasioni d’eroismo. C’è un lavoro da fare e bisogna farlo. Se tra ventiquattr’ore non avrai eseguito la missione, verrà mandato qualcun altro che la porterà a termine in vece tua.

HUGO                        Se verrò sostituito, me ne andrò dal Partito.

MARIA                      Ci penseranno gli altri a cancellarti dalla lista dei soci del club…

HUGO                        Non ho paura di morire.

MARIA                      Morire non è nulla. E’ come si muore che fa la differenza. Morire stupidamente, per incapacità, dopo aver rovinato tutto. E’ questo che vuoi? E la tua fierezza? Eri fiero d’essere stato accolto nel Partito, ricordi? (A Helena) Diglielo anche tu. Se lo ami, non puoi volere che sia ammazzato come un cane.

HELENA                   Lo sapete bene che non ne so nulla di politica.

MARIA                      (Fa un cenno di dispregio. Poi, a Hugo) Allora? Che cosa decidi?

HUGO                        Non avresti dovuto gettare quella bomba. Ora starà in guardia.

MARIA                      Devi rispondermi. Che cosa decidi?

HUGO                        Lo saprete domani.

MARIA                      Come vuoi. Addio, Hugo. (Esce)

Qualche secondo di silenzio. Hugo guarda a lungo la porta da cui è uscita Maria.

HELENA                   Sei triste?

HUGO                        Ho mal di testa. (Pausa) Non è una gran fiducia quella che non resiste a otto giorni d’attesa!

HELENA                   Come te, anche loro non hanno mai creduto che ci saresti riuscito. Non si può convincere gli altri se non siamo convinti noi stessi.

HUGO                        Solo lei (indica la porta) ha creduto in me e sono stato sul punto di deluderla.

HELENA                   Che vuoi dire? Che hai finalmente deciso di uccidere quell’uomo?

HUGO                        Pensi ch’io sia in grado di sapere quello che farò?

HELENA                   Mostrami la rivoltella.

HUGO                        Perché?

HELENA                   Voglio vedere com’è fatta.

HUGO                        L’hai avuta per le mani tutto il pomeriggio.

HELENA                   Oggi non era che un giocattolo.

HUGO                       (Porgendola)  Stai attenta.

HELENA                   Sì. (La prende. La guarda) Che strano.

HUGO                       Che c’è di strano?

HELENA                   Che ora mi faccia paura. Gli oggetti, di per sé innocui, cambiano aspetto quando si caricano dei nostri fantasmi.

HUGO                        Immagine davvero poetica. Mi sorprendi.

HELENA                   Così, con questa tu ucciderai un uomo!

HUGO                        (Scoppia a ridere) Finalmente ci credi?

HELENA                   Sì, ora ci credo.

HUGO                        Sei l’unica. Nessuno ci crede più. Solo otto giorni fa questo m’avrebbe aiutato.

HELENA                   Non è colpa mia se credo solo a ciò che vedo. E io ho visto Halcòn morto solo oggi, giù, nello studio. Gli ho letto in faccia la morte. Se non lo farai tu, manderanno qualcun altro, ma la sua sorte è segnata.

HUGO                        Lo ucciderò io. (Pausa) Quel tale che sanguinava per la scheggia al viso…tutto quel sangue, faceva schifo, vero?  (Helena annuisce) Anche Halcòn sanguinerà…

HELENA                   Taci!

HUGO                        Sarà disteso per terra e avrà gli abiti imbrattati di sangue.

HELENA                   Taci, ti dico!

HUGO                        Maria ha gettato la bomba contro il muro, proprio nell’istante in cui stavo per sparare. E ha mandato all’aria tutto.

HELENA                   Davvero? Stavi per sparare? Sei certo che avresti trovato il coraggio di farlo?

HUGO                        Sì. In quel momento ero infuriato. Avrei sparato, sì. Ora bisogna ricominciare tutto da capo. (Pausa) L’hai sentita: dicono che sono un traditore. E’ facile, per loro, là fuori, decidere che qualcuno deve morire. Facile come cancellare un nome da un registro. Una cosa pulita, elegante. Qui, invece, la morte è un compito. Il mattatoio è qui. (Pausa) E lui beve, fuma, mi parla del partito, fa progetti, conduce trattative… e io penso al cadavere che sarà: è una cosa oscena. Hai visto i suoi occhi?

HELENA                   Sì.

HUGO                        Hai visto come sono lucenti e duri? E vivi?

HELENA                   Sì.

HUGO                        E’ forse contro i suoi occhi che sparerò. Si mira al cuore, si sa, ma l’arma si alza sempre un po’.

HELENA                   Mi piacciono i suoi occhi.

HUGO                        E’ la stessa cosa…

HELENA                   Che dici?

HUGO                        E’ la stessa cosa: uccidere, morire… si è soli nello stesso modo. E’ fortunato, lui…non morrà che una sola volta. Io, sono dieci giorni che lo uccido, ogni minuto. (Bruscamente) Che cosa farai, Helena   ?

HELENA                   Come?

HUGO                        Ascolta: se domani non l’avrò ucciso, dovrò sparire…oppure andar da loro e dire: fate di me quello che volete. Se uccido… (si nasconde la faccia tra le mani)…Che devo fare? Che faresti, tu, al mio posto?

HELENA                   Al tuo posto andrei da Halcòn e gli direi: m’hanno mandato qui per uccidervi, ma ho cambiato idea e voglio lavorare con voi.

HUGO                        E’ proprio quello che si chiamerebbe tradire.

HELENA                   Vedi? Non riesco ad esserti utile. Perché non fai quello che ho detto? Forse perché non ha le tue idee?

HUGO                        Forse.

HELENA                   E bisogna uccidere chi non ha le vostre idee?

HUGO                        Qualche volta.

HELENA                   E tu perché hai scelto le idee di Luìs e di Maria?

HUGO                        Perché sono vere.

HELENA                   Ma anche quando parla Halcòn, quello che dice sembra vero. E poi credevo che volesse bene al partito.

HUGO                        Di quello che vuole o che pensa me ne infischio. E’ ciò che fa quello che conta.

HELENA                   E che fa?

HUGO                        Si comporta come un socialtraditore.

HELENA                   (Senza capire) Obbiettivamente?

HUGO                        Obbiettivamente.

HELENA                   E se lui sapesse quello che trami, penserebbe che tu sei un socialtraditore?

HUGO                        Probabilmente sì.

HELENA                   Allora chi ha ragione?

HUGO                        Io.

HELENA                   Come fai a saperlo?

HUGO                        La politica è una scienza esatta. Puoi dimostrare di essere nel vero e che gli altri s’ingannano.

HELENA                   Allora, se hai ragione, perché esiti?

HUGO                        Ah! Troppo complicato. Ora lasciami. Dormi o fai quel che vuoi.

HELENA                   Che cosa c’è? Che ho detto?

HUGO                        Niente. La colpa è mia: sono stato pazzo a pensare che tu potessi aiutarmi. Vieni da un altro mondo.

HELENA                   Che colpa ne ho? Perché non mi è stato insegnato nulla? Hai sentito quello che ha detto Halcòn? Che sono il tuo lusso. Da diciannove anni sono sistemata nel vostro mondo maschile con la proibizione di toccare gli oggetti esposti. Mi avete fatto credere che tutto procedeva nel migliore dei modi e che il mio compito si limitasse a mettere fiori nei vasi e profumo nelle vostre vite. Perché mi avete mentito? Perché mi avete lasciato nell’ignoranza, per confessarmi, un giorno, che tutto scricchiola e sta cadendo in pezzi… e che, improvvisamente, devo scegliere tra un suicidio e un assassinio? Io non voglio scegliere: non voglio che tu ti lasci uccidere, né che tu uccida. Non ho chiesto di addossarmi questo fardello. Non so nulla delle vostre storie e me ne lavo le mani. Non appartengo né agli oppressori , né ai socialtraditori, né ai rivoluzionari. Sono innocente di tutto.

HUGO                        Non ti chiederò più niente, Helena.

HELENA                   Troppo tardi. Mio malgrado, mi hai coinvolta. (Hugo è seduto sul letto: Helena    si avvicina e gli mette le braccia al collo) Non ti occupare di me. Non ti parlerò. Non t’impedirò di pensare. Ma ci sarò. Fa freddo, la mattina: non ti dispiacerà avere un po’ del mio calore. Non ho altro da darti. Non ti farò che una domanda, una sola:

HUGO                        Quale?

HELENA                   Perché non tenti di convincerlo?

HUGO                        Halcòn?

HELENA                   Tu sei sicuro che s’inganna: devi poterglielo dimostrare.

HUGO                        Figurati! E’ un uomo troppo complesso…

HELENA                   Come sai che le tue idee sono giuste se non puoi dimostrarlo? Se lo facessi, riconcilieresti tutti e tutti sarebbero contenti. Tenta, Hugo, te ne prego. Tenta almeno una volta, prima di ucciderlo. (Bussano alla porta. Hugo va ad aprire. Entra Halcòn).  Oh!

HALCON                  T’ho fatto paura?

HELENA                   Sono nervosa…dopo la bomba…

HALCON                  Comprensibile. Posso sedermi un istante?

HUGO                        Avete qualcosa da dirmi?

HALCON                  Mi hai fatto ridere, prima: eri rosso di rabbia.

HUGO                        Io…

HALCON                  Non scusarti. M’aspettavo qualcosa del genere. Mi sarei preoccupato se non avessi protestato. Dovrò spiegarti molte cose. Ma domani. Domani parleremo, tu ed io. Ora la tua giornata è finita. E anche la mia. Che cosa facevate prima che arrivassi?

HELENA                   Stavamo chiacchierando.

HALCON                  Proseguite. Fate finta che io non ci sia.

HELENA                   Non è facile immaginare che non ci siate.

HALCON                  Già. Sono inopportuno. Non so perché ho deciso di venire a trovarvi. Non avevo sonno e ho cercato di lavorare, ma non si può lavorare sempre, ogni minuto del giorno e della notte.

HELENA                   No.

HALCON                  La faccenda sta per concludersi.

HUGO                        Quale faccenda?

HALCON                  Quella con Garcia e il Colonnello.

HUGO                        Voi…

HALCON                  Ssssst. Domani. Ti vedo stanco e abbattuto. Cholo mi ha detto che ti sei ubriacato. E, a pensarci bene, anch’io sono stanco. Sono venuto perché sentivo il bisogno di udire delle voci umane. Lo ho udite, ora potrò dormire in pace. (Si alza. Hugo fa un passo verso di lui. Helena            si frappone tra i due).

HELENA                   Hugo, è il momento.

HUGO                        Per cosa?

HELENA                   Per tentare di convincerlo.

HALCON                  Di convincermi?

HUGO                        Sta’ zitta! (Tenta di allontanarla. Lei continua a mettersi in mezzo ai due)

HELENA                   Non è d’accordo con voi.

HALCON                  (Divertito) Me ne sono accorto.

HELENA                   Vorrebbe spiegarvi.

HALCON                  Domani. Ho detto domani.

HELENA                   Domani sarà troppo tardi.

HALCON                  Perché?

HELENA                   Di…dice che non vuole più farvi da segretario se non lo ascoltate. Non avete sonno, né l’uno né l’altro, c’è tutta la notte e… e avete sfiorato la morte: è una cosa che rende più concilianti.

HUGO                        Lascia stare! Non impicciarti!

HELENA                   Hugo. Me l’hai promesso! (Ad Halcòn) Dice che siete un socialtraditore.

HALCON                  Nientemeno!

HELENA                   Obbiettivamente. Ha detto: obbiettivamente.

HALCON                  E va bene. Ragazzo, sputa il rospo. Sembra che sia necessario chiarire le cose prima che me ne vada a letto. Perché sarei un socialtraditore?

HUGO                        Perché non avete il diritto di trascinare il partito nelle vostre sporche combinazioni.

HALCON                  Perché no?

HUGO                        E’ un’organizzazione rivoluzionaria e voi ne volete fare uno strumento per i soliti giochi di potere.

HALCON                  I partiti rivoluzionari mirano a prendere il potere.

HUGO                        Avete detto bene: prendono il potere. Se ne impadroniscono con la forza. Non lo conquistano grazie agli intrighi di un politicante.

HALCON                  Sei assetato di sangue? Mi dispiace, ma non ne abbiamo più da spendere. L’abbiamo versato quasi tutto. E se solo conoscessi fino in fondo le nostre reali condizioni, sapresti che non abbiamo i mezzi d’imporci con la forza.

HUGO                                   No pasaràn! Questo abbiamo cantato…

HALCON                  Letteratura. Siamo deboli, anche se, come te, anche loro non lo sanno. E’ meglio trattare e sfruttare un momento favorevole.

HUGO                        Come trattate, il Partito è fregato.

HALCON                  E perché mai?

HUGO                        Perché il Partito ha un programma: istaurare un’economia socialista. E un mezzo: la lotta di classe. Voi intendete servirvene per fare una politica di collaborazione tra classi nell’ambito di un’economia capitalista. Questo significa tradire i principi stessi del Partito. Per anni dovrete mentire, giocare d’astuzia, passare di compromesso in compromesso. Sarete costretto a difendere agli occhi dei vostri compagni misure reazionarie prese da un Governo di cui farete parte. Halcòn! Questo partito è il vostro. Avete parlato di sangue, prima: non fate che quello che i compagni hanno versato vada sprecato.

HALCON                  Nobili idee. Sublime retorica! In realtà, gente come te vuole che il partito resti in eterno una scuderia di cavalli che non corrono mai. A che serve arrotare un machete se non lo si usa per tagliare?

HUGO                        Retorica? Molti si sono fatti ammazzare davvero per queste idee! Credete che non sia il peggiore dei tradimenti liberare da ogni responsabilità i loro assassini, dividendo il potere con loro?

HALCON                  Los muertos, a la muerte! Io faccio politica per i vivi.

HUGO                        E credete che i vivi accettino i vostri giochetti?

HALCON                  Con un po’ di buon senso e di diplomazia…

HUGO                        Cioè, mentendo loro.

HALCON                  Sì, se è necessario.

HUGO                        So bene che cos’è la menzogna: a casa di mio padre tutti mentivano, a me e tra loro. Da quando sono entrato nel Partito mi sembra di rivivere. Per la prima volta nella mia vita ho conosciuto gente pulita, uomini che non mentivano ad altri uomini.

HALCON                  La menzogna non sono stato io a inventarla: è nata in una società divisa in classi e ciascuno di noi l’ha ereditata nascendo. Non è rifiutando di mentire che aboliremo la menzogna, ma abolendo le classi.

HUGO                        E come potrete abolirle se vi ci mescolate? Trattando con loro, non fate altro che legittimarle.

HALCON                  Bisogna essere realisti. Oggi come oggi è l’unica cosa che ci resta da fare. Come tieni alla tua purezza, ragazzo! Ebbene, resta puro! Chi ti vuole? La purezza è un’idea da fachiri, da monaci. Voialtri intellettuali, anarchici borghesi, trovate nella vostra “purezza” la scusa per non fare niente, per restare immobili, salvo riempirvi la bocca di belle parole. Io le mani le ho sporche! Le ho affondate per anni nella merda e nel sangue. Eppoi dìmmi, sciocco sognatore: credi proprio che si possa governare innocentemente?

HUGO                        Molto presto vi accorgerete che non ho paura del sangue.

HALCON                  Puzza troppo, per il tuo naso di aristocratico.

HUGO                        Ecco che ci risiamo: sono un aristocratico, uno che non ha mai avuto fame. Sfortunatamente per voi, però, non sono il solo a pensarla così.

HALCON                  Come? Conoscevi già, prima di arrivare qui, il contenuto delle mie trattative?

HUGO                        (Imbarazzato) Qualche voce, al Partito. E molti non erano d’accordo.

HALCON                  Ah, li conosco quelli che non sono d’accordo. Se si trovassero al mio posto, sarebbe i primi a calar le braghe. Tu ne fai solo una questione di principio. E per questo ti potrei definire preda di un ammirevole errore… (Pausa) Insomma, possibile che non capisci? Non siamo in grado di combattere: non ne abbiamo i mezzi. E io combatto solo se sono in grado di vincere. Altrimenti ricorro ad altri mezzi. Sai che cosa produrrebbe continuare la nostra guerriglia? Migliaia di morti. Morti inutili.

HUGO                        Non si fa la rivoluzione coi fiori. Se si deve morire…

HALCON                  Ebbene?

HUGO                        Ebbene, alla malora!

HALCON                  Vedi? Tu non ami gli uomini, Hugo. Tu non ami che i principi.

HUGO                        Gli uomini? Perché dovrei amarli? Mi amano, forse?

HALCON                  Perché sei entrato nel Partito, allora? Se non si amano gli uomini, non si può lottare per loro.

HUGO                        Sono entrato nel Partito perché la sua causa è giusta e ne uscirò solo quando essa avrà cessato di esserlo. Quanto agli uomini, non m’interessa quello che sono, ma quello che potranno diventare.

HALCON                  Io invece li amo per quello che sono. Con tutte le loro porcherie e i loro vizi. Amo la loro voce, le mani calde che prendono, e la loro pelle, la più nuda di tutte le pelli. Per me conta un uomo in più o in meno al mondo! E’ prezioso. Tu, ragazzo, sei un distruttore, invece! Gli uomini, li detesti, perché detesti te stesso. La tua purezza assomiglia alla morte, e la rivoluzione che sogni non è la nostra: tu non vuoi cambiare il mondo, vuoi farlo saltare.

HUGO                        (Si alza di scatto, la mano in tasca)  Halcòn!

HALCON                  Non è colpa tua: siete tutti uguali. Un intellettuale non è un vero

rivoluzionario: serve al massimo a fare un assassino.

HUGO                        Un assassino, sì!

HELENA                   Hugo! (Si getta tra i due. Rumore di chiavi nella serratura. La porta si apre ed entrano Pedra e Cholo)

PEDRA                      Ah! Sei qui. T’abbiamo cercato dappertutto.

HUGO                                   Chi vi ha dato la mia chiave?

PEDRA                      (Ghignando)   Abbiamo le chiavi di tutte le porte, tesoruccio. Dì, siamo o non siamo guardie del corpo?

CHOLO                     (Ad Halcòn) Ci hai fatto prendere un bello spavento! Pedra si sveglia e tu sei sparito. Dovresti avvertirci quando vai a prendere il fresco.

HALCON                  Dormivate…

PEDRA                      E con questo? Ci hai sempre svegliati per molto meno. Che ti prende?

HALCON                  Già, che mi prende? (Pausa) Torno con voi. A domani, ragazzo. Alle nove. Riparleremo di tutte queste cose. Arrivederci, Helena          .

Escono.

HUGO                        Be’, hai sentito? Che ne pensi?

HELENA                   Che aveva ragione.

HUGO                        Ma va’! Che ne sai, tu?

HELENA                   E tu, che ne sai? Non si può dire che te la sia cavata brillantemente.

HUGO                        Diavolo! Con me ha buon gioco. Avrei voluto vederlo con Luìs: con Luìs non avrebbe potuto usare gli stessi argomenti.

HELENA                   Probabilmente se lo sarebbe messo in tasca.

HUGO                        Chi? Luìs? No. Tu non lo conosci. Luìs non può ingannarsi.

HELENA                   Perché?

HUGO                                   Perché è Luìs.

HELENA                   Hugo, tu stai mentendo, a me e a te stesso. T’ho guardato mentre discutevi  con Halcòn: ti ha convinto.

HUGO                        No, non mi ha convinto. Nessuno può convincermi che si debba mentire ai compagni. Ma se mi avesse convinto, sarebbe una ragione di più per sopprimerlo, perché questo proverebbe che ne convincerà altri. E questo non deve succedere. Domattina finirò il lavoro.

Fine della V scena.

Sesta scena

Studio di Halcòn. Si notano i danni della bomba. La finestra è stata rattoppata alla

meglio. In un angolo si nota un mucchio di calcinacci. Halcòn è solo. Si sta facendo il

caffè e fuma la pipa. Picchiano alla porta e Pedra fa capolino.

PEDRA                      C’è la fanciullina che desidera parlarti.

HALCON                  No!

PEDRA                      Dice che è molto importante.

HALCON                  (Sbuffa) Va bene, falla entrare. (Entra Helena, Pedra scompare) Allora? (Lei tace) Vieni. (La ragazza resta sulla soglia, il volto coperto dai suoi stessi capelli) Se hai qualcosa da dire, dìlla e poi vattene!

HELENA                   E’ così difficile! (Pausa) Voi aspettate Hugo e lui non ha nemmeno cominciato a radersi.

HALCON                  Ah, davvero?

HELENA                   Ieri sera… ho capito che avevate ragione voi.

HALCON                  Ah! Ti ringrazio: m’incoraggi.

HELENA                   Vi state burlando di me?

HACON                     Solo un pochino.

HELENA                   Che ne farebbero di me se entrassi nel Partito?

HALCON                  Un problema che non si pone: tu non entrerai mai nel Partito. E’ questo che volevi di dirmi?

HELENA                   No.

HALCON                  Allora, di che si tratta? Hai bisticciato con Hugo e te ne vuoi andare?

HELENA                   No. Vi dispiacerebbe se me ne andassi?

HALCON                  Mi faresti felice. Potrei lavorare tranquillo.

HELENA                   Non lo pensate davvero. Ieri sera, quando siete venuto, sembravate così solo!

HALCON                  E con questo?

HELENA                   E’ una cosa bella un uomo solo.

HALCON                  Così bella che si ha subito voglia di fargli compagnia. E di colpo cessa di essere solo: il mondo è fatto male.

HELENA                   Oh, con me potreste benissimo restare solo: non do molta noia.

HALCON                  Con te?

HELENA                   E’ un modo di dire.

HALCON                  Mi stai sfottendo, di’?

HELENA                   (Ride) Solo un pochino.

HALCON                  Non ho tempo da perdere, chiquilla. Parla o vattene.

HELENA                   (Implorante) Non gli farete del male? Avete un po’ di amicizia per lui, vero?

HALCON                  Oh, non facciamo del sentimentalismo! Vuole ammazzarmi, non è così? E’ questo che volevi dirmi?

HELENA                   Lo…lo sapevate?

HALCON                  Da ieri. Con che cosa vuole ammazzarmi?

HELENA                   Rivoltella.

HALCON                  La preferisco.

HELENA                   Quando verrà, l’avrà in tasca.

HALCON                  Bene. Ma perché lo tradisci?

HELENA                   Mi ha chiesto di aiutarlo…

HALCON                  Ed è così che lo aiuti? Avvisando la vittima?          

HELENA                   E’ che…non vuole davvero uccidervi. Vi vuole troppo bene. Ma ha ricevuto ordini. Non lo ammetterà mai, ma sono certo che sarà contento, in fondo, che gli si impedisca di eseguirli.

HALCON                  E’ quello che vedremo.

HELENA                   Che cosa intendete fare?

HALCON                  Non lo so ancora.

HELENA                   Fatelo disarmare con le buone da Cholo. Ha solo una rivoltella. Se gliela tolgono, è fatta.

HALCON                  No, lo umilieremmo. Non bisogna umiliare la gente. Gli parlerò.

HELENA                   Volete lasciarlo entrare qui armato?

HALCON                  Perché no? Voglio convincerlo. Ci sono cinque minuti di rischio, non di più. Se non riesce a fare il colpo in quei cinque minuti, non lo farà mai.

HELENA                   Non voglio che vi uccida.

HALCON                  Ti seccherebbe così tanto se mi lasciassi accoppare?

Picchiano alla porta. Pedra s’affaccia.

PEDRA                      Hugo.

HALCON                  Un momento. (Pedra richiude. A Helena) Fila via dalla finestra.

HELENA                   Non voglio lasciarvi.

HALCON                  Se resti, sparerà. Davanti a te non si sgonfierà. Vattene.

Helena esce dalla portafinestra

HALCON                  (Forte) Fallo entrare, Pedra. (Entra Hugo) Hai dormito bene, chico?

HUGO                        Così così.

HALCON                  Cerchio alla testa, eh?

HUGO                        Atroce.

HALCON                  Sei proprio deciso?

HUGO                        (Sobbalza) A fare cosa?

HALCON                  Non avevi detto che te ne saresti andato, se non fossi riuscito a farmi cambiare idea?

HUGO                        Ah, sì, sempre deciso.

HALCON                  Bene. Staremo a vedere. Intanto lavoriamo. (Hugo si avvicina al suo tavolo, prende un foglio da una risma e lo inserisce nella macchina da scrivere)  Sai che è stata una donna a lanciare la bomba?

HUGO                        Una donna?

HALCON                  La conosci?

HUGO                        E come potrei?

HALCON                  Sai perché ci ha mancato?  (Hugo alza le spalle) Perché le donne chiudono gli occhi per paura del rumore. (Sghignazza) Se non fosse per questo, sarebbero dei perfetti killer. Sono cocciute, capisci? Prendono delle idee bell’e fatte e ci credono come si crede al buon Dio. Per noi è meno facile tirare su un povero diavolo per questioni di principio, dato che siamo noi che sforniamo le idee e ne conosciamo la ricetta. Non siamo mai troppo sicuri d’avere ragione. Tu, sei sicuro di avere ragione?

HUGO                        Sì. Sono sicuro.

HALCON                  Ad ogni modo, non potrai mai essere un giustiziere: è questione di vocazione.

HUGO                        Chiunque può saper uccidere.

HALCON                  Tu lo potresti?

HUGO                        Potrei, se lo avessi deciso.

HALCON                  Potresti spararmi freddamente una pallottola tra gli occhi perché non sono della tua idea politica?

HUGO                        Sì, se lo avessi deciso o se il Partito me lo avesse ordinato.

HALCON                  Mi stupirei. Supponiamo che la tua mano, in questo istante, stringa una pistola…

HUGO                        Lasciamo perdere. Lavoriamo, volete?

HALCON                  …tu mi guardi, prendi la mira, stai per premere il grilletto…e in quel preciso istante pensi: e se avesse ragione lui?

HUGO                        Non lo penserei davvero! Penserei solo a uccidervi.

HALCON                  Non ci credo. Un intellettuale! Figurarsi! Guai se non pensa. Ti passerebbe davanti agli occhi l’intero film delle conseguenze: il lavoro di un’intera vita sprecato, nessuno in grado di sostituirmi, il partito condannato a restare fuorilegge per anni…

HUGO                        Vi dico che non ci penserei.

HALCON                  Non potresti farne a meno. Perché, così come sei fatto, se non ci pensassi prima, non ti basterebbe tutta la vita per pensarci dopo. (Pausa) Che mania, quella di giocare all’esecutore! Sono uomini senza immaginazione, i giustizieri di partito! A loro non importa  dispensare la morte, perché non hanno idea di che cosa sia la vita. Preferisco quelli che hanno paura della morte: è la prova che sanno vivere.

HUGO                        Io non sono fatto per vivere. Sono di troppo. Non so qual è il mio posto. Quando ne scelgo uno, ecco che mi si scaccia. Nessuno mi dà fiducia…

HALCON                  Sbagliato: io ti do fiducia.

HUGO                        Perché dirmelo proprio oggi?

HALCON                  Semplicemente per dimostrarti che non si può uccidere un uomo a sangue freddo, se non si è uno specialista.

HUGO                        (Quasi tra sé) Se l’ho deciso, devo poterlo fare.

HALCON                  (Si allontana da Hugo) Potresti uccidermi mentre ti guardo? No. Non credo. E, a maggior ragione, se ti volgessi le spalle. (Si volta e si avvicina al fornello) Vuoi una tazza di caffè? (Si mette ad armeggiare. Hugo si alza e mette la mano in tasca. E’ evidente la lotta che si svolge nel suo animo. Halcòn versa del caffè in una tazza, poi si volge e tranquillamente si avvicina a Hugo e gliela porge) Tieni. (Hugo prende la tazza) Ora dammi la rivoltella. Su. Dammela: vedi bene che ti ho lasciato tutte le occasioni possibili e non ne hai approfittato. (Affonda la mano in tasca della giacca di Hugo ed estrae la pistola) Ma è solo un giocattolo. (Si avvicina alla scrivania e ve la getta sopra con noncuranza)

HUGO                        Vi odio.

HALCON                  Ma no, non mi odi. Che ragione avresti?

HUGO                        Voi mi credete un vile.

HALCON                  Ti sbagli. Tu non sai uccidere, ecco tutto. Ma questa non è una ragione perché tu non sappia morire.

HUGO                        E non sono un traditore.

HALCON                  E chi l’ha detto? Anche per il tradimento, è una questione di vocazione.

HUGO                        Loro penseranno che sono un traditore, perché non ho portato a termine la missione.

HALCON                  Loro, chi? (Hugo tace) T’ha mandato Luìs? (Hugo continua  tacere) Non vuoi parlare? E’ giusto. Immagino come ti senti e so che se possedessi ancora quella pistola saresti tentato di usarla contro di te. Ma sbaglieresti. Tu puoi ancora servire.

HUGO                        Sapete bene quanto me che sono finito.

HALCON                  Parlerò con Luìs. Tornerai a scrivere: quello è il tuo posto.

HUGO                                   Scrivere. Già. Parole, sempre parole!

HALCON                  Meglio un buon giornalista che un cattivo assassino.

HUGO                        Halcòn. Quando avevate la mia età… che avreste fatto al mio posto?

HALCON                  Uhm! Avrei ucciso, probabilmente. Ma è perché noi due non siamo della stessa specie.

HUGO                        Appunto. Ora vi chiedo il permesso di lasciarvi. Devo riflettere.

HALCON                  Purché tu non faccia sciocchezze. Consultami prima di prendere qualsiasi decisione. Promesso?

HUGO                        Promesso

HALCON                  Allora vai. Ma non dimenticare che sei ancora il mio segretario. Finché non mi avrai ammazzato o io non ti avrò licenziato, lavori per me.

Hugo esce. Halcòn si avvicina al fornello e si versa una tazza di caffè. Dalla finestra

rientra Helena.

HALCON                  Ancora tu? Cosa vuoi?

HELENA                   Ho sentito tutto.

HALCON                  Allora?

HELENA                   Ho avuto paura.

HALCON                  Perché non te ne sei andata?

HELENA                   Per proteggervi.

HALCON                  Ah! E come?

HELENA                   Che so…gettandomi tra voi e lui.

HALCON                  Ma come sei romantica!

HELENA                   Anche voi lo siete: per non umiliarlo avete corso un bel rischio!

L’atteggiamento di Helena è una chiara profferta di sé. I due si guardano intensamente.

HALCON                  Vattene. (Lei non si muove) Attenta: non ho l’abitudine di rifiutare quello che mi si offre… e sono mesi che non tocco una donna. Ma, pensa a lui: quel ragazzo non ha che te al mondo e lo attendono momenti terribili.

HELENA                   Non gli servo a niente, io. Ha bisogno di voi.

HALCON                  Ma voi vi amate.

HELENA                   No. Ci assomigliamo troppo.

HALCON                  Por diòs! Perché proprio io? Se sei melanconica, ci sono Cholo e Leòn…

HELENA                   Siete sciocco, ora. Non capite? Non sono né donna, né ragazza; ho vissuto in un sogno e quando mi sentivo baciare avevo voglia di ridere. Ora sono qui, davanti a voi, e il sogno è finito. Voi siete vero. Un vero uomo in carne e ossa…

HALCON                  Ti viene da ridere quando ti baciano?

HELENA                   Sì.

HALCON                  Vediamo. (La bacia) Ebbene?

HELENA                   Non m’è venuto da ridere.

Entra Hugo e vede Helena tra le braccia di Halcòn.

HUGO                        Ah! Si trattava dunque di questo?

HALCON                  Hugo…

HUGO                        Già. Ecco perché mi avete risparmiato. Mi chiedevo: perché non mi ha cacciato? Perché non mi ha fatto uccidere dai suoi uomini? Mi dicevo: non è possibile che sia tanto pazzo o tanto generoso. Ora tutto si spiega: era per mia moglie. Preferisco così.

HELENA                   Senti…

HUGO                        Lascia stare. Non ti condanno e non sono geloso: non ci amiamo. Ma lui! Lui è stato sul punto di farmi cadere nella trappola. Ti aiuterò! Che sciocco sono stato! Non era che una beffa.

HALCON                  Hugo, ti do la mia parola che…

HUGO                        Lasciate perdere. Sono contento. Sì. La vostra immagine di grand’uomo si è incrinata e sta cadendo in pezzi. E poi…(con un balzo recupera la pistola dalla scrivania e la punta su Halcòn)… e poi mi avete liberato.

HALCON                  Aspetta, ragazzo! (Alza la mano) Non fare sciocchezze! (Alza anche l’altra) Non per una donna!

Hugo spara tre colpi. Helena si mette a urlare. Halcòn cade. Cholo e Pedra entrano di corsa.

HALCON                  Imbecille! Hai rovinato tutto. (Cholo strappa dalle mani di Hugo la pistola) Non gli fate del male. Ha sparato per gelosia.

CHOLO                     Che vuoi dire?

HALCON                  Andavo a letto con la chica. (Pausa)  Tutto è fottuto…per una donna!

Fine della VI Scena

Settima scena

La camera di Maria, immersa nell’oscurità. Si odono prima le voci, poi la luce rischiara a poco a poco la scena e la riporta nelle stesse condizioni dell’inizio del dramma.

MARIA                      E’ così, dunque? L’hai proprio ucciso per Helena?

HUGO                        L’ho ucciso perché sono entrato…e ho visto Helena tra le sue braccia. Lui aveva il mento sporco di rossetto…una cosa così banale! Io vivevo da troppo tempo nella tragedia…ed è stato per salvare la tragedia che ho sparato…una specie di necessità superiore, estetica più che morale…capisci?

MARIA                      Guardami e rispondimi sinceramente, perché ciò che sto per chiederti ha la massima importanza. Senti l’orgoglio del tuo gesto? Lo rivendichi? Lo ripeteresti?

HUGO                        Ma l’ho davvero compiuto? Non io ho ucciso, ma il caso. Se avessi aperto quella porta due minuti prima o due minuti dopo, non sarebbe accaduto niente. Il caso, dunque, non io. Si tratta di un assassinio senza assassino. Per giunta, andavo a dirgli che avrei accettato il suo aiuto. Questa è la verità. Potrei dire che ho sparato per passione politica e che il furore che m’ha colto, là, nello studio, è stato solo la piccola scossa che ha facilitato l’esecuzione…

MARIA                      Puoi almeno credere, davvero, di aver sparato per dei buoni motivi?

HUGO                        Maria, io credo tutto. A volte mi chiedo anche se ho davvero ucciso.

MARIA                      L’hai fatto, sì. Hai davvero premuto il grilletto.

HUGO                        Ho mosso il dito, sì. Anche gli attori muovono le dita sul palcoscenico. Ecco, vedi? (Muove l’indice come se sparasse) Ma  non succede niente. Eppure è lo stesso gesto. (Maria sorride) Perché sorridi?

MARIA                      Perché mi stai facilitando il compito.

HUGO                        Davvero?

MARIA                      Sì. Rientrerai nel Partito.

HUGO                        Non credevo di esserne mai uscito.

MARIA                      A mezzanotte verranno Luìs e Carlos. Non aprirò. Dirò che sei recuperabile.

HUGO                        Recuperabile? Si dice dei rifiuti, vero? Recuperabile, riciclabile… e come l’hai stabilito?

MARIA                      Dal tuo racconto. (Pausa) Ho pensato molto a te, sai?

HUGO                                   Maria, senti…e il pacco?

MARIA                      Che pacco?

HUGO                                   I cioccolatini.

MARIA                      No, non sono stata io, ma sapevo che li avrebbero mandati.

HUGO                                   E li hai lasciati fare?

MARIA                      Sì.

HUGO                                   Ma che cosa pensavi dentro di te?

MARIA                      (Mostra i propri capelli) Guarda.

HUGO                                   Una ciocca di capelli bianchi?

MARIA                      Sono venuti in una notte. (Lo accarezza) Tu non mi lascerai più. E se ci saranno colpi duri, li sopporteremo insieme. Che ora è?

HUGO                        (Guarda l’orologio) Mancano cinque minuti.

MARIA                      Ascolta, Hugo. E non m’interrompere. Devo ancora dirti qualcosa, qualcosa che ti stupirà, ma a cui non dovrai dare molta importanza. Dal tuo racconto appare evidente che il tuo… gesto non ha lasciato traccia. Non sai ciò che hai fatto né perché lo hai fatto.

HUGO                        E’ per questo che hai deciso che sono recuperabile?

MARIA                      Sì. Ora, per essere sicura del tutto, ti chiedo di dimenticarlo. Non una parola. L’uomo che ha ucciso Halcòn è morto. Si chiamava Raskolnikov, è stato avvelenato da alcuni cioccolatini al liquore. (Gli accarezza i capelli) Sceglieremo un altro nome.

HUGO                        Parli per enigmi. Che è successo?

MARIA                      Il Partito ha cambiato la sua politica. Abbiamo ricevuto ordini… ordini di collaborare. (Hugo la guarda, minaccioso) Non guardarmi così, Hugo! Ti prego.

HUGO                        Va’ avanti.

MARIA                      Abbiamo trattato e salvato molte vite.

HUGO                        Davvero? Sei membri nel consiglio nazionale e voi disponete di tre voti?

MARIA                      Già…

HUGO                        Continua.

MARIA                      E’ tutto.

HUGO                        Allora Halcòn…

MARIA                      Il suo tentativo era prematuro. Eppoi, si comportava come se il partito fosse suo.

HUGO                        Bisognava dunque ucciderlo. Era vitale! Suppongo che abbiate riabilitato la sua memoria.

MARIA                      Era necessario.

HUGO                        Avrà anche una statua nel parco, vero? E il suo bieco assassino, Raskolnikov, che si dirà di lui? Che era un sicario al soldo della CIA?

MARIA                      Hugo. Cerca di capire!

HUGO                        (Distrutto) Tutto quello che diceva lui! E’ una farsa! (Ride, amaro) E’ proprio un delitto imbarazzante: nessuno lo vuole. Non so perché lo abbia commesso e voi non sapete che farvene. (Pausa) Siete uguali, Halcòn, Luìs, tu, siete della stessa specie. Della specie giusta, quella dei duri, dei conquistatori. Solo io mi sono sbagliato di porta.

MARIA                      Hugo, tu volevi bene ad Halcòn

HUGO                        Credo di non avergli mai voluto bene come in questo momento.

MARIA                      Allora devi aiutarci e continuare la sua opera. (Lui la guarda con occhi assassini. Lei indietreggia) Hugo!

HUGO                        (Con improvvisa dolcezza) Non aver paura, Maria: non ti farò del male. Taci. Solo un minuto. Lasciami pensare. Dunque, sono recuperabile. Magnifico! Ma solo, nudo, senza bagaglio. A condizione ch’io cambi pelle…e che perda la memoria. Il delitto: quello non si recupera, eh? E’ stato un errore senza importanza. Lo si lascia dov’è, nel dimenticatoio. Un incidente. Il gesto di un folle, di un innamorato geloso. Quanto a me, basterà cambiare nome, chiamarmi, che so, Gomez, Ramirez, e potrò lavorare tranquillamente, sottobraccio al Coronèl, al vecchio Garcia. E quando incontro chi ha le mani sporche del nostro sangue, gli griderò: que tal, mì generàl? (Fa il saluto militare) A la orden!

MARIA                      Hugo, no!  Io intendevo…

HUGO                                   Taci, Maria. Non dire una parola. (Riflette a lungo) E’ no!

MARIA                      Che vuoi dire?

HUGO                        E’ no! Non lavorerò per voi!

MARIA                      Non hai capito? Non possono lasciarti in giro, come una mina vagante, pronto a scoppiare, a rivelare le vere ragioni di quel gesto. Il Partito non può mettere a repentaglio la propria immagine. Non ammetterà mai d’aver ordinato la morte di Halcòn. Verranno con le rivoltelle, per farti tacere, per sempre…

HUGO                        Lo so. (Guarda l’orologio) Sono anzi in ritardo.

MARIA                      Non vorrai farti ammazzare come un cane!

Si ode un rumore di motore nella strada.

HUGO                        Eccoli.

MARIA                      Sì, sono loro. (Prende la rivoltella) Tieni, fuggi, esci dalla porta di dietro, difenditi…

HUGO                        A che servirebbe? Avete fatto di Halcòn la vittima di un folle che ha ucciso per gelosia. Ma io l’ho amato più di quanto lo possiate amare voi. Non capite che la sua grandezza apparirà solo se il mondo conoscerà le vere ragioni del mio gesto? Un uomo come Halcòn non muore per caso, muore per le sue idee. Solo se rivendicherò il mio delitto dinanzi a tutti, solo se esigo il nome di Raskolnikov e accetto di pagare il prezzo necessario, allora avrà avuto la morte che gli si addice.

Picchiano alla porta.

MARIA                      Non andare, ti prego. Non lasciarmi ancora una volta.

HUGO                        (Avviandosi) Non ho ancora ucciso Halcòn, Maria. Non ancora. E’ in questo momento che lo ucciderò. E me con lui.

Picchiano di nuovo.

MARIA                      (Urlando) Andatevene! Andate via!

HUGO                        (Apre la porta e si rivolge agli uomini fuori campo, allargando le braccia) Non recuperabile. (Esce)

Maria, rimasta sola, si avvicina all’amaca, raccoglie la chitarra e inizia a cantare. Dopo

il primo verso della canzone s’interrompe, tira su col naso, si asciuga gli occhi con la

manica della tuta mimetica, poi riprende a cantare:

                                    Me haràn falta olas de sol, rocio de mar,

                                    en este barrio pobre donde estoy…

                                    alrededòr un llanto, palabras de coraje y de rencor,

                                    lamentos que se pierden porque nadie quiere oir.

Si sentono alcuni spari provenienti dall’esterno. Maria s’interrompe, poi prosegue con

maggior vigore, con il pianto nella voce.

                                   No solamente faltaràn rayos de sol,

                                   sino tambièn comida y libertad;

                                   el pueblo està llorando, herido por los golpes del poder

                                   que no lo deja nisiquiera hablar.

                                   Al fin llegò con su aviòn un padre santo,

                                   como bajò, besò en rodillas nuestra tierra

                                   y no sentì que esa olia a muerte y sangre.

                                   Se levantò y las manos apretò

                                   a quien sigue matando.

Mentre Maria canta, la scena si oscura: la canzone finisce a sipario chiuso.

FINE