Quella che attendevo

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QUELLA CHE ATTENDEVO

Tre momenti di una commedia quotidiana

Di TRISTAN BERNARD

PERSONAGGI

BREGANCE

GIORGIO DULAURIER

ELEONORA

DIANA LAMBEL

Commedia formattata da

La scena rappresenta un elegante fumoir nel quale alcuni particolari rivelano una raffinatezza ultramoderna. Brégance e Dulaurier sono in smoking, a capo scoperto. Il primo fuma un si­garo e tiene in mano un bicchiere di Porto.

Bregange                       - Ecco una serata che mi piace. Vostra cugina Eleonora organizza una cena in casa della signora Lambel... Tutt'e due arriva­no alle nove.

Dulaurier                       - Potreste dire le nove e un quarto. Avevo una fame da lupi.

Bregange                       - Io invece cominciavo solo allora a sentire appetito. Temevo però che il pranzo fosse troppo cotto. Ma la cuoca della signora Lambel è intelligente; conosce le abitudini di Eleonora e sa che quando vostra cugina pranza qui, non si bada più all'orario. Prevede il ri­tardo anche quando non viene avvertita e cosi le vivande sono sempre cotte a puntino.

Dulaurier                       - Oh! mia cugina Eleonora è insopportabile: non sa che cosa significhi la puntualità.

Brégance                       - Amico mio! essa ama il fox-trott... Non è mica facile abbandonare il ballo quando si comincia a provarne tutta l'ebbrez­za. Per questa volta potete perdonarla... Sono arrivate tutte rosse e spettiniate, le abbiamo co­strette a mettersi subito a tavola e ora fanno un po' di toilette. Tutto per il meglio mi piace digerire tra uomini soli.

Dulaurier                       - Non vi nascondo che! in linea generale, trovo questa condotta un poco scandalosa.

Brégance                       - Dite francamente il vostro pensiero: la trovale non. un poco, ma molto scandalosa... Avete venticinque anni... Abbandonate que­sta austerità che così poco s'addice! All’età vostra, anche se siete addetta d'ambasciata... Non fumate, non bevete; ma che cosa facevate dunque, in guerra?

Dulaurier                       - Fumavo e bevevo. Ora ho rinunciato al tabacco e ai liquori.

Brégance                       - E allora, perché venite da Eleonora che conduce un'esi­stenza così diversa dalle vostre idee»

Dulaurier                       - Eleonora è mia cugina e amica d'infanzia. Non possono così, senza motivo, rompere ogni relazione con lei.

Pregance                       - E poi, amate la piccola Lambel, ehi! Vorreste consolarla durante l'assenza del marito.

Dulaurier                       - Vi assicuro...

Brégance                       - Non vi domando niente. Quello che vi direi non vi persuaderebbe. Tra quindici o vent'anni, chi sa? forse sarete della mia opi­nione. E forse io sarò venuto della vostra. Ma ricordatevi bene: tra vent'anni, giorno più giorno meno, verrete a dirmi che oggi avevo ragione. Da oggi fino allora farete quello che hanno fatto tanti e che ho fatto io pure. E non mi sono mancati gli avvertimenti; ma ho fatto come voi, non ne ho tenuto conto... Direte a una bella signora che l'amate alla follia... Essa vi risponderà: « Non è vero! » fino al momento che non sarà pili vero sul serio. Adornerete una persona di tante belle qualità che essa non pos­siede e, quando la conoscerete meglio e vi ac­corgerete che queste non corrispondono alla realtà, le serberete rancore per la vostra delu­sione... Caro mio, le donne sono dei piccoli esseri selvaggi: perché vi ostinate a considerar­le come nostri simili? Esse non hanno mai compreso gli uomini, né voi siete in grado di comprenderle maggiormente. Quando sarebbe­ro capaci di capire non ci interessano più. Vo­lete un piccolo aneddoto simbolico? Io son proprietario di una piccola casetta a Neuilly Un individuo mi ha fatto delle proposte di af­fitto lasciandomi sperare che sarebbe rimasto per molti anni... Ho lasciato che si insediasse prima della firma del contratto. Quindici giorni dopo, la casa non gli piaceva più e mi disse che aveva inteso affittarla solo per tre mesi... La stessa cosa è con le donne. All'inizio si parla sempre di eternità. Soltanto, sia dall'una che dall'altra parte si evita di precisare le condizio­ni, e la cosa finisce sempre come un affitto a breve scadenza... E dire che è proprio questo malinteso che regge la società. Uomini e don­ne si. separano perché non si comprendono. Ma, se si fossero compresi subito, certo non si sarebbero mai uniti. Dicono che i malintesi producono i divorzi; a me sembra che produ­cano ancor più, i matrimoni.

Dulaurier                       - E' terribile, avere simili idee sulle donne. Ma che amale, dunque, nella vita?

Bregance                       - Le donne... Meno le stimo e più le amo... Solo le amo più liberamente, ecco tutto. So che mi considerano quasi un vecchio... Ma sono ancora capace di essere il loro amante e non sono obbligato, moralmente, a diventarlo. Ben inteso, quando parlo con lo­ro, faccio sempre in modo che esse credano che le desidero ardentemente, perché è sempre be­ne esagerare un pochino. La verità è che io noni le desidero continuamente, ma, poiché ho della esperienza so benissimo che verrà un momento nel quale sarò capace di desiderarle. Soltanto, mio caro, non li mete, non cammino sulle vo­stre tracce... La mia specialità non sono le don­ne del gran mondo... A me piacciono le piccole modiste, le sartine, le dattilografe, le impiegate delle poste. Sono ragazze abbastanza ben edu­cate, graziose e spesso anche istruite... Le signore esigono troppe formalità per cadere. Non a finiscono più. Si ha un bell'essere sinceri, «e esauriscono la vostra sincerità. Tutto ciò può ancora tollerai si quando si è giovani, ma io non ho più la pazienza di fare il cicisbeo per tanto tempo.

Dulaurier                       - E coni le vostre amiche, siete più soddisfatto? Dico « vostre » perché imma­gino clic ne avrete più d'una per volta.

Bregance                       - Che pensate? Io non pratico che la poligamia occidentale: molte donne, ma successivamente. La poligamia simultanea degli Orientali è una barbarie: non si approfitta del­le proprie amanti, si è come un bimbo in un negozio di giocattoli... E poi i nostri bilanci non sopporterebbero simili spese.

Dulaurier                       - E quando la vostra amica vi inganna?

Bregance                       - Ne prendo un'altra. In questa maniera posseggo sempre una donna fedele, poi­ché mi separo da lei non. appena non lo è più. (Silenzio) Non vi piace l'esposizione della mia vita sentimentale?

Dulaurier                       - Preferisco non dirvi la mia opinione.

Bregance                       - E fate bene! Ciascuno deve ave­re le idee adatte alla sua età...

Dulaurier                       - Devo sembrarvi ridicolo...

Bregance                       - No, commovente piuttosto. Ama­lfi la piccola Diana e parlate da innamorato.

 Dulaurier                      - Sinceramente, non posso dire di amarla... Se ciò fosse, non avrei nessuno scru­polo a confidarvelo, perché tra me e lei non vi sono state che amichevoli conversazioni. La verità è che nutro per Diana una sincera affe­zione e anche un po' di pietà... Voi sapete che dopo un anno di matrimonio suo marito ha dovuto partire per l'Australia per accudire ai suoi commerci... Mia cugina Eleonora ha preso Diana sotto la sua protezione...

Bregance                       - Con; la sua autorità di donna divorziata...

Dulaurier                       - Non ha durato molta fatica a trascinarla nella vita eccentrica e artificiosa che conduce... Il mio desiderio sarebbe di farle amare una esistenza - non dirò più. austera - ma semplicemente più regolare.

Bregance                       - Facendone la vostra amante?

Dulaurier                       - Non si può parlare un minuto sul serio con voi...

Bregance                       - Infatti, ho il difetto di voler precisare...

Dulaurier                       - Nomi credete dunque alla de­vozione?

Bregance                       - Scusiate! credo sempre alla sin­cerità dei giovanotti che sono devoti alle belle signore.

Dulaurier                       - Eppure non potrei mostrarmi più disinteressalo di così... Può essere che nel­la mia amicizia entri un altro sentimento... an­cora inespresso, che rassomiglia all'amore...

Bregance                       - Ciò che rassomiglia all'amore è sempre amore... Ma non dico più nulla... Avete l'età nella quale si gustano le gioie dell'incertezza. Io, invece, ho cinquant'anni suo­nati... amo le gioie precise e apprezzo enorme­mente il piacere di non amare. Ma, sento ve­nire le signore...

(Entra Eleonora seguita da Diana. Esse sono vestite di tutto punto, come per uscire).

Bregance                       - Che succede? Si esce, adesso?

Eleonora                        - Ma certo! Non l'abbiamo detto a cena?

Dulaurier                       - (tetro) Si esce?

Diana                            - (un po' contrariata) Vi dispiace?

Eleonora                        - Ho un appuntamento con alcuni amici in un bar di Montinartre. Un bar mollo chic, sapete...

Dulaurier                       - Dove si balla, naturalmente...

Eleonora                        - Infatti. Vi sono dei bellissimi ballerini Arcadi che danzano tra di loro.

Bregance                       - Tutta la Grecia antica... Alci­biade... Platone...

Eleonora                        - Non mi sembrate troppo entu­siasti! Ma in ogni caso, io sono costretta ad andarvi perché gli amici mi aspettano. Sanno che sono una donna di parola; resterebbero tut­ta la notte ad aspettaimi.

Dulaurier                       - Si potrebbe telefonare...

Eleonora                        - Il bar non ha telefono.

Bregance                       - Non volete che si possa telefo­nare alla Grecia antica?

Eleonora                        - Vi è un mezzo molto semplice: faccio un salto fin là: in automobile sono tre minuti. Mi scuserò, dirò per esempio che tu, Diana, non stai bene, e che non possiamo pas­sare la serata insieme a loro.

Diana                            - Sarebbe ancona più semplice an­darci tutti insieme come era stato convenuto.

Eleonora                        - No, poiché Giorgio non ne ha voglia,

Diana                            - (ironica) Oh! poverino!

Eleonora                        - Resta piuttosto con lui, mentre io vado. Bregance mi accompagnerà.

Diana -                          - Si capisce. Il signor Duraurier non vuol compi omettersi in simili luoghi.

Bregance                       - E' troppo giovane. Per me, in­vece, la mia vecchia riputazione di Don Gio­vanna impenitente, mi crea un'aureola di rispetto.

Diana                            - (a Eleonora) Vengo con te.

Eleonora                        - Ti prego, non essere cattiva. Resta con Giorgio. In un momento, andiamo e torniamo. Venite Bregance. Non vi spiace mi­ca, venire là?

Bregance                       - Dal momento che noni: mi obbli­gate a ballare con i Greci..

(Escono. Per qualche istante, Dulaurier e Diana, ciascuno seduto sulla sua poltrona, ri­mangono silenziosi. Finalmente Dulaurier si alza).

Dulaurier                       - Perché vi mostrate così poco gentile con me?

Diana                            - Perché siete insopportabile.

Dulaurier                       - Ma dovreste capire che ciò av­viene perché vi amo! Un momento fa, quando Eleonora vi ha proposto di restare con me, non avete veduto la vostra aria di rassegnazione!

Diana                            - Non l'ho veduta, ma me ne sono resa conto perfettamente; e del resto, non ho fatto nulla per dissimularla.

Dulaurier                       - Se avessi avuto la menoma di­gnità non avrei accettato il vostro sacrifizio. Ma, avevo un tale desiderio di restare solo con voi, che non ho più pensato alla mia dignità...

Diana                            - Oh! la vostra dignità! La vostra di­gnità! Che volete che me ne faccia della vostra dignità? E poi, siate franco. Non è soltanto perché desideravate restare con me, ma anche perché vi secca che io vada in quei luoghi...

Dulaurier                       - Ebbene, sì! mi dispiace che voi frequentiate simili locali! Certe curiosità mi disgustano, lo sapete bene!

Diana                            - Oh! me l'avete detto abbastanza! Ma dovreste capire che è inutile ripetermelo dal momento che mi fa così poco effetto. Preten­dete di amarmi? Amatemi tal quale sono, con le mie curiosità, come voi dite, e, perché no? con i miei vizi.

Dulaurier                       - Oh! so benissimo che non sono vizi. Ma non lo sanno mica tutti come lo so io.

Diana                            - Non mi curo di ciò che il mondo può dire o pensare!

Dulaurier                       - Ebbene, io, invece, me ne cu­ro! Una cattiva opinione che si abbia di voi è un po' di fango che vi insudicia... E io ne provo un vivo dolore...

Diana                            - Ebbene, mio caro amico, mi dispiace, ma bisognerà che vi ci abituiate.

Dulaurier                       - (supplichevole) Diana!

Diana                            - No, mio caro, non sono la vostra amante, io! Vi trovo assurdo e odioso, quando fate così. L'affezione... la simpatia che posso avere per voi, va scomparendo dei tutto. Vi detesto quando volete fare il moralista, modificarmi, dirigermi. (In preda ad una breve crisi di nervi e quasi piangente) Sono forse venuta io, a cercarvi? Perché non mi lasciate tran­quilla?

Dulaurier                       - (snervato) Oh! vi lascerò tranquilla, non dubitate! Sapete che stasera parto! per otto giorni...

Diana                            - E' la vostra sola scusa,

Dulaurier                       - Mi spiace moltissimo di la­sciarvi imbronciata!

Diana                            - Calmatevi! appena sarete partito non lo sarò più.

Dulaurier                       - Come siete dura con me... Ma immagino che se pensaste veramente quanto di­te, non me lo direste così brutalmente...

Diana                            - Vi dico esattamente quello che penso...

Dulaurier                       - Che donna perfida! Mi fate par­tire tutto sconvolto! Ah! gli Affari Esteri han­no scelto un bell'inviato! Non so proprio co­me farò ad adempiere la mia missione... E non so nemmeno perché ve lo dico! Tanto, per voi, è lo stesso! Oh! ma, sapete, ho ancora fiducia nella mia energia! Farò quanto potrò per tor­nare in me. Non so se vi riuscirò, ma vi assi­curo, dal fondo dell'anima, che, se ho abbastan­za forza per restare laggiù e non tornare, re­sterò!

(Cade a sedere su di una poltrona, in preda ad una violenta eccitazione, con gli occhi pieni di lacrime... Lungo silenzio. Diana fa l'atto di uscire, poi si avvicina a lui e gli posa una mano sulla fronte).

Diana                            - Cattivo!

Dulaurier                       - (prendendole la mano) Diana, cercate di comprendermi; so che siete migliore di quello che sembrate, so quanto valete. Non siete fatta per vivere in voi e per voi... Non avete bisogno di questa esistenza turbolenta... di cercare a dritta e a manca, come un Calabro-ne, delle povere e piccole sensazioni, che chia­mate rare! Le vere sensazioni rare, quelle che ben pochi possono gustare, si trovano solo in sé stessi, con la sensibilità e la riflessione.

DIANA                        - Ma, ne sarò capace, io?

DULARIER                 - (con slancio) Voi più che qualunque altra! Credete ad un amico devoto che conosce bene, perché vi ha studiato con tutto suo fervore.

DIANA                        - Con ocelli di illuso.

DULAURIKR             - No, cara! Solo gli innamorati io veder bene! solo l'amore fa conoscere gli esseri. Poiché vi amo appassionatamente, ho potuto scorgere in voi un essere eccezionale...

Duna                             - Siete il solo a crederlo...

Dulaurier                       - Perché sono il solo che vi sap­pia amare! Nemmeno voi, uria piccola Dóana, Mainate tanto (pianto vi amo io; ecco perché nonvi conoscete!... Voglio che guardiate il vo­stro io, in me, come in uno specchio terso e tacente... Allora capirete che non avete il di-I ritto di profanarvi!

DlANA                         - (con voce malsicura) Vi assicuro che il vostro amore vi inganna...

Dulaurikr                       - No, Diana, il mio amore è più certo e più sincero di quanto non crediate... Che fortuna, che abbiamo avuto una spiegazio­ne prima della mia partenza! Trascorrerò que­gli otto giorni nell'impazienza, ma anche nella felicità.

Diana                            - Un momento fa dicevate che avre­ste fatto tutti gli sforzi per dimenticarmi...

Dulaurikr                       - Diana, non avrei potuto... Sono vostro per la vita... Non vi è altra donna, al mondo. Penserò con ebbrezza che al mio ri­torno la nostra unione si compirà, all'insaputa di ciò che si chiama mondo, di tutto ciò che per noi non esiste! Il mondo non comprenderebbe tutto quello che, al disopra delle leggi, al d:so­pra dei pregiudizi, vi sarà di puro, di nuziale, nel nostro riavvicinamento...

Diana                            - Giorgio, vedrete che amica docile sarò... come avrò fiducia in voi per imparare laverà bellezza della vita... Ora mi sembra che se dapprima mi sono mostrata restia, è stato per un bisogno incosciente di provarvi meglio, di essere sicura del vostro amore... Ma vedrete, Giorgio, che schiava felice avrete in me!... E' proprio vero che avevate letto nell'anima mia, meglio che non avessi l'atto io stessa! Avete sa­puto scorgere tutto quanto vi era di superficiale nella mia vita frivola, e che con tutte quelle curiosità puerili non facevo che ingannare il de­siderio della vera felicità che non osavo sentire in me! Caro, caro Giorgio!...

Dulaurikr                       - Cara, cara Diana!.. (Dulaurier e Diana rimangono un istante a guardarsi in silenzio. Si ode un rumore di porte che. si aprono. Sono Eleonora e Brégance che rientrano).

Diana                            - Odo Eleonora che. ritorna. Scosta­tevi un pochino.

(Dulaurier si allontana. Entrano subito dopo Eleonora e Brégance).

 Eleonora                       - Ebbene? siete ancora adirati?

Duna                             - Ma non lo siamo mai stati...

Eleonora                        - Bene, bene...

Diana                            - Abbiamo chiacchierato un pochino, aspettandovi...

Eleonora                        - (a Diana) Mi dispiace, tuttavia, che tu non sia venuta. Non è vero, Brégance, che era uno spettacolo fuor dell'ordinario?

Brégance                       - Oh, fortunatamente la vita ordi­naria è tutt'altra cosa.

Eleonora                        - Non siate lo schifiltoso, adesso. Vi siete divertito un mondo, laggiù.

Brégance                       - Non mi sono annoiato. Quei ballerini hanno un'aria dolce ed ingenua. E poi, non 'badano tanto ad andare d'accordo con la musica, il che non mi dispiace affatto.

Eleonora                        - E a me, ancor meno...

Brégance                       - Insomma, come flagello pubbli­co sono meno pericolosi dei topi e delle caval­lette. Onesti non si riproducono tanto rapida­mente.

Eleonora                        - Infine, ci siamo divertiti. So che la cosa scandalizzerà mio cugino...

Dulaurier                       - No, ti assicuro che tuo cugino è calmissimo...

Eleonora                        - Ma Diana ti terrà il broncio, di averla fatta star qui. (A Diana) Sapessi come era curioso...

Diana                            - (con aria di dubbio) Era proprio tanto curioso?

Eleonora                        - (a Diana) Gii ritorneremo quan­do Giorgio sarà partito.

Diana                            - (guarda Giorgio sorridendo) Ve­dremo...

Eleonora                        - (a Brégance) Un po' di char­treuse, Brégance? (Mentre gliela versa, a mezza voce) Mi sembra che l'apostolo non abbia per­duto il suo tempo...

Brégance                       - Ho sempre avuto fiducia, negli apostoli di venticinque anni...

FINE DEL PRIMO ATTO

ATTO SECONDO

(All'alzarsi del sipario Diana sta terminando di riordinare il salotto. Toglie un quadro di una scuola assai avanzata e lo sostituisce con un onestissimo paesaggio. Entra Eleonora).

Eleonora                        - Che fai?

Diana                            - Vedi. Modifico il mio salotto. Ecco l'ultimo quadro da togliere. Non mi piaceva più te lo confesso.

Eleonora                        - Spesso ti ho udito ammirarlo...

Diana                            - E ora, non lo posso più vedere. Co. sì, lo sostituisco con quest'altro...

Eleonora                        - E ti piace, questa roba?

Diana                            - Nemmeno. Ma è quello che vi si trovava qualche mese fa. Non sono riuscita ad amare l'altro, ma il solo fatto di averlo tentato mi impedisce di riaccostarmi a quello vecchio.

Eleonora                        - Mia povera Diana, quale trasfor­mazione!

Diana                            - Ecco la scatola magica alla quale la devo. (Apre un cofano pieno di lettere) Ve­di... Sono otto giorni che è partito e ho ricevu­to più di venti lettere.

Eleonora                        - E continua a dirigere la tua vi­ta, a correggere i tuoi gusti?

Diana                            - No. Mi parla del suo amore. Sente benissimo che non è necessario darmi dei con­sigli e che basta, per agire su di me, la sua in­fluenza lontana, ma sempre presente. Infatti, mi sembra che egli s?,a sempre con me, so quali sono i suoi desideri...

Eleonora                        - Che divengono ordini, per te...

Diana                            - (semplicemente) Sì! è come se mi avesse lasciato la sua coscienza. E' il mio ange­lo custode invisibile. So come egli desidera che io sia. E mi incammino nella via della perfezio­ne, per meritare il suo amore!... Sono felice che ritorni, ma tremo, perché non sono ancora ab­bastanza cambiala.

Eleonora                        - Oh! sì, ti assicuro...

Diana                            - Sì, sono abbastanza cambiata per te, ma non sufficientemente per lui! E tuttavia, vedo già la vita sotto tutt'altro aspetto... Ieri, per esempio, ho ricevuto una lettera di mio ma­rito. Prima le leggevo in fretta, distrattamente, mi sembrava che non dicessero nidi a. lui ora, da qualche giorno, da quando Giorgio mi ha il­luminato l'anima, anche per mio marito che mi era indifferente, sento in me come una specie di rispetto...

Eleonora                        - E stai per ingannarlo con Gior­gio...

Diana                            - Dio mio, che espressioni!... (Casta­mente) Apparterrò a Giorgio, pur essendo, le­galmente, moglie d'un altro, poiché Giorgio lo vuole.

Eleonora                        - Ma, se Giorgio pensasse che la tua purità morale non li consente di tradire tuo marito?

Diana                            - Farò come egli vorrà.

Eleonora                        - Del resto, non credo che la sua mania moralista giunga sino ad impedirti di di­ventare la sua amante... Tanto più, che sei gra-ziosissima. Hai una grazia, forse un po' meno audace, forse un po' più seria, che ammalierà il nostro giovane apostolo. Mi piace, la tua pet­tinatura. (Diana prende uno specchietto e si contempla lungamente) Sei contenta, di te?

Diana                            - (dopo una pausa) No... credo che mi pettinerò diversamente.

Eleonora                        - Sei pazza?

Diana                            - Giorgio la troverà troppo ricercata, non abbastanza semplice..

Eleonora                        - Ti troverà deliziosa.

Diana                            - No, Eleonora. Tu non conosci, co­me me, i suoi gusti. Tu non senti intorno a te l'influenza costante che crea il mio amore per lui... Mia cara Eleonora, non avertene a male se non segno i tuoi consigli; ma mi sembra di conformarmi ai suoi desideri... (Suonano alla porta di casa. Un momento di emozione). No, non è, ancora lui. Non può esser qui prima di mezz'ora. Certo è Brégance che oggi mi doveva venire a trovare...

Bregance                       - (entrando) Buon giorno!.,. (Strette di mano) Dulaurier non è ancora venuto?

Diana                            - No. Secondo l'orario, ci vorrà ancora una mezz'oretta. Scusatemi, Brégance, vilascio un momento. (Esce).

Eleonora                        - Sapete dove va? Va a pettinarsi di nuovo. Teme di apparire troppo eccentrica!

Brecance                       - Che metamorfosi!

Eleonora                        - E' straordinario. Già, qui, tutto] è cambiato.

Brecance                       - Meno cambiato ancora di Diana.

Eleonora                        - L'amore per Giorgio l'ha resa una vera puritana. Credo che durerà fatica, ora, a tradire suo marito!

Bregance                       - Giorgio la deciderà. La condur­rà all'adulterio come l'ha condotta alla virtù. E' Tonni potenza dell'amore!

Eleonora                        - (si siede) Credete che egli l'ami veramente?

Bregance                       - Non ne so nulla. -Ma essa lo ama, ne sono sicuro. Non è l'amore che egli ha per lei che può compiere simili miracoli, ma l'amo­re che essa ha per lui. Il suo amore per lei è la scintilla che ne ha incendiato il cuore. (Si siede. Una musa). Curiosa, però! Quando, sei settimane fa, sono arrivato, non avrei creduto che gli avvenimenti prendessero questa piega. Se un ravvicinamento doveva accadere, non era quello di Diana e Giorgio che immaginavo. Credevo che voi avreste amato Dulaurier.

Eleonora                        - (francamente) Che idea! Sono più di venti anni che Giorgio ed io ci conosci a me E vi assicuro che mai un pensiero del gene. re è venuto, né all'una né l'altro.

Bregance                       - (alzando le spalle) Che impor­ta? Molte volte mi è successo di desiderare bru­scamente una persona che conoscevo da molti anni e per la quale non avevo mai avuto nessun pensiero equivoco. E, in questo caso, il deside­rio è tanto più violento, quanto più è improvvi­so. Si manifesta con frenesia, come una malattia che ha covato in noi per molto tempo senza che ne dubitassimo.

Eleonora                        - Veramente, per quello che mi concerne, ho degli indizi sicuri per credere che mai sarò turbata dal minimo sentimento per Giorgio.

Bregance                       - E quali?

Eleonora                        - Non fosse altro, l'interesse che ho messo nel ravvicinarlo a Diana...

Bregance                       - (sorridendo) Questo non significa il contrario. Sì! Da parte vostra è avvenuto un gentile prossenetismo mondano a gratuito. Infatti questo mestiere, se è mal visto quando è rimunerato, è invece praticato apertamente da una infinità di donne della migliore società, messoaccade che queste graziose prosseneti (oh come è noioso non poter adoperare una pa­rola più espressiva e più cruda!). abbiano una inclinazione, quasi sempre incosciente, perii giovanotto al quale esse desiderano procurare il benessere fisico, gettandogli nelle braccia una amante. Quando un certo viso piace ad ima don­na, essa desidera vedergli prendere un'espressione di felicità. Evidentemente è più piacevole quando questa espressione torna a suo vantag­gio, ma, in mancanza di meglio, essa si contenta di esserne spettatrice.

Eleonora                        - (ridendo) Vi sono riconoscente di avermi rivelato i miei, sentimenti.

BrEGANCE                 - Ridete! ridete! Non passeranno molti giorni che voi ripenserete alle mie parole e, quando vi accorgerete che avevo ragione, non riderete più, e non oserete riparlarmene.

Eleonora                        - Oh! scommetto qualunque cosa che vi sbagliate!

Bregance                       - Non scommettete mai del dena­ro. In ogni caso, non scommettete che l'onore.

(Entra Diana, E' pettinata molto severamen­te e guarda con un po' d'inquietudine, Eleonora e Bregance, sorridono).

Diana                            - Ebbene?

Eleonora                        - Stai benissimo!

Bregance                       - Siete meravigliosa.

Diana                            - (prestando orecchio) Aspettate! (Va nella camera accanto, se finita con gli ocelli da Bregance ed Eleonora. Ritorna dopo un istante, tutta commossa) Eccolo che viene... L'ho vi­sto dalla finestra. Stava pagando il taxi.

Eleonora                        - Noi ti lasciamo...

Diana                            - (vivamente) No! Che cosa pensereb­be? Se usciste, lo incontrereste per le scale.

Bregance                       - (sorridendo) Si, saremmo ali era costretti a parlargli e gli impediremmo di ar­rivare qui subito. Ebbene, sia! restiamo! Ma ce ne andremo, Eleonora e io, nella camera accan­to! Bisogna che vi incontriate da soli. Quando avrete finito i vostri saluti, ci verrete a chiamare. Venite. Eleonora!... Ebbene! che state fa­cendo?

Eleonora                        - Penso a una cosa: mi domando se Giorgio non sarà un po' sbalordito della tras­formazione avvenuta in Diana...

Diana                            - Credi che gli piacerò meno?

Eleonora                        - Non dico questo. Ma egli ha portalo, di te, un certo ricordo... Ora li vede sotto un altro aspetto!... Mi sembra che sarebbe forse meglio prepararlo... (A Bregance) Rice­vetelo voi.

Bregance                       - Credete?...

Eleonora                        - Ma sì, bisogna prepararlo...

Bregance                       - Ma che cosa gli dico?

Eleonora                        - Come se non foste capace di tro­vare...

 Bregance                      - Vi assicuro...

Eleonora                        - Sì, sì, troverete!

(Diana ed Eleonora escono. Bregance resta solo. Dopo un istante entra Dulaurier).

Bregance                       - (a Dulaurier) Buon giorno, caro.

Dulaurier                       - Buon giorno, caro amico...

Bregance                       - Voi state già pensando: «Chi è questo rompiscatole? », non è vero? Aspetta­vate di trovar qui la vostra piccola Diana... Ma la vedrete, mio caro, la vedrete!... E' di là, in­sieme a Eleonora, e mi ha incaricato di ricever­vi finché non verrà... Ah! potete proprio dire di essere amato! Avete operalo una metamorfosi straordinaria... Guardate soltanto questa stanza, dove pochi giorni fa siete venuto... Tutto quel­lo che poteva far pensare ad una certa raffina­tezza è stato tolto... Essa si è conformata appie­no ai vostri desideri, ha profittato delle vostre lezioni in modo sorprendente.

Dulaurier                       - Sono molto commosso...

Bregance                       - E che cosa direte, quando vedre­te la vostra amica. E' quasi irriconoscibile...

Dulaurier                       - Sono molto commosso di quan­to mi dite.. Perché l'amo, sapete! Non ho fatto che pensare a lei, durante questi otto giorni!... Ascoltate, Bregance. Poiché vi trovo qui, e mi sembrate al corrente di tutto, permettete che vi chieda un servigio... un po' delicato. Voi sapete che sono partito, otto giorni fa, precipitosamen­te, che, prima della mia partenza, non ho po­tuto occuparmi di nulla... Ora, io abito in fa­miglia. Ho, è vero, un piccolo appartamentino uso ufficio, ma non vi posso ricevere nessuno. E non. è mica facile trovare, così su due piedi.

Bregance                       - E pensate che io possa procurar­vi un appartamento? Ma ci vorrebbe un potere soprannaturale... L'unica cosa che posso fare, è di darvene uno dei miei.

Dulaurier                       - Come? uno dei vostri?

Bregance                       - Sì!... Ho. infatti, la mia gar­sonniere solita, nella quale talvolta ricevo delle amiche, ma, all'infuori di questa, per una per­sona che, per delle ragioni speciali, non può venirvi, ho affittato un piccolo appartamentino ove la vedo assai di rado. E' ammobiliato alla orientale, ma la colpa non è mia: l'ho preso co­me l'ho trovato. Si trova al pian terreno, in via dei Mathurins. (Estrae di tasca un mazzo di chiavi) Toh! non ho messo la chiave nel maz­zo... Ma, non importa! ne troverete un'altra dalla portinaia.

Dulaurier                       - Ma, me la darà?

Bregance                       - Direte che venite...

Dulaurier                       - Da parte vostra?

Bregance                       - No; da parte del duca di Saint-Simon...

Dulaurier                       - Il duca di Saint-Simon?

Bregance                       - Sì, sono io. Poiché la portinaia mi ha chiesto il mio nome per la ricevuta e io, per delle ragioni speciali, non volevo darlo, così ne ho scelto uno audace: duca di Saint-Simon.

Dulaurier                       - Grande impressione sulla por­tinaia.

Bregance                       - No, si è messa a ridere e ha det­to: « Che nome. buffo! ». Le direte il vostro nome... mi sembra inutile che la vostra amica chieda del duca di Saint-Simon.

Dulaurier                       - Vi ringrazio. Ben inteso, Diana non saprà mai che mi avete prestato il vostro appartamento?

Bregance                       - Mi è indifferente.

Dulaurier                       - Preferisco che non lo sappia.

Bregance                       - Non lo saprà. Soltanto, se le di­te che siete stato voi a preparare quel piccolo rifugio, forse si stupirà di vederlo così ammobi­liato...

Dulaurier                       - All'orientale?

Bregance                       - Sì, dopo tutto...

Dulaurier                       - Non so come ringraziarvi...

Bregance                       - (protestando) Andiamo!... (Si dirige alla porta dalla quale è uscita Diana) A rivederci, Diana...

(Esce. Dulaurier un po' commosso aspetta Diana che entra quasi subito. Egli va verso di lei con un movimento appassionato, ma, a mi­sura che le si avvicina, si calma, la prende teneramente fra le braccia e la bacia religiosamente sulla fronte).

Dulaurier                       - Diana! Mia cara Diana! Non posso dirvi fino a che punto sono commosso di trovarvi così trasformata. Quando penso alla piccola ribelle che eravate otto giorni fa...

Diana                            - (teneramente) E che non sono più, Giorgio.

Dulaurier                       - E che non siete più, mia cara, mia piccola Diana! Quando penso alle vostre ri­volte gentili, graziose, talvolta anche un po' ec­cessive... Non ne avrete più, Diana?... Ah! so­no tutto commosso.

Diana                            - Sì, sì, Giorgio (Guardandolo negli occhi). Anche voi siete molto cambiato...

Dulaurier                       - E come potrei non esserlo?

Diana                            - Eravate duro, quasi cattivo. Certa­mente non è che io detestassi quella durezza e quella cattiveria, poiché, in fondo, vi amavo già... Ma, come sono commossa e intenerita di vedervi così cambiato...

Dulaurier                       - Mia cara, mia piccola Diana!

Diana                            - Mio caro Giorgio!

(Restano per un istante abbracciati).

Dulaurier                       - E' avvenuta in ciascuno di noi una profonda trasformazione. Ne siamo ancora tutti, stupiti.

Diana                            - E' vero, Giorgio.

DULAURIER              - Ci vorrà qualche poco per ria­nimarsi l'uno all'altra. Ci siamo spogliati di tutto quanto avevamo di artificiale ed. eccoci qui, liberi da ogni menzogna convenzionale... Sapete che vi attendo domani?

Diana                            - (pudica) Ah! domani!

 Dulaurier                      - Questa sera, ahimè! devo lare) il resoconto della mia missione al Ministero de. gli Esteri. Debbo ancora stendere un ultimo rapporto, e... domani, sarò tutto per voi.

Diana                            - (commossa) Mio caro Giorgio...

Dulaurier                       - Bisogna che vi dica dove si trova il mio, no, il vostro, no, il nostro nido, che ci aspetta. E' in tue des Mathurims numero 92, al pianterreno. Alle tre, volete? Sarò divorato! dall'impazienza... Mia cara, naia piccola Diana, siamo finalmente felici!

Diana                            - Sì, siamo felici!

DelaurIEr                      - E non è una felicità comune, la nostra: è una felicità profonda! (Una pausa) Mia cara Diana.

Diana                            - Mio caro Giorgio!

Dulaurier                       - Noi bastiamo l'uno all'alla. Il mondo non esiste più all'infuori di noi.

(Restano per un istante abbracciati).

Diana                            - Volete salutare Eleonora?

Dulaurier                       - Con molto piacere... (Ravve­dendosi) Ma temo di essere in ritardo. Abbrac­ciatela voi per me... Ora, corro al ministero. Bisogna assolutamente che parli al ministro que­sta sera per non aver più nulla da fare con lai domani... Se arrivo tardi non sarà più in ufficio e dovrei tornarci. Scusatemi tanto con Eleonora e salutatela per me.

Diana                            - Mio caro Giorgio!

Dulaurier                       - Mia cara Diana!

(Dulaurier esce. Diana va alla porta della stanza ove si trova Eleonora e la chiama).

Diana                            - Eleonora! Vieni! Se n'è andato piegandomi di farti le sue scuse... Voleva assoluta­mente vedere il ministro oggi, per essere libero domani. (Abbraccia Eleonora chinando la testa sulla sua spalla) Domani! Devo vederlo domani...

Eleonora                        - Ebbene?... non sei felice?

Diana                            - Sì... (Alzando la testa) Sì, sì!

Eleonora                        - Perché dici « Sì, sì! » in quel modo?

Diana                            - Perché. .. perché non sono felice.,.) (Piangendo) Mia cara Eleonora, avrei voluto che non fosse così subito, domani... Perché ha voluto domani?

Eleonora                        - Ebbene, io lo capisco, quel ra­gazzo! Ti lascia otto giorni, fa. Durante tutto questo tempo vive in questa speranza... Quanti, non avrebbero atteso fino a domani!

Diana                            - Eleonora! mi sembra che non sia proprio come avevo immaginato...

Eleonora                        - Ma tu l'ami?

Diana                            - Ma certo che l'amo! Se non lo amassi, sarebbe troppo orribile. Ma mi sono trovata davanti a lui, tutta disorientata. Ti ri­cordi quando ti dicevo: « La mia trasformazione non è finita... Quando ritornerà non sarà anco­ra contento! Mi guarderà con occhi severi che mi diranno: non basta!... »? Ah! non m'ha detto nulla di tutto questo! In lui vi è un essere buono, pieno d'indulgenza, che non conoscevo. Bisogna che mi abitui.

Eleonora                        - Sì, tu amavi la sua cattiveria e non sei ancora giunta ad amare la sua bontà.

Diana                            - Sono già degna di comprenderla?... Eleonora, Eleonora. Non è affatto come avevo pensato... Avrei voluto parlargli delle lettere che ho ricevuto da mio marito... E poi non ho osa­to... Ho avuto paura di farlo inquietare... E queste lettere mi sono rimaste impresse nella testa... Non dovrei dimenticarle, se mi sentissi trascinata da qualche cosa d'irresistibile?... Ma non è così... non è così...

ELEONORA                - Ti comprendo! E' lo stupore che si prova quando d'un tratto ci si sente meno fe­lici di         - (pianto si credeva. Ma verrà anche questo, non dubitare! Non. saresti la prima che sarà an­data ad un appuntamento senza entusiasmo. Ma ima volta che ci si è... Quando ti stringerà dol­cemente tra le braccia, non tarderai a sentirti felice.

Diana                            - (triste) Non ne so nulla...

Eleonora                        - In questo momento non sei in grado di immaginarlo.

Diana                            - Infatti, adesso mi è impossibile im­maginarlo. Ma adesso è adesso! E ora sono infelice! (Piangendo) Eleonora!

Eleonora                        - Che succede?

Diana                            - Mi dispiace che sia per domani. Mi ha detto che avrebbe passato una notte d'impa­zienza... Io ne passerò una orribile.

Eleonora                        - Ebbene, mia cara, se la cosa ti dispiace tanto, non andarci!

Diana                            - Ma sono obbligata!

Eleonora                        - Perché?

Diana                            - (disperata) Mi ama, capisci? mi ama!

Eleonora                        - Ma tu l'ami?

Diana                            - (piangendo a dirotto) Oh! sì... cre­do... credo... Ah! se domani non arrivasse mai più...

FINE DEL SECONDO ATTO

ATTO TERZO

 (Un elegante salottino orientale nell’apparta­mento di cui si e parlato durante il secondo atto. All'alzarsi dei sipario sono in scena Bregance, e Dulaurier. Bregance ha il cappello in testa).

Bregance                       - Vi domando scusa, ero un po' inquieto... Da parecchie settimane l'apparta­mento è disabitato e temevo che la portinaia, non essendo sorvegliata, avesse trascurato di fa­re la pulizia. Mi sarebbe spiaciuto che aveste trovato un nido di polvere.

Dulaurier                       - Ma no, è pulitissimo, vi assi­curo... Decisamente, avete impressionato quella donna col vostro titolo di duca e quella vi ha servito come si usava un tempo con i nobili.

 Bregance                      - Ebbene, caro amico, vi ho det­to quanto volevo dirvi! Vi lascio...

DulaurIer                      - Non è il caso che vi affrettiate. Sono appena le due. Non aspetto ancora nessuno.

Bregance                       - (dopo un momento) Ah! ecco gli appuntamenti che invidio! Il primo non è sempre il più bello né il più piacevole, ma è preceduto da un'impazienza deliziosa... E' per questo che vado sempre in cerca di nuove av­venture.

Dulaurier                       - Ascoltate, Bregance... Al punto ove siamo, sarebbe ridicolo voler essere discreti. Del resto, non mi spiace punto di avere un ami­co al quale confidare le mie impressioni. Quan­do si parla a se stessi, si parla confusamente e con un po' d'incoerenza. Un ragionamento in­teriore è pigro e mai abbastanza chiaro... Da ieri la mia testa è un caos di idee... Prima di tutto vi dirò che, vedendo Diana così trasforma­ta, non ho provato la gioia che speravo da que­sta trasformazione che, pure, era opera mia. Mi sembra che avrei dovuto rallegrarmene come di una vittoria...

Bregance                       - Gli è, mio caro, che la vittoria è meno attraente della conquista: la conquista rappresenta attività, passione; la vittoria è una felicità immobile... L'apostolato è un mezzo di conquista; quando la conversione è compiuta, l'apostolo perde molto del suo interesse. A po­co a poco, con questo mezzo, voi avete dominato Diana, aie avete vinto la resistenza...

Dulaurier                       - Amavo la sua caparbietà. Sen­za dubbio, otto giorni fa, quando l'ho lasciata,, avevo già vinto. Ma, tuttavia mi sembrava che la mia opera non fosse terminata... Altro che terminata, invece... Mi sono trovato dinanzi un piccolo essere, sottomesso...

Bregance                       - Sconfitto...

Dulaurier                       - Annichilito, Bregance, annichi­lito! Com'è bizzarra l'anima umana! Mi doman­do, ora, se la curiosità di Diana, le sue piccole cattiverie, che tanto mi dispiacevano, non era­no quanto di più amavo in lei! Evidentemente, ho esagerato! Non era perversa come credevo, la poveretta! Non si sarebbe convertita così presto!

Bregance                       - Ecco ora che me la chiamate: « poveretta »! Che ingrato!

Dulaurier                       - E' vero, sono un ingrato. (Ani­mandosi) E' all'infamia, da parte mia!

Bregance                       - Essa vi ama!

Dulaurier                       - (animandosi sempre più) Mi ama! Avete ragione! Ho il dovere di amarla.

Bregance                       - Oh! bene! è un dovere, adesso! Ecco quello che mi fa paura! L'amore non può essere accompagnato da un dovere... E' un li­bero viandante che va dove vuole e non un com­messo viaggiatore al quale il dovere ha traccia­to il preciso cammino che deve seguire...

Dulaurier                       - Ah! mio caro Bregance, sono disperato! Evidentemente, devo ora la mia vita. a Diana. Anche se l'amassi meno, dovrei far­le credere che l'adoro. Come sono infelice, mio Dio, come sono infelice!

Bregance                       - (con forza) Ma perdiana, man­date al diavolo tutti codesti ragionamenti e pen­sate semplicemente che state per ricevere la vi­sita di una donnina deliziosa, ben fatta, e che proverete molto piacere stringendola fra le brac­cia! Approfittate del presente e non pensate a quello che sarà domani! Siete giovane, siete sta­to casto per qualche giorno!... A rivederci, Gior­gio, buon appetito! A proposito, badate che nell'armadietto troverete Porto, liquori, tutto l'occorrente, insomma...

(Esce. Dulaurier si mette a passeggiare con agitazione. Si dirige quindi, verso l’armadio in­dicato da Bregance e prende una bottiglia di Porto. Pochi secondi dopo si ode suonare il cam­panello).

Dulaurier                       - ( commosso) Eccola! (Entra Eleonora) Come, sei tu?

Eleonora                        - Sono io. Vengo a portarti le scu­se di Diana.

Dulaurier                       - Ah!

Eleonora                        - Sì, ascolta. Era nervosa, quasi ammalata. Ha pensato che questo... colloquio avrebbe potuto essere guastato dal suo nervosismo... Non vi era alcun mezzo per avvertirti.... Allora, che vuoi? Ha ricorso alla sua migliore amica... Ebbene, Giorgio, che ne dici? Non ti porto una buona notizia! Sono una cattiva mes­saggera...

Dulaurier                       - (un po' sconfitto) Che vuoi? Non è per colpa tua...

Eleonora                        - Vedo che avevi già preparato il Porto... Offrimene un bicchiere, come a un fattorino... (Sorridendo) Oh! che faccia scura!

Dulaurier                       - Capirai, non è mica piacevole, Ma tu, non burlarti di me, almeno!...

Eleonora                        - Non ci penso affatto, mio povero Giorgio, ti assicuro!

Dulaurier                       - Oh! puoi anche farlo, sai! Tra noi, non è il caso di fare complimenti!... Siamo vecchi amici. Ascolta, Eleonora, voglio farti un confidenza riguardo a Diana. Ma tu sei amica! tanto di me quanto di lei. Temo che se ti dico; qualche cosa tu glielo vada a raccontare...

Eleonora                        - Non ho forse la reputazione e donna discreta?

Dulaurìer                       - Sì, sì. Non hai fama di essere chiacchierona. Ma è talmente piacevole, riva lare un segreto!

Eleonora                        - Credo che resisterò a questa tentazione.

Dulaurier                       - Ah! desideri troppo che te lo dica... Una confidente non deve essere così avida di sapere. Sento che annetti troppa importanza a quanto sto per rivelarti e che tanto maggior­mente sarai tentata di andarlo a riferire a Diana. Più un segreto è importante, più è difficile mantenerlo.

Eleonora                        - Allora, non dirmi nulla.

Dulaurier                       - Sì, voglio dirtelo, Eleonora, Siedi qui. (Si siedono su due sedie abbastanza vicine l’una. all'altra). Un momento fa ero molto inquieto, pensando a Diana. Mi domandavo, all'avvicinarsi del momento decisivo, se ero sicuro dei miei sentimenti. Ho abbastanza riflettuto prima di dirle che l'amavo?

Eleonora                        - Se ci si 'dovesse riflettere, lo sii direbbe ben raramente.

Dulaurier                       - Non è che abbia avuto torto di dirglielo senza riflettere. E' di riflettere dopo che ho fatto male!

Eleonora                        - Allora, non sai più se ami Diana?

Dulaurier                       - Non lo so più...

Eleonora                        - E' terribile... Allora, quando sono venuta ad annunziarti che oggi non sarebbe venuta, non sei stato deluso come immaginavo?

Dulaurier                       - Sì, sono stato deluso ugualmente.

Eleonora                        - Capisco. Non eri sicuro dei tuoi sentimenti, ma non ti dispiaceva passare qual­che amabile momento in sua compagnia.

Dulaurier                       - Ebbene, sì! Che vuoi farei?

Eleonora                        - Ah! gli uomini!

Dulaurier                       - Eleonora, mi sono confidato a le con tanto abbandono perché ti considero come un altro me stesso. Non li parlo come a una don­na! Tu sei la mia compagna. E, guarda un po' i! caso, eccoci lutti e due, soli, in una garconnière!

Eleonora                        - Sì, il caso giuoca spesso dei tiri strani! (Un lungo silenzio).

Dulaurier                       - Dopo tutto, che cosa c'è di cu­rioso? Io sono un uomo e tu una donna...

ELEONORA                - (sorridendo) Non ci abbiano mai pensato! Siamo stati educati insieme, come due camerali.

KDulaurier                    - (pensando) Quando io avevo dieci anni, e tu undici, ricordo che provavo un cerio piacere, a prenderti sulle mie ginocchia. Dicevo: «Giochiamo, io sono tuo padre, tu mia figlia... ». Non sapevo che ciò mi facesse piacere: non lo confessavo né a te, né a me... Quan­do fummo un po' più grandi, io avevo dodici anni e tu tredici, ci raccontavamo tutte le cose più sconvenienti che potessimo immaginare.

ELEONORA                - Ricordo...

Dulaurier                       - Dicevamo delle cose indecenti senza pensare a farle, innocentemente, come due piccoli cercatori di verità che scoprono la vitainsieme... (Silenzio). Poi siamo stati separati per due o tre, anni.

ELEONORA                - Quando i tuoi andarono in In­ghilterra...

Dulaurier                       - Al mio ritorno eri divenuta una signorina di diciassette anni e cominciavi a farti corteggiare dai giovanotti... Mi accogliesti come un ragazzino... (Pensoso). Ma ora mi domando se questo sia avvenuto proprio così raramente... Di un po', Eleonora, non potremmo esserci amati all'insaputa l'uno dell'altra?

ELEONORA                - Non ci siamo amati... Quelli che si amano, se lo dicono.

|Dulaurier                      - E' vero! (Una pausa. Egli la guarda). E che cosa mi impedirebbe di dirtelo un giorno?

ELEONORA                - Sciocco!

Dulaurier                       - (accostandosi a lei). E se le lo dicessi?...

ELEONORA                - Non dirmelo...

Dulaurier                       - Perché?

ELEONORA                - Mi annoi, Giorgio... Non ho mai avuto paura di te... E' tanto bello essere camerati….

Dulaurier                       - E chi se n'era mai accorto, che fosse bello?... Non se ne approfitta... Eleonora, dammi la mano...

ELEONORA                - No, no!

Dulaurier                       - Non vuoi dare la mano al tuo vecchio compagno?

ELEONORA                - Non è il mio vecchio compagno che me la chiede...

Dulaurier                       - Ah! Eleonora, bada a te! So mi rifiuti la mano comincio a considerarti dav­vero come una donna... Eleonora, dammi la mano!

ELEONORA                - (tendendogli la mano) Voglio provarti che non ho paura di te.

DULAURIER              - (prendendole, la mano) Vuoi tentare di provarlo a te stessa... (Una pausa. Le accarezza la mano). Non conosco un compagno che abbia una mano così graziosa... (Le bacia la palma) E' squisito scoprire in una donna che si conosce da molto tempo, un'altra donna che non si conosceva...

ELEONORA                - Giorgio, vuoi tacere? Taci, Giorgio!

Dulaurier                       - Ti prego, Eleonora! Domando io che male c'è a dire lutto ciò? Non siamo li­beri tanto l'uno che l'altra?

ELEONORA                - No. Vi sono i due camerati che eravamo: mi sembra che ci guardino...

Dulaurier                       - No, Eleonora, essi si cancellano a poco a poco... Tu stessa dici: i due camerati che eravamo...

ELEONORA                - E poi, so bene che cosa valgono queste tue parole... Aspettavi Diana ed essa non è venuta. Ora, tu eri disposto ad adottare la pri­ma venuta.

Dularier                         - Oh! eccoti civetta, ora! Brava! La compagna è completamente scomparsa... No, Eleonora, non aspettavo Diana... Aspettavo qualcuno che si chiamava Diana, ma che, nel mio spirito, era tutt'altra cosa che Diana... Spe­ravo che Diana riuscisse ad essere quella che at­tendevo... Non dirò che fossi tu quella che aspet­tavo... Credo, però, che te lo dirò tra poco... e sarà proprio vero, quando te lo dirò... Perché, la donna che si ama nel presente, non solo si è sicuri di amarla nell'avvenire, ma è certo che si è amata nel passato, anche se non la si fosse mai veduta... (Si è avvicinato ancora a lei, ma essa si alza).

ELEONORA                - Taci, non mi fare inquietare! Taci... (Va a sedersi lontano da lui, pensierosa). E' curioso... Penso ad una conversazione che ho avuto ieri con Bregance. Egli pretendeva...

Delaurier                       - Pretendeva?

ELEONORA                - Non te lo voglio dire.

Dulaurier                       - (incalzando) Sì, dimmelo! (Vie­ne a sedersi accanto a lei).

ELEONORA                - Pretendeva che io ti amassi.

Dulaurier                       - Vedi!

ELEONORA                - E poiché gli dicevo che, al con­trario, facevo quanto mi era possibile per avvicinarti a Diana, rispondeva che questa non è una ragione... Giorgio, ci credi, tu? Perché Bre­gance diceva questo?

Dulaurier                       - Perché era appunto così, mia cara Eleonora...

ELEONORA                - (ancora incredula) Taci... Quan­do facevi la morale a Diana, quando parevi esa­sperato dell'esistenza che essa conduceva, avrei dovuto essere gelosa che tu non ti occupassi di me... Ti era indifferente vedermi fare delle scioc­chezze... Da qualche istante questo mi dispiace... Pretendi di amarmi e non ti sei mai occupato della mila vita...

Dulaurier                       - E' per quella specie di acceca, mento che ci separava l'uno dall'altra. Ma ora tutto è cambiato, Eleonora!

ELEONORA                - Giorgio, se tu avessi tentato di avere qualche influenza su di me, chissà se ti avrei ascoltato? Se, come Diana, sarei stata ca­pace di profittare delle tue lezioni?

Dulaurier                       - (vivamente) No, no! Non fare come Diana! Resta come sei, cara Eleonora, resta come sei! Non voglio arrischiare di per­derti, modificandoti. (Con ardore) Quello che io amo in te, sei tu; non bado alla tua maniera di essere. Ho scoperto, Eleonora, un'altra don­na, in te... ma le altre sono restate! Voglio strin­gere tra le mie braccia tutte le Eleonore: la mia compagna d'infanzia, quella che facevo inno­centemente sedere sulle mie ginocchia, la ra­gazzina curiosa con la quale chiacchieravo negli angoli, la sdegnosa signorina che mi trascurava per i giovanotti di veni'anni e anche la Eleonora di ieri, con le sue cattiverie e le sue curiosità... Perché in te, tutto mi piace: non voglio modi­ficare nulla. Sono guarito della mia vocazione di apostolo... (La stringe lungamente tra le braccia).

Eleonora                        - Ho avuto torto di venire...

Dulaurier                       - Dal momento che sei venuta, ormai.

                                     

ELEONORA                - Pensi che avrei immaginato una: cosa simile?

Dulaurier                       - Ma certo!

ELEONORA                - Non voglio mentire. Avevo lai vaga idea che qualche cosa sarebbe successo. Poi, vedendoti, mi sono detta: « non succederà nulla ». E sono stata molto contenta, da principio. Poi, poco a poco, mi hai parlato... Oh! Giorgio! (Un lungo bacio).

Dulaurier                       - (ipocrita) Temo che venga Bregance e ci sorprenda. (Mostrando la porta di sinistra). Sarà meglio andare di là.

ELEONORA                - No, Giorgio, no!

Dulaurier                       - Sì, cara, sì! (La trascina dolcemente verso la porta di sinistra). Vieni, Eleo­nora!

(Essa si difende. A questo punto sì ode del rumore. Giorgio la fa entrare a sinistra e resta in scena).

Bregance                       - (entrando. Vede Dulaurier imbaraz­zato. Con aria confusa) Vi chiedo scusa, vi credevo solo... Figuratevi che cinque minuti fa Diana mi ha telefonato che non usciva di casa.., Allora sono venuto...

Dulaurier                       - No, no, non importa. Avete fatto benissimo, invece... Caro Bregance, potete rendermi ancora un servigio?... Telefonate, per favore, a casa mia... Avevo mandato a chiamare al ministero un impiegato che mi doveva far vedere un lavoro. Ditegli che rientrerò molto tardi, e che torni domattina... Scusate...

Bregance                       - Sono io che debbo scusarmi... (Dulaurier esce. Bregance stacca il ricevitore del telefono). Hem! Hem! Di là c'è qualcuno! Non è Diana. Chi potrà essere?... Allò! Wagram 02-11!... Che abbia guadagnato la mia scommessa? Credo di sì!... Allò! Parlo con casa Dulaurier? Chi è all'apparecchio?... Ah! una stenografa del ministero? (Tra sé). Bella voce. (All'apparecchio). Avete una bella voce, signo­rina! Siete bella?... Devono aver ragione!... Do­vrei farvi una commissione da parte del signor Dulaurier... Ma sarà meglio che io venga costì e che ve la faccia a viva voce... A prestissimo, signorina. (Riaggancia il ricevitore). La mia innocenza comincia a pesarmi... Mi sento in vena di fare l'apo­stolo... (Esce).

FINE