Queribus, deserto

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queribus

 Leonardo Gazzola

Queribus,

deserto

1996

Scritto in piena guerra dell’ex-Zaire nel 1996, debutta a giugno 2006 al Teatro Guanella di Milano con gli attori del gruppo di ricerca dei MaiSentiti. E’stato ripreso nel 2012, sempre con l’associazione MaiSentiti, ma con attori diversi. Conta una decina di repliche in tutto.

Registrato in SIAE a nome Leonardo Gazzola


Personaggi

Alì ;                               Cavaliere nero del campo profughi di Queribus

P’Aha ;                          Patriarca del clan di Queribus, padre di Alì

Cassandra ;                   Donna sola del campo di Queribus

Gertrude ;                     Moglie di Alì

Cucciolo ;                      Il più giovane del campo di Queribus

Mefisto ;                        Demone della guerra

Ludovica ;                     Ragazza del campo crociato di Ventana

Il suonatore di tamburo

Il suonatore di chitarra

I cacciatori del campo di Queribus

I mercanti del Mediterraneo

Il saltimbanco del mercato

Il coro ; formato da musicisti, cacciatori ed altri componenti del campo di Queribus.


sequenza 1

Nel deserto; su di un piazzale vi sono varie tende di fortuna, fatte di bastoni e teli più o meno logori. Musica. Dalle tende escono i loro occupanti; profughi scappati da chissà dove e in cerca di chissà che cosa. Scambiano qualche parola tra di loro, si sente qualche richiamo per chi non è ancora uscito dalla sua tenda. C’è chi prega, chi fa abluzioni o si lava la faccia. Accendono delle fiaccole e cominciano a smontare le tende. Una volta smontate tutte le tende, se le caricano in testa assieme al resto dei loro bagagli e si incamminano verso nuove destinazioni. Cantano. E’ un canto quasi di rassegnazione al proprio destino, ma dolce e profondo. Un uomo con il tamburo a tracolla scandisce il ritmo. Con le fiaccole circondano il pubblico e lo accompagnano. Giunti davanti ad un bosco, o semplicemente davanti al palco,  si fermano per permettere al pubblico di osservare la nuova scena mentre loro si accampano tra le mura diroccate di un vecchio castello ormai invaso dalla sabbia.

sequenza 2

Dagli alberi del bosco balzano fuori Alì e Mefisto che, dopo essersi apostrofati e intimiditi a vicenda, si affrontano in un duello all’arma bianca. E’ un duello mozzafiato dove, per farsi coraggio, i duellanti spesso urlano. Alla fine Alì riesce a disarmare Mefisto e sta per trafiggerlo: improvvisamente cala il buio.

ALI’ - Sortilegio! Il sole cade e le tenebre mi avvolgono ben prima di sera. E la luna perché arretra, timorosa? (risata di Mefisto) Chi sei? Che cos’è questa risata che viene come da un vuoto abissale?

MEFISTO - (con voce sussurrante) Sudari di fili di ragno coprono umidi la tua figura irrigidita. Rami umani di mandragore di Cerbero, dalla terra inarrestabili come formiche intorno al pane e dal cielo come grifoni al desco su membra inanimate sono su di te.

Torna la luce e Mefisto è ora sopra Alì, disarmato, che sembra come soffocato.

ALI’ - (spaventato) Aaaaah!

MEFISTO - Mai, vero? Mai ti sei trovato imprigionato così senza respiro! Mai neanche quando cavalcavi destrieri marmorei e dietro cavalieri multicefali in armi con urla di ferri sguainati, ti sfioravano il capo.

ALI’ - Che assurdo sortilegio stai usando su di me? Ti avevo battuto lealmente! (risata di Mefisto) Che razza di vigliacco sei per dover ricorrere alla stregoneria?

MEFISTO - Ognuno usa le armi con le quali si destreggia meglio. Tu non hai forse usato la spada? (abbozzo di replica da parte di Alì) Comunque tu non mi puoi battere Ashenafi.

ALI’ - (sussulta) Non è il mio nome.

MEFISTO - (ride) Devo forse chiamarti Alì? Quel nome non ci appartiene. Tu sei Ashenafi.

ALI’ - Chi ti ha detto quel nome? (Mefisto ghigna) Come sai il mio nome segreto?

MEFISTO - Il buio più scuro sta negli occhi di chi non vuole vedere. Il tempo del deserto si è fatto pietra nella sua corsa in avanti. Tu, come turbine con la sabbia, giri rivoltandoti nelle viscere. (Alì freme) Cosa sono questi brividi che tagliano il tuo corpo? E la tua anima! (ghigna) Tu vuoi tornare a Queribus! (risata sinistra)

Buio nel bosco.

sequenza 3

I profughi che erano rimasti ad accompagnare gli spettatori, fanno luce con le fiaccole ed incamminano il pubblico verso i loro posti in platea. Riprendono il canto finché non si dispongono in scena. Luce sul campo.

CORO - Si narra che, ai tempi delle crociate, alcune piccole comunità a sud di Gerusalemme, terrorizzate dalla furia saccheggiatrice dei crociati, si imbarcarono ad Elat e discesero il Mar Rosso su zattere di fortuna, lungo la costa arabica. Approdati più a sud, si inoltrarono nel deserto del Nafud. Questi gruppi di anime vagabondavano nel deserto sfuggendo ora dalle scorribande dei predoni, ora dalla morsa del deserto stesso, oppure ancora dalle incursioni armate crociate che, spinte fin lì da deliri predatori, installavano i loro campi nel Nafud. Erano gruppi eterogenei: alle anime si aggiungevano altre anime desiderose di unire, gli uni agli altri, i propri destini. (sospirone)

Dopo tanto vagabondare, il clan di Khandagar stabilì il proprio campo tra le rovine di antiche mura e lo battezzò “Queribus”; nome sentito dalla bocca di quel cavaliere errante spagnolo, forse l’unico tra i sedicenti cristiani con un retrogusto di umanità, che li aiutò ad imbarcarsi e a fuggire tanti anni prima.

Cambio luce. Musica e pioggia. Qualche lampo. Appare P’Aha con in braccio una cesta contenente un neonato. Si tratta di Alì. Dietro di lui, Cassandra osserva. P’Aha pronunciare qualche parola di rito per battezzare il bimbo.

P’AHA - Tu sei Alì. Tu sei la nostra speranza. Tu giungi da lontane battaglie per respirare l’aria di Queribus. (appare Mefisto alle sue spalle) Tortuose pietraie e ampie distese di sabbia, mari scuri e chiari hanno osservato il nostro cammino...

MEFISTO - Acqua, lacrime di pioggia attraversino fredde l’armatura e scorrano sul sacro ferro.

P’Aha prende una spada e la avvicina al bambino.

CASSANDRA - No, non battezzarlo con la spada. No! Lui è nato lontano dalle battaglie.

P’AHA - Parli come una donna, Cassandra. Tuo padre, il mio predecessore, è stato ammazzato da loro.

CASSANDRA - Mio padre è morto. Non lasciare che il braccio di Alì diventi strumento di dolore per un’altra come me.

MEFISTO - Giungerai da antiche battaglie...

P’AHA - Il braccio di Alì sarà sempre dalla nostra parte. Lui saprà riscattarci. (avvicina la spada al neonato un’altra volta)

CASSANDRA - No, ti prego! (cerca di fermarlo) Cosa vuol dire dalla nostra parte? Non ha senso una parte nostra e una loro... E’ da sempre che...

P’AHA - I tuoi discorsi non hanno senso, Cassandra.

P’Aha si divincola e battezza Alì con la spada. Cassandra non riesce a trattenere un pianto.

MEFISTO - Pioggia, lacrime di pioggia nel battistero dove nascerà il tuo destino.

P’AHA -(mentre battezza Alì) Alì...

MEFISTO - Ashenafi...

P’AHA - Che Iddio...

MEFISTO - E gli spiriti della guerra...

P’AHA - Ti abbiano caro fino ai confini del deserto...

MEFISTO - Che oltre ci penso io. Ah! Ah! Ah!

Pioggia e qualche tuono. Poi cala il buio.

sequenza 4

Luce su un piano rialzato rispetto al campo e alla platea. Musica. Arriva Alì che osserva dall’alto la situazione. Lo raggiunge Mefisto.

MEFISTO - Eccomi Ashenafi.

ALI’ - Non ti ho chiamato.

MEFISTO - Non è detto che uno venga solo perché lo si chiama.

ALI’ - Non ho bisogno di te.

MEFISTO - Non ho mai preteso che tu avessi bisogno di me. Se tuttavia ti servisse qualche cosa...

ALI’ - Non ho bisogno di nulla. Sono tornato a Queribus, sono a casa mia.

MEFISTO - Interessante. Casa tua è dunque un campo profughi. Ad ogni modo... Ognuno è felice tra le rovine sue...

ALI’ - Queribus è dove sono nato. Qui il sole del deserto asciuga e purifica tutto.

MEFISTO - Come mai allora questa piana ti appare diversa da prima? La gioia della meta come un bagno caldo d’erbe profumate ti svuota la mente e ti rilassa le membra. (gesto di insofferenza di Alì) Chissà come saranno contenti di vederti i tuoi. (pausa) Ti accoglieranno degnamente quando racconterai le tue imprese. Perché tu hai compiuto una montagna di imprese, vero Ashenafi?

sequenza 5

Luce sul campo dove Cucciolo sta giocando con dei rudimentali pupazzi di cavalli e di cavalieri imitandone versi e rumori. Cassandra sta pestando nel mortaio qualche cereale. P’Aha ha delle convulsioni di tosse e sputacchia per terra. I cacciatori e le donne producono vari rumori: lavano cantando tra i denti ed altro ancora.

CUCCIOLO - (imita i nitriti) Iiiiiihn! Iiiiihn! Oplà! Oplà! Io sono Alì e tu che in fondo sei solo un povero cretino sei già una potenziale bistecca. (altre onomatopee di scontri tra cavalieri) E là! Come osi sbarrare la strada al grande Alì? Io ti sbarro il posteriore sai? Il che vuol dire che prendo una sbarra e te la...

P’AHA - Cucciolo, se non la smetti ti arriva una correzione esemplare.

CUCCIOLO - Io amo alla follia le correzioni. Dove la devo portare quando arriva?

Qualche cacciatore si avvicina minaccioso a Cucciolo il quale scappa con un gridolino.

CUCCIOLO - Nulla fermerà l’impavido cavaliere Alì! (brandisce un cucchiaio di legno e salta su un muretto - poi, vedendosi raggiunto, balza giù) Ah! cani crociati! Voi vi meritate che io faccia il cane.

Cucciolo gira loro la schiena e, a mo’ di cane, scava la sabbia addosso ai suoi inseguitori. Cassandra ride. Buio sul campo.

sequenza 6

Luce sul piano rialzato.

MEFISTO - Se mi dai retta, il tuo clan ti ammirerà in eterno. E io lo so che tu stai tornando a mani vuote! (vago gesto di protesta di Alì) Suvvia, non pensare di ingannarmi. Non puoi. Poi ti conviene ascoltarmi. Ti piace il tuo misero campo profughi? Ci tieni al tuo Queribus? Tu vuoi bene alla tua gente Ashenafi. E’ un bel sentimento. Bravo. E non vorresti fare qualcosa per loro? Non vorresti portare a termine le imprese che ti hanno affidato?

ALI’ - Smettila! Ma chi sei? E cosa vuoi da me? Perché hai bisogno di me?

MEFISTO - Chi, io bisogno di te? (Alì lo guarda, sicuro di sé) Bè, diciamo che mi fa piacere che qualcuno apprezzi i miei servigi...

ALI’ - Perché se no?

MEFISTO - Facciamo una cosa. Anzi un patto.

ALI’ - Ma quale patto?

MEFISTO - Guarda il tuo Queribus, guarda quella che è la tua terra: rovine invase dal deserto.

ALI’ - Mi piace così, è casa mia.

MEFISTO - Ascoltami. Tu, grazie a me, puoi coprirti di gloria e di beni. Il tuo clan sarà salvo per tutte le generazioni future. Quando tornerai a Queribus narrerai le tue imprese e le tue mani saranno colme di doni per la tua gente.

ALI’ - E tutto questo perché?

MEFISTO - Per niente. E’ per te, perché vuoi bene alla tua gente. Per la tua nobiltà di spirito. Devi solo credere in me.

ALI’ - E’ ridicolo. Dove ci perdo?

MEFISTO - Giudica da te. Non vedi che è perché ti amo...

ALI’ - Creatura irreale quanto subdola! (Mefisto si accascia, come colpito) Chi mi dice che io abbia bisogno di te per mettere al sicuro il mio clan? Chi mi dice che tu non sia frutto della mia fantasia?

MEFISTO - (sofferente) Non dire così...

ALI’ - Già, chi mi dice che tu esista veramente? Che tu non sia un qualche sortilegio che mi porterà alla perdizione?

MEFISTO - Taci. Ti dirò cosa rischi...

ALI’ - Alla buon’ora. Ti ascolto.

MEFISTO - (ritrovando un po’ le forze) Ecco... se tu fai un patto con me... Potresti anche... Forse...

ALI’ - Potrei o cosa? Creatura di dubbia esistenza!

MEFISTO - (colpito) Aaaah! Va bene. Va bene. Se fai un patto con me... tu sarai sicuramente sempre solo. Sempre solo.

ALI’ - (dopo un silenzio) E’ così allora.

MEFISTO - Qual’è la tua risposta?

ALI’ - Ma perché dovrei accettare? Che bisogno ho di te per...

MEFISTO - Perché stai tornando a mani vuote e Queribus si trova sempre più stretta nella morsa dei predoni e degli accampamenti crociati che tu fino adesso non hai saputo sconfiggere e che ben presto daranno colpo di grazia alla tua gente.

ALI’ - Ma io come posso...

MEFISTO - Pensa Ashenafi, basta un semplice patto con me per salvarli e coprirli di benessere.

ALI’ - Ma avrò la loro riconoscenza?

MEFISTO - Imperitura.

ALI’ - Perché allora dici che sarò solo? E la mia donna, la ritroverò?

MEFISTO - Al tuo ritorno la tua donna sarà a Queribus ad aspettarti. E tu morirai solo di vecchiaia.

ALI’ - E come farò ad essere solo? Com’è possibile? Spiegami.

MEFISTO - Lo sarai. Di più non posso dirti. Ora dammi la tua mano, se lo vuoi, altrimenti lasciami scomparire; ho già perso troppo tempo con te.

Dopo un attimo di esitazione Alì stringe la mano a Mefisto. Musica e buio.

sequenza 7

Luce sul campo. Cucciolo sta giocando con una pentola vuota.

UN CACCIATORE - Gioca, gioca. Qua non c’è più niente da mangiare.

CUCCIOLO - Normale. Siamo nel deserto. Siamo dall’uomo povero. Che non ha niente da dare se non se stesso. Perché non ha niente di niente. Se vai a trovare l’uomo povero è perché lo cerchi; non puoi avere interesse, non puoi aspettarti che ti offra qualcosa. (pausa) E tu cosa ti aspetti dal deserto? (il cacciatore gli tira addosso un oggetto - entra Gertrude con delle provviste) Ad ogni modo non ti preoccupare perché dove non arriva il deserto, arriva Gertrude.

In tutto il campo risuonano voci: “E’ arrivata!”, “Eccola!”, “E’ tornata Gertrude!”, “C’è Gertrude!”. Varie persone si precipitano a vedere che cos’ha portato.

GERTRUDE - (porgendo a Cassandra un sacco di riso) Questo è per te. Mettine un po’ sul fuoco. (è pressata da tutti quanti) Sì, sì, prendete... (distribuisce frutta) Prendete, prendete... No! Questo è per Cucciolo. (porge a Cucciolo una pagnotta) Cassandra anche questo lo affido a te. (porge una bottiglia d’olio) Vedi di farlo durare.

CASSANDRA - Fidati di me. Farò da mangiare per tutti fino alla prossima piena del uadi Al Hamd.

GERTRUDE - (avvicinandosi a P’Aha con una ciotola) Mangia, P’Aha. Questo l’ho preso apposta per te.

P’AHA - No Gertrude, lo sai che io non mangio.

GERTRUDE - Sono già cinque giorni che non mangi, dovresti...

P’AHA - Non mi dire quello che devo fare! Lo so meglio di te quello che si deve fare e quello che non si deve fare!

CORO - P’Aha è incaz... (rettifica) P’Aha è alterato e non vuole mangiare.

P’AHA - Sapete bene da dove viene questo cibo!

CORO - P’Aha è molto alterato! (sospiro) Perché bisogna sapere che la dolce Gertrude, moglie di Alì, si procurava queste cibarie nel campo crociati di Ventana che circondava Queribus.

P’AHA - Nel campo nemico!

CORO - Che però a differenza del nostro era ben fornito di cibo. (sospiro per evidenziare la situazione) Il disegno di quei tristi personaggi era di prendere Queribus per la fame. Non immaginando che la loro cattiveria era forte ma... Oh, com’è debole la carne! (pausa) E così il crociato magazziniere dava un colpo al cerchio ed uno alla botte. O meglio un colpo alla dispensa e qualche colpo alla Gertrude.

GERTRUDE - P’Aha, non fare così. Mangia, abbiamo bisogno di te. Non vorrai mica che ci lasciassimo tutti morire di fame così? Dobbiamo sopravvivere.

P’AHA - Sei una donna leggera e indegna di mio figlio.

CASSANDRA - P’Aha, finiscila con le frasi stupide che vanno bene per chi abita nei castelli e forse nemmeno per quelli.

CUCCIOLO - (a parte, burlesco) Come osi parlarmi su questo tono?

P’AHA - (severo) Come osi parlarmi su questo tono? Mio figlio Alì sta combattendo per noi e ci libererà dalla morsa di quei cani figli di iene pustolose mentre voi sarete ancora qui a correre dietro alle loro luride briciole.

CASSANDRA - Eeeee... Che impeto! E mentre aspettiamo cosa mangiamo?

P’AHA - Branco di pappemolli che non siete altro. Guardate me. Non sono forse il più vecchio? E non ho certo bisogno del loro urfido cibo.

CUCCIOLO - (assaporando la pagnotta) Bè, proprio urfido...

P’AHA - State facendo il loro gioco! Tra breve sarete completamente dipendenti da loro ed io devo assistere a questa vergogna, a questa decadenza! Dov’è la vostra fierezza? Dov’è l’onore di colei che aveva giurato di serbarlo per mio figlio?

CUCCIOLO - (finge burlescamente di cercare “l’onore” in giro per il campo) Già, dov’è?

CASSANDRA - Bravo! L’onore! La fierezza! Sicuramente era la fierezza di qualcuno che aveva bisogno di essere annaffiata con il sangue di mio padre. Ed è la stessa fierezza che ti ha ispirato a mandare tuo figlio a cercare di ammazzare un po’ di gente qua e là nell’illusione che la disperazione di qualche madre o figlia in campo “nemico” possa rinvigorire la tua dignità. Perché? Se non l’hai in te la tua dignità, non sperare di trovarla nelle urla di morte provocate dalla spada di tuo figlio.

P’AHA - Sei proprio una donna.

CASSANDRA - Esatto! Ed è a una donna che noi tutti dobbiamo rendere onore - questa volta sì: onore - per quello che fa per noi. (indica Gertrude) Passare sopra l’amor proprio per aiutare tutti noi. Vorrei vedere chi di voi sarebbe disposto a tanto. (silenzio)

CUCCIOLO - Cosa c’entra? Ognuno la sua parte. La mia per esempio è di mangiare.

CORO: Passarono altri anni – ma nessun di noi li ha mai contati – senza che il prode Alì facesse ritorno a Queribus, sabbia tra mura diroccate. La prima avvisaglia di un suo possibile ritorno fu quel giorno che Gertrude tornò dal campo crociato di Ventana a mani vuote. (pausa) Qualcuno aveva raso al suolo l’accampamento e massacrato i suoi abitanti.

Buio sul campo.

sequenza 8

Luce sul piano rialzato. Appaiono Mefisto e Alì, carico di fardelli.

MEFISTO - Volgi lo sguardo a ricevere la luce che come dardi lancia i suoi raggi fin dove volano sparvieri e falchi predaci. Ora è segnata la luminosa via che conduce a Queribus e che incautamente volevi percorrere a mani vuote anni fa. Scendi, il cammino su terre che ti mostrano riconoscenza ti attende.

Musica mentre Alì e Mefisto scendono verso il campo. Luce dell'imbrunire.

CORO - (mentre tutti accolgono festanti l’arrivo di Alì) Dopo anni di attesa alfine il prode Alì, da altri detto Ashenafi, tornò a Queribus. E noi, uno dopo l’altro ci facemmo avanti festanti: capriole e canti richiamarono tutti quanti. E dolcissimo il ricordo... (mentre accendono il fuoco e Gertrude dà ordini per preparare il tè) Cresceva in lui di cacce, danze, veglie e di suo padre...

MEFISTO - Che mostrava l’arte del sacro ferro...

CORO - Così Alì pensò di essere giustamente tornato e che il campo dei suoi padri solo questo attendeva per rifiorire.

Musica mentre Mefisto sogghigna.

MEFISTO - Si riconobbero e questo bastò per farli felici.

CORO - Quando Alì si riconobbe a Queribus, sabbia tra mura diroccate, mute udì tutte le voci e la mente sua volò indietro nel tempo, incontro alla sua donna, ai tempi della conquista. Per bellezza, saggezza e onestà offuscava tutte le donne, come la stella Beltegeuse sovrasta per bellezza tutte le altre e la polare guida saggiamente il cammino del viandante. Era così splendente che non si sarebbe trovata pari.

CUCCIOLO - E così se la ricordava lui.

Un cacciatore fa cadere per sbaglio un pezzo di legno sulla teiera.

GERTRUDE - E stai attento, porco infedele!

CUCCIOLO - Qui ci vuole la correzione. (si scosta per evitare la bastonata di P’Aha)

Tutti intonano il canto per il ritorno di Alì.

ALI’ - (tra una strofa e l’altra) Quando in lontananza ho visto Queribus, sabbia tra mura diroccate e mia dimora; tutti questi anni che non mi hanno visto tra le mie terre sembravano riscaldarmi, scomparendo, facendosi fumo... Come le nostre braci per il té.

Alla fine del canto Cucciolo parla.

CUCCIOLO - L’eco dei tuoi passi è volato a Queribus ben più velocemente del tuo incedere. Cosa ci hai portato da mangiare?

P’AHA - Meno male che adesso c’è di nuovo un uomo in questo campo. Io sono ormai troppo vecchio per correggerti.

CUCCIOLO - (burlescamente) Correzione all’orizzonte.

P’AHA - Lo senti, figliolo?

ALI’ - Sento e provvedo. (si gira, svolge un sacco e tira fuori viveri che distribuisce - c’è grande gioia tra i presenti) Non sono stato via tutto questo tempo per tornare a mani vuote. Dobbiamo anche ringraziare... (sta per presentare Mefisto ma questi lo blocca e gli suggerisce)

MEFISTO - Gli spiriti di Khandagar che mi hanno condotto fin qui sano e salvo.

Musica. Si chiacchiera e si beve il tè.

MEFISTO - Lo sai bene che solo tu puoi vedermi, Ashenafi.

ALI’ - (ironico) In effetti ho questo privilegio.

MEFISTO - Adesso sai in cuor tuo di essere nella casa dei tuoi padri. Non mi puoi nascondere l’orgoglio che ti pervade al vedere la tua donna con tale piglio di comando. E pensare che l’avevi lasciata indifesa come un passerotto nelle mani di tuo padre ormai vecchio. Ecco che ora tocchi la felicità della tua gente. Sei stato accolto da trionfatore, come vedi ho mantenuto la mia promessa.

TUTTI - Evviva Alì! - Gloria al nostro grande condottiero! - Viva il nostro eroe!

Mefisto si alza e continua a parlare mentre Alì beve il tè e ride in compagnia.

MEFISTO - Bevi, bevi senza mai saziarti all’otre della felicità. Ignaro che è bucato in più parti. Lasciati appannare la vista e illuditi che il tempo incida solo i corpi e scivoli sulle anime.

CORO - Vi risparmiamo il racconto delle eroiche imprese di Alì... Però! Ve ne facciamo un riassunto. In pochi anni Alì aveva sbaragliato orde di predoni, decine di campi crociati, strappato i nostri feticci dalle mani profane degli infedeli riportando ricchi bottini e mettendo al sicuro Queribus da attacchi futuri. Raccontò del sangue versato per Iddio e per gli spiriti di Khandagar, delle sue prigioni e del suo romitaggio nel deserto per la purificazione. (sospirone) Mai Queribus, sabbia tra mura diroccate, ebbe cavaliere più valoroso!

CASSANDRA - Invece di dire tante idiozie in un colpo solo, perché non preparate un bel secchio d’acqua fresca per Alì?

ALI’ - Ottima idea.

GERTRUDE - Forza! Andate immediatamente al pozzo e portate un secchio per Alì.

Mentre i cacciatori vanno a prendere l’acqua, Alì fa cenno a Gertrude di sedersi vicino a lui. Gertrude si siede, ma risponde con freddezza alle tenerezze di lui. Infine arriva il secchio e i due restano soli. Alì si lava.

ALI’ -  Io... Andrei sotto la nostra tenda.

GERTRUDE - (sforzandosi di essere naturale) Va bene.

Entrano nella tenda e si vedono le loro sagome in controluce. Alì cerca il contatto, ma Gertrude è fredda e scostante.

GERTRUDE - Perché non parli Alì?

ALI’ - Per me non era il momento di parlare.

GERTRUDE - Alì, il tempo passa e di fessure fa crepacci.

ALI’ - Cosa intendi?

GERTRUDE - (sospira) Vorrei che tu raccontassi a me quello che ti è successo; ma non solo le imprese.  Voglio sapere in che campi sei stato. Sapere, per esempio, dei bottini.

ALI’ - Bene... Io in realtà, quando sgominavo i campi nemici, non... insomma io lasciavo che scappassero con i loro beni. Non... non li depredavo, ecco.

GERTRUDE - Ma com’è possibile? E tutto quello che ci hai portato?

ALI’ – Ahimé, viene tutto dal campo di Ventana.  Ventana! Un nome che vorrei cancellare dalla mia memoria ma che insiste a schiaffeggiarmi le tempie come un turbine di sabbia contro una duna. Ventana! Ventana è l’unico campo che ho messo a ferro e fuoco. Ventana… Non so nemmeno io cosa mi abbia preso. Dentro di me un fiume di lava incandescente che mugghiava feroce e mi rendeva invulnerabile. Più di cento guerrieri erano. Più di cento e solo una decina sono riusciti a scappare vivi… In realtà è solo pochi giorni fa che io ho “liberato” la zona dai nostri nemici.

GERTRUDE - E prima? Che cosa hai fatto in tutti questi anni in cui noi ti aspettavamo fiduciosi, inermi tra campi crociati assetati di conquista?

ALI’ - Prima... Prima ho viaggiato molto.

sequenza 9

Musica. Cambio luci. La platea si riempie di luce e di mercanti con le loro mercanzie. Ambiente da mercato mediterraneo. Chi con una bancarella fissa, chi ambulante. C’è anche un saltimbanco in maschera che va ad occupare una posizione elevata rispetto al pubblico.

MERCANTE 1 - ‘E pisc’! ‘E pisc’ frisch’! Mo’ mo’ arrirene ro mare. Tengn’ ancore l’onn’ ‘n quoll’!

MERCANTE 2 - ‘E cipoll’, ‘e cipoll’! ‘e cipoll’ e’ Avellin’!

MERCANTE 1 - Venit’! Venit’! C’è stann’ ‘e scuorfn’, purp’ e merluzz’. Ce sta pure o’ pisce spada.

SALTIMBANCO - Uèèè! Ca stann’ tutt’ quant’ comm’ ‘e cane felici d’ ‘a caccia. O comm’ papere rint’ ‘o rivo.

MERCANTE 3 - E’ arrivata ‘a caccia!

SALTIMBANCO - Ca fujit’ tutt’ ‘e paure. Ca site ‘o re! (cambia personaggio, magari grazie a due maschere diverse) Ma che dicit’, ‘o re?

MERCANTE 3 - ‘A caccia re quoll’!

MERCANTE 2 - ‘E cipoll’! ‘E cipoll’! ‘E cipoll’ ‘e Avellin’!

SALTIMBANCO - ‘O re! L’imperatore! Tutt’ chill’ ca va fa piacer’ a vuj!

MERCANTE 4 - ‘E spezie! ‘E spezie abbundanti! Sentit’ comm’ addoran’ l’aria. Pe l’addor’ nun m’avit’ manc’a pavà!

MERCANTE 2 - ‘E cipoll’, ‘e cipoll’! ‘E cipoll’ ‘e Avellin’!

MERCANTE 4 - Pe l’addor’ nun se pava! Venit’ve fà n’addorata!

SALTIMBANCO - ‘O sentit’? ‘E spezie ‘e chill’ rienchien’ l’aria. (cambia personaggio) Agg’ ‘ntis, agg’ ‘ntis... (cerca d’interpellare lo speziale) Uè!

MERCANTE 1 - ‘O pisc’ spada! ‘O pisc’ spada!

Entra Alì con un’enorme borsa. In sottofondo si sentono le battute dei mercanti. Il saltimbanco si esibisce in una serie di acrobazie.

ALI’ - ‘E piatt’! ‘E  bell’ piatt’ d’orient’!

SALTIMBANCO - (allo speziale) Uè! Ma vuj ‘o sapite che st’addore arriva fin’accà? (cambia personaggio) E’ accussì delicato ‘o nas’ vuostr’? (cambia personaggio) Certamente! Stu nas’ che verit’ ‘a addorat’ ‘e meji cazet’ ra cort’ ‘e Francia! (cambia personaggio) ‘A cort’ ‘e Francia?!

MERCANTE 4 - Ma qua cazet’ ‘e Francia! Guarda buffo’ che sto facinn’ ‘a fatica mia!

ALI’ – (si rivolge ad una signora – immaginaria o una spettatrice) Siggno’, ‘e vulite verè ‘e piatt’ oriental’? Brava, ririt’. Nu poc’ ‘e alleria ce vuò. ‘O sapit’, a fatica nuostr’ tiene tutta ‘na poesia soja. Assai ‘e cchiù pav’ nu surris’ ca na moneta ‘e cchiù. Pecchè verite, nuj mercant’ sapimm’ bbuon’ che in realtà nun vendimm’ quasi maj. Pe ve fa capì, je aviss’ ‘a vennere ‘e piatt’... E mo’ ve facc’ verè; o sacci che vuj nun l’accattat’, comme a cchiù granna part’ ‘e sta gent’. Ma scusateme, si tutt’quant’ m’accattassere quacche cos’, comm’ faciss’ je? Nun aviss’ abbastanza piatt’ pe tutt’quant’. Fosse ‘na catastrofe si avess’ ‘a ricere ‘e no a nu client’. Ma vuj nun ce pensat’? Che disonore! Pecciò je so’ cuntent’ quann’ ‘na person ammodo comm‘a vuj nun m’accatt’ nient’, si no, miett’ c’avia fernut’ ‘e piatt’, che figura ce faciv’ annanz’ a na nobbildonna comm’a vuj? Va bbuo’, ce verimm’. Stateve bbuon’ siggno’.

Alì si allontana.

SALTIMBANCO - Avvicinateve signor’ e signori! Ca cu na moneta piccirill’ ve sentite nu re! (cambia personaggio) Ma je songo già nu re! (cambia personaggio) No, nun è accussì! Quann’ trasit’ ca ddint’, ve scuordat’ chi eravat’ ‘e fore. Ca miezz’ a sti bancarell’ nun ce stann’ nè ricc’ nè puveriell’ pecchè ‘o mercato nuostr’ è na livella; ricc’ o puveriell’, nobbile o pezzent’, semp’ duvit’ cuntrattà p’accattà ‘o gran’. Semp’ ca miezz’a nuj avit’ ‘a camminà. (cambia personaggio) Ma je teng’ ‘o cocchio mje che m’aspett’! (cambia personaggio) Accà nun se pass’ c’o cocchio: chill’ adda sta ‘a part’ ‘e fora. Tutt’ quant’ ‘a ppere amm’a j’. Ma si tenite na monetin’... allor’ pe nu moment’ tutt’ quant’ ve putite sentere nu re!

ALI’ - (tornando dalla signora di prima) Siggno’, agg’ pigliat’ na decisione. Pure si, comm’ v’agg’ spiegat’ primm’, je songo assai cchiù leggere quann’ nun m’accatate nient’, pe vuje ca site na persona simpatica, pozz’ pure fa’ n’eccezion’. Accussì, si vuj ve vulite accattà ‘e piatt’ mej... So’ bell’, ‘o sapit’? Mo’ ve facc’ verè... (in questo momento scorge Ludovica che ha fatto la sua apparizione al mercato per vendere candele) Accussì si decirit’ ‘e l’accattà... je nun me pigl’ collera e...

LUDOVICA - Teng’ ‘e cannel’ bbone. Teng’ ‘e cannel’ giust’ pe tutt’ ‘e fatt’ vuostre. P’allumnà ‘e case. P’ ’e case piccirill’ pe verè ‘e piatt’ la zupp’. P’ ‘e case d’ ‘e siggnor’ e verè ‘e piatt’ d’argent e de pietre prezius’.

ALI’ - (avvicinandosi a Ludovica) I teng’ ‘e piatt’ bell’ ma pecchè i vend’, nun song’ nu siggnore.

LUDOVICA - Eppure parite proprio.

MERCANTE 2 - ‘E cipoll’, ‘e cipoll’! ‘E cipoll’ ‘e Avellin’!

ALI’ - (imbarazzato) Cumm’ site gentil’. E diciss’ pure... graziosa.

LUDOVICA - (abbassa gli occhi) Je venn’ ‘e cannel’.

ALI’ - Nun site ‘e ca, è over’? E a ro’ site piccerè? (pausa, lei non risponde) Je song’ fije do’ desert’. Veng’ ca pecchè primm’ ‘e turnà ra gent’ mja aggia fa nu poc’ ‘e rinar’ pe le purtà a loro.

LUDOVICA - Patem’ era crociat’ ‘a Terra Sant’.

MERCANTE 2 - ‘E cipoll’, ‘e cipoll’! ‘E cipoll’ ‘e Avellin’!

Musica e varie grida dei mercanti mentre Ludovica e Alì mimano un tenero colloquio. Sempre parlando e gesticolando, i mercanti ed il saltimbanco escono di scena. Pausa musica.

LUDOVICA - E qual’ nomm’ tien’?

ALI’ - Alì.

LUDOVICA - Ludovica.

Musica di nuovo. I mercanti sono tutti usciti. Alì inciampa e cade. Ludovica con una piccola risata lo aiuta a rialzarsi e le loro mani restano allacciate fino alla loro uscita. Buio in platea.

sequenza 10

Luce sul campo. Musica.

CORO - Il giorno dopo il ritorno di Alì a Queribus, sabbia tra mura diroccate, il campo era pieno di fermento: musicanti e danzatori... Come il dì che Alì partì. Con Gertrude amorosa che lo guardava e tutta la gente del clan che innalzava al cielo il nome del futuro salvatore di Queribus, sabbia tra mura diroccate.

Iniziano le danze. Ritmi scatenati. Alì si lancia in una danza nella quale vorrebbe trascinare Gertrude, ma questa si muove malvolentieri. Si esibiscono altri membri del clan. Alla fine il ritmo perde volume. Calano le luci e poco alla volta i danzatori se ne vanno.

CORO - Come allora ci furono danze e ci fu musica ma questa volta il prode Alì faceva fatica ad essere gaio pur non menando alla battaglia ma da essa tornando.

Alì rimane seduto in disparte, per caso vicino a Cucciolo, che sta giocando con i suoi pupazzi.

CUCCIOLO - Il deserto ha un’infinità di sensi per percorrerlo, Alì. E nessuno è uguale a quello precedente. Proprio perché non c’è niente. Perché è la terra più piena che esista: è piena di tutto quello che non c’è. E’ come un povero che può sognare di diventare tutto quello che non è. Ma appena ti trovi davanti un bosco, una cascata, un villaggio, già non ti è più permesso di sognare altro che quello che realmente vedi. E quando sei contadino, cavaliere o musicista, non puoi più sognare di essere tutto quello che vuoi. Tu hai attraversato il deserto...

MEFISTO - Ashenafi...

CUCCIOLO - E adesso sei qui a Queribus, che è il nostro piccolo deserto dentro il deserto...

ALI’ - A Cucciolè, vattene a cuccà che do’ desert’ parlamm’ riman’.

CUCCIOLO - Eh?!

ALI’ - (sorridendo) Vai a dormire che del deserto parliamo un’altra volta.

CUCCIOLO - Bene mio sire dalle lingue sconosciute. Buona notte e non sognare troppa sabbia. (si allontana)

ALI’ - (a Mefisto) Cosa vuoi ancora da me? La mia dimora si allontana dalla mia mente. Non mi riconosco più a Queribus. Che altro viscido sortilegio usi contro di me?

MEFISTO - Nessun sortilegio. Hai scelto tu di tornare a Queribus.

ALI’ - Che cosa c’entra?

MEFISTO - Non hai ancora capito? Perché credi che la tua dimora si allontani dalla tua mente; sparisca come in una tempesta di sabbia. Sensazioni a te conosciute sembrano deformate ora da orribili smorfie. Ashenafi, il tuo destino ormai è di pugnare o di errare per sempre.

ALI’ - Tu menti come respiri diabolico essere! Ho finito di errare e di combattere! Sono tornato dai miei, dalla mia donna.

MEFISTO - (ride) La tua donna! Ma non ti sei chiesto il perché di questo suo atteggiamento nei tuoi confronti?

ALI’ - Quale atteggiamento? Siamo d’amore e d’accordo come deve essere.

MEFISTO - Perché continui a cercare di fingere con me? Ashenafi, Gertrude si vergogna.

ALI’ - Sciocchezze degne di uno spirito malefico come te.

MEFISTO - Spirito malefico, può anche darsi. Sciocchezze proprio no. Cosa avrebbe da rimproverare Gertrude a te, che sei tornato eroe vincitore e carico di beni?

ALI’ - Ascoltarti mi stanca. Cosa vuoi dire?

MEFISTO - Che evidentemente è lei che ha qualcosa da rimproverare a se stessa.

ALI’ - Non riuscirai a farmi credere cose che non voglio credere.

MEFISTO - Credere? Credi davvero che negli anni della tua assenza Gertrude si sia limitata ad aspettarti?

ALI’ - Non voglio sentire nient’altro! (si allontana mormorando qualche disordinata preghiera)

MEFISTO - Credi davvero che la tua gente abbia aspettato il tuo ritorno osservando un rigoroso digiuno? O come credi che si siano procurati da mangiare qui, tra sabbia e mura diroccate?

Alì prega affinché si allontanino i demoni che lo circondano. Mefisto, turbato, si allontana. Poco a poco si abbassano le luci. Non appena Alì smette di pregare per tergersi il sudore, Mefisto riappare.

MEFISTO - E’ inutile chiudere gli occhi, Ashenafi. Hai capito benissimo quello che è successo qui in tua assenza.

ALI’ - (irato) Ed è questo che volevi, immagino, quando mi convincevi a non tornare la prima volta a Queribus!

MEFISTO - (strafottente) ... Sabbia tra mura diroccate...

ALI’ - (ancora più irato) E se io preferissi non sapere niente?! Sono tornato, Queribus è salva, la mia gente sta bene, io sono stato accolto da trionfatore. Non voglio sapere altro.

MEFISTO - Ed io non ti dirò altro, però...

ALI’ - Vattene. (ricomincia a pregare)

Mefisto scompare. Musica. Alì prende una torcia e si arrampica sopra gli archi che sovrastano il campo.

ALI’ - O Signore, o spiriti dei miei antenati. L’animo mio è distante e insicuro. E voi tardate ad inviarmi il sonno che ristora il corpo e la mente. Eccomi sospeso come nel letto vuoto di un uadi asciutto. Anche qui a Queribus, come negli anni del mio errare nel deserto, è rimasta solo la luna a farmi compagnia. (pausa - saluta la luna ringraziandola per essergli accanto)

MEFISTO - (voce da dietro le quinte) Rifocillati il cuore con il calore che ti aveva armato il braccio e imponiti agli incubi della notte. Tu sei il vittorioso; domani ti riscatterai.

ALI’ - Sei ancora in giro, perfido individuo! Perché non la smetti di tormentarmi?

MEFISTO - (apparendo accanto ad Alì) Ma come siamo scorbutici questa notte. Volevo solo incoraggiarti. Ti ho visto triste ed insicuro e sono volato al tuo conforto. Sai che farei di tutto per te.

ALI’ - E’ un tutto del quale farei volentieri a meno.

MEFISTO - Ma che ingratitudine! Non ti ho forse dato tutto ciò che mi hai chiesto? Le vittorie, la gloria, Queribus...

ALI’ - Non voglio più niente da te.

MEFISTO - Tu sei ingeneroso con me. Eppure anche questa volta ti verrò in aiuto senza chiederti nulla in cambio.

ALI’ - Non lo voglio il tuo aiuto, non lo voglio più! Basta, chiudiamo tutti i patti. Non voglio più saperne di te e dei tuoi sortilegi!

MEFISTO - (severo) Questo non ti è più possibile, Ashenafi. Tu devi errare o combattere. (pausa) Vincerai. Vincerai sempre, lo sai. E domani, grazie a me, avrai l’occasione per coprirti di gloria ancora di più.

Mefisto se ne va con la torcia lasciando Alì al buio.

sequenza 11

Tamburi che battono l’adunata. Luce sul campo. Alì scende da sopra l’arco per partecipare all’adunata. Tutto il clan è seduto in cerchio. P’Aha è sul suo scranno con lo scacciamosche cerimoniale in mano mentre gli altri sono seduti sulla sabbia. C’è l’atmosfera delle occasioni gravi. Quando Alì ha preso posto, P’Aha prende la parola.

P’AHA - Quando la montagna brontola, è segno che sta per staccarsi un pezzo di roccia. L’uomo saggio sa riconoscere i segni e si muove in tempo.

ALI’ - Cos’è successo, padre?

P’AHA - Purtroppo la duna che avevi contenuto è tornata a straripare.

ALI’ - Chi ci minaccia, padre?

P’AHA - Il leone sa che deve temere solo il serpente velenoso che colpisce a tradimento.

ALI’ - Il campo crociati di Ventana!

P’AHA - Figliolo, vedo che i lunghi anni di lontananza dal clan non ti hanno intorpidito. Hai parlato bene. Ora una sola cosa deve ancora fare la tua bocca prima che per tutti noi parli la tua spada: designare i cacciatori che verranno con te nella nobile pugna.

CASSANDRA - Mi auguro che Alì non voglia nemmeno prendere in considerazione quello che hai detto.

P’AHA - (dopo un silenzio imbarazzante) Cassandra, stai attenta che stai tirando troppo la corda. Sono stanco delle tue continue contraddizioni.

ALI’ - Cassandra, che ti prende? Ci stiamo organizzando per difendere Queribus, non abbiamo scelta.

CASSANDRA - Non abbiamo scelta?! Proprio tu che sei stato in mille posti, hai conosciuto la gente più diversa mi dici che non abbiamo scelta. Cosa vogliono i crociati di Ventana? Beni? Non ne abbiamo quasi. Cacciarci via da qui? Ce ne possiamo anche andare. Il deserto è grande. Oppure convertirci? E allora? Quello che dice la mia bocca davanti ad una spada non ha nulla a che vedere con quello che dice il mio cuore, contento di continuare ad abitare questo mio semplice corpo che ha voglia di mangiare, ridere e ballare!

P’AHA - Sei solo una cacasotto priva di orgoglio.

CASSANDRA - Ancora l’orgoglio! Io sono molto più orgogliosa di levare le tende e domani, in un altro posto, poter giocare ancora con Cucciolo che non di dare battaglia a qualche crociato imbecille.

UN CACCIATORE - I crociati imbecilli, come dici tu, sanno benissimo cosa vogliono, a differenza nostra, mi pare.

CASSANDRA - Cosa ne sapete voi di cosa vogliono i crociati?

UN CACCIATORE - Brava. Vaglielo a chiedere e poi ci racconti. (qualche risata dei cacciatori)

CASSANDRA - Certo che ci vado. Chi mi accompagna? (silenzio e commentini a denti stretti) Già, capisco. Il coraggio voi lo avete solo per scannare la gente, non per capirla. (si incammina)

ALI’ - Non ci andare, Cassandra. E’ pericoloso. Potrebbero...

CASSANDRA - Ammazzarmi? Invece dando battaglia siamo sicuri che nessuno si farà niente, giusto?

ALI’ - (dopo un attimo di esitazione) Vengo con te, Cassandra.

MEFISTO - Ma sei scemo? Lo sai chi sono quelli del campo di Ventana? Sono quelli che avevi sconfitto, massacrato...

GERTRUDE - Fermati, Alì. Tu non puoi parlare con quella gente. Tu non sai cos’hanno fatto in tua assenza.

MEFISTO - (mentre insegue Alì cercando di trattenerlo) Eh? Lo sai cos’hanno fatto? Ehi! Lo sai? E fermati! (lo ferma)

ALI’ - (nervoso) No, non lo so. E non voglio...

GERTRUDE - E sì invece che lo devi sapere. Cosa credi? Che i crociati non sapessero che tu eri partito? E che qui al campo eravamo soli ed indifesi?

ALI’ - Ma i cacciatori...

GERTRUDE - Quando mai questi quattro cretini hanno saputo fare qualcosa di buono? (mormorii dei cacciatori)

CUCCIOLO - Ma poveretti! Ci sarà stata un’occasione nella quale hanno dimostrato abilità e coraggio. Era... E’ stato quando... E’ stato... Bè, una volta sarà pur stato.

GERTRUDE - Cucciolo, non sei stato interpellato. Alì, basta di fare giri di parole e di fare finta di non capire. Quelli del campo di Ventana abusavano regolarmente di me. (pausa) Va bene così? Ti basta questo per smuoverti il deretano o devo andare io a difendere il mio onore?

ALI’ - Ma...

CASSANDRA - Ma Gertrude, cosa stai dicendo?

GERTRUDE - Sto dicendo che se avessi un marito vero si preoccuperebbe di difendermi invece di fare il buffone nei mercati!

ALI’ - Gertrude, io non sapevo... Lasciami il tempo di capire...

GERTRUDE - Ma cosa vuoi capire ancora? Ti servono delle descrizioni?!

CASSANDRA - Gertrude, smettila. Perché fai così? Lo sai che le cose non sono proprio andate...

GERTRUDE - E tu che ne sai? C’eri tu con me? Tu sai solo quello che io ti ho voluto raccontare.

CUCCIOLO - Raccontami, o musa, del Pelide Achille l'ira...

GERTRUDE - Tu che sai sempre tutto, che critichi sempre tutto; perché non ci venivi tu dai crociati? Cosa ne sai del giusto furore che anima chi è stato abusato o ha sofferto per causa altrui? E sì che tuo padre l’hanno ammazzato loro.

CASSANDRA - (si irrigidisce) Hai ragione. Io non so nulla. Non so cosa sia veramente successo e non lo saprò mai; ognuno è padrone della propria verità. Il dolore però so che cos’è. Perché il mio, sta dentro di me. Dove tu inciampi, Gertrude, è quando parli di furore. Il furore non può superare il dolore se no non è vero dolore. L’odio per chi ti ha offeso è dettato solo dall’amor proprio, è un sentimento egoista. Non ha niente a che vedere con l’amore che avevi per una persona scomparsa. Il dolore è perché ti manca, avevate bisogno l’una dell’altra. Ma con il tuo furore, nella migliore delle ipotesi genererai solo dell’altro dolore...

CUCCIOLO - Oltre ad una confusione bestiale.

CASSANDRA - Non me ne può importare di meno se il dolore è nostro o loro, sempre dolore è. E una vendetta non ti restituirà certo una persona amata né tanto meno... qualche pelo tra le gambe.

CUCCIOLO - Cosa c’entrano i peli tra le gambe?

MEFISTO - (suggerendo ad Alì) Basta Cassandra, stai esagerando...

ALI’ - Basta Cassandra, stai esagerando... (mentre Mefisto continua a bisbigliargli nell’orecchio) Io ho il dovere di fare rispettare la mia donna e il mio clan. Loro contano su di me, non li posso deludere.

P’AHA - Hai parlato bene, figliolo. (i cacciatori approvano)

ALI’ - Omar, Guglielmo, Kafir...

ALI’ + MEFISTO - Preparatevi, domani attaccheremo il campo di Ventana.

Grida virili di approvazione. Buio.

sequenza 12

Musica. Luce che cresce poco a poco. Effetto alba. I cacciatori escono dalle tende ed affilano le armi. Le donne si lavano e Mefisto si avvicina alla tenda di Alì.

CORO - La presta mattina! Quando la luna ancora combatte al sole il dominio del cielo mentre lo occupano tutti e due...

CUCCIOLO - (stiracchiandosi) Che peccato che di mattina presto non si riescano mai a vedere il sole e la luna insieme nel cielo.

CORO - (seccati) Ehm! Tutti quanti i cacciatori, nei cortili, dalle tende, tra le mura diroccate, le loro armi han preparate!

ALI’ - (a Mefisto) Chissà perché solo io rimango aggrappato alla speranza di non dover cercare la mia felicità in questa battaglia. (tamburi d’appello - smorfia di Alì e ghigno di Mefisto)

Dal fondo della platea arriva Ludovica con un cappuccio in testa. Vende mercanzie varie.

LUDOVICA - Pentole, pentole e setacci... Pentole, pentole e setacci... Avete bisogno di pentole, brava gente? (entra nel campo e viene circondata dai cacciatori) Vengono da lontano. Sono le pentole di Alessandria. Poi ci sono i setacci. Anche i mestoli di zucca.

P’AHA - Come sei arrivata fin qui?

LUDOVICA - Vengo da Alessandria, ho disceso il Nilo, attraversato il mare e il deserto. Porto i rifornimenti ai campi, ne ho già passati molti. (pausa) Sono resistenti le mie pentole. (assorta per qualche istante, fruga nella sua borsa) Teng’ pure ‘e cannel’ p’allumnà tend’ e campe.

Alì si gira di scatto verso Ludovica, ha riconosciuto la sua voce. Le toglie il cappuccio.

ALI’ - Ludovica.

UN CACCIATORE - La riconosco! Lei è del campo di Ventana!

Scoppia una gran confusione. Cacciatori che minacciano Ludovica, lei che grida impaurita, altri che le lanciano accuse. C’è anche chi cerca un sasso da scagliarle addosso.

ALI’ - Fermi! Nessuno tocchi quella ragazza! (silenzio)

UN CACCIATORE - Alì, lei è di Ventana. Di certo è venuta fin qui per spiarci. Cosa dobbiamo fare?

ALI’ - (a Ludovica) E’ vero che sei di Ventana?

LUDOVICA - Io vendo le pentole, lasciatemi andare se non le volete.

ALI’ - Rispondi. Vieni o no dal campo di Ventana?

LUDOVICA - Ci sono stata...

Tutti riprendono ad inveire contro di lei.

ALI’ - Silenzio! Penso che da lei potremo avere qualche informazione utile. Mettetele una stuoia vicino alla mia tenda e che nessuno alzi una mano su di lei. Ci penserò io ad interrogarla.

P’AHA - Figliolo, non so se tu stia facendo la cosa giusta, ma ormai non possiamo più indugiare. A Ventana la staranno aspettando e non vedendola tornare saranno in allarme. Bisogna attaccare subito.

Grida virili da parte dei cacciatori.

ALI’ - No. Oggi non attacchiamo. Voglio avere il tempo di interrogare la ragazza.

P’AHA - (dopo un silenzio imbarazzante) Figlio mio, non ha senso. I crociati avranno il tempo per organizzarsi.

ALI’ - So quello che dico. Quello che ci sarà da fare si farà. Queribus per ora non corre nessun pericolo.

GERTRUDE - Questo è il colmo! Come lo sai che non corriamo pericolo? Solo perché è venuta qui una cretina che fa finta di vendere pentole? Che cos’è questo continuo rimandare? Dillo una volta per tutte cosa ti trattiene dall’attaccare Ventana!

ALI’ - Non è che rinviato. Voglio solo capire.

GERTRUDE - Che cosa c’è ancora da capire? A parte che qui tra poco non saremo in grado di difenderci nemmeno dai passerotti!

ALI’ - Gertrude calmati...

MEFISTO - (intervenendo mentre Alì muove le labbra) Capisco che il tuo onore reclami e ti garantisco che la persona che ha abusato di te...

GERTRUDE - Ma quale abusato! (Mefisto si ripara dietro ad Alì) Tu sei proprio tutto scemo! Quello almeno era un uomo!

ALI’ - Cosa vuol dire...

GERTRUDE - Vuol dire che sei un mollusco e non capisco come ho fatto ad aspettarti fedelmente tutti questi anni!

CUCCIOLO - Fedelmente!

ALI’ - Senti, perché non fai una bellissima cosa? Vai dal tuo crociato che è tanto uomo e smettila di fare l’isterica nel mio campo. (silenzio pesante)

CUCCIOLO - Quando Giulio Cesare attraversò il Rubicone non era nulla in confronto a questa dichiarazione.

GERTRUDE - (dopo aver incassato il colpo) Certo che ci vado. Credi che abbia voglia di restare un minuto di più tra queste tendacce schifose e le vostre mura diroccate delle quali sembrate tanto fieri? Sicuro che me ne vado. Là sarò certo più protetta e più amata di qui. (entra nella sua tenda e raduna il suo bagaglio)

P’AHA - Figliolo, fai qualcosa. Trattienila; non può andare al nemico.

CORO - Ma Alì di trattenerla non ne aveva alcuna voglia. E così lei se ne andò senza che nessuno le sbarrasse la soglia.

Musica. Gertrude si allontana con il suo bagaglio.

UN CACCIATORE - Cosa facciamo allora, Alì?

ALI’ - Niente. Non attacchiamo.

UN CACCIATORE - Ma Alì, noi contavamo su questo attacco anche per rifornirci. (reazione mimica di Cassandra)

CUCCIOLO - E qui non si tratta di onore. Si tratta di cose serie: mangiare. Perciò non ricominciate tutti a litigare.

P’AHA - (deluso) Allora siamo diventati dei volgari ratti da avanzi. Per questo volevate attaccare?

Proteste e discussioni da parte dei cacciatori.

ALI’ - Basta! Ho detto che non si attacca e non si attacca. E per il cibo; i Khandagar sono o non sono un clan di cacciatori? Domani all’alba andremo a cacciare la gazzella. O avete dimenticato come si fa? (i cacciatori brontolano qualcosa) Bene. Visto che siamo tutti d’accordo... Sparite! Per oggi non vi voglio più vedere!

Buio.

sequenza 13

E’ quasi notte al campo. Musica. Alì va nella sua tenda con la lampada ad olio. Si vede la tenda illuminata da dentro. Ludovica, che era sulla stuoia accanto alla tenda, si alza e ne scosta l’uscio. Dopo un’esitazione, entra. Alì arretra di un passo. Ludovica allunga la mano per toccarlo; dopo alcuni goffi tentativi di non farsi raggiungere, Alì non si sposta più. Timidamente seguono carezze, poi dei piccoli baci sulle mani. I due corpi si avvicinano, qualche bacio sul corpo. I due corpi si ritraggono un’ultima volta poi Alì afferra Ludovica e si stende dolcemente assieme a lei. Si fermano e guardano verso il pubblico. Spengono la lampada.

sequenza 14

Musica. Luce all’improvviso.

CORO - Basta! E’ mattina! E’ la mattina del giorno dopo! Oggi è la caccia il nostro scopo!

ALI’ - (uscendo dalla tenda) Sono pronto, sono pronto. Andiamo...

CUCCIOLO - Dov’è la ragazza di ieri?

ALI’ - Forza, preparate gli archi, le cerbottane, le bisacce. (i cacciatori eseguono)

CUCCIOLO - (sbirciando nella tenda di Alì) Alì, guarda. La ragazza delle pentole per sbaglio è finita nella tua tenda. (imbarazzo generale)

CASSANDRA - Bene! Vedrete che caccia farà oggi il nostro cacciatore!

Risate. L’atmosfera si distende. Musica. Tutti si incamminano con grida di incitamento. Esce Ludovica dalla tenda.

LUDOVICA - Aspettatemi. Vengo anch’io.

Dopo un attimo di indecisione, i cacciatori accolgono Ludovica e si dirigono in platea.

CUCCIOLO - (ad Alì) E’ incredibile che tu non ti sia accorto che lei ti fosse entrata nella tenda, no?

Alì molla uno scappellotto amichevole a Cucciolo mentre i cacciatori intonano il canto propiziatorio per la caccia ed invadono la platea.

CORO - In un attimo la piana fu colma della nostra irriverente presenza. Invece Alì si ritrovò nella pietraia di Al-Gebir in compagnia di Ludovica.

I cacciatori, cantando e gesticolando, scompaiono tra le rovine mentre Alì e Ludovica sono sul contrafforte che sovrasta la platea. C’è anche Mefisto.

ALI’ - Riposiamoci qui e aspettiamo notizie dai battitori. (si siedono)

MEFISTO - Sembri soddisfatto.

ALI’ - Vai via.

LUDOVICA - Come hai detto?

ALI’ - No, dicevo che... la vita va... Và vita! Eh! Eh!

LUDOVICA - (abbracciandolo) Sì, la vita va e noi siamo qui. Questo mi importa.

MEFISTO - Cosa credi di aver ottenuto? Anche qui saranno solo grida, sudore, morte e solitudine.

Alì gli tira una manata in pancia.

LUDOVICA - Cos’era?

ALI’ - Non so. Una zanzara, credo.

MEFISTO - Ashenafi, lo dico per te; lascia perdere queste cretinate, non ti appartengono. (schiva un’altra manata di Alì)

LUDOVICA - E’ buffo, io non le sento queste zanzare.

I cacciatori dal basso chiamano Alì che scende con Ludovica. Mefisto li segue.

CORO - Che onore farà ad Alì il racconto della caccia. (si schiariscono la voce) Le gesta e gli sguardi di noi cacciatori si mostrano quasi infedeli ora che narriamo con che ferocia infierimmo, come soldati d’Erode, sui cuccioli della gazzella. Anche alla madre tagliammo il grazioso collo e di vermiglio sangue s’impregnò l’aria e la sabbia. Come quando Alì sgominava i campi crociati! Fin del più prode cavaliere di Ventana, Alì fece scorrere il sangue. Immagini di corpi vuoti ammassati e urla di vittoria s’innalzarono al cielo mentre noi cacciatori scuoiavamo le straziate membra. Irriverenti risate. Ah! Ah! Ah! Di fronte alla morte che menava le anime nell’Ade, echeggiano nel deserto della mente di Alì.

MEFISTO - Zampilli di sangue e sguardi di crociati morenti occupano i tuoi occhi. Ashenafi battagliero...

CORO - Senti risuonare nelle orecchie i lamenti delle creature del deserto perite per mano nemica.

ALI’ - Smettetela! Non le voglio sentire le vostre storie disgustose!

UN CACCIATORE - Ma Alì, abbiamo preso le gazzelle; tre piccole e una grossa. Adesso abbiamo selvaggina per...

UN CACCIATORE - Sì, e vogliamo dedicartele ricordando i tuoi gloriosi massacri nel campo di Ventana.

ALI’ - Ho detto basta! (dalla rabbia ferisce un cacciatore con la spada)

MEFISTO - Bravo! Così mi piaci.

Alì urla in preda ad una disperazione isterica. I cacciatori se ne vanno, spaventati. Rimangono: Alì, Ludovica e Mefisto. Si intravede Cassandra in lontananza.

MEFISTO - Come quando guidavo la tua mano sul sacro ferro e ne cacciavi a dozzine mozzando loro il capo e lavavi il sangue con il sangue. Assapora il silenzio immacolato della morte nel deserto.

Alì si siede sulla sabbia e si prende la testa tra le mani. Non ha più la forza di ribattere a Mefisto. Ludovica si avvicina.

LUDOVICA - E così tu saresti disgustato dal racconto della caccia a quattro gazzelle. Sei molto sensibile.

ALI’ - Ludovica.

LUDOVICA - Peccato che tu non abbia avuto la stessa sensibilità quando massacravi la gente del mio campo. La mia famiglia.

ALI’ - (sospira) Ludovica, sai bene che ignoravo che fosse la tua famiglia. Sai che...

LUDOVICA - Erano persone. E tu sembri molto più scosso dalla morte di qualche animale.

ALI’ - Cosa ne sai di quanto non fossi scosso anche allora?

LUDOVICA - Eri talmente scosso che hai fatto un bel massacro.

ALI’ - Non li ho massacrati, io ho solo...

LUDOVICA - Cosa facciamo, giochiamo con le parole o con i fatti?

ALI’ - Ludovica, smettila. Capisci che ci sono delle circostanze in cui uno è... costretto. O forse no... Forse avrei potuto... Non lo so. Probabilmente l’alternativa avrebbe voluto dire non conoscerci mai.

LUDOVICA - (dopo una pausa) Va bene. Si vede che dovevi scegliere questa alternativa.

Ludovica si allontana. Alì la chiama, si alza per inseguirla, ma Mefisto gli fa uno sgambetto e Alì cade. Ludovica si ferma un istante, si volta, vede Alì per terra, abbozza un sorriso.

LUDOVICA - Ciao Alì. (esce)

MEFISTO - (avvicinandosi ad Alì) E’ meglio così. Ne potrai avere quante ne vuoi come quella. Non dimenticare che con me al tuo fianco sei imbattibile Puoi conquistare tutti i campi che vuoi... Con le loro relative abitanti naturalmente.

ALI’ - Già, per poi dover ancora difendere qualcuno o attaccare qualcun’altro.

MEFISTO - Cosa t’importa? Vincerai sempre tu.

ALI’ - Nessuno starà più con me, vero?

MEFISTO - Ma basta con questi romanticismi inutili, Ashenafi, tu sei la battaglia tu sei la vittoria.

ALI’ - Come faccio a liberarmi di te?

Mefisto scoppia in una risata. Musica. Cassandra si avvicina ad Alì.

CASSANDRA - Alì, torniamo a Queribus.

ALI’ - E’ da tanto che non scelgo più, Cassandra.

MEFISTO - Ma smettila di dire idiozie! Guarda. Il deserto allunga le sue dune e raggi di luce degli dei della guerra illuminano il tuo cammino.

CASSANDRA - Mettiamoci in marcia.

MEFISTO - La strada è ancora lunga per Queribus, sabbia tra mura diroccate.

Si incamminano.

CASSANDRA - (notando il disagio di Alì) Alì, cosa c’è? C’è qualcosa con te....

Mefisto si nasconde burlescamante.

ALI’ - (sospira) Non c’è nulla e nessuno con me e dietro di me c’è ancora morte. E davanti una vita perduta nello spazio terreno.

CASSANDRA - Cammina Alì, cammina. Credi di essere l’unico? L’unico che cerca la strada da percorrere per trovare i luoghi della propria gioventù e del proprio futuro? No. E a tutti noi sfuggono inafferrabili come due rami di un uadi che si biforca.

ALI’ - E’ così? Vero che è così? Allora non sono solo. Vero Cassandra?

CASSANDRA - Certo che non lo sei. (sorride ironica) Non credere di essere poi così straordinario.

MEFISTO - Ah! Ah! Ah! Ma sentila.

CASSANDRA - Alì, c’è qualcosa con te... O qualcuno!

MEFISTO - Però. In gamba la fanciulla. Che ne dice Ashenafi? Se le proponessi qualcosa...

ALI’ - No! Lasciala stare sai! Non fare nulla con lei.

CASSANDRA - Ma allora c’è veramente qualcuno!

MEFISTO - Se c’è?! Ben presto lo vedrai, mia cara...

ALI’ - Noo!! Cassandra, vattene!

CASSANDRA - Ma chi è che...

ALI’ - (urla) Vai via! Vattene! Tornatene al campo!

CASSANDRA - Alì, ma che cosa...

ALI’ - (mentre tiene a bada Mefisto le tira delle manciate di sabbia o delle pietre) Vattene via! Corri! Sparisci!

Mentre Alì lotta con Mefisto, Cassandra si allontana un po’ spaventata pur voltandosi di tanto in tanto fino a che non la si scorge più. Alì lascia la presa su Mefisto e cade a ginocchio sulla sabbia.

MEFISTO - Peccato. Saremmo stati bene noi tre.

ALI’ - Non voglio più vincere. Non voglio più battaglie. Non io.

MEFISTO - Sei un caso senza speranza. (ride mentre si allontana) Mi richiamerai, Ashenafi.

sequenza 15

Cambio luci. Temporale e musica. Entra P’Aha con Alì neonato nella cesta. Cassandra è dietro.

P’AHA - Acqua, lacrime di pioggia attraversino fredde l’armatura e scorrano sul sacro ferro.

Si ripete al rallentatore e con le parole coperte dalla musica, la scena del battesimo della sequenza 3. P’Aha battezza Alì con la spada.

P’AHA - Alì, Ashenafi; che Iddio e gli spiriti della guerra ti abbiano caro fino ai confini del deserto.

Risata agghiacciante di Mefisto che contemplava la scena dall’alto. Cambio luci, P’Aha e Cassandra scompaiono.


sequenza 16

Luce radente. Alì cammina da solo nel deserto.

ALI’ - Ridi, ridi. Le tue risate sono... Come era? Sono come rintocchi di bronzi che mi chiamano verso nuove mete. (pausa) Non so se sono prossimo a Queribus. (sorride) “Sabbia tra mura diroccate”. Sabbia di tempi immobili e sogni perenni. Chissà se ritroverò la mia strada? Sì, sì, la conosco bene. Troverò la strada; conosco il deserto come la mia bisaccia. (pausa) Il mondo simile al mio pensiero sarà lì? Bè, questa è tutta un’altra questione. Un’altra questione. (si ferma per tergersi il sudore) E’ tutta un’altra questione... Sarà lì Queribus?... Sarà lì Queribus?... (la sua voce si affievolisce) Sarà lì Queribus?... Sarà lì Queribus?... Sarà lì Queribus?...

Alì continua a camminare mentre cala l’oscurità e si sente la voce di Cucciolo.

CUCCIOLO (off) - Il deserto è simile ad un uomo povero perché sembra che non abbia nulla. Un povero vero che non ha alcun bene materiale è come il deserto al quale la natura ha negato le sue forme di vita più rigogliose. Eh, il deserto non ha vincoli; non deve ubbidire a stagioni che fanno cadere le foglie o spuntare le gemme, non deve mettere d’accordo corsi d’acqua con pascoli di montagna o boschi di alberi secolari, non deve fare i conti con chi lo vuole sfruttare. Non ha nulla; non ha un superiore al quale deve rendere conto nè un sottoposto da stimolare. Se è veramente povero. Se è veramente deserto. Quando parli con un povero, sei sicuro di parlare con lui perchè lui non è altro che se stesso. Così chi va nel deserto non cerca fiumi impetuosi, emozionanti scalate o campi di grano. No, cerca il deserto, cerca qualcosa di più.

Buio.

fine