Questa nostra giovinezza

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QUESTA NOSTRA GIOVINEZZA

QUESTA NOSTRA GIOVINEZZA

di

Kenneth Lonergan

Traduzione di Penelope Bussolino 

Prima stesura (Luglio 2001)

AGENZIA DANESI TOLNAY

Via C. Ferrerro di Cambiano 82

00191 Roma

tel 06 36304718, fax 06 3296329

copyright©1999 Kenneth Lonergan


PERSONAGGI

Dennis Ziegler - 21 anni

Warren Straub - 19 anni

Jessica Goldman - 19 anni

TEMPO

Il tempo è fine Marzo, 1982.

LUOGO

La Commedia si svolge nel monolocale di Dennis

a Manhattan nell’Upper West Side


PRIMO ATTO

Una fredda serata di Marzo, 1982, dopo mezzanotte. Un piccolo impersonale appartamento-studio al secondo o terzo piano di un malridotto palazzo del Dopoguerra, nell’Upper West Side di Manhattan tra Broadway e West End, in cui abita Dennis Ziegler. C’è una T.V. e uno stereo, molti dischi, qualche pezzo di mobilio, una piccola cucina e un materasso in un angolo sul pavimento. Sparpagliati nella stanza ci sono pile di The New York Post, riviste sportive, e molti libri comici underground. C’è dell’attrezzatura sportiva nell’appartamento anche se non troppo in vista. La stanza ha un aspetto vissuto, ma a parte un muro con fotografie della vita di Dennis, non è stato fatto nessuno sforzo per decorarla. Ha l’aspetto di una stanza che in mezz’ora può essere svuotata. Dennis sta guardando la T.V. È un bel ragazzo, molto atletico, grungy, in passato aveva i capelli lunghi, ha 21 anni, indossa pantaloni larghi e una vecchia maglietta polo. È un ragazzo molto sveglio, dinamico, fanatico e prepotente; incredibilmente  buono e magnetico, ma insanamente competitivo e quasi sempre con successo; il cupo mito del liceo che solo di recente si sta imbattendo, senza necessariamente rendersene conto, nell’evidenza che il suo modo di fare aggressivo e da uomo di mondo con cui ha sempre dominato i suoi coetanei potrebbe non assisterlo ancora a lungo. Il citofono suona. Dennis è troppo spavaldo per rispondere subito. Suona di nuovo. Si alza e va a rispondere.

Dennis: Sì?

Warren: (Dal citofono) Hei, Dennis. Sono io, Warren.

Dennis: Cosa vuoi?

Warren: (Dal citofono) Hei, fammi salire. (Dennis colpisce il citofono. Si siede e guarda la TV. Si sente bussare alla porta. Di nuovo, non risponde subito. Un altro battito. Da fuori). Bella, Denny. (Dennis si alza e fa scattare la serratura senza aprire la porta, poi si rimette a guardare la TV. Warren Straub entra dalla porta centrale. È un ragazzo magro di 19 anni; è un tipo strano, rabbioso che non riflette molto e ciò lo sta danneggiando. Ha passato gran parte della sua adolescenza mettendosi nei guai, ma sta iniziando a scoprire sotto la sua eccentricità una risoluta padronanza di sé che non tutti i suoi amici hanno, e malgrado la sua autodistruttività è innanzitutto una persona tenace. Il suo linguaggio e il suo abbigliamento sono chiaramente influenzati da Dennis- ma non del tutto, e sarebbe un bel ragazzo se si rilassasse un pò sul suo stile personale. Entra nell’appartamento trascinando una valigia molto grande e uno zaino da trekking strapieno.) Hei.

Dennis: Che c’è nella valigia?

Warren: Niente… che stai facendo?

Dennis: Niente. (Warren chiude la porta e appoggia le sue cose. Si siede vicino a Dennis sul materasso e guarda la TV.)

Warren: Che stai guardando?

Dennis: Chiudi a chiave la porta. (Warren si alza e chiude a chiave la porta. Si risiede come prima.)

Warren: Che stai guardando? (Dennis spegne la TV con il telecomando).

Dennis: Niente. Che vuoi?

Warren: Niente.

Dennis: Non ho erba.

Warren: Non la voglio. Ce n’ho un pò.

Dennis: Fammela vedere. (Warren tira fuori una bustina di plastica attentamente chiusa in cui c’è una piccola quantità di marijuana. Dennis la apre e la annusa.) È buona. Dove l’hai presa?

Warren: Da Christian.

Dennis: La possiamo fumare?

Warren: La sto tenendo da parte.

Dennis: Per cosa? (Dennis tira fuori dalla busta l’erba e prende un disco. Inizia a sbriciolare l’erba sulla copertina del disco).

Warren: Solo metà.

Dennis: Stai zitto.

Warren: Solo metà, cazzo. (Dennis lo guarda e sbriciola il resto dell’erba sul disco).

Dennis: Hai le cartine?

Warren: Sei uno stronzo. (Si alza. Dennis ride).

Dennis: Ci sono delle cartine sul tavolo. Dammene una. (Warren non esegue. Bruscamente). Hei! Dammi una cartina. Lo sai quanti soldi mi devi? (Warren tira fuori un piccolo rotolo di soldi, ne sfila qualcuno e lo butta sul letto). Da dove li hai presi?

Warren: A te che ti frega?

Dennis: Be’, se sei così ricco domani puoi prendere dell’altra erba da Christian, per cui dammi quelle cazzo di cartine prima che ti gonfio di botte. (Warren va verso il tavolo e tira un pacchetto di cartine a Dennis). Che è successo, Jasonius ti ha buttato fuori?

Warren: No, me ne sono andato.

Dennis: Non puoi stare qui.

Warren: Non voglio stare qui.

Dennis: Perché ti ha cacciato? Che hai fatto?

Warren: Niente. Ero fatto e lui torna a casa e mi dice, “Questo appartamento odora sempre di erba”. E io gli dico, “Sì, perché la fumo sempre”. E allora lui dice, “Voglio quella puzza fuori da questa casa”. E poi dice, “No, in realtà, voglio te fuori da questa casa”. Poi lancia qualche banconota sul pavimento e fa, “Lì ci sono dei contanti, ora prendi le tue cose e vai via prima che ti spiaccico la testolina”. E io ho risposto, “Come vuoi”. Poi lui è uscito con la sua puttana, e io ho preso le mie cose e me ne sono andato.

Dennis: Dove andrai?

Warren: Non lo so. Forse da Christian. Non lo so. Forse andrò in albergo. Che diavolo ne so?

Dennis: Come farai a stare in un albergo?

Warren: Ho dei soldi.

Dennis: Quanto ti ha dato?

Warren: Mi ha dato dei soldi.

Dennis: Perché? Per ringraziarti che te ne andavi?

Warren: Probabilmente.

Dennis: Quant’è? (Mettendo in bocca lo spinello girato benissimo, Dennis conta i soldi che Warren ha buttato sul letto).

Warren: Duecento. (Dennis finisce di contare. Da sotto il materasso tira fuori un quaderno scolastico rovinato e lo sfoglia finché non trova il nome di Warren).

Dennis: “Warren”: (Scritto nel quaderno). “Cancellato. Con fondi rubati”.

Warren: Non sono rubati, me li ha dati lui. (Dennis chiude il quaderno, trova un cerino e accende).

Dennis: (Trattenendo il fumo). Christian dove l’ha presa?

Warren: Non lo so.

Dennis: (Colpisce Warren al viso, giocando ma forte). Non mentirmi, porca puttana - dove l’ha presa? (Warren prova a colpire Dennis ma Dennis è molto più grande e forte e lo ferma).

Warren: Non provare a picchiarmi, cazzo -

Dennis: Da dove l’ha presa?

Warren: Perché non glielo chiedi a lui?

Dennis: L’ha presa da Philip?

Warren: No, ha detto che l’ha presa da un cazzo di Rasta.

Dennis: Quel tizio, Wally?

Warren: Non lo so.

Dennis: Quel tizio, Kresko?

Warren: Non lo so. Non tengo traccia di dove voi svolgete le vostre attività criminali. Che me ne frega? Dammela. (Dennis non si muove. Continua a fumare.. Warren allunga il braccio per prendere lo spinello. Dennis gli permette di prenderlo).

Dennis: Quanti soldi hai rubato?

Warren: Parecchi.

Dennis: Fammi vedere. (Warren apre il suo zaino e tira fuori una scatola di scarpe piena zeppa di contanti. La apre e la fa vedere a Dennis). Sono tanti.

Warren: Sono quindicimila dollari.

Dennis: Ma sei totalmente impazzito? (Pausa). Dammene la metà.

Warren: No.

Dennis: Dammene cinque.

Warren: Non ti do niente.

Dennis: No. Dammene cinque, andiamo in Francia, e spediamo il resto a tuo Padre con un biglietto: “Presi cinque. Andato in Francia”.

Warren: Io li tengo.

Dennis: Stai scherzando? Manderà grandi uomini con pistole a cercarti.

Warren: Non sa neanche che li ho.

Dennis: Che vuoi dire?

Warren: Voglio dire che lui -                                     

Dennis: Da dove li hai presi?

Warren: Erano nella sua stanza.

Dennis: Erano nella sua stanza?

Warren: Sì.

Dennis: Tuo padre tiene quindicimila dollari in contanti nella sua stanza?Per cosa? Mance?

Warren: Non lo so. Credo abbia qualche illecito affare nel traffico di biancheria per signora, o qualcosa del genere, non lo so.

Dennis: Tuo padre è così carico, cazzo…

Warren: Sì, così dopo che mi ha cacciato ed è andato a cena, visto che quello era il suo atteggiamento, ho iniziato avagare per casa in cerca di oggetti da portare via. Così sono andato nella sua stanza e lì c’era questa sinistra valigetta poggiatasul suo letto. Allora ho aperto la serratura e c’erano file e file di contanti che mi guardavano. Era completamente piena di soldi.

Dennis: Jason.

Warren: Sì! Allora mi dico, “Papà….!” E poi, “Li dovrei prendere? Questa è roba seria”. E poi penso, “Fanculo, sì. Fallo pagare”. Allora ho tolto i soldi e riempito la valigetta di National Geographics e poi l’ho richiusa. Probabilmente resterà lì per tutto il weekend, e poi quando andrà a depositarla, o corrompere chi voleva corrompere, la aprirà e spero penserà che uno del suo gruppo l’ha fregato. O che la sua puttana l’ha fatto.

Dennis: No che non lo farà.

Warren: Perché no?

Dennis: È ovvio che non lo farà.

Warren: Perché no?

Dennis: Perché non è un coglione.

Warren: Sì che lo è.

Dennis: Tu pensi veramente che dopo che ti ha buttato fuori casa aprirà la sua valigetta in cui troverà venti copie del suo National Geographic al posto dei suoi soldi, e non penserà che sei stato tu? Tu sei un fottuto coglione. Ora porta via quella roba da qui.

Warren: Te lo dico -

Dennis: Portala a casa di Christian così le guardie del corpo di tuo padre gambizzano lui.

Warren: Lui non ha le guardie del corpo.

Dennis: Il tizio che guida la sua macchina non è una guardia del corpo?

Warren: No, è un autista.

Dennis: Quel tizio mi mostra la sua pistola, ogni volta che lo incontro.

Warren: Sì, perché è matto. Ma mio padre non è un criminale. Fa solo affari con i criminali.

Dennis: Non me ne frega un cazzo cosa sia. Non ci posso credere che tu hai trasportato attraverso la città quel tipo di soldi e li hai portati da me. No - No - Voglio dire sei così stupido, sei così incredibilmente stupido. Lui ti butta fuori e tu gli rubi quindicimila dollari?

Warren: Ero incazzato.

Dennis: OK: Portali via da qui. Portali a casa di Christian.

Warren: Non è a casa.

Dennis: Portali a casa di Yoffie; vai a casa di Leonard. Non mi importa.

Warren: Nessuno è a casa. Tutti hanno i genitori a casa. Non mi è permesso di andare a casa loro. Dai. Non voglio gironzolare per la strada con tutti questi soldi. Dai.

Dennis: Questo è così tipico di te, voglio dire è come…

Warren: Sì sì sì.

Dennis: Questo è il prototipo del comportamento da coglione che tutti ci aspettiamo da te. Tu l’hai fatto diventare matto perché sei un tale piccolo piagnucoloso detestabile teppistello, lo hai esasperato a tal punto che ti ha finalmente buttato fuori - forse il più pericoloso produttore di biancheria nel mondo - E poi gli rubi i suoi soldi e li porti a casa mia, e ti aspetti che io tipo, ti nascondo o qualcosa del genere? (Warren inizia a parlare). No - No - È per questo che non piaci a nessuno, cazzo, perché non fai altro che provocare le persone. Ok, ora tutti sono stati provocati, solo che tu sei quello che tutti odiano! Ascoltami. Sto cercando di dirti qualcosa. Che ti farà bene.

Warren: Oh, sì.

Dennis: No, per davvero. Ti farà bene. Ascolta. Tu sei un fottuto idiota. Non hai mai un soldo. Nessuno sopporta di averti in intorno. E non riesci a farti scopare. Voglio dire, cazzo, non riesci a farti scopare. Non scopi mai. Tipo l’ultima ragazza era in prima media ed è durata due settimane, e probabilmente quella troietta ancora non si è ripresa.

Warren: Non si è ripresa. L’ho scioccata.

Dennis: Che tipo di vita conduci? Vivi con tuo padre - un matto. Ti gonfia di botta, tipo, regolarmente, hai abitualmente debiti con me di centinaia di dollari, non mi paghi mai - fin ad ora, ma di questo non ne voglio nemmeno discutere - Nessuno sopporta di averti intorno perché sei un tale piccolo strisciante fastidioso casinaro, e ora sei tipo, un fuggitivo dalla giustizia? Che ne sarà di te?

Warren: Che ne sarà di chiunque? Chi se ne frega? (Dennis alza le spalle, si siede. Riaccende lo spinello che si è spento). Tipo tu sei tanto indipendente? 

Dennis: Sì, perché i miei genitori pagano questo appartamento. Non mi ci buttano fuori. Perché sono talmente grati che io non voglio vivere con loro. Perché io non li costringo a farmi diventare dipendente. Come te. “Non mandatemi all’università. Pagatemi solo l’affitto, farò il pony express finché non decido cosa voglio fare, e non dovremo mai avere a che fare l’uno con l’altro”. E loro hanno detto, “Bene”. (Pausa).

Warren: Perché dici queste stronzate?

Dennis: Perché è la verità.

Warren: Perché tu -                                          

Dennis: Perché te lo meriti.

(Pausa. Warren sta per piangere).

Dennis: Ma che fai, ora piangi?

Warren: No. (Pausa). Non so cosa fare. Non so dove andare.

Dennis: Be’ - per prima cosa mi dovresti dare cinquemila dollari e poi restituire quei soldi.

Warren: Non te li do cinquemila dollari.

Dennis: Ti sto parlando della Francia.

Warren: Vuoi dei soldi?

Dennis: No, Non voglio soldi. (Warren apre la borsa e tiene in mano due mazzi di contanti).

Warren: Prendi dei soldi. Vai in Francia.

Dennis: Io non voglio andare in Francia. Pensi che voglio essere pedinato da tuo padre per il resto della mia vita? Ora rimetti quella merda nella borsa e riportala dove l’hai trovata. Mi mette paura. (Warren rimette i soldi a posto e richiude la borsa).

Warren: Non posso riportarla perché a quest’ora lui è ritornato. Sta dormendo. La valigetta è nella sua camera da letto e lui sarà a casa tutto il giorno domani perché ha invitato degli associati domani per il brunch.

Dennis: Brunch. (Pausa). È un concetto bizzarro: non è colazione e non è pranzo. È brunch. (Fa girare la parola nella sua bocca). “Brunch”. “Serviamo il brunch…” È qualcosa che si serve. (Lunga pausa). Quest’erba è forte.

Warren: Lo so.

Dennis: Va bene: sai che dovresti dire a tuo padre?

Warren: Non importa cosa faccio. Mi ucciderà comunque, per cui qual’è la differenza?

Dennis: No. Cerchiamo di risolvere la situazione. Andrà tutto bene. Io sono praticamente un genio della matematica. Allora quanti di questi soldi hai speso?

Warren: Non molti. Ti ho ripagato… ho preso un taxi… ho mangiato del sushi… Duecentocinquanta dollari. Ma lui me ne ha dati cinquanta.

Dennis: OK. Allora non spenderne altri, aspetta fino a Lunedì, e poi restituiscili Lunedì quando va al lavoro. Se la valigetta è già sparita, tu lascia i soldi nella sua camera da letto con un biglietto di spiegazione - e tipo, lascia la città.

Warren: Non lo so.

Dennis: Quello è un piano solido. E se lui non ha ancora nemmeno aperto la valigetta tu sei, praticamente libero. A parte per duecento dollari.

Warren: Posso riavere da te i duecento dollari?

Dennis: No, cazzo, quello era un pagamento. Non te li posso ridare.

Warren: Dove andrò?

Dennis: Vai da Christian.

Warren: Perché non posso stare qui?

Dennis: Perché non ti voglio.

Warren: Sono solo due giorni.

Dennis: Non mi importa.

Warren: E dai. Non succederà niente. Lui non verrà a sapere che sono venuto qui. Sicuramente non aprirà la valigetta prima di Lunedì e io me ne sarò già andato.

Dennis: Sei così stupido. Voglio dire che questo coronerà definitivamente la tua carriera da idiota.

Warren: Cristo Santo, fammi restare qui! Faccio sempre delle cose per te -

Dennis: Tipo cosa?

Warren: Tipo quando la tua ragazza ti ha buttato fuori, sei rimasto a casa mia per due settimane -

Dennis: Quella era la casa di tuo padre.

Warren: E allora?

Dennis: Questa è casa mia.

Warren: E io ho anche avuto un sacco di problemi per quella storia. Io sto con te ogni volta che vuoi, facciamo sport insieme tutto il tempo, compro da te l’erba, mi becco tutti i tuoi fottuti abusi e sono un buon amico, cazzo. Allora perché non mi aiuti quando sono nei guai e la smetti di fare lo stronzo?

Dennis: Perché tu sei sempre nei guai. Non hai nessun senso della differenziazione.

Warren: Sono solo due giorni!

Dennis: Va bene, va bene, stai zitto.

Warren: Grazie.

Dennis: Ma se arriva tuo padre io ti consegno immediatamente.

Warren: Ne sono certo. Ma lui non verrà. (Silenzio). Allora che c’è di nuovo? Che ti va di fare?

Dennis: No, non voglio fare niente. Non mi irritare, Warren. Se vuoi stare qui puoi stare qui, ma devi chiudere il becco. (Dennis accende la TV e la guarda deditamente).

Warren: Hei, dov’è quella figa di Jessica? (Pausa). Denny. Hai visto Jessica recentemente?

Dennis: No. Perché?

Warren: Mi piace.

Dennis: È fuori dalla tua portata.

Warren: Credo di piacergli.

Dennis: No che non gli piaci.

Warren: Credo si sì.

Dennis: Stai zitto.

Warren: È proprio carina.

Dennis: È carina. Per questo non potrà mai accadere. (Warren va verso il frigorifero). Non c’è niente lì dentro. (Warren apre il frigorifero e guarda dentro). Warren, chiudilo!Ti ho appena detto che non c’è niente lì dentro.

Warren: Come mai è sempre vuoto? (Dennis non risponde. Guarda la TV). Andiamo a giocare a football. (Dennis non risponde). Dov’è la tua ragazza?

Dennis: Abbiamo litigato.

Warren: Perché?

Dennis: Perché è una stronza.

Warren: Digli di venire qui e portare la tipa, Jessica.

Dennis: Diglielo tu.

Warren: (Andando verso il telefono). Dove sta?

Dennis: Non la puoi chiamare. Abbiamo litigato. (Warren prende la palla da football di Dennis e finge dei passaggi).

Warren: Andiamo fuori a giocare.

Dennis: Scordatelo.

Warren: Chiamiamo la tua ragazza e diciamogli di chiamare Jessica, e prendiamo un paio di migliaia di dollari dalla scatola delle scarpe e affittiamo una bella suite in un albergo e prendiamo un sacco di champagne e altra roba e facciamo un festino selvaggio. Che ne pensi? (Warren lancia a Dennis la palla, Dennis gliela ritira. Dennis sa come si lancia una palla da football).

Dennis: Non puoi spendere quei soldi.

Warren: Ne spendo un po'. Che sarà mai. (Si lanciano la palla avanti e indietro). E dai, io mi farò scopare. Sarà divertente.

Dennis: Prendiamo semplicemente un paio di prostitute.

Warren: OK.

Dennis: Ti va? Possiamo chiamare questo posto Giapponese dove va Philip e loro ci manderanno tipo due incredibilmente belle e obbedienti hostess Orientali che ci intratterranno e delizieranno.

Warren: Facciamolo.

Dennis: Quanto vuoi spendere?

Warren: Non lo so. Quant’è?

Dennis: Tipo duecento a testa.

Warren: Va bene.

Dennis: Che dirai a tuo Padre?

Warren: ‘Fanculo mio Padre. Gli ho preso i suoi soldi!

Dennis: Lo hai derubato! (Warren lancia forte la palla che si schianta contro qualcosa di fragile).

Warren: Oddio. Scusa.

Dennis: Che ti dice la testa!?

Warren: Ho perso il controllo della palla. (Dennis toglie la palla dalla mensola semidistrutta). Ehi, Denny. Lanciamela.

Dennis: Hai rotto la scultura della mia ragazza.

Warren: Ma… davvero? Mi dispiace.

Dennis: Qual’è il tuo problema!?

Warren: Non lo so. L’ho veramente rotta?

Dennis: Sì, l’hai rotta veramente. (Warren si avvicina e esamina la statua di terracotta rotta).

Warren: Cos’era?

Dennis: Erano due ragazze, che scopavano.

Warren: Intenso.

Dennis: Ora è tipo, la metà di due ragazze.

Warren: Mi dispiace veramente, è stato un incidente.

Dennis: Faceva schifo comunque.

Warren: Oh, fammela vedere. Forse la possa rincollare.

Dennis: Allontanati dalla scultura.

Warren: Fammi vedere. (Warren cerca di afferrare la scultura rotta. Dennis bruscamente lo blocca con il suo corpo e gomiti).

Dennis: Vatti a sedere nell’angolo, Warren, sei una fottuta minaccia. Guarda cosa hai fatto.

Warren: Fammela riparare. (Dennis non riesce a fare niente con la scultura. Lascia che Warren gli dia un’occhiata). Non c’è problema. Basta che prendi dell’Attak e incolli le due parti insieme. Ne hai?

Dennis: No non ho l’Attak.

Warren: Io la posso aggiustare. (Dennis si allontana dalle mensole).

Dennis: Sono sprecato.

Warren: Guarda. Vedi? (Lui ha unito le due metà della scultura rotta in modo che sembri intera). Devi solo incollarle così e sarà a posto. Probabilmente neanche ti serve un morsetto. (Warren raccoglie la palla da football e finge dei passaggi a Dennis). Hei, teste alte. Oh, Denny - esci.

Dennis: La metteresti giù?

Warren: Vai lungo!

Dennis: Col cazzo che vado lungo?

Warren: Hei, vai fuori! (Warren lancia la palla con forza un pò fuori dalla portata di Dennis e si schianta contro un altro mucchio di oggetti).

Dennis: Ma che c’hai, Warren?

Warren: E dai, la potevi prendere! (Dennis afferra la palla, e la tira violentemente contro la testa di Warren. Warren evita il colpo e la palla colpisce nuovamente la scultura, distruggendola totalmente).

Dennis: Prendila, coglione! Non ti scansare! Questa è la mia casa!

Warren: Hai provato a uccidermi, cazzo!

Dennis: Che ti dice la testa?

Warren: Non ho fatto niente! (Dennis colpisce Warren a ripetizione con le mani aperte sulla faccia e sul corpo. Warren si copre. Dennis gli piomba sullo stomaco con il ginocchio avanti. Warren geme per il dolore. Dennis si alza e guarda i rottami).

Dennis: Guarda cosa hai fatto.

Warren: Oh il mio stomaco.

Dennis: Oh, lascia perdere… (Inizia a lanciare i pezzi della scultura, come se stesse giocando a basket, nel cestino della spazzatura dall’altra parte della stanza. È bravo a farlo. La maggior parte dei pezzi vanno dentro il cestino). Si incazzerà. (L’ultimo pezzo va nel cestino. Dennis va verso il cestino e con un calcio lo spinge verso il muro. Va verso Warren che si sta coprendo la testa). Stai bene? (Warren scopre la testa. Dennis gli dà uno schiaffo in faccia).

Warren: Dacci un taglio.

Dennis: Questo è per aver rotto la sua scultura di merda.

Warren: Hai assassinato il mio stomaco. (Lungo silenzio). Sono irrequieto. (Dennis gli dà un’occhiata). Allora, non vuoi chiamare nessuna hostess Giapponese?

Dennis: Non sapresti gestirla. Ti si ammoscerebbe e ti deprimeresti per tipo un anno e mezzo.

Warren: Chiamiamole!

Dennis: Chiudi il becco. Sono duecento dollari l’una. Vuoi spendere quei soldi?

Warren: No, non posso.

Dennis: Come farai per i duecento dollari?

Warren: Non lo so. Venderò qualcosa.

Dennis: Cosa, tipo qualche oggetto della tua collezione?

Warren: Sì.

Dennis: Allora perché non vendi niente di quella robaccia per pagare me? Mi dovresti lasciar chiamare il fratello di Adam Saulker. Lui ha fatto una fortuna comprando e vendendo quella robaccia.

Warren: Io ti pago.

Dennis: Non lo fai.

Warren: Peraltro, pagarti non è una questione di vita o di morte. Fai, comunque, talmente tanti soldi con noi che è ridicolo.

Dennis: Sì, e io fumo sempre l’erba con voi, tutti voi, la mia erba, tutto il tempo, per il valore di centinaia e centinaia di dollari. Per cui perché non dovrei fare dei soldi su di voi? Voi stronzetti vi aggrappate a me tutto il tempo, e io fornisco voi bastardi con un servizio così cruciale. In più sto sviluppando importanti capacità imprenditoriali per il mio futuro. Inoltre ti sto tipo procurando preziosi ricordi della tua giovinezza, per quando sarai vecchio. Io sono praticamente la base di metà della tua personalità. Tutto quello che fai è imitarmi. Io ti ho fatto conoscere i Honeymooners, Frank Zappa, Ernst Lubitch, i boxer, - Sushi. Io per voi patetici coglioni sono tipo un modello di cultura giovanile. Ti ricorderai la tua giovinezza come la foschia di una canna puntellata da una serie di botte di tuo Padre, e tipo, le mie battute. Porca puttana. Sai quanta erba ho buttato fuori dalla finestra per voi nel mezzo della notte quando gironzolate nelle strade come dei fattoni alla ricerca di mezza canna così che potete andare a dormire, perché avete grattato tutta la resina dalle vostre pipette? E tu mi rimproveri che nel frattempo alzo qualche soldo? Tu dovresti ringraziare Dio di avermi incontrato, tu piccolo stronzetto frocio adulatore.

Warren: Tu stai fuori di testa. (Dennis ride. Warren apre la sua grande valigia e inizia a rimuovere i primi pezzi della sua vasta collezione di giochi e oggetti del 1950 e ’60: giochi della Mattel, dischi, un tosta pane del 1950, etc.).

Dennis: Non tirare fuori quelle cose qua dentro.

Warren: Perché no? Voglio vedere cosa posso vendere.

Dennis: No - No - Non tirare fuori quelle cose nel mio appartamento. Mi deprimono.

Warren: Perché?

Dennis: Non tirare fuori quelle leziose stronzate kitsch anni Sessanta nel mio appartamento. Non voglio vederle.

Warren: Posso fare un paio di centinaia di dollari con ognuno di questi dischi.

Dennis: Fammi vedere. (Warren gli passa un dei primi sconosciuti album di Frank Zappa). Dove l’hai preso questo?

Warren: Da un mio amico a Seattle.

Dennis: Questo è un disco pazzesco. (Dennis dà un’occhiata alle cose di Warren). Cos’è questa schifezza? Cos’è questo pupazzetto spaziale? Tu sei strano, amico mio.

Warren: Questo è il Generale Matt Mason. Non te lo ricordi?

Dennis: No.

Warren: C’erano quando eravamo piccoli. Sono veramente fighi e questi sono in ottime condizioni. Potrei fare tipo centocinquanta, duecento dollari per questo.

Dennis: Dici sul serio?

Warren: Sì.

Dennis: Allora perché sei sempre in debito con me?

Warren: Perché non li voglio vendere.

Dennis: Tu sei proprio deprimente. Ora metti via quella schifezza.

Warren: (Mostrandoglielo). Guarda, ha un piccolo elmetto spaziale. La visiera si alza e si abbassa.

Dennis: Toglimi quella schifezza di torno! (Suona il telefono. Dennis risponde al secondo squillo. Rivolto al telefono). Sì? …Perché fai la stronza. (Cade la linea. Dennis riaggancia e ride, improvvisamente pieno di energia).

Warren: Sei forte.

Dennis: Sono il migliore! Non permetto alla gente di farmi diventare matto. Sono io che li faccio diventare matti.

Warren: Sei incredibile.

Dennis: Hei - Ascolta: Quella ragazza che ti piace: qual’è il suo nome?

Warren: Jessica.

Dennis: È amica di quell’altra ragazza, Natalie. La conosci?

Warren: Sì?

Dennis: OK, ascolta: Io piaccio a quella ragazza, Natalie, OK? L’estate scorsa quando Valerie era in Svezia con la famiglia, io tipo me la facevo spesso, ma questo è tutto quello che mi ha permesso di fare. Ma l’ho vista la settimana scorsa e ci ha provato in continuazione. Per cui: nuovo piano: Prendiamo mille dollari dalla scatola, li portiamo a casa di Philip, prendiamo un oncia di cocaina, chiamiamo Natalie, le diciamo di venire qui con Jessica, le facciamo sconvolgere, io mi scopo Natalie - tu farai del tuo meglio per scoparti Jessica - Poi domani facciamo un paio di telefonate, vendiamo il resto della cocaina, ci guadagniamo sopra, e restituiamo tutti i quindicimila dollari al tuo psicopatico padre Lunedì. Questo è un piano fantastico.

Warren: Come fai a saperlo?

Dennis: Perché teniamo un quarto di oncia per noi, rimettendo un quarto di oncia tagliata, la vendiamo a centoventi dollari al grammo, alziamo circa tremilaseicento dollari, rimettiamo i mille dollari investiti nella borsa insieme ai duecento che già gli devi ridare, e comunque guadagnerai tipo seicento dollari.

Warren: (Lentamente). …Va bene…

Dennis: OK?

Warren: Sì.

Dennis: (Afferrando il telefono). OK -

Warren: Ma tipo… qual’è il margine di profitto base?

Dennis: Tipo milleottocento a testa.

Warren: Ma allora… se alziamo milleottocento a testa, perché finisco per averne solo seicento?

Dennis: (Ancora con il telefono in mano). Tu non finisci con seicento: tu avrai milleottocento, meno i mille che investi e i duecento che già hai preso. Più un ottavo di coca gratis. Che puoi sniffare o vendere come preferisci. Capito?

Warren: Uhm, mica tanto. Comunque.

Dennis: Cosa non capisci?

Warren: Ma un po’ tutto. (Dennis aggancia la cornetta).

Dennis: Guarda: compriamo una oncia per mille dollari…

Warren: No, quello l’ho capito. È che - voglio dire, teoricamente, stiamo facendo un investimento insieme, giusto?

Dennis: Be’…?

Warren: Solo che i soldi effettivamente investiti vengono solo dalla mia parte. Giusto? Per cui in un certo modo, io sono il reale investitore.

Dennis: Allora…? 

Warren: Allora perché non sono io a guadagnare tutti i soldi?

Dennis: Perché è un mio contatto sono i miei clienti e io terrò la roba in casa mia.

Warren: Sì, ma -

Dennis: Cosa intendi quando dici perché non stai facendo tutti i soldi te?

Warren: Non sto dicendo che dovrei. Ma tu stai dicendo che dovremmo dividerci i profitti prima di rimettere a posto i mille dollari, e io sto dicendo, tipo, perché non lo facciamo dopo?

Dennis: Perché è un mio contatto. Io procuro il contatto.

Warren: Io procuro il contante.

Dennis: E allora?

Warren: …Allora la divisione dovrebbe essere cinquanta e cinquanta.

Dennis: A sì, eh? Va bene. Come vuoi… - Ma è da stronzi, perché io farò tutto il lavoro, e tutto quello che tu hai fatto è rubare dei soldi a tuo padre che riavrai tra tipo dieci minuti.

Warren: E va bene, allora cosa vuoi fare?

Dennis: Non lo so. Io - io dovrei sicuramente ricevere una qualche parcella per il servizio. Allora guarda; ci dividiamo i duemilaseicento dollari netti: milletrecento a testa. E poi tu mi dai duecento in più per aver fatto tutto il lavoro - così io avrò millecinquecento e tu millecento. Dai quali tu potrai prendere i duecento dollari da dare a tuo padre o meno. Come preferisci. OK?

Warren: Credo di sì.

Dennis: Va bene per te? Posso chiamarlo ora?

Warren: Sì. Chiamalo.

Dennis: Non provare mai più a fare l’Ebreo con me, piccoletto. Io sono due volte più Ebreo di come tu non sarai mai. Io sono come un dio Ebraico. Io sono come - Giuuuuulio Cesare!

Warren: Tu sei un fottuto caso psichico.

Dennis: È il modo per fare affari, piccolo Warren! (Dennis dà un forte pizzico a Warren).

Warren: Ahi! (Dennis digita il numero telefonico. Aspetta).

Dennis: (A Warren). Non c’è. (Al telefono). Philly. Dennis. Chiamami. Sono alla ricerca di un po' di divertimento. (Riaggancia). Cazzo. (Squilla il telefono. Lo fa squillare due volte, poi risponde. Al telefono). Sì? … No… Perché non lo so… Perché non me ne frega un cazzo! … Sì… Sì, OK… (A Warren). Vai in bagno.

Warren: E dai…

Dennis: Vai in bagno! (Warren va in bagno. Al telefono). Scusa, piccola. Lo so che ho fatto un casino… Lo so! Appena inizio a discutere mi scattano i nervi e divento terribilmente brutale. È per colpa di quella stronza di mia madre… Va bene, perché non vieni qui?… C’è Warren, ma lo mando via… Sì… Oh, davvero? … No, portale sicuramente: Warren è tipo, innamorato di lei… A lei andrebbe? … Che ne dici se prendiamo della coca? … Lei potrebbe. Va bene. Vedi se gli va di venire. Io ci lavorerò su. (Riaggancia). Hei!

Warren: (Esce dal bagno). Che succede?

Dennis: Niente. Ho buone notizie per te, per cui tieni il tuo piccolo cosino pronto, perché la mia ragazza sta arrivando con la tua prostituta teenager preferita.

Warren: Che vuoi dire?

Dennis: Cosa pensi che voglio dire?

Warren: È con Jessica?

Dennis: Sì.

Warren: Stanno venendo qui?

Dennis: Proprio così, mio piccolo amatore.

Warren: Grande.

Dennis: Solo che gli ho detto che prendevamo delle droghe, per cui stai zitto per un secondo e fammi pensare. (Pausa. Alza la cornetta del telefono e digita).

Warren: Chi stai chiamando? (Dennis lo ignora).

Dennis: (Al telefono). Stuey. Hei. Che stai facendo? … Cazzo, sei incredibile. Saresti dovuto essere tipo, un Senatore Romano. Senti un po’: hai visto l’erba che Christian sta vendendo? È tipo verde scuro color oliva forte con tipo una media quantità di peluria, molto bagnata e appiccicosa, ha cime piccole ma di forma allungata… Ah, ne hai un po’? … Sai dove l’ha presa? … Va bene: dimmi un’altra cosa. Sai dov’è Philip? … Sì. L’hai vista? … Com’è? … Veramente. Quanta ne hai presa? … Quanto chiede? … L’ho fatto. Non è a casa… No, ho appena provato, stronzo maiale ciccione, non è a casa. Perché mi devi sempre esasperare?

Warren: Che succede?

Dennis: (Al telefono). Allora ascolta. Stuey. Baby: se non riesco a contattare Philip entro venti minuti, vengo da te e prendo un ottavo da te, va bene?… No Stuart, non la compro da te, la prendo da te, al prezzo che tu l’hai pagata. Ti do i soldi subito, qualsiasi cifra che tu hai pagato a Philip, e tu ne prendi altra da lui domani… Sì come favore… Perché te lo sto chiedendo, ecco perché. Perché in primo luogo te l’ho presentato io, stronzo ciccione. Tu neanche lo conosceresti se non fosse per me: staresti ancora a vendere erba scadente fuori da qualche centro commerciale di Long Island a un gruppo di Ragazzette bionde tinte, ciccione di merda che non sei altro. Io ti ho creato, Stuey, e ti posso distruggere altrettanto facilmente! Non me ne frega niente di quante sifilitiche autostoppiste olandesi ti stanno facendo una pompa. Perché tu devi sempre cercare di trarre qualche piccolo misero profitto alle mie spalle? Per non sentirti così grasso e brutto?… No, è perché sei totalmente incivile. Non hai nessun senso del protocollo, nessuno… Va bene va bene. Ti richiamo. (Riaggancia).

Warren: Che succede?

Dennis: Niente. Sta seduto sul suo materasso ad acqua facendosi di speedballs con un'autostoppista Olandese nuda che ha rimorchiato alla fermata dell'autobus, e vuole tipo contrattare con me sul prezzo di un ottavo di coca, solo per farmi sentire in debito, come se non potessi andare io stesso domani da Philip e prenderla a meno di quanto l'ha pagata lui, capito? come se io non gli avessi fatto fare quintali di affari e non gli avessi fatto conoscere molti dei miei clienti. In più è talmente fatto e fuori di testa che comunque non si capisce una parola di quello che dice.

Warren: Allora... che facciamo?

Dennis: Non lo so. Vediamo se Philip richiama, altrimenti, ci toccherà trattare con il Ciccione. Forse dovremmo lasciare stare. E' comunque tardi. Non voglio passare la notte sdraiato a letto a digrignare i denti. A meno che tu non voglia restare sveglio e guardare H.R Pufenstuf alle 5:30 di mattina.

Warren: Io non posso guardare quello spettacolo. Mi fa incazzare.

Dennis: Va bene. Che dici prendiamo dell'eroina? No, è troppo, giusto?

Warren: Facciamoci di speedballs.

Dennis: Stai zitto. Sai almeno che cos'è uno speedball? No.

Warren: Sì che so cos'è uno speedball. E' tipo metà eroina e metà cocaina. Giusto?

Dennis: Sì, ma non possiamo dare speedball alle ragazze. Che sei un maniaco? Comunque, Valerie non tocca l'eroina. Tu non tocchi l'eroina. Per cui di che stai parlando?

Warren: L'ho toccata.

Dennis: Sì, una volta. Passeresti la notte a vomitare. Faresti una bella figura. Lo speedball fa schifo. Ti sconvolge talmente tanto che tipo, ti penti di averlo fatto.

Warren: Facciamolo!

Dennis: Stai zitto.

(Lunga pausa).

Warren: Che succede?

Dennis: No, non succede niente. Come fai a stare seduto in una stanza con una persona per ore senza che succeda niente, e continuare a chiedere "Che succede?" ogni dieci minuti come se improvvisamente fosse successo qualcosa di nuovo di cui tu non sei al corrente?

Warren: Non lo so. E' solo un modo di dire. (Warren sta camminando in giro per la stanza, raccogliendo cose e guardandole). Allora che succede? Dove sono?

Dennis: Stanno arrivando. Rilassati. E allontanati dalle mie cose. (Warren continua a rovistare tra le cose di Dennis).

Warren: Ma lo sanno che sono qui?

Dennis: Sì, sì, gli ho detto che sei qui, ti ho praticamente organizzato l'incontro. Cerca solo di non fare lo strano e di non diventare bizzarro e non iniziare a parlare della tua sorella morta, e andrai benissimo.

Warren: Non parlerò di niente.

(Pausa).

Dennis: Sì, non fare come -                            

Warren: Sei veramente insensibile.

Dennis: Io sono insensibile?

Warren: Sì.

Dennis: Perché? Dovresti affrontare la situazione.

Warren: Io l'affronto tutto il tempo.

Dennis: Be’ allora perché hai le sue foto di quando era piccola dappertutto nella tua stanza, e tipo articoli sul suo assassino nel tuo cassetto, dopo dieci anni dall'accaduto? Farai dominare la tua vita da quello? Tu devi tipo, superarlo.

Warren: Lo sto superando. E' per quello che ho le sue foto appese. Per poter superare. E' comunque fottutamente fortunata a essere morta.

Dennis: No che non lo è. Stai zitto. (Pausa. Dennis si alza e va verso lo stereo e mette un disco. E' una canzone lenta, e. g., "Any Way the Wind Blows" di Ruben and the Jets. Con le braccia protese in avanti va verso Warren, cantando forte.)

Warren: Allontanati da me. (Dennis si avvicina, incombente su Warren, che tenta di scappare). Allontanati da me, cazzo. (Dennis cade su di lui, schiacciandolo con il suo corpo, e continuando a cantare). Togliti da sopra di me! (Dennis ride, urla. Warren cerca di divincolasi da sotto di lui. Dennis gli da un bacio rumoroso e bagnato sulla guancia e si rilassa. Warren lo spinge via e si raddrizza. Dennis cade sulla schiena. Warren cammina per la stanza).

Dennis: Io amo Warren. Lui gioca con me tutto il giorno e tutta la notte tutto il tempo che voglio e non si lamenta mai. (Si raddrizza, afferra il telefono e digita. Al telefono). Stuey. Sono io. Sto arrivando: che stai dicendo?... OK, lascia perdere.

Warren: Che succede?

Dennis: (Coprendo il telefono). Ci vende solo un'oncia per millecinquecento se gli dai subito i contanti. Ma questo non lo faccio. Io non compro al dettaglio. Ma tu puoi, se vuoi. Ma io non pago questo lombo di porco millecinquecento dollari per un'oncia di coca. Non ne vale la pena.

Warren: Allora facciamo -

Dennis: A meno che, non teniamo un ottavo per noi, invece di un quarto. In questo modo tu alzi comunque i tuoi millecento e io alzo i miei millecinquecento. Semplicemente teniamo meno coca per noi. (Al telefono). ASPETTA UN SECONDO! (Copre il telefono). Allora che vuoi fare?

Warren: Ci sto.

Dennis: (Al telefono). Va bene, sto arrivando. Vestiti. (Riaggancia e inizia a cercare le sue scarpe da ginnastica).

Warren: Allora che facciamo prendiamo dello champagne o qualcosa del genere?

Dennis: Va bene. Ma io non pago neanche per quello.

Warren: Nessuno te l'ha chiesto.

Dennis: Cosa vuoi, tipo Dom Perignon?

Warren: Non c'è altra marca.

Dennis: Quante ne devo prendere? Una bottiglia? Due?

Warren: Prendiamone due.

Dennis: Sono costose.

Warren: Questo non è un problema.

Dennis: Va bene.

Warren: Allora... quanto ti serve?

Dennis: Dammi millecinquecento per la coca e tipo duecento per lo champagne.

Warren: Lo champagne non costerà duecento dollari.

Dennis: Dammi quanto basta per prenderlo. O dimentichiamo l'intera faccenda. Io non voglio farmi di coca. E' una droga terribile. E' da stupidi. Fa schifo. Io mi scopo la mia ragazza e vado a dormire e tu puoi dormire nel parco. (Pausa. Warren va verso la scatola delle scarpe e inizia a contare i soldi. Dennis inizia a mettersi le scarpe da ginnastica).

Warren: Allora ma... che faccio, vengo con te?

Dennis: No, tu devi far entrare Valerie. Ha buttato le sue chiavi nello scarico.

Warren: No, cazzo... io non voglio avere a che fare con la tua ragazza.

Dennis: E' tutto a posto. Abbiamo fatto pace. Resta qui. Non ci metterò molto.

Warren: Come preferisci. (Dennis finisce di allacciarsi le scarpe e lo guarda. Ogni secondo che passa Warren sembra sempre più nervoso).

Dennis: Vedi - non va bene. Hai già tipo perso il controllo e sei nervoso. Lasciamo perdere. Quella ragazza lo noterà il momento in cui metterà piede qui dentro. Che problema hai?

Warren: Che vuoi dire?

Dennis: Che hai, sei tipo, preoccupato per cosa dire? Non dire niente. Stai lì seduto e fai il bello, piccolo dio Greco. Lei dovrebbe essere preoccupata di te. Tu sei un bel ragazzo. Tu sei un ragazzo intelligente fottutamente interessante. Non devi fare niente. Cerca solo di non perdere il controllo. Noi porremo fine a questa tua stupefacente serie di sconfitte. Ora dammi i soldi.

Warren: Va bene. (Solennemente). Questi sono millesettecento.

Dennis: (Prendendolo in giro per il tono grave). "Va bene". (Dennis prende i soldi e li mette nel suo cappotto). Allora falle salire e io sarò di ritorno tra tipo una ventina di minuti.

Warren: Bella.

Dennis: Sii contento, ragazzo! Lei è veramente carina, ha un corpo fantastico e forse riuscirai a scopartela.

Warren: Farò del mio meglio. (Dennis esce. Warren chiude a chiave la porta. Rientra nella stanza, solo. Si guarda allo specchio. Cerca di essere più disinvolto, ma è una sfida. Tira fuori la camicia dai pantaloni, si smuove i capelli, etc. Trova lo spinello avanzato, lo accende e fa un grosso tiro. Si siede immobile. Suono del citofono. Si alza e va a rispondere). Sì?

Jessica: (Al citofono). Sono Jessica.

Warren: OK. (Warren le apre e si sposta dal citofono. Controlla di nuovo il suo aspetto, poi va alla porta e aspetta. Si sente bussare. Aspetta che Jessica bussi di nuovo, poi apre la porta e fa un passo indietro). Puoi entrare. (Entra Jessica Goldman. Ha la stessa età di Warren - circa diciannove anni. È truccata in modo vistoso, indossa grandi scarpe e un vestitino leggermente costoso che mette in risalto la sua figura. È agghindata per la serata, non vestita dimessa, e sembra un po' fuori luogo nella casa grunge di Dennis. È una ragazza molto nervosa, il cui metodo per far fronte al suo nervosismo consiste nel trovare la più vicina oasi di sicurezza e trincerarsi lì sulla difensiva in modo da spazzare via qualsiasi cosa possa minacciare di stanarla, incluso le possibilità di felicità e l’opportunità di ottenere una prospettiva più ampia del mondo che potrebbe renderla meno nervosa. Malgrado la sua spinosità è amichevole, certamente interessata a Warren e sta provando a fare una buona impressione).

Jessica: Ciao, Warren. Come stai?

Warren: Sto bene. (Esita e poi le si avvicina per darle un bacio di benvenuto, sulla guancia. Lei non se lo aspettava, per cui è un po' imbarazzante). Ehm… dov’è Valerie?

Jessica: È andata con Dennis. Lo abbiamo incontrato al piano di sotto e mi hanno detto di salire. (Resta in piedi, incerta su dove andare e cosa è appropriato fare).

Warren: Allora come va, Jessica? Sembri molto energetica stasera.

Jessica: Che cazzo vorrebbe dire?

Warren: Niente. È solo un concetto modaiolo.

Jessica: Cosa?

Warren: Ehm - Niente. Vuoi entrare? (Entra nella stanza).

Jessica: Quanto pensi che ci metteranno?

Warren: Non lo so. Forse mezz’ora?

Jessica: Cosa? Che vuoi dire? Dove devono andare?

Warren: Tipo, zona Est intorno alla 50esima.

Jessica: Be’… OK (Pausa). Non voglio sembrare paranoica. È solo che non voglio essere la vittima di un appuntamento al buio.

Warren: Ricevuto.

Jessica: Sai che c’è? Se mi devono appaiare a uno, lo faccio da sola.

Warren: Be’ nessuno ti sta appaiando a nessuno, per cui perché non ti calmi?

Jessica: Ah tu non riesci ad immaginarti perché io la penso così?

Warren: Non so e non mi interessa cosa pensi, Jessica. Io sto qui solamente perché mio Padre mi ha buttato fuori casa. Ma tu vai pure a casa. Per me non c’è problema.

Jessica: (Non scusandosi). OK, mi dispiace. (Entra). Probabilmente ora pensi che io sia una totale stronza, vero?

Warren: Non penso niente. Non so nemmeno di cosa stai parlando. (Chiude a chiave la porta). E ora… sei mia!

Jessica: Neanche per idea!

Warren: Sto scherzando! Calmati!

Jessica: (Insieme a “calmati”). Non è per niente divertente!

Warren: Ricevuto.

Jessica: (Si siede e prende le sue sigarette e l’accendino). Va bene se fumo qua dentro?

Warren: Fai pure. Non è casa mia.

Jessica: Be’ c’è un posacenere o qualcosa che posso usare?

Warren: Sono sicuro che da qualche parte ce n’è uno. (Cerca un posacenere e lo trova nello stesso momento in cui lei trova una lattina vuota). Ecco qua.

Jessica: No, va bene. Posso usare questa. Grazie comunque. (Warren poggia il posacenere e si siede dall’altra parte della stanza rispetto a lei. Lei fuma. Lungo silenzio).

Warren: Insomma sei tipo una fumatrice accanita?

Jessica: Credo di sì.

Warren: Quante sigarette fumi mediamente al giorno?

Jessica: Non lo so. Tipo un pacchetto e mezzo al giorno, quando fumo molto. Forse mezzo pacchetto se sono tipo in campagna.

Warren: …Sì… io non ho mai veramente apprezzato le sigarette. Ma ne ho sentito dire cose fantastiche.

Jessica: Be’, ma se fumi l’erba tutto il tempo è molto più nocivo per i tuoi polmoni delle sigarette.

Warren: Credo che i miei polmoni siano piuttosto danneggiati.

Jessica: Ne sono certa. (Lungo silenzio). Insomma quei due sono andati a prendere, ehm, della coca?

Warren: Questo è il programma.

Jessica: Non ne voglio sniffare molta.

Warren: Be’, ne stiamo prendendo tipo, molta.

Jessica: Io ne sniffo un po'…

Warren: E prendiamo anche del Dom Perignon per dare il tocco finale. Per cui dovrebbe venire fuori una cosa carina.

Jessica: Così sembra… (Lungo silenzio). Insomma perché tuo Padre ti ha buttato fuori casa? Che hai fatto?

Warren: Abbiamo semplicemente avuto un leggero diverbio politico. Niente di che.

Jessica: Resterai qui? Dove dormirai?

Warren: Non lo so. Non è stato un progetto organizzato accuratamente. Pensavo di dormire qui per terra per qualche giorno finché non decido cosa fare.

Jessica: Che farai?

Warren: Non lo so. Stavo pensando di comprare un biglietto della corriera e andare ad Ovest. Ho un amico che abita a Seattle per cui potrei fare così… Sicuramente voglio andarmene da questa - fogna. Questo è certo.

Jessica: Vuoi dire New York? Non ti piace vivere qui?

Warren: Che c’è di bello? Esci e c’è puzza. No? E io abito a Central Park West.

Jessica: Be’ -

Warren: A me piace stare all’aperto.

Jessica: Lo so, ma -

Warren: Tipo l’inverno scorso sono andato a trovare questo mio amico che abita a Jackson Hole? Nel Wyoming? E sciavamo tutto il giorno, sai? E di sera servivamo ai tavoli. E quando ti svegli la mattina e apri la porta d’ingresso c’è, silenzio. Esci e ci sono tipo le montagne. E la neve. E non c’è nessuno in giro per chilometri. E tipo tutto… il cielo sopra la testa. Capito? Per cui che cazzo ci sto a fare qui a languire su questo cumulo di spazzatura? Per la stimolazione intellettuale? Non ne sto ricevendo. Tutto quello che faccio è fumare erba. Lo posso fare ovunque. Basta che me la porta appresso, no?

Jessica: Sì… in realtà neanche io traggo vantaggio dalle possibilità che la città offre, e mi sembra un totale spreco.

Warren: Sì. Voglio dire… sì.

Jessica: Ma - tu non ci pensi proprio ad andare all’università? Non sei andato a nessuna università?

Warren: Eh, brevemente.

Jessica: E allora…?

Warren: Io… Non era il caso.

Jessica: Dove era?

Warren: Ohio.

Jessica: Dove, Oberlin?

Warren: Non ha importanza. Tu vai a F.I.T. , giusto?

Jessica: Sì. Mi piace molto lì. È un pò snob per i miei gusti, ma ci sono un sacco di persone in gamba se sai dove cercarle. Ma è un po' strano, perché io vivo a casa - Il che va bene: cioè mia Madre e io andiamo incredibilmente d’accordo - ma molti dei miei precedenti più cari “amici” sono andati via dalla città, e a volte mi domando, sai, se sarei dovuta… Non lo so.

Warren: Insomma sei veramente appassionata di moda?

Jessica: Sì. Sto disegnando molti modelli. L’ho sempre fatto. È quello che voglio fare.

Warren: Be’… La mia filosofia sui vestiti è che dovrebbero essere essenzialmente comodi, e non dare l’impressione che troppe persone hanno faticato per crearli. Ma io appunto, non sono molto per la moda.

Jessica: Sì, ma, lo sarai un giorno.

Warren: Dubito.

Jessica: Sì, ma lo sarai. Tutta la tua personalità sarà diversa.

Warren: Credi?

Jessica: Certo. Come sei ora non ha niente a che fare con come sarai. Ora sei tipo un ricco ragazzino ribelle che pensa solo a farsi le canne, ma tra dieci anni sarai tipo un chirurgo plastico che racconta di quanto era matto…

Warren: Be’, non voglio fare previsioni affrettate… ma dubito seriamente che farò il chirurgo plastico.

Jessica: Be’, OK, comunque, sarai una persona completamente diversa. Ragionerai in modo diverso, ti comporterai in modo diverso, e tutto quello in cui credi appassionatamente sarà completamente diverso, è molto deprimente.

Warren: Che ne sai?

Jessica: Perché praticamente annulla chiunque tu sia adesso. Capisci? E fa apparire la tua personalità a un qualsiasi punto della tua vita talmente destituibile. Per cui insomma, qual’è il punto?

Warren: Veramente non lo so…

Jessica: Be’ è la verità.

Warren: Forse sì, ma non sono molto d’accordo.

Jessica: Be’, io ci ho pensato molto.

Warren: Anche io.

Jessica: Cioè guarda chi è ora il nostro Presidente se non mi credi.

Warren: Non sono certo di riuscire a seguirti. Ma suppongo -

Jessica: No, tipo l’esempio classico sono tutti quei ragazzi che negli anni Sessanta volevano giustamente cambiare il volto della civiltà, e poi nel momento in cui sono cresciuti erano tutti tipo, “A dire il vero, sai che c’è? Forse farò soltanto l’avvocato”.

Warren: Credo questa sia un’interpretazione….

Jessica: Ma è completamente vera! E ora Ronald Reagan è il Presidente degli Stati Uniti. Cioè, ma quanto è imbarazzante?

Warren: È piuttosto imbarazzante… Anche se devo dire, io conosco delle persone che sono ancora seriamente attive civicamente. Tipo mia madre fa un bel po' di volontariato in una specie di organizzazione contro i privilegi civili che raccoglie uva in California…

Jessica: Anche io conosco persone che lo fanno. Ma non sto parlando degli ultimi patetici residui del - Liberalismo… Upper West Side Ebraico. Io mi riferisco alla massa, è una tale beffa. Voglio dire, credo realmente che in questi tempi il maligno, abbia trionfato.

Warren: Anch’io. Ma continuo a non essere convinto che dipenda tutto dalla teoria che le personalità delle persone una volta cresciute subiscono una certa fondamentale alterazione.

Jessica: Be’, è così. Ed è un grande fattore.

Warren: Voglio dire, ovviamente avviene a un certo livello -

Jessica: Sì!

Warren: E succedono cose che sicuramente alterano la tua traiettoria generale-

Jessica: Sì! E non importa -

Warren: (Insieme a “E”). Ma io credo che… di base abbiamo una serie di caratteristiche, e più che altro si sviluppano in modi diversi. Come -

Jessica: Ma posso solo -

Warren: (Insieme a “Posso”). Tipo l’ultimo anno di liceo, ho improvvisamente realizzato che tutti quei ragazzi strani con cui sono cresciuto erano sulla buona strada per diventare veramente strani adulti. Ed era piuttosto preoccupante, sai? Cioè vedi un ragazzo fuori di testa, e realizzi che non cambierà crescendo. È un ragazzo incasinato e fuori di testa e sarà un adulto incasinato e fuori di testa con una vita rovinata.

(Pausa).

Jessica: Hai finito ora?

Warren: Ho finito con questa riflessione.

Jessica: Be’ posso per favore dire una cosa?

Warren: Fai pure.

Jessica: Grazie: non sto dicendo nulla sul fatto di essere o non essere “incasinati”. Non ne sto facendo una questione morale -

Warren: Neanche io.

Jessica: Io sto solo -

Warren: Io credo che le componenti della personalità sono come i protoni e gli elettroni. Come in scienza. Ogni molecola è fatta delle stesse componenti base. Cioè la differenza tra una molecola di idrogeno e una molecola di calcio è tipo un protone o qualcosa del genere…

Jessica: Sì? È sbagliato, ma sì?

Warren: Per cui la mia teoriaè che le personalità delle persone sono di base costruite nella stesa maniera. Nessuna è esattamente uguale, ma sono tutte fatte delle stese cose.

Jessica: Questo è interessante.

Warren: Grazie.

Jessica: Sfortunatamente non ha niente a che fare con quello che sto dicendo.

Warren: Questo è spiacevole.

Jessica: Io non sto parlando della struttura chimica del cervello, io sto parlando di - È come, quando trovi una vecchia lettera che hai scritto, di cui non ti ricordi. E contiene tutti questi pensieri e opinioni che non ricordi di aver avuto, ed è scritta per qualcuno a cui non ricordi di aver mai scritto una lettera.

Warren: Non ho mai trovato una lettera del genere.

Jessica: Be’ io sì. Tipo, parecchie. E ti fanno realizzare che ci sono questi enormi lassi di tempo nella tua vita che non sono stati registrati per niente, e che potevi tranquillamente essere morto durante quei periodi dato che non ti hanno lasciato niente.

Warren: Questo è in punto di vista alquanto nichilista, Jessica.

Jessica: Be’, io sono talmente e completamente l’opposto di un nichilista che è assurdo che qualcuno possa neanche dire questo di me.

Warren: Be’ -

Jessica: MA non siamo d’accordo. E va bene così. Tu pensi quello che pensi e io penso quello che penso, e non c’è modo che uno convinca l’altro, per cui la mia proposta è di lasciare perdere.

Warren: Va bene. (Silenzio).

Jessica: Hei, c’è niente da bere qui? Ho un saporaccio in bocca.

Warren: (Alzandosi). Credo ci sia dell’acqua.

Jessica: (Inizia ad alzarsi). Posso prenderla da sola.

Warren: Non ti preoccupare. “La Cavalleria non è morta. È sola diventata strana”. (Jessica non sa come rispondere a questo, allora lo guarda e basta. Lui si arrende e va verso il frigorifero, trova una bottiglia di succo di frutta piena d’acqua fredda, ne versa un po’ in un bicchiere e glielo porta).

Jessica: Grazie mille. (Prende il bicchiere e lo beve tutto mentre Warren la guarda). Dio, ero così assetata. (Warren si siede, questa volta proprio vicino a lei sul letto. Le sta seduto vicino ma non la guarda. Sono tutti e due molto nervosi. Lungo silenzio. Jessica si alza e va verso il muro con le fotografie). Di chi sono tutte queste fotografie? Ci sei anche tu sul muro?

Warren: Sì, anch’io sono rappresentato. (La raggiunge al muro. Lei trova una foto dove c’è lui).

Jessica: Wow, questo sei tu?

Warren: Già.

Jessica: Dio, che piccolo fricchettone. Sei così diverso con i capelli lunghi…

Warren: Sì. Ora abbiamo tutti optato per il tradizionale taglio post-liceo.

Jessica: Valerie dice che ti sei tagliato i capelli quando Dennis li ha tagliati. (Warren non risponde). Be’, stai sicuramente meglio con i capelli corti.

Warren: Questa sembra essere l’opinione comune. Ma mi fa venire voglia di avere istantaneamente i capelli lunghi. (Jessica scruta le fotografie).

Jessica: Wow. Che bella foto di Dennis. Voglio dire, ha sicuramente un leggero problema di pulizia, ma se no, sarebbe veramente stupendo.

Warren: Credi?

Jessica: Oh mio Dio, stai scherzando?

Warren: Suppongo di sì.

Jessica: Allora suo Padre è tipo un pittore molto famoso, giusto?

Warren: Credo sia piuttosto famoso.

Jessica: Wow. E questo è tipo, molto difficile per Dennis da affrontare?

Warren: Non ne ho idea.

Jessica: E suo padre è molto malato o qualcosa del genere?

Warren: Ehm… Sta sicuramente avendo dei terribili problemi di prostata.

Jessica: Sua madre è bellissima…

Warren: È una famiglia incredibilmente attraente.

Jessica: Lei cosa fa?

Warren: È tipo una importante amministratrice dell’assistenza sociale della città. Sta sempre tipo installando piscine per i poveri o cose del genere.

Jessica: Cosa?

Warren: Niente. Dirige dei programmi per l’amministrazione cittadina o cose del genere. Prepara i programmi di assistenza sociale per i ragazzi di strada e per i drogati e cose così. Ma è totalmente matta.

Jessica: (Arrabbiandosi). Perché dici così. Solo perché è un’assistente sociale?

Warren: No - per il suo comportamento.

Jessica: Perché? Che fa?

Warren: Non lo so. È solo molto stridente. È tipo una dominatrice dal cuore sanguinante con la messa in piega. Lei -

Jessica: “Cuore sanguinante?”                     

Warren: Non lo so. Sì!

Jessica: È tu che sei tipo il grande Repubblicano o giù di lì?

Warren: Per niente. Io sono completamente Democratico. Io solo -

Jessica: Allora perché dici questo di lei?

Warren: Perché lei è così. Ma non mi interessa più di tanto. Forse è una persona veramente carina. Non mi va di discutere di questo.

Jessica: No, è che - Mia sorella è un’assistente sociale, e io veramente

Warren: Non ho detto niente su tua sorella.

Jessica: Lo so che non l’hai fatto. Io pe –

                                                                                          

Warren: Non sapevo tu avessi una sorella.

Jessica: Lo so - è solo che io penso sia una cosa veramente buona da fare e io -    

Warren: E non stavo cercando di diffamare tutta l’organizzazione degli assistenti sociali!

Jessica: OK, lo so. È solo che io ammiro le persone che si dedicano in quel modo,

e io -

Warren: Anch’io. Quello che fa va bene. È solo com’è lei. Io penso sia veramente coraggioso fare quel tipo di lavoro. A meno che sei solo -

Jessica: A meno che cosa?

Warren: A meno che non hai nessuna conoscenza delle persone. No - cioé se la tua missione prevale sulla tua reale opinione morale, ma - lasciamo stare. Non è - Non importa.

Jessica: Va bene. Non avevo certo intenzione di offenderti.

Warren: Non sono offeso. (Un momento. Jessica guarda le cose nella valigia aperta di Warren).

Jessica: Ehi - cos’è quella roba?

Warren: Sono solo alcuni dei miei possedimenti.

Jessica: (Guardando meglio). Cosa sono questi?

Warren: Sono solo delle cazzate.

Jessica: Cosa sono questi, tipo giocattoli antichi o roba del genere?

Warren: Mm, per la maggior parte…

Jessica: Sono veramente fighi.

Warren: Credi?

Jessica: Sì, mi ricordano le cose che avevano i miei cugini quando ero piccola. Io volevo sempre giocare con i loro giochi e loro mi dicevano “Vai a giocare con le bambole piccola troia”. E io rispondevo “Vaffanculo!”… Io adoro i vecchi giocattoli.

Warren: Di questo genere di cose ne ho parecchie.

Jessica: Sai quanti giochi avevo - voglio dire quante, delle cose che avevo da piccola, vorrei avere ora? Penso ad alcuni di quei giocattoli e li ricordo con nostalgia… Sai?

Warren: Certamente.

Jessica: (Tira fuori I Maggiori Matt Mason). Chi sono questi tizzi?

Warren: Quella è la mia collezione di Maggiori Matt Mason. Conosci Matt Mason? (Lei scuote la testa). Dai, il Maggiore Matt Mason, quando eravamo bambini - Ah, lui è il migliore! Guardalo, è tipo, pronto per la sua missione. Ho il set completo, tutti in ottime condizioni. Li potrei vendere per un sacco di soldi, ma li tengo.

Jessica: Veramente fighi.

Warren: (Le mostra il tostapane degli anni ’50). E questo è il mio meraviglioso tostapane. Lo chiamo Tostapane Meraviglioso. Guarda qua. È veramente incredibile. (Lei guarda). Sì, G.E. ne ha tipo fatti solo un centinaio di questo modello negli anni ’50, e poi li ha ritirati perché esplodevano nelle cucine durante la colazione incendiando le case delle persone. (Ride, smette). Per cui ne esistono solo un centinaio. Io l’ho preso da un commerciante in Colorado che non aveva idea di cosa mi stesse vendendo.

Jessica: Mhuh.

Warren: Io ci ho tostato il pane. Ma non mi è successo niente di terribile. Però non lo uso molto perché si svaluta. Ma è fantastico sapere di averne uno dei pochi in circolazione.

Jessica: Qual’è della tua collezione la cosa che preferisci?

Warren: Sicuramente il mio cappello da baseball dell’Inaugurazione dello Stadio Wrigley che mi ha dato mio nonno. Non c’è paragone.

Jessica: Quello cos’è?

Warren: (Tirando fuori un vecchio cappello da baseball blu e bianco). Questo è un vero pezzo da collezione, un pezzo da collezione veramente pazzesco. Il Papà di mia Madre l’ha tipo preso il primo giorno dello Stadio Wrigley quando era veramente piccolo, nel 1914.

Jessica: (Legge la scritta ricamata sul cappello). “Stadio Wrigley, Casa dei Cubs di Chicago, Inaugurazione”. (Legge la scritta sull’altro lato del cappello). “Vero Valore”.

Warren: Attrezzature Vero Valore, bene. (Lei si mette il cappello). Ti sta bene, Jessica… (Lei sorride. Un momento).

Jessica: Non sapevo la tua famiglia fosse di Chicago.

Warren: Non lo sono. Solo mio nonno. Lui era veramente figo. Quando era giovane, era un aviatore piuttosto conosciuto. Sai, con il cappello con copri orecchie in pelle rivestito in pelliccia, e tutto il resto. Lui ha fissato un paio dei primi record di resistenza negli anni venti…

Jessica: Wow… questo non lo sapevo…

Warren: Sì… era piuttosto interessante. (Ride). Ogni volta che incontrava uno dei miei amici, io dicevo tipo “Nonno questo è il mio amico Neil”. E mio Nonno diceva, “Piacere, Neil. Sei Ebreo?” E il mio amico Neil rispondeva tipo, “Mm… Sì?” E mio Nonno, “Neil, nell’anno 1923 ero il migliore aviatore Ebreo di questa nazione. Questo perché ero l’unico aviatore Ebreo di questa nazione. Vuoi vedere una foto?” E poi tirava fuori dei ritagli di giornale con delle sue foto con il suo fottuto aereo Sopwith Camel che si portava sempre appresso. Era alquanto divertente.

Jessica: È ancora vivo?

Warren: No, no…

Jessica: Dove abita tua Mamma?

Warren: Santa Barbara.

Jessica: Mio Dio, allora perché non vai a stare da lei? Dev’essere piuttosto bello lì.

Warren: Non ho particolarmente voglia di abitare in California, tanto per iniziare.

Jessica: Perché no?

Warren: Per le persone che ci sono. In più mia Madre abita con il suo fidanzato… E comunque, lei è abbastanza schizzata, ed è piuttosto pesante starle intorno per lunghi periodi.

Jessica: Tu hai… Non hai una sorella che è morta? O qualcosa del genere?

Warren: Mm… (Esita per un lungo momento)… Sì. L’avevo.

Jessica: Allora - voglio dire - È per quello che dici che tua Madre, tua Madre è schizzata?

Warren: Direi che è stato sicuramente un fattore determinante.

Jessica: Di cosa è morta tua sorella?

Warren: Mm, è stata uccisa.

Jessica: O mio Dio, veramente?

Warren: No, è solo una battuta di famiglia.

Jessica: Cosa?

Warren: Sì è vero.

Jessica: Scusa: non volevo dire, “Veramente?” Intendevo… hai capito, “O mio Dio”.

Warren: Sì…

Jessica: Come è successo? Ti dà fastidio parlarne…?

Warren: In realtà no. Vuoi dell’erba? (Raccoglie il mozzicone di spinello).

Jessica: No, no grazie. Ma tu fai pure.

Warren: Mm - Non fa niente. (Poggia il mozzicone).

Jessica: Allora cos’è successo? È così terribile.

Warren: Mm, niente. Lei viveva con questo tizio chiamato Julian. E i miei genitori avevano perso la testa per il fatto che vivesse con questo tizio perché lei aveva solo diciannove anni, e lui era molto più vecchio… (Pausa molto lunga). Non è proprio il mio argomento preferito.

Jessica: (Arrossendo). Scusa…!

Warren: Non ti preoccupare…

Jessica: …scusa.

Warren: Non ti preoccupare… (Lungo silenzio. Lei è molto imbarazzata. Lui le porge il mozzicone). Ne vuoi un po'?

Jessica: OK. (Lui accende il mozzicone e glielo dà. Lei fa un tiro, non inspira molto, o tossisce, ma non lo riaccende e non riprova a fumare). La Città Selvaggia. (Lei guarda lui pensosamente per un momento). Quelli sono i tuoi dischi?

Warren: Mm, sì. Questi sono i miei autentici album prima edizione degli anni ’60, tutti in perfette condizioni. Ho l’intera situazione qui: Early Mothers, Captain Beefheart, Herman’s Hermits, tutto. Ne vuoi sentire uno?

Jessica: Certo. (Lui mette una canzone veloce di Frank Zappa, “Mystery Roach” da Zoo Motels). Evvai! (Lei fa un cenno col capo e inizia a ballare). Animiamo questa topaia!

Warren: Va bene. (Warren inizia a ballare in uno spazio diverso da quello di Jessica. Fa un paio di passi verso di lei, poi lei si muove verso di lui e iniziano più o meno a ballare insieme).

Jessica: Mhu mhu, mhu mhu, mhu mhu mhu mhu mhu mhu. (Apre le braccia verso Warren che le va incontro. La musica finisce bruscamente con una confusione di suoni alla Zappa impossibili da ballare).

Warren: Mm - non so. Non credo che la prossima canzone sia molto ballabile. 

Jessica: Be’…

Warren: Aspetta. (Va velocemente verso lo stereo e mette una canzone lenta e romantica).

Jessica: Oh. OK. Ci prova con la canzone romantica. Ho capito.

Warren: Certo.

Jessica: OK. Ci sto. (Inizia a prendergli le mani). Aspetta. (Le lascia). Ho un capello in bocca. (Si toglie il capello dalla bocca, scuote il dito per toglierlo, e rimette le mani su Warren. Ballano, con poca grazia).

Warren: Preferisco i balli attuali.

Jessica: Sì, credo che la nostra generazione sia carente nel settore balli.

Warren: Sì… credo che, chiunque sia il genio che ha deciso che i passi non servivano doveva proporre un’alternativa.

Jessica: Sì, giusto? (La fa andare indietro con il corpo). Guarda qua. Il Signor Ballerino.(La riporta su). Potresti essere un ballerino veramente bravo.

Warren: Grazie. Anche tu lo saresti. (Una battuta:). Se solo la società ce ne desse l’opportunità.

Jessica: Sì, giusto! (Ballano).

Warren: Ascolta -

Jessica: Sì?

Warren: Ti devo assolutamente dire, che ti trovo incredibilmente attraente.

Jessica: OK - Rilassati, va bene?

Warren: Ma ascolta - Ti offenderesti mortalmente se ti baciassi solo per un secondo?

Jessica: Be’, cioè, che fretta c’è?

Warren: Nessuna fretta. Vorrei solo liberarmi da questo nodo che ho nello stomaco.

Jessica: Oh - Certo, cioè - Ogni espediente è buono.

Warren: (Avvicinandosi). No - È solo…

Jessica: (Permettendoglielo). Sì…? (Warren la bacia. Lei lo ricambia. Ben presto si ritrovano a pomiciare pesantemente. Jessica si scosta). Loro entreranno e io sarò veramente imbarazzata.

Warren: (Una bugia palese). Sì - anch’io. (Lei fa un paio di passi per allontanarsi da lui e lo guarda attentamente).

Jessica: Torneranno, giusto?

Warren: Sì…!

Jessica: OK. Solo per sapere. (Pausa). Ma voglio dire… io ti piaccio, Warren, o cosa?

Warren: Ma certo che mi piaci, non si capisce?

Jessica: Non lo so. Non molto. Forse vuoi solo divertirti un po’.

Warren: Mm, è vero. Ma mi piaci anche. E mi piace molto parlare con te…

Jessica: Be’, OK. Cosa preferiresti se dovessi scegliere? (Pausa).

Warren: Dipenderebbe da cosa abbia già fatto di più.

Jessica: Va bene. Lasciamo perdere. Domanda stupida. Scusa: è solo che, mi ritrovo sempre in queste situazioni e poi vengo ferita e ci sto veramente male. Per cui…

Warren: Ricevuto.

Jessica: Vuoi chiudere gli occhi per un secondo?

Warren: Sì. (Lui chiude gli occhi. Jessica gli si avvicina e lo bacia, finché non sono tutti e due sdraiati in modo poco elegante sull’orribile materasso di Dennis, si toccano e l’eccitamento è tale che Jessica si allontana di nuovo, non per civetteria ma per frenare).

Jessica: OK, pausa.

Warren: Be’… cioè - se vuoi, possiamo andare da un’altra parte.

Jessica: Che vuoi dire? Tipo, a casa tua?

Warren: Mm - No, casa mia in questo momento non funzionerebbe…

Jessica: Be’, non possiamo andare a casa mia.

Warren: Be’, guarda, perché non - Perché non affittiamo la Suite Penthouse al Plaza, stiamo lì ordiniamo il servizio in camera e guardiamo il sole che sorge sul Parco.

Jessica: Come facciamo a farlo?

Warren: Casualmente al momento ho una grande disponibilità di liquidi.

Jessica: Dici sul serio?

Warren: Sì - !

Jessica: Be’… e Dennis e Valerie?

Warren: Gli lascio un biglietto. Oppure, gli diciamo dove siamo, così ci possono raggiungere, o possiamo starcene da soli… Come preferiamo.

Jessica: Mm - Va bene.

Warren: Veramente?

Jessica: Certo. Cioè… sì.

Warren: Va bene. Fammi prendere un po’ di finanziamento. (Va verso la scatola di scarpe e prende un paio di mazzi di contanti).

Jessica: Oh mio Dio. Sono soldi lì dentro?

Warren: Temo di sì.

Jessica: Dove li hai presi?

Warren: Sono i proventi della mia infanzia infelice.

Jessica: I che…?

Warren: Te lo dico dopo. Sei pronta?

Jessica: Sono pronta. (Si mette la borsa sulla spalla. Si ferma). Cazzo! Avrei dovuto chiamare mia madre.

Warren: A che scopo?

Jessica: La devo chiamare se resto fuori dopo mezzanotte e mezza.

Warren: Ma così non la svegli?

Jessica: Non le importa, si riaddormenta subito.

Warren: La vuoi chiamare ora?

Jessica: No. S’incazzerebbe perché non l’ho chiamata prima. Non lo so. Me ne occuperò più tardi… (Mentre vanno verso la porta). Non so perché cazzo è sempre così preoccupata per me. (Warren alza le spalle. Escono).

FINE PRIMO ATTO


SECONDO ATTO

Il giorno dopo, poco dopo mezzogiorno. Sul tavolino c’è una piccola bilancia da laboratorio, una busta di carta marrone, un barattolo sigillato di Mannitolo, un cucchiaio da minestra, un piatto rigirato, una banconota da dieci dollari semi - arrotolata e un rasoio da barbiere. Dennis sdraiato sul materasso dorme attorcigliato nelle lenzuola, indossa solo una maglietta e un paio di boxer. Suona il citofono. Dennis si muove ma non si sveglia. Il citofono suona di nuovo. Si tira su, poi barcolla fino al citofono e preme il pulsante per parlare.

Dennis: Che c’è?

Warren: (Dal citofono).Sono Warren! (Dennis spinge il pulsante per farlo entrare, fa scattare la serratura e lascia la porta socchiusa, poi crolla nuovamente sul letto. Warren entra, ha un aspetto allegro. Ha in mano una piccola busta con dentro un caffè). Hei.

Dennis: Dove sei stato? Che ti è successo?

Warren: Niente. Ero con Jessica.

Dennis: Sei stato con lei tutto questo tempo?

Warren: Più o meno.

Dennis: Che ore sono?

Warren: Circa mezzogiorno. (Dennis va in bagno lasciando la porta aperta. Lo sentiamo fare la pipì e tirare l’acqua. Esce). Allora… hai preso quell’oncia da Stuey?

Dennis: Sì. È fantastica. Io e Valerie abbiamo sniffato con lui e Bergita per tipo due ore e mezzo. Inoltre mi ha detto che anche l’eroina che ha è eccezionale.

Warren: Chi è Bergita? La ragazza Olandese?

Dennis: Sì. È molto carina. Non riesco a capire come fa ad avere ragazze. Lui è il classico brutto ragazzo. (Crolla nuovamente sul letto).

Warren: Dov’è Valerie?

Dennis: Oh, Valerie. Valerie è entrata qua dentro ha visto i pezzi della sua scultura nella spazzatura e ha dato di matto. Urlava talmente forte che mi facevano male le orecchie. Diceva cose del tipo, “Sei totalmente egoista, fai tutto quello che vuoi, non chiedi mai scusa a nessuno, non sai come comportarti con le persone, e morirai solo”. Poi è scoppiata a piangere ed è scappata al casa di sua Zia nel Connecticut. È tutta colpa tua.

Warren: Mi dispiace.

Dennis: Non me ne frega un cazzo. È fuori di testa.

Warren: Allora - è questa qua?

Dennis: Sì.

Warren: (Prende la busta di carta marrone che sta sul tavolo e con molta attenzione tira fuori una busta ben chiusa con dentro un’oncia di cocaina). Questa è parecchia coca.

Dennis: Sì. Ora posala prima che la rompi. (Warren posa la busta con la cocaina). Allora che è successo tra te e quella ragazza?

Warren: Niente. Sono stato bene.

Dennis: Te la sei scopata?

Warren: Mm… sì. L’ho fatto.

Dennis: L’hai fatto? L’hai di fatto penetrata?

Warren: Praticamente.

Dennis: No - che vuol dire “praticamente”? L’hai fatto o non l’hai fatto?

Warren: No - L’ho fatto.

Dennis: Be’ questo è incredibile.

Warren: Sono piuttosto soddisfatto.

Dennis: Warren. Rompe la serie di fallimenti.

Warren: Sì. Lei mi piace abbastanza. Le piace molto discutere. Ma anche a me.

Dennis: Dove siete andati? Casa sua?

Warren: No, l’ho portata alla Suite Vanderbilt dell’Hotel Plaza.

Dennis: No che non l’hai fatto.

Warren: Sì che l’ho fatto.

Dennis: L’hai portata al Plaza?

Warren: Sì. Ho preso questa suite veramente bella e abbiamo bevuto champagne e guardato il Parco e fatto l’amore sul balcone. È stato piuttosto intenso.

(Pausa).

Dennis: Saresti dovuto andare al Pierre.

Warren: Perché dici così?

Dennis: Perché il Plaza è una topaia. Il mio vecchio dice che un tempo era pazzesco, ma ora è completamente decadente e rancido e il Pierre è un albergo molto, molto migliore. Devi andare al Pierre o al Carlton o al Carlyle.

Warren: Be’ - non sono mai stato a nessuno di questi, ma ho sicuramente trovato il Plaza molto figo.

Dennis: Insomma sei realmente riuscito a fare qualcosa con lei? O sei venuto tipo immediatamente?

Warren: Sono venuto quasi subito.

Dennis: Naturalmente. Lo avete fatto solo una volta?

Warren: Be’… credo che si sia un po’ incazzata dopo.

Dennis: Che vuoi dire? Che ha fatto?

Warren: Be’, non si è proprio incazzata, ma è sicuramente diventata piuttosto silenziosa. Io gli ho tipo detto “Che c’é? Abbiamo appena passato dei momenti pazzeschi insieme e tu mi piaci veramente”. E lei mi ha tipo risposto, “Ma io nemmeno ti conosco”. Allora gli ho tipo detto, “Be’ mi conosci adesso”. Ma non so se fosse d’accordo con questa interpretazione.

Dennis: (Va verso il tavolo e inizia ad aprire la busta di cocaina per farla vedere a Warren). Sì. Non ti preoccupare per quello. Spesso la teenager media se ne va immediatamente dopo una sveltina e una conquista maschile. Non è niente di che. Tu non le hai fatto niente che lei non abbia fatto a te. Chiamala e portala allo zoo o in un posto del genere. Ma non startene qui a deprimerti dopo che hai finalmente scopato con una ragazza veramente carina dopo tipo una siccità, dopo una carestia come quella Irlandese di patate del 1848, perché mi stai veramente rompendo. Dovresti essere completamente fiero di te stesso e non iniziare con la tua solita ansia da sensi di colpa solo perché sei venuto troppo presto e lei si è incazzata subito dopo. (Ride). Ora vieni qui e dà un’occhiata ai cristalli che si sono formati su questo sasso. È incredibile.

Warren: (Guarda). Quello è un sasso grande.

Dennis: È un sasso grande. Questo bambino da solo probabilmente pagherebbe l’intera nottata che hai passato al Plaza. Sai?

Warren: Dubito.

Dennis: Perché? Quanto hai speso?

Warren: In realtà non ho ancora fatto i conti, ma credo sia intorno ai mille dollari, tutto compreso.

Dennis: Tu hai speso mille dollari per quella ragazza quando lei era pronta a scopare gratis?

Warren: Non ne ero così certo. Sembrava piuttosto volubile.

Dennis: Per cui, adesso hai un buco di duemilacinquecento dollari?

Warren: Duemilasettecento.

Dennis: Ma cos’è che non va in te? Come hai fatto a spendere tutti quei soldi?!?

Warren: Non ne sono certo.

Dennis: OK: Sei fuori controllo! Sei come l’inferno pronto per la distruzione e io cazzo non voglio più averne niente a che fare! Io non posso vendere duemilasettecento dollari di coca prima di domani mattina.

Warren: Perché no?

Dennis: Perché è praticamente impossibile! Io farò le telefonate, ma non posso accelerare il naturale andamento del mercato. Non può succedere. Inoltre, la tua parte del profitto raggiunge solo milletrecento dollari meno la mia commissione per il servizio! E anche se non fosse così, non ti faccio stare qui tutta la settimana con quei soldi, Warren, perché quando tuo padre scopre che hai speso quei soldi in droghe, penserà che io sono in combutta con te, e poi a te ti perdonerà e a me mi uccide.

Warren: No che non lo fa.

Dennis: Sì che lo fa! Come hai potuto spendere altri mille dollari?!

Warren: È stato sorprendentemente facile.

Dennis: Va bene: Basta. Prendi il telefono, chiama Christian, digli che abbiamo bisogno di aiuto per la distribuzione. Digli che gli darai quello che vuole fuori dalla tua metà e se non può aiutarci a spostare tutti i 20 grammi entro stanotte tu andrai a stare da lui. Perché io sto ufficialmente chiudendo la Casa Dennis Ziegler Per Ragazzi Scappati di Casa. Mi hai capito?

Warren: Chi sto chiamando? Christian?

Dennis: Sì, Christian!

Warren: Va bene…! (Mentre Warren alza il telefono Dennis vaga per la stanza).

Dennis: Oh sei così stupido, cazzo. Sei così stupido. Se tuo padre ti trova qui, aizzerà quel fottuto autista contro di me e mi toccherà lasciare la città. E questo non è un buon periodo per me.

Warren: (Con il telefono in mano). Hai già fatto colazione?

Dennis: No non ho fatto colazione. Mi sono appena alzato.

Warren: Andiamo da Zabras a prendere del salmone affumicato.

Dennis: DIGITA IL NUMERO! (Warren digita il numero).

Warren: (Al telefono). Salve Signor Berkman, c’è Christian? … Oh, OK. Gli può per favore dire che ha chiamato Warren Straub? … Sto bene, e lei come sta? … Non molto. Come sta la Signora Berkman?

Dennis: Riaggancia!

Warren: (Al telefono). Comunque - gli può solo dire che ho chiamato e mi può richiamare a casa di Dennis Ziegler? (Dennis con un gesto brusco indica di tagliare la conversazione). In realtà, gli dica semplicemente che riproverò più tardi… Grazie mille. (Riaggancia).

Dennis: Che cos’è che non va in te?

Warren: Niente. Perché non ti dai una calmata?

Dennis: Te la stai proprio cercando. Forse riesco a rintracciare Philip. (Squilla il telefono. Lo guardano timorosamente. Continua a squillare. Dennis alza la cornetta con esitazione. Al telefono). Sì? … PERCHE’ NON L’HO ROTTA IO LA TUA FOTTUTA SCULTURA, È STATO WARREN A ROMPERLA!!! (Riaggancia il telefono sbattendolo con tutta la forza che ha. Si passa le mani nervosamente tra i capelli. Warren inizia a parlare - Dennis afferra il telefono e digita furiosamente. Aspetta. Al telefono). Voglio solamente che tu rifletta su che persona malata e infelice sei, perché dopo tutti i seri problemi che abbiamo avuto nei passati tre mesi a causa della tua implacabile crisi d’identità - che non ha un cazzo a che fare con me! - stiamo finalmente andando d’accordo come se fossimo innamorati, e tu ti incazzi in questo modo e mi fai arrabbiare fino a questo punto, perché uno dei miei amici accidentalmente ha rotto la tua scultura di terracotta semi-lesbica della Scuola Progressiva? … Era sulla mensola così la potevo guardare! Ti dovresti ascoltare! Lo senti quello che stai dicendo? … MI TORTURI PER UNA SCULTURA, MOSTRO PSICOPATICO!? TI VORREI STACCARE QUELLA CAZZO TESTA! (Sbatte il telefono giù e gli dà un calcio con tutta la forza che ha, il telefono vola dall’altra parte della stanza. Pausa).

Warren: Ci sai fare.

Dennis: Stai zitto! (Inizia a ridere). Sono matto, matto! Va bene: Christian non è a casa e io non chiamo Philip. E queste schifezze qui? Ne potresti vendere qualcuna? (Scuote la valigia aperta di Warren piena di giochi).

Warren: Mm - Sì. Posso venderle tutte.

Dennis: Veramente? A quanto? Con queste cose qui dentro si può arrivare a fare duemila dollari?

Warren: Non lo so. Non ho mai veramente fatto i calcoli, ma sono abbastanza sicuro di poter ricavare una somma considerevolmente maggiore.

Dennis: Oh, vendiamole oggi. Chiamo il fratello di Adam Saulk adesso. (Alza il telefono. Si ferma). Ti va bene?

Warren: Procedi. (Dennis digita il numero).

Dennis: Va bene. Forse questo risolverà tutto. (Al telefono). Sei Donald? … Dennis Ziegler, come va? … Tutto bene. Ascolta, conosci Warren Straub? … Sì. Lui ha parecchi giocattoli di qualità e cose del genere degli anni Cinquanta e Sessanta, e la prima edizione di circa trenta album rarissimi - (Copre il telefono. A Warren, che gli fa dei segni). Cosa?

Warren: Credo che dovresti menzionare il tostapane.

Dennis: No, non gli interessa il tuo tostapane, Warren. (Al telefono). Un secondo.

Warren: Sì ce l’ha. È molto raro.

Dennis: (Copre il telefono). Ha un valore economico?

Warren: Sì.

Dennis: (Al telefono). Scusa -Lui ha anche questo incredibile tostapane tipo del… Milleottocentoquaranta - sette.

Warren: Millenovecento - cinquanta - cinque.

Dennis: (Al telefono). Del millenovecento - cinquanta - cinque. Veramente una rara edizione di tostapane. Non sono sicuro quale -              

Warren: Digli che lo hanno ritirato.

Dennis:  - sia il modello, ma - ho detto che non sono sicuro quale sia il modello, ma -                 

Warren: Digli che lo hanno ritirato.

Dennis: - so di certo che è un eccellente tostapane. (Copre il telefono). Puoi stare zitto?             

Warren:D. Digli che lo hanno ritirato!         (Warren smette di parlare).

Dennis: (Al telefono). Sì, cazzo - comunque - stava per vendere un po’ di queste cose al suo solito uomo, ma gli ho detto che avevo un amico che probabilmente gli avrebbe dato molto di più, e volevo provare a vedere se eri interessato all’acquisto. Ma la cosa è che, Donald? Donald? Queste sono cose veramente di qualità, per cui non voglio perdere tempo se tu non sei disposto a pagare il giusto prezzo. Sai cosa intendo, Donald? … Sì? Va bene… No, questo pomeriggio non è l’ideale per me, vado a una partita con mio fratello… No, Warren è praticamente pronto… Be’, che stai facendo adesso? … Va bene, dammi il tuo indirizzo. (Scrive l’indirizzo). Va bene, a tra poco. (Riaggancia). Sono praticamente un genio negli affari. Non so nemmeno quanto vale questa robaccia e già ti sto facendo avere il miglior prezzo che puoi ricavarne. Per gli affari sono praticamente dotato di natura

Warren: Be’… C’è il mio solito cliente, che in vari periodi, mi ha sicuramente offerto una cifra decente per l’intera collezione per cui -

Dennis: No, lascia stare il tuo solito cliente. Devi assolutamente lasciar fare a me questa transazione, Warren, perché questo tizio è completamente intimidito da me e io ti farò avere molti più soldi. Va bene?

Warren: Come vuoi.

Dennis: Bene. Ora prima che vado là, dimmi quale potrebbe essere la migliore cifra che potresti ricavare da queste schifezze.

Warren: Non lo so. Se includi i dischi, credo che il miglior prezzo che puoi sperare di ottenere potrebbe essere tipo, non lo so, forse duemilacinquecento dollari al massimo.

Dennis: Tu mi stai seriamente dicendo che questa mondezza vale duemilacinquecento dollari?

Warren: Sì. Perché è un’ottima collezione. Ma probabilmente non li avrai.

Dennis: Va bene. Ora ascolta, Warren. Non vendo i tuoi giocattoli per bambini a meno che tu non mi dici che va bene. Perché non voglio che tu mi colpevolizzi per il resto della mia vita. OK? Ma se non vuoi, io ti butto fuori di qui adesso. Perché non ho alcun desiderio di incorrere nell’Ira di Jason, e tu non puoi venire qui buttarmi addosso la tua situazione e poi impedire ogni possibilità di soluzione che mi viene in mente, solo perché sei un piccolo svitato distruttivo che deve rovinare ogni cosa in modo che ogni volta tutti intorno a te entrano in uno stato di frenesia. Ma non voglio che più tardi mi dici di averti forzato a vendere i tuoi averi, perché dipende interamente da te. Va bene?

Warren: No. Vai avanti e vendili. Non so che altro fare. (Dennis inizia a vestirsi).

Dennis: Va bene. Se queste cose valgono duemilacinquecento dollari probabilmente non dovrò vendere tutto, per cui dimmi cosa devo provare a tenere e cosa posso immediatamente buttare nelle fauci aperte di Donald Saulk.

Warren: Direi… tieni i Maggiori Matt Mason per ultimi… e se puoi, credo che preferirei se non vendessi il tostapane.  (Pausa).

Dennis: Mi sono appena umiliato nel tentativo di rendere allettante il tuo fottuto tostapane, e ora mi dici che non posso venderlo?

Warren: No se non devi, no. Non so quanto offrirà -

Dennis: Va bene. Ci provo.

Warren: E dammi il cappello.

Dennis: (Raccoglie il cappello da baseball). Non possiamo venderlo?

Warren: Non credo.

Dennis: Perché no? Potresti guadagnare un po’ di soldi con questo, no?

Warren: Lo so che potrei, ma non lo vendo.

Dennis: Va bene. (Dennis dà a Warren il cappello da baseball e inizia a fare la valigia. Suona il citofono). È Jason!

Warren: Non è Jason!

Dennis: È sicuramente Jason. Io passo dal tetto!

Warren: Non è Jason, non sa nemmeno che sono qui!

Dennis: Sa chi sono i tuoi amici! Credi che non abbia capito dove sei andato? Tu hai solo due amici!         

Warren: Ma non è lui, sei uno psicopatico di merda: sta al suo brunch!

Dennis: Va bene! (Pausa). Rispondi te.

Warren: Neanche per idea.

Dennis: Perché no?

Warren: Perché non è casa mia.

Dennis: E allora?

Warren: Non voglio rispondere. Metti che è lui?

Dennis: Va bene. Stai zitto.

Warren: Non stavo parlando.

Dennis: Stai zitto! (Dennis va verso il citofono e pigia il pulsante per parlare). Sì?

Jessica: (Dal citofono). Sono Jessica Goldman. Warren è lì?

Dennis: (A Warren). Warren, io ti uccido.

Warren: Non sapevo che sarebbe venuta qui.

Dennis: Mi sono cagato sotto dalla paura.

Warren: Perché? Falla entrare. (Dennis pigia il pulsante e va verso la valigia).

Dennis: Bene. Saulk abita sull’ottantunesima perciò non ci metterò molto. Farò del mio meglio e cercherò di salvare il Maggiore Matt Mason. Ma potrebbe venire richiamato per fare l’ultimo sacrificio Interstellare.

Warren: Capisco… Addio, Tostapane Meraviglioso. (Warren guarda tristemente Dennis che raccoglie gli ultimi pezzi della collezione e chiude la valigia).

Dennis: Bene. Rallegrati. I tuoi problemi sono quasi finiti.

Warren: Sono già allegro. (Si sente bussare alla porta. Dennis è più vicino alla porta e la apre. Jessica è in piedi nel vano della porta).

Jessica: Ciao, Dennis. Come stai?

Dennis: Sto bene, Jessica. E tu come stai?

Jessica: Bene.

Dennis: Che fai parte dell’Ambasciata delle Gambe? (Riferendosi alla sua gonna corta).

Jessica: Sì, io sono l’Ambasciatrice.

Dennis: Non abbandonarla.

Jessica: (Entra nella stanza. A Warren). Hei. Passavo di qui e ho pensato di fare un saluto.

Warren: (In modo bizzarro. A Jessica). Gute Morgen a tutti i Norvegesi.

Jessica: Prego?

Warren: Quanti Cavallerizzi Norvegesi ci vogliono per Affumicare un’Arringa? (Dennis ride maleducatamente e rumorosamente al goffo tentativo di Warren di fare dell’umorismo eccentrico e va in bagno, chiudendo la porta dietro di sé. Sentiamo l’acqua del lavandino che scorre. Warren si avvicina a Jessica con goffa sicurezza). Tutti i Cavallerizzi Norvegesi fumano le Sigarette Morgen.

Jessica: Dovrei sapere di cosa stai parlando?

Warren: Non sto parlando di niente. È solo una cosa da dire. Non mi vuoi dare il bacio del Gute Morgen? (Lui si avvicina per baciarla. Non gli riesce molto bene. Lei gira il viso o si abbassa così lui non può baciarla).

Jessica: (A bassa voce, riferendosi a Dennis nel bagno). Mm, potremmo per favore non, cioè…

Warren: Scusa.

Jessica: Non ti preoccupare… (Lei si allontana da lui. Dennis esce dal bagno. Si siede sul pavimento per mettersi le scarpe da ginnastica).

Warren: Allora D. quanto pensi di metterci?

Dennis: (Guardando Jessica). Non lo so. Quanto tempo ti serve?

Warren: (Confuso). Mm… Volevamo prendere del cibo…

Jessica: Quanto tempo ci serve?

Dennis: (A Warren). E chi te lo impedisce?

Warren: In realtà stavo pensando alla chiave.

Jessica: (A Dennis). Quanto tempo ci serve per cosa?

Dennis: Per qualsiasi azione ignobile a cui vi vorreste abbandonare, Jessica.

Jessica: A dire il vero, Dennis, non credo che ci abbandoneremo a niente che sia molto ignobile. 

Warren: Io credevo che ci saremmo abbandonati a un brunch.

Dennis: Allora è questa la tua versione, eh? (Imitando Snidley Whiplash). Heh heh heh heh…!

Jessica: Di cosa sta parlando?

Warren: Denny, sei proprio il mio migliore amico.

Dennis: (Alzandosi). Bene, ragazzi, vado. Cercate di trovare un modo per intrattenervi.

Jessica: Non te ne andare a causa mia.

Dennis: Non ti preoccupare. (A Warren). Sarò di ritorno tra una mezza. (Dennis esce, con la valigia).

Jessica: Dove sta andando?

Warren: Deve solo fare una transazione di lavoro.

Jessica: Che è, tipo il grande spacciatore?

Warren: Lui è il grande tutto.

Jessica: Be’… scusa per essere arrivata così all’improvviso -

Warren: Non fa niente.

Jessica: - ma in realtà ti volevo solo dire che non posso venire al brunch.

Warren: Perché no?

Jessica: Be’, quando sono tornata a casa questa mattina ho litigato pesantemente con mia Madre e credo sia meglio se oggi resto a casa. Si è incazzata perché ieri notte non l’ho chiamata, e allora adesso vuole affrontare la Discussione sui Limiti che devo rispettare abitando con lei…

Warren: Be’… grazie per aver disdetto in persona.

Jessica: Be’, mi dispiace, ma Mamma è proprio arrabbiata e andare d’accordo con lei è adesso una priorità. Ho provato a telefonare prima, ma la linea era occupata.

Warren: Vuoi che ci mettiamo d’accordo per un giorno qualsiasi di questa settimana?

Jessica: In realtà, credo che questa settimana dovrei stare un po’ tranquilla.

Warren: Come preferisci.

(Silenzio).

Jessica: Be’… sembri molto arrabbiato…

Warren: Non lo sono.

Jessica: Be’, non è l’idea che dai, ma…

Warren: No - è che non capisco perché hai camminato per dieci isolati in direzione opposta alla tua per poter essere dietro l’angolo e poter citofonare e dirmi che non puoi fare il brunch con me.

Jessica: Mm, no: ti ho detto che ho provato a telefonare…

Warren: Sì - lui è stato al telefono per tipo due minuti.

Jessica: Va bene, mi dispiace.

Warren: Non c’è niente da dispiacersi.

Jessica: Va bene. (Va lentamente verso la porta e mette la mano sulla maniglia) … Ti posso chiedere una cosa?

Warren: Come no.

Jessica: Hai detto a Dennis cosa è successo ieri notte?

(Pausa).

Warren: Mm… credo di sì.

Jessica: Veramente. Cosa gli hai detto?

Warren: Niente. Gli ho detto che siamo stati bene.

Jessica: È tutto?

Warren: Più o meno.

Jessica: Mi è veramente difficile da credere.

Warren: Perché?

Jessica: Non lo so. Voi ragazzi non vi mettete a fare paragoni e cose del genere?

Warren: Non sono cose che mi interessano.

Jessica: Be’… OK… È solo che - La cosa sta diventando un po’ strana, perché quando ho parlato con Valerie, mi ha chiesto se era successo qualcosa tra noi ieri notte, e per qualche ragione, non le ho detto che era successo qualcosa. È lei adesso parlerà con Dennis e io farò la figura della bugiarda con una persona con cui sto iniziando a diventare amica e a cui tengo molto…!

Warren: Mm… Insomma… Veramente non… Sei arrabbiata con me perché tu hai mentito a Valerie?

Jessica: No, avrei solo dovuto capire che saresti andato di corsa a dire ai tuoi amici che mi hai scopato -

Warren: Wow!

Jessica: - mentre io sono più incline ad essere un po’ più discreta al riguardo finché non è chiaro il nostro rapporto.

Warren: Io non sono andato a dire di corsa un bel niente!

Jessica: Sì, comunque, sai che c’è? Non importa -

Warren: Sono ritornato qui perché io sto qui -

Jessica: OK, ma sai che c'è? Non importa per davvero -

Warren: E il momento in cui ho varcato la soglia mi ha praticamente fatto il terzo grado -

Jessica: Ah per cui tu gli dici tutto quello che vuole sapere senza preoccuparti delle conseguenze che ciò può avere per un’altra persona?!

Warren: No! Mi fai finire la mia -

Jessica: (Sovrapponendosi a “Fai”). Ma onestamente, Warren? Veramente non mi interessa a chi l’hai detto, o cosa gli hai detto, perché le persone penseranno quello che vogliono pensare e sai che ti dico? Non ci posso fare niente.

Warren: Quali persone? Di cosa stai parlando?

Jessica: Non lo so, ma qualsiasi cosa sia mi devo essere sbagliata visto il modo in cui stai urlando.

Warren: Tu non sai niente!

Jessica: Be’, in realtà - dovrei solo ascoltare il mio istinto, sai? Perché l’istinto non sbaglia mai. Ed era completamente contro il mio istinto venire qui ieri sera, ed era sicuramente contro il mio istinto venire a letto con te, ma l’ho fatto e ora è troppo tardi. E ora mia Madre è veramente furiosa con me, probabilmente ho rovinato la mia amicizia con Valerie, e Dennis Ziegler adesso pensa che io sia una facile - !

Warren: Nessuno pensa niente -

Jessica: E non è che mi interessa molto cosa pensa, va bene? Perché in realtà non lo conosco. E nonconosconeanche te. O Valerie! Per cui non ha molta importanza! Ho fatto nuove amicizie in precedenza, ne posso fare delle altre se è necessario. Quindi facciamo finta che non sia successo niente, mi puoi aggiungere alla tua lista, fai quello che vuoi -

Warren: Non ho una lista.

Jessica: - e la prossima volta starò più attenta! Spero. OK?       (Pausa).

Warren: Non ho capito perché sei così arrabbiata.

Jessica: Be’: forse sono solo pazza.

Warren: Mi sembrava di aver passato una bella serata insieme, e per una volta ero piuttosto Felice.

Jessica: Ne sono certa.

Warren: Be’, non alludevo a niente di lascivo, e non capisco perché la stai prendendo così. Mi piaci veramente.

Jessica: Sì, come preferisci.

Warren: No non come preferisco! Mi dispiace se ho raccontato qualcosa a Dennis. Ho ceduto alle sue pressioni. Ma gli ho solamente detto il minimo indispensabile ed ho parlato di te con il massimo rispetto. Anche se ero veramente su di giri per quello che è successo la notte scorsa, e anche per cioè, forse, la possibilità di cioè, non so, tipo, uscire insieme - Cosa che farei volentieri, se anche a te andasse. Ma se vuoi pensare che l’intera cosa non significhi niente per me , fai pure, però non è così.

Jessica: Be’… sai, io veramente -

Warren: È veramente strano, cioè togliersi i vestiti e fare sesso con qualcuno che conosci appena, e poi come se niente fosse “Che succede ora?” È, cioè, un’esperienza talmente intensa, ma poi nessuno sa che cazzo dire, anche se non è successo niente di brutto. Capito che intendo?

Jessica: … Be’… Non so…

Warren: Ma mi piaci veramente… non concordo con la maggior parte delle tue opinioni…

Jessica: Oh, grazie.

Warren: …ma non mi capita spesso di incontrare persone che mi fanno riflettere, sai? E che mantengono il punto in una discussione interessante. E che allo stesso tempo trovo molto attraenti. Capito che voglio dire? È una combinazione piuttosto efficace.

(Pausa).

Jessica: Non lo so, Warren. Questo è uno strano periodo della mia vita. E tutto quello che dici è molto dolce, ma non ho letteralmente la minima idea se tu stia dicendo la verità oppure no. È come se il mio istinto fosse rotto… E credo che avvolte le azioni siano più significative delle parole…

Warren: Ma cosa potrei fare oltre a dirti che mi dispiace per qualsiasi cosa abbia fatto?

Jessica: (Scherzando). I regali vanno sempre bene. Scherzo.

Warren: Vuoi un regalo?

Jessica: Stavo solo scherzando.

Warren: Perché? Ho dodicimila dollari. Ti compro una macchina sportiva. Va bene?

Jessica: OK. Ma non ho ancora la patente.

Warren: Be’, cos’è che vuoi?

Jessica: … Dici sul serio.

Warren: Quello che vuoi.

Jessica: OK… (Pausa. Si guarda intorno. I suoi occhi si posano sul cappello da baseball). Mm… Posso avere il cappello?

(Pausa).

Warren: Certo.   (Pausa).

Jessica: Veramente?

Warren: È tuo. (Prende il cappello da baseball e glielo porge). Tieni.

Jessica: (Guarda Warren incerta). … Non lo devi fare per forza.

Warren: Lo voglio veramente.

Jessica: Perché?

Warren: Perché mi piaci molto. (Pausa. Lentamente allunga il braccio per prendere il cappello).

Jessica: Be’ - Non so che dire… (Warren non risponde). Voglio dire - Non ci posso credere…! Non posso credere che tu mi dia una cosa a cui tieni così tanto - non so nemmeno che dire.

Warren: Bene. (Lei si mette il cappello in testa e “posa” per lui in modo impacciato). 

Jessica: Che ne pensi?

Warren: … Ti stà benissimo…

Jessica: Credi?

Warren: Senza ombra di dubbio. (Lei lo guarda. Lui è chiaramente in pena e non riesce a nasconderlo).

Jessica: Be’, sembri veramente triste.

Warren: Non lo sono.

Jessica: (Togliendosi il cappello). Be’ mi dispiace, ma mi sento veramente strana a prendere il cappello di tuo nonno.

Warren: Allora perché cazzo me lo hai chiesto? (Jessica mortificata diventa rossa).

Jessica: Stavo scherzando quando ti ho chiesto qualcosa –

Warren: No che non scherzavi!

Jessica: Invece sì! E poi tu hai insistito che io scegliessi qualcosa! Allora perché me lo hai dato se non volevi che lo avessi!?!

Warren: Perché voglio veramente che tu lo abbia!

Jessica: Ma perché continui a DIRLO quando è chiaro che NON vuoi!?

Warren: NO! Porca puttana! Cosa devo fare, PREGARTI di prendertelo?!

(Un lungo momento).

Jessica: OK. Scusa. (Si rimette il cappello in testa. Silenzio). Cioè… voglio dire… Che faccio vado a casa?

Warren: (Guardando il pavimento). Non lo so… Fai come vuoi.

Jessica: Be’, allora credo che andrò. (Va verso la porta). Devo supporre che non vuoi più uscire questa settimana?

Warren: Non credo che possiamo. Non ho più cappelli da baseball.

Jessica: (Si toglie il cappello). Posso per favore dire una cosa?

Warren: Prova un’altra volta a ridarmi quel cappello, e giuro su Dio che lo brucio!

(Pausa. Jessica poggia il cappello da baseball sul tavolo).

Jessica: Be’… quello dipende da te. (Si gira e esce. Warren rimane immobile per un minuto. Poi si alza e mette accuratamente il cappello con le altre cose. Si siede al tavolo e con attenzione versa la cocaina sul piatto e la guarda. È molto concentrato e con un cucchiaio mette del Mannitolo sul piatto e inizia a mischiare insieme le due sostanze. Squilla il telefono. Nell’allungare il braccio per rispondere fa cadere per terra l’intero piatto di cocaina. Per un minuto non sa cosa fare. Ride. Il telefono continua a squillare. Risponde).

Warren: (Al telefono). Pronto? (Si alza come se si fosse preso la scossa. Ascolta per un momento). Be’, Papà, credo che lo scherzo sia finito… N - … Be’ posso - … No io - … avevo intenzione di restituirli… Grazie… Be’, veramente ti toccherà aspettare tipo un’ora… Fai quello che vuoi, ma io non sarò qui… Perché non mi dai un pugno in faccia e mi butti fuori casa? … Quella è sicuramente la mia intenzione… Mh mhm… non lo so, Papà: In che tipo di mondo credi io viva? … (Pausa. Si siede. Con tono più pacato). Sì. Io penso a lei in continuazione… in realtà non lo so, Papà. La vedo nella mia immaginazione, credo… Be’, lo sento molto il fatto di essere più giudizioso di quanto non fosse lei alla mia età, e inoltre dubito che andrò mai a convivere con uno di trentacinque anni che mi gonfia di botte tutto il tempo. Per cui non credo proprio che sia un paragone appropriato. Anche se devo dire è un paragone ovvio. Con ciò intendo dire che non è così azzeccato… Va bene: lo so che i tuoi compagni di brunch stanno aspettando… Be’, è veramente difficile apprezzare in pieno tutto quello che deve affrontare la tua ragazza, ma è veramente una fortuna fottuta che abbia sia la bellezza sia l’intelligenza per affrontare tutte le difficoltà… Bene… Fai quello che vuoi… Anch’io ti odio. (Il padre riaggancia. Anche Warren riaggancia. Guarda la cocaina sul pavimento. Cerca di raccoglierla e metterla sul piatto. Ma è una cosa impossibile. Improvvisamente inizia a camminare sulla cocaina, spargendola su tutto il pavimento con calci selvaggi. Dopo un momento, si ferma. Entra Dennis, molto agitato. Poggia la valigia, che adesso è vuota).

Dennis: Che stai facendo? Cosa è successo?

Warren: Ho fatto cadere la droga sul pavimento.

Dennis: Hai fatto cosa?!?

Warren: Stavo cercando di tagliarla.

Dennis: Cosa?!? Quanta ne è caduta?

Warren: Parecchia.

Dennis: Oh - DIO! OK - Va bene - Ora non posso preoccuparmene - Ascoltami, Warren. È successa una cosa terribile.

Warren: Che è successo? È morto qualcuno?

Dennis: Sì.

Warren: Chi, mia madre?

Dennis: (Furioso). No, non tua madre, idiota -

Warren: OK - !

Dennis: Si tratta di Stuey.

Warren: Chi?

Dennis: Stuey! Stuey! Stuey cazzo!

Warren: Stuey chi?

Dennis: Stuart! Il Ciccione. Stuart Grossbart. Che sei scemo?

Warren: Oh merda. Quel Stuey.

Dennis: Sì “quel Stuey!” Quanti cazzo di Suey conosci?          

Warren: Ho capito! Non riuscivo a fare mente locale per un secondo! Che gli è successo?

Dennis: Non lo so. Credo si sia fatto troppi speedball. È stato tutta la notte con quella ragazza Olandese poi sono andati a dormire e quando lei si è svegliata questa mattina non riusciva a svegliarlo, allora lo ha girato e c’era sangue che usciva dal suo naso e dai suoi occhi, ed era morto.

Warren: Cazzo.

Dennis: Ti rendi conto io l’ho visto solo ieri sera. Sono talmente sconvolto che non riesco a crederci.

Warren: Come l’hai saputo?

Dennis: Quando sono andato a casa di Donald Saulk lui era la telefono con Yoffie. Poi ci ho parlato anch’io e Yoffie mi ha detto che era andato da Stuey questa mattina e c’era la polizia, e quella ragazza stava seduta lì completamente fuori di testa piangendo e urlando e fumando sigarette e parlando mezzo in Inglese e mezzo in Olandese, e Yoffie ha detto ai poliziotti che era amico di Steuy e loro gli hanno raccontato cos’era successo.

Warren: Stuey.

Dennis: Chi l’avrebbe detto? Credo sia stata una buona idea non farci di speedball.

Warren: Ma che abbiamo comprato della robaccia?

Dennis: Non credo. Io l’ho sniffata tutta la notte e non mi sono svegliato con il sangue che mi usciva dal naso. E tu?

Warren: No. Ma io non l’ho ancora provata.

Dennis: E la ragazza stava bene. È lui che ha esagerato. Sono veramente sconvolto. Ti rendi conto che lui è morto. Sai che vuol dire? Cioè non lo vedremo più, mai più. Mi ha fatto venire una paura fottuta. Voglio dire, siamo veramente dei coglioni a fare uso di tutta quella robaccia. Io smetto completamente. Lo so che lui era un ciccione rozzo che esagerava sempre in tutto e l’unica cosa che mangiava era tipo la bistecca affogata nel burro e nella salsa piccante, ma lui aveva tipo ventitré anni e ora è andato. Ti rendi conto? Cioè lui non esiste più.

Warren: Sì.

Dennis: Non so. Credo che certe cose le puoi fare solo per un certo periodo se non vuoi che ti succeda qualcosa di brutto. Io ho veramente paura.

Warren: Allora le hai venduta le mie cose?

Dennis: Sì.

Warren: Hai dovuto vendere tutto?

Dennis: Oh sì.

Warren: Quanto ti ha dato?

Dennis: Solo novecento dollari.

Warren: Che hai detto?

Dennis: Sto dicendo che avevi un’idea completamente inflazionata del valore di quelle schifezze, per cui non provare a farmi sentire in colpa -

Warren: So esattamente il loro valore e quel tizio ti ha truffato. (Dennis diventa bianco dalla rabbia).

Dennis: Io ti gonfio di botte, cazzo! Ho fatto del mio meglio per farti fare il migliore affare possibile!

Warren: Allora non avresti dovute venderle!

Dennis: Tu mi hai detto di venderle! Almeno io non ho fatto cadere la coca sul pavimento, per cui non provare a farmi sentire in colpa, capito? Sono completamente fuori di testa. Forse non sono stato molto bravo. Non lo so. Mi dispiace. È meglio di niente.

Warren: Credo di sì.    

(Silenzio).

Dennis: Che è successo a quella ragazza?

Warren: È andata via.

Dennis: C’hai già litigato?

Warren: Non sono del tutto sicuro di cos’è successo.

Dennis: Come hai fatto ad aver già incasinato tutto? Quanto talento hai per creare infelicità?

Warren: Non lo so. Credo di averne parecchio.

Dennis: La mia ragazza ha richiamato?

Warren: No.

Dennis: Credo di aver esagerato con lei. Ma ora non posso affrontare la cosa. Sono troppo sconvolto. (Dennis si sdraia supino). Non ci posso credere, cazzo, è tutto così bizzarro. E non è che il tipo mi sia mai piaciuto molto, sai? Lo conoscevo appena. Ma se ieri ci facevamo i speedball ora potevamo essere tutti e due morti. Capisci quanto c’eravamo vicini? Voglio dire… È la morte. La morte. È incredibilmente importante, è più importante del novantacinque per cento delle stronzate che bisogna affrontare ogni giorno e che formano la cosiddetta vita, ed è così assurda che è ridicolo. Cioè finisce così. Quella era la sua vita. Punto. La vita di Stuart. Un Ebreo ciccione di Long Island con un accento grottesco che vendeva droghe e mangiava bistecche e non ha mai fatto niente degno di nota. Non so, cazzo. Io ho una paura pazzesca. Sono completamente sconvolto dal timore. Cioè - Non so nemmeno cosa fare di me stesso. Voglio tipo andare a una scuola di cucina a Firenze, oppure lavorare nel mondo dello spettacolo. Potrei essere uno chef talmente bravo che è ridicolo. O un attore o un regista. Dovrei veramente fare il regista di film, sarei geniale. Cioè se prendi la persona media con una sensibilità o un umorismo medio o il modo in cui guardano al modo o i pensieri che hanno e cosa pensano, e li paragoni al modo in cui io guardo alle cose e alle cose che mi viene in mente di dire, o solo il punto di vista con cui guardo alle cose, non c’è alcun paragone. Io potrei veramente fare dei film, io sarei uno dei migliori registi di tutti i tempi. Inoltre non conosco nessuno tranne Wally e i giocatori di basket di colore bravi quanto me negli sport, e io ho giocato con quei tipi e ho guadagnato il loro rispetto, e Wally non faceva che dire, “Denny, tu sei l’unico amico bianco con cui posso uscire e portare dai miei amici senza essere imbarazzato”. Perché io vado con loro e li faccio fumare talmente tanto e non sono per niente intimidito da loro. Capito?

Warren: Sì.

Dennis: Sono sconvolto dalla paura. Sono completamente in preda alla paura. E voi ragazzi credete che io sia completamente sicuro di me e al di sopra di tutto, ma non è affatto vero. Quella stronza di mia madre è talmente dura ed estrema che ho dovuto imparare a reagire in modo due volte più aggressivo ogni volta che qualcuno prova a fare lo stronzo con me. È così che litigo con Valerie. Tipo ogni volta che iniziamo a discutere qualsiasi cosa lei dica io dico il doppio aggredendola finché non lascia perdere, o è costretta a lasciare la stanza. E funziona bene, perché io non mi devo sorbire le stronzate che tutti i miei amici sorbiscono dalle loro fottute ragazze, o le stronzate che mio padre si becca da mia madre. Voglio dire tutto quello che lui fa è tiranneggiare su tutti, tutti i miei fratelli e sorelle e tutti i suoi fottuti assistenti e trafficanti e agenti e le fottute celebrità che comprano la sua arte, perché lui è consapevole di essere un genio vivente e allora dice “Perché dovrei sprecare due minuti a parlare con qualcuno se non ne ho voglia?” Solo che adesso sta torturando tutti continuamente perché praticamente non deve mai non fare la pipì, e mia madre sta dando di matto perché lavora quattordici ore al giorno perché hanno tagliato i soldi per i suoi programmi e prevede enormi catastrofi cittadine nei prossimi anni, e lo tiene per le palle. Tipo dice, “Eddie, sei uno stronzo. Eddie, a nessuno gliene frega un cazzo se devi pisciare: tu devi sempre pisciare, per cui chiudi il becco”. Lo calpesta completamente. E dice, “Qualsiasi cosa tu faccia non importa, perché tutto quello cha fai è vendere un mucchio di quadri a tipo l’uno percento della popolazione mentre io sto là fuori tutti i giorni, a salvare la vita a bambini e a cercare di aiutare persone vere che Ronald Reagan sta distruggendo - Per cui qualsiasi cosa tu faccia e per quanto tu possa essere famoso è solo una velo di presunzione, perché ha solo a che fare con gente ricca”. Lei ne fa completamente carne da macello e l’unico modo che lui ha per reagire è di andare a scoparsi qualche ammiratrice ventenne, solo che adesso non lo può più fare perché è malato, per cui è completamente nelle sue mani, e l’unica cosa che può fare è torturarla da una posizione talmente più debole e lei non fa altro che ridergli in faccia. La mia famiglia è malata, sono malati. Tu credi che tuo padre sia pazzo? Pensa se ovunque andasse dei totali sconosciuti lo adorassero come un dio? Aspetta a vedere quando la sua salute inizierà a cedere. Ti riesci a immaginare cosa vuol dire? Seriamente, cosa si prova, quando pensando al futuro non sai se tra cinque anni sarai ancora qui? Ecco perché le persone sono religiose. Cioè quanto sarebbe meglio pensare che andrai in un posto che conosci? Invece di nessuna parte. Andato, per sempre. (Pausa). Fa così paura. Adesso ho veramente paura. (Pausa). Devo chiamare la mia ragazza. A proposito, mi hai completamente rovinato. Quanto può essere emblematico della tua personalità il fatto che entri in una stanza per dieci minuti e rompi l’esatto oggetto calcolato per causerà il maggior danno possibile, indifferentemente da dove ti trovi? Sei praticamente un crea guai, Warren. Ti dovrei completamente bandire da casa mia. Sono veramente nervoso. Non riesco a stare zitto. Vorrei che Valerie fosse qui. Forse dovrei chiamare quella ragazza, Natalie, e vedere se le va di venire a farmi una pompa. Le piaccio molto. Ha detto a mia sorella che ho dei bellissimi occhi. (Pausa). Ho veramente degli occhi incredibili. Hanno una forma incredibile, unica. Molte persone con gli occhi tipo i miei li hanno di un’altra forma. I miei occhi sono intensi e diretti. Tipo se io guardo qualcuno negli occhi, su dieci persone nove non riescono a sostenere lo sguardo. Ti sei fatto un po’ di coca?

Warren: Non ancora.

Dennis: Non la voglio nemmeno vedere, cazzo. C’ho talmente paura. La vorrei dare in beneficenza o qualcosa del genere. (Ride). Questo è talmente non buffo… Chissà se qualcuno ha avvertito la sua famiglia.

Warren: Sono sicuro di sì.

Dennis: Chissà se faranno un funerale.

Warren: Sicuramente sì.

Dennis: Sarà una bara veramente grande. Chissà se ci andrà qualcuno.

Warren: Perché non dovrebbero?

Dennis: Perché non piaceva a nessuno! Ho chiamato tipo sei persone, e ero così sconvolto, e non gliene fregava niente a nessuno. Dicevano tutti cose del tipo, “Wow. È pazzesco. La coca è buona?” Ora, non so se questo vuol dire che sono tutti completamente insensibili e privi di sentimenti o se lui era un essere totalmente biasimevole.

Warren: Be’, non mi ha lasciato una duratura impressione di calore. Cioè, mi dispiace sia morto, ma ho anche letto il giornale questa mattina, tu?

Dennis: Be’, quello che so io è che al mio funerale non ci sarebbe spazio per sedersi. Un giorno farò un film su tutti noi. Tipo se di uno come Donald Saulk si facesse un personaggio per un film, con tutta quella mondezza nel suo appartamento, quanto sarebbe potente? E la maggior parte delle persone troverebbero un pessimo attore per farne tipo una caricatura per una sitcom non cogliendo tutte le intense sottigliezze e le qualità della sua personalità, e se fosse per me andrei lì userei il soggetto originale, e avrebbe un impatto molto più potente, e molto più buffo. Non credi?

Warren: Non lo so.

Dennis: Ma non credi che io sarei un regista incredibile?

Warren: Non ne ho idea.

(Pausa).

Dennis: Che vuol dire non ne hai idea?

Warren: Vuol dire che non ne ho idea.

(Pausa).

Dennis: Be’ lo sarei di certo. Sarei certamente -

Warren: Ma non l’hai mai fatto.

Dennis: Che vuoi dire?

Warren: Voglio dire che non l’hai mai fatto. Non ne sai niente. Ti piacciono i film e basta. E sei interessato alle personalità delle persone.

Dennis: No non mi “piacciono solo i film”. Sono certamente -

Warren: (Sovrapponendosi a “Sono”). Anche a me piacciono. Ma non per questo credo che tu saresti un bravo regista di film, perché non ho idea se tu abbia il minimo talento per poterlo fare. Mi dispiace.

Dennis: Mi stai facendo veramente incazzare.

Warren: Non me ne frega un cazzo. Perché hai venduto la mia fottuta collezione di giocattoli per novecento dollari?

Dennis: È per questo che sei arrabbiato? Con il povero Stuey che si decompone nella terra?

Warren: Non me ne frega un cazzo di Stuey e neanche a te. Neanche lo conoscevo. 

Dennis: Allora chiama il tizio riprenditi le tue cose e scavati la fossa con le tue mani, piccolo stronzetto! Sono veramente stanco di te e del tuo dilemma da deficiente che ti auto imponi. Ho spacciato droga per cinque anni e non l’ho mai fatta cadere sul pavimento! Perché non sono un imbecille! Non ci posso credere che tu lo fai, e poi hai il coraggio di rompermi le palle perché ho svenduto la tua piccola scatola di giocattoli!

(Pausa).

Warren: Perché mi devi parlare in questo modo?

Dennis: Perché ti parlo in quale modo?

Warren: Perché mi devi chiamare stronzo tipo ogni cinque secondi? Non mi piace.

Dennis: Che vuoi dire? Ci pigliamo a parolacce tutto il tempo. Non iniziare, Warren, perché l’unica cosa che ho fatto negli ultimi due giorni è cercare di aiutarti!

Warren: So che stai facendo qualcosa. Ma a malapena riesco a capire se sei dalla mia parte o no.

Dennis: Di cosa stai parlando? Sono dalla tua parte, sono completamente dalla tua parte.

Warren: Allora perché non fai altro che ricordarmi che sono andato in bianco per un sacco di tempo?

Dennis: Perché -

Warren: E non fai altro che insultarmi e prendermi in giro e dirmi quanto sono incompetente e che casinaro che sono, questo motivo ricorrente ogni volta che stiamo insieme?

Dennis: Perché tu sei un casinaro. Anch’io lo sono! Lo sono tutti quelli che conosciamo. Che problema c’è?

Warren: E perché ogni volta che dico che mi piace una ragazza tu dici immediatamente che è una culona, o che non ha tette o che ha il viso da cavallo. Lo sai che Jessica Goldman è la prima ragazza con cui ho avuto fortuna che è sufficientemente e chiaramente bella da non permetterti di farmi sentire un coglione di seconda categoria solo perché desidero uscire con lei.

Dennis: Mi stai veramente facendo incazzare. È per questo che sei arrabbiato? Per quella volta che ho detto che quella ragazza, Susan, ha la faccia da cavallo? Io mi esprimo così. Parliamo tutti così, non vuol dire niente. Non puoi improvvisamente cambiare e sentirti ferito e fare il sensibile per queste stronzate, questo è il modo in cui siamo l’uno con l’altro. Per altro, Susan aveva una faccia da cavallo, e se ne erano accorti tutti. Io sono solo l’unico che lo ha detto. E quando tu stai con una ragazza veramente carina io lo dico che è carina. Per cui non dire stronzate alla Charlie Brown perché sono veramente cazzate, e io sono talmente stufo di te dopo nemmeno ventiquattro ore di file passate insieme che sono pronto a massacrarti di botte, non sei altro che una piccola testa di cazzo! (Pausa). Che significa non sono dalla tua parte?!?

Warren: Sono sicuro che mi vuoi bene, e sei praticamente il mio eroe personale, ma questa cosa non la sento fino in fondo. (Un momento. Dennis si alza. Fa una strana smorfia e poi inaspettatamente fa un singhiozzo. Inizia a piangere. Per qualche momento. Warren lo guarda freddamente). Perché piangi?

Dennis: Secondo te perché piango?!

Warren: Suppongo sia perché ti senti male per qualcosa che credi ti sia successa.

Dennis: No… È perché hai detto che sono il tuo eroe.

Warren: Oh. (Dennis va in cucina e si soffia il naso con un tovagliolo di carta. Pausa).

Dennis: Insomma che stai cercando di dire? Tipo che vuoi smettere, di essere mio amico?

Warren: Non lo so. Non è che voglio rompere con te… Non sono mica la tua ragazza.

Dennis: Allora cosa stai dicendo?

Warren: Non lo so.

(Silenzio).

Dennis: Be’… Non posso veramente…

(Silenzio).

Warren: Lasciamo stare questa cosa e basta.

Dennis: Va bene.

(Silenzio).

Warren: Posso avere quei soldi? (Dennis dà a Warren i novecento dollari). Be’… mi mancano solo milleottocento dollari.

Dennis: Be’ - Inizierò oggi stesso a vendere quello che è rimasto di questa robaccia e vediamo quanto alziamo.

Warren: Non fa niente.

(Silenzio).

Dennis: Ti vuoi fare una canna?

Warren: Va bene. (Dennis va al tavolo e prende una piccola busta con l’erba). Quella dove l’hai presa?

Dennis: L’ho presa da Stuey la notte scorsa. Christian gliene aveva venduta un po’. Mi piacerebbe sapere dove l’ha presa Christian. Mi fa incazzare da morire che questi ragamuffin vanno in giro a vendere droghe di cui non so niente. Stavo per prendere un po’ di quell’eroina da Stuey prima che lo uccidesse. Spero solo che sia chiaro nel giro che questa coca è veramente buona e che Stuey ha esagerato.

Warren: Sono sicuro di sì. (Dennis inizia a girare lo spinello). È pazzesco che uno di noi sia davvero morto. No? (Pausa). Tipo mio Padre non fa altro che dire, “Sai in quanti casini voi ragazzi vi dovrete mettere prima che vi capiti qualcosa di veramente grave? (Pausa). Tu e tutti i tuoi amici dell’Upper West Side che sono andati a quella cazzo di scuola dove credono che rimarrete menomati a vita se vi si insegna a scrivere? (Pausa). Sai cosa succede agli altri ragazzi che fanno le cose che fate voi? Muoiono. E la sola differenza tra te e loro sono i miei soldi… Sono come una grande rete di salvataggio, ma non puoi tirarla troppo, perché tua sorella ci è caduta proprio in mezzo”. (Pausa). Il fatto è che, lui è talmente fuori di testa perché gli è andata molto bene ma gli è comunque scoppiato tutto in faccia. Lui ha creato questa grande attività per sé e per la sua famiglia, e ha messo su una fortuna con la sua pericolosa attività criminale, ha preso una casa che si affaccia sul Parco senza l’aiuto di nessuno, e non si è mai sentito in colpa per chi non poteva fare lo stesso. Ma quando era all’apice del suo potere, ha completamente perso il controllo di sua figlia, che è finita morta ammazzata di botte da qualche tizio proveniente dal mondo accanto al nostro. E non poteva farci niente. (Pausa). Allora… per i passati nove anni, ha letteralmente cercato di ridare una forma alla sua vita. Ma non ci sta riuscendo molto bene, perché è completamente solo. (Pausa). Capito?

Dennis: Credo di sì. (Pausa). Non posso crederci che non pensi che io sia dalla tua parte. (Pausa. Warren lo guarda come fosse molto distante).  

Warren: Va bene, va bene. Sei dalla mia parte.

Dennis: (Rischiarandosi in volto). Insomma? Che hai intenzione di fare?

Warren: Non lo so. Mi sa che andrò a casa. (Dennis fuma l’erba. Warren è seduto. Le luci si spengono).

 

SIPARIO