Questa qui quello là

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QUESTA QUI QUELLO LÀ

di Franca Valeri

Personaggi:

GINO

PIERO

ANTONIA, cameriera

ANNA, moglie di Piero, sorella di Gino

FERRUCCIO, produttore cinematografico amico di Piero

MIMMA

LO STORICO

FRANCHINO

Scena:

Un salotto borghese abbastanza tipico. C’è ancora il mobile moderno degli anni trenta con il gruppo dorato. Non manca il solito grande divano. È pieno giorno, ma la casa non ha molta luce. Deve essere al massimo un secondo piano.


ATTO PRIMO

È in scena un uomo piuttosto giovane che, sdraiato sul divano, legge un fascicolo dattiloscritto. Squilla il telefono. Gino, l’uomo, lo afferra, è sul tavolino accanto.

GINO - Pronto… (una lunga pausa, parlano dall’altra parte) No, sono Gino… Non l’ho detto subito perché non lasci parlare… Te l’ho già detto mezz’ora fa, abbi pazienza, l’ha portato giù, l’ha portato giù Piero… Ha fatto tutto quel che doveva fare… No, no, non è che devi fare tutto tu, è che vuoi essere in casa anche quando sei fuori… Va bene, ho capito, c’è l’ingorgo… Va, bene, se tardi lo riportiamo giù, no, lo riporta, lui, va bene… Ciao… Eh, ma che noia! (Gino posa il telefono e si rimette a leggere. Una voce maschile subito da dentro)

PIERO - Chi era?

GINO - Anna… sempre per il papà da portare giù.

PIERO - L’ho portato prima…

GINO - Se tarda per il traffico è da riportare. (Sulla porta interna appare Piero. È un uomo elegante, molto in ordine soprattutto, porta un bel gilet di maglia da casa, ha un’aria indefinibile tra lo scemo e l’ispirato. Guarda Gino con aria birichina, restando a distanza)

PIERO - Letto?

GINO - Sto leggendo.

PIERO - Male no? Brutto…

GINO - No, no… (ride un po’) Questa è Anna!

PIERO - Nooo… Chi, la ragazza?

GINO - Che la ragazza… la moglie!

PIERO - Ah, ti pare? Sì, forse un po’.

GINO - Un po’? Ah, ah… (Piero si aggira per la camera toccando con un dito i mobili, come in un balletto)

PIERO - Gino? Glielo diresti tu allora… a Anna?

GINO - Io? Non vedo l’ora.

PIERO - Sei il fratello, in fondo…

GINO - Anche se fossi il nonno…

PIERO - (con un tono fra illogico e l’ansioso) Ma no, adesso siamo giusti, se si dispiace ha ragione… in fondo, un po’…

GINO - Perché?

PIERO - Ma… effettivamente non ho avuto quella confidenza in lei che si dovrebbe a una moglie.

GINO - È questione di coraggio più che di confidenza.

PIERO - Euh, che cattivo!… È una moglie perfetta, poverina… noo…

GINO - Com’è allora che quest’affare qui l’hai scritto di nascosto?

PIERO - (bamboleggiando) Quest’affare? Con quel tono… allora non ti piace?

GINO - È buono, è buono… è un modo di dire… sta’ calmo. (Piero, in mezzo alla scena, si stira e si prende una mano con l’altra)

PIERO - Mi tengono troppo su quelle iniezioni… sono un po’… ma… ipersensibilizzato…

GINO - Tanto per saperlo… sei sicuro che lei non l’ha ancora vista questa roba?

PIERO - Vista come?

GINO - Com’è di solito vedere? Hai detto che l’anno scorso hai trovato degli appunti stracciati…

PIERO - Certo, stracciati perché non li ho trovati più… ma sono disgrazie… siccome Anna il giovedì straccia tutto quel che c’è in giro… però non guarda neanche più che cosa straccia, lei dice che seleziona, ma non è possibile poverina, ormai è un’abitudine… si vede dal ritmo della mano.

GINO - Ma se hai trovato una scena sotto la gamba del mobile…

PIERO - Si, si… infatti era un mobile che ballava…

GINO - Ah, allora… tutto bene! Diglielo tu perciò, sarà contenta della confidenza.

PIERO - Vedi come sei esagerato anche tu! Subito… dall’altra parte… (si siede accanto a Gino e gli prende improvvisamente la faccia in mano) Gino, Gino, Ginotto!

GINO - Che è, che è?

PIERO - Ho paura, tanta paura, paura!

GINO - Allora dimmelo prima che lo legga tutto.

PIERO - Euh…

GINO - No, dico, se poi le cose non le fai, è inutile che chiedi consigli… non sono i Promessi Sposi, che bisogna leggerli per forza…

PIERO - (gli fa una specie di carezza distratta e comincia una sua passeggiata spostando qua e là degli oggetti sui tavolini come in un giuoco da tavolo) Ma, ma… eh! La crisi viene insieme all’idea… è giusto… è così!

GINO - Ma come la crisi? Che crisi vuoi avere? È una cosa così…

PIERO - (si ferma di botto davanti a lui) Così come? No, dimmelo, dimmelo che mi serve, dimmelo bene però… ho bisogno di una cosa precisa, una… tac… accensione.

GINO - Così… semplice, Piero, cosa vuoi che sia? È una cosa (sfoglia il copione come un mazzo di carte) abbastanza normale.

PIERO - Ma l’hai letto bene? Sì, sì, sì… è roba vera, è roba buona, roba sana… ma semplice no, tesoro… sono anzi appunti folli, buttati in tutte le direzioni… cosa mi chiedo io a questo punto? Cosa mi chiedo?

GINO - Non lo so…

PIERO - Mi chiedo: sono pronto a oggettivarla questa roba ancora viva? Viva, elegante, con la sua bella morte pronta sullo sfondo…

GINO - Guarda, abbi pazienza, non ci sono ancora arrivato al morto… però l’argomento prende, pare quasi un giallo in certi punti… ma chi muore?

PIERO - Non è la morte fisica…

GINO - Come sarebbe?

PIERO - Però va bene, va bene… vedo che per te è abbastanza storicizzato.

GINO - Insomma scorre, Piero, ti ho detto che scorre.

PIERO - (esaltandosi) No, perché la scelta del mezzo ti vincola, oh! Sono balle, vincola, accidenti se vincola!

GINO - Perché il mezzo?

PIERO - Il cinema… io, questo, ho deciso di esprimerlo col cinema… non avevi capito?

GINO - Dici il mezzo, si pensa alla macchina… devi anche cambiarla.

PIERO - Ginotto… capisci, da una parte ci sono io, con quel che ho dentro, infanzia, clima, città… e di più… di più… inquietudini, tempeste, assalti del ricordo… e dall’altra il mezzo… eccolo lì… in questo caso la macchina da presa, questa pennona assurda… esprimiti, faccela se sei capace…

GINO - Ah, io non ci penso neanche… oh, è quasi ora di papà!

PIERO - Sì, vado… stasera: dovrei decidere, sai… è di là che legge anche lui.

GINO - Chi?

PIERO - Il produttore… che persona simpatica… ma che bravo ragazzo… pensare che era a scuola con me, ritrovato per caso…

GINO - È di là? Mi sembri matto… e Anna? Sta venendo a casa, sai?

PIERO - Eh… come facevo? Voleva venire a rileggere… l’ho chiuso in camera tua… Ginotto, non credi che potrò vero? (A questo punto si spalanca la porta interna e entra di corsa la cameriera: prima che i due abbiano tempo di notarla è quasi arrivata a uscire dall’altra parte. Dalla porta rimasta spalancata è scoppiato un suono lontano eppure un po’ assordante di trombette, grammofono e soprattutto voci infantili)

GINO - Chiudi, no, Antonia, gridano come dannati.

ANTONIA - (fermandosi in sospeso) Non ho tempo, c’è giù la signora.

PIERO - Perché non sale?

ANTONIA - Lo sa, no? Si sta a preparare… (Antonia esce come il fulmine)

PIERO - (quasi piangendo) M’ero dimenticato la festa dei bambini… Non era la giornata adatta…

GINO - Anzi forse è meglio… nella confusione sarà distratta…

PIERO - Facciamo un piano… tu parli prima, io intanto sono giù con papà e non so niente., non sento niente…

GINO - Vacci però perché va via il sole.

PIERO - Ma come faccio a capire se hai parlato?

GINO - Ti faccio un segno.

PIERO - Ecco benissimo, come?

GINO - Ma dai, Piero, ti strizzo l’occhio, quel che vuoi! (si sente un campanello suonare molte volte, a brevi colpi regolari e insistenti) …Ecco, quella cretina si è chiusa fuori. Vai, muoviti… (Piero resta un attimo sospeso poi esce dalla porta interna, Gino si alza e esce lentamente dall’altra parte mentre il campanello continua a suonare, Dopo un secondo il suono cessa. Voci interne di carattere convulso, poi si avanza uno strano corteo. Anna, la moglie di Piero, coperta da un mantello di raso turchino tempestato di stelline d’argento, sulla testa un lungo cappello a cono col velo tipico delle fate. È impacciata dal vestito lungo e dai molti pacchetti che tiene in mano con le braccia tese in avanti. Dietro, Antonia che regge il mantello e il velo. Poi Gino)

ANNA - (con voce eccessivamente alta) È troppo lungo, inciampo… gliel’ho detto anche stamattina al telefono: “fata, medio”… nossignore mi hanno mandato la massima…

GINO - Dai, Anna, non hanno mica le misure come per le maglie.

ANNA - Ah, no! Lo prendo tutti gli anni in affitto lo saprò… fata, settecento e baiadera hanno le tre misure regolari, capirai sono talmente richieste…

ANTONIA - Questo qui di quest’anno non ha mica un odore simpatico, con tutto che ci ho passato un po’ di benzina.

ANNA - Ecco brava, dammi la benzina sul raso così lo devo pagare per nuovo… attenta bene… molla un momento il manto, Antonia, se stai lì dietro… ecco, queste, ho detto queste, sono le paste col lattemiele, e questi i patés!

ANTONIA - Signora, come li apro vedo, no?

ANNA - Non ti è mai bastata la vista che io sappia… Siccome vorrei evitare l’assaggio…

ANTONIA - Perché, mi ha mai vista assaggiare, a me? Mi guasta l’appetito solo a mandar giù la saliva, pensi un po’… la panna poi, s’immagini che mi fa repulsione solo a vederla in fotografia… oltre tutto sono sana…

ANNA - Oltre cosa?

ANTONIA - Ma sa signora che lei ci ha un giro di parola che non mi piace niente, si resta male ecco.

ANNA - Va bene Antonia, chiuso.

ANTONIA - Lo dico volentieri anche davanti al signor Gino che può testimoniare che io sì che ho una pazienza sull’igienico anche col suo papà e tutto…

ANNA - Mi pare risolta. Antonia… com’è che la vedo risolta io? Sono venuti tutti i bambini?

GINO - Ci sono certi mostri già coi baffi.

ANNA - È carnevale, Gino, sii realistico.

GINO - Non ho capito cosa c’entra.

ANNA - Perché, io esco così di solito? Saranno truccati…

GINO - No, sono uomini proprio.

ANNA - Questo è un discorso da fare, ricordamelo…

GINO - Quale discorso?

ANNA - Tu ricordami: uomini. Poi so io.

ANTONIA - Un domani come niente mi dice che rubo, allora…

ANNA - Ah, lo sai che questi coraggi non li ho… ormai mi avete capito tutti qui dentro… anche troppo.

ANTONIA - Allora cosa vuol dire?

ANNA - Ma che cos’è oggi? Il siero della verità… Allora apro il capitolo pulizie, già che ci siamo… Guarda cosa ho tirato su con l’orlo del vestito… Ogni tanto bisognerebbe mettersi in lungo per constatare…

ANTONIA - Lei lo sa che oltretutto mi fa male l’aria…

ANNA - Oltre cosa? Una volta per tutte!

GINO - Se cominci a contestarle il vocabolario ce la dovrai fare a noi stasera l’apparizione della fata.

ANNA - Dai Antonia, prendi i pacchi e molla lo strascico… Antonia, non mi puoi fare a ogni parola che dico il ricatto delle lacrime. (Antonia piange col fazzoletto impastato sulla bocca) Sei pagata regolarmente, mangi come noi né più né meno, non si sa più cosa darti, anche le saponette, non c’è più verso che ti lavi con un pezzo di sapone da bucato…

ANTONIA - Per forza, ho la pelle come la pasta dei gnocchi… è delicata uguale…

ANNA - Allora? (Antonia afferra i pacchi con malagrazia sovrapponendoli uno all’altro) Chi mette su il disco?

GINO - Quale disco?

ANNA - Come quale? Quello delle fate.

GINO - E perché?

ANNA - Come sono vestita? Da orco?

ANTONIA - C’è la signorina dì francese in corridoio pronta con tutto…

ANNA - Ah, Dio, mi metterà su una di quelle cose col coro, i francesi hanno la mania… Si perde il passo… non importa, andiamo Antonia… Dopo fila in cucina coi pacchi. Però, quando nelle famiglie non c’è collaborazione… pazienza… tu sognati il sette aprile il regalino dei nipoti…

GINO - Cos’è il sette aprile?

ANNA - Il tuo compleanno, no… è il colmo, se ti sentiva la mamma ci rimetteva un anno di vita… Ti muovi Antonia, se mi stai nei piedi… scansati, no, sembri Rigoletto… Il cestone dei cotillons me lo dai prima di aprire la porta… no, perché se no è inutile… (Le ultime parole sono dette mentre Anna sta già uscendo. Cammina rigida perché il manto e il velo non sono più retti da Antonia ed evidentemente pesano e l’impacciano. Antonia si scosta per lasciarla passare e poi la segue. Gino si sbatte sul divano col suo copione. Parte subito una musica assurda, come un valzerino con coro. Poco dopo, esplodono grida di bambini, urla, trombette, ecc. Tutto questo mentre si affaccia Piero che si muove come suggestionato dalla musica che continua un po’ durante la scenetta che segue)

PIERO - Gino! Te lo dico, te lo dico… tanto ormai ce l’ho qui in gola, in bocca… questo che stai leggendo…

GINO - L’hai vista?

PIERO - No… stava bene?

GINO - Non direi.

PIERO - Io avevo detto che era meglio una cosa più spiritosa… l’ussaro, il diavolo… questa cosa che stai leggendo non è definitiva… Gino! Sento che fuggirò per la tangente della fantasia, con questa roba in mano, ma diversa, abnorme, sgangherata, favolosa.

GINO - Fa’ un po’ tu… sta’ fermo!

PIERO - Lascio solo questa figuretta al centro, realistica.

GINO - La ragazzina?

PIERO - No… lei.

GINO - Quella che sembra Anna?

PIERO - (con tono di pianto) No, perché? Non cominciare… a mettere in giro delle cose… la figuretta, si chiama la figuretta… coi suoi muscoletti, la sua nevrosi, il suo problemino sessuale, la sua crisetta religiosa, ma tutto piiiiccolo, umano, da niente…

GINO - Allora addio giallo, era il suo bello… sì, insomma, vien più artistico, diciamo…

PIERO - Sai come? Hai capito come?

GINO - Non cominciare con le domande, si stufano anche i bambini con questo sistema…

PIERO - Hai ragione… allora, sai com’è? Non lo racconto più in prima persona!

GINO - Ecco bravo, così non fai torto a nessuno…

PIERO - Favola, favola… forze occulte, qui dentro deve succedere tutto… gliel’ho detto anche a lui… è contento…

GINO - A chi…?

PIERO - Al produttore… quello che è di là…

GINO - Ah…! Bene… contento lui.

PIERO - Ah… gli piace, se lo rilegge con un piacere… Dice “bello, bello, bellissimo…” Non ci sarebbe ragione che facesse dei complimenti… stupendo, meraviglioso… una freschezza, una ingenuità… un’accusa via l’altra… ah, che cosa… che cosa grossa…

GINO - È ancora in camera mia?

PIERO - Sì… se non se ne intendono loro… hanno l’occhio… ride anche, ride anche lui… eh… lo trova spiritoso… che matto… persona squisita… veramente… non suonano più?

GINO - No, io se fossi in te…

PIERO - Vado, sì, vado… Però papà non voleva prima… mi ha picchiato… hai capito in che direzione cambio… ciao! (Piero fugge dopo essere stato un attimo ancora sulla porta con le mani strette una nell’altra)

ANNA - (entra decisa senza più il cono in testa e tenendosi su l’abito con le mani) Te l’avevo detto di dare una regolata al grammofono… salta i giri, a momenti inciampo… bisogna averne uno umano in casa, se no facevo venire un’orchestrina, francamente mi secca un po’, vanno già a scuola in macchina, a sciare in Svizzera… il mare se non sono isole… Cosa leggi che non puoi alzare la testa? Smettetela fra te e Piero di accumularmi opuscoli se no il giovedì non mi bastano più le mani, dovrò far venire qualcuno con una accetta per distruggere la carta che trovo in giro… Il papà?

GINO - È giù, è giù.

ANNA - Tono di noia assolutamente inutile, perché se è giù è giusto che sia giù… sarebbe difficile far mettere un telefono in macchina?

GINO - Chiedilo alla polizia.

ANNA - Se ti dico cosa c’è sui giornali sui licenziamenti ti passa la voglia di fare lo spiritoso…

GINO - Tutt’al più sarà che non si può licenziare gli impiegati.

ANNA - Ah, guarda, nessuno… impiegati, padroni, parenti… per mandar via qualcuno bisogna avvelenarlo… non ho detto una cosa da ridere, tutt’altro.

GINO - (che ride fra sé abbastanza forte) È una frase tua questa?

ANNA - No, è la radio…

GINO - (spazientito) Questa, questa che c’è scritta qui: “mi vesto soltanto di nero perché credo che i colori non esistano, devono essere un difetto di vista degli altri”…

ANNA - Sarei una matta, come industriale tessile.

GINO - Poi rivela già uno sforzo per pensarla, manca quella tua caratteristica immediatezza.

ANNA - Ma cosa leggi? (Solleva da sotto l’opuscolo in mano a Gino) Oh, la cartellina rosa, non l’avevo vista… è la relazione della seduta d’amministrazione? Qual è? Quella del mese scorso?

GINO - Eh?

ANNA - Lo sai che non c’ero… avevo i ragazzi col morbillo.

GINO - Ma perché dev’essere quella?

ANNA - Le conoscerò le cartelline dell’ufficio!

GINO - È una cosa scritta da tuo marito.

ANNA - Sarebbe l’ennesima cosa inutile che fa, c’è la dattilografa apposta, il ragioniere, la mamma…

GINO - Potrà avere voglia di fare una cosa quest’uomo, dopo tutto…

ANNA - Manca che scriva a macchina poi le ha passate tutte.

GINO - Non ti è mai sembrato che gli piaccia fare il cinema? Dico, così per dire…

ANNA - Ma come, non ti ricordi? Non ha fatto altro per due anni, i bambini al mare, in montagna, la pappa, la pipì, la popò, il Capodanno a Cortina, l’Aida a Caracalla… anzi, bisogna che mi ricordi di buttar via qualche rullo così libero un altro cassetto…

GINO - C’è della gente che lo fa di professione.

ANNA - Quello è un altro discorso. Stasera si arrabbierà quando vedrà che ho tirato giù l’asinello in stanza dei ragazzi… insomma l’ha dipinto che eravamo fidanzati, c’è da vergognarsi se qualcuno legge la firma. Cosa ti avevo detto di farmi memoria?

GINO - (la guarda fisso con panico) Uomini?

ANNA - Ecco, appunto.

GINO - Perché mi fai fare degli sforzi se lo sai, scusa?

ANNA - Perché prendo la sebogastrina da tre anni per digerire? Si stimola la parte malata, generalmente.

GINO - La mia quale sarebbe?

ANNA - La mente, Gino, la mente.

GINO - Allora cos’è… uomini?

ANNA - Bisogna cominciare a parlarne ai ragazzi.

GINO - Di cosa?

ANNA - Di quella cosa lì.

GINO - Se non spieghi di cosa…

ANNA - Del sesso, del sesso. Insomma, Gino, se siamo arrivati al punto che proprio col fratello bisogna dire tutto col suo nome… eh, un po’ di riguardo anche tu…

GINO - E perché devo parlarne io?

ANNA - Sei lo zio. Dato che il padre non è in grado…

GINO - Andiamo Anna, non è in grado! Li ha fatti lui…

ANNA - Ha fatto il minimo… Adesso quello sforzino lì non basta più…

GINO - Ah, dici? (Distratto)

ANNA - Leggi i giornali, Gino! Io che non ho voluto femmine, capirai come mi trovo in pena con quel che succede.

GINO - Sei l’unica che è riuscita a scegliere il sesso dei figli. Anche questa.

ANNA - Sono anche andata a Lourdes tutt’e due le volte con la mamma. Se ci andassero anche le altre… Allora: quando parli e cosa dici?

GINO - Ma sanno tutto, basta che accenniate…

ANNA - Io non so come osi, si sa che la mamma nelle famiglie appena appena è quella che tutt’al più partorisce… Quello là, te l’ho già detto com’è… ho solo accennato una volta con un avvocato, senza far nomi naturalmente, mi ha detto che ci sono gli estremi per l’annullamento.

GINO - Ma se hai i figli!

ANNA - Non basta, se Dio vuole! Comunque chiamerò il nostro dottore con la scusa della crescita… parlerà lui… (Squilla il piccolo telefono interno appeso al muro. Anna va a rispondere) Mamma… la firma sì… Vieni su che vengo giù… Magari mi vai di là a salutare se viene qualche mamma… È venuto il tappezziere? Bene… Giallo, giallo, tanto papà non ci può venire… Almeno abbiamo una tinta che ci piace, nella disgrazia… Gino è qui, dove vuoi che sia?… Legge… Non lo so… si fosse mai capito cosa legge… Senti… Ha già attaccato… è nervosa… eh, per forza!

GINO - Ma perché scusa?

ANNA - Perchééééé? Proprio ieri sera ci siamo guardate tutt’e due nello specchio dell’anticamera, che è quello che ha la luce migliore, e ci siamo proprio dette “guarda che botta d’invecchiata ci ha dato papà”.

GINO - Cosa sta a fare tutto il giorno in azienda, scusa, si riposi anche lei.

ANNA - Sei un tale materialista, Gino, pazienza! Ah, intanto che mi ricordo… Piero, Piero…

GINO - Ma è giù con papà.

ANNA - Figuriamoci! (Dà un’occhiata alla finestra) Speriamo di no almeno, non è proprio più sole da papà… Piero per favore… (Sulla porta, infatti, è apparso Piero. Il suo atteggiamento ha già qualcosa di diverso da prima. Sembra un uccellino che si sia posato sulla soglia di casa. Appare ansioso. Fa qualche passo verso l’interno della stanza e dietro di lui avanza un signore indefinibile. È un po’ il classico tipo del serio, occhialuto, dimesso, pur con una certa stramberia da quattro soldi. Sta nell’inquadratura della porta con aria attenta. Anna, come se non lo avesse visto) Piero, sveltino, un attimo di serietà… tu credi cicicì cicicià, la carezzina, la sciocchezzina e la realtà scompare… invece le cose sono lì che ti aspettano al varco…

GINO - (come rispondendo a un interrogativo di Piero) Ha parlato sempre lei… senza uscire dal tema… (Fa un gesto vago come indicando la casa)

ANNA - (al nuovo venuto) Lei aspetta me? Guardi non è la giornata adatta, poi ve lo dico sempre di venire di mattina…

PIERO - (accorgendosi che la moglie si è rivolta all’amico) Ma Anna! Lui è Ferruccio… (Mormora un cognome incomprensibile) Un amico!

ANNA - Ah, scusi, pensavo… la vedo lì sulla porta… si pensa al fornitore… siccome ho molti lavori in ballo in casa… Tu inviti la gente senza avvertirmi… lo sai che una casa non è sempre attrezzata…

PIERO - (bambolone e imbarazzato, rivolgendosi all’amico) Sì, lei la sua cuccia deve essere sempre in ordine, è bella la cucciona, dai la zampa… buongiorno.

ANNA - È inutile che mi tratti come quando allattavo… è stato l’unico momento in cui mi sono permessa di essere un po’ nervosa., sembrava che avessero in casa una mentecatta, fra tutti…

GINO - Non so se interessa questo riferimento storico.

FERRUCCIO - A me molto, è così raro entrare in una casa vera, eh? Come è diverso da tutto.

PIERO - È grande Anna, vero? Si capisce subito, vero? È un personaggio, questa mascalzona, guardala, guardala Ferruccio… Adesso si arrabbia… frr… non vuole che dica che è un personaggio, Nina, non è mica una brutta parola…

FERRUCCIO - La signora è la verità, mi pare, è il ruolo più difficile, il ruolo…

ANNA - Senta signor… adesso poi capirò meglio chi è, scusi… No, dico, non ho niente in contrario che lei sia nostro ospite, anzi, ma sono così abituata a non uscire dal giro delle nostre conoscenze, che è selezionato ma ristretto… conseguentemente… anche perché io non ho molto tempo… quello lì non ha fantasia… (Accenna a Piero che sta gingillandosi con un soprammobile) Io bisognerà che incolli sui mobili almeno la roba più di valore.

PIERO - Che c’entra, tesoro, tu vivi nel tuo guscio perché sei una donnina, noi uomini abbiamo anche le nostre cose… i nostri segretucci…

ANNA - (interrompendolo bruscamente) Ecco, ogni tanto c’è la velleità di fare la figura dell’originale… pensi signor… che abbiamo litigato persino il giorno di Natale perché voleva farmi dire a tutti i costi a delle persone che lui era in Spagna… che ci sono dovuta andare da sola coi ragazzi a Pasqua proprio perché a un certo punto bisogna anche poter sostenere una conversazione sugli argomenti comuni, vero… Non varca le frontiere neanche a fucilate… dice di no, ma credo proprio che sia per gli spaghetti.

PIERO - (ridendo esageratamente) Che mostro, intelligente però, la mia Anna… dice delle cose, ha questo dono di oggettivare con grazia… Signora Molière…

ANNA - Io non dico stupidaggini, è inutile che alludi.

FERRUCCIO - (sedendosi timidamente non sollecitato) Vede, signora, se mi permette, il discorso è un po’ complesso perché bisogna sempre conoscere l’origine delle cose, prendiamo suo marito, che io stimo moltissimo…

ANNA - Scusi un attimo… Gino, vai giù tu a firmare.

GINO - Firmate sempre tu e mamma…

ANNA - La mamma sarà già in ascensore perché è la sua ora… io, evidentemente stasera non posso… io non so, credo che il fattorino ha più interesse ai nostri soldi di lui… (Gino esce seccato buttando il copione sul divano. Piero lo afferra. Anna gli dà una rapida occhiata) Dopo metti al posto che sai, non voglio girare tutta la casa giovedì… diceva signor… io bisogna che capisca il suo nome…

FERRUCCIO - Acherù.

ANNA - È pieno di sardi ormai, anche, pardon, nel servizio…

PIERO - Che c’entra, Anna, scusa?

ANNA - È una constatazione… cosa diceva lei? Ah, sì che stima mio marito… Bene, allora io la ringrazio per la sua gentilezza… non le ho offerto niente perché mi sembra un’ora che non si sa cosa dare… e cosa prendere francamente…

FERRUCCIO - Io penso che Piero farà una bella cosa, proprio per la sua inesperienza, c’è una forza in questo… (Prende il copione dalle mani di Piero)

ANNA - Tira fuori un aperitivo, fai qualche cosa Piero… siamo anche con una donna sola, perché c’è una crisi che non si risolve… ne abbiamo sempre avute tre… può immaginare.

FERRUCCIO - (dopo una pausa di imbarazzo) …C’è un’aggressività… e poi è sganciato da tutto… lei ignora che è così intelligente…

ANNA - Ma… molto sì… Cosa vuole, Piero, se proprio dobbiamo parlarne… no, tante volte si preferisce sorvolare… comunque cosa vuole, lui farà sempre tutto e niente… non perché non abbia qualità… è il carattere… io l’ho conosciuto che aveva la passione del giardinaggio, sa io ero ragazzina… ha anche influito… i fiori, una cosa l’altra… Il giorno del matrimonio non sapeva neanche più se avevo in mano i fiori d’arancio o delle rose Kaiserin. (Strofina con un certo rude affetto la testa di Piero che si è seduto come affranto e guarda lontano) Eh… bisogna conoscerlo questo qua… lei cosa fa nella vita?

FERRUCCIO - Io mi occupo di cinema naturalmente… produzione per ora…

ANNA - Oggi è giornata… com’è che abbiamo parlato del cinematografo anche prima? Con Gino… del papà… di te… dell’ingorgo… ma, non mi ricordo… Piero, comunque ti avevo chiamato, mi scusi Acheddu… quello che è… per dirti definitivamente che domani si sposano!

PIERO - (come trasognato dallo stupore) Chi?

ANNA - Lo sai… taccio da una settimana per vedere come ti regoli. Io lo so che qui va a finire come la questione della tomba…

PIERO - No… ancora la tomba… Annina…

ANNA - Come ancora la tomba? Siamo vivi… se non ci pensiamo adesso, vero? Poi possiamo finire chissà dove.

PIERO - Non pensare sempre a queste brutte cose, tesoro.

ANNA - Loro, lui e sua madre, guai se si parla di morti… sono tre anni che ho in sospeso la sistemazione della tomba di famiglia, perché questo qua non si può sapere come vuole essere sepolto.

PIERO - Lei crede che la tomba bella le garantisca il paradiso… sciocchina mia…

ANNA - Guarda che io decido… già con papà non si può aspettare molto. Vorrei fargli una bella cosa, vero? Un uomo che ha lavorato tutta la vita… (a Ferruccio) Pensi che l’architetto mi ha fatto un progetto bellissimo, è una casa tanto è gradevole… da dire i miei li metto li volentieri… Va’ a comprare questo regalo, almeno. Tu magari credi che sono lì che si dicono: “Ah, non è arrivato il regalo di Anna e Piero, rimandiamo le nozze”.

PIERO - Cosa compro?

ANNA - La brocca, la brocca, termos da notte cristallo e argento, misura media, quella solita inglese che abbiamo regalato sempre a quel tipo di gente lì… si sa che è quella… è stato detto in tutte le lingue!

PIERO - Ma adesso non mi va… voglio parlare!

ANNA - Figurati io… L’accompagni lei, così si sfoga a parlare per strada… il biglietto è sul tavolo, in anticamera. Già firmato.

PIERO - Da chi?

ANNA - Da me, per tutti.

PIERO - No.

ANNA - Come no?

PIERO - Io non andrei…

ANNA - Non capisco cosa mi vuoi far fare, anche davanti al tuo amico. La spalla del comico? E perché, e perché?

PIERO - (improvvisamente mettendosi a urlare) Non me ne importa niente dei matrimoni, non ci si sposa con quella faccia, è immorale perdio!

ANNA - Loro lo facevano per la morale invece, guarda un po’, se glielo dicevi in tempo!

PIERO - (tornando al tono normale di colpo) Ma no scusa, c’è una società intorno di cui tenere conto, è inutile prolungare questa idiozia… vestiti come i belli… sono quei due bruttoni, no?

ANNA - Non so, non li ho mai guardati bene.

PIERO - Va bene, vado…

ANNA - Vai, vai… scusi, sa lei… un po’ di nervi… Lei è sposato, a proposito? Uh, per carità… visto che non siamo belli nessuno… Torna subito per favore perché stasera abbiamo quel maledetto bridge.

PIERO - Non ci andiamo se vuoi.

ANNA - Secondo lui bisognerebbe fare le cose solo quando se ne ha voglia. (Così dicendo, Anna li accompagna alla porta quasi spingendoli fuori. Piero è molto imbronciato e Ferruccio saluta molto compito. Anna rientra facendosi vento con la mano) Che fumo, che puzza… il sigaro fuma, questo mascalzone, dove l’avrà pescato, si fosse almeno capito chi è… (Va decisa verso la terrazza del fondo e esce per vuotare il portacenere. Nel frattempo è entrata come di soppiatto una strana bambina. Non si capisce in realtà se è veramente una bimba o una donna vestita alla moda. La frangetta, i calzettoni, il collettino bianco e la mantellina la fanno sembrare una collegiale fine secolo. Giocherella con una scatoletta che fa cadere e si china per raccoglierla sotto il divano, mentre Anna rientra. Anna, vedendosela improvvisamente davanti) Cara, state di là… perché se cominciate a venire tutti di qua non so più dove stare io… Chi sei?

MIMMA - Mimma Calchi.

ANNA - Non è un maschietto Calchi?

MIMMA - (ride) Mio fratello… no, mi fa ridere come l’ha detto perché mi è venuto in mente che lo ero anch’io.

ANNA - Come sarebbe? Non fate mica dei giochi stupidi di là…

MIMMA - Oh, per carità, è una cosa vecchia… ho avuto una minaccia, anzi, un vero e proprio cambiamento di sesso; quando ero piccola però, sette anni, per una cura sbagliata.

ANNA - Una disfunzione ormonica?

MIMMA - Ah, noi con gli ormoni siamo sfortunati, mia nonna l’hanno ammazzata… mia madre però per me era contenta, aveva già pensato di chiamarmi Siegfried… poi sono tornata a posto, è nato mio fratello, l’ha chiamato lui.

ANNA - È tedesca la mamma?

MIMMA - No.

ANNA - Ho capito… Ti annoierai oggi… sono quasi tutti maschi. Sei anche più grande mi pare…

MIMMA - Eh, direi… Io sono soltanto venuta a prendere mio fratello… sicché lui ha quattordici anni, io ventidue… fa… otto anni di più… mamma mia, già otto anni di più!

ANNA - Perché, prima erano meno?

MIMMA - Secondo sa… per esempio, c’è stato un periodo l’anno scorso che erano di più… se mi avesse vista… ero sciupata, sa, da non credere… dimostravo… trenta trentacinque anni come niente… adesso no, lo so perché mi prendono tutti per una ragazzina perché mi hanno cambiato il sangue… lì per lì si sta malissimo, ma poi fa di un bene. (fissa Anna allontanandosi un pochino) Perché non lo fa? No, lei sta benissimo da vedere, però… starebbe anche meglio.

ANNA - Eh… sono quei provvedimenti che ci vuole almeno un pretesto per prenderli…

MIMMA - Perché? Basta un esaurimento… io l’ho fatto per quello. Era brutto come esaurimento perché non mi davano l’annullamento da mio marito… infatti non ce l’ho ancora e l’avevo presa male male male.

ANNA - Ah! Allora… signora, si accomodi.

MIMMA - Si è dispiaciuta, signora?… No, perché io esagero anche per me stessa… preferisco curarmi a fondo, tante volte basterebbe meno magari… può darsi che lei abbia anche solo un po’ di ritenzione d’acqua… noi donne è molto facile… io ho imparato in Oriente, quando ero giù col marito di mia madre, sì insomma marito… e là mi hanno insegnato a non bere.

ANNA - Non era il posto più adatto.

MIMMA - Perché?

ANNA - Ma… dice che fa caldo… almeno…

MIMMA - Eppure guardi se le capiterà, come a me, di essere giù, con quelle temperature, incinta, e tutto il resto… vedrà che non beve.

ANNA - Ecco, può darsi in questo caso…

MIMMA - Mangi sale. Molto sale, così, fuori pasto… se ci pensa si mette anche nei gelati… fra l’altro dà una forza nervosa straordinaria… io ho fatto tutta una serie di terremoti su di nervi, sa come se niente fosse… un ballo… e sì che si aprivano proprio le strade, tutta la roba dei terremoti si può dire che è successa… mi ha dato solo l’insensibilità alla pelle delle mani e dei piedi… dopo.

ANNA - (dando segni di impazienza) Eh già… l’instabilità del terreno.

MIMMA - Vede, se faccio così (tocca il divano) non sento niente. Succedono sempre dei qui pro quo perché la gente non lo sa…

ANNA - (che la sta fissando molto) Ce l’ha avuto poi quel figlio?

MIMMA - Quale?

ANNA - Quello… dell’Oriente.

MIMMA - Quello lì no. Ne ho uno, ma è nato a Londra. Andrò sempre lì quando mi capita… si fanno bene… tanto sono odiosi in America. Perché non danno sfogo alla natura.

ANNA - Senta, il suo fratellino è proprio in classe col mio Marco? O è soltanto nell’ambito diciamo…

MIMMA - Come? In banco proprio… lo nomina sempre Siegfried… anzi è stato lui che… no, siccome viene qui molto volentieri perché è goloso da morire, e la moglie di mio padre ha un metodo suo per la nutrizione… non ammette che si sgarri…

ANNA - Ecco le scuole private, lo sapevo…

MIMMA - Come?

ANNA - No, pensavo, come mai l’hanno mandato a questa scuola suo fratello?

MIMMA - Sono io che sono molto amica della direttrice.

ANNA - Ah, benissimo.

MIMMA - Euh, amicissima; è quasi un amore!

ANNA - Insomma cara signora, almeno lei ha qualche cosa da raccontare…

MIMMA - Per forza, col mestiere che faccio.

ANNA - Cosa fa?

MIMMA - È un po’ complicato da spiegare, anche perché ne ho fatti tanti di lavori.

ANNA - Allora non importa. Io… scioglierei la festa… dei ragazzi naturalmente… anche perché a quest’ora di solito i miei fanno già il bagno.

MIMMA - Così grandi?

ANNA - Eh! Finché posso li lavo!

MIMMA - Senta signora… oh, non ho il coraggio… non sono più io dopo quell’elettrochoc… come falciano…

ANNA - C’è di buono che a morire c’è sempre tempo.

MIMMA - Mica tanto… secondo il suo atteggiamento psichico o religioso… si interessa mai di queste cose?

ANNA - Ma… io più che altro soffro di mali di testa, ma…

MIMMA - Allora le dico una cosa svelta svelta… ho capito che è stufa… senta allora… mi farebbe un provino suo marito?

ANNA - Non ho mica capito, sa.

MIMMA - Io non so, forse non ci tengo molto, ma tanto prima o poi capita… allora scusi meglio con suo marito, siccome vedo che con mio fratello sono tanto gentili…

ANNA - Con mio marito cosa, scusi?

MIMMA - Un provino… non ho detto un provino?

ANNA - E se io non so cos’è scusi, siamo daccapo.

MIMMA - Non fa un film suo marito?

ANNA - Ah, no guardi, sarà un’omonimia.

MIMMA - A me l’ha detto Siegfried! Però c’è anche sul giornale.

ANNA - Ma chissà che giornali legge lei!

MIMMA - Tutti, così non devo ricordarmi quali… è vero che è giusto? (Intanto che dice queste cose ridendo estrae dalla borsetta un giornale ripiegato e lo mostra accuratamente ad Anna) Vede che è lui? Nome, fotografia… tutto.

ANNA - Senta signora… eh già, no no è vero… no guardi io posso avere tutti i torti, ma sono uria persona logica… qui c’è scritto… cos’è questa roba? Un settimanale? Neanche fosse un quotidiano dove bene o male si parla anche del governo… magari un’altra se la prenderebbe con lei perché le donne non sempre hanno quella padronanza… ma siccome effettivamente c’è scritto. (Legge) “Un signore della borghesia industriale affronta il cinema per la prima volta”… Lei poteva magari avere il riguardo, siccome sono in casa mia… perché ammetterà che sono in casa mia… o no neanche quello? Ah ecco… no, siccome è stata qui mezz’ora a parlare del più e del meno, mancava che mi raccontasse che è resuscitata l’anno scorso… poteva anche sfiorarla il pensiero che a me me ne importa fino a un certo punto di tutte le sue disgrazie… io sono una persona che ha sempre avuto l’educazione di mostrare almeno un certo interesse per il prossimo, ma non bisogna equivocare… (La voce di Anna si fa sempre più vibrante) Comunque, siccome lei aveva diciamoci pure questa… bomba nella borsetta… “Il produttore ci dichiara: ho piena fiducia”… beato lui… poteva anche pensare che era la prima cosa da affrontare, perché spero che avrà la compiacenza di capire che io non sono al corrente, non penserà che una persona come me, della mia levatura, è al corrente di queste cose, tace e buona notte… non ho mai chiuso un occhio io… come genere… mi pare che si capisce, si guardi intorno, non è casa evidentemente da una che chiude un occhio… comunque (quasi declamando) dato che mio marito è un velleitario e come tale fatalmente sornione… sono fatti fisici, non si può prescindere… finora l’ho curato io, andremo in clinica adesso… (Mimma tende meccanicamente una mano come per salutare) No cara, si sieda, si sieda pure un attimo… (Anna sta suonando insistentemente su un campanello a piastrina finché entra Antonia che rimane ferma sulla porta come una che ha fretta di andarsene) Tu è inutile che stai lì provvisoria, non è una cosa tanto corta…

ANTONIA - Sto mettendo su la minestra.

ANNA - Lasciala giù…

ANTONIA - Guardi che è venuta già la mamma di uno, due o tre…

ANNA - Non lo conosco. Perché non dovrebbero venire? Non ho mica il pullman come il collegio… chi è questo, secondo te? (Le mostra improvvisamente il giornale)

ANTONIA - Il signore.

ANNA - Lo riconosce anche lei che non è fisionomista… neanche per il manzo e il vitello… quindi… bene bene… adesso mi dirai, vero, se di giornali di questo genere ne hai visti in giro… (verso Mimma) Siccome ha un’edicola in camera…

ANTONIA - No, non ne ho mai visti…

ANNA - Spazzolando i vestiti, il cappotto… nelle tasche del signor Piero…

ANTONIA - Cosa? No…

ANNA - Si capisce, è anche inutile chiedere dato che la tasca non si pulisce più… una volta le spingeva almeno la curiosità… adesso più neanche quella… (Suona il telefono, Anna solleva e abbassa il ricevitore, sempre parlando)

ANTONIA - Ma neanche, per dire, sulla scrivania di giornali così non…

ANNA - Lascia perdere la scrivania che l’ho sempre pulita io… a chi telefona il signor Piero quando sono fuori?

ANTONIA - Non saprei, non sto a sentire come regola.

ANNA - Com’è? Dovrei anche far finta di apprezzare la discrezione? (Risuona il telefono, idem)

MIMMA - Io sono disperata, ma mio fratello deve andare a casa…

ANNA - Perché parla con l’erre lei adesso? Per non farsi riconoscere?

MIMMA - Perché sono nervosa…

ANNA - Vada via allora che non voglio mangiare altri microbi…

MIMMA - (sorride come un’ebete) Lei è molto gentile… grazie. (Fa una specie di inchino ed esce sollevata)

ANNA - (come se non l’avesse vista) Il telegrafo senza fili non ha funzionato allora?

ANTONIA - Cosa?

ANNA - I balconi, i balconi, volano i fatti di tutti su questo cortile, possibile che di questa storia non ne parla nessuno?

ANTONIA - A me non m’hanno detto niente.

ANNA - Non è possibile!

ANTONIA - Ma signora, se non sa niente nessuno, meglio, scusi.

ANNA - Non esiste, non è mai successo da quando, stiamo in questa zona… Gino! Gino! (Ancora il telefono. Anna risponde) Non c’è in casa nessuno, grazie, prego. Qui siamo nella pura incoscienza, roba che se lo sanno i genitori di questi bambini possiamo anche avere delle noie… Gino, accidenti…

ANTONIA - Ma no signora, saran contenti anzi per loro… ci piace a tutti andar sul giornale…

ANNA - A casa mia ci si va solo da morti… Gino! Metto la testa che tu sapevi tutto… (Gino è entrato circospetto e insolente)

GINO - Uh, come la fai lunga… te l’avrei detto, ma non lasci parlare, non ammetti, stracci, comandi…

ANNA - Certo straccio, brucio anche… Ah, sentite, quel che ha voluto fare l’ha sempre fatto, io ho soltanto eliminato, ci vuole qualcuno che lo faccia, vero, in una casa, se non altro per lo spazio…

GINO - Adesso ha scelto una cosa da fare fuori casa perciò…

ANNA - No, no… io non capisco, questa non la capirò mai… se uno ha una gamba rotta bisogna aiutarlo a fare le scale, se è cretino invece bisogna far finta di niente.

GINO - Chi è cretino?

ANNA - Mio marito, lo dico chiaro, tanto non è un segreto per nessuno. Ci sono difetti peggiori, quelli che non si vedono per esempio.

GINO - E va bene, allora… dopo tutto ha scritto una cosa caruccia. Io l’ho letta, tanto vale che lo confessi… ha trovato chi gli dà fiducia, c’è poco da fare, questa cosa gliel’hanno offerta…

ANNA - Ah, gliel’hanno offerta…

GINO - Eh, no. Se li è lavorati pian pianino senza dir niente.

ANNA - Ah, sì…

GINO - E adesso, del resto, te lo dirà perché ormai mica può più tacere… meglio, scusa, almeno avrà una vita sua, era ora… (Tace incerto vedendo che Anna lo fissa tacendo)

ANNA - Sì…allora mi dispiace, si è sbagliato, ritiri, guarda mi fai proprio spavento, toh… ho paura, io ho paura… povero disgraziato anche lui, in che mani… anche questa tocca a me allora… rimbocchiamoci le maniche, forza… avanti, com’è? Con chi si deve parlare? Andiamo Gino non scherzare, dammi il mio libro di casa e la matita forza… allora… maestra, bambini, ginnastica, produttore… il nome…

GINO - E che ne so… parla con quello che era con lui, ora tornano…

ANNA - Ah ah!… Poverino, quello lì, il sardo? Ah, ma allora dimmelo subito, è uno scherzo… va bene, vado in cucina, stavo anche a preoccuparmi… via via, ci siamo sbagliati… ecco il padroncino di casa… insomma… (Piero è apparso sulla porta, ilare e spaurito e sentendo il tono di Anna si arresta. Ha un grosso pacco in mano)

PIERO - Ciccia, la brocca! L’ho portata a casa così gliela diamo domani… non è un gran regalo da mandare… Questa volta la mia Annina ha avuto poca fantasia, niente di male… (Ride posando il paccone)

ANNA - (voltandosi di scatto a Ferruccio) Scusi lei, scusi tanto sa, non avevo capito il suo compito qui dentro, sa, ho altro da pensare in generale, il problema dell’avvenire di mio marito era superato, avevamo quello dei figli adesso… ecco, appunto.

FERRUCCIO - Dice a me signora?

ANNA - Sì… allora mi dispiace, si è sbagliato, ritiri pure le pubblicazioni… (mostra il giornale che poi butta su un tavolo) Prestino magari.

PIERO - (sedendosi) Ciccia…

ANNA - Mi chiamo Anna in questi frangenti.

PIERO - Come?

FERRUCCIO - Signora, adesso le spiego, suo marito ha scritto una cosa molto bella…

ANNA - Ma io ho fatto due figli, ho un’azienda… Lei sa come mi chiamo?

FERRUCCIO - Certamente… Piero mi spiegava appunto che lei giustamente, meravigliosamente presa nella sua vita famigliare…

ANNA - Eh già…

FERRUCCIO - …difficilmente potrebbe capire questa sua… forse tardiva…

ANNA - Direi…

FERRUCCIO…aspirazione, possibilità, vero Piero?

PIERO - (come non rispondendo a Ferruccio) Io lo faccio Anna, poi se viene male… tanto verrà certo male… mi diverto un po’… e pace… intanto sto quieto, non ti do noia… non sto di malumore…

FERRUCCIO - Come viene male?

ANNA - Perché vorrebbe che venisse anche bene, caso mai?

FERRUCCIO - Ma non siate pessimisti ragazzi!

ANNA - Di chi parla scusi?

FERRUCCIO - Io ho fiducia! Io punto su questo ragazzo come su un cavallo… veramente ti gioco vincente amore mio…

ANNA - Se parla così questo allora non ci intendiamo, allora c’è la tromba delle scale… no francamente…

PIERO - Scherza Anna, eh! Credi che parli sul serio questa qui? Mai…

FERRUCCIO - Ma non so… È bello Piero, è bello, farai una gran cosa. (tiene in mano il copione che era ancora sul divano) È una cosa tua, nuova, ecco… è questo che mi tenta, l’originalità che c’è qui dentro… io domani ti faccio vedere quel posto che ti ho detto, vedrai se non è l’ideale per l’inizio… con quel gusto che hai tu… che mi hai spiegato così bene… è pieno di rotture… non segue nessun filone… capito? E allora viene fuori bene il senso di questa grossa cosa… questa borghesia che rotola… con questo spappolamento finale… bellissimo…

ANNA - (gli strappa il copione dalle mani) No, no! Scusi…

PIERO - (con un grido quasi) Anna!… Gli fai male.

ANNA - Devo sapere se sto sognando, vero? Come faccio a saperlo, o mi do due schiaffi per vedere se mi sveglio… o lo leggo…

FERRUCCIO - Oh! Vedi Piero che la signora è ragionevole… tanta paura…

ANNA - Guardi… per sua regola… visto che lei punta al successo, è bene che si informi, no? Mio marito non inventa, proprio gli manca il sistema… Se inventa lui io allora sono il padreterno in persona… Sa “fiat lux”? Ecco, quello… Adesso non discuto questo capolavoro, vorrei solo chiarire il punto… perché può darsi che scopra che è roba mia in definitiva… per quel che ne so… mi ha dipinta, mi ha messa in versi…

FERRUCCIO - Una mente creativa nota tutto. Gli occhi sono come due enormi calamite che trasmettono, passandole al setaccio critico, le altrui sensazioni. Certo, certo dietro l’artista c’è il suo mondo.

ANNA - (che sta sfogliando il copione) Altro che mondo, meno, meno guardi, c’è la stanza da pranzo…

PIERO - Ma cosa dici?

ANNA - Qua, qua… senza andar molto lontano… “una stanza da pranzo del tipico stile del periodo fascista”… è la nostra, di là… l’ha comprata papà nel trenta… è chiaro…

PIERO - Ma perché dici queste cose, Anna, mi cali, ecco… mi cali… tuo padre è un uomo di grandissimo gusto.

ANNA - Comunque è sempre stato un fascistone, gli piacevano anche i mobili… che poi erano la cosa migliore, i nostri sono comodissimi.

PIERO - Ma perché vuoi sembrare cattiva, io non capisco… non puoi leggere una cosa una pagina qui, una là…

ANNA - Se con una qua e una là trovo già tutto quel che immaginavo… figurati leggendo tutto… Ecco la mamma, eh già, lui deve immaginare una donna anziana… chi può essere, la mia mamma naturalmente…

PIERO - Ma dove? Non è vero… le vecchie qui dentro sono solo putt… Scusa cara… questa è quella, figurati Gino, quella che presenta la ragazza…

ANNA - (declamando) “Colpisce il suo corpo pesante sotto l’abito a fiori in contrasto con le gambe sottilissime come stessero per spezzarsi”… è mamma precisa, anzi l’ha descritta anche benino, se penso ai saggi precedenti… “I capelli troppo unti”… c’è tutto proprio…

PIERO - Ma insomma Anna, mi rifiuto, io la vedo distinta mia suocera!

ANNA - Sei il solo al mondo…

PIERO - Ma se la mamma è il prototipo… proprio della madre… è una donna borghese…

ANNA - Ma che borghese, adesso gli fa comodo di farci passare per borghesi, lo sai benissimo il passato di mamma…

PIERO - Io?

FERRUCCIO - La signora si lascia trasportare da un giustificabile sentimento di rivalsa, come quando i figli si rivelano improvvisamente grandi.

ANNA - No, no… lei non può sapere tutto, spiegare tutto… sarebbe troppo bello guardi… non mi serve.

PIERO - Spiegaglielo tu Gino, parla… è un film indefinibile, sulle inquietudini… voi siete gente tranquilla.

ANNA - Tranquilla! Coi pasticci che ha sempre combinato papà… abbiamo passato dei mesi col passaporto in tasca e i brillanti cuciti nell’orlo del paltò… che siamo dovuti scappare da Milano… e questo qui ci è nato a Roma, con le conseguenze che sappiamo… a proposito… (sfoglia accanitamente) guarda che se c’è…

PIERO - Cosa? Di’ che te lo dico…

ANNA - So io.

PIERO - Ma io rivendico le mie idee, questa che le idee sono tue è nuova…

ANNA - Non è nuova, è vecchissima… non si era sottolineata perché non ti eri ancora messo a voler fare carriera… ecco!

PIERO - Cosa, cosa? Vedrai che è un’altra cosa…

ANNA - “Le fiamme invadono rapidamente la stanza”… l’incendio… c’è l’incendio doloso di papà che te l’ho raccontato io perché tu non eri neanche in mente dei… beè, è il colmo!

PIERO - Qui è fortuito!

ANNA - Ma è incendio, guarda caso!

PIERO - Ma qui dentro succede per una cosa che non indovinerai mai… Cose che non sai neanche che esistono.

FERRUCCIO - È veramente imprevedibile per la signora.

GINO - (calmo) Lo sa, lo sa.

PIERO - Ma come lo sa? Un piccolo straccio di nailon che divampa modesto, sinistro… durante questa povera orgia…

ANNA - Ah!… Mi pareva! Ce l’avevo qui! Le orge di Gino… Lo sai benissimo che questo faceva le orge in ufficio… d’estate… quell’anno che eravamo a Colle Isarco… l’ha messa a tacere tuo zio che era in questura… una volta tanto…

PIERO - Ma come? Anche se scrivevo un dramma storico ci potevo mettere un’orgia…

ANNA - Ma non è storico affatto… siamo noi, anzi ogni tre pagine c’è una che si chiama Anita, no, dico… l’ingenuità… io sono proprio Anita di trascrizione in comune…

PIERO - Che ne so? Ti sei sposata Anna… Anna. (la prende disperato per le spalle)

ANNA - Togliti, non fare il ridicolo… lei è deciso. (si rivolge a Ferruccio col dito puntato)

FERRUCCIO - A cosa signora?

ANNA - A scritturare mio marito? Se mezz’ora avessi pensato soltanto di dover arrivare a dire una cosa simile… come quando si è aperta la radio per sentire la musica leggera e dichiaravano guerra… (torva e aggressiva)

FERRUCCIO - Rispondo alla sua domanda signora: certamente; e credo che saremo tutti contenti.

ANNA - (si siede compunta e drammatica facendo gesto di chiudersi la bocca a chiave) Bene… benissimo! Allora da adesso chiudo il rubinetto dell’ispirazione…

PIERO - Perché, ecco perché dici così? Cosa vuoi dire, non si capisce neanche che cosa c’entra il rubinetto…

ANNA - È da quando siamo sposati che ti sento ripetere quello che dico io, credi che sia un gran divertimento vivere con l’eco…

PIERO - Ma caso mai è un’offesa se condivido le idee di mia moglie?

ANNA - Non condividi, copi! Non posso raccontare una cosa che ti pesco sempre a ridirla come se fosse tua… “Suo marito parla come lei”, me a lo sarò sentito dire migliaia di volte, ultima la maestra di piano dell’Antonio, stamattina…

PIERO - Ci saremo influenzati a vicenda…

ANNA - Impossibile la vicenda visto che io ho parlato sempre.

PIERO - E io?

ANNA - Tu no, si sa che più che pane, acqua, casa e due o tre porcherie non sapevi dire altro, papà non ti voleva in casa per quello…

PIERO - Non mi voleva in casa perché non avevo soldi…

ANNA - Gino, meno male che l’ha detto lui… perché che dopo tanti anni di pensione, perché sei stato a pensione qui, ti metti a fare l’artista raccontando proprio i fatti di casa, mi pare il colmo… anche sapendo che se si comincia se ne può fare un ciclo, non è come casa tua che tolta la mammina il resto si ignora…

PIERO - Mia madre è un personaggio!

ANNA - Ne hanno fatti anche troppi di film sui manicomi…

PIERO - (battendo istericamente i pugni sul tavolino basso) Testarda, testarda, non c’entri tu, non c’entra nessuno… sai cos’è il nodo drammatico di questo personaggio, che si chiama Anita, come la Garibaldi del resto?

ANNA - Non divagare… cosa?

PIERO - (urlando proprio) Il problema sessuale! Sessuale! Cosa c’entri tu? Ce l’hai tu? No! E allora?!

ANNA - (sorride ironicamente) Come? Cosa c’entro io?

PIERO - Eh! Proprio!

ANNA - Ah, se fai finta di non saperlo, allora sono capaci tutti.

PIERO - Cosa?

ANNA - È sempre stata una cosa così evidente che ho dovuto perfino decidermi a lagnarmi apertamente… Oh! Nei salotti se ne è parlato…

PIERO - (secco, deciso) Non dovevi parlarne nei salotti, dovevi parlarne con me, suppongo.

ANNA - Ah, davvero? Guarda: se ti chiedono cos’è la ninnananna tu logicamente dovresti rispondere “mia moglie che si lagna perché mi volto dall’altra parte”. Sono dieci anni che ti addormenti con questo discorso nelle orecchie…

PIERO - Hai due splendidi figli… miei.

ANNA - Non siamo alla Sacra Rota…

PIERO - Cosa vuoi dire?

ANNA - Voglio dire che non è una scusa sufficiente, hai fatto finta di niente per anni, ma lo sapevi e come, infatti è qui! Il mio problema, centrale, ovviamente! Eccolo!

PIERO - È una ninfomane questa… Parli sempre a caso… Guarda che mi arrabbio, oh!

ANNA - Ooh, lo sarò certamente anch’io sotto sotto, si diventa, per forza, perché ho molto self-control… è la conseguenza dello sposare un uomo come te. Se la mamma sapesse che invece studiavi il caso… lei che mi ha sempre spinto a tacere… mia madre ha sempre detto: “È inutile tormentarlo per dei problemi che non lo riguardano”.

PIERO - In che senso non mi riguardano?

ANNA - Nel senso che non potevi fare di più.

PIERO - Questo è volgare… Ferruccio non badare, è un’emotiva.

ANNA - Ah, è lui che ci dovrebbe badare? Come “badare”? Cos’è questo verbo, non lo hai mai usato…

PIERO - È proprietà di linguaggio.

ANNA - Mettiti in mente che non sei proprietario di niente. E anche il linguaggio se lo vuoi usare me lo devi chiedere.

ANTONIA - (comparendo sulla porta stralunata) Signora, per carità, si sente tutto, sono cose loro private!

ANNA - Abituati!…

PIERO - A cosa?

ANNA - A tutto. Ero molto riservata prima, comunque sta’ tranquillo, state tranquilli tutti. La prima regola dell’educazione è ignorare. Sono stata in collegio a Firenze… e tu lo sai. Saprò portare come sempre la mia croce. (esce con un singulto e la testa eretta, mentre Piero si abbatte fra le braccia di Gino)

SIPARIO


ATTO SECONDO

La stessa stanza. Per qualche accorgimento sembra diventata ancora più brutta. Ha perso quell’aspetto di ordine e di lucentezza pur nell’orrido e sembra scolorita e impolverata. In scena ci sono Ferruccio e Anna. Ferruccio, seduto comodamente come a casa sua, ha il telefono sulle ginocchia e carte e giornali tutt’intorno per terra e sul divano. Anna è in piedi alle sue spalle e lo osserva come un falco su un ramo.

FERRUCCIO - Pronto… (dopo un attimo abbassa con violenza il ricevitore. Anna, che aveva appena voltato la testa, la rivolta di scatto con un gridolino) Cosa c’è…?

ANNA - (rilassandosi esageratamente) Era occupato vero? (Ferruccio rimette il telefono sul tavolino e si alza nervosamente. Anna viene avanti e si siede)

FERRUCCIO - Ma perché va tutti i giorni in campagna Piero? Perdo le ore per aspettarlo.

ANNA - (con tono fra ironico e doloroso) Indagini, documentazioni… necessità di lavoro… credo che anche Manzoni un’occhiata a Monza gliel’avrà data a suo tempo. (Esplode netto e ritmicamente robusto il rumore del battere dei tappeti. Anna si alza in piedi con un grido soffocato)

ANNA - Antonia! Antonia! (La chiamata è così perentoria che la serva entra quasi subito correndo) Antonia, visto che tu non lo fai mai… chi è che batte i tappeti…?

ANTONIA - Glieli ho fatti battere al contadino che ha più forza, io non ce la faccio…

ANNA - Cosa ti ho chiesto con la massima cortesia, Antonia?

ANTONIA - Non so…

ANNA - Di non servirti per i tuoi lavori del contadino del dottore!

ANTONIA - I miei lavori sono i lavori di casa sua.

ANNA - Rispondi a tono! Se al dottore serve un contadino non gli posso far trovare un cameriere quando torna! Non mi fate impazzire! (a Ferruccio) Già papà crede che sia un infermiere e lo minaccia col bastone. Sono qui tutto il giorno a lottare con questa ispirazione difficile di mio marito… che diciamola pure, ce l’ha difficilissima… niente di male…

FERRUCCIO - Certo che porco cane questo benedetto contadino ve lo mantengo qui in casa da un mese!

ANNA - Eh, lo so, vero… È superfluo…

FERRUCCIO - Cosa dice quest’imbecille? Almeno parla? Lo ispira?

ANNA - Ma certo, avendo questa idea… come ha quello là… di vedere la società attraverso l’occhio di un contadino, credo che forse il sistema migliore… Ma! Vai via Antonia… not in front of the servant… (abbassando la voce, inspiegabilmente dopo l’uscita di Antonia) Non so se sa che abbiamo anche il gallo per la sveglia. D’altra parte Piero è diligente in tutto…

FERRUCCIO - Vorrei sapere qual è il contadino ormai che non ha un orologio sul comodino.

ANNA - Il nostro no… Mi beve solo acqua di fontana per esempio… bisogna anche stare attenti perché noi purtroppo usiamo la minerale, sa coi bambini, il papà… lo porto per tutti i suoi bisogni in campagna, disgraziatamente siamo anche centrali… ma io guido… d’altra parte Piero ci tiene talmente a questa integrità che non gli si emancipi sotto le mani… sa, un bagno oggi, una sveglia domani…

FERRUCCIO - Ma è più che giusto… certo che il primo film ha avuto vent’anni per maturarlo…

ANNA - (allarmata) Come? Non capisco… mi deve spiegare.

FERRUCCIO - Non c’è molto da spiegare… dico che questo secondo film dovrà forzatamente concepirlo più rapidamente… ormai è entrato in una professione.

ANNA - Ecco… ecco…

FERRUCCIO - Certo che se ve lo finanziaste voi! Che poi io troverei giustissimo… tanto i soldi li avete… per cosa ve li tenete…

ANNA - (si alza di scatto facendo un gesto inconsulto) È tutta apparenza… viviamo con decoro, niente di più.

FERRUCCIO - E allora questo disgraziato avrebbe tutto il tempo di farsi le cose sue con calma, tenersi in casa tutti i contadini che vuole… Oè Gino! (Gino entra di soppiatto facendo fare un altro sobbalzo ad Anna che, durante le ultime parole di Ferruccio, è venuta in ribalta come allucinata)

GINO - Anna… allora?

ANNA - Allora cosa?

GINO - Lo sai cosa si doveva fare no?

ANNA - Gino… no.

GINO - Ma come? Quell’operazione finanziaria?

ANNA - Mio fratello si preoccupa molto della faccenda tasse, ma per me sia quel che sia, non evado, non mi interessa, ho così poco da nascondere, purtroppo… (il suo tono è forzato) Poi in questo momento, con la situazione di Piero, non voglio essere proprio io a farlo incorrere in una incoerenza politica…

GINO - Guarda che se quella cosa lì non la facciamo subito…

ANNA - Insisti sai! Après!… Purtroppo, caro Ferruccio, noi possiamo pensarle tutte, ma è il male diciamo della divulgazione della civiltà che proprio non si argina… questo fra qualche giorno ci legge i Maestri del Colore! Io per esempio cerco di tener chiuso… ma si muove, ha finito per ispezionarmi tutta la casa… stamattina l’ho trovato seduto, che a momenti mi viene un colpo entrando, sull’unica poltroncina settecento autentica… io tengo poco autentico per tante ragioni compresa l’igiene… forse hanno ragione gli speleologi, è meglio andare sottoterra a studiarsi i fenomeni, piuttosto che portarsi i sassi in casa…

GINO - Anna, arresta un attimo… se viene quella persona…

ANNA - Euh, quella persona… sembra un mistero, sta’ tranquillo… è un ansioso anche lui… toh, eccolo qui… ahi, mi pare peggiorato… povera me… (Silenziosamente infatti è entrato Piero. Gino esce. Piero ha l’aspetto pacato e assorto. Vagamente assente. Si guarda attorno come se cercasse qualche cosa e poi si ferma a fissare Anna e Ferruccio come due oggetti che lo fanno sorridere tra sé)

PIERO - Fate le chiacchierine?

ANNA - Eh! Si dicevano delle cose.

FERRUCCIO - Ti sto aspettando.

PIERO - Sono qui… (indica i giornali e ne prende uno che sfoglia) Mi attaccano?

FERRUCCIO - No, anzi, benissimo, tutte critiche bellissime! Saranno più severi col secondo.

PIERO - E già, e già, e già… loro scrivono, fanno presto… ciao pallottola. (allunga una carezzina compiacente alla moglie) Capisci che sto scoprendo? Sembra stupido… che la cosa più difficile è pensare con la testa degli altri… vattici a mettere dentro… beato il politico, va diretto!

ANNA - Sì, sì, va bene Piero… non c’entra molto…

PIERO - Perché amore? È bello… il sindacalista è bello come un santo… dici di no?

ANNA - Ma, adesso qui sul momento…

PIERO - Nervosa mici? È duro stare vicino a me… (guarda Ferruccio mentre tortura un po’ la nuca della moglie) Portamela un po’ fuori… invece di stare qui ad aspettarmi, come un cagnaccio da guardia… stai tranquillo, stai tranquillo… va bene, va tutto bene…

FERRUCCIO - Come va bene?

ANNA - Ma poi non importa.

FERRUCCIO - Non importa?

PIERO - Zi… zi… zitti… (improvvisamente ilare) Cosa vuole la mia cicciotta, vuole la pelliccia, un giochino, l’amante… non ce l’ha mai avuto, sai?

ANNA - Adesso Piero non è il caso… allora, tanto per organizzarmi, hai portato giù anche la femmina? Sa vero Ferruccio, ma forse non lo sa perché l’idea gli è venuta ieri, vero tu, che Piero vuole avere la coppia dei contadini… mi pare anche giusto, con la piega che ha preso il cinema, non può lui mettersi a fare senza famiglia.

PIERO - No, tesoro, aspetta… non c’entra… (improvvisamente isterico) Non interpretarmi, non prevenirmi… nooo! Dunque no, non la prendo!

ANNA - Ah, quel ragazzo lì ci vorrà andare fuori poi… almeno la sera. Fosse un cameriere… che fra l’altro sarebbe bravissimo credo…

PIERO - Annaaa! Per favore, non diciamo scempiaggini perdio! Perché lo terrei qui in casa secondo te? Avanti, dillo!

ANNA - Ah, certo avrai le tue ragioni, è quello che si cerca di capire…

PIERO - Come si cerca? Come capire? Perché ho bisogno di lui, perché per fare una cosa onesta devo “diventare lui”, devo vedervi come vi vede lui, lei pensa ai camerieri, alle balle, no… non me la farai la marcia sul contadino, tu non me lo distruggi, lo voglio puro, là, ci si deve guardare attraverso.

FERRUCCIO - (con una compiacente mano di conforto sul braccio di Anna) Ma effettivamente, è un mese… in fondo è un essere semplice…

PIERO - Non guardarmi con quell’occhio Ferruccio, dai! Va bene, dammi addosso, sono pronto… ti do anche ragione se lo vuoi… solo che c’è una cosetta, una piccola ragione, una, scusami, lasciamela dire… le idee costano, è l’articolo più caro che c’è in commercio… che non te le regalerei? Ah, io non te le regalerei? Sai che ogni volta che entro in un negozio c’è lì tutta quella bella roba, no? Messa bene, col suo prezzo… Be’, mi viene sempre questa voglia prepotente di chiederglielo al padrone, tronfio: “Scusi, idee non ne vende porco mondo? (scaldandosi) E perché?… E vendimele bestia… Coscienza, mi dia coscienza, a chili, a metri, come ce l’ha…”

ANNA - (ride imbarazzata) Sarebbe fin divertente… ma non lo fa mai… ah, ah… non creda sa Ferruccio…

PIERO - Cuccia, tesoro, cuccia perdio! Ho il fango sulle scarpe.

ANNA - Levale… potevi dirlo, ti davo le pantofole!

PIERO - (continuando volutamente senza tono) …il fango per arrivare al paese di quel disgraziato che abbiamo in casa… (urlando) Perché non c’è strada!

FERRUCCIO - Accidenti, bisognerà girare in un altro posto allora… ma se non mi dici queste cose!

PIERO - Non ti sento Ferruccio, in questo momento non mi interessa il tuo problema… mi sta molto a cuore, ti prego di credermi… non ora, c’è un tempo per tutto… Mi scrivono che sono bravo, capisci? (stropiccia nervosamente i ritagli) È stupendo, è meraviglioso, grazie… e con questo? Ci ha fatto vedere una realtà nuova, resterà, non resterà, grazie… e con questo? Si occupano di me questi imbecilli… non di quello che accuso… ah, io vedo le cose per farmi dire bravo? No! Per farle vedere anche a voi, idioti… uno soffre, si sgola, aguzza questi benedetti occhi, cercate di capire per cosa! Diavolo!

FERRUCCIO - Non certo gratis!

ANNA - Mmm… quasi, se è per questo.

PIERO - No, noo… No! Non parlarmi di soldi per favore, siamo seri, andiamo Ferruccio!

ANNA - Cosa c’è di male scusa?

FERRUCCIO - Ma…

PIERO - (riprendendosi come da uno choc comincia a guardarli, poi a parlare, lento, evangelico) Tutti i nostri… rapporti… è vero… sono rapporti economici… va bene? Non mi trovi impreparato amico mio… io anzi lotto in questo senso…

ANNA - Ma veramente tu hai poco il senso dei soldi…

PIERO - Silenzio laggiù… si carina, io lotto in questo senso da ieri…

ANNA - Eh, ecco…

PIERO - Ho capito tutto lassù al paese…

ANNA - Hai fatto presto anche.

PIERO - Per favore, per favore…

ANNA - Cosa c’è di male, è un complimento… ci sei stato un giorno solo…

PIERO - (riprendendo) …e siccome io faccio della propaganda politica, sissignore, diciamo pure politica…

ANNA - Tanto è sempre politica… no, la propaganda in genere?

PIERO - (su di tono) …e siccome eccetera, LORO MI PAGANO!

FERRUCCIO - Magari… e chi?

PIERO - Loro, loro, loro, loro… quelli che mi vogliono caro, quelli cui interessa ciò che questi occhi hanno visto, scovato… cose pazzesche… lassù, dove non si arriva con la strada, dove ci si infangano le scarpe che ci puliscono le nostre mogli borghesi…

ANNA - Io, è dal viaggio di nozze che non te le pulisco.

FERRUCCIO - Signora! Sta’ calmo tu… allora questi signori che ti pagano? Capirai che mi interessa.

PIERO - Vado da loro, certo, vado anche oggi e glielo dico chiaro: signori, faccio della propaganda di coscienza, è la mia professione, questo è l’onorario… altrimenti, io ho una persona a casa, che studio, una cavia dopo tutto, la lascio andare, chiudo… chiudo il laboratorio, rimetto in circolazione i microbi, qui si vuotano le provette…

ANNA - Sa Ferruccio, lui magari ha quella simpatia umana, che tante volte quello che a un altro…

PIERO - Anna, interrompi, il tuo è un ronzio, sei ermetica, oltre tutto, ti imbarchi in una terminologia assurda, lei monta in barchetta e va… va…

ANNA - Ma non mi pare, anzi, volevo proprio raccontare a Ferruccio che ha come l’aria, mi sembra almeno, di pensare che perdi il tempo…

FERRUCCIO - Io non penso niente.

ANNA - Questo l’abbiamo capito, comunque lei non sembra proprio uno pieno di fiducia… invece volevo appunto dirle che per esempio ieri ho assistito, sa ero qui che facevo i conti mi pare… a uno di questi interrogatori che Piero fa a quello che abbiamo di là…

PIERO - Chi quello che abbiamo di là? Dagli un nome, dagli una fisionomia, non stare sempre sul tuo piedistallo borghese, Agosto, si chiama, Agosto…

ANNA - Ma sì, il contadino, Agosto, ho detto che sta di là perché effettivamente sta sempre di là… che fra l’altro poi stava di qua quando avete parlato ieri… che era quello che volevo raccontare a Ferruccio… (riprendendo il filo con fatica) Allora, Piero gli ha spiegato bene la sua idea… mica facile da mandare giù sa, è gente che magari qui dentro, oh Dio a torto, ma qualche cosa ci invidia, il mangiare, la macchina, qualche pelliccia…

PIERO - Continua, criminale.

ANNA - No, dicevo che siccome invece tu gli dicevi “voi dovete cominciare da capo”, insomma come dire voi che avete già poco da perdere, che sarebbe mi pare il concetto di questo film…

PIERO - Detesto l’imbecillità.

ANNA - Non vedo come mai, scusa.

PIERO - Non hai capito niente, va bene? Eppure è tutto chiaro, chiaro come tutto quello che è sacrosanto…

ANNA - Ah, io capisco poco anche in chiesa, prendo sempre le messe senza predica!

PIERO - Se io chiamo un’opera di contenuto morale e politico “partire da zero”…

FERRUCCIO - Volevo proprio dirtelo… Non si potrebbe camuffare un po’ il titolo?

PIERO - Mi troverai sempre pronto a barare al gioco, divertentissimo, mai nella mia opera… partire da zero significa rifiutarsi di dare l’assalto a questa civiltà da baraccone… a questa muraglia del benessere…

FERRUCCIO - Ma si capirà?

ANNA - Lo lasci finire, anche lei.

FERRUCCIO - Ma se è lei che interrompe sempre.

ANNA - Io quando c’è da capire sto zitta, è così raro scusi.

PIERO - (che si è alzato e sta girando per la stanza facendo il gesto di trinciare l’aria) Partire da zero è una idea, non è mozzarella. Livellare, per costruire, non mi interessa il comunismo neutrale, non mi interessa il rappezzo, non mi interessa quasi niente…

ANNA - Ecco, attenti.

PIERO - Io tendo all’essenziale… là, tendo verso là! Chi lo può fare questo? Distruzione totale per ah! Avanti chi? Loro, quello che abbiamo di là, come dice la signora… quelli che hanno solo da distruggere un cinemino, due radio e una scuola comunale per ritrovarsi a zero…

ANNA - Pensa un po’ poveretti.

PIERO - E adesso sono sicuro, l’idea è valida, sta in piedi amore mio… ho interrogato Agosto, l’ho martellato, era restio… timido, con quella paura di colpirti che hanno i semplici… poi scava scava scava… finalmente gliel’ho letto in faccia bello chiaro, qui, negli occhi: “mi fate schifo”, eh! Sono momenti che te li dà solo la creazione.

ANNA - Se lo pesco che mi mangia ancora nei miei piatti, con tutto che gli abbiamo comprato le ciotole, duemila lire di ciotole alla Standa…

PIERO - (urlando come un pazzo) Basta, il tuo atteggiamento verso i problemi sociali è ridicolo, è quello di una puttanaaa, coi soldi nella calza…

ANNA - O nella calza o in banca chi ci sputa sopra fa sempre rabbia, allora si porta la sua roba da casa.

PIERO - Posso impazzire, neanche Maria Antonietta era così assurda…

ANNA - La gente per giudicarla bisogna conoscerla.

PIERO - Imbavagliala, Ferruccio, fa’ qualche cosa…

MIMMA - Ah, che meraviglia, giocate? (Mimma è entrata in battuta rapida come è entrata dalla porta. Ha l’aspetto, a differenza del primo atto, di una ragazza che lavora e si veste adeguatamente. Non le mancano gli occhiali)

PIERO - Magari bambina.

MIMMA - Ciao Anna… ciao tu… Anna, sono stata là, un disastro sono letteralmente fuori di me…

ANNA - (assolutamente fra sé) Non so mai di cosa parla questa.

MIMMA - Scusa Piero, non ti disturbo, fai come se non ci fossi, intanto ti faccio un po’ di fotografie… sono stata sai dall’avvocato per mio fratello, dice che posso stare tranquillissima, è troppo evidente che l’omicidio è involontario, poi è vivo dopo tutto quel bambino…

ANNA - Mimma scusa, è un argomento che mi fa venire il nervoso.

MIMMA - Ah, sì, è vero… Mamma non è colera sai, ho ricevuto oggi da Bangkok una lettera scritta proprio da lei, non potrebbe se fosse… (Mentre parla comincia a scattare. Ha due macchine a tracolla. Piero con aria noncurante e un poco infastidita si muove nella camera assumendo pose evidentemente adatte per la ripresa. Mimma, invece, si atteggia a quella che coglie con abilità il momento buono e raro a sua insaputa e si muove anche lei parlando e mettendosi in posizioni inutilmente scomode. A un certo punto sale su una sedia)

ANNA - Cerca di prenderlo sempre da sotto perché come testa di capelli…

PIERO - Anna… (la voce è spenta dal disprezzo)

MIMMA - Ti dicevo, Anna, un disastro perché io… sono andata prima dicendo come se fossi tu… per non complicare, tanto ho pensato se ci vuole il documento glielo do così un po’ di traverso…

FERRUCCIO - Cos’è?

ANNA - Ah, mistero!

MIMMA - Senonché naturalmente avevo la tessera del tram spagnola che ce l’ho sempre in tasca anche perché è uguale a quella della piscina del Cral, allora piuttosto che dargli il passaporto diplomatico ho pensato tanto vale… scusa Piero… Lui invece, questo impiegato, ha detto che non me lo dava perché ci vuole l’interessato… sono irritanti però tanto che io ho gridato, perché ti giuro neanche in Messico dove se ti arriva una cosa è meglio che non te la spediscano neanche…

ANNA - Che parli pazienza, ma se facesse una pausa.

MIMMA - Mi dispiace veramente che tu confidavi in me, però sono talmente contenta… ecco Piero, così stai così… di averglielo detto in faccia chiaro una volta ogni tanto…

ANNA - Dov’è che è successo questo fatto?

MIMMA - Alla posta per quel tuo pacco…

ANNA - Eh, ma dico Mimma, l’ho ritirato da un mese… erano le noci della balia… non ce n’è neanche più… stavo a sentire dove era andata… lo so io che la punteggiatura… (Anna, che ha ascoltato in piedi come sulle spine, esce come una che ha da fare altrove. Mimma e Piero si guardano)

MIMMA - Piero, è intollerabile questa donna… non vuoi sentirlo dire, capisco amore, ma va assolutamente curata… è criminale lasciarla in circolazione… un giorno fa una sciocchezza.

FERRUCCIO - È villana più che altro.

MIMMA - No, è giù di nervi, credo… probabilmente è una di quelle donne che invecchiano senza il concetto che l’età è come una malattia, si cura. Questo è asiatico ma è verissimo, io lo trovo sacrosanto…

PIERO - Ma no, Anna è sempre stata così, è una piccola vestale borghese… la balia, le noci, questi suoi riti…

FERRUCCIO - Oh, ce ne avesse offerta una di ‘ste noci… in tante volte che sono rimasto a pranzo.

PIERO - È vero, è avara come la classe che l’ha generata, sono dei rapaci… Responsabili, uh, di una responsabilità… di quelle che si scontano… con le fiammone…

MIMMA - Io credo che ha intuito di me e di te, Piero, hai sentito ieri sera ha detto: “voglio portare i ragazzi dal Papa”…

FERRUCCIO - Be’?

MIMMA - È volontà di autonomia, leggi qualsiasi trattato indiano. Il primordiale, quando sente minacciata la capanna… si difende istintivamente nel suo Dio.

PIERO - Ma no, Mimma, non complicare anche tu… lei reagisce sempre a tutto e reagisce da donnetta… si impantana nei discorsi sull’anima, e chi se ne frega… lasciamola fare, Anna in fondo è una cosa abbastanza vera.

MIMMA - Ah, è adorabile, io le voglio veramente bene, mi dispiace così tanto che Piero è suo marito. Ah, che peccato!

PIERO - Ciccia! Buona… sei una bambina. La cioccolata, la cioccolata, poi piange perché non ce l’hanno anche gli altri bambini… bel cuoricino santo!

MIMMA - Ma sì, uffa, mi dispiace veramente…

PIERO - Ma sì pupi, lo so… sono la tua cioccolatona, eh, come sono, fondente, al latte?

MIMMA - Gianduiotto.

FERRUCCIO - Dai ragazzi, quella può entrare da un momento all’altro, l’hai mai vista che chiede il permesso?

MIMMA - Ah, non dire “quella”, che orrore!

PIERO - Amore sei sensibile… brava! È importante.

FERRUCCIO - Sta’ a vedere che il villano sono io.

PIERO - Non essere mai elementare con me per tua regola… soprattutto non fare entrare mia moglie né dalla porta, né nei nostri discorsi… è questione di qualità… lei nonostante tutto è sopra, su, su… non la senti? Mi faccio schifo, non sono degno… (ormai declama) non hai bisogno di ricordarmelo. Le cose pure restano pure anche se annoiano…

MIMMA - Veramente, Ferruccio, sei così inopportuno.

FERRUCCIO - Bene, allora parliamo di affari e me ne vado. Hai deciso quando cominci?

PIERO - (buttandosi su un lato per il disgusto) No, non è possibile, ma io faccio un mestiere che parte da qui, sai, da queste fibrettine che ho nella testa… sono io poi che devo portarvi fino in fondo… caro…

FERRUCCIO - Cosa vuol dire?

PIERO - Amico mio, tu ti devi togliere questo difetto di chiedermi sempre spiegazioni… non so cosa vuol dire, va bene, non so quasi mai cosa voglio dire! Leggiti sant’Agostino, va’.

FERRUCCIO - Ci sei già tu che leggi.

PIERO - No… io non sono un uomo di cultura, lo vuoi capire, lasciami in pace, non voglio stare eternamente sul banco degli accusati, lasciatemi improvvisare, sono un buffone, va bene? Un illusionista, non leggo Joyce di nascosto per farti dispetto, ne so quanto te di Musil!… Fermi amori belli… (Mimma gli si è seduta sulle ginocchia e si agita nel tentativo di raggiungerlo con dei bacetti) …lasciali fare cagnone mio… (a Mimma) …è il cagnone da guardia sai lui… lascia che la realtà mi tinga bene, gran bel reagente questa realtà sozzona… ti giuro che non ti tradirò, mi piace sai darti un bel prodotto che ti faccia guadagnare… una bella torta… si, un bacino certo…

MIMMA - Non ha capito niente sai?

PIERO - No vero? È ignorante quel signore lì?

MIMMA - Tanto!

FERRUCCIO - Oh mamma mia, capisco poco, sì, confesso.

PIERO - Vedi caro, ti dirò la cosa elementarmente: io ho lavorato finora in questo rapporto realtà, Piero, invenzione… chiaro? Adesso credo, ho detto credo… che devo affrontarne un altro… Piero, realtà, missione.

FERRUCCIO - E cosa viene a costare una cosa così?

PIERO - (sereno, addolorato) Il costo, già. I soldi… te li restituirò, amore mio… tu sei un uomo molto fortunato, assennato, tu investi i tuoi milioni sulle idee degli altri, sei bravo… pesano sai, questi tuoi milioni legati qui al piede… si fatica a camminare con questa palla… (Piero fa qualche passo mimando spudoratamente il prigioniero con la palla al piede)

FERRUCCIO - Io ti allevio se vuoi.

PIERO - No, caro, è immorale, non si pensa gratis, non vi si mette a posto la morale gratis, no, porco mondo, basta, vergogna… tira su la testa Mimma perdio, fatti vedere, sei bella…

FERRUCCIO - È carina più che altro.

PIERO - Che cavolo c’entra, che giudizio è? È bella di dentro, l’occhio, l’arteria, arriva…

MIMMA - (tirando fuori la lingua verso Ferruccio) Toh, toh, toh!

PIERO - Lasciami lavorare, dai Ferruccio, lasciami in pace… andrò da quei ragazzi a sentire un po’…

MIMMA - (come una al corrente) Al partito?

FERRUCCIO - Come?

PIERO - Si… speriamo che i ranghi non siano già bacati dalla burocrazia… l’avventura mi tenta, comunque… sarà importante per tutti… (improvvisamente saltellante e ilare) Su, amore, a casina… entra nel cestone… (Piero mette le mani di Ferruccio, passivo, come a comporre un seggiolino intrecciate con le sue. Mimma ci salta sopra e ci si aggiusta quasi seria) Ferruccio mio, coraggio, non sono un prodotto commerciale, non valgo quasi niente come macchina da fare soldi… piglia la Mimma, la Mimma te li fa fare i soldi… vero che fai la mignottina per far contento il nostro Ferruccio? (Mimma ride molto) Ma a cosa ti servono tutti ‘sti soldi? Eh, matto?… Vuol investire i soldi su di me questo matto… ostia! Ridi stupidina, ridi amore… (il gruppo esce unito goffamente. Anna entra sulle ultime parole di Piero, quando il gruppo è già quasi uscito e lo segue con lo sguardo colmo di disprezzo. Si volta verso la porta alle sue spalle)

ANNA - Oh! (entra guardingo Gino) Cretino, cretino e delinquente!

GINO - Chi della famiglia?

ANNA - Tu! Davanti al ladro mi vieni a fare quei discorsi… l’operazione finanziaria!

GINO - Ma se Piero non c’era… sarà lui suppongo il ladro.

ANNA - L’altro, il sardo… aveva appena finito di mettermi in tavola tutti i miei interessi… neanche la parola lira si pronuncia davanti a quella gente lì…

GINO - Non l’ho pronunciata.

ANNA - Come l’avessi sognata… potevo giocarla al lotto… marito di una con l’industria, dove casca lo tengono buono… il sardo aspetta solo che si fermi per farmi causa e mangiarmi la ditta…

GINO - Ventisette… sessanta… trentadue…

ANNA - Spiritoso… ma io in Svizzera, porto tutto in Svizzera.

GINO - Per portare di là bisogna realizzare.

ANNA - Che scoperta!

GINO - E cosa?

ANNA - Le azioni, si sa che sono le azioni…

GINO - Si, si… ma da come sono scese.

ANNA - Non sarà mica carta straccia vero… se penso che uno psichiatra si è rifiutato di visitarmelo… gli era piaciuto il film… La sera sono stanchi e gli va bene tutto… e già che sono scese… oh, Madonna Gino, cosa si fa?

GINO - Non è facile disfare tutta una situazione finanziaria, specie a scopo difesa da marito regista…

ANNA - Era già fatto se non perdevi il tuo tempo a tener mano al pazzo.

GINO - Non era cretino?

ANNA - Quello sempre, è natura… si potevano comprare quadri se davo retta a quello là che c’era al mare…

GINO - Troppo tardi, adesso i quadri ce li ha anche la portiera.

ANNA - Belli? Potevi interessarti presso qualche museo!

GINO - I musei non li vendono… per ora.

ANNA - Ma cosa sto a parlare con te di cose artistiche…

GINO - Sai quale sarebbe un’idea…

ANNA - Eh?

GINO - Cedere tutto a me… la roba mia non la può toccare…

ANNA - Così fa la fine del resto, vedi gioielli della mamma, villa di Osnago… la sfacciataggine proprio, con quello che ci hai fatto passare nel sessanta…

GINO - Era un’idea…

ANNA - Io faccio ricomprare tutto da papà, lui non capisce più niente, firma.

GINO - È interdetto.

ANNA - Lo sappiamo solo noi.

GINO - Ma non lo sa lui, pazza.

ANNA - Vesto la mamma da uomo, lei basta dirle che sta bene in pantaloni… un momento fammi fare un conto… trecento milioni meno le tasse, i crediti, la successione…

GINO - Levaci anche il mutuo…

ANNA - Zitto un momento… quattro per otto ventiquattro…

GINO - Si, andiamo bene…

ANNA - Non confondermi… (Anna si ferma e lo guarda) Sai cosa porto in Svizzera?

GINO - No.

ANNA - Lui!

GINO - Chi?

ANNA - Piero! Lo porto in una clinica… Qualche cosa gli trovano di certo… il mio certificato medico… non devo risarcire niente a nessuno… fra l’altro sono cliniche splendide, non posso neanche essere criticata… se aspettiamo che dia fuori da solo può finirci anche in un manicomio provinciale.

GINO - Si potrebbe anche aspettare… metti che non se ne accorga nessuno… ci sono altri casi… in giro.

ANNA - Ma lo so io… io so che mio marito non è in grado di assumersi delle responsabilità civiche…

GINO - Cosa c’entra?

ANNA - Come cosa c’entra? Ormai è uno che si è messo a lanciare i messaggi sulle pellicole… io devo mettere un freno… tanto si sa che in questo paese solo se vai fuori nudo ti ricoverano… (Anna si volta sulle spine perché Antonia si è presentata sulla porta d’ingresso)

ANTONIA - Signora…

ANNA - Un momento, vero Antonia, stiamo appena tirando i remi in barca… interrompe…!

ANTONIA - Comunque c’è un signore per il signore.

ANNA - Ecco, il padreterno ha perso le sue prerogative! (Antonia seccata rientra nelle sue stanze mentre un uomo che stava dietro di lei si affaccia sulla porta. È un uomo dall’aspetto molto serio, benché un po’ teatrale) Posso avere un’idea di chi è lei… (quasi fra sé) ogni volta che non ho chiarito subito c’è stato da pentirsene.

STORICO - Certamente signora… come no… sono…

ANNA - Siccome ormai rifuggo dalle supposizioni normali, quando si tratta di mio marito…

STORICO - (con un sorriso enigmatico) Sono… diciamo… lo storico.

ANNA - Ti pareva che potesse essere il sarto o lo zio Pasqualino… Comunque mio marito non c’è.

STORICO - Lo so… ne sono quasi contento. Perché avrei bisogno di chiarire alcune cose…

ANNA - Certo la sua assenza è comunque chiarificatrice.

STORICO - Le spiego, carissima signora… Io sono stato incaricato di raccogliere il materiale critico, letterario, documentaristico concernente l’opera cinematografica futura di suo marito, ossia la preparazione del prossimo film.

ANNA - Cosa deve fare la gente per mangiare!

STORICO - Come?

GINO - Mia sorella parla spesso da sola.

STORICO - Ah!… Vede, anche questo è materiale buono… (estrae carta e matita) Il volume dovrebbe essere pronto in concomitanza con la fine della lavorazione del film…

ANNA - Allora avrà tempo anche di liberarsene prima… purtroppo al giorno d’oggi succedono delle cose così assurde che bisognerebbe consultare la chiromante prima di uscire di casa.

GINO - Anna, il signore deve fare una cosa per tuo marito.

ANNA - Ah, certo se fosse per Shakespeare non mi preoccuperei!

STORICO - Mi permette… postillo questa frase, mi compie bene le pagine del diario di lavorazione. (Lo storico estrae un fascicolo di pagine dattiloscritte) Bel materiale, non è stato facile seguire suo marito in questi travagliati giorni dell’ispirazione e della concezione.

ANNA - Cos’è? Una nuova festa in calendario?

STORICO - Permette? Noto… Vede signora, io mi sono introdotto un po’ abusivamente diciamo in casa sua… in qualità di storico come le ho detto…

ANNA - Si, va bene, l’ha detto, ci siamo divertiti, anche, alle barzellette però si ride una volta sola.

STORICO - (La guarda sereno e scrive) Appunto… il mio compito è apparentemente semplice… vivere la giornata del regista… come nasce un’opera cinematografica nella vita quotidiana dell’autore… una frase di suo marito, qui nei suoi appunti, mi ha dato un’idea che mi sembra fondamentale… gliela leggo: “Ore 8.30. Anna mi porge il caffè rimescolandolo con evidente irritazione. Da questa tazzina bianca e oro bevo ogni mattina la mia dose di coscienza borghese”.

ANNA - (prendendo il foglio con ostentata delicatezza) Scusi, me lo lasci leggere perché non capita tutti i giorni.

STORICO - (riprendendole il foglio delicatamente) Si capisce che io sento a questo punto la necessità di aggiungere ai miei temi giornalieri il capitolo Anna. Mi sembra che lei sia fondamentale per il lato negativo dell’artista che è d’altronde importante come quello positivo.

GINO - (che ha raccattato un foglio caduto e lo legge ridendo) Mica antipatico poveretto…

STORICO - Mi scusi?

GINO - Ferruccio… (legge) “Acherù, il mio buon Acherù attraversa una zona di sfiducia… mi trascina a vedere degli spogliarelli, vorrebbe che ne facessi un film, un film inchiesta naturalmente. Umanamente mi potrebbe interessare, socialmente no. Glielo dico, resta male”. Eh, lo credo!

STORICO - Chi è lui?

ANNA - Mio fratello.

STORICO - Evidentemente.

ANNA - Forse la prima pagina ci apre degli orizzonti… permette? Tanto qui è destino che a un certo punto si legga il testo rivelatore… (legge) “Il progetto del film. Ho sempre sognato di interrogare un contadino al lavoro, mentre affonda il badile nella zolla. Ma ormai sono quasi impossibili in questa città corrotta gli incontri disinteressati…” Sono anche rari i contadini che badilano in piazza Navona.

STORICO - (scrivendo rapidamente) Anna reagisce al diario. È una contemplatrice viziosa. Mi si chiarisce il rapporto Piero uomo-Piero borghese… bene, bene… legga questo signora…

ANNA - Perché, lei non ci vede? Com’è? “Il 25 dello stesso mese, Mimma telefona da Ariccia al regista: le è capitata l’occasione di filmare un parto di vaccina. Non se l’è lasciato sfuggire. Gli chiede cosa ne deve fare… Lo so che devo andare sempre io al telefono… Mettilo da parte, è la risposta. Mimma gli dice: l’ho già in borsa, avrà avuto almeno una borsa da viaggio. Il vitellino gli porta fortuna. Due mesi dopo Acherù decide: sì, il film si fa”. Scusi, me ne dà un altro?

STORICO - Ecco, signora.

GINO - Io, io…

ANNA - Fermo tu, apri le orecchie che poi ne parliamo. Allora… Dialogo con i mungitori. Non sapevo neanche che esistesse la categoria.

Il regista Voi siete mungitori… punto, lo sapeva già.

Il mungitore Sì.

Il regista Cosa fate?

Il mungitore Mungiamo.

Il regista A giornata?

Il mungitore Vengono i padroni e ci portano.

Il regista Vi portano.

Il mungitore Se ci portano.

Il regista Quali portano?

Il mungitore Se ci portano, altrimenti…

Il regista Quanto vi porta la giornata?

No, scusi, è un esercizio per le declinazioni dei verbi, le ho già fatte le elementari.

STORICO - Tipica rivalsa grammaticale. Legga qua: “Un tetto un punto di vista”.

GINO - No qui c’è scritto: “La matrona e il paparazzo”.

ANNA - No guardi, lei sarà anche Tito Livio, ma io queste letture non me le faccio imporre.

STORICO - Lei ha torto, capirebbe il mondo poetico di suo marito.

ANNA - Lei ha avuto torto a non viverci qualche anno insieme… a che punto è questo, storicamente… è “il tetto del convento”…“la portinaia mi trattiene sul tetto, la monaca guardiana dorme, il marito pure…” Come il marito? Il marito della monaca?

STORICO - No signora, non c’è possibilità di errore, non faccia la Crociana…

ANNA - Già, scusi, che gaffe, Croce, quello sgrammaticato di fronte a questo testo, quando mi andrà in antologia?

STORICO - Ci andrà lei in antologia… lei è l’esempio più inconsueto di moglie di un artista moderno.

ANNA - Allora mi guardi bene… prenda nota… vuole il nome dei parenti, la lista dei fornitori.

STORICO - Magari signora, poter dare una angolazione esatta a questo suo mondo borghese, ai margini di una rivoluzione, quella di suo marito.

ANNA - (suonando il. campanello) Se non temessi per le mie vie biliari ci sarebbe quasi da divertirsi… Antonia, abbiamo qui l’agente della tassa sulla cretineria…

ANTONIA - Oh, che guaio!

ANNA - Cosa mettiamo nel caffè del dottore la mattina?

ANTONIA - Due cucchiaini di zucchero…

ANNA - No cara, la coscienza borghese, non bisogna mentire all’ispettore. E nella minestra?

ANTONIA - Come…? Il formaggio…

ANNA - Lo chiama formaggio lei… il capitalismo storico.

GINO - Anna, Anna… senti qua… è sempre Piero che scrive: “muoveremo come ghepardi, annullando l’ingombro tecnico della troupe… quanto si spenderà?”

ANNA - (strappandogli il foglio) “Facciamo i conti… Acherù dice ci vogliono cento milioni, dispongo di sessanta, e gli altri quaranta?… Domani ne parlo ad Anna!”

GINO - Leggi la data.

ANNA - Ieri!

STORICO - Certo; io sono qui anche per questo, per raccogliere viva in queste pagine la sua decisione.

ANNA - Allora guardi, scriva e attento all’ortografia, di non omettere i suoi errori caratteristici: Anna dice di no e telefona all’avvocato e alla polizia se necessario.

STORICO - Stupendo, classe non in divenire… lei collabora puntualmente.

ANNA - Antonia, accompagna il professore.

STORICO - Io sono effettivamente professore.

ANNA - Ah, io non mi stupisco più di niente! (Lo storico raccoglie in fretta i suoi fogli e saluta molto educatamente uscendo con Antonia. Anna, inseguendolo con la voce vibrante di disprezzo) Anzi, mi dia l’indirizzo di chi le ha dato la laurea. Siccome il mio maggiore stenta negli studi…

STORICO - (già sulla porta si volge cortese) Le posso dare il mio… (porge il suo biglietto di visita che Anna straccia, mentre lo storico esce)

ANNA - Gino, non è possibile… un laureato, gli scrive un libro sopra.

GINO - Certo ti è bastato un momento di distrazione in quindici anni… bisogna dire che Piero è stato bravo.

ANNA - Io ho capito, lui ha la forza di convincimento del pazzo… se questo si mette in testa di diventare presidente ce la fa… io domani ho le guardie sul portone.

GINO - E se fosse effettivamente un artista?

ANNA - Artisti si ha l’obbligo di nascerci.

GINO - Senza esagerare… con delle proprie aspirazioni.

ANNA - Si dice, si dichiara prima: ho delle terre, ho il papà ricco, sono impotente, ho delle aspirazioni… non si imbroglia una donna per anni e anni.

GINO - Così…

ANNA - Così cosa?

GINO - Non ti dà nessuna noia.

ANNA - Comodo, me l’ha data per anni e anni, adesso si sogna di non darmela più? Io ho diritto alla mia età, di essere annoiata da mio marito, nelle famiglie per bene ci si dà noia, papà ha rotto le scatole a mamma per quarant’anni e adesso ha la sua paralisi, tutto in regola… Sai cosa, io devo distruggerlo, annientarlo, io lo ammazzo.

GINO - Che esagerata, poi vai in galera.

ANNA - Moralmente Gino… Però anche tu sei lento, lento… lento… (Mentre Anna parla, entra rapido Piero. Si guarda attorno serissimo e un po’ spiritato. Molto brusco e preso da un pensiero evidentemente capitale. La sua voce è più profonda e impostata del solito. Si rivolge alla moglie interrompendo il discorso che non ha evidentemente ascoltato)

PIERO - Anna… (una pausa carica) Io ho un abito da montagna, vero?

ANNA - (voltandosi a guardarlo e subito ironica fino all’esagerazione) Non proprio un completo…

PIERO - Sii gentile cara, radunami tutto… non ho molto tempo. È roba sobria vero? (Anna assume un atteggiamento studiato)

ANNA - Di rosa e celeste mi pare che non c’è niente…

PIERO - Già… già… pantalonacci di velluto? Scarpe grosse, grossissime… avevo delle camicie di cotone mi pare… pullover, almeno due, dammi quelli vecchi, non quello bello di Natale… (il suo tono si fa gradatamente più pettegolo e famigliare) Anche le calze, quelle di lana che sono diventate dure, quelle che metto in casa quando non è ancora acceso… Anna ci sono fazzoletti di cotone, da collo, non bianchi? Anche le mutande di lana… Gino, una curiosità… quando non si mangia si resiste meno al freddo, no? (La domanda fatta in tono quasi infantile cade nel vuoto e lo fa riscuotere. Anna, in piedi, lo sta fissando. Gino si è ritirato vicino alla finestra) Anna… sai, vado su!

ANNA - Dove?

PIERO - Perché non mi capisci mai? Perché questo muro fra noi?

ANNA - Su dove allora? In pallone, in solaio, in estasi…

GINO - (da lontano) In montagna… è la più probabile.

PIERO - (abbassando la testa quasi fino a terra, dato che sta seduto sul divano assai basso) È troppo importante cara quello che sto per fare per accettare qualsiasi discussione… ci sono delle svolte nella vita… in cui l’individuo è ben poca cosa… serve! Quando il tuo tempo ha deciso che gli servi… cocca… non te ne puoi fregare, ti mette sotto lui, sta’ tranquillo!

ANNA - Elettrochoc immediato.

GINO - Sta’ buona.

PIERO - È probabile che ne avrò bisogno… dopo. Io sto per fare una cosa, una… azione, che non vi posso dire per ora… la saprete, prestissimo… perché spero che la cosa dilaghi, si faccia sapere… è fatta per questo…

GINO - E allora dilla, va’! Non piantarmi qui con ‘sta cosa… uffa, figurati questa.

PIERO - (fra i denti) Eh, se potessi… le cose che ti ho chiesto amore, preparamele, sii la mia buona compagna! Anna, ne hai viste nascere tu di idee, qui dentro…

ANNA - (seduta, interrompendolo bruscamente) Posso dire una cosa?

PIERO - Certo amore… purtroppo ho i minuti contati… annotta…

ANNA - Io la dico e ci va il tempo che ci va, perché può darsi che facciamo anche mattina, dato il soggetto.

PIERO - (già distratto) Gino…

ANNA - No, calmo perché tanto appena avrò cominciato ci vorrà qualcuno per portarti via di lì…

PIERO - Bene.

ANNA - (col tono di chi la prende alla lontana) Sei mai stato geloso tu?

PIERO - Cosa cara?

ANNA - Di scene ne hai fatte tante, ma siccome non vai mai oltre la superficie…

GINO - Ma cosa tiri fuori?

ANNA - Tu per esempio sarebbe meglio che andassi magari di là…

PIERO - Ma no… Gino… (Gino infatti esce subito benché lentamente) Ma certo Annina, sei mia moglie, come no?

ANNA - Come no, cosa?

PIERO - Sono sempre stato geloso, certo anima santa, anche se hai fatto di tutto per non darmene occasione… Mi fai che mi tiri fuori la robina grossa pesante?

ANNA - L’anno che poi è nato il Marco dove siamo stati in villeggiatura?

PIERO - Siamo… stati più o meno sempre negli stessi posti.

ANNA - Quali?

PIERO - Eh… Colle Isarco, Sestri… poi Castiglioncello… ma tanto Marco è nato in primavera.

ANNA - Già, se no come facevo a concepirlo d’estate?

PIERO - E allora che vuoi?

ANNA - Non ti ricordi che quell’anno lì siamo stati in città d’estate ecco, perché tu eri richiamato!

PIERO - E se te lo ricordi perché me lo chiedi?… A un uomo con le mie responsabilità, che sta per buttarsi in una cosa che richiede il massimo impegno… farmi fare questo inutile sforzo…

ANNA - Giuliano te lo ricordi?

PIERO - Si, si… l’ho visto anche adesso, giù…

ANNA - Cosa? Dove?

PIERO - Anna… giù, dove vuoi che l’abbia visto, è il figlio della portiera!

ANNA - Ah, ecco… perché io dicevo un altro Giuliano…

PIERO - Allora non lo so.

ANNA - Figlio di un architetto… architetto anche lui.

PIERO - Ci ha fatto qualche casa?

ANNA - Le case a noi ce le hanno sempre fatte i capomastri!

PIERO - Bene.

ANNA - Bene fino a un certo punto, perché è stato il mio amante.

PIERO - (Persuasivo, guardandola come preoccupato) Annina… non puoi ogni momento agitare questa ipotetica possibilità. Gli amanti tesoro… o si hanno, e va bene è una cosa così… o non si hanno.

ANNA - Infatti ti sto dicendo… l’ho avuto talmente che mi è rimasto il dubbio che il Marco sia suo.

PIERO - Suo che?

ANNA - Suo figlio.

PIERO - (ridendo di cuore) Annina… che tenerezza…

ANNA - Spero che sia un riso nervoso.

PIERO - Andiamo Anna, proprio Marco che è uguale a mamma.

ANNA - Cosa significa, assomiglia anche a nonna.

PIERO - La mia mamma! Possibile che ogni volta che si parla di una mamma deve essere la tua!

ANNA - Non divagare coi dispetti, ti sto dicendo una cosa gravissima per un uomo… o no?

PIERO - Ma certo cara, certo… ma non ci credo, non…

ANNA - Te lo sto dicendo.

PIERO - Sono passati dieci anni, undici… dovevi dirlo allora…

ANNA - Dovevi capirlo tu!

PIERO - Sì, forse… anzi senz’altro…

ANNA - E poi anche l’anno scorso sono stata lì lì…

PIERO - Non è la stessa cosa, vuol dire che ti sei fermata in tempo! Ti sono molto grato…

ANNA - È la stessissima cosa perché io volevo!

PIERO - E allora…

ANNA - Stai dicendo allora perché non l’ho fatto? Stai dicendo così vero?

PIERO - Ma no…

ANNA - Non chiedi neanche con chi l’anno scorso?

PIERO - Non l’ho chiesto? Inventi delle cose assurde per non darmi questa benedetta roba da montagna, Anna perdio! Non posso andare in montagna, in un posto freddo, nelle condizioni più disagiate… così, vestito così, come uno dei tanti signori che stanno qui in città a discutere con le mogli e se ne fregano se lassù si sta come si sta… io lassù non mangerò! Apriti le orecchie, non mangerò chissà per quanto tempo…

ANNA - Ma se hai sempre fame… (Il suo tono è come assente)

PIERO - Non mangerò di mia volontà, sciopero… faccio lo sciopero della fame… sissignori, per richiamare l’attenzione delle forze politiche malate di assenteismo…

ANNA - Su di te… non è su di te che la vuoi richiamare l’attenzione?

PIERO - Un uomo portatore di una idea attira per forza l’attenzione, esattamente come la bomba atomica…

ANNA - Cosa c’entra la bomba, oh Madonna stavo parlando… non devi fare un film, che discorsi fai…

PIERO - Cosa c’entra? Come? Io chiedo una assistenza ufficiale è vero, delle sinistre, a un’idea… andiamo Anna non ci si rifiuta di sostenere una voce come la mia… significa avere paura, esattamente paura della bomba… e io allora ve la faccio scoppiare… guarda qui, domani lo sapranno tutti, lo scandalo dilaga… c’è un signore su in montagna, solo, in mezzo ai contadini, agli umili che voi lasciate là, tagliati fuori, un signore che non mangia, un signore che potrebbe nutrirsi di caviale e non mangia… ce l’ho una casa? Ce l’ho?

ANNA - Eh…

PIERO - Ooh… ce l’ho un letto, una cuoca, una moglie, dei figli… un salotto, sissignore ho anche un salotto… e sto là, in una stalla, e non mangio… sciopero per un’idea, provo sulla mia pelle la validità di un’idea… e la scrivo, e ve la faccio ingoiare… mi ringrazierete, signori del governo, mi darete delle presidenze…

ANNA - (si alza dal suo torpore con un grido) Gino! Dov’è andato quello… Ti senti un po’ stordito… o no?

PIERO - Sto bene cara, sono forte, posso affrontare tutto… ne parlavo ieri su in montagna… spiegavo, capivano tutto, i poveri capiscono tutto… e loro splendidi, con una purezza, un entusiasmo… signore, signore, se fate lo sciopero della fame vi diamo noi da mangiare, mostravano caciotte, salamini… quindi stai tranquilla, anzi ne faremo venire una forma, di quella caciottona piccante che non si trova mai… valigia, valigia, valigia… anzi parto già vestito… Pronto… (il telefono ha squillato) Sono io… Quale giornale?… Ah, ah… Siii, esatto… Certamente le posso spiegare… Sono perfettamente in grado di chiarire alla stampa il significato e il movente…

ANNA - (tirandolo per la manica) Piero… Piero… dai retta…

PIERO - (con la mano sul ricevitore) Un momento cara… (riprendendo) Sì, io farò un film su questo argomento che mi sta molto a cuore, non come pretesto di spettacolo, ma come un necessario colpo di piccone al sussistere di certe intollerabili ingiustizie sociali…

ANNA - Non è possibile…

PIERO - (a lei) Cosa? Cosa? (al giornalista) Esatto… il titolo è “Partire da zero”… Le spiego subito: il punto d’arrivo per questi “miei” dimenticati… è vero… non è il raggiungimento della “nostra” prosperità, ma anzi lo smantellamento della medesima…

ANNA - Il fatto mio… stavo dicendo un fatto mio… Piero ti prendo a schiaffi sai…

PIERO - (si alza difendendosi col telefono) Io faccio questo sciopero della fame… Siete già informati… Bene, bene… vedo… per valorizzare con la forza… è vero… elementare se vogliamo… della fede… No, ferma, che sciocchezza, Anna… Insomma caro, io vengo ora dalla sede di un partito di sinistra, non le dico quale… Ah, ah… veramente non insista… dove con estrema incoscienza non ci si è resi conto dell’importanza di questa mia idea che io ritengo grossa proprio in sede propagandistica… capisce la contraddizione di questa gente…

ANNA - Sono stata innamoratissima di Giuliano… (sta seduta dritta all’altro capo del divano e parla molto forte) Mi piaceva veramente… Se Marco non è figlio suo è proprio un caso… per me lo è comunque…

PIERO - Anna, cavolo… non sento, parla piano… Dica, ho qui dei colleghi suoi che mi parlano e stento a seguirvi tutti… Sì, parto oggi stesso… Si, farò la cena della staffa stasera… Lassù naturalmente… Non scherziamo amico mio, è una faccenda che mi sta veramente a cuore…

ANNA - (con la voce soffocata, ma forte) Lui, poi, dire che era pazzo è dir niente… una volta stavi già salendo le scale e lui ancora non voleva andar via… voleva a tutti i costi che mandassi all’aria il matrimonio… del resto il bambino gli assomiglia di carattere… per ciò dico… troppo simile…

PIERO - La ringrazio, se verrà su sarà il benvenuto, io sarò là non so per quanto, dipende dal fattore politico… voglio dire l’intervento del partito, della stampa… e francamente dalla mia personale resistenza… Lei mi insegna, le intenzioni talvolta si scontrano è vero con la nostra personale fragilità… veramente… veramente…

ANNA - Più tradito di così si muore, l’ho preferito in tutto ecco. Se dovessi dire una cosa, una… nella quale mi sei piaciuto più tu, proprio non saprei cosa…

PIERO - (tutto piegato da un lato col telefono, muove una mano come una aletta per farle segno di tacere) La ringrazio… l’aspettiamo… buona sera… lei ha capito perfettamente, mi fa piacere… Nooo, non tengo a essere personalmente onorato… lo faccio per uno scopo veramente troppo ideale… non ci dormo più, mi creda… Addio caro.

ANNA - (con tono discorsivo e un po’ esaltata) …quando gli ho dovuto dire che non potevo più andare avanti… forse ti ricordi anche tu quando perché era il giorno della partita con l’Inghilterra e tu hai accompagnato quei nostri clienti di Liverpool… Piero, parlo con te… bene, questo ragazzo…

PIERO - Dai Anna, sei sempre stata una donna rapida, hai il dono della sintesi… cos’è questa logorrea…

ANNA - Ti dà noia sentire le cose come stanno a te… altro che… vuoi arrivare presto in fondo, invece si fa più presto a viverle che a raccontarle certe cose…

PIERO - (con un urlo) La valigia porco mondo! Fai qualche cosa, è il tuo compito, dovrei già essere in macchina, fra l’altro era opportuno sentire un medico se posso resistere, non ho mai fatto digiuni prolungati…

ANNA - Hai detto che ti danno da mangiare i contadini…

PIERO - Ho detto, ho detto… bisogna vedere se è roba che per me va bene, a lungo andare, col mio fegato… Hai quell’intollerabile mentalità borghese della moglie col marito che viaggia e non si chiede, non sa… Insomma, alzati da questo divano e vammi a preparare quello che mi serve… non capisco come fai a non essere un bidone con l’inamovibilità che ti distingue…

ANNA - Io non mi muovo?

PIERO - Eh… sì! Eh sì… è una forma di pigrizia mentale, osservati, controllati, sono cose gravi… e va bene, va bene… la valigia me la farà la serva… qui siamo ancora ai tempi delle castellane… La signora ricama ricordando il tempo che fu… (alzando molto la voce mentre esce) Non esistono le storie personali, esiste la collettività, vogliamo capirlo? Antoniaaa! (Anna resta dritta, seduta, a guardarlo con la testa da un lato, così stupita da sembrare quasi ilare)

SIPARIO


ATTO TERZO

La stessa stanza. Ormai è quasi vuota, però fornita di due nuovi elementi curiosamente piazzati: un letto e una batteria proprio in mezzo alla stanza. Lo spostamento degli altri pochi mobili, la posizione del letto e un certo tono generale fanno pensare a un salotto provvisoriamente adattato a camera da letto. Anna, vestita a mezzo, comunque da estate, è seduta davanti al solito tavolino sul quale è attrezzata una toilettina. Antonia, per la prima volta senza grembiule nero, anzi in abito a fiori, sta spolverando la batteria. Anna guarda verso di lei e sta così immobile un po’ prima di parlare.

ANNA - Attenta ai piatti che è roba delicata… Su sei mesi la liquidazione cosa sarebbe? (Antonia la guarda muta) …Andiamo Antonia, sii più elastica… le sai a memoria queste cose.

ANTONIA - Non c’è!

ANNA - Cosa?

ANTONIA - La liquidazione, su sei mesi.

ANNA - Vuoi scherzare? Anche tre lire, ma me le devono dare. Per principio.

ANTONIA - Bisogna accettare il pro e il contro: quando c’è un regolamento… Il mio parere lo sa… per me fa male a lasciare la sartoria per andare a TV.

ANNA - Ah, non si è capito perché!

ANTONIA - Per me, son fissata, non si lascia mai il privato per lo statale. Guardi, col privato al massimo ci può rimettere qualche marchetta, con lo Stato non ci parla proprio.

ANNA - (improvvisamente declamando) Ma non mi interessa più di lavorare in una sartoria, non mi interessa di far scegliere i vestiti alla buona borghesia, ho fatto la mia esperienza, ho visto, mi sono divertita… basta. Devo stare su un altro piano. Oh, poi sarò matta, cosa vuoi che ti dica. Carina, senza contare, a proposito di liquidazione, che lì sono garantita, i miei tributi, i miei, contributi…

ANTONIA - Sì, sì…

ANNA - (incalzando declamatoria) …le mie malattie, le mie vacanze… Antonia, domani crepi…

ANTONIA - Se crepa crepa comunque, invece i denti della mutua non gli auguro a nessuno di aver bisogno di metterseli.

ANNA - Io, comunque, ho il mio dentista da tanti, anni, è un problema che non si pone. Tu non ragioni che in un organismo come la televisione, specie per una persona sensibile, diciamo civile… sei lì con la tua personalità, lavori con la tua personalità, lavori con degli artisti, conosci tutti, se hai voglia fai quattro risate… e hai fior di bolli che marciano.

ANTONIA - Intanto in sartoria le regalano tre vestiti nuovi l’anno… perché lei a me me li dà usati, ma nuovi, con quello che si spende dalle sarte, ha bell’e che messo insieme i bolli fino a novant’anni.

ANNA - Ragiona così tu, che i sindacati ti lasceranno cadere e farebbero benissimo, in fase di contingenza.

ANTONIA - Mi lasceranno cadere? A me? E loro! Come mangiano?

ANNA - Ah, perché se tu vuoi una pelliccia invece della tredicesima il sindacato la deve mandare giù?… Secondo te? Non ho capito?

ANTONIA - Cosa c’entra la tredicesima?

ANNA - Non hai diritto sindacale alla tredicesima, scusa?

ANTONIA - Se è per quello, ho diritto anche alla quattordicesima!… Anzi, volevo proprio dirglielo, già che siamo sull’argomento di contratti…

ANNA - Stai facendo dello spirito?

ANTONIA - Io ho diritto, non lei… lei semmai può rientrare nella settimana corta.

ANNA - Cos’è? Una cosa come l’anno bisestile? Tu è inutile, sei nemica della realtà… è così… Io lo so che se voi aveste la bacchetta magica ci fareste tornare indietro di un secolo…

ANTONIA - Io sono affezionata al mio lavoro e non avrei mai voluto cambiare dopo sei mesi… Intanto io sono cameriera finita e lei commessa finita non ci diventa più di sicuro… che lo fanno fior di principesse!

ANNA - Ma segretaria in TV lo fanno fior di intellettuali oltre che titolate.

ANTONIA - Ma scusi, per ragionare, lei prende trentacinque al mese più le percentuali…

ANNA - Ma ti pare che una signora come me prende le percentuali; neanche se me le tirano dietro. E poi in TV comunque prenderei quarantacinque.

ANTONIA - Ah, se a lei le pare molto!

ANNA - Le prendi anche tu scusa! Non tirerai mica in ballo degli aumenti…

ANTONIA - Io ho le mance intanto, che da che frequentano dei morti di fame sono anche aumentate! Non si sa perché… E poi non avrà neanche tempo per far commissioni in TV. Per portar giù il papà poi non se ne parla.

ANNA - Il papà ci va sempre meno giù… e poi c’è almeno uno sciopero al mese, figurati le commissioni!

ANTONIA - Sì, quando non capita come alla contessa dove lavora una mia amica, che anche lei è lì assistente di un regista, che otto giorni di sciopero, otto giorni ha dovuto picchettare i cancelli, con tutto che era senza la nurse, la mia amica, e il cameriere coi bambini da guardare, la cuoca a portare il mangiare alla signora in strada che non poteva muoversi, nessuno ha avuto neanche il tempo di far le valige al conte che partiva per l’America.

ANNA - Ah, Antonia sei scoraggiante Antonia, che noia, se fossero tutti come te non si farebbe più niente…

ANTONIA - Lei non vuole sentire le cose come stanno.

ANNA - Zitta un momento, capperi!

ANTONIA - Se vuole sacramentare dica le cose chiare che ci si sfoga di più!

ANNA - Non provocare, dai Antonia, che lo sai che non posso licenziarti, non sono una donna che può permettersi una crisi domestica… eh, cavolo… sfotti anche…

ANTONIA - Io parlo più per lei che per me.

ANNA - Cosa vuoi dire? Tanto lo so dove vuoi andare a parare…

ANTONIA - L’azienda, certo!

ANNA - Ecco lo sapevo, è arrivato il momento anche oggi, che ostinata!

ANTONIA - (incalzando) Non mi va che ormai ha tutto in mano suo fratello, non mi sento tranquilla… come niente cambio, guardi.

ANNA - Non si capisce questa forma di follia, è sempre la stessa famiglia si può sapere cosa è cambiato?

ANTONIA - Cambiato, cambiato… non ho la sicurezza, non ce l’ho più… non mi sento a mio agio, ecco!

ANNA - Dunque, ricapitoliamo: mensili puntuali…

ANTONIA - Non c’entra, quello si capisce.

ANNA - Allora cosa te ne frega del resto?

ANTONIA - È diventata anche arida di cuore scusi, oltre che matta.

ANNA - Antonia, insomma, c’è un limite, anche come amica non te lo posso permettere.

ANTONIA - Anche datosi che non siamo amiche, a me mi piace essere la serva e a me vedere la mia signora impiegata, nelle sue condizioni, mi fa peccato.

ANNA - Che condizioni? Non sono mica incinta…

ANTONIA - Appunto, il signore castiga anche, dia retta. Una signora che in dodici anni mi ha sempre cavato il respiro per tutto, che non andava mai bene niente!

ANNA - Eh…

ANTONIA - Siamo state otto giorni senza parlare per un centrino che non si trovava…

ANNA - Va bene, va bene poi l’abbiamo trovato…

ANTONIA - Adesso potrei anche rubare che uno che avesse il gusto gli darebbe fin noia tanto è facile…

ANNA - E allora ruba, figlia mia, ti pare che mi pongo questo problema?

ANTONIA - E io dico che è matta e che non mi piace stare da lei, non mi sento appoggiata come casalinga, ogni mestiere ha il suo genere di padrone, scusi, e se cambia il dipendente si può anche ritrovare col di dietro, con permesso, per terra!

ANNA - Ma guarda se devo essere continuamente contrastata in un momento di assestamento come questo… sto appena trovando la mia strada, porca miseria. Abbi pazienza no?

ANTONIA - Faccia conto che questa è l’ultima parola… se va in TV si cerchi un’altra!

ANNA - Dimmi qual è quella signora vera che non si impiega al giorno d’oggi?

ANTONIA - Pazienza, mi troverò una mezza calza…Almeno sarà una che si fa servire… se devo fare la padrona allora sto a casa mia… (si avvia per uscire e si scontra con Mimma che entra) Buon giorno signorina!! Guardi che io saluto e le dico anche signorina perché per me lei è un’estranea e non voglio sapere e capire niente. Chiaro? (Esce)

MIMMA - Ah, che odiosa! Anna, dobbiamo camuffare questo nostro bisogno di andare a sinistra perché loro lo prendono soltanto come autorizzazione alla villania.

ANNA - L’Antonia non fa testo per carità, è pura destra monarchica… Il maestro? Come andiamo? Dunque… incredibile! Parlo con una cliente giù in sartoria, si lamentava dell’aria ormai delle città… e accenno appena “mio marito appunto forse farà un film su questi odori…”, naturalmente col suo risvolto sociale, morale, chiamalo come vuoi… non so questa volta, eh? Tu lo saprai se vuole andare più sul generale oppure sull’interiore… be’, insomma… e questa donna! Ah, signora, magari, se non le fa suo marito queste cose che lui le dice così chiare… Insomma, un entusiasmo, un entusiasmo… No, fa bene, sono cose importanti, poi il pubblico le segue, tu lo devi incoraggiare, oh, Mimma, sei una ragazza, tocca a te, sai star dietro a quegli uomini lì geniali… ci vuole tempo, energia, domani ti danno uno schiaffo, io magari sono capace di prendermela a male, lì per lì sopra pensiero… voi siete più elastiche, una risata e via… vai giù a Pechino con lui? No, perché solo no, eh!… Il clima! D’altra parte è un’offerta onorifica, sarà l’unico cineasta in delegazione… Io ci andrei, ma non trovo il caso di mandarlo con la moglie, proprio no! Fuori luogo… io poi mi sono sempre dimenticata di dire a Piero se mi entra nel consiglio direttivo per le manifestazioni pittoriche, tutte quelle mostre che devono fare… che altri esteti ci sono dentro? Me l’aveva anche detto Piero… Ma sai cosa dovrebbe proporre lui, che facciano un bel Piero della Francesca che è tanto che non si vede… ma il film nuovo quando sarebbe? Mimma! Mi sto interessando!

MIMMA - Il film è saltato.

ANNA - Saltato dove?

MIMMA - Non si fa più. Il costo. Il governo… certo la cosa è scabrosa.

ANNA - Gliela presenta un po’ sotto un altro aspetto.

MIMMA - Uh! Nello stato in cui è Piero… stanco, deluso, siamo giusti… pensa di abbandonare tutto.

ANNA - Come deluso? È stato sempre… diciamo… capito. Anche questo “Partire da zero”, bello bellissimo, ma non proprio chiaro, per delle menti semplici come ci sono in giro… Oh, signore che stupida, invece di essere contenta, non avevo mica capito sai?

MIMMA - Cosa Anna?

ANNA Che ha la crisi… Eh già, ultimamente non ne ha avute, pensare che è la prima cosa… meno male va’!

MIMMA - Anna, ancora non hai capito: vivi vicino a un uomo di genio, da anni… (Il suo tono è quello di una maestrina)

ANNA - Ma no scusa, sono praticamente due anni…

MIMMA - Siete sposati da quindici.

ANNA - No, dico, che è genio… qualche mese più qualche mese meno, sono due anni.

MIMMA - E allora sappi almeno distinguere una crisi di contenuto da una organizzativa.

ANNA - La crisi è la crisi, dai Mimma, anch’io ci sono in pieno… se ci vogliamo pigliare in giro fra di noi. A me comunque mi va bene tutto, per carità, come non detto.

MIMMA - (un po’ isterichina) Sa cosa dire, non glielo fanno dire!

ANNA - Chi sarebbe?

MIMMA - Mancano i quattrini Anna, inoltre tu non calcoli gli ostacoli politici… colossali ostacoli.

ANNA - No, tu confondi politico con pubblico, ci metterei la testa… sarà una opposizione delle fabbriche che dato che la puzza è la loro si seccano ovviamente… si dà qualche soldo sotto banco.

MIMMA - Ti ho già detto che nessuno è disposto.

ANNA - A cosa?

MIMMA - A pagare!

ANNA - E allora cosa succede?

MIMMA - Piero soffre, è amareggiato…sai però che è sereno? Dice che sarà bello anche riposare.

ANNA - Dove va? Al mare? Meglio mare semmai, e meglio subito fin che non fa troppo caldo.

MIMMA - No, qui… nella sua casa… sarà il tuo trionfo Anna mia.

ANNA - Si continua a non capire mai quello che dici.

MIMMA - Anna! L’uomo è stanco, l’artista è svuotato… ostacoli, ostacoli… tutto così difficile, guarda che è duro sai. D’altra parte, io mi metto francamente nei panni del governo, il governo non tollererà mai questa messa a nudo delle esalazioni infette… gli pugnala al cuore l’industria nazionale, c’è poco da fare…

ANNA - E cosa c’entra il mio trionfo?

MIMMA - Piero ha una voglia pazzesca di ritrovare la sua pace.

ANNA - E io ti ho già chiesto dove va in villeggiatura!

MIMMA - No, vuole piantare tutto, stare con sua moglie.

ANNA - Sono io sua moglie, che discorsi.

MIMMA - Lo so, con te!

ANNA - A far cosa a casa? Starò sempre meno…

MIMMA - Piero… te lo dirà… sogna persino di occuparsi dell’azienda, dare un taglio netto, sai?

ANNA - Non c’è più, se ne occupa mio fratello! Quanto ci vuole?

MIMMA - Per cosa cara?

ANNA - Se mi tratti così bene ancora per un minuto ti do uno schiaffo, Mimma, non vedi che sono nervosa!… Quanto ci vuole per fare questo film?… Sì, cosa vuoi che sappia questa… Gino, Gino! Si fa, eh! Non facciamo scherzi!… Io sono occupata… l’azienda non risponde più alle mie esigenze spirituali… Ginooo! Figuriamoci, in casa tutto il giorno, non ho neanche più il servizio adatto, mi sono organizzata sul piano artistico… (Entra Gino, molto in ordine, compunto, un po’ rigido) Oh! Avevo quasi paura che eri già uscito… allora la situazione come sarebbe?

GINO - Quella politica, quella personale?

ANNA - Quella fra me e te, andiamo Gino… cosa ti ho ceduto?

GINO - Oh, non cominciamo, non mi hai regalato niente… Mi hai ceduto l’amministrazione… una rogna e basta!

ANNA - Ecco benissimo… E se volessi un po’ dei miei soldi? Cosa faccio?

GINO - Ma!

ANNA - Ti cedo proprio un po’ di roba!

GINO - Se la voglio questa roba.

ANNA - Cosa mi vuoi far credere? Che è meglio amministrare la roba degli altri che la propria? Ho bisogno di duecento milioni e non stiamo qui a rifare tutto l’inventario, quello che è mio e quello che è tuo, perché non ho tempo… io credo che ci arrivo solo con le azioni.

GINO - Si può sapere a cosa ti servono?

ANNA - Non sarebbe necessario saperlo… comunque devo assolutamente finanziare il prossimo film di mio marito!

MIMMA - Forse sono anche troppi.

ANNA - Meglio abbondare e star tranquilli… con questa tendenza che hanno poi di fermarsi a metà.

GINO - Ma mi vuoi spiegare?

ANNA - Non c’è da spiegare… d’altra parte non è una carriera che si può interrompere proprio adesso, non è il momento… del resto non è mai il caso di interrompere le carriere.

GINO - Come amministratore io mi oppongo nel modo più assoluto. Se il ragazzo va avanti con le sue forze ben venga…

ANNA - No, Gino, no… non è questione, anche perché non trattasi di ragazzo… non si richiedono opinioni. Gino! Non gli fanno fare quello che deve fare, ritorna a stare in casa, qui si rimangia si ridorme, si rivà in villeggiatura… cose che non posso fare… io lavoro! Più di così!

GINO - Permetterai come amministratore… duecento milioni per poter lavorare…

ANNA - Pochi… sono pochi! Posso tornare indietro? No, vero, vorrei sapere? Sono una donna che semplicemente stando in casa ha ispirato un film, io ho fatto un regista per il solo fatto di esistere, è chiaro che se non c’ero io… mi metto sulla breccia… perché dovrò raccogliere il frutto, o no? E subito; vendeuse in sartoria che ci sono persone di case regnanti che fanno la fila per arrivarci… richiesta in TV, la crema della società ci vuole entrare… domani faccio un fischio come niente mi fanno segretaria di un festival, magari, perché portiera in un albergo americano anche un mese fa potevo, con tre contessine poliglotte allo stesso banco… trentamila mensili come paga di inizio… le vuoi queste azioni che non ho tempo da perdere?

GINO - Sono troppo alte Anna, onestamente… lascialo stare in casa, risparmi i soldi.

ANNA - Cosa? Io dovrei andare in giro a lavorare come la moglie di un casalingo qualunque? Volete addirittura che mi impieghi in banca? Mi infilo le mezze maniche? Io son stata sui giornali al primo giro di manovella dell’ultimo film e da allora è stato tutto un corrermi dietro coi flash… (enumera esagerando) …e col vestito di nozze di quella là di Francia, e a colazione con quella che doveva fare il film e poi non l’ha fatto… e domani figurati in televisione, attacco il servizio con un romanzo… ci sarà da firmare qualche cosa per questa cessione naturalmente?

GINO - Dico, lo devi anche chiedere, ti sei occupata di affari per tanti anni.

ANNA - Sono anche andata al ginnasio e non mi ricordo più il latino se è per quello… allora?

GINO - Allora non se ne parla neanche, si fraziona una proprietà.

MIMMA - Forse è meglio Anna, si raccoglierà, mediterà… io credo che deve pur darci un’opera definitiva… per te sarà molto importante, ecco credo che sarà l’esperienza migliore essergli vicina adesso… Veramente, il lato spicciolo di un uomo di ingegno è una cosa piuttosto curiosa.

ANNA - (tira fuori improvvisamente da un cassetto un grosso tubetto che mette sotto il naso di Gino come una pistola) Gino! Cos’è questo?

GINO - Cosa ne so? Fa’ vedere.

ANNA - Barbiturici! No, perché tu credi che sono capace di maneggiare solo la naftalina per metter via i vestiti… no, carino, ho i miei calmanti, come tutte le persone che sono nel nostro tempo… anche in vista di un lavoro artistico, non mi faccio fregare.

MIMMA - Fammi vedere che li conosco tutti. Ti dico io se è buono.

ANNA - Zitta tu, cretinetta, che mi sembri ritornata signorina ormai.

GINO - Va bene Anna, comunque io devo andare in ufficio, sai che non ammetto ritardi.

ANNA - Questa la commentiamo dopo… se potrò. Li prendo!

GINO - Cosa?

ANNA - I barbiturici, su Gino, afferra… O mi riscatti i duecento milioni o li prendo! Non sarebbe la prima volta per una donna che ha i suoi problemi.

GINO - Andiamo su, non fare la sciocca. (Gino, con assoluta indifferenza, le toglie di mano il tubetto lasciandola per un attimo sorpresa. Poi Anna corre verso la finestra spalancata, sale abbastanza faticosamente sul davanzale e assume un atteggiamento suicida. A questo punto soltanto Mimma si precipita urlando verso di lei e si ferma continuando a urlare come una sirena a qualche passo dalla finestra. Antonia entra e si ferma sulla porta. Gino arriva soltanto fino al centro della stanza)

ANNA - Duecento milioni o mi butto, terzo piano. C’è giù papà in carrozzina.

GINO - Allora vediamo di considerare la cosa da un punto di vista plausibile… voglio dire, come affare.

ANNA - Prima che mi butti, possibilmente.

GINO - Un momento, fammi fare un conto. (Mimma urla ininterrottamente)

ANNA - Sta’ zitta per favore Mimma che non sento.

GINO - Tu però potresti anche venir giù di lì, come si fa a parlare di affari con una sulla finestra… (Anna scende con la stessa fatica con cui è salita, Mimma le porge una mano. Antonia esce) No, io dico… se tu mi cedi la tua parte intera nell’azienda… allora va bene… io mi sobbarco questo sforzo… io non ho nessun interesse è chiaro a aumentare la proprietà… sono rogne, vero… continuo ad amministrartela, naturalmente, nel senso che non è che ti do questa montagna di soldi così, è vero… a poco a poco… in modo di cautelarti, questo si… ma duecento milioni soli, isolati… sottratti così da una società… sono inconcepibili…

ANNA - Chi ti ha detto che io non ti voglio cedere tutto, scusa?

GINO - No, effettivamente non l’hai detto. Era un’idea… bene, allora si… ecco, sai cos’è? Che sei anche più libera, moralmente, lavorando fuori succede poi che avere questa valvola di sicurezza dell’azienda tarpa, invece tu sei una così, te ne freghi…

ANNA - Adesso è una cosa lunga? Bisogna fare inventari, atti notarili, cose del genere? Già, tu la fiducia non è il tuo forte.

GINO - Non è questione di fiducia… domani mi può venire un accidente.

ANNA - No guarda Gino, è una supposizione ordinaria.

GINO - In che senso?

ANNA - È quella che fanno sempre nei ceti bassi, te lo dico io…

GINO - Comunque, cocca mia, quando hai messo qualche firma, è tutto. (Mimma esce quatta quatta)

ANNA - Basta mettersi d’accordo sull’ora… perché io posso essere chiamata alla mattina alle otto, come posso avere un’enciclica a mezzogiorno, e vai a timbrare il cartellino.

GINO - Puoi scegliere una cosa meno impegnativa.

ANNA - Sì! Addio… ti sembro una pagliaccia, che fa le cose tanto per fare?

GINO - Allora ti porto tutto domani, dopo al massimo.

ANNA - I soldi soprattutto.

GINO - Be’, no… prima gli atti. Però se ci si pensava prima invece di perdere tutto quel tempo, la Svizzera, una cosa, l’altra… è che un fratello non osa mai proporre niente… non si sa perché si è sempre nella posizione più… delicata…

ANNA - Ecco bravo… sbrighiamoci però.

GINO - Lasciami parlare un attimo… chiedi le cose inverosimili e poi vuoi anche fare presto.

ANNA - Non è questione Gino, ma quando la cosa è conclusa, basta.

GINO - Ma non è una cosetta qualunque.

ANNA - Ah, che pignolino… (Entra in questo istante correndo Mimma. Fa dei gesti eccessivi di gioia e di sottinteso di grandi cose)

MIMMA - Come è contento… Anna, tesoro, amore; felice, ecco, come un bambino. Dai Gino, scappa, scappa che viene a ringraziare Anna… lasciamoli soli… insomma… se ti dico… commosso! Corri, corri… (Tutta esaltata esce correndo)

GINO - Mi fai stare tranquillo? Tutto bene? (Esce. Entra Piero. Viene verso Anna con le braccia tese e il viso atteggiato a un dolcissimo semisorriso. La guarda a lungo prima di parlare)

PIERO - Grazie Anna, sei stata molto civile.

ANNA - È possibile… perché?

PIERO - Mimma mi ha detto. Il tuo finanziamento mi toglie da un grave imbarazzo…

ANNA - Ah! Sì… ero un momento distratta.

PIERO - È stato veramente un gesto civilissimo… nel preciso istante in cui ho bisogno di essere forte… domani magari non ne avrei avuto bisogno… no, c’è una componente di intuizione che ti mette molto, molto al di sopra di tutti…

ANNA - (che sta mettendosi in ordine con una certa eccitazione) Perché io avendo i mezzi, perché se non li avessi pace, lascio un’opera nel cassetto? Un artista inattivo? Ma non mi conoscete proprio!

PIERO - No, tu no, perché sei una donna sensibile, Anna… Ma tanti sì! C’è un’aridità ovunque, un’indifferenza paurosa alle cose dello spirito… ma tu non sai.

ANNA - Stupidi proprio… No, è anche un argomento di interesse comune…

PIERO - Come cara?

ANNA - Questo che hai in mente delle puzze nelle città… accidenti, si respira male dappertutto… Lascia fare che lo sappiamo tutti, ma se a uno gli viene in mente di trattarlo…

PIERO - Ma certo, certo… ma non interessa neanche più la lotta, siamo in un paese di morti… tuo fratello non si avvantaggerà troppo in questa cosa?

ANNA - Non ti preoccupare, soprattutto. Come mi sta questa roba?

PIERO - Molto, molto bene! Ma cosa hai fatto tu, Anna… ti sei imbellita, sei come cresciuta.

ANNA - Semmai pochi centimetri… non ti puoi accorgere.

PIERO - Forse dimagrita… no, perché piuttosto che lui approfitti, guarda ho vissuto serenamente da borghese, non ho mai polemizzato con questa condizione storicamente ineluttabile e lì ritorno.

ANNA - Ma neanche per sogno. Che orrore.

PIERO - Sì, sì! Di fronte al ricatto a te… perché tu sei sacra, tu sei nata e cresciuta in un certo mondo e hai diritto a restarci.

ANNA - Ma lascia fare, Piero, domani viene una rivoluzione… anzi è alle porte.

PIERO - Ah, una rivoluzione, quella sì! Venga, l’aspetto, la faccio, la sto già facendo. Ma il ricatto di tuo fratello no. Cosa vuole? Come roba, diciamo? Perché si può ridurre molto.

ANNA - Va bene! Se ti dico che va bene! Ti sei sempre fidato mi pare.

PIERO - Eh, accidenti!

ANNA - Anche perché non è roba tua.

PIERO - Perbacco Annina, scherziamo! Vuoi che non capisca? È proprio in questo lo stupendo del nostro rapporto. Fa’ un po’ vedere, fa’ un po’ vedere…

ANNA - Cosa?

PIERO - Hai messo un attimo i capelli dietro l’orecchio.

ANNA - Ma va! Sembro una serva.

PIERO - Eppure… un’impressione, bella… ma che rimorso amore, potevi investire.

ANNA - Uh, per carità, questo è un verbo che come lo usi sei rovinato. Quando cominceresti il lavoro?

PIERO - Presto, purtroppo.

ANNA - Come purtroppo?

PIERO - Ma perché vorrei occuparmi di voi, vi perdo di vista, cosa fai tu cocca? Traffichi tutto il giorno come una formichina… Com’è la moda? Dicono graziosa.

ANNA - Ma, non c’è male… corta! Comunque io lascio il ramo.

PIERO - Perché amore? Non essere incostante… sono impulsi dell’inesperienza.

ANNA - Me l’ha già detto la donna di servizio. Vado a lavorare in televisione. È più il mio genere.

PIERO - Ah… toh… curiosa cosa, non riesco ad appassionarmici, questo mondo piccolo, eppure è entrato indubbiamente nella vita quotidiana…

ANNA - Ma si sa…

PIERO - Tu lo farai benissimo, sei precisa, no soprattutto sei benevola, bisogna amare, in genere, per fare le cose piccole. (Entra a questo punto un ragazzo bellino, robusto, con aria sicura e confidenziale. Anna e Piero si voltano a guardarlo come se interrompessero per il suo arrivo la conversazione. Il giovane saluta con un cenno, sorridendo, senza parlare, lui come se non volesse interromperli. Si guarda attorno e avvicinandosi alla batteria batte sui piatti con un dito ritmicamente)

ANNA - No, per favore, Franchino.

PIERO - Lascialo fare.

ANNA - Stiamo parlando.

PIERO - Ma possiamo anche smettere. Mi pare che abbiamo detto tutto. (Franchino guarda l’orologio, fa un cenno non chiaro a Anna e esce dall’altra parte, verso l’interno)

PIERO - L’ho già visto questo figliolo.

ANNA - Grazie, è sempre qui.

PIERO - È gentile? Voglio dire è carino con te?

ANNA - Eh! Vorrei vedere!

PIERO - Allora basta… non ti affaticherà questo nuovo lavoro? Come orari, come tutto?

ANNA - Ah, vattelapesca! Sono vitacce certo… non è che potrò sempre mettermi a tavola all’ora canonica e cominciare con gli horsd’oeuvre.

PIERO - (torcendosi dal dolore) Eh no, porca miseria… volevo esserti vicino in questa nuova esperienza… sei una donna dopo tutto… non sono mica mondi facili.

ANNA - Me la cavo, uh! Ho due spallacce, figurati un po’… pensa al tuo lavoro in santa pace… (Anna si alza e guarda inquieta verso la porta da cui è uscito il ragazzo)

PIERO - (tendendo il braccio verso di lei) Stai qui Annina… dimmi… tu sei quella che ha le idee più chiare di tutti… questo tema che ho scelto… com’è? Le fabbriche, gli odori… ma come sarà?

ANNA - Magnifico!

PIERO - Sì; è interessante… malsano… respirerò delle gran porcate!

ANNA - Tieni chiusa la bocca e respira col naso, quello è un filtro naturale… metà del film è fatto.

PIERO - Grazie amore, è giustissimo… sai cos’è? Che ho una gran voglia di… (fa il gesto di fare una gran croce) …ah! La mia politica! È l’unico rifugio… mi preparo le mie chiacchierate elettorali… (Il ragazzo rientra con un grosso panino in mano che addenta con gusto)

ANNA - Dove l’hai preso? (Lui fa cenno verso la porta e va a rovistare sul mobilino accanto al letto) Se dobbiamo mangiare presto…

PIERO - Ma se riesco in queste elezioni… mollo tutta questa baracca.

ANNA - C’è probabilità? Cosa cerchi tu? (Il ragazzo sta rovistando fra i libri)

PIERO - Ma… ma… sai, ci si lamenta, ci si avvilisce, eppure…

ANNA - Scusa, stringi Piero… non vorrei doverti interrompere.

PIERO - Ah, niente… dico che effettivamente le idee si fanno largo, (stringe i denti e sbuffa come se facesse un’ascensione) si fanno avanti… sembra di sprecarle…

ANNA - (sempre tesa all’altro) Se mi dici cosa vuoi te lo do io.

PIERO - Semini, ecco, qualcuno ti crede… eccome…

ANNA - Diventeresti cosa?… Assessore?

PIERO - No tesoro, più su… vedo che sei stanca.

ANNA - Neanche un po’… comunque se puoi dai delle gran stangate… guarda, non essere tenero con nessuno…

PIERO - Ma certo! Ma io Anna, mi sono scocciato, mi fanno schifo, la devono pagare… Bach? (Il ragazzo si è seduto al piano e accenna un motivo di canzone)

ANNA - Mi pare proprio di no. Per la casa allora?

PIERO - (inchinandosi fino a terra da seduto) D’accordissimo!

ANNA - Si tratta di vedere su cosa.

PIERO - Qualsiasi cosa Anna mia. Tu sei la padrona, tu sei bravissima…

ANNA - No, guarda se si cambia qualche cosa qui dentro è per te, per il tuo decoro di artista, se devi ricevere, se devi fare, perché io sai, quando ho il mio studiolo, un letto…

PIERO - Va bene… facciamo fare tutto alla Mimma così tu non devi distrarti, faticare…

ANNA - (distrattamente) Ma lui ha un amico arredatore… vero tu? (Il ragazzo fa cenno di sì con la testa continuando a suonare)

PIERO - Parla pochissimo.

ANNA - Ah, questo sì!

PIERO - Sarà uno stile gradito ai tuoi.

ANNA - Chi miei?

PIERO - Papà e mamma… Gino…

ANNA - Oh, loro staranno molto in villa ormai… ma cosa gliene frega di stare in questa città puzzolente… ecco a proposito. I ragazzi sono in collegio.

PIERO - Da quando?

ANNA - Da domani.

PIERO - Ah, mi dispiace, perché me li volevo un po’ godere, mettermeli un po’ sotto, capire cos’hanno in testa…

ANNA - Tanto non si capisce. Si sa, i giovani d’oggi.

PIERO - Collegio… collegio… temo solo le distorsioni sessuali ecco…

ANNA - Anche quello è destino, non stiamo a farci il sangue cattivo che poi magari come niente sono normali e tanto per cambiare abbiamo perso del tempo prezioso.

PIERO - È probabilissimo. Però ti giuro a me mi scoccerebbe… (comincia ad arrotare le parole) Perché mi può passare sopra tutto quello che mi sta passando, posso ficcare la testa dentro tutte le cloache di questa società pazza, capire, fare, capire, ma a questa forma distintiva dell’uomo comune non mi ci fa rinunciare nessuno… no, i miei figli devono essere normali, a discapito di tutto… guarda Annina… a discapito della sensibilità… ti arrivo a dire questo… toh! Che, porco mondo, ne ho fatto una bandiera…

ANNA - Ma… non è neanche tanto simpatico poi… questa gran normalità… cosa ci fanno poi?

PIERO - Cosa ci fanno?… Lei ragazzo… (Franchino si volta di scatto sobbalzando al tono imperioso di Piero e il coperchio della tastiera cade con rumore secco)

ANNA - Insomma Piero, non mettiamo il carro avanti ai buoi… tanto più che abbiamo tutti da fare… (Anna si alza come una padrona di casa, che congedi un ospite. Anche Piero si alza e le prende la mano che porta alle labbra)

PIERO - Tesoro santo… grazie ancora… comunque noi ci vediamo…

ANNA - Eh… stasera credo!

PIERO - Già… se non dovrò partire… se non dovrò correre… da qualche parte… può darsi pure che mi chiuda in qualche buco a buttar giù questo benedetto programma politico… (si avvia alla finestra. Il ragazzo si alza e si appiattisce timidamente al fianco del pianoforte) …è molto simpatico però qui… questo quartierone ormai invecchiato con tutte le… le cose… della soperchieria borghese… c’è proprio quel tono… Il “fasso tuto mi”… eh? Ammazzalo, in pochi anni, guarda lì… è vecchio, è già vecchia ‘sta roba… è fin bella ormai… ha una sua dimensione, è nata grigia è diventata a colori…

ANNA - (venendo verso di lui col passo della padrona che accompagna l’ospite) Ma qui poi faccio tutto molto semplice, molto qualunque, sembrerà di abitare in un altro posto… non so dove, ma non certo qui… perché praticamente… io sto molto fuori per lavoro… quindi ho bisogno di quel tipo di casa da poter entrare, buttare una cartella, un copione, magari una scarpa dove capita… Mio marito… lui è talmente preso…

PIERO - (come fosse normale) Oh, oggi sono qui… domani mi viene l’idea… ma poi qualunque idea ti porta lontano… balle… ci devi andare a vivere con l’idea… riguardati però cara…

ANNA - Grazie, figurati… comunque io so che tu per ora non parti.

PIERO - Non credo… ecco… tutto può darsi però…

ANNA - Va bene, semmai, me lo dici o me lo fai sapere.

PIERO - Eh dico, scherziamo… sempre la prima… devo dire che mia moglie è incredibilmente comprensiva…

ANNA - (volgendosi al ragazzo che si è riseduto) È inutile che ti siedi perché adesso andiamo tutti. Piero, noi… (Lo prende per un braccio e camminano insieme verso la porta)

PIERO - Siamo d’accordo su tutto. Fammi stare tranquillo su questo tuo nuovo lavoro… certo è assurdo non lavorare insieme!

ANNA - Verrà magari l’occasione quando meno te l’aspetti.

PIERO - Ah!… È difficile sai… non facciamoci illusioni. Amore…

ANNA - Caro. (Si baciano sulle due guance. Piero fa un largo saluto con la mano verso Franchino che sta seduto voltato verso di loro. Poi esce)

ANNA - Un secondo e andiamo. (Va velocemente verso l’interno. Il ragazzo si alza e con passo curioso va a sedersi alla batteria. Prende le bacchette, guarda un attimo in su e poi deciso comincia a pestarci sopra. Anna rientra di corsa. Ha completato il suo abbigliamento per uscire. È elegante e un po’ vistosa. Corre verso di lui)

ANNA - Franchino, non se ne parla proprio. Non vedi che ore sono? Franchino! (Il rumore è assordante) Franchino! (Il ragazzo, sorridendo, si china di lato e fa partire un registratore che è per terra. Un’orchestra intera ora lo accompagna. Anna viene avanti e si siede sulla sponda del letto battendo il tempo sulla borsa)

SIPARIO