Radici di sole

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RADICI DI SOLE

RADICI DI SOLE

COMMEDIA IN DUE ATTI
DI
ANNA MAURO

“Radici di sole” racconta della comparsa a Palermo di uno strano virus che, colpendo gli ormoni sessuali, uccide gli uomini e le donne dai dodici anni in su. Tutto avviene in una notte, la notte del terrore, e di chi muore non rimane niente perchè i cadaveri si dissolvono nel vento. La città, quindi, resta in mano ai bambini. Anche loro, però, non sono esenti da rischi: chi “sgarrerà” compiendo azioni malvagie di qualsiasi tipo, resterà pietrificato. Il tutto avviene sotto una cupola elettromagnetica che avvolge la città e la protegge dagli adulti ai quali è vietato l’accesso, pena la morte causata dal virus assassino, o meglio giustiziere. A scatenare l’epidemia mortale è il malaffare, l’inciviltà, il malcostume politico, la “città malata”. Ai bambini, unici abitanti, è affidato il compito di salvarla. La terra concede loro vent’anni di tempo. Se ce la faranno, tutta la Sicilia potrà ritornare all’antico splendore; altrimenti, come recita un’ antica profezia, sprofonderà negli abissi marini.

Personaggi
Francesco e Chiara, fratelli
Elvira e Flavio: fratelli
Antonella
Claudia
Alex e Robertino: fratelli
Gaetano
Davide e Daniele, i gemelli figli del bidello.
Sofia
Filippo
Dario
Irene
Sonia
Ivan
Totò
Agostino
































TITOLO DELL'OPERA                             RADICI DI SOLE

AUTORE                                              ANNA MAURO

ANNO DI STESURA                               1989

GENERE                                              TEATRO PER RAGAZZI

ATTI                                                    2

DURATA                                              90'

LINGUA                                                           ITALIANA

AMBIENTAZIONE                                  CONDOMINIO - INTERNO SCUOLA

PERSONAGGI MASCHILI                       12

PERSONAGGI FEMMINILI                      7

DEPOSITATO S.I.A.E.                            SI

TRAMA DELL'OPERA      Racconta della comparsa a Palermo di uno strano virus che, colpendo gli ormoni sessuali, uccide gli uomini e le donne dai dodici anni in su. Tutto avviene in una notte, la notte del terrore, e di chi muore non rimane niente perchè i cadaveri si dissolvono nel vento. La città, quindi, resta in mano ai bambini. Anche loro, però, non sono esenti da rischi: chi "sgarrerà" compiendo azioni malvagie di qualsiasi tipo, resterà pietrificato. Il tutto avviene sotto una cupola elettromagnetica che avvolge la città e la protegge dagli adulti ai quali è vietato l'accesso, pena la morte causata dal virus assassino, o meglio giustiziere. A scatenare l'epidemia mortale è il malaffare, l'inciviltà, il malcostume politico, la "città malata". Ai bambini, unici abitanti, è affidato il compito di salvarla. La terra concede loro vent'anni di tempo. Se ce la faranno, tutta la sicilia potrà ritornare all'antico splendore; altrimenti, come recita un'antica profezia, sprofonderà negli abissi marini.
Prologo

Fragore di tuono in platea.
Il sipario si apre sul pianerottolo di un condominio. Notte.

Francesco
(voce fuori scena)
Mamma, ho sete!
Mamma, alzati, voglio un po’ d’acqua…
Per favore…mamma, ho paura dei tuoni.
Mamma, mamma, rispondimi!
(preso dal panico)
Papà, papà, la mamma non si sveglia!
Papà, non scherzare, ti prego!
(urla)
Papà! Chiara! Chiara!
Chiara
(voce fuori scena)
Che c’è?
Che ti prende?
E’ soltanto un temporale.

Francesco
Macchè temporale e temporale!
Papà e mamma non rispondono…non respirano!
E’ come…come se fossero morti.
Chiara
(sbadigliando)
Che sei scemo! Ti staranno prendendo in giro…

Francesco
Vieni, corri, sbrigati!
Chiara
E mamma, rispondigli!
Non vedi che hai un coniglio per figlio?
Francesco
Io telefono alla nonna.
Chiara
E dai, non ci fate spaventare!
Francesco
Non rispondono, chiara, non rispondono.
Ed è notte…
Devono per forza essere a casa.
Chiara
(addolorata e confusa)
Mamma…
Francesco
(sconvolto)
Sono morti Chiara!….
Al 113…
Dio mio, non rispondono nemmeno qui.
Ma che diavolo succede?
Aiuto! Aiuto!

(i due fratelli entrano di corsa in scena e bussano violentemente alla porta dell’appartamento di fronte)

Alex
(si affaccia sbadigliando)
Ma che ore sono?

Francesco
(strattonandolo)
Franci, per carità, chiama tua madre!
Mio padre e mia madre non …
(in preda al panico, entra urlando a casa dei vicini, seguito dalla sorella in lacrime e singhiozzi e dall’amico stupito)
Signora Tusa! Signora Tusa!
Alex
Mamma, mamma…Papà!
(urla piangendo)
Mamma!

(la scena , diventa quanto mai movimentata nel momento in cui i tre bambini rientrano. Francesco è terrorizzato e alla ricerca di un appiglio per rigettare la sconvolgente realtà, Chiara si abbandona ad un pianto dirotto, Dario è scosso da fremiti )

Francesco
Mamma mia, mamma mia, vuoi vedere che sono morti anche loro?!
Alex
(urla, affrontando bruscamente Francesco)
Morti, ma che dici?
(confuso)
Non è possibile, non può essere vero!
(concitato)
…telefoniamo alla polizia…
Francesco
Già fatto, non risponde nessuno.

Robertino
(entra in scena sbadigliando)
Ma che c’è il terremoto?
Francesco
(a Chiara) Non gli dire niente, potrebbe preoccuparsi. Io salgo a chiamare aiuto.
Robertino
Parlo con voi. Alex, perché ci hanno svegliato? Mamma e papà dove sono? (silenzio)
Alex
Ormai sei grande Robertino, devi saperlo. Forse sono morti…forse (indica Dario)…anche suo padre e sua madre….
Robertino
Evviva! Hip, hip hip, urrà! Ma sei sicuro? Liberi, siamo liberi. Finalmente! E che ci voleva? Maria Maria Maria, che bello! Manco pare vero. Morti. Finalmente.
Chiara
Ma tu bestemmi!
Robertino
Tu bestemmi, tu non capisci la nostra fortuna. Uno. Non li sentiremo più litigare. Due. Non saremo più sgridati. (Scimmiotta la madre) Roby, saluta e dai la mano alla signora….Francesco, non t’ingozzare e non parlare con la bocca piena. Frà, potrai mangiarti tutto il mondo. E io, io potrò parlare in dialetto senza che nessuno mi riprenda più. E ti ricordi, Frà? Roby, non fare le boccacce.
Francesco
Non voglio più sentirti. Vado giù a chiamare aiuto. (esce di scena)
Robertino
Non fare le boccacce? Tiè, tiè e tiè! (fa una serie di boccacce). Nessuno, dico nessuno, oserà più rimproverarci.

Chiara
Nessuno? Ma che cavolo dici? Ti rendi conto?...tuo padre, tua madre…sembri uscito da un cartone giapponese della serie “fesserie a volontà”. E poi, chi ti assicura che non saremo adottati…brrrr.te l’immagini? Un patrigno e una matrigna….magari come quelli di David Copperfield e di Biancaneve. Brrrr…
Robertino
Ah, sì! E noi scappiamo, che problemi ci sono. Rubiamo le chiavi di casa e la notte scappiamo.
Chiara
Ma bravo! Così quando ci riprendono ci chiudono all’orfanotrofio.
Robertino
Ah, sì? E noi scappiamo., che problemi ci sono. Annodiamo le lenzuola, le caliamo dalla finestra e scappiamo.
Chiara
E se ci sono le sbarre?
Robertino
Siii…le seghiamo e scappiamo.

Francesco entra in scena, seguito da Dario e Francesca, che regge un fagotto fra le braccia.

Francesco
Soli, non ci crederete. Siamo rimasti solo noi bambini. Nessuno dei genitori ha risposto.
Dario
Non solo! Nemmeno mio fratello e mia sorella si sono svegliati.
Alex
E’ strano però, anche loro sono piccoli. Non hanno quindici e sedici anni?
Dario
Piccoli, piccoli, ringrazia il cielo che forse sono morti: Sennò ti spaccherebbero il muso al sentirsi chiamare piccoli da te.
Francesco
E smettetela di pizzicarvi. Forse ancora non vi rendete conto che di quello che sta accadendo. Siamo rimasti soli, lo capite? Che facciamo? Mannaggia! Siamo rimasti solo noi in tutto il condominio.
Chiara
Tutto? No, manca Irene. Dov’è Irene?
Francesca
Ve lo dico io dov’è Irene. Il genio è rimasto su a telefonare ai parenti. Si è degnata di comunicarci che avrebbe preso la propria agenda personale per telefonare a tappeto a tutti i suoi conoscenti: da Palermo a Canicattì, da Messina ad Aosta, da Treviso a Buenos Aires. Il genio sicuramente saprà cosa fare.
Chiara
Esagerata!
Francesca
Come sempre. E ha voluto anche il numero di telefono della famiglia di mia madre, perché lo sai, no? Mia madre è inglese.
Francesco
Mi chiedo cosa possa essere successo.
Alex
Chissà, forse una fuga di gas.
Dario
Ma che dici? Se così fosse, dovremmo essere tutti morti.
Francesco
Osservazione esatta, Dario. E poi…non credo che tutto ciò sia limitato al nostro palazzo. Altrimenti non si spiegherebbe perché i nonni non hanno risposto e così la zia Teresa…per non parlare poi del113. E’ proprio un mistero. Comunque sia, aspettiamo che venga Irene. Lei sicuramente ci porterà delle novità…almeno spero.
Dario
Aspetta un attimo…che ne dite di telefonare a qualcuno dei nostri amici, dei nostri compagni, dei nostri coetanei, insomma…chissà!
Alex
Buona idea. Su, vai a telefonare.
Francesco
Io?
Dario
E chi, io?
Francesco
Ma io mi spavento.
In coro tutti, tranne Robertino
Io pure.
Robertino
Fifoni! E che problema c’è. Adesso prendo il telefono amplificato senza fili che usa mio padre e…
Dario
Usava…
Robertino
Mannaggia, perché mi devi sempre interrompere? (esce di scena) Unn’è, unn’è…ah, eccolo qua. (entra in scena con un telefono). Con questo possiamo sentire tutti. Mio padre lo usa alle televisioni private.
Chiara
Dai qua, Roby, è meglio che lo usi Franci. Tu sei troppo eccitato. Franci, telefona a Flavio. Ricordo il suo numero a memoria. Tieni, prendi, il numero è 2256…no!...224104 ecco!
Francesco
Niente, che disdetta, risulta libero, libero e libero.
Flavio
(con la voce impastata dal sonno) Pronto…
Francesco
(concitato) Flavio, Flavio, svegliati…una cosa terribile! Tutti i nostri genitori sono morti.
Flavio
Tutti i vostri genitori? Ma perché quanti ne avete?
Francesco
(conta i compagni) Cinque più uno al telefono sei. Sei per due?
Coro
Dodici.
Francesco
Dodici, dodici genitori e due sorelle e…un fratello.
Flavio
Dì un po’, sei impazzito?
Francesco
E’ troppo difficile da spiegare. Chiama tuo padre o tua madre.
Flavio
Ma ieri sera non si sono ritirati. C’è la baby-sitter. Nancy! Nancy! (urla) Nancy! (piange terrorizzato, lasciando intuire che la baby-sitter non si sveglia)
Robertino
E s’attummuliò puru Nenzi (# e anche Nancy ha seguito la sorte degli altri)
Francesco
Animo Flavio! Ora ti dico cosa devi fare. Per prima cosa sveglia tua sorella, mi raccomando, non la fare spaventare.
Poi, fatevi il giro del giro del residence e chiamate tutti gli altri bambini. Poi, poi…(rivolto agli altri)…e poi?
Chiara
Diamoci appuntamento a scuola.
Dario
Sì, furba. Il cancello e il portone sono chiusi col catenaccio. Chi ci dà la chiave?
Alex
Il bidello!?
Dario
L’altro furbo ha parlato. Il bidello è grande, punto, quindi si presume che il bidello sia morto, punto e a capo.
Francesco
Sbrigatevi! (alludendo a Flavio che piange al telefono)Questo non la smette più di piangere.
Francesca
I gemelli.
Francesco
Sì, i figli del bidello. Abitano nella palazzina dello stigliolaro.
Gli altri in coro, tranne Robertino
Di chi?
Robertino
Ma ti possono capire mai? Puoi parlare in dialetto. Loro (alludendo ai genitori) non ci sono più. (rivolto agli altri) Dello stigghiularu, di quello che fa i stigghiuoli.

(# a Palermo, lo stigghiularu è colui che arrostisce le interiora di vitello)

Francesco
Ma è proprio davanti al residence. Flavio, ascoltami bene. Appena esci dal cancello, suona i campanelli nella palazzina dove cucinano le budella. Lì abitano i gemelli. Dì loro di frugare nelle tasche dei pantaloni del padre per cercare le chiavi della scuola e di accompagnarti. Se per la strada senti qualcuno chiamare aiuto, portalo con te. Ci vediamo davanti la nostra scuola. Ah! Non dimenticate i neonati e le provviste. Ah! E gli animali, poveretti!
Flavio
E le case? Le lasciamo aperte?
Francesco
No, prendiamo le chiavi….potrebbero servirci…e tiriamo le porte.
Irene
(entrando in scena) In testa a chi?
Francesco
Ciao Flavio, a presto (a Irene) Cos’hai da blaterare?
Irene
Certo, usi sempre dei termini impropri. Si dice “ e richiudiamo le porte”:
Francesca
Ha parlato miss perfezione.
Robertino
Hi, hi, la professoressa nana.
Francesco
Zitti, zitti, zitti. Hai telefonato piuttosto?
Irene
Innanzitutto mi devo complimentare per l’alta considerazione che avete tutti della mia persona. Comunque…lasciamo perdere. Certo! Ho telefonato in tutta la provincia e , come prevedevo, hanno risposto al telefono soltanto bambini. Inoltre mi sono premurata ad ampliare il raggio delle telefonate a tutta la nazione e qui ho potuto constatare che tutto procede normalmente. Li ho messi a conoscenza della situazione e mi hanno assicurato che studieranno un piano per assisterci.
Dario
Irene, per favore, ma cosa può essere successo? Tu cosa ne pensi?
Irene
Non c’è altra spiegazione allo stato attuale. Dalla morte di mia sorella ed esaminando i campioni di bambini sopravvissuti, posso dedurre che trattasi di un’epidemia, provocata quasi sicuramente da un virus sconosciuto, che ha colpito il genere umano residente in questa provincia. L’età dei colpiti oscilla fra gli undici, e quindi dall’età prepubere, ai cento e più anni. Che il virus attacchi gli ormoni sessuali mi appare come la cosa più probabile. Tuttavia, potrebbe anche tratarsi di morte apparente. Non si può infatti escludere una tale ipotesi considerando il fatto che, casi suddetti, possano raggiungere la durata di trentasei e più ore. Non ci resta che aspettare.
Dario
Aspettare? Ma sei ammattita? Flavio ci aspetta. Prendiamo le provviste e le chiavi e andiamo via da qui. Mi sta venendo la tremarella.
Francesca
Anche a me. Ho i sudori freddi.
Francesco
Mamma mia, i brividi mi stanno attassannu (# mi stanno paralizzando).
Irene
Sappiate allora che la paura si supera giocando a spaventare e a spaventarsi. Allora … (grida e comincia ad aggirarsi fra i compagni cercando di spaventarli)…Uuh! Uhhhhhhhhh!
Robertino
Mi staiu addivittiennu. Uuuuuuuuuuuuuuh! Uuuuuh! Il lupo cattivooo! Uuuuuuuuh! Uuuuuuuuuh!

Tutti fuggono urlando da una quinta all’altra cercando di racimolare i sacchi delle provviste. Sipario.


PRIMO ATTO

Il sipario si apre sull’aula magna della scuola elementare. In scena Flavio e Antonella. Il primo passeggia nervosamente, l’altra esegue esercizi di ginnastica.

Flavio
Non capisco come ancora non arrivino. (a Gaetano che sta entrando in scena) Niente? (Gaetano scuote la testa) Avete chiuso porte e finestre? (Gaetano annuisce) Non meravigliarti di queste precauzioni. In fondo non sappiamo bene cosa può essere successo. Chi lo sa, potrebbe anche trattarsi di extraterrestri.
Antonella
E.T.?
Gaetano
Sì, etchi. (starnutisce) Che c’entra…E.T. era un film, questo no. Questa è realtà. (Antonella, imperterrita, riprende i suoi esercizi di ginnastica) Ma che fai tu? Finiscila d’annacarti, mi stai facendo girare gli occhi.
Antonella
Non lo vedi cosa faccio o sei diventato cieco? Mi alleno, no?
Gaetano
Tra qualche ora forse moriremo tutti e tu ti alleni? Mah!
Antonella
Non è possibile che moriremo fra qualche ora, io domenica devo gareggiare.
Gaetano
Ah, devi gareggiare. La signorina deve gareggiare. Ma allora veramente sei tutta allallata.
Antonella
Senti qua. Ficcatelo bene in testa. Qualunque cosa accada, io gareggerò. E’ da due anni che aspetto questo momento.
Gaetano
Ah sì, devi per forza gareggiare, allenati allora, mi raccomando. Fammi vedere un po’ quest’esercizio. Bene! Non è ancora perfetto, ma per domenica ce la farai. Ma roba da matti…la signorina deve gareggiare…(esce di scena)
Flavio
(osserva alla finestra) Venite, presto, venite!
Antonella, Claudia, Gaetano
Sono arrivati?
Flavio
Ma quando mai! Però, guardate che meraviglia, albeggia!
Claudia
Che cos’è che s’impiglia nella treccia?
Flavio
AL-BE-GGIA. L’alba, l’alba, perdio! (fra sè) Ci mancava solo che si scordasse l’apparecchio acustico a casa.
Claudia
Ma è tutto rosso! E’questa l’alba? Non l’avevo mai vista.
Antonella
Non l’avevamo capito. Ogni giorno arrivi a scuola non prima delle nove!
Claudia
Non è vero, non è vero che mi piacciono le suore!
Gli altri in coro
Santo cielo!
Gaetano
E’ tardi, Flavio, è proprio tardi. Dobbiamo decidere il da farsi.
Claudia
Ma ti pare proprio questo il momento di specchiarsi?
Gaetano
Certo che non lo è. Eppoi io sono bellissimo. Piuttosto, dov’è Elvira?
Flavio
Starà sicuramente badando ai neonati in prima C
Claudia
Salute.
Flavio
Grazie…Niente, è proprio necessario andare a casa di Claudia per…
Claudia
Ma…
Flavio
Zitta…Prendere quel benedetto apparecchio acustico…
Claudia
Ma io…
Flavio
Ho detto zitta!...e ficcarglielo in quelle maledette orecchie. Non se ne può più e se continua così, prima di dopodomani, rischiamo tutti di finire in manicomio.
Claudia
Ma io Flavio…
Flavio
Per favore!
Claudia
Aspetta Flavio, fammi parlare un attimo. Non c’è bisogno dell’apparecchio. Ce l’ho già.
Flavio
(guardandole le orecchie) Dov’è? Dov’è? Non lo dico io che questa ci fa ricoverare tutti? Sei diventata bugiarda oltre che sorda? La verità è che hai paura di tornare a casa tua.
Claudia
Non è vero, eppoi non sono né sorda, né bugiarda. Ci sento Flavio, ti dico che ci sento. Che bello! E’ come se mi avessero messo un impianto stereo nelle orecchie.
Flavio
Ma cosa mi dici mai…ci senti? Ah sì e vediamo se ci senti…(ammiccando) Supercalifragilistichespiralidoso. (a Claudia) Che ho detto?
Claudia
Supercalifragilistichespiralidoso. Che ho detto?
Flavio
(attonito) Non è possibile. Ci sta prendendo in giro.
Antonella
Ma sì, tanto io vincerò le gare di ginnastica.
Claudia
Ma sì, tanto io vincerò le gare di ginnastica.
Antonella
Non è vero, non tu, non tu, le vincerò io.
Flavio
Calma, Antonella, calmati un po’, santa pazienza. E’ chiaro. Claudia ha riacquistato l’udito. (a Claudia) Evviva Claudia, tu ci senti.
Claudia
Calma, Antonella, calmati un po’, santa pazienza. E’ chiaro. Claudia ha riacquistato l’udito. (a Claudia) Evviva Claudia, tu ci senti. Ma…ma Claudia sono io, allora Claudia ci sente. Evviva! Claudia ci sente! (esce di scena saltellando felice e incrociando Sofia, che spinge a viva forza Marco e i gemelli piangenti sul proscenio)
Sofia
E smettetela, smettetela ho detto, siete proprio insopportabili! Per favore…Flavio, divertiti un po’ tu adesso con questi tre piagnoni: Non ce la facciamo più. Piangono ininterrottamente….siamo stanchissime, ci danno più lavoro loro di tutti i neonati messi assieme: Non solo! Appena piangono, cioè quasi sempre, tutti i neonati si uniscono a loro.
Flavio
Proprio un bel coro, non c’è che dire. Bene, anzi male. Ci mancava solo questa. Comunque, dovranno pur avere qualche cosa che li innervosisce. Vediamo un po’ (rivolto ai tre fratelli) Si può sapere cos’avete?
I gemelli
Ihhhhh! Voglio la mamma! Iiiiiiiiiih!
Flavio
Ma la mamma non c’è…
I gemelli
Iiiihhhhh! Voglio la mamma! Iiiiiiiiiih!
Antonella, Gaetano e Sofia
La mamma non c’è.
I gemelli
(piangendo più forte e battendo i piedi per terra)
Iiiihhhhh! Voglio la mamma! Iiiiiiiiiih!
Sofia
Volete la mamma?
I gemelli
(smettendo di piangere e con speranzosa attenzione) Siih!!
Sofia
(batte le mani e gira il palmo) Eccola qui!

I tre riprendono il loro pianto angoscioso e singhiozzato con più veemenza.

Gaetano
Ora mi spiego tante cose. Ora capisco perché il bidello era sempre arraggiato, sempre sgarbato, sempre seccato. Pareva che aveva sempre il morto per davanti. E sfido io! Cu tri figgi picchiusi com’a chisti, s’avia a ricriari a creatura.
Elvira
(entra in scena di corsa) Eccoli, eccoli, sono arrivati. Sono tantissimi…Sofia, siamo consumate, ci sono pure un sacco di neonati.
Flavio
Su, su, andate ad aiutarli. Tutti i neonati in prima C. Voi portate le provviste in palestra. (entrano Mario e Francesco)
Finalmente! Cominciavo a stare in pensiero. Ma perché avete impiegato tutto questo tempo?
Francesco
Adesso ti racconto. Prima però, fammi sedere, fammi riposare, ho le gambe a pezzi e la gola secca. Dammi un po’ d’acqua. (si siede) Ah, che sollievo!
Flavio
Allora?
Francesco
Prima di tutto abbiamo raccolto una quarantina di bambini. Alcuni avevano già telefonato ai loro parenti fuori città…Messina, Roma, Trapani per intenderci. Ma, a quanto pare, in nessun posto al di là della nostra provincia si è verificato un evento simile. Tutto era regolare e tranquillo. I parenti, è ovvio, si sono allarmati moltissimo ed hanno promesso che faranno il possibile, più che il possibile per aiutarci e per raggiungerci al più presto possibile.
Flavio
Sì, d’accordo, ma questo non giustifica il vostro ritardo. E’ quasi mezzogiorno!
Francesco
Non ho finito, un momento, dammi il tempo di respirare. Allora…mentre eravamo in cammino per raggiungervi, abbiamo sentito delle grida provenire dalla villa dell’onorevole Mangiò
Flavio
E chi è?
Francesco
Quello che ha quella villa megagalattica proprio alle spalle di casa mia.
Flavio
Ah, sì sì, continua, continua.
Sofia
(entra in scena e porge un bicchiere d’acqua a Francesco) Tieni l’acqua.
Francesco
Grazie. (beve avidamente) Ahhhh! Bene, cosa dicevo…ah!, la villa dell’onorevole…Dunque al rumore di quelle grida ci siamo avvicinati al cancello e abbiamo bussato. Niente. Nessuno si degnava di aprire. Intanto la voce saliva di tono e diventava sempre più stizzosa. Che cosa potevamo fare? Abbiamo risuonato. Ancora niente. Ci siamo messi a scampanellare a più non posso e finalmente, vista l’insistenza, la tizia ha finalmente risposto al citofono, aprendoci anche il cancello. Improvvisamente due alani enormi si sono scagliati contro il cancello che nel frattempo si era quasi tutto spalancato. Pensa un po’ che situazione, mi vengono i brividi al solo pensarci, noi lì, spaventati morti e i due grossi alani che ringhiavano ferocemente, digrignando i denti. Ce la stavamo facendo addosso quando, improvvisamente, è accaduto un qualcosa di incredibile, stupefacente. Non so nemmeno come dirtelo. La fine del mondo. Tutto è crollato nel buio e per contrasto il cielo si è illuminato di tanti colori…rosso…giallo…verde….Tutti i colori del mondo…una cosa fantastica.
Flavio
Ma sì, saranno stati i lampi.
Francesco
Erano colori, colori ti dico, colori che si succedevano ad intermittenza e che…
Flavio
Ho capito, va…
Francesco
Non mi credi, vero? Pensi che abbia avuto le traveggole…
Flavio
Sì, se proprio vuoi saperlo, non ti credo. Ma dove siamo arrivati, stiamo tutti impazzendo?
Francesco
Tu l’hai avuta sempre con me, per questo non mi credi. In classe hai sempre sostenuto che lavoro troppo di fantasia, che sono un bugiardo e un inventafrottole. Per questo non mi credi, ma stavolta, caro mio, mi devi credere per forza perché non ero solo. Quello che ho visto io l’hanno visto tutti gli altri bambini, quaranta bambini che possono testimoniarti tutto quello che ti ho detto. E vediamo un po’ se ci credi o no, cribbio!
Flavio
Va bene, va bene, fai sempre la parte del martire. Comunque… per adesso m’interessa soltanto sapere, poi verificherò quello che dici. Vediamo come va a finire. Continua.
Dario
Flavio, vedi che ti sbagli, quello che ha detto Francesco è vero, è proprio vero…è la pura verità.
Francesco
Lascia stare, Dario, tanto non ci crede lo stesso. Comunque, dicevo, cribbio…i cani latravano…quei denti aguzzi, brrr…ma, appena ha fatto buio ed il cielo ha cominciato a colorarsi, i cani, improvvisamente, si sono accucciati. Guaivano spaventati….e allora…
Dario
E allora ho preso il coraggio a quattro mani, ho superato il cancello e ho raggiunto di corsa il portone.
Francesco
Ed io, insieme a Mario e Robertino appresso a lui, cribbio!
Dario
La tizietta che ci ha aperto la porta era in preda ad una crisi isterica: Continuava a chiamare a gran voce la balia, la cuoca, la cameriera e chissà quante altre schifie.
Flavio
Ma chi era questa?
Francesco
Ma la figlia dell’onorevole, te l’ho detto! Una pazza isterica, capricciosa e viziata.
Dario
Schifio. Pretendeva che qualcuno di noi le allacciasse le scarpe, che altri le togliessero il pigiama e altri ancora la rivestissero e le preparassero la colazione. Una piattola, Flavio, una piattola.
Francesco
Non solo! Si è piazzata davanti al cancello chiamando a gran voce il suo autista. E non si muoveva! Perché lei non era abituata a camminare a piedi, lei! Aveva la macchina e l’autista personale, lei! C’è voluto del bello e del brutto per convincerci a seguirla. Ma alla fine ci siamo riusciti.
Flavio
Bene! Avete portato le provviste? I pannolini per i neonati? Il latte e la frutta?
Francesco
Tutto: Praticamente abbiamo svuotato le dispense e i frigoriferi…ma Dario, non stiamo dimenticando qualcosa?
Chiara
Certo che sì. Le guarigioni improvvise.
Flavio
Cosa?
Chiara
Parlo io, parlo io che c’ero. Mentre eravamo fuori dal cancello….ah! dimenticavo di dirti che avevamo poco prima osservato un metronotte a terra, un autobus schiantato contro un muro con l’autista accasciato sul volante e più avanti ancora il fornaio, anche lui per terra, davanti il panificio. Che scena, sembrava un film dell’orrore. Insieme a noi c’erano tre bambini con gli occhiali e Filippo, quel bambino handicappato di seconda che ha l’insegnante di sostegno.
Flavio
Sì, quel poveretto che non cammina e sta sempre con la testa ciondoloni e la lingua penzoloni. Si chiama Filippo?
Chiara
Sì, Filippo. Era portato a braccia da altri bambini. Quando è successo quel fenomeno che Irene chiama elettrico…perché non lo so…poi te lo fai spiegare, il metronotte, il fornaio e l’autista hanno cominciato a scomparire, a dissolversi.
Flavio
Ma che dici Chiara? Non è possibile!
Chiara
Lo credevo anch’io…mi pizzicavo in continuazione per costringermi a credere di non sognare. Ma lla fine, al loro posto, era rimasto solo un alone giallastro e i quattro che reggevano Filippo, meravigliatissimi e stupiti, puoi ben immaginare, lo hanno lasciato cadere a terra.
Flavio
Poveretto!
Chiara
Che poveretto…è stata la sua fortuna. Si è rialzato da solo. Non in piedi, a quattro zampe, normale come noi, ti dico. Ha sollevato la testa, si è guardato intorno con stupore ed è scoppiato in un pianto a dirotto. Non lo si poteva tenere più Piangeva, rideva, non sapeva cosa fare. Era felice.
Flavio
Cosa mi dici…è incredibile!
Chiara
E non è finita qui. Francesca e gli altri bambini che portavano gli occhiali avevano fastidio agli occhi e sai perché?
Flavio
Aspetta, aspetta. Avevano riacquistato totalmente la vista. Adesso sì che ti credo. Ho le prove.
Francesco
Che prove, quali prove?
Flavio
Sarà stato nello stesso momento. (entra Irene) Sì certo, perché non dovrebbe…Claudia, una mia vicina di casa, è quasi sorda dalla nascita. Nella fretta aveva dimenticato l’apparecchio acustico a casa. Ebbene, improvvisamente ha riacquistato l’udito.
Irene
Stai confermando la mia tesi. La dissolvenza dei cadaveri, perché di cadaveri si tratta, sprigiona fluidi magnetici positivi a favore di bambini non perfettamente sani o assolutamente disabili. Filippo ne è la prova più eclatante.
Francesco
Allora…che lampo di genio! Se quello che ha detto Irene, dovesse rispondere a verità, tutti i nostri coetanei ricoverati all’ospedale dei bambini dovrebbero essere guariti.
Irene
E già.
Flavio
Cosa aspettiamo allora? Andiamo a verificare. Dove si trova l’ospedale dei bambini?
Dario
Io conosco la strada e badate che è un po’ distante. A mezzi di trasporto come stiamo?
Flavio
Benissimo, quelli non mancano. Io ho portato con me lo skateboard, Franci i pattini e …(entra Gaetano)
Gaetano
E io la bicicletta. Vi accompagno. Vi aggancerete a me.
Francesco
Chiara e Irene, occhio ai bambini. Quando torneremo, eleggeremo un capo e assegneremo i compiti ad ognuno di noi. Preparate qualcosa da mangiare, lo porteremo con noi. Non sappiamo bene il tempo che impiegheremo.
Chiara
State attenti per favore…e fate presto.
Sonia
(entrando in scena) Si vede che in questo posto che chiamate scuola non si paga. Che è gratis. Mio padre lo ripete sempre ... “Cose franche, cose stanche”. D’altra parte non tutti possono permettersi un istituto come quello che frequento io. Roba per signori, non per borghesucci come voi.. Ma poi, che polvere, che sporcizia! Ma non la puliscono mai questa scuola?
Chiara
Perché non lo fai tu, se proprio ti fa piacere.
Sonia
Dì un po’, sei matta? Per chi mi hai preso? Sai chi è mio padre?
Chiara
No.
Sonia
Mio padre è onorevole.
Chiara
Sapessi quanto me ne frego. A quest’ora sarà bello e scomparso come tutti gli altri.
Sonia
Tuo padre e tua madre sono belli e scomparsi. Mio padre e mia madre, invece, sono vivi. Sai, sono in giro per il mondo: Honolulu, Miami, Istanbul, un viaggio di piacere. Loro sì che sanno godersi la vita.
Chiara
Che genitori affezionati che hai. Peccato però, avrebbero potuto portarti con loro.
Sonia
Non hanno potuto invece. Perché le crociere che gli sono state offerte da un’agenzia di viaggi erano soltanto per due persone. Ma in men che non si dica, verranno a prendermi, vedrai. Certo, dovranno assumere altra servitù…e questo è un problema con i tempi che corrono. Eppure tu mi piaci. Ti proporrò come mia cameriera, lustrascarpe, inserviente personale.
Chiara
(schiattando dalla bile) Ma come sei gentile! Sarò ben lieta di lavorare per te. Grazie.
Sonia
Prego, non c’è di che. (escono di scena, mentre Irene entra con Filippo, che cammina carponi)
Irene
Bravo…così…Adesso…su le braccia! (Filippo alza una gamba, mentre Robertino entra in scena)
Robertino
Che è un cane? Lo stai ammaestrando?
Irene
No. Filippo, anche se ha compiuto otto anni, è come un fanciullo di quattordici mesi, nonostante sia assolutamente guarito. Non ha mai parlato, mai camminato. Ha bisogno di prendere coscienza dello schema corporeo, di stimolare i suoi muscoli. Come vedi gli sto facendo eseguire degli esercizi per il tono muscolare.
Robertino
Schecci coppori, Tonio Muscolari…ma che parli arabo?
Irene
Tono, tono. Non tonio di nome e Muscolari di cognome. (rapita) Il tono muscolare è quello stato di leggera tensione che permane nel muscolo anche quando questo è a riposo.
Robertino
Filippo, senti a me. Se stai ancora cinque minuti con la professoressa nana, ritorni acchiappato come a prima.
Irene
(furente) Handicappato, si dice handicappato.
Robertino
(a Irene) Và a studiare, và a studiare, sennò ti faccio mettere due. (Irene esce di scena invelenita) (a Filippo) Tu ti chiami Fi-li-ppo.
Filippo
Fi-li-ppo.
Robertino
No Filippo staccato, Filippo attaccato, Filippo scivoloso. Così…Filippo.
Filippo
Filippo.
Alex
(entrando in scena) Bravi (batte le mani)
Robertino
Anche tu Filippo (battono tutti e tre le mani, ma Filippo non coordina la battuta).
Robertino
(a Filippo) Non è che devi schiacciare le mosche però. Di nuovo…(Filippo coordina) …bravo!
Alex
Adesso solleva il ginocchio…l’altro..bravo…Roby aiutami…prima un piede, poi l’altro.
Robertino
Ale, dobbiamo insegnargli a parlare. (a Filippo) Filippo, io parlo e tu chiedi…cos’è? E io (prende una sedia) Sedia. Capito? Mamma.
Filippo
Mamma, cos’è?
Robertino
Evviva lo scecco che sono! E adesso che gli dico? Vieni Filippo, vieni dalla professoressa nana. Anche se è nana, è l’unica all’altezza della situazione. (escono di scena)
Sofia
(entra in scena con Francesca, che regge il fagotto col bambolotto fra le braccia) Che stanchezza, che stanchezza Francesca. Vieni, riposiamoci un po’. Adesso capisco perché mio padre e mia madre hanno deciso di non avere più figli, nonostante le mie insistenze.
Francesca
Invece i miei me l’hanno lasciato in eredità. Dormi bello, fai la ninna, ninna bò, il mio fratellino fa la bobò.
Sofia
Non cantare forte, altrimenti si sveglia di nuovo. Speriamo che i nostri parenti arrivino presto…non ce la faccio più. Non abbiamo neppure il tempo per giocare.
Francesca
E dire che forse stiamo perdendo la nostra unica occasione. Giocare notte e giorno. (entra in scena Chiara) Cosa vuoi farci…la scuola, i compiti, la televisione, abitualmente mica te ne lasciano tanto di tempo.
Chiara
Alla prima occasione torno a casa mia e sapete cosa faccio? Prendo i giocattoli con cui i miei genitori giocavano da bambini e mi ci metto a giocare. E’ stato da sempre il mio più grande desiderio, ma papà e mamma me l’hanno sempre vietato. Categoricamente! (entra in scena Claudia e va a sedersi in un angolo)
Sofia
Chissà se Irene ha mai giocato in vita sua…Indovinate cos’ha risposto qualche ora fa quando le ho chiesto cosa rimpiangeva?
Chiara
Boh!?
Sofia
La scuola, pensate un po’, lo studio…perché lo studio, diceva, la cultura sono la sua linfa vitale. Per erudirsi, per dare la risposta ad ogni perché, per comprendere le cause di un evento che si verifica.
Francesca
Ma che razza di bambina sarà mai…(entra in scena Elvira)
Chiara
Spesso mi sorge il dubbio che si tratti di un’adulta travestita, di una nana. E’ troppo diversa da noi.
Elvira
Appunto. Mi sta sullo stomaco con quell’ aria di saputella.
Claudia
Appena la incontro, le riferisco tutto. Siete delle pettegole.
Sofia
Tu non riferirai niente a nessuno, piccola.
Claudia
Invece sì.
Elvira
Non farai la spia, ti giuro. Altrimenti…
Claudia
Altrimenti cosa?
Elvira
(tirandola per la treccia) Altrimenti ti strappo i capelli uno per uno, brutta strega che non sei altro.
Claudia
Aiuto! Lasciami, mi fai male. Lasciami stare.
Chiara
Il cielo, guardate, si colora. I colori..nel cielo…che succede? Aiuto! (Elvira rimane paralizzata con la treccia fra le mani, incapace di proferire parola)
Francesca
(fuggendo col bambino in braccio) Aiuto!
Chiara
Aiuto! Qualcuno ci aiuti.
Claudia
Elvira, che ti prende? Rispondimi, ti prego. Non fare così. (l’abbraccia ed Elvira riprende a muoversi) Siediti, siediti, cosa ti è successo?
Elvira
Non saprei spiegarti. Ho sentito tutto il mio corpo diventare di pietra. Una cosa terribile. Avrei voluto parlare…ma le parole non mi uscivano dalla bocca.
Claudia
Che spavento! Per un attimo ho avuto paura di perdere anche te. (piange)
Elvira
Perdonami, non volevo farti del male.
Chiara
(Francesco, Dario, Mario, Gaetano e Flavio entrano in scena) Meno male che siete arrivati.
Francesco
Avevamo ragione. Tutti guariti e di adulti neppure l’ombra. Dalle appendiciti alle encefaliti, dalle broncopolmoniti alle leucemie. Ci troviamo davanti a un miracolo.
Dario
Tutti gli ex ammalati hanno formato un’altra base all’ospedale dei bambini. Altri nostri coetanei si sono riuniti in garages, nelle scuole, ovunque: Ci terremo sempre in contatto, almeno finchè non arriveranno i nostri parenti.
Chiara
In contatto? Ma se i telefoni non funzionano…
Gaetano
Andremo a trovarli e ci scambieremo le nostre esperienze.
Ivan
(entra in scena e si dirige verso Chiara) Me le dai duecento lire, me le dai duecento lire…
Chiara
E questo chi è? Da dove salta fuori?
Ivan
Dammi duecento lire, cento lire, mille lire.
Flavio
Non badargli, è uno zingaro. L’abbaiamo raccolto per strada, ha perso il suo accampamento.
Ivan
Ti leggiu a mano. Me le dai duecento lire?
Chiara
E daglie con le duecento lire. Non le ho.
Ivan
Per favore, signora, dammi duecento lire.
Gaetano
Un ci ‘nn’è piccioli. Arrieri!
Ivan
No piccioli. Duecento lire.
Francesco
Tieni le duecento lire e levati di torno. Irene dov’è? Voglio parlare a quattr’occhi con lei.
Irene
(entra in scena) Eccomi.
Francesco
Avevi ragione a proposito dei fluidi positivi.
Irene
Lo so, io ho sempre ragione.
Francesco
Viva la modestia. Irene, devo parlarti di un altro fenomeno, i colori. Abbiamo visto il cielo colorarsi più volte durante la nostra perlustrazione. Tante, tantissime volte e sempre con la stessa frequenza. Il primo colore è un giallo, il secondo è sempre un giallo, ma di una tonalità diversa dalla prima, poi nero, secondo giallo, rosa, azzurro, verde, giallo secondo, giallo primo, marrone, rosa, azzurro, marrone marrone marrone.
Irene
Si tratterà sicuramente di un codice che scatta in un momento ben preciso.
Francesco
Sii più chiara, in che momento?
Irene
Ricordi gli alani? Ti hanno messo al corrente della lite fra Claudia ed Elvira?
Francesco
Ho capito, miseria orba! Il codice annulla un atto di sopraffazione che si compie il quel momento. Ci siamo.
Irene
Siamo grandi. Dobbiamo solo decifrarlo. E’ questa la chiave di quello che sta succedendo.
Irene
Decifreremo il codice, puoi contarci. (Francesco e Irene escono di scena ed incrociano i figli del bidello che piangono)
Sofia
(entra in scena di corsa con Elvira e Francesca, insieme reggono fra le braccia sei bambolotti) Siete contenti adesso che li avete svegliati? Da questo momento in poi ve ne occuperete voi. Tenete. Qui ci sono i biberon e i cicciotti. Se pisciano, cambiategli i pannolini. Via, via, andiamo via ragazze. Adesso la ninna nanna gliela cantano loro, almeno tengono la gola impegnata.
Chiara
Su, Sofia, non essere troppo severa. Aiutiamoli almeno a cantare la ninna nanna, singhiozzano troppo. (Tutti insieme, cullando i bambolotti, intonano una ninna nanna)
Quando scende giù la sera
Ci sei tu
Qui con me.
Com’è bello averti accanto
Nei miei sogni e nella vita.
Mamma, mammina
Quanto amore mi dai
Mamma, mammina
Che dolce e tenera sei.
Non mi lasciare mai
Non mi lasciare mai.
Il mio capo già reclina
quando tu culli me.
Com’è vivo il tuo calore
Se mi stringi forte al cuore
Mamma, mammina
Quanto amore mi dai
Mamma, mammina
Che dolce e tenera sei.
Non mi lasciare mai
Non mi lasciare mai.
Gaetano
Si sono addormentati, portiamoli a letto. Su, venite ad aiutarmi.
Robertino
Fate piano…ssh! Sssh! (esce e rientra in scena toccandosi la maglietta) Lo sapevo, lo sapevo che quel piscialletto m’avrebbe pisciato addosso.

Francesco, Dario, Chiara, Sofia, Francesco, Robertino, Alessandro, Elvira, Claudia, Flavio, Mario, Antonella e Gaetano entrano in scena con una torcia a pile, mangiando chi una merendina, chi del cioccolato, chi scucchiaiando da un barattolo di nutella o di marmellata.

Robertino
(mangiando Nutella) Ah! Mi staju arricriannu. Chi me lo doveva dire che a cinque anni mi potevo mangiare tutta la nutella che volevo senza che nessuno venisse a rompermi le scatole. Sia lodato Gesù Cristo
Coro
Sempre sia lodato.
Robertino
(a Filippo) Ma che mastichi male! Ancora la professoressa nana non te l’ha insegnato a masticare? Si mastica così (batte i denti rumorosamente) Che bella ‘sta nutella. Mi staju arricriannu (a Irene) Tu che mangi, eh? Che è ‘sta porcheria?
Irene
Pane di soia con insalata di soia.
Gaetano
Zocch’è sta soia?
Robertino
Come parli bene, Gaetano, sei il mio dio.
Irene
La soia è una leguminosa ricca di proteine, carboidrati e grassi. La lecitina in essa contenuta protegge la guaina mielinica dei nervi e mantiene in piena efficienza le cellule cerebrali. Dovreste mangiarne anche voi. Riuscireste a diventare intelligenti proprio come me.
Francesca
Guarda che non ci teniamo proprio. (a Sonia, che entra in scena) Tu non mangi?
Sonia
Scherzi? Io non sono abituata a cenare così. Io mi siedo soltanto davanti ad una tavola ben apparecchiata, posate d’argento, bicchieri di cristallo, piatti di porcellana e devono servirmi di tutto punto.
Elvira
Per quanto mi riguarda, puoi morire di fame.
Sonia
Eppoi inizio sempre dall’antipasto e finisco sempre col dessert.
Ivan
(entrando in scena con un sottovaso di plastica) Io fame, io fame. (a Elvira) Me ne dai un po’, signora? Ti lieggiu a manu.
Elvira
Non ce n’è bisogno. Tieni.
Claudia
Vieni qui. Assaggia un po’ della mia cioccolata.
Ivan
Grazie signora (mangia avidamente) Io fame. Dai un po’, io dare santina a te. (distribuisce immaginette sacre a tutti , ricevendo in cambio pezzi di dolce e di merendine). Io fame. Buono, buona, grazie signora.
Irene
Vi verrà la carie.
Tutti in coro
Ma levati...
Robertino
Tu mangiati la sogliola e statti zitta.
Irene
Vi verrà la diarrea, più che la diarrea...La dissenteria! (tutti fanno i debiti scongiuri)
Chiara
Ma ti stai zitta, uccellaccio del malaugurio?
Francesco
Ehi! Vedete che Irene non ha tutti i torti. Se la situazione dovesse rimanere stazionaria, saremo costretti ad organizzarci diversamente. Per domani preparerete un piatto caldo, una minestra, una spaghettata....La cucina a scuola c’è, anche se non la usano mai, la bombola e le pentole pure.
Chiara
Ci penserò io. So cucinare benissimo. E voi....(rivolta alle bambine)...mi aiuterete.
Flavio
L’unico problema è l’acqua. L’autoclave della scuola, in assenza di energia elettrica, non funziona. Domattina andremo a riempire qualche bidone per lavarci e per cucinare. Berremo acqua minerale. Nei depositi e nei supermercati ci sono provviste per secoli.
Gaetano
A furia di sentir parlar d’acqua, mi è venuta una sete...L’acqua dov’è?
Tutti in coro
Boh!
Irene
Io ho portato una cassetta da casa e Sofia ha riempito tutti i biberon dei neonati. Il resto l’abbiamo bevuta oggi. Nelle vostre provviste ce c’è?
Dario
Ma perchè, dovevamo portare l’acqua?
Elvira
Ma non ce l’ha detto nessuno.
Sofia
E che ve lo doveva dire, il Padreterno?
Elvira
Senti chi parla...
Robertino
Forse dovremmo mangiare più sogliola.
Dario
Ehi! Io ho portato delle lattine di birra. Potremo dissetarci.
Gaetano
Se è per questo, io ho qualche bottiglia di vino. Andiamo a prenderle.

Irene e Francesco avanzano sul proscenio

Irene
Ho deciso di passare la notte all’aperto.
Francesco
Perchè?
Irene
Nulla esclude che in qualunque altra base stasera, possano verificarsi episodi analoghi a quello di Claudia ed Elvira. I colori riappariranno. Ebbene, voglio esaminarne la sequenza.
Francesco
Ottima idea. Buona fortuna. (Irene esce di scena, mentre Gaetano e Dario distribuiscono lattine di birra e fiaschi di vino ai compagni che iniziano a bere) (rientra in scena Irene).
Irene
Guarda anche tu, Francesco. Che peccato, non ho visto l’inizio. Il succedersi dei colori è troppo veloce. Ecco...lilla, azzurro, verde, che giallo strano...un altro giallo, sembrerebbe senape. Temo di non farcela.
Francesco
Devi tentare.

I figli del bidello, Davide e Daniele, entrano in scena, trascinando Sonia in lacrime.

Davide
Sei una ladra.
Daniele
Vergognati.
Tutti gli altri
Cos’è successo?
Davide
L’abbiamo sorpresa mentre tentava di rubare l’acqua dal biberon di un neonato.
Chiara
Che vergogna!
Daniele
Per fortuna è stata fermata in tempo. E’ rimasta pietrificata.
Sonia
Che spavento! Ma io non volevo rubare. Avevo sete, tanta sete.
Daniele
Sei una ladra.
Sonia
Non è vero. (piange) Avevo tanta sete, non ce la facevo più a resistere.
Elvira
Tieni, bevi, ma non rubare più.
Francesco
Allora i colori si sono ripresentati durante il tentato furto...datemi una lattina...(Claudia gliela porge)...sopraffazione, furto...uguale azioni malvagie, cattive...(beve)...Irene ha ragione...qualcuno, qualcosa vuole impedirci di fare del male (beve e si siede sul proscenio)

I bambini sono presi dai fumi dell’alcool.

Sofia
Sai Flavio? Volevo confessarti una cosa, ma mi è sempre mancato il coraggio...ti voglio bene.
Flavio
Anch’io. Te ne voglio da quando frequentavamo la prima elementare.

Sofia e Flavio si stringono le mani e si baciano. Dario intona una canzone. Gli altri cantano insieme a lui, accennando una danza. Si crea una baraonda e, alla fine, i bambini crolleranno a terra ubriachi fradici.

Sipario
Fine primo atto

Secondo atto
Sipario.

I bambini cominciano a svegliarsi.

Claudia
Che mal di testa!
Flavio
Le mie povere tempie!
Robertino
Chi duluri, chi mi sientu mali!
Tutti in coro
Ahi! Ahi!
Francesco
Che incubo, ragazzi, che incubo! Ho sognato bambini dietro le sbarre che invocavano aiuto. La testa, Dio, la testa!
Sembrava un carcere...sì, un carcere.
Flavio
Forse il carcere dei minorenni. No, non può essere, i detenuti più giovani hanno quattordici anni...forse un riformatorio.
Francesco
Impossibile. Mio zio, l’avvocato, giorni fa, mi ha spiegato che il riformatorio non esiste più...esistono solo case d’accoglienza.. Sì, proprio così. C’è una comunità simile vicino al carcere minorile, e l’edificio è provvisto di sbarre.
Dario
Non c’è tempo da perdere. Dobbiamo andare a liberarli o moriranno di fame. Ci servono lime, seghe e tante braccia.
Elvira
Tieni la lima per le unghie.
Dario
Ma levati!
Francesco
Andiamo, è qui vicino. Chiederemo aiuto ad un’altra base, troveremo gli attrezzi. Coraggio, tutti i maschi con me.
Robertino
Anche tu, Filippo. Non ti preoccupare se ancora non sai segare. Te lo insegno io. Si sega così (mima un uomo che sega)
Irene
(entra in scena, sbadigliando. Porta con sé un libro) Ecco sì, quel giallo era un senape, quell’altro giallo si chiama...si chiama...ocra, nero, ocra, lilla, azzurro, verde, ocra e quella strana tonalità di marrone è una terra bruciata. Oh, che sonno! (crolla a terra addormentata).

Entra in scena Sofia. Piange sommessamente e siede sul proscenio.

Claudia
(a Elvira) Ma perchè piange?
Elvira
Aspetta un bambino e ha paura.
Francesca
Ormai la frittata è fatta. Perchè non ci pensava ieri sera prima di baciare Flavio?
Chiara
Era ubriaca fradicia, partita completamente.
Elvira
Avrò un nipote, Claudia, sarò zia...veramente preferirei una nipotina.
Chiara
Dovremo tagliarle la pancia...
Francesca
E sì. E’ meglio che ci alleniamo con le bambole di pezza.
Claudia
(armeggia insieme alle altre con forbici e coltello) Secondo voi è meglio con le forbici o col coltello?
Francesca
Secondo me, è meglio con le forbici senza punte arrotondate. (tagliano pance a bambole di pezza, estraendone l’imbottitura) Siamo bravissime. Dobbiamo solo stare attente a non tirare fuori il cuore e lo stomaco.
Antonella
E poi, come gliela richiudiamo la pancia?
Chiara
La cuciamo, no? La richiudiamo a sacchetto e le diamo quattro punti d’unione all’ombelico (le urla di Sofia sono raccapriccianti)
Sofia
Non lo voglio questo bambino. Aiuto, aiuto!
Irene
(svegliandosi) Ma che succede?
Elvira
Ma dove vivi? Sofia aspetta un bambino. Più che un bambino, il figlio di mio fratello. Mio nipote!
Irene
(entra in scena Sonia) Sofia incinta? Ma che dite...
Sonia
Già...come può essere incinta...
Antonella
Come? Ha dato un bacio a Flavio.
Irene
Tutto qui?
Tutte le bambine
Tutto qui?
Francesca
Perchè, cos’altro volevi?
Sonia
Cos’altro? Ma a scuola vostra non fanno lezioni di educazione sessuale? Si vede che nella vostra scuola non si paga, che è gratis. Mio padre lo dice sempre...”cose franche, cose stanche”.
Irene
Non avrebbero bisogno di educazione sessuale, se avvertissero la necessità di approfondire la loro conoscenza. Basterebbe soltanto una guida fidata, però che non dica bugie e che, soprattutto, sappia attenersi scrupolosamente ai fondamenti scientifici.
Francesca
E tu avresti una guida del genere? Ma se sei sempre sola come un cane!
Irene
Eccola qui la mia guida: un vocabolario. Quando ho un dubbio, è lui che consulto. E statene certe, è infallibile. Adesso, Sofia, t’insegno come si fa. Asciugati le lacrime, tanto per cominciare, perchè tanto non sei incinta, né tantomeno qualcuna di queste donne scimmia ti taglierà la pancia in quel modo abominevole. Ecco qui il vocabolario...Bene...tanti eventi sono legati al fenomeno della nascita, e cioè ovulazione, fecondazione, gravidanza o gestazione, parto, puerperio. Ed è proprio la fecondazione ciò che dà inizio ad una nuova vita. Fab...favella....feb....ecco qui, fecondazione....(si abbassano le luci. Dopo un po’ i maschietti entrano in scena portando trionfalmente sulle spalle i due detenuti: Totò e Agostino)
Agostino
Chi pitittu, chi pitittu!
Totò
Mi manciassi un vastidduni, chi pitittu!
Sonia
Che sono volgari! Parlano in dialetto...ma cosa dicono?
Flavio
Neanch’io riesco a capirli. Ci vorrebbe un interprete. Roby, Roby! Tu che sei un poliglotta, vuoi tradurre per piacere?
Robertino
Ma certo, che ci vuole, che problemi ci sono...E che, l’arca di scienze, la professoressa nana non lo sa fare? Vriogna! Parla Totò.
Totò
Chi pitittu, chi pitittu!
Robertino
Che appetito, che appetito!
Agostino
Mi manciassi un vastidduni. Chi pitittu.
Robertino
Mi mangerei un vastellone. Che appetito!
Claudia
Ma che cos’è un vastellone?
Totò
Ahi, mi s’inturciunianu tutti i vuriedda.
Francesco
Ma lasciateli in pace, non vedete come soffrono? Dategli qualcosa da mangiare, piuttosto...sono digiuni da due giorni.
Tutti in coro
Poverini! (Chiara e Antonella escono di scena)
Elvira
Ma come avete fatto a liberarli...non ci posso pensare. Avrebbero potuto morire di fame.
Flavio
Sapessi, sorellina mia.
Agostino
Chi panza vacanti chi aju, Totò. Puru a mia i vuriedda mi si stannu ’nturciuniannu.

Entrano in scena Chiara ed Antonella con del cibo, che Totò e Agostino mangiano avidamente.

Dario
Che impresa, ragazzi! Avreste dovuto vederci. Altro che Rambo, Rocky e Swarzenegher!
Francesco
Che organizzazione ragazze, che organizzazione! Abbiamo chiesto aiuto ad un’altra base, abbiamo scassinato tre negozi di ferramenta e siamo andati alla casa d’accoglienza...
Gaetano
...dove ci aspettava una triste sorpresa. Le sbarre erano a cinque metri da terra.
Flavio
Ma noi non ci siamo persi d’animo. Ci siamo messi a cavalcioni gli uni sugli altri e quelli che erano in cima hanno cominciato a segare. E allora facciamo un grosso applauso ai gemelli, i figli del bidello. Signori e signorine, sono stati grandi e che muscoli!

Tutti applaudono mentre i gemelli assumono pose da culturisti fra i fischi d’ammirazione delle bambine.
Chiara
Che giornate! Io vado a cucinare la pasta, chi mi aiuta? (esce di scena con Claudia, Antonella e Sofia)
Totò
Mi staju arripigghiannu. Due giorni senza mangiare e senza bere.
Sonia
Ma allora sapete parlare in italiano!
Agostino
Certo che sì. Era la fame che ci faceva sparlare. Due giorni chiusi a chiave, con la puzza che veniva dal cesso perchè non c’era acqua.
Elvira
Si vede che siete sciupati. Ma che cosa avevate fatto di male per trovarvi lì? Perchè vi hanno messo dentro?
Totò
A mia perchè facevo il corriere di bustine, a iddu picchì arrubbava.
Agostino
Io non rubavo. E’ ladro e ruba chi ha e vuole avere di più. Io prendevo perchè avevo fame.
Francesca
Ma che prendevi?
Agostino
Autoradio, specchietti retrovisori. Poi li portavo a casa e mio fratello li vendeva per comprare da mangiare.
Francesca
Ma scusami tanto...non poteva andare a lavorare?
Agostino e Totò
Lavoro?
Agostino
Lo ha cercato da quando ha avuto l’età della ragione. Ha fatto di tutto...il muratore e l’impresa falliva, il meccanico e poi non veniva pagato. Tutti quelli del governo si impegnavano, promettevano e dopo le elezioni non se ne parlava più. E allora mio fratello s’è messo a vendere tutto quello che riuscivo a prendere io.
Sonia
Appena mio padre viene a prendermi gli faccio promettere di farvi dare un lavoro, glielo faccio giurare. A me non dirà di no.
Totò
Ma perchè, tuo padre chi è?
Elvira
Come, non lo sai? Suo padre è un pezzo grosso.
Sonia
Mio padre è l’onorevole Mangiò.
Totò
C’un saccu i picciuli si pappò.
Agostino
Va buona và, l’acqua rintra mi misi. Tienitelo stretto il tuo papà onorevole del cavolo e fallo sparire. E, ti raccomando, non gli fare promettere niente, perchè tanto sarà come tutti gli altri. Promesse, promesse, promesse solo per avere voti. Ma i nostri voti non può averli perchè non siamo maggiorenni.
Totò
Salatelo il tuo papà pezzo grosso onorevole del cavolo.
Robertino
Mancu pi faricci pigghiari aria ’e cannaruozza.
Chiara
(entra in scena con una zuppiera fra le mani) Arriva la pasta, arriva la spaghettata.
Ivan
Io fame, io fame.
Gaetano
Ma che schifezza, ma come mai ti è venuta così incollata? Come li hai cucinati?
Chiara
Ho messo la pentola sul fuoco con l’acqua, gli spaghetti e il sale.
Irene
Acqua e spaghetti insieme?
Chiara
E come, separati?
Irene
Primitiva! Acqua, sale e spaghetti insieme.
Totò
A mia mi piaci u stissu.
Agostino
A mia puru. A favorire.
Ivan
Buona. Io fame, io fame.
Robertino
Mih! Pari ca cu pitittu s’annu chiamatu siempri i tu.
Flavio
(si apparta con Irene e Francesco) A che punto siete?
Irene
Ancora a niente, purtroppo. La sequenza è troppo veloce...spesso fra un colore e l’altro, nella trascrizione dei colori ci sono dei vuoti. Fatemi concentrare un po’.
Francesco
Come fai?
Irene
Così. (I tre assumono una posizione yoga e si concentrano sulla respirazione) Eureka! Ho trovato, dobbiamo provocare la sequenza.
Flavio
Ho capito, ma come si fa? Si resterebbe pietrificati.
Irene
No, ascolta Flavio, il codice pietrifica colui che provoca, non chi reagisce. Mi seguite?
Flavio e Francesco
Sì.
Irene
Allora se colui che provoca non ha veramente intenzione di compiere un’azione malvagia, non dovrebbe essere pietrificato. Avete qualche idea?
Francesco
Funziona la posizione yoga, funziona. Flavio, qualunque cosa accada, non fare intromettere nessuno. (rivolto agli altri) Ascoltatemi bene. Da oggi il nuovo capo sarò io. Voi tutti eseguirete gli ordini che vi darò. E che nessuno osi ribellarsi alla mia volontà. Intesi?
Dario
Francesco, ma che dici?
Francesco
Non ti permettere più d’interrompermi, hai capito? (gli sferra un pugno sul naso. Dario reagisce. Scoppia una lite violenta, mentre Flavio costringe gli altri ad indietreggiare e Irene annota la sequenza dei colori in un taccuino)
Irene
Insisti Francesco, manca poco.
Francesco
Difenditi marrano!
Dario
Ma chi ti credi d’essere brutto vigliacco presuntuoso... (I due, dopo una lotta furibonda, crollano a terra esausti)
Irene
OK
Flavio
(legge) Senape, ocra, nero, ocra, lilla, azzurro....Boh! Chi ci capisce è veramente bravo.
Francesco
Senape, ocra, nero, ocra...niente.
Filippo
Senape...esse, ocra...o, so, nero...enne, son, ocra...o. Sono.
Irene
Filippo, Filippo! (lo bacia) Hai trovato la chiave per decifrare il codice. L’iniziale del colore è una delle lettere che compone il messaggio. Sei un genio, un genio. E ti dicevano che eri handicappato. Sei un genio, ecco cosa sei!. Francesco, Flavio, venite. Aspettateci qui, voi. Impiegheremo un po’ di tempo. (escono di scena)

Un bambino si affaccia dalla prima quinta di destra.

Bambino
Ehi, lì dentro, c’è una certa Sonia, figlia dell’onorevole Mangiò?
Dario
Sonia, Sonia, sono venuti a prenderti.
Sonia
Chi sei, chi ti manda?
Bambino
Tuo padre e tua madre. Sono a Balestrate. Io vengo da lì con un carro trainato da dieci cavalli e altri sei bambini che mi aspettano giù. Anche noi siamo rimasti orfani.
Flavio
Aspetta, aspetta...se non ricordo male, Balestrate è l’ultimo comune della provincia. Cosa c’è al di là?
Bambino
Tantissima gente, i genitori di Sonia, parenti di altri bambini, la televisione, la radio, una moltitudine di scienziati. Non possono entrare a Balestrate. Avevano tentato degli sciacalli che volevano rubare e sono morti sul colpo. E allora nessuno ha voluto più provare.
Gaetano
E tutti quegli scienziati che dicono?
Bambino
Che si è creata una cupola elettromagnetica che respinge aerei, navi e all’interno della quale regna il virus misterioso. Nient’altro...nessuno capisce più niente.
Francesco
(entra in scena con Irene) Un attimo di silenzio, per favore. Quello che abbiamo decifrato è un messaggio della nostra terra, la terra palermitana, una terra bruciata dalla violenza, dalle sopraffazioni, dalle ingiustizie. Una terra stanca che si ribella. Gli adulti l’hanno delusa amaramente, hanno trascinato il suo nome nel fango. Per la vergogna vuole scomparire dalla faccia della terra. Adesso dà a noi bambini la possibilità di ricostituire la società. Possiamo accettare o no, ci concede vent’anni di tempo. Se andremo via o non riusciremo nell’intento, il campo elettormagnetico si propagherà alle province vicine e la Sicilia affonderà definitivamente...La povera pietra calpestata per tanto tempo dallo stivale verrà inghiottita dai fondali marini.
Flavio
E’ una grossa responsabilità. Sarebbe comodo andare via perchè ci salveremmo comunque, ma come si fa? Le nostre radici sono qui e io non sento di sradicare le mie. Accada quel che accada, io resterò.

Gli altri
(a turno) Anch’io.
Bambino
Andiamo via, Sonia, è tardi. Gli altri ci aspettano, i tuoi genitori aspettano…
Sonia
Vai tu. Dì ai miei che io ho fatto la mia scelta...che conoscendo Totò e Agostino ho deciso di riscattare gli errori di mio padre. Fra vent’anni forse...
Bambino
Ma non avrete paura? Non avrete freddo?
Francesco
Freddo?
Ma qui c’è sempre il sole, c’è tanto sole. E ti giuriamo, và, dillo agli altri che questo sole, questo nostro splendido sole, non sarà più un sole malato.

Sipario