Raggiungiamo le signore

Stampa questo copione

RAGGIUNGIAMO LE SIGNORE

TITOLO ORIGINALE: SHALL WE JOIN THE LADIES?

Commedia in un atto

di JAMES MATTHEW BARRIE

VERSIONE DI ALESSANDRO BENNI

                                   

PERSONAGGI

SAM SMITH

LADY JANE WRAYE

IL SIGNOR PREEN

LA SIGNORA PREEN

SIR JOSEPH WRATHIE

LADY WRATHIE

IL CAPITANO JENNINGS

LA SIGNORA CASTRO

IL SIGNOR VAILE

LA SIGNORA BLAND

IL SIGNOR GOURLAY

LA SI­GNORINA ISIT

LA SIGNORINA VAILE

UN POLIZIOTTO

LA CAMERIERA LUCY

IL MAGGIORDOMO DOLPHIN

Commedia formattata da

(All'alzarsi del sipario, attorno ad una grossa tavola rotonda gli ospiti stan­no finendo un pranzo offerto dal padrone di casa, Sam Smith. E' la fine di una settimana trascorsa nell'ospitale casa. 1 commensali sono disposti in quest'ordine: di fronte agli spettatori - le spalle volte al fondale - Sam Smith, e, cominciando dalla sua destra, lady Jane, sir Joseph, la signora Preen, il signor Vaile, il signor Gourlay, la signora Castro - che si trova di fronte al padrone di casa, volgendo la schiena al pubblico - la signorina lsit, il capitano Jennings, la signora Bland, la signorina Vaile, il signor Preen e infine lady Wrathie. Sam Smith è raggiante in mezzo agli invitati. E' un piccolo vecchio professore, e tutti i commensali lo giudicano amabile, benché dovranno poi duramente ricredersi. Il maggiordomo Dolphin sta servendo la frutta, mentre Lucy, la cameriera, attende i suoi ordini per intervenire. La giovane lady Jane deve aver appena finito di raccontare qualche storiella divertente, perché  tutti ridono).

 Lady Jane                    - Lady Wrathie, siamo in tredici.

(Molti si mettono a contare).

Lady Wrathie                - Quattordici.

Il capitano Jennings      - Dodici.

Lady Jane                     - No, siamo proprio in tredici.

Sam Smith                    - Mi spiace questo imbroglio. Posso fare qualche cosa?

Sir Joseph                      - Lasciate fare a me. Rimanete tutti seduti.

La signora Preen           - (riconoscente) Temo però che lady Jane si sia alzata. (Lady Jane si risiede).

Lady Wrathie                - Ma Joseph, hai cominciato tu per primo ad alzarti. (Sir Joseph si risiede).

La signora Castro          - (una misteriosa vedova di Buenos Aires) Eravamo sempre in tredici le altre sere?

La signora Preen           - No, c'erano due o tre ospiti di fuori, non vi ricordate?

La signorina Isit            - Non ci resta altro da fare che portare il nostro numero a quattordici.

Vaile                             - Ma adesso, signorina Isit?

La signorina Isit            - E perché  no? C'è Dolphin, ad esempio.

La signora Preen           - (volgendosi alla signorina Vaile)

                                      - E' più accorta di voi, la signorina Isit. Signor Smith, Dolphin può sedere a tavola con noi, vero?

 La signora Castro         - Siate accondiscendente, signor Smith. Questione di un momento, tanto per scongiurare il maleficio.

Sir Joseph                      - Via, Dolphin, non vogliamo mica mangiarvi.

Sam Smith                    - Lasciate che glielo spieghi io. Voi vedete, Dolphin, che continua ad aver credito quella superstizione secondo la quale se tredici persone si mettono a tavola, qualcosa di terribile dovrà accadere loro prima della notte... Non è così?

La signora Bland          - Dite pure che qualcuno deve morire.

Sam Smith                    - (con gaiezza) Sì, qualcuno deve morire.

Lady Jane                     - Ma non prima che sia trascorsa la notte, caro mio; una tale disgrazia dovrà accadere entro la fine dell'anno.

Sam Smith                    - Be', io credevo fosse per la fine della notte. (Dolphin continua tuttavia a dimo­strarsi reticente a sedersi a tavola).

Gourlay                         - Dolphin, sedetevi qui.

La signorina Vaile         - No, lo voglio vicino a me. La signorina

Isit                                 - Niente affatto, l'idea è mia e pretendo che si segga al mio fianco. La signora Castro facendo posto fra se e la signorina hit) Sì, qua fra noi due. (Dolphin è costretto ad accettare).

La signora Preen           - (con infantile soddisfazione) Siamo salvi.

Sam Smith                    - Noi siamo salvi, ma poiché lui non mi sembra molto felice, posso fargli riprendere la sua funzione di maggiordomo?

Lady Wrathie                - Sì, sì; intanto noi donne pos­siamo ritirarci.

Preen                             - (il più egoista della compagnia e quindi il favorito) Prima di tutto, un bicchiere con voi, Dolphin.

Vaile                             - (che cerca in ogni modo di menomare la popolarità di Preen) Ma non è decoroso.

Preen                             - (disposto a far valere la sua idea) Alla salute del nostro amico Dolphin. (Dolphin dopo aver brindato si alza da tavola e ritorna al suo posto di maggiordomo).

Sir Joseph                      - (trattenendo piacevolmente le donne) Un momento! Un altro brindisi. Cari amici, domani mattina, purtroppo, questa bella compa­gnia sarà sciolta, ma io sono sicuro che siete tutti d'accordo con me nel dire che abbiamo trascorso una deliziosa settimana. Non è stata una settimana ricca di avvenimenti, ma è stata bella proprio per questo.

Il capitano Jennings      - Protesto. Una settimana fa, quando giunsi in questa casa non conoscevo lady Jane. Ora, come sapete, sono fidanzato, e per me questa settimana è stata piena di eventi felici.

Lady Jane                     - Esatto, ma procedete pure, sir Joseph.

Sir Joseph                      - Mi correggo. Ed ora siamo all'ul­tima sera, stiamo avvicinandoci alla fine di un giorno delizioso.

Preen                             - (che è anche un oratore) In secondo luogo propongo questa mozione...

Vaile                             - Uff... (E' un perfetto gentiluomo che può permettersi anche di sbuffare).

Sir Joseph                      - Anche se vi ho conosciuto solo per breve tempo, mi è già impossibile non chiamarvi per nome, Sam Smith.

La signora Castro          - E' proprio quello che an­che noi donne volevamo dirvi, signor Smith.

Preen                             - Se posso dire una parola...

Vaile                             - Ssst.

Sir Joseph                      - Signore e signori, mister Smith non sembra ad una edizione tascabile di mister Pickwick ?

Gourlay                         - Esatto, è proprio come piacerebbe a me dipingerlo.

La signora Bland          - Signor Smith, voi amate; noi pensiamo che se foste sposato non potreste

 

Sir Joseph                      - Ad ogni modo, non potrebbe es­sere così semplice. Poiché voi siete veramente un'anima semplice, Sam Smith. Ebbene, noi vi stimiamo ancor di più per la vostra semplicità. Amici, brindo alla salute di Sam Smith! (7/ brindisi viene accolto fra vivi applausi e Dol­phin, che non ha prestato alcuna attenzione ai discorsi, gira attorno al tavolo per mescere il vino).

Sam Smith                    - (alzandosi in piedi per rispondere agli applausi, ringrazia con il suo sorriso pickwickiano) Signore e signori, voi siete tutti molto gentili e debbo confessare che non è affatto spiacevole sentirsi lodare. Però, ditemi, non vi siete chiesto con stupore perché  vi ho invitati qui?

La signorina

Isit                                 - Perché  ci gradite, natural­mente.

Sam Smith                    - E' solo questa la ragione?

Sir Joseph                      - State attento, Sam, finirete per dire quello che non volete dire.

Sam Smith                    - Credete? Vi domando scusa. Mi preme dirvi che non sono tanto semplice come sir Joseph crede. Volete veramente conoscermi? Non avete mai pensato che anche il più semplice può nascondere in se stesso un segreto, che tiene chiuso a chiave?

La signorina

Isit                                 - Se lo avete, signor Smith, siate tanto amabile da farcelo conoscere. La signora Castro          - Com'è bravo, sta per rac­contarci il suo primo ed unico amore.

Sam Smith                    - Oh, signora Castro, credo di aver­ne avuto uno una volta, ma ora mi sfugge il nome. La persona che ho amato più di tutti è stato mio fratello.

Preen                             - Non ho mai saputo che avevate un fratello.

Sam Smith                    - Suppongo che nessuno di voi lo sappia. Morì due anni fa.

Sir Joseph                      - Sono spiacente, Sam Smith. La signora

Preen                             - (avvicinando la sua tazza di cioccolato) Ci farebbe piacere sapere qualcosa di lui, se non vi è doloroso.

Sam Smith                    - Sul serio? Egli era di molti anni più giovane di me, un tipo tanto interessante quanto io sono insignificante. Morì in terra stra­niera e fu certificato che morì di morte naturale. Però vi erano dei particolari oscuri che mi misero dei dubbi, sicché alla fine decisi di andare a fondo nella questione. E lo feci.

Preen                             - Non ci avete detto dove morì.

Sam Smith                    - A Montecarlo. (Pausa. Sembra che egli voglia lasciar passare del tempo in modo che accada qualche cosa, ma non succede niente, all’infuori del bicchiere della signorina Isit che, sfuggendole dalle mani, va a cadere a terra) Dol­phin, un altro bicchiere alla signorina Isit.

Lady Jane                     - Continuate, signor Smith.

Sam Smith                    - La mia inchiesta procedeva lenta­mente, ma mi convinsi che mio fratello era stato avvelenato.

La signora Bland          - Spaventoso! Povero uomo...

Gourlay                         - M'auguro, signor Smith, che vi siate messo sulle tracce dei criminali.

Sam Smith                    - Sì. (Una sedia scricchiola) Dice­vate, signorina Isit?

La signorina

Isit                                 - Io? Non ho parlato. Piut­tosto voi cosa dicevate dei criminali?

Sam Smith                    - Non ho parlato di « criminali », perché  si tratta di una persona sola che ha com­messo il delitto.

Preen                             - Uomo o donna?

Sam Smith                    - Non siamo ancora sicuri se si tratta di un uomo o una donna; ciò che abbiamo potuto sapere è che mio fratello nella notte in cui venne ucciso, fu visitato da qualcuno nella sua camera. Quel qualcuno deve essere l'assassino; parlava in­glese, e vestiva abiti maschili, però può anche es­sere stata una donna che si sia travestita. Vi sono inoltre delle prove che l'assassino deve essere uno di quelli che avevano pranzato quella notte stessa. Non ho scartato nessuna possibilità, anche se ciò mi ha costretto a seguire delle persone che vivono in luoghi diversi.

Lady Wrathie                - E' una faccenda veramente in­teressante!

Sam Smith                    - Molte di quelle persone all'appa­renza sembravano degne del massimo rispetto.

Sir Joseph                      - Oh, uno non deve mai fidarsi dell'apparenza.

Sam Smith                    - Infatti, non mi fidai. Feci le più dettagliate inchieste sulla loro vita privata, e le feci con tanta discrezione che nessuno di essi sospettò la ragione per la quale ero così ansioso di fare la loro conoscenza, e quando infine tutto fu pronto, li invitai a casa mia a trascorrere una settimana, ed ora stanno seduti attorno a questa tavola. (Data la gravità di queste parole scoppia un tafferuglio) Vo­levate sapere perché  vi avevo invitati, e mi spiace che di conseguenza abbia dovuto allontanarmi un poco dall'argomento del brindisi, tuttavia vi rin­grazio tutti per la cordialità con la quale avete bevuto alla mia salute. (Si risiede con la stessa modestia con la quale si era alzato, e i commensali curiosi possono notare che egli si sta leccando le labbra. Nel tafferuglio che è seguito a questa in­sospettata dichiarazione, Dolphin - rimasto comple­tamente estraneo al discorso - non si scompone. Fa il giro della tavola versando altro vino nei bicchieri).

Preen                             - (il primo che è riuscito a parlare) A nome di tutti, vi dichiaro, signor Smith, che questo è un affronto.

 

Sam Smith                    - Lo sapevo che non vi avrebbe fatto piacere.

Sir Joseph                      - Posso chiedere, signore, se per tutta questa settimana vi siete dedicato alla clandestina inquisizione dei nostri affari privati, mettendovi magari a curiosare nei nostri bauli?

Sam Smith                    - (soddisfatto) Sì. Ricordate come mi premeva di incitarvi a dar prova della vostra abilità tennistica, o dar saggi della vostra qualità di giocatori di golf, mentre io restavo in casa? Ho avuto così tutto il tempo di interessarmi dei vostri bagagli.

Lady Jane                     - E voi siete un uomo capace di far questo? Ci avete aperto anche le lettere?

Sam Smith                    - Solo una volta. Dentro c'erano scritte delle cose curiose. Una parlava della cola­zione al Ritz. « Mi riconoscerete - scriveva l'uomo -dalla gardenia che terrò in mano ». (Ride) Forse non avrei dovuto dirlo, questo, però la signora alla quale era indirizzata quella lettera non ha nulla da temere. E' una donna sposata, suo marito è qui con noi, ed io non aggiungerò altra parola. La signorina

Isit                                 - Penso che dovremmo costrin­gerlo a dirlo, invece.

Preen                             - Wrathie, qua non ci sono che due si­gnore con i loro rispettivi mariti...

Sir Joseph                      - Già, la vostra e la mia, caro Preen.

Lady Wrathie                - Joseph, credo inutile dirti che quella donna non sono io.

La signora

Preen                             - E certamente non era la tua. (Rivolgendosi al marito).

Preen                             - Ne sono ben convinto.

Sir Joseph                      - State attento a ciò che dite, signor Preen. Voi finite per farvi una brutta considera­zione di mia moglie.

Gourlay                         - Lasciamo stare il passato. Ci sono delle cose più serie. Signor Smith, chi accusate di essere stato con vostro fratello? Avanti, parlate.

Sam Smith                    - Adesso vi scagliate tutti contro di me, vero? Be', vi assicuro che non accuso nessuno. Io so solo che uno di voi è stato quella notte con mio fratello, ma non so ancora chi. Lo saprò pre­sto, però.

Vaile                             - Presto? Come presto?

Sam Smith                    - Subito dopo che gli uomini avranno raggiunto le donne questa notte. Debbo dirvi che questa notte farò un piccolo esperimento, un espe­rimento nel quale ripongo tutta la mia fiducia, perché  servirà a far cadere nelle mie mani il col­pevole. (Con le mani indica in modo piuttosto feroce come stritolerebbe quella persona).

Lady Jane                     - (battendo le mani) Non dovete farlo.

Sir Joseph                      - (facendosi portavoce della generale in­quietudine) Noi insistiamo, Smith, per sapere qual è il vostro esperimento.

Sam Smith                    - Se ve lo dicessi perderebbe il suo effetto. Ma posso dirvi questo: il mio discorso na­scondeva una piccola trappola e mentre parlavo stavo attento se qualcuno di voi ci sarebbe caduto. La signora

Preen                             - (alzandosi) Non mi sono ac­corta che ci fosse una trappola.

Sam Smith                    - Non avete capito, signora Preen.

Preen                             - Posso domandarvi, senza rovinare i vo­stri piani, se qualcuno c'è caduto?

Sam Smith                    - Credo di sì.

Il capitano Jennings      - Smith, dovete dirci il nome di quella persona.

Lady Wrathie                - La signora Preen è svenuta! (Preen si precipita a soccorrere la moglie e si ge­nera un po' di confusione).

La signora

Preen                             - Perché ... Che cosa... chi... Oh, niente, adesso sto bene.

Willie                            - (volgendosi al marito), torna pure al tuo posto. Perché  mi guar­date tutti in questo modo?

La signorina

Isit                                 - Cara signora Preen, siamo molto felici che stiate meglio. Sono curiosa di sa­pere che cosa vi ha sconvolto.

Preen                             - (imprudente) Non ho mai saputo che prima d'ora sia svenuta. La signorina

Isit                                 - Credo sia il caldo.

Preen                             - (nervoso, alla moglie) Emily, devi dire che è stato il caldo.

La signora

Preen                             - No, signorina Isit, non è stato il caldo. E' stato quel discorso di Smith della trappola.

Preen                             - Oh!...

La signora

Preen                             - Mi sono immediatamente ricordata che quando Smith ha pronunciato il nome di Montecarlo, qualche signora aveva la­sciato cadere il bicchiere. E' per questo che sono svenuta. Non posso più ricordarmi chi è stata.

Lady Wrathie                - Fu la signorina Isit. La signora

Preen                             - Sicuro? La signorina

Isit                                 - Vi è una legge sulla diffa­mazione. Se lady Wrathie e la signora Preen, vo­lessero gentilmente ripetere questa imputazione...

Gourlay                         - Oh, lasciamo andare, restiamo calmi.

Sam Smith                    - E' quello che dico io.

Gourlay                         - Ma quale può essere stato il motivo del delitto? Scotland Yard per prima cosa cerca sempre di sapere questo.

Sam Smith                    - Ci sono due possibili motivi: una di quelle donne che correvano sempre dietro a mio fratello... e voi sapete tutti cos'è capace di fare una donna quando si vede beffata...

Preen                             - (ricordando) Certo.

Sam Smith                    - Oppure per danaro, poiché mio fratello aveva con se una grossa somma che è scomparsa.

 

Sir Joseph                      - Se riusciste a trovare quel danaro, sarebbe un buon aiuto.

Sam Smith                    - Tutto serve. Il fatto che voi tutti pretendete di non saper niente della faccenda, è un aiuto. Come potrebbe anche essere un aiuto se io riuscissi a scoprire chi di voi ha una mano sudata che ha bisogno di asciugare strisciandola sotto il ta­volo. (Non una mano si muove) Dirò di più: il cuore di un assassino batte in modo diverso da quello degli altri. Ascoltate. (Tutti ascoltano) Di chi è? (Un grido dalla signorina Vaile richiama su di sé l'indesiderata attenzione).

La signorina Vaile         - (spiegandosi) Mi è parso di sentirlo. Sembrava venisse fuori dal tavolo. (Questa spiegazione non convince molto) Per favore, non cominciate a pensare che sia stata io a commettere quel delitto solo perché  quest'uomo mi ha fatto gridare. Non sono mai stata su un yacht a Monte­carlo. (Neppure queste parole ottengono l'effetto desiderato) Debbo aggiungere qualcosa?

Gourlay                         - Un yacht? Ma nessuno ha parlato di yacht finora.

La signorina Vaile         - (seccata) Non se ne era parlato?

Sam Smith                    - Forse se ne avrebbe dovuto parlare, poiché mio fratello morì proprio nel suo yacht.

La signora Castro          - Ma prima avevate detto ch'era morto nella sua camera.

Sam Smith                    - Sì, ho detto così, ma volevo vedere chi ne sapeva di più.

Lady Jane                     - E la signorina Vaile...

La signorina

Vaile                             - Posso spiegare tutto se... se... La signorina

Isit                                 - Ma certo, datele un po' di tempo.

Sam Smith                    - Forse siete tutti d'accordo nel voler prender tempo.

La signorina

Vaile                             - Ammetto che ero a Mon­tecarlo con mio fratello, quando un inglese morì in circostanze misteriose sul suo yacht. Quando il si­gnor Smith ci disse che suo fratello morì laggiù, compresi che doveva trattarsi della stessa persona.

Vaile                             - Presumo che vogliate accettare la spiega­zione di mia sorella.

La signorina Isit            - (scandendo le sillabe) Certa­mente.

Sam Smith                    - Comunque non è la sola a sapere di quel yacht. Credo anzi che voi tutti riconosciate di essere stati due anni fa a Montecarlo.

Il capitano Jennings      - Tutti meno uno. Lady Jane non è mai andata a Montecarlo.

Sam Smith                    - (spalancando gli occhi) Cosa avete detto che lady Jane?... (Lady Jane vacilla).

Il capitano Jennings      - Diteglielo, lady Jane.

Sam Smith                    - (a lady Jane) Ditemelo, sì dite­melo, lady Jane.

Il capitano Jennings      - Che non siete mai stata laggiù; dite così.

Lady Jane                     - Per quale ragione non avrei dovuto mai andare a Montecarlo?

Il capitano Jennings      - Per nessuna ragione, giac­ché quando l'altro giorno mi accadde di parlarvi di Montecarlo, compresi subito - e non dimentico neppure una delle vostre parole, cara Jane - che non ci eravate mai stata.

Lady Jane                     - Così voi... voi Jack, mi accusate... voi...

Il capitano Jennings      - No... no.

Lady Jane                     - Avete tutti saputo che io e il capi­tano Jennings siamo fidanzati: voglio dirvi che non

saremo più.

capitano Jennings          - Jane! (Lady Jane si to­glie l'anello di fidanzamento e non sa come resti­tuirlo al fidanzato che è lontano da lei. Dolphin, l'uomo dalle mille risorse, accorre presso di lei con un vassoio sul quale viene posato l'anello e lo ri­porta al capitano Jennings. Poco dopo la cameriera, con una grave infrazione all'etichetta, emette un piccolo grido di gioia alla vista della restituzione dell'anello. Dolphin le apre la porta e la fa uscire, poi riempie il bicchiere a Sam Smith).

Sam Smith                    - (con i più bei modi) Confortatevi, capitano Jennings. Se lady Jane riuscirà a pro­vare di essere l'individuo che dico io - ma ricor­datevi che può anche essere innocente - l'affare dell" anello ha poca importanza, in quanto voi sa­rete separato da lei per sempre. Voglio dire con le manette ai polsi. Ah, ho dimenticato di dirvi che ho pronte le manette. Dolphin, fate il giro attorno al tavolo con le manette; molti non le avranno mai viste.

Preen                             - Avevamo detto che Sam Smith sembra­va ad un'edizione tascabile di Pickwick, ma adesso sembra il diavolo.

Sam Smith                    - Per favore, un po' di riservatezza. Dopo tutto, sono il padron di casa. (Dolphin fa il giro del tavolo con le manette sul vassoio che un momento prima conteneva l'anello. Le manette non destano molto interesse). Guardatele bene, si­gnora Castro: sono regolabili nell'eventualità che debbano servire per un paio di polsi esili. Vorreste provarle, sir Joseph? Si chiudono a scatto.

Sir Joseph                      - (irritato) Lo abbiamo capito bene. (La signora Bland si alza).

La signora Bland          - Siamo tutti molto sciocchi. Abbiamo dimenticato che ha detto che l'assassino poteva anche essere una donna travestita da uomo, e adesso mi ricordo che quando mercoledì abbiamo fatto il ballo mascherato, egli voleva che le donne si vestissero da uomo. Era per vedere se qualcuna di noi avrebbe potuto essere quella di Montecarlo?

 

Sam Smith                    - Precisamente, signora Bland.

Sir Joseph                      - Bene, nessuna si è mascherata.

La signora Bland          - (sconsolata) Oh, sir Joseph! Qualcuna si mascherò in privato e siamo tutti d'ac­cordo, benché ciò non abbia molta importanza, che solo lady Wrathie, mascherata, avrebbe potuto in­gannare anche un occhio attento.

Preen                             - Ben detto!

Lady Wrathie                - Sir Joseph, ve ne state lì seduto e permettete che dicano questo?

Sir Joseph                      - Smith, tengo a dirvi che siete un impudente mascalzone.

Sam Smith                    - Posso io, che ho perso un fratello in modo così doloroso, fare appello a un po' di comprensività da coloro che sono innocenti?

Preen                             - Ma ci importunate. Alcuni di noi pos­sono avere delle buone ragioni per essere riluttanti a lasciar inquisire il loro passato a Montecarlo, senza per questo essere la persona che voi credete.

Sam Smith                    - Precisamente. Dodici di voi si tro­vano in questa condizione.

Lady Wrathie                - Joseph, debbo" dirti che dob­biamo immediatamente salire nelle nostre camere, fare i bagagli e partire.

La signorina

Isit                                 - Da parte mia, dopo l'appello del signor Smith, mi pare che saremmo dei senza cuore, partire adesso e non vedere come vanno a finire le cose. Specialmente se il signor Smith vo­lesse darci alcune indicazioni del piccolo esperi­mento che farà nel suo salotto.

Sam Smith                    - Non posso dirvi nulla dell'esperi­mento, eccetto che non avverrà proprio nel salotto. Voi donne andrete questa sera nella camera di Dol­phin, dove noi vi raggiungeremo. (Anche Dolphin è colto alla sprovvista).

La signora

Preen                             - Perché  dovremmo andar là?

Sam Smith                    - Perché  ve lo dico io, signora Preen.

Lady Wrathie                - Non andrò mai là dentro io. Anzi, lascio subito questa casa. La signora

Preen                             - Anch'io.

Lady Jane                     - Ce ne andremo tutte. Voglio andar­mene a casa mia.

Lady Wrathie                - Sir Joseph, venite! La signora

Preen                             - (al marito) Willie, io sono pronta. Vi saluto, signor Smith. (Si incamminano solennemente verso la porta, ma indietreggiano quando, aprendo, vedono sulla soglia un poliziotto. Fissano spaventate il signor Smith).

Sam Smith                    - Le signore raggiungeranno adesso la camera di Dolphin.

Lady Wrathie                - Mi rifiuto.

La signora Castro          - Ma no, perché  le innocenti non dovrebbero aiutarlo? (Dà la mano a Smith il­luminandosi di uno smagliante sorriso).

Sam Smith                    - Lo sapevo che sareste stata dalla mia, cara signora Castro. Mano fredda, cuore ar­dente. Si dice così, non è vero?

Lady Wrathie                - Quelle che desiderano sfuggire a quest'uomo, mi seguano!

Sam Smith                    - (per farsi capire da lady Wrathie) Il portasigarette di mio fratello era di cuoio verde e sul fondo aveva un buco. (Lady Wrathie intuisce che l'insinuazione è rivolta a lei perciò cambia pa­rere e si incammina verso la camera di Dolphin se­guita dalle altre signore, scuotendo il capo). Vaile  - (dopo aver osservato che Sam Smith dice una parola all'orecchio della signorina Vaile) Cosa dicevate a mia sorella?

Sam Smith                    - Le dicevo solo che non è vostra sorella. (Nel frattempo sta passando la signorina hit, l'ultima a seguire lady Wrathie) Così voi non avete mai incontrato mio fratello, signorina Isit? La signorina

Isit                                 - Che io sappia no, signor Smith.

Sam Smith                    - Ho una sua fotografia che potrei mostrarvi.

La signorina

Isit                                 - Non m'importa di vederla.

Sam Smith                    - La vedrete subito. (Trae la foto dal portafogli e la mette sotto gli occhi della signorina). La signorina

Isit                                 - Non è lui... (Si reprime).

Sam Smith                    - No, non è mio fratello. E' uno che non avete mai visto. Però come avete fatto a sapere che non era lui? (La signorina Isit non risponde) Credo che lo conosciate mio fratello.

La signorina Isit            - (diventando cortese) Forse lo avrò conosciuto. (La signorina Isit se ne va impu­dentemente. Quando le donne hanno lasciato la sala da pranzo, gli uomini non sanno ancora bene cosa farà Sam Smith. La caraffa da una mano e una scatola di sigarette dall'altra, Sam Smith si dirige verso quella che avrebbe dovuto essere la sedia della padrona di casa, se ci fosse stata).

Sam Smith                    - Dunque veniamo alla fine, se vo­lete. (Gli uomini non ne hanno nessuna voglia, ma accettano, ad eccezione di Vaile che sta ammirando un quadro) Non ci lasciate mica, signor Vaile?

Vaile                             - Stavo pensando...

Sam Smith                    - (con garbo) Sedete.

Vaile                             - Bene.

Sam Smith                    - Non bevete qualcosa, Gourlay? Ca­pitano, il « porto » è lì vicino a voi. (Il vino passa dall'uno all'altro, ma nessuno si serve).

Preen                             - (con tristezza) Smith, è mio dovere dirvi qualche parola. Questa è una faccenda molto in­solita.

Sam Smith                    - Sì. Volete una sigaretta, Preen? (Passa la scatola delle sigarette che subisce la stessa sorte del vino).

Gourlay                         - Mi meraviglio della signora Bland che è la sola a non avere nulla in contrario.

 

Vaile                             - Quella è un po' sciocca.

Preen                             - (mormorando) E' piuttosto strano che mia moglie sia svenuta.

Il capitano Jennings      - (che dopo l'incidente con Jane è rimasto sempre in secondo piano) Oso dire che a quest'ora le signore staranno dicendo le stesse cose sul nostro conto. (Si accende una siga­retta prendendola dal suo pacchetto. Dolphin serve il liquore).

Preen                             - (di cattivo umore, a Dolphin) No, grazie. (Però lo prende) Smith, sono certo di interpretare il pensiero di noi tutti dicendovi che ci fareste un favore se ordinaste a Dolphin di ritirarsi.

Sam Smith                    - Ha da compiere il suo dovere.

Gourlay                         - (irritato, a Dolphin) No, grazie. Dol­phin mi dà sui nervi. Nulla può turbare quest'uomo?

Il capitano Jennings      - (anche lui rifiuta il liquore)

                                      - No, grazie. Evidentemente no.

Sir Joseph                      - (ritornando al suo argomento preferito)

                                      - Ogni cosa lascerebbe dunque supporre che l'as­sassino sia una donna, avete detto questo, vero, Smith?

Sam Smith                    - Dovrei dirvi tutto: Dolphin crede che sia un uomo.

Sir Joseph                      - Uno di noi? (Smith annuisce e tutti osservano Dolphin con disdegno).

Gourlay                         - Dolphin conobbe vostro fratello?

Sam Smith                    - Egli era il suo maggiordomo, prima.

Vaile                             - (alzandosi) Cosa? Ma non era l'indivi­duo che...?

Sam Smith                    - Che individuo, Vaile?

Preen                             - Dite dunque!

Vaile                             - (accaldandosi) Cosa dite?

Preen                             - Nulla. (Dolphin è nuovamente al centro dell'attenzione, ma nessuno sembra capace di rivol­gersi a lui per chiedere una spiegazione).

Gourlay                         - Non ci verrete mica a dire che avete impiegato Dolphin per spiarci?

Sam Smith                    - Era la mia idea. Mi aiutò a pren­dere le vostre impronte digitali.

Vaile                             - E cosa ne ha fatto?

Sam Smith                    - Le ha portate a Scotland Yard.

Sir Joseph                      - (vendicativo) E l'ha già fatto, l'ha già fatto?

Preen                             - Cos'è che mostra meglio il segno delle impronte digitali?

Sam Smith                    - Il vetro, credo. (Preen butta a terra il suo bicchiere).

Sir Joseph                      - Smith, come fate ad essere sicuro che l'assassino non sia Dolphin stesso? (Smith non risponde; Dolphin raccatta il tovagliolo di sir Jo­seph e glielo riporge).

Preen                             - In un modo o nell'altro io mi attacco alla speranza che sia stata una donna.

Vaile                             - Se è una donna, cosa farete, Smith?

Sam Smith                    - Sarà impiccata. Vaile, non vorreste assaggiare questo liquore?

Vaile                             - No, grazie. (La cameriera ritorna in sala col caffè. Dolphin sorveglia. Molti lo accettano e vengono preparate le tazze).

Sir Joseph                      - (con il suo modo abituale) Sapreste dirmi, Lucy, che cosa stanno facendo le donne nella camera di Dolphin?

La Cameriera                - (tremando e con un vivo desiderio di poter sparire anziché rispondere) Sì... sissi­gnore, sir Joseph. Stanno domandandosi chi di voi può essere stato a fare quella cosa...

Preen                             - Quanto sono care le donne!

Gourlay                         - Ad ogni modo, Smith, sapete come è stato somministrato il veleno?

Sam Smith                    - Sì: nel caffè. (Sta servendosi).

La Cameriera                - Dovete prendere la tazza gialla, signore.

Sam Smith                    - E chi l'ha detto?

La Cameriera                - La signora che l'ha versato.

Preen                             - Ah, chi era?

La Cameriera                - Lady Jane Raye, signore.

Preen                             - Non mi piace questa storia.

Gourlay                         - Smith, non bevete quel caffè.

Il capitano Jennings      - (in collera) E perché  non dovrebbe berlo?

Gourlay                         - Perché  se è la stessa donna, potrebbe aver messo il veleno una seconda volta nel caffè. Anche se è difficile che usi sempre lo stesso sistema.

Vaile                             - Io non sono sicuro. Forse lei non sa che Smith è a conoscenza del modo col quale avvelenò il fratello. Non sapevamo ancora che le signore avevano lasciato la camera di Dolphin.

Preen                             - (ammirandolo, infine) Ben detto, Vaile!

Il capitano Jennings      - Per conto mio sono certo che dicendo che la tazza gialla era per Smith, voleva dire che quella era zuccherata secondo il suo gusto. Vaile   - (sorridendo) Zucchero...

Preen                             - (fidandosi di Vaile) Zucchero...

Gourlay                         - Non potremmo analizzarlo?

Il capitano Jennings      - Insisto affinchè beviate quel caffè.

Vaile                             - Lady Jane... chi l'avrebbe mai pensato?

Il capitano Jennings      - Datemi quella tazza gial­la. (La prende e beve d'un fiato sino alla fine).

Sir Joseph                      - Ben fatto. Ditemi, Jennings - sia­mo tutti fra amici - non aveva un gusto strano?

Il capitano Jennings      - Neanche per sogno.

Vaile                             - Per ora non potrebbe sentirne ancora l'effetto.

Preen                             - Già, non potrebbe.

Sam Smith                    - Vaile dovrebbe saperlo.

Preen                             - Vaile lo sa.

Sir Joseph                      - Perché  dovrebbe sapere quando e come si manifestano gli effetti di un veleno?

 

Sam Smith                    - Ha fatto un po' il dottore.

Sir Joseph                      - Non me lo avete mai detto, Vaile!

Vaile                             - E perché  avrei dovuto dirvelo?

Sam Smith                    - Giusto, perché ? Adesso non ha il permesso di esercire.

Preen                             - (fra se) Dottore... veleno... facilità di pro­curarselo... (La sua simpatia per Vaile scompare).

Sir Joseph                      - Siamo quindi allo stesso punto di prima. (Dolphin accompagna alla porta la came­riera che non è in condizioni di uscire da sola).

Il capitano Jennings      - (indioando Dolphin che esce) In tutti i modi quell'individuo se ne è andato.

Gourlay                         - (da lungo tempo è il primo che ride) Scusatemi, ma mi sono improvvisamente ricordato che Wrathie aveva chiamato questa, « la fine di un giorno delizioso ».

Sam Smith                    - Non è ancora finito però. (Preen vaga per la stanza finche trova un enorme bicchie­re e una piccola bottiglia di acquavite. Ne riempie il bicchiere e lo fa ondeggiare sperando che ne salti fuori un poco. E' una sua vecchia abitudine).

Preen                             - (fra se) M'accorgo d'aver ritrovato la mia vecchia gaiezza (Beve) Non posso credere neppure per un istante che sia stata mia moglie. (Beve) Tut­tavia... (Beve) Quello svenimento... (Beve) Me ne andrei via un poco finché mi passi dalla mente. (Beve) Non credevo che non avrei mai dovuto spo­sarmi. (Beve e beve fino a riacquistare un poco la vecchia gaiezza).

Gourlay                         - Vi è qualcosa di lugubre nello stare qui seduti a sospettarsi reciprocamente. Lasciateci andare in quella stanza e vediamo di finirla.

Sam Smith                    - Accettato. Nessuno vuole più bere? Prendete le vostre sigarette, capitano.

Sir Joseph                      - (rauco) Smith... Sam... prima di andare di là, posso dirvi una parola a quattr'occhi?

Sam Smith                    - Sono spiacente, Joseph, ma debbo dirvi di no. (Pausa) E adesso andiamo a raggiun­gere le signore? (Nello stesso momento che si al­zano, un terribile grido proviene dalla camera di Dolphin, un urlo di donna. Un attimo dopo Dol­phin riappare sulla soglia. Non è più l'imperturba­bile maggiordomo: è livido. Tenta di parlare, ma le parole non gli escono di bocca. Il capitano Jen­nings si precipita nella stanza e gli altri lo seguono. Dolphin guarda atterrito il padrone quasi volesse invocare aiuto e poi se ne va. Smith si siede nuova­mente per mescersi un bicchierino di acquavite e nella posizione in cui si trova, il suo volto resta nascosto, ma il suo atteggiamento è quello di un uomo deciso dì andare sino alla fine senza pietà. Quando si alza per seguire gli altri, cala il sipario).

FINE