Re, buffone e bosone

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RE, BUFFONE E BOSONE

Farsetta in un atto

Di NATALE MISSALE

PERSONAGGI

VOCE

GIUDICE

LA VOLPE

CAMERIERE

CAVALLO

TACCHINI

CARMELA

ROSA

MARGHERITA

TRECCANI

Commedia formattata da

 

 Quando si apre il sipario la scena presenta il re che si specchia ad uno specchio senza specchio (una cornice di porta), con il buffone che ripete i gesti del sovrano dall'altra parte.

Re                                 -  Questo stupido gioco che mi proponi da qualche giorno comincia ad annoiarmi. Mi specchio ad uno specchio che non riflette, e tuttavia mi viene rimandata come immagine di me stesso la tua vuota e spenta faccia di buffone ormai a fine carriera. Devo confessarti, nanerottolo, che non mi fai più divertire -  sei vecchio ed hai esaurito il tuo repertorio. Via, via questo scheletro di porta! E via pure questo buffone spento!

Buffone                        -  Via, via! Ma via per andare dove?

Re                                 -  Una qualunque direzione va bene; ogni dove è perfetto.

Buffone                        -  E licenzieresti l'amico tuo più caro in questo barbaro modo? Prosciugheresti senza pietà il pozzo che ha dissetato la tua sete d'allegria per decenni?

Re                                 -  Sei spento come un cerino dalla testa nera e affumicata. Non sono io a prosciugare il pozzo, ma la tua siccità, la tua aridità, l'avanzamento dei tuoi deserti interiori.

Buffone                        -  Per certi versi hai ragione re-  la sabbia del mio deserto aumenta sempre di più, e frequenti tempeste modellano dune a tutte le ore. Ma ti sei mai chiesto perché?

Re                                 -  E perché dovrei? A me bastano le mie sconfinate distese di sabbia. La solitudine di un re è più che un deserto, essa è un oceano di silenzi pesantissimi, insopportabili. Perché mai dovrei attraversare come un beduino le tue distese sabbiose?

Buffone                        -  Perché i tuoi deserti sono i miei deserti, mio caro reolo.

Re                                 -  Che vuoi dire?

Buffone                        -  Hai capito bene cosa voglio dire, ma il tuo orgoglio di re scettrato e coronato, nonché tronato, ti monta la testa-  come può un misero buffone paragonarsi a me? Eh?

Re                                 -  Tu, oltre che spento, sei pure bagnato zuppo-  il fuoco dell'allegria, anche se ti sfiorasse, produrrebbe solo fumo nero, acquoso, vapore acqueo. (Gli tocca la fronte) Non è che mi ti sei ammalato, vero? Stai bene? Hai febbre, catarro, bruciore, languore, tremore? Che hai, dimmi nanetto ammutolito?

Buffone                        -  Vuoi proprio sapere, conoscere la causa dei miei malanni, dei miei deserti, dei miei tremori?

Re                                 -  Ti ordino di parlare, e pure chiaramente.

Buffone                        -  Bada, reolino, che la tua mente verrà esposta a rischi inimmaginabili.

Re                                 -  Esporrò la mia mente a tali rischi. Parla dunque.

Buffone                        -  E dopo? Come farò a combattere la mia e la tua crisi esistenziale? No, no! Piuttosto mi faccio staccare la testa dal collo-  un re crisato sarebbe peggio di una peste. Io non parlo!

Re                                 -  Sai perché ti conviene parlare, buffonello? Perché se non cinguetti, quello che custodisci qua dentro (tambureggia con la mano sulla testa) lo faremo uscir fuori attraverso accurata spremitura. Il mio torturatore di corte è inoperoso da mesi, e non vede l'ora di muoversi un po', perché, a suo dire, gli attrezzi di tortura, se non usati, vanno in malora.

Buffone                        -  (Toccandosi la testa) E tu spremeresti questa mia testolina come un limone?

Re                                 -  Come un succoso limone, fino all'ultima goccia.

Buffone                        -  Ebbene l'hai voluto tu-  la causa di questo mio strano malessere ha un nome.

Re                                 -  Se la porti ancora per le lunghe comincio a strizzarti con le mie mani regali (gli si avvicina minaccioso). Fuori il nome!

Buffone                        -  Il nome è Bosone, maestà, Bosone.

Re                                 -  Se questo tizio ti ha ridotto così, merita la morte. Buffonetto, vammi a chiamare le guardie. Te lo sistemo io questo Bosone.

Buffone                        -  No, no, maestà, Bosone non è un uomo, ma "la particella di Dio", quella particella elementare che dà massa ad ogni cosa, re compresi. La tua massa, (con le mani, circumnaviga il corpo del re) reino mio, esiste grazie a Bosone. (dalle quinte si ode la voce della regina)

Regina                           -  Non ne posso più di questo Bosone e di queste Stringhe! (Entra          -  si rivolge al re) O fai qualcosa per eliminare Bosone e le sue amiche, le Stringhe, o me ne torno in Scozia, nella casa materna. Non riesco più a spettegolare con le mie dame di corte      -  stanno tutte con le orecchie tese per ascoltare la musica delle Stringhe.

Re                                 -  Ma le stringhe sono i lacci delle scarpe! Cosa c'entrano le stringhe delle scarpe con le damigelle?

Buffone                        -  Se posso spiegare ai miei graziosi sovrani… (il re, con un gesto lo invita a spiegare) Vedi, mia regina, una volta l'atomo era considerato il mattone della materia, oggi il suo posto è stato preso dalla Stringa, e siccome questa particella elementare emette una musica, tutte le damigelle di corte cercano di afferrarla tendendo l'orecchio.

Re                                 -  Quindi i lacci delle scarpe non c'entrano?

Buffone                        -  Certo che no! Le hanno chiamate Stringhe perché sono fili di energia vibrante attorcigliati su se stessi-  mentre cantano, creano energia.

Re                                 -  E per così poco mi saresti quasi ammattito?

Buffone                        -  La cosa è più complessa, maestà. Se sono fuori di testa è per via della particella speculare e nascosta. Ecco perché giocavo col mio reuccio allo specchio. Se tutte le particelle del mio corpo hanno particelle speculari nascoste, il tuo buffone non è uno ma due, ma siccome ne conosciamo uno solo, sono alla disperata ricerca dell'altro-  ha diritto di essere, maestà!

Regina                           -  Ma tu sei matto buffone! Bosoni, Stringhe, particelle nascoste!

Buffone                        -  Mia regina, io ti capisco, ma non ti pare di esser vissuta solo a metà, dal momento che la regina nascosta è rimasta nascosta?

Regina                           -  Ti ricordi quante botte ti ho somministrate nel corso della tua vita a corte?

Buffone                        -  Tante, Maestà, tante davvero.

Regina                           -  Ora, se i tuoi discorsi fossero veri, non credi che avresti diritto ad altrettante botte da parte della regina nascosta?

Re                                 -  Ma il re nascosto vieterebbe questo, mia dolce metà. Adesso cerchiamo di fare chiarezza, buffonuncoletto. Tu sei confuso a causa del Bosone e delle Stringhe? Sei confuso per la tua parte in ombra e per quella vita ombrosa vissuta ma non veduta e goduta?

Buffone                        -  No, maestà, io sono confuso perché oltre a questi due universi, pare ce ne siano altri nove, e francamente, al solo pensiero di stare appresso a undici buffoncini, la testa mia va in tilt-  e come dover suonare un pezzo per dieci strumenti, ma con due sole mani ed una sola testa.

Regina                           -  Io sono stufa di tante idiozie, e me ne vado-  mi ritiro nelle mie stanze. Mi farò illuminare da Guelfone, il nostro ultrafisico di corte.

Re                                 -  La tua, graziosa regina, è un'ottima idea, ma non sarai tu ad andare da Guelfone        -  lo faremo venire qui, in questa sala del trono, e così vedremo cosa ne pensa lui di tutto questo. Sediamoci e lasciamo che il buffone suoni la campanella-  ai suoi rintocchi Guelfone obbedirà venendo (Buffone suona una campanella. Dopo qualche secondo entra Guelfone con un pallottoliere in mano). Guelfone, oggi ci serve la tua sapienza per saperne di più su questa fisica moderna. Hai mai sentito parlare del Bosone?

Guelfone                       -  Er borzone, mia caro papa-re, è 'na borza senza fonno…

Re                                 -  Non Borsone, Stiamo parlando di fisica-  "Bosone", senza erre.

Guelfone                       -  Ah, no "borzone"! Che peccato! Er borzone me ricordava quanno chierichetto io annava a gioca' da li preti e ci avevo un borzone con la scritta "borzone" e dentro ce ficcavo de tutto. Puro 'n gatto nero ce ficcavo-  se chiamava Ernesto. Lo tiravo fuori prima da' partita e l'avversari, costretti a prolungati scongiuri se stancavano e poi perdevano. Ci avemo vinto 'n sacco de campionati co' Ernesto.

Ragina                           -  Guelfone, i tuoi ricordi di chierichetto ci interessano poco. Bosoni, fisica delle particelle.

Guelfone                       -  (Gioca un po col pallottoliere) Ma er mio sovrano-re lo sa che coi bosoni io ce sto a costrui 'na fortuna?.

Re                                 -  Oh, finalmente entriamo in argomento! Dicci tutto.

Guelfone                       -  Però lassatemi di' pure che in quer borsone ci avevo tanti di quei santini, che perdere 'na partita era quasi impossibile. (Il re si alza minaccioso)

Re                                 -  Bo - so - ne!

Guelfone                       -  Io coi bosoni ce sto a costrui' 'na fortuna. In tutte le cattedrali da' capitale, grazie all'appoggio de 'n cardinale de rango, al posto dell'organi ci ho messo 'na raccolta selezionata de bosoni, e l'avventori delle navate so' rimasti talmente colpiti, diciamo "basonati", da andare quasi in estasi mistica. Er brevetto rende, sapete? E l'anima ne gode-  Bach nun po' compete co' a sinfonia der cosmo-  musica delle sfere che sono riuscito a rinchiudere in dei cilindri metallici che vibreno come corde de violino. L'ho ribattezzata "musica dei cilindri", anziché "delle sfere".

Buffone                        -  Senti Guelfone, siamo contentissimi delle tue guelfonate, ma a noi questi particolari non interessano. Vogliamo sapere come poter contattare le nostri parti ombrose, sconosciute; come vivere anche nei mondi paralleli, nelle altre dieci dimensioni. Soprattutto vogliamo sapere chi siamo. Hai capito?

Guelfone                       -  Ma come? Non avete ancora capito chi siete? Voi siete 'n ammasso de stringhe, de lacci de scarpe, gomitoli de spago; spaghetti conditi, ecco chi siete.

Buffone                        -  A Ultrafisico! A me me pari ultrascemo! Maestà, ma davvero dobbiamo ascoltare le balle di costui? Mia regina, il vostro esperto mi sembra piuttosto un emerito bullone. Qui stiamo parlando di una fisica che confina col misticismo e le cui scoperte possono ridare la fede a miliardi di persone appena baciate dal nichilismo. Il vostro chierichetto, mie maestà, può servire solo alla messa cantata dai Bosoni. Le mie vertigini mi stanno distruggendo, ma non tanto da non capire l'inconsistenza mentale del vostro Guelfone.

Re                                 -  Ancora parli di vertigini, Buffone. Ma la montagna di concetti che te le provoca è pura fantascienza. Accontentati di sapere dove sei e dove vai.

Buffone                        -  E dove andrei, maestà? Vorrei tanto saperlo.

Regina                           -  Ma vai dove ti pare, dove vuoi, quando vuoi!

Buffone                        -  Siamo solo parassiti di questa palletta di fango che è la terra, reginetta mia, di questa trottola che gira su se stessa alla velocità di 1.600 chilometri all'ora.

Re                                 -  Quindi, buffone, sai almeno di girare insieme con essa a quella velocità.

Buffone                        -  Non è così semplice. Mentre io muovo i miei passetti su questo suolo terrestre, il pianeta gira intorno al sole alla velocità di 32 chilometri al secondo.

Regina                           -  Quindi sai dove vai-  due direzioni, due velocità.

Guelfone                       -  A buffone!, come ammasso di Bosoni, meriteresti de più! Che so, tre, quattro veloscità.

Buffone                        -  A sagrestano-chierichetto!, io so' de più, perché, 1°) 'sto sistema solare, se move attorno ad un sistema stellare più grande, quello "locale", alla velocità di 22 chilometri al secondo; 2°) il sistema locale, entro la via lattea se move a 320 chilometri al secondo; e 3°) 'a via lattea va alla deriva alla velocità di 160 chilometri al secondo.

Regina                           -  Ma allora il nostro buffone dove va, mio sovrano?

Re                                 -  Questi discorsi cominciano a farmi venire mal di testa. Certo, dove va il nostro buffone. Dove vai, buffoncino?

Buffone                        -  E' quello che vorrei sapere anch'io, reino e reginella campagnola. Dove vado?

Guelfone                       -  Ovunque annate, Bosoni siete e Bosoni rimarrete. Pe' me, nun siete altro che 'na stornellata-  lacci de scarpe canterini e vibrantini. Perché vibreno nun se sa, ma a noi che ce frega? Cantassero pure, maestà. Sapete cosa ci ho intuito in 'sto momento? Questo qua-  Bosoni de tutto er monno, uniteve e cantate tutti 'n coro.

Buffone                        -  Col permesso delle mie maestà, vorrei lasciar cantare i Bosoni de sta mano, che da quarche minuto vibra, mia regina, vibra tanto mio re, che più nun la trattengo. Che devo fa'?

Re e Regina                  -  Lassala canta', buffone mio.

Re                                 -  Anzi, accogliamo il suggerimento di Guelfone-  uniamo in coro i nostri Bosoni manuali!

Regina                           -  Sì, uniamo i Bosoni delle mani e pure quelli dei piedi-  il coro sarà più efficace.

Buffone                        -  Posso dare il là, maestà?

Re                                 -  Che il diapason vibri ed i Bosoni cantino. (il Buffone dà un calcio ed una scoppola a Guelfone. Re e regina si uniscono in coro)

FINE