Real albergo dei poveri

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REAL ALBERGO DEI POVERI

di Pino La Pietra

TRAMA

In un appartamento di fortuna in un edificio semi abbandonato condividono, per risparmiare sulle spese, una stanza grande, quattro anziani pensionati (Carlo, Ida, Amedeo e Enrico).  L’altro lato è invece occupato da Innocenzo in una stanza, e Armando e Rosanna (marito e moglie) in un’altra.

Carlo, un giorno, decide, con la complicità di altri, di fare uno scherzo ai suoi conviventi e, fingendosi morto, si ripresenta in casa come un casuale sosia (Gaetano), inducendoli a sostituire se stesso al fine di percepire la sua pensione e metterla a disposizione di tutti come accadeva in precedenza. Lo scopo del suo scherzo, oltre a quello di prendersi gioco dei suoi amici è soprattutto di punire moralmente sua figlia, colpevole di averlo cacciato di casa, per un’offesa fatta al marito, suo genero, ingrato del fatto che lo stesso Carlo, per dargli una mano, date le sue difficoltà economiche, aveva dato fondo a tutti i suoi averi. Si creerà così un via vai di strani personaggi, tutti complici di Carlo, i quali serviranno a colorire ancora di più lo scherzo da lui ideato.

                                                      Personaggi

(8 uomini- 8 donne)

Amedeo                       convivente di Carlo                                          

Enrico                          convivente di Carlo                                 

Carlo                            ideatore dello scherzo                         

Ida                              convivente di Carlo

Innocenzo                    vicino di stanza (complice di Carlo)

Rosanna                       vicina di stanza

Armando                      vicino di stanza e marito di Rosanna (complice di Carlo)

Fiamma De Spirito       incaricata dell’agenzia funebre

Gaetano                       Carlo sotto mentite spoglie

Gertrude Fattibene     finta benefattrice (complice di Carlo)

Genoveffa Fattibene    sorella di Genoveffa (complice di Carlo)

Matilde                        complice di Carlo e che finge di volere la sua stanza

Giovanni Afflittto        incaricato di un’altra agenzia funebre (complice di Carlo)

Felice Mastronzo                   finto ispettore di polizia (complice di Carlo)

Gioia                            figlia di Carlo

Marco e Sonia              nipotini di Carlo

Scena

Ci troviamo un una stanza molto grande con un arredamento arrangiato che evidenzia precarie condizioni economiche. Un tavolo al lato. Lo stanzone ospita un gruppo di pensionati i quali, proprio per fare economia dividono questo appartamento con altri, occupando la stanza più grande e condividendola, dove ognuno di loro si è creato il proprio angolo di riservatezza, separandolo dagli altri con un tenda o altro. L’altro lato della casa invece è occupato da famiglie che si dividono altre camere.

Non è importante dove siano posizionate le entrate o uscite ma il fatto che la scena ricordi vagamente un po’ lo squallore di Miseria e Nobiltà e un po’  Napoli milionaria.

Enrico- (appena sveglio va verso l’angolo cottura a prendere un po’ di caffè ma si accorge 

             che è finito) Ma come! È già finito il caffè?

Amedeo- (da dietro la sua tenda) Veramente non è mai cominciato. Se aspettate che

               qualcuno ve lo prepara state fresco.

Enrico- C’era il caffè. C’era! Ieri sera c’era.

Amedeo- Ieri. Ieri è il giorno che è finito. E’ finito pure il caffè.

Enrico- Comunque. Il caffè non me lo faccio preparare da nessuno. Era quello che avevo

            preparato io e me ne ero conservato un po’ per stamattina….

Amedeo- (uscendo)… e qualcuno vi ha fatto le scarpe. Anzi, il caffè.

Enrico- Ma guarda! Io mi sono svegliato con il desiderio di prendermi un po’ di caffè. Io me 

            lo faccio con tanto amore…

Amedeo- …e avete sbagliato! Se ve lo facevate con tanto odio può darsi nessuno ve lo

                  toccava. E poi il  caffè, come le altre cose, ve le dovete portare dentro da voi.

Enrico- E a che serve! L’altra volta mi sono portato un po’ di pasta avanzata e il giorno dopo

            ho trovato il piatto vuoto.

Amedeo- E allora dovete fare come facevo io durante la guerra.

Enrico- Come facevate?

Amedeo- Prendevo il piatto delle cose che mi volevo conservare e ci sputavo dentro.

Enrico- E serviva?

Amedeo- Ma che! Quelli si facevano perfino la scarpetta. La fame, caro mio. Non si ferma

              davanti a niente.

Enrico- Si ma voi ci sputavate dentro.

Amedeo-  Dicevano che era più buono!

Enrico- Questa cosa mi fa un rabbia. Uno si sveglia con il desiderio di un caffè….

Amedeo- Meglio il desiderio del caffè che i morsi della fame. Sentite a me.

Enrico- Meglio non pensarci. (si siede)

Amedeo- Ecco bravo. Non ci pensate. E poi nervoso come state il caffè vi faceva pure male.

Enrico- Ma è proprio per questo che sono nervoso.

Carlo- (dal soppalco apre la finestra e sputa in testa a Enrico)

Enrico- (alza la testa) Che volete io se la mattina non prendo il caffè non riesco a

            combinare niente.

Amedeo- Perché che tenete da combinare? Voi siete pensionato. Non tenete niente da

               fare.

Enrico- Che significa! Uno si sveglia, comincia a connettere, si organizza la giornata…..

Carlo- (riapre la finestra e sputa di nuovo e Enrico guarda di nuovo su)

Amedeo- Adda organizza ‘o Giubileo. Che avete da organizzare?

Enrico- Uno si programma la giornata. Si compra il giornale, si fa una passeggiata, si siede

            un po’ nei giardini pubblici, si legge il giornale che ha comprato…

Amedeo- Che lo comprate a fare! Risparmiate. Tanto vi fanno sapere solo quello che

               vogliono loro che poi non è nemmeno la verità. Leggere il giornale è una perdita di  

               tempo.

Enrico- Vabbè! Che altro ci è rimasto da fare?

Amedeo- A questa domanda non posso rispondere. Scusate perché non ve lo preparate di

               nuovo il caffè? Così me ne prendo un poco pure io.

Enrico- E secondo voi non l’avrei già preparato. E’ finito.

Amedeo- Già?

Enrico- Già!

Amedeo- Che tempi! Una cosa non appena comincia subito finisce.

Enrico- Come gli euro!

Carlo- (apre di nuovo e risputa e Enrico che di nuovo guarda su)

Enrico- (pulendosi) Certo che finisce. Tutto finisce.

Amedeo- Che cosa. A tempi miei e mò ferneva un barattolo di caffè. Durava giorni, mesi.

Enrico- Si! Non finiva mai. Ma che dite Amedeo?

Carlo- (risputa)

Enrico- Adesso cominciano pure le infiltrazioni.

Amedeo- Dovete fare qualche cura ricostituente?

Enrico- Ma no!

Amedeo- Avete qualcosa che non va?

Enrico- Noo!

Amedeo- Niente di grave spero?

Enrico- Non ho niente che non va.

Amedeo- E voi avete detto che dovete cominciare le infiltrazioni?

Enrico-  Non io. Parlavo della casa….

Amedeo- La casa si deve fare le siringhe?

Enrico- Si! Buonanotte. Sto dicendo che in casa entra l’acqua dal soffitto….(alza la testa e 

             vede Carlo che sta per sputare) Allora siete voi? Ma guarda che educazione!

             Perché non sputate nella vostra stanza o da un’altra parte?

Carlo- E che sporco dentro da me.

Enrico- E dovete sporcare a me. Non ho capito!

Carlo- Ma io sputo da un’altra parte. Se voi attirate la saliva non è colpa mia.

Amedeo- Ha ragione Enrico. Perché gli dovete sputare in testa.

Carlo- Perché sto da sopra. Quando scendo sputo più diretto.

Amedeo- Perché ce l’avete tanto con lui?

Carlo- L’ho detto mille volte. Un piemontese in casa non ce lo voglio.

Enrico- Insomma! Si può sapere chi vi ha messo in testa questa cosa che sono piemontese?

Carlo- Scusate! Come vi chiamate?

Enrico- Enrico. Perché un napoletano non si può chiamare Enrico?

Carlo- No! Un napoletatano si deve chiamare Gennaro, Ciro, Pasquale al massimo Antonio.

Enrico- Si! Mo tengono l’esclusiva. Io sono di Napoli e mi chiamo Enrico.

Carlo- Punto uno. E di cognome?

Enrico- Cialdini.

Carlo- Ah! Qua vi volevo.

Amedeo- Ma perché il cognome Cialdini è esclusiva dei piemontesi?

Carlo- Voi avete mai visto un napoletano che si chiama Cialdini.

Enrico- Perché non può essere?

Carlo- No! Non può essere.

Amedeo- Non ho capito! Si chiama Enrico Cialdini che ci sta di strano?

Carlo- State zitto voi ignorante.

Amedeo- Mo cominciate pure con me?

Carlo- Lo sapete voi chi era  Cialdini?

Amedeo- Erano ‘e pinnele p’è mal’e capa.

Carlo- Cialdini era quel generale…

Enrico-… che dopo l’unità d’Italia qui al sud ha fatto un milione di morti.

Carlo- Ah! Lo sapete.

Enrico- Certo che lo so. Ma che ci posso fare?

Carlo- Siete un suo discendente. Non ha pagato lui, dovete pagare voi.

Enrico- A parte che Cialdini non era piemontese, ma era nato a Modena.

Carlo- Allora lo conoscete bene. E poi sempre da ‘lla ‘ssopra viene.

Amedeo- E vabbè! Che lo volete ammazzare solo perché è discendente di Cialdini.

Carlo- No! Ma qualche sputazzata ‘ncapa s’ha po’ pure piglià.

Enrico- Insomma basta! Voi la dovete finire con questa storia. Io sono napoletano.

Carlo- A si? Siete napoletano? E allora cantate “Maria Marì.

Enrico- Mo mi metto a fare la posteggia. Io non so cantare!

Carlo- Allora non siete napoletano.

Amedeo- Che ci azzecca! Mia madre era siciliana e che so fare i cannoli!

Carlo- Li dovete saper fare.

Amedeo- E allora uno di Mergellina deve per forza saper nuotare?

Ida- (va a prendere un po’ di caffè) Ma come è già finito il caffè?

Enrico- Io lo preparo e gli altri lo bevono.

Ida- Veramente il caffè l’ho preparato io ieri.

Enrico- Non vorrei insistere, ma il caffè l’ho fatto io.

Ida- Bravo! Non insistete che l’ho fatto io.

Enrico- Allora sto diventando demente.

Carlo- No. Non vi preoccupate. Voi ci siete nato. Demente.

Enrico- Ma tu guarda che devo essere costretto a sopportare.

Carlo- E’ niente in confronto a quello che sopportiamo noi da dal 1861. Domandatelo a Ida.

Ida- E che sono nata nel 1861.

Carlo- A no?

Ida- Sono molto più giovane!

Amedeo- E’ adolescente.

Enrico- Parliamo di cose più importanti.  Tra un po’ scadono fitto e bolletta.

Carlo- Guardate. Di prima mattina. Non potevate aspettare un po’. Cominciavamo piano 

             piano ad abituarci alla nostra condizione di pensionati meno abbienti.

Amedeo- E che cosa cambia.

Carlo- Cambia che uno che magari si è svegliato dopo avere fatto un bel sogno, comincia la     

           giornata quasi continuando a sognare che tutto si avveri e invece… si trova davanti

           uno come lui che per giunta ti ricorda che c’è il fitto da pagare. Secondo voi è

           giusto.

Enrico-  Che cosa avete sognato di così bello.

Carlo- Ho sognato che Bossi era il segretario di un partito gay.  E il suo motto era “ noi lo

           vogliamo duro”…

Enrico- Ma smettetela per favore!

Carlo- Non vi garba?

Enrico- Non cambiamo discorso. (a Carlo) Voi non avete ancora versato la vostra quota.

Carlo- A quando è la scadenza?

Enrico- A breve.

Carlo- E a breve avrete la mia quota.

Enrico- Non capisco perché vi dovete ridurre sempre all’ultimo momento?

Carlo- L’avete avuta mai in ritardo?

Enrico- No! Ma la dovete versare in anticipo come tutti noi.

Carlo- Io la verso quando mi pare e piace.

Enrico- Un’altra cosa. Evitate si usare la stufa. E’ vecchia e consuma molto.

Carlo- La sopra si congela. La mattina mi sveglio freddo come un cadavere. Qua sopra mi ci

           avete messo voi. Se la stufetta consuma troppo allora prendo una stufa a gas.

Ida- No. Per carità. Le bombole sono pericolose.

Carlo- Ora provvedo subito. (rientra)

Enrico- Certe volte è insopportabile.

Amedeo- No! E’ sempre insopportabile. Più passa il tempo…

Ida- Dobbiamo avere un  poco di comprensione. Sono anni che non si parla con sua figlia.

Amedeo- E per un padre non è proprio una cosa bella.

Enrico- Come mai? (dalla finestra di Carlo cade una stufetta) Ma che siete impazzito? Per  

             poco non mi mandavate all’ospedale.

Carlo- Ho sbagliato. La prossima volta prendo meglio la mira.

Enrico- Allora l’avete fatto apposta?

Carlo- Voi avete mai visto una stufetta che si suicida? Certo che l’ho fatto apposta.

Enrico- Allora oltre ad essere un’asociale e un maleducato siete anche un delinquente.

Carlo- (lancia un vaso da notte) Se non la finite la prossima volta vi arriva pieno. (lancia dei

           soldi) Questa è la mia quota del mese e in più c’e la differenza per la stufa così

           sarete contenti tutti quanti.

Amedeo- E noi che c’entriamo?

Ida- Noi non abbiamo aperto bocca.

Carlo- Appunto. E ora per favore fatemi riposare che non mi sento bene e stanotte non ho

           proprio chiuso occhio. (chiude la finestra).

Enrico- Non so che cosa mi trattiene ancora in questo posto!

Amedeo- Il bisogno caro Don Enrico. La necessità.

Innocenzo- (dalla comune) Buongiorno a tutti. Ben alzati. C’è un pò di caffè per me?

Ida- E’ arrivata fresca fresca. Il caffè è finito proprio poco fa.

Enrico- Veramente manca già da ieri sera.

Ida- Per forza. Qua c’è chi va avanti a forza di caffè.

Enrico- Vogliamo tenere il conto di tutti gli abusi che si commettono in questa casa.

Amedeo- (seccato) Per favore. Non ricominciamo.

Innocenzo- Vi ho chiesto solo un poco di caffè. E se vi chiedevo un po’ di soldi che sarebbe

                  successo. Ve l’ha portato il vostro Innocenzo il caffè. Forse era meglio la  

                  camomilla.

Ida- Ah grazie! Ci voleva proprio.

Innocenzo- E vi ho portato anche lo zucchero e un barattolo di marmellata e un po’ di  

                  biscotti.

Amedeo- Grazie!

Innocenzo- Io ci tengo per i miei vecchierelli.

Ida- Vecchierelli un corno. Che sono vecchia io?

Amedeo- Le sta spuntanno ‘o primme dente. Datele a pupatella ‘e zucchero!

Innnocenzo- Ai miei giovanotti. Hai visto mai che da qui a cento anni mi lasciate qualcosa in

                    eredità.

Amedeo- Si! ‘E feline.

Innocenzo- Io devo uscire di nuovo. Avete bisogno di qualcosa? Enrico. A voi non serve

                  niente?

Enrico- Faccio da solo grazie. Non ho bisogno della badante.

Innocenzo- Che avete mangiato stamattina? Cul’e’ citrulle?

Enrico- Cosa?

Innocecenzo- Che avete mangiato? Sederi di cetriolo? Che state così acido!

Amedeo- Lasciatelo stare che ha litigato con Carlo.

Innocenzo- E pare che è una novità. Non ve la prendete. Ognuno è fatto a modo suo.

Ida- Sai che ha fatto? Gli ha buttato il vaso da notte.

Innocenzo- Uh Gesù! Allora dobbiamo giocare i numeri al lotto, 53 ‘e

                   vicchiarielli e 27 ‘o candero (indicando Enrico)!

Enrico- Non ti permetto di scherzare.

Innocenzo- Ma su! Fatevi una bella ristata. L’importante che non era pieno.

Enrico- E se fosse stato pieno?

Innocenzo- Allora fa 74 e no 27.  A proposito di Don Carlo. Sapete chi ho visto poco fa sul

                  marciapiede di fronte?

Ida- No! Chi?

Innocenzo- (a voce bassa per non farsi sentire a Carlo) Gioia la figlia di don Carlo.

Ida- Non gridare che ti sente. E poi tu come la conosci? (parlando quasi a bassa voce)

Innocenzo- Una volta stavamo insieme al parco,  lui la vide insieme con i nipotini e me la

                  indicò. Però poi volle scappare proprio per non incontrarla.

Ida- Forse è venuta per fare pace con suo padre.

Amedeo- Non è proprio possibile. Non lo farebbe mai! Tiene lo stesso carattere del padre.

Ida- Quando si tratta di genitori e figli, tutto è possibile. Insomma?

Innocenzo- Stava in macchina sul marciapiede di fronte e guardava il portone. Certo 

                  che è strano.

Ida- E’ strano si.

Enrico- Ma si può sapere che cosa è successo di tanto grave?

Amedeo- Sono passati un bel po’ di anni. Don Carlo non se la passava male. Ma per dare una

               mano a suo genero che era un buono a nulla rimase senza un soldo e dovette

               andare a vivere con loro. La cosa però durò poco e suo genero per ringraziarlo di

               quello che aveva fatto per lui, voleva addirittura chiuderlo in una casa di riposo.

               Litigarono. Lui gli diede del fallito e sua figlia lo cacciò di casa. Da allora 

               non si sono più visti.

Innocenzo- Vabbè! Basta pensare alle cose tristi. Adesso prepariamo un bel caffè e lo

                  portiamo pura a Carlo sopra.

Ida- Ha detto che non voleva essere disturbato perché non si sentiva bene.

Enrico- Perché non ce lo possiamo prendere noi il caffè e Don Carlo lo prende dopo.

Amedeo- E secondo voi si deve prendere il caffè freddo?

Innocenzo- E lo rifaccio io dopo fresco  e glielo porto così lo sveglio pure.

Ida- Lo preparo.

Innocenzo- Ve lo preparo io di là e ve lo porto così risparmiate il gas. Ida mi tenete

                   compagnia?

Ida- Certo. (escono per la comune)

Amedeo- E’ proprio un bravo ragazzo. Ci tratta come fossimo suoi parenti.

Enrico- Ma lui non ha proprio nessuno?

Amedeo- Ce l’ha ma e come se non ce li avesse.

Enrico- Ho capito.

Rosanna-(dalla comune) Aiuto! Aiutatemi! Mio marito mi vuole mettere le mani addosso.

Amedeo- Embè che ci sta di strano?

Rosanna- Ma come che c’è di strano?

Amedeo- E se non ve le mette lui le mani addosso che è vostro marito.

Rosanna- Bravo! E allora fatevele mettere voi.

Amedeo- E che so’ fatto n’à bella femmena.

Rosanna- Ma che avete capito? Quello mi vuole picchiare.

Enrico- Siamo alle solite! Perché vi vuole picchiare questa volta?

Rosanna- Perché e ubriaco.

Amedeo- A quest’ora?

Rosanna- Perché vi fa meraviglia? Quello sta sempre ubriaco.

Armando- (dalla comune vestito in modo trasandato e il pantalone con una bruciatura di

                ferro da stiro)  Add’ò sta? Che l’aggia fa piezze piezze!

Enrico- (gli si para davanti) Ehi voi calmatevi! La dovete smettere una buona volta di bere

             prima e poi mettere le mani addosso a vostra moglie.

Armando- Avete ragione. La prossima volta prima ‘a mette ‘e ‘mmane ‘ncuollo e po’ ‘bbevo.

                Ma che state dicenno?

Enrico- Sto dicendo che una donna non si percuote neppure con un fiore.

Armando- Vabbuò! A prossima vota vaco primme ‘add’o’ sciuraro. E ‘ppò ‘a facce ‘ll’uochhie

              comm’a ‘dduje garofane. Voi perché non vi fate i fatti vostri?

Amedeo- Scusate ma noi siamo in casa nostra.

Armando- Si ma ‘a mugliera è a mia.

Amedeo- ‘E pecchè vulisseve vattere a mugliera mia? E comunque non mi pare il caso. Ave

               raggione Enrico. Vuje primme ve ‘mbriacate e ppò vulite mettere ‘e ‘mmane

               ‘ncuolle a stà povera guagliona.

Armando- N’ata vota mò! Ma chi ve l’ha detto che sto ‘mbriaco.

Enrico- Si vede. L’occhio spento. Lucido. State tutto trasandato. Provate ad allargare le

             braccia e a fare due passi con la testa all’in su.

Armando- Me vulite fa pure ‘a prova d’o’ palloncino?

Enrico- E poi avete un alito che fa schifo.

Armando- E vulesse vede a ‘vvuje. Io mo mi sto svegliando.

Amedeo- E già state ‘mbriache? Ma che v’addurmite c’o’ bibberò a rum.

Armando- Afforza! Ma la volete finire di dire che sono ubriaco.

Rosanna- Non è vero. Staje ‘mbriaco!.

Armando- Nun parla tu che t’aggia fa piezze piezze.

Enrico- Ma insomma basta! Perché la volete fare pezzi pezzi.

Armando- Perché non è buona a niente.

Amedeo- E per questo a vulita fa piezze piezze.

Enrico- Qualche bicchiere di meno e tutto si sistema.

Armando- E add’o’ stanno ‘cchiù ‘e bicchiere? L’ha scassate tutte quante.

Amedeo- Allora bevite direttamente vicino ‘a butteglia?

Rosanna- Li ha rotti tutti lui i bicchieri.

Armando- Io? Tu si n’à scombinata! A uno a uno l’ha rutte tutte quante.

Enrico- E per due bicchieri la volete fare pezzi pezzi?

Amedeo- Bevite vicino ‘a butteglia!

Armando- Dalle! Ma fossero sule ‘e bicchieri. Non sa fare niente. Da quando mi sono

                sposato non mangio più.

Amedeo- Bevete solamente. Po dice can un sta ‘mbriaco!

Enrico- Non sa cucinare e che sarà mai?

Rosanna- Non è vero! E lui che non è mai contento.

Armando- Tu ogni vota che cucini me purghe.

Rosanna- Tu tieni una colite galoppante.

Amedeo- Allora dovete mangiare in bianco. Vuje tenite a colite e ‘a vulite fa piezze piezze?

Armando- Nun  sape manco stirà. Guardate comme m’ha cumbinate stu cazone. (si gira e fa

                vedere il buco sui pantaloni)

Enrico- Fatela pezzi pezzi!

Innocenzo- (entra con il caffè accompagnato da Ida) Ecco il caffè!

Armando- Embè devi tornare a casa. Poi facciamo i conti. (alza un braccio e fa cadere il

                caffè che porta Innocenzo)

Innocenzo- Guarda che hai combinato! Ma insomma non la vuoi finire di minacciare questa

                  povera donna. Uno di questi giorni mi scoccio e ti tiro tutt’è capille ‘a capa.

Enrico- E’ destino che il caffè oggi non si prende.

Armando- Vabbè. Si dice ‘o ‘ccafè è grazia.

Amedeo- Quello è il vino.

Enrico- Ho capito. Il caffè me lo vado a prendere al bar.

Amedeo- Vengo anch’io così me lo offrite pure a me.

Enrico- Io a stento mi posso pagare il mio!

Amedeo- Facciamo metà per uno.

Ida- Chelle già è assaje.

Innocenzo- Lo offro io a tutti quanti così ci rilassiamo un poco.

Ida- Si si. Ci sta quel barista che è tanto simpatico. (escono) (buio)  

Ida- Il caffè di quel bar è proprio buono.

Innocenzo- E’ buono il caffè o il barista?

Amedeo- Ma lo volete capire che quello tiene trent’anni meno di voi.

Ida- E che c’entra. L’amore non ha età.

Enrico- Per il caffè era una ciofeca. Se non era per il cornetto…

Amedeo- Che cosa quello era una cioccolata. Quando mai un piemontese capisce di caffè.

Enrico- Ricominciamo?

Innocenzo- Uè! Io devo portare il caffè e il cornetto a Carlo sopra se no si fa freddo.

                  (esce per la stanza di Carlo)

Enrico- Servizio in camera. Quanta importanza.

Ida- Non siete mai contento. Vi ha portato al bar, vi ha offerto il caffè, il cornetto.

Amedeo- Ha sentito che non si sentiva bene e ha pensato di portargli il caffè a letto. Che

               ci sta di strano? Il giorno che state a letto ve lo porta pure a voi.

Enrico- No! Grazie.

Ida- Perché non vi può capitare che non vi sentite bene.

Enrico- Lasciamo stare!

Innocenzo- (con una brutta faccia e ancora caffè e cornetto)

Ida- Non lo ha voluto?

Enrico- E ti ha pure risposto male scommetto.

Amedeo- Già è una cosa che non te lo ha tirato appresso.

Enrico- Io lo dico sempre che è un asociale e un grande maleducato.

Ida- Non sta bene. Uno fa una gentilezza e lui risponde male. Mo che si sveglia mi sente.

Innocenzo- Non si sveglia.

Amedeo- Ha pigliato suonno pesante!

Innocenzo- E’ freddo come un pezzo di ghiaccio.

Enrico- La stufa. Non ha la stufa. Lui dice che senza la stufa si raffredda come un

            cadavere.

Innocenzo- E’ bianco come un cadavere.

Amedeo- E’ meglio che la riportiamo su e l’accendiamo così si riscalda un poco.

Ida- Così prende un poco del suo colorito.

Innocenzo- Non respira.

Enrico- Vuoi farci credere che è morto?

Innocenzo- E’ morto!

Amedeo- E tu che ne sai?

Ida- Gesù! Vi ha detto che non si sveglia, che è gelato, che è bianco cadaverico, che non

        respira. Che aspettate che vi firma lui stesso il certificato.  Ma sei sicuro?

Amedeo- Salite sopra e andate a vedere.

Ida-  A me mi fa impressione.

Amedeo- Allora Enrico andateci voi.

Enrico- Non mi era simpatico da vivo figuriamoci da morto.

Amedeo- I morti sono morti. Non ci dobbiamo prendere il caffè assieme.

Enrico- E allora andateci voi!

Amedeo- E chi ce la fa a farsi le scale con l’artrosi che tengo.

Ida- Le scale del palazzo ve le fate.

Amedeo- Quella è una necessità.

Ida- Chiamiamo il 118 così ci assicuriamo.

Enrico- Mi sembra una buona idea.

Innocenzo- (resta sempre sconvolto immobile con caffè e  cornetto in mano).

Ida- (compone il numero).

Voce fuori scena- (balbettando) 118 dica.

Ida- Si buongiorno abbiamo bisogno di un vostro intervento.

118- Di cosa si tratta?

Ida- Di una persona.

118- E’ un vostro parente?

Ida- No! E’ un coinquilino.

118- Quali sono i sintomi?

Ida- (incerta) Che… non si muove.

118- Ha la schiena bloccata? Ha subito un trauma?

Ida- Quale trauma! Non si muove proprio.

118- Il respiro è regolare?

Ida- Regolarissimo. Così regolare che non si sente.

118- Il polso?

Ida- I polsi vorrete dire?

118- Sono regolari?

Ida- Si sono tutti e due uguali.

118- La temperatura com’è?

Ida- Qua fa un pò freddo. Da voi com’è il tempo.

118- La temperatura del paziente com’è.

Ida- Ah! Voi intendevate …. Che sciocca! Bassa! Molto bassa!

118- Il paziente che sintomi accusa?

Ida- Nessun sintomo.

118- Allora sta bene?

Ida- Bene proprio no!

118- Signora quanti anni ha?

Ida- Non sta bene chiedere l’età ad una signora.

118- Allora è una donna?

Ida- Certo che sono una donna. Che mi avevate preso per un travestito?

118- (spazientito) Il paziente quanti anni ha?

Ida- Scusate ma pensavo che volevate sapere la mia età. Con questa bella voce calda e

        suadente che avete. Peccato per questa piccola balbuzie. Io avevo una cugina che

        balbettava molto più di voi e ha risolto con dei sassolini sotto la ling…

Enrico- (spazientito le strappa il telefono) Allora! Il paziente è un maschio, bianco di circa

             settant’anni, con polso inesistente, battito cardiaco assente, temperatura

             corporea bassissima e privo di conoscenza con occhio vitreo. (tutto questo

             chiedendo consenso a Innocenzo)

Amedeo- Uah! Pare chille d’è telefilm.

118- Allora è morto?

Enrico- E lo vogliamo sapere da voi se è morto o no.

118- E io a distanza come faccio a saperlo?

Enrico- E per questo che vi abbiamo chiamato. Per far intervenire un’ambulanza.

118- Ambulanze disponibili non ce ne sono…

Enrico- Pure! Io non capisco un balbuziente come fa a fare il centralinista del 118?

118- Che c’è di strano? N’u’ cacaglio nunn’ha fatto il sindaco per 10 anni. Io almeno sono una

        persona onesta.

Enrico- Per favore. (riattacca) (a Innocenzo) Tu sei sicuro che non respirava, che era

            freddo come il ghiaccio?

Innocenzo- (ancora sconvolto fa cenno di si con la testa) Se non siete sicuri andate a

                  controllare.

Amedeo- Che peccato! Teneva una bella pensione!

Ida- Amedeo! Vi pare il momento di pensare a certe cose?

Enrico- Intanto con uno in meno la situazione diventa difficile.

Amedeo- Poi ci pensiamo. Adesso dobbiamo preoccuparci della salma.

Ida- Dobbiamo avvisare sua figlia.

Enrico- Come facciamo a rintracciarla?

Amedeo- Innocenzo tu non lo sai dove abita?

Innocenzo- No. L’ho solo vista un paio di volte.

Enrico- Anche perché c’è da pagare il funerale. (squilla il telefono)

Ida- Pronto.

Voce fuori scena- (femminile) Buongiorno. E’ l’agenzia.  Vorremmo alcune informazioni così

                             velocizziamo le operazioni.

Ida- Ma quali operazioni?

Agenzia- Prima ci risponde e  prima organizziamo il tutto per un servizio migliore.

Ida- Il servizio?

Agenzia- A che ora il decesso?

Ida- Quando mi pare e piace! Ma che ve importa a voi?

Agenzia- Signora, è per la stampa dei manifesti.

Ida- Ditelo pure al telegiornale. Se permettete i miei bisogni sono una cosa privata.

Agenzia- Un po’ di collaborazione per favore. Aveva figli, parenti nipoti, il coniuge ancora in

               vita?

Ida- Non sono mai stata sposata.

Agenzia- Allora il malcapitato era  suo convivente?

Ida- Il capitano e ancora vivente? Signorina buttate questa cellulare che funziona una

        schifezza.

Agenzia- Vuole fornirci l’indirizzo preciso per favore?

Ida- L’indirizzo?

Agenzia- Per il ritiro della salma!

Ida- La salma?

Agenzia- Dove volete che vengano poste le spoglie?

Ida- Ma spogliatevi dove volete voi.

Agenzia- Volete che sia cremato?

Ida- Preferisco la cioccolata.

Agenzia- Va bene, ho capito. Riceverete a breve la visita di un nostro incaricato.

Enrico- Chi era?

Ida- Veramente non si è capito niente. Quelle solite scocciature che ti vogliono vendere

        per forza qualche cosa. Secondo me qualche nuovo prodotto per l’incontinenza.

        Figuratevi che voleva saper da me quando vado al … no aspettate forse era qualche

        prodotto per la stitichezza alla crema…

Amedeo- E me la passavate.

Ida- Ma che! Quella era una scostumata. Poi non si capiva nemmeno. Mi spoglio int’o’ cesso.  

        Voleva sapere se avevamo visto i manifesti.

Enrico- Aspettate. Ma forse ha parlato di decesso? Di salma, di spoglie?

Ida-  Mi pare proprio così.

Enrico- Allora era l’agenzia funebre. Ma benedetta! Non capite proprio niente.

Ida- Non si capiva niente. Seconde me teneva il cellulare cinese.

Amedeo- Io lo dico sempre che voi al telefono non dovete rispondere. Ma come hanno fatto

              a saperlo?

Enrico- Sarà stato sicuramente l’impiegato del 118. La persona “onesta”.

Ida- ‘O cacaglie?

 (suonano alla porta)

Innocenzo- Vado io. (rientra con l’incaricata dell’agenzia vestita in modo elegante)

Fiamma- Fiamma De Spirito. Buongiorno. Sono l’incaricata dell’agenzia.

Enrico- Quale agenzia?

Fiamma- L’agenzia per l’ultimo viaggio.

Amedeo- Scusate ma non possiamo permetterci nemmeno il filobus.

Ida- Forse qualche pellegrinaggio a Lourdes?

Fiamma- Chi è il diretto interessato?

Enrico- Di che parla?

Fiamma- Con chi posso parlare? Mi rendo conto che in questi momenti è difficile prendere

             delle decisioni. Ma un saluto decoroso al caro estinto dobbiamo pur darlo.

Innocenzo- (scoppia a piangere ma Enrico lo blocca).

Enrico- Ma di quale caro estinto parla?

Fiamma- Parlo del decesso che è avvenuto in questa casa?

Enrico- Vi risulta che in questa casa è morto qualcuno?

Ida- No! Amedeo voi siete ancora vivo mi pare?

Amedeo- E certo che so vivo. Vulesse vedè. Il signor Enrico quì presente sta parlando        

               tranquillamente con voi… io sto qua in carne e ossa…

Fiamma- A non c’è nessuna salma? E il signore qui perché piangeva?

Amedeo-  Sta un poco raffreddato!

Ida- (contemporaneamente) L’ha lasciato il fidanzato!

Fiamma- Fidanzato o raffreddato?

Ida- Un poco di tutt’e due. Ha litigato con il compagno due ore sotto la pioggia e s’ha

        pigliate n’ù cazzo ‘e raffreddore e mo piange e sta raffreddato.

Enrico- Vi volete stare zitta. Non so chi vi abbia dato un informazione del genere ma qui

             non c’e stato nessun decesso.

Fiamma- Non è possibile. Ci è arrivata comunicazione dal 118.

Enrico- Lo sapevo. Ma l’impiegato si è sbagliato. Noi abbiamo chiamato per un malore. Tra

            l’altro era pure balbuziente. Figuriamoci che cosa avrà capito.

Fiamma- E chi è che si è sentito male?

Amedeo- (insieme a Ida) Io!

Fiamma- Tutti e due?

Ida- E’ un’epidemia.

Enrico- Un nostro coinquilino ha avuto un leggero malore ma adesso sta  riposando.

Amedeo- In pace!

Innocenzo- (scoppia di nuovo a piangere)

Fiamma- Doveva volergli molto bene… al suo fidanzato?

Ida- Era l’uomo della sua vita.

Fiamma- Quindi siete sicuri che qui non è morto nessuno?

Amedeo- Signorina non insistete!  Nuje venimme d’o’ muorto e vuje dicite ca è vivo!

Fiamma- Allora c’è il morto!

Enrico- Ma insomma volete tacere? Il mio amico voleva dire che è sicuro che qui non è

            dipartito nessuno.

Ida- Magari potessi partire! Un bel viaggetto me lo farei.

Fiamma- E il vostro amico che si è sentito male adesso sta bene?

Amedeo- Sta disteso che è una meraviglia.

Fiamma- Volete controllare? A volte una complicazione…

Enrico- Sta benissimo.

Fiamma- Peccato. Sarebbe stata davvero una bella cerimonia.

Innocenzo- (piange di nuovo)

Fiamma- Avrebbe avuto davvero un gran bell’ultimo saluto.

Innocenzo- (piange a dirotto)

Fiamma- Non se la prenda. Tornerà.

Innocenzo- (esce piangendo sempre di più)

Fiamma- Arrivederci presto allora.

Amedeo- Signorina scusate. Eventualmente quando verrebbe a costare un servizio

               completo?

Fiamma- Beh! Fra diritti, tasse, accessori e tutto il resto con una custodia diciamo così… di

              legno pregiato siamo intorno ai 4/5000 euro.

Amedeo- ‘A faccia mia.

Fiamma- Si ma fareste un figurone. Fareste morire d’invidia tutti quanti.

Amedeo- Signurì. Quando sarà il mio momento penso che m’accuntento e fa n’a’ figura ‘e

              merda.

Fiamma- Un ritocchino però lo potremmo dare. Togliendo un po’ di accessori, il prezzo

              scenderebbe sensibilmente.

Enrico- A quanto?

Fiamma- Tremila euro è il minimo al di sotto del quale siete solo un morto di fame.

Amedeo- Penso che faccio proprio n’à figura ‘e merda.

Enrico- Vabbè mica ci siete solo voi sulla piazza. Ci si può rivolgere anche ad un’altra

             agenzia.

Fiamma- Non è possibile. Ogni agenzia ha la sua zona di competenza e poi dovreste pagare

             ugualmente i diritti a noi. Vi verrebbe a costare forse di più.

Enrico- Potremmo usufruire del servizio pubblico.

Fiamma- Non è mai disponibile e poi c’e comunque da pagare.

Enrico- Ho capito! Ci è negato persino il diritto di morire.

Fiamma- Allora siete sicuri che state tutti bene?

Tutti insieme- (accompagnandola alla porta) Arrivederci e buone cose.

Fiamma- (ha un attimo di sbandamento)

Ida- Signorina che c’è?

Fiamm- Non mi sento tanto bene. Mi gira un po’ la testa.

Ida- E sedetevi un momento. Vi porto un bicchiere d’acqua.

Fiamma- Si grazie. E che nella fretta ho dimenticato di prendere la pillola. Sapete soffro

              un po’ di pressione alta.

Enrico- Non vi dovete dimenticare di prendere le medicine.

Amedeo- Poi succede che non vi sentite bene.

Ida- (le porta un bicchiere d’acqua)

Fiamma- (prende la pillola)

Amedeo- Vi sentite meglio?

Enrico- E datele ‘o tiempo d’o’ fa scennero  ‘o pinnelo.

Fiamma- No. Mi gira ancora la testa. Ma è strano. In genere subito fa effetto. Oddio ho

             sbagliato a prendere la pillola.

Amedeo- Pure.

Fiamma- Ho preso quella per il colesterolo.

Ida- Tene pure ‘o polistirolo.

Enrico- E mò come fate?

Fiamma- Adesso mi prendo quella buona. (butta giù un’altra pillola) Adesso dovrebbe

              passare.

Amedeo- E speriamo accussì piglia ‘a via soja.

Enrico- Va meglio adesso che avete preso la pillola giusta?

Fiamma- Ancora no! Ma adesso dovrebbe passare.

Ida- Non è che vi siete preso un’altra volta quella del polistirolo.

Amedeo- Accussì addiventa n’ù bicchiere ‘e plastica.

 Fiamma- Non è possibile (guardando nella borsa) le ho messe da un’altra parte. O santo

               cielo! Ho sbagliato un’altra volta.

Enrico- Un’altra volta quella del colesterolo?

Fiamma- No. Ho preso quella per i trigliceridi.

Amedeo- Pure ‘e trigliceridi.

Fiamma- Aspettate che adesso prendo quella giusta. (ingoia un’altra pillola) Sapete cos’è?

             Quando mi gira la testa…

Amedeo- Se piglia ‘o cocktail ‘e pinnele.

Fiamma- Non so come sia potuto succedere. Io le tengo belle in ordine. Quella per la

             pressione, per il colesterolo, per il trigliceridi, quella per l’allergia…

Ida- Siete pure allergica?

Fiamma- Si! Al legno delle bare.

Amedeo- Allora facitele ‘e plastica.

Ida- Si! ‘E moplen!

Amedeo- Scusate allora cagnate mestiere.

Fiamma- E che mi metto a fare. Io lavori pesanti non ne posso fare. Sono malata di cuore.

Amedeo- Azze ma nun ve facite mancà niente!

Enrico- E se permette e ‘j piglianne ‘e fumerale ‘e ‘ll’ate. Chella sta ‘cchiù alla c’a ‘accà.

Amedeo- Però è furtunata. Tene l’esequie franche. Dal produttore al consumatore.

Ida- Vi sentite meglio adesso?

Fiamma- Molto meglio.

Amedeo- E mo faje ‘o piacere. Cub tutt’è pinnele che s’è pigliate.

Fiamma- Si ma non vi credete. Sapete quante volte sono stata ricoverata per intossicazione

              da medicinali.

Ida- Secondo me voi siete pinnolo dipendente.

Amedeo- Siete una drogata di medicinali. Perché non andate in una comunità?

Fiamma- Va bene. Adesso devo andare. Se no fa buio e io non vedo tanto bene e poi mi

              vengono le crisi di panico.

Amedeo- Ma cesta tene quacche cosa che funziona!

Fiamma- Arrivederci e mi raccomando! Qualunque cosa non esitate a chiamarmi. Vi

             facciamo un grande sconto. (esce)

Amedeo- Signurì penzate ‘a salute.

Enrico- Quella ingurgita la bellezza di venti pillole al giorno.

Amedeo- Quella perciò ‘a sanità sta sotto ‘e ‘ncoppa.

Ida- E’ una parola. Dove li prendiamo tutti questi soldi?

Enrico- Amedeo voi da parte non avete proprio niente?

Amedeo- 12 euro e trentacinque centesimi.

Ida- Proprio uno schifo. Io lo lascerei la dove sta fino a che…

Amedeo- …Nun’ se sfasteria e se ne va pe cunte d’è suoje. Ma che dicite! Intanto mo c’e  

                 pure il problema della pensione.

Enrico- In fondo dispiace pure a me. Umanamente dico. Però non posso negare che lui aveva

            una discreta pensione.

Ida- Non è che teneva qualcosa da parte?

Enrico- Proviamo a chiedere a Innocenzo lui era un po’ più in confidenza. Innocenzo!

Innocenzo- Ditemi.

Amedeo- Sai se don Carlo teneva qualche cosa da parte?

Innocenzo- Non lo so proprio. Scusate ma per me è ancora vivo.  (suonano alla porta)

Ida- (va ad aprire e rientra con un uomo vestito da Francescano) Prego accomodatevi.

Gaetano- (ha una incredibile somiglianza con Carlo ma nessuno sembra notarlo) Pace e bene!

Amedeo- Ci hanno mandato pure l’estrema unzione. Non si può fare niente che subito si

               viene a sapere. Nun se po’ manco murì zitte zitte.

Enrico- Dite padre.

Gaetano- Una offerta per gli sfortunati della nostra piccola comunità?

Enrico- A quale ordine appartenete?

Gaetano- All’ordine dei Francescani scalzi.

Amedeo- Padre! I francescani scalzi non esistono.

Gaetano- Perché ti risulta che S. Francesco portava i mocassini?

Ida- No. Ma i Francescani scalzi non li abbiamo mai sentiti.

Gaetano- Mi dispiace per voi. Ma pregherò per la vostra ignoranza.

Innocenzo- Noi pensavamo che vi avevano mandato per l’estrema unzione.

Gaetano- Perché qualcuno di voi è moribondo?

Enrico- Lui ha sempre voglia di scherzare. E dove si trova la vostra comunità?

Gaetano- Ehm…. In provincia.

Enrico- In provincia dove?

Gaetano- E come faccio a spiegartelo. La provincia è così grande. 

Amedeo- Possibile che non sapete neppure il nome del paese?

Gaetano- Io non sono di queste parti. Non sono molto pratico. Mi pare Casoria.

Ida- E come vi chiamate?

Gaetano- Frate Gaetano.

Amedeo- Frà Gaetano da Casoria.

Enrico- Come si chiama il vostro convento?.

Gaetano- Scusate ma mi state facendo il terzo grado. Se la volete fare un’offerta la fate.

               Se no arrivederci e grazie e il Signore vi benedica.

Amedeo- Padre non è questo. E’ che noi non siamo proprio in grado di fare offerte. Non è

               che vi possiamo dare molto.

Enrico- Per intenderci bene. Questo… è il “Real albergo dei poveri”.

Gaetano- Noi ci accontentiamo di qualunque cosa. Pure di un pacchetto di sigarette.

Ida- Perché voi fumate pure?

Gaetano-Non sono per me. Sono per gli orfanelli.

Enrico- E voi fate fumare gli orfanelli?

Gaetano- Meglio una fumata di sigaretta che la droga? Poi quelli crescono. N’ù sfizio ogni

               tanto…

Amedeo- E che ve li tenete fino a che si fanno vecchi?

Enrico- Ditemi la verità! Voi siete un frate vero o un frate finto?

Gaetano- Oggi la vita è dura. Con quel poco di pensione che ci danno come si fa a tirare

               avanti?  Almeno così qualche cosa si rimedia. Se no dobbiamo solo morire di fame.           Enrico- Avete ragione! Non si può nemmeno pagarsi il fitto di casa.

Gaetano- E chi ce l’ha una casa. Io mi arrangio come posso.

Amedeo- (dopo averlo guardato per un bel po’ finalmente si accorge della somiglianza con

               Carlo e chiama Enrico in disparte per fargliela notare) Enrico scusate. Ma voi

               l’avete guardato bene?

Enrico- Perché cosa c’è di strano?

Amedeo- Ma come non vi siete accorto di niente? Guardate bene.

Enrico- (si volta a guardare)

Amedeo- Si ma non fate vedere che guardate.

Enrico- E se non guardo come faccio a vedere che cosa c’è di strano.

Amedeo- Mamma mia Enrico. Ma voi siete proprio piemontese. E’ tale e quale a Carlo.

Enrico- Oddio! Avete proprio ragione. Io non ci avevo fatto caso. E’ proprio uguale.

Amedeo- Vabbè adesso non esagerate. Però ci somiglia assai.

Enrico- Mi è venuta un’idea! Aspettate un momento. Ida e Innocenzo potete venire un 

            attimo? (i due si avvicinano e parlottano animatamente per qualche istante

            suscitando la curiosità e lo stupore di Gaetano). Gaetano vorremmo farvi una

            proposta.

Gaetano- Non mi chiedete soldi…

Enrico- Niente soldi. Vi andrebbe di trasferirvi a vivere qua con noi?

Gaetano- Nientedimeno! Si ma guardate che io non posso darvi molto.

Amedeo- Non c’è nessun problema…

Gaetano- Io mi posso arrangiare anche in un angolo. Mi faccio piccolo piccolo.

Enrico- Ma quale angolo. Noi vi diamo quella stanza la sul soppalco.

Amedeo- Si dorme che è una meraviglia. Già arredata…

Gaetano- (insospettito) Si ma dove sta il trucco? (in tutto questo Ida e Innocenzo non sono

               d’accordo)

Amedeo- Dovete fare il morto!

Gaetano- Devo fare il morto?

Amedeo- No! La parte di un morto!

Gaetano- E che dobbiamo fare Napoli Milionaria?

Enrico-  Venite qua. (se lo porta in disparte e cominciano a parlare facendo un po’ di scena e  

              Gaetano sembra non essere d’accordo)

Gaetano- Ma che siete pazzo! Si va in galera.

Amedeo- E quando buono buono! Vitto e alloggio gratuito.

Enrico- Voi prendereste due pensioni.

Amedeo- La vostra e la sua.

Ida- Voi siete pazzi!

Innacenzo- Questi dove vogliono arrivare…

Enrico- La vostra ve la tenete bella pulita pulita…

Amedeo- e la sua la mettiamo come sempre in comune.

Gaetano- Scusate non si può fare il contrario? La sua me la prendo io e la mia…

Enrico- Non è possibile.

Gaetano- Si ma il morto lo faccio io!

Amedeo- Semmai voi fate il vivo.

Enrico- Faccamo una cosa. Voi sulla sua pensione vi tenete 50 euro.

Gaetano- Facciamo 100.

Enrico- (si guarda con Amedeo) Affare fatto!

Innocenzo- Delinquenti! E chi se l’aspettava da voi. Questa e tutta la stima che avevate per 

                  quel povero cristiano.

Ida- Prima o poi la verità verrà a galla. Non si può tenere nascosta una cosa così grave.

Enrico- Questo pure è vero. Facciamo così: solo qualche giorno giusto il tempo di incassare

             la sua pensione. Sapete quanto sono importanti per noi i soldi. Nel frattempo

             decidiamo sul da farsi.

Amedeo- Poi… se son rose fioriranno. Se lui si trova bene…

Innocenzo- Ma che dite?

Amedeo- Si faceva per dire.

Innocenzo- Ammesso che si tratta di aspettare solo di incassare la sua pensione come la

                   manteniamo la salma.

Enrico- Quella stanza è molto fredda. Non ci dovrebbero essere problemi.

Amedeo- Male che va. Lo possiamo coprire di sale,

Innocenzo- La pigliate pe n’a’ scella ‘e baccalà. Ma la volete finire di dire stupidaggini.

Amedeo- Era un’idea.

Enrico- Sarebbe meglio, per non destare sospetti che voi verreste a vivere qua per qualche

             giorno.

Gaetano- Per me va bene. Anche perché non è che ho un posto fisso. E dove mi potrei

               sistemare.

Amedeo- Che domande! Nella stanza sua (indica la stanza di Carlo).

Gaetano- Voi intendete nella stanza del trapassato. Non esiste proprio.

Ida- Guardate che era tanto una brava persona.

Innocenzo- Non ha mai fatto male a nessuno.

Enrico- Solo a me mi sputava sempre in testa.

Gaetano- E ma questo che significa?

Amedeo- Che non vi darà nessun fastidio.

Gaetano- E allora perché non ci andate a dormire voi?

Amedeo- A me mi fa impressione.

Gaetano- E a me mi racconta ‘e barzellette! Non ho capito!

Ida- Ma come! Quello è tale e quale a voi.

Gaetano- Ancora peggio.

Innocenzo- Potete venire a dormire da me.

Gaetano- E’ meglio  dormire con il morto.

Ida- Ho trovato! Chiamiamo Armando.

Amedeo- ‘O vulite fa a piezze?

Ida- Ma che avete capito? Lo facciamo spostare da un’altra parte. Poi quand’è il momento lo

        rimettiamo a posto.

Amedeo- L’ha pigliate pe n’ù soprammobile.

Enrico- L’idea non è malvagia.

Innocenzo- Malvagi siete voi. (scoppia di nuovo a piangere)

Enrico- Innocenzo! Per piacere. Non è facile neppure per noi. Chiamate Armando per

            favore.

Innocenzo- (verso la comune) Armando! Armando.

Armando- (fuori scena) Chi è?

Innocenzo- Puoi salire un momento? Sto nella stanza del museo.

Amedeo- E che simme reperti archeologici?

Innocenzo- Vabbè non vi applicate. Si fa per scherzare.

Amedeo- Voglio vedè a te quando arrivi all’età nostra.

Armando- (entra con una accetta) Che è successo?

Amedeo- L’avite fatta a piezze?

Armando- A chi?

Ida- A vostra moglie.

Armando- Quando mai! Sto smontando un lavatrice. Di che cosa si tratta che tengo da fare.

Enrico- Dovete spostare Carlo da un’altra parte.

Armando- Perché non ci sa andare da solo?

Enrico- Gli dobbiamo spiegare tutto. (se lo portano in disparte e mentre gli spiegano

            l’accaduto lui guarda continuamente Gaetano)

Armando- Non vi preoccupate. Lo metto nel deposito mio. La fa un freddo che mi sembra

                una cella frigorifera.

Innocenzo- Abbiamo attrezzato pure la sala mortuaria.

Armando- Mò per piacere andatevi a prendere un caffè che me la vedo io. Vi chiamo quando

                tutto è pronto.

Gaetano- Scusate prima che se lo porta posso vedere quanto mi somiglia questo signore?

Ida- Siete il padrone.

Enrico- Allora come vi chiamate adesso?

Gaetano- Gaetano!

Enrico- Noo! Vi dovete chiamare Carlo. Voi siete Carlo Mirra. Capito?

Gaetano- Si si! Ho capito. Che ci vuole. Carlo Mirra. (si avvia verso la stanza di Carlo)

Amedeo- Gaetano!

Gaetano- Dite!

Innocenzo- Cominciamo bene!

Gaetano- Mi ci devo ancora abituare. (uscendo) Carlo Mirra, Carlo Mirra…

Innocenzo- Questo vi manda a Poggioreale a tutti quanti. (esce)

Amedeo- Ci… manda. (a Innocenzo) sei complice pure tu.

Innocenzo- Si ma io non ero d’accordo. (buio)

(in scena Ida e Amedeo)

Ida- Non io non sto proprio bene. Non stiamo facendo una bella cosa.

Amedeo- Lo so. Intanto senza la pensione di Carlo siamo quasi inguaiati. Dobbiamo solo

               aspettare un po’.

Ida- E poi che raccontiamo che ce lo siamo dimenticati dentro al letto.

Enrico- (entra dalla sua stanza) Diciamo che non c’eravamo accorti di niente perché doveva

             andare qualche giorno da un amico.

Amedeo- Ma tu guarda che ci dobbiamo inventare per sopravvivere un altro mese. (suonano

               alla porta) (visto che nessuno si alza va ad aprire)  Non vi scomodate vado io.

Enrico-  E chi si muove.

Amedeo- (rientra con due signore) Te te…. Vedite ‘o cielo che ve mena.

Gertrude- Salve! Pace e serenità a tutti.

Genoveffa- Pace e bene!

Enrico- (accenna un saluto e guarda Amedeo)

Ida- Salute a voi.

Gertrude- Voi non ci conoscete.

Ida- Non vi conosciamo?

Genoveffa- Certo che non ci conoscete!

Gertrude- E’ la prima volta che ci vedete!

Enrico- Certo!

Gertrude- Oppure no?

Ida- E’ la prima volta?

Genoveffa- Certo che è la prima volta!

Gertrude- Oppure no?

Genoveffa- Purtroppo è la prima volta.

Gertrude- Se aveste avuto la fortuna di conoscerci prima…

Ida- Perché? Se ci fossimo conosciuti prima?

Genoveffa- Ma non ci siamo conosciuti prima!

Amedeo- Scusate deve durare ancora molto?

Gertrude- Bene! Mi presento. Io sono Gertrude Fattibene.

Genoveffa- Ed io sono Genoveffa sua sorella.

Gertrude- Sempre Fattibene.

Amedeo- La matrigna non è venuta?

Enrico- A che dobbiamo questa visita.

Gertrude- Come vi dicevo io sono Gertrude Fattibene…

Genoveffa- E io sono sempre Genoveffa sua sorella.

Gertrude- Sempre Fattibene.

Amedeo- Prima come vi chiamavate?

Gertrude- Siamo Fattibene dalla nascita.

Amedeo- ‘O tiempo v’ha guastato n’u’ poco.

Gertrude- Dunque! Dicevo. Io…

Tutti insieme- Siete Gertrude Fattibene.

Gertrude- Esattamente!

Genoveffa- Siamo…

Tutti insieme- Sorelle!

Gertrude- E siamo le presidentesse dell’associazione “Anziani Felici” Sono la presidente.

Genoveffa- Ed io la vice presidente…

Amedeo- Sempre Fattibene!

Gertrude-  L’associazione “Anziani Felici” ha lo scopo di dare una mano a tutti gli anziani

                  che si trovano in difficoltà.

Enrico- Allora?

Genoveffa- Siamo qua per questo.

Ida- Ma chi vi ha mandato?

Gertrude- Ci siamo venute!

Genoveffa- Perché qualcuno ci ha detto che avete bisogno di noi.

Enrico- Continuo a non capire.

Gertrude- Vi diamo una mano a dare una dignitosa sepoltura al caro estinto.

Amedeo- Pure voi! Ma che l’hanno ditte p’a’ televisione?

Ida- Guardate c’è un equivoco!

Genoveffa- State tranquilli! Seppelliremo anche quello.

Amedeo- Ma cheste che stanno capenno?

Enrico- Guardate mie care sorelle Fattibene…

Gertrude- Su! Non fate così! Capiamo il vostro imbarazzo…

Genoveffa- Ma in questi momenti ci si deve fare forza.

Gertrude- Non bisogna andare tanto per il sottile.

Amedeo- Guardate non è come pensate…

Gerturude- Non dovete avere vergogna di dire che non avete la possibilità.

Genoveffa- Noi siamo qui apposta.

Gertrude- Non per niente siamo…

Tutti insieme- …le sorelle Fattibene!

Enrico- Non è per questo. La verità è…

Gertrude- Che volete avere la dignità di provvedere da soli…

Genoveffa- Perché in determinati momenti non si vuole l’aiuto di nessuno.

Gertrude- Ma è giusto che la pensiate così. Ma sapete a quanti abbiamo dato una mano.

Amedeo- Vi state sbagliando.

Genoveffa- Per esempio: perché all’ingresso non c’è neppure un bigliettino?

Gertrude- Avete pensato ad allestire un minimo di camera ardente?

Genoveffa- Non ve ne dovete preoccupare. Pensiamo a tutto noi.

Gertrude- Voi pensate solamente a pregare per lui.

Genoveffa- E a soffrire per lui.

Ida- Sorelle, aspettate…

Gertrude- E penseremo a voi anche al dopo.

Amedeo- E allora pecchè nun site venute primme?

Genoveffa- Perché solo adesso lo abbiamo saputo.

Gertrude- E adesso siamo venute. Perché noi…

Enrico- Un momento! Chi vi ha detto che qui c’è un defunto?

Gertrude- Ci ha avvisate l’agenzia.

Genoveffa- E ci ha anche detto che voi non vi potete permettere un funerale decoroso.

Amedeo- Ma manco n’u’ fetente ‘e funerale.

Enrico- Ma vi volete stare zitto! Guardate signorine…

Gertrude e Genoveffa- Fattibene!

Enrico- Fattibene. C’è stato un malinteso.!

Gertrude- Questo vuol dire che il funerale ve lo potete permettere?

Genoveffa- Allora perché avete detto all’agenzia che non avevate i soldi?

Enrico- Continuate a non capire…

Gertrude- Appunto! Non capisco perché ci avete fatto perdere tutto questo tempo?

Ida- Ma chi v’ha chiammate!

Amedeo- Il morto non c’è più!

Gertrude- Allora avete già provveduto!

Genoveffa- Possiamo comunque aiutarvi per il dopo-lutto.

Amedeo- Ma chesti ‘ddoje so proprio d’acciaio inossidabile. Aspettate n’ù mumente! (le due

               sorelle accennano a parlare) Zitte! Ne Don Gaet…. Don Carlo comme caspita ve

               chiammate. Vulite venì a part ‘e ‘ccà o no?

Gaetano- E che urlate! Ma che sono sordo!

Enrico- E proprio perché non siete sordo e avete sentito tutto dovevate uscire.

Amedeo- Signore! Ecco qua il morto! (le due sorelle si guardano)

Gertrude- Non è possibile.

Ida- Ma come non è possibile?

Genoveffa- Non sta bene.

Amedeo- Ma che cosa non sta bene?

Gertrude- E mica ve ne potete andare al cimitero da solo.

Gaetano- E che mi volete accompagnare voi?

Gertrude- Un minimo di cerimonia ci vuole.

Genoveffa- Scommetto che non avete voluto nemmeno l’estrema unzione.

Gertrude- E se tutte le salme volessero fare come voi. Staremmo freschi.

Amedeo- Ma cheste so sceme ‘overo! Je me penzavo ca stevene pazzianne.

Gaetano- Ma voi chi siete?

Gertrude- Lei non ci conosce?

Gaetano- Non ci conosco?

Genoveffa- Certo che non ci conoscete!

Amedeo- Mò accumminciamme n’ata vota d’ò capo! Gaetà. Le Signore…

Gertrude e Genoveffa- Signorine prego!

Amedeo- Le signorine. Sono le sorelle Fattibene.

Gertrude- Gertrude.

Genoveffa- Genoveffa.

Amedeo- Mamma mia!

Gaetano- Fattibene? Siete sicure che siete fatte bene.

Gertrude- Sicurissime.

Genoveffa- Siamo Fattibene da generazioni.

Gaetano- Allora v’hanno fatto fesso ‘ncopp’a mano d’opera..

Enrico- Vogliamo venire al dunque?

Gaetano- A già! Signorine. Il morto sono io e sto bene. Come vedete vivo e vegeto.

Gertrude- Non può essere!

Gaetano- E perché scusate?

Genoveffa- Che ci prendete per cretine? Gli zombi non esistono mio caro.

Amedeo- (disperato prende il muro a capocciate)

Gertrude- Voi vi dovete distendere a letto, con le mani incrociate  senza nemmeno

                   respirare.

Ida- Amedeo! Prendetemi a schiaffi per piacere.

Enrico- Aspettate che ora vi racconto una bella storiella. Senza interrompere. Il signore

             qui presente ha avuto un malore…

Gertrude- ed è morto!

Amedeo- V’avita sta zitte!

Enrico- Dicevo che ha avuto un malore. Quasi una sincope. Non respirava, era cadaver…

Amedeo- Non pronunciate certi vocaboli.

Enrico- Era pallidissimo. Il polso lento…

Ida- E così ho chiamato il 118. Il centralinista che era balbuziente e non capiva una mazza…

Amedeo- Peggio di voi…

Enrico- Ha creduto che il signore qui presente fosse morto e in malafede subito ha pensato

             di chiamare l’agenzia di pompe funebri.

Amedeo- Ma nel frattempo il nostro amico si era ripreso brillantemente.

Ida- tanto è vero che l’incaricata dell’agenzia è venuta qui inutilmente.

Gertrude- Si ma la signorina Fiamma de Spirito che noi conosciamo bene non ci ha creduto.

Genoveffa- E lei ha fiuto per queste cose. I morti li avverte a distanza.

Amedeo- E si vede che teneva il naso appilato.

Gertrude- Allora perché uno di voi ha  chiesto le tariffe.

Ida- (ad Amedeo) Vuje maco ve vulite fa e fatte vuoste.

Amedeo- E li ho chiesti io. Oggi e domani. Più domani che oggi uno può avere bisogno e si

              organizza per tempo.

Gertrude- Sarà!

Genoveffa- Voi non ce la contate giusta.

Gaetano- Ma scusate! Io sto qua vivo e vegeto. Fresco come una rosa.

Gertrude- (lo annusa) Oddio! Tanto fresco non direi.

Genoveffa- Un pò di cadavere puzzate.

Amedeo- Mo per farvi contente lo ammazziamo che dite?

Enrico- Lo volete capire o no che è stato solo un malinteso. Ha avuto solo un malore.

Gertrude- E chi ci dice che non sia lui il morto.

Amedeo- Non ce ne sono altri.

Enrico- Noi siamo gli unici quattro ad occupare questo lato della casa.

Genoveffa- E dall’altro lato.

Ida- A noi ci facciamo i fatti nostri.

Amedeo- Ognuno si fa i morti suoi.

Innocenzo- (dalla comune non si accorge delle sorelle) Ho portato un pò di caffè.

                  Dopo quello che è successo ne abbiamo bisogno. Questo fa resuscitare i morti.

Gertrude e Genoveffa- Ah! Allora c’è il cadavere.

Innocenzo- (impaurito) Avita passa niente. Ma chi sono queste due?

Amedeo- Pe piacere nun domandà comme se chiammano!

Gertrude- Avevamo ragione noi.

Genoveffa- Avanti. Tiratelo fuori.

Innocenzo- A me tiratelo fuori. Ma di che state parlando?

Gertrude- Cacciate il morto.

Innocenzo- Lo sapete voi che è morto si?

Genoveffa- Lo sappiamo si.

Innocenzo- E siete male informata. Per la cronaca è vivo e vegeto.

Gertrude- Questo lo dite voi.

Genoveffa- Ma perché non volete che gli facciamo il funerale?

Innocenzo- Fancille ‘a soreta ‘o funerale. Ma tu guarda nù poco ‘e niente ‘cchiù.

                  Ma com’è che vi prendete tutta questa confidenza? Ma chi vi conosce?

Gertrude- A non ci conoscete?

Genoveffa- Certo che non ci conoscete!

Amedeo- Mo accummencene n’ata vota.

Enrico- Loro sono le signore Fattibene.

Gertrude e Genoveffa- Signorine prego.

Innocenzo- Fattibene? Siete sicure?

Gertrude- Siamo Fattibene da generazioni.

Genoveffa- Fattibene da secoli.

Innocenzo- E allora sentite a me. O cambiate il cognome, o cambiate la mano d’opera.

                  Po vanno truvanno ‘o muorto. Se permettene pure ‘e parlà. Sti ‘ddoje sereticce.

Enrico- Innocenzo per favore non ti ci mettere pure tu adesso. Dicevo le signorine fanno

            parte di un’associazione benefica ed erano convinte… erano; che qui ci fosse stato

            un decesso e volevano darci un aiuto economico per il funerale. Capito adesso?

Innocenzo- Uh scusate! Io pensavo che voi alludevate a me.

Amedeo- Quello è morto da una vita!

Innocenzo- Ve mengo n’à cosa ‘nfaccia! Allora vi spiego io come sono andate le cose.

                   Stamattina ho portato il caffè a Carlo… a Gaetano che dorme li sopra. Mi sono

                   accorto che aveva… diciamo così… perso i sensi così abbiamo chiamato il 118

                  che ha capito una cosa per un’altra. E quest’è.

Enrico- E’ tutto chiaro adesso. Due persone diverse vi hanno dato la stessa versione dei

            fatti. Convinte?

Gertrude- Convinte! Vero Genoveffa?

Genoveffa- Si! Ma una cosa non ho capito.

Ida- Ancora?

Genoveffa- Perché avete portato il caffè?

Innocenzo- Perché deve per forza morire qualcuno per prendersi il caffè?

Ida- Prendetevi il caffè e poi ve ne andate va bene?

Gertrude- Un po’ di caffè lo prendiamo con piacere.

Genoveffa- Grazie! Lo gradisco anch’io. (suonano alla porta)

Ida- E chi sarà? (va ad aprire e rientra con una signora anziana in evidenti condizioni di

        povertà) Prego accomodatevi.

Matilde- Buongiorno! Scusate il disturbo. Vedo che siete impegnati. Posso tornare un’altra 

          volta.

Enrico- No, dite pure signora.

Ida- La signora mi ha chiesto del padrone di casa.

Matilde- Volevo parlare con chi prende decisioni.

Amedeo- Potete parlare con tutti quanti noi, ma di cosa si tratta?

Matilde- Abbiamo saputo che si è liberato un posto…

Innocenzo- Ma che ‘ncià pigliate p’o collocamento.

Enrico- Ma di che parlate?

Matilde- Siccome siamo rimasti soli io e mio marito e viviamo con la pensione sociale  

               sappiamo che si è liberata un stanza.

Innocenzo- Mo è n’albergo mo.

Enrico- Signora non si è liberata nessuna stanza.

Matilde- Ma come scusate qua non c’è stato un morto?

Gertrude e Genoveffa- (urlando) Ah! Avete visto. Avevamo ragione. A noi non ci frega

                                     nessuno. Il funerale si farà.

Innocenzo- (nella concitazione generale) Tutti in galera jamme a fernì. Tutte ‘ngalera.

(sipario)

 

                                  Fine I° atto

II Atto

(in scena Rosanna, Ida, Amedeo e Innocenzo)

Ida- Che volete da me, Ma io sono così preoccupata. Voi vi rendete conto di quello che

        abbiamo fatto?

Innocenzo- Di quello che stiamo facendo!

Rosanna- Come non mi rendo conto.

Ida- Si va in galera. E siccome siamo più di uno quelli ci danno pure l’assoluzione a

        delinquere.

Innocenzo- Associazione Ida. Associazione.

Ida- Con la legge non si scherza! I delinquenti veri stanno sempre fuori e noi che siamo

        persone per bene andiamo a finire in galera e non usciamo più.

Innocenzo- Persone per bene. Voi forse non avete capito la gravità della cosa.

Rosanna- Questa cosa si chiama… otturamento… di cadavere.

Innocenzo- Si ‘nciavimmo mise ‘o tappo.

Rosanna- Come si dice? Quando uno vuole nascondere una cosa…

Innocenzo- Occultamento.  Qua rischiate l’ergastolo!

Ida- Mamma mia! Che esagerazione! Al massimo ci possono dare che ne so… una ventina

        d’anni.

Innocenzo- E voi volete campare più di vent’anni?

Ida- Io tengo una vita davanti.

Innocenza- No! Vuje ‘a vita a tenite areta.

Ida- Ma poi scusa. Non ho capito perché parli sempre di noi.

Innocenzo- E io che c’entro. Quella è una cosa che avete organizzato voi.

Rosanna- Ma tu sei a conoscenza. Quindi ti possono incrinare per favoleggiamento.

Innocenzo- E’ addivintata cinese! Favoleggiamento. Si dice “incriminare per

                  favoreggiamento”.

Rosanna- Insomma sei cointorto pure tu.

Innocenzo- Se vabbuò!

Ida- Speriamo che dove l’ha messo  si mantiene bene e non va a male.

Amedeo- L’ha pigliate pe n’à busta ‘e latte.

Rosanna- Non vi preoccupate. Armando sapete che ha fatto? Teneva un bel congelatore che

               gli aveva dato da buttare una signora e che funzionava ancora. Ha preso e lo ha

               messo  ‘lla dentro. Così si mantiene bello fresco fresco.

Amedeo- Ma ch’è fatta?  ‘Na ‘nzalata? E meglio che vado a prendere un poco d’aria. Che vi

               siete fidati di combinare.

Ida- Noi? Voi siete correale con noi.

Amedeo- A no! Io non c’entro. (esce)

Ida- Vuo’ vede ca mò è tutta colpa mia?

Rosanna- Ida voi mi dovete insegnare a fare quel punto con i ferri, perché voglio fare

               qualche bella magliettina di lana per il bambino….

Ida- Ma perché aspetti?

Rosanna- Noo!

Ida- E allora?

Rosanna- E non si può mai sapere. Prima o poi arriveranno…

Ida- Vai a prendere i ferri e ti faccio vedere come si fa.

Rosanna- Venite voi dentro da me. (escono)

Innocenzo- E che mi lasciate qua da solo?

Rosanna- Noi cinque minuti e torniamo. (escono)

Enrico- (dalla sua stanza) Innocenzo. Innocenzo.

Innocenzo- Don Enrico e che spavento che mi avete fatto prendere! Non  potete chiamare

                  ad alta voce?

Enrico- Ho abbassato la voce proprio per non metterti paura.

Innocenzo- E avete fatto peggio. Non vi preoccupate con me potete alzare tutto quello che

                  volete.

Enrico- Si?

Innocenzo- Anzi più alzate e meglio è.

Enrico- Piuttosto…

Innocenzo- Appunto!

Enrico- Dicevo…. Piuttosto sapete Carlo che fine ha fatto?

Innocenzo- Armando lo ha messo dentro al frigo così si mantiene meglio.

Enrico- L’ha preso per una braciola! Ma io non parlo di Carlo morto. Parlo di quello vivo.

Innocenzo- E che ne so! Quando sono venuto qua già non c’era.

Enrico- Quello ci mette in un brutto guaio. Non ha capito che meno si fa vedere in giro e

             meglio è. Vado a vedere dove lo posso trovare. (esce)

Innocenzo- Ma non vi preoccupate che non si allontana. Quello non tiene neppure i soldi per

                   l’autobus. E poi il problema vero e che se si presenta la figlia da un momento

                  all’altro e si accorge che quello non è il padre… chissà come va a finire questa

                  storia.

Giovanni- (entra silenziosamente in abito ed occhiale scuri e con modi circospetti) (alle

           spalle di Innocenzo) Buongiorno.

Innocenzo- (spaventato) E voi da dove siete uscito?

Giovanni- Vorrete dire da dove sono entrato?

Innocenzo- Appunto! Chi vi ha fatto entrare?

Giovanni- Nessuno. Stavo per suonare e ho visto la porta socchiusa.

Innocenzo- E siete entrato?

Giovanni- Sono Afflitto!

Innocenzo- Embè siete afflitto voi e vi infilate nelle case altrui? E poi io che ci posso

                 fare!

Giovanni- Forse non sono stato chiaro. Io faccio Afflitto…

Innocenzo- Voi lo fate o ci siete che me importa a me!

Giovanni- Se mi fate parlare?

Innocenzo- Avanti.

Giovanni- Sono Giovanni Afflitto. Giovanni di nome e Afflitto di cognome.

Innocenzo- E adesso che lo so?

Giovanni- Sono venuto a proporvi la nostra migliore offerta…

Innocenzo- No guardate aspirapolvere non ce ne servono e non abbiamo neppure 

                  la possibilità di comprarlo.

Giovanni- Ma io non vendo aspirapolvere.

Innocenzo- Qualunque cosa vendete non ci serve.

Giovanni- Io non vendo! Io offro servizi.

Innocenzo- (improvvisamente ammorbidito) E che tipo di servizi?

Giovanni- Servizi funebri.

Innocenzo- All’anema ‘e mammeta! Non ne abbiamo bisogno. Grazie.

Giovanni- Non dite bugie! Io so da fonte certa che qua c’è stata una dipartita.

Innocenzo- Nientedimeno che qua non si può fare un colpo di tosse che arriva l’esercito

                 delle pompe funebri.

Giovanni- E qua vi sbagliate. Non può arrivare l’esercito.

Innocenzo- No?

Giovanni- No! Perché l’azienda del prelievo dei defunti in zona siamo solo noi e nessun altro.

               Solo noi siamo addetti al prelievo.

Innocenzo- L’hanno pigliate pe n’ù sacchetto d’à munnezza!

Giovanni- Noi e nessun altro.

Innocenzo- Guardate che è già venuta una signora…

Giovanni- Fiamma De Spirito.

Innocenzo- Si! Proprio lei.

Giovanni- E non poteva venire. E’ abusiva.

Innocenzo- Perché esistono pure i funerali di contrabbando?

Giovanni- E’ abusiva perché questa non è zona sua. Loro qua non possono intervenire.

Innocenzo- Questa legge non la conoscevo.

Giovanni- Non è una legge. E’ una regola da rispettare.

Innocenzo- E se uno non la rispetta?

Giovanni- I funerali diventano due. Capisce a ‘mme!

Innocenzo- Insomma qua uno non è nemmeno libero di scegliersi chi lo deve portare al

                   camposanto!

Giovanni- Liberissimo! Solo che paga di più perché deve pagare i diritti all’agenzia di zona.

               E’ così che funziona!

Innocenzo- Che bel funzionamento! Come! Quelle sono venute pure due signorine…

Giovanni- Le sorelle Fattibene?

Innocenzo- Sono abusive pure loro?

Giovanni-  No. Ma la mano che vi volevano dare loro ve la possiamo dare pure noi.

Innocenzo- Se ci fosse il defunto! Ma il defunto non c’è.

Giovanni- Noi facciamo il pagamento rateale.

Innocenzo- E le garanzie chi ve le dà il morto. Guardate che non è molto affidabile. Dopo

                  che fate? Gli pignorate la cassa? Oddio! L’Equitalia fra un poco metterà il

                  fermo amministrativo pure sulle nicchie?

Giovanni- Ma la rateizzazione la facciamo a voi che siete i parenti.

Innocenzo- Mi dispiace ma siete male informato. Per due ragioni. La prima e che non è

                  morto nessuno. La seconda e che qua nessuno è parente di nessuno e non  

                  teniamo niente. Si ce girate sotto ‘e ‘ncoppa nun ce jesce manco ‘o sanghe p’ò

                  naso.

Giovanni- Voi insistete?

Innocenzo- No siete voi che state insistendo da quando siete entrato. E mo per piacere

              lasciateci in grazia di Dio che con la faccia che tenete portate pure seccia.  

              Statevi bene!

Giovanni- Non vi finisce qua! Voi il morto da qua non lo cacciate.

Innocenzo- Fatevelo dire ma voi siete proprio scemo. Io non ve l’ho detto fino a ora per

                  educazione. Avete visto qualche candela accesa? Avete visto il portone mezzo

                  chiuso? Vedete gente che piange? Che si dispera? Vedete qualcuno che ci porta

                  il caffè?

Giovanni- No!

Innocenzo- E allora add’ò cazzo ‘o jate truvanno stu muorto. Facitece ‘o piacere jatevenne.

Giovanni- (uscendo) Non vi preoccupate che il cadavere lo troviamo!

Innocenzo- Chiammate a “Chi l’ha visto”. Avita vedè quanti ve ne trovano.

Ida- (insieme a Rosanna) Ma che è successo?

Innocenzo- E che è successo! E che qua non si può nemmeno morire in grazia di Dio. Stiamo

                  facendo lo struscio delle pompe funebri. Mi avete messo in mezzo a una

                  situazione…

Ida- E che vuoi da me. Che lo pensata io questa cosa?

Innocenzo- E ma voi ci state tenendo la mano!

Rosanna- Lei che ci poteva fare. Stava in minoranza. Perché Armando come fa con me?

               Non c’è niente da fare lo strapotere del sesso forte. Voi basta che minacciate.

Innocenzo- Ma chi l’ha minacciata?

Ida- Insomma a noi ci servivano i soldi per pagare il fitto se no qua ci cacciano via.

Enrico- (entra) Niente da fare. Non l’ho visto da nessuna parte.

Ida- Ma chi?

Enrico- A Gaet…. (si corregge) Carlo. Carlo!

Innocenzo- Voi vi preoccupate di Gaetano…

Enrico- Carlo!

Innocenzo- Carlo! Intanto qua si è presentato un altro rappresentante delle agenzie di

                   Viaggi.

Enrico- Che viaggi?

Innocenzo- I viaggio organizzati fino a Poggioreale.

Enrico-  E’ venuta la polizia?

Innocenza- Che polizia! E’ venuto un altro che voleva fare un funerale a prezzo buono.

Enrico- Mi hai fatto prendere uno spavento.

Innocenzo- Insomma se ne andato ma ha detto che lui la salma la trova.

Enrico- Ma tu gli hai detto che non c’è nessuna salma.

Innocenzo- Ma voi ci siete o ci fate? Secondo voi io gli dicevo che qua veramente c’è un

                  cadavere? Lui non ci ha creduto.

Enrico- Questa è una bella scocciatura.

Rosanna- Vabbè! Scusate io me ne vado di là perché se torna Armando e non mi trova

               succede un’altra disturbata.

Ida- Ma tu perché non prendi la mazza per lavare a terra e gliela suoni in testa?

Innocenzo- Ma guardate questa che consigli ci da!

Rosanna- Non vi preoccupate che quello fa solo fumo. Non si è mai permesso di toccarmi. Le

               prime volte tenevo paura. Poi ho capito che minaccia solamente.

Innocenzo- E perché te ne scappi qua dentro allora?

Rosanna- Pe fa vedè che lui è l’uomo della situazione. Lo faccio fesso e contento Poi so io

               come fare per calmarlo.

Innocenzo- E come?

Rosanna- Gesù! (ammiccando) Gli tolgo il necessario. Con  permesso. (esce)

Enrico- Hai capito!

Ida- Noi donne sappiamo come prenderli gli uomini.

Innocenzo- E’ arrivata Monica Bellucci. Ma fatemi il piacere. Comunque tenetemi fuori da

                  questa storia (esce).

Enrico- Grazie per l’aiuto!

Amedeo- (entra insieme a Gaetano) Voi su certe cose vi dovete stare attento.

Gaetano- Che volete da me? Io che ne sapevo.

Enrico- Si può sapere che fine avete fatto?

Amedeo- Vuoi vedere che mo non sono nemmeno libero di farmi una passeggiata?

Enrico- Non ce l’ho con voi ma con questo incosciente!

Gaetano- Perché non sono libero neanche io di prendere un poco d’aria?

Enrico- Adesso no! E meglio che non vi fate vedere in giro.

Amedeo- Si! Volete sapere il signore qui presente dove l’ho beccato? A giocare a tressette.

Enrico- Uh Gesù! Ma che siete pazzo?

Gaetano- Ma pecchè? Nun me pozzo fa manco n’à partita a tressette? Io sono il re.

Enrico- (ad Amedeo) Glielo volete spiegare voi perché non può giocare a tressette.

Amedeo- Gliel’ho spiegato.

Gaetano- Mi ha detto che è una cosa che non posso fare. Che mi devo stare attento. Che è

              pericoloso. Guardate che io sono maggiorenne e vaccinato e poi modestamente,

              sono il re delle carte.

Enrico- Quello non capisce. Non lo vuole proprio capire!

Gaetano- Ma che cosa?

Enrico- Voi non avete mai giocato a tressette.

Amedeo- Le carte le odiate.

Gaetano- Che cosa! Quelle sono la mia passione!

Enrico- Ma io non parlo di voi. Io parlo di Carlo.

Gaetano- E che me importa a me! Lui è lui e io sono io.

Amedeo- Ma se vi vedono giocare a carte quando lui non ha mai giocato potete destare 

               sospetti.

Gaetano- Ma perché uno nella vecchiaia non può imparare a giocare a tressette.

Enrico- A una certa età?

Gaetano- Non è mai troppo tardi.

Ida- Perché io non posso imparare a fare la modella? Non è mai troppo tardi.

Gaetano- Ma io gioco con gli amici miei mica con gli amici suoi.

Enrico- Ma quando uscite di qua la gente vi conosce come Carlo non come Gaetano.

Gaetano- Per gli amici suoi! Per i miei i mi chiamo Gaetano.

Amedeo- E se vi incontrano nello stesso momento un amico suo e uno vostro come fate?

Gaetano- ‘E levo ‘o saluto.

Enrico- Per piacere non scherzate che qua la situazione già è critica. Prima si è presentata

            un’altra agenzia di pompe funebri.

Amedeo- Ma c’hanno azzeccato ‘e manifesti!

Ida- No! ‘E vonne azzeccà ‘lloro ‘e manifesti! Ueh! Non si può nemmeno morire di nascosto!

Amedeo- Si! Mo uno dice me voglio fa n’à bella morte aumme aumme! Ma che dite?

Ida- Perché gli elefanti come fanno? Quando è arrivato il momento se ne vanno da soli

               in posto che sanno loro e buonanotte ai suonatori! E nisciuno sape niente. Ce stà

               n’a  cosa più bella di questa?

Enrico- Certo! Un essere umano,  quando è arrivato il suo momento, prende il tram, se ne va 

            al camposanto, e magari si seppellisce pure da solo.

Ida- Però fosse n’a bella cosa.

Enrico- Insomma voi non dovete uscire se non per riscuotere la pensione.

Gaetano- Sto agli arresti domiciliari?

Amedeo- Un poco di pazienza.

Enrico- Voi forse non avete capito che rischiate la galera!

Gaetano- Rischio? Rischiamo!

Amedeo- Qua c’è l’associazione a delinquere.

Ida- Di stampo pensionistico.

Enrico- Ma che dite!

Ida- Oggi come stanno le cose, i delinquenti siamo noi pensionati.

Gaetano- (a Enrico) Eppure io più vi guardo e più mi sembra di conoscervi.

Enrico- Si?

Gaetano- Non è che tenete qualche parente in Piemonte.

Enrico- Pure voi con questa storia?  (suonano alla porta)

Amedeo- Vado io! (rientra con Matilde).

Enrico- Voi state un’altra volta qua?

Matilde- Per favore, noi teniamo lo sfratto esecutivo. Da un momento all’altro ci cacciano di

               casa.

Amedeo- Signora ma dove vi mettiamo?

Matilde- Nella stanza del morto!

Enrico- Ma vi siete fissata con questo morto!

Matilde- Io tengo pure a mio marito che non sta bene. E non abbiamo dove andare.

               Vi posso fare un poco di pulizie. Poi io cucino bene.

Ida-  Questo è un problema!

Matilde- Perché?

Amedeo- Perché qua ci sta ben poco da cucinare.

Ida- A parte tutto un’altra pensione ci farebbe comodo.

Matilde- Sono due. Poi noi non occupiamo tanto spazio. Ci stringiamo.

Amedeo- Se fanno piccerille piccerille!

Matilde- Noi teniamo poca roba. Ci siamo venduti tutto quello che ci potevamo vendere.

Enrico- Ma si può sapere chi vi ha detto che qua è morto qualcuno.

Matilde- E’ una confidenza delle signorine Fattibene.

Gaetano- Signora guardate il morto sono io!

Matilde- E impiegate molto tempo per andarvene?

Gaetano- ‘O tiempo che faccio ‘o quatt’è maggio e mi trasferisco. Mi devono allacciare la

                luce eterna. E’ un monocamera. ‘Nce sta solo ‘a stanza ‘e lietto!

Matilde- (lo guarda stupita)

Enrico- Vi vuole dire che non è morto!

Matilde- Ma insomma si può sapere?

Ida- Fatemi parlare a me che fra donne ci capiamo. Statemi a sentire. Il signore che

        vedete qua si è sentito male. Abbiamo chiamato il 118, ha capito che era morto e ha

        avvisato pure l’agenzia per avere la percentuale. E’ chiaro adesso?

Matildo- E mo che faccio? Io ci avevo messo il pensiero. Non potete fare proprio niente?

Ida- Non possiamo fare proprio niente?

Gaetano- Mo pe fa piacere ‘a signora more overamente. Che dite?

Enrico- Signora scusateci potete tornare fa dieci minuti?

Matilde- Si! Con permesso. (esce)

Enrico-   (rivolgendosi a Gaetano) Voi fra un poco ve ne andate?

Gaetano- E perché?

Enrico- Voi dovevate rimanere solo il tempo di riscuotere la pensione.

Gaetano- E basta?

Enrico- E basta.

Gaetano- Solo una pensione. Ci troviamo e ce ne prendiamo tre o quattro.

Amedeo- E ‘d’ò muorto originale che ne facimme. Quello mica può stare in eterno nel

               congelatore!

Ida- Quello scade!

Enrico- Ma ch’è fatto n’ù sofficino!

Ida- Voglio dire che non si mantiene. Poi comincia la scomposizione.

Enrico- Gaetano. Voi dovete prendere la pensione e ve ne dovete andare.

Gaetano- Una sola?

Enrico- Una sola.

Gaetano- Aspettiamo almeno la tredicesima. Avimma fa ‘a botta facimmele pesante.

Amedeo- Non ce la facciamo fino a Natale.

Ida- Può darsi che fino a Natale si mantiene.

Amedeo- E’ fatto n’ù mellone ‘e pane!

Gaetano- Vi faccio una proposta! A me piace!

Enrico- Dite.

Gaetano- Ho un piano…

Ida- E lo volete portare qua sopra. Non c’è spazio. E poi nessuno lo sa suonare.

Amedeo- Che avete capito? Un piano che si pensa, no che si suona. Un piano di

               organizzamento.

Gaetano- Posso parlare? Se io vi sbarazzo della salma? Lo faccio a vita… il morto!

Ida- Fate il morto a vita?

Amedeo- Fate il morto per sempre?

Gaetano- Faccio il vivo per sempre!

Ida- Fate il morto o fate il vivo?

Enrico- Fa a don Carlo morto!

Ida- E che lo fa a fare Carlo morto?

Enrico- Fa a Carlo che è morto, ma lo fa da vivo.

Amedeo- E Gaetano che fine fa?

Gaetano- Lo facciamo morire!

Ida- Vi suicidate?

Gaetano- Che suicidate! Mi metto al posto suo!

Ida- Vi mettete nel congelatore?

Gaetano- Mi metto a frollare!

Amedeo- Ida! Fatevelo dire ma voi non capite proprio niente!

Ida- No!

Gaetano- Insomma! Prendiamo a Carlo, gli metto i miei documenti addosso e lo facciamo  

               trovare da qualche parte. E facciamo credere che sono morto io.

Enrico- E i vostri parenti?

Gaetano- Non tengo a nessuno. Si! Tengo un figlio ma mia moglie se ne scappata con un altro

               e non so nemmeno dove stanno. Allora siamo d’accordo?

Enrico- (agli altri) Voi che dite?

Amedeo- Il rischio c’è!

Gaetano- Mi prendo io la responsabilità.

Ida- Voi potete andare in galera!

Gaetano- E quando buono buono…

Ida- Ma vi possono dare l’ergastolo!

Gaetano- Io sto più di qua che di la. Vanno malamente ‘lloro.

Enrico- Ora però dobbiamo decidere della signora. Che facciamo?

Amedeo- E’ un’altra pensione che entra in casa.

Enrico- Si, ma dove li mettiamo?

Ida- Sono in due? Li mettiamo nella stanza di Carlo.

Gaetano- Io dall’attico non mi muovo.

Amedeo- Facciamo una cosa. Io mi arrangio nello sgabuzzino che è bello grande e la signora

                e il marito si mettono nel mio separè.

Gaetano- Alloro d’accordo! Mo mi sbrigo io lo smaltimento della salma.

Innocenzo- (entra) Cunsiglio ‘e volpe rammaggio ‘e galline.

Gaetano- Proprio a te cercavo! Fammi un favore! Vai a chiamare Armando.

Innocenzo- Non mi fate preoccupare. E’ successo qualcosa?

Gaetano- Ho avuto una grande idea. Stammi a sentire. (da parte gli spiega il suo piano)

Innocenzo- Ma vuje site pazzo! Io non voglio sapere niente!

Ida- Qua rischiamo il carcere duro.

Innocenzo- Se è duro si può pure fare. (suonano alla porta) Vado io e chiamo Armando.

Matilde- Allora che avete deciso? Sto nelle vostra mani.

Enrico- Dunque signora, statemi a sentire…

Matilde- Dite dite!

Enrico- (indicando l’alloggiamento di Amedeo) Quel posto la vi va bene? Non è molto grande…

Matilde- Nientedimeno! Va benissimo. Noi ci stringiamo un poco. Ce facimme piccerille

              piccerille…

Amedeo- Se metteno d’int’a ‘ll’acqua e s’arretireno!

Matilde- Poi noi teniamo qualche comodità che se può servire… Che ne so! Lo strumento per

               la pressione, l’aereosol, una bombola d’ossigeno nuova…

Amedeo- Ha ditto ‘o fierre pe stirà, l’aspirapolvere, ‘a lavatrice…

Enrico- Non ci servono grazie!

Matilde- Teniamo pure  una bella stufa a gas…

Amedeo- Quella si!

Ida- No. La stufa a gas mi fa paura. Quella può scoppiare da un momento all’altro. Perche

        devo morire così giovane.

Enrico- Nel fiore degli anni.

Matilde- Allora quando possiamo venire? Anche domani?

Enrico- Aspettate qualche giorno ancora. Il tempo di sistemare una situazione.

Gaetano- Una situazione che teniamo congelata…

Matilde- Volete un acconto? Io ve lo posso dare.

Enrico- Non c’è  bisogno non vi preoccupate.

Matilde- Qualunque cosa non voglio sapere niente. La camera è prenotata!

Gaetano- L’ha pigliate p’ò Grand Hotel!

Matilde- Allora d’accordo?

Ida- State tranquilla. Avete la mia parola.

Matilde- Grazie! Grazie assai. Arrivederci. (esce)

Gaetano- Abbiamo preso due piccioni con una fava. Teniamo una pensione assicurata e altri

               due ospiti paganti. Che ne dite?

Amedeo- (entusiasta) Sta chiuvenno dint’a terra nosta!

Ida- Che fra poco saremo tutti quanti ospiti dello stato.

Armando- Eccomi qua! Mi volevate?

Gaetano- Stammi a sentire! Dobbiamo toglierlo dal congelatore.

Armando- E dove lo mettiamo? Me volete far passare un guaio? Piuttosto io ve lo metto nel

               treruote e ve lo portate dove volete voi…

Gaetano- E che saccio purtà ‘o trerrote!

Armando- E che ci vuole. Chille quatto marce tene! (imita il suono e la guida)

Gaetano- Ma io nun ‘ne saccio manco una! E po chi ‘o piglia a dint’o trerrote? Io nun tengo

               manco a forza ‘e me sciuscià ‘o naso. Pe ‘fforza tu ‘nce vuò.

Armando- Io tengo famiglia!

Amedeo- Famiglia! Meza mugliera e ogni tanto a vuò pure fa a piezze.

Armando- Ma je ‘a voglio bene!

Gaetano- Sai che facciamo? Lo mettiamo da qualche parte con i miei documenti addosso

               così quando lo trovano credono che sono morto io.

Armando- E perché volete morire?

Gaetano- Ma chi vo murì! Mi metto al posto del morto così continuiamo a incassare la sua

               pensione.

Armando- Anche io?

Gaetano- No! Quella a stento basta per tirare avanti noi.

Armando- Io mi sto mettendo a disposizione. Un fiore me lo dovete dare.

Gaetano- Se si tratta di un fiore…

Amedeo- Ne ma cu quanta gente l’amma spartere stà penzione?

Armando- E un poco di rimborso spese… lo dobbiamo trasportare dentro al treruote. La

               benzina. E poi dovete mettere il congelatore. Io dopo lo devo solo buttare.

Amedeo- Nientedimeno!

Armando- E chi volete che se lo prende un congelatore dopo che ci è stato un morto

                dentro?

Gaetano-  Ma pecchè dint’ò congelatore ‘nce miette ‘e vive? Oppure esce scritto nella

                garanzia?

Armando- E quando lo dobbiamo fare?

Gaetano- Te lo faccio sapere io.

Armando- Avvisatemi prima. Quello si deve scongelare.

Gaetano- Si scongela per la strada.

Armando- Io non voglio responsabilità. Qualunque cosa dico che mi avete costretto con la

                 forza! (esce ed aprendo la porta incontra Mastronzo)

Mastronzo-  Fermi tutti! Che nessuno si muova! (ad Armando) Tu già te la stavi

                    scappottando.

 Enrico- Scusi ma lei chi è?

Mastronzo- Sono Felice Mastronzo.

Amedeo- Uah! Che mazzo!

Mastronzo- Sono ispettore di polizia di stato. Stavate già preparando la fuga, è vero?

Armando- (mostrando un sacchetto della spesa) Chesta è ‘a valiggia!

Enrico- Si può sapere che volete?

Mastronzo- A me nisciuno me fa fesso! Dove sta? Dove l’avete nascosto?

Ida- Ma di che state parlando?

Mastronzo- Che cosa ne avete fatto?

Gaetano- Ma di che cosa?

Mastronzo- Il corpo dove l’avete messo?

Enrico- Ma quale corpo?

Mastronzo- Sentite! Voi con me non dovete fare gli indiani. Non vi conviene! Vi siete scelti

                   una brutta gatta da pelare? Voi non avete idea con chi avete a che fare.

Gaetano- No?

Mastrono- Informatevi in questura di chi è Felice Mastronzo.

Amedeo- Solo voi!

Mastronzo- Esatto! Io sono…

Gaetano- …L’unico Mastronzo in tutta la questura.

Mastronzo- Bravo! Insomma. Ditemi dove avete messo la salma esanime del cadavere senza

                   vita del morto.

Ida- Ma chiste che sta dicenno?

Armando- Ma quale morto?

Mastronzo- Sentite! Poche chiacchiere. A me è arrivata una soffiata da fonte sicura che

                    mi avvisava che voi avete nascosto un cadavere morto!

Armando- Vuje l’avite mai visto n’ù cadavere vivo?

Mastronzo- Qua le domande le faccio io! Voi l’avete mai visto un cadavere vivo?

Armando- No!

Mastronzo- E nemmeno io!

Gaetano- Conoscete l’identità del presunto cadavere?

Mastronzo- No!

Enrico- Allora come fate a dire che c’è un cadavere?

Amedeo- Il morto può essere chiunque.

Mastronzo- Non fate i finti tonti. Quando troveremo il corpo morto…

Amedeo- ‘Nciattaccamme ‘a varca!

Mastronzo- Scopriremo l’identità. A me non sfugge niente. Io sono…

Gaetano- …Mastronzo!

Mastronzo- Bravo!

Gaetano- Adesso vi spiego io come stanno le cose. Mi sono sentito male. Ho avuto un

               collasso. I miei coinquilini hanno subito chiamato il 118 ma quel cretino del

               centralinista ha capito una cosa per un’altra e per prendere la percentuale ha

               avvisato subito l’agenzia delle pompe funebri.

Mastronzo- Non me la contate giusta. Sicuro che non siete morto?

Gaetano- Gesù! E non me ne accorgevo!

Mastronzo- Voi con me non dovete fare il furbo.

Gaetano- Si! Mo morivo e mi nascondevo da solo!

Mastronzo- Da solo no! Ma vi hanno dato una mano gli altri!

Gaetano- Avete ragione! Voi siete proprio Mastronzo!

Mastronzo- Chi mi garantisce che state dicendo la verità.

Armando- Ve lo giuriamo. (indicando Gaetano) Sull’anima sua!

Amedeo- Siamo tutti innocenti!

Mastronzo- E chi vi sta accusando! Allora avete la coscienza sporca?

Ida- Voi è mezzora che state dicendo che abbiamo nascosto un defunto!

Mastronzo- Mo è defunto? Io non ho mai parlato di defunti ma di cadaveri.

Amedeo- E nunn’è ‘a stessa cosa?

Gaetano- Scusate ispettore… ispettore Ma… ma…

Amedeo- …stronzo!

Gaetano- Qualcuno vi ha voluto prendere in giro.

Mastronzo- A me nessuno mi prende in giro. (si avvicina a Gaetano) La soffiata è venuta da

                  fonte sicura.

Gaetano- (annusando l’alito di Mastronzo) Sarà pure sicura, ma puzza nù poco ‘e merda!

Ida- E voi date retta alle male lingue?

Amedeo- La gente è invidiosa.

Enrico- Si! Del nostro benessere.

Gaetano- Guardate ispettore … Ma… ma…

Amedeo- … sempre stronzo!

Gaetano- Appunto! Voi vi sbagliate. Vi garantiamo che qua godiamo tutti di ottima salute.

Mastronzo- Me ne s’ accorto! Ve lo ripeto. (avvicinandosi di nuovo a Gaetano) La soffiata

                  veniva da fonte sicura.

Gaetano- (nauseato) Afforza ‘a parta mia adda venì sta sciusciata. Sentite non so da dove

               viene questa soffiata.. ma avita chiudere ‘a porta d’ò cabinetto!

Mastronzo- Voi tergiversate? Ma state attenti che vi tengo d’occhio. Il cadavere prima o

                   poi uscirà. A costo di farlo io con le mie mani. Io sono come un  leone che non

                   lascia la sua preda. (esce)

Amedeo- ‘O ciato d’ò lione ‘o tene!

Gaetano- Ma nunn’è ca ‘o tene proprio isso ‘o cadavere ‘ncuorpo!

Armando- E mò come la mettete?

Amedeo- Come la mettiamo?

Armando- E io che c’entro? Avete organizzato tutto voi.

Enrico- Il cadavere sta nel vostro congelatore. Che dite che ci è entrato da solo?

Armando- Dico che mi avete costretto con la forza.

Gaetano- Nuje nun ce mantenimme allerta!

Armando- Io stanotte ‘o levo all’add’inte e v’o porte n’ata vota ‘ccà!

Ida- Che bell’amico che sei. Quelli ci danno i lavori forzati a tutti quanti. Io i lavori forzati

        non li posso fare. Si rovina tutto il manicure. Me sento ‘e venì meno. (si accascia)

Amedeo- Io soffro pure con la schiena. Io non mi sento molto bene. (si accascia anche lui)

Gaetano- Ma qua lavori forzati che non esistono più.

Armando- Me sento male pure io.

Innocenzo- Che è successo?

Enrico- E’ venuta la polizia.

Innocenzo- No!

Enrico- Si invece! E ha detto che prima o poi il cadavere lo scopre e che ci sorveglia notte e

            giorno.

Amedeo- E quello se lo ha detto lo fa!

Enrico- E’ un osso duro Ma…stronzo!

Innocenzo! Se è stronzo allora di che vi preoccupate.

Ida- Ma chi ha detto che è stronzo?

Innocenzo- Lui ha detto che è un osso duro ma è stronzo!

Armando- E ha detto che lui è comm’a n’ù lione che non lascia la sua preda.

Amedeo- Nossignore! Quello si chiama proprio così. Mastronzo.

Innocenzo- Che cazzo ‘e nomme che tene!

Armando- Insomma stronzo o no stanno ‘nguajate!

Gaetano- Dalle! Stamme ‘nguajate.

Armando- Mannaggia ‘a ‘mme e quando ho pensato di metterlo nel congelatore. Ma poi io

               che ci azzecco. Io ve l’ho solo tenuto ‘a deposito.

Innocenzo- ‘A fatto giacenza.

Armando- No! Io in galera non ci vado. Mo prendo il congelatore sano sano e ve lo porto qua.

                (esce).

Ida- Io devo prendere un poco d’aria. Vado a trovare mia cugina Luisella. (esce)

Amedeo- Io mi vado a prendere un caffè.

Enrico- Aspettate che vengo pure io.

Amedeo- Io uno me ne posso permettere.

Enrico- Me ne prendo un poco da voi.

Amedeo- ‘I c’affare c’agge fatto! (escono)

Gaetano- Me ne prendo un sorso pure io. (esce)

Innocenzo- Ma dove cazzo andate tutti quanti? (buio)

Innocenzo- (intento a rassettare la stanza. suonano alla porta) Arrivo! (va ad aprire e

                   rientra con Gioia) Accomodatevi.

Gioia- Sono venuta per parlare con mio padre.

Innocenzo- (fingendo di non conoscerla) Chi è vostro padre?

Gioia- Mio padre si chiama Carlo. Carlo Mirra e so che abita qui.

Innocenzo- Non ci aveva mai detto di avere una figlia.

Gioia- Posso capirlo. A dire la verità non ci vediamo più da parecchio tempo. Ed è proprio di

          questo che gli volevo parlare.

Innocenzo- In questo momento non c’è e non so nemmeno quando torna. Volete lasciargli

                  detto qualcosa?

Gioia- No grazie. Glielo dirò di persona forse.

Innocenzo- Posso sapere perché non vi vedete?

Gioia- E’ una storia un po’ lunga. Ma penso che adesso sia arrivato il momento di mettere

          fine, a questa storia. Ripasserò. Grazie di nuovo. (esce)

Innocenzo- Niente! Mamma mia che casino!

Rosanna- Innocenzo tutto a posto si?

Innocenzo- Ma che tutto a posto. Solo questa ci mancava.

Rosanna- Che è successo?

Innocenzo- Che si è presentata la figlia di Carlo.

Rosanna- Uh Gesù! E che volevo?

Innocenzo- Secondo me vuole fare pace con il padre.

Rosanna- E mo che succede?

Innocenzo- E chi ‘o ‘ssape! (escono)

Amedeo- (entra seguito da Gaetano) Insomma una soluzione la dobbiamo trovare. Qua

               andiamo a finire tutti in galera! L’ergastolo ci danno.

Gaetano- E quando buono buono!

Amedeo- Sono minimo trent’anni.

Gaetano- Nossignore!

Amedeo- No no! Sono trent’anni. Se va tutto bene.

Gaetano- Non sono trenta!

Amedeo- Come no? Sono pure di più.

Gaetano- Vi dico di no!

Amedeo- Non insistete. La legge parla chiaro. L’ergastolo sono minimo trent’anni.

Gaetano- E che l’abbiamo ucciso noi! Quello è morto di suo!

Amedeo- Volete che vi faccio l’elenco dei reati? Omissione di soccorso, occultamento di

               cadavere, sostituzione di persona, falsità materiale, truffa ai danni dello stato, e

               associazione per delinquere, perché siamo più di due…

Gaetano- Uah! Ve sito fumato a Di Pietro! Comunque saranno al massimo dieci anni.

Amedeo- Di più, di più!

Gaetano- Perché noi campiamo più di dieci anni?

Amedeo- Parlate per voi. Non si può mai sapere.

Gaetano- Non vi preoccupate che lo stato ci fa morire molto prima.

Amedeo- Questo pure è vero!

Gaetano- Comunque state tranquillo. Che  già so il piano.

Amedeo- Si! ‘O terzo! Nel padiglione Palermo a Poggioreale!

Armando- (entra portando un congelatore a pozzetto) Ecco qua mettete la spina nella

               corrente. Quando l’avete svuotato me lo restituite. Io no voglio sapere più niente.

Gaetano- Ma che sei pazzo!

Armando- Io in galera non ci voglio andare. Tengo una vita davanti.

Gaetano- N’à vita ‘e merda!

Armando- Io quello che dovevo fare l’ho fatto. Mò vedetevela voi. (esce)

Ida- (entra) Uh che bellezza! Mò teniamo pure il congelatore! Non c’è niente da fare.

        Vedete che significa quando in una casa entra una pensione in più. Mo lo dobbiamo solo

        riempire.

Amedeo- Non vi preoccupate che già è pieno.

Ida- Quanto siete bravi avete pensato proprio a tutto. Che uomini!

Gaetano- Ma che state capendo? Qua dentro ci sta il defunto.

Ida- Uh mamma mia! Ma che siete pazzi!

Amedeo- E che ci possiamo fare? Quello è stato Armando che per paura ce lo ha portato

              qua dentro.

Ida- E mo come facciamo? Qua veramente ci danno minimo quarant’anni.

Gaetano- Ma a chi?

Ida- A me sicuro me li danno!

Amedeo- Si! Anche di più! Pure ottanta!

Gaetano- Dovete stare tranquilli. Ho trovato il modo per farlo scomparire.

Ida- Si! facciamo lo spezzatino! (suonano alla porta)

Amedeo- E chi sarà? Speriamo che non è Mastronzo. Ida aprite!

Ida- Faccio l’usciera. (va ad aprire e rientra con Fiamma)

Fiamma- Devo dirvi che sono molto contrariata.

Gaetano- Che è successo?

Amedeo- Se scurdata ‘e se piglià cuacche supposta!

Fiamma- Sono venuta a sapere che qui si è presentato  Giovanni Afflitto.

Amedeo- E chi è?

Ida- E’ il rappresentante della concorrenza.

Fiamma- E voi l’avete lasciato entrare.

Gaetano- Noi? Ma io non lo conosco nemmeno!

Fiamma- Comunque siete avvisati! L’agenzia di zona per i funerali è solo la nostra. Sia ben

              chiaro! Chiunque si presenti è un millantatore.

Giovanni- (entra accompagnato da Innocenzo) Fatemi capire chi sarebbe il millantatore?

Fiamma- Tu guarda questo che faccia tosta. Avete il coraggio impunito di presentarvi pure.

              Voi da qua ve ne dovete andare.

Giovanni- No no no! Mi dispiace ma se c’è qualcuno che se ne deve andare quella siete voi.

Fiamma- Siete fuori strada. Dovete andare via voi.

Giovanni- Altrimenti!

Fiamma- Altrimenti sapete bene come va a finire.

Giovanni- Voi sapete come va a finire. Mi state minacciando?

Amedeo-  Stateve accorta ca chesta ve spara n’à raffica ‘e pinnele ‘nfaccia!

Fiamma- Non avete nemmeno rispetto del fatto che ho qualche problema di salute.

Gaetano- Quacche problema! Chella ‘è n’ù spitale c’he piere!

Giovanni- Il 21 bis è di competenza nostra.

Fiamma- No! Vi sbagliate è di competenza nostra. Perché è cambiata la numerazione.

              Prima era il 19.

Giovanni- Non vuol dire niente. Mica è colpa nostra.

Fiamma- Andatevela a prendere con il sindaco.

Giovanni- Sindaco o non sindaco il funerale lo facciamo noi.

Fiamma- Non esiste proprio.

Giovanni- Senza che ci facciamo la guerra. Ci possiamo sempre mettere d’accordo.

Fiamma- Accordi con voi? Giammai!

Giovanni- E perché che vi abbiamo fatto di male.

Fiamma. Siete scorretti e pescate nel torbido.

Giovanni- Nel mare torbido si pesca meglio!

Fiamma- Voi siete solo una massa di imbroglioni.

Giovanni- Non vi permettete di offendere! La proposta è sempre valida. Noi mettiamo il

               carro e voi mettete la bara.

Amedeo- E nuje mettimmo ‘o muorto! Ma vuje nun tenite nù minimo e delicatezza. (a

               Fiamma) E mi meraviglio ‘e vuje. Dovreste avere un minimo di comprensione.

Fiamma- E perché?

Amedeo- Pecchè manca poco pure a vuje.

Fiamma- Io sto benissimo!

Amedeo- Si! Ce manca sulo ‘a passata ‘e spirito.

Fiamma- Aspettate che ho dimenticato di prendere la pillola.

Ida- E quale?

Fiamma- Quella anti invecchiamento.

Ida- Io non ne ho bisogno.

Amedeo- Le sta spuntanno ‘o primmo dente!

Enrico- Secondo me voi prendete troppe pillole.

Amedeo- Ogni tanto mettiteve pure qualche supposta!

Fiamma- Le pillole servono a salvaguardare la mia salute.

Amedeo- Secomdo me fanno ‘cchiù bene a chi ‘e venne!

Fiamma- E poi se permettete sono fatti miei.

Enrico- Pigliateve quanta pinnele vulite vuje ma jatevenne ‘a ‘ccà.

Giovanni- Comunque. Il funerale o lo fate con noi o non lo fate.

Fiamma- Questo è da vedere. Lo fate con noi. Quanto è vero che sono De Spirito. Dovrete

              passare sul mio cadavere.

Ida- E nunn’è che ce vò assaje!

Giovanni- ‘O facite cù nuje. Quanto è vero che sono Afflitto.

Gaetano- Mo ve manne ‘a ‘ffa ‘nculo a tutt’e ‘dduje. Quanto è vero che so’ Carlo!

Amedeo- Uno parla ‘e n’à manera. Uno parla ‘e n’ata. Ma ‘a scemità è ‘a stessa!

Gaetano- Mo! Morto o no per piacere accomodatevi fuori dalla porta perché i problemi che

               abbiamo già sono tanti.

Fiamma e Giovanni- (escono litigando)

Ida- Ma tu guarda nù poco che se passa.

Amedeo- Non se ne può più. Qua dobbiamo trovare una soluzione se no ci viene un pandeco.

Gaetano- Che cosa?

Amedeo- Un pandeco. Come lo chiamate voi? Un attacco di cuore.

Gaetano- E parlate comprensivo!  

Innocenzo- (entra) Finalmente siete tornati! Voi di qua non vi dovete muovere.

Ida- Perché già ci hanno dato gli arresti domiciliari.

Innocenzo- Che c’iazzecca! La situazione è critica e non vi dovete muovere, (nota il

                  congelatore) E quello che cos’è?

Gaetano- Abbiamo fatto una spesa pazza! Non lo sai che cos’è?

Innocenzo- Quello veramente ve lo ha portato! E mo che si fa?

Gaetano- Non ti preoccupare tengo già tutto organizzato!

Innocenzo- C’è un altro problema.

Amedeo- Pure!

Gaetano- Che altro è successo?

Innocenzo- Si è presentata vostra figlia.

Gaetano- E qual’è il problema? Io non ho figlie.

Innocenzo- Ma io non intendo vostra figlia.  (indicando il congelatore) Io intendo sua figlia.

Ida- La figlia del congelatore?

Innocenzo- Si! Chella è ‘a connola! Ma come devo fare con voi. La figlia di Carlo!

Amedeo- Se se! ‘A coppa’o cuotto l’acqua vulluta! Mi vedo avvilito.

Gaetano- E che voleva?

Innocenzo- E che ne so! Ha detto che voleva parlare con voi.

Gaetano- Con me? E chi a cunosce.

Innocenzo- Afforza!  Non vuole parlare con voi ma con Carlo.

Ida- Ma quello è morto!

Innocenzo- Mo mi butto con la testa nel muro. Lei non lo sa che il padre è morto.

Amedeo- Allora che facciamo?

Gaetano- Che facciamo?

Innocenzo- Lo volete sapere da me?

Ida- Il padre siete voi.

Gaetano- Dalle!

Innocenzo- Insomma quella ha detto che torna.

Gaetano- E quando torna ho già risolto tutto.

Amedeo- Ma che risolvete che stiamo veramente inguaiati.

Gertrude- (entra insieme a Genoveffa) Eccoci qua. Le sorelle son tornate!

Amedeo- E perché non ve ne andate?

Genoveffa- Ma come noi siamo qui per darvi una mano e voi ci trattate così.

Enrico- Se veramente ci volete dare una mano ve ne dovete andare.

Gertrude- In tanti anni di volontariato nessuno ci ha mai trattato così.

Genoveffa- Noi siamo le volontarie della carità.

Gaetano- E perchè non ve ne andate volontariamente?

Gertrude- Rifiutate il nostro aiuto?

Amedeo- Sissignore.

Genoveffa- Non avete bisogno proprio di niente?

Ida- Stiamo benissimo!

Gertrude- Questa si che è una bella notizia!

Genoveffa- Certo. Perché se state benissimo allora potete dare una mano all’associazione.

Gertrude- Magari con un sostanzioso contributo economico!

Amedeo- Mo ‘e mengo n’à cosa ‘nfaccia!

Enrico- Stiamo benissimo nel senso che con tutte le nostre miserie riusciamo a

            sopravvivere.

Genoveffa- Ritenetevi fortunati. C’è chi non riesce a fare nemmeno quello.

Gertrude- Però potete accogliere con voi qualche anima che soffre un po’ più di voi.

Genoveffa- Dandogli la vostra ospitalità.

Innocenzo- L’albergo è al completo.

Gertrude- Non riuscite neppure a fare un piccolo sforzo? Anche qualche euro può bastare!

Gaetano- A questa se non gli diamo qualcosa non ce le togliamo di torno. (tutti annuiscono)

Enrico- Amedeo voi avete qualcosa?

Amedeo- Tengo un euro vuol dire che domani non mi prendo il caffè. Me lo offrite voi.

Enrico- Non ve lo posso offrire nemmeno io perché 80 centesimi che tengo li regalo pure io.

Ida- Ecco qua tre euro da parte mia.

Gaetano- Voi tenevate tre euro e vi stavate zitta!

Ida- E che devo dare conto a voi! E arrivato Monti bis!

Genoveffa- (a Gaetano) Voi non avete niente da offrire?

Gaetano- Veramente io pensavo che il destinatario di questa colletta ero proprio io.

Gertrude- Non potete fare un altro piccolo sforzo?

Amedeo- Mo vi state prendendo il dito con tutta la mano. Piuttosto ci possiamo fidare.

Ida- A darvi tutti questi soldi.

Enrico- Non vorrei che voi siete come un frate che si è presentato qualche tempo fa.

Genoveffa- Ma che dite? Il nostro ente è autorizzato dal ministero.

Gaetano- (facendo il gesto del mariuolo)  E quello proprio il ministro ci preoccupa.

Gertrude- In ogni caso sappiate che noi siamo sempre a vostra disposizione.

Genoveffa- Per qualunque cosa avete bisogno.

Gertrude- Di una visita specialistica…

Genoveffa- Ci siamo qua noi!

Gertrude- Le analisi del sangue a domicilio?

Genoveffa- Ci siamo qua noi!

Gertrude- Un malore improvviso?

Genoveffa- Ci siamo qua noi!

Gertrude- Un ricovero immediato!

Genoveffa- Ci siamo qua noi!

Amedeo- Ma nunn’è ca purtate n’ù poco seccia!

Genoveffa e Gertrude- Ci siamo qua noi! Noi portiamo il nostro conforto.

Gaetano- All’anema d’o’ cunforto! Ma n’a bella scampagnata c’ù n’à bella zuppa ‘e cozzeche

              no?

Enrico- Care sorelle andate a confortare qualcun altro.

Gertrude e Genoveffa- (uscendo) Comunque ricordate, per ogni cosa…

Tutti insieme- Ci siamo qua noi!

Amedeo- So’ peggio d’è zecche cavalline! Afforza ce vonna fa venì quacche ‘ccosa.

Ida- Noi siamo ancora in salute. Cosi giovani!

Gaetano- La cosa tragica è che quella veramente ci crede!

Mastronzo- (accompagnato da alcuni poliziotti in divisa) Fermi tutti. Che nessuno si muova!

                   (a Gaetano) Specialmente voi.

Gaetano- (nauseato dall’alito) E chi se move M’ha fulminato!

Mastronzo- Siete messi male! Ora facciamo una bella perquisizione e troviamo la salma. Ho

                    qua il mandato.

Gaetano- E chi ve l’ha mandato?

Mastronzo- O bella! Me l’ha mandato il magistrato.

Amedeo- E bravo! ‘A fatto ‘a rima!

Mastronzo- Perché io la salma la trovo. (ad Amedeo) Quant’è vero che sono vivo e vegeto.

Amedeo- (anche lui disturbato) Site sicure che site ancora vivo?

Gaetano- Più vegeto che vivo. Sta fermentando!

Mastronzo-  (notando)Ah! Vedo che vi siete fatti la comodità.

Ida- E’ per risparmiare un pochino. Sapete compriamo un poco di spesa all’ingrosso e la

        congeliamo.

Enrico- Si! Compriamo i quarti di carne interi!

Amedeo- ‘O problema e chi ‘nciò taglia a piezze!

Mastronzo- Bravi! Avete imparato pure a fare economia!

Innocenzo- (anche lui colpito) Dovreste economizzare pure voi. Chiudete un poco la

                   mandata dell’aria!

Mastronzo- Mamma mia che caldo che fa oggi! (cercando di aprire il congelatore) Non ci

                   sta qualcosa di fresco qua dentro?

Enrico- (lo blocca immediatamente) No! Non c’è proprio niente.

Mastronzo- Peccato! Tengo un arsura. (verso Ida) Mi sento la bocca… tutta impastata.

Ida- E vedete che ‘o lievito era scaduto.

Mastronzo- Insomma basta! Abbiamo perso fin troppo tempo. Dite dove avete nascosto il

                   cadavere. E Mastronzo qui presente è disposto pure a chiudere un occhio.

                   Anzi! (a Innocenzo)Visto che siete tutti d’accordo chiudo tutti e due gli occhi.

Innocenzo- Chiudite ‘a vocca ca è meglio.

Mastronzo- Non tirate troppo la corda. Non abusate della mia pazienza. Io sono bello e

                  caro… Avanti una bella confessione e ci mettiamo una bella pietra sopra…

Gaetano- Manco ‘o chiude ‘o sepolcro!

Mastronzo- Ma è mai possibile che in questo frigorifero non tenete niente che mi posso

                   aggiustare un poco la bocca.

Enrico- (lo blocca di nuovo) Niente! Sapete noi siamo anziani  e le cose fredde ci fanno

             male.

Amedeo- Ma qua aggiustare! Quello ci vuole una ristrutturazione completa.

Innocenzo- Dentro e fuori. L’interno e la facciata.

Ida- Più l’interno che la facciata.

Mastronzo- Guardate! Vi faccio una proposta! (rivolgendosi man mano a ognuno dei

                   presenti) Ora cominciamo un interrogatorio, con ognuno di voi e cosi mi

                   raccontate, per filo e per segno, come sono andate le cose. Faccia a faccia.

Gaetano- No p’ammor’e ‘DDio. E nuje murimme primme ‘e arapì ‘a vocca.

Mastronzo- E allora vi faccio passare un brutto quarto d’ora. Quant’è vero che sono

                   Mastronzo! Non mi credete?

Amedeo- No no! Vi crediamo. Specie quando aprite la bocca.

Mastronzo- Avanti! Cominciamo la perquisizione! (verso il congelatore) Cominciamo a vedere

                   qua dentro che c’è!

Ida- No! Qua dentro no!

Mastronzo- E perché qua dentro no? Che cosa c’è.

Ida- (cantando) Che cosa c’è? C’è che mi sono innamorata di te….

Mastronzo- Facciamo poco gli spiritosi. Aprite qua.

Ida- No! Si scongela il quarto.

Mastronzo- Che me ne  importa! Se po’ scongela puro ‘o quinto e o sesto… e po’ che d’è stu

                   quarto?

Ida- Il quarto di carne che abbiamo comprato.

Mastronzo- (prendendola in giro) E quale quarto avete comprato quello davanti o quello di

                  dietro?

Ida- (sensuale) Quello di dietro è sempre il migliore.

Mastronzo- Me piace chille ‘e nanze! E mi piace fresco. No stagionato. Forza levateve ‘a

                  nanze! Faciteme arapì stù coso.

Innocenzo- Non lo fate! E’ sempre brutto vedere la carne morta. E’ meglio quella viva.

Gaetano- ( a Ida) qua bisogna creare un diversivo)

Ida- Ci penso io. Non mi sento bene. Mi sento svenire. (finge di svenire)

Enrico- Signora Ida. Speriamo che non sia nulla di grave. Se succede qualcosa la colpa sarà

            solo vostra.

Mastronza- Avanti! Finitela con questa commedia che non ingannate nessuno.

Amedeo- Ma quale commedia. Quella è freddo come un pezzo di ghiaccio. (a Mastronzo)

               Siete stato voi.

Mastronzo- Non cominciamo ad accusare ingiustamente. Io non ho fatto niente.

Innocenzo- Azze niente! Voi l’avete avvelenata con la diossina.

Enrico- Qua ci vuole solo la respirazione bocca a bocca.

Mastronzo- E chi gliela fa?

Enrico- Voi! Voi siete la causa del suo malore e voi fate la respirazione.

Gaetano- E se ce la fate voi si riprende sicuramente.

Innocenzo- Non è detto! Po essere pure ca ‘nce dà ‘o colpo ‘e grazia!

Mastronzo- Ma non è meglio il massaggio cardiaco?

Ida- Mi accontento pure di quello. Ma deve essere fatto bene. Se no non mi riprendo!

Mastronzo- E allora vedete chi ve lo fa. Mo me so scucciato. Mo apro questo benedetto

                  congelatore e il primo che oppone resistenza gli faccio un sedere così.

Innocenzo-  (gli si mette davanti) Sono pronto al sacrificio.

Mastronzo- Levete ‘a nanze tu. ( apre il congelatore) Ah!

Enrico- Mo siamo veramente rovinati.

Amedeo- L’ergastolo nun ci’ò leva nisciuno.

Innocenzo-  (guardando nel congelatore) Se n’e’ fujute.

Mastronzo- Qua dentro non c’è niente!

Amedeo- E pe forza! C’ò ciato ‘e chillo se n’è fujute pure ‘o cadavere.

Tutti supiti guardano Gaetano.

Enrico- Ma che avete fatto?

Gaetano-  Modestamente come faccio sparire i cadaveri io…

Mastronzo- …quali cadaveri.

Gaetano- Mo accumencia n’ata vota.

Amedeo- Ma comme avite fatto?

Gaetano- Ma allora site proprio n’à banda ‘e turze. Non c’è nessun cadavere.

Enrico- E come mai?

Gaetano- Per starci un cadavere ci deve stare pure uno che è morto. Siccome non è morto

               nessuno.

Enrico- E Don Carlo?

Gaetano- Vuje site proprio nipote a Cialdini. Don Carlo sono io. Vi ho fatto uno scherzo e 

               solo ‘dduje mammalucche comm’a vuje ci potevano cascare.

Amedeo- Ma io qualche cosa avevo capito.

Carlo- Ma che avevate capito. Vuje site ‘cchiù ferlocche d’ò piemontese.

Enrico- Dalle c’ù stù piemontese. (a Ida) E voi pure sapevate tutto?

Carlo- Lo sapevano tutti quanti. A parte voi due. Erano tutti amici miei. Pure Mastronzo era

          finto.

Innocenzo- ‘O ciato era overo però!

Carlo-  Intanto subito avevate penzato ‘o sostituto. Voi siete due delinquenti nati.

Amedeo- Che volete? La necessità.

Enrico- Tanto oramai eravate morto! Poi era solo per il tempo di prendere la vostra

            pensione.

Carlo- Non c’è niente da fare, siete proprio piemontese!

Enrico- N’ata vota mo!

Amedeo- Ma allora era tutte cose finta? Pure Fiamma De Spirito?

Fiamma- Si facevo parte anch’io dello scherzo.

Amedeo- Allore pure ‘e pinnele erano finte. State bene?

Fiamma- Sono sana come un pesce.

Amedeo- Allora pecchè nun facite nù poco  ‘a sirenetta cu ‘mmè?

Fiamma- Ma chiste overo fa? Ma faciteme ‘o piacere!

Carlo- Però lo scherzo non è finito. Da un momento all’altro deve venire mia figlia. E voi 

               le dovete dire che io sono morto.

Ida- Ma che scherzi sono questi. Voi le fate venire qualche cosa.

Gaetano- Una lezione se la merita. Non vi preoccupate è solo per poco. Ora vi dico quello

               che dovete fare. (buio)

In scena Armando, Rosanna e Innocenzo.

Armando- (rincorrendo Rosanna) Embè. Si nun me dice ‘a verità te faccio ‘a spezzatino e te  

                metto dint’ò congelatore pure a te.

Rosanna- Ma che vuò. Avranno sbagliato numero.

Armando- Hanno sbagliato nummero? Chill’ha azzeccato tutte cose. E cosce, ‘o culore d’è

                capille.

Rosanna- Sarà stata n’à coincidenza.

Armando- ‘A coincidenza ‘e soreta! Guarda caso ha ‘ngarrato pure ‘o nomme mio. Armando.

Innocenzo- Perché ti chiami solo tu Armando? Ce ne sono centinaia di persone che si

                  chiamano Armando.

Armando- Si. Chill’ha scritto così freghiamo a quel turzo di tuo marito.

Innocenzo- Alora sei tu! (suonano alla porta)

Armando- (va ad aprire) Nun te movere ca nunn’aggio fernute ancora. (rientra con Gioia)

                C’è questa signora che chiede di don Carlo.

Gioia- Si buongiorno. Si ricorda di me sono già passata a chiedere di mio padre.

Innocenzo- Fingendosi imbarazzato. Si! Io le devo dire una cosa e non so come fare!

Gioia- Di cosa si tratta?

Innocenzo- Guardi.. l’altra volta… non ho avuto il coraggio di dirle che suo padre non c’è più.

Gioia- Non c’è più… in che senso?

Enrico- (Che nel frattempo è entrato in scena) Nel senso che suo padre è morto.

Gioia- Non è possibile! Quando.

Innocenzo- Sarà poco più di un paio di mesi.

Amedeo- (entrato anche lui in scena) Si. E a dire la verità non sapevamo nemmeno che

                avesse una figlia.

Ida- Non ce ne ha mai parlato.

Gioia- Lo posso capire. Gli ho dato una grande dolore. Il peggiore che una figlia potesse

           dare al proprio genitore.

Innocenzo-  Non so cosa sia successo ma credo che suo padre sicuramente l’abbia già

                   perdonata.

Gioia- Non esiste perdono per ciò che gli ho fatto. E che non abbia neppure avuto la

          soddisfazione di vederlo neppure da morto questa è la punizione peggiore. Ma me la

          merito tutta.

Enrico- Non se ne abbia a male. Credo che un genitore comunque voglia bene ai suoi figli.

            Qualunque cosa commettano.

Innocenzo- Di sopra ci sono ancora le sue cose anzi noi abbiamo trovato una busta che non 

                  abbiamo ancora aperto. (prende la lettera) Forse è proprio una lettera per lei.

Gioia- Grazie. (apre la lettera e la legge).

(voce di Carlo fuori scena)

Mia cara Gioia. Ogni volta che perdiamo un persona cara, ci resta sempre l’impressione di avere lasciato con essa qualcosa in sospeso. Da quei momenti in poi sorgono implacabili i dubbi che  accompagneranno per sempre la nostra esistenza. Cominciamo così a domandarci se a volte non siamo stati troppo duri, se avremmo potuto trascorrere qualche momento in più insieme e non l’abbiamo fatto oppure, se l’amore mostrato nei suoi confronti non sia mai stato abbastanza. Ciò non è altro che l’inevitabile conseguenza del fatto che solo allora ci rendiamo conto di quanto fosse importante per noi quella persona e di quanto ci manchi.

Vedi mia cara. Quello del genitore non è il ruolo più difficile del mondo. La cosa più difficile invece è riuscire a controllare il grande amore che si ha per i propri figli. Non si sa mai se si è fatta la cosa giusta, se qualche volta si è stati troppo permissivi o, al contrario troppo rigidi e se addirittura qualche volta i nostri egoismi e le nostre paure, dovute solo ad un po’ di esperienza in più che si ha della vita,  abbiano suscitato la vostra rabbia ed il vostro disappunto. Sapessi quante volte, nella vita, si prendono decisioni sbagliate e questo solo per amore vostro. Ecco allora che si crea quel velo sottile  di ostilità che ci proibisce di condividere liberamente con voi ogni sofferenza come ogni gioia e ci costringe a piangere o gioire di nascosto, chiusi da soli, nello squallore del bagno di casa.

Spesso, troppo spesso, mettiamo da parte o rinneghiamo, gli affetti di genitori, fratelli, amici, ma per qualunque ragione lo facciamo, nulla ripagherà mai un sentimento gettato nella spazzatura.

Quando però ce ne rendiamo conto, si unisce l’orgoglio a rendere ancora più irrimediabile l’errore commesso e allora vorremmo che un miracolo intervenga a porvi rimedio.

Ma i miracoli non esistono se non dentro di noi e possiamo fare in modo che avvengano solo dando fondo a tutto il nostro affetto. Sono sicuro che quanto sia successo ti abbia fatto capire che nulla toglierà mai ad un genitore l’amore che ha per i figli.

Gioia- (visibilmente emozionata) Posso sapere almeno dove è stato seppellito.

Ida- Veramente, non l’abbiamo ancora fatto.

Gioia- Come?!

Amedeo- Non avevamo i soldi per il funerale. Sta ancora di sopra.

Gioia- Ma… come è possibile.

Innocenzo- E’ possibile si! La stanza sua è freddissima. Si è mantenuto una bellezza.

Enrico- Si è mantenuto così bene che sembra ancora vivo. Guardi lei stessa!

Carlo- (appare sulla scena).

Gioia- Dovevo immaginarlo che questo era un altro dei tuoi scherzi. Mi hai fatto stare male

          ma me lo merito. Mi perdoni.

Carlo- Non hai nulla da farti perdonare. Mi bastava solo che capissi che a volte si sbaglia

           anche per colpa degli altri.

 Gioia- Quell’altro a cui ti riferisci non fa più parte della mia vita né di quella dei miei figli.

Carlo- A proposito come stanno i miei nipotini?

Gioia- Puoi vederlo tu stesso. Sono qui fuori che aspettano. Li vado a chiamare.(esce)

Ida- (commossa) Che bello! Mi sembra di stare a “C’è posta per te”

Amedeo- Si! Ce manca solo Maria De Filippi.

Innocenzo- La faccio io!

Amedeo- Mi sembra più “Carramba che sorpresa” .

Innocenzo- Allora faccio Raffaella Carrà.

Ida- Quando mai! E’ “c’è posta per te”.

Amedeo- Carramba che sorpresa.

Ida C’è posta per te.

Amedeo- Carramba che sororesa. E po’ me piace ‘e ‘cchiù La Carrà.

Ida- C’è posta per te. La Carrà mi è antipatica.

Amedeo- Ma comme? Chell’à ‘nventato pure ‘o “tuca tuca”

Enrico- E basta. Stutate sta televisione!

Gioia- (rientra con due bambini, Marco e Sonia ) Salutate il nonno.

Carlo- Come sono cresciuti! Che vuoi? Me li ricordavo piccoli così.

Gioia- Vorresti tornare a vivere con noi? Che ne dite bambini?

Marco- Si! Ma solo se ci dai tutta la tua pensione!

Carlo- Non solo la pensione ma anche qualcos’altro che ho ancora.

Sonia- Non dargli retta. Lui scherza sempre. Per me va bene anche senza pensione. Basta

          che mi accompagni tutti i giorni a scuola.

Carlo- Signorsì!

Enrico- Quindi. Ve ne andate? Siete un scassa ombrelli. Ma ci mancherete.

Carlo- Ve piacesse! Nun ve preoccupate che starò tutti i giorni qua. Io a qualcuno devo

          prendere in giro.

Gioia- Anche voi potrete venire a casa tutte le volte che vorrete.

(si sentono fuori scena le urla di Armando e Rosanna)

Armando- Tu ‘mme dicere chiste chi è!

Rosanna- Nunn’o ‘ssaccio avranno sbagliato nummero.

Armando- Nunn’è overo!

Carlo- Battilocchio! Tu sì chillu turze d’Armando?

Armando- Sissignore! Songh’io.

Carlo- E il messaggio a tua moglie l’ho mandato io.

Armando- Ma come ve l’ha intendete con mia moglie?

Carlo- Allora si turze overo! Non l’hai capito che ti ho fatto uno scherzo? Mammalucco.

Armando- A no! Don Carlo Sti pazzie a me nun me piaceno. Io pe poco nun facevo n’ù

               sproposito.

Carlo- Ma vafan’culo tu e ‘o sproposito. Stu guappo ‘e cartone.

                                                      SIPARIO