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Reduci

Reduci

di

Marco Giorcelli e Aldo Ottobrino

PERSONAGGI

GAMBO ex poliziotto
POLLI sua moglie
PETALO primogenito di Gambo e Polli
CRIS secondogenito di Gambo e Polli
VIOLA attrice
COROLLA attrice


SCENA PRIMA

Viola è in piedi in mezzo al palco. Davanti a lei un uomo seduto che dà le spalle al pubblico.

VIOLA: “Gli uomini, i leoni, le aquile e le pernici, i cervi con le corna, le oche, i ragni, i silenziosi pesci abitatori delle acque, le stelle marine e quelle invisibili a occhio nudo, in una parola tutte le vite, tutte le vite, tutte le vite, compiuto il triste giro, si spensero… Da mille secoli ormai la terra non porta su di sé nemmeno una creatura vivente, e questa povera luna invano accende il primo lume. Sul prato non si svegliano più con un grido le gru, non si sentono più i maggiolini nei boschetti dei tigli. Fa freddo, freddo, freddo. C’è vuoto, vuoto, vuoto. Paura, paura, paura.
Sono sola. Una volta ogni cento anni apro la bocca per parlare, e la mia voce risuona mestamente in questo vuoto, e nessuno la sente… Anche voi, poveri fuochi, non mi ascoltate… Sul far del mattino vi genera la putrida palude, e vagabondate fino all’alba, ma senza pensieri, senza volontà, senza fremito della vita. Temendo che in voi si rigeneri la vita, il padre della materia eterna, il diavolo, ogni istante compie in voi, e nelle pietre e nell’acqua, uno scambio di atomi, e voi vi trasformate in continuazione. Il solo spirito resta costante e immutabile nell’universo.
Come un prigioniero gettato in un vuoto pozzo profondo, io non so dove mi trovo e che cosa mi aspetta. Soltanto mi è noto che nell’ostinata, crudele lotta con il diavolo, principio delle forze naturali, sarò vincitrice, e dopo la vittoria materia e spirito si fonderanno in una meravigliosa armonia e inizierà il regno della volontà universale. Ma questo avverrà soltanto quando, a poco a poco, dopo una lunga, lunga serie di millenni, anche la luna e la splendente Sirio e la terra si muteranno in polvere… Fino ad allora terrore, terrore…” (*)

GAMBO: Grazie, le farò sapere!


SCENA SECONDA

Cris è stravaccato su di una poltrona, sta leggendo un libro. Entra sua madre Polli. Ha in mano giornali, riviste e un piccolo sacchetto della spesa.

POLLI (avvicinandosi a Cris): Ecco i tuoi giornali e il libro che mi avevi chiesto. (Glieli porge. Cris li prende e li osserva) Fuori è una giornata bellissima: sembra che sia estate. Mentre passeggiavo nel parco mi sentivo più giovane. Mi sono sorpresa a cantare a voce piuttosto alta. Due spazzini hanno mollato le scope e hanno cominciato ad applaudire. Mi sentivo così buffa…

Cris la guarda. Pausa

Vuoi sapere che cosa cantavo?

Pausa

Ho incontrato la signora Geranio, la mamma di quel tuo compagno di scuola, quello che veniva qui quando eravate bambini… Si sta per sposare… lo sapevi?… non la signora Geranio, il figlio. Con una giornalista televisiva, mi ha detto anche il nome della ragazza, ma non me lo ricordo.

CRIS (sfogliando i giornali): E « Le Monde »?

Pausa

POLLI : Hai delle preferenze per cena ?

CRIS: Mangiare da solo.

Pausa

POLLI: Visto quanto sei di compagnia, credo che la famiglia non avrà nulla in contrario.

Pausa

CRIS: Quella ragazza ci sarà già per cena?

POLLI: Tuo padre mi ha detto che arriverà domani.

CRIS: Una sconosciuta per casa… e non si sa neanche per quanto tempo. E Gambadilegno non ci ha neanche chiesto cosa ne pensavamo…

POLLI: Si chiama Gambo ed è tuo padre.

CRIS: È un debole e tu sei sua moglie.

POLLI: Mi piacerebbe stare qui a parlare con te, ma ho finito i tranquillanti.

CRIS: I tranquillanti sono l’oppio dei poveri.

POLLI: Come sono orgogliosa di avere due figli così intelligenti. Tuo fratello è molto contento che questa ragazza venga a stare qua. Potrà assistere tuo padre meglio di quanto possa fare io.

CRIS: Ma se non è neanche un’infermiera: sta studiando Medicina. È un esperimento del cazzo e noi siamo soltanto delle cavie. Mio fratello è contento perché cercherà di scoparsela.

POLLI: Sono proprio orgogliosa dei miei figli.

CRIS: E di Gambadilegno?

Entra il padre zoppicando

GAMBO: Ciao, Cris. Ciao, Polli. Stasera non ceno: sono stanco, devo sdraiarmi.

Passa oltre ed esce

CRIS: Si chiama Gambo ed è mio padre.


SCENA TERZA

Viola e Corolla

COROLLA: … E tu hai accettato?

VIOLA: Be’, sì. Mi è sembrata una proposta interessante… E poi mi pagano bene.

COROLLA: E quanto dovrai stare in quella casa?

VIOLA: Per adesso un mese. Poi si vedrà.

COROLLA: Io non ne avrei mai avuto il coraggio… Interpretare una studentessa in Medicina che va a vivere in una famiglia vera, inconsapevole di essere su un palcoscenico…

VIOLA: Sarò costretta ad essere sempre all’erta, concentrata. Un’improvvisazione continua. L’essenza di quello che abbiamo studiato alla scuola di teatro. Il massimo del naturalismo. Non c’è niente di più vero del vero.

COROLLA: Il padre non l’ha detto a nessun altro che sei un’attrice?

VIOLA: Per tutta la famiglia io sarò una laureanda in Medicina, pagata dallo Stato per prendermi cura quotidianamente di un invalido del lavoro. Il signor Gambo era un poliziotto: trent’anni fa, durante una rapina ad una Banca, è stato ferito alla schiena. È rimasto tanti anni su una sedia a rotelle…

COROLLA: Che storia terribile! Ma il figlio cosa c’entra?

VIOLA: Il signor Gambo ha due figli: uno purtroppo è molto chiuso, scontroso, non esce mai, legge sempre. Il mio vero lavoro consisterebbe… nel cercare di farlo sciogliere… parlargli… stimolarlo. Fargli capire che la vita è… è fuori, con gli altri… che è bella!

Pausa

COROLLA: E se questo ragazzo si innamora di te?

VIOLA: Vuol dire che ha buon gusto.

Ridono

COROLLA: A parte gli scherzi, ma non sarà pericoloso?

VIOLA: E se anche fosse, pazienza! Voglio capire fino in fondo il mestiere dell’attrice. Voglio sperimentare: arrivare all’essenza.

COROLLA: Ti invidio. A me basterebbe una piccola parte… anche in una compagnia vecchio stile. Un po’ di tournée per guadagnare due lire… Vedere come va.

VIOLA: No, Corolla. Noi facciamo arte. Possiamo cambiare il mondo, non dobbiamo accontentarci!

Pausa

COROLLA: Domani Tullio Tulipano fa dei provini. Perché non vieni anche tu?

VIOLA: Non mi interessa lavorare con gente che non ha niente da dire.

Pausa

COROLLA: Ma questo Gambo come fa a sapere che sei la persona giusta per scuotere il figlio? Se non ci è riuscita la famiglia in tutti questi anni… dev’essere proprio disperato…

VIOLA: È disperato. Le ha provate tutte. Sono la sua ultima spiaggia… al signor Gambo restano pochi mesi di vita.




SCENA QUARTA

Cris seduto come nella seconda scena che legge un libro. Petalo, suo fratello, gli dà le spalle, seduto davanti a un televisore spento.

PETALO: Dimmi tu, se dopo una giornata di duro lavoro passata tra colleghi sporchi di grasso, simpatici come una multa, uno torna a casa per rilassarsi e vede tutte queste ballerine che mostrano il culo e le tette e ti fanno agitare…

Pausa.

(Guarda Cris) …alle sei del pomeriggio!

Pausa.

(Lo guarda di nuovo) Meno male che quando torno a casa trovo la famiglia che mi aspetta con ansia. Tutti a chiedermi come è andata la giornata, se al lavoro tutto bene, se tornando ho trovato traffico, cosa voglio per cena…

Pausa

Giornata discreta! Sul lavoro solito tran tran: siamo riusciti a finire i pezzi che dovevamo consegnare! No, non ho trovato traffico. Per cena mi andrebbe bene un po’ di verdura cotta e una bistecca, sono un po’ disturbato.

CRIS: Anch’io.

PETALO: Ti do fastidio? Ti distraggo dalla lettura? L’intellettuale di casa non riesce a concentrarsi? (Si alza e va dietro a Cris) Sempre a leggere. Ma cosa leggi? Cosa leggi? È un manuale sulle posizioni dell’amore? Ti prepari per il nuovo arrivo. Allora dovresti andare a cambiarti. Il primo giudizio che dà una donna è sull’abbigliamento. E attento: se mentre ti parla, guarda in basso, non è perché è timida: c’è qualcosa che non va nelle tue scarpe… Ma cosa parlo con te che sei tutto il giorno in ciabatte! Dovrei darti un po’ di dritte, fratellino, su come ci si comporta con il gentil sesso. Comunque se questa Tizia ti dovesse piacere, non hai che da dirmelo e io…

CRIS: Torna a farti delle seghe davanti alle ballerine.

PETALO: No, aspetto che arrivi la dottoressa. E poi zac! Me lo tiro fuori e… (Mima il gesto della masturbazione) Sì! Sì! Dottoressa, mi tasti il polso! (Continua a mimare) Sì! Sì! Sono anemico! Trentatre! Trentatre!

Entra Gambo preceduto da Viola. Pausa. Imbarazzo

GAMBO: Viola, le presento i miei gioielli: Petalo, il maggiore, e Crisantemo.

VIOLA: Salve!

CRIS: Su, non essere timido; dai la mano alla nostra ospite… l’altra!

Petalo va verso Viola e le stringe la mano

PETALO: Piacere, benvenuta. Scusa… stavamo giocando.

Viola sorride e guarda in basso. Petalo si guarda le scarpe. Viola va verso Cris che non si è alzato

VIOLA (porgendo la mano a Cris): Piacere: Viola.

CRIS (stringendole freddamente la mano): Viola, cosa ne pensa delle ballerine seminude alla televisione nei programmi pomeridiani?

VIOLA: Come?

CRIS: Perché non racconti la tua giornata lavorativa alla signorina? Così, tanto per rompere il ghiaccio…

GAMBO: Cris, finiscila!

PETALO: Ma no, la signorina sarà sicuramente più interessata alle tue letture. Hai tante di quelle storie da raccontare.

GAMBO: Ragazzi, finitela! Li scusi, sono due bambini.

Entra Polli

POLLI: Non si spaventi, signorina, sono innocui. Piacere: Polli. (Le stringe la mano) Sarà un po’ stanca. Le faccio vedere subito la casa e la sua stanza. Così può farsi una doccia e rilassarsi. Dia a me la valigia. (Rivolta agli altri): Fra un’ora si mangia.

VIOLA: A dopo.

Escono Polli e Viola

GAMBO: Cercate di metterla a suo agio. Mi sembra una brava ragazza. Sono certo che ci aiuterà.

CRIS: Che ti aiuterà!

GAMBO: È una situazione momentanea… Non darà nessun fastidio… Fallo per me… Vado a sdraiarmi un po’ prima di cena: sono stanco. (Esce)

PETALO: È un po’ di tempo che è sempre stanco…

CRIS: Strano: non fa niente.

PETALO: Tu invece sgobbi dalla mattina alla sera! Invece di criticare sempre, dovresti ringraziare di avere due genitori così, che ti permettono di stare tutto il giorno a non fare un cazzo. Testa di cazzo.

Cris si alza e va di fronte a Petalo. Pausa

CRIS: Va’ a cambiarti le scarpe. (Torna sulla poltrona a leggere)

PETALO (si guarda le scarpe e torna a sedersi davanti alla TV. Pausa. Rivolto a Cris): È carina!

Cris alza per un attimo gli occhi dal libro

SCENA QUINTA

Cris è seduto sulla solita poltrona: legge. Entra Viola con una tazza di caffellatte

VIOLA: Buongiorno.

CRIS: Ciao.

VIOLA: Hai già fatto colazione?

CRIS: Sì.

Pausa

VIOLA: Cosa leggi di bello?

CRIS: Un libro di ricette.

Pausa

VIOLA: Cucina thailandese?

CRIS: Se ti dicessi che sto leggendo l’Ulisse di Joyce, cosa penseresti?

VIOLA: Che stai cercando di impressionarmi.

CRIS: È la quarta volta che lo sto rileggendo…

VIOLA: Cosa?

CRIS: Il libro di ricette!

VIOLA: Io l’ho trovato noiosissimo.

CRIS: Cosa?

VIOLA (ride): Vuoi una tazza di caffè?

CRIS: Ti devi occupare di mio padre, non di me.

VIOLA: Ti chiedevo se volevi una tazza di caffè in faccia, non cercavo di essere gentile.

CRIS: Ho offeso Giovanna d’Arco: sono mortificato!

VIOLA: Tu devi aver preso pochi schiaffi da piccolo.

CRIS: Vuoi darmi gli arretrati?

Entra Polli

POLLI: Buongiorno. Dormito bene, Viola?

VIOLA: … Sì!

POLLI: Avete già fatto colazione? Vi preparo qualcosa?

CRIS: Per me un caffè bollente. Vuoi portarmelo tu, Viola?

POLLI: Ti sembra il modo di parlare alla nostra ospite?

VIOLA: Non si preoccupi, signora. Sto incominciando ad abituarmi.

POLLI: È questo il guaio: ci si abitua, dopo un po’ ci si abitua a tutto e tolleriamo tutto. Anche il fatto che i nostri figli non ci rispettano!

CRIS: Cosa dovrei rispettare? Il niente? Tu non sei niente, tuo marito non è niente, questa famiglia non è niente. E cosa ti aspetti che cresca, in mezzo a questo niente? Un bel cazzo di niente!

POLLI: Finiscila!

CRIS: Ah, dimenticavo: anche il tuo amante non è un cazzo di niente.

Polli dà uno schiaffo a Cris. Pausa

Non farlo mai più!

Polli esce

Lo so cosa stai pensando: pensi che io sia un figlio di puttana. Hai ragione. Mia madre scopa con il fratello di mio padre! Sembra di essere nell’Amleto… “il mondo è fuor dai cardini”… ma non tocca a me rimetterlo a posto! (Esce)



SCENA SESTA

Viola e Corolla

VIOLA: Una testa di cazzo che non hai idea! Uno da torturare, da mandare ai lavori forzati sulla Luna! Non mi molla un istante. Appena siamo nella stessa stanza ha qualcosa da ridire… il professorino! Non è che ce l’abbia con me: fa così con tutta la famiglia. Tratta quei poveri genitori in un modo allucinante. Se avessi un figlio così, lo ammazzerei mentre dorme. Altro che farlo oziare! Non lo so, si sentiranno in colpa per non avergli dato l’affetto necessario, oppure pensano che sia un genio incompreso: con tutti i libri che legge! E io dovrei cercare di farlo aprire! Per farlo aprire, lo farei aprire… ma in verticale, da un macellaio!

COROLLA: Una bella gatta da pelare! Mi sa che stavolta io sono stata più fortunata: non è poi male, sai, lavorare con la compagnia di Tullio Tulipano. Me lo immaginavo più stronzo. Durante le prove è isterico, egocentrico, racconta un sacco di aneddoti del tempo che fu, però gli devo essere simpatica. Mi stima, mi chiama spesso nel suo camerino per chiedermi come va, come mi sembra il clima della Compagnia. Mi dice che è stanco, che il Teatro è morto e che noi giovani dobbiamo farlo resuscitare…

VIOLA: Ti vuole scopare!

COROLLA: Ma dai, alla sua età!

VIOLA: Fidati, Corolla: mantieni le distanze!

COROLLA: Ma no, è simpatico. C’è anche un sacco da imparare: è un vero animale da palcoscenico.

Pausa

VIOLA: Penso che dirò al signor Gambo che non sono adatta per questo ruolo.

COROLLA: Mi dovrò comprare una valigia per la tournée.

VIOLA: Non posso mollare tutto alle prime difficoltà… non è professionale!

COROLLA: Dobbiamo resistere, Viola. Siamo due attrici.

VIOLA: Due brave attrici.

COROLLA: Speriamo!

VIOLA: …Si è fatto tardi… devo tornare dalla famiglia Adams.

COROLLA: Non mi hai detto niente del fratello maggiore… come si chiama?

VIOLA: Petalo.

COROLLA: E com’è?

VIOLA: Così, di primo acchito, direi… un segaiolo!


SCENA SETTIMA

Viola sta maneggiando con schifo una provetta contenente urine

VIOLA: Che schifo! Guarda cosa mi tocca fare! E se mi si apre nella borsa?

Entra Petalo

PETALO: Dottoressa! Ci stiamo prendendo un aperitivo?

VIOLA: Sono le urine di tuo padre.

PETALO: Cosa ci vedi nelle urine di mio padre?

VIOLA: Studio per diventare medico, non medium. Prima bisogna analizzarle.

PETALO: La tua Facoltà è quella vicina ai Mercati Generali?

Pausa

VIOLA: No, quella è Biologia. Medicina è di fronte alla Stazione.

PETALO: Quanti esami hai già dato?

VIOLA: Me ne manca uno, ma sto già lavorando alla tesi.

PETALO: E su che cosa la fai?

VIOLA: Su tuo padre!

Ridono

PETALO: Conosci una certa Margherita? Fa Medicina anche lei.

VIOLA: …Non lo so, forse di vista. Non frequento molto i compagni di Università.

PETALO: Comunque, se la vedi, portale i miei saluti… è impossibile che non si ricordi.

VIOLA: Va bene. Chi gli devo dire: John Wayne?

Ridono

PETALO: Ti piacciono le mie scarpe?

VIOLA: … Carine…

PETALO: Ti sembro stupido?

VIOLA: No, dopo il nostro primo incontro, direi che “stupido” non è proprio la parola giusta.

PETALO: Mi dai un’altra possibilità? Che ne dici se una sera di queste, ti facessi salire sulla mia Torpedo blu e ti portassi a ballare?

VIOLA: Viene anche la tua ragazza?

PETALO: No, la lasciamo a casa.

VIOLA: E cosa le racconti?

PETALO: Che vado a ballare con la dottoressa di papà.

VIOLA: Sembra un film erotico anni Settanta.

PETALO: Esatto!

Ridono

PETALO: Allora ci vieni a ballare?

VIOLA: Sei molto gentile, Petalo, ma non posso allontanarmi da casa durante la notte.

PETALO: Ti aspettano delle belle serate allora. Questa famiglia non è il massimo dell’allegria.

VIOLA: Non l’avrei mai detto!

Ridono

Tuo fratello è sempre così?

PETALO: È meno cattivo di quello che sembra. È un ragazzo chiuso, ma è molto intelligente, sa un sacco di cose: è autodidatta.

VIOLA: Dovrebbe imparare a confrontarsi con il mondo.

PETALO: Ognuno vive come vuole.

VIOLA: Perché non lo scrolli? È tuo fratello. Dovresti portare lui a ballare, non me.

PETALO: Non ha le tette.

Pausa

VIOLA: Siete proprio una bella coppia.

PETALO: E tu sei un bel singolo.

VIOLA: Mi stai facendo la corte?

PETALO: Ti dispiacerebbe?

Entra il signor Gambo

GAMBO: Petalo, fra un quarto d’ora non dovresti essere a lavorare?

PETALO: Cazzo, sono in ritardo! Stavolta mi tolgono mezz’ora! (Va verso Viola le bacia la mano ed esce)

GAMBO: Stia attenta a quel ragazzo : va veloce !

VIOLA: Ci credo, ha una Torpedo blu!

GAMBO: No, ha un’utilitaria, ma va veloce lo stesso.

VIOLA: Senta, signor Gambo, volevo parlarle…

GAMBO: Lo so, Viola, non è una situazione facile, ma fino ad ora se l’è cavata benissimo.

VIOLA: non mi sembra: credo di non essere adatta per questo lavoro… mi spiace.

GAMBO: Non mi abbandoni adesso! È l’ultima carta che mi resta! La prego! Sento che sta funzionando… lo vedo un po’ diverso. Adesso è di là in camera sua: vada a trovarlo! Insista! Lei gli piace, lo sento… E poi è il suo lavoro… che diamine! È o non è un’attrice? La pago per questo… e anche profumatamente!

VIOLA: Così mi fa sentire una prostituta.

GAMBO: Mi scusi… ma io sto per andarmene. (Esce)




SCENA OTTAVA

Cris e Viola.
Viola seduta su una poltrona con le mani sul volto. Entra Cris. Si siede al tavolo. Ha in mano dei fogli e una biro. Comincia a scrivere, ogni tanto alza gli occhi dal foglio e guarda Viola

VIOLA: E adesso? Mi stai facendo un ritratto?

CRIS: Sì.

VIOLA: Devo stare in posa o posso muovermi?

CRIS: Puoi muoverti.

Viola si alza, va da lui, gli prende il foglio, lo appallottola e lo butta per terra. Torna alla poltrona. Pausa. Cris riprende a scrivere e a guardarla

VIOLA: Mi stai facendo un ritratto?

CRIS: Sì.

VIOLA: Devo stare in posa o posso muovermi?

CRIS: In posa.

Si sorridono

Sapessi disegnare, te lo farei davvero un ritratto.

Pausa

VIOLA: Cosa scrivi?

CRIS: La storia del nostro incontro.

VIOLA: Pensavo di esserti antipatica.

CRIS: Non è detto che ti descriva come una persona simpatica.

VIOLA: Mi hai rotto i coglioni! (Si alza)


CRIS: Non mi sei antipatica… è che faccio fatica… a farti capire… che mi sei simpatica… scusa.

VIOLA: Vuoi che parliamo un po’?

CRIS: No.

VIOLA: Vuoi che parli io?

CRIS: Sì.

VIOLA: Mi sembra di parlare con uno allevato dalle scimmie nella giungla.

CRIS: Saranno contenti i miei.

Pausa

Lo sai che sono vergine?

Pausa

VIOLA: Se stai cercando di far colpo, mi spiace dirtelo, ma stai partendo con il piede sbagliato.

CRIS: Non ho neanche mai baciato una ragazza.

VIOLA: Neanche io.

CRIS: Pensi che voglia baciarti?

VIOLA: Sei omosessuale?

CRIS: Non penso.

VIOLA: Come fai a saperlo, se non hai mai baciato una ragazza?

CRIS: Adesso avrei voglia di farlo…

VIOLA: Sono contenta, ma in questo non posso aiutarti.

CRIS: E in che cosa mi puoi aiutare? (Pausa) Da ragazzino andavo spesso al mare con la famiglia. Una sera io e la figlia dei nostri vicini di ombrellone siamo rimasti a guardare il tramonto sulla spiaggia. Avevamo più o meno la stessa età. Lei parlava e io ascoltavo… e più parlava e più si avvicinava… e più si avvicinava e più mi guardava intensamente. Mi girava la testa e mi ronzavano le orecchie. Quando le nostre labbra furono quasi a contatto, mi uscì un rutto. Il tempo si fermò per un istante… e poi vomitai la merenda ai suoi piedi, sulla sabbia ancora calda. Quella ragazza avrà pensato che io fossi un timido, che la situazione mi avesse agitato… le facevo tenerezza. In realtà avevo soltanto un principio di congestione. Avevo fatto il bagno con la merenda sullo stomaco… non ci eravamo capiti. Quindi, ti prego, quando ti parlo, non mettere tutto fra virgolette.

VIOLA: Ci sto… basta che tu non mi vomiti sui piedi!

Si sorridono

CRIS: Come mai non sei fidanzata?

VIOLA: Quando hai una passione che ti consuma, è difficile trovare l’energia per qualcos’altro.

CRIS: Studiare Medicina è una grande passione?

VIOLA: Eh?

CRIS: Hai detto che hai una grande passione… Non sarà certo accudire mio padre!

VIOLA (sorride): Mi è simpatico tuo padre.

CRIS: È un vigliacco, un Don Chisciotte alla rovescia. Faceva il poliziotto con uno scolapasta in testa, ma la prima volta che ha avuto paura si è ritirato senza voltarsi indietro.

VIOLA: Tu non hai mai avuto paura?

Pausa

CRIS: Uno di questi giorni ti andrebbe di fare una passeggiata? Vorrei farti vedere un posto.

VIOLA: Una casetta sull’albero?

CRIS: Come non detto.

VIOLA: No, scherzavo… Ci vengo volentieri.

Pausa

Ora che siamo amici, mi fai leggere quello che hai scritto?

CRIS (leggendo su un foglio):
Così siamo stati
Velluto contro velluto
Velluto che sfrega velluto
Rumore di cerniera lampo
O di osso che si rompe
Così siamo diventati
Nailon contro nailon
Nailon che sfrega nailon
Rumore di pioggia
O di animale che bruca
Così siamo ora
Pelle contro pelle
Pelle che sfrega pelle
Rumore di fabbrica
O di carne sul fuoco
Così potremmo essere
Carta contro carta
Carta che sfrega carta
Rumore di bambino che colora
O di pianto trattenuto
Così non saremo mai
Seta contro seta
Seta che sfrega seta
Silenzio


SCENA NONA

Gambo e Polli

GAMBO: Cosa ne pensi di Viola?

Pausa

POLLI: Ho una relazione con tuo fratello.

GAMBO: Lo so.

Pausa

POLLI: Va avanti da anni.

Pausa

GAMBO: Non mi hai detto cosa ne pensi di Viola…

POLLI: È tutto quello che hai da dire?

GAMBO: Dovrei picchiarti?

POLLI: Mi piacerebbe!

GAMBO: Sono molto stanco.

Pausa

Ti fa star meglio?

POLLI: Ti odio!

GAMBO: Io no.

Pausa

POLLI: Non mi tocchi da anni.

Pausa

Ti amo.

GAMBO: Io no.

POLLI: Mi ricorda te, anni fa… mi manchi!

Gambo si sposta leggermente e scoreggia rumorosamente

Ho ancora voglia di essere posseduta. Che ci posso fare?

GAMBO: Sono un po’ preoccupato per Cris.

POLLI: Ho sempre cercato di essere una buona moglie e una buona madre.

Pausa

Hai un’amante?

GAMBO: C’è qualcuno che mi corteggia.

POLLI: È quella ragazza?

GAMBO: No, è più vecchia… è più vecchia anche di te.

POLLI: Perché riesci a farmi sentire così sporca?

GAMBO: Forse perché lo sei. Vatti a lavare.

Pausa

POLLI: Quella ragazza non mi convince.

Pausa

GAMBO: Cosa siamo diventati, Polli?

Polli gli appoggia una mano sulla coscia, lui la prende e gliela stringe


SCENA DECIMA

Tutta la famiglia, compresa Viola, è seduta a tavola. Stanno cenando, si passano i piatti. Rumore di stoviglie. Nessuno parla. Pausa

VIOLA: Complimenti, signora! La minestra era proprio buona.

POLLI: Ci ho messo dell’arsenico… fra mezz’ora saremo tutti morti!

Pausa

Gambo incomincia a sorridere. Cris lo segue e via via tutti gli altri. L’ilarità cresce fino a diventare una risata generale

Buio


SCENA UNDICESIMA

Cris e Viola

CRIS: Ti piace allora la mia casetta sull'albero?

VIOLA: Sì, molto… c'è pace!

Pausa

Aspetti il tramonto o me lo dici subito, che sono la prima persona che porti in questo posto?

CRIS: Mi spiace per te, ma ci ho già portato decine di ragazze. Sono tutte seppellite lì, sotto quell'albero!

Viola sorride

CRIS: Se ti mettessi a urlare nessuno potrebbe sentirti.

Cris guarda Viola intensamente. Viola diventa seria

VIOLA (urlando a squarciagola): Aiuto!

Pausa. Cris e Viola si guardano ed incominciano a ridere. Pausa

Ma non ti annoi a stare sempre in casa?

CRIS: Sì!

VIOLA: E allora perché non esci?

CRIS: Non ho nessuno con cui uscire.

VIOLA: Le amicizie si fanno fuori, non in casa.

CRIS: Io non voglio fare amicizia con nessuno.

VIOLA: Allora perché mi hai portato qui?

CRIS: Per violentarti e farti a pezzi!

Pausa

VIOLA: Basta! Che noia! Ma pensi di essere interessante? Chi ti ha insegnato a parlare con le persone? I libri? Non sei capace di chiacchierare normalmente?

CRIS: Non sei obbligata a stare qui: puoi andartene…

Pausa

VIOLA: Si sta bene qui… c'è pace.

CRIS: Mi ci portava spesso mio padre quando ero piccolo. Da allora, ogni tanto, ci ritorno… da solo. Spero sempre di vederlo spuntare dalla stradina per venirmi a raccontare una storia con lui protagonista… il mio eroe!

Pausa

VIOLA: C'era una volta un bambino che viveva nell'incavo di un albero: non sapeva come vi era giunto, ma sapeva che aveva sempre vissuto lì. Degli strani uccelli, con petali al posto delle piume, gli portavano tutto quello di cui aveva bisogno e lo informavano di tutto ciò che succedeva nella foresta. Sapeva anche che, al di là della foresta, c'era un villaggio, governato da un re molto buono. Questo villaggio era fantastico: pieno di giardini dai colori bellissimi e di fontane con giochi d'acqua meravigliosi. Un villaggio dove, grazie al re, regnava la pace e l'armonia e tutti erano felici…

CRIS: … Ma un giorno, il capo degli uccelli fioriti porta al bambino una brutta notizia. Il re, vittima di un incantesimo, è diventato cattivissimo: ha schiavizzato il suo popolo e fa uccidere tutti quelli che cercano di ribellarsi…

VIOLA: … C'è un solo modo per rompere l'incantesimo: andare al cospetto del re e dirgli qualcosa che lo faccia commuovere. Nei giorni successivi, pur di interrompere il sortilegio, molti abitanti del villaggio si presentano al re con fiabe, racconti e storie strazianti…

CRIS: … Ma il re non si commuove e fa tagliare la testa a tutti quelli che ci hanno provato…

VIOLA: … Gli uccelli sanno che il bambino scrive delle bellissime poesie e, pensando che possa salvare il villaggio, gli chiedono di presentarsi al cospetto del re…

CRIS: … Ma il bambino ha paura! Non solo per la propria vita, ma anche perché non ha mai abbandonato l'incavo dell'albero…

VIOLA: … Alla fine lo convincono e, trasportato dalle loro ali, lo conducono al villaggio…

CRIS: … Ma c'è un piccolo problema: il bambino, al cospetto del re, si accorge di aver dimenticato a casa tutte le sue poesie… e non ha mai brillato per la memoria!…

VIOLA: … Nessun problema: il capo degli uccelli fioriti si offre di tornare indietro a prenderle…

CRIS: … Ma, appena spicca il volo, viene abbattuto da una guardia del re: nessuno, una volta arrivato lì, può tornare indietro. O lo commuove o muore…

VIOLA: … Ma il bambino, che è bravo e coraggioso, ci prova lo stesso e dice…

Pausa

CRIS: … Gli alberi muoiono
Gli uccelli muoiono
Le persone muoiono
Ed anch'io fra un po' morirò.

Il re scoppia a ridere e ordina che gli si tagli la testa…

VIOLA: … Ma questo bambino gli ispira simpatia e decide di dargli un'altra possibilità. Il bambino si concentra, guarda il re negli occhi e dice:

"Oggi ho abbandonato la mia casa sull'albero per venire ad insegnarti a volare…

CRIS: … Ma non ha senso volare: tanto ci sarà sempre qualcuno con un arco pronto ad abbatterti, mentre dispieghi le ali. Hai fatto bene a uccidere l'uccello: l'avrei fatto anch'io per essere sicuro di non abbandonare mai più il mio tronco. Tu non dovrai mai piangere, perché questa è la tua vera natura. E adesso mi faccio la pipì e la cacca addosso. Voglio che esca tutto, ma che rimanga vicino a me, voglio sentirne l'odore. Voglio che esca tutto tranne le lacrime, che non hanno né odore né sapore, ma che sanno volare. Si allontanano e bagnano tutto come una pioggia acida. Le poesie sono la mia cacca, l'incavo la mia pipì e non ho lacrime da far volare… E puzzo tremendamente: quindi fa' il tuo dovere e tagliami la testa, abbatti il mio albero e porta via questo uccello morto… (Cris ha gli occhi bagnati di lacrime)

Pausa

(alzandosi): Incomincia a far freddo. Rientriamo.


SCENA DODICESIMA

Polli e Petalo
Polli sta sfogliando delle fotografie. Petalo cerca qualcosa

PETALO: Ma’, hai visto le chiavi della macchina?

POLLI: Guarda… com’eravamo giovani! Non eravate ancora nati!

PETALO: Dove sono queste chiavi? Sono in ritardo.

POLLI: Eravamo a Roma in viaggio di nozze… guarda com’eri carino il giorno della Prima Comunione!

PETALO: Le avrò già viste dieci volte!

POLLI: Cosa c’entra? È bello rivedere il proprio passato… non dimenticare. È importante la memoria storica.

PETALO: Ma non sono mica fotografie dell’Olocausto!

POLLI: Che cretino!… Guarda qui che faccia buffa avevi.

PETALO (avvicinandosi alla madre): Ma questo non sono io: è mio cugino Dentedicane.

POLLI: … Già, è vero… è che vi somigliate tutti…

PETALO: Cris e io mica tanto.

POLLI: Meno male!… Questa qui invece è stata scattata nell’agosto del ‘70, me lo ricordo benissimo: era appena morta la nonna.

PETALO: Non può essere dell’agosto del ’70: dopo un mese nascevo io. Non hai il pancione!

POLLI: … Sarà dell’anno prima…

PETALO: Una bella memoria storica!

POLLI: Ti va di parlare un po’?

PETALO: Di cosa?

POLLI: Raccontami qualcosa. Non mi racconti mai niente!

PETALO: Magari un’altra volta: adesso devo andare. E Cris dov’è?

POLLI: È uscito in bici… con Viola.

PETALO: … E bravo Cris!

POLLI: Cosa pensi di Viola?

PETALO: Cose che non ti posso dire, mamma.

POLLI: E Cris?

PETALO: È innamorato.

POLLI: Non mi convince quella ragazza…

PETALO: Mamma, non essere gelosa! Per una volta che esce…

POLLI (estraendo da una tasca le chiavi della macchina): Tieni.

Petalo prende le chiavi ed esce. Polli, rimasta sola, strappa le foto urlando


SCENA TREDICESIMA

Viola e Corolla

COROLLA: Tullio stasera mi ha invitato a cena. Ci sarà anche un famoso regista televisivo: gli ha parlato di me. Mi vuole conoscere. Tullio è convinto che io abbia talento. Mi ha chiesto la disponibilità per quest’estate…

VIOLA: Quest’estate? Ma dobbiamo lavorare su “Le Serve”: è tanto tempo che ne parliamo… un lavoro tutto nostro!

COROLLA: Non gli ho ancora detto di sì… però ci penserò.

Pausa

Io ho bisogno di lavorare… e questa potrebbe essere l’occasione della mia vita! Io non voglio passare anni a provare in una cantina spettacoli che forse non si faranno mai. Voglio sentire gli applausi, ricevere fiori… non ho grosse pretese. Lo so che non condividi, ma io non sono pura come te.

VIOLA: … Non so più come sono… questo lavoro mi sta asciugando.

COROLLA: Tullio fra un po’ fa altri provini: posso parlargli di te!

Viola non risponde

Mi presteresti il tuo vestito a fiori? Solo per stasera…


SCENA QUATTORDICESIMA

Gambo, Cris e Viola
Gambo sta strimpellando una chitarra. Cris e Viola stanno ridendo.

GAMBO: E questa? La sapete? Non eravate ancora nati. (Comincia a cantare una canzone italiana degli anni Sessanta. Cris e Viola gli vanno dietro divertiti. Cris batte il tempo con un cucchiaio. Gambo si interrompe per bere un liquore)

CRIS: Non stai bevendo un po’ troppo, papà?

Gambo sorride

Viola, diglielo tu. Sei il suo dottore personale.

VIOLA: Ogni tanto un bicchierino non fa male… anzi facciamocene uno anche noi.

CRIS (versando da bere): Ma che dottoressa giudiziosa!… Questa casa si sta trasformando in un baccanale.

VIOLA: Per così poco?!

GAMBO (alzandosi): Vado a prendere un’altra bottiglia in cantina. Non muovetevi! La festa è appena cominciata. (Passa la chitarra a Viola ed esce)

VIOLA: Ma io non so suonare! (Ridendo passa la chitarra a Cris) Com’è allegro tuo padre stasera!

CRIS (strimpellando un motivo malinconico): Sarà l’influsso benefico che eserciti sulla nostra famiglia.

VIOLA: Secondo me è l’influsso del liquore.

CRIS: Secondo me si sta innamorando.

VIOLA: Di chi?

CRIS: Della vita!

Pausa. Si sorridono

VIOLA: E tu?

CRIS: Facciamo un brindisi.

Prendono i bicchieri

Brindo ai fiori!

Bevono

VIOLA: Brindo al concime che fa crescere i fiori!

Ridono e bevono di nuovo

CRIS: Forse stiamo esagerando con i brindisi.

Ridono. Si guardano negli occhi. Pausa

VIOLA: Hai voglia di baciarmi?

Entra Gambo con una bottiglia

GAMBO: Voilà! No, non far suonare lui: suona solo roba triste!

CRIS: Mi hai chiamato Crisantemo…

Ridono

GAMBO: L’ha deciso tua madre! E se ti chiamavamo Girasole, cambiava qualcosa?

CRIS: Chi lo sa?

Ridono

Petalo chi l’ha scelto?

GAMBO: Petalo si chiamava già così!

Ridono

CRIS: Perché? L’avete adottato?

GAMBO: Sì.

Cris e Viola ridono, guardano Gambo, la risata lentamente muore

GAMBO: Quando trent’anni fa fui ferito alla schiena, durante lo scontro a fuoco fu ucciso un mio collega: era il mio migliore amico. Era diventato padre da pochissimo e sua moglie era morta partorendo. Non aveva nessuno a cui lasciare il bambino, così durante il giorno lo teneva Polli. Dopo la sua morte lo abbiamo adottato. Era come se fosse figlio nostro… Dopo due anni sei nato tu.

Pausa

CRIS: Ma è andata veramente così, papà?

GAMBO: No. Lo abbiamo trovato in un cestino davanti alla porta di casa. Con sé aveva un biglietto: “Questo bimbo si chiama Petalo. Abbiatene cura”.

Pausa

VIOLA: Lui lo sa?

GAMBO: Non lo sa e non lo deve sapere!

VIOLA: Perché?

GAMBO: Perché sono un vigliacco.

Entra Petalo. Tutti lo guardano

PETALO (visibilmente allegro): Buonasera all’allegra compagnia! È sempre bello tornare a casa e trovare i propri cari che fanno festa!

GAMBO: Sono un po’ stanco: vado a coricarmi. (Esce)

PETALO: Ah, avete suonato addirittura la chitarra! Cris, cosa le hai fatto sentire? Il Requiem di Mozart? Viola, non puoi passare tutte le sere con l’apatico intellettuale: finirai per ucciderti! Se fossimo usciti insieme ti saresti divertita, avremmo fatto quattro salti, avremmo potuto portare anche l’ameba. Che ne dici, fratellino?

CRIS: Non sono tuo fratello… ti hanno adottato.

Petalo ride. Pausa. Guarda Viola che è seria.

Vai a chiedere a papà! Ha due versioni molto colorite in proposito.

Entra Polli. Silenzio

POLLI: Che succede? Sembra che abbiate visto un fantasma!

CRIS: Sei stata a scopare con lo zio?

PETALO: È vero che non sono figlio vostro?

Pausa

POLLI: Dov’è vostro padre?

PETALO: Mamma, rispondi alla mia domanda!

POLLI: Sono stanca, credo che andrò a coricarmi.

PETALO (afferrandola per un braccio): Perché non me l’avete mai detto?

POLLI: Ne parliamo domani.

Pausa

Lasciami andare, per favore!

Petalo le lascia il braccio. Polli esce

CRIS (porgendo la chitarra a Petalo): Pet, cantacene una… allegra, però!

PETALO: Pezzo di merda! Ti piace distruggere tutto.

CRIS: Non te la devi prendere con me. Io, appena l’ho saputo, te l’ho detto.

PETALO (afferrandolo per il bavero): Ho voglia di ammazzarti!

CRIS: Perché non lo fai?

PETALO: Per non darti quello che vuoi, figlio di puttana! Sei tu che non sei di questa famiglia, non io! (Gli stringe il collo. Cris non oppone resistenza)

VIOLA (cercando di separarli): Basta! Finitela! Non ne posso più! (Rivolta a Cris): Perché gliel’hai detto?

CRIS: Non lo so.

VIOLA: Sei malato!

CRIS: Diagnosi esatta, dottoressa! (Esce)

Pausa. Viola va verso Petalo e gli accarezza la testa

PETALO: Non mi hanno mai fatto mancare nulla… Eppure lo sentivo… non saprei spiegarti perché, ma lo sentivo. Da piccolo sognavo spesso di aprire la porta della mia cameretta e trovarmi nella stanza di un altro bambino. Se l’aprissi adesso cosa ci troverei?… Che buio!... E adesso cosa devo fare?

VIOLA: Niente.

PETALO: Questa è la mia famiglia… e Cris è mio fratello.

VIOLA: Non è tuo fratello: è una merda!

PETALO: Non è così cattivo. Ha delle cose belle… ma non riesce a mostrarle.

VIOLA: Basta! Basta difenderlo! Non c’è niente in lui che valga la pena di essere ascoltato. Mi ha letto le sue poesie…

PETALO: Non sapevo che scrivesse.

VIOLA: Fanno schifo… sono presuntuose… fanno schifo!

Petalo e Viola non si guardano: ognuno è perso nei suoi pensieri.
Lunga pausa

Una volta, alla Stazione, mentre aspettavo una coincidenza, ho notato un ragazzo che mi fissava: ho cominciato a fissarlo anch’io. Sono andata al bagno… lui mi ha seguita… l’ho fatto entrare con me e… gli ho slacciato i pantaloni e gliel’ho preso in bocca… un perfetto sconosciuto! Pensi che io sia una troia?

PETALO: … No!

VIOLA: Io sì!

PETALO: Perché mi hai raccontato questa storia?

VIOLA: Non lo so.

Si ode dietro le quinte un colpo di arma da fuoco


SCENA QUINDICESIMA

Gambo è seduto. Entra Cris.

CRIS: Viola lo sta consolando.

Pausa

Perché me l'hai detto?

GAMBO: Sono ubriaco.

CRIS: Sapevi benissimo cosa sarebbe successo.

GAMBO: Sono ubriaco.

Pausa
Si ode un gorgoglìo fuori scena

CRIS: C'è una perdita in bagno?

GAMBO: No, è tua madre: sta vomitando.

Pausa

CRIS: Fai qualcosa!

GAMBO: Sono ubriaco.

CRIS: Questa crociera ci costerà cara, stai guidando una nave senza scialuppe.

GAMBO: Sono capitan Findus ! (Ride)

CRIS: Avresti dovuto picchiarci, avresti dovuto picchiarci tutti. Anche solo per rabbia… Ora siamo invulnerabili.

GAMBO: Il figlio della signora Geranio si sta per sposare, lo sap…?

Cris gli da un pugno sulla faccia.
Pausa

GAMBO: Ti voglio bene!

Pausa

Ho un brutto male… mi resta poco…

Cris estrae una pistola e la punta contro Gambo

CRIS: Sei un pagliaccio!

GAMBO: E tu sei un bambino… posa la mia pistola.

CRIS (sorridendo): Dammi tutto il tuo oro, Capitano!

GAMBO: Neanche morto!

Si sorridono. Cris si infila la pistola in bocca.
Buio


SCENA SEDICESIMA

Gambo, Polli e Petalo
Polli è tra le braccia di Gambo: sta piangendo. Petalo è in disparte: tiene la testa bassa. Lungo silenzio in cui si odono soltanto i singhiozzi di Polli.

GAMBO: Non ho mai capito niente… non sono mai servito a niente. Io dovevo morire! Ma, grazie a Dio!, è questione di poco…

POLLI: Non dovevi portare in casa quella puttana! (inizia a colpire suo marito sul petto) Siamo sempre stati una famiglia felice!

PETALO (cercando di calmare la madre): Basta, mamma! Ormai è successo… non lo abbiamo mai capito. Era troppo sensibile.

POLLI: Ma lui era mio figlio!

Petalo si scosta da lei. Entra Viola

POLLI: Non vogliamo più vederti in questa casa!

VIOLA: Lo so. Sono venuta a prendere le mie cose.

PETALO: Te le spediamo a casa. Ora vattene, lasciaci soli.

POLLI: Ti sei divertita a farlo innamorare? Puttana!

VIOLA: Io non ho fatto proprio niente!

PETALO: A parte qualche pompino alla Stazione!



SCENA DICIASSETTESIMA

Viola è seduta e sta leggendo un foglio

VIOLA: “Sono proprio contento di averti conosciuta. Me ne sono accorto subito che eri un’attrice pagata da papà. Ottima interpretazione. Misurata e realistica. Non ritenerti responsabile dell’accaduto. Scusa se te lo dico, ma non sei ancora abbastanza brava da poter incidere sulla storia. Con o senza di te sarebbe successo comunque. Ho solo preso al volo l’occasione… come te. È vero, ci siamo usati. Che male c’è? Non è così che funzionano i rapporti? Tu hai avuto il tuo primo ruolo importante e io la mia grande uscita. La mia famiglia ti riterrà responsabile. Ma, si sa, alcuni personaggi si amano; altri si odiano. Ti ci abituerai: è il tuo lavoro. Sei un’attrice, no? Il talento è come i fiori… va coltivato”.

UNA VOCE FUORI SCENA: Per il provino con Tullio Tulipano? Chi è il prossimo?

VIOLA (alzandosi): Io!

Buio

FINE