Commedia in tre atti
di ROBERTO ZAGO
A mia moglie
Personaggi:
ERMANNO
ELISA
IL PRETE
GIULIA
IL PROFESSORE
IL CAMERIERE
IL DIRIGENTE
Federazione Oratori Milanesi - Ufficio Oratori
SERVIZIO LIBRARIO PEDAGOGICO –
20122 MILANO -VIA S. ANTONIO, 5 - TEL 808.187
LA SCENOGRAFIA
Predisporre il palcoscenico in zone-ambiente. Isolare ciascuna zona con un cono di luce che la metta in evidenza al momento opportuno e lasciare gli elementi, molto stilizzati, fissi in scena.
Zone-ambienti:
In primo piano, a destra, lo studio del prete, che può essere composto da un tavolo scrivania (con telefono), e da due sedie.
In secondo piano, sempre a destra, la camera di Ermanno - eventualmente sopraelevata - formata da qualche elemento "suggerito", come la spalliera di letto, un piccolo tavolo con luce, telefono, ed una sedia. Inprimo piano, a sinistra, la panchina del giardinetto pubblico, con una pianta ornamentale.
In secondo, a sinistra, la casa di Giulia, anch'essa eventualmente sopra-elevata . E' sufficiente, a rendere l'idea della intimità di una casa, una poltrona, con una lampada a stelo, e un tavolino basso, con telefono e piccoli soprammobili. Quando Giulia stira usare l'attrezzo adatto. Su fondo del palco, i tavolini del ristorante tavola calda nel primo atto, e negli altri due atti la stanza di Elisa, con un divano, tappeto, giradischi libri e telefono in pittoresco disordine.
L'area centrale del palcoscenico non necessita di elementi, e diviene, di volta in volta, l'ambiente di lavoro di Ermanno; la collina della gita, e lo spazio neutro ove i personaggi parlano ed agiscono durante i trasferimenti da un ambiente all'altro.
Il fondale del palco sarà nero, e ciò metterà in risalto gli elementi scenici dei singoli ambienti, accentuando l'effetto luce.
L'Autore stesso presenta il suo lavoro: ha chiesto tuttavia anche una mia parola. Eccola.
Si tratta di una tematica e di una problematica delicata, trattata con ottimo taglio introspettivo psicologico. Si può non condividere la soluzione che l'autore-regista dà alla vicenda,ma non si può fare a meno di accettare di riflettere sul tema misterioso e reale di peccato e di grazia che si agita nell'essere umano. E' la lotta fra le due tristezze di cui parla s. Paolo: quella che parte dalla carne e porta a rovina, quella che parte da Dio e conduce a salvezza.
Non aggiungo altro. Lascio a Zago di spiegare l'origine e la maturazione del suo lavoro; a Voi, lettori, di cogliere il significato del dramma.
D.L.
PRESENTAZIONE DELLA COMMEDIA
RELAZIONE SENTIMENTALE è una storia d'amore. C'è un lui, una lei e l'altra. Niente di nuovo. Quante commedie e films a triangolo non abbiamo visto? E quanti romanzi conditi con gli ingredienti piccanti dell'adulterio non abbiamo letto?
Perciò quando mi venne l'idea di scrivere questo lavoro pensai di non farne niente. Poi, poco a poco, i personaggi si installarono dentro di me, discreti, quasi timorosi di disturbare per non essere stati esplicitamente invitati, ed io miabituai a vivere con loro. Durò un anno. Per un anno, Elisa, Ermanno e Giulia, dimorarono con me, tutti i giorni. Venivano con me al lavoro e tornavano con me a casa, insomma mi tennero una incessante, tenera compagnia. Confesso che durante questo tempo ebbi modo –inevitabile - di innamorarmi di Elisa: la mia • Giulia » non me ne voglia, e di prendere per lei una cotta solenne. E scrissi RELAZIONE SENTIMENTALE. Lentamente, sicuramente, come sotto dettatura; le scene venivano spontanee, quasi senza correzioni e fu un'esperienza stupefacente.
Ma il triangolo - nell'intimo era già delineato - divenne via via un quadrato. Un quadrato il cui quarto angolo è reso da un ospite che condiziona gli altri tre protagonisti sin dall'inizio, e risulta alla fine il vincitore.
Ammetto che ogni qualvolta vedo - o considero - una situazione adulterina il quadro mi risulta sempre incompleto, in quanto manca l'elemento che il giorno del matrimonio fu presente con una forza che supera l'amore stesso degli sposi: la Grazia di Dio. Questo quarto angolo dell'eterno triangolo è stato il motore che ha manovrato la vicenda e mi ha spinto ad ascoltare l'insistenza dei personaggi urgenti nell'intimo. Naturalmente è un discorso cui bisogna essere sensibilizzati, ovvero la Grazia è necessario averla conosciuta, altrimenti l'invisibile presenza risulta soltanto un ingombro e si fa di tutto per dimenticarla. Ma Ermanno, il protagonista della mia commedia, l'ha sperimentata la Grazia e non può prescinderne. In tal modo la sua • relazione sentimentale > risulta alla fine un arricchimento, oltre che una grande sofferenza e la prova di un amore umano portato sino alle totali conseguenze. Ed Elisa, vittima di un sentimento vietato, trarrà, forse, dalla propria • relazione •, il motivo vero per capire che esiste qualcosa oltre l'amore.
Così, sulla stesa dell'ultima battuta, il mio cuore restò con i miei personaggi -- forse ancora è con loro - ma il lavoro fatto non mi sem-brò del tutto inutile, nonostante il tema scontato.
Nel maggio 1971 la Compagnia dei Giovani di Milano lo mise in scena e la resa fu grandiosa. Poche volte provammo un'emozione tanto profonda. Ebbi la fortuna di avere tre attori - doveroso è fare i loro nomi: Michele Faracci, Felicita Butti, Liliana Sperati, che si meritò pure la Maschera d'Oro del Teatro Amatoriale ENAL -che impersonarono i personaggi con tutte le fibre, immedesimandosi con essi. E il successo del pubblico fu immenso. Non solo; ognuno reagì secondo la proprio sensibilità o concezione sull'argomento: gioì, respinse o soffrì, ma nessuno restò indifferente. La stampa - AVVENIRE; LA PREALPINA: NUOVE PROSPETTIVE: IL VERBANO: LUCE: IL RESEGONE: ecc. - registrò come non mai l'esito delle rappresentazioni. Insomma fu un'esperienza bellissima! Ora Ermanno, Elisa e Giulia appartengono a tutti e, devo ammetterlo, ne sono un poco geloso. Fate conto, però, che RELAZIONE SENTIMENTALE sia un dono, Amici, un bel dono che anch'io ebbi la ventura di ricevere il giorno che incontrai gli occhi di Elisa, dentro di me.
L'autore
ATTO PRIMO
(Il prete sta leggendo, seduto. E' un uomo di mezza età. Ermanno, un uomo attorno alla quarantina, prestante, sano, preceduto da un giovane o da un ragazzo, viene verso il prete).
Giovane E' là. (esce)
Ermanno Grazie. (Indugio. Il prete seguita a leggere. Fa due passi nella sua direzione e si ferma. Esitazione. Poi lentamente dietro front il prete allora alza la testa e lo vede)
Prete Desiderava qualcosa?
Ermanno (colpito) Sì.
Prete Dica.
Ermanno Parlarle.
Prete Prego, s'accomodi.
Ermanno (lentamente verso di lui) Grazie. (una pausa) Io la conosco: l'ho sentita predicare. Bene.
Prete Mi fa piacere.
Ermanno Lei è essenziale.
Prete Grazie.
Ermanno Ma non è per complimentarmi di questo che sono qui.
Prete Lo immagino. Segga.
Ermanno (esegue) Lei capisce che delle belle prediche non fanno un buon prete, anche se, a preferenza, ci si reca da chi ci ha colpito piuttosto che da un altro.
Prete Esatto.
Ermanno (dopo un'esitazione) Posso parlare con lei a cuore aperto?
Prete Certamente.
Ermanno Volevo presentarmi alla grata, ma mi è sembrata una vigliaccheria. Quando mi confesso cerco sempre di andare vis à vis col sacerdote. Ma anche in quel caso sono convinto che lei mi avrebbe dato inutilmente l'eventuale assoluzione.
Prete L'ascolto ugualmente.
Ermanno Non è semplice. (indecisione)
Prete Stava per allontanarsi poco.
Ermanno Sì, è vero.
Prete Giudica inopportuno parlare ora?
Ermanno Sarà sempre inopportuno. No, ormai sono qui. (pausa) Ho una relazione. (accenna alla mano sinistra dove brilla la fede) Sono sposato. E non so come venirne fuori. Ammesso che lo voglia.
Prete Lo si voglia o meno, uscirne è sempre più difficile che entrare.
Ermanno Vede, io so già quello che lei potrebbe dirmi. Ho avuto una educazione religiosa. Conosco le ragioni valide, moralmente parlando. Tutte. E lei non potrebbe dirmi nulla di nuovo.
Prete Capisco. Io non le dirò niente. Fossimo in confessione allora la situazione sarebbe diversa, ma qui, incasa mia, lei è un ospite che ha chiesto di parlarmi ed io accetto dì ascoltarla.
Ermanno Grazie. Non sono di questa città, sono qui soltanto per lavoro: ho degli impianti da avviare per conto della mia azienda, un lavoro lungo e difficoltoso. E questo è unposto che non mi piace. Provincia, squallida provincia.
Prete Ha la mia comprensione. Neppure io sono di qua.
Ermanno Allora è più facile farle capire lo stato d'animo di uno che, lontano dalla famiglia, non ha avuto né un diversivo e neppure un sollievo: spirituale, geografico, umano, perché anche il lavoro è estenuante ed i colleghi chiusi.
Prete Le credo.
Ermanno Mi sentivo ostile a tutto ed a tutti; nessuna parentela, nemmeno con la natura. Sa, quando ad una persona tolgono la poesia, il gusto di trovare diverso il paesaggio di tutti i giorni, di scoprire nuovo l'angolo della casa che svoltiamo ogni mattina... la novità, ecco, abolire la novità!
Prete Continui.
Ermanno Probabilmente era un'impressione condizionata dal mio stato d'animo di disadattato, perché poi tutto è diventato diverso.
Prete Poi?
Ermanno Sì, è diventato tutto accettabile bello, anche se il posto non ha perso il suo aspetto ostile. Ma sono probabilmente i miei occhi, il mio sentimento che presta i colori che vedo!
Prete Il cambiamento almeno è positivo.
Ermanno Lei è ricettivo, la ringrazio.
Prete Prosegua.
Ermanno (un indugio) Quando le avrò detto tutto, cosa troverò?
Prete Chissà. Solo allora lo sapremo. Ma giudichi lei se vale la pena di tentare.
Ermanno (sospensione) Va bene. Non le ho detto il mio nome! Ermanno, mi chiamo Ermanno. (pausa) Era una sera di marzo, non è molto dunque. Ero uscito dalla fabbrica con i nervi a pezzi, un aggeggio non voleva saperne di funzionare e dalla sede non mandavano il ricambio, volevano che mi arrangiassi! Loro avevano le commesse estere da evadere. Ero stanco e non avevo fame, tuttavia desideravo camminare. Evitai di andare al solito ristorante e girovagai per la periferia, senza pensieri, per scaricarmi. Poi decisi di tornare in albergo; qui vivo in albergo. Strada facendo sentii appetito, non molto, tanto che pensai ad uno spuntino. Dopo di che sarei andato in camera a scrivere a Giulia, a mia moglie voglio dire. Ad un certo punto vidi dall'altra parte del viale una tavola calda, non la conoscevo, così decisi di entrarci. Sino ad allora avevo esitato di andare avedere qualsiasi cosa che fosse fuori dall'itinerario fabbrica albergo. Solo la sua Chiesa avevo frequentato, per la Messa e per qualche visita frettolosa a quella Madonna dell'altare di sinistra. Entrai nel ristorante. Non c'era un tavolo libero ed anche al banco sgabelli liberi non ne vedevo. Pensai, con sorpresa, che la gente di questa cittadina di provincia non me la figuravo frequentatrice di tavole calde; per me erano persone che passavano le sere scomparendo.
(Intanto, durante il monologo, Ermanno si è spostato, e in dissolvenza luminosa, il prete resta seduto ad ascoltare. Sul fondo c'è il bar tavola calda. In sottofondo musica e brusio di gente che parla)
Scrutai per scorgere qualche angolo libero. Niente. Allora pensai che era meglio cercare un altro locale. E mi avviai all'uscita.
Cameriere (gli si avvicina premuroso) Buona sera, signore.
Ermanno Buonasera. Non mi domandi se voglio qualcosa perché lei non è in grado di darmela.
Cameriere Diamine, signore. Se non si tratta di un terno al lotto penso, invece, di poterle venire in aiuto.
Ermanno Un posto per sedermi e mangiare.
Cameriere Aspetti, signore. Non sono abituato a farmi cimentare dai signori clienti, sia pure con cortesia, come ha fatto lei.
Ermanno E' il proprietario o un suo parente?
Cameriere (mentre si guarda in giro) Cameriere a contratto, signore.
Ermanno Allora è per la mancia.
Cameriere Anche.
Ermanno E' giusto.
Cameriere Attenda, prego.
(Si dirige ad un tavolo, dove una signorina, sola, sta aspettando il caffè; i piatti che le stanno davanti denotano che ha appena terminato di mangiare una pizza o qualcosa di simile. Il cameriere parla con lei a bassa voce ed indica Ermanno. La giovane accenna affermativamente. Il cameriere ritorna)
Se lei è tanto gentile da adattarsi, quella signorina le lascia il tavolo dopo aver bevuto il caffè.
Ermanno S'è meritato la mancia. (gliela dà)
Cameriere Lo sapevo. Grazie, signore. Porto immediatamente il caffè alla signorina Intanto s'accomodi, prego.
Ermanno (va al tavolo di Elisa) Permette?
Elisa (una bella ragazza sui venticinque anni, molto fine) Certamente. (accenna ad alzarsi)
Ermanno La prego, resti seduta.
Elisa E lei?
Ermanno Mi faccio portare una sedia. (chiama) Cameriere! una sedia, per favore.
Elisa Io posso prendere il caffè al bar.
Ermanno Lei ha il diritto di rimanere, mi deve scusare, anzi, questa... invasione di campo.
Elisa Ma le pare.
Cameriere (giunge con una sedia) La sedia, signore. (si allontana rapido)
Ermanno Spero di non importunarla.
Elisa Affatto. E' sempre affollato questo locale. Fa chic venirci, dà l'illusione della gran città.
Ermanno Ci entro per la prima volta. Passando ho notato le luci e sono stato attratto.
Elisa Naturalmente. Le falene sono attirate dalle luci, lo sa. E lo sanno anche i proprietari: ha fatto caso che spreco?
Ermanno Sì, veramente. Ma almeno si mangia bene?
Elisa Discretamente. Ma il vero motivo è che qui si vedono tutti, sembra di farsi vicendevolmente compagnia.
Ermanno Capisco. (Una pausa. Egli la guarda con insistenza) Sigaretta?
Elisa Grazie. (l'accetta e lui gliela accende) Dovrà attendere un bel po', credo, la sua cena.
Ermanno Ho tempo. Di solito frequento la rosticceria sul corso. La conosce?
Elisa Sì. Cucinano meglio.
Ermanno Infatti fanno degli intingoli ottimi.
Elisa Dovrebbe provare in via Garibaldi, c'è un ristorante delizioso, rustico, con un menù sempre eccezionale.
Ermanno Grazie dell'informazione. Ci andrò.
Cameriere (con il caffè per Elisa) Ecco il caffè, signorina. Il signore ha pensato a cosa ordinare?
Ermanno Non ancora.
Cameriere Mi faccia un cenno. (e si allontana)
Ermanno Anche lei non è del posto.
Elisa Anch'io, sì. Insegno alla scuola media. Sono di ruolo da quest'anno.
Ermanno Io lavoro provvisoriamente alle Officine Buding.
Elisa Gli ospiti ne hanno l'aspetto.
Ermanno E' vero. Però lei lo perderà tra non molto.
Elisa Perché?
Ermanno Un'insegnante di ruolo è destinata a restarci.
Elisa Chi lo sa? D'accordo che, qui o là, la differenza è minima: i ragazzi sono uguali dappertutto. Ma io, vede, non ipoteco mai domani. Sono una che vive il giovedì senza pensare al sabato.
Ermanno Già.
Elisa Pensare al domani impedisce di vivere, oggi. Non trova?
Ermanno Con qualche riserva. Sono un tradizionalista; in più voglio programmare tutto.
Elisa Non ama gli imprevisti?
Ermanno Li affronto o li subisco.
Elisa Io li desidero. (si alza) Ecco, le lascio il tavolo.
Ermanno Le assicuro che non mi disturba, signorina.
Elisa Aggiunga che sono antipatica; e mi spiace capirlo dal contegno degli altri.
Ermanno Non direi...
Elisa Naturale, non mi conosce. Ed è meglio così. Le auguro buon appetito. (si allontana)
Ermanno Grazie.
(Si alza e viene sul davanti come se stesse ancora parlando con il prete. Sul fondo la luce si attenua).
Un incontro occasionale, apparentemente senza importanza. Mangiai qualcosa ed uscii per tornare in albergo. Mi sentivo euforico, senza però capirne il motivo. Girovagai per le strade deserte almanaccando progetti e pensieri in completa libertà. Era la prima volta che mi accadeva da quando ero qui. Più tardi, volli scrivere a Giulia, ma non ci riuscii, anche questo per la prima volta, ed il foglio restò sul tavolino con le prime parole di tutte le mie lettere: « Carissima Giulia, io sto bene e ti penso con i bambini... ». Stentai a prendere sonno, e dovetti alzarmi a leggere. Il giorno dopo, in officina, tutto andò splendidamente: il guasto fu riparato con facilità e non occorse il pezzo di ricambio come per una sorta di magia.
Ma stentava a venir sera... Quando fu l'orario di chiusura sapevo dove dirigermi, però rifeci il percorso della sera prima, ma con un altro stato d'animo. Ero impaziente di giungere alla tavola calda e gio-cavo a tirar tardi. Speravo di trovarla e temevo che lei non ci fosse, allo stesso tempo. Era una ridda di sensazioni contrastanti, non ultima quella di darmi dello sciocco, come da ragazzo quando prendevo una cotta. Possibile che un semplice, insignificante incontro con una ragazza mi avesse messo in corpo tutta quella agitazione?!
Allora decisi di non andare alla tavola calda perché capivo che non era accaduto nulla e che soltanto la mia solitudine creava in me quelle fantasie. Ma nonostante la volontà di allontanarmi, mi ritrovai là, come la sera precedente.
(Elisa è seduta al tavolo che occupava prima. Ermanno si dirige alla sua volta)
Elisa (sorpresa) Buona sera. Evidentemente s'è trovato bene, qui.
Ermanno Benissimo, grazie.
Cameriere (giunge solerte)Buona sera, signore. Stasera c'è qualche tavolo libero.
Ermanno Ho visto, ma... (titubante) non mi servirebbe...
Cameriere (con intenzione) Ho capito. Le procuro una sedia. (si allontana)
Elisa Non mi chiede se lo permetto?
Ermanno E' vero, sono imperdonabile.
Elisa Questa è un'autentica invasione di campo, sa.
Ermanno Fischi il fallo.
Elisa Soltanto? Dovrei emanare un'espulsione. (si allontana)
Cameriere (torna con la sedia)A lei, signore. (si allontana)
Ermanno Che faccio? (non siede)
Elisa Decida.
Ermanno Di solito è l'arbitro a farlo.
Elisa (sorridendo divertita) Fingeremo di non conoscere il regolamento.
Ermanno (siede) Grazie per l'infrazione. Ha cenato?
Elisa Sì.
Ermanno La sua esperienza della cucina locale, cosa mi consiglierebbe di ordinare?
Elisa Dipende se i miei gusti si accordano con i suoi.
Ermanno Sono, come si dice, di bocca buona.
Elisa Riso con tartufi, le va? (scorrendo il menù)
Ermanno Troppo complicato. (la guarda e continuerà a farlo durante la lettura)
Elisa Gamberetti al sugo?
Ermanno Di difficile digestione.
Elisa Riso e quaglie?
Ermanno Ma non è soltanto tavola calda, questo locale?
Elisa Anche. Spezzatino con funghi, va bene?
Ermanno (fa una smorfia).
Elisa Scusi, lei è quello di bocca buona?
Ermanno Completamente!
Elisa (fingendo di chiamarlo) Cameriere! Un consommè! (Risata a due).
Ermanno In verità non ho fame, per adesso. Desidero solo parlare con lei.
Elisa Allora non osi più asserire di essere di bocca buona.
Ermanno E' tanto difficile?
Elisa Al contrario. Ma gliel'ho detto: sono antipatica, posso offendere con facilità. Comunque parliamo, se vuole.
Ermanno Ha già bevuto il caffè?
Elisa Stasera non ne ho voglia. Ma proprio lei non mangia?
Ermanno Più tardi. Posso sapere il suo nome?
Elisa (dopo una lunga pausa) Elisa.
Ermanno Elisa. Mi ricorda il brano di Beethoven. Il mio è: Ermanno.
Elisa Nome impegnativo. Teologi e vescovi si chiamavano come lei.
Ermanno Oltre che insegnare, cosa fa?
Elisa Correggo i compiti e preparo le lezioni.
Ermanno E poi?
Elisa (un'altra pausa, quindi) Leggo. Ascolto musica, amo Ciaikowski e Gherswin particolarmente. Guido volentieri l'auto-mobile. Non mi interesso di politica, ma mi piacciono i bei vestiti. Vivo sola e peno a cucinare, perciò son qui ogni sera. Mi diletto di arredamento, in segreto; scrivo poesie, qualche volta, senza illuminazioni alla Rimbaud. Amo il mare. Vuol sapere altro? Eh, sì, di salute bene.
Ermanno Troppo gentile.
Elisa Un'ultima cosa: tifo per la squadra di calcio della mia città: con passione! Stop!
Ermanno Anch'io per la mia: senza scalmane, però. Campanilismo e basta.
Elisa Un po' poco.
Ermanno Non è tutto, evidentemente. Preferisco la montagna, senza essere un ragno. Di salute, anch'io bene: qualche dente in meno; qualche difficoltà di respirazione, nulla di grave. Mi interesso di politica ed ho le mie idee. Mi piace il cinema ed il teatro. Ascolto volentieri la musica, non al suo livello, sono fermo a Becaud e a Celentano. Guido l'auto per necessità. Leggo, sì, libri storici prevalentemente. Stop! Codicillo: sono tecnico meccanico. Stop, stop!
Elisa Ed è sposato.
Ermanno (una pausa) Sì.
Elisa Per caso non ha anche l'hobby dell'avventura facile?
Ermanno (pausa) Né per caso, né facilmente. L'avventura mi piace al cinema.
Elisa L'avevo avvertita che sono antipatica.
Ermanno Dal curriculum manca se lei è sposata o no.
Elisa (agita le mani) Ho il dono della sincerità.
Ermanno Anch'io. Infatti porto la vera, perciò ho tralasciato.
Elisa Ioneppure l'anello di fidanzamento.
Ermanno Sola completamente.
Elisa Tolga l'avverbio: stasera sono con lei.
Ermanno Le dispiace?
(Sospensione)
Ermanno Voglio essere esplicito: ho bisogno di parlare con qualcuno perché anch'io sono solo.
Elisa Due soli si fanno compagnia.
Elisa E la sua cena?
Ermanno Le ho detto che non ho fame. Caso mai più tardi.
Elisa (dopo un'incertezza) Allora andiamo, se desidera.
(Si alzano. Lei lascia del denaro sul tavolo. Si muovono. La luce nel ristorante si spegne e i due si trovano al buio scenico, come in strada, quando un raro lampione manda una fioca luce.
Passeggiano lentamente finché ad un certo punto del dialogo, arrivano alla panchina del giardinetto pubblico, e siederanno)
Ermanno (dopo una certa sospensione) E' tutto il giorno che la penso e che ho desiderato di incontrarla.
Elisa Già, lei è un programmatore, ricordo. Le confesso che io l'avevo del tutto dimenticata. Non èabituato alla solitudine, vero?
Ermanno Dipende. Dalle circostanze o dalle persone. Con i colleghi, per esempio, non ingrano.
Elisa E con sua moglie? E molto che manca da casa?
Ermanno Un mese. Con Giulia è un'altra cosa; in famiglia c'è sempre da parlare. Ma mi dica di lei, Elisa?
Elisa Ha bambini?
Ermanno Due.
Elisa Me ne parli.
Ermanno La bambina ha sette anni; il maschietto cinque. Sono i miei tesori. Elisa (una pausa) Niente altro?
Ermanno Che le devo dire? Tutt'e due mi assomigliano: Lidietta fa la prima elementare, Stefano frequenta l'asilo e ambedue sono abbastanza discoli.
Elisa Certo, questo deve dirmi! E altre cose ancora, di loro. Se ne parlo mi sento ancora più solo. Essi sono là e stanno bene. La mamma li accudisce con grande attenzione e tanto amore. No, no! E lei?
Elisa Bé, io di ragazzi ne ho più di due, ma non sono miei. Di mio ho una sorella e due vecchi genitori che vivono con lei. C'era anche un fratello, ma morì piccino. E' tutto.
Ermanno Neppure...?
Elisa Neppure un fidanzato, no. Né qui, né al paese.
Ermanno Non vuole sposarsi?
Elisa Chi lo sa! Ho appena venticinque anni. Son agli inizi della professione. Devo farmi. Inoltre non è detto che tutte le don-ne debbano sposarsi. Non pensa che io possa star bene così come sono?
Ermanno Indubbiamente.
Elisa Uomini! Non che non mi piacciano! Non perdo un film d'amore, e un libro. Ma non sogno. Fuori dal cinema vengo giù senza paracadute, ed esco dai libri con le lacrime asciutte. Legge lei?
Ermanno Gliel'ho detto libri storici o di montagna. Romanzi pochi. L'ultimo, tempo fa, fu: « Delitto e castigo ». Meraviglioso!
Elisa Dostojevskij! I russi! Ma che hanno per capire così bene l'anima di tutti! Tolstoi! Turgheniev! Pasternak! L'ho letto tre volte, Pasternak!
Ermanno « Zivago? » Ho visto il film.
Elisa Anch'io. Ma non mi è piaciuto. E' falsato. Il dramma diquell'uomo, solo contro la rivoluzione, è stato banalizzato in una lungaggine sentimentale. È raro che un film sia all'altezza del romanzo dal quale è tratto.
Ermanno Ha ragione. Ma ne ricordo uno che mi colpì. Si trattava di: « Anni verdi » di Cronin. La pellicola superava la pagina.
Elisa Non lo ricordo. Forse ero troppo piccola, quando uscì.
Ermanno Troppo piccola! Quando io, quasi, incominciavo a lavorare, lei nasceva.
Elisa Ha quarant'anni, lei?
Ermanno Non si vede? Ma non mi sento cambiato, sa. Le sensazioni che mi misurano l'andare degli anni, sono soltanto questi riferimenti visivi o della memoria. Lei che nasce quando io, a sedici anni, entro in fabbrica con i primi calzoni lunghi. Oppure un amico, che mi si presenta completamente cambiato, dopo una lunga lontananza. Come passa il tempo!
Elisa Ancora non me ne rendo conto.
Ermanno Vuol dire che è giovane, Elisa.
Elisa Neppure lei è vecchio.
Ermanno E' vero. Ci sono ancora tutti i palpiti dei vent'anni. Tutte le aspirazioni, i sogni, gli incantamenti. Le mie montagne, per esempio... Quando vado lassù, mi ritrovo, identico, al pari di loro... E mi sento felice.
Elisa I sogni, le aspirazioni? Non si è realizzato niente? Possibile?
Ermanno Si è realizzato tutto. Chi fu quel tale che disse: la vita è un sogno della giovinezza che si avvera nell'età matura?
Elisa Non lo so, ma è bello.
Ermanno Non disse tutta la verità. La giovinezza non passa e può tornare, improvvisamente. Stasera, anche...
Elisa Si fa tardi. Debbo tornare a casa.
Elisa Due stanze in affitto. Non mi ci adatto in pensione.
(Camminano in silenzio, poi)
Ermanno Posso chiederle di rivederla?
Elisa A me piacciono i contorni nitidi delle cose. A cosa mira con una ragazza con una ragazza come me?
Ermanno Proprio a niente di quello che lei pensa. Amicizia, se vuole.
Elisa Mi hanno insegnato a diffidare dell'amicizia tra un uomo e una donna.
Ermanno A me no. Anzi, certe idee sul cameratismo le ho trovate molto positive.
Elisa Forse è meglio di no. Ho sempre tanti compiti da correggere, non ho troppo tempo da dedicare agli... amici.
Ermanno Non le chiedo di darmi tutti e sette i giorni della settimana. Una volta ogni tanto, così...
Elisa Così... E' un termine elastico.
Ermanno Vediamoci a cena, vuole? Al solito ristorante.
Elisa Non ci conti. Da domani potrei cambiare.
Ermanno Noncambi, la prego.
Elisa (un silenzio) Buona notte, Ermanno. E' stata una bella serata, la ricorderò. (si allontana)
Ermanno Elisa... Buona notte.
(poi viene sul davanti) Che figura da sciocco!
C'è da credermi, padre, se le dico che quella sera non mangiai e quella notte non dormii. Alla mia età mi sentivo stupidamente innamorato di quella ragazza! Non esistevano più moglie e figli, tutto dimenticato! Solo lei, il suo viso, la voce e le cose che diceva, e il desiderio, immenso, irrefrenabile di rivederla e di starle vicino. Era come una malattia che non provavo più da decenni; ero stordito, capisce, inebetito. Improvvisamente tornavano i moti della adolescenza e mi chiedevo, nei brevi tratti di lucidità, quale sortilegio mi avesse preso. La sera dopo, al termine di una giornata incredibile, mi presentai al ristorante conla fremente speranza di trovarla, nonostante le sue parole. Ma lei non c'era. Mangiai qualcosa di malavoglia, e chiesi al cameriere se c'era già stata: non era venuta.
Allora, con un misto di disperazione e liberazione, perché, dopo tutto, mi rendevo conto di avere una dignità, me ne venni al giardino per sedere sulla panchina a ricordare il nostro incontro della sera prima. Ma... lei era là.
(Luce sulla panchina dove sta seduta Elisa)
Buona sera...
Elisa (burbera) Buona sera. Sto per andar via, non segga.
Ermanno Ha mantenuto la parola, non è venuta al ristorante.
Elisa Ed ho mangiato male.
Ermanno Colpa mia.
Elisa Sì.
Ermanno Come mai? Lei conosce bene i luoghi della buona cucina. Comunque sono mortificato.
Elisa Non finga, è contento.
Ermanno Di averla trovata, sì.
Elisa Dovevo immaginarlo che sarebbe venuto qui. Stupida che sono, ho voluto fermarmi un momento.
Ermanno Questo posto è piccolo, ci si trova quasi senza cercarci.
Elisa Questo posto ha un solo giardinetto pubblico e pochissime panchine. Ma non potevo sedermi sulla cordonatura del marciapiede. E una ha bisogno di relax prima di mettersi a correggere. Quindi non si illuda che l'aspettassi.
Ermanno Insomma è seccata di essere stata scoperta, qui.
Elisa Parecchio. Ma le lascio libero il posto, come l'altra sera al ristorante.
Ermanno Perché tanto animosa, stasera ?
Elisa Perché mi ha trovata.
Ermanno Posso sedermi?
Elisa Le ho già detto che sto per andar via.
Ermanno Oggi non ho fatto che pensarla.
Elisa Lo so. E non è giusto.
Ermanno Lasciamo ciò che è giusto o no. Nella vita esiste pure quello che è necessario, quello che è bello, quello che... non si vuole. (sospensione) Se lei mi fuggirà ancora, credo che dovrò venirla a cercare.
Elisa La prego!
Ermanno E' così. Più forte di tutto.
Elisa Cerchi di ragionare: io sono soltanto una ragazza, che posso darle?
Ermanno Non voglio niente da lei, lo sa.
Elisa Ed allora?
Ermanno Sto per trovare qualcosa che credevo di non avere mai posseduto.
Elisa Non si riempia la bocca di belle frasi inutili.
Ermanno Fosse solo così, non sarei col pensiero a lei ininterrottamente. E' vero, non posso farci nulla. Ma perché parlarne? Io le chiedo solo: vuole che stiamo insieme così, tranquillamente, come buoni compagni di' scuola o di scompartimento, che scenderanno all'arrivo e si lasceranno con una stretta cordiale di mano?
Elisa Una stretta di mano. Ed io, crede che tra un'analisi logica e Dante, stia in uno scompartimento ferroviario?
Ermanno Che vuol dire?
Elisa Che lei è un egoista, ed io una stupida ad essere ancora qui ad ascoltarla.
Ermanno Ma perché egoista?
Elisa Perché? Perché lei ha qualcuno che l'aspetta alla stazione, ma io no. E tutto quello che vuole è fare un bel viaggio, il più bello possibile, non importa se chi ci sta vicino ci ha subiti o gli abbiamo dato fastidio. (lunga pausa)
Ermanno Ho capito. Dovrò viaggiare solo. (siede sulla panchina)
Elisa (si avvia lentamente poi di corsa)
Ermanno (Mentre parla si toglie il soprabito la giacca,si rimbocca le maniche e va in un angolo ad indossare una vestaglia di lavoro)
Ero abbattuto ed umiliato. Quella ragazza mi aveva dato una lezione. E per orgoglio decisi di non pensarci più;ma la cosa non era tanto semplice. Ormai ero dentro la spirale di quel sentimento ed uscirne non era facile. Dopo non so quanto tornai in albergo e scrissi, finalmente, quella lettera a Giulia, che avevo incominciato.
(La luce illumina Giulia, seduta in poltrona, che legge la lettera del marito. E' una donna di poco più giovane di Ermanno, senza alcuna apparenza, semplice e modesta. Anche bella)
Voce di Ermanno « Carissima Giulia so sto bene e ti penso con i bambini. Il lavoro procede lentamente, ma quello che si fa è positivo. I dirigenti sono soddisfatti e non lesinano complimenti al mio operato. Cerco di lavorare il più possibile per non accorgermi in quale brutto posto sono capitato. Quando alla sera esco dall'officina non so che fare. Avevo trovato un ristorante ove la cucina è buona e l'ambiente accogliente, ma qualcosa mi respinge e credo che non ci tornerò più. Di compagnia non se ne fa. Sembra che tutti mi evitino, quasi avessero paura di chissà cosa. Probabilmente alla fine della settimana tornerò da voi, se qui riesco a terminare un certo lavoro. Allora ti potrò riabbracciare con i bambini. Come va Lidietta con i suoi studi? Dille che la interrogherò sui logaritmi, e se non mi risponderà non le darò il regalo che ho in valigia per lei. E Stefano? Il mio bel batuffolone? Spero che faccia compagnia alla sua mammina che bacio tanto con loro. Papà. »
(Rumore di macchine e di lavoro. Ermanno consulta disegni e dà ordini. Si sposta come per controllare dei macchinari, ed apporta varianti al disegno; finché un impiegato gli porta una busta. Egli l'apre. A questo punto tutto tace. Si ode la voce di Elisa che appare in un angolo)
Voce di
Elisa « Avrei pensato di non cambiare cuoco, cucina e tavolo. Altrove si sta peggio e si rischia una colica e la solitudine. Elisa ».
(Ermanno rimane solo col biglietto in mano. Poi, mentre parla, si cambia l'a-bito di lavoro ed indossa la giacca ed il soprabito)
Ermanno Lei conosce il monologo di Amleto, Padre? Sì, sorrida pure. Che faccio? Vado o non vado. Se vado e lo desidero più di ogni altra cosa, è l'inizio di tutto. Ma se non vado è la fine di quello che non ritroverò mai più nella vita... Ma poi, cosa l'avrà spinta a scrivermi? Era così scostante, decisa, l'altra sera. Che strana psicologia hanno le donne. Inoltre voglio provare a resistere. Non andrò a mangiare a quel ristorante! Così faccio. Ma poi mi ritrovo a girare per le strade, con la primavera che già profuma l'aria dei suoi tigli. E sono là al giardinetto pubblico ad aspettare. Mentre mi chiedo se la assenza non l'indurrà a disertare la panchina, già mi pento di non aver aderito al suo invito. Ma no, eccola...
Elisa (Appare. Lo vede e si ferma indecisa se proseguire o no)
Ermanno (le va incontro festoso) Buona sera.
Elisa Buona sera. Le hanno dato il mio messaggio?
Ermanno Sì.
Elisa Come glielo ho recapitato, mi sono pentita di averlo scritto.
Ermanno In verità sono rimasto sorpreso. Nel nostro ultimo colloquio le posizioni erano parse chiare.
Elisa E' sempre valido quel colloquio. Ma ho pensato a lei e l'ho fatto per questo.
Ermanno La ringrazio. Quanto è scritto sul suo biglietto è altrettanto valido?
Elisa (imbarazzata, non risponde)
Ermanno Ho capito.
Elisa Perché non è venuto al ristorante?
Ermanno Volevo mettermi alla prova.
Elisa Ha perso allora, perché non doveva neppure venire qui.
Ermanno Lo so. Lei pensa di aver vinto?
Elisa No. (Lunga pausa) Continueremo molto a far finta di giocare, noi due?
Ermanno Io non gioco.
Elisa Voglio farle un discorso.
Ermanno Parli.
Elisa Non vale tergiversare. Io le piaccio molto, no, non si schermisca... Amicizia! Una donna sa quando piace ad un uomo. E io agli scompartimenti ferroviari non credo per niente. Ma ammettiamo che diventiamo compagni di viaggio, quanto crede che potrà durare? E' la prima volta che un uomo e non un bamboccio mi avvicina e mi fa sentire... Donna... E questo può piacere terribilmente anche a me.
Ermanno Elisa, io non voglio crearle imbarazzo.
Elisa Cosa vuol creare, allora? Lei è sposato. Quindi non viè sbocco per ambedue. Ma siamo uomo e donna, e al di là dei legami e delle convenzioni, siamo due esseri fatti naturalmente per unirsi. Naturalmente! Al contrario se i legami sono troppo forti e lo impediscono, non mettiamo assieme ristoranti, tavoli, ne panchine né giardini.
Ermanno Vi può essere un compromesso accettabile da noi, come... per chi è lontano.
Elisa Non sono tipo da compromessi, io. Non mi piace la qualifica della... amica, che tiene bordone quando la moglie è lontana e viene messa da parte quando questa torna in primo piano.
Ermanno Questo è parlar chiaro.
Elisa E non è tutto. Quando mi... innamorerò, credo che saprò buttare a mare convenzioni, scrupoli... ed altro!
Ermanno Questo è parlare ancora più chiaro.
Elisa Perciò non faccia l'assente al ristorante, mentre viene a scaldare la panchina.
Ermanno Giusto.
Elisa Ho finito. Altri biglietti non commetterò la debolezza di scriverne.
Ermanno Siamo pari.
Elisa Perché?
Ermanno Dimentica che l'altra sera io sono andato al ristorante e lei è venuta alla panchina?
(E' molto vicino a Elisa; il clima sta cambiando)
Forse non bisogna mai dimenticare che l'aritmetica non ha niente a che vedere con i sentimenti. Uno a me, uno a te... (pausa) A proposito: cosa insegni, Elisa? Ho ancora da saperlo.
Elisa (con un filo di voce, senza più la baldanza di prima) Lettere.
Ermanno Ho sempre provato avversione per le lettere, sai. E per gli insegnanti di lettere, di conseguenza.
Elisa Ah, sì?
Ermanno Di una vecchia professoressa ho addirittura un ricordo opprimente.
Elisa Cosa... ti... aveva fatto?
Ermanno Rimandato ad ottobre per un componimento che io giudicavo sincero e lei spregiudicato.
Elisa Allora era diversa da me, io voglio che i miei alunni siano sempre sinceri anche se fanno gli spregiudicati.
Ermanno Li vuoi come sei tu.
Elisa Sì.Tu... viceversa, ami baloccarti fra i compromessi.
Ermanno Non più. E di una cosa meravi-gliosa sono sicuro: io amo te, Elisa, così come sei o come mi appari.
Elisa Usi forse una parola a sproposito, no?
Ermanno E' quello che provo e che ho il coraggio di dirti.
Elisa (una lunga pausa, occhi negli occhi) Spero di poterti dire altrettanto prestissimo.
Ermanno Vorrei... adesso.
Elisa Devo essere sicura. Anche per te. Hai scavalcato troppo presto l'idea del compromesso. Non fidiamoci dei sentimenti che montano a valanga.
Ermanno Non faccio che pensarti.
Elisa Anch'io.
(Un lungo sguardo. Quindi luce su Giulia che ora sta stirando. Elisa ed Ermanno si allontanano, lei va lentamente alla panchina e ci rimarrà. Lui si toglie la giacca e va a mettersi in poltrona, di fianco alla moglie, e si mette a leggere il giornale.)
Giulia Sai, Lidietta comincia a fare i pensierini. Ha tanto sentimento. La maestra mi ha detto che è una bambina sensibile e dotata.
Ermanno Ah, sì? (non smette di leggere)
Giulia Durante queste cinque settimane che sei stato lontano, i bambini hanno continuato ad invocarti. Ogni giorno mi domandavano: ha scritto papà? Ti ho mandato a dire da Scaleri, il tuo collega che è venuto a portati i documenti della Ditta, di spedire qualche cartolina ai piccoli.
Ermanno (c.s.) L'ho visto solo ieri. Ed ho subito fatto: arriveranno lunedì.
Giulia Hai visto com'erano felici dei regali che hai portato?
Ermanno Cosette.
Giulia Gliele hai portate tu. Loro erano te che volevano. Lidietta ha voluto conoscere cosa sono i logaritmi, voleva saperteli dire a tutti i costi.
Ermanno (chiude il giornale) Come te la cavi, qui?
Giulia Bene. C'è mamma, per fortuna. Non possono lasciarti tornar e a casa un po' più di sovente?
Ermanno Difficile. Prevedo che passerà più di un mese avanti che possa tornare un'altra volta. Quell' impianto deve funzionare prima delle ferie.
Giulia Sono così sola, Ermanno.
Ermanno Ed io no?
Giulia Hai ragione. Tu più di me, io almeno ho i bambini.
Ermanno Non parliamo di queste cose, Giulia.
Giulia Sì, caro. Ho portato la radio dal tecnico, ha cambiato il selettore.
Ermanno (ha ripreso a leggere) Hai fatto benissimo.
Giulia Una sera ha telefonato Beppe Locali, ha chiesto di te. Quando ha saputo che ero sola, sua moglie si è affacciata ad invitarci a passare la serata da loro. Avrei voluto andare, ma i bambini, lo sai, non li porto fuori la sera.
Ermanno (c.s.) Hai fatto bene.
Giulia (dopo una pausa) -Cosa fai alla sera, Ermanno?
Ermanno (si riscuote) Niente. Sono così stanco che ho appena il tempo di svestirmi per andare a letto.
Giulia Non hai conosciuto nessuno?
Ermanno E chi? Te l'ho scritto che è un posto infame.
Giulia Finirà quel benedetto impianto! Ma poi rifiutati di andare ancora in trasferta. Che mandino i giovani, tu hai famiglia.
Ermanno Se lo potrò.
Giulia Almeno alla fine ti dessero un premio! Potremmo comprare un frigorifero nuovo, il nostro non vuol più saperne di far giudizio. (pausa) Ecco, anche questa è pronta. (allude ad una camicia del marito che ha terminato di stirare) Per domani pomeriggio penso di non farcela, sai Ermanno. Tutt'al più ti farò avere la rimanenza dal tuo collega. Ancora una, poi andiamo a letto, caro. O vuoi che ci andiamo subito?
Ermanno (soprappensiero) Dove?
Giulia A letto.
Ermanno A letto? Come vuoi tu, Giulia.
Giulia Non mi dai retta. È tutta sera che tieni la testa sul giornale. Credevo che ne avessi di cose da raccontarmi... Io non vedevo l'ora che tu arrivassi, per raccontarti di noi, dei bambini... della casa... Non ti ho detto che ho comprato un nuovo copriletto, voglio che tu la trovi ancora più accogliente la nostra camera matrimoniale... Pensavo che te ne saresti accorto...
(Mentre Giulia parla e stira, Ermanno si è alzato, ha indossato la sua giacca e si è diretto lentamente verso la panchina dove è seduta Elisa. Giunto, le mette la mano sulla spalla. Giulia in dissolvenza di luce e di voce, sparisce)
Elisa Sei tornato, Ermanno?
Ermanno Sì.
Elisa Come stanno i bambini?
Ermanno Bene, grazie.
Elisa E lei, Giulia?
Ermanno Anche.
Elisa Sono stati lunghi questi due giorni,
Ermanno Adesso sono qui.
Elisa (dopo una pausa) Ermanno, ricordi cosa ti ho detto prima che tu partissi?
Ermanno Non scordo nulla di te.
Elisa Che speravo, prestissimo, di poterti ricambiare.
Ermanno Lo ricordo, Elisa.
Elisa Ma che volevo essere sicura dei nostri sentimenti.
Ermanno Sì, cara.
Elisa Due giorni lontano da te, mi hanno fatto soffrire, ed ho capito fino in fondo che ti amo, Ermanno. Ti amo. Ti amo.
FINE DEL PRIMO ATTO
ATTO SECONDO
(Ermanno ed il prete si ritrovano di fronte, come all'inizio de1 primo atto. E il loro dialogo che continua).
Ermanno (come seguitando a parlare) Ecco, Padre: quella sera è finita così.
Prete Ci fu solo un abbraccio, come mi ha raccontato, o vi è stato dell'altro? Scusi se glielo chiedo.
Ermanno Ci siamo anche baciati. Niente altro.
Prete Niente altro anche in seguito?
Ermanno Finora no.
Prete La ragazza non le ha chiesto nulla di più intimo?
Ermanno Me lo ha fatto capire.
Prete (dopo una pausa) Avrà sete. Vuol bere qualcosa?
Ermanno Grazie.
Prete (mentre gli versa un liquore che è andato a prendere tra le quinte) Sicché la ragazza le vuol bene, la moglie, ignara, anche. Tra non molto l'avventura è prevedibile che finisca e lei archivierà l'esperienza come un successo.
Ermanno Non lo so.
Prete O pensa di lasciare Giulia?
Ermanno Non lo so, le ripeto. (sospensione, poi) Perché non mi chiede cosa sono venuto a fare da lei, stasera?
Prete Perché me lo ha detto: parlare. Ed io ho accettato di ascoltare. Continuiamo su questa linea.
Ermanno (un nuovo silenzio, quindi) Padre, io sono venuto da lei perché la mia situazione sta diventando difficile.
Prete Eccome?
Ermanno Non ho vergogna di confessarle che amo Elisa, credo di non aver mai amato una donna con la stessa intensità, nemmeno Giulia, cui ho sempre voluto bene. Elisa è la giovinezza... è l'anti routine, l'ideale, capisce?
Prete E' la novità che continuamente si rinnova.
Ermanno Anche. Ebbene, quando mi bacia succede come la prima volta che lo fece, mi provoca qualcosa, quasi una incrinatura, dentro. Io ho avuto una donna sola: mia moglie, e il fatto di avere contatto Con un’altra, sia pure l'amante, mi rievoca il corpo di Giulia, imomenti intimi con lei, e sento di dare qualcosa che non mi appartiene. Non so se mi spiego.
Prete Abbastanza.
Ermanno E questo rimane e dà come un rimorso. Se io le stessi vicino, e basta, se la guardassi, le parlassi e la amassi solamente così, tale rimorso, penso, non lo avrei.
Prete Può darsi.
Ermanno Credo che Elisa abbia avvertito il mio stato psicologico. Una sera, eravamo in casa sua, aveva preparato uno spuntino, non eravamo andati al ristorante, ora cambiamo spesso per non dare nell'occhio, e lei era in cucina a riordinare. Io le stavo aggiustando il giradischi. Improvvisamente...
(Va sul fondo, la luce illumina un angolo dell'appartamentino di Elisa; vi è un giradischi che Ermanno si dà ad armeggiare. Appare Elisa).
Elisa Ermanno, hai terminato di rompere il giradischi?
Ermanno Cara, peggio di così non potevi ridurlo. Cosa ci hai suonato, sopra?
Elisa Musica. (gli si accovaccia vicino e glielo toglie di mano) Ermanno, mi vuoi bene?
Ermanno Ma, Elisa! Certamente.
Elisa Non me lo dimostri mai.
Ermanno Non ti capisco.
Elisa (gli accarezza il palmo della mano) Non me lo dimostri mai. (un lunghissimo sguardo poi corre via). Ermanno (torna dal prete e la luce si spegne da Elisa) Ho interpretato il suo contegno come una delusione.
Prete Probabilmente lo era..
Ermanno Ma non mi è possibile aderire ai suoi inviti: sono come bloccato! Perciò la mia condizione di adultero è infelice. Non posso fare a meno di lei, e non riesco a tornare da Giulia (conun filo di voce) come in fondo sarebbe necessario.
Prete Ed allora è venuto qui.
Ermanno Avevo bisogno di parlare con qualcuno. (Sospensione) Quand'ero ragazzo un prete mi consigliò di non restare mai solo a crogiolarmi con i problemi, ma di esporli, senza ritegno, ad un altro che ne sapesse più di me. Ho conservato l'abitudine.
Prete Io dovrei saperla più di lei, quindi.
Ermanno Lei mi ha ispirato fiducia.
Prete (una sospensione, poi) Vede, quando vengono ad espormi casi come il suo: ce ne sono più di quanti immagina, ed a chiedermi aiuto, l'unica forma di soccorso che posso dare è che mi dicano tutto. E, come una terapia, prego che tornino da me dopo ogni incontro e che continuino l'esposizione ingrata dell'avvenimento. E' una progressione penosa, la poesia del tête à tête e degli incontri sentimentali cede, poco a poco, il passo alla realtà. E' il faticoso lacerarsi di una cortina al di là della quale c'è la verità che finalmente appare ai loro occhi. Verità che, inevitabile, essi giudicano compassionevole o ributtante.
Ermanno Io le faccio compassione o... ribrezzo?
Prete Se fosse possibile metterle davanti uno specchio... ma non è possibile, perché lei ha come una nebbia davanti agli occhi e la luce non arriva. Infatti se io le dico che fa male a continuare questa relazione, e fa male, lei mi risponde: lo so; e se le consiglio di stare attento a quello che fa, lei mi dice: non so come venirne fuori. Però lei non è completamente cieco, e il tormento che l'agita e l'essere venuto da me stasera è un segno positivo. Guardi, Ermanno, potrei tracciarle il triste diagramma di come andranno le cose con Giulia e con Elisa e costringerla ad ascoltarmi duramente, e se lei fosse un altro, un renitente alla Grazia, lo farei. Ma lei l'ha conosciuta la Grazia, ed avverte l'esigenza di rifarle spazio dentro di sé.Per questo, se lei me loconsente, io l'aiuterò.
Ermanno Come?
Prete Ascoltandola; non facendola vergo-gnare delle lacrime che probabilmente piangerà; soprattutto pregando Dio affinché le sciolga la nebbia dagli occhi e le mostri l'infelicità che rischia di spargere attorno a sé. Perciò desidero che lei ritorni da me ogni qualvolta ne senta il bisogno: tutti i giorni se è necessario.
Ermanno Per la cura e l'esposizione dell'avvenimento?
Prete Sì, proprio così. Ma via via capirà che la responsabilità verso se stesso e verso i suoi, compreso Elisa, è qualcosa di meravigliosamente spaventoso. Nel frattempo Dio non voglia, che lei abbia a commettere azioni irreparabili.
(Si guardano, poi Ermanno si allontana. Anche il prete si ritira. Ermanno si dirige lentamente alla panchina. Dopo un attimo appare Elisa).
Elisa Ciao.
Ermanno (sforzandosi di apparire sereno) Ciao. Hai cenato?
Elisa Sì.E tu hai mangiato bene dal tuo collega?
Ermanno Sì. Ma ho pesantezza di stomaco, adesso.
Elisa Vuoi che andiamo a prendere un fernet?
Ermanno No, grazie. Lo stomaco si assesta da solo. Come hai passato la giornata.
Elisa I ragazzi cominciano a sentire aria di vacanza. Diventa più difficile tenerli. Oggi ho dovuto dare due quattro al Manginello, in storia e geografia, e quello andava in giro a dire di aver preso otto.
Ermanno Non aveva torto: quattro più quattro fa otto.
Elisa Anche tu facevi così?
Ermanno Con mio padre, A mamma, invece, dicevo sempre la verità.
Elisa Com'era tua madre?
Ermanno Le assomiglio.
Elisa Era tenera, buona... indecisa.
Ermanno Perché indecisa?
Elisa Tu sei così.
Ermanno Mi rimproveri spesso la indecisione, è tanto un brutto difetto?
Elisa Agli occhi di una donna che ama, il peggiore. (dalla borsetta toglie penna e notes). Non conosco la tua scrittura, Ermanno. Fammi vedere che tipo di calligrafia possiedi.
Ermanno Perché vuoi sapere come scrivo?
Elisa Tu conosci come scrivo io. Non voglio che tu sappia di me più cose di quante ne so io di te.
Ermanno Detta, signorina professoressa. Sappi però che a scuola avevo l'abitudine di scrivere tanto male che l'insegnante mi dava quasi sempre la sufficienza perché non capiva niente.
Elisa (detta) “Io amo Elisa, e la desidero ogni ora del giorno e della notte”.
Ermanno “... e della notte”. Ecco qua.
Elisa Vediamo. Calligrafia delicata, femminile, direi.
Ermanno Addirittura!
Elisa Generosità.
Ermanno Da cosa lo capisci?
Elisa Dalla « g », ha il ricciolo inferiore molto largo. Indecisione! Come volevasi dimostrare.
Ermanno Cosa te lo dice?
Elisa Le doppie. E insicurezza, la « d » lo tradisce.
Ermanno Che altro?
Elisa La mia cultura grafologica non mi consente di proseguire. Ma non ti pare abbastanza?
Ermanno Eccome. Anche se l'esame mi sembra piuttosto personalizzato.
Elisa (dolcissima) Lo è, caro. Specie nella dettatura della frase.
Ermanno Quella è la verità.
Elisa No. E' un suggerimento, se lo sai capire.
(Gli appoggia la testa sulla spalla. Poi si alzano e vengono sempre abbracciati, al lato opposto dal palco, ove c'è la stanza di lui. Ermanno si stacca da Elisa, che rimane ferma fuori zona, e compone un numero di telefono. Dall'altra parte si illumina Giulia che risponde al marito).
Giulia (con gioia) Ermanno! Caro, come stai?
Ermanno Bene. E tu? E i bambini?
Giulia Al solito. Ma mi manchi tanto.
Ermanno Anche voi mi mancate. Giulia, ti ho chiamato per avvertirti che, purtroppo, sabato non potrò tornare a casa.
Giulia Oh, Ermanno! Contavamo tanto di vederti...
Ermanno Lo capisco, ma l'impianto presenta delle difficoltà. Siamo già in ritardo sulla tabella di programmazione.
Giulia Quanto mi spiace!
Ermanno Vedrò di fare il possibile per venire tra una decina di giorni.
Giulia Va bene, caro. Scrivimi, almeno. Non sei più assiduo da qualche tempo.
Ermanno Ti dovrei ripetere le solite, eterne cose.
Giulia Fallo pure, non mi stancano. Sono tanto sola, tesoro. I bambini pesano, sai. Hanno bisogno del papà.
Ermanno Salutali e baciali per me.
Giulia Lo farò, Ermanno.
Ermanno Arrivederci, Giulia. Ti lascio.
Giulia Arrivederci?! Non mi mandi un bacio?
Ermanno Già fatto, cara.
Giulia Addio, tesoro. Ti bacio molto. Molto...
Ermanno Ciao, Giulia.
(La luce si spegne da Giulia. Ermanno torna da Elisa).
Ermanno Domani non sarò a casa. Dove mi porterai?
Elisa (felice) Le hai detto che non torni?
Ermanno Sì. Elisa (l'abbraccia) Oh, caro, caro! E' la primavolta! E' la prima volta che mi anteponi a lei.
Ermanno Ti prego, Elisa, non dire così. (l'allontana)
Elisa Neppure questa volta.
Ermanno Ma, Dio mio! Che discorsi vai a fare?
Elisa (riprendendo la sua giovialità) Hai ragione, Ermanno. Sono una stupida amante gelosa. Andremo in un bellissimo posto in collina, so io come trovarlo. Il Fanelli l'ha descritto in un tema che ho fatto svolgere in classe. Deve essere delizioso. Partiremo di buonora e ci porteremo la colazione. Faremo un pic-nic in mezzo al bosco. Ho un grande plaid che poseremo sull'erba, e sopra stenderemo una tovaglia fiorata e metteremo piatti e bicchieri di plastica; mangeremo alla buona come nelle gite che facevo in collegio: frittata, salame, prosciutto, formaggio e pane abbrustolito, e frutta, tanta frutta!
(E mentre parla, corre all'angolo dove è montato il suo appartamento, per prende-re gli oggetti che elenca e disporli sul davanti. Poi si toglie il golfino e resta leggera come chi sta all'aria aperta. Ermanno toglie la propria giacca e la posa in un angolo del plaid. Ambedue sembra che stiano in mezzo ai prati in una bella giornata di primavera, con tanta felicità nel cuore. La musica li accompagna).
Ermanno (si sdraia) Che bel panorama!
Elisa Ti avevo promesso un bel posto, ricordi?
Ermanno Formidabile! Tanto è brutto laggiù, quanto splendido è qui.
Elisa Sono felice che ti piaccia.
Ermanno Non potevi trovare di meglio.
Elisa È la prima volta che usciamo dalla città, Ermanno, ne valeva la pena.
Ermanno Veramente. Mi sento rinascere quando sento l'erba sotto la nuca. Darai un bel voto a quel tuo alunno immagino.
Elisa Già fatto. Hai fame? La dispensa fornisce ipso facto panini imbottiti e salumi delle più rinomate marche. Il vino fu pigiato nel 1967 dai piedi di un contadino di Gattatico, in quel di Reggio Emilia.
Ermanno Niente piedi del contadino. Niente rinomate marche! Niente panini, niente di niente! Soltanto sole, aria buona, alberi e polmoni ossigenati!
Elisa Niente anche di me?
Ermanno Vediamo, ti consideri parte della dispensa o del paesaggio?
Elisa Io sono qui. Dipende da te mettermi alla stregua dell'una o dell'altra cosa.
Ermanno Né l'una, né l'altra. Tu sei Elisa, alla quale voglio bene. Sei come il sole e l'aria pura. Profumi di essenza di bosco, e mi ricordi le montagne, le foreste di larici e pini con il traforo dei rami che si disegna sul cielo Sei i vent'anni per un uomo che non sapeva di averli avuti; sei la sublime. Sei la mia Elisa!
Elisa (Si era chinata su di lui e tutta presa dal suo entusiasmo lo bacia. Ermanno risponde al bacio, ma improvvisamente si alza di scatto, come punto) Ermanno!
Ermanno (Non risponde. Poi si volta ed abbozza un sorriso) Scusami.
Elisa Cosa ti è accaduto?
Ermanno Nulla.
Elisa (sospensione) Spero che ti sia sentito poco bene.
Ermanno Sto benissimo. (una pausa) Perché lo speri?
Elisa Sarebbe peggio, per me.
(Sospensione. Poi per sgelare la situazione)
Ermanno Tesoro mi daresti un bicchiere di quel vinello del contadino?
Elisa (indugia, poi lo serve).
Ermanno Di che annata, hai detto?
Elisa Buona. Per il vino e per me.
Ermanno Facciamo un brindisi al tuo alunno che, senza volerlo, ti ha indicato questo paradiso?
(Elisa non risponde ed armeggia attorno ai cibi) Elisa, amore!
Elisa Brindisi! Fanelli si prenderà un quattro in italiano.
Ermanno Non dare quattro anche a me,
Elisa Tu zero! Tu sei uno zero! Come uomo! Come amante, e probabilmente come marito! (scoppia a piangere)
(Sospensione, riempita dalle lacrime di lei)
Ermanno È tutta colpa mia. Ti richiedo scusa.
Elisa (piangendo) Scusami anche tu. (raccoglie rapidamente tutto e corre nel suo appartamento.)
(Ermanno rimane con la giacca in mano, abbattuto. Rumore di macchine, come nel primo atto.
Ermanno rimette la giacca e si riassetta, quindi si dirige alla volta del Dirigente che, nel frattempo, era venuto in scena. per controllare i lavori. Ha una cartelletta con dei fogli che consulta)
Ermanno Ingegnere, permette una parola?
Dirigente Prego, signor Sorlini.
Ermanno Desidererei conferire in privato.
Dirigente Va bene. (I due si appartano, e l'idea del privato è data dai rumori che giungono attutiti) Dica. Ci sono difficoltà in officina?
Ermanno Nessuna difficoltà. Desidero solamente chiederle il permesso di tornare in sede.
Dirigente (sorpreso) Ma... Sorlini! Ci deve essere una ragione grave per indurla, in questo momento, a domandare di abbandonare l'impianto.
Ermanno Motivi di famiglia.
Dirigente La moglie non sta bene? O i figli?
Ermanno Niente di tutto questo, grazie al cielo.
Dirigente E allora che c'è?
Ermanno Necessità... psicologica, se così posso definirla. Da mesi manco stabilmente da casa.
Dirigente Mi rendo conto del suo disagio in questo luogo e della lontananza dalla famiglia. Ma mi vedo costretto a chiederle, almeno per ora, di soprassedere alla sua richiesta.
Ermanno Le sarei grato se volesse domandare alla mia Società l'invio di un altro tecnico, in grado di sostituirmi.
Dirigente Per favore, Sorlini... Lei per primo conosce le indispensabilità delta sua competenza, e l'importanza dell'impianto per noi, oltre che per tutta la zona. Il suo è compito sociale, anche. Lei lo sa. Sono quasi obbligato a rifiutarle le dimissioni, sia pure a malincuore. Sarà, però, mia premura far sì che il suo sacrificio sia adeguatamente riconosciuto.
Ermanno La ringrazio egualmente, ingegnere.
Dirigente Io la ringrazio, Sorlini, a nome della Buding e delle maestranze. (Una stretta di mano, poi esce. I rumori cessano.)
Ermanno (va lentamente alla panchina, ove Elisa, già seduta, l'aspetta. Sorpresa di lui)
Elisa (serena) Ciao, ti aspettavo.
Ermanno Ciao, Elisa.
Elisa Non siedi?
Elisa Da quante sere non mangi?
Ermanno Non esiste soltanto quel ristorante in città.
Elisa Lo speravo. Ma se non venivi qui stasera, facevo intervenire la Croce Rossa.
Ermanno Invece sono venuto.
Elisa Se vuoi faccio la parte del pronto soccorso.
Ermanno Tu?
Elisa Già. (pausa) Ne avrei anch'io un gran bisogno.
(Sospensione)
Ermanno Elisa, ho chiesto il trasferimento.
Elisa Dio mio!
Ermanno Mi è stato rifiutato. Sono indispensabile. Pare che tutti i disoccupati della regione pendano dalla leva che azionerò ad impianto terminalo.
Elisa Meno male. Il cuore ormai non lo tenevo più dentro.
Ermanno Sì, ma qualche cosa cambia tra noi due, Elisa.
Elisa Perché secondo te ècambiato qualcosa?
Ermanno Dopo il nostro... pic-nic...
Elisa (lo interrompe) Il nostro picnic è stato un infortunio involontario. Io ho esagerato, e ti prego di dimenticare. Il prossimo sarà certamente una cosa diversa.
Ermanno Ma perché vuoi chiudere gli occhi a tutti i costi? Io ti ho deluso e continuerò a deluderti. L'hai detto: sono uno zero. Sì, zero!
Elisa Quanto ho sofferto per averti umiliato. Sono giorni che mi mordo la lingua ed il cuore. Dimmi cosa posso fare per rimediare, Ermanno.
Ermanno Niente. Hai detto la verità.
Elisa So che non è la verità. E so che se uno di noi due ha il dovere di chiedere il trasferimento, questa sono io.
Ermanno Tu no, Elisa.
Elisa Ho pensato anche a questo. A fondo, in questi giorni. (Apre la borsetta e ne toglie una lettera) Leggi.
Ermanno (legge) "Al signor Provveditore agli Studi. La sottoscritta Elisa Ververi fa domanda di essere esonerata dall'insegnamento per motivi di salute..." Elisa!
Elisa Manca solo la data. Scriverò quella di domani.
Ermanno (con ironia) Ah, domani!
Elisa Intuisco cosa pensi. No, non è un ricatto, caro. Avevo il dovere di avvertirti, e il diritto. Non siamo estranei noi due; era giusto che tu lo sapessi, prima.
Ermanno Lo farai?
Elisa Tu l'hai fatto. Senza avvertirmi. Pe-rò è stato giusto. Giustissimo.
Ermanno Ti rovini se spedisci questa lettera.
Elisa Perché? No, resto a disposizione, tutt'al più. Ma qui non voglio più starci. Quando tu sarai andato via, il passare da queste strade oil sedere su una panchina sarà un supplizio. Avevo già in animo una decisione così. Non angustiarmi, caro.
Ermanno Aspetta a imbucarla.
Elisa E riusciremo a vivere come se già fossimo trasferiti? Perché tu vuoi chiedermi questo, vero?
Ermanno (Tace. Sospensione)
Elisa Forse tu riuscirai, ma io? Ricordi cosa ti dissi una delle prime volte che ci incontrammo? Se un giorno mi fossi decisa ad amare, avrei amato completamente. Non è colpa mia se sono così. Ogni donna, credo, è così. Ti sei mai chiesto cosa voglia dire amare? Credi che sia guardarsi negli occhi e tenersi le mani? Quello è il sentimento degli adolescenti puri. Ma dopo, dopo no. Io mi sono spesso domandata, senza mai dirtelo, cosa cercavi in me che tua moglie non avesse. Mi sono data cento risposte, e nessuna era la precisa. Ora non so più formularmi nessuna domanda. Eppure, non so perché, ti amo sempre tanto.
Ermanno Anch'io. E io so perché: perché sei tu.
Elisa Sono sempre riuscita a farmi tacere quando il pensiero di quell'impianto com-pletato mi saliva alla gola, e tu saresti par-tito lasciandoti dietro la povera insegnante di lettere.
Ermanno Basta, Elisa.
Elisa Io ho vissuto questo tempo come la farfalla effimera che vive un giorno solo, e lo sa, ma è felice. Io sono stata felice di amarti anche per un giorno solo, Ermanno.
Ermanno (sopraffatto) Elisa! Elisa! (la abbraccia)
Elisa (con passione) O caro, caro, caro...
(Tenendosi abbracciati arrivano all'appartamento di lei e un lungo bacio, prima che il buio e una dolce musica vengano a suggellarne la conclusione.)
(Luce su Giulia che sta scrivendo una lettera; la sua voce si sente senza che lei parli, come se stesse leggendo ciò che ha scritto.)
Giulia ...Mio caro, dopo averti detto dei bambini, permettimi che ti rimproveri un poco. In dieci giorni ho avuto da te una sola lettera. Da mesi, ormai, manchi da noi e la tua lontananza si fa sempre più acuta, ma a te fa l'effetto opposto? Scusami se ti dico questo. Ogni mattino il primo pensiero è per te: se mi scriverai, se durante la notte ti sei per un attimo ricordato di tua moglie. Mi guardo allo specchio e mi vedo brutta, assai più di quello che sono, allora mi imbelletto come per uscire, ma in realtà perché spero che tu torni improvvisamente, e mi illudo che il tuo silenzio abbia per motivo un sorprendente ritorno. Ma subito penso: e se il motivo fosse un altro? Vedi, Ermanno, quali scherzi gioca la solitudine. Eppure se tu fossi malato, se tu fossi impossibilitato a scrivermi? O, peggio, se ti fossi dimenticato di me? Chi, che cosa o perché ti impedisce di ricordarmi, Ermanno? Non voglio avere alcun presentimento, ho soltanto un grande amore per te che questa estenuante lontananza rende ancora più consapevole, ed è colpa mia se lo banalizzo con le cose di ogni giorno, le difficoltà...
(la voce si affievolisce in dissolvenza con la luce).
(Ermanno esce dall'appartamento di Elisa. Giunto al centro del palcoscenico si porta le mani al viso. Quando le toglie c'è una grande sofferenza nei suoi occhi; allora, dopo un indugio, lentamente si porta ad un lato dove il Prete è in attesa. Sospensione)
Prete (serenamente) L'aspettavo.
Ermanno (dopo una lunga pausa) Mi interroghi... Non riesco ad esprimermi.
Prete (una pausa) Perché è venuto da me, stasera?
Ermanno Ho l'inferno, dentro. Non resisto più.
Prete E' accaduto qualcosa con Elisa?
Ermanno No... Siamo arrivati alle conseguenze... estreme.
Prete (La sofferenza del sacerdote risulta palese durante tutta la scena. E' una visibile vicinanza all'uomo colpito dal rimorso) Quando?
Ermanno Ieri notte.
Prete E lei, Elisa?
Ermanno É stata la prova d'amore per lei.
Prete È vero. È anche una prova d'amore. Direi la più probante per una donna innamorata. E adesso?
Ermanno Adesso non so più che fare per nascondere la mia vergogna.
Prete Purtroppo. È accaduto quello per cui avevate posto le premesse. E che temevo moltissimo.
Ermanno (una pausa) ...Ma non era mia intenzione, assolutamente!
Prete La conosce quella delle intenzioni. E difatti il suo cuore, ora è un inferno. Ma non è questo il particolare più importante, a mio avviso. Le ripeto la domanda: e adesso?
Ermanno Non sono in grado di fare una scelta, se questo è il senso di quanto mi chiede.
Prete Sì, il senso è questo. Ma non è ancora il momento della scelta. E prima di disperarsi consideriamo quale fortuna lei ha dalla sua.
Ermanno Perché?
Prete Per diversi motivi. Innanzi tutto per l'educazione che ha ricevuto; e per il grande bisogno che ha di comunicare in ogni caso. Non è da tutti avere avuto doni tanto importanti. C'è gente che passa sopra con disinvoltura ad un adulterio, ed altra che s'arrovella senza scampo. Lei, viceversa, ce l'ha uno scampo. Adesso.
Ermanno Adesso?
Prete E' quello di presentarsi a Dio così com'è, perché Dio la vuole così. Adesso. E non abbia vergogna a piangere. Al rimorso accettato può erompere il pentimento. Dio accoglie le nostre lacrime come la più efficace delle preghiere.
Ermanno (visibilmente commosso) Sì.
Prete Si rivolga a Lui con coraggio ed eviterà di sentirsi solo. (Una pausa, mentre Ermanno piange apertamente) Ermanno, io non so quando o come, ma la Grazia le è vicina: straordinariamente vicina.
(Una lunga commossa sospensione. Poi il Prete ed Ermanno escono. Rumore di pioggia)
Elisa (appare con l'ombrello aperto e gira alla ricerca dell'amante. Mentre Ermanno, indossato un impermeabile bagnato, va lentamente ai sedersi alla panchina, come in-curante della pioggia. Elisa, spazientita, va alla camera di Ermanno, mima il suono di un campanello che risponde a vuoto, e chiede)
Ermanno, sei qui?
(Indugia quasi chiedendosi ove possa essere andato l'amante, quindi, come obbedendo ad un istinto, viene frettolosamente alla panchina).
Ermanno, ma che fai qui?
Ermanno (con falsa ironia) Lo vedi: mi bagno.
Elisa Santo cielo, ma che hai? E tutta la sera che ti aspetto! Alla festa non manchiamo che noi.
Ermanno C'è una festa? Dove?
Elisa Oh dio! Sei forse...
Ermanno Ubriaco? No, l'acqua non dà la sbornia.
Elisa Andiamo, caro. (Lo trascina al centro del palco, mentre cadono stelle filanti. I due amanti si spogliano degli impermeabili ed Elisa lo costringe a danzare. Per poco, ché Ermanno si stacca bruscamente da lei) Cosa hai?
Elisa Non ti diverti?
Ermanno Se mi avessi lasciato dov'ero, ti saresti divertita meglio.
Elisa Ma Ermanno, cosa ti succede stasera?
Ermanno Prima di organizzare una serata da ballo, puoi interpellarmi. Posso non averne voglia o stare poco bene.
Elisa Stai poco bene, caro?
Ermanno Sì!
Elisa T'accompagno.
Ermanno (duro) O insomma, lasciami in pace!
Elisa Non vuoi che venga con te?
Ermanno No! Come te lo debbo dire! (e si allontana).
Elisa (Rimane triste a guardarlo. La musica in dissolvenza. Lei resta immobile).
Ermanno (Luce nella camera d'albergo. Si spoglia dell'impermeabile, si fruga nella tasca della giacca e ne cava la lettera di Giulia - per riconoscerla usare della carta colorata - ancora in busta chiusa. Egli la guarda poi la straccia. Si allontana, come all'interno, e torna con un bicchiere d'acqua e una pillola che inghiotte. Siede.
La lettera stracciata è ai suoi piedi, egli ne raccoglie un pezzetto e lo legge. Ad ogni brano che raccoglie e legge, si ode una frase detta da Giulia, in questo ordine)
(Meglio se la moglie appare, illuminata, e parla)
Voce di
Giulia Da mesi, ormai, manchi da noi... (un altro pezzetto e mentre Ermanno legge:) ...se tu fossi malato, se tu fossi impossibilitato... un grande amore per te che questa estenuante lontananza... (c.s.) ...ed è colpa mia se lo banalizzo con le cose di ogni giorno... (c.s.) ...e mi vedo più brutta di quello... se durante la notte ti sei per un attimo ricordato...
(Ermanno raccoglie tutti i pezzi, se li porta al viso e silenziosamente piange. Buio in dissolvenza)
Elisa (Si scuote e va nel suo appartamento. Luce come vi arriva. Si toglie il soprabito,
mette un disco sul giradischi per creare un'atmosfera e forma un numero al telefono)
Ermanno (Luce al trillo telefonico. Arriva dall'interno per rispondere) Pronto.
Elisa Sono Elisa. Come stai?
Ermanno Male. Ho la febbre.
Elisa Questo mi addolora. Vuoi che venga da te?
Ermanno Me la fai andar via la febbre, tu?
Elisa Ti porto degli antibiotici.
Ermanno Ho tutto, grazie.
Elisa Ermanno, hai soltanto la febbre?
Ermanno (non risponde).
Elisa Rispondimi. Rispondimi, caro.
Ermanno (posa il ricevitore.)
(Buio).
Elisa (Attesa. Poi decisamente stacca il gi-radischi, prende il soprabito e la borsetta e dentro vi pone un flacone. Viene all'angolo, zona di lui, e si ferma indecisa, infine mima il suonare del campanello che trilla all'interno. Ermanno, ora in luce,
viene come ad aprire: ora sono davanti).
Ermanno Non ti avevo detto di venire.
Elisa (decisa, ilare) Non ti ho mai svelato che se non avessi intrapreso la carriera di insegnante, avrei imboccato la strada della medicina? (entra e si toglie il soprabito bagnato) Il tuo semplice malessere sarà un buon pretesto per dimostrarti che non avrei sbagliato. Fa sentire? (gli tocca la fronte) Non è molta. Apri la bocca e mostrami la gola.
Ermanno (gira la faccia)
Elisa Ah, ah! Non si fa così. Suvvia, signor paziente!
Ermanno Elisa ...
Elisa Non tentiamo di corrompere il medico. (gli guarda gli occhi)
Ermanno Elisa, ascolta...
Elisa Nessuna giustificazione: qui è in atto una malattia da raffreddamento.
Ermanno (gridando) Ascoltami, perdio!
Elisa (sorpresa)
Ermanno Sai perché stasera non volevo incontrarti? Ho preferito la pioggia alla tua compagnia.
Elisa (addolorata) Io avevo solo intenzione di distrarti un poco, invitandoti a quella festa. Sei così teso in questi giorni che veramente ho creduto di far bene.
Ermanno Basta con questa storia della festa!
Elisa C'è dell'altro?
Ermanno Desidero riposare. Vattene, fammi un piacere.
Elisa Come vuoi, caro. (Si rimette l'impermeabile, apre la borsetta e toglie il flacone) Prendi due pillole prima di coricarti. (Vede a terra i pezzi della lettera di Giulia, allora si china a raccoglierne uno e lo legge.)
Ermanno (che l'ha osservata interviene sgarbato e glielo toglie di mano) Impicciati dei fatti tuoi!
Elisa Era una lettera di Giulia. Ermanno (tace).
Elisa Potrei anche essere contenta nel vedere come tratti tua moglie. Ma come tratti me?
Ermanno (c.s.).
Elisa Povero Ermanno.
Ermanno Va via, Elisa!
Elisa Solo per troppo amore.
Ermanno Va via!
Elisa Quando starai meglio e con la febbre saranno passati anche inervi, ti par-lerò di qualcosa di mio.
Ermanno Di che cosa?
Elisa Non stasera. Vai a dormire.
Ermanno Dimmi quello che hai da dirmi.
Elisa Un altro giorno.
Ermanno (la prende bruscamente per le spalle) Parla!
Elisa Con quale diritto puoi obbligarmi a parlare? Tu mi dici le cose tue? (segna la lettera a pezzi sul pavimento).
Ermanno (La lascia).
Elisa Buona notte! (Si avvia).
Ermanno Elisa, perdonami.
Elisa (Si ferma un attimo, poi continua ad allontanarsi).
Ermanno Resta con me. Elisa.
Elisa (seguita a camminare)
Ermanno Non andare via! Elisa! Elisa! (Fino a gridare, ma lei è già lontana. E' abbattuto, quasi piangente. Una sospensione, poi) Signore, se e vero che mi vuoi così, abbi pena del mio stato. Sono un povero uomo sballottato dal suo sentimento e gemo sotto il peso di una promessa sacra. Ovunque io vada non farò che seminare sofferenza ... Ma io non so che fare oltre che soffrire. Signore... Non so che fare...
FINE DEL SECONDO ATTO
ATTO TERZO
(Elisa, nel suo appartamentino illuminato sta formando un numero al telefono, il trillo risponde da Ermanno che è assente. Insistenza della giovane che con disappunto, poi, desiste. Buio.
Pochissimo dopo luce da Ermanno, il quale compone anch'egli un numero al telefono. Suono a vuoto da Elisa che non c'è. Mentre depone il ricevitore, Ermanno nota sul pavimento un biglietto. Impaziente lo scorre: la voce di Elisa materializza ciò che egli legge).
Elisa (mentre si dirige alla panchina) Non ho più saputo nulla di te. Non mi hai risposto al telefono, e non ti ho trovato al ristorante. Che cosa è successo? Stasera sarò alla panchina. Verrai?
Ermanno (con gioia) Sì (e si dirige da lei).
Elisa Buona sera.
Elisa Chi non muore si rivede, dice un proverbio.
Ermanno Evidentemente pure tu sei viva. Anch'io ti ho cercata.
Elisa Quando?
Ermanno Anche poco fa, prima di vedere il tuo biglietto sul pavimento. Che idea, però. Perché non l'hai dato al portiere dell'albergo?
Elisa Poteva perderlo, o darti la possibilità di inventarla la perdita.
Ermanno Già. Potevo anche inventare che il portiere era stato inghiottito.
Elisa Appunto. Come stai?
Ermanno Bene, grazie. E tu?
Elisa Anche. Grazie.
Ermanno (sospensione) Bè, io sono venuto.
Elisa Vedo.
Ermanno Sicché, che cosa avevi bisogno?
Elisa Niente. Ti ho scritto che avevo bisogno di qualcosa?
Ermanno No, ma... mi hai scritto di venire.
Elisa Sbagli. Ho scritto: verrai: punto interrogativo?
Ermanno Rispondo: eccomi.
Elisa Benissimo. Sono contenta di vederti in buona salute dopo il malessere che ti ha afflitto per tanti giorni.
Ermanno Tanti... Alcuni.
Elisa E' vero, alcuni.
Ermanno Ma ho sempre lavorato, anche con il febbrone. E mi sono curato da solo.
Elisa Encomiabile.
Ermanno Certo, alla sera mi mettevo subito a letto.
Elisa La migliore terapia.
Ermanno E mi facevo portare la cena in camera.
Elisa Comprensibile.
Ermanno E non ho mai sfuggito nessuno.
Elisa Soprattutto da malato.
Ermanno (dopo una pausa) E per questo che volevi vedermi?
Elisa Per sentire come è andata, sì.
Ermanno Per sfottermi.
Elisa Non ho bisogno di essere plateale. Avrei trovato un mezzo più efficace.
(Sospensione)
Ermanno Cos'era quel qualcosa di tuo che mi avevi promesso di dire?
Elisa Ah, sì... Quella sera, ricordo. Bè, una sciocchezza... (si sottrae)
Ermanno Tutto ciò che è tuo mi riguarda. E i nervi e la febbre mi sono passati; sono tutto orecchi.
Elisa Ci hai pensato molto?
Ermanno Questo non c'entra.
Elisa Una sciocchezza... Il professore di educazione fisica mi ha invitata a cena.
Ermanno Ah! Ci sei andata?
Elisa Ancora no.
Ermanno Perché ancora no?
Elisa Perché ci sei tu.
Ermanno Per me... (si ferma).
Elisa Per te posso, vuoi dire?
Ermanno Hai tutto il diritto e la libertà di disporre di te come meglio credi. Io chi sono? Non ho l'autorità di impedirti o di autorizzarti qualsiasi cosa.
Elisa Non si tratta di autorità, si tratta di noi, noi due, e di quel tanto che abbiamo in comune eche appartiene a te come a me.
Ermanno Tu desideri uscire con lui? Elisa Mi è indifferente. Però sono lusingata, lo ammetto.
Ermanno Allora accetta.
Elisa Non ti senti geloso?
Ermanno Forse.
Elisa Io lo sarei. Sai perché quella sera ho agito in quel modo e poi ti ho lasciato solo? Perché sono gelosa.
Ermanno Di chi lo sei?
Elisa Avevi stracciato la lettera di Giulia, ed avevo capito che si trattava di una lettera d'amore. Non che tu dovessi farmela leggere, ma l'hai rotta perché io non la vedessi. Perciò mi son sentita offesa ed ho provato tanta gelosia. Cattiva gelosia.
Ermanno Ma io non l'ho stracciata per non fartela vedere: non l'avevo letta.
(Elisa rimane molta colpita. Una pausa)
Comunque esci con il professore. E' giovane?
Elisa Sì. E non porta la fede al dito.
Ermanno Questo è meglio.
Elisa Meglio sarebbe se non la portassi tu.
Ermanno Ma io la porto. Elisa. Accetta l'invito.
Elisa (lo guarda a lungo) Sembra quasi che lo desideri.
Ermanno E tu, mia cara, sembra che abbia inventato...
Elisa (colpita l'interrompe) Inventato? Chi ti credi d'essere? Va bene: accetterò! Presuntuoso! Come se per tenerti avessi bisogno di questi stupidi ricatti!
Ermanno Elisa , non siamo grotteschi. Potevi dirgli di no, viceversa ti senti lusingata. Perché… (la giovane vorrebbe ribattere) No, lasciami dire. A parte la piacevole presunzione femminile provocata da un qualsiasi uomo che fa la corte, cos'altro ti spinge ad accettare? La preoccupazione che tra non molto io andrò via e ti è necessario cercare un sostituto? Oppure fingi e tenti di farmi rodere di gelosia? O è un tentativo per farmi pentire del mio contegno e agiti lo spauracchio di un altro pronto a prendere il mio posto? Vedi quante considerazioni conduce a fare la tua sincerità?
Elisa Vedo.
Ermanno Mi hai insegnato tu a guardare i contorni nitidi delle cose.
Elisa Infatti, ma tutto quello che hai detto non è nitido. E perché tu lo sappia, Luigi da mesi mi fa la corte.
Ermanno Luigi! Siamo al nome di battesimo senza titoli.
Elisa Proprio così! Ma se accetto, e lo farò, mi spinge soltanto una forma di cortesia verso un collega di lavoro.
Ermanno Già, sei una persona molto educata. Difatti Luigi... ha aspettato per mesi nella tua anticamera.
Elisa Ermanno, vogliamo litigare ancora?
Ermanno No, cara, ma i contorni nitidi...
Elisa Smettila!
Ermanno Come vuoi. Ti auguro una buona serata con Luigi.
Elisa Grazie! (Si avvia bruscamente, ma fatti alcuni passi si ferma, si volta e corsa ad abbracciarlo forte. Ermanno risponde all'abbraccio con tutte le sue forze)
Sciocco, lo sai che voglio bene solo a te. Ed ora lo so che sei geloso... Lo so... Lo so...
Ermanno (si svincola a fatica e corre via).
Elisa (si acconcia il trucco ed i capelli in attesa di Luigi)
Luigi (Infatti eccolo arrivare. E' un giovane prestante, atletico) Buona sera, signorina, come sta?
Elisa Buona sera, professore. Sto bene, grazie!
Luigi Sono tanto felice che lei abbia accettato ii mio invito. E mi deve scusare il ritardo.
Elisa Non fa nulla.
Elisa Immagino.
Luigi Glielo voglio dire. Ero indeciso con quale tipo di profumo innaffiarmi. Se ne deve usare uno per ogni circostanza: conferenze; post-esercizi ginnici; tête à tête sentimentale; incontri d'affari. Evidentemente a scuola si usa il più intenso: i ragazzi puzzano.
Elisa Già.
Luigi Tête-à-tête sentimentale.
Elisa Come dice?
Luigi È il profumo che ho deciso per venire da lei. Ma solo dopo una lunga ponderazione. Il «conferenze» mi attirava. Scherzo, lei lo capisce. Dove vogliamo andare?
Elisa Se lei ha un programma?
Luigi Certamente. Diviso in più parti, una più deliziosa e pimpante dell'altra. Prima parte: cena a due. Seconda parte: localino danzante. Le altre parti... dopo.
Elisa Nutrito, direi.
Luigi Lei lo merita, Elisa... Pardon signorina Ververi. Comunque si lasci pilotare da me, ho la patente da parecchio e, soprattutto, nessun incidente al passivo: capirà più avanti quello che voglio dire. Ecco, per incominciare ceneremo qui. Le va? Rustico e decoroso. Prego!
(Spariscono tra le quinte).
Ermanno (appare dalla parte opposta. Fissa lungamente il luogo dove i due sono usciti, accende una sigaretta e va a sedersi alla panchina. Parentesi musicale).
(Elisa e Luigi tornano in scena: la musica dissolve)
Luigi Che meraviglioso menù! Piaciuto, Elisa?
Elisa (piuttosto fredda) Sì, grazie.
Luigi (sempre più euforico) Io so dove portare i miei amici! Non c'è di meglio in tutto il circondario. Servizio inappuntabile! Cucina di classe! Tre stellette sulla guida Michelin: le merita, vero Elisa?
Elisa Certo.
Luigi O là! Parte seconda: localino danzante. Oggi è sabato, quindi quindi quindi... Là! Quello è il posto che fa per noi! Giardino; luci psichedeliche fra le siepi; orchestra discreta; camerieri in giacca bianca; wisky. Lo gradisce un wisky dopo il terzo ballo?
Elisa Grazie.
Luigi (musica) Ecco, la musica. Miss, mi volete fare l'estremo onore di concedermi questa danza?
Elisa Sì, signore.
Luigi (la prende e la fa girare) Bella, flessuosa e brava! (sempre di più) Stupenda, incantevole ballerina! (c.s.) Meravigliosa, seducente, divina. (c.s.) Entusiasmante Tersicore! (sempre di più, finché)
Elisa Basta, la prego! (Si ferma. La musica cessa di colpo).
Luigi Stanca, Elisa?
Elisa Sì.
Luigi La danza mi trascina irresistibilmente.
Elisa Lei insegna educazione fisica, io lettere.
Luigi Già! Bellissima sottolineatura! Ma ora è passata. Passata, nevvero?
Elisa Un momento, per favore.
Luigi Anche due. Ma non di più, mia cara. Ci attende l'elettrizzante terza parte del nostro programma, la premessa alla quarta che prelude al clou di questa fascinosa serata. Pronta per la terza parte, Elisa?
Elisa Di che cosa si tratta?
Luigi Reazione prevista. Ma nulla è compromesso. Passiamo alla fase successiva. Una bella ragazza moderna, con un bel, è la verità, giovanotto altrettanto moderno, che fanno dopo una bella cenetta ed un wisky con danze, in una serata di inoltrata primavera? Fanno spiritosamente del cameratismo sentimentale.
Elisa Che cosa?
Luigi È un galante eufemismo per significare ciò che un tempo si chiamava amore.
Elisa Vada via!
Luigi Andar via? Ma Elisa, un invito accettato con tanta buona grazia! Là là là! Un pizzico di renitenza è una civetteria morale che mette pigmento sulla pietanza! Ma più in là del pizzico...
Elisa Vada via, professor Medica.
Luigi Che scrupoli! Proprio da lei, professoressa Ververi, una reazione così codina, è una sorpresa.
Elisa Come sarebbe a dire: proprio da lei?
Luigi L'hanno vista col tecnico delle officine Buding, pomiciare per le strade e i locali della nostra rispettabile cittadina.
Elisa (bollente d'ira gli affibbia un ceffone).
Luigi Ehi!
Elisa (corre da Ermanno, alla panchina) Ermanno! Ermanno! Ermanno!
Ermanno (si alza ed Elisa gli cade piangendo tra le braccia).
Luigi (mano sulla guancia, si allontana volto alla platea) Che mano pesante la signorina di lettere.
Ermanno Ebbene?
Elisa (si domina e si asciuga le lacrime)- È stato... un po' maleducato.
Ermanno Mi spiace.
Elisa Forse speravi che fosse più galante, con me.
Ermanno Non ti ha voluto?
Elisa Mi ha voluto! Io ho successo con gli uomini.
Ermanno E' vero.
Elisa (gli si abbandona sul petto) Oh, Ermanno! Quanto ti voglio bene! Tu non sei come gli altri, mi fai sentire sempre donna, sempre vestita. Hai tutto quello che sin da bambina ho sognato in un uomo. Ti voglio bene, caro, tanto, tanto... Purtroppo inutilmente.
Ermanno La cortesia...
Elisa Ti chiedo scusa.
Ermanno Di che? Non c'è motivo. Asciugati bene gli occhi, o il rimmel te li sciuperà.
Elisa Sì. Grazie. (Ermanno si allontana) Dove vai?
Ermanno Sono stanco, vado a dormire.
Elisa Aspetta.
Ermanno No. Va' a letto anche tu, sarai prostrata dopo la tua serata brava. Buona notte. (si allontana).
Elisa (sconcertata dal suo comportamento) Ermanno! Ermanno... Non mi accompagni neppure...
(Lui è già fuori. Sospensione. Per la mortificazione le cadono silenziosamente lacrime. Lentamente si dirige verso la sua camera, che si illumina come vi arriva. Butta in là la borsetta, il giacchino che indossa; si stende in poltrona; poi di scatto si leva, va al telefono e forma un numero.
Luce da Ermanno il quale sta telefonando al prete, la cui zona viene illuminata.
Durante il loro colloquio, Elisa si allontana e torna in vestaglia, ritenta di telefonare più volte o quante ne occorrono, fin tanto che il numero di Ermanno sarà sbloccato).
Ermanno ...la situazione, reverendo, mi preoccupa.
Prete La capisco.
Ermanno Se non fosse stato così tardi sarei passato da lei. Avevo bisogno di parlare.
Prete Poteva venire benissimo, non mi a-vrebbe disturbato. Comunque ha fatto bene a telefonarmi.
Ermanno Che cosa mi consiglia, padre?
Prete (una riflessione) Le vuol bene?
Ermanno Sì.
Prete Allora le stia vicino, e non reagisca impulsivamente.
Ermanno Ma così, credo, non risolvo nulla.
Prete Deve.
Ermanno Capiterà ancora come tempo fa...
Prete Ora è Elisa ad avere bisogno di lei. Cerchi di capire. Una donna innamorata è un essere particolare, è come malata. Non la tratti male, è peggio.
Ermanno Va bene.
Prete Anche se fosse uscita con quel collega al solo scopo di suscitare la sua gelosia, non la umili. Mi pare comprensibile, del resto, il suo comportamento: non è una posizione facile per quella ragazza. Non si può prendere il cuore umano e farne bucato come per la biancheria sporca. Ricorda cosa le dissi tempo fa? Che non la giudicavo, proprio perché volevo farle capire quale rispetto ho per lei.
Ermanno Ricordo.
Prete Elisa ha molto meno di quanto lei non abbia. Ora le rimane soltanto il suo affetto, glielo dia, come ha fatto finora. Se glielo toglie potrebbe capitare ogni cosa, e sta in lei evitarlo.
Ermanno Lo sa che cosa c'è dentro di me.
Prete Lo so. Ma io penso anche a cosa ci può essere nel cuore di quella ragazza. (una pausa) Le ha mai accennato ai nostri incontri?
Ermanno No.
Prete Credo ne sia giunto il momento. Sì. Elisa ha da sapere come stanno veramente le cose. Appena le si presenta l'opportunità lo faccia.
Ermanno Non so in che modo.
Prete Lo cercheremo insieme. Domani. L'aspetto domani.
Ermanno Va bene, padre. Buona notte.
Prete Buona notte.
(Buio).
Ermanno (Ristà pensieroso. Poi, mentre si accinge ad allontanarsi, suona il telefono perché Elisa ha finalmente trovato libera la linea) Pronto.
Elisa Sono io, Ermanno.
Ermanno Come mai telefoni a quest'ora?
Elisa Non riesco a prendere sonno, nonostante i tranquillanti...
Ermanno (colpito) Prendine un altro, se ne hai bisogno.
Elisa Sai perché non riesco a dormire? Per colpa tua. Mi hai lasciato così bruscamente... Non ho fatto che piangere.
Ermanno Scusami. Avevo solo sonno, tesoro.
Elisa Ti ho svegliato? Mi spiace molto.
Ermanno Non stavo ancora dormendo.
Elisa Ho fatto il tuo numero, poco fa: era occupato.
Ermanno Sarà... sarà stata la linea dell'albergo occupata...
Elisa Ah, vero, sì... Ermanno, perché mi hai trattato a quel modo? Cosa ti ho fatto? Sei rimasto così offeso?
Ermanno Niente, Elisa. Niente che mi abbia offeso.
Elisa Veramente?
Ermanno Sì. Dimmi come è andata con il professore di educazione fisica.
Elisa Te l'ho detto. Ho avuto successo. Troppo.
Ermanno Ti ha mancato di rispetto?
Elisa Lasciamo questo discorso. Ermanno quanto manca alla tua partenza?
Ermanno Non pensarci. Abbiamo tempo.
Elisa Quanto?
Ermanno Finirai prima tu gli scrutini e gli esami, e mi lascerai solo, perché sarai partita per le vacanze. Le tue lunghe, riposanti vacanze di insegnante statale.
Elisa Lunghe... riposanti... Per la prima volta non desidero le vacanze.
Ermanno (dopo una pausa) Ci vediamo domani sera?
Elisa Sai che cosa mi ha detto... quello?
Ermanno Cosa, Elisa?
Elisa Che ci hanno visti... pomiciare in giro. Proprio così.
Ermanno E' naturale. Qui se starnuti, rispondono tutti: salute!
Elisa Non ti senti disturbato da queste dicerie?
Ermanno Affatto. Perché tu, sì?
Elisa Un poco. Ma sono una sciocca, lo sai. (pausa) Cercherò di dormire, ora. E se non ci riuscirò, prenderò ancora i tranquillanti.
Ermanno (colpito) Va bene. Buona notte, cara.
Elisa Buona notte, Ermanno. Ermanno!
Ermanno Sì.
Elisa Ti voglio bene. Ricordalo.
Ermanno Certamente. Buona notte.
Elisa Buona notte a te.
(Buio da Elisa)
Ermanno (Dopo aver posato il ricevitore, si sofferma pensieroso. Poi si alza e cammina inquieto. E' tentato di fare il numero al telefono, ma rinuncia. Indugia ancora, poi decisamente infila la giacca e corre rapido da lei. Mima il suono del campanello ripetutamente. Luce come appare Elisa, che viene mimicamente ad aprire)
Elisa Ermanno! Che sorpresa! Entra.
Ermanno Scusa se ti disturbo. Non miriusciva di prendere sonno.
Elisa Come a me. Incomincia a far caldo. E' quello.
Ermanno Non hai ingerito i tranquillanti?
Elisa Sì, ma non mi fanno alcun effetto.
Ermanno Vorrei provare a prenderne anch'io, chissà che non mi aiutino... Me li dai?
Elisa Non... non li ho.
Ermanno Come non li hai?
Elisa Avevo solo un paio di pastiglie e le ho inghiottite.
Ermanno Mi mostri il boccettino? Cercherò di procurarmeli dello stesso tipo.
Elisa A quest'ora? La farmacia è chiusa.
Ermanno Busserò. Oppure andrò da qualche collega. Mostramelo.
Elisa L'ho buttato via.
Ermanno In spazzatura?
Elisa Sì, credo... in spazzatura, sì.
Ermanno Recuperami il boccettino. Anzi, vengo io, enon ti sporchi le mani. (fa per avviarsi all'interno)
Elisa (lo trattiene) Chissà dov'è. Lascia stare.
Ermanno No, voglio vederlo.
Elisa Ho buttato via anche la spazzatura, poco fa...
(sospensione)
Ermanno Elisa, tu non hai preso nessun tranquillante! Vero?
Elisa Ermanno...
Ermanno E' vero, rispondi?
Elisa (dopo una pausa sofferta) Sì... Sì, è vero. E con questo?
Ermanno Perché al telefono hai insistito sui tranquillanti? Elisa, perché?
Elisa Così. Non lo so... Così per parlare...
Ermanno Niente affatto! Volevi renderti interessante edarmi tanto affanno da costringermi a venire da te. E' per questo? Dimmelo!
Elisa Sì.
Ermanno (Una sospensione)Adesso inventi anche i tranquillanti. Cosa ti ha preso?
Elisa Non voglio perderti.
Ermanno Speravi che non mi accorgessi delle tua manovre? Il professore; le frasi buttate là; le dimissioni dalla scuola; la lettera di Giulia... E il tuo non venire da me quando stavo male... Tutto calcolato! Ma perché?
Elisa Perché ti amo. Non lo capisci?
Ermanno L'amore non è sufficiente a giustificarti.
Elisa Lo è, invece. Ermanno, mi stai sfuggendo giorno per giorno, momento per momento, e io mi difendo... ti difendo, caro.
Ermanno Da chi? Da...
Elisa Non da Giulia, no. Non so da chi... Da qualcosa che non capisco. Qualcosa che è in te, che non ti lascia in pace quando mi sei vicino, neppure nei momenti più intimi e nostri. Io ne ho conosciuti di uomini, alcuni mi hanno amato, sinceramente, ma nessuno aveva addosso quel... come definirlo?, patema, transfert... non lo so. E' come una presenza, quasi, che ti blocca, inibisce, e ti rende nemico. No, non è tua moglie, so che a lei vuoi bene, ma non tanto da non rinunciarvi se io te lo chiedessi veramente.
Ermanno Elisa, cosa dici?
Elisa So bene quello che dico. Fossimo in tre, solo in tre, tu lei io, il triangolo classico di tutte le situazioni adulterine, ebbene credo che la spunterei su Giulia. Ma qui, ora e sempre, siamo in quattro, ed è un'entità che non conosco, ed alla quale, nonostante ogni tentativo amoroso, non riesco a portarti via. E rende infelice anche te. Ma ionon rinuncio alla mia parte d'a-more! Sono in credito io! Non voglio rinfacciarti, però mi hai cercata tu, e te lo dissi: se mi abbandono all'amore, io amo! Te l'ho dimostrato. Dimmi, caro: te l'ho l'ho dimostrato, vero?
Ermanno Continuamente.
Elisa E se amo, ho pure diritto all'amore, ti pare? Non ho mai sperato di portarti via alla tua famiglia; io voglio solo la mia stagione, un breve periodo, caldo come l'estate, che mi darà, però, il sole per tutti gli inverni che mi rimangono. Di' la verità: sono stata sinora un'amante perfetta?
Ermanno Sì.
Elisa Sempre conscia dei miei limiti e della mia posizione. A mio modo felice così. E non pretendo di più. Però tu mi sfuggi, e non perché non mi ami, in quanto so e capisco che sono parte di te, ma per quel tremendo qualcosa che ti impedisce di abbandonarti, come me, all'amore di questi mesi che sono i più belli della nostra vita. Ed io vorrei sapere chi è o di che cosa si tratta per difendermene...
Ermanno (come se aprisse ora gli occhi alla luce) É la Grazia.
Elisa (folgorata) Chi?
Ermanno E' lui la presenza, Elisa, Lui... Lui... Dio... Lo ha detto il prete...
Elisa Ma che cosa stai dicendo? Di che prete parli?
Ermanno Hai visto giusto. L'hai svelato anche a me che non l'avevo capito.
Elisa Dio?! Ma che cosa c'entra tra di noi?
Ermanno E' come se avesse parlato per bocca tua. E' così. Io sono un Dio geloso. Lo disse e noi lo sperimentiamo. Chi gli appartiene non gli sfugge più. E' così.
Elisa Ermanno, io non ti capisco... Dio non esiste nel nostro amore, gli è estraneo, non cercare di confondere una situazione che appartiene soltanto a noi.
Ermanno Non più, Elisa. E' tutto chiaro, adesso. Come una diagnosi rivelatrice. E' comprensibile che tu non capisca, che tu non sappia chi sono.
Elisa Perché, chi sei?
Ermanno Un uomo che sin da bambino ha conosciuto Dio, attraverso una profonda educazione alla Grazia, e mi porto dietro, come un'eredità, il ricordo e l'impronta di quegli anni, alla quale non mi è più possibile rinunciare.
Elisa Mi spiego i tuoi dinieghi, allora, le crisi, i silenzi, le tue offese.
Ermanno Io pure me lo spiego.
Elisa E la tua nobiltà. C'è qualcosa in te che ti condiziona in ogni senso. (uno scatto molto umano) Oh, Ermanno, non siamo mai stati soli noi due.
Ermanno Mai.
Elisa Anche con Giulia era altrettanto?
Ermanno Ero sereno. E basta.
Elisa Solo con me, eri... Ma allora, io, che cosa ho significato per te?
Ermanno (la guarda a lungo prima di rispondere) La giovinezza che non può più tornare, Elisa. La poesia, la bellezza, e l'illusione di cogliere un fiore troppo tardi, e che non ci appartiene.
Elisa Questo davvero sono stata per te?
Ermanno Sì. E sei stata anche la stupenda tentazione che non ho mai respinto, che ho, anzi, tanto amato.
Elisa La tentazione... Ed io che volevo esserti l'amore...
Ermanno Lo sei stata.
Elisa Cosa faremo, ora, Ermanno?
Ermanno Ora siamo molto meno soli di prima. Quanta gente, quanti affetti ci sono fra te e me. Non possiamo più ignorarli. Elisa, siamo vissuti con le finestre volontariamente sprangate e ci siamo illusi che fuori non ci fosse nessuno. Invece erano tutti lì a guardarci, e adesso che le finestre si sono spalancate li guardiamo anche noi.
Elisa (si abbranca a lui) Ma io non voglio perderti!
Ermanno (si libera con dolce fermezza) Le scuole sono quasi finite. Parti in vacanza come fanno i tuoi alunni che dimenticano gli studi.
Elisa (piangendo) - No... no... no...
Ermanno (L'accompagna con grande fatica sin dentro casa sua ed oltre come per significare il distacco definitivo, mentre lei piange la propria disperazione con accenti di dolorosa umanità. Quindi, dopo averla lasciata viene di spalle verso il centro del palcoscenico, lentamente, quasi a significare che il suo amore per lei è un distacco che gli fa molto male, E si ferma.
Un lungo effetto di luce, e la musica in sottofondo.
Poi va verso la sua zona che si illumina, e prende una valigia che aprirà, come pronta per accogliere i suoi indumenti.
Contemporaneamente luce su Giulia che legge una lettera, la medesima che Ermanno recita ad alta voce, commosso)
Voce di
Ermanno ... è l'ultima lettera che ti scrivo da qui. L'impianto è ultimato. Non mi resta che stendere il rapporto conclusivo e fare le consegne ai tecnici della Buding. Tra poco, quindi, sarò a casa: Credo che stenterò a riprendere la vita consueta ora che mi sono abituato a fare l'uccel di bosco. Ma confido nel tuo affetto e nella gioia dei bambini di riavere a casa papà. Torno con tanto desiderio di ricominciare qualcosa che questa lontananza aveva spezzato e che, riflettendo, ho avuto modo di approfondire. Aspettami, Giulia, forse sono un poco cambiato, ma sempre tuo, più tuo di quando sono partito, tanti mesi fa...
Giulia (Una pausa. E un sorriso finalmente felice) Ti aspetto, Ermanno.
(Buio.)
Ermanno (si dirige dal prete che viene illuminato) Ho finito. Sono venuto per salutarla.
Prete Bene.
Ermanno Sono contento di lasciare questo posto.
Prete Lo immagino.
Ermanno Le scriverò, se permette.
Prete Attenderò sempre con ansia le sue lettere.
Ermanno Andrà in vacanza, padre?
Prete Qualche giorno. E un viaggio, forse, in un Santuario del nord. Niente di definito, ancora. E lei?
Ermanno Aspetto di arrivare a casa per decidere. Io sono per la montagna, ma le esigenze della famiglia fanno premio, come si dice.
Prete Capisco.
Ermanno Credo di doverle dire grazie, padre.
Prete Di che?
Ermanno Di tutto. Di quello che mi ha detto e di quello che ha taciuto oltre che di avermi ascoltato.
Prete Su quest'ultimo punto sono d'accordo. Ma era quello che dovevo fare. Il resto, lei l'ha capito, non l'ho fatto io. Dio ci ha condotto come ha voluto nonostante noi stessi. E sono convinto che lei dovrà soffrire ancora: è il doveroso scotto da pagare che Lui ci lascia. Perché lei non dimenticherà più.
Ermanno Lo so. Sono pronto.
Prete Ed Elisa?
Ermanno Ci vedremo stasera per l'ultima volta.
Prete Vada da lei sereno. Anche a quella ragazza è destinata molta parte di sofferenza che è un modo usato da Dio per farsi riconoscere. E non scordi mai che la Grazia è giunta a lei attraverso Elisa.
Le nostre conoscenze di preti, spesso, si limitano alle poche persone che girano attorno all'altare. Ma non giudichiamo: tutto è provvidenza. Bernanos, il suo povero curato di campagna lo fa terminare con una grande parola di speranza. Lasciamoci anche noi così.
(Una lunga stretta di mano)
(Buio in dissolvenza).
Elisa (viene al centro) Cari ragazzi, è uso che l'insegnante, nell'ultimo giorno di scuola, lasci ai suoi alunni qualche ricordo per le vacanze. Permettete che anch'io mi adegui alla tradizione. Non posso dirvi grandi cose, sono al mio primo anno di insegnamento, e la mia esperienza è soltanto sperimentale. Però voi siete stati in tutti questi mesi i miei amici, direi quasi che ho imparato con voi le nozioni che vi ho insegnato. Con voi ho certamente imparato a vivere, perché lo stare insieme è la maniera migliore per vivere. Non restate soli, ragazzi, cercate gli altri! Il prossimo, anche il più misero, ha una ricchezza sublime da donare e una fame insaziabile di ricevere. E aspettatevi dagli altri la porzione di sofferenza, e di gioia, di cui lanatura dota ciascuno il giorno della propria nascita. Buone vacanze, ragazzi!
(Una musica accompagna Elisa alla panchina, dove è in attesa Ermanno).
Ermanno Ciao, Elisa.
Elisa (Siede. Sospensione) Questa panchina mi ricorda i banchi della chiesa del mio paese che portano inciso il nome del donatore. Potrebbero benissimo scriverci i nostri.
Ermanno Già. Anche a me fa la medesima impressione.
Elisa Son quasi sempre nomi di defunti.
Ermanno Allora non èil caso che qui incidano...
Elisa Dici? (sospensione) Che bella serata! Quante stelle.
Ermanno Sono state tutte meravigliose le nostre serate.
Elisa Tutte. Meno questa. (sospensione) A che ora partirai, domani?
Ermanno Presto.
Elisa Potrò venire a salutarti in stazione?
Ermanno E' meglio di no.
Elisa Come vuoi.
Ermanno Ti ho portato un souvenir. (Le dà un pacchetto)
Elisa Grazie.
Ermanno Aprilo quando sarò partito, non prima. Me lo prometti?
Elisa Sì. Anch'io ho qualcosa. (Apre la borsetta e ne trae una lettera)
Elisa Leggi.
Ermanno (legge) « Al signor Provveditore agli Studi. La sottoscritta Elisa Ververi, fa domanda per essere confermata nella sede che attualmente occupa... » Elisa!
Elisa Quella con la offerta delle mie dimissioni la spedii. Il giorno dopo.
Ermanno La spedisti?
Elisa E' stato il frutto di uno sciocco impulso. Credevo di fuggire da te geografi-camente. Ed ho capito che è inutile, perché io non posso fuggire da me stessa. Adesso non dirmi che lo faccio per creare un espediente in extremis, o per farti sapere che mi puoi trovare qui quando vuoi.
Ermanno E' bellissimo, Elisa.
Elisa Desidero che sia tu a chiudere la lettera. E' come mettere la parola fine, ad una storia d'amore happy end, come usa nel cinema americano per pubblico d'ogni età, dove lui torna dalla moglie e l'amante rimane in disparte, con le lacrime del rimpianto per ciò che poteva essere e non fu. Fallo, ti prego.
(Ermanno, sorridendo, esegue).
Elisa Io non piango, sai. Sarebbe troppo plateale.
Ermanno Hai ragione.
Elisa E nemmeno ti dico: ti ricorderò. Anzi, farò di tutto per dimenticarti. Verrò a sedere su questa panchina col primo uomo che mi capiterà fosse pure quel bellimbusto del professor Medica. E siederò allo stesso nostro tavolo al ristorante tavola calda, e se farò una gita salirò certamente sulla collina del tema di Fanelli; e se passeggerò... (non riesce più a contenere le lacrime).
(Ermanno la prende e l'abbraccia, tenendole a lungo la testa sulla propria spalla).
Elisa (dopo lo sfogo) Scusami. Ma lelacrime non sono un alibi. Farò così davvero, se lo potrò. Dillo al tuo Dio geloso, che l'ha vinta Lui...
Ermanno Per tutti e tre. Tu, me e Giulia. (sospensione) Andrai da quel prete?
Elisa Non lo so... Forse... Forse... (Pausa.) E' tardi. Ho da preparare le valigie. Partirò presto anch'io, domattina. Con un altro treno.
Ermanno T'accompagno.
Elisa No, Ermanno. Devo abituarmi a fare questa strada da sola.
(E lentamente si avvia, mentre Ermanno rimane immobile a guardarla).
FINE DELLA COMMEDIA