agosto 2015
Commedia in due atti di Chiara Pozzoli
1ª rappresentazione: Buccinasco (Mi), 16 aprile 2016
Auditorium Fagnana – Via Tiziano
Questa commedia è tutelata dalla SIAE (codice SIAE: 920321 A)
P E R S O N A G G I
1) MARCO BACCO – Chef
2) SALVO IMPREVISTI – Agente immobiliare
3) SONIA - Postina
4) MARTINO TRENTAROSSI VERMIGLI - Anziano
5) ALDO – Marito di Norma
6) NORMA – Moglie di Aldo
7) RAFFAELE – Adolescente poeta
8) CECILIA – Ragazza ballerina
9) GLORIA BELLANTONI - Soprano
10) LUCIANA ADONI – Condomina
11) SAMANTHA SILENI – Moglie di Gianfranco
12) GIANFRANCO – Marito di Samantha
13) PIETRO CAPITANI – Editore
14) LUIGI – Spasimante di Gloria
ATTO PRIMO
NOTE: L'intera commedia si svolge in un soggiorno abbastanza spoglio, arredato in stile anni '60 o '70: un tavolo, un divano. Sul fondo, un angolo cottura e un lavandino e, sopra di essi, un vano o apertura sul corridoio dell'androne del palazzo, con una o due tendine a scorrimento.
A destra: entrata della casa.
A sinistra: uscita verso bagno e camera da letto.
scena 1
SALVO (da fuori, entrando da sinistra e seguito da Marco) Ecco, come le dicevo questo è il soggiorno... Mi scusi un attimo. (al cellulare, consultando fogli e agenda) Sì, Carlo, oggi pomeriggio ho quattro appuntamenti... sì, tutti bilocali, due in affitto e due in vendita... confermali, grazie (riattacca, a Marco) Ecco qua (indica il soggiorno), che ne dice?
MARCO Beh, sì, mi sembra che possa andare. Ha un sapore un po'... come dire... vintage, ma è accogliente. L'unica cosa è questa apertura verso l'esterno. (si avvicina al vano soprastante l'angolo cottura) Si vede proprio il portone del palazzo, non capisco come...
SALVO (sbrigativo) Oh, non si preoccupi ci sono le tende e le finestre. Basta chiudere e... (chiude le tende) la privacy è assicurata! (riapre le tende, poi consulta orologio e cellulare)
MARCO Sì, per me è indispensabile: vede, sono uno chef di una certa fama e mi ritirerò qui a scrivere il mio prossimo libro. Sa, scappo dalla città per essere più concentrato sul lavoro. Lei, quindi, signor Salvo...
SALVO Imprevisti. Salvo Imprevisti.
MARCO Sig. Imprevisti, lei mi garantisce massima tranquillità vero?
SALVO (non ha ascoltato) Certo, tutto tranquillo.
MARCO Mi tolga una curiosità: come mai questo appartamento costa così poco rispetto alle altre soluzioni?
SALVO Beh vede, l'arredamento è un po' passato di moda... mi faccia però verificare il canone. (prende i fogli dei quattro appuntamenti del pomeriggio e li consulta) Sì, è vero, è un po' più basso degli altri ma sa, questo è un paese di campagna... Mi scusi un attimo. (al cellulare) Sì Carlo, in Viale Liguria accompagno una coppia di sposini... no no, il single va in via Pascoli... certo che sono sicuro. (riattacca) Mi perdoni, ma ho un po' fretta. Quindi, signor... Marco Bacco, firmiamo?
Mentre Salvo è al cellulare, Marco esce a sinistra.
MARCO (da fuori a sinistra) C'è anche lo scaldaletto! (rientra, entusiasta) Sì, sì, per me è sì! Devo dire che questa atmosfera demodé è l'ideale per scrivere un libro sulle ricette della tradizione contadina.
SALVO (non ha ascoltato) Bene, allora metta una firma qui. Le ricordo che il contratto è per un anno con tacito rinnovo. (consulta il cellulare).
MARCO Privacy compresa, vero? (un tempo)
SALVO (non ha ascoltato) Certo, tutto tranquillo. La ringrazio e la saluto. Per qualsiasi necessità mi trova a questo numero (porge un biglietto da visita).
MARCO Grazie a lei sig. Salvo d'Acquisto.
SALVO Imprevisti. Salvo Imprevisti (esce, al cellulare). Sì Carlo, ho finito adesso e...
MARCO (chiude la porta, si assicura che sia ben chiusa e poi si guarda intorno soddisfatto) E ora, finalmente, pace! (sospiro di sollievo)
Marco prende una borsa, estrae il suo pc, qualche libro di cucina, poi li dispone sul tavolo e, ispirato, comincia a scrivere il suo libro.
- Campanello
scena 2
Marco interrompe il suo lavoro e va ad aprire la porta
LUCIANA Buongiorno e benvenuto! Lei è il Signor?
MARCO Marco, molto piacere.
LUCIANA Sono venuta a conoscerla personalmente e prima di tutti. Non è stato qui ancora nessuno, vero?
MARCO No, a dire il vero no. Ma...
LUCIANA Ah, certo, mi scusi io sono la Luciana del terzo piano. Per darle il benvenuto in questo condominio di matti, sì perché se ne accorgerà ma non ce n'è uno sano di mente, le ho portato la mia specialità, la torta di mele cotogne, la migliore in assoluto. pensi che anche la pasticcera è anni che mi chiede la ricetta ma io col cavolo che gliela do!
MARCO (prende la torta e annusa) Sì, il profumo è buono... Chiodi di garofano?
LUCIANA (stupita) Oh, ma... ma come ha fatto a capire... (un tempo). Può darsi, sì, che sia scappato qualche chiodino, ma... non ricordo.
MARCO Vede, per me è facile, io sono uno... (sta per dire la parola “chef” ma non fa in tempo)
- Campanello
MARCO (va ad aprire) Mi scusi Sig.ra...
LUCIANA Luciana. Sono la Luciana.
MARCO Sig.ra La Luciana.
LUCIANA Aspetti! Prima di conoscere gli inquilini lei deve sapere che qui nessuno, tranne me, rispetta il regolamento di condominio. Sono tutti bravi a parlare, ma io li vedo sa?
- Campanello
LUCIANA Li vedo tutti dalla finestra. Aspettano il buio per buttare la plastica insieme alla carta e i medicinali nell'indifferenziata. Ma tanto poi si sa no? Chi prende la pillola sarà quella Samantha, che è sempre in giro per lavoro e chissà cosa combina...
Passa Samantha, indossa scarpe col tacco e i suoi passi sono molto rumorosi. Si ferma dietro al vano posteriore, guarda i due, poi se ne va. Marco e Luciana si voltano a guardarla.
LUCIANA Ecco, proprio lei, Samantha Sileni. La avverto: è odiosa, sembra un rottweiler. Sempre con quei tacchi, mattina e sera. Lo so che non dovrei dirlo, ma me lo lasci dire: un giorno o l'altro le farò trovare un bel paio di ciabatte sullo zerbino.
- Campanello insistente
MARCO Vado ad aprire.
LUCIANA Aspetti! E quella Norma del secondo piano... la peggiore sa? È bella e magra solo lei, la Norma, sempre a dieta, ma cosa crede? Io la Norma la vedo che va a buttare la spazzatura con la bocca piena: mette i biscotti in tasca e svuota le briciole in ascensore o sul mio balcone per non farsi vedere da quella larva del marito.
MARCO Sì, La Luciana, ora però devo aprire, (tra sé) oltre che lavorare (va alla porta).
NORMA (indossa un vestitino, è molto vanitosa) Permesso! (vede Luciana) Ah, anche tu qui? (a Marco) Io sono Norma, secondo piano. Volevo conoscerla di persona, sa com'è...
MARCO Siete tutti molto gentili. Io sono Marco, piacere.
Norma e Luciana si scambiano uno sguardo di competizione.
NORMA Beh, stamattina sapendo del suo arrivo ho preparato la mia specialità: i casonsei alla bergamasca, freschi, fatti con le mie manine. Senta, senta che profumino!
MARCO Sì, delizioso. (prende il piatto e annusa) Brava, è difficile dosare gli amaretti: ne basta una briciola in più che si guasta il sapore.
NORMA Mi scusi il paragone, ma lei è come un cane da tartufo!
MARCO Vede, per me è facile, io sono uno... (sta per dire la parola “chef” ma non fa in tempo)
NORMA Comunque, (indica il piatto) non so come siano perché purtroppo non ho potuto assaggiarne neppure una briciola. Con la dieta sono sempre in ballo, adesso poi che io e il mio Aldo mangiamo tutto senza il glutine non posso sgarrare. I risultati però... (fa un gesto vanitoso) mi confortano.
LUCIANA Norma, hai detto al Sig. Marco del parcheggio?
NORMA Ah, sì, certo. Il quarto da sinistra è riservato, per cui mi raccomando, lo lasci libero.
MARCO Non c'è problema, io qui non ho né auto né moto. Solo bicicletta. Vita contadina, ricette contadine! (indica i due omaggi)
LUCIANA Norma che ne dici se togli... voglio dire, se togliamo il disturbo?
NORMA Sì, certo, tanto avremo mille occasioni per vederci.
MARCO (perplesso) Lo spero.
NORMA e LUCIANA Arrivederci a presto (escono).
MARCO Arrivederci. (chiude la porta) A non rivederci mai più! (sbuffa). Mio dio, ma quanto parlano le donne dopo i sessant'anni?!
Marco si siede al tavolo e si rimette al lavoro, ma ha perduto l'ispirazione iniziale. Nel frattempo, Martino passa dietro le tende più volte e osserva Marco senza che quest'ultimo lo veda.
MARCO “Riscoprire la tradizione, di Marco Bacco”. No, che titolo banale. Forse è meglio... (ride) “In cucina con la Norma”, o... “Come vuole la Luciana”. In copertina ci metto una bella 'sciura' rassicurante e il gioco è fatto. Oggi tutti vogliono le ricette della nonna, e che nonna sia!
Marco non trova la concentrazione, per cui va ai fornelli, tira fuori vecchie pentole dal mobiletto e le guarda con disgusto. In quel momento passa dietro il vano posteriore Gloria. È una donna affascinante.
GLORIA (vede Marco e si spaventa) Oh, buongiorno! Mi scusi, ma ero sovrappensiero... Lei deve essere il nuovo...
MARCO Inquilino, sì. Molto piacere (Marco è affascinato da Gloria)
GLORIA Io sono Gloria, quarto piano. Devo scappare, a presto!
MARCO Arrivederci.
Marco segue Gloria con lo sguardo e si sporge dal vano posteriore, ma in quel momento fa capolino Martino, che lo osserva. Marco sobbalza, innervosito chiude le tende con decisione e sospira.
- Campanello
MARCO Eh no, eh? Basta! Chi cavolo è adesso! Io ho bisogno di pace! (va alla porta) Chi cavolo... (apre)
PIETRO (entra) Carissimo!
MARCO Pietro! Pietro! Che piacere, finalmente un volto amico!
PIETRO Beh? Sei qui da un giorno e già ti senti solo?
MARCO No, a dire il vero per ora se c'è una cosa che non soffro è la solitudine!
PIETRO Allora? Com'è questo paesino sperduto tra la nebbia? Vedrai quanto materiale per il tuo libro! A proposito: devi firmare la liberatoria (estrae dalla borsa un foglio e una biro). Saremo in libreria fra dodici mesi. Una prima tiratura di 500mila copie e poi, con una bella campagna pubblicitaria, ci assicuriamo una seconda tiratura. Lo chef Marco Bacco venderà più copie di Dante Alighieri. Vai, vai, Marco, sotto con le ricette della nonna! Guadagnerai di più che con il tuo ristorante 'PerBacco'!
MARCO Stavo giusto pensando al titolo.
PIETRO (guardandosi intorno) Certo che ti sei scelto un posto incredibilmente putrido. Va bene riscoprire la tradizione, ma qui sembra di essere a Frittole, porca miseria! Beh, meglio così, sarai concentrato al massimo. Come tuo editore, non posso che appoggiare la scelta, in fondo qui mi costi anche poco.
MARCO Che ne pensi dei casoncelli in copertina?
- Campanello
MARCO Scusa un attimo, ma sai, sono appena arrivato e i condomini sono tutti curiosi! (va alla porta)
SONIA (entra) Devo consegnare una lettera per il Sig. Vermigli.
MARCO No, guardi, io sono Marco Bacco, credo abbia sbagliato. Forse l'inquilino precedente....
SONIA Devo consegnare una lettera per il Sig. Vermigli, abita qui?
MARCO Le dico di no.
SONIA Devo consegnare una lettera per il Sig. Vermigli. Controlli meglio, l'indirizzo è questo.
MARCO Signora, guardi, va bene che in paese ci si conosce tutti, ma le sto dicendo che io non sono il Sig. Vermigli e neppure lo conosco.
SONIA Senta, mio caro, non faccia l'arrogante con me che le poste sono già piene di “destinatari sconosciuti”. È una settimana che cerco di consegnare questa lettera e qui non trovo mai nessuno.
PIETRO Può essere che l'inquilino precedente....
SONIA (un tempo, estrae un quadernetto) Mi può dire gli orari della portineria?
Un attimo di silenzio.
MARCO Non li so, e la prego di uscire da qui.
SONIA Mi può dire gli orari della portineria?
MARCO Ancora? Ma perché li chiede a me?
SONIA E a chi dovrei chiederli se non al portinaio?
Un attimo di profondo e imbarazzato silenzio.
NORMA (entra) Chi ha parcheggiato nel mio posto auto?
LUCIANA (entra con in mano un cartone del latte) Mi dica, le sembra un rifiuto umido questo?
MARCO (realizza) Oh, santo cielo!
SONIA Io devo ancora consegnare una lettera per il Sig. Vermigli. Consegno, non consegno, ripasso domani...?
Un attimo di profondo e imbarazzato silenzio.
MARCO (allucinato) Ehm... ripassi domani.
Luciana, Norma e Sonia escono.
- BUIO
scena 3
- LUCE
PIETRO (scoppia in una fragorosa risata) Questa è bella! Questa è davvero bella! (ride di gusto) Come chef sarai anche un fuoriclasse, ma caro mio, appena metti piede fuori dalla cucina sei un disastro! (ride) Hai preso in affitto.... (ride, non riesce a smettere) hai preso in affitto... una portineria? Ma come diavolo...?!
MARCO (paralizzato) Piantala di ridere, Pietro, non c'è niente da ridere!
PIETRO E magari ti danno anche lo stipendio! (ride) Beh, mica male come soluzione!
MARCO (prende il cellulare e cerca il numero dell'agente immobiliare). È evidente che c'è stato un errore. Fammi chiamare l'agente immobiliare (al cellulare). Salvo Imprevisti?
PIETRO Salvo imprevisti cosa?
MARCO Sig. Salvo Imprevisti, mi sente?
PIETRO (si alza e si guarda intorno, come a cercare una telecamera nascosta e apre la tendina del vano posteriore) Ma è una candid camera?
MARCO Sì, sono Marco Bacco, e ho urgentemente bisogno di parlare con lei di persona. Venga subito qui! Subito! (pausa) Ah, lo sa? Lo sa e non ha ancora fatto nulla? (pausa) Come? Prima di due settimane? Ma io non posso... voglio recedere... aspetti! (si chiude la comunicazione)
PIETRO Dunque?
MARCO (sconvolto) Dice che prima di due settimane non può venire. E che di bilocali in paese non ce n'è più! (un tempo) Dice di aspettare... (un tempo) E adesso?
GLORIA (entrando, affascinante come sempre) Buongiorno.
MARCO (si ricompone) Oh, buongiorno... Gloria, giusto?
GLORIA Sì, esatto, che memoria! Non deve essere facile imparare i nomi di tutti! Senta, per caso sono arrivati degli spartiti per me? Sa, è molto urgente!
MARCO Ehm... no, no, è venuta la postina, ma aveva solo una lettera per il Sig. Vermigli, mi dispiace. (prende tempo, affascinato da Gloria) A proposito, lei sa se qui abita un tale Vermigli?
GLORIA Che io sappia no, ma le conviene chiedere alla Sig.ra Luciana, quella del terzo piano, ha presente quella tizia...?
MARCO Sì, sì, grazie, ho già avuto l'onore.
GLORIA Beh, allora se dovesse arrivare un pacco mi citofoni, io sono in casa. Ah! Ancora una cosa: io il martedì e il giovedì pomeriggio faccio esercitazione. Sa, sono un soprano.
MARCO Benissimo, terrò presente.
GLORIA La ringrazio molto. Arrivederci. (esce)
Marco segue ipnotizzato Gloria e rimane un attimo in silenzio.
PIETRO (che ha seguito la scena con interesse e divertito) Ancora sicuro di volertene andare?
MARCO (come risvegliandosi) Ma smettila!
PIETRO (uscendo) Caro il mio Marco Bacco, ti ringrazio per questo piacevole pomeriggio, mi sono davvero divertito (sogghigna). Ah! I casoncelli in copertina vanno bene.
MARCO Hai ben poco da ridere, visto che devo trovare un posto per scrivere.
PIETRO (rientra, ironico) Ah, ci sono le foglie nell'androne da spazzare. E i bidoni da svuotare. Al lavoro ragazzo! (esce)
Passa Samantha, accompagnata dal rumore dei suoi tacchi. Si ferma a guardare Marco, e il suo sguardo è sempre molto freddo.
MARCO (impreca) Accidenti a te, alle ricette contadine, alla vita di campagna, ai paesi sperduti, alla tradizione, alla pasta fatta in casa, ai mattarelli...
Martino sbuca dalla tendina posteriore.
MARCO (si spaventa) Aaah! Adesso mi viene un infarto e muoio qui, dimenticato dal mondo!
MARTINO Non dica così, per morire c'è sempre tempo!
MARCO Grazie. (burbero) Ha bisogno?
Martino sorride bonariamente.
MARCO (realizzando il suo ruolo di portinaio, si addolcisce). Ha bisogno, vero? Venga dentro.
MARTINO (entra) Questa è una buona giornata. Piacere giovanotto, io sono Martino Trentarossi, abito al primo piano, sopra di lei.
MARCO Bene, piacere mio.
MARTINO (va a sedersi sul divano e, quando già seduto) Posso accomodarmi?
MARCO Faccia pure, intanto io cerco il maledetto contratto d'affitto (prende dei fogli). Mi dica cosa ha bisogno.
MARTINO Lei è sposato?
MARCO (interdetto) No.
MARTINO (soddisfatto) Ah, bene, neanch'io. Abbiamo già un punto in comune.
MARCO Sì, però sa, ci terrei a mantenere la privacy...
MARTINO Chi?
MARCO No, nulla.
MARTINO Lei è una persona intelligente. Mi lasci indovinare: visto che è solo, ha deciso di fare il portinaio, così mantiene il contatto con la civiltà e si assicura una casa sempre piena di gente. Non ci si annoia, sa, a fare questo lavoro!
MARCO (sempre alla ricerca del contratto) No, infatti. Ma vede, io starò qui pochissimo, quindi non si affezioni.
MARTINO Poco importa. (un tempo, intenso e assorto) Non è la quantità di tempo che ci lega alle cose e alle persone, sa?
MARCO Eccolo! Maledetto, ti ho trovato!
MARTINO (sempre assorto) Le ho già parlato di Adele?
MARCO (leggendo il contratto d'affitto) Adele? No, abita qui?
MARTINO (ride) Sarebbe troppo bello!
MARCO (leggendo) E per recedere prima dei dodici mesi?
MARTINO Adele è la donna che amo.
MARCO (distratto) Oh, che bello, oggi non ci sono più le coppie di una volta.
MARTINO Lo sa quanto siamo stati insieme? Un mese soltanto, il più bello della mia vita. Poi dovetti partire in tutta fretta, per una spedizione. Così le scrissi, chiedendole di aspettare il mio ritorno. Ma non sapevo quando ciò sarebbe avvenuto.
MARCO (distratto) Che storia romantica!
MARTINO Sono quarantacinque anni che aspetto la sua risposta.
MARCO (distratto) Oh, cavolo, mi dispiace molto...
MARTINO Non è la quantità di tempo che ci lega alle cose e alle persone, ma è la verità di quello che ci si scambia a rimanere impressa nel cuore e nella memoria. La MIA verità era negli occhi di Adele, nello sguardo che ci scambiavamo. È per questo che non mi sono mai sposato.
MARCO Senta, Martino, giusto? Io avrei da fare e...
Martino prende tra le mani le riviste di cucina di Marco, e rimane pensieroso un attimo, poi si illumina di colpo. Marco lo guarda con scarso interesse.
MARTINO Di donne ne conobbi altre, anche molto belle, ma... Vede, è come quando si va a cena in un ristorante stellato, dove in cucina c'è uno chef pluristellato...
Marco interrompe la sua lettura e ascolta con attenzione.
MARTINO Beh, lei ne può mangiare anche cinquanta di quei piatti, ma non saranno mai buoni e veri come la frittata che faceva la nonna, o le tagliatelle con gli amici d'infanzia. Perché lì c'è una storia, la nostra storia. (un tempo) Questi chef di oggi, pieni di denaro e di gran boria, mi fanno sorridere, perché non hanno ancora capito la cosa più elementare, ovvero che ogni piatto va cucinato per la persona che si ha di fronte, non per un anonimo seduto a un tavolo.
Marco rimane a bocca aperta.
MARTINO (cambiando tono, più brillante) Lei che lavoro faceva prima di venire qui?
MARCO Io? Ah, beh... io... io facevo il... pompiere.
MARTINO (alzandosi) Si ricordi mio caro, la verità può durare il tempo di una cena, e cambiarti il gusto della vita, per sempre. (fa per uscire)
MARCO La saluto. Torni però. Quando vuole. Se posso fare qualcosa...
MARTINO Lei per me ha già fatto molto. Sono anni, tanti anni, che nessuno mi ascoltava più come ha fatto lei oggi. Me lo ricorderò (esce).
Marco rimane assorto.
Sonia bussa rumorosamente, interrompendo la poesia del momento.
SONIA Ehi, permesso!
MARCO (sobbalza) Ah, è lei!
SONIA C'è un pacco per la Sig.ra (legge) Gloria Bellantoni.
Silenzio.
SONIA Ehi, ragazzo, ti si è inceppata la sim? Parlo con te. Consegno, non consegno...
MARCO Sì, consegni, grazie.
SONIA Prego. E Vermigli?
MARCO Chi?
SONIA Va bene, ho capito: ripasso domani. Si provi la febbre, ha l'aria sconvolta. (esce)
MARCO Fosse solo la febbre! (sta per citofonare a Gloria) Il numero di quella Gloria... (cerca)
LUCIANA (da fuori) Marco! Posso? (entra)
MARCO (ironico) Ma le pare Luciana! Qui è sempre aperto!
LUCIANA Un gesto vale più di mille parole. Lei è d'accordo?
MARCO Sì, a volte è vero.
LUCIANA (gli porge un sacchettino trasparente pieno di briciole di pane). Le vede queste? Sono le briciole che mi butta giù la Norma. Sono stufa sa? Ho provato a ributtarle su, ma mi ricadono in testa e vado in giro che sembra che ho i tocchi di forfora. Sono stufa! Adesso lei prende questo bel pacchettino e quando passa la Norma glielo consegna. Mittente anonimo.
MARCO No, questo è davvero troppo. Io...
LUCIANA (uscendo) Ambasciator non porta pena! Marco, ti do del “tu”. Oggi è giovedì, e ci sono i bidoni da portare fuori. Il venerdì ritirano. Vedrà che bello, può ispirarsi alle arie della soprano, ha iniziato il suo gorgheggio, e per tre ore siamo a posto! (esce)
- BUIO
scena 4
- LUCE
MARCO (si rimette al computer, cerca di scrivere ma non riesce. Si interrompe. Citando le parole di Martino) “Ogni piatto va cucinato per la persona che si ha di fronte, non per un anonimo seduto a un tavolo.”
È la verità... (citando le parole di Martino) “È la verità di quello che ci si scambia a rimanere impressa nel cuore e nella memoria.”
E va bene! Per queste due settimane farò il portinaio! (con tono e modi cinematografici) Volete questo da me? (urla) Volete questo? E va bene! (scandendo ogni parola) Sarò – il – vostro – PORTINAIOOOOOOO!!! (prende i fogli, come in preda alla pazzia) Regolamento di condominio, a noi!
(leggendo a ritmo di musica e ballando con i fogli in mano)
Lunedì: pulizia scale! Olè!
Martedì: consegna volantini! Ottimo!
Mercoledì: manutenzione giardino! Evvai!
E giovedì il pezzo forte: i bidoni, bi-bi-bi-bi-bidooooniii!!!! (a piacere e secondo il ritmo della musica)
Cecilia, dalla tendina posteriore, ha assistito a quasi tutta la “scenetta”, molto divertita. Cecilia è una ragazza molto bella e solare; bella proprio perché solare.
CECILIA È bello vedere che qualcuno ama ancora il suo lavoro!
Un attimo di imbarazzato silenzio.
MARCO (in estremo imbarazzo, si ricompone e fissa Cecilia negli occhi) Non so cosa dire.
CECILIA Oh, ma le pare, non deve dire proprio nulla! (entra in casa) Mi spiace averla interrotta, è che passavo di lì e non ho potuto fare a meno di osservarla. Posso dirle una cosa? (un tempo, sorride) È stato un vero spettacolo!
MARCO Grazie.
CECILIA Io sono Cecilia, terzo piano, la porta accanto a quella della Sig.ra Adoni.
MARCO (cercando nell'elenco inquilini e recuperando una sorta di efficienza da portinaio) Adoni... Adoni...
CECILIA (scandisce) La Luciana. La chiamano tutti così. Nessuno la conosce per il cognome. Se ci ha fatto caso, sul citofono c'è scritto proprio “La Luciana”.
MARCO Ah, certo, ho ben capito.
CECILIA (uscendo) Levo il disturbo. La saluto. (si ferma) Ah, è stato davvero un immenso piacere. (esce)
MARCO (si guarda allo specchio) Sei proprio un idiota! (prende i guanti da lavoro) E adesso, idiota, al lavoro. (prende un scopa, e, uscendo, mette una mano sull'interruttore della luce) Buio!
- BUIO
scena 5
- LUCE DEBOLE
A scena parzialmente buia, si sente un rumore di passi e il tonfo di una borsa che, pesantemente, cade sul pavimento.
MARCO (entra, sente i rumori, si spaventa e tasta sul muro per cercare l'interruttore della luce) Chi va là?! Esca da casa mia! (non trova l'interruttore) Chi è?! Non la vedo! Ma la sento! Se ne vada!
ALDO (affannato) Aldo, sono Aldo! Damiano sono io, sono Aldo! (tocca Marco per riconoscerne la fisionomia)
MARCO (urla) Chi è Damiano? Sono Marco! (sentendosi addosso le mani di Aldo) Aaaah! Ma cosa fa?! Mi lasci, non mi tocchi!
Marco spinge Aldo che cade a terra con un tonfo, e, liberandosi così dalla sua presa, trova finalmente l'interruttore della luce.
- LUCE PIENA
ALDO (vestito con tuta o completo da tennis e scarpe da tennis) Dov'è Damiano! Il portinaio, dov'è?!
MARCO (solenne) Il portinaio adesso sono io, sono Marco. (aiuta Aldo a rialzarsi) Mi dispiace, sono mortificato, pensavo fosse un ladro. Le prendo del ghiaccio.
ALDO Sì, ho preso un bel colpo, accidenti!
MARCO Ma cosa ci faceva qui, al buio?! (cerca il ghiaccio)
ALDO (un tempo, fissando Marco) Sono spinto dalla fame. E dalla disperazione.
MARCO Come? (gli porge il ghiaccio)
ALDO Una fame nera. Vede, mia moglie vuole tenermi a dieta, e mi cucina solo robe senza glutine e farina, pasta di riso, e tutte quelle balle che vendono oggi. Poi mi costringe ad andare al circolo di tennis per tenermi in forma. E io... ho fame. Una fame nera. Mi sogno la pasta tutte le notti. Al ragù, con i funghi... (sognante), al pesto... (sempre più sognante) ai quattro formaggi, quelli belli grassi e filanti...
Aldo apre la borsa del tennis ed estrae diverse confezioni di pasta di ogni tipologia. Prende una confezione, va ai fornelli, prende una pentola come fosse a casa sua, mette l'acqua sul gas e una notevole quantità di pasta in un piatto.
MARCO Ma sua moglie è...?
ALDO Norma, si chiama Norma... (sognante) come la pasta alla norma.
MARCO Ah, certo! L'ho conosciuta, una bella signora. (un tempo) Ma con il portinaio precedente eravate d'accordo così? (riferendosi alle azioni di Aldo)
ALDO Sì, più o meno. Mi lasciava fare perché cucinavo anche per lui.
MARCO Al buio?
ALDO Sì. È più sicuro. Poi andavo di là a mangiare. (indica l'uscita a sinistra) Ne vuole un po'? (butta la pasta)
MARCO No, no, grazie, è tardissimo, è quasi mezzanotte. Guardi che dovrebbe aspettare la bollitura dell’acqua!
ALDO Non c'è tempo. Devo essere a casa tra dieci minuti. Se passa mia moglie, o chiunque altro, io scappo di là. (indica l'uscita a sinistra)
Passa Gianfranco, di fretta.
GIANFRANCO Buona sera.
MARCO Buona sera. (ad Aldo) Ma chi è?
ALDO Il marito della Samantha. È sempre di corsa, saluta appena. Ma per me non è un pericolo. Credo non sappia neanche chi sono. (chiude le tendine)
MARCO Una curiosità, Aldo. Verrà qui tutti i giorni?
ALDO (estrae le scatole di pasta dalla borsa e le nasconde negli armadietti) Le spiace? Verrò quando posso: qualunque ora è buona.
MARCO No, perché sa, a quest'ora la portineria sarebbe chiusa.
ALDO Vuole farmi morire di fame?
LUIGI (da fuori, bussando) C'è qualcuno? C'è qualcuno?!
ALDO (spaventato) Io scappo di là, lei scoli la pasta tra tre minuti, ok?
MARCO (urla) No, non c'è nessuno. La portineria è chiusa e questa è casa mia. Chiunque lei sia, torni domani!
LUIGI (da fuori, urlando) Non posso! Appassiscono!
MARCO (apre la porta e parla con tono robotico) Chi è lei, a che piano abita, cosa vuole e perché disturba a quest'ora.
LUIGI Sono Luigi, non abito qui e devo lasciare queste calle davanti alla porta di Gloria Bellantoni. Quarto piano.
MARCO Non ha risposto alla mia ultima domanda.
LUIGI Qual era?
MARCO Perché disturba a quest'ora.
LUIGI Perché se aspetto domani, appassiscono. (indica le calle)
MARCO (esasperato) Beeeeep! Risposta errata! Disturba a quest'ora perché è un maleducato!
LUIGI Ma io....
MARCO Devo scolare la pasta, mi scusi.
LUIGI Mangia a mezzanotte?
MARCO (scocciato) Sì, perché le dà fastidio?
LUIGI No.
MARCO (guarda i fiori) Gloria il soprano, giusto?
LUIGI (improvvisamente preso da uno slancio d'amore) Sìììì!
MARCO Ah. Lei è il fidanzato?
LUIGI No.
MARCO Marito?
LUIGI No.
MARCO Ex fidanzato?
LUIGI No.
MARCO Ex marito?
LUIGI No.
MARCO Amico?
LUIGI No.
MARCO Figlio segreto?
LUIGI No.
ALDO (entra da sinistra) Luigi, te l'ho già detto mille volte, la devi smettere di mandare regali alla Gloria; quella tra un po' ti denuncia.
MARCO Ho capito! Spasimante indefesso. (serve il piatto in tavola)
ALDO Fesso senza dubbio. Luigi, vai a casa che io e il mio amico Marco dobbiamo parlare.
LUIGI Va bene, ma prima salgo e lascio le calle davanti alla porta di Gloria Bellantoni (esce di corsa).
ALDO (si siede a tavola) Finalmente! (guarda l'orologio) Ho tre minuti per mangiare.
MARCO (in piedi, con aria rassegnata) Olio o burro?
- BUIO
scena 6
- LUCE
Marco prende il computer e si siede sul divano.
MARCO Finalmente domenica. Un po' di silenzio.
Marco cerca di scrivere, ma di nuovo non riesce.
MARCO Niente bidoni, niente giardino... quella maledetta siepe mi ha massacrato le mani..., niente Luciana, niente Norma... niente di niente...
Un attimo di silenzio.
MARCO Un meritato silenzio.
Un attimo di silenzio.
MARCO Troppo silenzio (si alza). Fin troppo silenzio (guarda fuori dalla tenda, come sperando che passi qualcuno). Nessuno. Neanche Martino. (un tempo) Quel vecchio sta aspettando una risposta da quarantacinque anni... Attende...
Un attimo di silenzio. Marco si risiede sul divano.
MARCO Come deve essere aspettare per tutta una vita? (si sdraia)
Marco guarda il pc e lo chiude.
Passa Samantha, accompagnata dal rumore dei suoi tacchi.
MARCO (citando le parole di Martino) “Ogni piatto va cucinato per la persona che si ha di fronte... È la verità di quello che ci si scambia a rimanere impressa nel cuore e nella memoria” (si addormenta).
- BUIO
scena 7
- LUCE
RAFFAELE (dalla tendina posteriore) Psss... Psss... Ehi!
MARCO (si sveglia di soprassalto e urla guardandosi intorno ancora assonnato) Chi è!
RAFFAELE È passata Cecilia?
MARCO Che giorno è?
RAFFAELE Lunedì. È passata Cecilia?
MARCO Che ore sono?
RAFFAELE Boh, saranno le undici. È passata Cecilia?
MARCO (si alza di scatto) Le scale! Devo pulire le scale! (va a prendere scopa e paletta). Tutte quelle foglie marce! Piove?
RAFFAELE Sì. È passata Cecilia?
MARCO Allora devo anche lavare il pavimento (cerca lo straccio, poi di colpo si blocca) Ma chi sei?
RAFFAELE Sono Raffaele, il poeta. È passata Cecilia?
MARCO Raffaele? Ma abiti qui?
RAFFAELE Sì. È passata Cecilia?
MARCO Ma quanta gente abita in questa palazzina?!
RAFFAELE Tanta. È passata Cecilia?
MARCO E chi diavolo è Cecilia?
RAFFAELE (estrae un foglio e declama) “Occhi di cielo e trecce nere, pelle di pesca e gambe di legno”... È Cecilia.
MARCO (gli fa cenno di entrare in casa, intanto cerca spazzolone e straccio). Vieni dentro. Dimmi, cosa ti serve?
RAFFAELE “Occhi di cielo e trecce nere, pelle di pesca e gambe di legno”.
MARCO Ho capito! Senti, non ho tempo da perdere.
RAFFAELE Voglio sapere se oggi è passata Cecilia.
MARCO Non so chi sia. (riflette) Trecce nere... quella sempre di corsa?
RAFFAELE No, quella è matta. Cecilia: se la vedi non la puoi dimenticare. Cecilia è luce, Cecilia è bella. Senti questa (apre un altro foglio o quaderno), si intitola: “Gelato al gusto di Cecilia” (prende tempo, poi declama): “Vado dal gelataio e penso a lei. Mi chiede i gusti e penso a lei. Cecilia è panna, Cecilia è cioccolato, Cecilia è fragola, Cecilia è pistacchio, Cecilia è puffo...”
MARCO (lo interrompe) Ascolta Raffaele, da qui non è passato nessuno. (riflette) Un po' di giorni fa... sì, è passata una ragazza, bionda, riccia...
RAFFAELE Cecilia! (declama estasiato) “Occhi di cielo e trecce nere, pelle di pesca e gambe di legno”.
MARCO (riflette) No, non può essere, mi dispiace, non aveva le gambe di legno.
RAFFAELE Ma quella è una metafora! Si vede che fai il portinaio. Però in effetti dovrei cambiare parola, non suona.
MARCO Sì, allora è quella ragazza simpatica, l'ho conosciuta. (guarda Raffaele) E dunque?
RAFFAELE Se dovesse passare oggi, consegnale questo foglio. Devi solo dire: (tono solenne) “È del poeta”.
MARCO Ho capito. Va bene. Ti piace Cecilia, e io lo farò. (un tempo, guarda il foglio) Ma non è che si offenderà per le gambe di legno?
RAFFAELE Sì, forse sì, fa la ballerina. (un tempo, fissa Marco) Quindi? Come facciamo? Ormai l'ho scritta.
MARCO Non lo so. Senti, siediti lì e pensaci, intanto io vado a pulire le scale. (fa per uscire)
NORMA (da fuori) Sig. Marco! (entra) Buongiorno, sono quella dei casoncelli. Come andiamo? (un tempo)
Da quando c'è lei, si respira un'aria nuova sa?
MARCO Davvero?
NORMA Sì. Non nota nulla?
MARCO (la guarda) No.
NORMA Si vede che fa il portinaio! Senza offesa naturalmente, ma chieda al nostro poeta: alle donne, ogni tanto, anche le bugie fanno piacere. Beh, non nota nulla?
MARCO (guarda Raffaele) Sì. Lei è più bella e soprattutto più magra del solito!
NORMA Lo vede che Raffaele la ispira?
MARCO Guardi che lui le avrebbe detto che ha le gambe di legno.
NORMA Come?
MARCO Lasciamo perdere.
NORMA Come vorrei che mio marito fosse come lui (indica Raffaele), sempre con una parolina romantica... Lo dico sempre al mio Aldo: “Ma come fai a non essere geloso di una bella donna come me?”
MARCO Giusto, io sarei... perdutamente geloso!
NORMA (ride) Grazie! Beh, se passa mio marito gli dica che sono andata in palestra.
MARCO Senza borsa?
NORMA Ho detto “dica a mio marito che vado in palestra”, non ho detto “ vado in palestra”! (esce)
MARCO (guarda Raffaele). Ma tu le capisci le donne?
RAFFAELE Sì. Fatto (gli porge il foglio). Ho corretto in “gambe di marmo” (esce di corsa)
Passa Luciana dalla tendina posteriore.
LUCIANA Ha consegnato le briciole alla Norma?
MARCO (colto di sorpresa). No. Cioè sì. Sì.
LUCIANA E cosa ha detto?
MARCO Che le darà agli uccellini (esce con spazzolone, straccio, scopa e paletta).
- BUIO
scena 8
- LUCE
MARCO (rientrando, si avvicina all'angolo cottura e si appresta a preparare un sugo, fingendo di parlare con i cuochi del suo ristorante stellato e giocando con il cucchiaio, un piatto e simili. Prende un pentolino molto piccolo e un cucchiaio di legno. Poi mette a cuocere la pasta) Cipolle. Le cipolle vanno triturate, non tagliate. Forza, forza che questa sera il ristorante PerBacco è al completo. Tu prepara il pomodoro, senza pelle: assicurati che non ce ne sia neppure un filo altrimenti ti pelo vivo. Zucchine: bravissimo Giorgio, farai strada... (gira il cucchiaio nel pentolino).
Tartare di scampi al tavolo Uno... forza, forza ragazzi che la notte è giovane! Rigatoni porcini e frutti di bosco al Sei, fettuccine gamberetti e brandy al Due!
Antonio, passami il sugo di cipolle. (avvicina il pentolino al naso) Il profumo è delizioso, bravo: questo non è un sugo, è il cibo degli dèi... meriti un posto sul monte Olimpo...!
GLORIA (entra) Posso?
MARCO (si ricompone) Gloria! Buongiorno, che sorpresa! Stavo...
GLORIA Cucinando! Che profumino delizioso!
MARCO Grazie, faccio quello che posso.
GLORIA Non volevo disturbarla, volevo solo chiederle se...
MARCO Si accomodi, anzi accomodati. Vuole, anzi vuoi, mangiare un piatto di tagliatelle? Le ha fatte Norma, quella del secondo piano.
GLORIA Ah sì, la conosco. Da quando lei e il marito sono a stecchetto cucina per tutto il palazzo. Chissà perché chi si mette a dieta vuol far ingrassare gli altri! Non l'ho mai capito.
MARCO È proprio così.
GLORIA Non voglio disturbarla oltre. Volevo solo sapere se sono arrivati i miei spartiti. Li aspetto da una settimana e...
MARCO (sbianca di colpo) Oh cavolo! Cavolo! Cavolo!
GLORIA Cosa?
MARCO Me ne sono dimenticato. Sono lì. (mortificato) Le ho rovinato la carriera?
GLORIA (apre il pacco). Oddio, no! No! No! Lo sapevo che avrei dovuto esercitarmi su questi! Oh, accidenti, fra non molto ho la prima all'Arena! Dio che rabbia!
MARCO Sono mortificato.
GLORIA (con un moto di stizza) Si immagini io! Lei non può neppure immaginare in che casino mi trovo adesso!
MARCO (sbotta) Non posso immaginare? No, io immagino, immagino invece! È lei che non può immaginare in che diavolo di situazione mi trovo io! Passo dalle cucine del Savini alla portineria di un paese sperduto! Io...
GLORIA Ma... si calmi.
MARCO No, non mi calmo, Gloria! Lei se ne sta lì con la sua... ugola, mentre io devo spazzare, tagliare la siepe, ascoltare le paranoie del poeta e le ripicche della Luciana, sfamare il marito della Norma... ma io... io non sono un portinaio lo capisce, Gloria?! Io sono uno chef, uno chef stellato, anzi pluristellato!
GLORIA (sbarra gli occhi) Non capisco...
MARCO (scandisce le parole) Io sono Marco Bacco! Lo chef Marco Bacco!
GLORIA Cosa?! Lei è Marco Bacco? Quello famoso? Quello del ristorante 'PerBacco'?
MARCO Io.
GLORIA Oh, santo cielo! E come ci è finito qui?
MARCO Cercavo un posto rustico e isolato in cui concentrarmi e scrivere il mio nuovo libro. E quell'imbecille dell'agente immobiliare mi ha rifilato un contratto d'affitto con inclusa la portineria!
GLORIA (scoppia a ridere) Questa è bella! Oh, mi scusi, ma non riesco a trattenermi! E adesso?
MARCO Adesso sono qui. (un tempo, si calma) Mi scusi per l'ugola, non volevo offendere. Davvero. Non so cosa mi abbia preso.
GLORIA (seria) Ci mancherebbe, ma... (scoppia di nuovo a ridere) Comunque non è male come portinaio! Funziona tutto alla perfezione, tranne gli spartiti intendo...
MARCO Mi scusi anche per quello.
GLORIA Non importa, davanti al suo dramma, tutto tace. E... com'è, com'è?
MARCO Cosa?
GLORIA Fare il portinaio.
MARCO (riflette) Beh, visto che siamo in tema di VERITA', glielo confesso: (sorride) mi diverto. (ride) Non so se anche i portinai siano tenuti al segreto professionale, ma una cosa gliela voglio dire: ha presente Aldo, il marito di Norma?
GLORIA Sì.
MARCO Beh, non ci crederà mai, ma viene qui due o tre volte la settimana, si mette ai fornelli e si cucina degli enormi piatti di pasta di nascosto dalla moglie che, tra l'altro, per essere a dieta non è che sia poi così sciupata!
GLORIA (scoppia a ridere). Oddio! (scandisce le parole) Ma quanta umanità!
MARCO Mi ha confessato di avere una fame disperata. Però è simpatico, e quando si siede a quel tavolo è come se fosse con gli amici all'osteria sotto casa.
GLORIA È incredibile! Ci si potrebbe scrivere una commedia su questa storia!
MARCO (guarda il plico di posta) Ah, lei sa se abita qui un tal Sig. Vermigli?
GLORIA Me lo ha già chiesto. No, non so chi sia.
MARCO La postina dice che l'indirizzo è questo (riflette) Ma tanto... ripassa domani.
Passano Gianfranco e Samantha, litigando rumorosamente tra loro. Marco li osserva.
GLORIA Quelli sono i miei vicini di casa, Samantha e Gianfranco. Sempre di corsa, sempre a litigare. O li senti urlare, o non senti nulla... mah...
MARCO (incuriosito) Davvero?
GLORIA Attento che sta diventando curioso come una portinaia! (fa per uscire) Senta, fino a che rimarrà qui con noi, la prego, non faccia più salire ai piani quel tizio delle calle. Mi creda, non ho mai visto un fan più perseverante.
MARCO Luigi! Certo, come vuole. E lei può fare una cortesia a me?
GLORIA Mi dica.
MARCO Non confessi a nessuno il mio segreto. Non vorrei che... insomma... che ci rimanesse male qualcuno, ecco. (si giustifica) No, perché...
GLORIA (lo scruta, un tempo) Ho il sospetto che tutta questa umanità l'abbia contagiata. (esce)
MARCO Gloria! Torni a trovarmi, se può.
GLORIA Lo farò. (esce)
Un attimo di silenzio.
MARCO (citando le parole di Martino) “È la verità di quello che ci si scambia a rimanere impressa nel cuore e nella memoria”... Già!
scena 9
SALVO (entra) Eccomi, ho fatto più presto che ho potuto.
MARCO (ha in mano un pacco di buste da consegnare, sorpreso) Salvo! Ma cosa ci fa qui?!
SALVO Ma come cosa ci faccio! Venti giorni fa mi ha quasi minacciato di morte!
MARCO Son già passati venti giorni?! Davvero? Mi dica.
SALVO Io? Io non ho nulla da dire se non che ho sbagliato e che dobbiamo avviare la procedura per recedere (estrae dei fogli). Queste sono le carte e questi i documenti che la liberano DEFINITIVAMENTE da questo impiccio. Firmi, e se ne può andare. Oggi stesso. Le chiedo scusa. (notando l'immobilità di Marco). C'è qualcosa che non va?
MARCO No, è che... oggi dice? Oggi non posso. (tono confusionale) Devo consegnare le lettere, dare questa poesia a Cecilia che altrimenti Raffaele si getta dal ponte, poi c'è la siepe da finire, Gloria... e poi c'è quella cosa di Martino, vede devo... devo... devo chiedergli perché aspetta da quarantacinque anni... mi dia il tempo di organizzarmi.
SALVO Scusi, ma non capisco.
MARCO (un tempo, tornando lucido) Va bene, sì, ha ragione, mi dia le carte che firmo (sta per firmare). In fondo.... (si blocca un attimo) cosa sto facendo?! Ora firmo, così non se ne parla più. (sta per firmare) Ma... dove mi manda?
SALVO Come?
MARCO Dove mi manda! Intendo: che soluzione mi ha trovato?
SALVO Ecco, questo è il punto dolente. In paese non c'è al momento neppure un buco in affitto. Pensavamo, se vuole, a una soluzione temporanea in un albergo sulla provinciale.
MARCO (sollevato, di scatto) Ecco, lo vede?! Non me ne posso andare (getta la penna, compone un plico con i fogli di Salvo e glielo mette tra le mani)
SALVO Ma quindi cosa faccio?
MARCO Non è un problema mio. Mi trovi un'altra soluzione.
SALVO Guardi che il contratto da portinaio è per un anno con rinnovo tacito e il diritto di recesso è da esercitarsi entro trenta giorni.
MARCO Sì, lo so. Senta, adesso ho da fare. Facciamo una cosa. Siamo in ottobre, giusto? Entro il 30 devo recedere, benissimo. La chiamo io quando sono pronto.
SALVO D'accordo, come vuole. Ma intanto...?
MARCO Intanto, mi scusi, ma devo lavorare.
SALVO Va bene, allora aspetto una sua chiamata (fa per uscire).
MARCO Ci può contare. Ah, scusi, una curiosità. Ma il tizio che doveva fare il portinaio al mio posto, dov'è finito?
SALVO Ah, boh, so che è stato preso in una trattoria, si è messo a fare il cuoco. Gente strana (esce, al cellulare) Sì, Carlo, arrivo subito, aspettami in piazza...
MARCO (si guarda allo specchio) Stranissima, davvero stranissima...
scena 10
Marco è sempre davanti allo specchio e non sa cosa fare. La visita di Salvo l'ha colto alla sprovvista. Non si capacita della decisione di rimandare la firma delle carte per il recesso del contratto. Gira per la stanza inquieto, con il plico di buste e pacchi da consegnare, ma è incapace di muoversi.
MARCO (parlando tra sé e sé e guardando il plico di buste e pacchetti che tiene in mano) Ma cosa ti è preso?! Un mese fa eri alla Scala per un servizio di prima pagina, no dico, prima pagina della rivista americana “Gourmet” con l'addetta stampa, le foto, la truccatrice... (ricorda e si atteggia di conseguenza) “Due minuti per la dichiarazione, poi passiamo all'intervista”.
Cecilia passa e si ferma a guardare Marco.
“Marco, Marco Bacco! Girati di qua, guarda di là” E poi tutti quei giornalisti, che noia mortale! “Marco, ancora una domanda: cosa avrebbe fatto nella vita se non fosse diventato lo chef stellato che è oggi?” (sbeffeggiando) “Il portinaio, ecco cosa avrei fatto!”... “Mi dica, cosa cucinerà per il direttore d'orchestra questa sera?” (sbeffeggiando) “Ma, non lo so, io neppure lo conosco quell'odioso direttore d'orchestra, e non ci tengo neppure! Se venisse a casa mia gli farei pasta in bianco, scotta al punto giusto!” (un tempo, citando le parole di Martino)... “Ogni piatto va cucinato per la persona che si ha di fronte, non per un anonimo seduto a un tavolo”.
Marco si volta, vede Cecilia ferma dietro la tendina posteriore e rimane immobile.
CECILIA (sorride) Mi scusi sa, ma non ho potuto fare a meno di fermarmi a guardarla! Ma lo sa che lei è davvero un tipo simpatico? Sognava di fare lo chef, vero? Beh, sognare è bellissimo, e ci tiene in vita. Anch'io volevo diventare una campionessa di pattinaggio, ma poi hanno chiuso l'impianto qui vicino e i miei non avevano i soldi per farmi esercitare altrove.
MARCO Cecilia, vero?
CECILIA Sì.
MARCO Vuoi entrare un attimo? Ormai con te non ho segreti, mi hai visto in tutte le peggiori salse!
CECILIA No no, devo scappare. Ho un provino. Sa, io ballo.
MARCO Ah sì, lo so.
CECILIA Come fa a saperlo?
MARCO (confuso) Ehm... non ricordo, boh. Ma... con le gambe tutto bene?
CECILIA Sì. Anche se oggi sono un po'... di legno. Anzi no, di marmo è la parola giusta, ma sarà la tensione.
MARCO (ricorda la poesia di Raffaele) Ah! Certo! Di marmo! Le devo consegnare un foglio. (con tono solenne) È del poeta.
CECILIA Grazie. Sarà la solita poesia incomprensibile... parole in libertà! (scoppia a ridere)
MARCO Sono così... pittoresche? Quel poeta è davvero una forza!
CECILIA Sono... sì, sono pittoresche, ma sarò sincera: sono di una dolcezza disarmante. Leggerle è come ascoltare un bambino che racconta un proprio sogno. E sognare è bellissimo.
MARCO (incantato) Già...
CECILIA La saluto e la ringrazio.
MARCO Aspetti! Senta, lei conosce un certo Sig. Vermigli che abita qui, o a qualche isolato da qui, oppure abitava in questo palazzo?
CECILIA Che io sappia no. Perché?
MARCO Questioni burocratiche.
CECILIA Capisco. Io vado. Però... Beh, glielo confesso. Anche io a volte, davanti allo specchio faccio come lei: mi immagino di essere famosa, una prima ballerina... La saluto! (va)
MARCO Ciao Cecilia. In bocca al lupo! Accidenti che figuracce! Una dietro l'altra!
LUIGI (da fuori) Posso?
MARCO Prego.
LUIGI Posso salire a consegnare questi pacchi alla soprano?
MARCO Gloria dice? (perentorio) NO!
LUIGI (ferito) Ah, è partita?
MARCO No, è che il regolamento di condominio prevede che tutto debba passare da me, capisce?
LUIGI Sì. Ma come faccio a essere sicuro che... ma che profumino! Mangia a quest'ora? Sono le quattro del pomeriggio.
MARCO (scocciato) Mi porto avanti. (ricordandosi della volta precedente). Senta, ma lei deve controllare tutti i miei orari?
LUIGI No, mi scusi. Dicevo: come faccio a essere sicuro che li consegnerà a Gloria?
MARCO Io sono il PORTINAIO. È il MIO lavoro.
LUIGI (uscendo) Mi fido. Lei ha proprio la faccia del bravo portinaio. (esce)
MARCO (tra sé e sé) Ecco, ci mancava solo questa.
ALDO (entra con la solita borsa da tennis) Poche cose mi mandano in visibilio come il profumo di sugo alle cipolle... Ho una fame che mi sbranerei un... non lo so neanch'io. (furtivo) C'è qualcuno?
MARCO No, ma io devo uscire a consegnare la posta.
ALDO Va bene, intanto io metto su l'acqua. Oggi rigatoni (cerca i rigatoni nell'armadietto).
MARCO E va bene, ho capito, vado dopo. Senti Aldo, ma... insomma, riflettevo su una cosa: perché non dici la verità a tua moglie? Le dici che la dieta è troppo rigida e che hai fame. Insomma, non mi sembra una cosa così grave da confessare!
ALDO Tu non hai moglie, vero?
MARCO No.
ALDO E hai sempre fatto il portinaio, vero?
MARCO Più o meno.
ALDO Ecco, allora è bene che tu sappia l'unica vera verità: mai ostacolare una donna che si mette in testa qualcosa. Mai. Meglio farle credere quello che lei vuole credere. Mai contraddire il sesso femminile. Sarebbe la fine, l'inizio della fine, una tragedia.
MARCO Beh, ma in fondo...
ALDO Non c'è se e non c'è ma. Mia moglie ha deciso che non dobbiamo cedere alla vecchiaia, e quindi vai di sport, diete e gite fuori porta. Ma a una condizione: tutto rigorosamente insieme. Piuttosto morire di fame. Ma insieme! (prende il pentolino con il sugo) Che profumo, posso servirmi?
MARCO Sì, magari lasciamene un cucchiaio per stasera.
ALDO (lo assaggia) Non so se sia la fame, ma per essere un portinaio cucini proprio bene. Potevi fare il cuoco, o lo chef. Avresti guadagnato di più.
(scola la pasta e versa il sugo. Una goccia cade per terra e si china a pulire)
MARCO Sì lo so.... senti, io non ho moglie, è vero, ma ho un sospetto: secondo me Norma vuol solo sentirsi corteggiata, amata. La dieta e le gite sono solo una scusa per stare insieme e...
NORMA (dalla tendina posteriore) Sig. Marco! La disturbo? (fa il giro per entrare in casa)
Aldo, sentendo la voce della moglie, rimane accovacciato per terra, poi abbandona il piatto sul tavolo, prende la borsa ed esce di corsa.
MARCO No, si immagini (la guarda, sorridendo). Oggi è così magra che quasi non la vedevo!
NORMA Che deliziosa bugia!
MARCO Scherzi a parte, è proprio in forma! Se non fosse già sposata le farei la corte!
NORMA E io la prenderei per la gola! Faccio una polenta con i finferli che neanche il miglior chef saprebbe imitare! (vede il piatto di pasta) Peccato che adesso con la dieta... Ah, ma lei stava mangiando! Ma a quest'ora del pomeriggio?
MARCO No, è avanzata dal pranzo.
NORMA Ah, capisco. (fissa il piatto di pasta) Che profumo! Ma è ancora calda!
MARCO Sì, è una pasta speciale che non scuoce. E che non si raffredda mai.
NORMA (sempre fissando il piatto di pasta) Davvero? (prende la forchetta e muove la pasta) Ma questo è sugo di cipolle! Col peperoncino! (annusa) Mmmmm... che buono, deve essere buonissimo. Per essere un portinaio lei cucina proprio bene. Poteva fare il cuoco, sa, o lo chef. Avrebbe guadagnato di più.
MARCO Senza dubbio.
NORMA (sempre fissando il piatto di pasta) Potrei magari assaggiare una forchettata? Così, per pura curiosità.
MARCO Prego!
NORMA (assaggia) Ecco, lo sapevo. Lo vuole sapere un segreto? Il peperoncino fresco va prima fatto rosolare a pezzettini, poi va aggiunto nel sugo con una goccia di aceto di riso. Lo faceva mia nonna, in campagna, perché ai tempi l'olio era un vero lusso.
MARCO Interessante...
NORMA E poi... (un'altra forchettata) Posso? Il pomodoro va lasciato a pezzettini... mmmmm... che delizia!
MARCO (ha un'illuminazione) Ho un'idea!
NORMA (si siede e finalmente confessa) E io ho una fame che non vedo più davanti. Senta, posso mangiare?
MARCO Sì, certo. Faccia pure. Come merenda è l'ideale.
NORMA Non ce la faccio più! A me piace mangiare, cucinare e mangiare! Sono stufa, sa? Stufa di mangiare di nascosto e di far finta che mi piaccia la pasta di riso e tutte quelle cose senza glutine che vendono oggi, e che gonfiano il doppio.
MARCO Ma non c'è niente di male a godere dei piaceri della tavola, anzi!
NORMA Lo dice lei! Ho fatto una testa al mio Aldo! Adesso non posso certo dirgli che ho cambiato idea!
MARCO Ma può dirgli la verità! Non è poi così grave!
NORMA Mai! È bene che lei sappia l'unica vera verità: mai contraddirsi. Sarebbe la fine, l'inizio della fine, una tragedia. E poi... sa, in fondo, con la dieta io e il mio Aldo siamo più uniti che mai.
MARCO Ma non è una vera dieta!
NORMA Vanno bene anche le bugie. Per tenere viva la coppia, intendo.
MARCO Capisco. Ma... (citando le parole di Martino) “È la verità di quello che ci si scambia a...”
NORMA Ma diceva? Ha avuto un'idea?
MARCO Sì. Scriviamo un libro. Insieme. Un libro di ricette contadine. E ci mettiamo la tua faccia in copertina.
NORMA (contenta e sognante, un tempo) Il mio Aldo mi farebbe i complimenti!
Marco e Norma escono.
- BUIO
scena 11
- LUCE
SONIA (entra) Devo consegnare un pacco per la Sig.ra Luciana Adoni, una raccomandata per la Sig.ra (legge) Samantha Sileni e... la solita lettera per il Sig. Vermigli.
MARCO (entra seguendo Sonia, distratto) Sì, grazie. Lasci tutto qui.
SONIA Ah, dunque il Sig. Vermigli abita qui! Finalmente ha fatto il suo dovere di portinaio! Dopo avermi fatto fare avanti e indietro otto volte...
MARCO No, no, non abita qui. Intendevo: lasci qui il pacco e la raccomandata.
SONIA E la lettera? Consegno, non consegno, ripasso domani...?
MARCO Ripassi domani.
SONIA Senta mio caro, le do ancora qualche settimana di tempo per scoprire il destinatario. La responsabilità è sua. Lei è il portinaio, io la postina. A ognuno il suo mestiere. (esce)
MARCO Che carattere!
- Cellulare
MARCO (risponde) Pietro, carissimo! Sì, sto scrivendo. Davvero, te lo giuro, sto lavorando come un pazzo! Giorno e notte! (pausa) Entro un mese avrai i primi capitoli. Promesso! (pausa) Qui? Ah, bene sì. No, no, non sto facendo il portinaio (ride), ti pare che io... ma certo, certo! Tutto è stato chiarito. (pausa) Ok, (prende nota) 5 febbraio conferenza e pranzo con la stampa, ci sarò. Va bene, grazie, ti saluto.
RAFFAELE (dalla tendina posteriore, declamando) “La tua voce mi entra nel cuore e mi perfora le orecchie...” (a Marco) Che ne pensi?
MARCO Puoi ripetere?
RAFFAELE “La tua voce mi entra nel cuore e mi perfora le orecchie...”
MARCO Diciamo che “perforare le orecchie” non è propriamente un'espressione felice. Anche se devo ammettere che le “gambe di marmo” dell'altra volta hanno fatto centro.
RAFFAELE Davvero? (si precipita all'interno della casa)
MARCO Sì, hai indovinato. Ti è andata di culo, però hai indovinato.
RAFFAELE (felicissimo) Te l'ha detto lei, vero?
MARCO Sì, però stavolta non credo avrai la stessa fortuna. Quella ragazza ha la voce di un cherubino, non perfora le orecchie!
RAFFAELE Ma sono metafore! Ti ho già detto che si vede che fai il portinaio? Senza offesa, naturalmente.
MARCO Non sei l'unico ad avermelo detto.
RAFFAELE E allora sarà vero. Ma... quando l'hai vista? Com'era? Come stava? Era felice?
MARTINO (entra) Buongiorno Marco, sono Martino Trentarossi, si ricorda di me?
MARCO Martino! Certo che mi ricordo! Eccome! Si accomodi.
MARTINO No no, la vedo occupata con questo giovanotto.
RAFFAELE (molto educatamente) Buongiorno Sig. Martino Trentarossi.
MARTINO (riconoscendolo) Ah, Raffaele, sei tu. Diventi ogni giorno più adulto.
MARCO Raffaele è impegnato a scrivere poesie, sa com'è, a quell'età, l'amore... Vi dispiace se intanto inizio un lavoretto? (apre il pc e scrive)
MARTINO Se hai avuto la fortuna di incontrare l'amore, non lasciarlo andare via. Lo so, quando si è giovani si pensa di avere davanti un milione di occasioni per cogliere altri fiori, ma credimi Raffaele, dai retta a un vecchio rimbambito, non sempre è così. Le cose speciali non sempre riaccadono.
RAFFAELE Già... Ma io lo so. Amo la stessa ragazza da due anni. E ne ho 17, quindi ho calcolato che se vivo fino a 90 anni ho ancora 73 anni per conquistarla! Grazie Signor Martino! (esce di corsa, estasiato).
MARTINO (ride) Non fa una grinza... Te lo auguro di tutto cuore. Per me non è stato così, ma non ha importanza.
Passa Samantha, accompagnata dal rumore dei suoi tacchi.
MARCO (a Samantha) Scusi! Scusi! Aspetti! Ho una raccomandata... (tra sé e sé) Che carattere anche lei!
MARTINO Ad ogni modo Marco, ero passato a chiederle se può avvisare l'amministratore che c'è una perdita d'acqua nelle cantine.
MARCO Sì, certo, lo farò.
Un momento di silenzio.
MARTINO Senta, ma se mi siedo qui a leggere il giornale, le provoco disturbo? (un tempo) Il silenzio della mia casa a volte mi opprime. Fino a un anno fa, sopra di me abitava una famiglia con tre bambini. Tutti si lamentavano dei rumori che provocavano, dei pianti, delle urla... E invece, a me facevano compagnia, e quando sono andati via mi sono sentito improvvisamente ancora più solo.
MARCO Prego, si accomodi. Vuole qualcosa da bere?
MARTINO Magari un caffè, se non è di eccessivo disturbo.
MARCO Lo stavo per fare.
MARTINO Posso dirle una cosa Sig. Marco? Lei è davvero un bravo portinaio.
MARCO (interdetto) Grazie Martino.
- BUIO
Martino esce
scena 12
- LUCE
Marco è impegnato a pulire casa.
MARCO Ha ragione Pietro. Questo posto è davvero putrido, guarda qui...
Passa Samantha, accompagnata dal rumore dei suoi tacchi.
MARCO Sig.ra Samantha! Aspetti! Samantha!
SAMANTHA (torna indietro e si affaccia alla tendina posteriore) Chiamava me? Non ho tempo, sono di fretta.
MARCO Sì, chiamavo proprio lei. Ci sono altre Samanthe nel palazzo?
SAMANTHA Per quel che mi riguarda, potrebbero essercene altre dieci. È lei che dovrebbe saperlo, non è forse il portinaio?
MARCO (prende in mano la raccomandata per Samantha e legge) Sileni, giusto? È lei Samantha Sileni?
SAMANTHA Sì. Ho fretta.
MARCO Ho una raccomandata da consegnarle.
SAMANTHA Non serve. Mi è arrivata la notifica via mail. (guarda il cellulare, poi fa per andarsene)
MARCO Aspetti! Ho anche un pacco mi sembra... (guarda tra i pacchi e prende quello portato da Luigi). Forse questo, accidenti non ricordo... Sì, deve essere questo.
SAMANTHA (indispettita) Se non lo sa lei che è il portinaio...
MARCO Viene dentro a prenderlo o glielo devo portare fuori?
SAMANTHA (scocciata) Arrivo. (al cellulare, da fuori) Simona tesoro, certo gioia, il power point è pronto. (entra) Lo forwardo io, dammi cinque minuti, mi sbrigo qui col (sprezzante) portinaio e faccio un reply to all. Va bene, ciao.
MARCO Ecco qui.
SAMANTHA Ma cos'è?
MARCO Dovrei saperlo?
SAMANTHA No, le pare?
MARCO (le porge la raccomandata) Questa allora non la vuole?
SAMANTHA No.
MARCO Guardi che la straccio.
SAMANTHA (con il cellulare sempre a vista, scandendo le parole) Le ho già detto che ho ricevuto la notifica via mail. Non mi serve che lei me la consegni. Grazie.
MARCO Va bene, può andare allora.
Un momento di silenzio.
SAMANTHA (maneggiando il cellulare) Lo sa che questo aggeggio (indica il cellulare) è capace di sostituire alcune mansioni ormai inutili?
MARCO Scusi?
SAMANTHA Lo sa quanto ci costa all'anno la portineria? Venticinquemila euro. Ecco, io penso siano venticinquemila euro buttate nel cesso. Perché tutto quello che lei fa qui, per noi, lo può fare anche questo aggeggio (indica il cellulare). Ma siamo in Italia, e bisogna in qualche modo giustificare lo stipendio ai postini, agli impiegati del comune, delle poste e anche... ai portinai.
MARCO Credo ci sia anche un aspetto... umano, qui, nel mio lavoro.
SAMANTHA (scoppia in una fragorosa risata) Ma la smetta! Guardi, io sono responsabile delle pubbliche relazioni di una grande agenzia. È il mio lavoro. So quello che dico (guarda il cellulare, poi risponde). Buongiorno Sig. Mazzaglia. (pausa) Sì, saremo on air tra dieci giorni. Le giro il rendering. Va bene, a dopo. (riattacca, poi si tocca la pancia)
MARCO Ho molto da fare, con permesso. (continua il suo lavoro)
SAMANTHA Ma io lo dico anche per lei sa? Se non ci fossero più i portinai, lei potrebbe fare qualcosa di più nobile, di più edificante. Pensi, potrebbe dedicarsi alle sue passioni e... che ne so, diventare un grande attore, o uno chef...
MARCO (si blocca) Ci penserò. Grazie per il pensiero. Ma scusi, lei non era di fretta?
SAMANTHA So quello devo fare, non ho certo bisogno che il portinaio me lo ricordi. Me ne vado, ma ci pensi. L'anno è appena iniziato. Può ancora cambiare vita.
MARCO Ci penserò. Grazie per il pensiero.
SAMANTHA (fa per uscire, poi si ferma) Ah! Già che ho perso tempo: per caso è passato mio marito?
MARCO Non so chi sia.
SAMANTHA L'avrà pur visto passare qualche volta!
MARCO Sì, ma non ricordo quando.
SAMANTHA Neppure l'ora?
MARCO Né il giorno, né l'ora. Provi a consultare il suo oracolo. (indica il cellulare)
SAMANTHA Ma come si permette! (uscendo) Inutile e anche impertinente!
MARCO Se sapesse con chi sta parlando...
- BUIO
Marco esce.
scena 13
- LUCE
Marco entra con un sacchetto, sistema la spesa e poi si mette a cucinare.
MARCO Chissà se mi ricordo come si fa il risotto alla milanese...
RAFFAELE (entra con in mano dei fogli e declama) “Io non so perché, ma quando ti guardo mi si rizzano i peli. Io non so perché, ma quando esci di casa, la casa rimane vuota. Io non so perché, ma ad ogni tua azione, c'è una mia reazione. Io non so perché, ma la sedia è ancora vuota accanto a me”.
Un attimo di imbarazzato silenzio.
MARCO Come si intitola?
RAFFAELE “Io non so perché”.
Un attimo di imbarazzato silenzio.
RAFFAELE Come ti sembra?
MARCO Io non so perché, ma dovrebbe essere un po' più...
RAFFAELE Un po' più?
MARCO Mah, direi... un po' più... (fa un gesto con le mani) rotonda. È un po'....
RAFFAELE Un po'?
MARCO Un po'... ruvida, spigolosa.
Passa Gianfranco.
GIANFRANCO Scusi, sa se mia moglie è ancora in casa?
MARCO No. Spiacente.
Gianfranco se ne va.
RAFFAELE (si sdraia sul divano e guarda i suoi fogli) Ci penso un attimo.
GLORIA (entra con in mano una valigia) Marco! È permesso?
MARCO (fa cadere un pentolino o simili) Gloria!
GLORIA Marco, buongiorno. Sta... (fa l'occhiolino) cucinando?
MARCO (sorride) Sì, mi diletto un po', ogni tanto, così, per sfizio.
GLORIA (ride) Fa bene! Volevo solo salutarla e chiederle di farmi un grosso 'In bocca al lupo'. Vado a Verona, ho la prima all'Arena.
MARCO Davvero?! Fantastico. (un tempo) Beh, allora... in bocca al lupo. Di cuore. Sincero.
GLORIA Grazie. È per caso arrivato qualcosa per me?
MARCO (sulle nuvole) Mah.. sì, dei pacchi da parte di quel Luigi (li cerca) Oh, cavolo, uno devo averlo dato a quella Samantha! Oh cavolo, mi dispiace Gloria, con lei faccio sempre dei pasticci!
GLORIA Oh, non c'è problema, speriamo che, almeno, quella Samantha si addolcisca un po'!
MARCO Già. Ha ragione La Luciana. (tono confidenziale) Sembra un rottweiler.
GLORIA (ride di gusto) Oddio! Oh, mamma! Speriamo non mi venga in mente questa immagine mentre sono sul palco, perché comincerei a ridere come un'oca!
MARCO (sorride) Lo vuole l'altro pacco di Luigi?
GLORIA No, grazie. Faccia contento qualcun altro!
MARCO D'accordo. Eseguo.
GLORIA Va bene, allora arrivederci a presto. Una ventina di giorni e sono di ritorno.
MARCO In bocca al lupo!
GLORIA (esce) Grazie. Ciao Raffaele!
RAFFAELE (che ha seguito di sottecchi tutta la scena) Che bello!
MARCO (immobile, rivolto verso l'uscita) Cosa?
RAFFAELE Neppure in Love Boat ho visto scene così smielate.
MARCO Piantala, e pensa alla tua poesia.
RAFFAELE Tre cose. Primo: la vostra intesa è palese. Secondo: se continui a fare quella faccia da pesce lesso ti si brucia il soffritto. Terzo: c'è un profumo delizioso. (un tempo) Hai mai pensato di fare lo chef?
- BUIO
scena 14
- LUCE
MARCO (apparecchia la tavola) Hai finito con quella poesia?
RAFFELE No.
MARCO Hai fame?
RAFFAELE Sì, sto morendo.
MARCO (prende un altro piatto) Siediti. È quasi pronto.
Raffaele si siede. Marco prende la pentola e sta per mettere il riso nel piatto.
MARCO Vedi Raffaele? La poesia è come la cucina, devi solo usare gli ingredienti giusti e dosarli correttamente. La bellezza non è altro che armonia.
SAMANTHA (dalla tendina posteriore) Il pacco non era per me.
MARCO (si spaventa) Come?
SAMANTHA Il pacco che mi ha dato. Non era per me. C'era dentro un corno portafortuna. Una pacchianata mostruosa. Nessuno mi regalerebbe una cosa così disgustosa e medievale.
MARCO Ah, sì, lo so.
SAMANTHA Vengo dentro io, non si scomodi, (entra) ma sappia che mi ha fatto perdere un sacco di tempo. (un tempo, poi, con finta indifferenza) Ah! Già che ho perso tempo: ha per caso visto uscire Gianfranco? Mio marito!
MARCO No. Spiacente.
SAMANTHA Impossibile. Ho appena visto una foto su Twitter in cui lo si vede uscire da qui. Quell'idiota! (si massaggia la pancia)
MARCO Quindi se lo sa, perché me lo chiede? Lo sa meglio l'oracolo di me! (indica il cellulare)
SAMANTHA Niente, così. (un tempo, poi confessa) Per sapere che faccia aveva. E se era solo. Me ne vado (esce di corsa)
RAFFAELE Io non so perché... ma mi vengono in mente più insulti per quella stronza che parole dolci per la mia Cecilia.
- BUIO
scena 15
- LUCE
Marco ritira i piatti e prepara il caffè.
RAFFAELE Grazie per il pranzo, fratello. E per l'ispirazione. (gli consegna la poesia) Questa dalla a Cecilia, ok? Io vado a comporre. (esce di corsa)
MARCO E io vado a spazzare il vialetto, è pieno di foglie.
LUCIANA (entra con una torta tra le mani) Ecco qua.
MARCO La Luciana! Buongiorno! Finalmente è passata, deve ritirare un pacco (glielo porge, poi nota la torta) Che cos'è?
LUCIANA Una bella torta per la Norma.
MARCO Oh, che bella notizia! Avete fatto pace quindi! (un tempo) Che torta è?
LUCIANA (con aria furba) Una bella torta di pane!
MARCO Buona! (di colpo realizza) Noooo! Di pane?! Luciana: quale pane?
LUCIANA Quello che mi è sceso dal cielo. L'ho raccolto e ci ho fatto una torta. Da consegnare alla Norma.
MARCO Diabolica Luciana!
LUCIANA Pensa: non ho fatto neanche la fatica di sbriciolare il pane!
MARCO Diabolica Luciana!
LUCIANA Ah, ma non credere sia improvvisata! È fatta secondo tradizione, come vuole la vera ricetta della torta paesana: pane, pinoli, cacao, uvetta, lievito, amaretti, uova, zucchero e cioccolato fondente.
MARCO Diabolica Luciana! (prende la torta, la annusa) Torta paesana, dici?
LUCIANA Sì. Autentica.
Un attimo di silenzio.
MARCO Luciana, ho una proposta da farle. Scriviamo un libro. Insieme. Un libro di ricette contadine. E ci mettiamo la tua faccia in copertina.
LUCIANA La Norma morirà di invidia!
- BUIO
FINE PRIMO ATTO
ATTO SECONDO
scena 16
- LUCE
La scena si apre sul salotto di Marco, reso ora più accogliente e personalizzato con due o più quadri, una tovaglia, dei cuscini sul divano, un mobiletto e altro a piacere. Sul tavolo un piatto con dei biscotti. Marco è impegnato nell'arredare il proprio salotto.
MARCO Finalmente! Così mi sento meglio. (si guarda intorno) Adesso che non si dica più che questo posto è putrido!
- Campanello
MARCO (in piedi sulla sedia, è impegnato ad appendere un quadro) Questo è un suono nuovo per le mie orecchie! Qui nessuno suona il campanello... (urlando) Chi è? Aldo sei tu? Puoi venire, non c'è nessuno! Campo libero!
- Campanello insistente
MARCO Avanti!
Un attimo di silenzio.
MARCO Non posso venire alla porta! (urla) Avanti, ho detto!
PIETRO (entra) Ma sei impazzito?
MARCO Pietro! Non ti aspettavo.
PIETRO Sì, ho visto. (si guarda intorno) Dunque sei ancora rintanato qui! (guarda i quadri e ride) Stai cercando di rendere meno putrido questo posto?
MARCO Non è putrido, ti sbagli.
PIETRO (ride) Guarda Marco, solo perché sono il tuo editore, ma se fossi un tuo amico e basta, ti farei una bella foto lì, in piedi sulla sedia, e la metterei su Facebook! (ride) Sai che ridere? Il grande chef stellato alle prese col bricolage! Dal ristorante PerBacco alla portineria di un anonimo paese disperso.
MARCO (sempre in piedi sulla sedia) Molto spiritoso.
PIETRO (si guarda intorno) Certo che per uno come te abituato alle suite degli alberghi sette stelle è un bel salto!
MARCO (salta giù dalla sedia) Sì, proprio un bel salto.
PIETRO Bando alle ciance: che cavolo ci fai ancora in questo buco di portineria?
MARCO Il portinaio.
PIETRO Appunto. Ripeto: che cavolo ci fai ancora qui? (si guarda intorno) Non vedo appunti, e il tuo pc (passa un dito sul pc) ha su un dito di polvere. Marco, siamo a fine marzo. Dov'è il capitolo che mi hai promesso?
MARCO (si tocca la testa) Tutto qui. A inizio luglio consegno al grafico.
PIETRO (lo guarda con sospetto) In sette mesi non sei riuscito a recedere? Cioè, mi vuoi far credere che sei OBBLIGATO a fare il portinaio? Via, Marco, ci sono fior di conferenze da tenere, abbiamo già lanciato la pubblicità. E ricordati, poi, il tour nelle librerie.
MARCO Sì, me lo ricordo.
PIETRO Dunque? Non hai risposto alle mie domande. (silenzio). Non sono fatti miei quello che fai, ma... che diavolo ci fai ancora qui?
MARCO Potevo recedere, ok, ma avrei dovuto farlo entro la fine di ottobre. Non l'ho fatto perché qui, che tu ci creda o no, ho trovato un sacco di materiale per il mio libro, e lo sto raccogliendo. Dunque, ti fidi di me?
PIETRO Sì, ma...
LUIGI (entra con in mano un mazzo di fiori) Posso?
MARCO Ormai è entrato.
LUIGI Ho portato un mazzo di fiori per la Sig.ra Gloria Bellantoni. Posso lasciarli a lei?
MARCO Sì, li metta lì.
Luigi posa il mazzo di fiori e rimane a fissare Marco.
PIETRO Stavo appunto dicendo che... (guarda Luigi indispettito)
Un attimo di silenzio imbarazzato.
MARCO (a Luigi) Quindi?
LUIGI Se non li consegna subito, può metterli in un vaso?
MARCO Sì certo Luigi, ci penso io. Ora però...
LUIGI Sì, vado. Ci vediamo presto! (esce)
PIETRO Va bene, senti, vado. Però fatti sentire, ok?
MARCO Ok.
PIETRO (esce) Ah Marco! Belli quei quadri. Si vede che hai classe.
MARCO Grazie Pietro.
Marco prosegue con i suoi lavori in salotto.
NORMA (entra con in mano dei fogli o un blocco) Marco, buongiorno!
MARCO Norma!
NORMA (si guarda intorno) Oh, ma che meraviglia! Questo posto ha cambiato faccia, era ora! Pensi che il portinaio di prima non apriva mai le finestre! Non le dico che odore c'era in questa casa!
MARCO Magari lo faceva apposta, così nessuno si fermava più di due minuti!
NORMA (ride) Questa è bella! Non ci avevo mai pensato! Adesso invece c'è sempre un profumino di biscotti! (vede dei biscotti sul tavolo) Scommetto che li ha fatti lei!
MARCO Infatti!
NORMA Posso? (ne prende uno). Ma ha fatto dei lavori anche di là?
MARCO Sì, ho cambiato il letto. Il ferro battuto l'ho sempre odiato.
NORMA Posso andare a sbirciare?
MARCO Certo.
Norma esce a sinistra, subito dopo entra Aldo con la sua borsa da tennis.
ALDO (furtivo) Posso? Ho una fame sfacciata. Oggi è davvero sfacciata.
MARCO (indica l'uscita di sinistra, poi urla) Aldo! Qual buon vento la porta qui?!
ALDO (non capisce il riferimento) Non è vento, è fame! (vede i biscotti) Posso prenderne uno?
MARCO La Norma? È qui, te la chiamo. Norma! C'è qui suo marito!
NORMA (entra) Aldino! Mi cercavi?
ALDO (getta il biscotto) Sì.
NORMA Caro! Faccio due chiacchiere col Sig. Marco e arrivo. Com'è andata la partita?
ALDO Benissimo. Vado a fare la doccia. Arrivederci Marco! (esce)
MARCO Arrivederci Aldo!
NORMA Ha visto come è in forma il mio ragazzo? Beh, veniamo a noi. Ho una sorpresa per lei. Ho raccolto ben trentasei ricette contadine. Ho ribaltato la casa e ho ritrovato gli appunti della mia nonna. E in cantina guardi cosa c'era... un antico ricettario, guardi!
MARCO (sfoglia il ricettario) Fantastico! Queste ricette vanno provate tutte! Da domani, ai fornelli!
NORMA Questa cosa del libro è così eccitante! Ah! Dimenticavo, in cantina c'è una perdita d'acqua, gliel'ha detto il Sig. Martino Trentarossi? Lui è consigliere di scala.
MARCO Consigliere? Davvero? Sì, me lo ha detto, ho già avvisato l'amministratore.
NORMA (fa per andare) Sig. Marco, guardi che però sui dolci non ho trovato nulla.
MARCO Ah, no, per quelli ho chiesto alla Luciana.
NORMA La Luciana? Scrive il libro con noi?
MARCO Sì, sarà... a sei mani. La sua competenza in torte e biscotti è imbattibile.
NORMA Non è simpatica, ma devo riconoscere che sui dolci è fortissima. Ma la Luciana cosa ha detto quando ha saputo che collaboro anch'io al libro?
MARCO (prende la torta di pane) Ha detto che è felicissima. E le manda una delle sue torte di pane. Vuole sapere cosa ne pensa.
NORMA (stupita) Ah! Che gentile, non l'avrei mai detto! (esce)
- BUIO
scena 17
- LUCE
RAFFAELE (entra con in mano una chitarra) Marco, Marco! Ho un'idea magnifica! (si butta sul divano) Forti questi cuscini!
MARCO (mentre sfoglia le ricette di Norma) Beh?
RAFFAELE Una... serenata. (fa un giro di accordi) A mezzanotte in punto.
MARCO Ma sai cantare come scrivere?
RAFFAELE (fa un giro di accordi) Sì. (fa un giro di accordi) Cioè no. Cosa intendi?
MARCO Niente, lascia perdere. E comunque è una pessima idea per un motivo validissimo. Sai chi è la vicina di casa della tua amata Cecilia?
RAFFAELE (riflette) Non ricordo.
MARCO La Luciana.
RAFFAELE Quella sciura magra come una scopa?
MARCO Sì, lei.
RAFFAELE Ah. Senti Marco, vedi... sono due anni che mando poesie a Cecilia, ma...
MARCO Ma non ti fila.
RAFFAELE Ecco. Non so cosa pensi, se le piacciono o no...
MARCO E va bene, te lo dico io. A Cecilia le tue poesie piacciono perché è una sognatrice, come te. L'unica cosa è che... ecco... non so come dirtelo...
RAFFAELE (concitato) Dimmelo, dimmelo!
MARCO Sono testi che... insomma... te l'ho già detto. Non che tu non sia un ottimo poeta anzi... ma per il momento... (vede i fiori lasciati da Luigi)... per il momento è meglio se provi a fare un gesto più risolutivo e adulto. Sì, ci ho riflettuto, ed è ora di fare il grande passo. Tu adesso prendi questi fiori (glieli porge) e glieli dai PERSONALMENTE, ok? Mi hai capito?
RAFFAELE Ma sono tuoi?
MARCO Sì, me li ha mandati un'ammiratrice, ma non li voglio.
RAFFAELE Ma allora la Gloria è una copertura! A me puoi dirlo senza problemi.
MARCO Senti, non farti troppe domande. Adesso li prendi, la aspetti e glieli porgi.
RAFFAELE Ma non sarà troppo?
MARCO Tu fallo. Se poi va male, dai la colpa a me, ok?
RAFFAELE (eccitato, guarda i fiori) Uao! Sono fichissimi!
MARCO Ah, mi raccomando Raffaele, mi raccomando: senza biglietto, d'accordo?
RAFFAELE Ok, grazie amico! (esce di corsa)
MARCO Beh, in fin dei conti me l'ha detto Gloria di fare felice qualcun altro!
Passa Gianfranco.
GIANFRANCO (dalla tendina posteriore) Posso entrare un solo istante?
MARCO Prego.
GIANFRANCO (minaccioso) Sia chiara una cosa: lei non è tenuto in alcun modo a dire a mia moglie dove mi trovo, a che ora esco di casa e a che ora rientro. Sono stato abbastanza chiaro?
MARCO Molto piacere, io sono Marco.
GIANFRANCO Gianfranco, marito di Samantha.
MARCO Credo che lei stia esagerando. E comunque non sono questi i modi.
Passa Samantha, accompagnata dal rumore dei suoi tacchi. Gianfranco si accuccia per non farsi vedere.
SAMANTHA (dalla tendina posteriore) Buongiorno. Non che io abbia bisogno delle sue informazioni, ma... c'è la macchina di mio marito parcheggiata a due isolati da qui, quindi deve PER FORZA essere passato di qui. Ha lasciato per caso un messaggio per me?
MARCO No, spiacente. (a Gianfranco) Questa non è una bugia.
SAMANTHA (guarda Marco con circospezione) No che non ha lasciato messaggi o no che non è passato di qui?
MARCO Accidenti. (ci pensa) No entrambe le cose (a Gianfranco) Questa è una mezza bugia.
SAMANTHA Grazie. (al cellulare) Sì, sto arrivando. Dieci minuti e vi raggiungo in location. (va)
MARCO Sia chiaro: solo per questa volta. Non sono tenuto a dire bugie.
GIANFRANCO Sa quanto ci costa all'anno la portineria?
MARCO Venticinquemila euro.
GIANFRANCO Esatto. Dovrà pur servirmi a qualcosa, no?
MARCO (accende il pc e sistema le ricette di Norma). Io non le sarò complice. Per quello che mi riguarda, lei potrebbe essere un trafficante di droga, e io non voglio finire in carcere.
GIANFRANCO Non è così. E comunque... grazie per quello che potrà fare.
MARCO Ma si immagini.
Marco si mette al lavoro, legge le ricette di Norma.
MARCO Però! La ribollita con... non l'ho mai provata. Qui però c'è un errore.
LUCIANA (entra) Ecco qua. Quindici ricette di dolci della tradizione contadina, come solo la mia bisnonna era capace di fare.
MARCO Luciana! Stavo giusto lavorando al libro.
LUCIANA Questa storia del libro è davvero divertente! Ma chi ce lo pubblicherà?
MARCO Mah, un mio ex condomino. (cambia discorso) Luciana, per lei ho una buona e una cattiva notizia. Da quale vuole iniziare?
LUCIANA La buona.
MARCO Norma scriverà il libro con noi. Si occuperà di primi e secondi piatti.
LUCIANA Chissà la cattiva notizia allora...
MARCO La cattiva è che prima di trascrivere le ricette dobbiamo provarle. Tutte. E ho bisogno della vostra collaborazione. Quindi rimbocchiamoci le maniche e mettiamo in soffitta i vecchi rancori, ok?
LUCIANA Ok. A un patto: in copertina dovrà esserci la mia torta paesana!
MARCO Affare fatto! Diabolica Luciana!
Marco e Luciana escono.
- BUIO
scena 18
- LUCE
In questa scena, durante la musica, i personaggi entrano ed escono eseguendo le azioni indicate nell'ordine seguente:
- Marco si mette ai fornelli e cucina.
- Entra Norma con le sue ricette in mano e cucina insieme a Marco.
- Entra Cecilia con la borsa da ballo, esulta per aver passato il provino,
abbraccia Marco ed esce.
- Entra Raffaele e si siede sul divano con un libro.
- Entra Luigi con un pacco per Gloria.
- Entra Sonia e consegna lascia alcune lettere; Marco firma la ricevuta
di consegna. Sonia esce.
- Entra Luciana e si mette ai fornelli insieme a Marco e Norma.
Tra Luciana e Norma scoppiano simpatici litigi ai fornelli.
- Esce Raffaele.
- Entra Martino con un giornale e parla con Marco, poi si siede sul
divano e legge il giornale.
- Marco aggiorna il proprio lavoro al pc e fa la spola tra pc e fornelli dove
Norma e Luciana sono impegnate a cucinare.
- Passa Samantha, guarda dentro la portineria e se ne va.
- Entra Gloria, di ritorno da Verona, saluta Marco e assiste alla
preparazione dei piatti. Marco consegna a Gloria il pacco di Luigi e
scherzano insieme. Gloria esce.
- Norma e Luciana mettono in tavola i piatti preparati, salutano Marco ed
escono.
- Entra Aldo con la borsa del tennis, vede i piatti preparati da Norma e
Luciana e si siede a tavola.
- Entra Gianfranco, chiede a Marco notizie di sua moglie ed esce.
- In concomitanza con l'ingresso di Gianfranco, Aldo scappa a sinistra
con il piatto in mano, poi, uscito Gianfranco rientra e si risiede a tavola.
- Entra Samantha, parla al cellulare e senza guardare in faccia Marco,
prende la posta a lei indirizzata. Poi esce massaggiandosi la pancia.
- In concomitanza con l'ingresso di Samantha, Aldo scappa a sinistra
con il piatto in mano, poi, uscita Samantha, rientra e si risiede a tavola.
- Passa Raffaele e declama una poesia dalla tendina posteriore. Marco,
simpaticamente, gli lancia una pallina di carta o simili.
- In concomitanza con l'arrivo di Raffaele, Aldo si accuccia per non farsi
vedere.
- Entra Luigi con un mazzo di fiori per Gloria, poi esce.
Rimangono in scena Aldo e Marco. Aldo si mette a mangiare la zuppa preparata da Norma e Luciana.
SONIA (entra) Buongiorno Sig. (legge) Marco Bacco. Questa volta il pacco è per lei.
MARCO Ah, grazie. Di cosa si tratta?
SONIA Generalmente non apro la posta che consegno.
MARCO Sì, certo, grazie.
SONIA Una firma qui.
Marco firma la ricevuta di consegna.
SONIA Ha dunque scoperto l'identità di Vermigli?
MARCO No. Ho chiesto a tutti, ma no. E non me lo chieda più, d'accordo? Che esasperazione con questo Vermigli! Mi sento perseguitato. Il mio lavoro è fare il portinaio, non il detective.
SONIA Allora glielo dico io. Ho parlato con l'impiegata delle poste e mi ha detto che hanno in giacenza un centinaio di lettere per il Sig. Vermigli, tutte a questo indirizzo.
MARCO Non so cosa dirle.
SONIA (estrae la lettera) Consegno, non consegno, ripasso domani...?
MARCO (rassegnato) Che le devo dire... ripassi domani.
Sonia esce.
MARCO Che scocciatura!
ALDO Ma quella tizia le fa tutti i giorni la stessa domanda?
MARCO (apre il pacco con le riviste di cucina che sfoglierà senza interesse, gettandole poi in un angolo) Sì, più o meno.
ALDO Comunque questa zuppa coi legumi, deliziosa! Mia moglie in cucina si sta superando! Sarà per quella storia del libro?! Dovreste aprire un ristorante insieme. (lo guarda un istante) Ti ci vedo, sai, come chef?
MARCO Aldo, senta. Sarò sincero: per me è un vero piacere averla qui a mangiare, ma il punto è un altro. Norma adora cucinare, e non solo. Adora mangiare bene, è un'ottima cuoca e un'ottima forchetta. Perché non le chiede di preparare qualcosa di speciale, solo per voi due? Una cenetta romantica, magari a lume di candela...
ALDO Marco, te l'ho già spiegato. Mai contraddire una donna. Si è messa in testa di fare la dieta senza glutine e neppure l'eruzione di un vulcano la potrebbe smuovere.
MARCO È un peccato, perché se solo vi parlaste un po'... scoprireste di avere la stessa fame!
ALDO In che senso?
MARCO No, intendevo, la stessa fame di... di pace, di gioia, di piacere!
ALDO Io non posso tradire la sua fiducia. Abbiamo fatto un patto: un anno di dieta. E io lo rispetterò.
MARCO (indica il piatto vuoto) E questo?
ALDO Cosa c'entra?! Questo è fuori casa!
MARCO Ah, certo. E va bene, allora senti. Facciamo un patto: io ti ospito qui a casa mia a mangiare pasta col glutine e tu prendi quei fiori (indica i fiori portati da Luigi) e stasera, quando torni a casa, glieli regali. Vedi Aldo, (citando le parole di Martino), “È la verità di quello che ci si scambia a rimanere impressa nel cuore e nella memoria”.
ALDO Ma...
MARCO Niente se e niente ma... hai presente il formaggio in crosta? Lo metti in padella e si scioglie, poi lo modelli a tuo piacere. Credimi Aldo, la Norma è un gustosissimo formaggio da sciogliere. La forma, poi, la troverete insieme.
ALDO (ci pensa un istante) Sai che non ho capito niente? Però... sì, (prende i fiori) questa dei fiori è una buona idea. (riflette) Non avevo mai pensato di poter prendere l'iniziativa con la Norma. (guarda i fiori) Ma sono tuoi?
MARCO Sì, me li ha mandati un'ammiratrice, ma non li voglio.
ALDO Fai bene. A un uomo non si regalano fiori. Lo sanno tutti. A meno che... (guarda Marco con sospetto)
MARCO (spinge fuori Aldo) Ci vediamo presto.
- BUIO
scena 19
- LUCE
Marco è al pc. È soddisfattissimo. Finalmente il suo libro prende forma. Lavora in modo forsennato. La sua felicità è evidente.
PIETRO (entra) Non suono il campanello perché l'ultima volta ti sei messo a urlare come un ossesso! Carissimo, vedo che sei al lavoro!
MARCO Ciao, Pietro! Ti devo parlare. (con enfasi) Sarà un libro a sei mani. Vedi, due signore del paese mi stanno aiutando a scovare delle ricette pazzesche!
PIETRO (guarda il cellulare) Per me puoi anche farlo a venti mani, non mi interessa. Basta che consegni. Siamo a fine aprile. Manca pochissimo.
MARCO Sì, lo so, è quasi fatta. Per la copertina...
PIETRO Per la copertina hai carta bianca, non mi interessa, mettiti d'accordo col grafico, basta che vi muovete.
MARCO Va bene. Ma... c'è qualcosa che non va?
PIETRO No, no, nulla. (si guarda intorno) È che... (un tempo) ma come cavolo fai a vivere in questo paese sperduto?! Io, giuro, non capisco.
MARCO Te l'ho già detto. Sto bene.
PIETRO Ma tornerai a fare il tuo lavoro?
MARCO Te l'ho già detto. Sto bene.
PIETRO D'accordo, scusa, basta domande.
MARCO Vuoi qualcosa da bere?
PIETRO Un bicchiere d'acqua, grazie. (si siede sul divano)
MARCO Non devi preoccuparti di nulla, il libro sarà un successo.
PIETRO (tira un sospiro, spegne il cellulare e lo getta sul tavolo). Uff!
MARCO (appoggia il bicchiere sul tavolo) Ecco qua.
PIETRO (sempre sospirando) Me lo puoi passare per favore?
MARCO Sì, prendi. (porge il bicchiere) Ma stai bene?
PIETRO (con voce stanca) Sì, alla grande. Ho solo un gran mal di testa. (si riprende di colpo) Comunque: sai quella tizia che scrive i manuali di giardinaggio? Quel gran pezzo di figliola che pretende l'autista per andare alle sue conferenze? Beh, vuoi ridere? Stava facendo il servizio fotografico per la copertina e si è divelta un'unghia con la cesoia! (ride) Te lo dico io come fa giardinaggio quella... pazzesco!
MARCO Beh, si sapeva. Sarà brava a fare altro.
PIETRO (malizioso) Dicono che sia una fuoriclasse.
MARCO Non intendevo quello, Pietro, dai!
PIETRO Senti, mi domandavo: ma la gente, qui, lo sa che sei Marco Bacco?
MARCO Sì, sa il mio nome.
PIETRO Intendevo: sa che sei lo chef più blasonato del settore?
MARCO No Pietro, non lo sa.
PIETRO Ma che razza di trogloditi, dai! Non sanno chi è Marco Bacco?! Ma come fai a stare qui?!
MARCO Te l'ho già detto. Sto bene.
PIETRO Dai, facciamo un gioco. Al primo che entra in casa dico tutta la verità.
MARTINO (dalla tendina posteriore) Sig. Marco, la vedo impegnata. Volevo sapere se più tardi mi può dare una mano con i moduli della dichiarazione dei redditi. Non riesco a leggere un accidente.
MARCO Venga Martino! (guarda Pietro) Lui è un amico, non si preoccupi.
MARTINO (entra) Stanno rimpicciolendo tutte le scritte. Come per le etichette delle bottiglie: una volta si leggevano bene, adesso ci vuole la lente di ingrandimento! (vede Pietro) Molto piacere, sono Martino Trentarossi!
PIETRO Pietro. Pietro Capitani. E lui è... Marco Bacco, il grande... (sta per dire la parola “chef”, ma non ne ha il tempo)
MARTINO E io sono Martino Trentarossi. Lei è sposato?
PIETRO No.
MARTINO (ride) Bene, abbiamo un punto in comune. Tutti e tre! (a Pietro, indicando i fogli del 730) Li vede questi numeri? Non si leggono.
PIETRO Sono un sette, un tre e uno zero. Sette e trenta. È l'intestazione del modulo.
MARTINO Ah! Beh, almeno so che ho preso i documenti giusti. E comunque, ai miei tempi non usava risparmiare sull'inchiostro, oggi questi numeri sono illeggibili!
Pietro guarda Martino con uno slancio di tenerezza.
PIETRO Bene Marco, io vado. Credo che il signore abbia bisogno di te. Arrivederci Martino!
MARTINO Martino Trentarossi!
MARCO (alludendo alla delicatezza di Pietro) Ti ringrazio Pietro, a presto.
Marco e Martino si mettono al lavoro. Marco al pc, per la stesura del libro, e Martino impegnato nella compilazione del modulo 730.
MARTINO Ha mai pensato che le stelle che vediamo brillare in cielo potrebbero essersi spente da migliaia di anni luce?
MARCO (si interrompe, interdetto) No. Ma è davvero così?
MARTINO Davvero. Noi ammiriamo una stella, ora, e godiamo della sua brillantezza. Ma in realtà quella stella, proprio in questo istante, potrebbe essere spenta, e lontanissima. In pratica, noi vediamo la luce della sua giovinezza. È come alzarsi la mattina e vedere davanti ai propri occhi una scena del passato.
MARCO Cavolo! Ma perché accade questo?
MARTINO Perché il tempo fa viaggiare tutte le cose in ugual modo. È la nostra percezione, a volte, a essere distorta. Per alcuni, come me, il tempo si è fermato.
Un attimo di silenzio. Marco è senza parole.
MARTINO Adele per me è una stella. È una luce viva, presente, ma vede, io non posso sapere se là, dove davvero si trova, essa sia ancora luminosa oppure no. E se la luce che vedo sia solo la proiezione del glorioso passato.
Un attimo di silenzio. Marco è senza parole.
MARCO Ma in cielo ci sono miliardi di stelle, Martino.
MARTINO Già. Ma nessuna è bella come quella.
MARCO Adele è la donna da cui aspetta una risposta da quarantacinque anni, giusto?
MARTINO Era bella come un sole. E splendeva vicina a me. Avevo vent'anni quando ci conoscemmo alla festa del mio paese. Fu un amore totale, reciproco, pieno, vivo. Durò poco, ahimè, solo un mese, ma mi creda: quel mese per me dura da un'eternità.
MARCO È la verità di quello che ci si scambia a rimanere impressa nel cuore e nella memoria...
MARTINO È proprio così.
MARCO Ma Adele sarà pure da qualche parte no? Ha provato a cercarla?
MARTINO (non badando alla domanda di Marco) Compiuti 21 anni, dovetti partire per una missione segreta. È ancora segreta, non posso rivelarle i dettagli, mi dispiace. Sono un agente dei servizi segreti in pensione.
MARCO Dei servizi segreti? Cavolo!
MARTINO Non lo sa nessuno, o quasi. Ma vede Marco, lei mi apre il cuore, e non so il perché. (un tempo) Quando partii per la missione le scrissi una, due, cento, mille lettere, chiedendole di aspettarmi. Ma non sapevo neppure io quando sarei tornato. Sbagliai solo in una cosa: non le dissi di aspettarmi, ma glielo chiesi. Quel punto di domanda mi ha tenuto sospeso per tutta una vita, e sto ancora aspettando la sua risposta.
MARCO E se non avesse messo quel punto di domanda? No, Martino, sarebbe stato uguale, mi creda, perché avrebbe aspettato comunque.
MARTINO Sì, ma avrei accettato lo scorrere della vita. Invece, dall'istante in cui la mia penna incise quel segno, il tempo si è fermato. Vede, quello stupido segno grafico, composto da un uncino e da un piccolo punto, da solo non sussiste: ha bisogno di una risposta, la chiede.
MARCO Martino, se potessi fare qualcosa...
MARTINO Lei per me ha già fatto tanto. Me lo ricorderò (esce).
MARCO (assorto) È la verità di quello che ci si scambia a rimanere impressa nel cuore e nella memoria...
Marco rimane seduto e profondamente assorto.
- BUIO
scena 20
- LUCE
GLORIA (entra) Ciao Marco!
MARCO Ciao Gloria.
GLORIA Come stai? Hai l'aria stralunata.
MARCO Sto bene, grazie. Ho parlato con quel signore, Martino. Lo sai? Aspetta una risposta da quarantacinque anni, e non sa neppure se questa persona sia viva, sposata, ricoverata in una casa di riposo... ma come deve essere aspettare per una vita?
GLORIA (teneramente) Deve essere... non saprei (abbraccia Marco, poi cambia tono) Sai a chi puoi chiederlo? A Luigi!
Marco scoppia in una fragorosa risata liberatoria.
GLORIA Lui sì che aspetta da una vita!
MARCO Un tuo cenno, un tuo invito a cena, magari solo un saluto. Sei cattiva, guarda che ti guadagneresti l'indulgenza plenaria!
GLORIA (ride, poi torna seria) Io credo che anche aspettare sia una scelta, e credo che Luigi stia bene così...
MARCO Forse hai ragione.
GLORIA Beh, come vanno i lavori con Norma e Luciana? Un inferno?
MARCO Oh no, al contrario, sono collaborative. Guarda, se non fossero condomini dello stesso palazzo, direi che sono quasi amiche.
GLORIA Beh? Cos'è questo cinismo? Guarda che è merito tuo se adesso cucinano l'una a casa dell'altra! E arrivano dei profumini!
MARCO Aldo sarà felice.
GLORIA Credo abbia appeso la racchetta da tennis al chiodo. Sarà ingrassato almeno cinque chili.
MARCO Cinque chili di felicità!
CECILIA (fa capolino dalla tendina posteriore insieme a Raffaele) Ehi, Marco! È arrivato il gran giorno! Andiamo alle audizioni, Raffaele mi accompagna. Dice che vuole farmi un ritratto (a Raffaele) Ma perché, adesso ti sei messo pure a disegnare?
MARCO (a Gloria) Speriamo non disegni come scrive!
Gloria scoppia a ridere.
CECILIA Ciao Marco! Quando torno ti faccio sapere come è andata e... (mentre va) non smettere mai di coltivare i tuoi sogni!
MARCO Mi ricorderò le tue parole, Cecilia.
GLORIA Che tenerezza quei ragazzi! Mi ricordano quando...
RAFFAELE (entra di corsa) Marco!
GLORIA (si spaventa) Ah!
RAFFAELE Grazie Marco. Sei un amico, fratello! (esce)
MARCO (scherza) Ma... amico o fratello?
GLORIA O zio? No, perché adesso i ragazzi dicono sempre “zio, zio”!
MARCO Vuoi che ti cucini qualcosa?
GLORIA Devo declinare l'invito e sapendo come cucini... è un vero sacrificio. Ma il dovere mi chiama. Tra dieci giorni sono in scena e a stomaco pieno non ci si può esercitare.Ti ringrazio comunque.
MARCO Figurati. Magari stasera, o domani. Insomma, quando hai finito.
GLORIA Va bene domani sera! È bello venire qui, non ci si annoia mai. Ciao Marco! (esce)
MARCO No, non ci si annoia davvero mai...
SAMANTHA (si ferma davanti alla tendina posteriore, al cellulare) Non potevo saperlo. Secondo te posso immaginare che quell'imbecille della stagista esporti i documento in quel formato? (urla) Ho controllato tutto! Mi sarà sfuggito!
MARCO Forse ogni tanto, però, un po' di noia non farebbe male!
SAMANTHA (sempre al cellulare) Ma cosa li prendiamo a fare gli stagisti se dopo sei mesi ancora dobbiamo controllare ogni cosa che fanno? (urla di più) Urlo finché mi pare, anzi no, mi incazzo a morte. (fa un cenno a Marco facendogli capire che deve parlargli) Domani la caccio a pedate, puoi starne certa. Ciao. (riattacca)
MARCO Stavo giusto pensando: perché non passa Samantha col suo incedere e con la sua voce angelicata?
SAMANTHA Devo entrare.
MARCO Lei ha DAVVERO bisogno di me?
SAMANTHA (entra) Sia chiara una cosa: lei non è tenuto in alcun modo a dire a mio marito cosa faccio e se chiedo informazioni su di lui. Sono stata abbastanza chiara? (si tocca la pancia)
MARCO Senta Samantha, perché non si dà una bella calmata?
SAMANTHA Dica la verità: a che ora è rientrato Gianfranco ieri sera?
MARCO Io non vedo, non sento... voi due mi avete stufato: e quando esce, quando rientra, e mi dica questo, e mi dica quello...
SAMANTHA Ah, quindi Gianfranco è venuto qui a parlarle! (al colmo dell'agitazione) Va bene, allora mi dica: secondo lei, un ingegnere gestionale può avere gli orari flessibili che ha lui negli ultimi tempi? Glielo dico io: no, è impossibile! (si tocca la pancia e cerca di respirare profondamente per alleviare la nausea) E poi su Twitter e su Facebook (prende il cellulare) continuo a vedere foto di Gianfranco in giro per Milano, Monza, Rimini, Ferrara... ogni giorno su macchine diverse! (si tocca la pancia e fa una smorfia di dolore)
MARCO Samantha, si calmi.
SAMANTHA No. io non mi calmo... io... (si blocca) Oh mio dio, oh mio dio...
MARCO Cosa?
SAMANTHA Dove sono i servizi? (un tempo, guarda Marco che è rimasto immobile) La toilette, il bagno, (un tempo, guarda Marco che è rimasto immobile) il cessooo! Oh mio dio!!!!!
Samantha ha un conato di vomito e corre fuori a sinistra.
MARCO Guardi che questo non è un bar!
Marco rimane in ascolto.
MARCO Mi ha sentito? Se fa un piano di scale arriva comodamente a casa sua!
SAMANTHA (da fuori) Stia zitto, si tappi la bocca! Sto malissimoooo!
Passa Gianfranco.
GIANFRANCO (fa segno a Marco facendogli capire che lo sorveglia a vista) Siamo d'accordo. (va)
MARCO (urla) Per caso lei è parente di Al Capone?
SAMANTHA (urla, da fuori) Ma quale cappone! Ho mangiato solo un'insalata!
MARCO Oh, santo cielo...
GIANFRANCO (entra) Io esco ora. Siamo d'accordo: non dica a mia moglie che sono passato, ok? (fa per andare)
MARCO No, non glielo dirò. Ma si fermi un attimo, devo consegnarle una raccomandata urgentissima! (finge di cercarla) L'ho messa tra queste buste...
SAMANTHA (da fuori) Ci mancava solo questa...
GIANFRANCO (sente la voce di Samantha) Non importa, me la darà.
Gianfranco si precipita all'uscita ma Marco è più veloce di lui e chiude a chiave la porta.
GIANFRANCO Ma cosa fa?! È impazzito? Questo è sequestro di persona!
MARCO No, questa si chiama rottura di palle!
Samantha entra, vede Gianfranco e fa per uscire di nuovo a sinistra
MARCO Samantha, vieni qui! Samantha, ti presento Gianfranco. Gianfranco, ti presento Samantha. Samantha, tuo marito sta uscendo adesso di casa. Gianfranco, tua moglie ha tutti i sintomi di una gravidanza in corso.
Gianfranco e Samantha rimangono uno di fronte all'altra, senza parole. Un attimo di imbarazzato silenzio.
GIANFRANCO Samantha...
SAMANTHA Gianfranco...
GIANFRANCO Samantha...
SAMANTHA Gianfranco...
GIANFRANCO Samantha...
SAMANTHA Gianfranco...
MARCO (si siede) Bene, i nomi li sapete. Passiamo oltre.
GIANFRANCO Sei... sei incinta?
SAMANTHA Sì.
GIANFRANCO Stai bene?
SAMANTHA No.
GIANFRANCO Bel modo di scoprirlo! Dal portinaio! (guarda Marco) E l'ha saputo anche prima di me!
MARCO (indica la pancia di Samantha) Io non sono stato.
SAMANTHA Se è per questo, lo sanno anche in ufficio. Tutti. Sono al quarto mese. Solo tu non ti sei accorto di nulla. E per forza! Sei sempre con la testa altrove. Sempre in giro...
GIANFRANCO Ma guarda che sei tu che lavori anche il sabato e la domenica.
SAMANTHA Almeno sai quello che faccio, tu invece sei peggio di uno 007, non si sa mai dove vai, che orari hai. Peccato che le tue foto siano su Facebook: il Gianfri sulla Lamborghini, il Gianfri sul Mercedes... E chi è quella zoccola sempre in auto con te? Maledetto! (urla) Hai l'amante, vero? E guarda in che modo mi tocca scoprirlo, a casa del portinaio!
MARCO Ma io cosa c'entro?
GIANFRANCO Samantha, calmati ti prego! Non puoi agitarti in quello stato!
SAMANTHA Non posso?! Non posso?! Adesso di colpo ti interessi di me? Adesso ti faccio vedere io come mi agito (urla, scandendo le parole) IO - MI – AGITOOOO!!! (si porta le mani alla bocca come a trattenere un conato di vomito ed esce a sinistra) Oddiooo...
MARCO (urla) Prima porta a destra. (a Gianfranco) Non vorrei che mi vomitasse sul letto.
GIANFRANCO (urla) Samantha io non ti ho detto la verità, è vero. Perdonami Samantha, mi sento un verme che striscia? Lo senti? Sto strisciando!
SAMANTHA (urla, da fuori) Quale verità?
GIANFRANCO Sei mesi fa ho perso il lavoro, e mi sono messo a vendere auto di lusso. Ecco.
SAMANTHA (rientra) Auto? Hai perso.... ma come...
GIANFRANCO Ho rifiutato un trasferimento che mi avrebbe permesso di fare carriera, ma che mi avrebbe allontanato da te. Non volevo andarmene, non volevo lasciarti. Desideravamo tanto un bambino, e il trasferimento avrebbe comportato la fine dei nostri sogni. Quando si è lontani, si sa, si è DAVVERO lontani, in tutti i sensi. Non te l'ho detto per paura di deluderti. Ci tenevi tanto al mio lavoro, non volevo sembrarti un debole fallito. Non ho saputo come dirtelo al momento, e poi il tempo passa, e non te l'ho più detto.
Un attimo di silenzio.
SAMANTHA Vendi auto?
GIANFRANCO Sì. (come per 'indorare la pillola', ma senza convinzione) Ma di lusso... La “zoccola” che è sempre in auto con me è la figlia del socio di mio padre. È stata lei a trovarmi un lavoro che, almeno per il momento, mi garantisse uno stipendio. Ma non è così bello come sembra su Facebook.
SAMANTHA Ma perché non me lo hai detto Gianfranco! (scoppia a piangere) Io ho passato mesi di inferno...
MARCO Anch'io...
SAMANTHA Senza sapere, vivendo nel sospetto, curando ogni tuo movimento... Io... (scoppia a piangere tra le braccia di Gianfranco) Gianfranco! Che stupidi siamo stati. Bastava...
MARCO Parlarsi.
SAMANTHA (senza guardare Marco) Sì, parlarsi.
MARCO Già... (citando le parole di Martino) “È la verità di quello che ci si scambia a rimanere impressa nel cuore e nella memoria...”
GIANFRANCO Andiamo, ti porto fuori a cena. Ce lo meritiamo.
SAMANTHA E se poi vomito?
GIANFRANCO Mi ridai i soldi della cena!
Gianfranco e Samantha si avviano.
GIANFRANCO Sig. Marco. È ancora chiuso, servono le chiavi.
MARCO Oh, certo, vi apro.
GIANFRANCO Grazie.
Gianfranco e Samantha si avviano.
SAMANTHA (rientra) Mi scusi Sig. Marco. Ma come faceva a sapere che sono incinta?
MARCO Venticinquemila euro all'anno varranno pure un'intuizione!
SAMANTHA Forse valgono qualcosa più di un'intuizione... (esce)
- BUIO
scena 21
- LUCE
GLORIA (entra) Ciao Marco! Ti ho portato un regalo da Verona. È una specialità, si chiama Torta dell'Alleanza: pasta di mandorle, canditi, glassa, sentirai che bontà!
MARCO Torta dell'Alleanza! Grazie Gloria, il nome è una promessa.
GLORIA (arrossisce) Dobbiamo festeggiare! (un tempo) È quasi un anno che sei qui.
MARCO Sì, è vero.
GLORIA È un traguardo da onorare, non trovi? Insieme al tuo libro, ovviamente.
MARCO È in stampa. A Pietro è piaciuto molto. Le ricette sono tutte straordinarie. Norma e Luciana sono in fibrillazione. Abbiamo fatto le foto per la copertina. Dovevi esserci, da morire dal ridere!
GLORIA Davvero?
MARCO Litigavano per essere in primo piano. E Luciana voleva che la sua torta di pane fosse più in vista dei casoncelli di Norma.
GLORIA Oddio cosa mi sono persa!
MARCO Erano al colmo della felicità!
GLORIA E quando ricapita un'occasione così!? (un tempo) Scopriranno la verità, prima o poi, che sei Marco Bacco e che...
MARCO Sì, può essere. Ma tanto tra poco scade il mio mandato, quindi...
GLORIA Quindi te ne andrai.
MARCO Intanto sono qui.
LUCIANA (entra) Marco! La cantina sembra un colabrodo. (scandendo le parole) Quel Martino Trentarossi Vermigli! L'abbiamo fatto consigliere di scala per tenerlo occupato, visto che è solo, ma...
MARCO Come ha detto Luciana?
LUCIANA Doveva chiamare il tecnico per il sopralluogo, non l'amministratore! Quello se ne frega di tutto. E intanto in cantina ci sono le triglie.
MARCO Come ha detto?
LUCIANA La cantina. C'è acqua...
MARCO Può ripetere da capo?
LUCIANA Quel Martino...
MARCO Martino Trentarossi...
LUCIANA Sì, il nostro consigliere di scala, Martino Trentarossi Vermigli.
MARCO (sbianca) Martino Trentarossi...Vermigli?
LUCIANA Sì. Perché?
GLORIA Marco, ma cosa ti prende?
MARCO Ma ha due cognomi?
LUCIANA Sì. È una storia tutta strana. Come lui. Suo padre era stato adottato e aveva due cognomi. Lo so perché un po' di anni fa è venuta una tizia a cercarlo.
MARCO Cosa?!
LUCIANA Una signora, circa della sua età. Mi chiese di Martino Vermigli. Io le dissi che non c'era nessuno con quel nome. (un tempo) Ma cosa c'entra adesso tutto questo?!
GLORIA Ma Vermigli... non era quel nome di cui mi chiedevi...?
MARCO Oh santo cielo, santissimo cielo! Ma... è stata qui una signora? Ricordi il suo nome?
LUCIANA Naturalmente io glielo chiesi, ma non ha voluto dirmelo. (un tempo) Ricordo che mi chiese solo se la residenza era giusta e io dissi di sì. (un tempo) Poi andò via di fretta, sembrava molto timida.
MARCO E dov'è adesso?
LUCIANA Ah no, se credi che io l'abbia rapita e imbavagliata ti sbagli!
MARCO (con tono calmo e concentrato) Luciana, ora fai mente locale e cerca di ricordare: cosa hai detto a quella donna?
LUCIANA (riflette) Che Martino era andato via. E che nessuno sapeva quando sarebbe tornato.
MARCO (urla) Oddiooooooo...
LUCIANA Ma era vero! Era in vacanza! Mica abito nella torre di controllo scusi!
(un tempo)
MARCO Ma glielo ha detto a Martino di questa visita?
LUCIANA No, gli ho solo chiesto se aveva un altro cognome. E poi... E chi se lo ricorda! Ma scusate, ma di cosa stiamo parlando?!
MARCO No, nulla, nulla.
LUCIANA Va beh, allora glielo dici tu al Martino di avvertire il tecnico? Guarda che è urgente.
MARCO (sovrappensiero) Certo, sì...
Luciana esce.
MARCO (eccitato, farfuglia) Gloria! Gloria! Oh, Gloria! Capisci cosa vuol dire? Quella donna, Adele, l'ha cercato qui! E alle poste ci sono centinaia di lettere mai recapitate per Martino Vermigli! E quindi possiamo, può rintracciarla. E la postina... lei mi diceva... io la rimandavo.. e... ripassi domani. Capisci? Ripassi domani!
GLORIA Marco, respira ti prego! Ci sono in giacenza centinaia di lettere...
MARCO Mai recapitate.
GLORIA Per Martino Vermigli.
MARCO La postina mi ha sempre e solo detto “Sig. Vermigli” e io... non ho letto... se avessi almeno letto Martino, il nome Martino, magari... che stupido!
GLORIA Ma vuoi dire che è la lettera che aspetta da quarantacinque... oh numi... quarantacinque anni?
MARCO Sì, forse sì. E io idiota che...
GLORIA Piantala, non fartene una colpa. Calmati Marco, adesso quando arriva la postina... Ha atteso quarantacinque anni, un giorno più o uno meno...
MARCO Calmati?! Ma ti rendi conto cos'è un giorno per lui? Per noi non è molto, ma per lui un giorno è tantissimo! E io idiota, idiota! Lo vedi? Non so fare il portinaio, non so fare il portinaio!
GLORIA Basta, Marco! Cerchiamo il numero della postina piuttosto!
LUIGI (entra) È permesso?
MARCO Luigi, non è il momento. Consegna i fiori, la pianta, il pacco regalo e vai. Scusa Luigi, ma non è proprio il momento.
LUIGI Va bene, mi scusi. Chiedo scusa anche alla signora. Con permesso... (esce)
Gloria e Marco si guardano un attimo, perplessi. Un attimo di silenzio.
GLORIA (scoppia a ridere) Vuoi dire che non mi ha riconosciuto?
MARCO (scoppia a ridere) A quanto pare...
GLORIA Forse lui mi vede sempre sulle locandine. Sono così diversa dal vivo?
Un attimo di silenzio.
MARCO Sei bellissima e basta.
Marco e Gloria si scambiano un dolce sguardo.
SONIA (entra) Buongiorno e buongiorno.
MARCO Ecco, proprio lei! Dov'è la lettera?
SONIA L'affaire Vermigli, dice? Qui (la estrae). Non mi dica che ha scoperto chi è!
MARCO Sì.
SONIA Ma nooooo! Accidenti.
MARCO Perché? È un anno che mi tormenta con questa storia! Me la dia, presto! Non c'è tempo da perdere.
Sonia consegna a Marco la lettera, aperta
MARCO Ma è aperta!
SONIA Cosa vuole che le dica, non ho resistito. L'ho aperta e l'ho letta. Tanto, mi sono detta, non è di nessuno. Tanto vale che la legga.
Marco tiene in mano la lettera come fosse una santa reliquia.
SONIA Vuole sapere? Le solite storielle da quattro soldi: lei innamorata di lui da una vita che lo aspetta a braccia aperte e che spera che il destinatario, questo Martino Vermigli, torni presto così da coronare il sogno, eccetera eccetera.
MARCO Grazie, ma sa, la privacy...
SONIA Ah, certo, adesso si appella alla privacy. Furbo il portinaio. La avviso: se mi denuncia per aver aperto la lettera...
GLORIA Non la denuncerà, stia tranquilla.
SONIA Io vado... Ah, in giacenza ci sono le altre da ritirare. A proposito: lo sa che la signora della lettera scrive a questo tal Martino da quarantacinque anni? (uscendo) Certo che la gente è proprio matta...
Marco e Gloria si abbracciano.
- BUIO
Marco e Gloria escono.
scena 22
- LUCE in crescendo
- Rumore di goccia
Marco e Martino sono seduti uno di fronte all'altro. Si sente il rumore di una goccia che cade con regolarità dal lavandino. Martino ha tra le mani la lettera, e le sue mani sono ancora tremanti. A parte il rumore della goccia, il silenzio è assordante. Marco fissa Martino, in attesa di una risposta. Sul tavolo, un plico di lettere, quelle spedite negli anni da Adele. Ci sono circa 8/10 secondi di silenzio, scanditi dal rumore della goccia.
MARTINO Ho paura. (un tempo) Tutto mi sarei immaginato, ma non questo, non la mia paura.
MARCO (un tempo) Di cosa ha paura, Martino?!
MARTINO Di cancellare quel ricordo che mi ha tenuto compagnia per tutti questi anni. E di sentirne la mancanza. Forse preferisco conservarlo intatto.
MARCO Credo che lei debba prendersi del tempo per assimilare tutta questa...
MARTINO (si alza in piedi e prende tra le mani le lettere di Adele) Tutta questa vita.
MARCO Non deve essere facile, tutto in un colpo... Si prenda del tempo, Martino. Per calmarsi, per respirare (va a chiudere l'acqua del rubinetto).
- Rumore di goccia fine
MARTINO Io non ho più tempo, caro Marco. Ogni emozione, alla mia età, sembra che debba durare fino alla fine, perché la fine non è lontana. Quando si è vecchi, le emozioni si depositano, e non se ne vanno facilmente.
MARCO Via Martino! Questa è una bella giornata per lei e...
MARTINO (con in mano le lettere di Adele) Adele... ma lo sa che improvvisamente fatico a ricordare il suo volto? Adele, mia amata Adele...
MARCO Adele vuole vederla, Martino. (concitato) Questa è la risposta che attende da quarantacinque anni! Qui, qui c'è... tutta la sua vita!
MARTINO (un tempo, sorride) Mi ero abituato ad aspettare, lo sa? Forse... forse mi ero convinto che avrei aspettato tutta la vita, fino alla morte, e che mi sarei spento con il pensiero di Adele. Ho vissuto nell'attesa per tutti gli anni della mia vita, nel ricordo, nella mancanza... e oramai questa è la mia vita.
MARCO Martino, mi creda, è ora di cambiare. Sarà traumatico, sarà inaspettato, dirompente ma lei deve mettere fine a questa attesa.
MARTINO No, è troppo, troppo rivoluzionario, alla mia età...
MARCO Io credo che lei sia solo spaventato.
MARTINO Ormai sono vecchio... io... Come si fa a spiegare la vecchiaia a un uomo nel fiore dei suoi anni?! Mi creda, è difficile.
MARCO Ma lei non è da solo! Adele ha aspettato, anche lei, come lei, tutti questi anni! Non sarà solo: insieme potrete ricostruire le emozioni, scoprire quei sentimenti che non avete potuto condividere.
MARTINO Sì, è vero. Non sono solo. (un tempo) Questo pensiero, mio caro ragazzo, mi porta conforto.
MARCO Martino, ricorda quando mi disse che un punto di domanda da solo non sussiste perché ha bisogno di una risposta? Ricorda quando mi disse di aver scritto lei quel punto di domanda? Beh, io credo che in quel momento lei abbia SCELTO di aspettare. Ebbene, questa (indica il plico di lettere) è la risposta.
Un attimo di profondo silenzio.
MARCO Martino, la paura passa. Anche alla sua età. La stella brilla ancora, non si è spenta. È la verità di quello che ci si scambia a rimanere impressa nel cuore e nella memoria... E qui (indica le lettere) c'è una nuova verità, più vera di tutte, la sua.
MARTINO (ricorda, girato di spalle) Vermigli era il secondo cognome di mio padre. Quando era bambino fu abbandonato, e infine adottato dalla famiglia Trentarossi. Per lui fu una salvezza. Ma anche un grande dolore, il dolore di non aver mai potuto conoscere il suo vero padre, Carlo Vermigli. E così, quando tornai dalla missione, decisi di rinunciare definitivamente a quel cognome. Troppo dolore.
MARCO E forse Adele ricordava solo quello.
MARTINO Evidentemente sì.
MARCO Beh (sorride), in effetti è più facile!
MARTINO (sorride) Già. Ha scelto quello sbagliato! (un tempo) Mi sento un po' meglio (sospira). A volte basta parlare.
MARCO Martino, si fida di me?
MARTINO Sì. Lei è un ragazzo di cuore (guarda Marco con affetto, un tempo) Non si offenda, anche un ottimo portinaio intendo! (esce)
MARCO Non so più se ridere, offendermi, o esserne felice.
Marco esce a sinistra.
- BUIO
scena 23
- LUCE
In scena c'è Gloria, intenta a preparare la tavola, con piatti, bicchieri e altro, a piacere. Tutti i personaggi che entreranno in questa scena saranno vestiti in modo molto elegante.
MARCO (da fuori a sinistra) Gloria, quanti siamo alla fine?
GLORIA (riflette un attimo) Undici, Marco, siamo in undici. Luigi non verrà, vero?
MARCO (entra, cambiandosi il maglione o altro e poi infila un grembiule da cucina) Il tuo spasimante? Spero di no. Anche se un posto gli spetterebbe, di diritto.
GLORIA E perché?
MARCO Perché lui non lo sa, ma con i suoi regali ha fatto la felicità di molte persone qui!
GLORIA (ride) Oh povero Luigi! Dai, quest'anno lo inviterò alla prima.
MARCO Brava. Tanto ti riconosce solo se sali sul palcoscenico. Ah, Gloria, se i piatti non bastano apri pure quell'armadio, ce ne dovrebbero essere altri.
GLORIA (eccitata) Sarà una bellissima riunione di condominio! Dobbiamo festeggiare!
NORMA (entra) Eccomi qui! Sono la prima? Santo cielo che profumino! Quando l'allievo (indica Marco) batte il maestro! (indica se stessa)
MARCO Sei... raggiante!
NORMA Questa volta non è una bugia, vero?
MARCO No, decisamente. Hai una luce diversa.
NORMA Grazie! (non vede l'ora di dirlo, un tempo) Il mio Aldo una sera è arrivato con un bellissimo mazzo di fiori, e da quel giorno non manca di attenzioni! Si vede, vero?
GLORIA Sì, si vede!
Mentre continuano i preparativi entrano Aldo, che dà un bacio alla moglie Norma, Luciana, che si mette a parlare con Norma, Cecilia e Raffaele, che vanno a salutare Marco, poi Martino. Gloria abbraccia Martino e lo saluta con affetto.
MARCO Siamo quasi al completo, chi manca?
LUCIANA Mancano la signora Rotterweiler col marito.
MARCO Diabolica Luciana! Sistemate quel tavolo al centro, mi serve per le portate.
Aldo e Norma sistemano il tavolo.
MARCO Cecilia e Raffaele, mettete undici sedie intorno al tavolo.
Entrano Samantha e Gianfranco e salutano tutti.
MARCO (interrompendo la confusione) Silenzio per favore! Dichiaro aperta la riunione di condominio!
Sorrisi generali.
CECILIA Che bello!
ALDO Fossero tutte così!
MARCO Vi chiedo solo un istante di attenzione. Vi ho invitati qui perché questa è una serata speciale. Per tanti motivi. Dobbiamo festeggiare innanzitutto il libro che io, Luciana e Norma, abbiamo scritto con tanta fatica e tantissima dedizione e poi...
GLORIA (lo interrompe) E poi dobbiamo festeggiare il nostro Marco: domani è un anno esatto che è qui con noi.
MARCO Sì, un anno...
RAFFAELE “Chi vuol esser lieto sia, di doman non v'è certezza!”
MARCO Raffaele! Hai fatto grandi passi avanti.
RAFFAELE È solo una citazione: Leopardi, in una delle sue rare giornate di felicità.
CECILIA Ma è Lorenzo De' Medici!
MARTINO Ragazzo mio, ti conviene studiare se vorrai passare la maturià!
RAFFAELE (a Cecilia) È vero cavolo, Leopardi è quello della nebbia agli irti colli.
MARCO (estrae i menù e ne distribuisce una copia ciascuno) Come sapete, mi piace cucinare. Ma come mi ha insegnato il nostro Martino, “Ogni piatto va cucinato per la persona che si ha di fronte”. Per cui, per ciascuno di voi ho preparato una diversa portata. In questo anno ho avuto modo di conoscervi e... diciamo... che mi sono lasciato ispirare.
ALDO Per me va bene tutto, basta che sia col glutine.
Gloria, Norma e Marco scoppiano a ridere.
MARCO (legge) Per Samantha e Gianfranco, gli involtini primavera, perché per voi inizia una nuova primavera.
Per Aldo e Norma, mezzo chilo di pasta alla norma... qui non potevo sbagliare!
Per Raffaele e Cecilia, le tagliatelle ai petali di rosa, perché galeotto fu quel mazzo di fiori...
Per Martino, un risotto allo champagne, perché ha dei buonissimi motivi per brindare alla felicità.
Per Luciana, spaghetti all'arrabbiata, perché è diabolica davvero, ma ci piace per questo.
Per te, Gloria, pasta col cacio e per me, invece, pasta col pepe. Credo che, unite, saranno più gustose.
Commenti e commozione generale.
CECILIA Caspita! Marco, lei sarebbe stato un ottimo chef!
RAFFAELE No, non è vero. Gli chef fanno tutto in serie.
MARCO Bene, accomodatevi. Sarò io a servirvi!
Tutti si siedono e parlano tra loro.
- Campanello
Silenzio generale.
MARCO Avanti! Qui è sempre aperto, giorno e notte!
SALVO Permesso. (vedendo la tavolata) Oh, scusate.
MARCO (stupito) Sig. Salvo!
SALVO Ah, eccola, non la vedevo. Posso parlarle un secondo?
MARCO Mi dica.
SALVO Meglio in privato.
MARCO Ora non posso... Ripassi domani; è un problema per lei?
SALVO Domani sarebbe troppo tardi. (in imbarazzo) Vede... come le dicevo, il contratto per la portineria si rinnova tacitamente, e oggi sarebbe l'ultimo giorno disponibile per recedere.
Silenzio generale.
MARCO Capisco. Sì.
SALVO Dunque? Cosa facciamo? (porge i documenti a Marco, un tempo) Firma, non firma...
Un attimo di silenzio assoluto. Tutti guardano Marco.
MARCO Ripassi domani. E le offrirò un caffè per il disturbo.
Entusiasmo generale.
- SEMIBUIO
APPLAUSI
- Campanello
MARCO Martino, faccia posto accanto a lei. Per Adele ho preparato un antipasto, perché il bello deve ancora venire.
FINE