Risate al ventitreesimo piano

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RISATE AL VENTITREESIMO PIANO

(LAUGHTER ON THE 23rd FLOOR)

di

NEIL SIMON

Traduzione e adattamento di

SERGIO JACOUIER


PRIMO ATTO

È il 1953. Siamo negli uffici del "Max Prince Show",      un programma televisivo, al ventitreesimo piano di un edificio nella 57ma strada tra la Quinta e la Sesta Avenue. Questa è la stanza degli autori. Veramente erano due stanze poi trasformate in una più grande, abbattendo il muro che le separava. Ancora in alto se ne vede il segno dell'interruzione della modanatura. l'ambiente è diviso in due spazi. Sulla sinistra è proprio dove gli autori scrivono. C'è una grande scrivania in metallo con una poltroncina girevole e la macchina per scrivere. A sinistra della scrivania, un grande divano in pelle. Di fronte alla scrivania, una grande comoda poltrona. Appartiene a Max Prince.

                                    Intorno vi sono sedie o poltrone assortite in numero sufficiente per otto persone. L'altra parte della stanza, sulla destra del palcoscenico, è più una zona-riposo. C'è un tavolo messo contro la parete Con su una macchinetta da caffè che, al momento, è in funzione. Ci sono bicchieri di carta per gli autori più giovani e qualche normale tazzina da caffè per gli autori più anziani. Sul tavolo c'è anche un assortimento di ciambellette fresche, focaccine, fette di torta e paste dolci. In questa zona c'è anche un tavolino per il telefono. Alla parete c'è un tabellone dove sono spillati dei fogli con appunti, sketch, promemoria che riguar-dano le trasmissioni passate e future. Vi sono anche sparsi qua e là mucchi di riviste, dizionari, enci-clopedie.

                            Ci sono due porte, una su ogni lato della stanza.

Sulle scaffalature premi "Emmy", targhe ed altri rico-    noscimenti. Mancano pochi minuti alle dieci. È una chiara mattinata di marzo del 1953.

                            Lucas Brickman, sulla trentina, entra. Ha indosso una giacca di tweed, sciarpa, guanti e berretto.

LUCAS      - (al pubblico) Era quello che avevo sognato per tutta la vita. Di tutti i programmi comici televisivi non ce n'era un altro al-l'altezza del "Max Prince Show'. Almeno nel 1953. (beve il caffè) Ogni sabato sera: un'ora e mezza di spettacoli di varietà dal vivo. Ed ora io, proprio io, ero uno degli autori. Mi chiamo Lucas Brickman. (sorseggia il caffè) Max era un comico diverso da tutti gli altri: non raccontava barzellette, non sparava battute. Era buffo lui. Ma davanti alle telecamere, quando doveva essere se stesso, mettiamo - per presentare un ospite, non riusciva dire quattro parole intelligenti in fila senza balbettare o tossire. Max a me piaceva tanto. Soprattutto perché trattava con rispetto i suoi autori. E li pagava più di chiunque altro. Guadagnavamo tutti più del Governatore di New York. Beh, eravamo anche più divertenti del Governatore di New York! (occhiata all'orologio) Se vi sembro nervoso è perché sono qui soltanto da due settimane. Uno degli autori se n'è andato e io sono qui in prova con un contrattino per quattro settimane. Perciò devo dimostrare le mie capacità e devo farlo in tempi stretti. Ho il problema della timidezza, ma sono riuscito a imbroccare una battuta veramente comica per lo show della settimana scorsa. Per colmo di sfortuna Max ha tossito mentre la diceva e in America nessuno l'ha sentita. Tutto il mio avvenire dipende dal trovare una voce per il mio humor… o una cura per la tosse di Max.

                            (Si apre la porta ed entra Milt Fields, un altro autore. Indossa un mantello nero sopra una giacca sportiva, cravatta a farfalla e in testa ha un basco nero)

MILT          - (sulla porta, ansante) Ce l'ho fatta! Ho battuto tutti i record. Da casa mia a qui. Da porta a porta, in 25 minuti e 12 secondi, con tutti i semafori! Pensa se ero in macchina! (andando verso Lucas, accenna le prime note della V° di Beethoven) Bam bam bam bam! Come andiamo, Arnie?

LUCAS      - Bene. (precisando) LUCAS.

MILT          - Non è Arnie, eh?

LUCAS      - No.

MILT          - Ti sto chiamando Arnie da una settimana e non hai battuto ciglio…

LUCAS      - Non sapevo che parlassi con me.

MILT          - Impara a far sentire la tua voce, ragazzo. Altrimenti questi "barracuda" ti mangeranno vivo! (gli lancia il mantello) Appendilo, dài! Trattalo bene, è d’antiquariato.

LUCAS      - (lo tocca) Bella stoffa. Dove lo hai preso?

MILT          - Lo fregai in Spagna a un torero... Ma che ne so! Da un rigattiere. Però ha una certa classe… Ho gusto, nel vestire, io?

LUCAS      - Gusto? Sei un arbiter. Il basco dove lo hai preso?

MILT          - Questo è di provenienza lecita e certa. Lo comprai a Parigi. Era l'ultimo…

LUCAS      - L’ultimo basco a Parigi?

MILT          - Eh, sì. La Metro li aveva comprati tutti per Gene Kelly.

LUCAS      - (annuisce)

MILT          - Ma guardatelo, ci crede! Che ne so io di baschi! E con questo sembro un cazzo in lutto. Ma perché lo porto?

LUCAS      - Perché?

MILT          - Perché la gente mi noti. Guardami senza basco. (se lo toglie) Invisibile, vero? Il niente. Chi è? E guarda ora... (si rimette il basco) Ora sono qualcuno. Un diplomatico. Uno che viaggia. Forse conosco Hemingway. Vado ai film francesi in lingua originale e rido alle battute comiche quando sento ridere gli altri. (ride) Non capisco una mazza di quello che dicono ma uscendo dal cinema, se c'è chi mi chiede “T’è piaciuto il film?" io rispondo: "Eh, comme çi, comme ça”. Manco quello so che vuol dire, ma faccio colpo. Mi distinguo, no?

LUCAS      - BÈ ...

MILT          - Che, sono bello? No. Intelligente? Eh… Sono divertente? sì. Ma a paragone delle grandi lepide menti in questa stanza,... sono Schopenauer con il maldidenti. Per quello metto gli zoccoli a Natale e le calosce a Ferragosto. Quando entro qui, Max Prince ride. E se ride Max Prince, i miei bambini mangiano.

LUCAS      - Max non mi ha rivolto la parola la settimana scorsa.

MILT          - Va bene. Ti presto il basco. 50 dollari la settimana e se ti prende in pianta stabile, 75.

LUCAS      - No, fa niente.

MILT          - (gli tende il basco) Tieni, te lo regalo. (ne tira fuori un altro rosso e un altro verde e un altro i giallo dalla tasca) Sono un arcobaleno basco.

LUCAS      - (sorride) Questa non era male.

MILT          - (mettendo via i baschi) Battute di bassa lega. Loro sono cesellatori. Io un grossista di ferraglie. (va verso il tavolo delle cibarie) Quello che loro hanno in qualità,... io sforno in quantità. Il mio humor poggia sulla mole, sulla cubatura. Dove sono quelle con cipolla? L'ho per contratto. Il mio agente prese accordi per focaccie con cipolla...

LUCAS      - Non è quella lì?

MILT          - (prendendo una focaccina) Questa? Questa è focaccia con vomitaticcio. Senti. Ti sembra odore di cipolla?

LUCAS      - Non sento niente. Sono raffreddato. Se vuoi posso “auscultarla".

MILT          - (gli strappa di mano il basco) Buona questa, Arnie! Parli poco, ma la battuta ce l'hai. Non averne troppe però; ho moglie e figli a carico. Per tacer dell'amante…

MILT/LUCAS - (in coro, note della"quinta") Bam bam bam bam!!

                            (Si apre la porta ed entra Val Skolsky. Indossa un vecchio soprabito liso su un tetro vestito. Ha una tetra cravatta. Emigrato dalla Russia all'età di 12 anni, oltre a un discutibile modo di esprimersi, ha ancora un forte accento. È il più politicamente consapevole di tutti gli autori)

VAL           - (forte accento russo) Che scusa me. Io che interrompe? Perdona me. No fa caso di me.

MILT          - Questo si scusa tre volte in una frase e ancora non ha detto buongiorno.

VAL           - Che scusa me. Io non perdonabile. Io ho troppo mente ripiena. È malattia di geni! (ride) Io che scherza!

MILT          - Ti piace il suo soprabito, Luke? Val compra l'usato da un guardiano dell'obitorio.

VAL           - Questa buona! Tu è comico prima chi comincia lavoro. (si strofina le mani. guarda le cibarie sul tavolo) Cosa che abbiamo qui? Nient'altro che focaccia con cipolle? Ernio, fammi piacere: cerca ciambelo di pane integrato.

MILT          - Si chiama Arnie.  

LUCAS      - Lucas.

VAL           - No Ernio?

MILT          - E non è neanche Arnie. E non è neanche "ciambelo di pane integrato".

VAL           - Tu non comincia con me. Io che no dormo stanotte... che non scopa da una settimana. E Max chiama me a mia casa a dodici di mezzanotte. Lui mai che telefona a 12 ore di mezzanotte se non è grande guaio.

MILT          - Le 12 sono già mezzanotte, coglione!

VAL           - Milt! Tu non scoccia! È troppo presto di mattina per ti dire "Farinculo”!

MILT          - Se per "farinculo” intendi “foruncolo”, vabbeh… Ma se vuoi la cittadinanza americana, impara a dire "vaffanculo"!

VAL           - Tu puoi va dove dici perché io è già "cittadino americano". (guarda sul tavolo) Io no può crede chi non c'è fottuto ciambelo di pane integrato.

LUCAS      - (indica) Ce n'è una fetta lì.

VAL           - (la prende) Grazie, Lukela. Tu che fai strada con show... (prende in mano la fetta di ciambellone ammirato)

                   Chi è già in fette! Per ciò chi mio padre porta noi in America.

MILT          - Il mio ci venne per il crème caramel. In Polonia sapevano farlo, ma non avevano la crème e gli mancava il caramel.

VAL           - (spalmando un formaggio morbido sulla fetta) Io mi domanda: si Max telefona anche a qualcuno di altro, stanotte... Max chiama te, Lewis?

LUCAS      - Lucas. No. Perché doveva chiamarmi? Qualcosa non va?

VAL           - Io no sa ancora. Io fuori stanotte. Oh, senti, io visto più bela comedia che mai visto in mia vita! Io ricorda fino che vivo!

LUCAS      - Cos'era?

VAL           - Cosa chi diavolo era? In Centro. In Villane... Teatro di Uva… No di Uva. Di Piesca. Di Piéra.. Di Prugna..

MILT          - Basta, c'è già di che fare la macedonia! (A Lucas) Max dice che ha le idee. Neanche ci prova a fargliele scrivere! Ha imparato la nostra lingua da un cane che latrava nel sonno.

VAL           - Sì, questo vero, ma ho notizia per te. Sogni di mio cane più comici di tuoi.

MILT          - Il mio cane sa dire: "Fottuto ciambellone e pane integrale"...

VAL           - Bene. Allora lui può prende tuo posto in show.

LUCAS      - Che commedia era?

VAL           - Comedia?

LUCAS      - Sì, quella che hai visto a teatro.

VAL           - Ibsen: “Casa di bombole".

MILT          - Casa di bombole? Sicuro che non fosse "La fuga di gas"?

VAL           - Tu fottuto illitterato! Che scommetto 500 dollari chi no conosce nome di Henrik Ibsen.

LUCAS      - L'hai detto ora tu: Henrik.

VAL           - Oh, sì? (a Milt) Va bene. Allora scommetto 250. (ride) Questa buffa, no? Più buffi miei sbagli di battute che inventa lui. (guarda l'orologio) Dieci passate. Max mai così tarda. Ora io prioccupa...

LUCAS      - (a Val) Non hai idea del perché avesse chiamato?

VAL           - (sorseggiando il caffè) No. Io è a teatro… Lui parla con mia serva. In svedese. Parla in svedese con donna chi viene di Perù. Lei ancora che piange quando che torno casa. Qualche cosa chi male. Io posso giura su Dio.

MILT          - (al telefono) Cara, mi dài la linea, per favore?

VAL           - Dio che ti danna, Milt! Non sai regole! È telefonata di business o telefonata personale?

MILT          - Non lo so. Vediamo chi risponde. Pronto? Chi è? No... io... voglio Petula.

VAL           - Petula. Tu chiami ragazza come aria chi esce di culo?

MILT          - Petula è un nome, Val. Se ti fa pensare a quel tipo d'aria lì, va' tu "via col vento"! O sennò va' alla Berlitz… No, meglio di no, chiuderebbero.

VAL           - Questo non giorno per farmi rabbiare. Io che giuro su Dio!

MILT          - Va bene, mi prenoto per mercoledì. Sì? (al telefono) Aspetto..

VAL           - Dove chi sono tutti? È dieci e 5 e ancora non messo - due sporche parole su carta.

MILT          - Hai ragione. Ehi, Luke, metti su carta due parole sconce. Petula? Milt. Senti, bambina, niente da fare per stasera. È il compleanno di mia moglie, non riuscirei a convincerla che non è vero.

         (Si apre la porta ed entra Brian Doyle con la sigaretta accesa in bocca. Indossa una giacca sgualcita scura di tweed e pantaloni con borse ai ginocchi. Ha una calvizie precoce, ma sono visibili dei punti scuri che denunciano un iniziato trapianto. È irlandese, fumatore accanito, tossisce e beve oltremisura, ma possiede un senso umoristico caustico mordace come del resto lo è la sua concezione della vita)

VAL           - Brian! Gesù! Tu sceglie brutto giorno per fa tardi.

BRIAN       - Scusate. Mi sono fermato… (tossisce) Mi sono fermato… (tossisce ancora incontrollabilmente, poi smette)

                   Mi sono fermato a comprare le sigarette. (appende la giacca)

LUCAS      - (al pubblico) Brian Doyle: bravo ragazzo, bravo attore, fumatore accanito.

MILT          - Ehi, ragazzi, per favore! Qui tradisco mia moglie per tele-fono e non capisco un accidente.

VAL           - Che basta, dannazione! Multa di 50 dollari!

MILT          - Devo lasciarti, tesoro. Hanno appena rialzato le tariffe. Ti richiamo. (mette giù) Oh, Brian che sorride… È cattolico, è irlandese e trova la forza di sorridere. Avrà visto la Madonna!

BRIAN       - Cinque giorni! Contateli, ragazzi, avete quelli soli. Perché venerdì questo bell'irlandese molla lo show. Ha trovato da far bene.

LUCAS      - Dove vai?

BRIAN       - Aspettate… Mi pare che si chiami... Hollywood? Ho vendu-

                   to la mia sceneggiatura alla Metro. Metro come "Metro- Goldwyn-Mayer". Forse ne avete sentito parlare.

LUCAS      - Alla Metro?! Fantastico!!!

VAL           - Tutte il settimane lui lascia il show venerdì. Tutte il settimane lui vola in Hollywood. Tutte il settimane vende sceneggiatura a Metro o Twerntieth Century Fox.

MILT          - Bada, ti manda farinculo… capito il russo?

BRIAN       - (canticchia) "l'm singing in the rain"

VAL           - Basta! Io voglio che noi scrive sketch immidiatamente prima che viene Max. Chi sa in che stato chi lui viene. Voi prende "Newsweek", "Time", "Life", tutte riviste. Vede di notizie. Milt guarda quali idee è su tabellone. Vede quali film è di successo. C'è film di MarIo Brandon. Max forse che fa show su quello.

                            (Milt (stacca dalla parete il tabellone con le idee)

LUCAS      - (precisando) Marlon Brando.

VAL           - Io che detto?

LUCAS      - MarIo Brandon.

VAL           - Mio modo più buffo.

                            (Brian ha staccato con le dita un pezzo di torta)

VAL           - Ehi, Brian, quando che finito di distrugge torta, forse che trovi tempo per idea.

BRIAN       - (A Lucas) Vieni qui, Luke. Questi ancora non ci credono. (tira fuori un foglietto, lo porge a Lucas che lo legge) Questa è storia, ragazzo. Sarò laggiù; con David O'Selznick! Avanti, leggi.

LUCAS      - (legge il foglietto) “Il tuo agente ha chiamato per dire che sarai contattato dalla Metro”.

                            (Lucas, Milt e Val si guardano)

VAL           - Avanti. Noi che ascolta.

LUCAS      - Tutto qua. 

MILT          - Tutto qua? Mi contatta la Metro! Vi sembra poco?

BRIAN       - Ho avuto una telefonata stanotte. Appena c’è l'ok per la sceneggiatura, firmiamo il contratto.

LUCAS      - Ancora non c'è l’ok?

BRIAN       - Lo daranno appena l’avranno letta.

LUCAS      - Non l'hanno ancora letta?

BRIAN       - La leggeranno quando la scrivo.

MILT          - Ancora-non-l'hai-scrittaa?!

BRIAN       - (si punta l'indice sulla fronte) Qui! L'ho tutta qui. Ogni pagina, ogni parola, ogni virgola!

VAL           - Loro che fa contratto per tuo dito contro tua testa?

BRIAN       - Bastardi gelosi! Io ho detto l'idea al mio agente, il mio agente l'ha detta alla Metro. Tutto lo studio è impazzito. (Indica Val e Milt) Li vedi questi, Luke? Di qui a 30 anni, scriveranno telequiz e io sarò vicepresidente della Metro e mi scoperò Lana Turner.

MILT          - Quando avrà 62 anni? Perché?

VAL           - Io che sono categoricamente offeso di tuoi commenti. Questo è con nessun dubbio il più gran staff di scrittori in storia di televisione. E io preferisco chi resto qui fino chi mia prostata cade, prima che mi vendo a diposito mondiziale di Hollywood. Giuro su Dio!

BRIAN       - E se ti volessero?

VAL           - Io che aperto a tutto. Vado in Hollywood a piedi!

                            (Entra Kenny Franks: elegantino, giacca sportiva, cravatta, impermeabile, occhiali con montatura in tartaruga. È certamente il più raffinato di tutti)

KENNY     - (mostrando il “Time magazine") Avete visto il Time Magazine di questa settimana? Il Papa approva la psicana-lisi..Questo significa che d'ora in avanti la confessione costerà 80 dollari l'ora. E per penitenza direte cento "Hail Sigmund Freud"…

LUCAS      - (al pubblico) Kenny Franks, ex-ragazzo prodigio. Dicono che a 14 anni scrivesse battute per Jack Benny. Quando avevo 14 anni io, i miei, Jack Benny non me lo facevano vedere. Spegnevano la TV.

VAL           - (guarda la rivista che Kenny posa sulla scrivania)  Tu pensa che questa cosa di Papa può essere un sketch per noi?

KENNY     - BÈ, penso che prima dovremmo fare tutti la Comunione. BRIAN           - Falla. È meglio della circoncisione.

                            (Kenny versa dell’acqua calda in una tazza, ci mette un sacchetto di tÈ, poi la lascia un po' raffreddare) 

MILT          - (a Brian) E che ne sa un cattolico come te della circoncisione? (agli altri) L’avete mai visto alla toilette? Non centra mai il water. Piscia sempre sul muro.

                            (Kenny prende una pillola con una tazza d'acqua)

MILT          - Allora, Mister Vitamina, che razza di pillola si prende oggi?

KENNY     - Compresse di nicotina. (la manda giù) Ora posso prendere il cancro senza dover fumare.

BRIAN       - (ride)

KENNY     - (rimescola il suo tè) Come andiamo, Luke?

LUCAS      - Non lo so. Nessuno me lo dice.

KENNY     - Non ti preoccupare. Max pensa che andrai da Dio.

LUCAS      - Lo ha detto lui?

KENNY     - No, ma gli dirò io che lo ha detto, tanto non se lo ricorda. (sorseggia il tè')

VAL           - Tu sentito che Max chiama me a 12 ore di mezzanotte?

KENNY     - “Tu sentito che ha chiamato me alle 11 e mezza?"

VAL           - Max?

KENNY     - Stava seduto nella sua tana, ubriaco fradicio, con un fucile carico sulle ginocchia.

VAL           - Figlio di puttana! Chi ti detto questo?

KENNY     - BÈ, più che dire, me lo ha sbrodolato lui, ma ho capito quasi tutto.

VAL           - Figlio di puttana!

LUCAS      - Aveva un fucile carico?

KENNY     - Ha detto che ieri sera aveva trovato un’altra lettera minatoria nella cassetta delle lettere.

MILT          - Non era mia. Io gliel’ho spedita la settimana scorsa.

VAL           - Figlio di puttana! Ha chiamato polizia?

KENNY     - BÈ, ha detto che prendeva la cosa in mano lui. Ora è Max contro quelli.

BRIAN       - Figlio di puttana! Scusa, Val. Stavi lasciando un vuoto.

VAL           - (A Kenny) Che significa "Max contro quelli”? Chi è quelli? Lui ti ha detto?

KENNY     - Era sotto scotch e tranquillanti. Ogni volta che parlava, mi sa che faceva le bollicine.

LUCAS      - Tranquillanti?

MILT          - (A Lucas) Max tutte le sere, dopo il lavoro, sale sulla Limousine, prende due tranquillanti grossi come bombe a mano e li manda giù con una secchiata di scotch… L'autista l’aiuta a entrare in casa e lui crolla addormentato sul pavimento accanto ai suoi cani.

BRIAN       - Precisamente. Perciò non esistono lettere minatorie. Quell'uomo è un paranoico.

VAL           - Forse che Brian ha ragione. Ricorda quando che Max accusa suo vicino chi spara su gomme di tua Cadillac?

BRIAN       - Ehi, ragazzi, Max spara lui sulle sue gomme. Lo sappiamo tutti.

LUCAS      - Ma perché lo farebbe?

BRIAN       - Ha un fucile. Ha una Cadillac. Ha le domeniche libere… Perché no?

LUCAS      - Max ha dei nemici?

KENNY     - Oltre se stesso, non credo.

LUCAS      - Che vuoi dire?

KENNY     - Nessuno odia Max quanto Max odia Max.

BRIAN       - Mi piace quando sforni frasi da “generazione perduta”.

KENNY     - (A Lucas) Questi non capiscono! Noi scriviamo cose co- miche. Ma è lui che le dice. È Max che si espone. È Max che mette il culo davanti alle telecamere tutte le settimane.

MILT          - Ah, è il suo culo, quello? Per quello si piglia tante risate.

VAL           - No. Kenny ha ragione. A Max piace quando che sta qui dentro con noi. Fuori no. Lui che più grande comico dopo di Chaplin, ancora vomita per panico prima di show.

BRIAN       - Per 25.000 dollari a settimana, mi caccerei le dita in gola!

MILT          - Ehi, Brian, non criticare mai Max in questa stanza. Mette ogni cucchiaio di pappa nella scodella dei miei bambini e ogni capello trapiantato, sulla sua testa.

                            (toglie il berretto a Brian scoprendo i suoi “trapiantati")

BRIAN       - (si tocca i capelli) Se non ve lo avessi detto, non lo avreste mai capito.

KENNY     - No, io pensavo a una radura con cespi in ordine sparso.

MILT          - Ho sentito che i capelli trapiantati crescono come peli pubici. Dovrai comprarti una zip per la capoccia.

BRIAN       - Dio, quanto mi mancherete a Hollywood! (reazione degli altri)

KENNY     - Oh, Gesù! Ha venduto un'altra sceneggiatura. Quale cesso di produzione te l'ha comprata questa volta?

BRIAN       - La Metro.

KENNY     - Quanto?

BRIAN       - 75.000.

KENNY     - No, voglio dire, quanto scommettete che è un'altra balla?

BRIAN       - Fa' la tua cifra.

KENNY     - 500 dollari se vinci. Se perdi, ti strappiamo i "trapiantati".

                            (Entra Carol Wyman, sulla trentina, con un forte siste-   ma difensivo ad azione rapida che le viene dall'essere i il solo autore-donna dello staff)

CAROL      - (eccitata) Ragazzì, avete sentito la notizia?

                            (Tutti la guardano)

CAROL      - No, naturalmente. Qua dentro a nessuno frega niente di quello che succede in questo paese. Ma sono proprio io sola qui a interessarsi di cose che non siano il baseball, i soldi e le battute?

                            (Ttutti, tranne Val, si guardano e annuiscono)

TUTTI        - Sì, tu sola. È vero. Hai ragione. Interèssati tu che noi abbiamo da fare.

VAL           - Quale notizia?

CAROL      - L'ho sentita ora in taxi. Joe McCarthy ha dato del comunista al generale Marshall.

VAL           - Non fottutamente credìbìle.

CAROL      - Dà di comunista tesserato a un generale dell'esercito con cinque stelle!

BRIAN       - Anche se fosse comunista, un generale entra dappertutto senza tessere.

CAROL      - Ehi, ragazzi, sveglia! Credete che sia uno scherzo? L'Ame-rica è sull'orlo di diventare fascista e questo non vi preoc-cupa?

BRIAN       - McCarthy è manicomiale. Un fanatico. Quanto credi che durerà?

VAL           - Certi di loro che durati bastanza per uccide sei milioni di ebrei.

BRIAN       - Eh, io ne ho conosciute di teste calde come McCarthy. Lo farà, prima o poi, un viaggio in Irlanda. Già metteranno le bombe da parte per lui.

CAROL      - Quanto mi dispiace per il generale Marshall! Un uomo così caro, con quello sguardo dolce! Di tanti doveva rifarsela proprio con lui!

MILT          - Non lo so. Val, tu che non te ne perdi una, hai mai visto Marshall alle adunate?

VAL           - Tu, pazzo fottuto! Tu non dice battute così! Qualche segretaria che fuori sente, rifirisce e io che compare in giudizio in Washington!

CAROL      - VaI ha ragione. Niente battute sui comunisti. Non si salva nessuno oggi. (sussurrando) Sapete che hanno una lista nera?

MILT          - Hanno che?

CAROL      - (sussurra) Lista nera. Lista nera..

KENNY     - Un menù listato a lutto senza i dessert.

CAROL      - Ma non capite che sulla (sottovoce) lista nera possono metterci chiunque vogliono loro?!

LUCAS      - Senza prove?

KENNY     - E da un momento all'altro! Hanno una lista d'attesa per la lista nera…

MILT          - No, se dài qualche mancia in aeroporto…

CAROL      - Ma come riuscite a scherzarci su? Nessuno ha sentito in TV Edward Morrow, ieri sera?

MILT          - Non si fa mai vivo con me. È un opinionista che deve avere una scarsa opinione sulle mie opinioni.

CAROL      - E continuate! Come faccio a ficcarvi in testa che è una cosa gravissima!

MILT          - BÈ, quasi lo capivamo dal tuo "pissi-pissi ".

CAROL      - I senatori più importanti hanno detto a Morrow che l'F.B.I. intercettava le loro telefonate.

VAL           - Vede? stesso come in Russia. Prima contro di politici, poi contro di artisti. Primi artisti scrittori perché loro è intellettuali.

BRIAN       - BÈ, se è per gli intellettuali, qua dentro siamo al sicuro.

CAROL      - Credi? Chiunque è in contatto col pubblico è nemico di McCarthy. Cioè noi. (sottovoce) Scommetto che hanno già messo “cimici”, in questa stanza.

MILT          - Tenete d'occhio la poltrona del capo. Avvertite di qualsiasi movimento!

VAL           - (lo fulmina con lo sguardo)

MILT          - Era una battuta politica... Speravo che ti piacesse.

KENNY     - Ma non capisci? Tu scherzi e sei nelle grinfie di McCarthy... panico mediante l'intimidazione.

MILT          - Può non intimidire un senatore che per ridere grugnisce? VAL      - Mio Dio, che terribile ora per tutti noi!

BRIAN       - (guardando l'orologio) Ha ragione, sono le dieci e 20. CAROL     - Oh, mio Dio, no!

VAL           - Cosa?

CAROL      - Io ho un cugino, nipote di mia madre. Un ragazzo carino, dolce e stupido. È stato comunista per tre mesi al college, poi ha mollato… Che gli racconto se mi chiedono di lui?

BRIAN       - Hai diritto a non rispondere per non incriminarti.

VAL           - Ecco, tu prende lo Quinto Emendamento...

MILT          - O la Sotterranea. E scendi in Australia.

KENNY     - Ok, ragazzi, basta. Stiamo facendo dell'umorismo tombale.

CAROL      - Sapete quanto Max già odia McCarthy. Quando saprà di questo...

BRIAN       - Quando saprai tu di Max!

CAROL      - Cosa?

LUCAS      - Ha ricevuto una lettera minatoria.

CAROL      - Da McCarthy?

BRIAN       - No. Se le scrive da sé..

VAL           - Tu questo non sai.

KENNY     - (A Carol) Mi ha telefonato ieri sera. Aveva preso uno dei suoì “mìx”: scotch-tranquillante. Stava seduTO con un fucile sulle gìnocchia.

VAL           - Diceva che lui spara su cierti...

CAROL      - Max ha quei due canì da caccia? Mi sa che è tutto lì…  Stava solo per andare a caccia.

KENNY     - Quei cani non cacciano. Puntano solo carni al super-mercato.

VAL           - Ok. Dio perdona me chi dico questa parola: nervi che crolla.

MILT          - Quelle sono tre parole. Dio non ti perdonerà mai.

KENNY     - Max è mai mancato a uno show? È mai mancato a una "Prova? È mai mancato a una nostra riunione? Mai! È qui in questa stanza ogni giorno con noi. Mai tronfio, mai merdoso pallone gonfiato come la maggior parte dei comici con cui abbiamo lavorato. È un eccentrico, non è un pazzo.

VAL           - Perché allora che oggi è prima volta che lui è in ritardi di mezz'ora?

KENNY     - Forse si è fermato per sparare sui suoi cani, sui suoi alluci e sulle sue gomme. Ma arriverà..

                            (suona il telefono)

VAL           - Se è cattive notizie di Max, che io no voglio sentire.

MILT          - Chiunque vuole sentire brutte notizie di Max, risponda al telefono.

                            (il telefono suona ancora)

VAL           - Maledizione, che qualcuno risponda!

LUCAS      - (il più lontano dal telefono) Vado io.

BRIAN       - È un ragazzino. Che ne sa di rispondere al telefono?

CAROL      - (Risponde lei) Pronto? Oh. Ciao. Dove sei? (coprendo il microfono) È Ira. Ha fatto tardi dall'analista.

MILT          - Credevo che fosse morto, il suo analista…

CAROL      - Ne ha conosciuto un altro al funerale. (al telefono) Ira, vieni qua subito, abbiamo dei problemi. (riattacca)

LUCAS      - (al pubblico) Ira Stone era un ipocondriaco che arrivava tardi tutti i giorni con una nuova malattia. Il più grande desiderio della sua vita era che si desse il suo nome a un virus.

                            (Suona ancora il telefono)

LUCAS      - Posso rispondere io. Credo di essere abbastanza grande. (esegue) Pronto? Oh... Ok. Grazie, Helen. (riattacca rapidis-simo) Max è arrivato. È entrato nel bagno.

VAL           - (nervosamente) Va bene. Che tutti calmi. Relaxo. Cosa che gli diciamo?

CAROL      - Non diciamo niente delle lettere minatorie e del fucile? LUCAS     - Lo ha detto lui a Kenny stanotte, perciò lo sappiamo.

VAL           - Noi decide veloci ciò che noi dice. Quanto tempo mette per orina, là dentro?

BRIAN       - Un mio amico aveva un pastore tedesco che volò con lui da Parigi a New York. Quando atterrarono il cane pisciò per due ore e 10.

LUCAS      - Pensate a quanto avrà pisciato Lindberg!

VAL           - Voi sa cosa? Io più non vuole responsabilità che sono capo di voi. Io giuro su Dio. Io lascio. Carol, tu ora è capo.

CAROL      - Io sto tentando di restare incinta. Ho abbastanza preoccu-  pazioni…

BRIAN       - Chiedilo a tuo marito. Ma dobbiamo proprio fare tutto noi?

                            (Si apre la porta. Entra Max Prince. Porta un impermea- bile su un doppiopetto grigio, scarpe nere, camicia bianca e cravatta. Sembra più alto di quello che è, per la sensazione di forza che emana. Domina l'ambiente con la sua personalità. Lo si deve guardare per forza perché è come un autotreno che non puoi scansare. È donchisciottesco, passa rapidamente da calorose conta-giose risate a sorde rabbie. Parla spesso per monosillabi esprimendo i suoi pensieri con una parola o due. Oggi non è una buona giornata per Max. Si precipita nella stanza quasi ignorando tutti)

VAL           - Noi giusto che parla di te, Max. Noi che dice che show di passata domenica è incridibilmente buono. Forse che più buono che tutti.

CAROL      - Ho avuto almeno venti telefonate.

MILT          - Dieci le ho fatte io per quanto era bello.

MAX          - (facendo rabbiosamente avanti e indietro) Nessuna critica sullo show?

VAL           - (un po’ sbalordito) Sì, Max, incridibilmente buono. Forse che più bello che tutti.

MAX          - (facendo ancora su e giù) Che cosa dicono?

VAL           - Dicevano "incridibilmente buono". Forse che più bello che tutti.

MAX          - Tazza! (appende l'impermeabile)

LUCAS      - Cosa?

MAX          - Tazza!

VAL           - (a Lucas) Tazza. Vuole caffè in sua tazza. No latte. Quattro zuccheri.

LUCAS      - Va bene, Max. (esegue rapidamente)

MAX          - Abbiamo avuto altri “memo” dalla N.B.C?

VAL           - Cosa?

MAX          - Memo. Memo. Adorano spedire memo.

VAL           - No, Max, niente memo.

MAX          - (scherzando si finge offeso, ferito) Nessun memo? Ci hanno tenuto un giorno senza memo? Forse li mettono da parte per uccidermi scaricandomene addosso una valanga. Morirò sof-focato. Avrò per sudario un memo gigante e mi seppelliranno nel cimitero di Monte Memo in Memo Park.

LUCAS      - (torna con il caffè) Ecco il caffè, Max. Stia attento, scotta.

MAX          - (prende la tazza e manda giù il caffè tutto in un sorso) Oooooh! Era bollente!

VAL           - Non devi che bevi così, così presto,Max.

MAX          - No. Fa bene. Fa bollire il sangue.

CAROL      - Vuoi un'aspirina, Max?

MAX          - Ne ho preso un flacone a casa.

BRIAN       - Be’, "chiodo scaccia chiodo".

CAROL      - Non hai dormito stanotte, Max?

MAX          - Oh, sì. Come un ghiro.

KENNY     - Magnifico, dormire come un ghiro! Dormi tutto l’inverno e ti svegli a maggio… fresco come una rosa.

MAX          - (ride. Si apre la zip dei calzoni e se li sfila senza togliersi le scarpe. Con i calzoni e la giacca in mano va verso la porta e grida) Helen! Sono pronto!

HELEN      - Arrivo, Max!

MAX          - (agli altri) Lavoriamo oggi. Un sacco di lavoro… Voglio uno show da urlo questa settimana. No, "da urlo” è poco... Voglio che sia il migliore. Il migliore che abbiamo mai visto, capito?

MILT          - Certo, Max. È sempre bene cambiarlo ogni tanto…

                            (Max è in piedi in camicia, boxer, calzini e giarrettiere. Helen entra. È un'attraente segretaria sulla trentina. Max le dà giacca e calzoni)

MAX          - Lavati a secco e stirati.

HELEN      - Come sempre, Max.

MAX          - E guarda dentro le tasche. Non voglio che mi stirino le chiavi.

HELEN      - Sì, Max. Oh, il signor Revere della N.B.C. ti ha spedito una pila di memo.

                            (Max guarda gli altri. Helen se ne va col vestito. Max va all'attaccapanni, prende l'impermeabile e se lo mette)

MAX          - Oooooookaay!! Loro hanno cominciato, noi finiremo! La N.B.C. ha sparato il primo colpo. Ricordate tutti questo giorno! Un giorno bollato dall'infamia: il 6 marzo 1953…

BRIAN       - Ne abbiamo 8, Max.

MAX          - (occhiata) Chi sei tu, uno storico? 6 marzo, 8 marzo, 12 marzo...Che importanza ha? (Si siede. Accende il sigaro) La battaglia è cominciata. Il fronte è precisato. Ora: il nostro piano per il contrattacco.

CAROL      - (A Kenny) Ma di che si tratta?

KENNY     - (si stringe nelle spalle) Che c'è, Max?

MAX          - Che c'è? Quello che non c'è, c'è. Quello che potrebbe non esserci, c'è. Quello che non potrebbe non esserci, non c'è... Chiaro?

KENNY     - Ma certo. È la teoria dell'oscurità. Di Newton, vero?

MAX          - (accende il sigaro) Vogliono ridurre a un'ora lo show.

CAROL      - A un'ora?!

VAL           - Noi? Noi che show numero uno in America? Forse numero due… Numero tre minimo.

MAX          - Ci tagliano. Fino alle rotule. Zac-zac-zac-zac…

KENNY     - Non puoi far ragionare quella gente?

MAX          - Quale gente? La N.B.C. non è gente. Non sono come noi. Portano calzini neri lunghi fino qua. No, forse fino qua... (gesto) Calzini girocollo. Tornano a casa dal lavoro e prima di cena mettono uno slow e ballano con le mogli... Hanno carta da parati francese nel garage. Per noi non c'è dialogo con quelli.

KENNY     - Allora cosa vogliono?

MAX          - (sollevando il sigaro) Va bene. Cos'è questo che sto fumando?

                            (tutti si guardano fra loro)

BRIAN       - Io, ragazzi, rischio: è un sigaro.

MAX          - Sbagliato.

BRIAN       - Accidenti! Credevo d'averci dato.

MAX          - (A Brian) Per noi è un sigaro. Per loro è potere. Per loro è controllo. Per loro è afferrare i testicoli e strizzarceli. (se li acchiappa e li strizza facendo una smorfia di dolore. Poi si volta verso Carol e ripete il gesto) Hai capito?

LUCAS/MILT - (guardano verso Carol)

MILT          - (da parte, a Carol) Dopo ti spiego io quello che si sente…

VAL           - Mi perdonami, Max. Io non voglio dire che interrompo. Ma dimmi si io capisce: sigaro è simbolo fallico. Cioè, pene. Cioè pene è potenza. cioè, pene è controllo…

MAX          - (annuisce) Cioè… Cioè… Così è.

KENNY     - Così quelli della N.B.C. usano il loro potere per controllarci, vero Max? Per fare cosa?

MAX          - Per strapparmi il cuore! Vogliono tagliare le spese, risparmiare. Quello dice che lo show è troppo sofisticato. Troppo intelligente, dice. Mia sorella, mio fratello, due individui che fanno a botte con l'ortografia, lo capiscono tutto. "I grossi sponsor ci lasciano", dice lui. Cosa vendono, dei Velasquez? No, zibibbo, maccheroni, formaggini. Che, forse, chi mangia non può capire questo programma?

CAROL      - E possono dircelo così, di punto in bianco? "D'ora in avanti avete un'ora sola e amen"?

MAX          - Loro possono dire quello che vogliono. Possono starsene nei loro uffici con la moquette di pelo di cammello. Ci giocano a golf chissà con quali buche, forse quelle dei loro cessi in maiolica francese. Si abbuffino pure di sandwiches al salmone… Facciano pure! Però io ho un piano.

CAROL      - Qual è il piano, Max?

MAX          - Ok. Chiudete le porte.

LUCAS      - (guarda) Sono chiuse, Max.

                            (Max si sporge dalla sua poltrona, fa cenno a tutti di avvicinarsi. Tutti eseguono)

MAX          - Quando i Traci combatterono nella battaglia delle Alture di Aburbe nel 354 avanti Cristo, di fronte a sovrastanti forze nemiche cosa fece Ciclopis, la più grande mente militare della Storia?

TUTTI        - (si guardano in faccia stupiti)

MILT          - Ciclopis chi era? Mica quel gigante con un occhio solo? VAL        - Vuoi lascia che finisce? Cosa che fece Ciclopis, Max?

MAX          - Mandò fuori un centinaio di donne, vecchie, giovani, quello che erano... Le piazzò a dieci miglia di distanza in… in… (fa un cerchio col dito)

KENNY     - In cerchio?

MAX          - (annuisce) In cerchio… Coprendo 200 miglia. Poi nel cuore della notte, ognuna delle cento donne accese… accese... (fa un gesto verso l'alto)

VAL           - Un ombrello?

MAX          - Una torcia... Grandi torce! (guardando Val trucemente) Un ombrello?!!! Il nemico si vide le torce tutte intorno, pensò di essere circondato, gettò le armi e si arrese. Capito? Il circon-dato si arrese. Ed è quello che faremo noi!

MILT          - Mettiamo le torce in mano a cento donne e circondiamo la N.B.C.?

VAL           - (occhiata)

MILT          - Chiedevo. Io non ho fatto il militare.

BRIAN       - Insomma, i fottuti fottono chi li fotte.

MAX          - Lo hai capito.

KENNY     - Ci puoi dire precisamente che ha fatto la N.B.C.?

MAX          - Mi hanno mandato la dichiarazione di guerra... nella cassetta delle lettere. Consegnata nella casa dove dormono mia moglie e i miei bambini. Ci sarà spargimento di sangue? Oh, sì! Ma non in casa mia. (citando) Le loro fortezze crolleranno, cadranno i loro Re e bruceranno i loro campi di grano.

MILT          - (A Carol) La N.B.C. ha campi di grano?

KENNY     - Scusa sai, Max, ma è la N.B.C. che ti ha mandato le lettere minatorie?

MAX          - Chi te lo ha detto?

KENNY     - Tu, stanotte. Mi hai telefonato, ricordi?

MAX          - Io a te?

KENNY     - Sì.

MAX          - Stanotte?

KENNY     - Eh!

MAX          - Eri tu?

KENNY     - Giuro.

MAX          - Non sembravi tu.

KENNY     - Ho fatto del mio meglio, Max.

MAX          - Mi sembravi straniero. Spagnolo, forse!

VAL           - Quello era mia serva di Perù.

MAX          - Era in casa di Kenny?

VAL           - No, in mia casa. Tu che chiamato me dopo che chiamato Kenny.

MAX          - Con te non ho mai parlato.

VAL           - No, io ero in teatro.

MAX          - Ti ho telefonato a teatro?

VAL           - No. Tu chiama me in mia casa. Io che andato a teatro. Nel Village. Al Pera… Al Pesca… Al Prugna…

LUCAS      - Al Macedonia!

VAL           - Al Macedonia. Grazie.

MAX          - (A Lucas) TU eri con Val?

LUCAS      - No... Io ero a casa. Con mia moglie.

MAX          - Tì ho chìamato a casa?

LUCAS      - No. Me, no. Val voleva sapere a che teatro era andato e gliel'ho detto.

MAX          - Val ti ha telefonato per chiederti in che teatro era?

LUCAS      - No. Me lo ha chiesto stamani.

MAX          - Io neanche sapevo che eri sposato.

LUCAS      - Bè, questa è la prima volta che ci parliamo.

MAX          - (con la testa tra le mani) Non ricordo niente. Giuro su Dio, secondo me c'è qualcuno che mi droga.

VAL           - Ecco Max, questo che porta a un altro delicato argomento.

MAX          - L'altra notte mi sono addormentato con gli occhi aperti. Ho pensato: “Sto sognando un soffitto”.

VAL           - Prima cosa, Max, tu sai che noi ti vuole bene.

MAX          - A volte vado in cucina nel cuore della notte, prendo un martello e rompo le noci. Perché dovrei farlo?

KENNY     - Mi sembra che secondo Freud sia un sintomo di paura. MAX       - Perché? Io non ho paura delle noci. Ma, volete sentire il peggio?

CAROL      - Credevo di averlo già sentito.

MAX          - Quando mangio, non distinguo più una bistecca da un pesce. Ma perché? (è quasi alle lacrime)

BRIAN       - Dove ti comprano le bistecche, Max?

MAX          - (A Val) Qual era l'argomento delicato?

VAL           - Ecco: è ciò che noi sente di te, di tuo bene, Max, di tua salute, di bene essere, di tua famiglia…

MAX          - Non farmi divinazioni. Qual è quest'argomento delicato?

KENNY     - Noi… noi pensiamo che non ti facciano bene quelle pillole che prendi la sera, prima di uscire di qui.

MAX          - (confuso) Quali pillole?

VAL           - Il pillole, Max, che tu prende prima che vai a casa.

MAX          - Io prendo le pillole? Ma che state dicendo? I tranquillanti? Prescrizione medica. Due pilloline.

KENNY     - Pilloline? Farebbero la loro figura in un Bowling!

MAX          - A malapena le prendo due volte la settimana.

BRIAN       - Una volta la settimana, tutte le sere.

MAX          - Sono innocue. Carol, ricordi quella sera che non ti sentivi bene? Io te ne detti mezza. Ti successe niente?

CAROL      - Non ricordarmelo! Dormii per 9 giorni!

KENNY     - Non sono solo le pillole. Sono i 4 bicchieri di scotch che bevi per mandarle giù. Pillole e liquori non è roba da "mixer", Max. (sorride) ...”da "mixer", Max"… Non è male…

MAX          - Io devo dormire. Se non dormo, come proteggo la mia... famiglia da quelli?

CAROL      - La N.B.C. minaccia la tua famiglia?…

MAX          - Minacciano il mio show! Il mio show e la mia vita. Se minacciano la mia vita, minacciano la mia famiglia. Volete sentire che hanno detto nella lettera che mi hanno mandato? Volete sentire parola per parola che mi hanno detto?

MILT          - Avanti, Max, siamo a porte chiuse.

MAX          - (si appoggia allo schienale della poltrona e guarda il suo sigaro) Hanno detto: “Date merda alla gente!”

TUTTI        - (si guardano tra loro)

CAROL      - Il Presidente della N.B.C. ha detto così?

MAX          - Mi avete sentito: “Date merda alla gente!”

BRIAN       - Proprio "merda" come merda?

CAROL      - Perché avrebbero dovuto dirlo?

MAX          - Perchéé?! Perché loro ci fanno i soldi con la merda. A vagoni! Andate nel Connecticut e da qualunque parte vedrete i loro villoni in neo-gotico, neo-ellenico, neo-un accidente che li spacchi! Bè, la televisione è stata inventata per quello. Mettono in onda ondate di merda, pubblicizzano merda e la gente corre a comprarla, i loro bambini se la bevono e le mamme gliela ricomprano. E d'estate, mentre i poveracci restano a casa a guardare altra merda, i magnati vanno in Francia sulla Costa Azzurra. Perciò ho ricevuto una lettera che dice: "Date merda alla gente!”

MILT          - (da parte, a Carol} Non lo disse anche Maria Antonietta?

CAROL      - (sgomitando Milt) Lei disse: “Brioches!” Ma perché parli sempre con me? Scoccia qualcun altro, ogni tanto…

KENNY     - Permetti che faccia io il punto. Per quattro anni di fila ab-biamo fatto piazza pulita di premi “Emmy”. Tutti i critici ci adorano. Ma improvvisamente la televisione si allarga: arriva nel Mid-West, nel Sud. Si ritrova con un tipo diverso di audience. Vogliono show con i quiz, con il bowling, con la lotta, dico bene?

MAX          - (annuisce) Dici bene. Se hai la merda la spargi a palate.

KENNY     - Allora, vogliono ridurci a un'ora. Non fate show troppo astrusi. Troppo intelligenti. Non satireggiate film giapponesi o italiani.

MAX          - Dà a un cavallo il fieno e che ne viene fuori?

CAROL      - Neanche serve che tu lo dica.

KENNY     - Così non solo ci tagliano la mezz'ora, ma è uno show escrementizio quello che vogliono da noi!

VAL           - Noi che non può parlare con loro?

MAX          - Parlare? No! Non parlare! Combattere! Li combattiamo “sui monti, nei mari e nei cieli e sulle rive”. O magari ce li scazzottiamo in un vicolo. (va al tavolo del caffè e si versa dell'acqua in un bicchiere di carta. Torna sulla poltrona e la sorseggia)

CAROL      - Mio Dio! Questo è tutto in linea con quello che succede oggi in questo paese. La censura. Le liste nere. È il senatore Mc Carthy che diffama un uomo come ìl generale Marshall.

MAX          - (sputando l'acqua) Coosa?! Che cos'hai detto di Marshall?

CAROL      - Non hai sentito? Lo stanno dicendo per radio da stamani.

MAX          - (stringe il bicchiere di carta. Schizza via l'acqua) Che cos'ha detto? Voglio saperlo con precisione. Non voglio perdermi una parola. (si alza, beve la poca acqua rimasta nel bicchiere, poi lo posa sul tavolo)

CAROL      - Joe McCarthy ha accusato il generale George Marshall, un generale dell'esercito con 5 stelle, di essere un membro del partito comunista.

MAX          - (stringe con tanta forza il bracciolo della poltrona, che ne viene via un pezzo. Si alza talmente irato che gli si vedono le vene del collo)

MILT          - (da parte) Qualcuno cambi posto con me.

MAX          - (Si aggira fremente)

VAL           - Tu sai come io sento, Max. Io sento che come te.

MAX          - Tu ti senti come me? Ah, non credo. Vuoi sapere quello che sento? Chiedimelo, Val. Chiedimi quello che sento per McCarthy...

CAROL      - Non chiederglielo, Val. Non voglio vedere!

MAX          - Se non vuoi vedere, tappati gli occhi! (A Val) E chiedimi quello che sento!

VAL           - Noi già che vede quello che senti.

MAX          - (A Val) Ancora no. Quando me lo chiederai, lo vedrai. Chiedimelo! (la mano di Max invita con forza alla domanda Kenny che è seduto fra Max e Val, si volta lentamente verso Val)

VAL           - Cosa che senti per McCarthy, Max?

MAX          - Grazie. (si volta e con un pugno sfonda la parete. La mano resta nel buco. è la parete dov'era il tabellone delle idee, prima che Milt lo staccasse) Ecco! Ecco quello che sento!

CAROL      - Oh, mio Dio!

VAL           - Tu che senti bene, Max?

BRIAN       - Qualcuno vada oltre parete a vedere come sta McCarthy.

MAX          - Vogliono che gli dia merda? Ecco! Gli dò merda!

VAL           - Tu puoi che tiri fuori mano?

MAX          - Lasciala lì! Prendi un coltello. Tagliala! Mandala in una scatola a quel bastardaccio, che sappia quello che penso di lui!

CAROL      - Qualcuno gli tiri fuori quella mano! Può essere fratturata.

MAX          - (tira fuori la mano. Ha ancora le dita serrate) Helen! VIENI QUI! Gli ha dato del comunista, eh? (si guarda intorno) Voglio colpire qualcosa. Qualcosa di grosso. Qualcosa di valore.

MILT          - Qua di fronte c'è la banca, Max.

HELEN      - (entra correndo) Sì, Max?

MAX          - (indicando) Lo vedi quel buco? Non toccatelo. Lasciatelo lì. Chiama un corniciaio. No, anzi, chiama Tiffany. Ci voglio una cornice d’argento. Sotto ci voglio una targa. D'oro! E sulla targa ci voglio inciso: “In onore del Generale Marshall, soldato, statista, calunniato da quel figlio di puttana di McCarthy!”

HELEN      - (prende appunti) Non sono sicura che Tiffany la inci- derebbe.

MAX          - Basta pagarli abbastanza.

HELEN      - Sì, Max. (Corre fuori. Brian, che era uscito dalla sinistra della scena, si affaccia dal buco della parete)

BRIAN       - Potrebbe diventare un monumento nazionale come la casa di Jefferson.

MAX          - (si illumina) Ok! Ok, ho un'idea per lo show di questa settimana.

KENNY     - Fuori, Max!

MAX          - Sarò la Statua della Libertà. Porterò una gonna lunga fino ai piedi.

VAL           - Mi piace.

MAX          - Con i sandaloni. E il diadema in testa. Con la torcia e un libro. Tutto dipinto di verde. Con la cacca dei piccioni sulle spalle. E starò in piedi su quello scatolone dov'è scritto: "Datemi i vostri poveri, i vostri affamati, i vostri scottati dal sole, i vostri sdentati..." o insomma, quello che c'è scritto.

MILT          - Lo leggeremo.

VAL           - Diiio, che è molto comica, Max!

KENNY     - E che succede nello sketch?

MAX          - La portano a Washington e la processano. La Statua entra in aula con il bordo del vestito gocciolante per l'umidità della baia, con i merluzzi tra i capelli…

                            (Strizza l’acqua dall'immaginario bordo del vestito) LUCAS   - Magnifico!

MAX          - E lui sta lì seduto che la guarda. Il senatore Joseph McCacarti!

KENNY     - McCacarti non possiamo dirlo, Max. Non in televislone. MAX     - Non trovi che è divertente?

KENNY     - Sì che è divertente. È che non lo sarebbero otto anni di galera. Non puoi dire Mac-Cacarti.

MAX          - (medita) E sennò: "Mac-va-a-farti”? Mac… (a denti stretti) Mac-Castrarti! Troppo bello sarebbe castrarti se avessi le palle!

VAL           - Noi che ci informa..

MAX          - Allora non facciamo niente! È questo che volete fare voi? Niente?

MILT          - Non mi pare che campare a lungo sia niente, Max.

MAX          - Dove sono cresciuto io, non c’era pace per i prepotenti. C'era un bestione in classe mia. Lo chiamavano “Cularmato”. Rubava la merendina a mia sorella. Un giorno misi un sasso dentro la merendina. Così imparò.

CAROL      - Gli dette un morso?

MAX          - Se lo mangiò. Gli fu molto più difficile rifarlo. In qualche modo dobbiamo reagire, ragazzi.

VAL           - Noi sente lo stesso di te, Max.

MAX          - No, non lo sapete cosa sento.

MILT          - (A Val) Non chiederglielo, sai! O avremo i muri-groviera!

VAL           - Cosa che consigli che noi fa?

MAX          - Li molliamo. Diciamo a quei bastardi: "Tenetevi il vostro show!" Mandino pure in onda merda per sette giorni la settimana. Noi ce ne andiamo di qui in fila indiana con le mani alzate come gli eroi di Bataan. Per loro, siamo fuori dall'etere. Domenica, niente show! Come disse Patrick Henry…

VAL           - (sovrapposto) Disse: "Domenica, niente show!"

MAX          - (occhiataccia) Disse: "Datemi la libertà o datemi la morte”.

KENNY     - Se ce ne andiamo, ci citeranno.

MAX          - Senti, siamo o non siamo uniti? Perché se qualcuno qui non vuol mollare, io non lo trattengo. Che se ne vada!

MILT          - Così imparerà.

MAX          - A quelli telefono ora. (va verso il telefono) Helen, chiamami la N.B.C... (con il ricevitore in mano) Voglio solo sapere se siamo d'accordo.

VAL           - È possibile che prima noi discute, Max?

MAX          - È possibile, sì, ma non si fa. Sentite, dobbiamo far muro tutti insieme. Altrimenti chiederò a tutti "chi vuole lasciare questo show?" Andremo al voto segreto. Ma che volete tutti? Non è un segreto. Perciò, niente voto segreto…

MILT          - Mettiamola così, Max. Se noi li molliamo, non sarà difficile che trovino qualcun altro che non si schifi di dargli la merda.

MAX          - La merda degli altri non è la mia… Sai chi lo disse questo?

CAROL      - Diccelo, Max. Noi sbaglieremmo.

MAX          - È nella Bibbia. Dovete guardarci.

BRIAN       - Forse sul retro delle tavole di Mosè... Sì?

MAX          - (sprezzante, sarcastico) In fondo a pagina 152.

KENNY     - Max, è un'idea sballata. Hai lavorato per una vita, a questo show. Ti illudi che l'A.B.C. o la C.B.S. siano diverse, che siano migliori? Se riuscissero a far distribuire salsicce dai televisori, noi invece che scrittori saremmo maiali. A loro la cultura non interessa. Se Van Gogh e il Goya fossero stati "cinture d'oro”, sarebbero in prima serata tutti i sabati sera. Max, se noi molliamo, gliela diamo vinta. La nostra ora e mezza andrà in pasto a "Miss America" o a "Batti la lancetta". Restiamo, Max. Pensa a quanto abbiamo fatto divertire la gente, ma pensa anche a quanto ci siamo divertiti noi, qui.

                            (Silenzio. Max rimette giù la cornetta)

MAX          - In guerra ho servito con il generale Marshall. Eravamo insieme sul Fronte Europeo.

MILT          - Io credevo che fossi in Marina… Dicesti che suonavi nella banda.

MAX          - (lunga occhiata a Milt) Lui venne a un ballo, io suonavo a Londra. Ballò un fox-trot a pochi metri da me. Feci un "a solo" di sassofono per lui.

HELEN      - (entra) È al telefono, Max. Il signor... sai. La N.B.C. Aspetta…

MAX          - (alzandosi) Lo prendo dal mio ufficio.

HELEN      - (esce)

MAX          - (attraversa la stanza) Non abbassiamo la nostra bandiera. Non spezzerò per nessuno la mia spada sul ginocchio.

BRIAN       - Per la storia va lasciata stare.

MILT          - Forse siamo solo a una telefonata dall'intraprendere una luminosa carriera di commessi.

LUCAS      - (andando al tavolo-buffet) Vi dispiace se porto a casa qualche ciambelletta? Giusto in caso...

KENNY     - Perché non torniamo al lavoro e scriviamo qualcosa?

VAL           - Cosa che dico io per tutta mattina?

MILT          - "Fottuto pane integrato".

HELEN      - (entra veloce) Sentite. È arrivato Ira. Si sta lavando la faccia… Io non lo vedo niente bene. (dalla destra si sente un telefono) Oh, questo è il mio... (corre fuori)

KENNY     - (si alza) Va bene. Sentite tutti: Ira adesso entrerà con la sua malattia quotidiana. Polmonite, flebite, cateratte… Quello che sarà. Qualunque cosa dica, non gli date peso. Se vi sviene accanto, lasciatelo per terra.

CAROL      - Ma è crudele, Kenny!

KENNY     - Crudele quanto propinarci i suoi mali tutti i giorni? Io non credo.

LUCAS      - (che era vicino alla porta) Eccolo… (va velocemente accanto agli altri)

KENNY     - (sottovoce) Ricordate: guardarlo e basta. (si siede)

IRA STONE - (Entra. È tutto “vigore” con un tocco di lucida follia. Indossa un soprabito e una sciarpa. Si comprime il petto con una mano) Oddio, non respiro! Ho il fiato corto! Questo è il cuore. Un infarto! Calmi, fate solo quello che vi dico. (si sie- de col soprabito indosso e parla con l'affanno) Telefonate al "Columbia Hospital". Chiedete del dottor Brickman. Ditegli che ho un dolore lancinante al braccio sinistro, attraverso il petto e giù fino alla gamba sinistra. Se Brickman è in sala operatoria, chiamate il dottor Banserini all'Ospedale Saint- John, cardiologia, sesto piano. Ditegli che improvvisamente mi è insorta una sensazione di bruciore allo stomaco. Da principio ho pensato che fosse la colazione. Ho mangiato salmone affumicato. Ancora fumava, non mi è sembrato che andasse giù bene. Se fossero occupati, chiamate la farmacia "Clayton e Marcus" fra la Settantaduesima e Madison. Chiamate Al. Ditegli che ho bisogno di un altro flacone di quella cosa che mi ha ordinato il dottor Schneider. Come si chiama non mi ricordo. "Zodioprotozoc"… No. "Vasco"… Vasco… Vasco de…" Idiota, ora mi veniva: Vasco de Gama, ma era qualcosa che stava per "vascolare". Oddio, non mi arriva più ossigeno al cervello! Questa sciarpa mi strangola, toglietemela! (Se la toglie, la getta via. Nessuno si è mosso. È routine) Non chiamate mia moglie. No, no… Forse dovreste chiamarla, ma non ditele che è un infarto. Se sa che è un infarto, chiamerà mia madre. Non posso parlare con mia madre. Già mi fa star male quando sto bene. (comincia a iperventilare e ansima, guardando gli altri che si limitano a fissare) Giuro su Dio, potrebbe essere un infarto. (continua a iperventilare, poi guarda Kenny) Perché state tutti lì così impalati? Che diavolo state aspettando?

KENNY     - Che tu muoia o che tu finisca di darci le istruzioni.

IRA            - (si alza) Credete che sia uno scherzo? Credete che sia divertente? Pensate che entrerei qui con questo dolore tremendo... Un momento. (la mano sul petto) Fermi un momento! (resta immobile) Ooh! Oooh! Era aria! Dio, ti Ringrazio! Credevo che per me fosse finita. Ooooh!

MILT          - (si alza disgustato) Criii…sto!

CAROL      - (a Ira) Che tu possa morire! Che ti venga davvero un infarto, che arrivi tua madre e ti finisca a parole!

IRA            - Siete arrabbiati? Vi contraria che sia ancora vivo? Cos'è questa, la Germania nazista? Ma sì! Ammazziamo un altro ebreo!

VAL           - Certo! In questo caso io fa eccezione.

IRA            - Oh, ok. Bravi! Ora so che amici ho io!

BRIAN       - Amici? Quali amici? Tu non hai amici. Non c'è un cucciolo al mondo che uscirebbe dal canile municipale per vivere con te.

IRA            - Ehi, un momento… Da loro subisco. A te non lo permetto! Perché una dannata carestia di patate ti ha fatto fuggire dall'Irlanda, io dovrei sopportarti qui?

BRIAN       - Entri dicendo che hai un infarto e credi di poterne uscire con un peto?

IRA            - (agli altri) Mi ero un po' spaventato. Non sapevo cosa fosse. Mi dispiace. Mi scuso con tutti. (A Brian) Tranne che con te.

BRIAN       - (ha un moto di reazione contro Ira che subito si allontana)

IRA            - E non rifartela con me se stamani qualcuno ha dimenticato di mettere il whisky nella tua bottiglia dell'aranciata.

KENNY     - Ehi, buoni/ragazzi!

IRA            - (si stringe nelle spalle. A Kenny) È finito. Ok. (si siede)         Sentiamo quello che avete fatto fino ad ora.

VAL           - Cosa che noi fatto fino a ora? Tu vuole sapere che noi ha    fatto fino a ora?

TUTTI        - (si guardano scuotendo la testa)

IRA            - Sono le 11 e non avete ancora messo giù niente? Ma che state facendo qui? Tocca sempre a me dare l'avvio…

BRIAN       - (lentamente) Tu, ...finocchiello fasullo, egocentrico e stronzo! Quando mai sei arrivato in orario come tutti noi?

IRA            - (ride, divertito) Non credo ai miei orecchi. Fasullo?  Finocchiello egocentrico e stronzo. È questo che ci ha mandato l’Irlanda? Non poteva mandarci un Keats, un Bernard Shaw? Ma no! Arriva un incolto battezzato e antisemita. La tua schiatta è venuta in America solo per le noccioline gratis al banco dei bar. Nella mia famiglia, caro mio, tutti profondi studiosi di Talmud.

BRIAN       - Facciamo uscire un po’ delle arie che si dà! (si alza e  va ad aprire la finestra. Sentiamo il rumore del traffico)

CAROL      - Ma dobbiamo continuare a far battute razziali? Sugli ebrei, sugli irlandesi, sugli italiani? Ma siamo rimasti lì, in America?

GLI ALTRI - No. No davvero. Io non credo...

VAL           - No, lascia che continua. Un poca di aggressione è buona per scrittori. Tutto umorismo basa su ostilità, è giusto, Kenny?

KENNY     - Si domanda? La seconda guerra-mondiale è stata tutta una risata. Coglione!

VAL           - (A Ira) Se tu non va da cinque dottori ogni mattina, forse che arrivi qui alle dieci.

IRA            - Mi stai dando di ipocondriaco? Ho problemi di gola da sei mesi. Potrebbe essere cancro e non vogliono dirmelo.

BRIAN       - Digli che lo telefonino a me, te lo dico io.

IRA            - Giusto chi manca di senso umoristico può scherzare su certe cose.

BRIAN       - Io manco di... Che fai, cerchi la gara?

IRA            - Battuta contro battuta?

BRIAN       - Scommetto quello che vuoi!

IRA            - Io le scarpe ci scommetto. Le mie scarpe di vero cocco- drillo da 65 dollari contro le tue di cartone da 8 e 95. Roba che mettono ai morti per le esequie in economia. (si toglie le scarpe e le getta sul pavimento al centro della stanza) Le mie eccole lì. Piatto piange, cazzone.

BRIAN       - Andata. (si toglie le scarpe e le getta vicino a quelle di Ira) Ok. Scegli l'argomento.

IRA            - Nomi cocktail?

BRIAN       - Nomi cocktail.

IRA            - (annuisce) Nessuno partecipa con qualche scommessina?

MILT          - Io scommetto un paio di lacci da scarpe.

VAL           - Bè, io dà 30 secondi per gìoco. Poi che torna di lavoro. Allora… Pronti?

BRIAN/IRA - (in piedi uno di fronte all'altro quasi naso contro naso, guardandosi male)

BRIAN       - (facendosi il segno della croce) Viva l’Irlanda!

IRA            - Viva il Mar Rosso!

VAL           - Ok. Nomi cocktail… Ira prima. Ha!

IRA            - Cecil B. de Havilland.

BRIAN       - Laureen Becaud.

IRA            - Boris Abbott Cotten di Costello.

BRIAN       - Danny Winters.

IRA            - Greta Gabor.

BRIAN       - Kirk Charisse.

IRA            - Humphrey Boyer.

BRIAN       - Frank-Kafka.

IRA            - Boris Capra.

BRIAN       - Ira Stone!

IRA            - Ira Stone? Che c'è di umoristico in Ira Stone?

BRIAN       - Appunto! Non c'è niente di umoristico (lo indica) in Ira Stone!

IRA            - Fallo! Non vale! È irregolare. Non si possono usare nomi veri. Match nullo! (raccoglie tutte e quattro le scarpe e le scaraventa fuori dalla finestra aperta)

CAROL      - Ditemi che non ho visto bene!

TUTTI        - (corrono alla finestra a guardare)

LUCAS      - (guardando fuori) Gesù! Sembra il bombardamento di Londra!

BRIAN       - (furibondo a Ira) Scendi a riprendere le mie scarpe!!

IRA            - Non sono più le tue scarpe. Ora appartengono alla grande New York.

LUCAS      - Colpito in pieno un tizio che usciva da “Moda-Donna”!

BRIAN       - (A Ira) O vai a prendermi le scarpe o vai a prendere lezioni di volo, figlio di puttana! Mi devi 200 dollari!

IRA            - 200 dollari per un paio di scarpe da becchino?

CAROL      - (sulla porta) Helen, puoi venire un secondo?

VAL           - Va bene. Noi che lavora tutta notte, stanotte. Nessuno esce prima che finisce. E assolutamente io proibisce che getta di finestre altro genere dl abbigliamento.

HELEN      - (arrivando) Sì, Carol?

CAROL      - Helen, per favore vuoi scendere a prendere le scarpe di Ira e di Brian? Sono giù nella Cinquantasettesima.

HELEN      - Sono a riparare?

CAROL      - Forse ci andranno. Ira le ha buttate dalla finestra.

HELEN      - Dovevi dirmelo, Ira. Sarei andata giù ad aspettarle. (esce)

KENNY     - (guarda Ira) E quest'uomo ha in casa un bambino che lo chiama "papà"!

IRA            - Oh, oh, vedo… Ho svegliato il cane che dormiva. Il talen-toso figlio della California! L'ebreo eterodosso che il sabato lavora mangiando pane e salame.

KENNY     - Ci sei tu che compensi non lavorando tutti i giorni della settimana!

IRA            - Oh. Oh. Oh. Talento è capacità di sintesi. Tu lavori una settimana per non riuscire a fare quello che io faccio in mezza mattinata. La prova? Io ora lo show lo scrivo tutto da me. Credete che non ci riesca?

                            (Afferra un bel po' di carta dal tavolo e strappa il foglio che è avvolto nel rullo della macchina da scrivere)

BRIAN       - Quando hai finito, ricordati di tirare la catena.

IRA            - (occhiata di profondo disprezzo) Ok. Vado di là.  Ho bisogno di raccoglimento. Tutto lo show, da capo a fondo. Di Ira Stone. Andrò su giovedì sera. 'ccidenti! Mi sono tagliato con la carta! Dio, che male! (esce succhiandosi il dito)

MILT          - Siamo in pausa? Perché io devo andare al cesso.

VAL           - Non c'è pause! Già che avute pause! Pausa di ciambelle… Pausa di McCarthy, pausa di fucile, pausa di buco di muro, pausa di Ciclopis e pausa di scarpe fuori di finestra. Noi già finito tutte nostre pause!

MILT          - Bè, allora. di' a Carol di voltarsi perché io piscio nella pianta. (comincia ad aprire la zip dei calzoni)

CAROL      - (grida) Non ti azzardare! (corre allontanandosi dal tavolo)

LUCAS      - (al pubblico) ...e questo era il programma più ambito di tutti i network. E io allora già sapevo che se avessi conservato il posto, sarei diventato completamente matto come loro…

                            (Si apre la seconda porta e Max entra indossando ancora l'impermeabile, senza il vestito)

MAX          - Non è tornata ancora Helen col mio vestito?

CAROL      - No, Max. È fuori a cercare le scarpe.

MAX          - Erano tanto brutte quelle che aveva?

KENNY     - Com'è andata la telefonata alla N.B.C.?

MAX          - (si siede) La telefonata alla N.B.C.? (accende il sigaro) La telefonata alla N.B.C. è andata bene.

VAL           - È tutto a suo posto?

MAX          - Va bene.

CAROL      - Tutto sistemato?

MAX          - Tutto bene.

BRIAN       - È stato deciso niente?..

MAX          - Ben deciso.

VAL           - Nessun problemo?

MAX          - C’era qualche problema, ma ora, tutto bene.

VAL           - Cosa che tutto bene, Max?

KENNY     - Non vuoi darci qualche particolare? Cambiamenti…?

MAX          - Cambiamenti? Vediamo un po’! Oh, sì. Ci portano a un'ora. Per quest’anno. Per l'anno prossimo: un’ora. Per l'anno prossimo ci tagliano le spese. Per l’anno prossimo vogliono la supervisione degli sketch. Per l’anno prossimo ci mettono un osservatore. Tutto qua. Questi sono i soli cambiamenti. Trascurabili. (guarda il sigaro)

TUTTI        - (capiscono che esploderebbe ma che si domina)

CAROL      - E questo è tutto bene Max?

MAX          - No. Tutto bene per loro. Per loro. Non per noi. Ma ve- dremo… Aspetteremo... Rifletteremo… Faremo piani… Tutto bene.

LUCAS      - E che farà quell'osservatore, Max?

MAX          - Che fa un osservatore? Osserva. (si alza) Ci starà intorno osservando il caffè, il latte, il formaggio, le patatine fritte. Forse verrà quassù e ci osserverà lavorare, osserverà Ira che arriva tardi. (Va al telefono. È in piedi vicino al divano) Forse osserverà me incazzato, perché lui mi osserva mentre prendo il fottuto telefono e lo sbatto sul fottuto pavimento!

                            (Furibondo Max sbatte il telefono in terra. Non volendo

                            si è dato il telefono su un piede. Fa una smorfia. Pia- gnucola debolmente)

                   Ooooh! (se ne allontana zoppicando) O se l'osservatore non ha finito di osservare, può osservarmi mentre gli pianto un cazzotto sul muso!

                   (Vibra un altro pugno. Fa un altro buco nella parete vicino a quello di McCarthy)

          E poi lo porteranno via su una barella e osserverà l'ospedale per un po'. Ma, per ora, tutto bene. Lucas, quando torna Helen, dille di chiamare ancora Tiffany. Solo una cornice semplice con una targa d'oro sotto con su scritto: "Tutto bene". (si siede) Allora, che abbiamo per lo show di questa settimana?

          (Improvvisamente si apre la porta e Ira entra con la pila di carta in mano)

IRA            - Ma sono pazzo? (getta tutta la pila di carta in aria) Scrivere uno show tutto da me? (a se stesso) Ma piantala! (guarda Max) Come va, Max?

MAX          - Bene. Tutto bene. (calmo, accovaccia le gambe e soffia il fumo che aveva aspirato sulla punta del suo sigaro)

SIPARIO

FINE ATTO I°


SECONDO ATTO

                            (Sette mesi dopo. Primo autunno. mattina. Le 10 e qualcosa. Lucas è seduto con i piedi sul "tavolo degli autori".  Sta scrivendo su un bloc-notes. Beve caffè da una tazza. È un Lucas molto più sicuro di sè e ri- lassato. I due buchi fatti da Max sulla parete sono en- trambi incorniciati in argento. Ci sono altri due ulte- riori buchi da un'altra parte, ma questi hanno semplici

                            cornici di legno nero e nessuna targa. Lucas pensa, poi

                            si volta e guarda il pubblico)

LUCAS      - (al pubblico) Sette mesi dopo e, come vedete, ce l'avevo fatta. Ero nella "squadra". Tazza! (alza la tazza di caffè) Collaboro molto di più al programma, ma il momento che mi assicurò il posto fu quello in cui, per un’incazzatura, versai la benzina dell'accendino sulla scrivania e gli detti fuoco. Fui così nominato "pazzo onorario". (si alza, va al buffet a riempire la tazza) Lo show era stato ridotto a un'ora e le spese a un terzo. C'erano ancora ciambellette e focaccine con cipolla, ma non più pasticcini, ciambellone né strudel. La N.B.C. non pagava più. Max, sì. (versa il caffè) E Max aveva ancora i suoi momenti “uterini”, come vedete dal Muro del Terrore... Quei due nuovi buchi con le cornici semplici di legno furono aggiunti quando furono giustiziati i Rosenberg. E benché Max lottasse eroicamente contro pillole ed alcool, la N.B.C. e gli sponsor facevano di tutto perché andasse a tappeto…

                            (Si apre la porta e Max entra, un po' sullo stralunato,  indossando un completo, senza impermeabile)

LUCAS      - Cìao, Max. Così presto? Va tutto bene?

MAX          - (Si guarda intorno. Non risponde)

LUCAS      - Max?

MAX          - (lo guarda) Cosa?

LUCAS      - Come stai?

MAX          - Non c'è ancora nessuno?

LUCAS      - No. Io solo.

MAX          - Tu solo?

LUCAS      - Sì, Max.

MAX          - Così gli altri non ci sono?

LUCAS      - No. Vuoi… vuoi un po' di caffè?

MAX          - Di solito vengono prima, il martedì.

LUCAS      - Sì, ma oggi è lunedì, Max.

MAX          - (guardandolo) Come sta tua moglie?

LUCAS      - Mia moglie? Sta bene. Grazie per l'interessamento.

MAX          . Penny, vero?

LUCAS      - Sì... Penny.

MAX          - Sì. Tanto carina Penny. È intelligente. Mi piace.

LUCAS      - Grazie, Max. Glielo dirò.

MAX          - E i bambini? Come stanno i bambini? Andy e Sue, vero? LUCAS          - Non abbiamo figlì, Max.

MAX          - Ah, no? E chi sono Andy e Sue?

LUCAS      - Non lo so, Max.

MAX          - Ma ti piace qui; vero?

LUCAS      - Lavorare qui? Oh, tanto! Amo questo lavoro, Max.

MAX          - Bè, vedremo… Allora non c'è nessuno, eh?

LUCAS      - No, Max. Noi due soli.

                            (C'è un imbarazzato silenzio, mentre i due guardano da un'altra parte. Lucas presto si accorge che Max si è praticamente addormentato in piedi. Comincia a russa-re. Leggermente la testa ciondola. Lucas sta mandando giù un sorso di caffè quando Max si sveglia con un sobbalzo)

MAX          - Forse vado un po' a stendermi nel mio ufficio.

LUCAS      - Sì, è una buona idea.

MAX          - Perché?

LUCAS      - Perché? Be’, perché si vede che sei stanco.

MAX          - Io? Mai. Io stanco, mai. Ho bisogno di un sonnellino, tutto qua.

LUCAS      - Eh,sì.

MAX          - Allora sarò su nel mio ufficio. (parte nella direzione sbagliata. Se ne rende conto e dopo un brancolante dietro-front, prende la direzione giusta) Mi faccio un sonnellino.

LUCAS      - Oh, ok, Max.

MAX          - (si ferma sulla porta) Mi sa che Andy e Sue sono miei nìpoti.

LUCAS      - (annuisce)

MAX          - (esce)

LUCAS      - (al pubblico) Quella fu l'unica volta che fui solo in una stanza con Max… Era difficile trovare un argomento di comune interesse se non eri ferrato sulle guerre dei Traci.

                            (Si apre la prima porta e Milt entra con un completo di

                            un bianco accecante ed un panama in testa. Camicia celeste chiara e cravatta)

MILT          - Da non crederci! Ho avuto una multa per eccesso di velo- cità in Parkway. Andavo così piano che il poliziotto ha potuto affiancarmi a piedi.

LUCAS      - Te la sei voluta.

MILT          - Ah, sì?

LUCAS      - Ti vesti così. Quelli si insospettiscono di chi cerca di passare inosservato.

MILT          - Io credevo di sembrare un senatore.

LUCAS      - No. Sembri un nazista che cerca di imbarcarsi per l’Argentina.

MILT          - (appende il panama) Mi piacevi di più quando non azzarda- vi battute.

LUCAS      - (note della "Quinta") Bam bam bam baaam! Max era qui, ora.

MILT          - Così presto? (guarda la parete) Nessun buco nuovo. Deve essere calmo. Che cos'ha detto?

LUCAS      - "Bè, credevo che fosse martedì". E mi ha chiesto come stavano i figli che non ho, poi ha detto che era stanco e andava a fare un sonnellino.

MILT          - Bè, il mio vestito lo scuoterà. (dà un'occhiata al buffet) Sono le ciambellette a diventare più piccole o la stanza a diventare più grande?

LUCAS      - Stesse misure. È la quantità dimezzata.

MILT          - (prende una ciambella) Bè, con mia moglie è la seconda "metà" che perdo questa settimana.

LUCAS      - Parli seriamente?

MILT          - Io no, ma lei parla sempre seriamente, perciò penso che se ne vada… (apre la ciambelletta)

LUCAS      - Mi dispiace per tua moglie, Milt.

MILT          - (noncurante) Non dire niente ai ragazzi, eh? Voglio essere io il primo a dirlo a Max.

LUCAS      - Sì, certo.

MILT          - Bah! Del resto avrei dovuto capirlo il giorno del matrimo-nio, quando suo padre mi mise una mano sulla spalla e mi disse: “Senza invidia”. (si versa un po’ di caffe)

LUCAS      - Però non sembri troppo sconvolto.

MILT          - In quest'ufficio? Non posso permettermelo! “Ridi, pagliac-cio” (sorseggia il caffe) Avevo cercato di metterci una toppa. Le avevo offerto di fare una seconda “Luna di Miele". Ha detto che ancora stava cercando di scordarsi la prima. Va bene che il miele non le piace e c'era il cielo coperto, ma mi è dispiaciuto lo stesso che abbia detto così.

LUCAS      - A volte penso che ti deprezzi, Milt.

MILT          - Lukie, io mi venderei a qualsiasi prezzo, ma chi mi vuole? (Beve il caffè. Si apre la porta ed entra Val: eccitato)

VAL           - Io che sente notizia in mia macchina. Voi che sentito?

MILT          - No. Non ero in macchina con te…

LUCAS      - Che è successo?

MILT          - (si siede)

VAL           - Stalin morto. Giuseppe Stalin morto.

LUCAS      - Davvero?

MILT          - (a Val) Allora andrai al funerale.

VAL           - Milt, ora tu che ascolta.bene perché ho imparato con mio professore: va-a-fan-culo!

LUCAS      - (stupito e ammirato) Lo ha detto bene. (a Val) L 'hai detto bene. Davvero ci sei andato a ripetizioni per imparare a dirlo?

VAL           - Assolutamente. Che mi costa una farancùla fortuna!

MILT          - Ah, ma t'ha insegnato a dirlo bene una volta sola!

VAL           - No. Lui che mi insegna a dirlo solo a te… Ma aspetta. C'è altre notizie. Dipartimento di USA ha 'nunciato che Russia ha bomba di idrogeno, certamente.

LUCAS      - Gesù! Questo è spaventoso!

VAL           - Noi dice a figli! Che loro eredita divastazioni che farancùli politici lasciano a loro!

MILT          - Di' un po': è mica russo il tuo professore?

VAL           - Questo per me è giorno di merda per idee comiche. (guarda Milt) Cosa che quello vestito bianco?!

MILT          - (contrito) Hai visto che ha combinato la lavanderia al mio gessato?

VAL           - Tu non sa che Max odia vestiti bianchi?

LUCAS      - Ah, sì?

VAL           - Di quando che bambino. Lui odia, odia, odia!

MILT          - È uno scherzo, vero? Non del tipo che strappa la risata, ma è uno scherzo…

VAL           - Giuro su Dio! Quando padre di Max muore, sippelliscono con vestito bianco. Max ha incùbi per anni per questo. Metà di sue analisi lui fa per vestiti bianchi.

MILT          - E mia moglie lo sapeva. Ecco perché sghignazzava quando sono uscito di casa…

LUCAS      - Togliti la giacca. Chiama il vestiarista. Forse hanno un vestito scuro della tua taglia.

MILT          - (andando al telefono) Tu mi dici la verità, eh, Val?

VAL           - Se Max vede te con quello vestito, Tiffany oggi che fa altre due cornici.

MILT          - (al telefono) Helen, puoi chiamare il vestiarista, per favore? No, subito! Ho bisogno di un abito scuro d'emergenza! Aspetto. (si apre la porta)

LUCAS      - Ciao, mammina!

CAROL      - (entra; è molto, molto grossa. È alla fine dell'ottavo mese. cammina ondeggiando con grande cautela) Vi prego! Che nessuno si metta fra me e quella poltrona.

LUCAS      - Hai bisogno d'aiuto?

CAROL      - No, grazie. Ho già avuto abbastanza aiuto dagli uomini. (vede Milt e grida) Oh, Dio! Ti avevo preso per un dottore. Ho avuto paura di avere un prematuro!

LUCAS      - (aiutandola verso la poltrona) Quando lo farai?

CAROL      - Sempre e comunque quando il dottore sarà fuori città.

MILT          - (al telefono) Svelta! Svelta! Svelta!

CAROL      - (prendendola per sè) Cammino più veloce che posso..

LUCAS      - (continuando ad aiutarla) Vuoi che ti tiri su le gambe? CAROL    - Un altro ginecologo? (si siede)

VAL           - Tu che senti di Stalin?

CAROL      - No, non mi dire che McCarthy lo ha messo nella lista nera!

MILT          - (al telefono) Pronto, il vestiarista? Chi è Hannah? Senti, Hannah, sono Milt FIelds, uno degli autori. Lavoriamo a uno sketch e ci serve un completo scuro, taglia 50, normale. Al più presto possibile. Sì. sì. Va benone. No, no, io non posso venire in Centro. Ci serve qui, nella stanza degli autori. Eh, per favore? Prendi un taxi. Dio ti benedica, Hannah! Ti amo! (mette giù, poi rapidamente fa l'"uno" e dice a Val) Faccio subito. (al telefono) Helen? Milt. Max è di sopra nel suo ufficio. Avvertimi subito al momento che scende. Nel preciso istante in cui vedi i suoi piedi, chiamami. Da questo dipende la vita di - chi amiamo tutti e due. Come chi? Io! Ok? (mette giù. Si alza. Va da Lucas) Lucas, quando mi chiama Helen, io schizzo nel bagno degli uomini. Ci resterò finché non arriva Hannah. Poi tu mi porti il vestito nel bagno.

BRIAN       - (entra col suo abito sgualcito pieno di macchie di cenere di sigaretta) Così i Russi hanno fatto fuori il grande mugik. McCarthy oggi ha un'improvvisa popolarità. Pare che si candiderà per la Presidenza.

                            (ride, va verso il tavolo delle "cibarie")

                   Stupenda mise, Milt! Sembri il Governatore dell'isola del Dia- volo!

MILT          - Oh, senti chi parla. Lord Brummel! L’uomo che indossa lo stesso “portacenere” da tre anni!

BRIAN       - (scuote via la cenere dal risvolto della giacca) È vero. E lo metterò anche alla prima della mia nuova commedia. Perché non aspetti fuori dal teatro per vedere la folla che fa a botte per un mio autografo?

MILT          - La sua nuova commedia! "Un dramma che si chiama vitu- perio"!

KENNY     - Dov'è Max?

LUCAS      - Su, nel suo ufficio.

KENNY     - Dobbiamo parlare. C'è un problema.

CAROL      - (reggendosi la pancia) Grave come un calcio nella pancia?

MILT          - Come, Carol, neanche una battuta sul mio vestito? Mi privi del tuo sarcasmo? Non mi dici cosa sembro?

KENNY     - Un rabbino messo in candeggina. Ma basta, che qui c'è una faccenda grave: Max m'ha chiamato ancora stanotte per dirmi che ieri gli ha telefonato il suo amministratore.

CAROL      - (comincia a singhiozzare debolmente)

KENNY     - Abbiamo sforato il bilancio in tutte le serate di questa stagione… Max, secondo gli accordi... C'è qualcuno che piange?

CAROL      - Sono io. Scusate, a volte mi prende così, ho bisogno di sfogo. (singhiozza sommessamente. Tutti la guardano senza troppa commozione)

KENNY     - (a Carol) Sarà uno sfogo lungo? Qui si parla di affari.

CAROL      - (indispettita) Oh, scusate! Dò fastidio?

MILT          - No, ma potresti rimandare a più tardi?

KENNY     - Lasciala fare… Allora sentite: Max mi ha chiamato tre volte, stanotte. Ogni volta che tentava di dirmelo, gli mancava la voce. Ieri gli ha telefonato Aaron, il suo amministratore. Lo show ha sforato il bilancio per tutta la stagione. Per contratto Max è responsabile delle eccedenze di spesa. Fino ad ora deve alla N.B.C. un terzo dei suoi proventi.

CAROL      - Un momento! UN MOMENTO! (si tocca la pancia) Il bam- bino! Si muove!

MILT          - Che fai, partorisci?

CAROL      - Dio, spero di no! Si sta muovendo verso la testa.

MILT          - Dove diavolo va?

KENNY     - Vorrà vedere la luce, affacciarsi dagli occhi. State a sentire me! Conoscete Max. Vuole i migliori costumi, le migliori scene, il meglio di tutto. Solo che gli costa un'enormità. Perciò Aaron ha decretato: tagli sui costumi, sulle scene, su tutto.

VAL           - Assolutamente di accordo. C'è troppo che spreca, qua intorno.

KENNY     - Lui però si difende da Aaron, non da Max. Togli una persona dai costumisti, una dagli scenografi, una dai came-ramen, una dalle segretarie... E qui è dove Max è scoppiato in lacrime. Una dallo staff degli autori.

                            (C'è un attonito silenzio, mentre tutti barcollano)

MILT          - Era proprio la giornata da mettersi in bianco! (crolla sulla sua poltrona)

KENNY     - Qualcuno deve andarsene, ragazzi. E non sarà Max a scegliere, sarà Aaron. E con Aaron che ha la stoffa di un ragioniere di Hitler, non si tratta facilmente. Perciò, tant'è; uno di noi se ne va.

VAL           - Questo è un cattivo dilemma.

MILT          - Perché, ci sono dilemmi buoni?

CAROL      - Sentite, io fra un paio di settimane avrò il bambino. Me ne vado. Starò via due mesi. Si guadagna un po' di tempo, no?

KENNY     - Aaron non cerca di guadagnare tempo. Cerca di alleggerirci di uno stipendio per tutto l'anno.

MILT          - No, abbiamo tre mesi pagati, in caso di soppressione dello show. Non te l'ha detto il tuo agente?

VAL           - Mio agente sempre che gioca golf. Lui smette solo per prende percento.

BRIAN       - Be’, io so quello che farò: mollo il mio commercialista e prendo Aaron.

LUCAS      - Ma non prendiamoci in giro. Me ne vado io. Sono l'ultimo arrivato.

VAL           - Assolutamente no. Tu che passa su di mio cadavere. Nessuno che fa volontario per ciò...?

LUCAS      - Non lo faccio volontariamente. Io dico che forse sceglie- ranno me perché sono il più sacrificabile..

VAL           - Oh… se questo è caso, è caso differente.

KENNY     - L’ironia è che chi è più al sicuro è proprio Lucas. Prende un terzo di quello che prendiamo noi. Aaron vuole liberarsi di chi gli costa di più.

BRIAN       - Un momento, scusate. Chi è quello che per questo show prende più di tutti e lavora per la metà dell'orario? Paghino lui a ore ed eccolo lì il risparmio. Io non faccio nomi.

KENNY     - E così parte Ira. Qualcuno vota la mozione di deferimento e tradimento?

VAL           - Assolutamente no! Che, noi fa lista nera anche qui?

KENNY     - Ehi, ragazzi, non sceglieremo noi chi se ne va. Lo sceglie Aaron. Sempre che qualcuno non faccia un miracolo imprevisto.

                            (Si apre la porta ed entra Ira con una smorfia di dolore)

IRA            - Credo di avere un tumore cerebrale.

KENNY     - (agli altri) Ecco il miracolo imprevisto!

CAROL      - (A Ira) Perché pensi di averlo?

IRA            - Stamani non riuscivo ad allacciarmi le scarpe. Mi ero scordato come si faceva. Ho chiesto aiuto al mio bambino che ha 3 anni. Poi un'altra: ho messo il ketchup dentro il caffè. Il ketchup!

BRIAN       - Be’, non è detto che sia un tumore al cervello. Forse è "spappolamento meningeo”.

IRA            - Questa ricordati di dirla al mio funerale, dopo aver danzato sulla mia bara. Farà colpo sui miei familiari.

CAROL      - Ira, calmati!

IRA            - Sono già calmo. Sono al meglio della giornata.

BRIAN       - Senti, ci possono essere un sacco di motivi. Forse è solo stress da ipolavoro.

IRA            - (A Brian) Non vedi l’ora, eh? Muori dalla voglia di venire al mio letto di morte a dirmi frasi del tipo: “Domenica che fai?”

CAROL      - Lascialo in pace, Brian. Se vuole un tumore al cervello, lascia che abbia un tumore al cervello.

IRA            - (si mette una mano sugli occhi) Oddio, vedo doppio!

LUCAS      - Quando, adesso?

IRA            - Adesso e sono stato diplope tutta stanotte e tutta stamani. Avevo chiamato un taxi. Ne ho visti due davanti a casa mia. (singhiozzo) Li ho presi tutt'e due!

VAL           - Ira! Io conosco te, io sa che tu sempre che hai tutte malattie conosciute di uomo e anche di animali. Ma sempre vieni qui vivo…

CAROL      - Ma quale tumore cerebrale!

IRA            - (grida) Non ci credete? Be’, ve lo metto per iscritto!

                            (Va alla scrivania, prende un pennarello e scrive sul muro a grandi lettere maiuscole: "Io ho un tumore cerebrale”)

                   Ecco! Nero su bianco. Ok? A futura memoria, una morte annunciata…

CAROL      - Hai scritto sul muro con un pennarello?! Una madre strozzerebbe il figlio per questo.

IRA            - (si siede guardando Milt) Oh, Dio! Anche l’abbagliamento!

                   Milt, per favore siediti. Sembri l'ingresso della Casa Bianca!

KENNY     - Ira, noi abbiamo da fare. Se hai un tumore al cervello, tu vai da un falegname che te lo toglie col succhiello.

IRA            - Ho capito. Io sono pazzo, vero? Come era pazzo Tolstoj. ...Come era pazzo Dostoiewskj.

KENNY     - No. Loro erano genialmente pazzi. Tu sei "lavativamente" pazzo.

VAL           - (a Ira) O tu resta in questa stanza insieme di noi, e lavori o che torni a casa e fa sciogliere lacci di scarpe da tuo bambino.

IRA            - Ho detto di no? Sono venuto per lavorare, vero? (va alla scrivania dall'altro lato della stanza) Devo solo sentire come vanno le mie azioni.

HELEN      - (arrivando di corsa) Milt! Sta arrivando Max!

MILT          - Ora?! Ti avevo detto di avvertirmi per tempo!

                            (Max entra. Milt si mette carponi e va a nascondersi fra Carol e il tavolo del caffè. Max sembra pieno di energia)

MAX          - (a Helen) Non ci siamo per nessuno. Che nessuno esca, che nessuno si muova; qui dobbiamo parlare. (appende la  giacca)

HELEN      - Sì, Max… Scusa, Milt. (Si sposta. Milt emette un gemito. Max guarda Carol e lei imita il gemito di Milt)

MAX          - (rapida occhiata verso Milt) Chi c'è là sotto? Milt! Che fai? Che ti è preso?

MILT          - (restando carponi) Io… io... non mi sento troppo bene. Forse è la vescica… Ho… ho… come una… una… un'impel- lenza dolorosa. Devo andare in bagno..

MAX          - Perché eri lì a quattro zampe? (rivolgendosi agli altri) Voleva farla contro la zampa del tavolo? Ma… ma… ma è roba da cani!

MILT          - (mentre Max distoglie lo sguardo, da sotto ha afferrato un giornale sul tavolo e, alzandosi alla meglio, se ne fa para-vento e, passando dietro a Max, si avvierebbe verso la porta)

MAX          - (a tutti, senza guardare Milt) Che nessuno esca, che nessuno si muova. (A Helen) Non ci siamo per nessuno.

MILT          - (si blocca nel suo tentativo di uscire e per rendersi meno visibile, sempre coprendosi col giornale, si siede su un cestino della carta straccia. Dal piano del tavolo emerge solo la sua testa)

MAX          - Che fa laggiù la testa di Milt?

MILT          - Sono… sono qua perché volevo bere un bicchiere d’acqua e quando avremo parlato, sarò più vicino al bagno!

MAX          - Hai le impellenze urinarie e bevi?

MILT          - Ecco, appunto, Max... dovrei proprio andare in bagno… MAX    - Ho detto che non esce nessuno. È troppo importante. Sei un

                   uomo tu?

KENNY     - Aspetta che ora ci guarda.

MAX          - Non sprecare battute, tu. Rispondi, Milt, sei un uomo?

MILT          - Sì, ma non vedo…

MAX          - Bè, un uomo domina i suoi nervi, non parliamo della vesci-ca!

MILT          - Ma…

MAX          - Guarda che intuisco le tue intenzioni… Guai a te se la fai nel cestino!

MILT          - Lungi da me...

MAX          - E allora che fai, domini dal basso? Dov'è Carol?

CAROL      - Qui, Max.

MAX          - Novità per il bambino?

CAROL      - No, niente di nuovo… È sempre in sede.

MAX          - O.K. Vuol dire che ci si trova bene. (Val gli è alle spalle) Dov'è Val?

VAL           - (che non si è mai mosso di lì) Io è qui, Max.

MAX          - (grida) Continui a spostarti, mi fai girare la testa! Siediti in un posto e restaci!

VAL           - Assolutamente. Mi perdonami. Mia colpa. (si siede al tavolo degli scrittori)

MAX          - Allora, Kenny, hai… (bisbiglia qualcosa nell'orecchio di Kenny)

KENNY     - Cosa?

MAX          - Hai... (bisbiglia ancora)

KENNY     - Cosa?

MAX          - (grida) A loro hai detto della nostra telefonata?

KENNY     - Sì, Max. L'ho detto a tutti quando sono arrivato.

CAROL      - Abbiamo sentito, sì.

MAX          - Spero non abbia turbato il bambino.

CAROL      - Ah, no, non credo. Ancora non lavora nello spettacolo.

MAX          - I figli sono tutto quello che abbiamo. Tutto possono portarti via: dignità, orgoglio, scenografi, truccatrici, ma i tuoi figli, no. Capisci quello che dico?

CAROL      - Sì, Max.

MAX          - Per ora nessun licenziamento. Per ora restiamo tutti.

VAL           - È bello, Max!

MAX          - Ma questo "per ora". È solo provvisorio. Magari, in seguito, diventerà un “per ora” perenne.

KENNY     - Sì, comprendiamo, Max…

IRA            - Cosa comprendi tu? Se neanche sai di cosa parla.

MAX          - Lui non lo sa? 

KENNY     - Ira è arrivato tardi.

MAX          - (a Ira) Cosa dico sempre io per chi arriva in ritardo?

IRA            - Che ne so io? Non ci sono mai quando lo dici.

MAX          - (occhiata a Ira poi improvvisamente il suo sguardo cade sulla parete. Socchiude gli occhi mentre guarda, poi a tutti) "Io ho un tumore cerebrale"… Chi lo ha scritto?

IRA            - Io.

MAX          - Non mentirmi. Chi lo ha scritto?

IRA            - Te l'ho detto ora, io.

MAX          - È stato qualcuno della N.B.C.? Pubblicizzano mie presunte infermità cerebrali per poter rompere il contratto!

IRA            - Max, lo giuro su Dio! Sulla tomba di mio padre. Sulla testa dei miei figli. L'ho scritto io!

MAX          - Perché?

IRA            - Perché ho un tumore cerebrale.

MAX          - (indica la parete) Ma andrà via quello?

IRA            - Non t'importa quello che può succedere a me?

MAX          - Prima occupiamoci di quello che è successo alla mia pa- rete. Andrà via?

IRA            - No. Non andrà via. È pennarello indelebile. Ok?

MAX          - Se quella scritta non va via, hai certamente un tumore al cervello. (torna a sedersi sulla poltrona) VA BENE, Kenny. Digli della nostra telefonata.

KENNY     - (a Ira) Sapete tutti dei problemi di bilancio che ha avuto quest’anno lo show. Bè Max ha pagato un sacco di cose di tasca sua.

IRA            - Un momento! Un momento! (a Max) Guarda quei buchi che hai fatto lì! È una parete a pois! E a me si dà la croce addosso per pochi scarabocchi!

MAX          - (si alza) Il muro è mio! Sono buchi miei! Se vuoi comprarti un muro, questo è in vendita. (indica il muro su cui ha scritto Ira) Prendilo. Per 5.000 dollari puoi scriverci i valori della tua pressione sanguigna di una vita. Altrimenti rivoglio il muro com'era prima. Continua, Kenny… (torna a sedersi)

KENNY     - Come dicevo, Max ha pagato un sacco di cose di tasca sua. E Aaron non lascerà che Max prelevi...

IRA            - …5.000 dollari per un muro bucato… con una scritta che non va via?

MAX          - (si alza e rabbiosamente) Ti inzuppo nella vernice, ti infilo un manico nel culo e ti uso come pennello per rifare la parete! Continua, Kenny. (torna a sedersi)

KENNY     - (a Ira) Questa è l'ultima volta che te lo dico: Aaron non permetterà a Max di rimetterci altri soldi. Mi senti, sì? E allora licenzieranno una persona da ogni settore dello show. Il che significa, anche uno degli autori, anche uno di noi, qui, deve andarsene. Amen.

IRA            - Ma no! Chi di voi ragazzi deve andarsene?

KENNY     - Io dico appendiamolo fuori dalla finestra. Facciamone un barometro umano.

IRA            - Oh, volete dire che siamo compresi tutti. Oh, questa sì che è bella! È la commedia umana. È la realtà romanzesca. Ah, oggi avrei dovuto davvero arrivare prima. (si siede) Ok, allora come funziona? Come si sceglie quello che se ne va?

MILT          - (dall’altro lato della stanza, si alza, coprendosi col giornale) Non dipende da noi. Lo sceglierà Aaron.

MAX          - (si alza e lo guarda sospettosamente) Che ti sei messo addosso? Di che colore è quel vestito?

MILT          - (arretra nervosamente) Questo? È... è… un crema-beige stinto... Va un po’ sul “talpa”, sul guscio d'uovo antico.

MAX          - (lo guarda) Sei sicuro che non sia...?

MILT          - No, no, no, no, non è… non è...

MAX          - Va bene. Di sopra ho meditato. C'è un altro modo. Mi- gliore. Non occorre che Aaron scelga. (si siede)

BRIAN       - Ci apri alla speranza, Max. Come facciamo?

MAX          - (fa cenno perchè si avvicinino a lui)

TUTTI        - (eseguono)

MAX          - Napoleone è morto?

VAL           - Cosa che significhi?

MAX          - Ho fatto una semplice domanda. Napoleone è morto?

VAL           - Sì, Max, sì. Napoleone è morto.

MAX          - E che ne sai? Lo hai visto morto?

VAL           - No, io in persona, no. Ma io che ho visto sua tomba a Parigi.

MAX          - Hai aperto la tomba e ci hai guardato?

VAL           - Non permettono che fai, Max. E chi che alza coperchio? Io che ero solo con mia moglie.

MAX          - E allora come sai che è nella tomba?

VAL           - È scritto sopra. Perché loro costruisce tomba di Napoleone si Napoleone non c'è?

MAX          - Hanno costruito la Torre Eiffel, ma non ci hanno messo dentro Eiffel.

KENNY     - Neanche nei fiocchi d'avena c'è dentro Kellog, Max. Dove vuoi arrivare?

MAX          - Ho avuto una folgorazione. Forse possiamo licenziare un autore senza che se ne vada nessuno.

BRIAN       - E come si fa?

MAX          - Facile. Taglio tutte le vostre paghe del 10%. Poi licenzio un autore… Chi sia, non ha la minima importanza. Poi prendo quel 10% e ci pago l'autore licenziato. Così lui resta. E il vostro 10% ve lo rendo con le spese varie. Così il fisco è pagato, tutti gli autori sono pagati, nessuno viene licenziato e a me non costa niente.

KENNY     - E quando ti chiedono quali sono state le spese varie, che gli racconti?

MAX          - Sono nella tomba di Napoleone! E CHE NE SO IO? Io ho avuto l'idea e per me funziona. Ai particolari ci pensi Aaron. Io non voglio licenziare nessuno. I miei autori sono carne della mia carne, sangue del mio sangue. Ora chiamate qui Helen che dobbiamo scrivere uno show.

MILT          - La chiamo io! (corre fuori richiudendo la porta)

MAX          - (guardandosi intorno) Cos'è? Si annuvola? c'è meno luce…

HELEN      - (entra svelta e va a sedersi accanto a Max con in mano il classico notes lungo di chi stenografa)

TUTTI        - (tirano fuori o fogli con appunti o notes)

MAX          - Allora, Val, partenza!

VAL           - Prima donne e bambini. Carol!

CAROL      - Avevamo detto che la puntata doveva ispirarsi alla versione cinematografica del “Giulio Cesare”, no?

MAX          - Ma sì, certo. E il teatro! E il cinema! E Marlon Brando!… Quante volte vorranno ammazzarlo questo Shakespeare? Dài, Carol! Diamogli il colpo di grazia. Fuori le idee!

CAROL      - Io… io avevo pensato al presagio di Calpurnia, la moglie di Cesare. (legge) Calpurnia: “Oh Cesare, una leonessa ha partorito per strada. Si spalancano le tombe, escono i morti, feroci fiammeggianti guerrieri combattono sulle nubi e piove sangue sul Campidoglio. Cavalli escono e moribondi gemono. Gli spiriti ululano e stridono per le strade!” Cesare: “E io che stavo per uscire senza ombrello…!”

MAX          - (che è rimasto per qualche istante meditabondo e serissimo, mentre gli altri, specialmente Carol, pendevano dalle sue labbra) Io la trovo molto divertente.

TUTTI        - (sospiro di sollievo ad libs) Sì, eccome! Divertentissima. Brava, Carol!

CAROL      - Grazie, Max, grazie.

VAL           - Prima donna, poi bambini. Lucas.

LUCAS      - Ah, bene, sì, ecco… Anch'io giochereì sugli avvertimenti dati a Cesare. Artemidoro entra leggendo e gli dice: “Cesare, guardati da Bruto, fa’ attenzione a Cassio, tieni lontano Casca, tieni d’occhio Cinna e bada a Metello Cimbro. Decio Bruto non ti ama e hai fatto torto a Caio Ligario.” Cesare: “E io stasera il pokerino con chi lo faccio?”

MAX          - Non è male, ragazzo, ti farai… Ti farai… Questa per ora la metto in forse.

VAL           - Ora chi?

MAX          - Chi ti pare.

VAL           - Brian.

BRIAN       - A me sarebbe venuto un nutrito calembour su Casca, uno dei congiurati.

MAX          - A me i calembour piacciono denutriti, ma sentiamolo.

BRIAN       - Un servo corre da Bruto gridando: “Mio signore, Casca, per una cascaggine è cascato nella calca della Casbah!”

MAX          - (occhiata di supremo disgusto) Sei cascato male tu, Brian. Anche se forse è questo il tipo di merda che ci chiede la N.B.C. E mettere la Casbah a Roma è come innestare una rapa su una rosa.

BRIAN       Bè, non è che ci contassi molto, ma lì per lì mi aveva divertito il nome Casca. Anzi, dato che fu lui a dare la prima pugnalata, avevo immaginato Cesare che, voltandosi, lo sorprendeva col pugnale a mezz’aria e gli gridava: “Casca!” E lui: “Ti piacerebbe, eh?”

TUTTI        - (ridacchiano circospetti)

MAX          - (pur restando tristissimo) Con questa hai rimediato. Forse…

VAL           - Ora io dice subito mia così che soffro meno. Che Cesare fa guerra a Galli perché loro svegliano lui tutte mattine all'alba…

MAX          - Ottima! Le fortune non vengono mai sole. Muore Stalin e tu inventi battute come questa. Passabile. In qualche posto vedremo di infilarla.

VAL           - (sospira sollevato) Grazie, Max. Ora chi...? Kenny?

KENNY     - Cesare entrando in Campidoglio, guardando l’orologio dice a Bruto: “O perdìo, sono già le Idi di Marzo!” Bruto: (mentendo spudoratamente) “Noooo!”. Cesare: “Ma allora vado avanti.” Bruto: "Ecco, sì, va avanti, Cesare, fin sotto la Statua di Pompeo". È lì che lo ammazzarono.

MAX          - (ride fragorosamente)

KENNY     - Oh, Dio mio, Max, non ti è piaciuta!

MAX          - Pessima. È acqua tiepida.

IRA            - Val, posso dire una delle mie?

VAL           - Avanti..

IRA            - Secondo me, dovremmo caratterizzare Bruto come un nevro- tico affetto da mania persecutoria, che fa uso di calmanti. Lo faremo capire quando Cicerone lo saluta col suo classico: “Si tu vales bene est, ego valeo”. Bruto gli risponderà: “Si tu vales bene est, ego VALIUM!”

TUTTI        - (ridono)

MAX          - (ghigno) Aggiudicata!

KENNY     - (alza una mano) Posso...?

MAX          - Vai, Kenny, e che Dio te la mandi buona!

KENNY     - Pensavo a uno sketch: fra i congiurati c'è anche il medico imperiale. Cesare accusa una dolenzia al collo e alla schiena. Forse è psicosomatico, forse il presagio. Musica ad hoc. Il medico porta Cesare sotto la Statua di Pompeo seguito da tutti i congiurati. Fa appoggiare Cesare alla statua e comincia ad auscultarlo. Medico: “Dìca 33”. Cesare: “33”. A quel punto i congiurati come un sol uomo lo pugnalano. Cesare cade a terra sanguinante. Il medico constata il decesso, poi conta i forì delle pugnalate. “23”. Scuote la testa contrariato, dice ai congiurati: “Aveva detto 33”.

MAX          - Proveremo a montarla.

KENNY     - Grazie, Max.

CAROL      - (alza la mano)

VAL           - Vai, Carol!

CAROL      - Scusa Max, dato che questa puntata è sponsorizzata dalla “BEEF-TEA", Estratto di carne, brodo di dadi…

MAX          - (ringhia) Eh, già, un brodo, per uno show troppo raffinato! Non ne capite la tendenziosità… dato il momento, che Max Prince si cuocia nel suo brodo!

VAL           - Ma no, Max, chi loro non è così intelligenti di tendenzia cose come così...

TUTTI        - Ma no, via, Max, sei prevenuto!

MAX          - (dopo un accesso di tosse, improvvisamente si placa) Va' avanti, Carol.

CAROL      - Ecco, per legare l'argomento alla pubblicità, avrei pensato al momento famoso in cui Cesare passa il Rubicone. Scusa Max, non t’arrabbiare, ma io invece di “Il dado è tratto”... (esita preoccupatissima) Gli farei dire… Bè, sì, gli farei dire...

MAX          - Dillo, 'sei' incinta. Non ti colpirò!

CAROL      - Gli farei dire: “Il dado estratto!”

MAX          - (sordamente) La ventiquattresima pugnalata! Ma sì! Ma sì! Tutto fa brodo!

CAROL      - Scusa, Max, ma io...

MAX          - Spero che tuo figlio là dentro non ti abbia sentito.

                            (Rientra Milt; ora cerca di mettersi in vista: indossa un vestito scuro con maniche e calzoni alquanto corti. Ha ancora le scarpe e i calzini bianchi)

MILT          - Scusa, ma proprio sono dovuto andare in bagno…

                            (Passa davanti al sofà dov'è Carol, sfogliando il suo notes. Max lo guarda)

MAX          - Che ha fatto quel vestito? Ci hai pisciato dentro per ritirarsi così?

MILT          - No! Bè... Sì, forse... Bè, sai...

MAX          - (grugnito) Ora Milt, dicci quello che ti è venuto in mente e speriamo che sia meno lugubre della tua mise…

MILT          - Avevo pensato di sfruttare il discorso funebre di Antonio per l’annuncio pubblicitario…

MAX          - (trucemente) Per la "BEEF-TEA"…

MILT          - Eh...

MAX          - È il momento magico! Sputa!

MILT          - (leggendo sul notes) Mi ero… mi ero appuntato questa battutina... Bruto: "Cesare che esaltò i genitali scrivendo il "De bello fallico"...

MAX          - Fingerò di non aver sentito. Qualcuno di voi ha sentito una battuta?

TUTTI        - (dicono debolmente "no" e si stringono nelle spalle)

MAX          - Ira,… il tuo genio non ha avuto "parti" migliori?

IRA            - Ecco, mi stai dando tu l'imbeccata. Bruto nel suo discorso funebre potrà dire: "Cesare? Un abortista. Faceva le guerre contro i “Parti”…”

MAX          - Non male questa, Ira, non male.

BRIAN       - (incalzando) O anche: "Cesare era un guastafeste. Era contro i party"

MAX          - Avanti... Avanti...

IRA            - (ostile) Ma quale guastafeste! Non ci possono esser dubbi sul coinvolgimento ginecologico di Cesare.

BRIAN       - Questa poi!

IRA            - La prova? Ne fece arma politica di propaganda… Favorì i parti cesarei!

MAX          - Ottima! La inseriamo nel contesto di un battibecco fra Antonio e Bruto. Si prenda nota! (Helen stenografa)

IRA            - (trionfante dardeggia con lo sguardo Brian)

BRIAN       - (sarcastico) Quanti cilici dovrò mettermi per averti stimolato con la mia battuta!

MAX          - Bravo Brian! Bravo!

IRA            - Che “Bravo Brian!” Capirai che stimolo! “Guastafeste contro i party”!

MAX          - Ehi, Ira, questa è una squadra, non voglio Prime Donne.

IRA            - Io Prima Donna? Senti chi parla! Ah, no, scusa, come non detto. Dimenticavo che quando parli, non ti ascolti mai...

MAX          - Ah, no? Stiamo a vedere se mi ascolto, adesso. Sei licen-ziato, Ira. Ho sentito chiaramente che ti dicevo: “Sei licenziato!”

IRA            - (ride) Io licenziato?

MAX          - Sì. Sei una Prima Donna.

IRA            - Max, lo so che sono un po’ matto. Ma sulla pista dei matti, mi prendi 40 lunghezze…

MAX          - Ceerto. Tu sei savio ed io sono pazzo.

IRA            - Non prendermi in parola… Chiedi al mio strizzacervelli. Sono 10 mesi che ti analizziamo.

MAX          - Hai fatto analizzare me?

IRA            - Certo. Con me aveva finito l’anno scorso. Così quest’anno abbiamo fatto te. Ti giudica un genio della comicità... Ti idolatra, Max. Nessuno lo fa ridere quanto te. Ma potenzial-mente ti crede anche capace di strozzare tutti i gorilla del Congo!

MAX          - Sai che ti dico: vi scarico tutti e due. Non può più analizzarmi. E se lo incontro, il primo “gorilla” che strozzo sarà lui.

IRA            - Sono licenziato. 

MAX          - Sì.

IRA            - Bene. Magnifico! Ma voglio indietro i miei "parti Cesarei”!

MAX          - Niente da fare. Li ho pagati. I parti Cesarei sono miei. Riprenditi il “Si tu vales bene est”, ma i parti sono miei.

IRA            - Te li dò a una condizione…

MAX          - Nossignore! Nessuna condizione…

VAL           - Max, che tu ascolta sua condizione. Che condizione, Ira?

IRA            - Prima me lo dicevi, ma non me lo hai mai più detto. Max, voglio che tu mi dica che mi ammiri.

MAX          - (si alza, con gli occhi che lanciano fiamme) Io ammiro lui?! Io ammìro quello?! Mi ruba i miei parti Cesarei e vuole che lo ammiri? (a Ira)

KENNY     - Vuoi rifletterci per qualche minuto, Max?

MAX          - Rivoglio le tue paghe. Quattro anni di paghe!

TUTTI        - (tirano via Max)

MAX          - E rivoglio i contributi, la ritenuta d'acconto e la pistola ad acqua che ho regalato a tuo figlio!

IRA            - (passando davanti a Helen) Scusa, tesoro… (le strappa dal notes una pagina, la fa in mille pezzetti e li stringe nel pugno) Ok, mi sono ripreso i Cesareì… E se cercate di infilarli nello show, vi denuncio per plagio tuttì quanti siete! Posso essere più pazzo di te, Max!

MAX          - (lo blocca) Riappiccica quella pagina o appiccico al muro te e il tuo tumore cerebrale!

IRA            - Ora me ne vado. E i miei Cesarei vengono con me!

MAX          - (tende la mano) Dammeli, Ira. Dammeli, perché sento arrivare una delle mie crisi licantropiche!

IRA            - Mi hai licenziato… Ti avevo dato una chance. Non mi dici che mi ammiri. OK. Di' addio ai Cesarei. (mette la carta in bocca e la mastica)

MAX          - (ribolle)

IRA            - (sputazzando) Ti dirò una cosa: la battuta è buona, ma la carta fa schifo.

                            (C'è un momento di tensione. Max fissa Ira. Prima sommessamente, ma comincia a ridere. Ad uno ad uno tutti si uniscono a lui, finché ridono tutti. Max prima mette amichevolmente un braccio intorno al collo di Ira, poi lo sbatte giù con la testa sul tavolo. Gli altri cercano invano di tirare via Max)

MAX          - Se lo inghiotti ti caccio una mano in gola e ti strappo i Cesarei dall'esofago!

CAROL      - Max, è solo un pezzetto di carta! Possiamo riscriverla.

IRA            - (soffocato) No, finché non dice che mi ammira!

MILT          - Qualcuno prenda una torcia. Forse il fuoco li spaventerà.

IRA            - (a Max) Io ti ammiro, carogna! Perché tu non mi ammiri?

MAX          - Sputa!

IRA            - No! Lo devi dire! Qualcuno glielo faccia dire!

MILT          - (A Carol) Chi l'avrebbe fatto così modesto?

IRA            - (soffocato) Va bene. Va bene. (sputa la pallottola, attraver-sa la stanza) Cristo! Menomale, non era “Guerra e Pace”!

MAX          - (a Helen) Rimettila nel copione!

HELEN      - (indica la pallottola di carta masticata per terra) Dici quella?

CAROL      - No, ribattila a macchina. Quella andrà dopo ai musei.

MAX          - Ok. Ho avuto quello che volevo. Ora ti ammiro, bastardo! IRA     - Sono ancora licenziato?

MAX          - No. Val è licenziato.

VAL           - Perché me?

MAX          - Per un'ora sola. Ognuno deve fare il suo turno di licen- ziamento.

BRIAN       - E tu?

MAX          - Anch'io. Sarò licenziato dopo Lucas. Tutti tranne Carol. Non licenzio donne incinte.

CAROL      - Davvero? Da quando in qua ci si è accorti che sono una donna?

MILT          - Io lo capii il primo giorno quando ti togliesti il paletot. Ci misi un paio d'ore, ma me ne accorsi.

CAROL      - Bè, io non voglio essere considerata una donna, voglio essere considerata un autore.

BRIAN       - Mi sta benissimo. Solo che dovresti farti la barba tutti i giorni come noi…

MAX          - Ma che discorsi facciamo qui? (A Carol) Che c’è di male nell'essere donna? Mia moglie è donna e ne è entusiasta.

CAROL      - Piace anche a me, Max, ma non qui. Come donna qui non posso sopravvivere. Ma come autore, posso cavarmela con chiunque di voi.

MAX          - Spiacente, ma devi essere donna. Lo show ha bisogno di un punto di vista femminile. Qui quello che ci si avvicina di più è il tuo.

CAROL      - Dopo 5 anni qua dentro, Max, credi che abbia ancora un punto di vista femminile? Torno a casa puzzolente di sigaro; mio marito dice che gli ricordo il suo colonnello. Prima di venire qui non avevo mai detto una parolaccia in vita mia. Ora vado nella mia fottuta casa e parlo col mio fottuto marito come un fottuto scaricatore di un fottuto porto. E va bene, non importa. Se una stesse in Francia per 5 anni, parlerebbe il francese. Ma io non sono in Francia. Sono qui e parlo il "fot- tutele”. Non voglio essere chiamata autore-donna. Voglio es-sere chiamata buon autore e se questo significa essere uno di voi ragazzi, sarò uno di voi ragazzi. Ce la faccio…

MILT          - (A Carol) D’accordo. Ma da te "ragazzo” sono proprio curioso di vedere da dove uscirà il tuo bambino.

MAX          - Ok. Al lavoro! Dov’eravamo?

KENNY     - (esitante) Ai… ai parti…

MAX          - (truce) Ancora?

BRIAN       - No, no, io avevo avuto un'ideuccia per Cesare che prima di entrare in Campidoglio, potrebbe dire a sua moglie: "Ho un appuntamento con la morte. Aspettami in macchina, gioia, torno subito”.

MAX          - Che ne dite se Cesare, ormai sanguinante a terra, rialzasse la testa e, guardando il cielo, dicesse: “Sbaglio o si mette al Brutto?”

IRA            - Buona, sì! Bravo Max!

MAX          - Dì che mi ammiri? (ridacchia) Ora mi serve un finale. Qualcosa d'effetto. Magari di musicale che poi si impasti con il motivo della sigla.

IRA            - Ci sono, Max! (si stende sul pavimento a pancia sotto) Tu ti sollevi da terra… (comincia a tirarsi su) ..fino a metterti in ginocchio.. (esegue) Tendi le braccia verso Roma. (esegue) E poi canti quella canzone italiana, quella che proprio ora è un successo di Dean Martin. (canta) "Arrivederci, Roma. Goodbye. Au revoir. Arrivederci, Roma…" Il resto non lo so...

MAX          - Perfetto! Era quello che volevo. Ira, sei pazzo, ma ti ammiro.

IRA/MAX - (intonano insieme "Arrivederci, Roma. Goodbye. Au revoir. Gli altri fanno coro ed escono lentamente di scena mentre si fa buio)

LUCAS      - (al pubblico) Scrivemmo il copione per quella settimana e per la successiva e per altri due mesi… (È solo su un lato della scena illuminato da un "occhio di bue". Tutti gli altri sono sempre fuori) C'era sempre la qualità, ma non l'ascolto. L'America voleva una comicità in cui potesse riconoscersi di più. L'audience non ha molta familiarità con Giulio Cesare, con i Galli e con parti Cesarei o no. Max non dovette licenziare nessuno neanche per finta perché Brian se ne andò presto ad Hollywood. C'era un clima decisamente malinco-nico nell'ufficio, perché Max era sempre più sfasato. Era in perenni trattative sul futuro dello show e la N.B.C. aveva scelto la linea dura. Questo non impedì a Max di dare il consueto party Natalizio, che festeggiò con un pugno nella porta dell'ascensore… Ora non c'era bisogno di guardare le luci per vedere a che piano eri... C'era il buco.

                            (Si sentono musiche natalizie che giungono ovattate da altre stanze più lontane. In un angolo dell'ufficio c'è un albero di Natale con le candeline accese. Si può vedere attraverso le finestre una leggera nevicata)

                   Per essere sincero, eravamo tutti un po' spaventati, perché fino allora, avevamo avuto tutti la colonna su cui appoggiarci. Ma come gli uccellini di nido, presto avremmo conosciuto la paura, il panico e il coraggio richiesti per volare da soli.

                            (Si spegne il riflettore su Lucas. Tornano le luci nell'ufficio. È notte. Lucas se n'è andato. Il volume della musica natalizia è un po' più alto e si sente il chiacchiericcio dall'ufficio accanto. Entra Milt con un impeccabile doppiopetto. Ha un bicchiere in una mano e nell'altra una bottiglia dimezzata di champagne)

MILT          - ...E così ieri ho trovato nella cassetta delle lettere l'istanza di divorzio… L'antivigilia di Natale! Però abbiamo trovato un bell'accomodamento: lei si è presa la casa, ma me ne ha data una bella foto. (si volta) Dove sei? Helen? (si guarda in giro) Entra. C'è troppo baccano di là.

                            (Entra Helen con cautela. Porta un abitino nero templi-ce con una precipite scollatura. Ha i capelli tirati su. Per la prima volta ci accorgiamo di quanto è carina. Ha in mano una coppa di champagne)

HELEN      - Non mi dispiace il baccano. È una festa, no?

MILT          - Santo Dio, Helen, come ti dona quel vestito! Helen, ora ti dico una cosa che potrà scioccarti. Però ascoltami, perché te la dico in tutta sincerità e con il più profondo rispetto… Rispetto e stima… Io ti attiro molto, vero?

HELEN      - Veramente no.

MILT          - Ma un pochino, dài!

HELEN      - No, neanche un pochino.

MILT          - Non hai detto a Giselle qui in ufficio che mi trovi sexy?

HELEN      - Io?! No. Mai. Perché dovevo dirlo? Sexy poi...! Oh, mio Dio, no!

MILT          - Forse è stata Giselle a dire che ero sexy.

HELEN      - No. Giselle mi disse che per lei sexy era Kenny.

MILT          - Vabbeh. Di che stiamo discutendo, di semantica?

HELEN      - Io tornerei di là.

MILT          - E se ti dicessi che un'avventura non mi interessa? E se ti dicessi che quello che voglio è un rapporto profondo e duraturo?

HELEN      - Ti auguro di trovarlo. Di tutto cuore.

MILT          - E se io ti offrissi tutte le mie paghe di un anno per una notte? No, non ci credere. Forse l'anno prossimo saremo tutti a spasso.

HELEN      - Lo so.

MILT          - E così sarò senza lavoro, senza moglie, senza famiglia... La compassione non ti eccita in qualche modo?

HELEN      - Senti, non voglio proprio perdermi la festa.

MILT          - Che tipo d'uomo cerchi tu?!

HELEN      - Ma io non cerco nessuno.

MILT          - Allora cosa vuoi?

HELEN      - Voglio essere un autore. Voglio scrivere cose comiche.

MILT          - Un'autrice comica! Oh, Dio mio! Perché? Vuoi davvero essere come me? Come Val? Come Ira? Come uno di noi?

HELEN      - Più di ogni altra cosa al mondo.

MILT          - Helen! Eppure ci conosci. Siamo disgustosi. Siamo bam- bini a vita e senza una vera vita… È tutta qui la nostra vita: ci si odia, ci si maledice… Buttiamo le scarpe dalle finestre, diamo fuoco alle scrivanie… Facciamo telefonate oscene a parroci e rabbini. Umiliamo, denigriamo chiunque o qualsiasi cosa al mondo pur di strappare una risata…

HELEN      - Ecco, Milt, questo mi eccita!

MILT          - T'insegnerò tutto quello che so. (le prende la mano e comincia a carezzargliela)

VAL           - (entra col suo “vestito buono”. Ha in mano un bicchiere di vodka. È ubriaco) Max che vuole tutti scrittori qua dentro. Vuole tutti che brinda insieme.

MILT          - Ah, io so già cosa dirà: “Io sono venuto per seppellire lo show!” Forse dovresti ripensarci e fare l’autrice drammatica.

LUCAS      - (Entra, elegantino, con una bottiglia di birra in mano) Avete sentito che ha fatto McCarthy? Praticamente alla vigilia di Natale?

VAL           - Lui messo il Papa in lista nera. Ora il Papa che non ha più lavoro né in cinema né in TV! (ride) Voi pensa che sono obriaco per dire cose come così!

BRIAN       - (Entra indossando una vivace giacca sportiva a dadini, i1 cappello, calzoni e mocassini, con un soprabito di pelo di cammello, con in bocca l'eterna sigaretta) Chi ha una macchina fotografica? (mettendosi in trionfalistica posa) Voglio l’immagine del successo!

LUCAS      - (stringe la mano a Brian) Sapevo che eri in città. Ti avevo sentito tossire.

MILT          - Brian! Credevo che mi chiamassi da Hollywood!

BRIAN       - Ero giù di voce.

MILT          - (a Helen) Sentito? Un giorno dirai anche tu battute comiche così.

LUCAS      - Gesù, sei andato davvero a Hollywood? Scommetto che quella giacca ha tasche con piscina!

BRIAN       - (schiocca le dita) Ho venduto il soggetto così! Non solo sono più ricco di voi, sono anche più giovane di tre ore.

HELEN      - (note della "quinta") Bam, bam, bam, baaaam!

MILT          - (a Helen) Più tardi faremo un discorsetto sull'intempesti-vità.

VAL           - (sbircia) Chi quello? Quello è Brian? Dove che diavolo eri?

BRIAN       - Ti sei accorto adesso che sono stato via per tre mesi?

VAL           - Ehi, Brian, tu che saputo notizia?

BRIAN       - Quale?

VAL           - Io così che incazzato che non frega niente!

MILT          - (a Helen) Battute russe. Ci ridi solo se le racconti a te sperduto nella Steppa.

LUCAS      - (A Brian) Dove vivevi laggiù?

BRIAN       - Oh, in una casetta con vista su Yvonne DeCarlo.

HELEN      - Dio, per vivere a Hollywood cosa non darei!

MILT          - Non si tratta di non dare, ragazza. Dopo ti spiego.

CAROL      - (entra, elegante, ha ripreso la sua linea slanciata, dopo il parto) Brian! Ho sentito che c'eri. Vieni qui! È tanto che non abbraccio un cattolico! (si abbracciano. Carol tocca la sua giacca) Oh, mio Dio, è di cachemire?

BRIAN       - Al cento per cento. (si toglie il cappello. Ha la testa piena di capelli) Anche i capelli mi vengono così... Sei stupenda, “mamma”! Ho sentito che era maschio.

CAROL      - No, femmina.

BRIAN       - Bè, non preoccuparti. Qualcuno crescendo si redime…

KENNY     - (entra) Chi può darmi il cambio di là? Max sta vomitando! (ha la testa nella tazza del cesso) Basta impedirgli di tirare l'acqua. Brian!! Come stai?

BRIAN       - (sta per parlare, ma tossisce e tossisce)

KENNY     - Non avevo mai sentito parlare un pacchetto di "Camel"! CAROL           - Max sta di peste. Ma che ha bevuto?

KENNY     - Cosa non lo so. Ma ha "tracimato". Ho visto solo che si è mangiato un pezzo di roast-beef grosso come una Buick.

CAROL      - Glielo potevi togliere.

KENNY     - Non avevo un tridente.

TUTTI        - (ridono) 

MILT          - Continua, Kenny. Sei "in salita".

KENNY     - Meglio "in salita” che "insalata", sennò Max mi avrebbe mangiato insieme al roast-beef!

BRIAN       - (guarda l'orologio) Sentite, volevo giusto farvi un salu-tino… Ho i bambini giù. Li porto a Messa.

MILT          - Messa in scena, messa a punto, messa in piega o messa in onda?

HELEN      - Milt, porta rispetto!

MILT          - Rispettosamente ho o-messa messa nera.

BRIAN       - Ma allora siamo razzisti!

IRA            - (irrompe nella stanza con un soprabito e galoches su un vestito blu) Stavo andando alla clinica St.John. Avevo una strana sensazione alla schiena, come se mi si fosse rotta una vertebra o altro… Ora state un po' a sentire questa… È su un ebreo cinese.

BRIAN       - Ok. Ci sta provocando! Non dirci come si chiama. Facci indovinare: Noè-Ping-Pong!

MILT          - Samuel King-Kong.

CAROL      - Mosè Tze-Tung..

BRIAN       - Noè Ping-Pong è buona.

HELEN      - Posso dirne una io?

TUTTI        - (la guardano)

MILT          - Non so se siamo tutti tanto ubriachi da sentirla.

BRIAN       - (A Helen) Capito sì che deve essere un nome Cino-Ebrai- co?

HELEN      - Ho capito… Ho capito.

MILT          - A volte, chissà... Avanti, tesoro, stendili!

HELEN      - (riflette a lungo) Vediamoo... Eeeh… Eeh..

TUTTI        - (si mettono seduti comodi in paziente attesa)

HELEN      - Aronne… Aronne... No: posso ritirare Aronne?

KENNY     - Te ne sarà grato…

HELEN      - Oh... Oh… Ci sono!... Ronald... Ronald -

CAROL      - Helen, scusa, abbi pazienza: Ronald è il nome cinese o quello ebraico?

HELEN      - No… Ho sbagliato… Fatemi ricominciare…

MILT          - Non puoi metterci tanto... È una battuta, non una “sei giorni”.

HELEN      - Sono nervosa. Non conosco nessun cinese ebreo.

IRA            - Posso dare io un nome a lei? Così la facciamo finita. 

HELEN      - Ok. Ci sono… L'ho trovato… Vito Tojo.

TUTTI        - (la guardano)

LUCAS      - Vito Tojo? Vito è italiano e Tojo è giapponese.

HELEN      - Sentite, io non sono pagata per inventare questa roba.

CAROL      - Va bene, Helen… Il trionfo della saggezza.

KENNY     - (a Ira) Va bene. Ci arrendiamo. Come si chiamava il tuo Ebreo cine...?

                            (Si apre la porta ed entra Max con un bicchiere in  mano. È ubriaco)

VAL           - Noi che ti aspettiamo, Max. Brian che è qui. Che, hai visto Brian?

MAX          - (Sembra stordito. Non dice niente)

BRIAN       - Ho fatto un salto da Hollywood per salutarti, Max.

MAX          - (sbatte solo gli occhi)

KENNY     - Ti senti bene, Max?

LUCAS      - Vuoi sederti, Max? Ti prendo una sedia.

CAROL      - Chissà se ci sente.

VAL           - (A Max) Max! Sono Val. Tu senti quello che io dice?

MAX          - (lo guarda)

VAL           - Max, mi preoccupa per te. (agli altri) Non credo chi sente.

TUTTI        - (si guardano l'uno con l'altro)

MAX          - Vi prego, scusatemi. Sono un po' ubriaco… Ci sono cose che non riesco a dire. Forse non ve ne siete mai accorti… Ma approfitto che sono ubriaco e voglio dirlo a tutti, a tutti voi, dal primo all’ultimo. Vi voglio bene! Uffa, ragazzi! Perché è tanto difficile a dirsi? In famiglia mia "Ti voglio bene” non si diceva mai. Si diceva: “Mangia!” Quello era amore. Un filetto di manzo era un amore enorme. Ira mi è testimone. Ci sono cose che non dico facilmente.

IRA            - Non le dice facilmente.

MAX          - Vaffanculo, ma ora lo dico tre volte! Vi voglio bene! Vi voglio bene! Vi voglio bene! Ehi, è freudiano, dirlo mi ha messo fame. (tossisce) Mi sentite tutti?

LUCAS      - Forte e chiaro, Max.

MAX          - Mi brucia un po' la gola. Nel mio ufficio ho vomitato fuori dalla finestra. Domani i giornali parleranno di piogge “acide”. Ma zitti! Ho qualcosa da dirvi: VITTORIA! VITTORIA! Abbiamo battuto quei bastardi! Abbiamo fatto muro e li abbiamo battuti! (comincia a ridere forte e il riso si fonde con qualche singhiozzo, con qualche lacrima da ubriaco)

VAL           - Abbiamo battuto loro, Max? Chi che abbiamo battuto?

MAX          - La N.B.C.! Si sono arresi! Alle 5 e 27 di stamani, il 24 dicembre, millenovecento… novecentocinquantaaa... il cin-quantaaaa... Bè, quello che è... Hanno firmato, sulla mia scrivania. Abbiamo firmato e ci siamo scambiati le penne. Loro avevano uno schifo di penna a sfera… Ma noi abbiamo avuto quello che volevamo. Sissignori!

KENNY     - È una grande notizia, Max!

VAL           - Cosa che era? Nuovo contratto?

MAX          - Meglio!

CAROL      - Cosa c'è di meglio di un nuovo contratto?

MAX          - La libertà! L'indipendenza! Siamo “out”! Siamo autosuffi-cienti! D'ora in avanti comandiamo noi!

KENNY     - Cioè possiamo lavorare per un'altra network? Per la CBS?

MAX          - Lo hai detto. Solo che la CBS non ha fasce libere per l'anno prossimo… C'è Walter Cronkite che imperversa.

BRIAN       - Ho sentito che l'ABC cerca nuovi programmi, Max.

MAX          - Ecco appunto! L'ABC! Ma non vogliono spettacoli di va- rietà. Vogliono lo sport. Che ci vado a fare, a giocare al golf per un'ora?

IRA            - Ci sono solo tre network. C'è il Canale 5, ma hanno una telecamera sola.

MAX          - Ecco. Allora qual’è la cosa più intelligente che possiamo fare?

LUCAS      - Quale?

MAX          - Strategia d'attesa. Aspettiamo che tutti i network siano nei guai… Poi faranno la coda per noi... con la lingua di fuori.

TUTTI        - (si guardano l'uno con l'altro)

KENNY     - Di quanta attesa stai parlando, Max?

MAX          - Non molta. E poi mica dobbiamo aspettare tutti insieme. Ci separiamo per un po’. Voi ragazzi prenderete un altro lavoro. Avete famiglia, siete richiestissimi, i più bravi dello show-business. Io farò un paio di film, forse uno spettacolo per Broadway, un numero a Las Vegas… Vedremo. E poi un giorno saremo più ricercati dell'uranio. Ci rivogliono? Alle nostre condizioni. La voce si sparge dappertutto: “Sono tornati insieme!” “Ritornano!”

MILT          - Sa tanto di Zorro. Potremmo metterci le maschere e cavalca-re su cavalli bianchi… No, bianchi no, neri! È più intonato il nero.

MAX          - Capito? Noi li aspettiamo fuori… Forse un anno, due anni… Magari dieci. Siamo già tutti in forma adesso: ma potremo anche migliorare. Non lo so forse, è un'idea pazza, ma con la volontà… con la volontà… Che ne dite?

                            (silenzio)

IRA            - Tu ci vuoi bene, io ti voglio bene… Ci sto.

MAX          - Ecco.

VAL           - Che io ho un piccolo problema di alimentazione per i dieci anni, ma noi vede che succede.

MAX          - Non chiedo altro. Pensateci. Non siate precipitosi. Io non volevo dirvi addio stasera… Ancora non siamo - pronti per questo… Niente addii, va bene?

LUCAS      - Io ho appena detto “salve” e “addio” non vorrei proprio dirlo.

MAX          - (annuisce verso Lucas) Nessuno credeva che Annibale riuscisse ad attraversare le Alpi con gli elefanti. Tutti dicevano: "Gli elefanti moriranno congelati!” E sapete che disse Annibale? Disse: “No. Se la faranno tutta di corsa." (scoppia in una risata) Forza! Festeggiamo! Tutti qua dentro! Helen, va' su a prendermi il sassofono.

HELEN      - (esce)

MAX          - Suonerò "Bianco Natale". (esce)

TUTTI        - (sono ancora sbalorditi)

KENNY     - Dò mille dollari al primo che dice una cosa intelligente!

CAROL      - Suonerà “Nero Natale”!

KENNY     - Basta così. Hai vinto!

MILT          - Non diceva sul serio di aspettare 10 anni, vero?

KENNY     - No, era solo una metafora.

MILT          - Metafora di che?

KENNY     - Di aspettare dieci anni.

VAL           - Io che non sa chi diavolo pensa. Qualcuno dice me cosa che pensare?

KENNY     - Max sa che è finita e sa che noi sappiamo che è finita. Ma non sapeva come dircelo. Non come Max. Doveva dìventare qualcun altro per dircelo. Come nello show, quando si nasconde dietro ad altri personaggi.

BRIAN       - E chi era adesso?

KENNY     - Annibale! Alessandro il Grande. Forse quel Ciclopis che s'è inventato lui…

LUCAS      - Non mi picchiate per questo, ma il solo giudizio che so dare su Max è: estremamente nobile.

IRA            - Nobile??!! Tu lo giudichi nobile?! Quell'uomo è Mosè, Sant'Iddio! Quell'uomo è un gigante… Magari è Golia dopo che David gli ebbe centrato la testa con il sasso. Ma giuro, c'è in lui una fottuta "grandeur". C'è in lui tanta rabbia, tanto dolore, tanta forza e tanto roast-beef che quando crolla come gli è successo stasera, è tale lo schianto che la gente sarà caduta dal tetto anche in Birmania...Non ci sarà mai più un al- tro Max Prince, perché è un pezzo unico, originale. Ve lo dico io, ragazzi. Noi abbiamo vissuto un evento storico: l'evento "Max Prince"!

KENNY     - Andiamo a raggiungere Mosè prima che si mangi le Tavole con tutti i comandamenti.

CAROL      - Da non crederci, ma mi mancheranno i “vaffanculo”!

MILT          - A me veramente seccava un po' di andarci.

BRIAN       - Ve lo dico io, ragazzi, Hollywood è fantastica! Vi piacerà.

VAL           - Senti! Si tu è ebreo, tu deve errare…

                            (Brian ride ed escono)

LUCAS      - (al pubblico) Avrei seguito Max fino in capo al mondo. Ma il mondo per noi il primo di giugno andò a gambe all'aria. E ce ne andammo tutti per strade diverse: qualcuno su, qualcuno giù… Qualcuno ebbe altri bambini e uno di noi - Brian - morì troppo giovane. Helen si laureò in legge e Dio sa che ne è stato… Ma accadde la cosa più incredibile, la più meravi- gliosa. Proprio l'ultimo giorno dell'ultimo show della stagione, i giornali annunciarono che il Senato degli Stati Uniti aveva approvato con 67 voti contro 22 la mozione di censura contro il senatore Joseph McCarthy per indegnità. I suoi giorni erano contati... Quella sera Max ci portò tutti a cena e fu incredibilmente buffo. Le lacrime ci rigavano il viso, ma solo qualcuna era per le risate…

                            (Dopo l’ ultima battuta di Lucas sentiamo un  a solo di sassofono. È Max che suona, con qualche nota stonata, “Bianco Natale"... questo fino all’ingresso di Milt)

MILT          - Lucas, dovresti vederlo! Max suona il sassofono… e mangia un sandwich al prosciutto nello stesso tempo!

(Lucas/Milt si guardano, poi in coro, le prime note della “Quinta" di Beethoven: bam bam bam baaaam. Il sassofono continua a suonare mentre cala il... )

 

SIPARIO

FINE