Roma fa la stupida stasera

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Roma fa la stupida stasera – minicommedia atto unico

Roma fa la stupida stasera

atto unico in 4 scene

PERSONAGGI (max 19-20 persone)

CORO (popolo romano + donne)

TARQUINIO IL SUPERBO                       ultimo re di Roma

ASINARIA                                       donna romana

PUDENTILLA                                 donna romana

PRISCILLA                                      donna romana

BRUTO e COLLATINO                  primi consoli di Roma

MENENIO AGRIPPA                     patrizio romano

PADRE                                             patrizio romano

FIGLIA                                             del padre

VOCE RADIOFONICA

4 DONNE ROMANE

CLELIA                                            eroina romana

ALESSANDRO MAGNO               condottiero greco

ANNIBALE                                      condottiero cartaginese

PORSENNA                                     re etrusco

MUZIO SCEVOLA                         eroe romano

SCENA I –

Personaggi: Coro – Tarquinio – Asinaria – Pudentilla – Priscilla – Bruto – Collatino – Menenio Agrippa

CORO – (cacciando Tarquinio) Abbasso il re! Via! Via!

TARQUINIO – Mi vendicherò, villani! Ve la farò pagare cara a tutti quanti! Vedrete! Vado al sindacato dei re cacciati in esilio! (esce)

UNO – Ma va’ a mori’ ammazzato!

CORO – scemo!scemo!scemo!

ASINARIA – Oh, finalmente se n’è andato, brutto cafone!

PUDENTILLA – Hai detto bene, Asinaria, proprio un gran cafone. Pensa che si è perfino permesso, quel maleducato, di importunare mia sorella Lucrezia. E lei, poverina, si è uccisa dalla vergogna!

TUTTE – ooooohhhhh!!! Ma  noooo!!!

PRISCILLA – E poi… che ingrato! Quest’anno non ha neanche organizzato il concorso di miss Roma 509 a.C…. e io che credevo di avere tante chanches!

ASINARIA – già…ma sapessi…l’associazione Donne Romane ha già tanto protestato… gli siamo sfilate in corteo sotto le finestre per due giorni e due notti, a gridare slogans… e vedessi che striscioni che avevamo!

TUTTE – Brave! Brave!

BRUTO – (entra - accento toscano) O donne, o basta! Qui s’ha da fare la politica, s’ha da fare, altro che bischerate! A casa, sciò, che fuori ci siete già state abbastanza! Che poi glie lo vado a dire io ai vostri mariti che perdete tempo a cicalare per le strade, eh?

TUTTE – no no, ai mariti no, per carità ! (scappano via)

COLLATINO – (entra – accento genovese) E bravo Bruto! E’ così che si fa, altro che cuori teneri! Ma guarda un po’ se Roma deve essere in balia di donnette ciattellone come quelle… eh, beato Romolo e il ratto delle Sabine!

MENENIO AGRIPPA – (entra, accento napoletano) Scusate se interrompo, guagliò…voi mi conoscete… sono un patrizio e appartengo a una delle più nobbbbili famiglie romane. Mi chiamo…

BRUTO e COLLATINO – (in coro) Menenio Agrippa, quello della predica fritta e rifritta!

MENENIO – Ma come vi permettete?

BRUTO – che poi, con quella pancia che ti ritrovi, farebbero meglio a chiamarti A Trippa, altro che Agrippa!

COLLATINO – Bravo, bella battuta! questa me la rigioco nella puntata di stasera di MARE NOSTRUM, il più bel varietà del Mediterraneo!

MENENIO – O siamo seri! Qui si fa l’Italia o si muore! Cioè, pardon, qui si fa Roma e bisogna sopravvivere… insomma, cacciato il re Tarquinio il Superbo è finita la monarchia e comincia la repubblica.

COLLATINO – Ah sì?

MENENIO – Veramente! Dice la storia che nel 509 a.C., che è il nostro anno, comincia la repubblica. La repubblica romana comincia con due consoli, Bruto e Collatino, che insieme formano il primo consolato

BRUTO e COLLATINO – Nooooiiii????

BRUTO – Boh, io, se è così, ci posso anche stare. Pensate un po’… la settimana scorsa ho fatto 11 alla schedina del totolaziocalcio, e non ho beccato neanche un sesterzio… comunque mi sono bell’e consolato. Sono pronto.

COLLATINO – E io allora? La settimana scorsa mia moglie, Lucrezia, è stata importunata da quell’idiota di Tarquinio il Superbo (che è più idiota che superbo, perchè dico… con tutte le belle donne che ci sono a Roma, proprio mia moglie doveva scegliere….). Comunque, a farla breve, mia moglie si è uccisa per la vergogna. E io mi sono consolato: me ne sono trovata un’altra!!!

BRUTO – Ebbene, caro signor Menenio Agrippa, ecco a lei i due consolati, siamo pronti, con tutte le consolazioni. Andiamo (escono)

MENENIO – (rimasto solo) O Roma, o Roma, come siamo caduti in basso! Dovrò rivedere il mio famoso apologo, che non mi ricordo nemmeno come cominciava…forse partiva dallo stomaco…che sentiva tutto un formicolio…che veniva dall’intestino che si attorcigliava…e dal fegato…che sprizzava bile…che saliva, saliva…e le braccia si agitavano…fino al collo…GULP! Aiuto!!! (si autostrozza e cade; entrano due e lo portano via di peso)

SCENA II

Personaggi: Padre – figlia – voce radiofonica

PADRE (entra con una radiolina all’orecchio) – Forza, dai, coraggio, go….accidenti, palo!

FIGLIA – Papaàà……

PADRE – sscchhh!!! Lasciami sentire la partita….ma vinceremo, altroché se vinceremo! Figuriamoci un po’ se il Romulus Club si lascia battere da quegli incapaci degli Elefanti di Pirro! Vinciamo già 1-0, ma prima della fine dobbiamo fargliene almeno altri due, di gol!

FIGLIA – Ma papà, io devo sentire il Romaradiogiornale Ultime notizie dalla capitale, me l’ha detto il pedagogo!

PADRE – Il pedachè? Guarda che i piedi si usano per dare dei calci al pallone, altro che!

FIGLIA – Ma pa’, il pedagogo è il maestro! Domani a scuola ci interroga  su quello che succede qui a Roma, e io devo sapere le ultime notizie, altrimenti prendo un brutto voto!

PADRE – E va bene, uffa! Eccoti la radio! Non si può manco sentire la partita in pace! E poi dicono che Roma è uno stato democratico! Che c’è rispetto per il padre…ma fatemi il piacere!

VOCE RADIOFONICA – (da fuori campo, mentre la figlia accosta la radio all’orecchio). Buonasera a tutti gli ascoltatori. Qui Romaradiogiornale-Ultime notizie dalla capitale. Tarquinio il Superbo, cacciato stamane dalla città, si aggira attualmente nell’accampamento etrusco del re Porsenna, in cerca di aiuto. Vuole organizzare un forte esercito per rientrare in Roma e riprendere il trono. Ma il nostro Orazio Coclite, furbo, ha già provveduto a gettare il trono giù dal ponte Sublicio, e così… Re senza trono, popolo buono! Altre notizie nella prossima edizione di Romaradiogiornale – Ultime notizie dalla capitale. A voi tutti grazie per l’ascolto e buonasera.

(padre e figlia escono)

SCENA III

Personaggi: Donne 1 2 3 4 – Clelia – Tarquinio – Porsenna – Muzio Scevola

(Accampamento di Porsenna, donne al lavoro)

DONNA1 – Ah, com’è brutta la vita dei prigionieri! Tre mesi, tre lunghi mesi qui recluse nell’accampamento di Porsenna, a lavorare, a lavorare sodo e basta!

DONNA2 – Guarda, ho già tutti i calli sulle mani!

DONNA3 – Questi Etruschi! Saranno dei raffinati, ma a noi donne non ci hanno fatto ancora vedere neanche uno dei loro famosi specchi. Ho i capelli così in disordine!

CLELIA – ma su, ragazze, un po’ di contegno! Se ci mettiamo d’accordo sapete che faremo? Fuggiremo!

LE ALTRE  - (in coro) N0000!!! (tono stupito)

CLELIA – Ma certo, parola di Clelia che ce la fileremo!

DONNA 2‑ Che bellezza, Clelia! Mi sembra già di vedere la faccia di mio marito quando mi vedrà arrivare a casa…credeva, lui, di essersi sbarazzato di me…

TARQUINIO (entra) – Porsenna...!! Porsennuccio belloooo!!!... (piano) con coraggio e con baldanza qui ci scappa un'alleanza! Porsennaaa...!! Porsennuccio bellooo...!!

CLELIA‑ E tu chi sei?

TARQUINIO ‑  Come, chi sono! Sono Tarquinio il superbo, re di Roma!

LE DONNE ‑ OOOHHH!!! ( ritirandosi indietro inorridite)

DONNA l ‑ Ex re di Roma, vorrai dire, bruto!

DONNA3 – Sì, Bruto e anche brutto!

TARQUINIO ‑ Beh. non esageriamo, fanciulle… Io non sono qui per farvi del male e non voglio voi (o almeno, non ancora). Cercavo Porsenna. C’è?

CLELIA ‑ Nossignore, Porsenna se la spassa tutte le sere in una sala giochi dove c'è un video‑game con un ponte e un uomo che deve attraversarlo. Ma poi arriva un altro uomo, un certo Orazio Coclite, che taglia il ponte e così il primo uomo non può passare. Porsenna è furioso, perché perde sempre.

TARQUINIO‑ Ma guarda! E io che lo credevo un re serio! Invece sta a cincischiarsi con questi ultimi ritrovati moderni...chiamàtemelo, chiamatemelo subito!!!!

PORSENNA‑ (entra) Chi è, chi è che rompe? Oh, sei tu, Tarquinio... brutto rompiscatole, ma cosa ci sei venuto a fare qui? Ti  piacciono le mie prigioniere, eh?

TARQUINIO ‑ E piantala coi discorsi idioti! A me servono uomini e armi, e il tuo aiuto per entrare in Roma e ridiventare re. Gliela farò vedere io a quei bifolchi come si trattano i sovrani! Devo vendicarmi!

PORSENNA‑ Calmo, mettiti calmo! Ci penseremo domani! Ora, dormiamoci sopra. che è tardi. e poi (sbadiglio)...ho un sonno…. (si coricano e dormono)

MUZIO SCEVOLA (entra)‑ Signori buonasera, o meglio, buonanotte. Lasciate i che mi presenti. Sono Muzio Scevola, anzi, per ora solo Muzio, perché Scevola, che vuol dire mancino, non lo sono ancora. Sono qui, detto fra noi, per commettere un delitto. SScchhh!!! Mi hanno chiesto la massima segretezza. Devo uccidere Porsenna, il re degli Etruschi. Ma sui libri di storia c'è scritto che io, per sbaglio, uccido un'altra persona. E così, per punire la mano che ha sbagliato, me la brucio e divento Scevola, e cioè mancino. Chiaro? Coraggio, dunque: rispettiamo la storia! (si avvicina ai due che dormono) Secondo me, nessuno di questi due è Porsenna: hanno la faccia troppo da scemi per essere il re. Quindi, ne uccido uno a caso: questo o quello? Ambarabà ciccì coccò…questo! ZAC! (affonda il pugnale e quello muore; Tarquinio si sveglia di soprassalto)

TARQUINIO‑ che succede? dove sono? tu chi sei? Ah, aiuto, l'assassino, tradimento!

SCEVOLA ‑ E calmati! Dimmi chi è questo pollo allo spiedo piuttosto!

TARQUINIO (andandosene) ‑ E’…è…Po…po…po..porsenna!!!

SCEVOAL ‑ Oh, povero me! L'ho ucciso davvero! E adesso come faccio? Non ho rispettato i libri di storia! Dovevo uccidere lui, ma non dovevo uccidere lui! Ho sbagliato! O fuoco, punisci, punisci la mano che ha sbagliato! (esce gesticolando e grida da dietro le quinte come se si bruciasse la mano).

DONNA1 (entra) – oooohhh1 E’ morto!!

LE ALTRE intorno ‑ Mooortooo ?

DONNA2 ‑ EH sì, è proprio morto!

TUTTE in girotondo ‑ Che bellezza trallallù che Porsenna non c' è più!

CLELIA ‑ Allora scappiamo?

LE ALTRE –Sì, sì, via via!

DONNA4 - Addio Porsennna!

DONNA1 (con beffe) - Brutto, cattivo e antipatico!

DONNA2 -  Però.... potrò raccontare a tutte le mie amiche di essere stata nella tenda di un nobile Re etrusco….

DONNA3 - E capirai! Brutto com’era!

CLELIA ‑ E non perdete tempo! Coraggio, via,via!, (le spinge fuori).

SCENA IV

Personaggi: Tarquinio – Alessandro – Priscilla – Donne 1 3 4 – Clelia – Annibale – Bruto – Collatino – Pudentilla - Asinaria

TARQUINIO‑ Ah tradimento! tradimento! Possenti Dei, perchè mi siete avversi? Il Re Porsenna, su cui io contavo per avere l'aiuto che mi permettesse di ridiventare Re di Roma, è stato ucciso. E ora? Dove lo trovo un altro valido alleato? Dunque…vediamo un po' (prende un libro di storia e lo sfoglia). Accidenti! Qui non c'è nessuno! Sono dunque perduto? Ma no, non sia mai detto! Anche dopo un assassinio resta sempre il buon Tarquiniol E se la  storia non mi offre nessuno in questo periodo, semplice! cercherò da un'altra parte, nella storia greca (sfoglia).... Ecco! Questo grande condottiero che da solo conquistò gran parte dell'Asia...

ALESSANDRO (entra) ‑ Salve Signori, salve a tutti! Sono Alessandro Magno, per gli amici Alexander the Great, che vuoi dire Alessandro il Grande.

TARQUINIO ‑ E cosa parli in inglese, che non è stato ancora inventato, scemo! Alessandro lo sarai, ma Grande…(lo squadra da capo a piedi).

ALESSANDRO ‑ E va beh, quante storie! Non è mica questione di statura! (Entrano Priscilla e Donna1)

PRISCILLA. ‑ Oh che bello! come sembra forte e valoroso! Ma sarà vero che ha un occhio nero e l'altro azzurro, come dicono i libri e le leggende?                                                                                                         

DONNA1 ‑ Non lo so Priscilla… certo è che l’occhio nero me lo farà mio marito se mi becca qui a guardare quello straniero… meglio che andiamo via, vieni (escono).

TARQUINIO - Dunque Alessandro, sei disposto a dare il tuo aiuto?

ALESSANDRO - Come no, io sono uno che conquista! Cosa c’è da conquistare? Terre? Mari? Regni? Tutto, io conquisto tutto. E  pago,ecco qua, denari sonanti (tira fuori un sacchettto di monete). Ci sono oboli e dracme greche, monete persiane, sesterzi, talenti .... di tutto.

TARQUINIO ‑ Ma la guerra si fa con le armi non con i soldi!

ALESSANDRO ‑ Questo lo credi tu, e lo credevo anch’io, quando incominciai la mia spedizione in Persia… ma credimi, in Oriente ho imparato tante cose, tra cui  “se anche perdi il tuo decoro, tutto tu puoi far con l’oro”­

TARQUINIO ‑ O povero me! Oh costumi corrotti! Dovevo immaginarlo che questi greci erano così debosciati e venduti! Qui mi ci vuole qualcun altro. un uomo d'azione…ma chi,chi?

CLELIA ‑ (entra) Studia la storia Tarquinio! Di nemici Roma ne ebbe tanti, e tutti valorosi: Pirro, re dell'Epiro, Brenno re dei Galli, Annibale condottiero Cartaginese....

TARQUINIO ‑ Annibale? Già, perchè no? Questo nome non mi è nuovo. Dunque, vediamo di farlo comparire (sfoglia il libro). Tu, Alessandro, siedi qui e aspetta, che se ci fosse bisogno di qualche bustarella, non si sa mai. Oh, ecco qui: Annibale cartaginese che venne in Italia passando per le Alpi con gli elefanti.

ANNIBALE ‑ (entra in monopattino e con una sciarpa) Brr, che freddo che fa su quelle Alpi! Largo, largo ad Annibaleee! (si schianta)

TARQUINIO ‑ Ah, così tu saresti il famoso Annibale .....

ANNIBALE ‑ (stordito).. ero....ero Annibale… ahi ahi, le mie povere ossa...

TARQUINIO ‑ ma non dovevi venire giù con gli elefanti?

ANNIBALE – Eh, sai com'è ....in questo momento abbiamo un po' di crisi, giù a Cartagine, e il governo ha detto che mi devo accontentare di questo. E non ci ho ancora tanto preso la mano, non ho nemmeno la patente…

ALESSANDRO ‑ Hey baby! Hai bisogno di finanziamenti? Per oro, bronzo e stagno rivolgersi ad Alessandro Magno.

TARQUINIO ‑ Oh, povero me! Come sono caduto male! I due più grandi condottieri i della storia, i due giganti (si fa per dire) dei combattimenti sono in realtà due piccoletti, due soldi di cacio! E poi, uno è un venduto, l'altro uno spericolato folle ......

ALESSANDRO E ANNIBALE ‑ Ehi, vacci piano, pivello!

ANNIBALE ‑ E poi io non ho bisogno di nessun finanziamento. Non sono un mercenario, io, e non mi vendo per denaro. Io combatto contro Roma per odio, perchè quando ero piccolo mio padre mi fece giurare odio eterno ai Romani.(entrano le donne)

DONNA1 – Oh, com’è fiero e coraggioso!

PUDENTILLA‑ Puah! Romani o barbari, gli uomini sono sempre uomini e non ce n'è uno che mi vada a genio.

PRISCILLA‑ Molto meglio l'Associazione Donne romane.

LE ALTRE ‑ Brava. ben detto!

BRUTO ‑(entra con Collatino) Cos’è questo starnazzamento? Sentile le oche del Campidoglio!

LE DONNE ‑ Eh! Ha parlato il gallo del pollaio!

COLLATINO ‑ Ehi, Bruto, guarda chi si rivede! Il buon Tarquinio! E chi sono questi bellimbusti?

ALESSANDRO ‑ Un momento! Belli lo siamo, ma busto lo sarai tu!

TARQUINIO ‑ Come chi sono! Sono Alessandro Magno e il Grande Annibale, venuti ad aiutarmi a riprendere il trono di Roma!

BRUTO ‑ Uh, e noi che c’eravamo già consolati!

ANNIB ‑ Io vi odio voi Romani! (tentativo di pestaggio)

DONNA1 ‑E calma, calma! Come al solito, quando ci sono delle liti fra uomini dobbiamo intervenire noi donne a risolverle! E dove si possono risolvere le liti, meglio che attorno a una tavola imbandita? Sentite, sentite che cosa vi abbiamo preparato, noi donne in nome della pace…

(entrano le donne portando ciascuna un piatto)

CLELIA ‑ Pastasciutta alla amatriciana…….

DONNA 4 ‑ Gnocchi alla romana….

FIGLIA ‑ Mozzarella in carrozza….

ASINARIA‑ Coda alla vaccinara……­

DONNA 3 – E c’è anche il vino: bianco di Frascati (escono tutti tranne Tarquinio)

TARQUINIO

Or vedete, miei signori,

che a tavola i Romani

se la dormon sugli allori,

se ne lavano le mani!

La politica non conta,

anzi, è già dimenticata:

odio, invidia, oltraggio, onta…

sempre meglio una mangiata.

Se vi siete divertiti,

su, batteteci le mani;

i rancori sian sopiti

alla faccia dei Romani!

FINE