ROMEO E GIULIETTA
traduzione A. Lombardi
PROLOGO
Entra il Coro
CORO
Due famiglie, di eguale dignità,
Nella bella Verona, dove la scena
È collocata, piombano per rancori antichi
In una nuova discordia che insozza
Le mani dei cittadini col loro stesso sangue.
Dai lombi fatali di questi due nemici
Trae vita una coppia di sfortunati amanti
Le cui sventure pietose, con la loro morte,
La faida seppelliscono dei loro genitori.
Il passaggio pauroso del loro amore
Segnato dalla morte, l'ira protratta
Dei padri loro, che nulla rimosse
Se non la fine dei figli, ecco
II traffico che per due ore avrà luogo
Sul nostro palcoscenico. Se vorrete ascoltare
Con orecchio paziente, quel che c'è di imperfetto
La nostra fatica si proverà ad emendare. Esce il Coro
ATTO PRIMO
Scena prima
[Una piazza di Verona]
Entrano Sansone e Gregario, della casa dei Capuleti,
con spade e scudi
SANSONE Parola mia, Gregorio, gli insulti non li ingozziamo.
GREGORIO Certo che no. C'è il pericolo di strozzarsi.
SANSONE Voglio dire che se ci monta la collera tiriamo fuori la spada.
GREGORIO Bada a tirar fuori il collo dal collare, finché campi.
SANSONE Quando mi scaldo, io a colpire ci metto poco.
GREGORIO Si, ma ci metti troppo a scaldarti per colpire.
SANSONE A scaldarmi basta un cane dei Montecchi.
GREGORIO Ma scaldarsi significa agitarsi mentre aver coraggio
significa star ritti. Perciò se ti scaldi scappi via.
SANSONE Un cane di quella casa mi farà rizzare. Rimarrò
dalla parte del muro davanti a qualsiasi uomo o
donna dei Montecchi.
GREGORIO Questo dimostra che sei moscio. Sono i più
mosci che vanno al muro.
SANSONE È vero. E infatti le donne, che sono i vasi più
deboli, vengono sempre messe contro il muro. E perciò
io staccherò dal muro gli uomini del Montecchi e
spiaccicherò contro il muro le sue donne.
GREGORIO La lite è tra i nostri padroni e tra noi servitori.
SANSONE È la stessa cosa. Farò il tiranno! Dopo aver
battagliato con gli uomini farò il galante con le donne
-gli farò la festa.
GREGORIO Farai la festa alle donne?
SANSONE Sì, alla loro verginità. Prendilo nel senso che
vuoi.
GREGORIO Sono loro che lo debbono prendere nel senso
giusto quando lo sentono.
SANSONE Me mi sentiranno finché riuscirò a tener duro;
e si sa che io sono un bel pezzo di carne.
GREGORIO Meno male che non sei pesce; se fossi pesce
saresti un vero baccalà. Tira fuori l'arnese. Arriva
qualcuno di casa Montecchi.
Entrano Abramo e un altro Servo
SANSONE L'arnese ce l'ho tutto fuori. Litiga! Ti spalleggio io.
GREGORIO E come? Voltando le spalle e scappando?
SANSONE Non aver paura di me.
GREGORIO Certo che no! Aver paura di te!
SANSONE Restiamo dalla parte della legge. Facciamo cominciare loro.
GREGORIO Passandogli accanto aggrotterò la fronte, e la
prendano come vogliono.
SANSONE Dipende dal coraggio che hanno. Io mi morderò
il pollice davanti a loro: se non reagiscono perdono la faccia.
ABRAMO Vi mordete il pollice per noi, signore?
SANSONE Mi mordo il pollice, signore.
ABRAMO Vi mordete il pollice per noi, signore?
SANSONE (a parte a Gregario) La legge è dalla parte nostra se dico sì?
GREGORIO (a parte a Sansone) No.
SANSONE No, signore, non mi mordo il pollice per voi,
signore. Ma mi mordo il pollice.
GREGORIO Volete litigare, signore?
ABRAMO Litigare, signore? No, signore.
SANSONE Ma se volete litigare, signore, sono a vostra disposizione.
Io servo un padrone che vale quanto il vostro.
ABRAMO Non di più, però.
SANSONE Bene, signore.
Entra Benvolio
GREGORIO (a parte a Sansone) Digli che vale di più. Arriva uno dei parenti del padrone.
SANSONE Sì, vale di più, signore.
ABRAMO E’ una menzogna.
SANSONE Fuori le armi, se siete uomini. Gregorio, ricordati
del tuo colpo spazzatutto.
Si battono
BENVOLIO Separatevi, idioti!
Via le spade. Non sapete quello che fate.
Entra Tebaldo
TEBAI.DO
Come! Sguaini la spada contro questi
Pecoroni! Voltati da questa parte, Benvolio,
E guarda in faccia la tua morte.
BENVOLIO
Mettevo solo pace. Via la spada,
O usala come me per separare costoro.
TEBALDO
Come! Sguaini e parli di pace?
Questa parola la odio come odio l'inferno,
Tutti i Montecchi e te! Prendi, vigliacco!
Si battono
Entrano tre o quattro cittadini con mazze e partigiane
CITTADINI Mazze, picche e partigiane! Colpite! Buttateli
giù! Abbasso i Capuleti! Abbasso i Montecchi!
Entra il vecchio Capuleti, in vestaglia, con la moglie
CAPULETI
Cos'è questo fracasso? Datemi il mio spadone!
MADONNA CAPULETI
Una stampella, una stampella! Perché chiedete una spada?
Entra il vecchio Montecchi con la moglie
CAPULETI
La spada, dico! C'è il vecchio Montecchi
E agita la sua lama contro di me.
MONTECCHI
Tu vile Capuleti! — Non trattenetemi. Lasciatemi andare.
MADONNA MONTECCHI
Non muoverai un solo piede per cercare un nemico.
Entra il Principe Escalo col suo seguito
PRINCIPE
Sudditi ribelli, nemici della pace,
Profanatori di questo acciaio macchiato
Dal sangue dei cittadini — perché non ascoltano?
Ehi, voi! Voi uomini, voi bestie,
Che spegnete il fuoco della vostra rabbia perniciosa
Con fonti purpuree sgorganti dalle vostre
Vene! Pena la tortura, le vostre mani
Sanguinose gettino a terra queste armi
Temprate per il male e voi ascoltate
La sentenza del vostro Principe irato.
Tre lotte intestine generate da una tua
Parola superba, vecchio Capuleti,
E tua, Montecchi, hanno per tre volte
Disturbato la quiete delle nostre strade
E costretto i vecchi cittadini di Verona
A spogliarsi dei loro gravi indumenti
E impugnare con antiche mani
Vecchie partigiane incancrenite dalla pace
A causa di un odio altrettanto incancrenito.
Se mai disturberete ancora le nostre
Strade, saranno le vostre vite a pagare
La fine della pace. Voi, Capuleti,
Verrete con me; e voi, Montecchi,
Venite questo pomeriggio nell'antico
Castello di Villafranca, luogo deputato
Ai nostri giudizi ordinari, per ascoltare
Le nostre decisioni su questo caso.
Tutti, ripeto, vadano via, pena la morte.
Escono tutti tranne il Montecchi,
sua moglie e Benvolio
MONTECCHI
Chi ha rinnovato questa vecchia lite?
Parla, nipote, eri qui quando è cominciata?
BENVOLIO
Qui c'erano i servi del vostro avversario
E i vostri, che già combattevano prima
Che io arrivassi. Snudai per separarli.
In quell'istante giunse il fiero Tebaldo,
Con la spada pronta. E mentre soffiava
Parole di sfida alle mie orecchie, la faceva
Mulinare intorno al capo, tagliando i venti
Che, indifferenti, gli fischiavano disprezzo.
Mentre ci scambiavamo colpi su colpi
Sopravvennero altri, sì che si combatteva
Da una parte e dall'altra finché a separarle
Non giunse il Principe.
MADONNA MONTECCHI
Dov'è Romeo? L'avete visto oggi?
Sono felice che non si trovasse in questa rissa.
BENVOLIO
Signora, un'ora prima che il venerato
Sole s'affacciasse all'aurea finestra
Dell' Oriente, l'inquietudine della mente mi spinse
Ad andar fuori. Presso il bosco.
Di sicomori che si estende a Occidente della città
Vidi vostro figlio che così presto passeggiava.
Mossi verso di lui. Ma lui mi vide
E si nascose nel rifugio del bosco. Io —
Misurando il suo stato d'animo sul mio,
Che cercava luoghi dove nessuno lo trovasse,
Stanco com'ero del mio stesso io —
Inseguii il mio umore e non il suo,
Lietamente evitando chi lieto mi sfuggiva.
MONTECCHI
Molte mattine è stato visto là
Ad accrescere con lacrime la fresca rugiada
Mattutina, coi suoi profondi sospiri
Altre nuvole aggiungendo alle nuvole.
Ma appena il sole che tutto rallegra
Comincia nel punto più lontano dell'Oriente
A scostare le cortine ombrose dal letto
Dell'Aurora, ecco che fuggendo la luce
Quel mio figlio intristito si nasconde in casa,
Si chiude nella sua stanza, serra le finestre,
Esclude la bella luce del giorno e crea
Per sé una notte artificiale. Nero
E fatale dovrà rivelarsi questo umore
Se un buon consiglio la causa non rimuove.
BENVOLIO
Nobile zio, questa causa la conoscete?
MONTECCHI
No, e da lui non riesco a saperla.
BENVOLIO
Ma lo avete in qualche modo interrogato?
MONTECCHI
Sia io sia altri numerosi amici.
Ma lui, unico confidente di se stesso,
Solo a se stesso confida le sue passioni
(Con quanta verità non so), in sé segreto
E chiuso rimanendo, tanto lontano
Da ogni scandaglio e scoperta quanto lo è
II bocciolo morso da un verme odioso
Prima di poter schiudere all'aria
Le dolci foglie o dedicare a! sole
La sua bellezza. Se potessimo sapere
Da dove nascono i suoi dolori,
Volentieri gli offriremmo qualche cura.
Entra Romeo
BENVOLIO
Guardate, sta venendo. Vi prego, allontanatevi.
Saprò il suo tormento, se non insiste nel tacere.
MONTECCHI
Spero che, restando, sarai tanto fortunato
Da ottenere una sincera confessione. Signora, andiamo.
Escono il Montecchi e la moglie
BENVOLIO
Buon giorno, cugino.
ROMEO
II giorno è così giovane?
BENVOLIO
Sono appena suonate le nove.
ROMEO
Ahimè! Le ore tristi sembrano lunghe.
Era mio padre quello che è corso via?
BENVOLIO
Sì. Quale tristezza allunga le ore di Romeo?
ROMEO
II non avere ciò che le farebbe brevi.
BENVOLIO
Innamorato?
ROMEO
Senza —
BENVOLIO
Amore?
ROMEO
Senza il favore di colei che amo.
BENVOLIO
Ahimè, che amore, così dolce alla vista,
Si riveli, alla prova, un così aspro tiranno!
ROMEO
Ahimè, che amore, la cui vista è bendata,
Debba senz'occhi scorgere il sentiero
Del suo desiderio! Dove andiamo a pranzare?
Mio Dio, che lite c'è stata, qui?
Non dirmelo, ho già saputo tutto.
Qui domina l'odio, ma ancor più l'amore.
Ebbene, allora, o amore odioso,
O amoroso odio, o tutto
Creato dal nulla! O leggerezza
Pesante, seria vanità, deforme
Caos di forme dall'aria leggiadra,
Plumbea piuma, fumo luminoso,
Freddo fuoco, salute malata,
Sonno a occhi aperti che non è
Quello che è! Questo è l'amore
Che sento io, che in questo
Non sento amore. Non ridi?
BENVOLIO
No, cugino, piuttosto piango.
ROMEO
E perché, dolce cuore?
BENVOLIO
Perché il tuo dolce cuore è oppresso.
ROMEO
Ebbene, è questo il destino dell'amore.
I miei dolori giacciono gravi
Nel mio petto, e tu li accresci gravandolo
Col peso dei tuoi. L'amore che mi porti
Aggiunge più dolore a! già eccessivo
Dolore mio. L'amore è un fumo
Fatto col vapore dei sospiri; purificato,
È un fuoco che splende negli occhi degli amanti.
Se avversato, è un mare che si nutre
Delle loro lacrime. Che altro è?
Una pazzia discreta, un'amarezza soffocante,
Una dolcezza che lenisce. Addio, cugino.
BENVOLIO
Piano, vengo con te. Se mi lasci mi fai torto.
ROMEO
Ho lasciato me stesso. Non sono qui.
Questo non è Romeo. È altrove.
BENVOLIO
Dimmi, seriamente, chi è che ami?
ROMEO
Come, dovrò dirtelo piangendo?
BENVOLIO
Piangendo? No, ma dimmelo seriamente.
ROMEO
Chiedi a un malato di fare, seriamente,
Testamento. Ah, domanda mal posta
Ad uno che è già così malato.
Seriamente, cugino, amo una donna.
BENVOLIO
C'ero andato vicino pensandoti innamorato.
ROMEO
Sei un ottimo tiratore. E lei è bella.
BENVOLIO
Un bel bersaglio, cugino, si colpisce più presto.
ROMEO
Qui hai sbagliato. Lei non sarà colpita
Dalla freccia di Cupido. Ha la mente di Diana
E, ben protetta dalla corazza della castità,
Non viene stregata dall'infantile e fiacco
Arco dell'amore. Non subisce l'assedio
Di discorsi appassionati, evita lo scontro
Di occhi assalitori, non apre il grembo
All'oro che seduce anche i santi. Lei
E ricca di bellezza; e povera soltanto
Perché, alla sua morte, essa muore con lei.
BENVOLIO
Ha dunque fatto voto di vivere casta?
ROMEO
Sì, e così risparmiando spreca
Enormemente. Smagrita dalla sua severità,
La bellezza priva i posteri della bellezza.
È troppo bella, troppo saggia,
Saggiamente troppo bella, per giungere
All'estasi e rende me disperato.
Ha rinunciato all'amore; e in quel suo voto
Io che vivo per dirtelo vivo morto.
BENVOLIO
Fatti guidare da me — scordati di lei.
ROMEO
Oh, insegnami come si fa a scordarla.
BENVOLIO
Liberando i tuoi occhi. Guardando altre bellezze.
ROMEO
È il modo per richiamare ancora di più
La sua, squisita. Le maschere felici
Che baciano la fronte delle belle signore
Ci rammentano, nere come sono, che nascondono
La bellezza. Chi è diventato cieco
Non può dimenticare il tesoro prezioso
Della vista perduta. Mostrami una donna
Di rara grazia: la sua bellezza a che serve
Se non come una pagina in cui io possa leggerne
Una ancora più rara? Addio.
Tu non puoi insegnarmi a scordarla.
BENVOLIO
Ci riuscirò, per non morire indebitato. Escono
Scena seconda
[Strada di Verona]
Entrano il Capuleti, il Conte Paride, e il Clown, che
è un Servo
CAPULETI
Ma il Montecchi è impegnato come me, rischia
La stessa pena; e per vecchi come noi
Non è difficile, credo, mantenere la pace.
PARIDE
Godete entrambi di onorevole fama
Ed è un peccato che abbiate vissuto tanto tempo
Nella discordia. Ma ora, signore,
Cosa ne dite della mia richiesta?
CAPULETI
Dico quello che ho detto prima:
Mia figlia, nel mondo, è ancora una straniera;
Non ha visto il giro di quattordici anni.
Lasciamo disseccare altre due estati
Nel loro fuoco prima di ritenerla
Matura per sposarsi.
PARIDE
Fanciulle più giovani di lei sono ora
Madri felici.
CAPULETI
Ma si sono sciupate troppo presto.
Tranne lei, la terra ha ingoiato
Tutte le mie speranze: adesso
Sarà lei, spero, la signora della mia terra.
Ma intanto corteggiatela, Paride gentile,
Conquistate il suo cuore. La mia volontà
E solo una parte del suo consenso
E, se lei è d'accordo, il mio consenso
S'unisce alla sua scelta e alla sua bella voce
Che acconsente. Questa sera
Io do una festa di antica tradizione
Alla quale ho invitato molti ospiti
A me cari. Se vorrete accrescerne il numero
Sarete più di ogni altro benvenuto. Questa sera
Nella mia povera casa vedrete la terra
Percorsa da stelle che rendono luminoso
II buio del Cielo. La gioia che i giovani
Provano quando l'agghindato Aprile
Cammina alle calcagna del zoppicante inverno,
Proprio un tale piacere tra freschi
Boccioli femminili voi questa notte
Proverete nella mia casa. Ascoltatele tutte;
Tutte guardatele; e più di tutte amate
Colei il cui merito sarà maggiore.
Vi sarà, tra le molte, mia figlia
Che, essendo una, potrà rientrare nel numero,
Anche se l'uno non si conta. Avanti,
Venite con me. (Al Servo) Ehi, tu,
Và in giro per la bella Verona, trova
Le persone di cui qui è scritto il nome
E dì loro che nella mia casa saranno benvenute.
Escono il Capuleti e Paride
SERVO Trova quelli di cui qui è scritto il nome! E scritto
che il calzolaio deve darsi da fare con l'arnese del
sarto, il sarto con quello del calzolaio, il pescatore col
pennello e il pittore con la rete. Ma io vengo mandato
a cercare le persone di cui qui è scritto il nome e
non so leggere quali nomi ha scritto chi li ha scritti.
Debbo consultare i sapienti. Meno male!
Entrano Benvolio e Romeo
BENVOLIO
Via, amico, un fuoco brucia
Un altro fuoco, un dolore s'attenua
Per un'altra pena. Se la testa ti gira
Girati al contrario. Un dolore disperato
Con un altro dolore si guarisce.
Procurati all'occhio un'infezione nuova
E sparirà il veleno marcio della vecchia.
ROMEO
La tua foglia di piantaggine è eccellente, per questo.
BENVOLIO
Per che cosa, dimmi?
ROMEO
Per il tuo stinco fratturato.
BENVOLIO
Romeo, sei pazzo?
ROMEO
Non pazzo ma legato più di un pazzo:
Chiuso in prigione, tenuto senza cibo,
Frustato e tormentato — buon giorno, amico.
SERVO Dio lo conceda a voi. Sapete leggere, signore?
ROMEO
Sì, la mia fortuna nella mia sventura.
SERVO Forse l'avete imparato senza libro. Ma ditemi,
per piacere, sapete leggere quello che vedete?
ROMEO
Sì, se conosco le lettere e la lingua.
SERVO Un discorso onesto. State allegro.
ROMEO
Fermo, amico, so leggere.
Legge la lettera
I1 signor Martino con la moglie e le figlie. Il Conte Anselmo
con le sue belle sorelle. La signora vedova di Utruvio.
Il signor Placenzìo e le me amabili nipoti. Mercuzio e
suo fratello Valentino. Mio zio Caputeti, sua moglie e le
sue figlie. La mia bella nipote Rosalina con Livia. Il signor
Valerio e suo cugino Tebaldo. Lucio e la vivace Elena.
Una bella brigata. Dove debbono andare?
SERVO Su.
ROMEO Dove? A cena?
SERVO In casa nostra.
ROMEO La casa di chi?
SERVO Del mio padrone.
ROMEO Avrei dovuto chiedertelo prima.
SERVO Ve lo dico senza bisogno che me lo chiediate. Il
mio padrone è il grande e ricco Capuleti; e se voi non
siete della casa dei Montecchi, vi prego di venirvi a fare
una coppa di vino. State allegro.
Esce il Servo
BENVOLIO
A questa antica festa dei Capuleti verrà
La bella Rosalina, che tu tanto ami,
Con tutte le ammirate bellezze di Verona.
Vacci, e con occhio imparziale confronta
II suo viso con altri che ti mostrerò —
Vedrai, allora, che il tuo cigno è un corvo.
ROMEO
Se la devota religione del mio occhio
Rivela tale falsità, si mutino
Le lacrime in fiamme; e questi eretici trasparenti,
Spesso annegati ma incapaci di morire,
Siano messi al rogo come impostori! Una donna
Più bella del mio amore? Il sole che tutto vede
Non ha mai veduto l'eguale da quando
È cominciato il mondo.
BENVOLIO
L'hai vista bella perché non c'era nessun'altra
E lei si bilanciava con se stessa nell'uno
E l’altro occhio. Ma su quelle bilance
Di cristallo, pesa l'amore per la tua donna
Con quello per qualche altra fanciulla che io
Ti mostrerò splendere in questa festa, e a stento
Apparirà bella lei che ti sembra la migliore.
ROMEO
Ci andrò, ma non perché tu mi mostri tale vista
Ma per godere dello splendore della mia. Escono
Scena terza
[Stanza in casa dei Capuleti]
Entrano Madonna Capuleti e Balia
MADONNA CAPULETI
Balia, dov'è mia figlia? Chiamala.
BALIA
Per la verginità che avevo a dodici anni,
Le ho già chiesto di venire. Ehi, agnellino!
Ehi, coccinella! Dio non voglia —
Dov'è questa bambina? Ehi, Giulietta.
Entra Giulietta
GIULIETTA
Ebbene? Chi mi chiama?
BALIA
Vostra madre.
GIULIETTA
Sono qui, signora. Che volete?
MADONNA CAPULETI
Ecco di che si tratta — per un po', Balia,
Lasciaci sole. Dobbiamo parlare
In privato — Ma no, Balia, torna qui.
È meglio che tu senta i nostri discorsi.
Tu sai che mia figlia ha una certa età.
BALIA
In fede mia, potrei dirla senza sbagliare d' un'ora.
MADONNA CAPULETI
Non ha ancora quattordici anni.
BALIA
Ci scommetto quattordici dei miei denti — anche se,
Sia detto con dolore, ne ho soltanto quattro —
Che non ha ancora quattordici anni.
Quanto manca alla festa del raccolto?
MADONNA CAPULETI
Due settimane o poco più.
BALIA
Poco più o poco meno, di tutti i giorni dell'anno
Quando verrà il primo agosto, alla vigilia
Lei farà quattordici anni. Susanna e lei —
Dio faccia riposare tutte le anime cristiane —
Avevano la stessa età. Bene,
Susanna è con Dio. Era troppo buona,
Per me. Ma, come ho detto,
La vigilia del primo agosto avrà quattordici anni.
Tanti ne avrà, che diamine! Lo ricordo bene.
Dal terremoto sono passati undici anni
E lei fu svezzata — non potrò mai dimenticarlo —
Proprio quel giorno, di tutti i giorni dell'anno.
Avevo versato assenzio sulla mammella,
Stando seduta al sole sotto il muro
Della colombaia. Il mio padrone e voi
Eravate a Mantova — ho una bella memoria.
Ma, come ho detto, quando gustò l'assenzio
Sul capezzolo della mia mammella e ne sentì
L'amaro, come s'infuriò, la sciocchina,
E se la prese con la mammella! "Scappa," dice
Intanto la colombaia. Ma non c'era bisogno
Che mi dicessero di scappare! Sono undici anni,
Da allora, perché stava già in piedi
Da sola. Anzi, per la Santa Croce,
Sapeva correre e zampettare dappertutto.
Proprio il giorno prima s'era ferita alla fronte.
E allora mio marito — Dio sia con la sua anima!
Era un uomo allegro — tirò su la bambina.
"Come?", disse. "Sei caduta a pancia avanti?
Quando sarai più furba cadrai all' indietro.
Non è vero, Giulietta?" Vergine santa,
La bambina smise di piangere e disse "Sì".
Se ne sentono delle belle! Giuro che se vivessi
Mille anni non lo scorderei.
"Non è vero, Giulietta?" E lei si calma e dice "Sì".
MADONNA CAPULETI
Basta, ora. Sta zitta, per piacere.
BALIA
Sì, signora, ma non posso fare a meno
Di ridere quando penso che smise di piangere
E disse "Sì". Eppure, vi assicuro,
Aveva sulla fronte un bernoccolo grosso
Come il fagiolo d' un galletto. Una brutta caduta,
E piangeva a dirotto. "Sì," dice mio marito,
"Cadi a pancia avanti? Una volta cresciuta
Cadrai all' indietro. Non è vero, Giulietta?"
Smise di piangere e disse "Sì".
GIULIETTA
E smettila anche tu, Balia, dico io.
BALIA
Ho finito. Dio ti abbia nella sua grazia!
Eri la bimba più bella che avessi mai allattato.
Il mio solo desiderio è di vederti maritata.
MADONNA CAPULETI
Maritata! Questo è proprio il tema
Di cui voglio parlare. Dimmi, Giulietta,
Che ne pensi del matrimonio?
GIULIETTA
È un onore di cui nemmeno mi sogno.
balia
Un onore! Se la tua balia non fossi stata solo io
Direi che dalla mammella hai succhiato saggezza.
MADONNA CAPULETI
Ebbene, pensa al matrimonio, ora.
Più giovani di te, signore rinomate
Qui a Verona, sono già madri.
Facendo i conti, io ero già tua madre
Pressappoco negli anni in cui tu sei fanciulla.
Per farla breve, il nobile Paride
Desidera il tuo amore.
BALIA
Che uomo, signora! Signora, un uomo
Che tutto il mondo — è un uomo di cera.
MADONNA CAPULETI
L'estate di Verona non ha un simile fiore.
balia
Sì, un fiore. Un vero fiore, sì.
MADONNA CAPULETI
Che ne dici? Puoi amare quel signore?
Questa notte vedrai Paride alla nostra festa.
Leggi il libro del suo giovane viso
E vi troverai felicità scritta con la penna
Della bellezza. Scruta le sue linee
Armoniose e vedrai come ciascuna all'altra
Procura gioia. E ciò che nel bel volume
Appare oscuro, trovalo scritto
Sul margine degli occhi. Questo prezioso
Libro d'amore, questo amante non legato.
Per diventare perfetto ha solo bisogno
D'una copertina. Il pesce vive
Nel mare, ed è ragione d'orgoglio,
Per chi è bello all'esterno, nascondere la bellezza
Che è all'interno. Agli occhi di molti
Quel libro ha gran valore che rinserra
In borchie d'oro la sua dorata storia.
Così tu, avendo lui, tutto ciò avrai
Che lui possiede senza rimpicciolire te stessa.
BALIA
Rimpicciolire? Diventerà più grossa. Gli uomini
Fanno ingrossare le donne.
MADONNA CAPULETI
In breve, te la senti di amare Paride?
GIULIETTA
Guarderò per amare se il guardare
Spinge all'amore. Ma il mio occhio
Non lo farò sprofondare più di quanto
II vostro consenso lo spinge a volare.
Entra un Servo
SERVO Signora, gli ospiti sono arrivati, la cena è servita,
si cerca di voi, si chiede della padroncina, in dispensa
si maledice la Balia e tutto è confusione. Debbo andare
a servire. Vi prego di seguirmi subito.
MADONNA CAPULETI
Ti seguiamo. Esce il Servo
Giulietta, il Conte attende.
BALIA
Va', bambina, e cerca
Notti felici per felici giorni. Escono
Scena quarta
[Una strada di Verona]
Entrano Romeo, Mercuzio, Benvolio con cinque o sei
altre maschere e portatori di torce
ROMEO
E allora, dobbiamo fare questo discorso per scusarci
Oppure entriamo senza cerimonie?
BENVOLIO
Per tanta prolissità non c'è più tempo.
Non avremo un Cupido incappucciato con la sciarpa
E con l'arco di legno dipinto del Tartaro
Che come uno spaventapasseri faccia
Paura alle signore; né avremo, come entrata,
Un prologo senza copione recitato a fatica
Dietro il suggeritore. Ma insomma,
Ci misurino pure come vogliono, noi
Daremo loro una misura di danza, e via!
ROMEO
A me una torcia, non voglio sgambettare.
Io sono pesante ma la luce è leggera.
MERCUZIO
Gentile Romeo, vogliamo che tu danzi.
ROMEO
No, credetemi. Voi avete
Scarpine da ballo, dall'anima sottile.
Io ho un'anima di piombo che mi fissa
Al suolo e mi impedisce il movimento.
MERCUZIO
Tu sei un innamorato. Fatti prestare
Le ali di Cupido e vola con esse
Al di sopra d'ogni confine.
ROMEO
La sua freccia mi ha ferito troppo a fondo
Perch' io possa volare con le sue piume leggere;
Così legato non posso volare
Al di sopra del tetro dolore. Il peso
Dell'amore mi fa affondare.
MERCUZIO
E, affondando in lui, graveresti
Sull' amore — un peso troppo opprimente
Per una cosa delicata.
ROMEO
Una cosa delicata l'amore? È troppo
Rude, troppo duro, troppo
Presuntuoso, e punge come una spina.
MERCUZIO
Se l'amore è duro con te, sii duro
Con l'amore. Pungilo se lui ti punge,
E abbatterai l'amore. Datemi una gabbia
Per metterci il viso. Una maschera sulla maschera!
Che importa se un occhio curioso Vede deformità? Queste ciglia di scarabeo
Arrossiranno per me.
BENVOLIO
Bussiamo ed entriamo. Appena dentro
Ognuno s'affidi alle proprie gambe.
ROMEO
Per me una torcia! I giovani spensierati
Dal cuore leggero tocchino coi talloni
Le insensibili stuoie! Io seguo
II proverbio dei nonni — farò il candeliere
E starò a guardare: la partita è al suo meglio
E io ho finito.
MERCUZIO
Finito è il topo, parola di connestabile!
Se tu sei finito, ti tireremo su dal fango
— Con rispetto parlando — dell'amore in cui affondi
Fino alle orecchie. Avanti, oh!
Bruciamo la luce del giorno.
ROMEO
No, non può essere.
MERCUZIO
Intendo dire, signore, che indugiando
Sprechiamo invano le nostre luci,
Come lampade di giorno. Dacci retta,
II nostro giudizio ha cinque volte
Più buonsenso dei nostri cinque sensi.
ROMEO
L'intenzione è buona ma andare alla mascherata
Non è sensato.
MERCUZIO
Si può sapere perché?
ROMEO
Stanotte ho fatto un sogno.
MERCUZIO E così io.
ROMEO
Ebbene, il tuo qual era?
MERCUZIO
Che spesso i sognatori mentono.
ROMEO
A letto addormentati, quando sognano cose vere.
MERCUZIO
Oh, vedo che è venuta da te
La Regina Mab. È la levatrice
Delle fate e viene in forma non più grossa
D'una pietra d'agata sull'indice di un assessore,
Tirata da un equipaggio di piccoli atomi
Sui nasi degli uomini mentre sono addormentati.
La sua carrozza è un guscio di nocciola
Lavorato da uno scoiattolo o da un vecchio lombrico,
Da tempo immemorabile carrozzieri delle fate.
I raggi del cocchio sono fatti
Di lunghe zampe di ragno; il mantice,
Di ali di cavallette; le redini, della più lieve
Ragnatela; i finimenti, degli umidi raggi
Della luna; la frusta, d'osso di grillo;
La sferza, d'una pellicola. Il cocchiere
È un minuscolo moscerino dal manto grigio
Grosso meno della metà d'un verme
Nato dal dito pigro d'una fanciulla.
E in questo stato ella galoppa tutta la notte
Dentro i cervelli degli amanti, che poi
Sognano amore; sopra le ginocchia
Dei cortigiani, che subito sognano
Riverenze; sulle dita degli avvocati, che subito
Sognano parcelle; sulle labbra delle signore,
Che subito sognano baci e che Mab
Adirata copre spesso di bolle perché il loro
Fiato sa troppo di dolci. A volte
Va galoppando sul naso di un cortigiano
E poi lui sogna il profumo d'una supplica.
E a volte viene a titillare il naso
D'un parroco addormentato con la coda d'un
porcellino
Della decima e lui sogna, allora, un altro
Benefizio. A volte corre sul collo
D'un soldato, al che lui sogna di tagliare
Gole straniere, e imboscate, e brecce,
Lame di Spagna e brindisi profondi
Cinque tese; e poi di colpo
Lo tambureggia sull'orecchio e lui sobbalza
E si sveglia e, così atterrito,
Sacramenta una preghiera o due e cade
Di nuovo addormentato. Questa è la stessa
Mab che di notte arruffa la criniera
Dei cavalli e nei luridi e sporchi crini
Impasta riccioli d'elfo che,
Una volta sdipanati, portano sfortuna.
Questa è la strega che quando le fanciulle
Giacciono sulla schiena ci monta sopra
In tal modo insegnando loro come si fa
E rendendole donne di buon portamento.
Questa —
ROMEO
Basta, basta, Mercuzio, basta!
Tu parli di niente.
MERCUZIO
È vero. Io parlo di sogni, che sono
I figli d'un cervello pigro, da niente
Generati se non dalla vana fantasia:
Che è di sostanza sottile come l'aria,
E più incostante del vento, che ora
Corteggia il petto gelato del Nord
E poi, irritato, sbuffa via di li
E volge il lato al rugiadoso Sud.
BENVOLIO
Questo vento di cui parli ci soffia via
Da noi stessi. La cena è finita e noi
Arriveremo tardi.
ROMEO
Troppo presto, temo. La mia mente presagisce
Un qualche evento, ancora sospeso
Nelle stelle, che amaramente avrà un tremendo
Inizio con le feste di questa notte, finendo
II giro d'una vita disprezzata, chiusa
Nel mio petto, con la violenza vile
D'una morte precoce. Ma Colui che ha il timone
Del mio viaggio diriga la mia vela!
Avanti, baldi gentiluomini!
BENVOLIO
Rulla, tamburo!
Scena quinta
[Sala nella casa dei Caputeti}
Marciano sul palcoscenico; vengono avanti dei Servi
con tovaglioli
PRIMO SERVO Dov'è Pentolone, che non ci aiuta a sparecchiare?
Lui spostare un tagliere? Lui raschiarlo?
SECONDO SERVO Quando le buone maniere stanno tutte
nelle mani di uno o due uomini che non se le lavano
nemmeno, la cosa è sporca.
PRIMO SERVO Via gli sgabelli — spostate la credenza —
attenti all'argenteria. Sii buono, mettimi da parte un
pezzo di marzapane e, se mi ami, di al portiere di far
entrare Susanna Grattapietra e Nella.
Esce il Secondo Servo
Antonio e Pentolone!
Entrano altri due Servi
TERZO SERVO Ecco, ragazzo, pronti!
PRIMO SERVO Vi vogliono, vi chiamano, vi domandano e
vi cercano nel salone.
QUARTO SERVO Non possiamo essere qua e là nello stesso
momento. Allegri, ragazzi! Siate vispi, per un po', e
chi vive di più si prende tutto.
Escono Terzo e Quarto Servo
Entrano il Capuleti, sua moglie, Giulietta, Tebaldo,
la Balia; e tutti gli ospiti e le gentildonne, fino alle
maschere
CAPULETI
Benvenuti, signori! Le dame i cui piedi
Non sono tormentati dai calli vogliono fare
Un giro con voi. Signore mie, quale di voi
Rifiuterà ora di danzare? Chi fa la sdegnosa
Giuro che ha i calli. Ci ho azzeccato, eh?
Benvenuti, signori! C'è stato un giorno
In cui ho indossato una maschera e sapevo bisbigliare
Una favola nell'orecchio di una bella signora.
Le piaceva, ma è passato, è passato, è passato!
Benvenuti, signori! Musica, suonatori!
Si fa musica e si danza
Largo, largo! Fate spazio e voi,
Ragazze, muovetevi! Più luce, canaglie!
Sgombrate le tavole e spegnete il fuoco,
La sala è diventata troppo calda.
Eh, furfante, questa festicciola improvvisata
Viene bene. Sedete, sedete,
Buon cugino Capuleti, perché per voi e per me
Sono passati i giorni delle danze.
Quand'è stata l'ultima volta in cui
Voi e io ci siamo mascherati?
CUGINO CAPULETI
Per Nostra Signora, sono passati trent'anni.
CAPULETI
Cosa? Non tanti, non tanti.
Fu alle nozze di Lucenzio — venga la Pentecoste
Quando vuole, saranno venticinque anni.
Fu allora che ci mascherammo.
CUGINO CAPULETI
Sono di più, di più. Ne ha di più suo figlio.
Suo figlio ha trent'anni.
CAPULETI
Dite davvero? Due anni fa
Suo figlio era ancora sotto tutela.
ROMEO (a un Servo)
Chi è la signora che adorna la mano
Di quel cavaliere?
SERVO Non lo so, signore.
ROMEO
Oh! Insegna a splendere alle torce!
Sembra pendere sulla guancia della notte
Come un ricco gioiello all'orecchio d'un Etiope —
Bellezza troppo ricca per ogni giorno, troppo cara
Per la terra! In mezzo alle sue compagne
Quella dama sembra una colomba di neve
In una schiera di cornacchie. Finita la misura,
Osserverò dove si ferma e toccando la sua
Benedirò la mia ruvida mano. Finora
Ha mai amato il mio cuore? Negalo, vista!
Fino a questa notte la bellezza vera
Io non l'ho mai veduta.
TEEALDO
Questo, dalla voce, dovrebbe essere
Un Montecchi. Prendimi la spada, ragazzo.
Come! Lo schiavo osa venire qui
Mascherato da buffone, per sputtanare
E schernire la nostra festa? Ebbene,
Per la razza e l'onore della mia stirpe,
Colpirlo a morte non lo considero un peccato.
CAPULETI
Allora, nipote? Perché ti inquieti tanto?
TEBALDO
Costui è un Montecchi, zio, il nostro
Nemico. Una canaglia venuta qui per scorno
A farsi beffe della nostra festa di stanotte.
CAPULETI
Non è il giovane Romeo?
TEBALDO
Si, è quella canaglia di Romeo.
CAPULETI
Calmati, gentile nipote, lascialo
Stare. Si comporta da vero gentiluomo.
E, per dire la verità, Verona
Si gloria di lui come d'un giovane
Virtuoso e bene educato. Non voglio,
Per tutta la ricchezza di questa città,
Che gli si faccia torto nella mia casa.
Perciò sii paziente, non curarti di lui.
È la mia volontà, e se vuoi rispettarla,
Mostra un viso sereno e senza cipiglio,
Brutto spettacolo per una festa.
TEBALDO
E il viso giusto quando tra gli invitati
C'è un simile furfante. Non lo sopporterò.
CAPUTETI
Dovrai sopportarlo! E’ così, ragazzo mio!
Andiamo. Chi è il padrone, qui, io
O tu? Andiamo. Non lo sopporterai:
Dio protegga la mia anima! Vuoi provocare
Una rissa tra i miei ospiti? Vuoi fare il galletto?
Sei proprio l'uomo giusto!
TEBALDO
Ma zio, è una vergogna.
CAPULETI
Andiamo, andiamo! Sei un ragazzaccio, non è vero?
Questo scherzo può farti male, so quello che dico.
Non devi contrariarmi! Diamine, è tempo —
Ben detto, cuori miei — Sei un arrogante!
Calmati, oppure — più luce, più luce! —
Vergogna! Ti calmerò io — Allegri, cuori miei!
TEBALDO
Una pazienza forzata scontrandosi con la collera
Furiosa, mi fa tremare la carne.
Me ne vado. Ma questa intrusione che ora
Sembra dolce, diventerà amarissimo fiele.
Esce Te baldo
ROMEO
Se io profano con la mia mano indegna
Questo sacro scrigno, il peccato è gentile,
E le mie labbra, pellegrini rossi dalla vergogna,
Sono pronte ad addolcire quel tocco rude
Con un tenero bacio.
GIULIETTA
Buon pellegrino, fate troppo torto
Alla vostra mano, che in questo mostra
Umile devozione. Anche i santi hanno mani
Toccate dalle mani dei pellegrini. Palma
Su palma è il bacio dei sacri palmieri.
ROMEO
Non hanno labbra i santi, e i sacri palmieri?
GIULIETTA
Sì. Labbra per la preghiera, pellegrino.
ROMEO
E allora, cara santa, le labbra
Facciano ciò che fanno le mani. Loro pregano,
E tu esaudisci, affinchè la fede
Non si muti in disperazione.
GIULIETTA
Anche se esaudiscono le preghiere,
I santi non si muovono.
ROMEO
Non muoverti, allora, mentre io
Colgo l'effetto delle mie preghiere.
La bacìa
Così dalle mie labbra, grazie alle tue,
E tolto il mio peccato.
GIULIETTA
Sono le mie labbra, allora, a prendere il peccato
Che hanno tolto.
ROMEO
II peccato dalle mie labbra? O colpa
Dolcemente rimproverata! A me restituisci
II mio peccato.
La bacia
GIULIETTA
Baciate come dice il libro.
BALIA
Signora, vostra madre vuole parlarvi.
ROMEO
Chi è sua madre?
BALIA
Diamine, giovanotto, sua madre è la padrona
Della casa. Una buona padrona, saggia
E virtuosa. Io ho allattato la figlia
Con cui parlavate. Ve lo dico io,
Chi la avrà troverà un tesoro.
ROMEO
È una Capuleti? È un caro prezzo,
Dovere la mia vita al mio nemico.
BENVOLIO
Via, andiamo! Il meglio c'è già stato.
ROMEO
Così temo. Ora viene la mia infelicità!
CAPULETI
No, signori, non andate via.
Ci sarà uno spuntino per stare allegri.
Gli bisbigliano all'orecchio
È proprio così? Ebbene, allora,
Vi ringrazio tutti. Grazie, bravi signori.
Buona notte. Altre torce! Su,
Andiamo a letto. Su, amico mio,
S'è fatto tardi. Vado a riposare.
Escono tutti tranne Giulietta e la Balia
GIULIETTA
Vieni qui, Balia. Chi è quel gentiluomo?
BALIA
II figlio e l'erede del vecchio Tiberio.
GIULIETTA
Chi è quello che esce ora dalla porta?
BALIA
Diamine, credo che sia il giovane Petruccio.
GIULIETTA
E quello che lo segue, che non ha voluto danzare?
BALIA
Non lo conosco.
GIULIETTA
Va' a chiedere il suo nome. — Se è sposato,
La tomba sarà per me letto nuziale.
BALIA
II suo nome è Romeo, ed è un Montecchi,
Unico figlio del vostro grande nemico.
GIULIETTA
II mio unico amore, nato dal mio unico
Odio! Visto troppo presto, sconosciuto,
E conosciuto troppo tardi! Nascita fatale
Dell'amore, che mi tocchi in sorte di amare
Un nemico abborrito.
BALIA
Che significa, che significa?
GIULIETTA
Sono versi che ho appena imparato Da uno che ballava con me.
Qualcuno dall’ interno chiama: "Giulietta!
BALIA
Ecco, ecco! Su, muoviamoci,
Gli ospiti sono tutti andati via. Escono
ATTO SECONDO
Entra il Coro
CORO
II vecchio desiderio adesso giace
Nel suo letto di morte, e un nuovo affetto
Anela a esserne l'erede. Quella bellezza
Per cui l'amore gemeva e voleva morire
Ora, paragonata alla tenera Giulietta,
Non è più bella. Ora Romeo
È amato e ama di nuovo; entrambi
Stregati dall'incanto degli sguardi. Ma per lei,
Supposta nemica, lui deve soffrire
E lei da ami tremendi rubare
La dolce esca d'amore.
Ritenuto un nemico, lui non può accostarsi
A sospirare i voti che pronunciano gli amanti.
Altrettanto innamorata, lei ha ancor meno mezzi
Per incontrare in qualche luogo il nuovo
Amore. Ma la passione da loro forza,
I! tempo i modi per incontrarsi, gli estremi
Di colore e di dolcezza temperando. Esce
Scena prima
[Una strada di Verona]
ROMEO
Posso andare avanti quando il mio cuore
È qui? Torna indietro, inerte
Argilla e scopri il tuo centro.
Entra Benvolio con Mercuzio. Romeo si ritira
BENVOLIO
Romeo! Cugino Romeo! Romeo!
MERCUZÌO
È furbo e, sulla mia vita,
Se ne è tornato di nascosto a letto.
BENVOLIO
È corso da questa parte e ha scavalcato
II muro del giardino. Chiamalo, buon Mercuzio.
MERCUZÌO
Anzi, lo evocherò con la magia. Romeo!
Capriccio! Pazzo! Passione! Amante!
Appari sotto sembianza d'un sospiro,
Pronuncia una sola rima, e son contento.
Grida soltanto "Ahimè"! Pronuncia
Soltanto "Amore" e "Cuore", rivolgi
A Venere mia comare una sola
Parola dolce, un soprannome per il suo cieco
Figlio ed erede, il giovane Abramo
Cupido, che fu così preciso nel colpire
Quando della fanciulla mendicante
S'innamorò il re Cofetua. Lui non sente,
Non compare, non si muove. La scimmia è morta
E io devo evocarla. Ti evoco per gli occhi
Luminosi di Rosalina, per la sua alta fronte,
II suo labbro scarlatto, il suo piede delicato,
La gamba dritta, la coscia vibrante
E i territori adiacenti, e ti chiedo
Di apparire a noi col tuo sembiante!
BENVOLIO
Se ti sente, lo farai andare in collera.
MERCUZÌO
Questo non può incollerirlo. S'irriterebbe
Se facessi venire nel cerchio della sua donna
Uno spirito di natura strana, e lo lasciassi
Lì finché lei non lo prendesse e lo ammosciasse.
Questa sì che sarebbe un'offesa. Ma invece
La mia invocazione è pura e onesta.
Nel nome della sua donna io lo chiamo
Solo per farlo rizzare.
BENVOLIO
Vieni, si è nascosto tra questi alberi
Per unirsi all'umida notte. Cieco
E il suo amore e gli si addice il buio.
MERCUZÌO
Se l'amore è cieco, l'amore non può
Colpire il bersaglio. Ora Romeo
Siederà sotto un nespolo desiderando che la sua donna
Fosse il genere di frutto che le ragazze
Chiamano nespola quando scherzano tra loro.
Oh, Romeo, se lei fosse, oh,
Se lei fosse una nespolona e tu una pera con la punta!
Buona notte, Romeo. Me ne vado nella mia branda.
Questo letto da campo è troppo freddo
Perché io possa dormirci. Andiamo?
BENVOLIO
Andiamo, allora, visto che è vano Cercare chi non vuole esser trovato.
Escono Benvolio e Mercuzio
Scena seconda
[Giardino nella casa dei Capuletì]
ROMEO (venendo avanti)
Chi non ha mai ricevuto una ferita
Schernisce le cicatrici.
Entra Giulietta in alto
Ma piano! Quale luce appare
Attraverso quella finestra? È l'Oriente,
E Giulietta è il sole! Sorgi, bel sole,
E uccidi l'invidiosa luna, già
Ammalata e pallida per il dolore
Che tu sua ancella sia più bella di lei.
Non essere sua ancella, poiché è invidiosa.
Il suo abito di vestale è spento e verde,
E lo indossano solo le sciocche. Via!
E la mia signora. Oh, è il mio amore!
Oh, potesse sapere che lo è!
Parla. Eppure non dice nulla.
Ma che importa? Parla il suo occhio e a lui
Risponderò. Sono troppo audace. Non è a me
Che parla. Due delle stelle più belle
Di tutto il firmamento, affaccendate altrove,
Chiedono ai suoi occhi di brillare
Nelle loro sfere finché non torneranno.
E se i suoi occhi fossero lì e loro
Nel suo capo? Lo splendore della sua guancia
Umilierebbe quelle stelle come
La luce del giorno quella d'una lampada.
I suoi occhi percorrendo il cielo e le regioni
Dell'aria sarebbero così luminosi
Che gli uccelli canterebbero pensando che quella
Non è la notte. Guarda come posa
La guancia sulla mano. Oh fossi un guanto
Su quella mano per potere toccare
Quella guancia.
GIULIETTA
Ahimè.
ROMEO
Parla.
Oh, parla ancora, angelo luminoso!
Perché tu, stando sul mio capo, appari
Gloriosa a questa notte come un alato
Messaggero del Cielo agli occhi stupiti,
Col bianco in alto, dei mortali che cadono
All’ indietro per guardarlo mentre cavalca
Le pigre nubi rigonfie e veleggia
Sul petto dell'aria.
GIULIETTA
O Romeo, Romeo! - Perché
Sei tu Romeo? Rinnega tuo padre
E rifiuta il tuo nome. O, se non vuoi,
Giura che mi ami e io non sarò più
Una Capuleti.
ROMEO (a parte)
Debbo ascoltare ancora o rispondere a questo?
GIULIETTA
È solo il tuo nome ad essere il mio nemico.
Tu sei te stesso, anche se non fossi
Un Montecchi. Cos'è un Montecchi? Non è mano,
Né piede né braccio né viso
Né altro membro appartenente a un uomo.
Oh! Sii qualche altro nome!
Che c'è in un nome? Ciò che chiamiamo
Rosa avrebbe con qualsiasi nome
Un profumo altrettanto dolce. Così Romeo,
Se non si chiamasse Romeo conserverebbe
Quella rara perfezione che possiede
Senza quel titolo. Lascia il tuo nome,
Romeo, e in cambio del tuo nome che non è
Parte di te. prendi tutta me stessa.
ROMEO
Ti prendo in parola. Chiamami soltanto
Amore, e sarò battezzalo di nuovo.
D'ora in avanti non sarò più Romeo.
GIULIETTA
Che uomo sei che, avvolto nella notte,
Irrompi così nei miei pensieri?
ROMEO
Con un nome non so dirti chi sono.
Il mio nome, cara santa, è odioso
A me stesso perché è un nemico per te.
Se lo vedessi scritto strapperei la parola.
GIULIETTA
Le mie orecchie non hanno ancora bevuto
Cento parole pronunciate dalla tua lingua,
Eppure ne conosco il suono. Non sei
Romeo, e un Montecchi?
ROMEO
Nessuno dei due. bella fanciulla.
Se ciascuno dei due ti dispiace.
GIULIETTA
In che modo, dimmi, sei venuto qui
E perché? I muri del giardino sono alti
E ardui da scalare, e il luogo è morte,
Considerando chi sei, se qualcuno dei miei parenti
Ti trova qui.
ROMEO
Con le ali leggere
Dell'amore ho sorvolato questi muri.
Confini di pietra non possono tenere
Amore lontano, e ciò che amor può fare
Amore osa tentare. Perciò
I tuoi parenti non mi possono fermare.
GIULIETTA
Se ti vedono ti ammazzano.
ROMEO
Ahimè, c'è più pericolo nel tuo occhio
Che in venti delle loro spade. Guardami
Dolcemente, e sarò a prova del loro odio.
GIULIETTA
Non vorrei per tutto il mondo
Che ti vedessero qui.
ROMEO
Ho il mantello della notte per nascondermi
Ai loro occhi. Ma se tu non mi ami
Lascia che mi trovino. Sarebbe meglio
Che la mia vita finisse per il loro odio
Piuttosto che la morte, senza il tuo amore, tardasse.
GIULIETTA
Con quali indicazioni hai trovato questo posto?
ROMEO
Quelle dell'amore, che per primo mi spinse
A domandare. Lui mi diede i suoi consigli,
Io gli occhi. Non sono un pilota
Eppure, fossi tu così lontana
Come la vasta riva lavata dal mare
Più lontano, per una tale mercanzia
Rischierei la ventura.
GIULIETTA
Tu sai che la maschera della notte
Mi copre il viso, altrimenti la mia guancia
Sarebbe dipinta da un rossore virginale
Per ciò che stanotte mi hai sentito dire.
Volentieri manterrei le forme — volentieri,
Volentieri smentirei quello che ho detto.
Ma bando ai complimenti! Tu mi ami?
So che dirai "Sì" ed io
Crederò alla tua parola. Ma se giuri
Puoi dimostrarti falso. Dicono
Che Giove rida degli amanti spergiuri.
O gentile Romeo, se mi ami,
Dichiaralo onestamente. O se pensi
Che mi faccio conquistare troppo presto, aggrotterò
La fronte, sarò cattiva, ti dirò
Di no, e tu dovrai corteggiarmi.
Altrimenti, nemmeno per tutto il mondo.
Davvero, bel Montecchi, sono troppo
Appassionata, e perciò tu puoi giudicare
Leggero il mio comportamento. Ma abbiate
Fiducia in me, signore, mi dimostrerò
Più fedele di quelle che sanno l'astuzia
Di apparire riservate. Più riservata, confesso,
Avrei dovuto esserlo, senonché tu hai udito,
Prima che potessi rendermene conto,
II mio grande amore. Perdonami, perciò,
E non imputare a leggerezza l'abbandono rivelato
Dall'oscurità della notte.
ROMEO
Giuro, signora, per quella luna benedetta
Che inargenta le cime di questi alberi da frutto —
GIULIETTA
Oh, non giurare sulla luna, l'incostante
Che muta ogni mese nell'orbe del suo cerchio:
II tuo amore potrebbe rivelarsi come lei.
ROMEO
Su che cosa debbo giurare?
GIULIETTA
Non giurare affatto. O, se vuoi,
Giura per il tuo grazioso io Che è il dio della mia idolatria, e io
Ti crederò.
ROMEO
Se il caro amore del mio cuore —
GIULIETTA
Non giurare. Sebbene ne gioisca,
Stanotte non provo gioia per questo patto.
È troppo rapido, improvviso, inaspettato,
Troppo simile al lampo che cessa di esistere
Prima che si possa dire "lampeggia".
Buona notte, mio dolce. Questo bocciolo d'amore
Potrà, per il respiro maturante dell'estate,
Diventare un bel fiore, quando ci rivedremo.
Buona notte, buona notte! Un dolce riposo
Giunga al tuo cuore come a quello
Che alberga nel mio petto!
ROMEO
Oh, mi lascerai così insoddisfatto?
GIULIETTA
Che soddisfazione puoi avere stanotte?
ROMEO
Lo scambio tra noi dei voti d'amore.
GIULIETTA
Ti ho dato il mio prima che lo chiedessi.
Eppure vorrei che fosse ancora da dare.
ROMEO
Vuoi ritirarlo? Perché, amore mio?
GIULIETTA
Ma per essere franca e dartelo di nuovo.
Eppure desidero la cosa che possiedo.
La mia generosità è smisurata come il mare,
II mio amore altrettanto profondo. Quanto più
Do a te, tanto più possiedo, entrambi
Essendo infiniti. Sento rumore
All'interno. Caro amore, addio!
La Balia chiama dall'interno
Subito, buona Balia! Sii fedele,
Dolce Montecchi. Rimani un poco, torno.
Esce Giulietta
ROMEO
Benedetta, benedetta notte! Ho paura
Che essendo notte questo sia solo
Un sogno, troppo seducente e dolce
Per essere realtà.
Entra Giulietta in alto
GIULIETTA
Tre parole, caro Romeo, e poi
Davvero buona notte. Se la tua inclinazione
Amorosa è onorevole, il tuo fine il matrimonio,
Mandami una parola domani con qualcuno
Che farò venire da te, e fammi sapere
Dove e quando vuoi compiere il rito:
Deporrò ai tuoi piedi tutte le mie fortune
E ti seguirò, mio signore, in tutto il mondo.
BALIA (dall’ interno)
Signora!
GIULIETTA
Vengo subito — ma se non hai intenzioni oneste, Ti scongiuro —
BALIA (dall'interno)
Signora!
GIULIETTA
Vengo immediatamente —
Di cessare di corteggiarmi e lasciarmi al mio dolore.
Domani manderò qualcuno.
ROMEO
Per la salvezza della mia anima —
GIULIETTA
Mille volte buona notte!
Esce Giulietta
ROMEO
Mille volte cattiva, senza la tua luce!
Amore va verso amore come gli scolaretti
Scappano dai libri, ma amore lascia amore
Con gli occhi tristi con cui vanno a scuola.
Entra di nuovo Giulietta in alto
GIULIETTA
Psst, Romeo, psst! O avessi
La voce d'un falconiere per richiamare indietro
Questo falco gentile! Rauco è il prigioniero
E non posso parlare ad alta voce, che altrimenti
Romperei la caverna in cui giace Eco
E renderei la sua aerea lingua più rauca
Della mia a furia di ripetere "Mio Romeo"!
ROMEO
È la mia anima che chiama il mio nome.
Nella notte la lingua degli amanti ha un dolce
Suono d'argento, come una musica
Dolcissima per le orecchie che la ascoltano.
GIULIETTA
Romeo!
ROMEO
Falchetto mio!
GIULIETTA
A che ora debbo mandare da te domani?
ROMEO
Alle nove.
GIULIETTA
Non mancherò. Sono vent'anni fino ad allora.
Ho scordato perché ti ho richiamato.
ROMEO
Fammi star qui finché non lo ricordi.
GIULIETTA
Lo scorderò se tu rimani qui, ricordando
Quanto amo la tua compagnia.
ROMEO
E io rimarrò, per farti scordare ancora,
Scordando ogni altra cosa tranne questa.
GIULIETTA
È quasi mattina. Ti vorrei già andato.
Ma non più lontano dell'uccellino di un birbante
Che lo lascia saltellare lontano dalla sua mano
Come un povero carcerato nelle sue catene
E con un filo di seta lo ritira indietro,
Amante geloso della sua libertà.
ROMEO
Fossi il tuo uccellino —
GIULIETTA
Lo vorrei anch'io, dolcezza. Ma ti ucciderei
Con troppe carezze. Buona notte, buona notte!
Separarsi è un dolore così dolce che direi
Buona notte finché non fosse domani.
Esce Giulietta
ROMEO
Dimori il sonno sui tuoi occhi e la pace
Nel tuo petto! Fossi io sonno e pace
Per riposare così dolcemente! Il mattino
Dall'occhio grigio sorride alla notte
Corrucciata, tracciando strisce di luce
Sulle nuvole d'Oriente, e l'oscurità maculata
S'allontana come un ubriaco dal sentiero diurno
Scavato dalle ruote del Titano. Da qui
Andrò alla cella del mio santo Frate
Per chiedergli aiuto e dirgli la mia fortuna. Esce
Scena terza
[Convento di Frate Lorenzo]
Entra Frate Lorenzo, solo, con un paniere
FRATE LORENZO
Ora, prima che il sole avanzi
Col suo occhio ardente a rallegrare il giorno
E ad asciugare l'umida rugiada della notte,
Io debbo riempire questo paniere di vimini
Di erbe velenose e fiori dal succo
Prezioso. La terra, madre della natura,
È la sua tomba. Quello che è il suo sepolcro
È il suo ventre, e dal suo ventre nascono figli
Di varia specie che vediamo succhiare
Il suo petto naturale, molti eccellenti
Per molte virtù, nessuno che non ne abbia,
Eppure tutti diversi. Grande
È la grazia potente che sta nelle piante,
Nelle erbe, nelle pietre, e nelle loro più genuine
Qualità. Nulla infatti che viva sulla terra
È così vile che alla terra non dia
Qualche bene speciale; e nulla è così buono
Che, distolto dal suo uso, non si ribelli
Alla sua vera, madre, inciampando nell'abuso.
La virtù stessa diventa vizio
Se male applicata, e il vizio a volte
È nobilitato dall'azione. Nell'esile
Corteccia di questo fragile fiore risiede
II veleno, e un potere curativo. Se lo odori,
Con quella parte rallegra ogni altra parte;
Se lo gusti, arresta tutti i sensi e il cuore.
Due di tali opposti re s'accampano
Nell'uomo come nelle erbe — la grazia
E la dura volontà. E quando il peggiore
È predominante, subito la morte
Come un cancro divora quella pianta.
Entra Romeo
ROMEO
Buon giorno, Padre.
FRATE LORENZO
Benedicite!
Quale lingua mattiniera mi saluta
Così dolcemente? Figlio mio,
Salutare così presto il tuo letto denota
Una mente agitata. L'ansia fa la guardia
Nell'occhio di ogni vecchio e dove l'ansia
Alberga, il sonno non può mai giacere.
Ma dove l'intatta gioventù distende
Con la mente leggera le membra, lì regna
L'aureo sonno. Che tu sia, perciò,
Qui così presto, mi assicura che sei preda
Di qualche turbamento. O, se non è così,
Ho ragione di pensare che il nostro Romeo
Questa notte non è andato a letto.
ROMEO
È vero, e più dolce è stato il mio riposo.
FRATE LORENZO
Dio perdoni il peccato! Sei stato con Rosalina?
ROMEO
Con Rosalina, Padre mio santo? No.
Ho scordato quel nome e la sua tristezza.
FRATE LORENZO
Bravo figlio! Dove sei stato, allora?
ROMEO
Te lo dirò prima che tu me lo domandi
Un'altra volta. Sono stato a una festa
Del mio nemico, dove all'improvviso
Qualcuno mi ha ferito che ho ferito anch'io.
Per tutti e due il rimedio giace
Nel tuo aiuto e nella tua santa medicina.
Non porto odio, uomo benedetto.
Come vedi intercedo anche per il nemico.
FRATE LORENZO
Sii chiaro, buon figlio, e semplice
Nel tuo discorso. Una confessione ambigua
Non può trovare che un'ambigua assoluzione.
ROMEO
Sappi allora che l'amore più caro
Del mio cuore è posto nella bella figlia
Del ricco Capuleti. Come il mio nel suo,
Così è il suo nel mio, e tutto è combinato
Tranne ciò che col santo matrimonio
Devi combinare tu. Quando
E dove e come ci siamo incontrati
E corteggiati e scambiati voti d'amore
Te lo dirò lungo il cammino. Ma questo ti chiedo,
Che tu acconsenta a sposarci oggi stesso.
FRATE LORENZO
Benedetto Santo Francesco! Che mutamento!
Rosalina. che tu tanto amavi, è stata
Così presto abbandonata? L'amore dei giovani
Non risiede dunque nei loro cuori
Ma soltanto negli occhi. Gesummaria!
Che mare di lacrime ha bagnato per Rosalina
Le tue pallide guance! Quanta acqua salata
Gettata via per dar sapore a un amore
Che non vuoi più gustare! Il sole ancora
Non ha schiarito il Cielo dei tuoi sospiri.
I vecchi lamenti risuonano ancora
Nelle mie antiche orecchie. Sulla tua guancia
C'è la macchia d'una vecchia lacrima che non è stata
Ancora cancellata. Se mai sei stato te stesso,
E tuoi questi lamenti, tu e i lamenti
Eravate tutti per Rosalina. Sei cambiato?
Pronuncia allora questa sentenza:
Le donne cadono se negli uomini non c'è forza.
ROMEO
Mi hai spesso sgridato perché amavo Rosalina.
FRATE LORENZO
Non perché amavi ma perché farneticavi.
ROMEO
E mi chiedevi di seppellire l'amore.
FRATE LORENZO
Ma non di seppellire un amore in una tomba
Per farne uscire un altro.
ROMEO
Non sgridarmi, ti prego. Quella che amo ora
Mi da grazia per grazia, e amore per amore.
L'altra non lo faceva.
FRATE LORENZO
Oh, lei ben capiva che il tuo amore
Recitava a memoria, senza sapere
Né leggere né scrivere. Ma vieni, giovane
Banderuola. Ti aiuterò per una sola ragione:
Perché questa unione può riuscire
A trasformare l'odio delle vostre famiglie
In puro amore.
ROMEO
Oh, andiamo via! Ho molta fretta.
FRATE LORENZO
Chi è saggio va piano. Chi corre inciampa. Escono
Scena quarta
[Una strada di Verona]
Entrano Benvolio e Mercuzio
MERCUZIO Dove diavolo può essere questo Romeo? Non
è tornato a casa, stanotte?
BENVOLIO
Non a casa di suo padre. Ho parlato col suo servo.
MERCUZIO
Quella ragazza pallida dal cuore duro,
Quella Rosalina, lo tormenta tanto
Che certo finirà con l'impazzire.
BENVOLIO
Tebaldo, il nipote del vecchio Capuleti,
Gli ha mandato una lettera in casa di suo padre.
MERCUZIO Una sfida, sulla mia vita.
BENVOLIO Romeo risponderà.
MERCUZIO Chiunque sappia scrivere può rispondere a
una lettera.
BENVOLIO No, risponderà alla lettera con una sfida, essendo stato sfidato.
MERCUZIO Ahimè, povero Romeo, è già morto! — Ferito
dagli occhi neri di una bianca fanciulla; l'orecchio
per forato da una canzone d'amore; colpito alla punta del
cuore dalla freccia dell'arciere cieco. Ed è uomo da affrontare
Tebaldo?
BENVOLIO Perché, cos'è Tebaldo?
MERCUZIO Più del Principe dei Gatti, te lo assicuro io.
Oh, è il capitano coraggioso dei complimenti. Si batte
come tu canti stornelli; tiene il tempo, la distanza e il
ritmo. Si ferma per la minima, e poi uno, due, e il tre
ce l'hai nel petto. E il macellaio dei bottoni di seta.
Un maestro del duello, un maestro. Un gentiluomo di
primissimo rango, della prima e della seconda causa.
Ah! l'immortale passado! II punto riverso! Lo hai!
BENVOLIO II che?
MERCUZIO II vaiolo colga questi buffoni balbuzienti, affettati,
grotteschi, questi inventori di parole nuove.
"Per Gesù, una lama eccellente! Un uomo immenso!
Una stupenda puttana!" Ebbene, amico, non è triste
essere così afflitti da queste strane mosche, questi damerini,
questi pardonnezmoi che stanno così attenti alle
nuove forme che non riescono a sedersi comodamente
stilla panca vecchia? Oh! i loro bons, i loro bons!
BENVOLIO Ecco Romeo, ecco Romeo!
MERCUZIO Metà di lui, come un'aringa secca. O carne,
carne, come ti sei pescificata! Ora stravede per i versi
fluenti del Petrarca. Laura, a paragone della sua donna,
era una sguattera — però aveva un amante più bravo
per poetarla — Didone una civetta, Cleopatra una
zingara. Elena ed Ero due miserabili buone a nulla, Tisbe
un occhio grigio o qualcosa di simile, ma non importa.
Signor Romeo, bon jour. Ecco un saluto di
Francia alle tue brache francesi. Ci hai truffato, la
notte scorsa.
ROMEO Buon giorno a tutti e due. Che vi ho fatto?
MERCUZIO Ci avete piantato in asso, signore. Non vi pare?
ROMEO Perdono, buon Mercuzio. Avevo un affare importante,
e in un caso come questo si può passare un
po' sopra alla cortesia.
MERCUZIO II che vale a dire che un caso come il tuo costringe
un uomo a piegarsi sulle natiche.
ROMEO A fare un inchino, cioè.
MERCUZIO L'hai messa nel modo più gentile.
ROMEO Un'esposizione molto cortese.
MERCUZIO Sì, io sono il fior da fiore della cortesia.
ROMEO II fior da fiore del fiore.
MERCUZIO Giusto.
ROMEO Ebbene, allora anche la mia scarpa ha i suoi bei
buchini a fiorellini.
MERCUZIO Spirito di prim'ordine! Seguimi in questo
gioco finché non avrai consumato la scarpa, in modo
che, quando l'anima della suola è consumata, lo scherzo
possa rinascere, dopo il consumo, singolarmente solo
e singolare.
ROMEO O gioco dalla suola singolare, solamente singolare
per la sua singolarità.
MERCUZIO Vieni tra noi, buon Benvolio! Il mio spirito vacilla.
ROMEO Forza con gli speroni, spirito, forza con gli speroni
oppure dirò che ho vinto io.
MERCUZIO Se i nostri spiriti vanno a caccia dell'oca selvatica
io sono spacciato. Perché tu hai più dell'oca selvatica
in una delle tue battute di quanta, ne sono sicuro,
io ne abbia nei miei cinque sensi. Sono stato con te
a fare l'oca?
ROMEO Tu non sei stato mai con me se non per fare
l'oca.
MERCUZIO Ti morderò l'orecchio per questo scherzo.
ROMEO No, mia buona oca, non mordere.
MERCUZIO II tuo spirito è aspro. È una salsa piccante.
ROMEO E non va bene, allora, servita con l'oca dolce?
MERCUZIO Oh, ecco una battuta che è come pelle di capretto,
che si può tendere da un pollice stretto a un braccio largo.
ROMEO E io la tendo fino a quella parola, "largo", che,
aggiunta all'oca, fa di te in un lungo e in largo un'oca
bella larga.
MERCUZIO E dunque, non è meglio far questo che lamentarsi
d'amore? Ora sì che sei socievole! Ora sì che
sei Romeo! Ora sei quello che sei, sia per arte che per
natura. Perché questo amore tormentoso è come un
grosso idiota che va a penzoloni su e giù per ficcare in
un buco il suo manganello colorato.
BENVOLIO Fermati qui, fermati qui!
MERCUZIO Tu vuoi che la mia storia si fermi pelo pelo.
BENVOLIO Altrimenti l'avresti fatta troppo lunga.
MERCUZIO Oh, t'inganni! L'avrei fatta breve; perché ero
andato fino in fondo e non volevo più brancicare la
cosa.
ROMEO Sei proprio un bell'arnese.
Entra la Balìa col suo servo, Pietro
Una vela, una vela!
MERCUZIO Due, due! Una camicia e una sottana.
BALIA Pietro!
PIETRO Dite.
BALIA II mio ventaglio, Pietro.
MERCUZIO Per nasconderle la faccia, buon Pietro.
Quella del ventaglio vale di più.
BALIA Dio vi dia il buon giorno, signori.
MERCUZIO E a voi la buona sera, bella signora.
BALIA È già l'ora della buona sera?
MERCUZIO Niente di meno, ve lo dico io. La mano malandrina
della meridiana sta già palpando l'asta del
mezzogiorno.
BALIA Finitela! Che uomo siete?
ROMEO Un uomo, gentildonna, che Dio ha creato perché
danneggiasse se stesso.
BALIA Parola mia, è ben detto. "Perché danneggiasse se
stesso," dice. Signori, qualcuno di voi può dirmi dove
posso trovare il giovane Romeo?
ROMEO Posso dirvelo io. Ma il giovane Romeo, quando
l'avrete trovato, sarà più vecchio di com'era quando
l'avete cercato. In mancanza di uno peggiore, sono io
il più giovane con quel nome.
BALIA Dite bene.
MERCUZIO Come, il peggio va bene? L'avete presa molto
bene, in verità, saggiamente, saggiamente!
BALIA Se siete voi, signore, desidero parlarvi in privato.
BENVOLIO Lo inviterà a qualche cena.
MERCUZIO Una ruffiana, una ruffiana, una ruffiana! Attento!
ROMEO Che cosa hai trovato?
MERCUZIO Non certo una lepre, signore; a meno che
non sia una lepre in un pasticcio di Quaresima, che è
stantia e ammuffita prima d'essere mangiata.
Si avvicina a loro e canta
Una vecchia lepre ammuffita,
Una vecchia lepre ammuffita,
Di Quaresima è eccellente.
Ma una lepre con la muffa
E troppo per una dozzina
Se puzza prima d'essere mangiata.
Romeo, non vieni a casa di tuo padre? Andiamo a pranzo là.
ROMEO Vi raggiungo.
MERCUZIO Addio, vecchia Lady. Addio (canta) Lady,
Lady, Lady!
Escono Mercuzio e Benvolio
BALIA Vi prego, signore, chi era quel mercante sboccato
così pieno di roba da forca?
ROMEO Un gentiluomo, Balia, che ama sentirsi parlare e
che in un minuto dice più parole di quante ne stia a
sentire in un mese.
BALIA Se dice qualche cosa contro di me, lo sbatto per
terra anche se fosse più forte di com'è e di venti canaglie
simili, E se non ci riesco io, posso trovare chi lo fa
al mio posto. Furfante screanzato! Io non sono una
delle sue sgualdrine. Io non sono una delle sue amichette,
(si volge a Pietro) E tu te ne stai lì fermo a sopportare
che qualsiasi canaglia mi tratti come gli pare e piace,
PIETRO Io non ho visto nessun uomo trattarvi così. Se
l'avessi visto avrei subito tirato fuori l'arnese. Ve l'assicuro,
io sguaino svelto come chiunque altro, se vedo
l'occasione d'una bella lite e se ho la legge dalla mia
parte.
BALIA Quant'è vero Iddio, sono così arrabbiata che tremo
tutta. Furfante screanzato! Vi prego, signore, una
parola. Come vi dicevo, la mia padroncina mi ha ordinato
di cercarvi. Quello che mi ha ordinato di dire me
lo tengo per me. Ma prima lasciate che vi dica che se
doveste condurla nel paradiso dei pazzi, come si
dice, il vostro sarebbe un pessimo comportamento, come si
dice. Perché la gentildonna è giovane e dunque, se
doveste fare il doppio gioco con lei, sarebbe una cosa
indegna verso qualsiasi gentildonna, e un comportamento
molto meschino.
ROMEO Balia, raccomandami alla tua signora e padrona.
Ti assicuro che —
BALIA Cuore mio! Le dirò tutto! Il Signore sia lodato!
Sarà una donna felice.
ROMEO Che le dirai, Balia? Tu non mi stai a sentire.
BALIA Le dirò, signore, che voi assicurate, il che, per come
la intendo io, è un'offerta da gentiluomo.
ROMEO
Dille che questo pomeriggio
Trovi un sistema per andare a confessarsi.
Lì, nella cella di Frate Lorenzo,
Potrà confessarsi e sposarsi. Per il tuo disturbo.
BALIA
No, signore, nemmeno un soldo.
ROMEO
Prendili, via!
BALIA
Questo pomeriggio, signore? Ebbene, ci sarà.
ROMEO
E tu, buona Balia, trovati dietro il muro
Dell'abbazia. Tra un'ora sarà da te il mio servo
E ti porterà una scala fatta di corde
Che nel segreto della notte sarà il mio mezzo
Per salire al culmine della mia gioia.
Addio. Raccomandami alla tua signora.
BALIA
II Dio del Cielo vi benedica! Ascoltate, signore.
ROMEO
Che vuoi dire, mia cara Balia?
BALIA
II vostro uomo è fidato? Non avete mai sentito
Che due persone possono mantenere un segreto
Se una di loro non lo conosce?
ROMEO
Ti garantisco che il mio servo è sicuro come l'acciaio.
BALIA Ebbene, signore, la mia padrona è la più dolce
delle donne. Dio, Dio! Quand'era una cosetta cinguettante
—Oh, c'è un nobile, in città, un certo Paride,
—che è pronto a farsi avanti. Ma lei, anima buona, preferirebbe
vedere un rospo, proprio un rospo, piuttosto
che vedere lui. La faccio arrabbiare, qualche volta, e le dico
che Paride è l'uomo giusto. Ma ve lo garantisco
io, quando dico questo lei diventa più pallida di un
pannolino in tutto l'universo mondo. Rosmarino e Romeo
non cominciano con la stessa lettera?
ROMEO Sì, Balia. E allora? Cominciano tutt'e due con
una erre.
BALIA Ah, buffoncello! Questo è il nome del cane. Erre
per il — No, comincia con qualche altra lettera; e
lei fa un gioco di parole così grazioso con voi e il rosmarino
che sareste felice di sentirlo.
ROMEO Raccomandami alla tua signora.
Esce Romeo
BALIA Sì, mille volte. Pietro
PIETRO Dite.
BALIA Andiamo, e di corsa.
Escono
Scena quinta
[stanza in casa dei Capuleti]
Entra Giulietta
GIULIETTA
L'orologio batteva le nove quando
Ho mandato la Balia. Aveva promesso
Di tornare dopo mezz'ora. Forse non è riuscita
A trovarlo. No, non è così.
Oh, è zoppa. I messaggeri dell'amore
Dovrebbero essere come i pensieri,
Dieci volte più veloci dei raggi del sole
Che cacciano le ombre sui monti minacciosi.
Per questo sono le colombe dalle ali veloci
A trasportare amore, e per questo ha le ali
Cupido, rapido come il vento. Ora
II sole è sul monte più alto del suo viaggio
Di questo giorno, e dalle nove alle dodici
Ci sono tre lunghe ore: eppure
Lei non è venuta. Se avesse passioni
E il sangue caldo della giovinezza
Si muoverebbe veloce come una palla.
Le mie parole la lancerebbero al mio dolce amore
E le sue a me. Ma i vecchi, molte volte,
Appaiono come morti — ingombranti, lenti,
Pesanti e pallidi come il piombo.
Entrano la Balia e - Pietro
Oh Dio, eccola! Dolce Balia, che notizie?
L'hai visto? Manda via il tuo uomo.
BALIA
Pietro rimani al cancello
Esce Pietro
GIULIETTA
Ora, buona e dolce Balia —
Oh Signore, perché hai l'aria triste?
Se le notizie sono tristi, dille con allegria.
Se sono buone, tu guasti la musica
Della dolce novella suonandola a me
Con un viso così cupo.
BALIA
Sono stanca. Un po' di respiro.
Ah, mi dolgono le ossa! Che corsa!
GIULIETTA
Vorrei che tu avessi le mie ossa e io
Le tue notizie. Ti prego, parla.
Parla, mia buona Balia, parla.
BALIA
Gesù, che fretta! Non potete aspettare?
Non vedete che sono senza fiato?
GIULIETTA
Come! Sei senza fiato quando hai fiato
Per dirmi che sei senza fiato?
Le scuse che avanzi per questo ritardo
Sono più lunghe della storia per cui ti scusi.
Le tue notizie sono buone o cattive? Rispondi.
Dimmi questo. Per i particolari aspetterò.
Accontentami: sono buone o cattive?
BALIA Bene, avete fatto la scelta sbagliata. Non sapete
scegliere un uomo. Romeo? No, non lui. Sebbene il suo
viso sia meglio di quello di qualsiasi uomo, tuttavia la
sua gamba supera quella di tutti gli uomini, e in quanto a
mano e piede e corpo, sebbene non se ne debba parlare,
sono incomparabili. Non è proprio un fiore di cortesia
ma, lo garantisco, è dolce come un agnello. Va' per la tua
strada, ragazza. Servi Dio. Come, avete già pranzato?
GIULIETTA
No, no. Ma tutto questo lo sapevo.
Che dice del nostro matrimonio? Che dice?
BALIA
Dio, come mi fa male la testa!
Che testa che ho! Batte come se volesse
Cadere in venti pezzi, e la schiena,
Dall'altra parte — la schiena, la schiena!
Che cuore avete, a farmi correre su e giù
Per acchiappare la mia morte?
GIULIETTA
In fede, mi dispiace che tu stia male.
Dolce, dolce, dolce Balia,
Dimmi, che cosa dice il mio amore?
BALIA II vostro amore dice, da gentiluomo onesto, e cortese,
e gentile, e bello, e, garantisco, virtuoso — dov'è
vostra madre?
GIULIETTA
Dov'è mia madre? Ebbene, è dentro.
Dove dovrebbe essere? Che strane risposte!
"Il vostro amore," dice, "da gentiluomo onesto.
Dov'è vostra madre?"
BALIA
Madonna Santa! Vi accendete così?
Proprio non lo sopporto, giuro.
È questo il rimedio per le mie ossa doloranti?
D'ora in poi fatevi voi da messaggera.
GIULIETTA
Quante storie! Che dice Romeo?
BALIA
Avete avuto il permesso di andarvi a confessare?
GIULIETTA
Sì.
BALIA
Correte alla cella di Frate Lorenzo.
Lì c'è un marito che farà di voi
Una moglie. Ecco che il sangue caldo
Vi sale alle guance. Alle mie notizie
Diventeranno scarlatte. Correte in Chiesa.
Io debbo andare da un'altra parte
A procurarmi una scala con cui il vostro amore,
Appena fa buio, deve salire fino al nido
D'un uccello. Io sono il facchino
E fatico per il vostro piacere. Ma stanotte
Sarete voi a portare tutto il peso.
Andate. Io vado a mangiare. Alla cella.
GIULIETTA
Verso la mia felicità! Addio, onesta Balia. Escono
Scena sesta
[Cella di Frate Lorenzo]
Entrano Frate Lorenzo e Romeo
FRATE LORENZO
Sorridano i Cieli su questo sacro atto
E che il futuro non ci rampogni col dolore!
ROMEO
Amen, amen! Ma qualsiasi dolore
Non potrà sopraffare lo scambio di gioia
Che un solo breve minuto mi offre
Con la vista di lei. Voi congiungete
Le nostre mani con sante parole
E poi la morte che divora l'amore
Faccia quello che vuole — è abbastanza
Che io possa chiamarla mia.
FRATE LORENZO
Questi piaceri violenti finiscono in violenza
E muoiono nel loro trionfo, come
II fuoco e la polvere che baciandosi
Si consumano. Il miele più dolce
È nauseabondo nella sua dolcezza
E distrugge, a chi lo gusta, l'appetito.
Ama, perciò, con moderazione. Un tale amore
È più lungo. Chi troppo corre
Arriva tardi come chi va troppo piano.
Entra Giulietta di corsa. Abbraccia Romeo
Ecco la signora. Un piede cosi leggero
Mai consumerà l'eterna pietra focaia.
Un amante può cavalcare le ragnatele
Che nuotano nell'aria vivace dell'estate
E ciò senza cadere. Tanto leggera è la vanità.
GIULIETTA
Buona sera al mio santo confessore.
FRATE LORENZO
Romeo, figliuola, ti ringrazierà per tutti e due.
GIULIETTA
Lo stesso a lui, che altrimenti
I ringraziamenti sarebbero troppi.
ROMEO
Ah, Giulietta, se la misura della tua gioia
È colma come la mia, e la tua arte più pronta
A celebrarla, allora addolcisci col tuo fiato
L'aria intorno a noi e lascia che la ricca
Lingua della musica dispieghi l'immaginata
Felicità che entrambi riceviamo in questo
Incontro amato.
GIULIETTA
Più ricca di realtà che di parole
La fantasia si vanta della sua sostanza,
Non dell'ornamento. Solo i mendicanti
Possono contare il loro denaro.
Ma il mio amore sincero è cresciuto
In tale eccesso che io non so sommare
La metà dei miei beni.
FRATE LORENZO
Su, su, con me, ci spicceremo.
Col vostro permesso, non rimarrete soli
Finché la Santa Chiesa non abbia incorporato
Due in uno. Escono
ATTO TERZO
Scena prima
[Strada di Verona]
Entrano Mercuzio, Benvolio e i loro uomini
BENVOLIO
Ti prego, buon Mercuzio, ritiriamoci.
Fa molto caldo, i Capuleti sono in giro.
Se li incontriamo non sfuggiremo ad una rissa.
In questi giorni di fuoco il sangue pazzo ribolle.
MERCUZIO Tu sei come uno di quelli che quando entrano
in una taverna sbattono la spada sul tavolo e dicono:
"Dio non mi faccia avere bisogno di te!" Tracannato
il secondo bicchiere, la impugnano contro l'oste
senza che ce ne sia alcun motivo.
BENVOLIO E io sono come uno di costoro?
MERCUZIO Via, via, tu sei un tipo caldo come nessun altro
in Italia: sempre pronto alla collera e sempre pronto
a farsi incollerire.
BENVOLIO E che altro?
MERCUZIO Se ci fossero due tipi come te, presto non ne
avremmo nessuno perché uno ammazzerebbe l'altro.
Tu! Ebbene, tu litigheresti con qualcuno se avesse nella
barba un pelo di più o di meno di te. Litigheresti
con un altro perché schiaccia noci, e per nessun'altra
ragione che perché tu hai gli occhi color nocciola. E
quale occhio se non il tuo saprebbe scovare un simile
motivo di lite? La tua testa è piena di liti come un uovo
è pieno di sostanza, eppure la tua testa è stata sbattuta,
a furia di litigare, come un guscio d'uovo. Hai litigato
con un uomo che tossiva per la strada e aveva
svegliato il tuo cane che dormiva al sole. E non è vero
che hai litigato con un sarto perché indossava il giustacuore
nuovo prima di Pasqua, e con un altro perché
s'era allacciato le scarpe nuove con delle stringhe vecchie?
E proprio tu mi predichi di non litigare?
BENVOLIO Se fossi pronto a litigare come te, chiunque
potrebbe diventare proprietario della mia vita prima di
un'ora e un quarto.
MERCUZIO Davvero? O semplicione!
Entrano Tebaldo e altri
BENVOLIO Per la mia testa, ecco i Capuleti.
MERCUZIO Per i miei tacchi, non m'importa.
TEBALDO
Seguitemi dappresso, parlerò con loro.
Buona sera, signori. Una parola con uno di voi.
MERCUZIO Solo una parola con uno di noi? Accoppiatela
con qualche cosa. Facciamo una parola e un colpo.
TEBALDO Mi troverete pronto, signore, se me ne darete
l'occasione.
MERCUZIO Non potete prendervela senza che vi venga
data?
TEBALDO
Mercuzio, tu sei d'accordo con Romeo.
MERCUZIO D'accordo? Ci prendi per menestrelli? Se ci
consideri menestrelli non sentirai altro che discordie.
Ecco il mio archetto. Questo ti farà ballare. Diavolo, che accordo!
BENVOLIO
Qui stiamo parlando alla vista di tutti.
O ci ritiriamo in qualche posto appartato
E ragioniamo con calma delle vostre lagnanze
O altrimenti andiamo via. Qui tutti ci guardano.
MERCUZIO
Gli occhi degli uomini sono fatti per guardare,
Lascia che guardino. Io non mi muoverò
Per far piacere a qualcuno, non io.
Entra Romeo
TEBALDO
La pace sia con voi, signore. Ecco il mio uomo.
MERCUZIO
Possa essere impiccato, signore, se porta
La vostra livrea. Scendete in campo
E lo vedrete, diavolo!, al vostro seguito.
Solo in quel senso Vostra Signoria
Lo potrà chiamare il suo "uomo".
TEBALDO
Romeo, l'amore che ti porto non può permettersi
Termine migliore di questo: sei un vigliacco.
ROMEO
Tebaldo, la ragione che ho per amarti
Mi fa scusare la rabbia che s'accompagna
A questo saluto. Vigliacco io non sono.
Addio, perciò, vedo che non mi conosci.
TEBALDO
Ragazzo, questo non scusa le offese
Che mi hai fatto. Perciò voltati e sguaina.
ROMEO
Ti assicuro che io non ti ho mai offeso
Ma ti amo più di quanto tu possa immaginare
Finché non saprai la ragione del mio amore.
E quindi, buon Capuleti — un nome
Che ho caro come il mio —, sii soddisfatto.
MERCUZIO
O fredda, disonorevole, vile sottomissione.
Una stoccata se la porti via.
Sguaina la spada
Tebaldo, acchiappatopi, vuoi venire avanti?
TEBALDO
Che vuoi da me?
MERCUZIO Mio buon Re dei Gatti, nulla se non una delle
tue nove vite. Con quella voglio farmi audace e, a
seconda di come mi tratterai dopo, battere forte sulle
altre otto. Vuoi tirar fuori per le orecchie la tua spada
dal fodero? Spicciati, se non vuoi che la mia ti piombi
sulle orecchie prima che la tua sia fuori.
TEBALDO
A tua disposizione.
Sguaina la spada
ROMEO
Buon Mercuzio, metti via la spada.
MERCUZIO
Avanti, signore, il vostro passado!
Duellano
ROMEO
Fuori la spada, Benvolio. Disarmiamoli.
Vergogna, signori! Basta con quest'oltraggio!
Tebaldo, Mercuzio, il Principe ha vietato
Espressamente questi scontri nelle strade
Di Verona. Basta, Tebaldo! Buon Mercuzio!
Tebaldo. passando sotto il braccio di Romeo, ferisce
Mercuzio
UNO DEI. SEGUITO
Via. Tebaldo!
Esce Tebaldo con i suoi
MERCUZIO
Sono ferito. Peste a tutt'e due le famiglie!
Sono spacciato. E lui va via senza niente?
BENVOLIO
Cosa? Sei ferito?
MERCUZIO
Sì, sì, un graffio, un graffio.
Diavolo, è abbastanza. Dov'è il mio paggio?
Va', canaglia, cerca un dottore.
Esce il Paggio
ROMEO
Coraggio, amico, la ferita non sarà grave.
MERCUZIO No non è profonda come un pozzo né larga
Come la porta d’ una chiesa. Ma è abbastanza. Servirà.
Chiedi di me, domani, e troverai un uomo muto come
una tomba. Te lo garantisco, per questo mondo sono
cucinalo bene. Peste a tutt’e due le vostre famiglie!
Perdio, un cane, un ratto, un topo, un gatto che graffia
un uomo a morte! Uno spaccone, una canaglia, un
vigliacco, che combatte con le regole dell'aritmetica.
Perché diavolo ti sei ficcato tra noi due? Mi ha ferito
passando sotto il tuo braccio.
ROMEO
Credevo di agire per il meglio.
MERCUZIO
Aiutami a entrare in una casa, Benvolio,
O perdo i sensi. Peste a tutt'e due
Le vostre famiglie! Hanno fatto di me
Carne per vermi. L'ho presa, e bene.
Le vostre famiglie!
Esce Mercuzio con Benvolio
ROMEO
Questo gentiluomo, il parente del Principe,
L'amico mio, questa ferita mortale
L'ha ricevuta per causa mia — il mio onore
È macchiato dalla calunnia di Tebaldo — Tebaldo
Che è da un'ora mio cugino. O dolce Giulietta,
La tua bellezza mi ha reso effeminato
E ha addolcito l'acciaio del mio valore!
Entra Benvolio
BENVOLIO
O Romeo, Romeo, il prode Mercuzio
È morto! Quello spirito valoroso è salito
Sulle nuvole, dopo aver troppo presto
Disprezzato la terra.
ROMEO
II nero fato di questo giorno
Peserà su altri giorni. Questo è l'inizio
Di un male che altri debbono finire.
Entra Tebaldo
BENVOLIO
Ecco che torna il furioso Tebaldo.
ROMEO
Lui vivo e trionfante, e Mercuzio ucciso!
Torna in ciclo, prudenza rispettosa,
E guidami tu, ira dall'occhio
Di fuoco! Ora, Tebaldo, riprenditi
Quel "vigliacco" che mi hai appena dato.
L'anima di Mercuzio è solo un poco
Al di sopra delle nostre teste, in attesa
Che la tua gli tenga compagnia. O tu,
O io, o entrambi, dobbiamo andare da lui.
TEBALDO
Tu, sciagurato ragazzo che con lui
Eri d'accordo, andrai con lui.
ROMEO
Sarà questa a stabilirlo.
Duellano. Tebaldo cade
BENVOLIO
Via, Romeo, vattene!
I cittadini sono in subbuglio e Tebaldo è morto.
Non startene lì stupefatto. Il Principe
Ti condannerà a morte, se verrai preso.
Via di qui, vattene, via!
ROMEO
Oh, sono il buffone della fortuna.
BEXVOLIO
Che aspetti?
Esce Romeo
Entrano Cittadini
CITTADINI
Da che parte è fuggito chi ha ucciso Mercuzio?
Tebaldo, quell'assassino, da che parte è andato?
BENVOLIO
Quel Tebaldo giace lì.
UN CITTADINO
Avanti, signore, venite con me.
In nome del Principe, vi ordino di obbedire.
Entrano il Principe, il Montecchi, il Capuleti, le loro
mogli e tutti
PRINCIPE
Dove sono i vili iniziatori di questa rissa?
BENVOLIO
Nobile Principe, io posso riferire
II corso sfortunato di questo scontro fatale.
Lì, ucciso dal giovane Romeo,
Giace l'uomo che uccise il tuo congiunto,
II valoroso Mercuzio.
MADONNA CAPULETI
Tebaldo, mio nipote! Oh, il figlio
Di mio fratello! Principe! Nipote! Marito!
Versato è il sangue del mio caro parente!
Principe, se sei giusto, per il nostro sangue
Versa il sangue dei Montecchi. O nipote, nipote!
PRINCIPE
Benvolio, chi ha cominciato questa rissa sanguinosa?
BENVOLIO
Tebaldo, qui ucciso dalla mano di Romeo,
Romeo, che gli parlava gentilmente, gli chiese
Di pensare a quanto esile fosse
La causa della lite, anche osservando
Che avrebbe addolorato voi. Tutto questo —
Pronunciato con voce dolce, sguardo
Calmo e le ginocchia umilmente piegate —
Non riuscì a calmare l'ira sfrenata
Di Tebaldo, che, sordo alla pace,
Colpisce con acciaio penetrante il petto
Del valoroso Mercuzio. Il quale, come lui
Infiammato, risponde a ogni colpo mortale
E, con marziale disprezzo, con una mano
Allontana da sé la fredda morte
E con l'altra la rimanda a Tebaldo, la cui
Abilità la ritorce. Grida Romeo,
"Fermi, amici! Separatevi, amici!"
E più rapido della sua lingua il suo braccio
Abbassa le loro punte fatali e irrompe
Tra di loro. Sotto quel braccio un colpo
Maligno di Tebaldo prese la vita
Del forte Mercuzio, e Tebaldo fuggì.
Ben presto però torna da Romeo che intanto
Medita vendetta e come un lampo si scontrano.
Prima ch'io potessi sguainare la spada
Per separarli, il forte Tebaldo era colpito
E, mentre lui cadeva. Romeo fuggiva.
Questa è la verità, o muoia Benvolio.
MADONNA CAPUTETI
È un parente dei Montecchi. L'affetto lo rende
Falso. Non dice la verità. Venti di loro
Combatterono in questa nera rissa e tutti
Questi venti hanno ucciso una vita.
Io chiedo la giustizia che tu, Principe,
Devi dare. Romeo ha ucciso Tebaldo.
Romeo non deve vivere.
PRINCIPE
Romeo ha ucciso lui. Lui ha ucciso Mercuzio.
Chi paga il prezzo del suo sangue prezioso?
MONTECCHI
Non Romeo, Principe. Lui
Era amico di Mercuzio. La sua colpa ha eseguito
Quel che spettava alla legge, la morte di Tebaldo.
PRINCIPE
E per questa colpa noi immediatamente
Lo esiliamo da qui. Il vostro odio
Colpisce anche me, il mio sangue
Giace sanguinante per le vostre faide.
Ma io vi comminerò una multa così forte
Che voi tutti vi pentirete per questa perdita mia.
Io sarò sordo a preghiere e scuse:
Né lacrime né preghiere riscatteranno le offese.
Perciò non usatele. E subito da qui
Si allontani Romeo — altrimenti, se lo troviamo,
Quell'ora sarà l'ultima, per lui. Questo corpo
Portatelo via di qui, e rispettate
La nostra volontà. La clemenza è assassina
Se coloro che uccidono perdona. Escono
Scena seconda
[Stanza di Giulietta]
Entra Giulietta sola
GIULIETTA
Galoppate veloci, voi destrieri
Dai piedi di fuoco, verso la dimora
Di Febo! Un auriga come Fetonte
Vi frusterebbe verso Occidente e farebbe
Subito calare la notte nuvolosa.
Stendi la tua fitta cortina, o notte
Propizia all'amore, così che gli occhi
Della luce40 possano chiudersi e Romeo
Balzare tra queste braccia non sentito
E non visto. Gli amanti possono compiere
I loro riti amorosi illuminati dalla bellezza;
O, se l'amore è cieco, s'accorda meglio
Con la notte. Vieni, notte cortese,
Signora dall'abito austero, tutta
In nero, e insegnami come perdere
Una partita vincente, giocata per una coppia
Di verginità immacolate. Col tuo nero manto
Incappuccia il sangue che furioso mi batte
Sulla guancia finché l'amore inesperto
Si faccia audace e consideri l'atto
Di vero amore semplice modestia.
Vieni, notte. Vieni, Romeo.
Vieni, tu giorno nella notte, perché
Sulle ali della notte tu giacerai
Più bianco della neve fresca sul dorso
Di un corvo. Vieni, notte gentile.
Vieni, notte amorosa dalle nere
Ciglia. Dammi il mio Romeo.
E quando io morirò prendilo e taglialo
In piccole stelle: lui renderà
II volto del Ciclo così fine
Che tutto il mondo s'innamorerà della notte
Cessando di adorare il sole superbo.
Oh! Io ho comprato la casa dell'amore
Ma non l'ho posseduta; e sebbene venduta,
Non sono stata ancora goduta. Questo giorno
E tedioso come la notte prima d'una festa
Per un bimbo impaziente che ha il vestito nuovo
E non può indossarlo.
Entra la Balia torcendosi le mani e con la scala di
corda
Ma ecco la mia Balia
Che porta notizie. Ogni lingua che pronuncia
II nome di Romeo ha un'eloquenza celeste.
Ebbene, Balia, che novità? Hai le corde
Che Romeo ti chiese di procurarti?
BALIA
Sì, sì, le corde.
Le getta per terra
GIULIETTA
Ahimè! Che notizie? Perché ti torci le mani?
BALIA
Ah, giorno tremendo! È morto, è morto,
E morto! Siamo perdute, signora,
Siamo perdute! Ahimè, se n'è andato!
E stato ucciso, è morto!
GIULIETTA
Può essere il Cielo così malvagio?
BALIA
Può esserlo Romeo, se non il Cielo.
Oh Romeo, Romeo! Chi mai
L'avrebbe potuto pensare? Romeo!
GIULIETTA
Che demonio sei per tormentarmi in questo modo?
Questa tortura dovrebbe essere urlata
Nell'orrendo inferno. Romeo s'è ucciso?
Dì solo "sì" e la nuda parola
Sarà più velenosa dell'occhio mortale
Del basilisco. Io non sono io,
Se c'è questa parola, o si chiuderanno gli occhi
Che ti fanno rispondere così. Se è morto
Dimmi "sì". Se non lo è
Dimmi "no". Questi brevi suoni
Determinano la mia gioia o il mio dolore.
BALIA
Ho visto la ferita. L'ho vista con i miei occhi -
Dio ci protegga! - sul suo petto virile.
Un corpo pietoso, un cadavere insanguinato
E pietoso. Pallido, pallido come cenere,
Tutto sporco di sangue, tutto di sangue
Incrostato. A questa vista sono svenuta.
GIULIETTA
Spezzati, cuore! Povero fallito,
Spezzati subito! E voi, occhi,
In prigione, senza più guardare la libertà!
Vile terra, ritorna alla terra.
Cessa il tuo moto, e grava, con Romeo,
Su una sola bara!
BALIA
O Tebaldo, Tebaldo, l'amico migliore
Che avessi! O cortese Tebaldo,
Onesto gentiluomo! Che mai io debba
Vivere per vederti morto!
GIULIETTA
Che uragano è questo che soffia così avverso?
Romeo ucciso e Tebaldo morto,
II mio carissimo cugino e l'ancor più caro mio signore?
Allora, tromba tremenda, suona
II Giudizio Universale! Chi può vivere
Se questi due sono morti?
BALIA
Tebaldo andato, e Romeo bandito;
Romeo che l'ha ucciso è stato bandito.
GIULIETTA
Oh Dio! La mano di Romeo ha versato
II sangue di Tebaldo?
BALIA
L'ha versato, l'ha versato, ahimè, l'ha versato!
GIULIETTA
O cuore di serpente, nascosto sotto un viso
Simile a un fiore! Quale drago abitava
In una caverna così bella? Splendido tiranno!
Angelico demonio! Corvo dalle piume
Di colomba! Agnello famelico come il lupo!
Spregevole sostanza dall'apparenza divina!
Perfetto opposto di ciò che sembri —
Un santo dannato, un malfattore onesto!
O Natura, che mai puoi fare all'inferno
Se hai fatto albergare lo spirito d'un demonio
Nel mortale paradiso d'una carne così dolce?
Vi fu mai un libro così ben rilegato
Contenente materia così vile? Oh!
Che in un così splendido palazzo dovesse
Abitare l'inganno!
BALIA
Negli uomini non c'è lealtà, né fede,
Né onestà. Tutti spergiuri,
Tutti menzogneri. Tutti malvagi,
Tutti simulatori. E dov'è il mio servo?
Datemi dell'acquavite. Questi mali,
Queste sciagure, questi dolori
Mi fanno invecchiare. La vergogna su Romeo!
GIULIETTA
Ti si bruci la lingua per un tale desiderio!
Lui non è nato per la vergogna. Sulla sua fronte
La vergogna si vergogna di sedere, perché è un trono
Dove l'onore può essere incoronato
Solo monarca della terra universale.
Oh, che bestia sono stata ad accusarlo!
BALIA
Volete parlare bene dell'uomo
Che ha ucciso vostro cugino?
GIULIETTA
Debbo parlare male dell'uomo
Che è mio marito? Povero mio signore,
Quale lingua curerà il tuo nome
Se io, tua moglie da tre ore,
L'ho massacrato? Ma perché, malvagio,
Hai ucciso mio cugino? Quel cugino malvagio
Avrebbe ucciso mio marito. Indietro, sciocche
Lacrime, tornate alla vostra fonte originaria!
Le gocce che tributate appartengono al dolore
E voi, sbagliando, le offrite alla gioia.
Vive mio marito, che Tebaldo
Voleva uccidere, ed è morto Tebaldo
Che avrebbe ucciso mio marito. Tutto questo
E’ un conforto. E allora perché piango?
Una parola, peggiore della morte di Tebaldo,
Ha ucciso me. Vorrei dimenticarla.
Ma, ahimè, mi preme sulla memoria
Come un delitto sacrilego sulla mente dei peccatori!
"Tebaldo è morto, e Romeo — bandito!"
Quel "bandito", quella sola parola,
"Bandito", ha ucciso diecimila Tebaldi.
La morte di Tebaldo era già un dolore,
Se fosse finita lì. Ma se il dolore
Amaro vuole compagnia e ha bisogno
Di unirsi ad altri dolori, perché,
Quando ha detto "Tebaldo è morto" non ha aggiunto
Tuo padre, o tua madre, anzi tutti e due,
Dolori inevitabili e comuni?
Ma l'aver aggiunto, dopo la morte di Tebaldo,
"Romeo è bandito" — è stato come dire
Padre, madre, Tebaldo, Romeo,
Giulietta, tutti uccisi, tutti
Morti. "Romeo bandito" — non c'è fine,
Limite, misura, confine nella morte
Di quella parola. Nessuna parola
Può dare suono a tanto dolore.
Dove sono mio padre e mia madre, Balia?
BALIA
A piangere e soffrire sul cadavere di Tebaldo.
Volete andare da loro? Vi accompagno.
GIULIETTA
Lavino con le lacrime le sue ferite. Le mie
Saranno spese, quando le loro saranno secche,
Per l'esilio di Romeo. Prendi quelle corde.
Povere funi, siete state ingannate,
Voi e io, perché Romeo è bandito.
Lui vi avrebbe usato come strada al mio letto
Ma io, fanciulla, muoio fanciulla e vedova.
Su, corde. Su, Balia.
Vado al mio letto nuziale, e la morte,
Non Romeo, coglierà la mia verginità.
BALIA
Andate nella vostra camera. Io
Troverò Romeo per farvi confortare.
So dov'è. Ascoltate, stanotte
II vostro Romeo sarà qui. Andrò da lui.
È nascosto nella cella di Frate Lorenzo.
GIULIETTA
Oh, trovalo! Da' questo anello
Al mio fedele cavaliere e digli di venire
A darmi il suo ultimo addio.
Esce Giulietta con la Balia
Scena terza
[Cella di Frate Lorenzo]
Entra Frate Lorenzo
FRATE LORENZO
Romeo, vieni fuori. Vieni fuori,
Uomo pauroso. Il dolore s'è innamorato
Delle tue doti e tu sei sposato
Alla calamità.
Entra Romeo
ROMEO
Che notizie, Padre? Qual è la sentenza
Del Principe? Quale dolore sconosciuto
Cerca di conoscere la mia mano?
FRATE LORENZO
II mio caro figlio ha troppa intimità
Con questa triste compagnia. Ti porto notizie
Del giudizio del Principe.
ROMEO
Di quanto è inferiore al Giudizio Universale?
FRATE LORENZO
Dalle sue labbra è uscita una sentenza più mite:
Non la morte del corpo ma il suo esilio.
ROMEO
Esilio! Sii pietoso, dì "morte".
Perché l'esilio ha il terrore nel suo aspetto
Assai più della morte. Non dire "esilio".
FRATE LORENZO
Tu sei bandito da Verona. Sii paziente,
II mondo è grande e vasto.
ROMEO
Non c'è mondo oltre le mura di Verona,
Ma purgatorio, tortura, l'inferno stesso.
Chi è bandito da qui è bandito dal mondo,
E l'esilio dal mondo è la morte. L'esilio
È la morte col nome sbagliato. Chiamando
La morte "esilio" tu mi tagli la testa
Con un'ascia d'oro e sorridi al colpo
Che mi assassina.
FRATE LORENZO
O peccato mortale! O dura
Ingratitudine! Per la nostra legge la tua colpa
Vuole la morte. Ma il Principe benigno,
Prendendo le tue parti ha scavalcato la legge
E ha trasformato quella nera parola, "morte",
In esilio. Questa è clemenza e tu non la vedi.
ROMEO
È tortura, non clemenza. Il paradiso
E qui, dove vive Giulietta. E ogni gatto
E cane e topolino, ogni cosa vile
Vive qui in paradiso e può vederla.
Ma Romeo non può. Nelle mosche che volano
Intorno a una carogna c'è più pregio,
Più onore, più rispetto che in Romeo.
Loro possono sostare sulla bianca
Meraviglia della cara mano di Giulietta
E rubare immortale felicità dalle sue labbra,
Che, nella sua pura modestia di vestale,
Arrossiscono, giudicando peccato i loro baci.
Questo possono fare le mosche mentre io
Da questo debbo fuggire. E tu ancora dici
Che l'esilio non è la morte? Ma Romeo
Non può, è bandito. Questo possono fare
Le mosche mentre io da questo debbo fuggire.
Loro sono esseri liberi. Ma io
Sono bandito. Per uccidermi non avevi
Una mistura velenosa, un coltello dalla punta
Acuminata, uno strumento rapido di morte,
Meno vile di questo "bandito" — "bandito"?
O frate, questa parola i dannati la usano
All'inferno, e l'accompagna il lamento. Con che cuore,
Essendo un religioso, un confessore spirituale,
Uno che assolve dal peccato e si dichiara
Mio amico, puoi massacrarmi con quella parola, "ban-
dito"?
FRATE LORENZO
Uomo fuor di senno, stammi a sentire.
ROMEO
Oh, parlerai ancora dell'esilio.
FRATE LORENZO
Ti darò l'armatura contro questa parola —
II dolce latte dell'avversità, la filosofia,
Che ti conforti anche se sei bandito.
ROMEO
Di nuovo "bandito"? La filosofia s'impicchi!
A meno che non possa creare una Giulietta,
Spostare una città, ribaltare il giudizio
Di un Principe, la filosofia non aiuta,
Non prevale. Smetti di parlare.
FRATE LORENZO
Allora vedo che i pazzi non hanno orecchie.
ROMEO
Perché dovrebbero, se i savi non hanno occhi?
FRATE LORENZO
Lascia che discutiamo del tuo stato.
ROMEO
Tu non puoi parlare di quello che non senti.
Se tu fossi giovane come me, e Giulietta
L'amore tuo, fossi sposato da un'ora
E avessi ucciso Tebaldo, fossi
Come me innamorato, e come me bandito,
Allora potresti parlare; allora
Potresti strapparti i capelli e gettarti
A terra, come ora faccio io,
Prendendo le misure d'una fossa da scavare.
Bussano
FRATE LORENZO
Alzati. Qualcuno bussa. Nasconditi, buon Romeo.
ROMEO
Non io; a meno che il fiato dei sospiri
Dolorosi non mi nasconda come una nebbia
Alla ricerca degli occhi.
Bussano
FRATE LORENZO
Senti come bussano! Chi è? Alzati, Romeo.
Ti prenderanno — Aspettate! — Alzati.
Bussano
Corri nel mio studio. — Un momento! — Dio buono,
Che sciocchezza è questa! — Vengo, vengo.
Bussano
Chi bussa così forte? Da dove venite?
Che volete?
BALIA
Lasciatemi entrare e saprete cosa voglio.
Vengo da parte della signora Giulietta.
FRATE LORENZO
Benvenuta, allora.
Entra la Balia
BALIA
O frate santo, ditemi, frate santo,
Dov'è il marito della mia signora,
Dov'è Romeo?
FRATE LORENZO
Là per terra, ubriaco delle sue lacrime.
BALIA
Oh, è nello stesso stato della mia padrona,
Nello stesso stato! O simpatia dolorosa!
Pietosa condizione! Anche lei giace
Singhiozzando e piangendo, piangendo e singhiozzando.
Alzatevi, alzatevi! Alzatevi, se siete un uomo.
Per amore di Giulietta, per amor suo,
Alzatevi! Perché cadere in una O così profonda?
Romeo si alza
ROMEO
Balia -
BALIA
Ah signore, signore! La morte è la fine di tutto.
ROMEO
Parli di Giulietta? Come sta?
Non mi considera un vecchio assassino,
Ora che l'infanzia della nostra gioia
L'ho macchiata con sangue poco diverso
Dal suo? Dov'è? E come sta? E che dice,
La mia signora segreta, del nostro amore scancellato?
BALIA
Non dice niente, signore, ma piange e piange,
E ora cade sul letto, ora balza su
E chiama Tebaldo, e poi grida per Romeo,
E poi cade di nuovo giù.
ROMEO
Come se quel nome, sparato da un'arma
Mortale, l'avesse assassinata, proprio come
La mano maledetta di quel nome
Ha assassinato il suo congiunto. Dimmi, Frate,
In quale parte vile di questa anatomia
Risiede il mio nome? Dimmelo, perch'io possa
Saccheggiare la dimora odiosa.
Minaccia di pugnalarsi. La balia strappa via il pugnale
FRATE LORENZO
Arresta la tua mano disperata.
Sei un uomo? La tua forma grida che lo sei. Le tue lacrime
Sono di donna. I tuoi gesti selvaggi
Denotano la furia irrazionale d'una bestia.
Donna nascosta in sembianza d'uomo!
E bestia orrenda in sembianza d'entrambi!
Mi hai stupito. Per il mio santo ordine,
Credevo che tu fossi più equilibrato.
Hai ucciso Tebaldo? Vuoi uccidere te stesso?
E uccidere la signora che vive nella tua vita,
Compiendo su te stesso un atto odioso?
Perché imprechi alla sua nascita, al Cielo
E alla terra? Poiché nascita e Cielo e terra,
Tutt'e tre si incontrano in te, tu
Vuoi perderli in un colpo solo? Via!
Così tu offendi la tua forma, il tuo amore,
II tuo ingegno, di cui, come un usuraio, abbondi
Niente usando nel modo giusto
Che onorerebbe la tua forma, il tuo amore, il tuo in-
gegno.
La tua nobile forma è una forma di cera
Che più non possiede il valore dell'uomo;
II caro amore che hai giurato è uno spergiuro
Vuoto, se uccide l'amore che hai fatto voto
Di adorare; il tuo ingegno, quell'ornamento
Della forma e dell'amore, incapace
Di guidare entrambi, come polvere nella fiasca
Di un soldato inesperto viene acceso
Dalla tua stessa ignoranza, e tu smembrato
Dalla tua stessa difesa. Alzati, uomo!
La tua Giulietta è viva, per amore della quale
Volevi morire. Sii felice, per questo.
Tebaldo voleva uccidere te ma tu
Hai ucciso Tebaldo. La legge, che minacciava
Morte, diventa tua amica e la trasforma
In esilio. Sii felice, in questo.
Un cumulo di benedizioni ti si posa sulle spalle.
La felicità ti corteggia nella sua veste migliore.
Ma, come una zitella tetra e dispettosa,
Tu disprezzi la tua fortuna e il tuo amore.
Attento, attento, chi fa così muore infelice.
Va', va' dal tuo amore, com'era
Decretato. Sali in camera sua. Va',
E confortala. Ma bada di non restare
Quando monta la Guardia, perché altrimenti
Non puoi recarti a Mantova, dove abiterai
Finché non troveremo l'occasione per render noto
II tuo matrimonio, riconciliare i vostri congiunti,
Chiedere perdono al Principe e richiamarti
Con una gioia ventimila volte più grande
Del dolore che provi andando via.
Tu va' avanti, Balia. Salutami la tua padrona.
E dille di fare in modo che tutta la casa
Si affretti verso il letto, com'è giusto
Per il dolore che li tormenta. Romeo viene.
BALIA
O Signore, passerei qui tutta la notte
Ad ascoltare buoni consigli. Oh!
Che cos'è mai la dottrina! — Mio signore,
Dirò alla mia padrona che verrete.
ROMEO
Fallo, e chiedi alla mia dolce di prepararsi a sgridarmi.
La Balia si avvia e toma indietro
BALIA
Ecco un anello, signore, che mi ordinò di darvi.
Sbrigatevi, si sta facendo molto tardi.
Esce la Balia
ROMEO
Come questo ravviva il mio conforto!
FRATE LORENZO
Vattene. Buona notte. Ecco il tuo stato:
O te ne vai prima che monti la Guardia
O travestito devi muoverti da qui
Allo spuntare del giorno. Fermati a Mantova.
Cercherò il tuo servo e lui di volta in volta
Ti informerà di ciò che a tuo favore
Ha luogo qui. Dammi la mano.
E tardi. Addio. Buona notte.
ROMEO
Se una gioia superiore ad ogni gioia
Non mi chiamasse, sarebbe un dolore
Separarmi da te così presto. Addio. Escono
Scena quarta
[Casa dei Capuleti:]
Entrano il vecchio Capuleti, sua moglie e Paride
CAPULETI
Gli eventi sono stati così sfortunati
Che non abbiamo avuto tempo, signore,
Di parlare a nostra figlia. Vedete,
Lei amava suo cugino Tebaldo caramente,
E così io. Bene, siamo nati per morire.
E molto tardi. Stasera non scenderà.
Vi assicuro che se non fosse stato per voi
Sarei a letto già da un'ora.
PARIDE
Questi tempi di dolore non sono tempi per corteggiare.
Buona notte, signora. Ricordatemi a vostra figlia.
MADONNA CAPULETI
Lo farò, e domattina presto saprò
Quello che pensa. Stanotte è immersa nel dolore.
Paride sta per avviarsi e il Capuleti lo richiama
CAPULETI
Nobile Paride, oso darvi certezza
Dell'amore di mia figlia. Credo che in tutto
Si farà guidare da me. Non ne dubito, anzi.
Moglie, passate da lei prima di andare a letto
E informatela dell'amore di mio figlio Paride,
E ditele — mi sentite — che il prossimo mercoledì —
Ma piano — che giorno è oggi?
PARIDE
Lunedì, mio signore.
CAPULETI
Lunedì! Ah! Ebbene, mercoledì
E troppo presto. Facciamo giovedì. Ditele
Che giovedì sarà sposata a questo nobile Conte.
Sarete pronto? Vi piace questa fretta?
Non faremo grandi feste — un amico o due.
Poiché Tebaldo è stato ucciso da poco
Si potrebbe pensare, sapete, se festeggiassimo troppo,
Che il nostro congiunto non ci è caro.
Perciò avremo mezza dozzina di amici
E nessun altro. Che ne dite di giovedì?
PARIDE
Signore, vorrei che giovedì fosse domani.
CAPULETI
Bene, andate. Sia giovedì, dunque.
E voi, moglie, passate da Giulietta
Prima di andare a letto. Preparatela a questo
Giorno di nozze. Addio, signore.
Luci per la mia camera! È così tardi
Che tra poco potremo dire che è presto.
Buona notte. Escono
Scena quinta
[Casa dei Capuleti}
Entrano Romeo e in alto, al balcone, Giulietta
GIULIETTA
Te ne vuoi andare? Non è ancora giorno.
Fu l'usignuolo e non l'allodola a ferire
II cavo timoroso del tuo orecchio.
Canta, la notte, su quell'albero di melograno.
Credimi, amore, era l'usignuolo.
ROMEO
Era l'allodola, araldo del mattino,
Non l'usignuolo. Guarda, amore,
Quali strisce malvage orlano le nubi
Che si dividono laggiù ad Oriente. Consumate
Sono le candele della notte, e il giorno
Si muove giocondo in punta di piedi
Sulle cime nebbiose dei monti. Io debbo
Andar via e vivere; o rimanere e morire.
GIULIETTA
Quella luce non è la luce del giorno,
Io lo so. È qualche meteora che il sole
Esala perché stanotte ti faccia
Da torcia e ti illumini sulla strada per Mantova.
Perciò rimani. Non devi ancora andare via.
ROMEO
Mi prendano pure, mi mettano a morte.
Sarò contento, se tu vuoi così.
Dirò che quel grigio non è l'occhio del mattino
Ma il pallido riflesso della fronte di Cinzia.
Né è l'allodola quella le cui note
Battono la volta del Cielo così in alto
Sulle nostre teste. Io ho più desiderio di restare
Che volontà di andar via. Vieni, morte,
E sii la benvenuta. Giulietta vuole così.
Come va, anima mia? Parliamo. Non è ancora giorno.
GIULIETTA
Lo è, lo è! Via di qui, vattene,
Va' via! È l'allodola che canta fuori tono
Sforzando aspre discordie e duri accenti.
Alcuni dicono che l'allodola separa
Con dolcezza. Questa non fa così
Perché separa noi. Alcuni dicono
Che l'allodola e il turpe rospo si scambiano
Gli occhi. Oh, ora vorrei
Che si fossero scambiate anche le voci
Poiché braccio da braccio quella voce stacca,
Cacciandoti da qui col suo richiamo al giorno.
Oh, va' via! C'è sempre più luce.
ROMEO
Sempre più luce: e più scuri i nostri mali.
Entra la Balia di corsa
BALIA
Signora!
GIULIETTA
Balia?
BALIA
Vostra madre sta venendo in camera vostra.
Fa giorno. Attenta. Guardatevi intorno.
Esce la Balia
GIULIETTA
Allora, balcone, lascia entrare il giorno
E tieni fuori la vita.
ROMEO
Addio, addio! Un bacio solo, e scendo.
Scende
GIULIETTA
Te ne sei andato così, mio amore,
Mio marito e amico? Debbo avere tue notizie
Ogni giorno, ogni ora. perché in un minuto
Ci sono molti giorni. Contando così
Sarò molto avanti negli anni
Prima di rivedere il mio Romeo.
ROMEO
Addio! Non perderò alcuna occasione
Per inviarti, amore, i miei saluti.
GIULIETTA
Credi che potremo incontrarci di nuovo?
ROMEO
Non ne dubito, e tutti questi mali serviranno
Per dolci discorsi nel tempo che verrà.
GIULIETTA
O Dio, ho nell'anima un cattivo presagio!
Mi sembra di vederti, ora che stai in basso,
Come un morto nel fondo di una tomba.
O mi vien meno la vista o tu sei pallido.
ROMEO
Credimi, amore, così sei tu ai miei occhi.
Il dolore è assetato e beve il nostro sangue.
Addio, addio!
Esce Romeo
GIULIETTA
O Fortuna, Fortuna! Tutti gli uomini
Ti chiamano volubile. Se tale sei,
Che te ne fai di lui, famoso per fedeltà?
Sii volubile, Fortuna, perché allora spero
Che non lo tratterrai a lungo ma lo rimanderai.
Lascia il balcone
Entra la madre di Giulietta
MADONNA CAPULETI
Oh, figlia, sei alzata?
GIULIETTA
Chi è che chiama? E la mia signora madre.
Va a letto così tardi, o si alza così presto?
Che insolito motivo la spinge qui?
MADONNA CAPULETI
Ebbene, Giulietta, che c'è?
GIULIETTA Non sto bene, signora.
MADONNA CAPULETI
Sempre a piangere per la morte di tuo cugino?
Ebbene, lo vuoi lavare con le lacrime dalla tomba?
Anche se ci riuscissi, non potresti farlo vivere.
Smettila, perciò. Un po' di dolore
Rivela molto amore, ma troppo dolore
Rileva una certa mancanza di saggezza.
GIULIETTA
Lasciatemi piangere per una perdita così grave.
MADONNA CAPULETI
Così sentirai la perdita ma non l'amico Per il quale piangi.
GIULIETTA
Sentendo così la perdita non posso
Non piangere per l'amico.
MADONNA CAPULETI
Ebbene, ragazza, tu non piangi tanto per la sua morte
Quanto perché vive il delinquente che l'ha ucciso.
GIULIETTA
Che delinquente, signora?
MADONNA CAPULETI
Quel delinquente che ha nome Romeo.
GIULIETTA
(a parte] La delinquenza e lui sono lontani molte miglia. —
Dio lo perdoni, come faccio io
Con tutto il mio cuore. E ciò sebbene
Nessuno addolori il mio cuore quanto lui.
MADONNA CAPULETI
Questo è perché l'assassino vive ancora.
GIULIETTA
Sì, signora, lontano dalle mie mani.
Potessi vendicare solo io
La morte di mio cugino!
MADONNA CAPULETI
La vendicheremo, non temere.
Non piangere più. Manderò a Mantova,
Dove ora vive al bando quel rinnegato,
Uno che gli darà una pozione così rara
Che presto farà compagnia a Tebaldo.
E allora spero che sarai soddisfatta.
GIULIETTA
A dire il vero non sarò soddisfatta, con Romeo,
Finché non l'avrò visto — morto. Tanto
II mio povero cuore è addolorato per un congiunto.
Signora, se trovaste un uomo che lo portasse,
Io tratterei il veleno — in modo tale
Che Romeo, dopo averlo preso, s'addormentasse.
Oh, come il mio cuore freme nel sentirlo
Nominare senza potere andare da lui
A spendere l'amore che portavo a mio cugino
Sul corpo di colui che l'ha ammazzato.
MADONNA CAPULETI
Trova i mezzi e io troverò l'uomo.
Ma ora, bambina, ti darò notizie più gioiose.
GIULIETTA
La gioia è benvenuta in tempi come questi.
Vostra Signoria, vi prego, quali sono?
MADONNA CAPULETI
Bene, bene, bambina mia,
Tu hai un padre affettuoso che per sgravarti
Del tuo fardello, ti ha preparato un improvviso
Giorno di gioia, che tu non ti aspetti
E che io non speravo.
GIULIETTA
Al momento giusto, signora! Di che giorno si tratta?
MADONNA CAPULETI
Ebbene, bambina mia, la mattina
Del prossimo giovedì, quel valoroso, giovane
E nobile gentiluomo, il Conte Paride,
Nella Chiesa di San Pietro farà di te
Una sposa felice.
GIULIETTA
Per la Chiesa di San Pietro, e per lo stesso Pietro,
Lui non farà di me una sposa felice!
Questa fretta mi stupisce: dovrei sposarmi
Prima che lo sposo mi abbia mai corteggiato?
Vi prego, signora, dite al mio signore
E padre, che ancora non voglio sposarmi.
Quando lo farò giuro che sarà Romeo, che so da voi odiato,
Piuttosto che Paride. Che belle notizie!
MADONNA CAPULETI
Ecco vostro padre. Parlategli
Voi stessa, e vedrete come l'accoglie.
Entrano il Capuleti e la Balia
CAPULETI
Quando il sole tramonta, la terra
Goccia rugiada, ma per il tramonto
Del figlio di mio fratello, piove a dirotto.
Ebbene, sei una grondaia, ragazza? Come?
Ancora in lacrime? Non smetti di diluviare?
In un solo piccolo corpo tu riproduci
Una barca, un mare, un vento. Nei tuoi occhi,
Che posso chiamare il mare, c'è un flusso
E riflusso di lacrime. La barca è il tuo corpo,
Che veleggia in questo flutto salato. I venti
I tuoi sospiri, che, lottando con le lacrime,
E le lacrime coi sospiri, senza una bonaccia
Improvvisa travolgeranno il tuo corpo squassato
Dalla tempesta. Ebbene, moglie,
Le avete comunicato la nostra decisione?
MADONNA CAPULETI
Sì, signore. Ma lei non vuole, vi ringrazia.
Vorrei che questa stupida sposasse la sua tomba.
CAPULETI
Piano, fatemi capire, moglie,
Fatemi capire. Come? Non vuole?
Non ci ringrazia? Non ne è orgogliosa?
Non si considera fortunata, indegna com'è,
Per aver noi convinto un cosi degno gentiluomo
Ad essere il suo sposo?
GIULIETTA
Non sono orgogliosa ma grata per quello
Che avete fatto. Mai potrò
Essere orgogliosa di ciò che odio,
Ma grata per un odio inteso come amore.
CAPULETI
Ehi, ehi, ehi, che cos'è
Questa logica contorta? Che cos'è?
"Orgogliosa" e "vi ringrazio" e "non vi ringrazio"
Tuttavia "non orgogliosa". Bella signora,
Smettila di farmi tanti ringraziamenti
E di sventolare tanti orgogli ma preparati
A muovere giovedì prossimo le tue belle gambette
Per andare con Paride alla Chiesa di San Pietro,
O io ti trascinerò là su una carretta.
Via, carogna gialluta! Via,
Sgualdrina, via, faccia di sego!
MADONNA CAPULETI
Ehi, ehi! Siete impazzito?
GIULIETTA
Buon padre, vi scongiuro in ginocchio,
Ascoltate con pazienza almeno una parola.
CAPULETI
Impiccati, puttanella! Canaglia disobbediente!
Te lo dico io — o giovedì vai in chiesa
Oppure non guardarmi più in faccia.
Non parlare, non replicare,
Non rispondermi! Mi prudono le dita.
Moglie, pensavamo di non essere abbastanza
Benedetti da Dio perché ci aveva mandato
Soltanto questa figlia. Ma ora vedo
Che questa è già troppo e che ad averla
Siamo maledetti. Via, bagascia!
BALIA
II Dio del Ciclo la benedica. Signore,
Siete da biasimare se la trattate così.
CAPULETI
E perché, Madama Saggezza? Tenete
La lingua a posto, mia buona Prudenza.
Andate a spettegolare con le vostre amiche!
BALIA
Non dico niente di male.
CAPULETI
Dio vi fulmini!
BALIA
Non si può più parlare?
CAPULETI
Zitta, sciocca linguacciuta! Versate
La vostra sapienza nel bicchiere d'una comare,
Perché qui non ne abbiamo bisogno.
MADONNA CAPULETI
Vi riscaldate troppo.
CAPULETI
Ostia di Dio! Mi fa impazzire.
Di giorno, di notte, ogni ora, ogni minuto,
Al lavoro, nell'ozio, solo, in compagnia,
Sempre la mia preoccupazione è stata
Quella di maritarla. E ora che ho trovato
Un gentiluomo di nobile lignaggio, con un buon
Patrimonio, giovane e bene educato,
Zeppo, come si dice, di eccellenti doti,
Fatto come meglio non si potrebbe desiderare —
Ecco che una ragazzetta stupida e ignorante,
Una bambola lamentosa, di fronte alla fortuna
Risponde: "Non mi sposo, non posso amare,
Sono troppo giovane, perdonatemi, vi prego".
Ma se non vi sposate, vi perdono io!
Brucate dove volete, non alloggerete da me.
State attenta, pensateci. Non sono solito scherzare.
Giovedì è vicino. Mettetevi la mano sul cuore.
Riflettete. Se siete con me vi darò
Al mio amico. Se non lo siete, impiccatevi,
Chiedete l'elemosina, morite di fame,
Crepate per le strade, perché, sull'anima mia,
Io non ti riconoscerò mai, né ciò che è mio
Mai ti servirà. Puoi contarci. Pensaci.
Manterrò la parola. Esce il Capuleti
GIULIETTA
Non c'è una pietà lassù tra le nuvole
Che veda nel fondo del mio dolore?
O dolce madre, non cacciatemi via!
Rimandate il matrimonio un mese, una settimana,
O altrimenti preparatemi il letto nuziale
Nel cupo mausoleo in cui giace Tebaldo.
MADONNA CAPULETI
Non parlarmi, non dirò una parola.
Fa' come vuoi, sei finita, per me.
Esce Madonna Capuleti
GIULIETTA
O Dio! — O Balia, come si può
Impedire questo? Mio marito è sulla terra,
La mia fede in Cielo. Come potrà la fede
Tornare sulla terra a meno che mio marito
Lasciando la terra non me la mandi dal Cielo?
Confortami, consigliami! Ahimè, ahimè!
Che il Cielo debba praticare stratagemmi
Su un soggetto così fragile come sono io!
Che mi dici? Non hai una parola di gioia?
Un po' di conforto, Balia.
BALIA
Eccolo, in fede mia. Romeo è bandito
E scommetto tutto il mondo contro niente
Che non oserà tornare indietro per riavervi.
Se lo farà, dovrà farlo di nascosto.
Allora, stando le cose come stanno,
Credo sia meglio che voi sposiate il Conte.
Oh, è un gentiluomo amabile. Romeo
Di fronte a lui è uno strofinaccio. Un'aquila,
Signora, non ha l'occhio così verde, così pronto,
Così luminoso come Paride. Il mio cuore
Possa essere dannato se non credo che possiate
Esser felice in questo secondo matrimonio,
Che è superiore al primo. E in ogni caso,
II primo è morto — o è come se lo fosse
Dato che, vivo, non potete usarlo.
GIULIETTA
È il tuo cuore che parla?
BALIA
Sì, e la mia anima. Se non è vero,
Siano maledetti tutti e due.
GIULIETTA
Amen!
BALIA
Cosa?
GIULIETTA
Mi hai confortato in modo meraviglioso.
Va' dentro e dì alla mia signora che avendo
Addolorato mio padre vado alla cella
Di Frate Lorenzo, per confessarmi e avere l'assolu-
zione.
BALIA
Diamine, lo farò. È una cosa saggia.
Esce la Balia
GIULIETTA
Vecchia maledetta! Demonio scellerato!
Fa più peccato a volermi spergiura
O a disprezzare il mio signore con la stessa lingua
Con cui migliaia di volte lo ha lodato
Chiamandolo senza pari? Via, consigliera!
Tu e il mio cuore d'ora in avanti
Sarete due cose. Andrò dal Frate
Per conoscere il suo rimedio. Se tutto
Dovesse fallire, posso sempre morire. Esce
ATTO QUARTO
[Cella di Frate Lorenzo]
Entrano Frate Lorenzo e il Conte Paride
FRATE LORENZO
Giovedì, signore? Il tempo è poco.
PARIDE
Mio padre Capuleti vuole così.
Non sarà la mia pigrizia a rallentare la sua fretta.
FRATE LORENZO
Dite di non conoscere le intenzioni della fanciulla.
E’ una strada tortuosa — non mi piace.
PARIDE
Lei piange smodatamente per la morte di Tebaldo,
E perciò io ho parlato assai poco d'amore;
Venere non sorride in una casa di lacrime.
Ora, signore, per suo padre è pericoloso
Che lei dia tanto sfogo al suo dolore
E nella sua saggezza affretta il matrimonio
Per fermare l'inondazione delle sue lacrime,
Che, restando lei troppo sola,
Potrebbero allontanarla dalla società.
Ora conoscete la ragione di questa fretta.
FRATE LORENZO
(a parte) Vorrei non conoscere la ragione per cui
Dovrebbe esser frenata. — Guardate, signore,
La fanciulla si avvicina alla mia cella.
Entra Giulietta
PARIDE
Felicemente incontrata, mia signora e moglie!"
GIULIETTA
Potrà essere, signore, quando potrò essere una moglie.
PARIDE
"II potrà essere" dev'essere, amore, giovedì.
GIULIETTA
Ciò che deve essere sarà.
FRATE LORENZO
Questo è un testo sicuro.
PARIDE
Venite a confessarvi da questo Padre?
GIULIETTA
Per rispondere, dovrei confessarmi con voi.
PARIDE
Non ditegli che non mi amate.
GIULIETTA
Confesserò a voi che amo lui.
PARIDE
Ma anche, ne sono certo, che amate me.
GIULIETTA
Se lo dirò, avrà maggior valore
Se detto dietro e non davanti a voi.
PARIDE
II tuo viso, povera anima, è rovinato dalle lacrime.
GIULIETTA
Quella delle lacrime è una misera vittoria:
Era già sciupato prima del loro assalto.
PARIDE
Così dicendo lo offendi più che con le lacrime.
GIULIETTA
Non c'è calunnia, signore, se c'è una verità:
E quel che ho detto l'ho detto alla mia faccia.
PARIDE
La tua faccia è la mia e tu l'hai calunniata.
GIULIETTA
Può essere, perché non è la mia —
Avete tempo adesso, santo Padre,
O debbo tornare alla messa della sera?
FRATE LORENZO
II tempo, figlia malinconica, ce l'ho.
Signore, dobbiamo rimanere soli.
PARIDE
Dio non voglia ch'io disturbi le vostre devozioni! —
Giulietta, giovedì mattina vi desterò.
Fino ad allora, addio, con questo casto bacio.
Esce Paride
GIULIETTA
Chiudi la porta, e dopo vieni
A piangere con me. Non c'è speranza,
Non c'è rimedio, non c'è aiuto!
FRATE LORENZO
O Giulietta, già conosco il tuo dolore.
Mi tormenta oltre il compasso della mente.
Ho sentito che devi, e nulla può rimandarlo,
Sposare giovedì prossimo questo Conte.
GIULIETTA
Non dirmi, Frate, che hai sentito questo
Se non mi dici come posso impedirlo.
Se nella tua saggezza tu non puoi darmi aiuto,
Giudica saggia la mia risoluzione:
Con questo coltello mi darò aiuto io.
Dio ha unito il mio cuore e quello
Di Romeo, tu le nostre mani; e prima
Che questa mano, da te sigillata
Su quella di Romeo, diventi il codicillo
Di un altro patto, o il mio cuore fedele
Si volga con traditrice ribellione a un altro,
Questo coltello li ucciderà entrambi.
Perciò, traendolo dalla tua lunga esperienza,
Dammi subito un consiglio; oppure, guarda!,
Questo coltello sanguinario farà da giudice
Tra le mie disgrazie e me, decidendo
Ciò che i tuoi anni e la tua saggezza
Non sono riusciti a compiere con onore.
Non tardare a parlare, io voglio morire
Se ciò che dici non parla d'un rimedio.
FRATE LORENZO
Calma, figliuola. Vedo qualche speranza
Che esige un'esecuzione tanto disperata
Quanto è disperato quel che vogliamo impedire.
Se, piuttosto che sposare il Conte,
Tu hai la forza di uccidere te stessa,
Allora è probabile che accetterai una cosa
Simile alla morte evitando una vergogna
Per sfuggire alla quale sfidi la morte.
Se tu oserai, ti darò io il rimedio.
GIULIETTA
Chiedimi, piuttosto che sposare Paride,
Di saltare dai merli di qualsiasi torre,
O di camminare per strade battute dai ladri,
O di nascondermi dove s'annidano i serpenti.
Incatenami con gli orsi ruggenti o nascondimi
Di notte in un ossario, ricoperta
Dalle ossa scricchiolanti di uomini morti,
Da tibie ammuffite e gialli teschi
Svuotati. O chiedimi di andare
In una fossa scavata di fresco e nascondermi
Con un uomo morto nella sua tomba —
Cose che, al sentirle, mi hanno fatto tremare —
E lo farò senza paura o dubbio per vivere
Come moglie immacolata del mio dolce sposo,
FRATE LORENZO
Ascolta, allora. Va' a casa, sii allegra,
Acconsenti a sposare Paride. Domani
È mercoledì. Domani notte bada
Di dormire da sola. Non permettere alla Balia
Di stare con te nella tua camera. Prendi
Questa fiala e, una volta a letto,
Bevi questo liquore distillato. Ben presto
Per tutte le tue vene scorrerà un umore
Freddo e sonnolento. Il polso non seguirà
II suo corso naturale ma si arresterà.
Non vi sarà calore, né respiro,
Ad attestare che tu vivi. Le rose sulle tue labbra
E sulle guance svaniranno nel pallore
Della cenere, le finestre dei tuoi occhi cadranno
Come quando la morie chiude il giorno della vita.
Ogni parte, persa l'agilità dei movimenti,
Rigida e dura e fredda apparirà
Come la morte. E in questa somiglianza
Imprestata dalla morte rattrappita
Tu rimarrai quarantadue ore
Per poi svegliarti come da un piacevole sonno.
Ora, quando al mattino lo sposo
Viene per destarti dal tuo letto, tu
Sei lì morta. Poi, com'è costume
Del nostro paese, distesa sulla bara
Con gli abiti migliori verrai trasportata
Nell'antica cripta in cui giacciono
Tutti i Capuleti. Nel frattempo, e prima
Che tu sia sveglia, Romeo dalle mie lettere
Saprà del piano e verrà da te.
Lui e io aspetteremo il tuo risveglio
E quella stessa notte Romeo ti porterà
Da qui a Mantova. Il che ti libererà
Della vergogna presente, se un capriccio incostante
O una paura da femminuccia non ti scoraggeranno
Dal metterlo in atto.
GIULIETTA
Dammelo, dammelo! Non parlarmi di paura!
FRATE LORENZO
Prendi. Va' via. Sii forte e salda
In questa decisione. Manderò subito a Mantova
Un frate con le mie lettere per il tuo signore.
GIULIETTA
Amore mi dia forza, e la forza mi darà aiuto.
Addio, Padre caro. Escono
Scena seconda
[Casa dei Capuleti]
Entrano il Capuleti, Madonna Capuleti, Balia e due o
tre Servi
CAPULETI
Invita le persone scritte qui.
Esce un Servo
E tu. assolda venti buoni cuochi.
SERVO Di cattivi non ce ne saranno, signore. Prima ve-
drò se si sanno leccare le dita.
CAPULETI Come? Gli vuoi far fare questa prova?
SERVO Diamine, signore, chi non si sa leccare le dita è
un cattivo cuoco. Perciò chi non si sa leccare le dita
non viene con me.
CAPULETI
Muoviti, su!
Esce il Servo
Non saremo pronti, per questa occasione.
E allora, nostra figlia è andata da Frate Lorenzo?
BALIA
Sì, sì.
CAPULETI
Può darsi che lui le faccia del bene.
E una puttanella cocciuta e presuntuosa.
Entra Giulietta
BALIA
Eccola tutta allegra dopo la confessione.
CAPULETI
Ebbene, testa dura! Dove hai bighellonato?
GIULIETTA
Dove ho imparato a pentirmi del peccato
Di disobbedienza a voi e ai vostri desideri
E dove il santo Lorenzo mi ha ingiunto
Di prostrarmi qui e chiedervi perdono.
Perdonatemi, vi imploro! D'ora in avanti
Mi farò guidare da voi.
CAPULETI
Cercate il Conte. Ditegli questo.
Domani mattina farò stringere questo nodo.
GIULIETTA
Ho incontrato quel giovane signore nella cella
Di Lorenzo e gli ho dato l'amore che si conveniva
Senza oltrepassare i confini della modestia.
CAPULETI
Sono contento. Ottima cosa. Alzati.
Così doveva essere. Vediamo, il Conte.
Avanti, ripeto, andate a cercarlo!
Ora, davanti a Dio, dico
Che a questo reverendo santo Padre
La città intera è molto obbligata.
GIULIETTA
Balia, volete venire con me
Nella mia stanza, per aiutarmi a scegliere
Gli ornamenti che ritenete necessari per domani?
MADONNA CAPULETI
Non fino a giovedì. C'è tempo.
CAPULETI
Andate, Balia, andate con lei.
Si va in Chiesa domani.
Escono Giulietta e la Balia
MADONNA CAPULETI
Saremo a corto di provviste. Ormai
E vicina la notte.
CAPULETI
Taci, me ne occupo io, e tutto
Andrà bene, moglie, te lo garantisco.
Tu va' da Giulietta, aiutala a vestirsi.
Stanotte non andrò a letto. Lasciatemi solo.
Per una volta farò la donna di casa.
Ehi! Sono usciti tutti. Bene,
Andrò io stesso dal Conte Paride, per prepararlo
A domani. Il mio cuore è meravigliosamente leggero,
Ora che la zuccona ha messo la testa a posto. Escono
Scena terza
[Camera di Giulietta]
Entrano Giulietta e Balia
GIULIETTA
Sì, questo è il migliore. Ma ti prego,
Buona Balia, lasciami sola stanotte.
Ho bisogno di molte orazioni perché i Cieli
Possano sorridere sul mio stato, che,
Lo sai bene, è inquieto e pieno di peccato.
Entra Madonna Capuleti
MADONNA CAPULETI
Ancora indaffarate? Vuoi che ti aiuti?
GIULIETTA
No, signora. Abbiamo già scelto
Le cose necessarie alla cerimonia di domani.
Perciò, vi prego, lasciatemi sola
E chiedete alla Balia di stare con voi,
Perché, ne sono certa, avrete molto da fare
In questo evento così improvviso.
MADONNA CAPULETI
Buona notte. Tu va' a letto e riposa.
Ne hai bisogno.
Escono Madonna Capuleti e Balia
GIULIETTA
Addio! Sa il Cielo quando ci rivedremo
Un'altra volta. Attraverso le vene
Mi scorre una paura sottile e fredda
Che quasi gela il calore della vita.
Le richiamo per farmi confortare.
Balia! — Ma che dovrebbe farci, qui?
La mia scena orrenda debbo recitarla
Da sola. Vieni, fiala.
E se questa mistura non agisse?
Domani mattina sarei sposata?
No, no! Questo lo impedirà.
Tu stattene lì (Posa un coltello). E se fosse un veleno
Che il frate astutamente ha preparato
Per farmi morire e non essere disonorato
Da questo matrimonio, avendomi prima
Sposato a Romeo? Temo che sia così.
Eppure no, s'è dimostrato un sant'uomo.
E se, una volta nella tomba, mi svegliassi
Prima che Romeo giungesse a salvarmi?
E’ spaventoso! Non soffocherò nella cripta
Nella cui turpe bocca non penetra alcun soffio
D'aria pura e non morirò strangolata
Prima che arrivi il mio Romeo?
Oppure, se vivo, non è possibile
Che l'orrendo pensiero della morte e della notte,
Unito al terrore del luogo — una cripta,
Un antico ricettacolo in cui per molte
Centinaia d'anni sono state ammucchiate
Le ossa di tutti i miei avi sepolti,
E dove Tebaldo, insanguinato, ancora
Verde di terra, si disfa nel sudario;
E dove, come dicono, in certe ore della notte
S'adunano i fantasmi — ahimè, ahimè,
Non è possibile che io, svegliandomi presto
— Per i fetidi odori o per le grida
Come di mandragore strappate alla terra
Per cui i mortali, udendole, impazziscono —
Non è possibile che io, sveglia,
Circondata da terrori odiosi, Diventi pazza e pazzamente giochi
Con le ossa dei miei padri, e strappi al suo sudario
II maciullato Tebaldo e, in questa furia,
Brandendo l'osso di un qualche antenato
Come una clava, mi faccia schizzare
II cervello impazzito? Oh, guarda!
Mi sembra di vedere il fantasma di mio cugino
Alla caccia di Romeo, che trafisse il suo corpo
Con la punta della spada. Fermo, Tebaldo,
Fermo! Romeo, Romeo, Romeo.
Ecco la bevanda. Bevo a te.
Si getta sul letto tra le cortine
Scena quarta
[Una stanza in casa Capuleti]
Entrano Madonna Capuleti e la Balia, con delle erbe
MADONNA CAPULETI
Tieni, Balia, prendi queste chiavi
E procurami altre spezie.
BALIA
In cucina chiedono datteri e mele cotogne.
Entra il Capuleti
CAPULETI
Muoversi, muoversi, muoversi! Su,
II secondo gallo ha cantato. La campana
Del coprifuoco ha suonato. Sono le tre.
Mia buona Angelica, pensa alla carne
Infornata, non badare a spese.
BALIA
Andate, impiccione, andate a letto! Domani
Starete male dopo questa notte di veglia.
CAPULETI
Niente affatto! Sono già rimasto
In piedi tutta la notte per questioni
Meno importanti e non sono mai stato male.
MADONNA CAPULETI
Ai vostri tempi eravate un cacciatore
Ma ora veglierò io per non farvi star sveglio.
Escono Madonna Capuleti e Balìa
CAPULETI
Tutta gelosia, tutta gelosia!
Entrano tre o quattro Seni con spiedi, ceppi e canestri
Ehi, tu, che cosa c'è, lì?
PRIMO SERVO
Roba per il cuoco, signore, ma non so cosa.
CAPULETI
Presto, presto!
Esce il Primo Servo
E tu procurati legna più secca. Chiama
Pietro: ti mostrerà lui dove trovarla.
SECONDO SERVO
Ho una testa, signore, che troverà la legna
Senza per questo disturbare Pietro.
CAPULETI
Per la messa, ben detto, figlio di puttana!
D'ora in poi ti chiamerò testa di legno.
Esce il Secondo Servo
Dio santo, s'è fatto giorno.
Presto sarà qui il Conte con la musica,
Come ha detto.
Musica
Sento che si avvicina.
Balia! Moglie! Ehi, Balia, dico!
Entra la Balia
Va' a svegliare Giulietta. Aiutala.
Io vado a chiacchierare con Paride. Presto!
Presto! Lo sposo è già venuto.
Presto, dico.
Esce il Capuleti
Scena quinta
[Camera di Giulietta]
La Balia si avvicina alle cortine
BALIA
Signora! Ehi, signora! Giulietta!
Dorme sodo, lei. Ehi, agnellino!
Ebbene, signora! Via, dormigliona!
Signora! Tesoro! Allora, sposa!
Come, nemmeno una parola? Vi state
Facendo la riserva! Dormite per una settimana
Perché questa notte, ve l'assicuro io,
II Conte Paride non ha nessuna voglia
Di lasciarvi dormire. Dio mi perdoni!
Per Maria, amen! Come dorme sodo!
Debbo svegliarla per forza. Signora,
Signora, signora! Se il Conte vi trova a letto
Vi farà alzare per lo spavento, non è vero?
Come, tutta vestita e addormentata?
Debbo svegliarvi per forza. Signora!
Signora! Signora! Ahimè, ahimè!
Aiuto, aiuto! La mia signora è morta!
Maledetto il giorno in cui sono nata!
Dell'acquavite! Padrone! Padrona!
Entra Madonna Capuleti
MADONNA CAPULETI
Che cos'è questo chiasso?
BALIA
Oh, giorno di dolore!
MADONNA CAPULETI
Che succede?
BALIA
Guardate, guardate! Oh, giorno di sventura!
MADONNA CAPULETI
Ahimè, ahimè! Bambina mia, mia sola vita!
Rivivi, guardami o morirò con te!
Aiuto, aiuto! Cercate aiuto!
Entra il Capuleti
CAPULETI
Vergogna! Fate uscire Giulietta. C'è il marito.
BALIA
È morta! È deceduta! E morta, ahimè.
MADONNA CAPULETI
Giorno di dolore! È morta, è morta, è morta!
CAPULETI
Ah! Fatemela vedere. Ahimè!
È fredda, il sangue s'è arrestato,
Le sue membra sono rigide. La vita
E queste labbra si sono da tempo
Separate. La morte giace su di lei
Come un gelo precoce sul fiore più dolce
Di tutto il campo.
BALIA
Oh giorno di lamento!
MADONNA CAPULETI
Oh tempo di dolore!
CAPULETI
La morte, che me l'ha presa per farmi piangere,
Mi lega la lingua e non mi lascia parlare.
Entrano Frate Lorenzo e il Conte Paride
FRATE LORENZO
Allora, la sposa è pronta per andare in chiesa?
CAPULETI
Pronta ad andare ma per non più tornare.
La notte prima del tuo giorno di nozze
La morte, o figlio, ha giaciuto con tua moglie.
Eccola distesa, fiore qual era,
Da Morte deflorata. Morte è mio genero.
Morte il mio erede. Morte ha sposato
Mia figlia. Io morirò e tutto
A Morte lascerò. La vita, i beni,
Tutto è di Morte.
PARIDE
Ho aspettato così a lungo di vedere il volto
Di questa mattina, ed è questa la vista
Che mi offre?
MADONNA CAPULETI
Maledetto, infelice, sciagurato, odioso
Giorno! Questa è l'ora più infelice che il tempo
Mai vide nell'eterna fatica
Del suo pellegrinaggio! Una sola, Una sola,
povera, amata bambina,
Una sola cosa per la gioia e il conforto,
E Morte crudele me l'ha strappata dalla vista.
BALIA
Ahimè! Doloroso, doloroso giorno!
Giorno di lamento, il giorno più doloroso
Che mai, mai io abbia fin qui veduto!
O giorno, o giorno, o giorno! Giorno
Odioso! Mai giorno si vide
Nero come questo! O giorno doloroso!
PARIDE.
Ingannato, divorziato, insultato, disprezzato,
Ucciso! Detestabile Morte, da te
Ingannato, da te crudele, crudele,
Sopraffatto! O amore! O vita! — non vita
Ma amore in morte!
CAPULETI
Disprezzato, tormentato, odiato, martirizzato,
Ucciso! Tempo scortese, perché
Vieni ora ad ammazzare, ammazzare
La nostra festa? O bambina!
O bambina! Mia anima e non bambina!
Sei morta — ahimè, la mia bambina è morta,
E con la mia bambina sono sepolte le mie gioie!
FRATE LORENZO
Tacete! vergogna! La rovina non si cura
Con questi pianti. Questa bella fanciulla
Apparteneva a voi e al Cielo. Ora
II Cielo la possiede tutta, e questo
È meglio per la fanciulla. La vostra parte
Di lei non potete salvarla dalla morte
Ma il Cielo mantiene in vita eterna
La parte sua. Quel che più cercavate era
La sua gloria, perché vederla in alto
Era il vostro Cielo. E ora piangete
Vedendo che s'è innalzata al di sopra
Delle nuvole, alta come il Cielo stesso?
In questo amore voi amate così male
La vostra bambina che diventate pazzi
Nel vedere che sta bene. Non è ben maritata
Colei che vive maritata a lungo
Ma è maritata meglio colei che muore
Maritata da poco. Asciugate le vostre lacrime,
Coprite di rosmarino la bellezza, di questo corpo
E, come s'usa, portatelo in Chiesa
Con le sue vesti migliori. La debole natura
Ci spinge tutti al pianto ma le lacrime della natura
Fanno sorridere la ragione.
CAPULETI
Tutte le cose preparate per la festa
Servano ora per il nero funerale.
Si mutino i nostri strumenti in malinconiche
Campane; la nostra allegria matrimoniale
In triste rito di sepoltura; i nostri
Inni solenni in cupe lamentazioni;
I nostri fiori per la sposa servano
A un cadavere da seppellire; e tutte le cose
Si mutino nel loro contrario.
FRATE LORENZO
Andate dentro, signore; e voi, signora,
Andate con lui; e così voi, signor Paride.
Ognuno si prepari a seguire questo bel corpo
Fino alla sua tomba. I Cieli sono irritati
Con voi per qualche colpa. Non accrescetene l'ira
Ostacolando la loro alta volontà.
Escono tutti tranne la Balia, che sparge rosmarino su di
lei e chiude le cortine
Entrano Musicanti
PRIMO MUSICANTE
In fede, possiamo riporre i flauti e andarcene.
BALIA
Fatelo, fatelo, onesti amici,
Ben sapete che questo è un caso pietoso.
VIOLINISTA
Sì, in fede mia, ma si può sistemare. Esce la Balia
Entra Pietro
PIETRO Musicanti, musicanti! "La pace del cuore", "La
pace del cuore". Se mi volete vivo suonate "La pace
del cuore".
VIOLINISTA E perché "La pace del cuore"?
PIETRO O musicanti, perché il mio cuore suona "II mio
cuore è colmo". Suonatemi qualche pezzo allegro per
confortarmi.
PRIMO MUSICANTE Niente di allegro! Non è tempo per
suonare.
PIETRO Dunque non volete?
PRIMO MUSICANTE No.
PIETRO Allora ve lo darò sonoramente.
PRIMO MUSICANTE Che cosa ci darete?
PIETRO Certo non del denaro. Vi darò dello strimpellato-
re. Vi darò del menestrello.
PRIMO MUSICANTE E allora io vi darò del servo.
PIETRO E allora io vi batterò la spada del servo sulla zuc-
ca. Niente pause. Vi darò il re. Vi darò il fa. Avete pre-
so nota?
PRIMO MUSICANTE Se ci date il re e il fa, siete voi ad ave-
re la nota.
SECONDO MUSICANTE Vi prego, ringuainate la spada e
sguainate lo spirito.
PIETRO E allora all'attacco col mio spirito! Vi batterò col
mio spirito di ferro e ringuainerò il ferro della spada.
Rispondetemi da uomini.
"Quando aspri dolori il cuore ci feriscono
E pensieri dolorosi opprimono l'anima
Allora la musica col suo suono d'argento -"
Perché "suono d'argento"? Perché "la musica col suo
suono d'argento"? Che ne dici, Simone Cordadigatto?
PRIMO MUSICANTE Diavolo, signore, perché l'argento ha
un suono dolce.
PIETRO Grazioso! E voi che dite, Ugo Colbecco?
SECONDO MUSICANTE Dico "suono d'argento" perché i
musicanti suonano per l'argento.
PIETRO Graziosa anche questa! E voi, Giacomo Tutto-
suono?
TERZO MUSICANTE In fede mia, non so che dire.
PIETRO Oh, vi chiedo perdono. Voi siete il cantante.
Parlerò io per voi. Si dice "la musica col suo suono
d'argento" perché i musicanti non hanno oro per suo-
nare.
"La musica allora col suo suono d'argento
Con aiuto veloce offre conforto."
Esce Pietro
PRIMO MUSICANTE Che canaglia pestilenziale è costui!
SECONDO MUSICANTE Impiccalo, Giacomo! Avanti, en-
triamo, aspettiamo i piagnoni e restiamo per pranzo.
Escono
ATTO QUINTO
Scena prima
[Una strada di Mantova]
Entra Romeo
ROMEO
Se posso credere all'adulatrice verità
Del sonno, i miei sogni presagiscono vicina
Una notizia gioiosa. Il signore del mio petto
Siede lievemente sul suo trono
E per tutto questo giorno uno spirito inconsueto
Con lieti pensieri mi solleva al di sopra
Della terra. Ho sognato che la mia signora
Veniva e mi trovava morto — strano
Sogno che consente a un morto di pensare! —
E con i baci soffiava tale vita
Nelle mie labbra che io rinascevo ed ero
Un imperatore. Ahimè, com'è dolce l'amore
Posseduto, se le sue stesse ombre
Sono tanto ricche di gioia!
Entra Baldassarre, servo di Romeo, con gli stivali
Notizie da Verona! Ebbene, Baldassarre?
Non mi porti lettere del Frate? E come sta
La mia signora? E mio padre sta bene?
Come sta Giulietta? Te lo chiedo di nuovo,
Poiché nulla sta male se sta bene lei.
BALDASSARRE
Lei sta bene, allora, e nulla sta male.
Il suo corpo riposa nel mausoleo dei Capuleti
E la sua parte immortale vive con gii angeli.
L'ho vista distesa nella cripta dei suoi avi
E mi son subito mosso per dirlo a voi.
Perdonatemi se vi porto queste cattive notizie,
Ma è il compito, signore, che mi avevate assegnato.
ROMEO
È così? Allora vi sfido, stelle!
Tu conosci il mio alloggio. Prendimi inchiostro
E carta e noleggia dei cavalli di posta.
Stasera stessa partirò di qui.
BALDASSARRE
Vi scongiuro, signore, abbiate pazienza.
Il vostro viso è pallido e stravolto
E fa presagire sventura.
ROMEO
Taci. T'inganni. Lasciami e fa' quello
Che ti ho chiesto di fare. Non hai lettere
Del Frate per me?
BALDASSARRE
No, mio buon signore.
ROMEO
Non importa. Va' e noleggia quei cavalli.
Io sarò subito da te Esce Baldassarre
Ebbene, Giulietta, stanotte giacerò
Con te. Vediamo come. O sventura,
Come sei veloce ad entrare nei pensieri
Di uomini disperati. Ricordo uno speziale
Che abita qua vicino — ultimamente l'ho visto
Con abiti lacerati e fronte cupa
Raccogliere erbe. Il suo viso era scavato.
La dura miseria l'aveva consumato
Fino alle ossa. Nella sua povera bottega
Erano appesi una tartaruga, un coccodrillo impagliato
E altre pelli di pesci dalle forme contorte.
Negli scaffali una misera parata
Di scatole vuote, vasi di terracotta
Verdi, vesciche, semi ammuffiti,
Pezzi di spago e vecchie pastiglie
Di rosa — tutti sparsi qua e là ed in mostra.
Notando questa penuria, dissi a me stesso,
"Se un uomo, ora, avesse bisogno di un veleno
La cui vendita, a Mantova, è punita con la morte,
Ecco uno sventurato che glielo venderebbe".
Questo stesso pensiero ha anticipato il mio bisogno
E quest'uomo bisognoso me lo deve vendere.
Se ben ricordo, questa è la casa.
E’ giorno di festa e la bottega del poveraccio
È chiusa. Ehi, oh! Speziale!
Entra lo Speziale
SPEZIALE
Chi è che grida così?
ROMEO
Vieni qui, uomo. Vedo che sei povero.
Prendi, ecco quaranta ducati. Dammi
Un grammo di veleno di così rapido effetto
Che si diffonda per tutte le vene in modo
Che chi, stanco della vita, lo prende
Possa cadere morto, e il suo tronco
Esser privato del respiro con la violenza con cui,
Accesa, la polvere da sparo fugge
Dal ventre del fatale cannone.
SPEZIALE
Queste droghe mortali io le possiedo. Ma a Mantova
Per chi le vende c'è la pena di morte.
ROMEO
Sei così nudo e pieno di miseria
E hai paura di morire? C'è carestia nelle tue guance.
Nei tuoi occhi languiscono bisogno e oppressione.
Disprezzo e povertà ti pendono sulla schiena.
Il mondo non ti è amico, né ti è amica
La legge del mondo. Il mondo non ha leggi
Che ti rendano ricco. E allora non essere
Povero, ma infrangile e prendi questo denaro.
SPEZIALE
È la mia povertà ad acconsentire, e non
La mia volontà.
ROMEO
Io pago la tua povertà, e non
La tua volontà.
SPEZIALE
Mettete questo in un liquido qualsiasi
E bevete. Anche se aveste la forza
Di venti uomini, vi spaccerebbe di colpo.
ROMEO
Ecco il tuo oro — peggior veleno
Per le anime, che in questo lurido mondo
Ammazza di più delle povere misture
Che tu non puoi vendere. Sono io
Che ti vendo veleno. Tu
Non me l'hai venduto. Addio.
Comprati cibo e metti un po' di carne.
Vieni, cordiale e non veleno,
Vieni con me alla tomba di Giulietta.
E lì che ti debbo usare. Escono
Scena seconda
[Cella di Frate Lorenzo]
Entra Frate Giovanni
FRATE GIOVANNI
Santo frate francescano, fratello!
Entra Frate Lorenzo
FRATE LORENZO
Questa dovrebbe essere la voce
Di Frate Giovanni. Bentornato da Mantova.
Che dice Romeo? O, se ha scritto,
Dammi la sua lettera.
FRATE GIOVANNI
Ero andato a cercare un fratello scalzo,
Uno del nostro ordine, che in città
Visitava i malati, perché si unisse a me;
L'avevo trovato ma le guardie della città,
Sospettando che entrambi venissimo da una casa
Dove regnava l'infezione della peste,
Sigillarono le porte e non mi lasciarono uscire.
La mia corsa a Mantova è finita lì.
FRATE LORENZO
E allora chi ha portato la mia lettera a Romeo?
FRATE GIOVANNI
Io non ho potuto mandarla — eccola
Di nuovo qui — né ho trovato
Un messaggero che la portasse a te,
Tanta era la paura della peste.
FRATE LORENZO
Destino sfortunato! Sul nostro ordine!
La lettera non era frivola ma seria,
Di grande peso, e che non sia arrivata
Può fare molto danno. Frate Giovanni,
Va' a procurarmi una leva di ferro
E portala subito nella mia cella.
FRATE GIOVANNI
Vado, fratello, e te la porto.
Esce Frate Giovanni
FRATE LORENZO
Ora devo andare da solo al mausoleo.
Fra tre ore la bella Giulietta si desterà.
Mi maledirà quando saprà che Romeo
Non ha avuto notizia di questi avvenimenti.
Ma io scriverò di nuovo a Mantova
E la nasconderò nella mia cella fino al ritorno di
Romeo.
Povero cadavere vivente, chiuso nella tomba di un
morto! Esce
Scena terza
[Presso il mausoleo dei Capuleti, al cimitero]
Entrano Paride e il Paggio, con fiori ed acqua profumata
PARIDE
Dammi la torcia, ragazzo, e va' via da qui.
Spegnila, anzi, non voglio essere visto.
Stenditi sotto quegli alberi di tasso, laggiù,
Tenendo l'orecchio sul terreno cavo
In modo che nessun piede calpesti il cimitero,
Perennemente smosso dallo scavare fosse,
Senza che tu lo senta. Fischiami
Per segnalarmi che qualcuno si avvicina.
Dammi quei fiori. Fa' come ti dico. Va'.
PAGGIO
(a parte) Ho quasi paura a starmene da solo
Qui nel cimitero. Ma lo farò.
Il Paggio si allontana
PARIDE
Dolce fiore, di fiori cospargo
II tuo letto nuziale — ahimè, il tuo baldacchino
È di polvere e pietre e con acqua profumata
Lo innaffierò ogni notte; o, se l'acqua manca,
Con lacrime distillate dai lamenti.
Le esequie che per te celebrerò saranno
Queste: ogni notte irrorerò la tua tomba
E piangerò.
Il Paggio fischia
II ragazzo mi avverte che qualcuno si avvicina.
Quale piede maledetto si aggira qui stanotte
Per impedire le mie esequie e il rito d'amore?
Una torcia. Nascondimi, notte, per un poco.
Paride si ritira
Entrano Romeo e Baldassarre con una torcia, un pic-
cone e una leva di ferro
ROMEO
Dammi il piccone e la leva di ferro.
Prendi questa lettera. Domani mattina
Bada di consegnarla al mio signore e padre.
Dammi la torcia. Sulla tua vita ti ordino,
Qualunque cosa tu senta o veda, di star lontano
E di non interrompermi nella mia azione.
Io scendo in questo letto di morte
In parte per contemplare il viso della mia signora,
Ma soprattutto per prendere dal suo morto dito
Un anello prezioso — un anello che devo usare
Per un fine a me caro. Vattene, perciò.
Ma se, curioso, torni a spiare
Quant'altro intendo fare, per il Cielo,
Ti faccio a pezzi e spargo le tue membra
In questo cimitero affamato. Quest'ora
E le mie intenzioni sono selvagge,
Più feroci e inesorabili delle tigri insaziate
O del mare ruggente.
BALDASSARRE
Vado, signore, senza disturbarvi.
ROMEO
Cosi mi mostrerai amicizia. Prendi questi.
Vivi in prosperità e addio, buon amico.
BALDASSARRE
(a parte) Malgrado tutto mi nasconderò qua intorno.
Temo il suo aspetto e dubito delle sue intenzioni.
Baldassarre si ritira
ROMEO
Detestabile bocca, ventre della morte,
Ingozzati col boccone più dolce della terra.
Così spalanco le tue marce mascelle
E a forza t'inzeppo di nuovo cibo.
Romeo comincia ad aprire la tomba
PARIDE
Questo è il superbo, esiliato Montecchi
Che uccise il cugino del mio amore —
E per quel dolore si dice che sia morta
La bella creatura. È venuto qui
A compiere qualche atto vergognoso sul corpo
Di questi morti. Ora lo prendo.
Vile Montecchi, tronca la tua turpe
Intrapresa! Si può perseguire la vendetta
Al di là della morte? Criminale condannato,
Io ti arresto. Obbedisci e seguimi.
Tu devi morire.
ROMEO
E’ vero. E per questo sono venuto qui.
Giovane buono e gentile, non tentare
Un uomo disperato. Fuggi da qui
E lasciami. Pensa a questi morti.
Ti facciano paura. Ti scongiuro, giovane,
Non gravare il mio capo di un altro peccato
Spingendomi all'ira. Oh, va' via!
Per il Cielo, io ti amo più di me stesso,
Perché vengo qui contro me stesso armato.
Non rimanere, va' via. Vivi e racconta
Che la pietà di un pazzo ti ordinò di fuggire.
PARIDE
Io sfido la tua esortazione e ti arresto
Da quel fellone che sei.
ROMEO
Vuoi provocarmi? Prendi, allora, ragazzo!
Duellano
PAGGIO
O Signore! si battono. Vado a chiamare le guardie.
Esce il Paggio
Paride cade
PARIDE
Mi hai ucciso! Se hai pietà,
Apri la tomba, fammi giacere con Giulietta.
Paride muore
ROMEO
In fede mia, lo farò. Guardiamo questo viso.
parente di Mercuzio, il nobile Paride!
Cosa diceva il mio servo mentre, cavalcando,
La mia anima tormentata non gli prestava ascolto?
Diceva, mi sembra, che Paride avrebbe
Sposato Giulietta. Non diceva così?
O me lo sono sognato? Oppure sono pazzo,
Sentendo nominare Giulietta, a pensare
Che era così? Oh, dammi
La tua mano, tu che sei scritto con me
Nel libro dell'amara sfortuna. Ti seppellirò
In una tomba gloriosa. Una tomba? Oh, no.
Un faro, giovane ucciso, perché qui
Apre la tomba
Giace Giulietta, e la sua bellezza
Rende questa cripta un salone delle feste
Pieno di luce. Giaci lì, Morte,
Lo cala nella tomba
Interrato da un morto. Quanto spesso,
Quando gli uomini sono in punto di morte,
Sono allegri! E questo chi li assiste
Lo chiama un lampo prima della morte.
Ma io come posso chiamare questo
Un lampo? O amore mio, mia moglie!
Morte, che ha succhiato il miele del tuo
Respiro, non ha avuto potere sulla tua
Bellezza. Tu non sei stata conquistata.
L'insegna della bellezza è ancora rossa
Sulle tue labbra e sulle tue guance,
E la pallida bandiera della morte non è
Avanzata fin lì. Tu giaci, Tebaldo,
Nel tuo lenzuolo insanguinato? Quale maggior favore
Posso farti se non troncare
Con la stessa mano che tagliò in due
La tua giovinezza, quella di chi
Fu il tuo nemico? Perdonami, cugino!
Giulietta cara, perché sei così bella?
Debbo pensare che l'incorporea morte
Provi amore e che lo scarno, abborrito
Mostro ti tenga qui nel buio
Per far di te la sua amante? Per paura di questo
Io rimarrò con te e mai
Lascerò questo palazzo di oscura notte.
Qui rimarrò con i vermi che sono
Le tue ancelle, qui avrò il mio
Riposo eterno e scuoterò il giogo
Delle stelle di sventura da questa carne
Stanca del mondo. Occhi, guardatela
Per l'ultima volta! Braccia, cingetela
Con l'ultimo abbraccio! E voi. labbra,
Porte del respiro, sigillate con un casto
Bacio un contratto senza data
Con la morte che divora. Vieni, amaro
Duce, vieni, guida odiosa!
E tu, pilota disperato, scaglia
D'un colpo sulle rocce la tua logora barca
Stanca del mare! Bevo al mio amore!
Beve
Onesto Speziale, le tue droghe
Sono veloci. Muoio con un bacio.
Cade
Entra Frate Lorenzo, con lanterna, leva e vanga
FRATE LORENZO
Aiutami, Santo Francesco! Quante volte,
Stanotte, i miei vecchi piedi hanno inciampato
Nelle tombe! Chi c'è?
BALDASSARRE
Uno che vi conosce bene, un amico.
FRATE LORENZO
Siate benedetto! Ditemi, buon amico,
Che torcia è quella che vanamente presta
La sua luce a vermi e a teschi senz'occhi?
A quel che vedo, brucia nella tomba dei Capuleti.
BALDASSARRE
E’ così, Padre santo, e c'è il mio padrone,
Uno che voi amate.
FRATE LORENZO
Chi è?
BALDASSARRE
Romeo.
FRATE LORENZO
Da quanto tempo è li?
BALDASSARRE
Da più di mezz'ora.
FRATE LORENZO
Venite con me nella cripta.
BALDASSARRE
Non oso, signore. Il mio padrone crede
Che io sia andato via. Mi ha minacciato di morte
Se rimanevo a guardare quello che faceva.
FRATE LORENZO
Restate, allora. Andrò solo. Ho paura.
Temo che sia successo qualcosa di brutto.
BALDASSARRE
Mentre dormivo sotto questo tasso,
Ho sognato che il mio padrone e un altro combatte-
vano,
E che il mio padrone uccidesse l'altro.
FRATE LORENZO
Romeo!
Si cuna e vede il sangue e le armi
Ahimè, ahimè, che sangue è questo
Che macchia l'ingresso di pietra del sepolcro?
Che significano queste spade abbandonate che in questo
Luogo di pace giacciono imbrattate di sangue?
Entra nella tomba
Romeo! Com'è pallido! E chi altri? Anche Paride?
Immerso nel sangue? Quale ora crudele
Ha la colpa di questo triste evento?
La signora si muove.
Giulietta si alza
GIULIETTA
O Frate consolatore! Dov'è il mio signore?
Ricordo bene dove dovrei essere,
E qui sono. Dov'è il mio Romeo?
FRATE LORENZO
Sento del rumore. Lascia, signora,
Questo nido di morte, di contagio, e di sonno
Contro natura. Un potere più grande di quello
Cui possiamo opporci, ha ostacolato
I nostri disegni. Su, vieni via.
Tuo marito giace morto sul tuo petto;
E anche Paride. Vieni, ti farò andare
In un convento di sante suore. Non domandare,
Arrivano le guardie. Andiamo, buona Giulietta.
Io non oso rimanere più a lungo.
GIULIETTA
Vattene. Io non vengo.
Esce il Frate
Che c'è qui? Una coppa, stretta
Nella mano del mio fedele amore? Il veleno,
Vedo, è stato la sua fine anzitempo.
O egoista! L'hai bevuto tutto,
Senza lasciare una goccia amica
Che aiutasse me! Bacerò le tue labbra.
Forse su di loro è rimasto del veleno
Che mi faccia morire e mi consoli.
Lo bacia
Le tue labbra sono calde!
GUARDIA (da dentro)
Facci strada, ragazzo. Da che parte?
GIULIETTA
Del rumore! Farò presto, allora. O pugnale felice!
Afferra il pugnale di Romeo
Questo è il tuo fodero. Arrugginisci lì,
E lasciami morire.
Si pugnala e cade
Entrano il Paggio di Paride e le Guardie
PAGGIO
Ecco il posto. Là, dove brucia la torcia.
PRIMA GUARDIA
La terra è insanguinata. Guardiamo nel cimitero.
Andate, alcuni di voi. Arrestate chiunque troviate.
Escono alcune guardie
Vista pietosa! Qui giace il Conte.
Ucciso! E Giulietta sanguinante, calda.
E morta da poco, lei che giaceva sepolta
Da due giorni. Andate a dirlo al Principe.
Correte dai Capuleti! Destate i Montecchi!
Altri continuino a cercare.
Escono altre Guardie
II luogo in cui giacciono questi mali
Lo vediamo, ma la vera ragione di questi
Eventi pietosi non possiamo capirla
Senza conoscere le circostanze.
Entrano alcune Guardie con Baldassarre
SECONDA GUARDIA
Questo è il servo di Romeo. Lo abbiamo trovato
Nel cimitero.
PRIMA GUARDIA
Tenetelo al sicuro fino all'arrivo del Principe
Entrano Frate Lorenzo e un'altra Guardia
TERZA GUARDIA
C'è un frate che trema, sospira e piange.
Gli abbiamo preso questa leva e questa vanga
Mentre veniva da questo lato del cimitero.
PRIMA GUARDIA
C'è di che sospettare! Al sicuro anche il frate.
Entrano il Principe e il suo seguito
PRINCIPE
Quale sventura è accaduta così presto
Da strapparci al nostro riposo mattutino?
Entra il Capuleti con la moglie e altri
CAPULETI
Per che cosa si grida tanto in giro?
MADONNA CAPULETI
La gente per la strada grida "Romeo".
Alcuni "Giulietta", altri "Paride", e tutti
Corrono urlando verso il nostro mausoleo.
PRINCIPE
Qual è il timore che vi spezza le orecchie?
PRIMA GUARDIA
Mio Sovrano, qui giace, ucciso,
Il Conte Paride; morto è Romeo;
E Giulietta, già morta, è calda
E uccisa di nuovo.
PRINCIPE
Cercate, frugate e scoprite in che modo
E’ avvenuto questo turpe assassinio.
PRIMA GUARDIA
C'è un frate, e il servo dell'ucciso Romeo,
Con addosso strumenti adatti ad aprire
Le tombe di questi morti.
CAPULETI
O Cieli! O moglie, guarda come sanguina
Nostra figlia! Questa lama ha sbagliato
Perché, vedi, sulla schiena del Montecchi
La sua casa è vuota ed essa per errore
È entrata nel petto di mia figlia!
MADONNA CAPULETI
Ahimè! Questa vista di morte è una campana
Che chiama ad un sepolcro la mia vecchiaia.
Entra il Montecchi con altri
PRINCIPE
Vieni, Montecchi. Ti sei alzato presto
Per vedere il tuo figlio ed erede coricato
Prima del tempo.
MONTECCHI
Ahimè, signore, stanotte è morta
Mia moglie. Il dolore per l'esilio di mio figlio
Le ha fermato il respiro. Quale altro male
Cospira contro la mia vecchiaia?
PRINCIPE
Guarda e vedrai.
MONTECCHI
O screanzato! Che maniere sono queste,
Andare nella tomba prima di tuo padre?
PRINCIPE
Sigilla per un poco la bocca della tua ira
Finché non chiariremo queste vicende ambigue
Apprendendone la fonte, l'origine, la vera
Ragione. Poi sarò io il condottiero
Dei vostri dolori e fino alla morte
Vi guiderò. Sopportate, intanto,
E lasciate che la sciagura sia schiava della pazienza.
Fate venire gli individui sospetti.
FRATE LORENZO
II maggiore sono io, il meno capace
Ma il più sospetto di questo orrendo assassinio
Perché il tempo e il luogo sono contro di me.
Ed eccomi qui per accusarmi e giustificarmi,
Per condannarmi ed assolvermi.
PRINCIPE
Dì subito, allora, quello che sai.
FRATE LORENZO
Sarò breve, perché non ho abbastanza fiato
Per raccontarvi una storia tediosa.
Romeo, lì morto, era marito di Giulietta;
E lei, lì morta, la moglie fedele
Di Romeo. Fui io a sposarli. E il giorno
Del loro matrimonio segreto fu quello
Fatale a Tebaldo, la cui precoce morte
Bandì dalla città il novello sposo;
Per lui. non per Tebaldo, piangeva Giulietta.
Per allontanare da lei l'assedio del dolore
Voi la prometteste e l'avreste a forza
Maritata al Conte Paride. Allora
Lei viene da me e col viso stravolto
Mi chiede di escogitare un qualche modo
Per liberarla di questo secondo matrimonio,
Che altrimenti s'ucciderebbe nella mia cella.
Al che le diedi — istruito dalla mia arte —
Una pozione di sonnifero che ottenne l'effetto
Che io intendevo, creando su di lei
La forma della morte. A Romeo nel frattempo
Scrissi di venire in questa dura notte
Per aiutarmi a estrarla dalla tomba provvisoria,
Una volta cessato l'effetto della pozione.
Ma chi aveva la lettera, Frate Giovanni,
Fu fermato da un incidente e ieri sera
Me la restituì. Allora, tutto solo,
Al tempo stabilito per il suo risveglio
Venni per prenderla dalla cripta dei suoi avi,
Intendendo nasconderla poi nella mia cella
Finché potessi far venire Romeo.
Ma quando giunsi, qualche minuto prima
Del tempo del suo risveglio, giacevano qui,
Precocemente morti, il nobile Paride
E il fedele Romeo. Lei si desta
E io la prego di venire a sopportare con pazienza
Quest'opera del Ciclo. Poi un rumore
Mi spaventa e mi fa lasciare la tomba, e lei,
Troppo disperata, non vuole venire con me
Ma, come appare, fa violenza a se stessa.
Questo è tutto quello che so; del matrimonio
È a conoscenza la Balia. E se qualcosa
È andata male per colpa mia, la mia vecchia vita
Sia sacrificata qualche ora prima del tempo
Al rigore della legge più severa.
PRINCIPE
Ti conosciamo da tempo come un sant’ uomo.
Dov'è il servo di Romeo? Che dice?
BALDASSARRE
Io ho portato al mio padrone la notizia
Della morte di Giulietta; e lui da Mantova
È subito venuto in questo posto,
In questo mausoleo. Mi diede questa lettera
Da dare a suo padre, e mi minacciò di morte,
Scendendo nella cripta, se non mi allontanavo
Lasciandolo lì.
PRINCIPE
Dammi la lettera. La leggerò. Dov'è
II paggio del Conte che ha chiamato le guardie?
Ehi, tu, che faceva in quel posto il tuo padrone?
PAGGIO
Venne con fiori da spargere sulla tomba
Della sua signora, e mi chiese di allontanarmi,
II che io feci. Subito viene uno
Con una torcia ad aprire la tomba.
Il mio padrone sguaina la spada contro di lui
E io corro a chiamare le guardie.
PRINCIPE
Questa lettera conferma le parole del frate,
II loro amore, la notizia della morte di lei.
E qui egli scrive d'aver comprato un veleno
Da un povero speziale e d'essere venuto
Con esso in questa cripta per morire
E giacere con Giulietta. Dove sono
Questi nemici? Capuleti, Montecchi,
Vedete quale pena s'è abbattuta
Sul vostro odio; il Cielo ha trovato
I mezzi per uccidere con l'amore
Le vostre gioie. E io, tollerando
Le vostre discordie, ho perduto dei congiunti.
Tutti siamo stati puniti.
CAPULETI
Fratello Montecchi, dammi la mano.
Questa è la dote di mia figlia, di più
Non posso domandare.
MONTECCHI
Ma io posso darti di più. E infatti
Le innalzerò una statua di oro puro,
In modo che fin quando Verona con quel nome
Sia conosciuta, non vi sia figura
Tanto esaltata quanto quella
Della pura e fedele Giulietta.
CAPULETI
E altrettanto ricca quella di Romeo
Giacerà accanto a lei, povere vittime entrambi
Della nostra inimicizia!
PRINCIPE
Una cupa pace porta con sé questo giorno.
Il sole per il dolore non mostra il capo,
Andiamo a parlare ancora di queste cose tristi.
Alcuni saranno perdonati, altri puniti.
Perché mai vi fu storia più dolorosa
Di questa di Giulietta e del suo Romeo. Escono