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ROSARIO

Dramma in un atto

di FEDERICO DE ROBERTO

                                   

PERSONAGGI

LA BARONESSA DI SOMMANTINO

AGATINA

CARMELINA, sua figlia

CATERINA, sua figlia

COMARE ANGIOLA

UNA DONNA DI SERVIZIO

UN’ALTRA DONNA DI SERVIZIO

DONNE DI SERVIZIO

CONTADINE BAMBINE

In una piccola città di Sicilia, ai nostri giorni.

Commedia formattata da

Una sala nel palazzo Sommatino, vasta ma squallida per scarsità e vecchiezza di addobbo. Qualche seggiolone sdruscito, qualche consolle che ha perduto la doratura; specchi anneriti ed incrinati e vecchi e brutti ritratti alle pareti. Cassapanche sgan­gherate con lo stemma di famiglia scolorito sul­lo schienale.

Un sontuoso lampadario pende dal soffitto, con le candele intatte, ingiallite dal tempo e pencolanti da tutte le parti. Sopra una tavola una lucerna di ottone, da olio, con quattro bec­chi. Rozze sedie di legno grezzo accatastate in un angolo.

Due usci con sovrappone dipinte nella parete del fondo; uscio a sinistra; uscio e finestra a destra.

 (Agatina è dietro la finestra, a spiare in­quieta. Entra dall'uscio di sinistra Carmelina, guardinga).

Carmelina                      - (accennando agli usci di fondo) Dorme?

Agatina                         - Credo di sì.

Carmelina                      - E non si vede nessuno?

Agatina                         - Finora...

Carmelina                      - Se potessimo mandar noi a prendere notizie...

 Agatina                        - Ma come? Se ne accorgerebbe, anche nel sonno.

Carmelina                      - Povera sorella nostra!

Agatina                         - (guardando alla finestra, trasalendo) Ecco, ecco: viene una donna...

Carmelina                      - Chi sarà?

Agatina                         - E' la comare Angiola.

Carmelina                      - (anche lei alla finestra) Gesù, che aria stravolta!...

(Agatina va a schiudere l’uscio di destra, cau­tamente, guardandosi dietro. Nel frattempo entra dalla sinistra Caterina, turbata come le so­relle).

Caterina                        - (sottovoce) Chi è?... Viene qual­cuno?...

Carmelina                      - E' Angiola.

(La comare Angiola appare, ansante, sull'uscio di destra; le sorelle si mettono dinanzi, in modo da non lasciarla entrare).

Le Sorelle                      - (insieme) Che notizie?... Come sta?...

Angiola                         - Fate conto che sia morto... A sta­sera non ci arriva...

(Le sorelle fanno insieme gesti di stupore do­loroso).

Caterina                        - Oh! Ma che proprio non si debba trovare un rimedio?

(La comare Angiola scrolla il capo senza ri­spondere).

Le Sorelle                      - (insieme) Gesù!...

Angiola                         - E adesso, che volete fare?

Carmelina e Caterina    - (alla sorella maggiore) Di' tu, Agatina!...

Agatina                         - (imbarazzata, confusa) Che si può fare?...

Angiola                         - Quella povera figliuola non vor­rete lasciarla così. E' vostra sorella, insomma! Ha da restar sola, stanotte, col morto in casa?

(Atti di confusione delle sorelle).

Agatina                         - Che possiamo fare, senza il per­messo della mamma?...

Angiola                         - 0 perché non lo dite una buona volta a vostra madre? E' sua figlia come voialtre, sì o no? Non sarà mai perdonata finche campa?

Carmelina                      - (a mani giunte) Sa Iddio se vorremmo che la mamma si rappacificasse con lei!

Caterina                        - (accennando alle loro vesti uni­formi) Abbiamo fatto il voto di portare l'abito della Madonna finché la pace non sarà tornata in casa nostra.

Angiola                         - E intanto a quella poveretta muore il marito, l'unico suo sostegno, lascian­dole per tutta eredità tre creaturine sulle brac­cia... (Animandosi gradatamente) Lo sapete, sì o no, che le restano soltanto gli occhi per pian­gere?

Agatina                         - Piano!... Non gridate!...

Angiola                         - Non siete più bambine, da aver paura di vostra madre.

Caterina                        - Voi sapete com'è la mamma...

Angiola                         - Lo so, com'è. E' una matta, vostra madre...

Agatina                         - (più coi gesti che con la voce, guar­dando verso il fondo) Ma piano, per l'amor di Dio!...

Angiola                         - E voi siete tre volte buone, di non farvi sentire, finalmente!... Vi ha tenute in un pugno di ferro, vi ha lasciate stagionare in casa, perché così le è piaciuto; e voi, zitte!... Contente voi, contenti tutti! Ma adesso si tratta di quella povera figliuola, che resta in mezzo a una via, con tre bambini da sfamare... Che cosa ha fatto poi, vorrei sapere. Ha ammazzato qual­cuno? Ha rubato?

Agatina                         - Che dite!... Povera Rosalia!... Ha disobbedito alla mamma...

Angiola                         - Ed ha fatto benone!... Doveva re­stare ad ammuffire tra questi muri?

Carmelina                      - La mamma l'avrebbe maritata. Era la sua prediletta!... Ma con un altro.

Angiola                         - Con un altro?... O se voleva bene a questo qui?

Agatina                         - Non aveva beni di fortuna, non era nobile...

Angiola                         - Sissignore; ma lavorava! Finché ha potuto è andato all'ufficio, sempre primo fra tutti. Se campava avrebbe migliorato la sua con­dizione, senza chieder niente a nessuno... Ha chiesto nulla a sua suocera? Vostra sorella ha forse chiamato in giudizio la madre? Un'altra avrebbe voluto gli alimenti, che sono nella legge!... Lei, no, invece; perché rispetta la sua mamma, perché le vuol bene ancora... (Le so­relle piangono) Ora, dopo una malattia tanto lunga, quei pochi risparmi sono andati. Hanno dovuto ricorrere agli imprestiti... Ma domani?... Quando avrà chiuso gli occhi?...

Agatina                         - Come fare?

Carmelina                      - Non siamo padrone di nulla!...

Agatina                         - Lo sapete che non abbiamo niente del nostro... Pure, sulla spesa, qualche cosa ho potuto risparmiare. Sono poche lire; ma non altro... Aspettate...   - (Esce dalla sinistra).

Carmelina                      - Io non ho nulla... Ho soltanto gli orecchini che mi lasciò la zia. (A Caterina) Posso darglieli?

Caterina                        - Se la mamma non vorrà vederli, uno di questi giorni...

Carmelina                      - Speriamo di no... Caso mai, troveremo qualche pretesto... (Esce dalla stessa parte).

Caterina                        - Io non ho niente... niente! (Sov­venendosi a un tratto) Sì, dei confetti, dei dol­ci... Li porterete ai bambini... (Segue la so­rella).

Angiola                         - (ad Agatina che rientra) Ci vuol altro che confetti!... Ci vuol altro che orec­chini! Con tutte le ricchezze di vostra madre...

Agatina                         - Prendete, prendete... (Dandole un rotolino di biglietti) Sono cento lire... Ditele che le ho serbate a posta per lei a soldo a soldo...

Angiola                         - Cose dell'altro mondo!... Con tanta ricchezza che c'è in casa fare una vita di stenti...

Agatina                         - A noi non manca nulla... Ma quella disgraziata sorella nostra!... Povera Rosalia!.,. Era la nostra gioia, povera piccina... Le vole­vamo bene come a una figlia, tanto era più pic­cola di noi tre... Anche la mamma: era la sua favorita, un tempo...

Carmelina                      - (rientrando, con un involto) Per quei poveri piccini, prendete... Sono tanto carini, è vero?

Angiola                         - Sono tre angioletti; il maschietto pare San Michele Arcangelo, biondo, ricciuto... Le due bambine sembrano fatte di latte e di miele.

Caterina                        - Poveri innocenti!

Agatina                         - Speriamo! Speriamo... Si sono vi­ste guarigioni in casi più disperati.

Carmelina                      - Il Signore può fare ancora un miracolo...

Angiola                         - (dopo aver portato la mano all'orec­chio come per raccogliere suoni lontani) Lo sentite, lo sentite il miracolo?... (Le sorelle, tur­bate, porgono l’orecchio) Lo sentite il cam­panello del Santissimo?... (Le sorelle si segnano e pregano tacitamente) Io corro da quella sven­turata...

Agatina                         - (piano, trattenendola con un gesto) Tornate, tornate presto a darci notizie.

Angiola                         - Andate da vostra madre e ditele ogni cosa, se vi movete a pietà!...

Agatina                         - Dire dobbiamo e vogliamo dirlo... Ma voi lo sapete meglio di noi com'è la mam­ma... che da tanti anni non possiamo neppure nominare nostra sorella in sua presenza...

Angiola                         - Ma oggi? A quest'ora? Mentre sconta a lagrime di sangue la sua disobbedienza, se pure doveva obbedire? Ora che chiama: «Mamma mia! Sorelle mie! »... Ora che bace­rebbe la terra dove mettete i piedi? (Le sorelle piangono).

Agatina                         - Con la mamma non si può parla­re... Tutto il giorno chiusa nelle sue stanze... Non si può parlare altro che la sera, quando si re­cita il Rosario...

Angiola                         - Io vorrei un po' sapere se può darsi una stravaganza più grossa di questa...

Agatina                         - E' la sua abitudine!...

Angiola                         - Bella abitudine di tenere con­versazione mentre si prega!... Gran profitto ha da farle all'anima, il Rosario recitato a quel modo!

Carmelina                      - E' già sera... Poco manca or­mai...

Angiola                         - (prorompendo) E intanto la gente vi pettina a dovere: che siete tutte senza testa e senza cuore, madre e figliuole; che questa è una gabbia di matti... (Ha quasi gridato le ul­time parole; le sorelle congiungono le mani, fanno gesti di paura e di esortazione).

Angiola                         - (con nuova indignazione) E por­tate l'abito del voto! (mostrando le vesti unifor­mi delle sorelle) lasciatelo stare, il voto! Non gliene importa niente, alla Madonna!...

Agatina                         - Ma non gridate così, Vergine Santa!

Angiola                         - Sapete com'è? Io me ne vado, che qui non ho da far nulla. Dove sta di casa vostra sorella lo sapete; le gambe vi servono ancora; se volete andarci, andateci; se no, io non voglio più guastarmi il fegato. (Esce, tirandosi lo scialle sulle spalle).

Agatina                         - Che disgrazia, Signore, che di­sgrazia!

Carmelina                      - Almeno potesse andare qualcu­no di noi!...

Agatina                         - La mamma lo saprebbe... Sa tutto, quantunque resti sempre in camera sua.

Caterina                        - Per una volta, potremmo chia­marla.

Carmelina                      - Ma risponderà?

Agatina                         - Prova!

Caterina                        - Io? Io no, sorella mia!... Prova tu, che ti dimostra un poco più di confidenza.

Agatina                         - Credi!... Io posso meno di voialtre... Con me è più severa che con voialtre.

Carmelina                      - Allora?

Agatina                         - Proveremo più tardi, per il Ro­sario...

Caterina                        - Dorme ancora?

Carmelina                      - Vado a vedere. (Esce dall'uscio di destra, in fondo).

Agatina                         - Eh! Possa salir diritto in Para­diso, quel cristiano; ma la colpa è anche sua!

Caterina                        - Ma come! Uno non crea una fa­miglia se, morendo, deve poi lasciarla in mezzo a una via!

Agatina                         - Si ha un bel dire: essere giovani...

Caterina                        - Vita e morte sono nelle mani di Dio!

Agatina                         - Doveva desistere, doveva, vedendo l'opposizione della mamma; invece di far per­dere la testa a Rosalia e d'indurla a fuggir di casa.

Caterina                        - Oramai i suoi conti ha da aggiustarseli egli stesso; il mio cruccio è per quella povera sorella nostra, e per i bambini innocenti.

Agatina                         - Ma certo!  Per lei, e per quegli in­nocenti.

Carmelina                      - (rientrando, piano) Si sentiva rumore: ho picchiato... Non risponde!

Agatina                         - Come sempre!... (Portando a un tratto la mano alla fronte) E gli ordini di ieri, intanto?

Caterina                        - Hai ragione!

Carmelina                      - Questa disgrazia ci fa perdere la testa!...

Agatina                         - Hanno detto al fattore di andar­sene, prima di sera?

Caterina                        - Non so. Chi ci ha più pensato!

Agatina                         - (a Caterina) Va, va tu; mi racco­mando.

Caterina                        - Vado! (Esce).

Agatina                         - E adesso, la roba da metter fuori... (Apre una delle cassapanche, e ne trae coperte e abiti che passa alla sorella) To', prendi; le fu­nicelle sono distese, sulla terrazza.

Carmelina                      - (esaminando qualcuno dei panni) Tanto è inutile ormai... Sono già tutti bu­cati come merletti.

Agatina                         - (frugando ancora) Lo sai che la mamma vuole che se n'abbia cura... Queste co­perte si possono ancora adoperare. La mamma non vuole buttar via mai nulla... (Con un atto di stupore, traendo alcune piccole vesti) Guarda! Le nostre vesticciuole di bambine! (Le passa alla sorella).

Carmelina                      - Questa era la mia!... (Consi­dera le vesti scrollando il capo, malinconica­mente) Ne son passati degli anni...

Agatina                         - Quanti anni!... Lo sai che domani io ne compirò cinquanta?

Carmelina                      - Ed io non ne ho forse quaran­totto?

Agatina                         - E' cominciata la vecchiaia, sorella mia!

Carmelina                      - Sia fatta la volontà di Dio!

Agatina                         - (guardando anche lei la sua veste, dopo un momento dì silenzio) Ecco, ne è passato del tempo... ma dinanzi alla mamma mi sento ancora come quando portavo questa gon-nellina!...

Carmelina                      - Proprio, sorella. Quando sono dinanzi alla mamma, mi pare, guarda, che un bel giorno potrebbe anche venire qualcuno a chiedermi in isposa! (Sorride tristemente).

Agatina                         - Ed io? In sogno, quante volte non provo le stesse precise impressioni di quando avevo venti anni!... Quante volte sogno di met­tere la prima veste lunga...

Carmelina                      - Fortuna che vi sono gli specchi per dare alle vecchie zitellone il giudizio che non hanno!

Agatina                         - Ti rammenti di quella prima e sola volta che la mamma ci lasciò andare al tea­tro, con la zia?

Carmelina                      - Come fosse ieri!... Fu Tanno del colera.

Agatina                         - Pare che passi presto il tempo; ma poi è così lento!

Carmelina                      - Quando non accade nulla, come in casa nostra!... Perciò i casi della povera Ro­salia ci fanno tanta impressione.

Agatina                         - Di', come sarebbe bello se i suoi bambini potessero venire a starsene sempre con noi!...

Carmelina                      - Li ameremmo come figli... Ci parrebbero figli nostri.

Caterina                        - (rientrando, ode ciò che dicono le sorelle) Che piacere sarebbe! che gioia!

Carmelina                      - Mah!... (Prende una bracciata di panni) Questi li porto a distendere?

Agatina                         - Sì, sì; è tardi. (Carmelina esce coi panni sulle braccia. A Caterina) Hai detto per il fattore?

Caterina                        - Sì, l'ho detto alla moglie. Pian­gono, pregano...

Agatina                         - Che possiamo farci!... Ora dammi una mano; mettiamo un po' d'ordine, preparia­mo ogni cosa...

Caterina                        - Subito! (Prendono dai due capi la tavola del centro e la spostano verso sinistra).

Agatina                         - Lo sgabello... (Mentre avanza un seggiolone verso la tavola, Caterina va a pren­dere sotto la catasta delle sedie uno sgabello, che colloca dinanzi al seggiolone) Le sedie per le donne... (Aiutata dalla sorella prende le se­die della catasta e le dispone a semicerchio di­nanzi al seggiolone).

Carmelina                      - (rientrando, ad Agatina) La mamma ha già schiuso la finestra.

Agattna                         - Presto, allora, presto!...

Carmelina                      - Accendiamo. (Accende la lu­cerna).

Caterina                        - Eccola.

Entra dal fondo, a sinistra, la Baronessa. Si avanza lentamente, col bastone in mano, ma senza appoggiarsi, diritta e sicura. Veste tutta di nero, ha un fazzoletto nero in capo. Dalla cintura le pendono un grosso mazzo di chiavi e la corona del Rosario.

Le Sorelle                      - (ad una voce) Buona sera, mamma.

La Baronessa                - Buona sera.

Agatina                         - (movendole incontro e offrendole il braccio) Volete appoggiarvi?

La Baronessa                - Non occorre. (Traversa la sala e s'affaccia un momento alla finestra) Tra­montana, stasera.

Le Sorelle                      - Sì, mamma, eccellenza. S'è le­vata la tramontana, eccellenza.

La Baronessa                - (avviandosi al seggiolone) Meglio chiudere.

Caterina                        - (chiude la finestra).

La Baronessa                - (sedendo sul seggiolone, col ba­stone al fianco) Smoccolate un po' quel lume.

Caterina                        - (eseguisce).

 Agattna                        - (timida, imbarazzata) Mamma, scusate, eccellenza, se abbiamo bussato. Voleva­mo dirvi, prima che vengano le donne...

La Baronessa                - (brevemente) Chiamale.

(Agatina esce, a capo chino; nel frattempo le due sorelle dispongono tre seggioloni a sinistra, in silenzio. Rientra Agatina, seguita dalle donne di servizio, da contadine e da bambine, alle quali raccomanda qualche cosa sottovoce).

Le Donne                      - (secondo che entrano) Bacio le mani a vostra eccellenza... Vostra eccellenza ci benedica...

La Baronessa                - (accennando brevemente col capo) Buona sera... Buona sera... E' l'ora del santo Rosario.

(Le sorelle e le donne s'inginocchiano, appog­giandosi le prime ai seggioloni, le altre alle se­die comuni. Pausa, durante la quale la Baro­nessa gira intorno uno sguardo dominatore).

La Baronessa                - (segnandosi) In nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, co­sì è...

Il Coro                          - (segnandosi) Gloria al Padre, al Fi­gliuolo ed allo Spirito Santo. Così è stato, così è, così sarà per tutta l'eternità.

La Baronessa                - Gesù a morte si dispone...

Tutti                              - ... e comincia l'orazione; al pensiero del peccato sangue egli ha sudato. O gran Ver­gine Maria, la pena vostra è anche mia.

La Baronessa                - (facendo scorrere la prima pal­lottolina della corona) Padre nostro che state in Cielo, santificato il vostro nome; venga a noi il vostro regno; sia fatta la volontà vostra, così in Cielo come in terra... Avete sentito la pioggia di stanotte?

Agattna                         - E come, Eccellenza!... E' durata fino all'alba... (Col coro) Dateci oggi il nostro pane quotidiano; perdonate i nostri peccati co­me noi perdoniamo i nostri nemici; non ci fate cadere in tentazione; liberateci dal male, così sia.

La Baronessa                - E' venuta al momento buono.

Carmelina                      - Le terre erano assetate, i semi­nati cominciavano a patire.

Una Donna                   - Ne raccoglierà del frumento quest'anno, vostra eccellenza!... I magazzini non basteranno a contenerlo!...

La Baronessa                - (dopo essere rimasta ad udire ad occhi socchiusi, giocherellando con la corona del Rosario, in atto di compiacimento, emette un suono gutturale, come per schiarirsi le fauci) Ehm!... (Dopo una pausa) Non sapete ciò che si narra di quel regnante che aveva fatto co­struire un gran carro d'oro e d'argento, tutto tempestato di pietre preziose, e pieno dei tesori del suo regno?... (Sentenziosa ed enfatica) Un giorno fece pubblicare un bando: « Chi dirà se c'è una cosa più preziosa di questo carro, ne sarà il padrone!... ». Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con voi, voi siete benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del vostro ventre, Gesù...

Il Coro                          - Santa Maria, Madre di Dio, pregate per noi peccatori, ora e nell'ora della nostra morte, così sia!

La Baronessa                - E ognuno diceva la sua... (Con gesto e voce o l’ironia) Tutti i più gran sa­pientoni!... Ma nessuno indovinava!... Spunta fi­nalmente un contadino, un povero vecchietto, che tutti si misero a ridere nel vedere la sua presunzione. Ma senza dar loro retta, egli si fece avanti, girò intorno al carro, guardandolo atten­tamente da tutte le parti, poi scosse il capo e disse: « Maestà, quanto una pioggia tra marzo ed aprile non vale il carro con tutti i suoi averi ».

Il Coro                          - Ah! ah! ah!... (Tranne le sorelle, tutte le donne ridono; le risa delle bambine sono più squillanti e schiette).

La Baronessa                - (riprendendo rapidamente e gravemente la preghiera) Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con voi, voi siete benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del vostro ventre, Gesù...

Il Coro                          - Santa Maria, Madre di Dio, pregate per noi peccatori, ora e nell'ora della nostra morte, così sia.

La Baronessa                - La moglie del fattore dell'Ogliastro è poi venuta?

Agatina                         - Eccellenza sì: ha portato lei stessa il cesto delle provviste.

La Baronessa                - Un'altra volta ditele di non dar da mangiare cipolle alle galline: si sente nelle uova. Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con voi, voi siete benedetta fra le donne, e be­nedetto il frutto del vostro ventre, Gesù.

Il Coro                          - Santa Maria, Madre di Dio, pregate per noi peccatori, ora e nell'ora della nostra morte, così sia.

Agatina                         - Eccellenza sì, glielo dirò... Intan­to... (Come per soggiungere qualche cosa).

La Baronessa                - (brevemente) Domani fa­rete cogliere le fave della Gurna... Ce ne dev'es­ere delle mature. Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con voi, voi siete benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del vostro ventre, Gesù.

Agatina                         - Eccellenza sì... (Col coro) Santa Maria, Madre di Dio, pregate per noi peccatori, ora e nell'ora della nostra morte, così sia.

Carmeiina                      - Si debbono far seccare i piselli alla Carrata?

La Baronessa                - Che è? Una novità... Ho da spiegarlo anno per anno?

Carmelina                      - Volevamo dire che sono scarsi, quest'anno, e di cattiva qualità.

La Baronessa                - Sono eccellenti ed abbon­danti. Ave Maria, piena di grazia, voi siete be­nedetta fra le donne, e benedetto il frutto del vostro ventre, Gesù... (A una delle donne) Il fattore di Passo Martino è andato via?

 La Donna                     - (timidamente) Eccellenza, quel cristiano e tutta la famiglia mandano a pregare l'eccellenza vostra di fargli la carità... (Si arre­sta confusa).

La Baronessa                - (fredda, ironica) Che carità, sentiamo?

La Donna                      - Di lasciarlo ancora questi altri giorni... sino a Pasqua... La malaria gli ha fatto recidiva...

La Baronessa                - C'è il chinino, per la ma­laria.

La Donna                      - Non può lavorare, non si regge in piedi...

La Baronessa                - (brevemente) Ho già detto una volta che per la fine del mese doveva slog­giare. H mese è finito, sì o no?

La Donna                      - Eccellenza, è finito.

La Baronessa                - (suggerendo, con un gesto dell’indice appuntito) Santa Maria, ecc.

Il Coro                          - Santa Maria, Madre di Dio, pre­gate per noi peccatori, ora e nell'ora della nostra morte, così sia.

(Le sorelle si guardano, si fanno cenni, sfidu­ciate, tentando di esortarsi a vicenda).

La Baronessa                - Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con voi, voi siete benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del vostro ventre, Gesù. Quello che accompagnava donna Isabella Ballanti, domenica, in chiesa, non era suo figlio?

Le Sorelle                      - Eccellenza sì.

La Baronessa                - Ah, è tornato... Ha portato solo i colletti alti, da Roma?

Caterina                        - Sua madre ha piacere che faccia figura. Un così bel ragazzo.

La Baronessa                - Quando avrà da pigliar moglie, manterrà la famiglia con la figura! (Ride ironicamente).

Caterina                        - Dicono che studi, adesso...

La Baronessa                - (sentenziosamente) Chi a venti anni non sa, a trent'anni non fa; a qua­ranta non ha fatto e non farà. Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con voi, voi siete bene­detta fra le donne, e benedetto il frutto del vostro ventre, Gesù.

Il Coro                          - Santa Maria, Madre di Dio, pre­gate per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte, così sia.

La Baronessa                - La gioventù d'oggi è tutta d'uno stampo: scioperata, vanitosa e irrive­rente. Una madre che ha figliuole da marito (accennando a se stessa) non sa da che parte rifarsi.

Caterina e Carmelina    - (sottovoce, alla sorella) Parla... diglielo...

Agatina                         - Mamma...

La Baronessa                - (fa scorrere un altra pallot­tolina).

Tutti                              - Quando Gesù fu tradito... fu legato e fu svestito, con le verghe flagellato, le sue carni insanguinate. O gran Vergine Maria, la pena vostra è anche mia.

 La Baronessa               - Domani verranno i sensali per il grano: farete portar su i campioni dai magazzini.

Agatina                         - Eccellenza sì.

La Baronessa                - Verranno anche quelli per il vino: farete vedere il bianco; il rosso per ora non è da vendere.

Agatina                         - Eccellenza sì.

La Baronessa                - (a una delle donne) La botte travasata come va?

La Donna                      - E' aceto schietto, eccellenza, schietto.

La Baronessa                - Bene: servirà per gli uo­mini di campagna.

luA Donna                     - (timidamente) Eccellenza, non si può bere... è come il fiele...

La Baronessa                - (seccamente) Per gli uomini è ancora buono. Padre nostro che siete in Cielo, santificato il vostro nome; venga a noi il vostro regno; sia fatta la vostra volontà, così in Cielo come in terra.

Il Coro                          - Dateci oggi il nostro pane quoti­diano; perdonate i nostri peccati come noi per­doniamo i nostri nemici; non ci fate cadere in tentazione; liberateci da ogni male, così sia.

La Baronessa                - Si dice che il negozio di vino non è riuscito a quell'imbroglione di Cola Bava.

Carmelina                      - E' fallito, anzi.

La Baronessa                - Sacco vuoto non può stare in piedi. Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con voi, voi siete benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del vostro ventre, Gesù.

Agatina                         - (rispettosa, ma decisa) Mamma, intanto debbo dirvi...

La Baronessa                - (suggerendo) Santa Maria...

Il Coro                          - Santa Maria, Madre di Dio, pre­gate per noi peccatori, ora e nell'ora della no­stra morte, così sia.

La Baronessa                - (seccamente) Che c'è?

Agatina                         - E' venuta la comare Angiola a narrarci...

La Baronessa                - Ho sentito; è tornata dopo essere venuta iersera. Perciò avete messo fuori i panni dopo tramontato il sole?

Carmelina                      - Mamma, non è colpa nostra... Siamo state così inquiete!...

La Baronessa                - Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con voi, voi siete benedetta...

(Si ode a un tratto un tocco di grossa cam­pana: uno solo, ma forte e grave, il cui rombo si prolunga nel silenzio della sera. Le sorelle si guardano giungendo le mani con espressione di stupore angoscioso; un movimento di dolorosa commozione passa per il gruppo delle donne genuflesse, particolarmente tra quelle che stanno più vicino alle tre sorelle).

Una Donna lontana       - (piano, chinando il capo, segnandosi) Il transito!...

Un'altra Donna lontana - (segnandosi) Pace all'anima sua!...

Una delle Donne           - (vicina alle sorelle, a Caterina, piano, con esortazione rispettosa e affet­tuosa insieme) Eccellenza, fatevi coraggio-Forse non è quel poveretto... Anche a Madda­lena Judica avevano portato il Viatico...

(Si ode ora un'altra campana più piccola e querula dare un primo squillo).

La prima Donna            - Contiamo... Uno... (ad un altro squillo) due... (ad un altro squillo) tre...

( Un momento di pausa, durante la quale i visi si aprono alla speranza).

La prima Donna            - (ad un altro squillo, con tur­bamento profondo) Quattro!... E' un uomo...

Le Donne lontane         - (piano, tra loro, con gesti di compassione accorata) E' lui!...

La Baronessa                - (dopo essere rimasta senza motto e senza voce, con la testa china e gli oc­chi chiusi) Voi siete benedetta fra tutte le donne, e benedetto il frutto del vostro ventre. Gesù... (Dopo un'altra pausa, guardando dinan­zi a se) Chi è che è morto?

Agatina                         - (con mal nascosta ambascia) Mamma, non so; ma forse è successa una gran disgrazia...

Una delle Donne           - (porgendo l’orecchio) Eccellenza, picchiano all'uscio. Vado a vedere? (Fa per alzarsi).

La Baronessa                - (ad Agatina) Va' tu. Qui non entri nessuno. (Agatina esce)... e benedetto il frutto del vostro ventre, Gesù. (Suggerendo) Santa Maria...

Il Coro                          - Santa Maria, Madre di Dio, pre­gate per noi peccatori, ora e nell'ora della nostra morte, così sia.

La Baronessa                - (dopo una pausa) Che di­sgrazia sarà successa?

Carmelina                      - Mamma, il cognato era mori­bondo... Gli avevano portato il Viatico poco fa...

La Baronessa                - Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con voi, voi siete benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del ventre vostro, Gesù. (Alla figlia, senza guardarla) Come hai detto?

Carmelina                      - Salvatore... Salvatore Pirrone, eccellenza...

La Baronessa                - Ah!... E di che malattia?

Carmelina                      - Non si sa bene... Senza un buon medico!... Bisognava farlo venire da Palermo...

La Baronessa                - Perché non l'ha fatto ve­nire?

Carmelina                      - Come, se non c'era più nulla in casa?

Caterina                        - Perciò, mamma, volevamo dirvi... Quella povera Rosalia... quei poveri bambini...

La Baronessa                - (suggerendo) Santa Maria... Madre di Dio...

Il Coro                          - Santa Maria, Madre di Dio, pre­gate per noi peccatori, ora e nell'ora della no­stra morte, così sia.

La Baronessa                - Ave Maria, piena di grazia, voi siete benedetta fra le donne, e benedetto il frutto...

Agatina                         - (rientrando, pallida, smarrita, con voce tremante) Mamma, mamma!... Purtroppo non m'ingannavo!... E' spirato il marito della povera Rosalia... Quella sventurata chiede la grazia di buttarsi ai piedi di vostra eccellenza-di ottenere il vostro perdono...

Carmelina                      - Vi disobbedì, è vero, mamma ma adesso sconta amaramente il suo errore...

Caterina                        - La colpa non fu neanche sua... Quel giovane, Dio l'abbia in gloria, le fece per­dere la testa...

Agatina                         - E poi, mamma, se sapeste... Quante cose tristi! I creditori venuti a pretendere il loro, mentre quel disgraziato agonizzava... Il pa­drone di casa che minaccia di mandarla via... Quel poco di denaro che resta non basta nep­pure alle spese del funerale...

Una Donna                   - Eccellenza, lo so io che c'è una gran miseria in casa.

Un'altra Donna             - (a un cenno di esortazione delle sorelle) Che volete farci ormai, eccel­lenza?... quel che è stato è stato. Eccellenza, dovete fare la volontà di Dio... per l'amore di quei poveri piccolini...

Una Bambina                - I bambini piangono, eccel­lenza.

Tutti                              - Eccellenza...

Agatina                         - (inginocchiandosi accanto alla ma­dre) Vi diede un gran dispiacere, eccellenza; avete ragione, eccellenza... ma dopo questa gran disgrazia... Ha mandato i suoi bambini... quegli innocenti sono giù che aspettano... che apriate loro le braccia... che perdoniate a tutti.

La Baronessa                - (è rimasta a guardare fisso di­nanzi a se, come non vedendo, non udendo, fa scorrere un altra pallottolina).

Tutti                              - Re da burla incoronato... Ecce Homo ingiuriato; che dolore in fronte prova! Furon spine come chiodi. 0 gran Vergine Maria, la pena vostra è anche la mia! (Odono ora i primi tocchi del mortorio, lugubremente e cadenzati).

La Baronessa                - (con gli occhi socchiusi, lenta­mente) Di chi avete parlato?

Le Sorelle                      - (insieme) Di Rosalia, mamma!... Di nostra sorella... della vostra figliuola.

La Baronessa                - Padre nostro che siete in Cielo, sia fatta la vostra volontà, così in Cielo come in terra... (Si alza rigida e tragica; con voce rauca) Io non ho figlie di nome Rosalia. Mia figlia è morta.

Caterina                        - (supplice e dolente) Mamma, mamma!... non dite così... perdonate a quella sventurata...

Carmelina                      - (giungendo le mani) Fatelo per noi...

Agatina                         - (con pianto nella voce) Vi abbiamo mai chiesto nulla per noi, mamma?... Perdo­nate ora a quegli orfanelli, a quei poveri in­nocenti... sono del vostro sangue anche essi...

La Baronessa                - (più forte, quasi gridando)Fuori di casa mia non c'è più nessuno del mio sangue!

Agatina                         - (più piano, abbattuta, sconfortata) Perdono alla loro mamma, alla vostra figliuola...

La Baronessa                - Mia figlia è morta. L'ho pianta. Non vedete (mostra le sue vestine porto ancora il lutto, da sette anni... (Alza le braccia, fa il segno del numero, con tutte le dita della destra e due della sinistra aperte, scuo­tendo le mani. Torna a sedere, suggerisce) Da­teci oggi il nostro pane quotidiano...

(Nessuna delle astanti riprende la preghiera; il suono delle campane a morto arriva più ni­tido, più vibrata, come più vicino).

                                     

La Baronessa                - (suggerendo ancora, con un gesto imperioso dell'indice) Perdonate i no­stri peccati, come perdoniamo i nostri nemici...

FINE