Rosencrantz e Guildenstern sono morti

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Rosencrants e Guildenstern

Rosencrantz e Guildenstern

Sono morti

di

Tom Stoppard

PERSONAGGI:

Rosencrantz

Guildenstern

Attore

Alfredo

Claudio

Gertrude

Polonio

Amleto

Ofelia

Attore-re

Un soldato

Orazio

Un ambasciatore

 

Le citazioni dall’Amleto di William Shakesperare sono riportate nella traduzione di Eugenio Montale.

ATTO PRIMO

Due personaggi elisabettiani ingannano il tempo in un luogo privo di caratteristiche particolari. Sono ben vestiti. Ciascuno di loro ha un borsello di cuoio. Il borsello diGuildenstern è quasi vuoto. Il borsello di Rosencrantz è quasi pieno. Il motivo è questo: stanno giocando a testa o croce nel modo seguente:Guildenstern tira fuori una moneta dal suo borsello e la lancia. Rosencrantzcrantz la prende, la esamina, dice “testa” (così in effetti risulta) e la mette nel proprio borsello. Quindi ripetono il gioco. Apparentemente, lo ripetono da molto tempo. L’ininterrotta sequenza di “testa” è inverosimile, tuttavia Rosencrantzcrantz non tradisce alcuna sorpresa: non me prova affatto. Comunque, è abbastanza cortese da sentirsi lievemente imbarazzato nel prendere tanto denaro all’amico. È la sua peculiarità.Guildenstern è ben consapevole della stranezza della situazione. Non è preoccupato per i soldi, ma per le implicazioni; consapevole ma determinato a non lasciarsi prendere dal panico: ecco al sua peculiarità.Guildenstern lancia una moneta. Rosencrantzcrantz la esamina.

Rosencrantz             - Testa (la mette nel proprio borsello. L’azione viene ripetuta). Testa (di nuovo). Testa (di nuovo). Testa.

Guildenstern            - (lanciando una moneta) Ci vuole arte per creare suspense.

Rosencrantz             - Testa.

Guildenstern            - (lanciandone un’altra) Ma talvolta basta la fortuna.

Rosencrantz             - Testa.

Guildenstern            - Se è questa la parola che inseguo.

Rosencrantz             - (alza la testa versoGuildenstern) Settantasei a zero! (Guildenstern si alza ma non sa dove andare. Lancia un’altra moneta alle sue spalle senza guardare, mentre la sua attenzione è attratta dall’ambiente circostante o dall’assenza di esso) Testa.

Guildenstern            - Un uomo più debole potrebbe essere portato a riesaminare la sua fede, se non altro quella nella legge del calcolo delle probabilità. (lancia una moneta alle sue spalle mentre va a dare un’occhiata in fondo alla scena).

Rosencrantz             - Testa.

Guildenstern va ad ispezionare i tre lati della scena, e intanto lancia due monete, una dietro l’altra. Rosencrantz annuncia “testa” per ciascuna di esse.

Guildenstern            - (meditabondo) La legge del calcolo delle probabilità è stato assurdamente asserito, è qualcosa che ha a che fare con il fatto che se sei scimmie (….è compiaciuto di sé stesso) se sei scimmie fossero…

Rosencrantz             - Ci staresti?

Guildenstern            - Con loro?

Rosencrantz             - Con me!

Guildenstern            - (ha capito) Ci sto. (lancia una moneta) La legge della media, se ben ricordo, dimostra che se sei scimmie fossero lanciate in aria abbastanza a lungo ricadrebbero a terra sulla loro coda all’incirca altrettante volte che sulla loro….

Rosencrantz             - Testa. (raccoglie la moneta)

Guildenstern            - Persino un osservatore distratto vedrebbe subito che è una teoria poco redditizia, in tutti i sensi, e anche senza le scimmie. Voglio dire che tu non ci scommetteresti. Dico, io potrei, ma tu no…. (lancia una moneta)

Rosencrantz             - Testa.

Guildenstern            - Lo faresti? (lancia una moneta)

Rosencrantz             - Testa (ripete il lancio) Testa. (Guarda Guildenstern… ride imbarazzato) Sta diventando noioso, non trovi?

Guildenstern            - (freddamente) Noioso?

Rosencrantz             - Beh…

Guildenstern            - E la suspense?

Rosencrantz             - (innocentemente) Che suspense?

Breve pausa

Guildenstern            - Sarà la legge della diminuzione dei profitti… ma sento che l’incantesimo sta per rompersi (Con movimenti più energici, estrae una moneta, la lancia in altro, la riafferra al volo girandola sul dorso della mano, la studia…. E la tira a Rosencrantz. La sua energia sembra affievolirsi ed egli si siede) Eppure le probabilità erano pari… se i miei calcoli sono esatti.

Rosencrantz             - Ottantacinque di fila… battuto il record!

Guildenstern            - Non dire assurdità!

Rosencrantz             - E senza alcuno sforzo!

Guildenstern            - (con rabbia) Si tratta di questo, dunque? Tutto qui?

Rosencrantz             - Cosa?

Guildenstern            - Un nuovo record? Non sei disposto ad andare oltre?

Rosencrantz             - Beh….

Guildenstern            - Nessuna domanda? Neanche una perplessità?

Rosencrantz             - Le hai lanciate tu stesso.

Guildenstern            - Neanche l’ombra di un dubbio?

Rosencrantz             - (risentito, aggressivo) Insomma, io ho vinto… si o no?

Guildenstern            - (gli si rivolge con più calma) E se tu avessi perso? Se fossero tornate giù contro di te ottantacinque volte, una dopo l’altra, proprio come ora?

Rosencrantz             - (scioccamente) Ottantacinque volte di fila? Croce?

Guildenstern            - Sì! Cosa penseresti?

Rosencrantz             - (dubbioso) Beh… (scherzoso) Beh…..tanto per cominciare darei una buona occhiata alle tue monete.

Guildenstern            - (pacato) Questo mi conforta. Almeno possiamo ancora considerare l’interesse personale un fattore prevedibile… Penso che sia l’ultima cosa a venir meno. La tua capacità di fiducia mi aveva fatto ipotizzare che forse … tu, solo…. (improvvisamente aggressivo, allunga una mano) Tocca. (Rosencrantz gli afferra la mano.Guildenstern lo tira verso di sé… Con maggior vigore) Giochiamo insieme a testa o croce da… (lo lascia andare quasi con la stessa violenza) Non è certo la prima volta che tu ed io lanciamo monete per aria!

Rosencrantz             - Oh no… giochiamo da una vita.

Guildenstern            - Cioè da quanto tempo?

Rosencrantz             - Non ricordo. Ti rendi conto… ottantacinque volte?

Rosencrantz             - Prima o poi perderò, immagino.

Guildenstern            - E’ questo quello che tu immagini? Proprio questo? Non hai alcuna paura?

Rosencrantz             - Paura?

Guildenstern            - (furioso… scaglia una moneta per terra) Paura! (la crepa che potrebbe inondare il tuo cervello di luce!)

Rosencrantz             - Testa. (la mette nel borsello.Guildenstern si siede scoraggiato. Prende una moneta, la lancia, La fa cadere tra i suoi piedi. La guarda e la passa a Rosencrantz che la conserva nel borsello.Guildenstern prende un’altra moneta, la lancia, l’afferra al volo con una mano, la gira sull’altra, la guarda e la passa a Rosencrantz che la conserva nel borsello.Guildenstern prende una terza moneta, la lancia, l’afferra al volo con la mano destra, la poggia sul polso sinistro, la scaglia verso l’alto, l’afferra al volo con la mano sinistra, alza la gamba sinistra, lancia di nuovo la moneta facendovela passare sotto, l’afferra e la gira sulla propria testa, dove infine la ferma. Rosencrantz si avvicina, guarda la moneta e la infila nel borsello) Ho paura….

Guildenstern            - Anch’io.

Rosencrantz             - Ho paura che non sia la tua giornata.

Guildenstern            - Ho paura che lo sia.

Breve pausa             -

Rosencrantz             - Ottantanove.

Guildenstern            - Dev’essere indicativo di qualcosa, oltre che della ridistribuzione della ricchezza. (riflette) Elenco delle possibili spiegazioni. Uno: sono io che lo voglio. Dentro, in fondo all’anima, io sono l’essenza di un uomo che lancia monete a due teste e che scommette contro se stesso per espiare un passato che non ricorda (lancia una moneta a Rosencrantz)

Rosencrantz             - Testa.

Guildenstern            - Due: il tempo si è fermato e la singola esperienza del lancio di una moneta si è ripetuta novanta volte…. (lancia una moneta, la guarda, la tira a Rosencrantz) Tutto sommato, poco credibile. Tre: intervento divino, un atto di benevolenza dall’alto per premiare lui, come è stato per i figli di Israele; ovvero un castigo per me, come per la moglie di Lot. Quattro: una spettacolare conferma del principio che ogni singola moneta lanciata in aria singolarmente (ne lancia una) ha tante probabilità di ricadere sul lato testa quante sul lato croce e dunque non c’’è alcuna ragione di sorprendersi ogni singola volta che ciò accade. (infatti. La tira a Rosencrantz)

Rosencrantz             - Non ho mai visto niente di simile!

Guildenstern            - E’ un sillogismo. Uno: lui non ha mai visto niente di simile. Due: non ha mai visto niente di cui potesse scrivere a casa. Tre: non è niente di cui si possa scrivere a casa… Casa… Qual è la prima cosa che ricordi?

Rosencrantz             - Oh, vediamo un po’…. La prima cosa che mi viene in mente, vuoi dire?

Guildenstern            - No, la prima cosa che ricordi.

Rosencrantz             - Ah (pausa) No, è inutile, è andata. È passato tanto tempo.

Guildenstern            - (paziente ma allo stesso tempo pungente) Non mi hai capito. Qual è la prima cosa dopo tutte quelle che hai dimenticato?

Rosencrantz             - Ah, ho capito (pausa) Ho dimenticato la domanda.

Guildenstern            - (fa un balzo e comincia a camminare avanti e indietro) Sei felice?

Rosencrantz             - Cosa?

Guildenstern            - Contento? Soddisfatto?

Rosencrantz             - Credo di sì.

Guildenstern            - Cosa farai adesso?

Rosencrantz             - Non lo so. Tu cosa vuoi fare?

Guildenstern            - Non ho desideri. Nessuno. (di colpo smette di passeggiare) E’ venuto un messaggero… è così. Siamo stati convocati. (si gira verso Rosencrantz e assume un tono aspro) Secondo sillogismo. Uno: la probabilità è un fattore che opera nell’ambito di forze naturali. Due: la probabilità non opera come fattore. Tre: noi abbiamo adesso a che fare con forze in-sub-o soprannaturali. Discutiamone. (Rosencrantz appare piuttosto sbigottito… con acredine) Non troppo animatamente.

Rosencrantz             - Mi dispiace, io… Ma che ti prende?

Guildenstern            - L’approccio scientifico alla disamina dei fenomeni è una difesa contro la pura sensazione di paura. Tieni duro e continua finchè c’è tempo. Dunque…. Opposto al sillogismo precedente: questo è complicato, seguimi con attenzione, potrebbe risultare di conforto. Se noi postuliamo, come abbiamo appena fatto, che con forze in-sub o soprannaturali esiste la probabilità che la legge del calcolo delle probabilità non operi come fattore determinante, allora dobbiamo riconoscere che la probabilità della prima parte non opererà come fattoer determinante, nel qual caso il calcolo delle probabilità dovrà operare come fattore determinante nell’ambito di forze in-sub soprannaturali. E poiché ovviamente così non è stato, possiamo asserire che non abbiamo a che fare con forze in- sub-o soprannaturali: con tutto probabilità dev’essere così. E questo è per me un gran sollievo. (breve pausa) Insomma, va benissimo, salvo che…. (Rosencrantz in tono isterico, ma cercando di controllarsi) (giochiamo a testa o croce da non so più quanto e in tutto questo tempo (se è poi tutto questo tempo) suppongo che nessuno di noi abbia perso o guadagnato più di un paio di monete d’oro. Spero che ciò non sembri sorprendente, perché io sto proprio cercando di mantenere la convinzione che non lo è affatto. L’equanimità del giocatore medio di testa o croce dipende da una legge, o piuttosto da una tendenza, o diciamo pure una probabilità, o comunque una possibilità matematicamente calcolabile, grazie alla quale egli sa che non turberà se stesso perdendo troppo, né il suo avversario vincendo troppo spesso. Da ciò deriva una sorta di armonia e un sentimento di fiducia. E il fortuito e il preordinato risultano così collegati in una rassicurante unione da noi riconosciuta come natura. Nel lungo periodo il sole è sorto tante volte quante è tramontato e una moneta è caduta sul lato testa altrettante volte che sul lato croce. Poi è arrivato un messaggero. Siamo stati convocati. Non è accaduto nient’altro. Novantadue monete lanciate per aria una dopo l’altra sono tornate giù sul lato testa per novantadue volte di fila… e da tre minuti, nel vento di un giorno senza vento, io odo un suono di flauti e tamburi.

Rosencrantz             - (tagliandosi le unghie) Un altro curioso fenomeno scientifico è il fatto che le unghie delle mani crescono dopo la morte, come la barba.

Guildenstern            - Cosa?

Rosencrantz             - (a voce molto alta) La barba!

Guildenstern            - Ma tu non sei morto!

Rosencrantz             - (irritato) Non ho detto che cominciano a crescere dopo la morte! (pausa, più calmo) Le unghie delle mani crescono anche prima delal nascita, ma la barba no.

Guildenstern            - Cosa?

Rosencrantz             - (grida) La barba! Che ti prende? (riflettendo) Le unghie delle dita dei piedi però non crescono affatto.

Guildenstern            - (stupito) Le unghie dei piedi non crescono affatto?

Rosencrantz             - Non è così? È buffo; io mi taglio le unghie delle mani in continuazione, e ogni volta che penso di tagliarle constato che in effetti ne hanno bisogno. Ora, per esempio. E d’altra parte, per quanto ne so, non mi taglio mai le unghie dei piedi. Dovrebbero essersi ormai arrotolate sotto la pianta dei piedi, ma non è così. Non ci penso mai. Forse me le taglio distrattamente, pensando ad altro.

Guildenstern            - (innervosito da questa divagazione) Ricordi la prima cosa che è accaduta oggi?

Rosencrantz             - (prontamente) Mi sono svegliato, suppongo (di scatto) Oh, ora ricordo….. quell’uomo, un forestiero, ci ha svegliati.

Guildenstern            - Un messaggero. (si rilassa, si siede)

Rosencrantz             - Proprio così…. Il cielo pallido che precede l’alba, un uomo a cavallo ritto sulla sella per bussare alle imposte…. Grida…. “Cos’è questo fracasso? Andate via!”. Ma a quel punto ha pronunciato i nostri nomi. Te lo ricordi… quell’uomo ci ha svegliati.

Guildenstern            - Sì.

Rosencrantz             - Eravamo convocati.

Guildenstern            - Sì.

Rosencrantz             - E’ il motivo per cui siamo qui. (si guarda attorno, sembra dubbioso, poi fornisce la spiegazione) In viaggio.

Guildenstern            - Sì.

Rosencrantz             - (in tono drammatico) Era urgente… una questione di estrema urgenza, un ordine sovrano, parole tstuali: affari di stato e niente domande… luci nel cortile della scuderia, in sella e via a capofitto e a spron battuto attraverso il paese, superando le nostre guide per compiere a rotta di collo il nostro dovere! Per la paura di arrivare troppo tardi!

Breve pausa

Guildenstern            - Troppo tardi per cosa?

Rosencrantz             - Come posso saperlo? Non siamo ancora arrivati.

Guildenstern            - E allora mi domando cosa ci facciamo qui.

Rosencrantz             - Fai bene a domandartelo.

Guildenstern            - Sarà meglio andare avanti.

Rosencrantz             - Fai bene a pensarlo.

Guildenstern            - Sarà meglio andare avanti.

Rosencrantz             - (energicamente) Giusto! (pausa) Verso dove?

Rosencrantz             - (si avvicina alla ribalta) Ah… (esita) Da che parte dobbiamo… (si gira) Da che parte eravamo?

Guildenstern            - Praticamente partiti dal nulla…. Un risveglio, un uomo ritto sulla sella per bussare alle imposte, i nostri nomi grdiati in una indubbia alba, un messaggio, una convocazione….. un nuovo record a testa o croce. Non siamo stati… scelti… solo per essere abbandonati… lasciati liberi di trovare la nostra strada. Noi siamo diretti da qualche parte…. Secondo me.

Rosencrantz             - (all’erta, in ascolto) Dico! Ehi!

Guildenstern            - Sì?

Rosencrantz             - Sento…. Mi era parso di sentire…. Della musica.

Guildenstern            - (si alza) Sì?

Rosencrantz             - Un’orchestrina… (si guarda attorno, ride imbarazzato, come se si sentisse in colpa) sembrava proprio un’orchestrina…. Dei tamburi.

Guildenstern            - Sì.

Rosencrantz             - (si rilassa) Non poteva essere reale.

Guildenstern            - “I colori rosso, blu e verde sono reali. Il colore giallo è un’esperienza mistica condivisa da tutti!... dimenticala.

Rosencrantz             - (al limite della scena) Dev'essere stato un tuono. Come dei tamburi...

Prima che finisca la battuta che segue. Il suono della banda è debolmente percepibile.

Guildenstern            - Un uomo in viaggio da un luogo a unaltro si ferma in un terzo luogo senza nome ne carattere, senza popolazione ne significato; vede un unicorno, che gli taglia la strada e poi scompare. Il fatto è di per sé strabiliante, ma gli incontri mistici hanno precedenti di vario tipo o, se non vogliamo arrivare a questi estremi, esiste una serie di argomenti persuasivi che potrebbero ridurre l'episodio ad una semplice fantasia; sennonché... «Mio Dio», dice un secondo uomo, «certo sto sognando, credo di aver visto un unicorno». A questo punto si è aggiunta una dimensione che rende l'esperienza quanto mai allarmante. Un terzo testimone, capirai, non aggiunge alcuna ulteriore dimensione ma amplia l'esperienza assottigliandola, e un quarto l'assottiglia ancora di più e via via che aumentano i testimoni essa si fa più sottile e diventa via via più plausibile, fino ad essere impalpabile come la realtà, nome che diamo all'esperienza comune... «Guarda, guarda», declama la folla. «Un cavallo con una freccia in fronte! Dev'essere stato scambiato per un cervo».

Rosencrantz             - (entusiasta) Sapevo che era un'orchestrina,

Guildenstern            - (annoiato) Sapeva che era un'orchestrina.

Rosencrantz             - Stanno arrivando!

Guildenstern            - (un istante prima che entrino, assorto) Peccato che non sia un unicorno. Sarebbe stato bello avere un unicorno.

Gli attori sono sei, compreso un ragazzina, Alfredo. Due di essi tirano e spingono un carro pieno di materiale scenico ed effetti personali. C'è anche un suonatore di tam-buro, un suonatore di como ed un flautista. Il portavoce(«l'Attore»), non ha strumento. Viene per ultimo ed è il primo ad accorgersi di loro.

Attore                       - Alt! (Il gruppo si volta e si ferma. L'Attore gioiosamente) Un pubblico! (Rosencrantz e Guildenstern accennano ad alzarsi) Comodi! (Ricadono a sedere. L'Attore li osserva con affetto) Perfetto! È una fortuna che siamo passati di qui.

Rosencrantz             - Per noi?

Attore                       - Speriamo di sì. Ma incontrare due gentiluomini sulla strada, non potremmo sperare di incontrarli fuori strada.

Rosencrantz             - No?

Attore                       - Ben trovati; veramente, e appena in tempo!

Rosencrantz             - Perché?

Attore                       - Perché noi ci stiamo arrugginendo e voi ci cogliete proprio al limite della decadenza... domani a quest'ora potremmo aver dimenticato tutto quanto abbiamo mai imparato. È un pensiero, no? (Ride generosamente) Saremmo di nuovo al punto di partenza…. all'improvvisazione.

Rosencrantz             - Siete saltimbanchi, vero?

Attore                       - Potremmo esserlo, se è questo che vi piace, e coi tempi che corrono... Altrimenti per un tintinnio di monete vi possiamo proporre una selezione di cruente storie d'amore, piene di ritmo e cadaveri, saccheggiate agli italiani; e non ci vuole molto per fare un tintinnio, anche una singola moneta ha una sua melodia.(tutti si inchinano e suonano i loro strumenti, disordinatamente) Gli attori, ai vostri ordini.

Rosencrantz e Guildenstern si sono alzati in piedi.

Rosencrantz             - Il mio nome è Guildenstern, e questo è Rosencrantz (Guildenstern conferisce brevemente con lui. Rosencrantz, senza alcun imbarazzo) Scusate il suo nome è Guildenstern e io sono Rosencrantz.

Attore                       - Piacere. Noi abbiamo recitato per pezzi più Grossi, ma la qualità ha il suo peso. Vi ho riconosciuti subito...

Rosencrantz             - E chi siamo?

Attore                       - ….Cornpagni d'arte,

Rosencrantz             - Credevo fossimo gentiluomini.

Attore                       - Ad alcuni di noi tocca la rappresentazione, ad altri il mecenatismo. Sono due facce della stessa moneta o diciamo pure, poiché di noi ce ne sono tanti, la stessa faccia di due monete diverse. (Si inchina di nuovo)

Rosencrantz             - Qual’ è il vostro genere?

Attore                       - La tragedia, signore. Morti e rivelazioni.universali e private, finali inaspettati ed inesorabili melodrammi di travestiti a tutti i livelli, allusioni comprese. Vi trasportiamo in un mondo di intrigo ed illusioni... pagliacci, se vi piacciono, omicidi... possiamo recitarvi fantasmi e battaglie, scaramucce, eroi, felloni, amanti tormentati... allestire opere di carattere poetico; possiamo inscenare duelli o stupri o entrambi, possiamo essere donne intedeli o vergini violentate... sicari colti in flagrante delicto, ma questo rientra nel realismo, per il quale ci sono condizioni particolari. Mi sto scaldando, vero?

Rosencrantz             - (dubbioso) Beh, non so...

Attore                       - Costa poco assistere e poco più se venite coinvolti nell'azione, se così vi aggrada e coi tempi che corrono...

Rosencrantz             - E cioè?

Attore                       - Indifferenti.

Rosencrantz             - Cattivi?

Attore                       - Malvagi. Dunque, cosa desiderate esattamente? (si gira verso gli altri attori) Signori, datevi da fare. (Gli attor si dispongono rumorosamente in una sorta di fila)

Rosencrantz             - (dubbioso, innocente) Cosa fanno?

Attore                       - Lasciate che la vostra immaginazione corra liberamente. Loro vanno al di là di ogni aspettativa.

Rosencrantz             - E quanto costa?

Attore                       - Per prendere parte?

Rosencrantz             - Per guardare.

Attore                       - Guardare cosa?

Rosencrantz             - Una rappresentazione privata.

Attore                       - Quanto privata?

Rosencrantz             - Beh, noi siamo solo due. Bastiamo?

Attore                       - Come pubblico, è deludente. Come voveurs, nella media.

Rosencrantz             - Qual è la differenza?

Attore                       - Cinque fiorini.

Rosencrantz             - (inorridito) Cinque fiorini.

Attore                       - Per guardare.

Rosencrantz             - Tutti e due?

Attore                       - A testa. Penso che non abbiate capito...

Rosencrantz             - Che state dicendo?

Attore                       - Dicevo... quattro.

Rosencrantz             - Dove siete stati?

Attore                       - In giro. Nidiate di imberbi conquistano il pubblico cittadino. Compagnie giovanili, questa è la moda. Ma non possono competere con il nostro repertorio... Noi ci prestiamo a qualunque cosa per compiacervi... (Rivolge a Rosencrantz un'occhiata significativa ma Rosencrantz gli risponde con uno sguardo privo di espressione)

Rosencrantz             - Cresceranno.

Rosencrantz             - (rassegnato) Ne nasce una al minuto. (Agli attori) Avanti!

Gli attori si preparanti a. riprendere il loro carico e il loro viaggio.Guildenstern finalmente si scuote.

Guildenstern            - Dove andate?

Si girano

Attore                       - A casa, signore.

Guildenstern            - Da dove?

Attore                       - Da casa. Siamo girovaghi. Cogliamo le opportunità che il caso ci offre.

Guildenstern            - E’ stato un caso dunque?

Attore                       - Un caso?

Guildenstern            - Trovarci.

Attore                       - Oh, sì.

Guildenstern            - Eravate alla ricerca? 

Attore                       - Oh, no.

Guildenstern            - Un caso, allora.

Attore                       - O il destino.

Guildenstern            - Vostro o nostro?

Attore                       - Difiicilmente potrebbe esistere l'uno senza l'altro.

Guildenstern            - Il destino, allora.

Attore                       - Oh si! Noi non abbiamo alcun controllo.stasera reciteremo a corte. O domani sera. O alla taverna. Oppure no.

Guildenstern            - Forse potrei usare la mia influenza.

Attore                       - Alla taverna?

Guildenstern            - A corte. Direi che ho una certa influenza.

Attore                       - Direste?

Guildenstern            - Ho ancora uan certa influenza.

Attore                       - Come ancora?

Guildenstern            - (afferra l’attore con violenza) Ho influenza! L’attore non oppone resistenza.Guildenstern allenta la presa. Più calmo.) avevate detto qualcosa… a proposito del prendere parte all’azione…..

Attore                       - (in tono allegro) Sì... Sì... Voi siete più sveglio del. vostro amico... (Fiducioso) Dunque, per una manciata di fiorini posso proporvi una rappresentazione privata e integrale del Ratto delle Sabine... anzi della Sabina, anzi di Alfredo... (Voltandosi a metà) Mettiti la gonna. Alfredo... (Il ragazzo comincia a trafficare per infilarsi una veste femminile) ...e per otto fiorini potete recitare anche voi ( Guiidenstem indietreggia, l'attore lo segue) ...nella parte che preferite... (Guildenstern indietreggia) ...o in entrambe per dieci. (Guildensterndensternnster tenta di svignarsela, l'Attore lo trattiene per la manica) Bis incluso... (Guildenstern schiaffeggia l'Attore che fa un. balzo all’indietro.Guildenstern resta lì tremante. L’attore calmo e rassegnato) alfredo, togliti la gonna!

Alfredo traffica per sfilarsi il vestito, ormai infilato a metà.

Guildenstern            - (tremando di rabbia e di paura) Poteva essere….. non era necessario che fosse osceno... Poteva essere.. una rondine fuori stagione, che cadeva sulla mia spalla con le sue piume lucenti. Poteva essere uno gnomo muto ritto sulla strada ad indicare la direzione... Io ero preparato. Ma è questo, vero? Nessun enigma, nessuna dignità, niente di classico ne di portentoso, solo questo… un pornografo buffone e un mucchio di prostitute.

Attore                       - (prende atto della descrizione toccandosi il cappello e inchinandosi: con voce triste) Avreste dovuto incontrarci in tempi migliori. Eravamo puristi, allora.(Si raddrizza) Avanti!

Gli attori accennano a muoversi.

Rosencrantz             - (la sua voce è cambiata: si è reso conto) Scusatemi!

Attore                       - A-alt! (si fermano) A-al-fre-e-do!

Alfredo ricomincia a trafficare per vestirsi. L’attore viene avanti.

Rosencrantz             - Non siete….. ecco…. Esclusivamente attori?

Attore                       - Noi siamo inclusivamente attori, signore.

Rosencrantz             - Dunque voi… vi esibite?

Attore                       - Recitiamo signore.

Rosencrantz             - Sì, certo. Si guadagna di più, vero?

Attore                       - C’è più richiesta.

Rosencrantz             - Con i tempi che corrono.

Attore                       - Sì.

Rosencrantz             - Indifferenti.

Attore                       - Assolutamente.

Rosencrantz             - Sapete, non avevo idea….

Attore                       - No.

Rosencrantz             - Insomma, avevo sentito dire…. Ma non avevo mai effettivamente….

Attore                       - No.

Rosencrantz             - Dico, cosa fate esattamente?

Attore                       - Ci atteniamo alla solita roba, più o meno, ma all'inverso. Noi facciamo in scena le cose che si suppone avvengano fuori, cioè nella vita. È una forma di compensazione, se considerate ogni uscita come un'entrata da qualche altra parte..

Rosencrantz             - (nervosamente, a voce molto alta) Beh, io non sono il tipo d'uomo che... ma no, non scappate. sedetevi e raccontateci qualcuna delle cose che la gente vi chiede di fare...

Attore                       - (allontanandosi) A-vanti!

Rosencrantz             - Solo un minuto! (Gli attori si girano e lo guardano senza alcuna espressione) Bene, d'accordo. non mi dispiacerebbe vedere... solo per farmi un'idea del genere di... Coraggiosamente) Cosa siete disposti a fare per questa?  (E butta una moneta per terra, tra loro)

L ‘Attore sputa sulla moneta, senza muoversi di un passo. 1 suoi compagni protestano, cercando di avvicinarsi alla moneta. Lui li respinge a suon di calci e scapaccioni.

Attore                       - Forza! (Alfredo è ancora metà dentro e metà fuori del vestito da donna. L'Attore lo schiaffeggia) E tu che parte fai?

Rosencrantz             - (al colmo dell'indignazione) Che porcheria! Disgustoso... Lo riferirò alle autorità... pervertiti! Conosco bene il vostro gioco, è un'oscenità!

Gli attori si accingono a partire.Guildenstern è rimasto in disparte.  

Guildenstern            - (in tono casuale) Che ne direste di una scommessa?

Gli attori si voltano, sembrano interessati, il primo Attore viene avanti.

Attore                       - Che tipo di scommessa avete in mente?

Guildenstern copre metà della distanza che lo separa dall'Attore e si ferma con il piede sulla moneta.

Guildenstern            - Testa o croce.

Attore                       - Beh… Testa.

Guildenstern alza il piede. L'attore si china. I suoi compagni s’affollano intorno a lui. Sollievo e congratulazioni. L'Attore raccoglie la moneta.Guildenstern gliene tira un'altra.

Guildenstern            - Riproviamo! (Alcuni attori sono favorevoli altri contrari. Il primo attore fa un cenno affermativo e lancia la moneta) Testa! (In effetti lo è. La raccoglie) Di nuovo. (Guildenstern lancia la moneta)

Attore                       - Testa. (E’ testa. L'Attore raccoglie la moneta. Ha di nuovo due monete. Ne lancia una).

Guildenstern            - Testa. (È testa.Guildenstern la raccoglie e la lancia immediatamente.

Attore                       - (esita per una frazione di secondo) Croce.

Ma in realtà è testa. Giiildenstern la raccoglie. L'Attore butta per terra la sua ultima moneta, come per saldare il conto, e si gira per andarsene.Guildenstern non la raccoglie. ci mette il piede sopra.

Guildenstern            - Testa

Attore                       - No. (Pausa. A questo punto gli attori manifestano la. loro disapprovazione. Il primo Attore cerca di scusarli) Non amano giocare con chi parte avvantaggiato.

Guildenstern            - (alza il piede, si piega sulle gambe, raccoglie la moneta, guarda l'Attore che è in piedi) Avevate ragione... Testa... (lancia la moneta, la blocca per terra con il palmo della mano) Testa, vinco io.

Attore                       - No.

Guildenstern            - (scopre la moneta) Eccoci di nuovo. (ripete il lancio) Testa, vinco io.

Attore                       - No.

Gli volta le spalle e si incammina, seguito dagli altri attori.Guildenstern si alza e li raggiunge.

Guildenstern            - Lo credereste? (Si ferma dietro di loro, sorride rilassato) Scommettiamo che l'anno della mia nascita, raddoppiato, è un numero dispari.

Attore                       - Della vostra nascita...

Guildenstern            - Se non vi fidate, non scommettete.

Attore                       - Voi vi fidereste?

Guildenstern            - Scommettete voi. allora.

Attore                       - L'anno della mia nascita?

Guildenstern            - Dispari per voi.

Attore                       - Siete...

Gli attori si avvicinano, attentissimi.

Guildenstern            - Bene. L'anno della vostra nascita. Raddoppiatelo. Pari vinco io, dispari perdo.

Silenzio. Uno spaventoso sospiro non appena gli attori si rendono conto che ogni numero raddoppiato è pari. Quindi protestano con gran chiasso. Poi, un terribile silenzio.

Attore                       - Non abbiamo denaro.

Guildenstern            - (girandosi verso di lui) Ah. Che cosa avete? (L'Attore spinge silenziosamente Alfredo in avanti.Guildenstern lo osserva con tristezza) Serviva a questo?

Guildenstern            - È il meglio che abbiamo.

Guildenstern            - (guardando in su e attorno a se) Dunque i tempi sono davvero cattivi. (L'Attore accenna qualche parola di protesta, maGuildenstern lo aggredisce in tono acido) Persino l’aria puzza. (L'Attore indietreggia.Guildenstern avanza verso la ribalta) Vieni qui, Alfredo. (Alfredo viene avanti e si ferma, piccolo e spaurito.Guildenstern, con dolcezza) Perdi spesso?

Alfredo                    - Sì, signore.

Guildenstern            - Quindi cosa ti resta ancora da perdere?

Alfredo                    - Niente, signore.

Pausa. Guildenstern lo guarda attentamente.

Guildenstern            - Ti piace essere... un Attore? 

Alfredo                    - No, signore.

Guildenstern            - (Si guarda attorno, poi si volta verso il pubblico) Tu ed io, Alfredo... potremmo creare un precedente drammatico, qui. (E Alfredo, che è sul punto di piangere, comincia a tirare su col naso) Su coraggio, Alfredo, non è questo il modo di riempire i teatri d Europa! (L'Attore si è avvicinato, per rimproverare Alfredo.Guildenstern lo mette a tacere di nuovo. Acido) Conoscete qualche buona commedia?

Attore                       - Commedie?

Rosencrantz             - (viene avanti, balbettando timidamente) Esibizioni…..

Guildenstern            - Mi sembrava aveste detto che eravate attori...

Attore                       - (esitando) Ah. Beh, lo siamo. Sì, lo siamo. Ma non c'è stata molta richiesta negli ultimi tempi...

Guildenstern            - Avete perso. Dunque.., qualcosa di greco, magari? Avete dimestichezza con le tragedie antiche, vero? I grandi omicidi classici? Matri patri frati, sorori, uxori e, ovviamente, i suicidi... fanciulle che aspirano alla divinità...

Rosencrantz             - E viceversa

Guildenstern            - È il vostro genere, no?

Attore                       - Beh, no, veramente non posso dirlo. Noi siamo piuttosto della scuola di sangue, amore e retorica.

Guildenstern            - Bene, lascio a voi la scelta, se c'è qualcosa da scegliere.

Attore                       - Diffìcilmente si possono scindere, signore…. ecco, posso proporvi sangue e amore senza la retorica. C’è sangue e retorica senza amore, oppure tutti e tre: insieme e consecutivamente, ma non amore e retorica senza il sangue. Il sangue è obbligatorio... sono tutte sangue, capite.

Guildenstern            - E’ questo che vuole la gente?

Attore                       - E’ questo che noi Facciamo. (breve pausa. Si allontana)

Guildenstern tocca Alfredo su una spalla.

Guildenstern            - (falsamente cortese) Grazie, vi faremo sapere.

L'Attore si è spostato verso il fondo della scena. Alfredo lo segue.

Attore                       - (agli altri attori, che si danno da fare intorno al carro, dal quale hanno già tirato fuori del materiale di scena) Le entrate lì e lì... (indicando il fondo della scena)

L’attore non si, è mosso. Non si muove neanche ora.Guildensterndensternrsterndenstern aspetta.

Guildenstern            - Bene... non dovreste indossare il costume di scena?

Attore                       - Non lo tolgo mai, signore.

Guildenstern            - Sempre nel personaggio.

Attore                       - Già.

Pausa.

Guildenstern            - Non dovreste... entrare in scena?

Attore                       - Lo sono in scena.

Guildenstern            - Ma se siete in scena, non potete entrare in scena Oppure potete?

Attore                       - Io sono in scena fin dall’inizio.

Guildenstern            - Ma non è ancora cominciato. Avanti. Cercheremo di riconoscervi.

Attore                       - Vi farò un cenno.

Non si muove. La sua immobilità è fin troppo evidente,e comincia a risultare goffa. Pausa. Rosencrantz cammina verso di lui finché si trovano faccia a faccia.

Rosencrantz             - Chiedo scusa. (Pausa. L'attore solleva il piede Copriva la moneta di Guildenstern. Rosencrantz mette a sua volta il piede sopra la moneta. Sorride)

L'Attore si gira e si allontana. Rosencrantz si china per raccogliere la moneta.

Guildenstern            - (avviandosi) Andiamo.

Rosencrantz             - Accidenti... che fortuna.

Guildenstern            - (voltandosi) Cosa?

Rosencrantz             - Era croce.

Lancia la moneta a Guildenstern che la afferra al volo. Simultaneo cambiamento di luce, sufficiente a trasformare l'atmosfera da esterna a interna, ma senza niente di violento. E Ofelia entra in scena correndo, in. preda a una certa agitazione, reggendosi le gonne... seguita da Amleto. Ofelia ha in mano un indumento che stava cucendo. Sono entrambi muti. Amleto col giustacuore slacciato, senza capperlo in testa, le calze sgualcite e ricadenti come ceppi sulle caviglie, pallido come la sua camicia, le ginocchio che si scontrano... e con compassionevole sguardo… la prende per il polso e glielo stringe forte. Poi si scosta della lunghezza di tutto il braccio e mettendosi l’altra mano sulla fronte comincia a scrutarle il viso come se volesse disegnarlo... Infine scotendole il braccio e muovendo tre volte la testa su e in giù, da un sospiro così pietoso e profondo che pare schiantarlo tutto e mettere fine alla sua vita. La lascia, poi.. e col capo rivolto indietro esce camminando a ritroso senza toglierle gli occhi di dosso... ella corre va nella direzione opposta. Rosencrantz e Guildenstern sono raggelati. Il primo a sciogliersi è Guildenstern. Fa un balzo verso Kosencrantz.

Guildenstern            - Andiamo.

Sennonchè una fanfara…. Entrano Claudio e Gertrude con il seguito.

Claudio                    - Benvenuti, cari Rosencrantz…. (alza una mano versoGuildenstern mentre Rosencrantz si inchina….Guildenstern si inchina in ritardo e frettolosamente) e Guildenstern (Alza una mano in direziono di Rosencrantz mentre Guildenstern si inchina... Rosencrantz sta ancora raddrizzandosi dopo il precedente inchino e, arrivato a metà, si inchina di nuovo. Con la testa giù, gira il collo per guardare Guildenstern che sta risalendo)

Oltre il nostro vivo piacere di vedervi,

il bisogno in cui ci troviamo dei vostri servizi

è la causa per cui vi abbiamo chiamati

così in fretta

Rosencrantz e Guildenstern si stanno ancora sistemando i vestiti per non sfigurare al cospetto di Claudio.

Avete sentilo parlare

della trasformazione di Amleto; e tale

potete ben dirla, perché in lui ne l'esteriore ne l'animo

somigliano ormai a ciò che essi furono.

Quale possa essere la spinta, all'infuori

della morte di suo padre, che l'ha tanto allontanato

dall'intendimento di se stesso, io non so

neppur di lontano. Scongiuro perciò voi due,

che fin dai primi anni foste educati con lui

e siete quindi tanto vicini alla sua giovinezza

e ai suoi umori, di voler degnarvi

di restare qui alla nostra corte

per qualche tempo. In tal modo, se vi riuscirà

d'indurlo ai vostri piaceri, non vi mancherà

l'occasione di spigolare se ci sia qualche cosa

a noi ignota che lo affligge, e di farcene parte,

affinchè noi tentiamo, se possibile, di porvi rimedio.

Guildenstern            - Amici (un attimo di esitazione) miei...(entrambi si inchinano)

Egli ha sempre parlato di voi,

e sono certa che non esistono due uomini

ai quali egli sia più vicino. Se avrete al pazienza

di spendere un poco di tempo con noi

per confortarci di speranza, la vostra visita

otterrà le grazie che si convengono

alla gratidudine di un re.

Rosencrantz             - Le Maestà Vostre potrebbero, per il sovrano potere che hanno su noi, compiacersi di rivolgerci un ordine piuttosto che una preghiera.

Guildenstern            - Obbediamo entrambi e pronti a rendervi ogni servizio restiamo inchinati ai vostri piedi.

Claudio                    - Grazie, Rosencrantz (si gira verso Rosencrantz, che è colto alla sprovvista mentre Guildenstern si inchina) e tu gentile Guildenstern. (si gira versoGuildenstern che è piegato in due)

Gertrude                   - (correggendo) Anch’io vi ringrazio,Guildenstern (si gira verso Rosencrantz che si inchina mentre Guildenstern interrompe il movimento di risalita e si inchina insieme a lui… entrambi piegati in due si strizzano l’occhio) e tu, gentile Rosencrantz (si gira verso Guildenstern, mentre tutti e due si raddrizzano….Guildenstern si ferma di nuovo e di nuovo si inchina) E vi prego di visitare subito il mio figliuol troppo mutato.

-Che qualcuno conduca subito

-Questi due gentiluomini alla presenza di Amleto.

Due cortigiani escono camminando all’indietro, e fanno cenno a Rosencrantz e Guildenstern di seguirli.

Guildenstern            - Possano i cieli rendergli utile il nostro zelo!

Gertrude                   - Così sia.

Rosencrantz e Guildenstern si dirigono verso una delle quinte di proscenio. Prima che vi arrivino, entra Polonio. Essi si fermano e si inchinano. Egli fa un cenno col capo e si avvia in fretta verso Claudio che è in fondo alla scena. Rosencrantz e Guildenstern si voltano a guardarlo.

Polonio                     - Mio sovrano, gli ambasciatori mandati in Norvegia hanno fatto felice ritorno.

Claudio                    - Tu porti sempre buone notizie. Polonio.

Polonio                     - Davvero? Io vi assicuro, mio buon sovrano, che debbo il mio servizio e insieme la mia anima tanto a Dio che al mio grazioso re; e posso dirvi – o il fiuto non mi guida più sulla pista con la prontezza d’una volta- che ho scoperto la vera causa della pazzia di Amleto.

Escono…. Lasciando soli Rosencrantz e Guildenstern.

Rosencrantz             - Voglio andare a casa.

Guildenstern            - Non lasciarti impressionare da loro.

Rosencrantz             - Mi sento mancare il terreno sotto i piedi...

Guildenstern            - Vedrai, presto salveremo cavoli e capra.. capra e casa...

Rosencrantz             - .. .mi sembra di affondare...

Guildenstern            - …ti trarrò in salvo, sta' tranquillo ..

Rosencrantz             - … perdo il controllo...

Guildenstern            - .. .cavoli e capra... capra... casa...

Rosencrantz             - (in tono acuto, con voce incrinata)...fuori di me... senza controllo... corriamo a rotta di collo... soli e ignari in un tempo cupo... rotoleremo in fondo a un dirupo...

Guildenstern            - (protettivo) Su! Vedrai che salveremo capra e cavoli... e presto saremo a casa... (Rapidamente) Ti è mai capitato, tutt'a un tratto e senza alcuna ragione, di non avere la più pallida idea di come si articola la parola «moglie», o «casa»... perché se provi a scriverla non riesci assolutamente a ricordare di aver mai visto quelle stesse lettere una dietro l'altra?

Rosencrantz             - Ricordo...

Guildenstern            - Sì?

Rosencrantz             - Ricordo quando non c'erano domande.

Guildenstern            - Le domande ci sono sempre state. Queste o altre, non cambia granché.

Rosencrantz             - Risposte, sì. C’erano risposte a tutto.

Guildenstern            - Te le sei dimenticate.

Rosencrantz             - (avvampando) Non le ho dimenticate. Così come ricordavo il mio nome… e il tuo, eccome. C'erano risposte ovunque guardassi. Non c'era alcun dubbio... la gente sapeva chi ero e se qualcuno non lo sapeva lo chiedeva, e noi dicevamo i nostri nomi.

Guildenstern            - Lo so, il problema è che ogni domanda è... plausibile, senza essere istintiva. Per tutta la vita si vive così vicino alla verità che essa diventa come un'ombra permanente e indistinta nella coda dell'occhio, e quando qualcosa ne fa risaltare i contorni è come essere assaliti a tradimento da un essere grottesco. Un uomo ritto sulla sella nella mezza luce di un'alba mezza viva ha bussato contro le imposte e ha chiamato due nomi. Non era altro che un cappello ed un mantello, sospesi nel pennacchio grigio del suo stesso fiato, ma quando ha chiamato noi siamo venuti. Questo è sicuro... siamo venuti.

Rosencrantz             - E io ti dico che sono stufo di questa storia. Mi importa poco chi sia l'uno e chi sia l'altro, purché ti decida.

Guildenstern            - Non possiamo permetterci un simile arbitrio. Non siamo certo venuti fin qui per un battesimo. Tutto questo... ci ha preceduti. Ma siamo relativamente fortunati; avrebbero potuto lasciarci a setacciare l'intero campo della nomenclatura umana, come due ciechi che saccheggiano un bazar cercando i loro ritratti…. Se non altro, ci hanno proposto delle alternative...

Rosencrantz             - Bene, poiché da ora in poi...

Guildenstern            - ….ma nessuna scelta.

Rosencrantz             - Mi hai fatto fare una figura ridicola, la dentro.

Guildenstern            - Io sembravo ridicolo proprio quanto te.

Rosencrantz             - ( in un grido di angoscia) chiedo solo un po’ di concretezza.

Guildenstern            - (sottovoce, con falsa retorica) Dacci oggi la nostra maschera quotidiana.

Rosencrantz             - (demoralizzato) Voglio tornare a casa (si muove) Da che parte siamo entrati? Ho perso il senso dell'orientamento.

Guildenstern            - Nascere è il solo inizio e morire è la sola fine... se non puoi contare su questo, su cosa può contare?

Riprendono il discorso.

Rosencrantz             - Non dobbiamo niente a nessuno.

Guildenstern            - Siamo stati incastrati. La nostra più piccola azione ne provoca un'altra da qualche altra pparte, e ne è provocata a sua volta. Tieni gli occhi aperti, le orecchie tese. Procedi guardingo, segui le istruzioni. Andrà tutto bene.

Rosencrantz             - Per quanto tempo?

Guildenstern            - Fino a che gli eventi non saranno compiuti. C'è una logica all'opera, c'è chi pensa a tutto, non preoccuparti. Approfittane. Rilassati. Essere presi per mano e guidati, come se si fosse di nuovo bambini, anche senza l'innocenza è come ricevere un premio. Una dose supplementare di infanzia quando meno te l'aspetti. un premio per essersi comportati bene o una ricompensa per non averne mai ricevuti... Mi. sono contraddetto?

Rosencrantz             - Non so. Cosa dobbiamo fare?

Guildenstern            - Abbiamo avuto degli ordini…. La trasformazione di Amleto. Cosa ricordi?

Rosencrantz             - Beh, è cambiato, vero? Ne l'esteriore ne l'animo somigliano ormai...

Guildenstern            - Inducetelo ai vostri piaceri... spigolate se ci sia qualcosa che lo affligge.

Rosencrantz             - All'infuori della morte del padre...

Guildenstern            - Parla sempre di noi... non esistono al mondo due persone alle quali sia più legato.

Guildenstern            - Lo terremo allegro... scopriremo cosa lo rode…..

Guildenstern            - Proprio così: si tratta solo di fare le domande giuste e rivelare il meno possibile, E’ un gioco.

Rosencrantz             - E poi potremo andarcene?

Guildenstern            - E ricevere le grazie che si convengono alla gratitudine di un re.

Rosencrantz             - Mi suona bene. Cosa credi che intendesse dire con la parola «gratitudine»?

Guildenstern            - Che non dimentica gli amici.

Rosencrantz             - Ti dispiacerebbe fare una stima?

Guildenstern            - Veramente, è difficile a dirsi... alcuni re tendono all'amnesia, altri, immagino, al suo contrario, qualunque cosa esso sia.

Rosencrantz             - Sì... ma..

Guildenstern            - .. .da elefante?

Rosencrantz             - Non per quanto… ma... quanto?

Guildenstern            - Tenace... tenacemente ricorda e tenacemente risparmia. E’ un re di maestosa tenacia.

Rosencrantz             - A cosa stai giocando?

Guildenstern            - Parole, parole. Non abbiamo altro per tirare avanti!

Pausa.

Rosencrantz             - Non dovremmo fare qualcosa... di costruttivo?

Guildenstern            - Tu cosa avevi in mente? (Una piramide umana, corta e senza spigoli?)

Rosencrantz             - Potremmo andare.

Guildenstern            - Dove?

Rosencrantz             - A cercarlo.

Guildenstern            - Qua sanno dove trovarci... se incminciamo ad andarcene in giro, ci inseguiremo per tutta la notte.

Iato.

Rosencrantz             - (sul proscenio) Veramente emozionante! (Si gira) Mi sento come uno spettatore. E’ una faccenda spaventosa. L'unica cosa che la rende sopportabile è la convinzione irrazionale che da un momento all'altro salterà fuori qualche persona interessante.

Guildenstern            - Tu vedi nessuno?

Rosencrantz             - No, E tu?

Guildenstern            - No. (Sul proscenio) Che sottile persecuzione... tenerci sulla corda senza mai darci la minima spiegazione... Non ci siamo neppure esercitati.

Rosencrantz             - Potremmo giocare a farci domande.

Guildenstern            - A che servirebbe?

Rosencrantz             - Ad esercitarci.

Guildenstern            - Affermazione! Uno a zero.

Rosencrantz             - Imbroglione!

Guildensternd          - Come?

Rosencrantz             - Non avevo ancora cominciato.

Guildenstern            - Affermazione! Due a zero.

Rosencrantz             - Conti anche questo?

Guildenstern            - Cosa?

Rosencrantz             - Conti anche questo?

Guildenstern            - Fallo. Niente ripetizioni. Tre a zero. Primo game.

Rosencrantz             - Non voglio giocare se ti comporti cos’.

Guildenstern            - A chi tocca?

Rosencrantz             - Eh?

Guildenstern            - Fallo. Niente grugniti. Zero a uno.

Rosencrantz             - A chi tocca?

Guildenstern            - Perché?

Rosencrantz             - Perché no?

Guildenstern            - A che scopo?

Rosencrantz             - Fallo. Niente sinonimi. Uno….pari.

Guildenstern            - In nome di Dio, cosa sta succedendo?

Rosencrantz             - Fallo. Niente retorica. Due a uno.

Guildenstern            - A cosa porta tutto questo?

Rosencrantz             - Non lo indovini?

Guildenstern            - Dicevi a me?

Rosencrantz             - C’è qualcun altro?

Guildenstern            - Chi?

Rosencrantz             - Come posso saperlo?

Guildenstern            - Perché lo chiedi?

Rosencrantz             - Sei serio?

Guildenstern            - Era una domanda retorica?

Rosencrantz             - No.

Guildenstern            - Negazione. Due pari. Game point.

Rosencrantz             - Che ti prende oggi?

Guildenstern            - Quando?

Rosencrantz             - Cosa?

Guildenstern            - Sei sordo?

Rosencrantz             - Sono morto?

Guildenstern            - Si o no?

Rosencrantz             - C’è una scelta?

Guildenstern            - C’è Dio?

Rosencrantz             - Fallo. Niente finti sillogismi, tre a due, un game pari.

Guildenstern            - (seriamente) Qual è il tuo nome?

Rosencrantz             - Qual è il tuo?

Guildenstern            - L’ho chiesto prima io.

Rosencrantz             - Affermazione. Uno a zero.

Guildenstern            - Qual è il tuo nome quando sei a casa?

Rosencrantz             - Qual è il tuo?

Guildenstern            - Quando sono a casa?

Rosencrantz             - È diverso a casa?

Guildenstern            - È diverso a casa?

Guildenstern            - Quale casa?

Rosencrantz             - Non ne hai una?

Guildenstern            - Perché me lo chiedi?

Rosencrantz             - Dove vuoi arrivare?

Guildenstern            - (con enfasi) qual è il tuo nome?

Rosencrantz             - Ripetizione. Due a zero. Match point per me.

Guildenstern            - (afferrandolo con violenza) chi credi di essere?

Rosencrantz             - Retorica! Game e match! (pausa) come andrà a finire?

Guildenstern            - Questa è la domanda.

Rosencrantz             - E’ tutto domande.

Guildenstern            - Credi che importi?

Rosencrantz             - A te importa?

Guildenstern            - Perché dovrebbe importare?

Rosencrantz             - Che importa perché?

Guildenstern            - (lievemente canzonatorio) non importa perché importa?

Rosencrantz             - (aggressivo) Ma che t’importa?

Pausa                       -

Guildenstern            - Non importa.

Rosencrantz             - (voce nel deserto)…. Qual è il gioco?

Guildenstern            - Quali sono le regole?

Alle loro spalle entra Amleto, che attraversa la scena leggendo un libro. Quando sta per scomparire Guildenstern si accorge di lui.

Guildenstern            - (brusco) Rosencrantz!

Guildenstern            - (fa un balzo) Che c’è?

Amleto esce. Un’espressione di trionfo illumina i loro volti. Sorridono.

Guildenstern            - Guarda un po’! che ne dici?

Rosencrantz             - Astuto!

Guildenstern            - Naturale?

Rosencrantz             - Istintivo.

Guildenstern            - Ti sei persuaso?

Rosencrantz             - Ti faccio tanto di cappello.

Guildenstern            - Qua la mano

Si stringono la mano.

Rosencrantz             - Ora ti metterò alla prova…Guildenstern…!

Guildenstern            - …. Non subito… coglimi di sorpresa.

Rosencrantz             - Giusto. (si separano. Pausa. Da parte diGuildenstern) Pronto?

Guildenstern            - (sbotta) non fare lo stupido.

Rosencrantz             - Scusa.

Pausa

Guildenstern            - (di scatto)Guildenstern!

Rosencrantz             - (sobbalza) Che c’è? (assume subito un’aria contrita.Guildenstern è disgustato)

Guildenstern            - Chiedo solo un po’ di concretezza.

Rosencrantz             - (calmo) io chiedo solo l’immortalità…

Guildenstern            - (crollando) dacci oggi la nostra quotidiano novità….

Un tempo

Rosencrantz             - Chi era quello?

Guildenstern            - Non l’hai riconosciuto?

Rosencrantz             - Lui non ha riconosciuto me.

Guildenstern            - Non ti ha visto.

Rosencrantz             - Io non ho visto lui.

Guildenstern            - Staremo a vedere. Io l’ho riconosciuto a stento, è cambiato.

Rosencrantz             - Si vedeva?

Guildenstern            - Trasformato.

Rosencrantz             - Come lo sai?

Guildenstern            - Dentro e fuori.

Rosencrantz             - Capisco.

Guildenstern            - Non è più lui.

Rosencrantz             - È cambiato

Guildenstern            - L’ho visto. (un tempo) spigolate se ci sia qualche cosa che lo affligge.

Rosencrantz             - Me?

Guildenstern            - Lui.

Rosencrantz             - Come?

Guildenstern            - Domande e risposte. I vecchi metodi sono i migliori.

Rosencrantz             - È afflitto.

Guildenstern            - Tu fai le domande, io rispondo.

Rosencrantz             - Non è più lui, capisci.

Un tempo

Rosencrantz             - Io allora chi sono?

Guildenstern            - Tu sei tu.

Rosencrantz             - E lui è te?

Guildenstern            - Niente affatto!

Rosencrantz             - Sei afflitto?

Guildenstern            - Questa è l’idea. Sei pronto?

Rosencrantz             - Torniamo un plò indietro.

Guildenstern            - Sono afflitto.

Rosencrantz             - Vedo.

Guildenstern            - Spigola per capire cosa mi affligge.

Rosencrantz             - Giusto.

Guildenstern            - Domande e risposte.

Rosencrantz             - Come dobrei iniziare?

Guildenstern            - Rivolgiti a me.

Rosencrantz             - Mio caroGuildenstern!

Guildenstern            - (con calma) ti sei dimenticato… vero?

Rosencrantz             - Mio caro Rosencrantz!

Guildenstern            - (con grande controllo) non mi pare che tu abbia capito bene. Noi stiamo tentando di simulare un’ipotesi secondo la quale io rispondo per lui, mentre tu mi fai delle domande.

Rosencrantz             - Ah. Pronto?

Guildenstern            - Sai cosa fare?

Rosencrantz             - Come?

Guildenstern            - Sei scemo?

Rosencrantz             - Prego?

Guildenstern            - Sei sordo?

Rosencrantz             - Hai parlato?

Guildenstern            - (ammonendolo) non ora….

                                 - Affermazione!

Guildenstern            - Non ora! (pausa. Si separano e si mettono a sedere) forse tornerà da questa parte.

Rosencrantz             - Pensi che dovremmo andare?

Guildenstern            - Perché?

Pausa

Rosencrantz             - (trasale. Schiocca le dita) oh! Intendi dire…. Fingi di essere lui, e io ti faccio delle domande!

Guildenstern            - (secco) molto bene.

Rosencrantz             - Mi avevi fatto confondere.

Guildenstern            - Me n’ero accorto.

Rosencrantz             - Come dovrei iniziare?

Guildenstern            - Rivolgiti a me.

Sono in piedi, faccia a faccia: in posa.

Rosencrantz             - Mio onorato signore!

Guildenstern            - Mio caro Rosencrantz!

Pausa                       -

Rosencrantz             - Dunque io devo fingere di essere te?

Guildenstern            - Nemmeno per idea. Se vuoi. Possiamo andare avanti?

Rosencrantz             - Domanda e risposta.

Guildenstern            - Giusto.

Rosencrantz             - Giusto. Mio onorato signore!

Guildenstern            - Mio caro amico!

Rosencrantz             - Come state?

Guildenstern            - Sono afflitto!

Rosencrantz             - Davvero? In che senso?

Guildenstern            - Trasformato.

Rosencrantz             - Dentro o fuori?

Guildenstern            - Dentro e fuori.

Rosencrantz             - Capisco. (pausa) fin qui poco di nuovo.

Guildenstern            - Entra nei particolari. Scava. Sonda l’ambiente, definisci la situazione.

Rosencrantz             - E così… dunque, vostro zio è il re di Danimarca?

Guildenstern            - E mio padre prima di lui.

Rosencrantz             - Suo padre prima di lui.

Guildenstern            - No, mio padre prima di lui.

Guildenstern            - Ma sicuramente.

Guildenstern            - Dovresti fare delle domande.

Guildenstern            - Fatemi capire bene. Vostro padre era re. Voi eravate il suo unico figlio. Vostro padre muore. Voi siete maggiorenne. Vostro zio diventa re.

Guildenstern            - Si.

Rosencrantz             - Non molto ortodosso.

Guildenstern            - Mi ha fatto fuori.

Rosencrantz             - Innegabile. Voi dove eravate?

Guildenstern            - In Germania.

Rosencrantz             - Usurpazione, quindi.

Guildenstern            - Si è insinuato.

Rosencrantz             - Il che mi ricorda qualcosa.

Guildenstern            - Beh, dovrebbe.

Rosencrantz             - Non voglio entrare nei fatti personali.

Guildenstern            - È di dominio pubblico.

Rosencrantz             - Il matrimonio di vostra madre.

Guildenstern            - Si è insinuato.

Un tempo

Rosencrantz             - (lugubre) il suo corpo era ancora caldo.

Guildenstern            - E anche quello di lei.

Rosencrantz             - Straordinario.

Guildenstern            - Indecente.

Rosencrantz             - Affrettato.

Guildenstern            - Sospetto.

Rosencrantz             - Fa pensare.

Guildenstern            - Non credere che non ci abbia pensato.

Rosencrantz             - E col fratello del marito.

Guildenstern            - Erano vicini.

Rosencrantz             - Lei è andata da lui….

Guildenstern            - Troppo vicini

Rosencrantz             - ….. per ricevere conforto.

Guildenstern            - Sembra messa male.

Rosencrantz             - Di male in peggio.

Guildenstern            - Incesto più adulterio.

Rosencrantz             - Arriveresti a tanto?

Guildenstern            - Mai!

Rosencrantz             - Ricapitoliamo: vostro padre, che voi amate, muore; voi siete il suo erede, tornate e trovate che prima che il suo cadavere fosse freddo il suo giovane fratelli si era già messo sul suo trono e tra le sue lenzuola, offendendo così tanto la prassi legale che quella naturale. Ora, per quale motivo esattamente vi state comportando in questo strano modo?

Guildenstern            - (non ne ho idea!) – pausa! Ma tutto questo è ben noto, è di dominio pubblico. Eppure, ci ha mandati a chaimare. E noi siamo venuti.

Rosencrantz             - (all’erta con l’orecchio teso) Ehi! Ho sentito della musica.

Guildenstern            - Siamo qui!

Rosencrantz             - …. Come un’orchestrina… mi è sembrato di sentire un’orchestrina.

Guildenstern            - Rosencrantz…

Rosencrantz             - (distratto, ancora in ascolto) Cosa?

Breve pausa.

Guildenstern            - (lievemente sarcastico)Guildenstern….

Rosencrantz             - (irritato dalla ripetizione) Cosa?

Guildenstern            - Ma non distingui affatto?

Rosencrantz             - (girandosi, scioccamente) Che?

Pausa

Guildenstern            - Va a vedere se lui è lì.

Rosencrantz             - Chi?

Guildenstern            - Lì.

Rosencrantz             - (va verso una quinta in fondo alla scena, guarda, torna, facendo formalmente rapporto) Sì.

Guildenstern            - Che sta facendo?

Rosencrantz             - (ripete il movimento precedente) parla.

Guildenstern            - Da solo? (Rosencrantz inizia a muoversi per andare a vedere.Guildenstern interviene impaziente) E’ solo?

Rosencrantz             - No.

Guildenstern            - Quindi non parla da solo, no?

Rosencrantz             - Non….solo…. sta venendo da questa parte, credo…. (furbo) Andiamo?

Guildenstern            - Perché? Ormai siamo stati designati.

Entra Amleto: cammina all’indietro e parla: lo segue Polonio in fondo alla scena. Rosencrantz e Guildenstern occupano i due angoli di proscenio e guardano verso il fondo.

Amleto                     - …Invecchiereste anche voi, come me, se poteste andare indietro come i gamberi.

Polonio                     - (a parte) Pazzia, non c’è che dire, ma non senza un metodo. (ad Amleto) non volete scendere un po’ più a terra, mio signore?

Amleto                     - Nella tomba.

Polonio                     - E’ in terra anche questa, infatti! (Amleto attraversa la scena e si dirige verso un’uscita in fondo. Polonio sussurra tra sé e sé qualcosa di indecifrabile e poi….) Mio onorato signore, prendo congedo da voi con umiltà.

Amleto                     - Voi non potreste prendermi cosa da cui mi distacchi con più piacere, fuorchè la vita, la vita, la vita.

Polonio                     - (attraversando la scena verso la ribalta) Conservatevi. (a Rosencrantz) Cercatoe lord Amleto? Eccolo lì.

Rosencrantz             - (a Polonio) Dio vi salvi, signore.

Polonio esce             -

Guildenstern            - (raggiunge Amleto in fondo alla scena) Onorato mio signore!

Rosencrantz             - Signor mio carissimo!

Amleto, in piedi nel fondo al centro della scena, si gira verso di loro.

Amleto                     - Oh, i miei ottimi amici! Come stai,Guildenstern? (Viene avanti con un braccio alzato verso Rosencrantz, mentre Guildenstern si inchina senza essere salutato. Amleto si corregge. Ancora a Rosencrantz) E tu, Rosencrantz? (ridono bonariamente rendendosi conto dell’errore. Si incontrano tutti a metà della scena. Amleto in mezzo, con un braccio sulla spalla di ciascuno di loro) Come va, ragazzi miei?

ATTO SECONDO

Amleto, Rosencrantz e Guildenstern parlano; è il seguito della scena precedente. La conversazione che si svolge in movimento, è inizialemnte indecifrabile. La prima battura intelligibile è di Amleto e costituisce la conclusione di un breve monologo (Shakespeare, Amleto, atto II, scena 2)

Amleto                     - Perdio, c’è qualcosa di ben essenziale in questo, se soltanto la filosofia lo scoprisse.

Squilli di tromba da parte degli attori.

Guildenstern            - Ecco gli attori.

Amleto                     - Signori, siete benvenuti a Elsinor. Qua la mano; (stringe loro le mani) appannaggio dei benvenuti sono le consuetudini e le cerimonie; lasciate che io con voi mi adegui a questi garbi, affinchè la mia accoglienza agli attori, al quale deve mostrarsi in bellezza, non appaia migliore di quella che faccio a voi. Benvenuti. (sta per andar via) ma il mio padre-zio e la mia zia-madre si ingannano.

Guildenstern            - In che cosa, mio amato signore?

Amleto                     - Sono pazzo soltanto fra tramontana e maestro; quando il vento spira dal sud, distinguo un iurone da un falco.

Polonio entra mentre Guildenstern si gira.

Polonio                     - Salute a voi, signori!

Amleto                     - (a Rosencrantz) Udite voim,Guildenstern (incerto versoGuildenstern) e anche tu. A ogni orecchio un ascoltatore. Quel bambolone che vedete là non è ancora fuori dalle fasce…. (conduce Rosencrantz in fondo alla scena, parlano)

Polonio                     - Ma signore! Ho notizie per voi!

Amleto                     - (lasciando Rosencrantz e scimmiottando Polonio) mio signore, ho notizie per voi. Quando roscio era attore a Roma….

Rosencrantz viene avanti per unirsi a Guildenstern.

Polonio                     - (seguendo Amleto fuori scena) gli attori sono qui, signore.

Amleto                     - Storie!

Amleto e Polonio escono. Rosencrantz e Guildenstern ponderano. Ciascuno è riluttante a parlare per primo.

Guildenstern            - Um?

Rosencrantz             - Sì?

Guildenstern            - Cosa?

Rosencrantz             - Mi era sembrato che tu….

Guildenstern            - No.

Rosencrantz             - Ah.

Pausa                       -

Guildenstern            - Credo si possa dire che abbiamo fatto qualche progresso.

Rosencrantz             - Credi?

Guildenstern            - Lo possiamo dire, credo.

Rosencrantz             - Io credo che possiamo dire che ci ha fatto fare una figura ridicola.

Guildenstern            - Abbiamo recitato secondo il copione.

Rosencrantz             - (canzonatorio) “domande e risposta. I vecchi metodi sono i migliori!” ci ha battuti su tutta la linea.

Guildenstern            - Ci ha presi in contropiede un paio di volte, forse , ma mi sembrava che avessimo guadagnato un po’ di terreno.

Rosencrantz             - (con semplicità)…. CI ha massacrati.

Guildenstern            - Avrebbe potuto spuntarla.

Rosencrantz             - (stizzito) Ventisette a tre, e dici che avrebbe potuto spuntarla?... ci ha massacrati.

Guildenstern            - E le nostre risposte evasive?

Rosencrantz             - Un capolavoro. “Siente stati convocati?”, dice lui. “Mio signore, siamo stati convocati”. Non sapevo dove andarmi a nascondere.

Guildenstern            - Ha fatto sei domande retoriche….

Rosencrantz             - Era domanda e risposta, va bene. Ha tirato fuori ventisette domande in dieci minuti e ha risposto a tre. Io aspettavo che tu scavassi. Pensavo: “Quando comincerà a scavare?”

Guildenstern            - ….. e due ripetizioni.

Rosencrantz             - In due non siamo riusciti a fare neanche una domanda decisiva.

Guildenstern            - Abbiamo individuato i suoi sintomi, no?

Rosencrantz             - Metà di quello che ha detto significava qualcos’altro, e l’altra metà non significava niente.

Guildenstern            - Ambizioni frustrate… una sorta di rancore, questa è la mia diagnosi.

Rosencrantz             - Sei domande retoriche e due ripetizioni, ne restano diciannove, a quindici delle quali abbiamo risposto. E cosa abbiamo ottenuto? Lui è depresso….! La Danimarca è una prigione e starebbe meglio in un guscio di noce; qualche discorso nebuloso sulla natura dell’ambizione, senza mai andare al sodo, e alla fine una domanda diretta che avrebbe potuto portare da qualche parte e ha portato in effetti alla illuminante asserzione che lui sadistinguere un falco da un airone.

Pausa.

Guildenstern            - Quando il vento spira da sud.

Rosencrantz             - E l’aria è tersa.

Guildenstern            - Altrimenti non sa distinguere.

Rosencrantz             - E’ in balia degli elemente. (si lecca un dito e lo tiene dritto guardando verso il pubblico) Spira da sud?

Guildenstern            - Non sembra spirare da sud. Cosa te l’aveva fatto pensare’

Rosencrantz             - Non avevo detto che lo pensavo. Per quel che ne so, potrebbe spirare da nord.

Guildenstern            - Io non lo avrei pensato.

Rosencrantz             - Beh, se vuoi essere dogmatico.

Guildenstern            - Aspetta un minuto… noi veniamo approssimativamente da sud, secondo le indicazioni della nostra approssimativa mappa.

Rosencrantz             - Capisco. Beh, da dove siamo venuti? (Guildenstern si guarda attorno, vago) approssimativamente.

Guildenstern            - (si schiarisce la voce) al mattino il sole è a levante. Penso che questo sia assodato.

Rosencrantz             - Che è mattina?

Guildenstern            - Se lo è, e il sole è per esempio lassù (indica a destra, guardando il pubblico) quello (di fronte) dovrebbe essere il nord. D’altro canto se non è mattina e il sole è incece lassù (alla sua sinistra) quello (esitante) dovrebbe comunque essere il nord. (si riprende). In altre parole, se noi veniamo da laggiù (di fronte) ed è mattina, il sole dovrebbe essere lì sopra (alla sua sinistra) e se invece è lassù (alla sua destra) ed è ancora mattina, vuol dire che siamo venuti da lì (dietro di lui) e se quello è il sud (la sua sinistra) e il sole è in realtà laggiù (di fronte) allora è pomeriggio. Comunque se nessuno di questi casi….

Rosencrantz             - Perché non esci e dai un’occhiata?

Guildenstern            - Empirismo?… non sai proporre altro? Sembri non avere idea della nostra posizione. Non troverai la risposta scritta nel cerchio di un compasso…. Te lo dico io. (pausa) inoltre, non si può mai dire quassù a nord… probabilmente fuori è buio.

Rosencrantz             - Io dico semplicemente che la posizione del sole, se è in cielo, ci potrebbe dare un’idea approssimativa dell’orario; in alternativa, l’orologio, se funziona, ci potrebbe dare un’idea approssimativa della posizione del sole. Ho dimenticato quale delle due stai cercando di stabilire.

Guildenstern            - Sto cercando di stabilire qual è la direzione del vento.

Rosencrantz             - Qui non c’è vento. Uno spiffero, magari.

Guildenstern            - In questo caso, l’origine. Se Guildensterno fino alla fonte e ci darà un’idea approssimativa della direzione dalla quale siamo venuti…. Il che potrebbe forse darci un’idea approssimativa del sud, come ulteriore riferimento.

Guildenstern            - Viene su dal pavimento. (studia il pavimento) questo non può essere il sud, vero?

Guildenstern            - Quella non è una direzione. Leccati l’alluce e mettilo un po’ al vento.

Rosencrantz             - (considera la distanza del suo piede) no, credo che me lo dovrai leccare tu.

Pausa                       -

Guildenstern            - Sono pronto a lasciar cadere la cosa.

Rosencrantz             - Oppure potrei leccare io il tuo, naturalmente.

Guildenstern            - No, grazie.

Rosencrantz             - Lo potrei anche sventolare per te.

Guildenstern            - (interrompendolo bruscamente) in nome di Dio, ma che ti prende?

Rosencrantz             - Volevo solo essere amichevole.

Guildenstern            - (pacatamente) Potrebbe entrare qualcuno. È quello che speriamo in fondo. Dopo tutto.

Buona pausa.

Rosencrantz             - Forse in questo trambusto si sono travolti l’uno con l’altro per l’eccitazione. Dagli una voce. Qualcosa di provocatorio. Che li disorienti.

Guildenstern            - Gli ingranaggi sono stati messi in moto e hanno un loro ritmo, al quale noi siamo…. Condannati. Ogni mossa è determinata dalla precedente…. L’ordine vuol dire questo. Se noi comunicamo ad agire n modo arbritrario faremo solo confusione: almeno, speriamo. Perché se ci capita, se solo ci capitasse di scoprire, o comunque di sospettare, che la nostra spontaneità è parte dei loro piani, sapremmo di essere peduti. (si siede) un cinese della dinastia T’ang – e, per definizione, un filosofo – sognò di essere una farfalla, e da quel momento egli non fu più tanto sicuro di non essere una farfalla che sogna di essere un filosofo cinese. Invidialo: la sua sicurezza era duplice.

Una buona pausa. Rosencrantz fa un balzo e grida verso il pubblico.

Rosencrantz             - Al fuoco!

Guildenstern            - (sobbalza) Dove?

Rosencrantz             - Tutto a posto. Era solo un esempio di cattivo uso del libero discorso. Per provare che esiste. (guarda il pubblico, che è di fronte, con disprezzo… guarda nelle altre direzioni, poi di nuovo di fronte). Non un movimento. Morirebbero bruciati vivi piuttosto che fare un passo. (tira fuori una delle sue monete) la lancia. La raccoglie. La guarda. La ripone)

Guildenstern            - Cosa era?

Rosencrantz             - Come?

Guildenstern            - Testa o croce?

Rosencrantz             - Oh. Non ho guardato

Guildenstern            - Sì che hai guardato.

Rosencrantz             - Ah, sì? (prende una moneta, la studia) Giusto… mi fa venire in mente qualcosa.

Guildenstern            - Qual è l’ultima cosa che ricordi?

Rosencrantz             - Non desidero ricordarla.

Guildenstern            - Quando troviamo un ponte lo attraversiamo e poi ce lo bruciano dietro le spalle, così da non lasciare alcuna prova del nostro passaggio, eccetto un ricordo dell’odore del fumo e la convinzione che una volta i nostri occhi abbiano lacrimato.

Rosencrantz gli si avvicina allegro, tenendo una moneta tra pollice e indice. La copre con l’altra mano, allontana un pugno dall’altro e li tende entrambi verso Guildenstern. Guildenstern li osserva. Indica la mano sinistra, Rosencrantz la apre per mostrare che è vuota.

Rosencrantz             - No. (ripete l’azione.Guildenstern indica di nuovo la mano sinistra. È vuota.) Doppio bluff! (ripete l’azione.Guildenstern batte su una mano, poi sull’altra, velocemente. Rosencrantz mostra inavvertitamente che tutte e due sono vuote. Rosencrantz ride mentre Guildenstern si allontana verso il fondo della scena.Rosencrantz smette di ridere, si guarda attorno ai piedi, si tocca i vestiti, è perplesso. Polonio li interrompe entrando dal fondo, seguito dagli attori e da Amleto)

Polonio                     - (entrando) Venite signori.

Amleto                     - Andate con lui. Domani si recita. (da parte dell’attore, che è l’ultimo della fila) Stammi a sentire, amico mio. Puoi mettere su L’assassino di Gonzago?

Attore                       - Sì, mio signore.

Amleto                     - Lo vorrei per domani. E se si trattasse di ficcarci dentro una dozzina di righe scritte da me per l’occasione, te la sentiresti di impararle?

Attore                       - Sì, certo.

Amleto                     - Benissimo. Segui quel signore e cerca di non sbertucciarlo troppo.

Polonio esce seguito dagli attori. Il primo attore, attraversando la scena, nota Rosencrantz e Guildenstern. Si ferma. Amleto, attraversando la scena a sua volta, lli apostrofa senza una pausa.

Amleto                     - Amici miei, vi lascio fino a stasera: siate i benvenuti a Elsinor.

Rosencrantz             - Mio buon signore!

Amleto esce.

Guildenstern            - Cosicchè avete riguadagnato il tempo perduto.

Attore                       - (freddo) non ancora, signore.

Guildenstern            - Ora attento alla lingua o ve la faremo strappare e poi faremo buttare via ciò che resta di voi, come se foste un usignolo a un banchetto nell’antica Roma.

Rosencrantz             - Mi hai proprio tolto le parole di bocca.

Guildenstern            - Non avreste più parole.

Rosencrantz             - Avreste la lingua legata.

Guildenstern            - Come un muto in un monologo.

Rosencrantz             - Come un usignolo a un banchetto nell’antica Roma.

Guildenstern            - La vostra dizione andrà in pezzi.

Rosencrantz             - Le vostre battute saranno tagliate.

Guildenstern            - Ridotte ad una pantomina.

Rosencrantz             - A pause drammatiche.

Guildenstern            - Resterete per sempre senza parole.

Rosencrantz             - Non potrete più leccarvi le labbra.

Guildenstern            - Ne assaggiare le vostre lacrime.

Rosencrantz             - O la prima colazione.

Guildenstern            - Non sentirete più la differenza.

Rosencrantz             - Non ce ne sarà alcuna.

Guildenstern            - Dovremo proprio cavarvi le parole di bocca.

Rosencrantz             - Dunque, avete fatto strada.

Guildenstern            - Dunque, avete riguadagnato terreno.

Attore                       - (coprendogli la battuta) non ancora. (amaro) ci avete abbandonati.

Guildenstern            - Ah, me ne ero dimenticato….strada facendo avete messo in scena uno spettacolo drammatico. Sì, mi spiace averlo perso.

Attore                       - (sbotta) non possiamo più guardarci in faccia! (pensa. Più padrone di sé) voi non capite quanto è umiliante… essere defraudati della sola certezza che rende la nostra vita vivibile…. La convinzione che qualcuno ci stia a guardare. (smarrito) eravamo lì, come bambini dementi che sculettano qua e là in abiti che nessuno ha mai indossato, che parlano come nessun uomo ha mai parlato, che giurano amore in parrucca e rime baciate, che si uccidono l’un l’altro con spade di legno, false dichiarazioni di fede scagliate dietro vuote promesse di vendetta….. e ogni gesto, ogni posa si dissolvevano nell’aria trasparente e deserta. Abbiamo offerto alle nuvole la nostra dignità e gli uccelli ascoltavano senza capire. (aggressivo) non vedete? Siamo attori….. siamo il contrario degli altri. (Rosencrantz e Guildenstern indietreggiano sconcertati, la sua voce si placa) Pensate, nella vostra testa, pensate ora alla cosa più intima… privata…. Segreta… che abbiate mai fatto nella certezza del riserbo più assoluto…. (dà loro e al pubblico una buona pausa. Rosencrantz assume un’espressione ambigua) Ci state pensando? (Scuote la testa e alza la voce) Beh, io ve l’ho visto fare!

Rosencrantz             - (fa un balzo, si sforza disperatamente di dissimulare) Mai! È una bugia! (Si riprende con una risatina a vuoto e si siede di nuovo)

Attore                       - Noi siamo attori…. Abbiamo rinunciato alla nostra identità in cambio della convenzione del nostro mestiere: che qualcuno ci stia a guardare. E poi, a poco a poco, non ci ha più guardato nessuno. Siamo rimasti presi in trappola e piantati in asso. Solo dopo il lungo monologo dell’assassino siamo stati in grado di guardarci intorno; eravamo lì impietriti, di profilo, i nostro occhi vi hanno cercato, prima fiduciosi, poi esitanti, infine disperati, quando ogni zolla di terra, ogni ciocco, ogni angolo visibile in ogni direzione si è rivelato deserto, e nel frattempo il re assassino si rivolgeva all’orizzonte ocn la sua tetra e inespiabile colpa…. Cauti come lucertole, cominicammo a muovere la testa, e il cadavere dell’immacolata rosalinda faceva intanto capolino tra le sue dita, e il re balbettò. Anche allora, la consuetudine e l’ostinata convinzione che il nostro pubblico ci stesse spiando da dietro il cespuglio più vicino, costringevano i nostri corpi a muoversi ancora goffamente, quando già da tempo i nostri movimenti erano vuoti di significato, finchè come carri impazziti giunti al termine della loro corsa, ci arrestammo. Nessuno si fece avanti. Nessuno ci acclamò. Il silenzio era impenetrabile, incombeva su di noi, era osceno. Ci togliemmo di dosso le corone e le spade e i vestiti dorati e ci incamminammo silenziosi sulla strada di Elsinore.

Silenzio. Quindi Guildenstern applaude da solo, con lenta, misurata ironia.

Guildenstern            - Brillante interpretazione… se questi occhi potessero piangere…. Attenzione però, la metafora è un po’ troppo forte…. Nessuna critica… solo una questione di gusto. Dunque, eccovi qui, con la vostra vendetta. È una figura retorica…. Vero? Beh, diciamo che ci siamo riabilitati, poiché certo non potete avere dubbi su chi ringraziare per la vostra recita a corte.

Attore                       - Abbiamo già le nostre entrature qui. Le abbiamo sempre avute.

Guildenstern            - Avete già recitato per lui in passato?

Attore                       - Si, signore.

Guildenstern            - Cosa rappresenterete?

Attore                       - L’assassinio di Gonzago.

Guildenstern            - Pieno di ritmo e di cadaveri.

Attore                       - Saccheggiato agli italiani.

Rosencrantz             - Di cosa parla?

Attore                       - Di un re e di una regina.

Guildenstern            - Evasione! Che altro?

Attore                       - Sangue….

Guildenstern            - ….amore e retorica.

Attore                       - Già (si avvia)

Guildenstern            - Dove andate?

Attore                       - Posso andare e venire come mi pare.

Guildenstern            - Evidentemente siete un uomo che sa come muoversi.

Attore                       - Sono già stato qui.

Guildenstern            - Noi invece non sappiamo ancora dove mettere i piedi.

Attore                       - Io mi concentrerei per non perdere la testa.

Guildenstern            - Parlate per esperienza?

Attore                       - Precedente.

Guildenstern            - Siete già stato qui.

Attore                       - E so da che parte soffia il vento.

L’espressione grave dell’attore resta immutata. Egli accenna di nuovo ad andarsene. Guildenstern lo ferma per la seconda volta.

Guildenstern            - La verità è che noi apprezziamo la vostra compagnia perché è la sola che abbiamo. Siamo stati lasciati liberi di seguire le nostre inclinazioni così a lungo….dopo un po’ si finisce con l’accettare di buon grado l’incertezza insita nel dipendere da quelle altrui.

Attore                       - L’incertezza è una condizione normale. Voi non siete affatto speciali.

Di nuovo accenna ad andarsene. Guildenstern perde la calma.

Guildenstern            - Ma per l’amor di Dio, cosa dovremmo fare?

Attore                       - Rilassatevi. Adeguatevi. Fate come gli altri. Non potete andare avanti tutta la vita interrogandovi sulla vostra situazione ad ogni cambiamento di rotta.

Guildenstern            - Ma noi non sappiamo cosa sta succedendo, né che cosa fare di noi stessi. Non sappiamo come comportarci.

Attore                       - Agite con naturalezza. Immagino sappiate almeno perché siete qui.

Guildenstern            - Sappiamo solo quello die ci dicono, ed è piuttosto poco. E per quanto ne sappiamo, non è neanche vero.

Attore                       - Per quanto ne sa chiunque, niente lo è. Bisogna credere sulla fiducia. La verità è soltanto in ciò che è accettato come vero. Può darsi che non ci sia niente dietro, ma non ha alcuna importanza. Questa è la moneta corrente della vita, fintantoché viene onorata. Agiamo sulla base di ipotesi, Qual’ è la vostra?

Rosencrantz             - Amleto non è più se stesso, ne dentro ne fuori. Dobbiamo spigolare per capire cosa lo affligge.

Guildenstern            - È... malinconico.

Attore                       - Malinconico?

 

Rosencrantz             - Pazzo.

 

Attore                       - Pazzo come?

 

Rosencrantz             - Ah. (AGuildenstern) Pazzo come?

 

Rosencrantz             - Più depresso che pazzo, forse.

 

Attore                       - Malinconico.

Guildenstern            - Lunatico.

Rosencrantz             - Ha le lune.

Attore                       - Per depressione?

Guildenstern            - Pazzia. Eppure.

Rosencrantz             - Appunto.

Guildenstern            - Per esempio.

Rosencrantz             - Parla da solo, il che potrebbe indicare che è pazzo.

Guildenstern            - Se non dicesse cose sensate, ma le dice.

Rosencrantz             - Il che suggerisce il contrario.

Attore                       - Di cosa?

Breve pausa.

Guildenstern            - Penso di aver capito. Un uomo che dice a se stesso cose sensate non è più pazzo di un uomo che dice ad altri cose insensate.

Rosencrantz             - Oppure è ugualmente pazzo.

Guildenstern            - Oppure è ugualmente pazzo.

Rosencrantz             - E lui fa entrambe le cose.

Guildenstern            - Ci Sei.

Rosencrantz             - Sano da legare.

Pausa

Attore                       - Perché?

Guildenstern            - Ah. (a Rosencrantz) perché?

Rosencrantz             - Esattamente.

Guildenstern            - Esattamente cosa?

Rosencrantz             - Esattamente perché.

Guildenstern            - Esattamente perché cosa?

Rosencrantz             - Cosa?

Guildenstern            - Perché?

Rosencrantz             - Perché cosa, esattamente?

Guildenstern            - Perché è pazzo?

Rosencrantz             - Io non lo so.

Un tempo.

Attore                       - Il vecchio pensa che sia innamorato di sua figlia.

Rosencrantz             - (sgomento) buon Dio! Qua siamo messi male.

Attore                       - No, no... lui non ha una figlia... il vecchio pensa si tratti della propria figlia.

Rosencrantz             - Il vecchio è innamorato?

Attore                       - Amleto, innamorato della figlia de! vecchio, pensa il vecchio.

Rosencrantz             - Ah! Comincia ad avere senso! Passione non corrisposta!

L'Attoresi avvia.

Guildenstern            - (fascista!) Nessuno esca da questa stanza! (Pausa. Con poca convinzione} Senza una più che valida ragione.

Attore                       - Perchè no?

Guildenstern            - Tutto questo andare e venire sta diventando decisamente troppo arbitrario... Sto perdendo rapidamente il controllo. D'ora in poi prevarrà la ragione.

Attore                       - Lo ho delle battute da imparare.

Guildenstern            - Andate!

L'Attore passa in una delle quinte.

Rosencrantz             - (gridando verso la quinta opposta con le mani a coppa) II prossimo!

Ma non arriva nessuno.

Guildenstern            - Cosa ti aspettavi?

Rosencrantz             - Qualcosa... qualcuno... niente. (Si siedono rivolti verso il pubblico) Hai fame?

Guildenstern            - No. Tu?

Rosencrantz             - (pensa) No. Ti ricordi quella moneta?

Guildenstern            - No.

Rosencrantz             - Credo di averla persa.

Guildenstern            - Quale moneta?

Rosencrantz             - Non ricordo esattamente.

Pausa.

Guildenstern            - Ah, quella moneta... bravo.

Rosencrantz             - Non riesco a ricordare come ho fatto.

Guildenstern            - Probabilmente ti viene naturale.

Rosencrantz             - Sì, è il mio pezzo forte.

Guildenstern            - Fallo di nuovo.

Pausa minima.

Rosencrantz             - Non ce lo possiamo permettere.

Guildenstern            - Sì, bisogna pensare al futuro.

Rosencrantz             - È normale.

Guildenstern            - Averlo. Dopo tutto, lo si ha sempre, in continuazione,.. ora... e ora... e ora...

Rosencrantz             - Potrebbe andare avanti per sempre. Beh, non per sempre, suppongo. (Pausa) Pensi mai a te stesso come se fossi effettivamente morto, disteso dentro una cassa con sopra un coperchio?

Guildenstern            - No.

Rosencrantz             - Neanche io, veramente. E’ stupido lasciarsi deprimere da questa idea. Intendo dire che ci si pensa come se si fosse vivi dentro una cassa, dimenticando sempre di prendere in considerazione il fatto che si è morti... la differenza sta proprio in questo...no?  Voglio dire, non sapresti mai di essere in una cassa, vero? Sarebbe proprio come dormire in una cassa. Non che mi piaccia dormire in una cassa, attenzione, non senza aria almeno... ti. sveglieresti morto, tanto per cominciare, e per ritrovarti dove? In una cassa! Questo è quello che non mi piace, francamente. Ecco perché non ci penso... (Guildenstern si agita, irrequieto, avvolgendosi nel mantello) Perché non potresti darti aiuto, no? Tappato dentro una cassa, credo che ci rimarresti per sempre. Anche tenendo conto del fatto che sei morto, non è un pensiero piacevole. Soprattutto se sei morto, in effetti... Prova a chiederti, se io ora ti chiedessi, di punto in bianco... sto per chiuderti in questa cassa, preferisci starci da vivo o da morto? Naturalmente preferiresti starci, da vivo. Vivere in una cassa è meglio che non vivere affatto. Suppongo. Avresti una possibilità, almeno. Potresti stare disteso lì a pensare... beh, almeno non sono morto! Fra un attimo qualcuno verrà a bussare sul coperchio e a dirmi di uscire. {Batte con i pugni sul pavimento) «Ehi, tu, come ti chiami! Vieni fuori!».

Guildenstern            - (lo aggredisce, fuori di sé) Non c'è bisogno di pestarlo a morte!

Pausa

Rosencrantz             - Non ci penserei, se fossi in te. Ti deprimi e basta. (Pausa) L'eternità è un pensiero terribile Intendo dite. come andrà a finire? (Pausa. Poi, tutto pimpante) Due dei primi cristiani si incontrano per caso in Paradiso «Già Saul di Tarso!», grida uno. «Che ci fai tu qui?». «Tarsus-Schmarsus», replica l'altro, “Io sono già Paolo”. (Sì alza in piedi irrequieto e agita le braccio Se ne infischiano. Noi non contiamo niente Potremmo restare zitti fino a diventare verdi in faccia, loro non verrebbero.

Guildenstern            - blu. rossi

Rosencrantz             - (Un cristiano, un musulmano e un ebreo si incontrano per caso in una carrozza chiusa. «Silverstein- grida l'ebreo, «come si chiama il tuo amico?-. «Si chiama Abdullah», risponde il musulmano, «ma non è affatto mio amico, poiché si è convertito » (Salta su di nuovo, batte il piede per terra e grida in direzione delle quinte) Va bene, sappiamo che siete lì dentro! Venite fuori, parlate! (Pausa) Non. abbiamo alcun controllo. Proprio nessuno. (Cammina su e giù) Quale sarà stato il momento in cui abbiamo capito per la prima volta cos'è la morte? Deve esserci un momento, uno solo, durante l'infanzia, in cui ci si rende conto per la prima volta che non si va avanti per sempre. Deve essere sconvolgente... un marchio impresso nella memoria. Eppure non riesco a ricordarlo. Non mi è mai venuto in mente. Cosa ne deduci? Probabilmente nasciamo con l'intuizione di essere mortali. Prima ancora di conoscerne la parola, prima ancora di sapere che esistono le parole, veniamo fuori, insanguinati e urlanti, con la consapevolezza che, per quante bussole possano esserci al mondo, la rotta è comunque una sola. e il tempo è la sola unità di misura. (Riflette, poi più disperato e incalzante) Un indù, un buddista e un domatore di leoni si incontrano per caso in un circo alla frontiera indocinese. (Sbotta) Credono di poter contare su di noi, come se gli appartenessimo! Basta, io non ci sto! In futuro faremo più attenzione. (Ruota su se 'stesso per guardare di nuovo dentro le quinte) E allora, state alla larga! Proibisco a chiunque di entrare! Non arriva nessuno. Rosencrantz respira pesantemente) Cosi va meglio...

 Immediatamente, alle sue spalle, entra un corteo, guidato da Claudio, Gertrude, Polonio e Ofelia. Passando, Claudio afferra Rosencrantzcrant per un gomito e avvia li per lì una fitta conversazione: il contesto è Shakespeare, atto II scena 1.Guildenstern è ancora rivolto verso il pubblico. mentre Claudio, Rosencrantz ecc. arrivano in fondo alla scena e si girano.

Guildenstern             - La morte seguita dall'eternità... il peggio di entrambi i mondi. È proprio un pensiero terribile. (Si volta verso il fondo, in tempo per inserirsi nella convenazione. Gertrude e Rosencrantz vengono avanti)

Guildenstern            - Come v'ha accolto?

Rosencrantz             - Da gentiluomo.

Guildenstern            - (avvicinandosi) Però facendo forza su di sé.

Rosencrantz             - (una palese bugia: lo sa e lo rivela, con un'occhiata significativa aGuildenstern) Scarso di domande, ma prontissimo a rispondere alle nostre.

Guildenstern            -  Lo tentaste con qualche distrazione?

 

Rosencrantz             - Per la via, signora, ci avvenne di lasciarci addietro alcuni attori. Gli parlammo di costoro ed egli parve ascoltarci con un certo diletto. Ora essi son qui alla corte, e credo che abbiano l'ordine di recitare stasera davanti a lui.

Polonio                     - Proprio così. Ed egli m'ha detto di pregare le Vostre Maestà di assistere allo spettacolo.

 Claudio                   - Con tutto il cuore; e mi rallegro della sua inclinazione. Dategli corda, signori, e continuate a spingerlo verso questi passatempi.

Rosencrantz             - Lo faremo senz'altro, mio signore.

Claudio                    - (avviandosi, seguito dal. corteo) Voi pure dolce Gertrude, andate. Abbiamo segretamente chiamato Amleto perché s'incontri qui con ofelia, come per un caso.

Escono Claudio e Gertrude.

Rosencrantz             - (stizzito) Mai un momento di pace! Dentro e fuori, su e giù, ci vengono addosso da tutte le parti.

Guildenstern            - Non sei mai contento tu.

Rosencrantz             - Ci colgono sempre di sorpresa. Perché non possiamo andare noi da loro?

Guildenstern            - Qual è la differenza?

Rosencrantz             - Io ci vado. (Si avvolge nel mantello.Guildenstern lo ignora. Sfiduciato, Rosencrantz si avvia verso il fondo. Guarda fuori e torna indietro rapidamente) Sta arrivando.

Guildenstern            - Che fa?

 

Rosencrantz             - Niente.

Guildenstern            - Starà pur facendo qualcosa.

Rosencrantz             - Cammina.

Guildenstern            - Sulle mani?

 

Rosencrantz             - No, sui piedi.

Guildenstern            - Nudo come un verme?

Rosencrantz             - Vestito di tutto punto.

Guildenstern            - Vende mele caramellate?

Rosencrantz             - Non mi è parso.

Guildenstern            - Potresti esserti sbagliato?

 

Rosencrantz             - Non credo.

Pausa                       -

Guildenstern            - Per quanto mi sforzi, non riesco a immaginare come faremo a intavolare una conversazione.

 

Entra Amleto dal fondo e si ferma a soppesare i pro e i contro del mettere fine alla propria vita. Rosencrantz e Guildenstern lo osservano.

Rosencrantz             - Tuttavia, suppongo si possa dire che questa è un'opportunità. Si potrebbe anche avvicinarlo... sì, mi sembra proprio un'occasione. Qualcosa sul tipo di un approccio diretto e informale... da uomo a uomo... senza giri di parole... «Insomma, di' un po', cos'è questa storia», qualcosa del genere. Sì. Sì. questa rni pare proprio un'occasione da non farsela scappare, direi... se me lo chiedessero. A caval donato non si guarda in bocca, eccetera. (Si è avvicinato ad Amleto, ma i suoi nervi cedono. Toma indietro) Ci mettono in soggezione, questo è il nostro guaio. Quando si arriva al dunque, la loro personalità ci fa soccombere. Entra Ofelia, con un libro di preghiere: processione religiosa di una sola persona.

Amleto                     -  Possa tu, Ninfa, nelle preghiere ricordare i miei peccati.

Udendo la voce di Amleto, Ofelia si è fermata. Amleto la raggiunge.

Ofelia                       - Mio buon signore, come è stato Vostro Onore in questi lunghi giorni?

Amleto                     - Vi ringrazio umilmente. Bene. bene, bene.

Il dialogo scespiriano continua, mentre i due, parlando, scompaiono dietro ima quinta.

Rosencrantz             - E come vivere in un parco pubblico!

Guildenstern            - Molto suggestivo. Si, temevo che il tuo approccio diretto informale guastasse di colpo l'atmosfera. Se posso darti un suggerimento... stai zitto e siediti. Smettila di comportarti in modo irrazionale.

Guildenstern            - (quasi in lacrime) Non ho intenzione di sopportare anche questo! (Entra una figura femminile, apparentemente la regina. Rosencrantz le va dietro: le copre gli occhi con le mani e dice con tono disperatamente frìvolo) Indovina chi è?

Attore                       - (sbucando da un angolo del proscenio) Alfredo!

Rosencrantz molla la presa e ruota su se stesso. Stava stringendo Alfredo, vestito da donna e con una parrucca bionda. (L'Attore è ancora nell'angolo del proscenio. Rosencrantz viene avanti verso di lui. L’Attore non si muove. Lui e Rosencrantzcrank sono gomito a gomito.

Rosencrantz             - Scusatemi.

L'Attore alza un piede da terra. Rosencrantz si china e poggia una mano per terra. L' Attore abbassa il piede. Rosencrantz urla e si allontana con un balzo.

Attore                       - (serio) Perdonatemi.

Guildenstern            - (a Rosencrantz) Che ha fatto?

Attore                       -  Ho messo giù il piede.

Rosencrantz             - La mia mano era per terra.

Guildenstern            -  Gli hai messo una mano sotto il piede?

 

Rosencrantz             - Lo...

Guildenstern            - A che scopo?

 

Rosencrantz             - Credevo... (AfferraGuildenstern) Non lasciarmi!!

 

Rosencrantz si lancia verso una delle uscite. Entra un attore vestito da re. Rosencrantz indietreggia, si lancia verso la quinta opposta. Entrano due attori avvolti nei mantelli. Rosencrantz ci riprova, ma. ne entra un altro, e allora rinuncia e va al centro della scena. Il primo Attore batte le mani con spirito pratico.

Attore                       - Bene! Non abbiamo molto tempo.

Guildenstern            - Che state facendo?

 

Attore                       - La prova generale. Ecco, se voi due poteste andare un po' indietro... così... bene. (Ai suoi attori) Tutti pronti? E, per carità, ricordate cosa stiamo facendo. (a Rosencrantz e Guildenstern) Usiamo sempre gli stessi costumi, più o meno, e loro di volta in volta dimenticano quali personaggi devono intentare... Togliti le dita dal naso, Alfredo. Quando le regine hanno bisogno di pulirsi il naso, lo fanno attraverso un processo cerebrale che si tramanda nel sangue da una generazione all'altra... Bene. Silenzio? Via!

Attore-RE                - Trenta volte la fiaccola apollinea...

Attore                       - (salta su con rabbia) No, no, no! Prima la pantomima, vostra stramaledetta maestà! (A Rosencrantz e Guildenstern) Sono un po' fuori esercizio, ma al momento della morte si riprendono che è una'meraviglia... tirano fuori tutta la poesia di cui sono capaci.

Guildenstern            - Che bello.

Attore                       - Niente è meno convincente di una morte poco convincente.

Guildenstern            - Lo credo.

L'Attore batte le mani.

Attore                       - Atto primo... Si comincia.

La pantomima.         - L'attore-re e l’Attore-regina si abbracciano. Ella si inginocchia in segno di devozione: egli la rialza e le mette la testa sul seno. Poi si stende. Ella, vedendolo dormire, esce.

Guildenstern            - A cosa serve la pantomima?

Attore                       - Beh, in effetti è un espediente... rende Fazione che segue più comprensibile; voi capite, siamo costretti ad un linguaggio che compensa la mancanza di stile con la mancanza di chiarezza. La pantomima continua. Entra l’avvelenatore. 'Toglie la corona al dormiente, la bacia. Ha con sé una boccetta piena di liquido. Versa il veleno nell'orecchio del dormiente e si allontana. Il dormiente è scosso da convulsioni eroiche, poi muore.

Rosencrantz             - Chi era quello?

Attore                       - Il fratello del re, zio del principe.

Guildenstern            -  Bel fratello davvero.

Attore                       - Bello zio davvero, come si vedrà in seguito.

La regina ritorna, si accorge che il re è morto e si abbandona a gesti di dolore. Riappare l’avvelenatore, seguito da altri due personaggi (i due in mantello). L'avvelenatore sembra consolarla. Il morto viene portato via. L'avvelenatore corteggia la regina, le offre dei doni. Lei dapprima riluttante, alla fine accetta il suo amore. Fine della pantomima; a questo punto si sente il lamento di una donna addolorata e compare Ofelia. gemente, immediatamente seguita da Amleto, che le gira intorno urlando, in preda aìl'isterismo. Entrambi sono al centro della scena.

Amleto                     - Va', ne ho abbastanza! M'avete fatto impazzire! (Lei cade in ginocchio, piangendo') Non ci saranno più matrimoni: (abbassa la voce per includere gli attori, che sono raggelati) quelli che si sono già sposati (si avvicina all' Attore-regina e all'avvelenatore e parla contono calmo ma tagliente) vivano pure, meno uno; (sorride loro brevemente e senza allegria e si avvia all'indietro verso l'uscita, ridando forza alla stoccata finale) gli altri stiano come sono e tu. va, (mentre si avvia. Ofelia risale la scena barcollando e lui le sussurra all'orecchio una frase rapida e scandita) chiuditi in un convento.

Esce. Ofelia cade in ginocchio in fondo alla scena, i suoi singhiozzi sono appena percettibili. Breve silenzio.

Attore-Re                 - Trenta volte la fiaccola apollinea..Entra Claudio con Polonio e va verso Ofelia e la fa rialzare. Gii attori fanno un balzo all'indietro con le teste inclinate.

Claudio                    - L'amore? Non è da quella parte che punta.E le sue, benché squinternate, non erano parole da pazzo. C'è qualcosa in lui, ch'egli sta covando con la sua malinconia, e temo forte che sia. una pericolosa covata. Ad ogni. buon conto la mia decisione è presa: lo manderò in Inghilterra...

A questo punto i tre - Claudio, Polonio e Ofelia - escono dalla scena. L' Attore si muore, battendo le mani per richiamare l’attenzione.

Attore                       - Sìgnori (Lo guardano) Non mi sembra proprio che riesca. Non ci siamo affatto. (AGuildenstern  - ) Che ne pensate?

Guildenstern   - Che ne dovrei pensare?

Attore                       - (ai suoi compagni) Non siete convincenti!

Rosencrantz             - A me non è certo sembrato amore.

Guildenstern            - Si riparte da zero.

Attore                       - Atto secondo! Ai vostri posti!

Guildenstern            - Non era finito?

Attore                       - Quella la chiamate fine?- ...con quasi tutti i personaggi ancora in piedi? Per carità, no... sul vostro cadavere. (Ride brevemente, e un attimo dopo sembra che non abbia mai riso in vita sua) In ogni opera d'arte c'è un disegno, sicuramente lo sapete, vero? Gli eventi devono tendere ad una conclusione estetica, logica e morale

Guildenstern            - E quale sarebbe in questo caso?

Attore                       - Non cambia mai... miriamo al punto in cui chiunque sia destinato a morire muore.

Guildenstern            - Destinato? 

Attore                       - Tra «giusti meriti» e «tragica ironia» ci rimangono ampie possibilità di dare libero sfogo al nostro talento particolare. Generalmente parlando, le cose si sono spinte ad un punto tale che peggio di così non potrebbero ragionevolmente andare. (Accende un sorriso)

Guildenstern            - Chi decide?

Attore                       - (spegnendo il sorriso) Decide? E’ scritto. (Si volta per andarsene.Guildenstern lo afferra e gli fa compiere una violenta giravolta. Imperturbabile) Se intendete andare tanto per il sottile, ci perderemo di casa. Mi riferisco alla tradizione orale. Per così dire. (Guildenstern lo lascia andare) Vedete, noi siamo attori tragici. Seguiamo le istruzioni... non c'è alcuna scelta. I cattivi finiscono infelicemente, i buoni disgraziatamente.Questo è il significato della tragedia. (Gridando) Ai vostri posti! (Gli attori hanno ripreso le posizioni per la continuazione della pantomima: che in questo caso rappresenta una scena d'amore tutta sesso e passione tra la regina e l'avvelenatore-re) Via! (Gli amanti cominciano.L'Attore contribuisce con un incalzante commento a beneficio di Rosencrantz e Guildenstern            - ) Dopo aver ucciso suo fratello e traviato la vedova... l'avvelenatore sale sul trono! Qui lo vediamo con la sua regina, intenti a dar sfogo alla più sfrenata passione! Lei non sa che l'uomo che tiene tra le braccia...!

Rosencrantz             - Oh, dico... insomma... veramente! Non potete fare questo!

Attore                       - Perché no?

Rosencrantz             - Beh, veramente... Insomma la gente vuole essere intrattenuta... non si aspetta una sordida e gratuita sozzura.

Attore                       - Vi sbagliate... se l'aspettano! Assassinio, seduzione, e incesto... che volete voi... barzellette?

Rosencrantz             - Io voglio una buona storia, con un inizio, uno sviluppo e una fine.             

Attore                       - (a Guildenstern) E voi?

Guildenstern            - lo preferirei che l'arte rispecchiasse la vita. se per voi è lo stesso.

Attore                       - Per me è lo stesso, signore. (Agli amanti avvinghiati) Suvvia, non indulgete troppo. (Si alzano. A Guildenstern) Tra un minuto tocca a me. Luciano, nipote del re! (Rivolge la sua attenzione agli altri attori) La prossima! (Si preparano a realizzare il quadro successivo della pantomima, in cui l' Attore       - In persona si esibisce in una frenetica angoscia coreografata e stilizzata, che prelude ad un a scena appassionata tra lui e la regina - cfr. la scena delle "Stame della regina", Amleto, atto III, scena 4 - e all'apparizione di una molto stilizzata ricostruzione della figura di Polonio pugnalato dietro un arazzo - il. re ucciso impersona adesso Polonio. L'Attore nel frattempo continua il suo commento incalzante a beneficio di Rosencrantz e Guildenstern) Luciano, nipote del re... usurpato dallo zio e sconvolto dall'incestuoso matrimonio della madre... perde la ragione… getta la corte in subbuglio e crea lo scompiglio passando dalla più amara malinconia alla più sfrenata pazzia... esitando tra il suicidio (mimato) e l'omicidio (a questo punto uccide Polonio) ...e infine affronta la madre in una scena di provocante ambiguità... (mima un abbraccio quasi edipico), la supplica di pentirsi e di ripudiare... (si alza continuando a parlare). Il re (spinge avanti l'avvelenatore-re) tormentato dal senso di colpa... ossessionato dalla paura... decide di mandare il nipote in Inghilterra... e affida l'impresa a due complici sorridenti... amici... cortigiani... a due spie... (fa una piroetta per accostare l'avvelenatore-re ai due attori ammantati; questi ultimi si inginocchiano e ricevono un rotolo di carta dal re) .. .dando loro una lettera da presentare alla corte d'Inghilterra! E così loro partono... a bordo di una nave... (le due spie si posizionano ai lati dell'Attore e tutti e tre ondeggiano lievemente all'unisono: il beccheggio di una nave; quindi l'Attore si allontana] ...e arrivano... (una spia scruta l'orizzonte riparandosi gli occhi con le mani) ...e sbarcano ...e si presentano al re inglese... (fa una giravolta) II re inglese... (con uno scambio di copricapi l'unico Attore ancora libero, che aveva inizialmente impersonato il re ucciso, diventa il re d'Inghilterra) Ma dov'è il principe? Dove? L'intreccio si infittisce... una svolta de! destino e l'astuzia hanno messo nelle loro mani una lettera che decreta la loro morte!(Le due spie porgono la lettera: il re inglese la legge e ordina la loro uccisione. Esse si alzano e si girano. Cominciano a lanciare per aria monete immaginarie. L’attore aGuildenstern) Conoscete quest'opera?

Guildenstern            -  No.

Attore                       - Una carneficina .. otto cadaveri, tutti visibili. Qui diamo il meglio di noi.

Guildenstern            - (teso si è progressivamente innervosito durante tutta la pantomina e il commento) Voi! Cosa ne sapete voi della morte?

Attore                       - E’ quello che gli attori fanno meglio. Devono sfruttare il talento di cui sono provvisti, e il loro talento è morire. Sanno morire eroicamente, comicamente, ironicamente, lentamente, improvvisamente,disgustosamente, deliziosamente, o anche da una grande altezza. Il mio talento è più generico. Io esprimo il significato del melodramma, un significato che esso in effetti non contiene; ma occasionalmente da questa materia sfugge un sottile raggio di luce che, visto dalla giusta angolazione, riesce a spaccare il guscio della mortalità.

Guildenstern            - (paura, derisione) Attori! La meccanica del melodramma dozzinale! Quella non è morte. (Più calmo) Voi gridate, vi manca il respiro, cadete inginocchio, ma a nessuno tutto questo fa venire in mente la morte... nessuno sente all'improvviso una voce che sussurra nel cranio: «un giorno morirai, (Si rad- drizza) Morite così tante volte... come potete pretendere che credano alla vostra morte?

Attore                       - Al contrario, è l'unica morte alla quale credono. Ne sono condizionati. Un tempo avevo un attore die fu condannato all'impiccagione per aver rubato una pecora (o un agnello, non ricordo) così ottenni il permesso di farlo impiccare nel bel mezzo di una tragedia... dovetti cambiare un po' la trama, ma pensavo che sarebbe stato d'effetto, capite... eppure, voi non ci crederete, ma non era convincente! Non si poteva non essere increduli... lui non faceva altro che gridare... completamente fuori dal personaggio... stava lì in piedi e gridava... Mai più. (Di buon umore, è già tornato alla pantomima: le due spie attendono di essere giustiziate dall'Attore, che tira fuori il coltello dalla cintura) II pubblico sa cosa aspettarsi e non è disposto a credere ad altro. (Alle spie) Tocca a voi!

Le spie muoiono senza troppa fretta, piuttosto abilmente. Le luci cominciano ad abbassarsi e sfumano mentre loro muoiono e Guildenstern parla.

Guildenstern            - No; no, no... avete sbagliato tutto... la morte non si può recitare. La realtà della morte non ha niente a che fare con ciò che si vede accadere... non è sangue e rantoli e barcollamenti... non è questo che fa la morte. E’ semplicemente un uomo che non riappare più, tutto qui. Ora lo vedete ora non più, questa è l'unica cosa reale: ora è qua e tra un attimo è sparito e non tornerà più... un'uscita discreta e senza preavviso, una sparizione che acquista peso gradualmente, fino a diventare greve di morte.

Le due spie giacciono immobili, appena visibili. L'Attore viene avanti e butta sui loro corpi i mantelli. Rosencrantz comincia ad applaudire, lentamente.

Buio.

Un attimo di silenzio, quindi molto rumore. Grida... «Il re si alza! »... « Interrompete la recita»... voci che invocano «Luce, luce, luce». Dopo qualche secondo toma la luce ed è l'alba. La scena è vuota, ad eccezione di due figure ammantate distese per terra più o meno nella stessa posizione che avevano le spie morte. Quando la luce aumenta, si riconoscono Rosencrantz e Guildenstern che riposano comodamente. ((Rosencrantz si solleva sui gomiti e si ripara gli occhi dalla luce mentre fissa la platea. Infine:

Rosencrantz             - Quello dunque dev'essere levante.Credo lo si possa affermare.

Guildenstern            - Io non affermo niente.

Rosencrantz             - (guardando avanti, oltre il pubblico). Mi ricorda qualcosa

Guildenstern            - Quelli aspettano di vedere cosa facciamo.

Rosencrantz             - Caro vecchio est.

Guildenstern            - Al primo movimento che facciamo arriveranno a botte da ogni lato gridando oscure istruzioni, confondendoci con osservazioni ridicole, sballottandoci qua e là da adesso fino all'ora della prima colazione e sbagliando i nostri nomi.

Rosencrantz si accinge a protestare ma ha appena aperto bocca quando:

Claudio                    - (fuori scena…. concitato) Oh, Guildenstern! Guildenstern è ancora disteso. Breve pausa.

Rosencrantz e Guildenstern   - (all'unisono, l'uno all'altro') Ti cercano.Guildenstern balza in piedi furibondo, mentre entrano Claudio e Gertrude. Appaiono piuttosto disperati.

Claudio                    - Amici miei, andate, andate tutti e due in cerca d'aiuto.Amleto nella sua pazzia ha ucciso Polonio e l'ha trascinato via dalla stanza di sua madre. Cercatelo, ammansitelo e portate il morto nella cappella. Vi prego, fate presto. Andiamo, Gertrude, riuniremo gli amici più assennati e li informeremo di ciò che vogliamo fare e di ciò che...

Sono spariti. Rosencrantz e Guildenstern rimangono immobili.

Guildenstern            - Bene...

Rosencrantz             - Già...

Guildenstern            - Bene. bene.

Rosencrantz             - Già, già. (Annuisce con finta sicurezza) Rintracciatelo. (Pausa) Eccetera.

Guildenstern            - Già.

Rosencrantz             - Bene. (Breve pausa) Questo è un passo nella direzione giusta.

Guildenstern            - Non ti piaceva, quello?

Rosencrantz             - Chi?

Guildenstern            - Dio santo, spero che per noi si versino più lacrime...!

Rosencrantz             - Insomma, è un progresso, no? Qualcosa di positivo. Rintracciatelo. (Si guarda attorno senza muovere i piedi) ( Da dove cominciamo?  (Fa un passo verso le quinte e si ferma)

Guildenstern            - Bene, questo è un passo nella direzione giusta,

Rosencrantz             -  Credi? Lui potrebbe essere ovunque.

Guildenstern            - Benissimo... tu vai da quella parte… io vado da questa.

Rosencrantz             - Giusto. (Si avviano verso due quinte opposte. Rosencrantz si ferma). No.Guildenstern si ferma) Tu vai da questa parte, io vado da quella,

Guildenstern            -  D'accordo.

Marciano l’uno verso l’altro s’incrociano. Rosencrantz si ferma.

Rosencrantz             - Aspetta un momento. (Guildenstern si ferma) Credo che ci convenga restare uniti. Potrebbe essere violento.

Guildenstern            - Ben detto. Vengo con te.

Guildenstern marcia verso Rosencrantz. Si voltano entrambi e si avviano insieme. Rosencrantz si ferma.

Rosencrantz             - No. io vengo con te.

Guildenstern            - Giusto.

Si girano e marciano insieme verso la quinta opposta. Rosencrantz si ferma. Guildenstern si ferma

Rosencrantz             - Vengo con te, per la mia strada.

Guildenstern            - D'accordo.

Si girano di nuovo e attraversano la scena. Rosencrantz si ferma.Guildenstern si ferma.

Rosencrantz             - Stavo pensando: se tutti e due ce ne andiamo, magari lui viene qui. Sarebbe proprio una stupidaggine, no?

Guildenstern            - Va bene... rimango, tu vai.

Rosencrantz             - Giusto. (Guildenstern marcia fino al centro della scena) Senti. (Guildenstern        - fa una giravolta e continua a marciare all’indietro in direzione di Rosencrantz, che si avvia verso il proscenio, Si incrociano. Rosencrantz si ferma) Stavo pensando. (Guildenstern si ferma) Dovremmo restare uniti; potrebbe essere violento.

Guildenstern            - Ben detto. (Guildenstern marcia verso Rosencrantz. Restano un momento immobili nelle loro posizioni di partenza) Bene, finalmente siamo a un punto fermo. (Pausa) Naturalmente, potrebbe non venire.

Rosencrantz             - (con tono leggero) Oh, verrà!

Guildenstern            - Dovremmo dare qualche spiegazione.

Rosencrantz             - Verrà. (Si avvia agilmente verso il fondo) Non preoccuparti ... fidati...) (Guarda fuori sgomento) Sta arrivando!

Guildenstern            - Cosa fa?

Rosencrantz             - Cammina.

Guildenstern            - Da solo? 

Rosencrantz             - No.

Guildenstern            - Chi c'è con lui?

Rosencrantz             - Il vecchio.

Guildenstern            - Cammina pure lui?

Rosencrantz             - No.

Guildenstern            - Non cammina?

Rosencrantz             - No.

Guildenstern            - Ah. Questa sì che è un'occasione. (Elettrizzato, è improvvisamente pronto all'azione) Facciamolo cadere in trappola!

Rosencrantz             - Quale trappola?

Guildenstern            - Tu stai qui! Non lasciarlo passare!Piazza Rosencrantz con le spalle contro una quinta, di fronte all'entrata di Amleto.Guildenstern si mette accanto a Rosencrantz, a qualche metro di distanza, in modo da chiudere un lato della scena e guardare il lato opposto. Amleto entra dal lato opposto, lentamente, trascinando il corpo di Polonio. Entra dal fondo, descrive un piccolo arco ed esce dalla stessa parte, qualche metro più avanti. Rosencrantz e Guildenstern lo guardano piuttosto sbalorditi. Amleto se ne va, trascinando il corpo.

Rosencrantz             - C'eravamo quasi.

Guildenstern            - C'è un limite a quello che due persone possono fare.

Rosencrantz             - (preoccupato... fa qualche passo versol'uscita di Amleto) Era morto. Era proprio morto.

Guildenstern            - Certo che era morto!

Rosencrantz             - (si gira versoGuildenstern) Stecchito.

Guildenstern            - (con rabbia) La morte è morte, no? (Rosencrantz sprofonda nel silenzio. Pausa) Forse tornerà da questa parte. (Rosencrantz si accinge a riprendere la posizione iniziale) No, no, no! ...se non impariamo dall'esperienza, cos'altro ci rimane? (Rosencrantz desiste. Pausa)

Rosencrantz             - Dagli una voce.

Guildenstern            - Credevo che tutto questo fosse ormai superato.

Rosencrantz             - (grida) Amleto!

Guildenstern            - Non essere assurdo.

Rosencrantz             - (grida) Lord Amleto! (Entra Amleto. Rosencrantz è piuttosto sgomento) Mio signore, che cosa ne avete fatto del morto?

Amleto                     - L'ho impastato nella polvere di cui è parente stretto.

Rosencrantz             - Diteci dov'è: vogliamo prenderlo e portarlo nella cappella.

Amleto                     - No, non credetelo.

Rosencrantz             - Che cosa?            

Amleto                     - Che io tenga il vostro segreto e non il mio. E poi, un figlio di re interrogato da una spugna che mai dovrebbe dire?

Rosencrantz             - Come? Mi credete una spugna?

Amleto                     - Signor sì; una spugna che si gonfia dei favori, degli onori, delle pappatele del re. In fin dei conti, siete gli uomini che gli servono di più: vi tiene in un angolo della mascella come fa la scimmia con le nocciole, vi nasconde in bocca per ingoiarvi, da ultimo Spigolate bene, quando sarà il momento sarete spremuti e voi spugne tornerete a essere secchi.

Rosencrantz             - Non vi capisco, signore.

Amleto                     - Meglio così; un discorso canagliesco dorme nell’orecchio di uno sciocco.

Rosencrantz             - Signor mio, diteci dov'è il cadavere e venite dal re con noi,

Amleto                     - Ii corpo è col re ma il re non è col corpo il re è una cosa...

Rosencrantz             - «Una cosa», dite?

Amleto                     - Una cosa da nulla. Portatemici.

Amleto si avvia risolutamente verso una quinta. I due lo accompagnano. Poco prima di raggiungere l'uscita, Amleto apparentemente vedendo Claudio avvicinarsi da fuon scena, si inchina profondamente, ossequioso. Rosencrantzcrank e Guildenstern, imitando Amleto, si inchinano a loro volta profondamente... un ossequioso inchino da cerimonia, con i mantelli svolazzanti intorno a loro. Amleto peraltro, pRosencrantzgue il movimento facendo dietro-front ed uscendo di scena dalla quinta opposta. Rosencrantz e Guildenstern ancora a capo chino, non se ne accorgono. Non entra nessuno. Rosencrantz e Guildenstern sbirciano in su e si rendono conto di essersi inchinati al nulla. Claudio entra alle loro spalle. Alle sue prime parole si raddrizzano con un balzo.

Claudio                    - Ebbene, che cos’è dunque accaduto?

Guildenstern            - Mio sovrano, dove abbia nascosto il cadavere non abbiamo potuto cavarglielo di bocca.

Claudio                    - Ma lui, dov’è?

Rosencrantz             - (dopo un attimo di esitazione) di fuori, sotto buona guardia e in attesa del piacer vostro.

Claudio                    - (allontanandosi)conducetelo qui.

Questo è un duro colpo per Rosencrantz ma solo i suoi occhi lo rivelano. Di nuovo, ha appena un attimo di esitazione. Quindi, si rivolge risolutamente a Guildenstern.

Rosencrantz             - Guildenstern! Fa entrare lord amleto (di nuovo per un attimo soltanto, Rosencrantz appare trongio,Guildenstern sembra sentirsi intrappolato e tradito. Apre la vocca e la richiude. La situazione è salva. Amleto, scortato entra in scena marciando proprio mentre claudio si allontana. Amleto e la sua scorta attraversano la scena ed escono, seguendo Claudio. Un cambiamento di luci indica che siamo all’esterno). C’è andata bene!

Guildenstern            - (non si muove, pensoso) Eppure non sembra abbastanza: aver respirato un'aria così carica di significato. È possibile che sia tutto qui? E perché proprio noi? ...chiunque altro sarebbe andato bene. E non abbiamo dato alcun contribuito.

Rosencrantz             - È stato un episodio penoso finché è durato, ma ormai con noi hanno finito.

Guildenstern            - Finito cosa?

Rosencrantz             - Non pretendo di aver capito. Francamente non mi interessa granché. Se non ce lo vogliono dire, sono affari loro. (Cammina distrattamente verso un'uscita in fondo alla scena) Per quanto mi riguarda, sono contento del fatto che è l'ultima volta che lo vediamo... (Da un occhiata fuon scena, e la sua espressione rivela che Amleto è li)

Guildenstern            - Sapevo che non era finita...

Rosencrantz             - (arrogante) Che altro c'è?

Guildenstern            - Lo accompagniamo in Inghilterra. Che sta facendo?

Rosencrantz             - (va infondo alla scena e ritorna) Parla.

Guildenstern            - Da solo?  (Rosencrantzcranh sta per avviarsi,Guildenstern lo blocca) E’ solo?

Rosencrantz             - No, è con un soldato.

Guildenstern            - Allora non parla da solo?

Rosencrantz             - Non... solo. Andiamo?

Guildenstern            - Dove?

Rosencrantz             - Ovunque.

Guildenstern            - Perchè?

Rosencrantz             - (piega la testa, in ascolto) Si ricomincia. (Angosciato) Vorrei soltanto cambiare musica!

Guildenstern            - (coda) Dacci oggi la nostra melodia quotidiana...) Entra Amleto alle loro spalle, insieme a un soldato armato: parlano. Rosencrantz e Guildenstern non si voltano a guardare.

Rosencrantz             - Ci terranno qui a ciondolare finché non moriremo. E forse anche oltre. E il tempo cambierà. (Guarda in alto) La primavera non può durare in eterno.

Amleto                     -  ... di chi sono questi soldati?

Soldato                     - Sono del re di Norvegia, signore.

Amleto                     -  E dove si recano?

Soldato                     - A combattere in Polonia.

Amleto                     -  Chi li comanda?

Soldato                     - Fortebraccio, il nipote del vecchio Norvegia.

Rosencrantz             - Sentiremo freddo. L'estate non durerà a lungo.

Guildenstern            - L'aria è autunnale.

Rosencrantz             - (esamina il terreno) Niente foglie.

Guildenstern            - Autunnale…. le foglie non c'entrano. E quel certo color bruno al limite del giorno... l'oscurità ci avvolge furtivamente, credimi... Sfumature d'oro vecchio color ruggine e mandarino inondano il limite più esteriore dei sensi... ocre profonde e lucenti, terra d'ombra bruciata, pergamene di terra inaridita dal sole... si riflettono su se stesse e attraverso se stesse, filtrando la luce. In quei momenti, per pura coincidenza, può darsi che da qualche parte magari cadano le foglie, così dicono. Ieri era azzurro, come il fumo.

Rosencrantz             - (con la testa alzata, in ascolto) L’ho sentita di nuovo.

Ascoltano... Debole suono dell'orchestrina degli attori.

Amleto                     -  Vi ringrazio umilmente, signore,

Soldato                     -  Dio sia con voi. (Esce)

Rosencrantz             - (si alza in fretta e va da Amleto) Venite dunque, signore?

Amleto                     - Sarò subito con voi, andate avanti.Amleto si volta a guardare verso il fondo. Rosencrantz torna avanti.Guildenstern guarda verso il pubblico, non si gira.

Guildenstern            - È lì?

Rosencrantz             - Sì.

Guildenstern            - Che sta facendo?

Rosencrantz             - (sbircia chetro di sé) Parla.

Guildenstern            - Da solo?

Rosencrantz             - Sì (Pausa. Rosencrantz           - si accinse ad andarsene) Ha detto che possiamo andare. Parola d'onore.

Guildenstern            - Mi piace sapere a che punto siamo.Anche se non so dove siamo, mi piace sapere a che punto siamo arrivati. Se ce ne andiamo non lo sapremo mai.

Rosencrantz             - Non sapremo mai cosa?

Guildenstern            - Se torneremo mai indietro.

Rosencrantz             -  Noi non vogliamo tornare indietro.

Guildenstern            - Può darsi benissimo che sia così, ma siamo sicuri di voler andare?

Rosencrantz             - Saremo liberi.

Guildenstern            - Non lo so. Saremmo sempre sotto lo stesso cielo.

Rosencrantz             - Siamo arrivati fin qui. (Si avvia verso l'uscita.Guildenstern lo segue) Del resto potrebbe ancora accadere qualsiasi cosa. Escono.

ATTO TERZO

Buio pesto.

Lieve rumore di mare in sottofondo. Dopo molti secondi di niente, dal buio emerge una voce....

Guildenstern            - Ci sei?

Rosencrantz             - Dove?

Guildenstern            - (con amarezza) Come inizio non c'è male... Pausa.

Rosencrantz             - Sei tu?

Guildenstern            - Sì.

Rosencrantz             - Come lo sai?

Guildenstern            - (esplode) Oh-per-l'amor-di-Dio!

Rosencrantz             - Non siamo morti allora?

Guildenstern            - Beh, siamo qui, no?

Rosencrantz             - Ci siamo? Io non vedo niente.

Guildenstern            - Puoi ancora pensare, no?

Rosencrantz             - Credo di sì.

Guildenstern            - Puoi ancora parlare.

Rosencrantz             - Cosa dovrei dire?

Guildenstern            - Lascia perdere. Puoi sentire, vero?

Rosencrantz             - Ah! C'è ancora vita in me!

Guildenstern            - Cosa senti?

Rosencrantz             - Una gamba. Sì, sembra la mia gamba.

Guildenstern            - Come la senti?

Rosencrantz             - Morta.

Guildenstern            - Morta?

Rosencrantz             - (panico) Non sento niente!

Guildenstern            - Dalle un pizzicotto! (Lancia un gridolino)

Rosencrantz             - Scusa.

Guildenstern            - Beh. questo è risolto. Pausa più lunga: il rumore aumenta un po' e diventa chiaramente identificabile, è il mare. Legni di navi, vento tra le sartie, e poi urla di marinai che gridano oscure istruzioni, inequivocabilmente nautiche, da tutte le direzioni, da lontano e da vicino. Una breve lista: Tutta a babordo! Mollate gli stragli! Giù il terzarolo, gente! Sei tu, timoniere? Ehi, sei tu?             Tutta a sinistra!Andateci piano!Tieniti sempre sottovento!Virate, ragazzi!

Forse anche frammenti di canzoni marinaresche.

Molla i! fiocco!Issate la vela di gabbia, giovani!

Fino a rendere chiaramente l'idea, e un po' oltre.

Rosencrantz             - Siamo su una nave. (Pausa) Buio, vero?

Guildenstern            - Se è notte, no.

Rosencrantz             - No, se è notte no.

Guildenstern            - Buio, se è giorno. Pausa.

Rosencrantz             - Eh sì, buio se è giorno.

Guildenstern            - Dobbiamo aver fatto rotta verso nord.

Rosencrantz             - Fuori rotta?

Guildenstern            - E la terra del sole di mezzanotte, questa.

Rosencrantz             - È la rotta. (Qualche rumore prodotto dai marinai. Qualcuno, forse Amleto, accende una lanterna in fondo. La scena si illumina in modo diseguale, abbastanza comunque perché si possano identificare Rosencrantz e Guildenstern seduti siti proscenio. Vaghe sagome di sartie, ecc. sullo sfondo) Credo si stia facendo chiaro.

Guildenstern            - Se è notre, non è chiaro.

Rosencrantz             - Qui all'estremo nord.

Guildenstern            - A meno che non siamo fuori rotta.

Rosencrantz             - (breve pausa) E’ la rotta. (Una luce migliore: lanterna? luna?... Rivela vari oggetti, fra cui tre grosse botti della misura di un uomo, ritte sul ponte, con sopra i coperchi. A una certa distanza l'una dall'altra, ma in fila in fondo alla scena la luce è ancora fioca. Rosencrantz, e Guildenstern guardano verso il pubblico) Sì, ora c'è più luce. Presto sarà notte. Qui, all'estremo nord. (Tristemente) Suppongo che dovremo addormentarci. (Sbadiglia e si stiracchia)

Guildenstern            - Stanco?

Rosencrantz             - No... non credo che riuscirei ad abituarmici: dormire tutta la notte e non vedere niente tutto il giorno... questi eschimesi devono avere una vita molto tranquilla.

Guildenstern            - Dove?

Rosencrantz             - Cosa?

Guildenstern            - Mi era parso che tu... (Si lascia andare) Ho perso ogni capacità di non credere. Dubito perfino di poter arrivare a un lieve scetticismo.

Pausa.

Rosencrantz             - (esamina l'impiantito: ci batte su) Bel pezzo di fasciame, questo.

Guildenstern            - Sì, anche a me piacciono molto le navi. Mi piace il modo in cui sono... limitate. Non ci si deve preoccupare di stabilire da che parte andare o se andare addirittura... il problema non si pone, perché si è su una nave, no? Le navi sono un po' come la zona franca quando si gioca ad acchiappare... i giocatori rimangono nelle posizioni di partenza finché non comincia la musica... Credo che passerò gran parte della mia vita sulle navi.

Rosencrantz             - Molto salutare.

Rosencrantz inspira con espressione speranzosa, e spira con espressione annoiata. Guildenstern resta in piedi e guarda oltre il pubblico.

Guildenstern            - Si è liberi su una nave. Per un po'di tempo. Relativamente.

Rosencrantz             - Com'è?

Guildenstern            - Mosso. Rosencrantz gli si avvicina. Guardano oltre il pubblico.

Rosencrantz             - Credo che mi verrà il mal di mare.

Guildenstern            - (si lecca un dito, lo tiene in alto come per fare un esperimento) Dall'altra parte, direi. (Rosencrantz va verso il fondo: idealmente, una sorta di ponte superiore collegato al ponte inferiore di proscenio da alcuni gradini. Rosencrantz si ferma vicino alla sedia di Amleto, in fondo alla scena.Guildenstern nel frattempo ha ripreso il suo discorso; parla guardando oltre il pubblico) Liberi di muoversi, di parlare, di improvvisaree quant'altro. Noi non siamo liberi. La nostra indolenza è definita da una stella fissa e il nostro andare alla deriva rappresenta semplicemente un lieve spostamento d'angolazione: possiamo cogliere il momento, rivoltarlo mentre passano i minuti, un piccolo slancio qui una ricognizione lì, ma alla fine del cerchio ci troveremo comunque di fronte al singolo, immutabile fatto... che noi, Rosencrantz e Guildenstern, latori di una lettera da un re a un altro re, stiamo portando Amleto in Inghilterra. Rosencrantz e ormai ritornato, in punta di piedi e con gran sussiego, stringendo i denti in segno di segretezza; raggiunge Guildenstern, indica furtivamente qualcosa alle proprie spalle e bisbiglia teso...

Rosencrantz             - Ehi... è li!

Guildenstern            - (senza alcuna sorpresa) Che sta facendo?

Rosencrantz             - Dorme.

Guildenstern            - Buon per lui.

Rosencrantz             - Cosa?

Guildenstern            - Lui può dormire.

Rosencrantz             - Buon per lui.

Guildenstern            - Ormai ha noi.

Rosencrantz             - Può dormire.

Guildenstern            -  Per lui è finita. Non deve pensare a niente

Rosencrantz             -  Ha noi.

Guildenstern            - E noi non abbiamo nulla. (un grido) Chiedo solo ciò che è dovuto!

Rosencrantz             - Per coloro che corrono pericolo per mare….

Guildenstern            - Dacci oggi la nostra battuta quotidiana.

Un tempo. Pausa. Si siedono. Lunga pausa.

Rosencrantz             - (dopo essersi spostato, guardandosi attorno) E ora?

Guildenstern            - Che intendi dire?

Rosencrantz             - Beh. non succede niente.

Guildenstern            - Siano su una nave.

Rosencrantz             - Lo so.

Guildenstern            - (con rabbia) E allora, cosa vorresti? (tristemente) Agiamo sulla base di informazioni frammentarie... cercando di vagliare istruzioni che ricordiamo solo a metà e che non riusciamo neanche a separare dall’istinto. (Rosencrantz infila una mano nel borsello, poi mette entrambe le braccia dietro la schiena e tende i pugni chiusiGuildenstern batte su uno dei pugni. Rosencrantz lo apre mostrando una moneta. La da aGuildenstern. Infila di nuovo una mano nel borsello. Poi entrambe le mani dietro la schiena, quindi tende i pugni chiusi.Guildenstern batte su uno dei pugni. Rosencrantz apre mostrando una moneta. La da aGuildenstern. Di nuovo. Di nuovo.Guildenstern diventa sempre più teso, e disperato all’idea di perdere, ripetono tutto di nuovo. Guzidenstern batte su una mano, cambia idea, batte sull’altra e Rosencrantz sbadatamente rivela di avere una moneta in ciascuna mano) Avevi soldi in entrambe le mani.

Rosencrantz             - (imbarazzato) Sì,

Guildenstern            - Ogni volta?

Rosencrantz             - Sì.

Guildenstern            - (arrabbiato) Che senso ha?

Rosencrantz             - (patetico) Volevo farti felice.

Un tempo.

Guildenstern            - Quanto ti ha dato?

Rosencrantz             - Chi?

Guildenstern            - Il re. Ci ha dato del denaro.

Rosencrantz             - Quanto ti ha dato?

Guildenstern            - L'ho chiesto prima io.

Rosencrantz             - Ho avuto quanto te.

Guildenstern            - Non avrebbe mai fatto discriminazioni.

Rosencrantz             - Quanto hai avuto?

Guildenstern            - Quanto te.

Rosencrantz             - Come lo sai?

Guildenstern            - Me l'hai appena detto... tu come lo sai, piuttosto?

Rosencrantz             - Non avrebbe mai fatto discriminazioni.

Guildenstern            - Neanche se avesse potuto.

Rosencrantz             - Ma non ha mai potuto.

Guildenstern            - Non avrebbe neanche potuto essere certo di non confonderci.

Rosencrantz             - Senza confonderci.

Guildenstern            - (lo aggredisce furibondo) Perché non dici qualcosa di originale? Non mi meraviglio che la faccenda sia così stagnante!

Rosencrantz             - Non riesco a pensare niente di originale. Sono solo una buona spalla. (Quasi in lacrime)

Guildenstern lo conforta, senza più alcuna asprezza.

Guildenstern            - Non piangere... è tutto a posto... su... su, penserò a tutto io.

Rosencrantz             - Ma non sappiamo come andare avanti, siamo abbandonati a noi stessi.

Guildenstern            - Stiamo andando in Inghilterra. Portiamo lì Amleto.

Rosencrantz             - Perché?

Guildenstern            - Perché? Ma dove sei stato?

Rosencrantz             - Quando? (Pausa) Non sapremo cosa fare quando saremo arrivati lì.

Guildenstern            - Lo portiamo dal re.

Rosencrantz             - Lui sarà lì?

Guildenstern            - No... il re d'Inghilterra.

Rosencrantz             - Ci aspetta?

Guildenstern            - No.

Rosencrantz             - Non saprà che ruolo abbiamo. Cosa diremo?

Guildenstern            - Abbiamo una lettera. Certo ricordi la lettera.

Rosencrantz             - Io?

Guildenstern            - E’ tutto spiegato nella lettera. Contiamo su questo.

Rosencrantz             - Tutto qui, dunque?

Guildenstern            - In che senso?

Rosencrantz             - Noi portiamo Amleto dal re inglese, consegniamo la lettera... e poi?

Guildenstern            - Forse nella lettera ci sarà qualcosa che ci manda avanti per un po'.

Rosencrantz             - E se non c'è?

Guildenstern            - Allora è finita... abbiamo chiuso. Liberi? Liberi senza via d'uscita.

Rosencrantz             - Liberi?

Guildenstern            - Liberi senza via d'uscita.

Pausa.

Rosencrantz             - Pensi che non ci sia una via d'uscita? (Pausa) Chi è il re d'Inghilterra?

Guildenstern            - Dipende da quando ci arriviamo.

Rosencrantz             - Cosa credi ci sia scritto?

Guildenstern            - Oh,, convenevoli. Espressioni di fedeltà. Richieste di favori, esazioni di debiti. Oscure promesse bilanciate da vaghe minacce. Diplomazia. Saluti alla famiglia.

Rosencrantz             - E di Amleto?

Guildenstern            - Oh, sì.

Rosencrantz             - E noi... tutto lo sfondo?

Guildenstern            - Direi di sì.

Pausa

Rosencrantz             - Dunque abbiamo un documento che spiega tutto.

Guildenstern            - Hai afferrato. (Rosencrantz fraintende. Comincia a rovistarsi le tasche, eccetera) Che ti prende?

Rosencrantz             - La lettera.

Guildenstern            - Ce l'hai tu?

Rosencrantz             - (comincia ad avere paura) Io? (Cerca freneticamente) Dove l'avrò messa?

Guildenstern            - Non puoi averla persa.

Rosencrantz             - Devo averla persa!

Guildenstern            - E’ strano... pensavo che l'avesse data a me.

Rosencrantz             - (lo guarda speranzoso) Forse te l'ha data.

Guildenstern            - Ma sembravi così sicuro di essere tua non averla.

Rosencrantz             - (con voce acuta) Ero io a non averla.

Guildenstern            - Innanzi tutto, se lui l'ha data a me non c’è proprio ragione per cui dovessi averla tu, e quindi non vedo perché agitarsi tanto se non ce l'hai.

Rosencrantz             - (pausa) Ammetto che c'è da confondersi.

Guildenstern            - Qua manca un po' di disciplina... la nave, la notte, il senso d'isolamento e d'incertezza...tutto questo riduce la concentrazione. Non dobbiamo perdere il controllo. Stiamo saldi. Ora, o tu hai perso la lettera oppure non l'avevi proprio e non potevi perderla, nel qual caso il. re non te l'ha mai data, nel qual caso l'ha data a me, nel qual caso l'avrò messa in tasca, nel qual caso (tirando fuori la lettera con calma)...sarà qui. (Si sorridono) Non dobbiamo più perdere la testa.

Rosencrantz             - Prende la lettera con delicatezza.

Rosencrantz             - Ora che l'abbiamo trovata, perché la stavamo cercando?

Guildenstern            - (riflette) Credevamo di averla persa.

Rosencrantz             - Nient'altro?

Guildenstern            - No.

Sgonfiamento

Rosencrantz             - Ora abbiamo perso la tensione.

Guildenstern            - Quale tensione?

Rosencrantz             - Qual’ è l'ultima cosa che ho detto prima che scantonassimo?

Guildenstern            - Cioè quando?

Rosencrantz             - (sconsolato) Non me lo ricordo.

Guildenstern            - (con un balzo) Che confusione! Non arriveremo da nessuna parte.

Rosencrantz             - Nemmeno in Inghilterra. Tanto non ci credo.

Guildenstern            - A cosa?

Rosencrantz             - All' Inghilterra..

Guildenstern            - Vuoi dire che è solo un complotto dei cartografi?

Rosencrantz             - Voglio dire che non ci credo! (Più pacato) Cerco di immaginare il nostro arrivo... forse un piccolo porto... delle strade... abitanti che indicano il percorso... cavalli in viaggio... cavalcare senza sosta per un giorno o per due settimane: e infine un palazzo e il re inglese. Questa sarebbe la cosa logica...Ma la mia mente resta vuota. No. Qua stiamo scivolando fuori dalla carta geografica.

Guildenstern            - Sì .. sì... (Canzonatorio) Ma tu non credi a niente finché non accade. E tutto questo sta accadendo. Non è vero? (Pausa) II tempo ci spinge alla deriva, aggrappati a dei fili di paglia. Ma che utilità può avere un mattone per un uomo che annega?

Rosencrantz             - Potremmo anche essere morti. Credi che la morte possa essere una nave?

Guildenstern            - No, no, no... La morte non... è. La morte non è. Credimi sulla parola. La morte è la negazione estrema. Non essere. Non puoi non-essere su una nave.

Rosencrantz             - Sono non-stato spesso su navi.

Guildenstern            -  No. no. no... Tu eri... ma non su una nave.

Rosencrantz             - 'vorrei essere morto. (Misura a occhio l’altezza della murata della nave) Potrei saltare giù da qui. Gli metterei il bastone tra le ruote.

Guildenstern            - Forse è quello che sperano.

Rosencrantz             - Rimarrò a bordo. Così gli metterò il bastone tra le ruote. (La futilità della cosa lo infuria)Bene! Noi non chiediamo, non dubitiamo. Eseguiamo. Ma ad un certo punto bisogna stabilire un limite e io vorrei mettere agli atti che non ho alcuna fiducia nell'Inghilterra. Grazie. (Ci riflette) E anche se fosse vera. sarà un altro pasticcio.

Guildenstern            - Non vedo perché.

Rosencrantz             - (furibondo) Quello non saprà di cosa stiamo parlando.. Che diremo?

Guildenstern            - Diremo... «Vostra Maestà siamo arrivati!».

Rosencrantz             - (regalmente) E chi siete?

Guildenstern            - Siamo Rosencrantzcranlz e Gmidenstern,

Rosencrantz             - (abbaia) Mai sentiti nominare!

Guildenstern            - Beh, in effetti non siamo nessuno...

Rosencrantz             - (regale e maligno) Qual’è il vostro ruolo?

Guildenstern            - Abbiamo ricevuto delle istruzioni...

Rosencrantz             - E’ la prima volta che lo sento...

Guildenstern            - (con rabbia) Fatemi finire... (Umile) Veniamo dalla Danimarca.

Rosencrantz             - Che volete?

Guildenstern            - Niente... siamo qui per consegnare Amleto,..

Guildenstern            - (irritato) Avrete sentito parlare di lui...

Rosencrantz             - Certo che ne ne ho sentito parlare e non ci voglio avere niente a che fare.

Guildenstern            - Ma….

Rosencrantz             - Entrate qua a passo di marcia senza nemmeno un lasciapassare, e con un mucchio di chiacchiere infondate pretendete che io accolga il primo presunto pazzo che vi salta in mente di scaricare...

Guildenstern            - Abbiamo una lettera…. Rosencrantz gliela strappa di mano e la apre

Rosencrantz             - (con tono efficiente) Vedo... vedo. bene, effettivamente sembra avallare il vostro racconto... e un preciso ordine del re di Danimarca, il quale, per molte e diverse ragioni riguardanti la salute della Danimarca e anche dell'Inghilterra, comanda che alla lettura di questa missiva io faccia tagliare senza indugio la testa ad Amleto. (Guildenstern afferra la lettera Rosencrantz, reagendo a scoppio ritardato, la riafferra. Guildenstern gliela strappa di nuovo di mano per metà. La leggono insieme e poi si separano. Pausa. Sono proprio sulla ribalta e guardano verso il pubblico) Il sole sta calando. Fra poco sarà buio.

Guildenstern            - Credi?

Rosencrantz             - Stavo solo cercando di fare conversazione. (Pausa) Siamo suoi amici.   

Guildenstern            - Come lo sai?

Rosencrantz             - Allevati con lui fin dall’infanzia.

Guildenstern            - Lo hanno detto loro.

Rosencrantz             - Sì, ma è proprio su questo che facciamo affidamento.

Guildenstern            - Beh, sì, e allo stesso tempo no. (con leggerezza) Diamo alle cose la loro giusta proporzione. Poniamo, se vuoi, che lo uccidano. Bene, è un uomo, è mortale, la morte arriva per tutti, eccetera, e di conseguenza sarebbe morto comunque, prima o poi. Oppure, se vogliamo guardare la cosa dal punto di vista sociale, è solo un uomo fra tanti, la perdita rientrerebbe nell’ambito della ragione e della convenienza. E poi ancora, cosa c’è in fondo di così terribile nella morte? Come ha detto molto filosificamente Socrate, poiché non sappiamo cos’è la morte, è illogico temerla. Potrebbe anche essere… molto piacevole. Certamente toglie il peso della vita e, per i devoti, costituisce un rifugio ed una ricompensa. Oppure, se vogliamo guardarla da un’altra angolazione…. Noi siamo solo piccoli uomini, non conosciamo tutti i particolari della questione…. La faccenda è molto intricata, eccetera sarebbe presuntuoso da parte nostra ostacolare i disegni del fato o comunque dei re. Tutto sommato, credo che faremmo bene a lasciare le cose come stanno.

Rosencrantz             - (si mette la lettera in tasca) Ma qual è il senso?

Guildenstern            - La logica non c’entra.

Rosencrantz             - Ma lui non ci ha fatto niente.

Guildenstern            - E neanche la giustizia.

Rosencrantz             - E’ terribile.

Guildenstern            - Ma poteva anche essere peggio. Cominciavo a temere che lo sarebbe stato. (E il suo sollievo si esprime in una risata)

Alle loro spalle appare Amleto. La luce è calata lievemente. Amleto va verso la lanterna.

Rosencrantz             - Insomma, questa è la situazione come la vedo io. Noi, Rosencrantz e Guildenstern allevati con lui fin dall’infanzia, svegliati da un uomo ritto sulla sella di un cavallo, siamo convocati, e ci presentiamo, e ci viene ordinato di capire cosa lo affligge e di indurlo a distrarsi, per esempio con una recita, che sfortunatamente, come si vedrà, viene interrotta tra lo scompiglio generale a causa di una qualche sfumatura al di là della nostra comprensione….. e questo, insieme ad altre cause, provoca, insieme ad altri effetti, una forte, per non dire omicida, esaltazione in Amleto e, di conseguenza, noi lo stiamo ora scortando, per il suo bene, in Inghilterra. Bene. Adesso ci siamo.

Amleto soffia sulla lanterna. Buio pesto. L’oscurità sfuma in un chiaro di luna; Amleto si avvicina a Rosencrantz e Guildenstern che dormono. Estrae la lettera, la sostituisce con un’altra e si ritira. Si fa giorno. Rosencrantz lo guarda arrivare…. Dalla platea. Alle sue spalle un ameno spettacolo. Amleto e disteso su una sedia a sdraio, avvolto in una coperta, intento a leggere un libro, magari a fumare. Rosencrantz guarda il mattino illuminarsi fino a diventare giorno pieno. Si sdraiano. Il suono soffuso di un flauto. Si siedono ad ascoltare con sproporzionato interesse.

Guildenstern            - Eccoci qua.

Rosencrantz             - Sì, ma poi?

Ascoltano la musica.

Guildenstern            - (eccitato) Dal nulla, finalmente, un suono: (mentre su una nave (riconosciuta come tale) fuori dall'azione (riconosciuta come tale) il perfetto e assoluto silenzio della pigra sferzata umida dell'acqua contro l'acqua e il rollante scricchiolio del fasciame sono infranti... e subito prende corpo l'ipotesi o la presunzione o la speranza che qualcosa stia per accadere; si sente uno zufolo. Uno dei marinai ha appoggiato le labbra contro uno zufolo e con le dita e i pollici ne regola, per così dire, i fori, e poi gli da fiato con la bocca ed esso, lo strumento, discorre, come si suoi dire, con musica eloquentissima. Una cosa del genere potrebbe cambiare il corso degli eventi. (Pausa) Va' a vedere che cos'è.

Rosencrantz             - C'è qualcuno che suona uno zufolo.

Guildenstern            - Trovalo.

Rosencrantz             - E poi?

Guildenstern            - Non lo so... chiedigli un motivetto.

Rosencrantz             - Perché?

Guildenstern            - Svelto... prima che si esaurisca lo slancio.

Rosencrantz             - Caspita!...sta succedendo qualcosa. Era proprio sfuggito alla mia attenzione! (Ascolta: fa un tentativo, si avvicina ad una delle uscite. Ascolta più attentamente: cambia direzione. Guildenstern     - lo ignora. Rosencrantz si aggira sulla scena cercando di stabilire da dove provenga la musica, finalmente senza alcun entusiasmo ne individua la fonte nel barile centrale. Non c'è dubbio. Si gira verso Guildenstern che lo ignora. Durante l'intera ricerca Rosencrantz non ha mai articolato parola. La sua faccia e le sue mani esprimono la sua incredulità. Rimane impalato a fissare il barile centrale. Si sente ancora lo zufolo. Da un calcio al barile. Lo zufolo smette di suonare. Rosencrantz fa un balzo all'indietro verso Guildenstern. Lo zufolo ricomincia a suonare. Rosencrantz si avvicina cautamente al barile. Solleva il coperchio. La musica è più forte. Sbatte giù il coperchio. La musica si attenua. Torna indietro verso Guildenstern. Ma si sente suonare un tamburo, ovattato. Rosencrantz rabbrividisce. Si gira. Osserva il barile di sinistra: il tamburo continua, a tempo con lo zufolo. Ritorna da Guildenstern. Apre la bocca per parlare. No» ci riesce. Si sente un liuto. Rosencrantz gira attorno al terzo barile. Si sentono altri strumenti. Alla fine è ovvio che dentro i tre barili, ben distribuiti, ci sono gli attori drammatici, che suonano insieme un motivo familiare che si è già sentito altre tre volte. Continuano a suonare. Rosencrantz si siede accanto a Guildenstern. Guardano fisso davanti a loro. La musica finisce. Pausa) Mi era parso di sentire un'orchestrina. (Angosciato) La plausibilità è la mia sola presunzione!

Guildenstern            - (coda) Dacci oggi un'altra occasione

Il coperchio del barile di mezzo si spalanca e ne sbuca la testa dell'attore.

Attore                       - Aha! Tutti nella stessa barca, dunque! (Esce fuori. Va a bussare sugli altri barili) Venite fuori! (Inverosimilmente, gli attori si arrampicano fuori dai barili. Con i loro strumenti, ma sema il carro. Qualche fagotto. Manca Alfredo. Il primo attore e allego. A Rosencrantz) Dove siamo?

Rosencrantz             - In viaggio.

Attore                       - Certo, non siamo ancora arrivati.

Rosencrantz             - Andiamo bene per l'Inghilterra?

Attore                       - Per me andate bene. Non credo che siano molto esigenti in Inghilterra. Al-fre-e-do! (Alfredo emerge dal barile dell'attore)

Guildenstern            - Che ci fate qui?

Attore                       - Siamo in viaggio. (Ai suoi compagni) Bene... piazzatevi sullo sfondo! (Gli attori indossano ancora i costumi della pantomima: ci sono un re con la corona, una regina, ovvero Alfredo, l'avvelenatore e due figure ammantate; escono di scena. A Guildenstem) Contento di vederci?(Pausa) Ve la siete cavata benone fino ad ora.

Guildenstern            - E voi?

Attore                       - In disgrazia. Il nostro spettacolo ha offeso il re.

Guildenstern            - Già.

Attore                       - Beh. è anche lui un secondo marito. Scarso tatto, in effetti.

Rosencrantz             - Però era un'ottima tragedia.

Attore                       - Non eravamo ancora entrati nel vivo... ci hanno interrotti proprio quando cominciava a diventare interessante. (Guarda in alto verso Amleto) E così che si viaggia..

Guildenstern            - Che ci facevate lì dentro?

Attore                       - Ci nascondevamo... (Indica i costumi) Siamo dovuti scappare così come eravamo.

Rosencrantz             - Clandestini.

Attore                       - Naturalmente... non siamo stati pagati, a causa di circostanze appena al di là del nostro controllo, e abbiamo perso tutto il denaro che avevamo scommesso a colpo sicuro... La vita è un gioco d'azzardo con pronostici spaventosi... se fosse una scommessa non l'accettereste. Sapevate che qualsiasi numero raddoppiato è pari?   

Guildenstern            - Davvero?

Attore                       - Ogni giorno impariamo qualcosa a nostre spese. Ma noi girovaghi non ci fermiamo mai. Sapete cosa succede ai vecchi attori?

Guildenstern            - Cosa?

Attore                       - Niente. Continuiamo a recitare.

Guildenstern            - Cosa?

AI'TORE                 - Sorpresi di vederci?

Guildenstern            - Sapevo che non era finita.

Attore                       - Con quasi tutti i personaggi ancora in piedi. Cosa avete capito finora?

Guildenstern            - Non sappiamo come andare avanti.

Attore                       - Gli parlate?

Rosencrantz             - È possibile.

Guildenstern            - Ma non farebbe alcuna differenza.

Rosencrantz             - Ma è possibile.

Guildenstern            - Inutile.

Rosencrantz             - È permesso.

Guildenstern            - Permesso, sì. Non abbiamo restrizioni. Non è stato fissato alcun limite, non è stata imposta alcuna inibizione. Per il momento siamo ci siamo assicurati il  nostro rilascio, ovvero d siamo andati a sbattere contro, per il momento. Spontaneità e capriccio sono all'ordine del giorno. Ci sono altre ruote che girano, ma non ci riguardano. Possiamo respirare. Rilassarci. Possiamo fare quel che ci pare e dire quel che ci pare » chiunque, senza restrizioni.

Rosencrantz             - Entro certi limiti, ovviamente.

Guildenstern            - Sicuro, entro certi limiti.

Rosencrantz             - Una sorta di obbligo ail'introspezione filosofica è la sua caratteristica più evidente, se cosi posso esprimermi. Ciò non significa che sia pazzo. E non significa che non lo sia. Molto spesso non significa proprio niente. II. che può significare, ovvero può non significare, che si tratti di una forma di pazzia.

Guildenstern            - In effetti la cosa si riduce a dei sintomi. Risposte pregnanti, allusioni mistiche, scambi di identità, il sostenere che suo padre è sua madre, roba di questo genere, minacce di suicidio, rinuncia al moto, perdita di allegria, accenni di claustrofobla, per non dire manie di prigionia; evocazioni di cammelli, camaleonti, capponi, donnole, falchi, aironi... indovinelli. giochi di parole ed evasioni; amnesia, paranoia, miopia; sogni ad occhi aperti, allucinazioni; pugnalate agli anziani, offese ai genitori, insulti alla fidanzata e apparizioni in pubblico a capo scoperto... ginocchia tremanti, sospiri da scolaretto innamorato, cose che alla sua età risultano piuttosto fuori luogo.

Rosencrantz             - E parla da solo.

Guildenstern            - E parla da solo.

Amleto viene avanti fino alla ribalta e guarda il pubblico. Gli altri osservano ma non parlano. Amleto si schiarisce la gola rumorosamente e sputa sul pubblico. Un secondo dopo si strofina la mano su un occhio e si asciuga. Torna in fondo alla scena.

Rosencrantz             - (fa un balzo) Singoli episodi! Non sono altro che episodi! Dio santo, è forse troppo aspirare ad una piccola azione prolungata?

A questa parola i pirati attaccano. Vale a dire: rumori e grida e trambusto. Tutti i presentì in scena si agitano freneticamente. Amleto sguaina la spada e corre verso la ribalta. Guildenstern, Rosencrantz e l'attore sguainano le spade e corrono verso il fondo. Collisione. Amleto torna verso il fondo. Gli altri scendono verso la ribalta. Collisione. A questo punto in fondo alla scena il panico è generale. Tutti e quattro partono alla carica e Rosencrantz, Guildenstern e l'attore gridano:

Finalmente! Alle armi! I pirati! Lassù! Laggiù! Sulla punta della mia spada! Carica!

Tutti e quattro arrivano in cima alla scena, vedono qualcosa che non li convince, barcollano e corrono a rotta di collo verso la ribalta. Amleto, che è in testa, entra con un balzo nel barile ài sinistra, l'attore si infila nel barile di destra. Kosencrantz e Guildenstern balzano in quello di mezzo. Tutti chiudono il coperchio dietro di sé. Le luci si affievoliscono fino a spegnersi, mentre continua il rumore della battaglia. Si attenua anche il rumore, e infine cessa del tutto. Si riaccendono le luci. Manca il barile centrale, quello di Rosencrantz e Guildenstem. il coperchio del barile di destra si solleva cautamente e appaiono le teste di Rosencrantz e Guildenstern. Si solleva cautamente il coperchio dell'altro barile, quello di Amleto. Appare la testa dell'attore. Ciascuno di loro intravede gli altri e riabbassa precipitosamente il proprio coperchio. Pausa. I coperchi si sollevano di nuovo con cautela.

Rosencrantz             - (mostra sollievo) Se ne sono andati.(Comincia ad arrampicarsi per venire fuori) C'è mancato poco. Non mi era mai capitato di dover pensare cosi in fretta. (Sono tutti e tre fuori dai barili. Guildenstern è guardingo e nervoso.  Rosencrantz è disorientato. L'attore è flemmatico. Si accorgono che manca un barile. Rosencrantz si guarda intorno) Dov'è...?

Attore                       - (si toglie il cappello in segno di lutto) Di nuovo soli... abbandonati da tutti.

Guildenstern            - (preoccupato) Che volete dire? Dov'è lui?

Attore                       - Andato.

Guildenstern            - Andato dove?    

Attore                       - Eh sì, è stato proprio un gran colpo di fortuna. Se è questa la parola che inseguo.

Rosencrantz             - (impassibile) Un colpo?

Attore                       - Di fortuna.

Rosencrantz             - E’ morto?

Attore                       - Chi lo sa?

Guildenstern            - (disorientato) Non tornerà?

Attore                       - Difficile.

Rosencrantz             - Allora è morto. E’ morto per quanto ci riguarda.

Attore                       - O lo siamo noi per quanto riguarda lui. (Va a sedersi per terra, di lato) Non male, vero?

Guildenstern            - (disorientato) Ma non può... noi dobbiamo... abbiamo una lettera... stiamo andando in Inghilterra con una lettera per il re...

Attore                       - Sì, questo almeno sembra assodato. Mi congratulo con voi per la mancanza di ambiguità della vostra situazione.

Guildenstern            - Ma voi non capite... contiene... noi abbiamo ricevuto delle istruzioni... tutta la faccenda non ha senso senza di lui.

Attore                       - I pirati possono capitare a chiunque. Voi consegnate la lettera. Dall'Inghilterra manderanno degli ambasciatori per dare spiegazioni...

Guildenstern            - (agitato) Proprio non capite... i pirati ci hanno incastrati... altro che capra e casa... cavoli amari... dolce casa... cavoli e... (Furibondo) Altro che salvare capra e cavoli... e tornare a casa! Questi sono cavoli amari!

Attore                       - (confortandolo) Su...

Guildenstern            - (quasi in lacrime) Senza di lui non si risolverà niente...

Attore                       - Su...!

Guildenstern            - Senza Amleto non ci lasceranno andare.

Attore                       - Suvvia!

Guildenstern            - Che dovremmo fare?

Attore                       - Questo.

Si allontana, magari si sdraia. Rosencrantz e Guildenstern - si spostano di lato.

Rosencrantz             - In salvo di nuovo.

Guildenstern            - Salvo che cosa? Rosencrantz (sospira) II sole sta calando. (Pausa) Presto sarà notte. (Pausa) Se quello è ponente. (Pausa) A meno che non siamo...

Guildenstern            - (grida) Chiudi il becco! Mi hai stufato! Pensi che fare conversazione ci aiuti? (Avvilito) Ci siamo spinti troppo lontano, e il nostro slancio ci   151 ha preso la mano; ci muoviamo pigramente verso l'eternità, senza alcuna possibilità di scampo o speranza di chiarimento.

Rosencrantz             - Sii felice... se non sei nemmeno felice cosa c’è di tanto bello nel sopravvivere? (Incoraggiante) Andrà tutto bene. Suppongo che andremo avanti e basta.

Guildenstern            - Andremo dove?

Rosencrantz             - In Inghilterra.

Guildenstern            - L’Inghilterra! Quello sì che è un vicolo cieco! lo comunque non ci ho mai creduto.

Rosenctrantz            - Dobbiamo solo fare il nostro resoconto e la cosa si chiuderà. Sicuramente.

Guildenstern            - Io non ci credo... una spiaggia, forse un porto... sbarchiamo e fermiamo qualcuno e gli diciamo: «Dov'è il re?»... E quello dice: «Oh, seguite quella strada laggiù e prendete la prima a sinistra» e... furibondo) Io non ci credo proprio!

Rosencrantz             - Non sembra molto plausibile.

Guildenstern            - E anche se ci arrivassimo faccia a faccia, che diciamo?

Rosencrantz             - Diciamo... «Siamo arrivati».

Guildenstern            - (regale) E chi siete?

Rosencrantz             - Siamo Rosencrantz e Guildenstern.

Guildenstern            - Qual è l'uno e qual è l'altro?

Rosencrantz             - Beh, io sono... tu sei…

Guildenstern            - Di che si tratta?

Rosencrantz             - Beh, stavamo portando qui Amleto….ma poi dei pirati..

Guildenstern            - Non capisco. Chi sono tutte queste persone, cosa c'entra tutto questo con me? Saltate fuori dal nulla con una storia inverosimile... Rosencrantz (con la lettera) Abbiamo una lettera... Guildenstern (l'afferra, l'apre) Una lettera... sì... è vero. È qualcosa,., una lettera... (Legge) «Poiché l'Inghiltena è fedele tributaria della Danimarca... affinchè l'amore tra loro possa fiorire come la palma, eccetera... che, presa conoscenza di quanto qui contenuto, senza alcun indugio, siano messi subito a morte i latori della presente, Rosencrantz e Guildenster». Da una seconda occhiata. Rosencrantz gli strappa di mano la lettera. Guildenstern la riprende. Rosencrantz la riafferra di nuovo per metà. La rileggono insieme e alzano gli occhi. L'attore si mette in piedi e raggiunge il suo barile, lo prende a calci e ci grida dentro.

Attore                       - Se ne sono andati! È tutto finito! inverosimilmente, gli attori emergono ad uno ad uno dal barile e formano un cerchio minaccioso intorno a Rosencrantz e Guildenstern. ancora spaventati e storditi.

Guildenstern            - (calmo) II nostro errore è stato salire su una nave. (Certo, possiamo muoverci, cambiare direzione. ma ogni nostro movimento è contenuto in an movimento più vasto che ci spinge avanti inesorabilmente. come il vento e la corrente...

Rosencrantz             - Ce l'avevano proprio giurata, vero? Fin dall'inizio. Chi avrebbe mai pensato che fossimo così importanti?

Guildenstern            - Ma perché? Chi siamo noi perché così. tanto converga sulle nostre piccole morti? (Angosciato, all'attore) Chi siamo noi?

Attore                       - Siete Rosencrantz e Guildenstern. E tanto basta.

Guildenstern            - No... non basta. Ci hanno detto così poco... per mandarci a finire così.... negandoci fino all'ultimo ogni spiegazione...

Attore                       - Nella nostra esperienza, la maggior parte delle cose si concludono con la morte.

Guildenstern            - (paura, vendetta, scorno) La vostra esperienza! Attori! (Strappa un pugnale dalla cinta dell'attore e glielo punta alla gola: l'attore indietreggia e Guildenstem avanza, parlando con più calma) Io parlo della morte... e quella voi non l'avete mai sperimentata. Ne potete metterla in scena. Morite migliata di morti casuali... e a nessuno si gela il sangue nelle vene. Perché anche nel momento in cui morite sapete che ritornerete con un cappello diverso. Invece nessuno si rialza dopo la morte... non ci sono applausi... c'è soltanto silenzio e qualche vestito di seconda mano, questa è... la morte... (E affonda la lama fino all'impugnatura. L'attore resta in piedi, con gli occhi spalancati, terribili; si preme la ferita mentre la lama viene ritirata: emette flebili suoni di pianto, cade in ginocchio, e poi stramazza al suolo. Mentre lui muore, Guildenstem, nervoso, quasi isterico, si rivolge con voce acuta agli altri attori) Se noi abbiamo un destino, anche lui lo aveva... e se questo è il nostro, allora quello era il suo... e se non ci sono spiegazioni per noi, allora non ce ne siano neanche per lui...Gli attori osservano l'attore che muore: lo osservano con un certo interesse. L'attore, alla fine, giace immobile. Un breve momento di silenzio. Poi gli attori cominciano ad applaudire con sincera ammirazione. L'attore si alza, dandosi una spazzolata.

Attore                       - (modestamente) Suvvia, signori... niente adulazioni... era solo mestiere. (Gli attori si congratulano ancora con lui. L'attore si avvicina a Guildenstem, che è rimasto inchiodato al suolo con il pugnale in mano) Che ve ne è parso? (Pausa) Vedete, è questo il genere di morte in cui credono... è questo che si aspettano. (Allunga la mano per riprendere il pugnale. Guildenstem appoggia lentamente la punta del pugnale sulla mano dell'attore e poi spinge... la lama rientra nel manico. L'attore sorride, reclama il pugnale) Per un momento avete pensato che barassi.

Rosencrantz             - (si libera dalla tensione con una fragorosa risata nervosa) Oh, ottimo! Veramente ottimo!  C'ero cascato in pieno... non c'eri cascato anche tu?...(Batte le mani) Encore! Encore!

Attore                       - (energico, braccio spalancate, un vero professionista) Morti per tutte le età e per ogni circostanza! Morti per sospensione, convulsione, tisi, incisione, esecuzione, asfissia e denutrizione! Carneficina finale, per veleno e per acciaio! Morti duplici in duello! Spettacolo! (Una rappresentazione della scena del duello che conclude /'Amleto: l'attore, nei panni di Amleto, si batte contro uno dei suoi compagni, nei panni di Laerte, e ciascuno dei due resta mortalmente ferito da una lama avvelenata. Nel frattempo Alfredo, prima che il re possa fermarlo, beve da una coppa avvelenata e muore. L'attore uccide il re. Laerte muore. Muore anche l'attore, dopo aver completato il suo discorso, l.a scena è accuratamente miniata, senza l'ausilio di armi ne coppa. E le luci sfumano sulle morti che vengono rappresentate nel fondo. L'attore, morendo tra i morenti, tragicamente) E così tutto ciò ha una fine... è solo una banalità: la luce svanisce con la vita e nell'inverno dei vostri anni il buio giunge troppo presto.

Guildenstern            - (stanco, esaurito, ma ancora con una punta di impazienza; durante la pantomima) No... no... non per noi, non così. Morire non è romantico, e la morte non è un gioco che dura poco. La morte non è niente... la morte non è... È l'assenza di presenza, nient'altro... il tempo infinito del non ritorno... un buco invisibile, e quando il vento ci soffia dentro non fa rumore...

In fondo alla scena la luce si è spenta. Sono visibili soltanto Guildenstern e Rosencrantz; l'applauso di Guildenstern sfuma nel silenzio. Breve pausa.

Rosencrantz             - E’ questo, dunque, non è vero?(Nessuna risposta. Guarda davanti a sé) Il sole sta calando.O la terra sta salendo, secondo una teoria molto in voga. (Breve pausa) Non che cambi qualcosa. (Pausa) Ma cos'è stato? Quando è cominciato tutto? (Pausa. Nessuna risposta) Non potremmo semplicemente rimanere dove siamo? Insomma. nessuno verrà a prenderci con la forza... Dovranno solo aspettare. Siamo ancora giovani... sani... abbiamo anni... (Pausa. Nessuna risposta. Un grido) Non abbiamo fatto niente di male! Non abbiamo mai torto un capello a nessuno. Non è vero?

Guildenstern            - Non ricordo.

Rosencrantz             - (si fa coraggio) Va bene così, allora. Non m'importa. In fondo ne ho abbastanza. A dirti la verità, mi sento sollevato.

Rosencrantz sparisce. Guildenstern non se ne accorge.

Guildenstern            - I nostri nomi gridati in una certa alba... un'ambasciata... un ordine... Dev'esserci stato un momento, all'inizio, in cui avremmo potuto dire... di no. Ma ci è sfuggito, chissà come. (Si guarda intorno e scopre di essere solo) Rosen...?Guil...?(Si riprende) Beh, sapremo regolarci meglio la prossima volta. Ora mi vedete, ora... (e sparisce)

 Immediatamente la scena si illumina e sul fondo appare il quadro di corte con cadaveri che chiude l’Amleto. Cioè: il re, la regina, Laerte e Amleto, tutti morti. Orazio sorregge Amleto. C'è Fortebraccio. E ci sono due ambasciatori venuti dall'Inghilterra.

Ambasciatore           - Tetro spettacolo! Troppo tardi giungono i nostri rapporti dall'Inghilterra e insensibili sono gli orecchi che avrebbero dovuto ascoltare come fu adempiuto l'ordine e come Rosencrantz e Guildenstern     - siano stati messi a morte. Chi ci ringrazierà ora?

ORAZIO Non la sua bocca, se anche essa potesse farlo. Egli non dette mai quell'ordine, Ma poiché voi dalle guerre polacche e voi ambasciatori dall'Inghilterra sopravvenite al momento di questo eccidio, disponete che questi corpi siano esposti alla vista su un letto funebre e fate ch'io informi il mondo ignaro di quanto è avvenuto. Così udrete di azioni carnali, sanguinose e contro natura, di giudizi accidentali, di eccidi fortuiti, di morti provocate per necessità, con astuzia, e, in quest'epilogo, di propositi capovolti, ricaduti sulla testa di chi li macchinava. Posso raccontare tutto con verità.

Ma durante l'ultima battuta le luci si smorzano e la musica prende il sopravvento.

FINE