Rosetta stira e ammira

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Pupetta stira e ammira

Rosetta stira e ammira

Adattamento in italiano della commedia

Pupetta stira e ammira

commedia in due atti

di

Domenico e Massimo Canzano

tel 0815741308---07211790243

e_mail officinaoro@gmail.com

            mecocan@tiscali.it

n° siae  152925

personaggi

Gennaro Sepe

Rosetta                             moglie di Gennaro

Filomena                           sorella di Rosetta

Vittorio                             fratello di Gennaro

Calogero Tarallo                 cliente

s.ra De Carlis                    cliente

s.ra Cecere                        cliente

don Raffaele Cecere           marito della s.ra Cecere

Ciro                                  barista

Commissario

1° polizziotto

2° polizziotto

primo atto

            La vicenda si svolge a Napoli e racconta una giornata particolare della famiglia Sepe, titolare della lavanderia “Rosetta stira e ammira”, dal nome della proprietaria. la data è il 30 giugno del 1984, il giorno in cui la società calcio Napoli acquistò il mitico giocatore Maradona.

Gennaro Sepe grandissimo tifoso del Napoli non può che vivere questa giornata con grande trepidazione, dimenticando e prestando poca attenzione e poco peso a tutto ciò che gli accade intorno, fino all’inverosimile.

scena: l’abitazione dei Sepe è stata trasformata in una lavanderia, al centro della scena, di fronte al pubblico, dovrà esserci, magari rientrante verso la scena, una porta che da in un bagnetto, dove c’è a vista la tazza e lo scarico in alto. alla destra del pubblico nell’angolo, l’ingresso ai clienti della lavanderia, è necessario che si legga al contrario il nome della lavanderia “Rosetta stira e ammira”. sempre sulla destra un bancone per la consegna e il ritiro degli indumenti, alla sinistra e a destra del bagnetto degli assi con appesi gli abiti lavati e da consegnare. alla destra del pubblico una porta che da  verso altri ambienti, incluso quello con la lavatrice. in scena ci saranno anche due assi da stiro con relativi  ferri da stiro a vista.

scena 1°:Rosetta, Filomena e poi Gennaro

Filomena/ :(affaticata per il peso della cesta  ed in evidente stato di scocciatura) Mamma mia, come pesa questa cesta (a Rosetta) ma sono tutte camice?

Rosetta/: (risponde in automatico con cadenza scocciata) Si sono tutte camice

Filomena/:(a mo di interrogatorio) E si devono lavare tutte quante oggi?

Rosetta/: (come sopra) Si, servono tutte per domani

Filomena/ :(come sopra) Sia le bianche che le colorate?

Rosetta/: Si, pure le colorate

Filomena/: (incalzando) E si devono pure stirare?

Rosetta/: (esplodendo con sarcasmo) Noooo… ce le diamo così come sono, …tutte stropicciate basta, che non ce la faccio più a sentire i tuoi lamenti stamattina

Filomena/: Io non mi sto lamentando, ma tu hai visto quante ne sono

Rosetta/: No Filomena non le ho contate… e poi, pure se sapessi il numero esatto che cambia? (cambiando tono) sempre noi le dobbiamo lavare e stirare

Filomena/: Appunto

Rosetta/: No, appunto lo dico io, visto che ringraziando a Dio questo lavoro (mostrando il locale) lo facciamo per mestiere. Ma poi di che ti lamenti, non lo sai che se la gente non ci portasse i panni (puntualizzando) io… non avrei la lavanderia e tu non staresti qui con noi, bensì a casa di qualcuno a stirare a mezzo servizio …perché Filome’ sorella mia, precisiamo bene… tu solo quello sai fare

Filomena/: Sicuro!… guarda che io ho delle doti nascoste, che ti credi

Rosetta/: E guarda bene dove le hai nascoste, che io non sono mai stata capace di vederle

Filomena/: Rosetta vedi di finirla, perché io mi scordo che sei mia sorella, (mostrandogli il ferro da stiro) vengo li…. e ti stiro le orecchie (esegue il gesto di stirare)

Rosetta/: (gesticolando con la mano per compiacere la sorella) Una principessa ..vedo che il soggiorno a Vienna ti ha fatto bene è stato d’aiuto… (sarcastica) a quando il ballo delle debuttanti?… (riprendendosi). Mamma mia come stai diventando… acida e lamentosa… e quando lo trovi un uomo che ti sposa?

Filomena/: (come offesa) E chi si vuole sposare… Lo devo trovare come dico io (mostrando a gesti goffamente ma senza far capire niente) cosa credi… deve essere… un poco così e un poco colì… (con fermezza).se no, chi si sposa

Rosetta/: Ma di questo non ti devi proprio preoccupare, un cecato, sordo, muto e mezzo scemo… mica si trova tutti i giorni (imitando poi la sorella) …un poco così e un poco colì… Filomè… tu devi vedere chi si offre volontario… e quella ha la puzza sotto al naso… (le due sistemano i panni delle ceste che hanno vicino agli assi da stiro, e si apprestano a stirare) (annusando l’aria si accorge di uno strano odore guarda la sorella e dopo un attimo di pausa) A proposito di puzza.. ma ti sei lavata stamattina?

Filomena/: E come, ora non mi lavavo

Rosetta/: (inquisitoria) Vuoi dire che non sei tu… e da dove viene questa puzza?

Filomena/: (come se sapesse la risposta) Guarda che chi lo dice per prima quello è stato!

Rosetta/: (offesa) Se ero stata io mi andavo ricoverare subito! Questa è puzza di cavolfiore marcio

Filomena/: Hai ragione.. (tappandosi il naso) mi viene da vomitare... Ma da dove viene questa puzza? (Rosetta si guarda intorno poi indica una porta del gabinetto che hanno alle spalle)

Rosetta/: Ho capito!… viene di là (a questo punto si avvicina alla porta del gabinetto e l’aprirà, la sorpresa è che dentro seduto sulla tazza c’è Gennaro, in primo piano, inizialmente si vedono solo le gambe con i calzoni abbassati, perché è intento a leggere la gazzetta dello sport. Gennaro abbasserà il giornale, così da essere visto da tutto il pubblico) con stupore ma che stai facendo?

Gennaro/: (ironicamente e con calma apparente) Ma come che sto facendo (mostrando il pubblico davanti a se) non vedi che sto’ vedendo una bella commedia… ci sta pure il pubblico (poi esplodendo) chiudi, non vedi che sto facendo!

Rosetta/: (sbattendogli la porta in faccia e ironica) Non lo vedo... ma ti assicuro che si sente!

Gennaro/: (offeso) Ma che si sente, se io odoro di rose

Filomena/: (di risposta) E forse queste rose le hai innaffiate con la creolina (Rosetta prende una bomboletta di deodorante e comincia a spruzzarla per il locale)

Rosetta/: Guardate se è cosa, ha ammorbato tutta la lavanderia, mi sembra di stare in una fogna (riflettendoci e poi perentoria) la stessa puzza! (cosi dicendo si avvicina alla porta del bagno, fa per prendere coraggio, poi ne apre uno spiraglio inserisce dentro il braccio con la bomboletta ed inizia a spruzzare anche sul marito)  vediamo se questo fa effetto

Gennaro/: (incazzato) Ma ti stai ferma con questa roba, in bocca me la stai facendo andare (le due sorelle riprendono a stirare, la quiete prima della tempesta, quasi preannunciando ciò che sta per avvenire. improvvisamente si spalanca la porta del bagno, dovrebbe esserci ,possibilmente, un effetto scenico, fumo tipo nebbia, quasi Gennaro non si vede, poi una volta che il fumo si diraderà, Gennaro entra in scena, quasi come uno zombi. guarda in cagnesco le due donne, ha una mano sulla fibbia della cintura e l’altra sull’estremità della cintura, che tirerà improvvisamente come una sciabola (facendo saltare le due donne dallo spavento), per poi infilare l’estremità nella fibbia, sistemandosi i pantaloni. a questo punto, rivolgendosi prima alla moglie) Ma tu sei diventata pazza. Mi hai addormentato tutta la faccia con quello spray

Rosetta/: Ti sta bene, così la finisci di puzzare!

Filomena/: Ha ragione, una cosa da voltare lo stomaco

Gennaro/: (alla cognata) Timorodor (è uno sfottò), ma fammi capire una cosa, ma tu quando vai al bagno che fai lo Chanel n.5?

Filomena/: (sempre con la risposta pronta) E tu ti vuoi paragonare a me? Gennà vedi che se io puzzassi così, mi sarei fatta visitare da un buon medico. Ascoltami, chiama il comune e vedi se ti mandano un auto spurgo che si saranno intasate le fogne. (gesticolando con le mani sulla sua pancia)

Gennaro/:(con sfida) E ti vuoi mettere a confronto con me, tu quanto vai al bagno ci ammorbi di “Filippo” “Sofia”, e di “Procopio”

Filomena/: E chi sono queste persone? (offesa) Io in bagno non vado con nessuno, sto da sola, chi lo conosce a questo “Filippo”, a questa “Sofia”

Gennaro/: Li conosci, li conosci, Filome’, hai talmente una varietà di puzze che gli ho persino dato un nome per riconoscerle. (spiega) c’è la “pppprrrrro-co-ppppio” (mostrandola alzando le mani al cielo e facendole volteggiare) che è roboante, ma è quella che preoccupa di meno, (minimizzando) fa solo rumore e non è pericolosa. Poi viene la “fffffffffffiliiiiiiippò” (mostrandola come una bombetta a miccia lunga che esplode piegando le braccia a gomito) e di quella ci dobbiamo stare attenti. E’ vero che non la senti fino a quando non esplode, ma se hai la fortuna di sentirla e te ne scappi in tempo sei salvo. (poi si fa’ serio nel racconto) Ma quella che non si può fare niente e la “soffffffffffffffiiiiiiiiaaaaaaaa” (la mostra come una cosa effimera) Filome’ è subdola come te, non ha rumore, ma se ti entra nel naso arriva direttamente allo stomaco e ti fa dimenticare come ti chiami. (concludendo) ci siamo spiegati!

Filomena/: (lo guarda con superficialità) Rosetta ma tu hai capito? Abbiamo Piero Angela, me lero persa la puntata speciale a sulle scoregge

Gennaro/: (offeso) Prenditi poca confidenza che ti licenzio!

Rosetta/: (intromettendosi) Gennaro finiscila, con queste stronzate, mia sorella ha ragione. Quante volte ti ho detto che tu durante l’orario di lavoro non ci devi andare in bagno

Gennaro/: (offeso) E chi ci va’, lo sai che io sono un orologio svizzero. Tutte le mattine alle sette. Ma questa volta la colpa è tua.

Rosetta/: La colpa è mia? E ti pareva. (a mo di sfottò) Che è, non ho messo l’olio negli ingranaggi?

Gennaro/: Al contrario ne hai messo troppo

Rosetta/: Ma che stai dicendo, che non ti capisco

Gennaro/: Ieri avevo mal di pancia e ti avevo chiesto un astringente per il bagno, (inquisitorio) tu che mi hai dato?

Rosetta/: Hai visto che non ti fai capire quando parli, io avevo capito che volevi un aiuto urgente per il bagno, ed io ti ho dato...

Gennaro/:(interrompendola con terrore per quello che la moglie sta per dire) Che mi hai dato?

Rosetta/: Un lassativo, che ti dovevo dare! (alla sorella) Giusto?

Filomena/: (con il sorriso sotto i baffi) Ah, è una cosa santa, Gennaro quella scioglie tutto

Gennaro/: (alla moglie) E difatti ha sciolto tutto! Io già stavo inguaiato e tu mi vai a dare la purga?

Rosetta/: (con superficialità) Va bene, che fa, sempre medicina per la pancia è!

Gennaro/: Ma io ho il terremoto nella pancia (massaggiandosi la pancia). Ma come, proprio oggi che è una data così importante per tutti noi (perentorio e indicando una radio). io devo stare lì, devo ascoltare le ultime notizie su Maradona. (rimproverando la moglie). Rosé, io devo sentire se il Napoli si è comprato a Maradona, invece per colpa tua ogni tre minuti devo correre al cesso

Rosetta/: Ma tu che vuoi da me. Comunque adesso ho da fare, devo andare di la a controllare il programma delle lavatrici, e poi non mi voglio arrabbiare, anzi, altro che Maradona, oggi dobbiamo stare allegri, perché sono dieci anni che abbiamo aperto l’attività e dobbiamo festeggiare. (cosi dicendo esce di scena entrando nella stanza laterale)

scena 2°: Filomena ,Gennaro, e poi Calogero Tarallo

Gennaro/: (sempre arrabbiato per il lassativo e massaggiandosi la pancia che gli duole, cerca una scusa per litigare con la cognata che continua a stirare camice. ne prende alcune stirate) E queste sono camicie stirate? Non vedi che il collo non è inamidato bene?

Filomena/: (come se non la toccasse ciò che dice Gennaro) Non ti piacciono come sono stirate, e non fa niente, vuol dire che la prossima volta le stiri tu

Gennaro/: Donna, fai poco la spiritosa, tu le camice le devi stirare come si deve, altrimenti i clienti si lamentano. (sarcastico) e io sono costretto a licenziarti

Filomena/: (a tono) Ti piacerebbe

Gennaro/: Certo che mi piacerebbe, accenderei pure un lumino a San Gennaro

Filomena/: E non t’illudere che io questa soddisfazione non te la do, anzi, invece di parlare e farmi perdere tempo aiutami

Gennaro/: Ma che aiuto e aiuto, (pieno di se) qui io sono il padrone lo sai?

Filomena/: (sfrontata) No! Non lo so

Gennaro/: E ora ti sto informando

Filomena/: (a tono) E ora ti stai sbagliando. (mostrando con il dito il locale) questa lavanderia è di mia sorella (sottolineando) mia sorella, che ha messo i capitali ed il locale, perciò sei anche tu ospite, ci siamo spiegati, tu qua non fai mai niente

Gennaro/: ah… ospite, locale e capitale, basta, è meglio che la finiamo con questa storia, altrimenti stamattina finisce male. (con tono autoritario) E’ venuto Vittorio?

Filomena/:  Quello sfaticato di tuo fratello? No! Non è venuto ancora

Gennaro/: Filomena, hai finito con me e ora attacchi mio fratello?

Filomena/: (alludendo alla poca voglia di lavorare) Sarà un’epidemia familiare

Gennaro/: Filomè tu quando parli di Vittorio ti devi sciacquare la bocca hai capito, (riprendendosi) ma io lo so perché parli così, perché sei gelosa.

Filomena/: Gelosa… gelosa di che?

Gennaro/: Gelosa eh! Ti piacerebbe sposarti a mio fratello? Ma ti sei resa conto che Vittorio non ti pensa proprio. Cosa credi che non lo vedo che quando lo guardi ti brillano gli occhi?

Filomena/: (impacciata come se fosse stata scoperta e mostrando il ferro da stiro) Ma che stai dicendo, quelli gli occhi mi lacrimano perché c’è il vapore acqueo (Gennaro nel frattempo gira per il locale )

Gennaro/: (ironizzando per l’ignoranza) Si vabè, qui, quo e qua. (ad un certo punto entra CalogeroTarallo, un tipo molto timido e imbranato, follemente innamorato di Filomena. cammina con la pancia in fuori ed il petto in dentro con le spalle un pò curve ed ha i capelli sempre unti, da qui il soprannome che Gennaro gli a messo “‘o Tarallo ca’ nzogna” (Tarallo con la sugna))

Calogero/: (Calogero ha con se una busta con dentro un vestito, sempre lo stesso da due anni e usa questa come scusa per vedere Filomena di cui è innamorato ma non corrisposto. si ferma sulla soglia del locale con uno sguardo languido ed emette un sospiro) Eeeehh!

Gennaro/: Ah, qua c’è pure il tarallo con la sugna

Calogero/: Calogero Tarallo, a servirvi

Filomena/: (in evidente stato di fastidio) E che bella giornata è iniziata stamattina, ci mancava solo questo (al cliente appena entrato) mi stavo preoccupando, come mai avete fatto più tardi stamattina? Avanti, tirate fuori il vestito e facciamo presto

Calogero/: (colpito al cuore) Perché, perché mi ferite sempre cosi, non vi fa’ piacere che io venga qui nel vostro negozio (sottolineando) di tanto in tanto a servirmi dei vostri servigi?

Filomena/: Di tanto in tanto? (a Gennaro) Quello sta sempre qua. (precisando) Un giorno consegna e un giorno ritira

Calogero/: (passandosi una mano nei capelli unti) Ma è il piacere di incotrarvi, voi che siete cosi amabile ed avete sempre parole gentili per me

Filomena/: Amabile, parole gentili, (a Gennaro) Gennaro, io lo tratto una chiavica tutte le mattine, (stufata) fai una cosa servilo tu, che io non ho proprio voglia di parlare, ora vado di la ad aiutare Rosetta (si avvia verso la stanza adiacente ripetendo le parole di prima) Amabile, parole gentili, ma questo non deve stare bene

Gennaro/: (cerca di trattenere Filomena)Ma dovevai non vedi che il signor Tarallo preferisce avere a che fare con te, (premuroso) se tu fai così finisce che si offende e non viene più

Filomena/: (di tutta risposta) Ma che si deve offendere (passandosi una mano nei capelli a mo di sfottò per i capelli unti di Calogero) quel giorno che si offenderà, io vado a piedi a Pompei, andata e ritorno, (sottolineando) scalza. (uscendo e come parlando a se stessa) Ma dove sta scritto che io mi devo prendere per forza a un uomo ridicolo come questo (rimasti soli i due si guardano poi Gennaro si avvicina a Calogero)

Gennaro/: Ma come devo fare con voi, avete visto l’avete fatta arrabbiare, e così oggi mi tocca servirvi io (allungando la mano come per prendere quello che c’e’ nella busta). A che dobbiamo l’onore stamattina. No, no, fatemi indovinare, vi siete sporcato il gessato blu! (Calogero annuisce e tira fuori dalla busta un vestito che in origine era un gessato blu, ma visto le innumerevoli volte che lo ha portato a lavare, usandolo come scusa, l’abito risulta scambiato e consumato) (con soddisfazione) Io un terno non indovino (prende il vestito e lo mette contro luce per mostrare come si e’ ridotto) Signor Tarallo a furia di lavarlo questo gessato si è scambiato tutto quanto, (precisando) non c’è più una linea continua (poi ci fa una battuta sopra) una cosa buona però c’è, si possono fare pure i sorpassi (ride divertito )(tornato in se perché si accorge che Calogero non reagisce alla sua battuta) sentite, io ve l’ho detto tante volte, questa tattica per conquistare Filomena, non va bene, anzi di questo passo voi a quella non la conquisterete mai

Calogero/: Ma io ho solo questo

Gennaro/: (curioso) Toglietemi una curiosità, premesso che a me farebbe molto piacere, se voi ve la sposate. Ma dico: che ci trovate in Filomena, nascosto in qualche meandro profondo, (sottolinea) ma molto profondo, che io non riesco a scorgere?

Calogero/:(con gli occhi che gli brillano) E che vi devo dire, la sua voce così lieve e gioviale, mi inebria, i suoi movimenti eleganti e sinuosi, mi fanno immaginare una libellula e nel suo sguardo sincero e profondo, mi perdo come in terre inesplorate

Gennaro/: (lo guarda stupito) Tarallo, ma il cornetto alla mattina lo inzuppate nel lambrusco? Ma stiamo parlando di Filomena? (precisando) Filomena la sorella di mia moglie, quella che l’aceto a confronto è champagne

Calogero/: (orgoglioso della sua scelta) Ma Cupido è cieco

Gennaro/: Cupido è cieco? Voi l’avete beccato cieco, sordo e rimbambito. Sentite, qui dobbiamo cambiare tattica, altrimenti voi a Belfagor quando ve la portate via, (ricredendosi per quello che ha detto) senza offesa

Calogero/: Ma io sono fatto così

Gennaro/: E siete fatto sbagliato, prima di tutto con le donne bisogna essere deciso, avere un portamento maestoso, pancia in dentro e petto in fuori, su patemi vedere (Calogero esegue, ma siccome per farlo trattiene il fiato dopo poco lo espelle e ritorna nella posizione di partenza)  e che avete fatto vi siete sgonfiato, su camminate, (invogliandolo) avanti, con aria da super uomo. (Calogero esegue ma come prima comincia bene ma  espelle aria mentre va ed alla fine della camminata si ritrova pancia in fuori e spalle curvate) Su riproviamo. (vede che Calogero va bene e cerca di invogliarlo) da bravo state andando una bellezza (questa volta Calogero mantiene di più la posizione ma sta in evidente affaticamento per via dell’apnea, poi non ce la fa più e si riaffloscia) (Gennaro sconfitto) sentite, a voi ci vuole un fabbro che vi salda una sbarra dietro la schiena. Va be’ proviamo a sistemare  un'altra cosa. (allargando le braccia ) voi non potete parlare cosi ad una donna

Calogero/: Perché cosa c’è che non va nel mio interloquire?

Gennaro/: Cosa c’è? Voi parlate come il nonno di Garibaldi, oggi non si usa più, ora bisogna essere più diretti, più decisi

Calogero/: Ma io sono educato

Gennaro/: Voi siete un guaio di notte, sentite a me, ora vi suggerisco io una bella frase e vi faccio vedere che avrà subito effetto su Filomena

Calogero/: Va bene, ma sono sicuro che quando sarò d’innanzi a lei non riuscirò a parlare, io sono timido, mi emoziono e dimentico tutto

Gennaro/: (che ha continuato per tutto il tempo a massaggiarsi la pancia) Facciamo una cosa, io ora ve la detto, voi prendete appunti, scrivete… scrivete per esempio, (pensandoci) che ne so’ (gli viene in mente) a si, scrivete… (Calogero si poggia sul banco prende appunti di spalle, mentre Gennaro continua a torcersi), scrivete: “Filomena, tu compari innanzi a me… (a questo punto Gennaro non riesce a terminare la frase che voleva e non visto da Calogero, corre urgentemente in bagno esclamando un’ultima frase che non centra niente con quello che diceva ma è riferita alla sua situazione) …e che puzza senti, se… (Calogero non si accorge di niente e scrive tutto in automatico) (entra in scena Filomena che vede Calogero di spalle che scrive)

Filomena/: E voi state ancora qua? (Calogero si volta, la vede si rende conto che è da solo ma per il troppo amore prende coraggio, pancia in dentro petto in fuori in apnea si avvia verso Filomena  e quanto gli e’ vicino ritorna in nella normale posizione, pancia in  fuori e con il fiato che gli e’ rimasto dentro rivolge alla donna la frase per intero )

Calogero/: Filomena, tu compari innanzi a me…e  che puzza senti, se…! (Filomena lo guarda sbigottita, pausa poi esclama con calma ed in italiano)

Filomena/: Neh, “Tarallo con la sugna”, ma come vi permettete, è vero che io non vi sopporto e ve lo faccio capire in tutte le maniere, ma che modi sono di parlare ad una signora, (con estrema calma prende  il vestito di Calogero) ora sai che faccio, piglio il vestito, e te lo avvolgo alla gola

Calogero/: (resosi conto della brutta figura) Ma io!

Filomena/: Ma io che, io già non vi potevo digerire quando parlavate difficile, figuriamoci adesso che siete diventato volgare, prosaico e baccalaiuolo, che speranze avete. E adesso sparite davanti agli occhi miei.

Calogero/: (mortificato) Ed il gessato?

Filomena/: Il gessato, lo lascio li e se ho voglia ve lo lavo, se no domani ve lo prendete così come l’avete portato, tanto dopodomani (sottolineando) il gessato sta un’altra volta qua. E mi raccomando, come al solito, non venite oggi pomeriggio, che non è pronto! (troncando) E’ stato un piacere, arrivederci (Calogero mestamente esce dal negozio)

scena 3° : Filomena, Vittorio, Rosetta e poi Gennaro

Filomena/: (pensando all’accaduto e parlando da sola) Tu guarda un po’ che guaio che ho passato

Vittorio/: (entra in scena Vittorio, fratello di Gennaro, un tipo brillante, pieno di charme, convinto, che non ha voglia di lavorare e sta sempre appresso alle donne) Buon giorno a tutti (anche se non c’è nessuno, tranne Filomena) e buon giorno anche a te Filomè

Filomena/: (che stava soprapensiero si rende conto che è Vittorio del quale e’invaghito ma non corrisposto. subito cerca di sistemarsi per meglio apparire) Buon giorno Vittorio, (poi guarda l’orologio e si rende conto dell’ora tarda quindi come una moglie gelosa) alla buon’ora

Vittorio/: E tu lo sai che io prima delle dieci non mi sveglio, sto troppo stanco

Filomena/: (con ironia) A si, hai trovato lavoro?

Vittorio/: No, chi ha parlato di lavoro, sto troppo stanco perché la sera non si dorme, (lo dice letteralmente come sta scritto) nit, dancing, tu lo sai sono sempre pieno di inviti, (sottolinea) di donne naturalmente. E che vuoi fare, sono fatto così, per non offendere nessuna, mi divido con tutte quante

Filomena/: (sarcastica) Come un benefattore, e.. tieni sta salute?

Vittorio/: Certamente, mi fa bene, mi rinvigorisce, anzi, pensandoci bene, lo sai che farebbe bene pure a te

Filomena/: (quasi trasale, gli sorridono gli occhi) Si! Allora,… (quasi balbettando per l’emozione) …allora, una di queste sere andiamo a “denciare” insieme

Vittorio/: (si prende gioco della donna) Certamente, lo farei volentieri

Filomena/: Davvero, allora…..

Vittorio/: (la interrompe) Ma non mi permetterei mai, di togliere la polpetta dal piatto di un altro

Filomena/: Ma perché la polpetta di chi sono?

Vittorio/: Come di chi, di Calogero Tarallo, il tuo spasimante, l’ho appena visto uscire e mi sembrava al settimo cielo. Ma che gli fai agli uomini, che gli fai, li prendi allo stomaco?

Filomena/: Vittorio, tu hai sempre voglia di scherzare

Vittorio/: Tu, me lo fai soffrire troppo, uno di questi giorni me lo farai morire per amore

Filomena/: Magari morisse

Vittorio/: (cambiando repentinamente argomento) E… Gennaro dove sta?

Filomena/: (tornando acida) E che ne so io, stava qua fino a un momento fa

Vittorio/: E dov’è andato adesso?

Filomena/: Ma che sono la sua segretaria, non lo so (poi annusando l’aria) Aspetta un momento, lo so io dove sta (si avvicina alla porta del bagno) sta qua (Vittorio si avvicina alla porta del bagno e dall’esterno parla con il fratello)

Vittorio/: Fratello caro, vedo che stai nel pieno di una riunione di gabinetto

Gennaro/: (da dentro) Ueh, sei arrivato finalmente

Vittorio/: (odorando l’aria) Gennaro, ma che hai mangiato? I cani morti

Gennaro/: No, ho la pancia che non funziona bene.

Vittorio/: La devi portare alla revisione questa pancia,saranno le guarnizioni, si sente una puzza di bruciato

Gennaro/: Vittorio, ma non si può rimandare sta discussione, oltretutto sto pure al buio, si è fulminata pure la lampadina, aspetta un attimo che subito esco

Filomena/: (intervenendo nella discussione) E quando esce da la dentro, sta facendo questo da stamattina, per sbaglio ha preso un lassativo (entra Rosetta con dei panni da sistemare)

Rosetta/: Gennaro dove sta? (Filomena e Vittorio senza dire una parola indicheranno la porta del bagno, che nel frattempo si aprirà, facendo comparire Gennaro, che nota il sorriso beffardo dei due)

Gennaro/: Vorrei vedere a voi nelle mie condizioni, anzi ve lo auguro, così finite di sfottermi

Rosetta/: (alla sorella) Hai finito di stirare?

Filomena/: (guarda la sorella in modo strano per la domanda e risponde sarcastica) e chi sono Superman, ma non vedi quante ne sono (indicando) mancano ancora queste

Rosetta/: E muoviti, anzi fai una cosa continui dopo, ora vieni con me di la, così mi dai una mano, si devono togliere i panni dalle lavatrici (così dicendo si avvia seguita subito dalla sorella)

Filomena/: (avviandosi) Sono altre camice?

Rosetta/: Noooo! Questa volta sono bignè alla crema. (poi guarda la sorella) Si, sono camice, Filomè ti devi rassegnare, questa è una lavanderia (escono)

Gennaro/: (al fratello) Alla buon ora, ma dimmi una cosa… che testa hai stamattina?

Vittorio/: (mimando il gesto di aggiustarsi il cappello) Perché mi vuoi regalare un cappello nuovo

Gennaro/: Vittorio, fai poco lo spiritoso, tu lo sai che tra noi c’era un accordo, tu la mattina mi davi una mano nelle consegne a domicilio e noi in cambio ti laviamo tutta la biancheria

Vittorio/: E allora? Io dai clienti ci vado

Gennaro/: (sarcastico) Per andarci ci vai, e che a tornare non torni più, soprattutto se sono donne, tu capisci a me

Vittorio/: (risponde vantandosi, avendo capito dove Gennaro vuole andare a parere) E tu che vuoi, io piaccio

Gennaro/: (rimproverandolo) Guarda che se tu mi fai perdere tutti i clienti, io non ti faccio lavare più niente e cosi camminerai con le camice a pois

Vittorio/: (tagliando corto) Comunque stamattina ho da fare, ho un appuntamento

Gennaro/: E chi me le fa le consegne?

Vittorio/: E ci pensa Filomena

Gennaro/: Filomena! Quelli i clienti già non la sopportano in negozio, figuriamoci se io gliela mando a domicilio? (arronzandolo) Tu oggi fai le consegne, all’appuntamento ci vai stasera

Vittorio/: Ma quale stasera, io sono riuscito ad avere due inviti all’hotel excelsior per il pranzo di gala in onore del console spagnolo, (mima il gesto) olè, (riprendendo) non se ne parla proprio, io ci vado

Gennaro/: Tu non vai da nessuna parte

Vittorio/: Io ci vado e tu mi devi pure aiutare

Gennaro/: No! Vittorio quale aiuto, tu quando mi chiedi qualcosa, mi metti sempre nei guai

Vittorio/: (falsamente perché il fratello ha ragione) Ma quando mai! Come sei mal pensante

Gennaro/: E poi oggi non mi posso distrarre che è una giornata troppo importante

Vittorio/: (come se gli venisse in mente qualcosa) Ah si! Si deve festeggiare (cosi dicendo mostra le mani aperte al fratello a mo di dieci)

Gennaro/: (estasiato dalla vista del numero) Si, dieci, che bel numero e vero?

Vittorio/: E’ vero, oggi sono dieci anni che siete aperti

Gennaro/: (capendo l’equivoco) E allora? Che ci devo fare, che mi importa a me di questa ricorrenza. (specificando) Dieci è il numero della maglia di Maradona, oggi avremo la certezza del suo arrivo a Napoli, (sognando ad occhi aperti) che squadra dobbiamo fare, e che soddisfazione mi devo prendere

Vittorio/: (assecondandolo per avere il favore) Hai ragione, proprio così, come ho potuto dimenticarmene

Gennaro/: (avviandosi alla radio) Perciò lasciami tranquillo e fammi concentrare

Vittorio/:(ritornando alla carica) Va beh, ma poi d’altronde ti volevo chiedere un piacere piccolissimo, una cosa da niente

Gennaro/: (cercando di sintonizzare la radio) Vittorio, lasciami perdereeeee!

Vittorio/: (subdolo) Ma tu sei mio fratello? Se non ci aiutiamo tra di noi, tu sei il maggiore e non puoi negare un aiuto al tuo fratellino

Gennaro/: (stufato e quasi arreso) Va beh, parla, altrimenti non ti togli dalle orecchie

Vittorio/: Allora, devi sapere che tramite un amico

Gennaro/: (sempre toccando la radio) Ma è una cosa lunga?

Vittorio/: Io vado nei particolari, cosi tu capisci meglio e certamente avrai più voglia di aiutarmi

Gennaro/: (facendo il segno con le mani) Vittorio, stringiamo!

Vittorio/: (ripetendo come per dire”me lo fai ripetere una seconda volta?) Come già ti ho detto, tramite un amico ho ricevuto due inviti al pranzo di gala, all’ hotel excelsior, in onore del console spagnolo (ripete come sopra) olè

Gennaro/: Un’altra volta, e che è questa cosa? (mima il movimento dell’olè spagnolo)

Vittorio/: E’ per creare l’atmosfera

Gennaro/: Vai avanti

Vittorio/: Comunque io ci voglio portare una signorina che ho conosciuto mentre facevo le consegne a domicilio

Gennaro/: E allora, che vuoi da me una medaglia?

Vittorio/: (perentorio) No, voglio un vestito

Gennaro/: Che vuoi?

Vittorio/: Ora ti spiego (come se fosse la cosa più normale del mondo) siccome io ho visto i suoi vestiti e mi sono reso conto che non sono all’altezza, ho pensato, tu me ne presti uno, a te ne arrivano tanti belli, (minimizzando) chi se ne accorge. (enfatizzando) Io glielo presto, la porto al pranzo, la faccio ubriacare, faccio una bella figura, (come sopra) e dopo, olè

Gennaro/: (lo guarda poi fa una pausa)  E secondo te io prendo un vestito di una mia cliente e te lo do, allora non stai proprio bene con la testa

Vittorio/: Ma perché che fa?

Gennaro/: Ma come che fa, questa è una lavanderia seria, cosa credi

Vittorio/: (pretendendolo) Comunque a me serve, perché devo fare una bella figura dallo spagnolo, (come sopra) olè

Gennaro/: Sentimi bene (imita il fratello) olè, e inutile che insisti, non se ne parla proprio, e poi, (cercando una scusa) e poi vestiti per un occasione del genere, eleganti ed esclusivi, non ne ho. (degradando l’ambiente) qui vengono solo persone normali, niente di eccezionale, perciò mettiti l’animo in pace

scena 4° : Gennaro, Vittorio e poi signora De Carlis

(entra in scena la signora De Carlis e da come e’ vestita e dagli atteggiamenti si deve capire che e’ una donna molto sofisticata)

s.ra De Carlis/: Buon giorno

Gennaro/: (con meraviglia) La signora De Carlo! (al fratello) Ora fammi lavorare. (poi alla donna) Sa signora, quasi non la riconoscevo, visto che, anche se siete una delle nostre migliori clienti, non venite mai di persona, ma mandate sempre la vostra cameriera. A che dobbiamo quest’onore?

s.ra De Carlis/: Si è vero buon uomo, e come dice lei, io queste faccende così faticose e comuni, preferisco delegarle alla mia cameriera, altrimenti a cosa servono i subalterni. ma visto che ha la madre molto ammalata, le ho concesso una giornata di permesso e… ed eccomi qua (mostrandosi compiaciuta)

Vittorio/: (al fratello) E’ democratica la signora

Gennaro/: Comunque è un piacere vedervi di persona, signora De Carlo (sottolineando il cognome)

s.ra De Carlis/: (infastidita e sottolineando molto la esse) De Carlis prego

Gennaro/: De Carlo, perché cosa ho detto?

s.ra De Carlis/: (scocciata) De Carlissss

Gennaro/: E scusate mi sono sbagliato signora De Carlisssssss

Vittorio/: (al fratello) Gennà mi sembri un serpente

Gennaro/: (innervosito) Appunto, se non te ne vai ti do un morso e ti avveleno

Vittorio/: (per nulla intimorito e intervenendo nella discussione) Ma signora cara, se telefonavate, sarei venuto io di persona a casa vostra. (si presenta) Vittorio, per servirvi

Gennaro/: (arronzandolo e spostandolo con un braccio) Non disturbare, tu non eri in sciopero oggi?

Vittorio/: Gennaro per la signora avrei fatto un’eccezione ed avrei accettato

Gennaro/: (mima il gesto) Se non la finisci ti accetto io (alla donna). Signora cara cosa ci avete portato?

s.ra De Carlis/: Dovete sapere che ho qui con me un vestito del famoso stilista Gianbattista Ghetta, un modello unico del resto, come tutti i vestiti che io indosso. Fatti, ideati e confezionati esclusivamente per me, (sottolinea) solo per me (così dicendo tira fuori un vestito che consegna a Gennaro, il quale resosi conto della bella fattura dell’abito guarda sottocchio il fratello come se l’avesse letto nel pensiero e cosi facendo lo pone sul bancone)

Vittorio/: (alla donna, guardando il fratello) Cara la mia signora De Carlissss le devo fare i complimenti per l’eleganza, questo che lei indossa è un abito a dir poco eccezionale

s.ra De Carlis/: (lusingata) Ho grazie (ripete come una cantilena) sa è un modello unico, del resto come tutti quelli che io indosso

Vittorio/: Non sono d’accordo

s.ra De Carlis/: (come offesa) Allora ho capito male, non vi piacciono i miei abiti

Vittorio/: Al contrario, sono stupendi, ma voglio aggiungere che ciò che li rende particolari non è solo la loro fattura, ma è il modo in cui lei li indossa, è cosi leggiadra (cosi dicendo fa eseguire una piroetta alla donna)

s.ra De Carlis/: Lei è un adulatore

Vittorio/: Mi viene naturale, con lei è come rubare le caramelle ad un bambino, è troppo facile, è così elegante

Gennaro/: (che aveva assistito alla scena prende per un braccio il fratello e spostandolo) Mariuolo, vai a rubare da un’altra parte, questa non è roba per te, tu mi fai perdere la cliente. (poi alla donna) Cara signora De Carlisss non si preoccupi lo tratteremo con cura

s.ra De Carlis/: Mi raccomando, ci tengo

Gennaro/: (osservando meglio il vestito) Anche se il vestito a quanto vedo è già in un buon stato, anzi non sembra, e lo dico contro il mio interesse, abbia bisogno di essere lavato

s.ra De Carlis/: (offesa) Mi meraviglio di lei signor Gennaro, quest’abito l’ho indossato ieri ad un ricevimento e lei, come può lontanamente pensare, che io mi rimetta uno stesso vestito due volte senza lavarlo

Gennaro/: (non sapendo cosa rispondere) Ma io lo dicevo, cosi per farla risparmiare

s.ra De Carlis/: Che fa insiste, offende pure. Cosa mi importa a me di risparmiare

Gennaro/: (cercando di riparare) Volevo dire che il vestito non è sporco… (odorandolo) vede non puzza nemmeno!

s.ra De Carlis/: (sempre più offesa) Come si permette, vuol insinuare che io puzzo

Vittorio/: (al fratello) Azz! Questo è perché non volevi perdere la cliente? (con tutto il suo fascino cercando di aggiustare la situazione) S.ra De Carlis, mio fratello voleva dire che è raro vedere una cliente così precisa come lei, da portare in lavanderia un abito messo appena una sola volta

s.ra De Carlis/: (calmandosi) Caro il mio Vittorio, dovete sapere (rivolgendosi ai due) che un abito non va messo per più di un evento mondano, per non inccappare in quelle pettegole acide, che non aspettano altro che criticare il tuo vestito, oppure notare che lo hai messo due volte di seguito

Vittorio/: Ed ho capito che questo non capita mai

s.ra De Carlis/: (orgoglisa) E come potrebbe del resto puo immaginare, è praticamente impossibile, (come sopra) avendo pezzi unici e in numero illimitato (Gennaro che nel frattempo aveva fatto la ricevuta alla donna, gliela porge)

Gennaro/: Ecco a voi, questa è la ricevuta, come al solito sarà tutto pronto fra tre giorni

s.ra De Carlis/: (prende la ricevuta) Bene, la conservo e la darò alla mia cameriera, manderò lei, mi sono stancata troppo stamane (cosi dicendo va via). Mi raccomando, le ripeto è un capo unico e va trattato come tale (esce) (mentre Gennaro cerca di sistemare il vestito, il fratello gli gira in torno come un avvoltoio)

Gennaro/: Hai finito di girarmi intorno? Non avevi da fare stamattina

Vittorio/: (cogliendo al volo l’occasione) Appunto (toccando il vestito)

Gennaro/: (capisce al volo le intenzioni del fratello) Fermo con le mani, che tocchi

Vittorio/: Uomo di poca fede, e tu che ti preoccupavi che non entravano abiti adatti

Gennaro/: (realizzando) Il vestito della signora De Carlissss, ma tu sei pazzo, Vittorio toglitelo dalla testa che io questo non te lo darò mai!

Vittorio/: (con fare da sfida prende l’abito in mano) E io me lo prendo ed esco fuori

Gennaro/: E io, come esci fuori, ti investo con la macchina! (riprende l’abito) Posa e non farmi perder tempo (i due si guardano in cagnesco ma poi Vittorio cambia atteggiamento e prova con il ricatto)

Vittorio/: E va beh, non me lo vuoi dare?, E non fa niente, però (subdolo) certo che se Rosetta dopo che io le ho parlato, viene da te (fa il segno) e ti apre la testa, poi non venire a dire che la colpa è mia

Gennaro/: (sicuro di se a mo di sfida) Tu è inutile che fai, vai da Rosetta, vai da chi vuoi, tanto io non ho niente da nascondere

Vittorio/: Sarà, però gli devi spiegare perché tutte le consegne le faccio io, tranne una, (a mo di inquisitore) quella della vedova Mariotto!

Gennaro/: (ridendo falsamente perchè forse nasconde qualcosa) E che centra, io ci vado perché ero amico della buonanima, non faccio niente di male

Vittorio/: Questo lo dici tu, ma dipende sempre da come io lo dico a Rosetta. tu lo sai, basta una parola sbagliata, detta così senza volere, e così si può insinuare il tarlo. (subdolo) Valle a capire poi le mogli, lei ci pensa, viene, ti chiede spiegazioni, tu puoi titubare, (perentorio rifacendo il gesto) lei sospetta, tu non sai rispondere,lei si avvicina (prendendo in mano il ferro da stiro) eti apre la testa

Gennaro/: (un attimo di pausa poi togliendogli il ferro dalle mani e posandolo sul banco) Posa qui e poi non ci credo, non la faresti mai una vigliaccata del genere

Vittorio/: E tu me lo dai il vestito?

Gennaro/: No, mai!

Vittorio/: (senza pensarci due volte chiama ad alta voce)Rosettaaaaa

Gennaro/: Ma che fai?

Vittorio/: (come sopra) Rosettaaaa, puoi venire un momento?

Rosetta/: (da fuori) Vengo subito

Gennaro/: (panico) Statti zitto, che stai facendo (poi colpito di nuovo da un attacco di pancia, anche per lo spavento si massaggia) Madonna, sta arrivando un'altra volta, il terremoto (al fratello) va bene, si,va bene, hai vinto tu, ti aiuto. Sei proprio un Caino, stai zitto non dire niente (poi non resiste più e corre dentro il gabinetto) (entra Rosetta accompagnata da Filomena)

Rosetta/: Vittorio mi hai chiamato? Che cosa vuoi?

Vittorio/: (soddisfatto si avvicina al gabinetto) No niente, cercavo una cosa che mi serviva, ma poi l’ho trovata. (battendo alla porta) E’ vero che l’ho trovata?

Gennaro/: (come se stesse facendo uno sforzo) Si, l’hai trovata

Rosetta/: Ma quello sta un’altra volta in bagno?

Vittorio/: Si sarà emozionato sentendoti arrivare

Rosetta/: E come si emoziona male, Filomena mi sa che è iniziata una brutta giornata, lampi e tuoni

Filomena/: Rosetta io sento solo i tuoni (cosi dicendo le due donne escono)(Gennaro esce dal bagno e senza dire una parola prende il vestito e lo consegna al fratello)

Gennaro/: Ascoltami bene, io forse sto perdendo la testa per fare quello che sto facendo, (un attimo di titubanza) Qua sta il vestito. (poi avvertendolo) Ma guarda che stasera me lo devi riportare così come sta, e di alla signorina che non ci deve essere nemmeno un filo fuori posto, perché è vero che mia moglie mi può mandare all’ospedale, ma stai sicuro che io ti mando al cimitero, ci siamo spiegati!

Vittorio/: Come sei catastrofico, dammi qua lo tratterò come una reliquia, (precisando e alludendo) e poi la signorina non lo indosserà per molto tempo, tu capisci a me (ripete) olè (così dicendo esce)

scena 5° : Gennaro, Filomena, s.ra Cecere e poi Vittorio

Gennaro/: (guarda Vittorio che esce poi esclama) Se quando me lo porta è successo qualcosa al vestito (ci pensa su) glielo attorciglio al collo, olè (così dicendo si accinge a sistemare la lavanderia poi prende un giornale sportivo e sempre aspettando la notizia su maradona commenta) Maradona e che giocatore, che giornata memorabile, (ci pensa su) la curva, si, mi devo fare l’abbonamento della curva, che devo fare con i distinti, io devo andare nel cuore della tifoseria. (entra nel frattempo anche Filomena intenta a sbrigare le normali faccende)

Filomena/: (che si lamenta sempre, parla tra se senza far caso al cognato) Quante camice, non finiscono mai, ma a chi ho fatto del male, mi sembra un girone dell’inferno di Dante, il girone delle camicie perdute (entra in scena la s.ra Cecere, la moglie del boss del quartiere don Raffaele Cecere.e’ una signora abbastanza appariscente, palesemente ignorante, con una grossa collana d’oro in evidenza e altrettanti anelli e bracciali tutti in oro, così da far capire che non ha problemi a camminare per napoli tutta ingioiellata, senza che alcuno tenti di rapinarla.i due che sanno dell’attività illecita del marito della donna, faranno finta in un primo momento di non vedere la signora, poi si rimproveranno uno con l’altra del fatto che c’è una cliente da servire, così da far capire al pubblico, che per qualche ragione nessuno dei due ha voglia di servire la signora)

s.ra Cecere/: Buon giorno (Gennaro e Filomena parleranno sottovoce)

Gennaro/:(riconosce la signora Cecere e non vuole servirla) C’è gente

Filomena/: (anche lei come Gennaro) Sono impegnata non vedi? Sto stirando

Gennaro/: (guarda Filomena) e tra una stirata e l’altra che ne dici di andare ad accogliere i clienti?

Filomena/: Io sto lavorando, tu come al solito non stai facendo niente, va’ ,vai tu

Gennaro/: Ma io sono il marito di Rosetta, non mi tocca

Filomena/: Appunto non avevi detto che eri il padrone, e allora tocca a te accogliere i clienti

Gennaro/: Ti ho detto che devi andare tu, altrimenti ti spiegazzo tutte le camice, (perentorio) ci siamo spiegati (Filomena cede a va verso la signora)

s.ra Cecere/: Filomena e ci vuole tutto questo tempo, e che maniere sono

Filomena/: (un po’ imbarazzata e titubante) E mi dovete scusare stavo finendo una camicia un poco difficile da stirare, ma dite a me, cosa dobbiamo fare?

s.ra Cecere/: Ecco qua, la vedi questa è una giacca di mio marito

Filomena/: (impaurita) Ma chi don Raffaele?

s.ra Cecere/: (contrariata) Ma perché quanta mariti ho io

Filomena/: (riprendendosi)No dicevo, don Raffaele hasporcato la giacca?

s.ra Cecere/: Ma quando mai sono stata io, e devi sapere che lui ci tiene molto a questa giacca, l’ho comprata da Barbaro in galleria e l’ho pagata un milione, hai capito? Un milione, gliel’ho regalata io per il nostro anniversario

Filomena/: Si, si, ho capito, (poi notando l’enorme anello della donna e per farla rilassare) Signora, complimenti e che anello portate al dito, anche questo è un regalo?

s.ra Cecere/: E’ naturale, tre carati e mezzo. (vantandosi) Raffaele, me lo regalò quando ci siamo conosciuti (sognando ad occhi aperti) non è per vantarmi, ma io ero una grande ballerina, la star del “lido 21” (sentenzia), mi chiamavano “Nanninnela la ballerina”, proprio così mi chiamavano, e fu li che una sera Raffaele si innamorò di me

Filomena/: Veramente? Allora fu un colpo di fulmine

s.ra Cecere/: No, di scarpa

Filomena/: Una scarpa?

s.ra Cecere/: Proprio così, una sera mentre ballavo, alzai la coscia, e mi volò una scarpa che lo colpì in fronte

Gennaro/: A rischio di ucciderlo

s.ra Cecere/: No, lui voleva uccidere me, ma poi quando venne dietro le quinte (ammiccando) gli feci cambiare parere

Gennaro/: Ho capito gli faceste da infermiera

s.ra Cecere/: (maliziosa) Proprio così. (poi quasi dolce) Perciò mio marito tiene molto alla mia figura, non mi fa mancare niente, tutto quello che io desidero, lui me lo compra. Anche io ci tengo a lui e non voglio che si arrabbia. (cambiando tono e diventando quasi minacciosa) Perciò vedete come dovete fare, questa è la macchia (mostrandola), anche se è piccola, deve sparire! (a mo di minaccia) Non per me, al massimo mi può rimproverare, ma per voi, (riferendosi al marito) lo sapete com’è fatto, quello subito perde la pazienza

Gennaro/: (posa di botto il giornale e interviene, togliendo la giacca dalle mani della donna) Per l’amor di Dio, date qua, vediamo che si può fare. (osserva) Ah, ma è una cosa da niente, non vi preoccupate la macchia scomparirà certamente, fate una cosa venite oggi pomeriggio che la trovate pulita

s.ra Cecere/: Mi raccomando, trattatela con delicatezza, non la sciupate, ci vedimo oggi pomeriggio (esce) (Gennaro con la giacca in mano la porta come se fosse un bomba che può esplodere e camminando lentamente si avvicina al banco)

Filomena/: (urlandogli alle spalle) Ma che hai detto? Oggi pomeriggio?

Gennaro/: (che dalla paura lancia la giacca in aria come fosse esploso)  Madonna del Carmine, ma che gridi a fare? Tu mi fai morire

Filomena/: Ma come noi abbiamo tutta questa roba da stirare e tu gli vai a dire che la giacca è pronta nel pomeriggio, ma chi la fa?

Gennaro/: (volgendosi a lei con una finta calma) Filomena, forse tu non hai capito una cosa… Chi ha portato questa giacca?

Filomena/: La signora Cecere

Gennaro/: Brava, e con chi è sposata la signora Cecere?

Filomena/: Con don Raffaele Cecere (roteando la mano a far capire che sta parlando del boss del quartiere)

Gennaro/: Bravissima, allora, noi vogliamo o non vogliamo, a rischio di metterci tutti e tre vicino a questa macchia per farla scomparire, la giacca deve essere pronta oggi pomeriggio. Altrimenti don Raffaele, hai sentito, si può spazientire, viene qui, (gridando) e ci fa sparire a noi con tutta la lavanderia! (ritorna calmo) Ci siamo spiegati, anzi faccio una cosa, me ne occupo io personalmente, non si può mai sapere, tu puoi fare qualche fesseria, vai di la a dare una mano a Rosetta, che io mi devo concentrare sulla macchia

Filomena/: Me ne vado, si, è meglio che me ne vado, (riflettendo) se ne occupa lui, non ha mai fatto niente (Gennaro come se stesse disattivando una bomba prende la giacca e la esamina con cura)

Gennaro/: Questa è la macchia, sicuramente andrà via, fammi vedere se ce n’è qualcun'altra, non si può mai sapere, no questa no, qua è pulita. (poi sotto mano sente un gonfiore come se ci fosse un fazzoletto dimenticato all’interno della giacca) e qua che c’è, sarà un fazzoletto dimenticato nella tasca (inserisce la mano nella tasca) ma qua non c’è niente, ma è più giù nella federa ci sarà un buco. (spaventato) Madonna, ora penseranno che l’ho fatto io, (infila la mano sempre piu’ in fondo) ma che è un pozzo, non finisce mai, ecco qua l’ho preso, sta incastrato, ecco qua sta uscendo, ma che è un parto, ma che è sta cosa, non mi sembra un fazzoletto (sfila la mano e ne tira fuori una busta trasparente con dentro della polvere bianca)

Gennaro/: E che cos’è sta roba (la gira e la rigira tra le mani cercando di capire, anche se un sospetto ce l’ha,  nel frattempo rientra in scena Vittorio che, non visto di spalle, chiede al fratello)

Vittorio/: Che tieni in mano? (Gennaro sobbalza ed in automatico nasconde la busta dietro la schiena)

Gennaro/: Chi è? Madonna, ah sei tu?

Vittorio/: Cosa stai nascondendo?

Gennaro/: Io, niente, non sto nascondendo niente

Vittorio/: Come niente, e che cos’è quella bustina che avevi in mano

Gennaro/: (negando l’evidenza) Bustina, ma quale bustina

Vittorio/: Gennaro, ho visto che avevi una busta bianca in mano, me la fai vedere o devo chiamare Rosetta di nuovo?

Gennaro/: Per amor di dio non chiamare nessuno (e come un automa consegna la busta al fratello il quale la guarda e subito capisce)

Vittorio/: Ma questa è cocaina?

Gennaro/: Caca che?

Vittorio/: Cocaina, droga, stupefacente, ignorante! (poi inquisitorio) Dove te la sei procurata?

Gennaro/: Ma che cosa, che stai dicendo, che mi procuro la droga io?

Vittorio/: E che ne so, non si può mai sapere, magari per arrotondare l’attività della lavanderia ti sei messo a spacciare

Gennaro/: Ma allora sei scemo, non è mia, l’ho trovata qui dentro, in questa giacca

Vittorio/: Nella giacca e di chi è?

Gennaro/: E’ di don Raffaele Cecere

Vittorio/: (accompagnato con dei movimenti della testa) Quel don Raffaele là?

Gennaro/: Perché quanti ne conosci? (ancora una volta dolori di pancia e si massaggia) Madonna di nuovo (e si avvia al bagno)

Vittorio/: (lo ferma) Dove vai, senti a me, fatti sotto ma è meglio risolvere questa cosa

Gennaro/: E che dobbiamo risolvere, la rimetto a posto e buona notte ai suonatori

Vittorio/: Ma che mettere a posto, quella è polvere, si deve lavare la giacca?

Gennaro/: Si

Vittorio/: E se la lavi insieme alla giacca… si può rompere la busta e si scioglie tutto

Gennaro/: (disperato) Hai ragione e poi don Raffaele si può credere che me la sono presa io (panico) che facciamo?

Vittorio/: (pensandoci su e vantandosi dell’idea) Ah! Se non ci fosse il fratellino tuo, fai una cosa toglila da dentro, la nascondiamo in un posto sicuro, poi dopo, quando la giacca è asciutta la rimettiamo dove stava, dammi qua (si prende la busta), ora vado in cucina e nascondo la roba in un posto sicuro

Gennaro/: (riprende la busta dalle mani del fratello) Ma che devi nascondere, ci penso io, conosco un posto dove non guarda mai nessuno (mentre i due confabulano, rientra per un istante Rosetta, allora Vittorio strappa di mano a Gennaro la giacca al quale rimane solo la busta, che  nasconde furtivamente dietro la schiena, Rosetta riesce)

Vittorio/: (che era ritornato perchè aveva bisogno anche di una bella giacca per il pranzo di gala approfitta della situazione e sotto voce al fratello) A proposito io sono venuto a chiederti anche una giacca per il pranzo di gala, quella buona che ho ormai si è fatta vecchia,(mostrando la giacca) questa cade a pennello, e visto che ti ho risolto la situazione della bustina, in cambio mi prendo questa, te lo porto dopo

Gennaro/: Ma sei scemo, ti sei dimenticato che si deve lavare?

Vittorio/: (superficiale perchè non sa che la giacca serve lavata per il pomeriggio) La macchia è piccola non si vede proprio e la lavi domani (scappa via non facendo in tempo a sentire la risposta del fratello)

Gennaro/: Ma quella serve per oggi, (disperato) è andato via, e come faccio ora, (guardando la bustina) e io sono rimasto con questa roba in mano (entra Rosetta che nota Vittorio uscire fuori velocemente, mentre Gennaro nasconde tra le mani la bustina)

Rosetta/: (nervosa al marito) Ma tuo fratello scappa sempre? Oggi non ha fatto neanche una consegna, vatti a fidare dei parenti

Gennaro/: Pensa ai parenti tuoi, ci siamo spiegati

Rosetta/: (offesa) Ma perché che tieni da dire su mia sorella?

Gennaro/:(rigirandosi la busta tra le mani senza farsi accorgersene) Che ho da dire? Non diamo retta, te lo dico un’altra volta, ora ho da fare (cosi dicendo entra nel retrobottega, dove c’è anche la cucina)

scena 6° : Rosetta, Filomena, Calogero e poi Gennaro

Rosetta/: (mentre Gennaro esce, Rosetta lo guarda strano) Ma che hai stamattina, la purga ti è andata in testa?... Ringrazia a Dio che oggi abbiamo il decimo anno da festeggiare, perché se mi ci metto ti intossico i prossimi dieci (cosi dicendo si avvicina al bancone per incartare i vestiti pronti per le consegne)

Filomena/: (entra uscendo dalla cucina innervosita da Gennaro) E che maniera, poi dice che io non lo posso digerire

Rosetta/: Che c’è, che hai stamattina

Filomena/: Che ho? Ma dove l’hai trovato a quel coso brutto di tuo marito? Non è buono a far niente

Rosetta/: Che t’ha fatto?

Filomena/: Te lo giuro, qualche giorno anche se mi è cognato gli salto addosso e (mima il gesto) te lo rimando tutto graffiaro. Faccio come gatto Silvestro. (poi spiega) Ma come, io stavo sistemando in cucina, e quello arriva e mi ha cacciato fuori come un cane, (mima il gesto e massaggiandosi una natica) mi ha dato pure un calcio

Rosetta/: Va bene, non dar retta, togli l’occasione, quello sta così perché gli fa male la pancia, forse veramente ho esagerato con la purga

Filomena/: Tu la purga gliela devi dare una mattina si e una no (e da una mano a Rosetta a confezionare i pacchi)

Rosetta/: (Rosetta che ha finito di fare un pacco) Questo è fatto, Vittorio come al solito non c’è, ora faccio una cosa, li comincio a portare io, se no sti vestiti non li consegnamo nemmeno per Natale (cosi dicendo prende qualche pacco ed esce dal negozio) (Filomena resta da sola ed è intenta con le sue faccende, parlando tra se, mentre nel negozio compare Calogero che si ferma sulla soglia ascoltando le parole della donna, l’uomo fà un grosso respiro, pancia in dentro e petto in fuori. porta con se un cartoccio di dolci, prende coraggio e si avvia verso la sua amata, fa tre passi e espira ma poi non trattiene il fiato e ritorna nella sua posizione naturale)

Filomena/: (prima di accorgersi di Calogero pensa ad alta voce) No, ora basta, mi devo mettere con la testa e col pensiro e mi devo trovare un fidanzato bello, aitante, occhi azzuri e pino di soldi, così mi sposa e mi fa vivere come una regina. (sognando ad occhi aperti) Deve avere tanti di quei soldi che mi devo prendere due cameriere, una per lavare e una per stirare (si volta e vede Calogero che si avvicina)

Calogero/: (espira) puuuuuffffffff!

Filomena/: (sente il sibilo) Si è bucata la ruota (lo guarda infastidita) Calogero solo voi ci mancavate stamattina, guardate che non è giornata, e poi ve lo avevo detto prima è inutile che passate (acida come non mai) tanto il vestito non è pronto ancora

Calogero/: Lo so

Filomena/: E che ci fate qua? (offesa) Soprattutto dopo quello che mi avete detto prima (odorandosi), per vostra norma e regola io profumo di fiori di rosa

Calogero/: Ed anche questo so, mia dolce pulzella, e per l’appunto son tornato per donarvi un cadeau

Filomena/: E che me ne devo fare del gattò?

Calogero/: Un cadeau, un presente, un dono, una strenna per scusarmi della figura grama in cui sono incappato stamani. Sono sfogliate ricce e frolle, prendete sono calde, (ripete) calde, calde (respiro da innamorato) (Filomena indifferente girerà per il negozio quasi a cercare qualche vestito da stirare, mentre Calogero la seguirà da dietro come un cagnolino, con il cartoccio della paste in mano, fino a quando Filomena si fermerà al di là dell’asse da stiro, attivando il ferro da stiro che comincia a riscaldarsi, mentre Calogero è dall’altra parte dell’asse. Calogero sempre con in una mano il cartoccio, poggerà l’altra mano sull’asse da stiro) Allora che dite lo accettate questo omaggio, come segno del mio pentimento, ne sarei appagato

Filomena/: (Filomena che non l’ha ascoltato capisce solo l’ultima parola) A pagare ci pensate dopo, come al solito, quando vi do il gessato

Calogero/: E le sfogliate?

Filomena/: (sempre più scocciata) Ma che siete una zecca, non ce la faccio più, e grazie, se proprio insistete vuol dire che ce li faccio mangiare al cane (così dicendo posa inavvertitamente il ferro sulla mano di Calogero, per fortuna il ferro da stiro non è ancora del tutto caldo, ciò non toglie che Calogero comincia a sentire il dolore emettendo un lamento)

Calogero/: (inizia piano e poi sempre più alto) Aaaaaaaaahhhhhh!

Filomena/: (che non si è accorta della mano) Calogero e che è, vi fate prendere dall’emozione, è vero che vi ho concesso di prendervi qualche confidenza, ma non è il caso di esaltarvi in questo modo

Calogero/: (ritirando la mano e dolorante) La mano

Filomena/: (ha capito invece che Calogero gli ha chiesto la mano) Mi volete sposare? (incredula) Lo vedete, una non puo’ dare un poco di confidenza che vi prendete il dito con tutto il braccio

Calogero/: (mostrando la mano) La mano, mi avete ustionato la mano (cosi dicendo, urlando scappa via )

Filomena/: (si rende conto di quello che è successo) Uh mamma mia, che ho fatto, aspettate fatemi vedere, aspettate non correte, ci vuole un poco d’acqua (cosi dicendo gli corre dietro ed esce anche lei) (un attimo scena vuota poi entra Gennaro dalla cucina)

Gennaro/: Ma che, non ci sta nessuno, dove sono andati tutti quanti. (poi pensando alla cocaina e vantandosi del nascondiglio) Meno male che l’ho nascosta in un barattolo che saranno sette, otto anni che non si apre. (fa il punto della situazione) Ora c’è solo il problema di quello stronzo di mio fratello che s’è preso la giacca e speriamo che torna presto. (si avvicina alla radio e come se gli venisse in mente qualcosa) Ma fosse arrivata la notizia di Maradona, fammi accendere la radio, ora fa il giornale radio (mentre cerca di sintonizzarsi ripete a mo di incitamento) Diego, Diego, Diego, Diego. (la radio non funziona bene e non si sente) Ma che è non si sente niente, pure la radio si sta scassando, (un pò innervosito perchè non sente niente) Die-go, Die-go, Die-go, Die-go.

cala la tela

secondo atto

scena 1° : Gennaro, Ciro

(Gennaro è intento a muovere la sintonia della radio che purtroppo non funziona ancora bene  e quindi non si sente niente)

Gennaro/: (innervosito e rivolto alla radio) Che ti succede, perché non funzioni ancora?

Ciro/: (entra il ragazzo del bar ed ha in mano un vassoio con del caffè ) Don Gennaro amabile, qua sta Ciro vostro

Gennaro/: (infastidito per il ritardo del barista) Ciro, era ora, ma sto caffè da dove doveva venire? Dal brasile?

Ciro/: (scusandosi) Don Gennaro avete ragione, un poco di pazienza, ho incontrato traffico

Gennaro/: (sarcastico) Perché sei venuto con la macchina, quello il bar sta qua dietro

Ciro/: No sapete perché, ogni tre quattro metri mi sono dovuto fermare

Gennaro/: Perché le tazze erano troppo pesanti?

Ciro/: (spiegando) No ma quanto mai, e che sono passato prima da Franco il meccanico, poi da Salvatore il salumiere e per finire due caffè agli imbianchini che stanno finendo il magazzino di fianco

Gennaro/: E allora, che ci vuole a portare quattro caffè.

Ciro/: Niente, che ci vuole

Gennaro/: Allora perché tutto questo tempo, (assaggiando il caffè), che schifo è pure freddo

Ciro/: (enfatizzando) Don gennà, commentavamo le notizie su Maradona

Gennaro/: E io qua ti volevo, ma perché tu credi che io ti ho chiamato per il caffè, quello fa schifo, sia caldo che freddo. (spiegando) Io t’ho chiamato perché la mia radio stamattina si è rotta (guarda l’orologio) e ora, sono le quattro e mezza ed io non ho avuto più notizie su Maradona, e tu invece di correre qua, vai in giro a fare salotto. Avanti, allora che si dice fuori, (cambiando subito atteggiamento e mostrandosi molto coinvolto) ce l’ho siamo comprato o no?

Ciro/: (desolato) Niente don Gennà, niente ancora, ma sarà imminente

Gennaro/: (rammaricandosi) Non capisco, ma si vogliono muvere o no, oggi è l’ultima giornata, stasera si chiude il calcio mercato

Ciro/: Però m’ha detto Salvatore il salumiere che Juliano è partito per Barcellona

Gennaro/: Ma si so messi d’accordo? (angosciato)

Ciro/: Non ancora, ci manca un’altro miliardo

Gennaro/: (ironico frugandosi come se cercasse qualcosa in tasca) Peccato che ho solo soldi spiccioli

Ciro/: Non vi preoccupate, Juliano sa il fatto suo

Gennaro/: (chiedendolo in modo da rincuorarsi) Ma tu che dici ce lo compriamo?

Ciro/: (con una certa sicurezza) Io penso di si! (poi sognando ad occhi aperti) Ma voi ci pensate, (maestosamente) Diego Armando Maradona, il giocatore più forte del mondo nel Napoli. Don Gennà, io l’ho detto già a mia moglie, mo che nascono i gemelli, non voglio sapere niente, si devono chiamare uno Diego e uno Armando

Gennaro/: E se sono femmine?

Ciro/: E qual’è il problema, una Diega e una Armanda

Gennaro/: (riflettendoci) Hai ragione non ci avevo pensato, Diega e Armanda Capece (il cognome di Ciro) suona bene

Ciro/: Don Gennà e che soddisfazioni ci dobbiamo togliere

Gennaro/: Che attacco che abbiamo (elencando) Caffarelli, Celestini e Maradona. (a mo di minaccia) Ueh, a Torino con la juventus ci vado, sai come sarà nero l’avvocato

Ciro/: E normale, io già sto la, a proposito (caccia una scatola con su una foto di Maradona e la scritta “per la causa” e la mostra a Gennaro)

Gennaro/: E che cosa è?

Ciro/: Ho organizzato una colletta

Gennaro/: Ma perché a Ferlaino ci mancano i soldi?

Ciro/: No, che avete capito, questa è la colletta per me, mi devo fare l’abbonamento allo stadio

Gennaro/: (introducendo una moneta nella scatola) Normalmente non le faccio queste cose, ma se è per una buona causa come questa, prendi, di do pure la mancia

Ciro/: Grazie, grazie e non vi preoccupate, la domenica vi vengo a prendere io col motorino e ce ne andiamo insieme al San Paolo

Gennaro/: Io sono pronto (tirando fuori da sotto il bancone una bandiera del Napoli) Guarda che bandiera mi sono comprato, e guarda sta sciarpa (cercando ancora) aspetta un momento (tira fuori un poster di maradona) guarda quanto è bello, talmente che è bello che sarei capace di andarmi a coricare con lui invece che con mia moglie Rosetta

Ciro/: Don Gennaro mi sembra un Santo, e dove lo mettete?

Gennaro/: E dove lo metto, (ci pensa un attimo su) lo metto in testa al letto

Ciro/: E vostra moglie?

Gennaro/: Sotto al letto, ma che deve dire, (perentorio) qua dentro comando io (si sentono le voci di Filomena e Rosetta che stanno per rientrare)

Filomena/: (da fuori) Rosetta dove li devo mettere questi vestiti

Rosetta/: (da fuori) Poggiali sul bancone, sono stirati

Gennaro/: (panico perché sa che la moglie si arrabbierebbe) Madonna mia moglie, (toglie i gadgets dalle mani di Ciro) dammi qua togliamo tutto da mezzo, (e nasconde il tutto sotto il bancone)

Ciro/: (ironico) Don Gennaro, complimenti per l’autorità

Gennaro/: (imbarazzato) No e che centra… è che non gli voglio far perdere la sorpresa (entra Filomena che porta con se dei vestiti stirati)

Ciro/: Ah, e qua ci sta pure Filomena nostra

Filomena/: (acida) Prenditi poca confidenza, ma che usciamo nello stesso stato di famiglia

Ciro/: (sdegnato per la risposta) Mamma mia bella, e che delicatezza

Gennaro/: (scusandosi) Non la dar retta, la vedi a quella, è peggio del caffè che fai… senza zucchero e con il limone dentro

scena 2° : Gennaro, Ciro, Filomena, poi Rosetta

(entra in scena Rosetta e porta con se una bella torta di cioccolato ricoperta da uno strato di zucchero a velo e con sopra due candele a forma del numero dieci)

Rosetta/: (è raggiante per l’anniversario che vuole festeggiare) Gennaro hai vista che bella torta che ti ho preparato (riferendosi agli anni) dieci, che bel numero

Ciro/: (credendo che il numero si riferisce alla maglia di Maradona) don Gennaro ma la moglie vostra e più tifosa di voi. (alla donna) Signora Rosetta allora la domenica andiamo tutti insieme

Gennaro/: (Gennaro che naturalmente si è dimenticato dell’anniversario dell’attività, la richiama perché ha fatto qualcosa di sbagliato) Rosetta, ma non si sa ancora niente, quello porta male festeggiare prima che la notizia sia ufficiale (specificando) lo dobbiamo leggere sul giornale

Rosetta/: Ma che stai dicendo, perché “il mattino” sa che noi facciamo dieci anni di attività

Gennaro/: (riprendendola per l’equivoco) Mannaggia a te, io mi credevo che stavi festeggiando Maradona

Rosetta/: (arrabbiata e delusa) Poi dice che uno gli da la purga per sbaglio, come si puo’ fare tiene sempe in testa il Napoli, puo’ pure cadere il mondo, basta che va bene il Napoli, (sentenziando) che marito inutile

Filomena/: (acida come al solito) Voglio proprio vedere se Maradona non viene a Napoli, tu che fai!

Gennaro/: (perentorio) Ti uccido! Proprio così, ti uccido! (poi terrorizzato) Vade retro satana, (prendendo un corno e porgendolo anche a Ciro) Ciro fatti una grattata, che questa è peggio di una civetta. (minacciando poi  la cognata) Filomena, non puo’ succedere, ma se succedesse ti do fuoco in piazza del Carmine, come si faceva con le streghe, perché quello sei una strega, e per giunta zitella. (a Ciro) Una potenza Ciro, una potenza, fa seccare l’acqua nel mare

Ciro/: (impressionandosi e toccandosi) E’ meglio che me ne vado, si dovesse concentrare su di me, questa mi fa cadere con tutte le tazze

Filomena/: (quasi con soddisfazione) Ciro non ti preoccupare, non sono ancora così potente, ma miglioro di giorno in giorno

Rosetta/: Ciro ma non dargli retta, tu lo stai pure a sentire a quel buffone di mio marito

Ciro/: Don Gennaro, io vado, caso mai torno dopo se ho saputo qualche notizia fresca. (a Filomena) Filomè mi raccomando, (a Rosetta) signora Rosetta, statemi bene, ci vediamo più tardi

Rosetta/: Va bene, quando torni ti mangi pure una fetta di torta co noi per buon’augurio

Ciro/: E’ solo un piacere, (uscendo) ci vediamo (esce)

Rosetta/: (al marito) Ma che animale che sei. (si accinge a tagliare la torta a fette) Non te la meriti, ma prenditi una fetta di torta che sarà venuta una squisitezza, l’ho fatta con il cuore. (puntualizzando e allo stesso tempo ironica) Perché io ci tengo a questo anniversario

Gennaro/: (capisce che la moglie si è offesa e cerca di riparare) Ma certamente Rosetta mia, pure io ci tengo molto

Rosetta/: Ma stai zitto, che tu tieni solo al Napoli

Gennaro/: (finto e viscido) Ma niente affatto, perché dici così?

Rosetta/: (infastidita dall’atteggiamento) Te, mangiati una fetta

Gennaro/: (come un lecchino) Con tutto il cuore amore mio, ma non posso proprio, (si tocca la pancia) ti sei dimenticata che non sto bene con la pancia

Filomena/: (vede che il cognato sta facendo finta con la moglie) Non ti muovere (Gennaro si ferma con la mano sulla pancia, Filomena si avvicina gli prende un dito e glielo avvicina all’orecchio) Non ti muovere, come sei bello così, sembri proprio Napoleone

Rosetta/: (sorridendo) Hai ragione, mangia Filomena (gli porge la fetta che stava prima offrendo a Gennaro) assaggia, com’è venuta?

Filomena/: (assaggia) E’ buona, forse, non so, un poco salata

Gennaro/: (riprendendo la cognata e difendendo la cucina della moglie) Quella è la bocca tua che è salata, tu così sei fatta, sciapita fuori e salata dentro. Rosetta non la dare retta che tu sei brava a fare le torte

Rosetta/: (assaggia a sua volta) Filomena hai ragione, si sente un pizzico di salato, (cercando di scusarsi) forse avrò messo un po’ di bicabonato in più (poi orgogliosa) però è buona, mangia (e continua a mangiare tutta la fetta cosi come Filomena)

scena 3°: Gennaro, Filomena, Rosetta poi signora De Carlis

Gennaro/: (ruffiano) mi raccomando non ve la mangiate tutta, conservatemi una fetta, caso mai mi faccio la zuppa di latte domani mattina

Rosetta/: Non ti preoccupare è bella grande, però ora la taglio a fette e la lascio qui, così la possiamo offrire ai clienti che vengono come augurio, dobbiamo festeggiare

Gennaro/: (a Filomena) E mi raccomando a te, un po’ la faccia allegra, che stiamo festeggiando, tu sembri appena tornata da un funerale

Filomena/: (sarcastica) Gennaro mi dispiace assai ma non era un funerale (sentenziando) tu sei ancora vivo

Gennaro/: (alla moglie) Lo vedi, che è sempre lei che comincia

Rosetta/: E basta! Sembrate due creature, non vi sopporto più, per una volte finiamola qua e fate pace, su stringetevi la mano

Gennaro/: (ritirandosi la mano a mo di paresi) No la mano no, mi serve

Rosetta/: Avanti Gennaro non farti pregare (cosi dicendo avvicina i due e gli fa stringere la mano anche se loro non si guardano in faccia) e ora torniamo al lavoro. Filomena che si doveva fare di urgente?

Filomena/: A si! Si doveva lavare la giacca della signora Cecere, (cercando) ma non la vedo più in giro, (a Gennaro e come se non avessero mai fatto pace) A te, dove hai messo la giacca?

Gennaro/: (a sentire nominare la giacca a Gennaro gli torna in mente l’incubo della droga e del fratello) Madonna la giacca, si sta sciogliendo la pancia, me ne ero proprio scordato. (fingendo a Filomena) Non ti preoccupare che se era per te quanto la consegnavamo, l’ho messa già a lavare. (cosi dicendo si tocca la pancia perché sia la purga sia la paura stanno facendo effetto) Ora toglietevi di mezzo che devo andare a fare una telefonata (cosi dicendo corre verso il bagno e ci entra)

Rosetta/: (si avvicina alla porta del bagno e bussando) Cerca di non fare un’intercontinentale, ci siamo spiegati, che se si sente di nuovo la puzza, chiamo l’ufficio igiene e ti faccio arrestare. (alla sorella) Ma quanta purga gli ho dato a questo?

Filomena/: E se non lo sai tu! (entra in scena la signora De Carlis in evidente stato  di agitazione. Di base è antipatica alle due donne, per tutte le arie che normalmente si dà)

s.ra De Carlis/: Dov’e, (ripete) dov’e per tutti i numi (così dicendo cerca tra i vestiti che stanno alla sua vista)

Rosetta/: (alla sorella) Ma che vuole questa?

Filomena/: E che ne so gli avrà fatto male qualche cosa

Rosetta/: Signora, ma non vi sentite bene, volete un bicchiere d’acqua

s.ra De Carlis/: Ma quale acqua dov’e, lo voglio subito vedere, dove l’avete nascosto (continua a rovistare anche  tra le camice che aveva stirato Filomena maltrattandole)

Filomena/: Signora, (terrorizzata solo all’idea di dover ristirare le camice) ma che state facendo, smettetela, io ora le ho finite di stirare

s.ra De Carlis/: Sentite me lo fate vedere o no

Rosetta/: (non sapendo ovviamente niente del vestito ne lei ne Filomena perché non c’erano quando e stato consegnato,urlando) Ma che vi debbo far vedere? (la s.ra De Carlis per lo spavento ritorna in se e recuperata la calma si siede su una sedia e spiga)

s.ra De Carlis/: Se non le dispiace vorrei vedere il mio vestito

Rosetta/: (cadendo dalle nuvole) scusate, ma quale vestito, oggi la cameriera vostra non è proprio venuta

s.ra De Carlis/: Ma quale cameriera, il vestito l’ho portato io con le mie mani

Rosetta/: Voi, e come mai?

Filomena/: (alla sorella sarcastica) Sarà morta la cameriera

Rosetta/: Allora se l’avete portato voi (non credendola pensando che la donna stia vaneggiando) fatemi vedere la bolletta

s.ra De Carlis/: La bolletta e cos’è la bolletta

Filomena/: Lo scontrino la ricevuta, come lo chiamate voi

s.ra De Carlis/: Io non ho nessuna ricevuta, nella fretta l’ho lasciata a casa

Rosetta/: E allora signora de Carlo

s.ra De Carlis/: (sottoline ando la esse) De Carlisss, prego

Rosetta/: (infastidita) Si De Carlisss, come dite voi, io dico, come fate a dire che abbiamo un vestito vostro, senza offesa, vi vedo un po’ agitata, non è che a pranzo avete festeggiato (alludendo fà il segno di bere)

s.ra De Carlis/: Ma come vi permettete, io sono astemia, che fate non mi credete, domandatelo al signor Gennaro, io l’ho dato a lui il vestito

Rosetta/: A mio marito?

s.ra De Carlis/: Si, proprio a lui, dov’è, fate presto, domandateglielo

Rosetta/: (titubante) E adesso è impegnato mio marito (pausa), sta telefonando nel suo ufficio

s.ra De Carlis/: E dura molto questa telefonata?

Filomena/: (annusando) Non credo, e un urbana

s.ra De Carlis/: (sollecitando) Su, su domandateglielo, e vedete cosa vi risponde (Rosetta si avvicina al bagno e bussa alla porta)

Rosetta/: Gennaro?

Gennaro/: (da dentro e affaticato) Che c’è, che vuoi, non vedi che sono impegnato

Rosetta/: Gennaro guarda che qui c’è la signora de Carlo

s.ra De Carlis/: De Carlisss, prego De Carlisss

Rosetta/: Signora e me lo fate domandare o no? Quello già è pericoloso a stare qua vicino

s.ra De Carlis/: E voi mi sbagliate il cognome, De Carlis con la esse

Rosetta/: E va bene ora non è il momento di puntaulizzare. (al marito) Gennaro qui c’è la signora De Carlissssss (allungando la esse, poi alla donna) va bene così (s.ra De Carlis annuisce), che dice che stamattina ha portato un vestito, tu sai qualche cosa?

Gennaro/: (emette un urlo) Ahhhh!

Rosetta/: Ueh, ma che gridi a fare? (alla donna) Scusate, deve essere caduta la linea

Filomena/: (di contro scena) Propro così! Si sarà rotto i denti d’avanti

Rosetta/: Gennaro interrompi questa telefonata e vieni subito qua fuori. (alla donna) esce subito (Gennaro esce guardingo dal bagno e viene subito assalito dalla s.ra De Carlis)

s.ra De Carlis/: Vi prego, ridatemi il vestito, sono disperata e in gioco la mia reputazione

Gennaro/: (imbarazzato perché non ha con se la giacca cerca di prendere tempo per pensare a qualcosa) Signora de Carlo, ma calmtevi, spiegatevi meglio

s.ra De Carlis/: (sottolineando) De Carlis

Gennaro/: Signora, neanche nella disperazione vi scordate la esse? Allora fatemi capire

s.ra De Carlis/: Mi spiego, sono stata invitata all’hotel ecxcelsior, al pranzo in onore del console spagnolo

Gennaro/: (preso dal panico risponde in automatico gridando) ole’

Rosetta/: Gennaro, ma che ti succede?

Gennaro/: (imbarazzato) Era per creare l’atmosfera

Rosetta/: Mi sembri scemo… (poi alla signora) Continuate prego

s.ra De Carlis/: Tutto procedeva bene fino a quando le mie amiche (sottolineando) nemiche, mi hanno fatto notare che nella sala c’era un'altra invitata con un abito uguale a quello che io avevo indossato ieri in un altro ricevimento. (a Gennaro) Come vi ho spiegato stamattina i miei vestiti sono pezzi unici

Filomena/: (sempre acida mentre stira) E allora?

s.ra De Carlis/: Io gli ho fatto notare che sicuramente c’era una qualche differenza con il mio, e così ho cercato di avvicinarmi a quella tipa, ma quando mi sono trovato a qualche metro da lei… tratrac

Gennaro/: (urla terrorizzato) S’è stracciato il vestito

Rosetta/: Gennaro, ma allora sei scemo veramente?

s.ra De Carlis/: No cos’ha capito, tratrac, si è aperto il buffet

Gennaro/: (tra se) Io mi credevo che si era stracciato

s.ra De Carlis/: E così è scomparsa nella mischia, (sentenziando) però sono riuscita a contare i bottoni che aveva sulle maniche, erano quattro

Filomena/: (acida tra se) Abbiamo capito che la signora sa contare

s.ra De Carlis/: Invece sono sicura che il mio ne ha cinque, quindi ora se me lo mostrate io appuro questa cosa, e mi tranquillizzo. Altrimenti se non è così citerò per danni morali Gimbattista Ghetta

Gennaro/: (sempre più imbarazzato e cominciandosi a torcere dal dolore di pancia, tenta di ritornare in bagno, ma la moglie lo blocca, interponendosi tra lui e la porta con le braccia allargate) Io devo telefonare

Rosetta/: Ci vai dopo

Gennaro/: Ma io mi telefono sotto

Rosetta/: Prima devi dare il vestito alla signora

Gennaro/: (prende coraggio imbarazzato) Signora De Carlisssss (allungando molto la esse credendo che ciò possa far piacere alla donna) il vestito ora sta in lavatrice, e quella è tutta automatica se non finisce il ciclo non si apre

s.ra De Carlis/: E quanto tempo dura questo ciclo

Filomena/: Normalmente una mezz’ora

Gennaro/: Ma statti zitta tu stai sempre in mezzo, ma che ne sai, che l’hai fatto tu il programma?

s.ra De Carlis/: Allora quanto tempo?

Gennaro/: (si guarda l’orologio) E mentre vanno e vengono, un pò su un po giù, a destra e a sinistra, un ora, un ora e mezza sempre ci vuole

Rosetta/: Gennaro, ma di chi stai parlando

Gennaro/: (confuso perché si stava facendo scoprire) Il detersivo, che hai capito, mentre va, trova la macchia, la scioglie e torna, tanto ci vuole, perciò (come sopra) signora De Carlissssss, ci vediamo verso le sei

s.ra De Carlis/: No! E chi si muove, chi resiste a casa nell’attesa, aspetterò qui tutto il tempo che ci vuole

Gennaro/: (panico) Ma voi che state dicendo

Rosetta/: Gennaro, ma ti vuoi calmare, se alla signora fa piacere di aspettare qui, qual’è il problema

Gennaro/: Ma sei scema, e che abbiamo fatto la sala d’attesa. Qua abbiamo da fare, dobbiamo lavorare, dobbiamo produrre, mica possiamo avere gente tra i piedi, e poi non abbiamo nemeno una rivista come lo passa il tempo la signora?

Filomena/: Gli diamo una fetta di torta

Gennaro/: E vedi se non risponde sempre in mezzo

Rosetta/: Si hai ragione, mangiate nell’attesa una fetta di torta, l’ho fatta io con le mie mani, oggi festeggiamo dieci anni di attivita (le porge una fetta che contemporaneamente Gennaro le toglie dalle mani)

Gennaro/: Ma la signora la torta non se la puo mangiare, la cioccolata gli fa male

Rosetta/: (gli strappa la fetta dalle mani) Non fare lo scostumato, non fare l’ingordo, non ti preoccupare la fetta per te rimane, te la metto da parte. Ma cosa credi, che anche la signora non sta bene con la pancia?

s.ra De Carlis/: No cosa dice, anzi a me le torte al cioccolato piacciono da impazzire (cosi dicendo la mangia con eleganza,  mentre Gennaro comincia ad essere nervoso)

scena 4° : Gennaro, Filomena, Rosetta, s.ra De Carlis, don Raffaele Cecere e la s.ra Cecere

(entrano in scena don Raffaele Cecere e la moglie , che abbiamo già incontrato al primo atto, quest’ultima ha una vistosa medicazione sulla testa e si lamenta.)

s.ra Cecere/: (lamentandosi) Ahhh! E non spingere che mi fai cadere

don Raffaele/: (spingendola in malo modo e arrogante) Entra e stai zitta! (Gennaro alla vista di don Raffaele cade dalla padella nella brace)

Gennaro/: (tra se) Don Raffaele, (quasi svenendo) mi sento male

don Raffaele/: (con finta cortesia) Col permesso dei signori, (e poi con tono autoritario) statevi zitti e statemi a sentire. La signora qui presente, mia moglie, stamattina senza il mio permesso ha portato a lavare una giacca che io ci tengo molto, perciò (sempre con finta cortesia ma minaccioso), non mi fate perdere tempo, datemela subito!

s.ra Cecere/: (che continua a lamentarsi toccandosi la testa) Ahhh! La testa

Rosetta/: (che non sa niente di tutta la faccenda chiede spiegazioni alla donna) Signora ma che v’è successo?

don Raffaele/: (subito si intromette) L’ho bastonata (precisando) e gli ho rotto una bottiglia in testa, lei lo sa che la mia roba non la deve toccare, (alla moglie) mi sono spiegato. (minaccioso ai presenti) Perciò dove sta la mia giacca?

Rosetta/: (guarda interdetta il marito e la sorella) Ma quale giacca?

Filomena/: (vedendo che Gennaro non risponde) La giacca che ha portato stamattina la signora, l’ha presa in consegna Gennaro. (quasi lavandosi le mani) Ha detto che la smacchiava lui

Rosetta/: (guarda il marito in malo modo) Lo sapevo, dove ci sono le cose complicate ci sei sempre di mezzo tu. Avanti, dove sta la giacca, non vedi che don Raffaele va di fretta (come per dire facciamo presto e togliamocelo di torno)

don Raffaele/: Appunto ci vogliamo muovere, o mi volete far perdere la pazienza

Rosetta/: State calmo, ora mio marito va subito a prenderla, è vero Gennaro che la vai subito a prendere? (vede che il marito non si muove lo invita a muoversi) Gennaro e prendi la giacca (Gennaro e sempre più interdetto e paralizzato dal panico con le mani sulla pancia)

Gennaro/: (pensando al fratello Vittorio) La conoscete la storia di Caino e Abele?

Filomena/: (alla sorella) Questo ha perso i sensi, e che centra?

Gennaro/: (lamentandosi) No, centra, centra

don Raffaele/: (stringendogli la guancia tra due dita come per minacciarlo) Gennarino, me la prendi la giacca?

Gennaro/: Volete la giacca?

don Raffaele/: Si la giacca mia dove sta? Me la vuoi dare si o no!?

Gennaro/: (deglutisce e con coraggio) Non ve la posso dare

don Raffaele/: Come non me la puoi dare, e perché?

Gennaro/: Perché, (deglutisce) perché sta nella lavatrice

don Raffaele/: Hai lavato la giacca con l’acqua?

Gennaro/: (ricordandosi naturalmente della cocaina, lo rassicura) Non vi preoccupate e un lavaggio a secco

don Raffaele/: E fai presto, prendila così come sta!

Gennaro: E non posso, perché è una lavatrice automatica e sta facendo un programma, se non finisce non si ferma

don Raffaele/: (si avvia verso il retro) Ora gli do un calcio e ti faccio vedere io se si ferma o no

Gennaro/: (cercando di fermarlo) Dove andate, se l’aprite adesso entra l’acqua e si rovina la giacca

Rosetta/: (che non sta capendo niente ma pensa solo alla qualità dei lavaggi) Gennaro, (sottovoce) ma hai messo la giacca dentro la lavatrice dove sta il vestito della signora (indicando la De Carlis, che intanto guarda i presenti con sguardo assente, perché la cocaina comincia a farle effetto) mica sono della stessa qualità

Gennaro/: Ma statti zitta, io li ho visti estivi tutti e due e li ho lavati insieme

Filomena/: (che comincia ad avere qualche effetto della droga) A me… mi pare una stronzata (e comincia a ridere)

Gennaro/: Ma che ridi a fare, che non hai mai capito niente di lavatrici

don Raffaele/: E allora quanto tempo ci vuole?

Gennaro/: Un’ora e mezzo, ma non vi preoccupate appena è pronta ve la porto subito a casa

don Raffaele/: Io di qua non mi muovo, ora mi siedo e aspetto (si siede con la moglie vicino alla De Carlis che ha assistito)

Rosetta/: Ecco, bravo, fate così, pure la signora sta aspettando e nel frattempo gradite una fetta di torta, oggi sono dieci anni che stiamo aperti. E’ al cioccolato e l’ho fatta io e….

Gennaro/: (interrompendola) …Ma che gliene frega a don Raffaele, e poi la torta al ciccolato non se la possono mangiare gli fa male (gli toglie le fette di mano a Rosetta come prima)

Rosetta/: Gennaro, ma per caso c’è un’epidemia di diarrea nel quartiere? Non fare lo scostumato (si riprende le fette e le porge ai due). prego prego, (ripete piu volte) assaggiate, assaggiate, assaggiate, quanto è buona questa torta

don Raffaele/: Grazie, ma cerchiamo di sbrigarci con questo programma

s.ra Cecere/: Hai sentito, ci vuole più di un ora perché non torniamo dopo

don Raffaele/: Ti ho detto stai in silenzio, noi aspettiamo qua e basta. Mangiati la torta che è buona veramente, anzi fatti dare la ricetta dalla signora

scena 5°: Filomena, Rosetta, s.ra De Carlis, Gennaro, don Raffaele, s.ra Cecere poi Ciro

(Filomena, Rosetta e s.ra De Carlis cominciano ad avere un comportamento un po’ strano esasperando un po i movimenti e gli stati d’animo cominciando ad avere anche un pò la faccia da ebete )

Filomena/: (batte all’improvviso le mani come se avesse schiacciato un insetto) Niente, non sono riuscita ad acchiapparla

Gennaro/: (salta dallo spavento) Ma allora sei scema, ma che stai facendo?

Filomena/: Quella se n’è scappata

Gennaro/: Quella chi, ma di chi stai parlando, è il modo di battere così le mani?

Filomena/: Eccola (e ribatte le mani proprio avanti al viso di Gennaro), niente se n’è scappata un’altra volta

Gennaro/: Un'altra volta, ora mi schiacciavi il naso, ma che stai acchiappando?

Filomena/: (in modo naturale come se tutti le vedessero) Le farfalle

Gennaro/: Le farfalle, ma dove stanno? Io non vedo niente

Filomena/: E questa che è? (alza la mano come se gli stesse dando uno schiaffo)

Gennaro/: Non ti permettere sai

Filomena/: (infastidita) L’hai fatta scappare

Gennaro/: (alla moglie) Ma che gli succede a questa, vede le farfalle

Rosetta/: (come se la stesse rimproverando) Filomena ma che dici (riprendendola) quelli sono uccelli (comincia a fare il verso) cip,cip,cip,cip, (comincia a saltellare come se li stesse seguendo)

Gennaro/: (la guarda stranito) Rosetta ma allora veramente non ti senti bene?

s.ra De Carlis/: (che seguiva la scena sempre da ebete e un pò di sorriso, si alza e si unisce al gruppo) Ma no mia cara, il cip,cip cip non serve, non vede che è un papagallo, eccolo li (indicando la parte alta di una sedia come se fosse un trespolo dove si è posato l’animale e nel modo in cui si parla ai pappagalli) por-to-bello, po-rto-bello

Gennaro/: (Gennaro guarda il quadro in modo sbalordito) Io sto in mezzo agli scemi (irrompe all’improvviso Ciro che porta notizie fresche)

Ciro/: (entusiasta e quasi incredulo senza curarsi dei presenti) Don Gennà, Don Gennà, non ci posso credere

Gennaro/: (preso dall’evolversi della situazione) Ciro che vuoi che non è il momento

Ciro/: Vi debbo dire una cosa

Gennaro/: Fai presto che devi dire, che qua mi sembra di stare nell’arca di Noè, farfalle, uccelli, pappagalli, avanti che vuoi

Ciro/: Don Gennaro, m’ha detto Carmine il barbiere, che un amico suo che ha una cugina che è sposata con un commerciante di frutta, e che ha un fratello che vive in spagna

Gennaro/: Allora che devo fare io, gli devo mandare una cartolina?

Ciro/: No statemi a sentire, ha detto che gli ha telefonato e dice che a barcellona si vocifera che la firma e imminente (preso dall’entusiasmo) don Gennà, Maradona è nostro

Gennaro/: (preso da un momento di euforia dimentica per un attimo i suoi problemi) Tu che stai dicendo, (incredulo) allora è nostro, è nostro?

Ciro/: (dando forza alla notizia) Se non ha firmato ancora lo starà facendo adesso, che emozione, un brivido che mi scende dietro la schiena, ho la pelle d’oca

Gennaro/: (baciando sulla fronte Ciro) Bella, che bella notizia che mi hai portato, (lo manda a cercare la conferma) va, vai in giro e fammi sapere appena mettono la firma, va!

Ciro/: (esce intonando il nome di Maradona a mo di cantilena) Maradona, Maradona, eh, eh, Maradona, Maradona, eh, eh. (a questo punto, le tre donne, prima Filomena poi Rosetta e poi s.ra De Carlis, che hanno seguito tutto, prese dall’entusiasmo, si guardano e si mettono in fila indiana e come se stessero facendo una danza della pioggia con i pugni stretti, alzandoli ed abbassandoli, ripetono la stessa frase di Ciro descrivendo un cerchio sulla scena) (Gennaro torna in se, intanto don Raffaele e la moglie che hanno finito di mangiare la torta  guardando il quadro rimangono sbigottiti )

don Raffaele/: (innervosito) Ma che sta succedendo?

Gennaro/: (un po preso alla sprovvista) Niente, non vi preoccupate e solo un poco di entusiasmo per l’acquisto di Maradona (poi prende la moglie per un braccio e sottovoce) Rosetta ma allora sei contenta che viene Maradona?

Rosetta/: A sta venendo? (nel modo più naturale possibile) Che dici vado a cucinare? Così quando viene trova pronto da mangiare

Gennaro/: (la guarda sbigottita) Ma sei impazzita? (poi rivolto a Filomena che continuava con s.ra De Carlis) E tu ti vuoi fermare, ma non tenete da fare niente, abbiamo una lavanderia da portare avanti, torna al lavoro. (poi alla s.ra De Carlis) E pure voi signora De Carlissssss (allungando la esse) da voi non me lo sarei mai aspettato

s.ra De Carlis/: (s.ra De Carlis tenta di ritornare in se e si scusa) Mi scuso, non so cosa mi è preso, ma d’improvviso mi è venuto di esultare (Rosetta e Filomena riprendono la loro attività, ma sono in un palese stato confusionario. Filomena che gioca con il ferro da stiro come fosse una macchinina facendo da sfondo alla scena dicendo “brrrm”e Rosetta cerca di infilarsi un vestito dietro l’altro)

scena 6°: Filomena, Rosetta , s.ra De Carlis, Gennaro, don Raffaele, s.ra Cecere, poi Vittorio

don Raffaele/: (comincia anche lui ad accusare qualche strano sintomo) Ma che ora è?

Gennaro/: Sono le cinque

don Raffaele/: Ed è già passata un ora e mezza?

Gennaro/: No don Raffaele, sono passati appena dieci minuti

don Raffaele/: E che ci vuole a passare un’ora e mezza

Gennaro/: (stupito per la domanda) Don rafe’, un’ora e mezza!

don Raffaele/: Tutto questo tempo ci vuole?

Gennaro/: Ora vi faccio un poco di sconto, un’ora e venti

don Raffaele/: (alterandosi) E avanti, ci vogliamo muovere che a me mi pare di stare in mezzo agli scemi

Gennaro/: (calmandolo) Ma ora calmatevi

don Raffaele/: (ricomincia) Si , ma che ora è? E’ passata un’ora e venti?

Gennaro/: (tra se) Ma che gli e venuto a questo, fa i capricci (a don Raffaele) forza, un altro po’ di pazienza, ora che passa un oretta vi potete muovere (facendolo riaccomodare)

s.ra Cecere/: (nel frattempo la s.ra Cecere attacca bottone con s.ra De Carlis infastidendola e toccandola) Voi mi avete mai visto ballare?

s.ra De Carlis/: Ma non mi toccate

s.ra Cecere/: Allora mi avete mai visto ballare?

s.ra De Carlis/: Perché dovevo?

s.ra Cecere/: Ma come, mi chiamavano “Nanninella la ballerina”, come alzavo io la coscia non l’alzava nessuno, non mi avete mai vista al “lido 21”

s.ra De Carlis/:(scoppia a ridere) A lido 21? E che ci andavo a fare?

s.ra Cecere/: Venivate a vedere me! Ve la faccio la spaccata? (alzandosi dalla sedia ed andando al centro)

s.ra De Carlis/: (scoppiando a ridere più forte) Signora non dia retta, va a finire che vi rompete qua in mezzo?

s.ra Cecere/: (al marito) Ma che fa questa ridicola, mi sta sfottendo? Ora la tiro per i capelli qua dentro

Gennaro/: (interviene nella discussione rivolgendosi alla s.ra Cecere) Non importa signora, quella la signora De Carlis, non ha capito bene la domanda

s.ra De Carlis/: (sempre sonb) No, no, ho capito bene (ridendo di nuovo a mo di sfottò verso la donna che scatta per darle addosso)

Gennaro/: (bloccandola e rivolto al marito) Signora e calmatevi (facendola sedere) Don Raffaele tenete ferma vostra moglie

don Raffaele/: (che nel frattempo sta guardando come un fesso il suo orologio in modo fisso) Non mi posso muovere ancora, deve passare un’oretta (ritorna a fissare l’orologio) (Gennaro è sempre più stranito per la situazione mentre entra in scena suo fratello Vittorio che naturalmente è ignaro di tutto)

Vittorio/: (ha una borsa con se che contiene vestito e giacca ed esordisce raggiante perché ha raggiunto il suo scopo) Gennariniello mio, come promesso sono tornato, ole’

Gennaro/: (sottovoce e portandolo in un angolo) A te ti debbono uccidere, quando nascesti, la levatrice ti doveva strozzare con il cordone ombelicale! Tutto sto tempo c’è voluto, non vedi che qui ti stiamo tutti aspettando (cercando di fargli notare  che i proprietari dei capi sono al negozio)

Vittorio/: Aspettavano me, (euforico e superficiale a tal punto da sottovalutare la presenza di don Raffaele) Perché gli hai raccontato il fatto e volevano sapere come era andato a finire, ole’, (rimproverandolo e tenendogli una guancia tra le dita) ma come si puo’ fare non riesci a tenere un cece in bocca… (rivolto hai presenti che non l’hanno nemmeno visto entrare perché ognuno impegnato in qualche cosa strana, quindi soprappensiero ) ora vi racconto

Gennaro/: (tra i denti) Ma che devi raccontare, ora ti affogo qua davanti a tutti! Ma hai capito chi so questi qua. Sono i proprietari della giacca e del vestito e non sanno niente. (togliendogli la borsa di mano) E dammi qua, per colpa tua stavo passando un guaio

Vittorio/: (sottovoce al fratello) Ma c’è pure la signora De Carlis? Io la facevo ancora alla festa. (spiegando al fratello) Infatti quando l’ho vista appena si è aperto il rinfresco, ho preso la mia bella e ole’, sono sparito in un lampo

Gennaro/: Scemo, quella l’ha vista

Vittorio/: Lo so, ma la mia bella, quanto siamo passati davanti al buffet, se voluta fermare, aveva fame, che facevo non la facevo mangiare? Ci siamo messi dietro una pianta e s’è mangiato tutto, l’ho dovuta portare via con la forza, gli mancava solo il babà

Gennaro/: (quasi rassegnato) E ci facevi mangiare pure quello

Vittorio/: E no, quello gliel’ho dato dopo io

Gennaro/: E non mi potevi portare prima il vestito e poi ci davi il babà (alludendo)

Vittorio/: E se quella prima non si spogliava io il vestito come te lo portavo

Gennaro/: (Gennaro gli strappa la borsa da mano) Dammi qua, che forse ci salviamo per miracolo

Filomena/: (si inserisce correndo fino ad un muro e toccandolo come se giocasse a nascondino) Trentuno salvitutti, Vittorio con la borsa in mano

Gennaro/: Ma che hai oggi? Ora vado di la a controllare se il programma è finito, poi vengo e mi spieghi (esce)

Filomena/: Fai presto a tornare che ora è il turno tuo ad andare sotto

Vittorio/: (notando la torta) Ah, che bella torta, l’hai fatta tu Filomena?

Rosetta/: (si intromette) No l’ho fatta io con le mie mani, (prende una fetta e si avvicina a Vittorio e più si avvicina e più si rende conto che è un uomo alto e quasi ammiccando) Vittorio, non mi ero mai accorta che eri così alto, si vede dove cominci e non si vede dove finisci

Filomena/: (ingelosita toglie la torta dalle mani alla sorella) Ma che mi vuoi rubare la polpetta dal piatto? Vittorio deve mangiare solo dalle mie mani (prende un pezzetto e con forza glielo fa mangiare)

Rosetta/: E come sta calda questa

Vittorio/: No Filomena, aspetta che io ho appena finito di mangiare, non ho voglia

Filomena/: (con estrema dolcezza, ma ferma) Ma come io ti offro un pezzo di torta e tu lo rifiuti, è buona, è dolce come me

Vittorio/: Allora è insipida

Filomena/: Sei sempre il solito, non vedi che è un simbolo, io ti sto offrendo il mio amore e tu lo rifiuti (cosi dicendo si scopre una spalla ammiccando) Ho capito allora vuoi qualche altra cosa

Vittorio/: (gli toglie la torta dalle mani e la mangia in fretta) Per amor di Dio, no dammi qua, mi mangio la torta, è buona hai ragione, Rosetta complimenti (mangia voracemente) (rientra Gennaro con in mano il solo vestito della De Carlis)

Gennaro/: (con una certa soddisfazione) Ecco qua signora il vostro vestito, è pronto, lavato e stirato per voi, è venuto una bellezza

s.ra De Carlis/: (che ancora sorrideva per prima, gli viene in mente del vestito e corre in contro a Gennaro per prenderlo) Ah, si grazie, devo vedere proprio se è uguale al mio

Gennaro/: Prego (gli porge il vestito poi rivolto a don Raffaele) Don Raffaele, vado a prendere la giacca, torno subito (esce)

don Raffaele/: (che imperterrito fissa il suo orologio) Sono le cinque e un quarto, manca ancora un ora e dieci, (ripete) sono le cinque e un quarto manca ancora un ora e dieci. (continua)

s.ra De Carlis/: (prende ad analizzare il vestito) No, è prorpio lui, era così scollato come questo, però quello aveva sulle maniche quattro bottoni, e qua invece quanti ce ne sono? (comincia a contare cadenzando i numeri) Uno, due, tre e quattro (comincia a ridere isterica) E Gianbattista m’ha fatto il pacco (continua a contare gli altri bottoni sull’altra manica) cinque, sei, sette e otto (arrotolandolo tra le mani) Glielo infilo in gola, come un crocchè! (riscoppia a ridere trascinando anche gli altri nella risata)

Gennaro/: (rientra perché sente ridere e senza la giacca) Ma che avete da ridere? (poi forse perché gli è venuto qualche dubbio si rivolge alla moglie) Rosetta, ma che hai messo nella torta

Rosetta/: E che ci dovevo mettere gli ingredienti (e ride)

Gennaro/: Si, ma quali?

Rosetta/: Quelli di sempre la farina, l’uovo, lo zucchero (e ride)

Gennaro/: E quale zucchero hai messo?

Rosetta/: Quello di sempre, anzi per farla venire più buona ci ho messo anche dello zucchero a velo che ho trovato in una scatola nel mobile in cucina. (riprendendo a ridere come una ebete) pensa che non sapevo nemmeno che l’avevo (poi rivolto agli altri ) è buona la torta?

Filomena/: (appena sente la sorella parte in circolo seguita da tutti altri) E’ buona la torta weh, e bella la torta weh (continuano) (Gennaro terrorozzato, mentre gli altri girano entra in cucina per andare a controllare se veramente Rosetta a messo la cocaina nella torta)

Gennaro/: (esce disperato dalla cucina con la giacca in mano prende il fratello per un braccio e lo stacca dal trenino lo porta da un lato e tenta di spegargli tutto) Non c’è, non c’è più

Vittorio/: (pensando che si riferisse alla ragazza del buffet e ormai anche lui sotto l’effetto della cocaina) E che mi importa a me basta che c’è stata prima, ole’

Gennaro/: Ma che ole’ e olè, che hai capito, la cocaina non c’è piu’ nella scatola, Rosetta l’ha messa dentro alla torta, Vhe gli dico a don Raffaele? (indicando don Raffaele che anche in piedi continua a guardare fisso il suo orologio)

don Raffaele/: (ripete il ritornello, seguito da tutti gli altri, tranne Gennaro) E manca un’ora e dieci, e manca un’ora e dieci

scena 7°: Filomena, Rosetta , s.ra De Carlis,Gennaro,don Raffaele Cecere, s.ra Cecere ,Vittorio e poi Calogero Tarallo

(entra in scena Calogero, con una mano fasciata e con un fascio di fiori nell’altra, si ferma sulla soglia e pancia in dentro e petto in fuori, prende coraggio ed urla)

Calogero/: (urla) Silenzioooo (tutti si fermano tranne don Raffaele che continua schizzato la tiritera dell’ora)

don Raffaele/: E manca un ora e dieci, e manca un ora e dieci

Calogero/: (lo guarda in cagnesco) Ho detto silenzio!

don Raffaele/: (stupito per la reazione del giovane) Ma chi è sto mezzo scemo?

Calogero/: (mettendogli una mano in petto, spostandolo e facendolo sedere) Tu stai zitto e levati d’avanti (don Raffaele sorpreso da tanto ardire esegue placidamente mentre Calogero si avvia verso Filomena si inginocchia davanti a  lei e gli porge i fiori)

Filomena/: (mentre seguiva la scena anche lei continuava a parlare ma sotto voce sempre a ritmo cadenzato fino a quanto Calogero non parla) E buona la torta weh! E bella a torta weh!

Calogero/: Gli occhi tuoi sono come due stelle…..

Filomena/: (smette di parlare e guardando prima i presenti e poi Calogero, emette un mugugno) mmhhhhh! (sarebbe come dire “è vero?” senza parlare)

Calogero/:(continua) La bocca tua è una rosa senza spine…

Vittorio/: (tra se, ma in modo che ascoltano pure gli altri soprattutto Filomena) Un crisantemo vuoi dire (ridendo sotto i baffi) (Filomena lo guarda storto ma per ora non reagisce)

Calogero/: (continua) Il tuo naso è come un morsetto di un bambino

Filomena/: (si tocca il naso lusingata) Veramente?

Calogero/: (continua) E il tuo cuore……

Vittorio/: (lo interrompe bruscamente questa volta alzando la voce) Calogero ti sei dimenticato le orecchie (e scoppia a ridere, suscitando l’ilarità dei presenti)

Filomena/: (si arrabbia e senza dire niente, di getto gli lancia contro qualcosa, possibilmente di bagnato come una camicia che aveva a portata di mano, esclamando subito dopo) E vediamo se la finisci, (poi si rivolge a Calogero e amorevolmente) Tarallo… continua

Calogero/: (continua tutto di un fiato) Il tuo cuore… è come la luna piena… che illumina la notte scura del cuore mio in pena… Filomè… sposami (tutti i presenti tranne Gennaro che rimane seduto con la giacca in mano, esplodono in un fragoroso applauso)

Filomena/: (Filomena rimane un attimo interdetta, ma poi comincia ingiustificatamente ad esultare per la proposta di matrimonio, proprio perché sotto l’effetto della cocaina) Mi vuole sposare, mi vuole sposare (a Rosetta) Hai capito mi vuole sposare

Rosetta/: Come sono contenta, sorella mia hai trovato pure un buon partito (guardando Calogero con occhi velati) Come è alto

Filomena/: (rivolto alla De Carlis) Avete sentito, mi vuole sposare

s.ra De Carlis/: Sono contentissima, vengo anche io al matrimonio, faccio da damigella, anzi da damigiana, sono pure ingrassata un poco (e scoppia a ridere come un imbecille, guardandosi allo specchio, cosa che farà fino alla fine)

s.ra Cecere/: (rivolta al marito sempre schizzata) E noi che facciamo, non ci andiamo al matrimonio? (a Filomena) Fra quanto vi sposate, quando manca?

don Raffaele/: (risponde subito a comando guardando sempre fisso l’orologio) Ora manca un’ ora e cinque, (ripete) Ora manca un’ ora e cinque (continua)

Rosetta/: (rivolta a Gennaro) Hai sentito, se la vuole sposare, non sei contento? (lo vede distrutto su una sedia) Ma che è sta faccia da funerale, non sei contento?

Gennaro/: La verità? Se sapessi che matrimonio ho per la testa, (alla moglie) Rosetta, ma che mi hai combinato

Rosetta/: (sempre sull’allegra) Perché che ho combinato?

Gennaro/: Hai messo lo zucchero a velo nella torta (riferendosi tra se alla droga) E vi è andato tutto in testa

Rosetta/: (guardando la sorella) Perché ha il diabete (poi rivolto a Filomena) Filomena come ti senti?

Filomena/: (prendendo Calogero per mano e danzando come una libellula) Mi sento bene, troppo bene

Calogero/: (con inaspettata felicità e danzando anche lui) E pure io

scena 8°: Filomena, Rosetta , s.ra De Carlis, Gennaro, don Raffaele Cecere , sig.ra Cecere, Vittorio, Calogero Tarallo, poi Commissario con due poliziotti

(entrano in scena il Commissario con i poliziotti)

Commissario/: Che nessuno si muova, (rivolto ai poliziotti) bloccateli e attenti che nessuno sfugga

Poliziotti/: Comandi Commissario

Commissario/: Finalmente vi ho beccati tutti in fragrante, è stata dura, ma alla fine ci sono riuscito

Gennaro/: (che si era alzato un attimo dalla sedia ne ripiomba subito dicendo) Solo il Commissario ci mancava oggi, abbiamo fatto il quadro completo

don Raffaele/: (al Commissario) Commissario e che ci fate voi qui

Commissario/: (ironico) Perché ci dovevamo dare un appuntamento, hai da fare? Mettiti da parte (al poliziotto) brigadiere don Raffaele Cecere è il primo che dobbiamo arrestare

don Raffaele/: Commissario ma che arrestare io non ho fatto niente

Commissario/: Non hai fatto niente?, E la giacca, non sai niente della giacca, muoviti che è scaduto il tempo (Gennaro istintivamente per un attimo tenta di nascondere la giacca  dietro le spalle)

don Raffaele/: E’ scaduto il tempo, (guardando poi l’orologio) ma manca quasi un ora (ripete) e manca quasi un ora

Commissario/: (rivolto ai poliziotti) A questo l’arresto gli e andato in testa (poi rivolto a don Raffaele) Ma che ti credi che non ce ne eravamo accorti a che cosa ti serviva la giacca, portandola in giro da una parte all’altra, era solo rimasto da scoprire dove andava a finire (poi guardando Gennaro che ha la giacca nascosta dietro la schiena) eccola li, c’e l’ha in mano il tuo complice, la riconoscerei tra mille la tua giacca

Rosetta/: Commissario ma che state dicendo, non vi innervosite… gradite un poco di torta?

Gennaro/: Ma che gli dai, (poi a bassa voce) allora veramente mi vuoi fare andare in galera? (il Commissario comincia a tastare la giacca ma non ci trova niente)

Commissario/: Sta qui, (ripete) sono sicuro che sta nascosta qui dentro (si rende conto che dentro non c’è niente e rivolto a Gennaro) Dove sta, dove l’hai nascosta? (interviene a questo punto don Raffaele con un attimo di lucidità ma poi non tanta)

don Raffaele/: Commissario è inutile che cercate, dentro non c’è niente (poi si da la zappa sui piedi ridendo da imbecille isterico) non c’è la cocaina

Commissario/: Cocaina, e chi ha parlato di cocaina io non l’ho mai nominata, tu che ne sai che dentro c’era la cocaina?

don Raffaele/: (si ferma, si rende conto della fesseria che ha detto e riprende con la cantilena) E manca meno di un’ora (ripete) e manca meno di un‘ora (il Commissario comincia a girare per il negozio, guardando tutti i presenti, uno ad uno fissandoli negli occhi, poi la sua attenzione viene attirata da quello che rimane della torta, che è ancora ricoperta dal velo di zucchero. guarda la torta, guarda i presenti, poi di nuovo la torta, mette un dito sulla torta, assaggia e guardando tutti dice perentoriamente ai due poliziotti)

Commissario/: (stupendosi) Ingegnoso, ho capito tutto, e voi mi volevate fare fesso, brigadiere arrestateli tutti e portateli in caserma

Rosetta/: (cade dalle nuvole ma sempre schizzata) Filomena, Vittorio, avete sentito? Il Commissario ci vuole arrestare (scoppia in una fragorosa risata isterica, poi rivolgendosi ai poliziotti) e avanti, metteteci le manette

Commissario/: (spiegando) Spaccio ed uso promisquo di cocaina, e qui che la cocaina finiva e veniva smerciata ai clienti della lavanderia. (ai poliziotti) Avanti sbrighiamoci (i presenti che non si rendono conto di quanto sta accadendo o forse si, cominciano a protestare, mentre i poliziotti li ammanettano, tranne Vittorio)

scena 9°: Filomena, Rosetta , s.ra De Carlis, Gennaro, don Raffaele Cecere , s.ra Cecere, Vittorio , Calogero Tarallo , Commissario, i poliziotti e poi Ciro.

(entra in scena in maniera irruente Ciro, ha l’affanno, non riesce parlare dall’emozione e guardando nel vuoto, come se si rivolgesse a Gennaro, ma senza guardarlo)

Ciro: Don Gennaro è ufficiale! Il Napoli s’è comprato a Maradona (cosi dicendo si inginocchia con le braccia verso l’alto tenendo in mano una sciarpa del Napoli)

Gennaro/: (preso da un attimo di euforia per la notizia e dimenticando quello che sta invece accadendo, sposta d’impulso il Commissario, poi si inginocchia accanto a Ciro) Tu che stai dicendo che bella notizia, come sono contento, Maradona a Napoli… Maradona a Napoli, (Gennaro si rialza) Vittorio hai sentito

Vittorio/: Come non ho sentito, (nel medesimo istante un poliziotto gli mette le manette) ma sento pure le manette, ole’ (e ride)

Rosetta/: (rivolta a Gennaro) E ti pareva, non ti smentisci mai, che elemento che sei (poi rivolta ai presenti e ridendo sempre più schizzata) stiamo inguaiati in questa maniera e quello pensa a Maradona. (arrabbiandosi e alternando riso e pianto) Gennaro adesso dimenticati di Maradona, del Napoli, di Ferlaino e cerca come risolvere questa situazione. Hai capito!

Gennaro/: (alla moglie) Ma stai zitta tu, che non capisci niente. (poi rivolto al Commissario, visibilmente confuso ma irrazionalmente emozionato, mettendogli una mano sulla spalla come un amico di vecchia data) Sentite commissario, state prendendo un abbaglio, noi non c’entriamo niente in questa faccenda da cocaina, è stato tutto un equivoco. Oggi è una bellissima giornata, dobbiamo essere allegri, sta arrivando Maradona e noi dobbiamo andare tutti quanti al San Paolo a festeggiare

Commissario/: (togliendo la mano che Gennaro gli aveva poggiato spalla) Poche chiacchiere, che forse se vi comportate bene, per buona condotta, le partite ve le vedrete da dentro una cella di poggioreale. (ai poliziotti) Portateli tutti via

Gennaro/: (quasi impazzito e incredulo) No commissario, no, tutto posso sopportare, l’ergastolo, mia moglie, questa cosa brutta di mia cognata, ma la prima partita di Maradona a Napoli (urlando) me la dovete far vedere. Forza Napoliiiiiiiiiiiiiiiiii!!!! Forza Napoliiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!

Commissario/: (guardando i poliziotti con ironia e facendo loro segno con il capo di portare via i presenti, aiutandosi anche con un movimento delle braccia) Si si andiamo avanti, forza, andiamo avanti, vuole vedere a Maradona, circolare… circolare.

                                  cala la tela