Sabato pomeriggio

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TI SALUTO, MARIA

Copyright by Giuseppe D'Addario

Impaginazione grafica: Pubblicità Il Quadrato

Monza - Viale Romagna 39 - Tel. 039/200.61.25

Realizzato in proprio nel mese di Maggio 1994

 

SABATO  POMERIGGIO

Farsa in due atti di Giuseppe D'Addario

Personaggi:

1- ADAMO

         2- EVA

         3- ELENA - Signora in rosso

         4- MARCO - I Vagabondo (ex-terrorista)

         5- LUIGI - II Vagabondo (ex-sacerdote)

         6- ROBERTA - Tossicodipendente

         7- LUCA - Tossicodipendente

         8- BARBARA - Amica della signora in rosso

         9- MAGGI - Il maggiordomo

         La scena si svolge in un giardino pubblico di una grande città

         Tempo presente.

SABATO POMERIGGIO

Farsa in due atti di Giuseppe D'Addario

I ATTO

(In mezzo alla scena una panchina, dietro, un albero e un cestino portarifiuti. Alberi sul fondo. Sulla panchina è seduto un uomo nell'atto di leggere un giornale. Lo legge solo per fare qualcosa.)

Scena I

(Entra una donna con carrozzina per neonati, in evidente stato di gravidanza. Cammina lentamente con aria spavalda e orgogliosa per la sua futura maternità. Gira due volte davanti alla panchina. Si avvicina alla panchina e, verso l'uomo)

EVA: Permette che mi sieda su questa panchina?

ADAMO: (Senza guardarla e continuando a leggere) Prego…

EVA : Sà… è l'unica panchina disponibile in questo giardino...

ADAMO: (Come sopra) Già...

EVA: Ohhh! Ohhh! Che fatica... che fatica, ogni volta che devo sedermi è sempre la solita storia... Ohi, Ohi...! Le fitte!

ADAMO: (Chiude il giornale e premuroso) Aspetti che l'aiuto. Faccia piano, così... mi  dia il braccio... piano... giù... giù... così!

EVA: Oh, grazie, com'è gentile. Sì, grazie... solo un po'! Ecco... adagio, adagio... ohhh!

ADAMO: Ci siamo, ha visto?!! Comoda? Adesso va meglio. Così potrà riposare.

EVA: Eh! Cosa vuole! Lei capirà, non posso fare molti sforzi. Ogni tanto uscire per fare quattro passi all'aria aperta è salutare. Specialmente quando si è in questo stato. Perché, dopo un po' che cammino, devo assolutamente riposare.

ADAMO: Certo, deve stare attenta, non deve affaticarsi.

EVA - Lo so, d'altra parte camminare all'aria aperta, viste le poche occasioni che ho, è rilassante e tonifica l'organismo. Poi, se si ha la fortuna di incontrare qualche persona, per bene, come lei, per scambiare due chiacchiere, è l'ideale.

ADAMO: Certo, ha ragione… grazie. (Riprende a leggere. Pausa)

EVA: È anche vero però che, pur volendo, non posso permettermi molte passeg-giate. Altrimenti mi affatico ed è facile stramazzare a terra.

ADAMO: Oh, no, per carità, deve stare molto attenta. Anche per la creatura che porta con sé.

EVA: Creatura...?! Ma quella è tranquilla e sicura nella sua carrozzina.

ADAMO: Non quella. Intendevo questa. (Indica la pancia della donna)

EVA: Ah! Sì è vero...! Che distratta! La mia nuova creatura... infatti è proprio per lei che sono uscita. Stare chiusi in casa con questa bella giornata sarebbe un vero delitto... Com'è tranquillo, qui.

ADAMO: Credo che sia uno dei pochi posti tranquilli che siano rimasti.

EVA: Infatti, vengo spesso qui, proprio per non restare chiusa continuamente in quelle camere a gas che sono diventate le vie della nostra città. Il traffico caotico, di un'intera settimana, ti mette addosso un'angoscia... che solo quando entri in posti come questo riesci a superare.

ADAMO: Le do pienamente ragione. D'altra parte è il prezzo che dobbiamo pagare per il progresso. Almeno così ci fanno credere.

EVA - Qui, in questo periodo, si ha la sensazione immediata della natura che si risveglia... Sembra incredibile che, ogni anno, almeno qui, il miracolo si ripeta.

ADAMO - Già, ma ancora per quanto?

EVA - Il sole... questi colori... l'aria frizzantina, mettono addosso una sensazione di timida felicità… mai provata!

ADAMO - Lei deve essere molto romantica.

EVA - Questo risveglio di tutte le cose... gli animali, le foglie, le piante, la terra tutta riprende a vivere...

ADAMO - ...Tutto si rianima... la natura sembra svegliarsi dal lungo letargo... Peccato che non si abbia mai il tempo di soffermarsi a godere meglio della visione di queste meraviglie. Mi ha sempre appassionato, e nello stesso tempo stupito, il continuo mistero della creazione e della trasformazione delle cose che ci circondano.

EVA - Davvero...? Ma com'è profondo lei...

ADAMO - Possiamo dire, inoltre, che lei, in questo momento, è in perfetta sintonia con la natura.

EVA - Io?! E a che proposito?

ADAMO - Bè... il suo stato. Anche lei è, per così dire, fertile. E si vede.

EVA - Oh, sì, è vero, tra poco sarò di nuovo mamma. Sa…, è l'evoluzione naturale della condizione femminile.

ADAMO - Mi lasci dire però, che lei è una cosa più unica che rara. Non è facile vedere, al giorno d'oggi, donne come lei.

EVA - Lo so, sembra sempre più faticoso mettere al mondo esseri umani. Per molti motivi... Ma è anche una sensazione meravigliosa essere.. madre! Sentire dentro di sè l'universo che è in noi; sentirlo  crescere e svilupparsi, pian piano. E poi come per miracolo: "Mamma". Sentire il pargoletto, piccino, piccino, con i suoi piedini che si muovono, le sue manine che segnano l'aria, e quella sua  boccuccia, nido di dolcezze, che emette il suono: "Mamma" (Urla) "Mamma" (Piano) "Mamma".

ADAMO - Bè... qualche volta anche "Papà!".

EVA - Di rado, molto di rado... Perché‚ la prima parola che esce dalla sua bocca, da quelle labbra che san di zucchero e miele, è: "Ma... mma", e non (sguaiata) "Pa... pà!". Anche perchè‚ il pargoletto inconsciamente percepisce, sà… da chi è stato generato... dalla madre e non certo dal padre. L'uomo non c'entra per niente!

ADAMO - Su questo punto, veramente, non sarei...

EVA - ...ha solo partecipato un po' all'inizio... e questo vai a spiegarlo al bambino. Ma dopo?! Lo sfaticato, il fannullone, lui, lascia fare tutto alla donna.

ADAMO - E questo il piccolo lo sà!

EVA - Certo! Lui lo sente, è innato in lui!

ADAMO - Cara signora, la natura non l'abbiamo certo voluta noi così. La natura, giustamente, ha diviso i ruoli e ...

EVA - La natura... la natura, quando non avete più argomenti a vostra disposizio-ne, tirate in ballo la natura. Per voi è impossibile capire, entrare nei meccanismi più profondi della procreazione. Portare una vita nel proprio grembo. Sentirla crescere, ingrandire, palpitare, muovere, lottare... e nello stesso tempo sei tu che cresci, che lotti, che ti sdoppi per plasmare e realizzare un altro  essere. Eh sì, non c'è niente da fare, queste sono percezioni che solo le donne possono comprendere.

ADAMO - Posso garantire, comunque, che anche noi uomini, pur non potendo avere esperienze dirette, possiamo immaginare ed intuire ciò che una donna prova in questo stato.

EVA - Ma mi faccia il piacere! Cosa vorrebbe darmi ad intendere? Che anche voi uomini provate le nostre stesse sensazioni psicologiche e soprattutto fisiche?

ADAMO - Fisiche no, ma psicologiche... se non proprio provarle...

EVA - (Muove la carrozzina e si sente il vagito di un neonato). Piange?! Oh! Mio Dio! Piange, che caro! Piangi tesoro mio, piangi che ti fa bene. Sente?! Non è forse un suono stupendo questo? Questo è il suono che tutte le donne vorrebbero sentire. (Al bambino) Titti, ti, titì, bè, bè, pirì, pirì, pepè... bello, bello della tua mamma... (All'uomo). Il pianto fa bene. Fa bene all'ugola dei neonati. Ho letto sui libri scientifici che trattano questo argomento... Libri scientifici, quindi importanti, autorevoli e sicuri, che ne sanno più di lei e di me, che il pianto rafforza le possibilità vocali dei neonati! Bisogna lasciarlo piangere, dicono.

ADAMO - (Tra sè) Già, non lo sopportano certo loro.

EVA - E poi, vede... Questo è il primo sussulto, il primo suono della sua vita. Suono che ci accomuna tutti. Uguale ed identico per tutte le culture e i popoli della terra, che potremmo definire il vagito primordiale. Infatti ha qualcosa di ancestrale... che dai primi passi dell'umanità si ripete e si rinnova continuamente.

ADAMO - Credo, però, che in questo pianto ci sia anche il dramma, l'angoscia del distacco involontario da un mondo pieno di sicurezze... per essere scaraventati traumaticamente in un altro mondo oscuro, pieno di insidie e per certi versi tragico.

EVA - Ahhhh...! Ma come siete sempre vacui e drammatici voi uomini! È questo che vi ha sempre fregato fin dall'antichità. (Pianto) Piangi, piangi bello mio. Vede?! Questa è la realtà. La bellezza della realtà è racchiusa tutta in questo innocente pianto, e non in tutte quelle vostre supposizioni pseudo-psicologiche o antropologiche... Piangi bello, piangi! Non ascoltare le sue allucinanti supposizioni.

ADAMO - Già, se potesse parlare... allora sì...

EVA - (Pianto) Lo sente?! Fatti sentire! Tutti devono sentire il pianto di mio figlio. Tutti devono sapere che io sono donna, ma soprattutto madre!

ADAMO - Ci tiene proprio ad essere madre, eh signora?!! Al giorno d'oggi le assicuro che sono poche le donne che ci tengono a questa condizione.

EVA - (Pianto) Buono, buono, sù adesso da bravo... Lasciami riposare un  po'. A te non interessa niente delle stupidaggini che dice quest'uomo eh?! (Pausa) Ehhh! La vita, gran bella cosa, però. Vero?!

ADAMO - Già, gran bella cosa...

EVA - Come? È  tutto qui ciò che ha da dire?

ADAMO - Ma... Cosa dovrei dire... Cosa...

EVA - Mi sembra arido il suo pensiero in questo momento.

ADAMO - Forse ha ragione, ma... Cosa devo dire... Sì la vita è... bella, sotto certi aspetti... Tornando a quello che si diceva poco fa, sono perfettamente d'accordo con lei, per il fatto delle sensazioni fisiche che soltanto voi donne potete provare... Anche se per alcuni uomini non è impossibile almeno capirle queste sensazioni.

EVA - A chi si vuole riferire? Chi sarebbero questi maschi eccezionali che potrebbero partorire? Si spieghi meglio.

ADAMO - No, non intendo, naturalmente, il parto vero e proprio, ma una cosa molto simile. Intendo parlare degli artisti.

EVA - Gli artisti? E cosa c'entrano gli artisti in questo caso?

ADAMO - Sì, gli artisti, pur non avendo esperienze dirette, possono capire meglio di chiunque altro la situazione. Quando creano la loro opera d'arte essi trasformano la materia, il colore, le forme attraverso un'unica idea- madre che governa questi elementi. La potenza creatrice dell'artista presiede il nascere e il crescere dell'opera. Quest'ultima si evolve nella sua forma integrale e nella sua completezza definitiva, staccandosi, infine, dal suo autore-creatore. Questo meccanismo unicamente cerebrale, accomuna di molto la creazione di un'opera d'arte a quella della vita. Non si dice infatti: "Quell'artista ha partorito la sua creatura" intendendo, appunto, l'opera d'arte in questione?

EVA - Ah! Ah! Ah! Non mi faccia ridere! Cosa significa tutto questo? Vuole para-gonare un'opera d'arte, pur grande e bella che sia, con una creatura "viva", pensante ed autonoma? Qui si tratta di dare la vita! Non di eseguire un'imi-tazione, bella o brutta che sia, della natura. L'artista, come dice lei, può dare forma alla materia, rubare i colori della natura; rendere la sua coscienza come uno specchio interiore in cui il mondo possa riflettersi... ma la vita... lasci perdere guardi... lasci perdere. La vita è tutta un'altra cosa.

ADAMO - Forse non mi sono...

EVA - (Pianto bimbo) Ohhh! poverino! Piange ancora... per forza con tutti gli sproloqui che gli tocca sentire.(Tra sè) adesso però sta esagerando mi pare. Buono, non piangere, non fare così. Sì, fallo per questo bravo e simpatico signore. Da bravo, non dare fastidio al signore.

ADAMO - Stavolta mi pare proprio innervosito.

EVA - Poverino, dopo un po' di tempo che sta fermo fa sempre così. È un bimbo irrequieto. Vado a fare una piccola passeggiata per calmare il piccolino. Senta, non mi faccia la scortesia di andarsene, la prego...

ADAMO - Bè... se può farle piacere... resterò.

EVA - Bravo, così mi tiene il posto. Non si sa mai. Ecco, tenga… (lo bacia sulla guancia).A tra poco.

ADAMO - (Meravigliato, ma contento) A ... a ... tra poco. 

Scena II

ADAMO - (Riprende a leggere)

MARCO - (Un vagabondo che era entrato in precedenza restando sul fondo della scena, si fa avanti. Osserva la panchina con l'uomo seduto. Fa un mezzo giro intorno la panchina. Si ferma sul lato opposto ad Adamo, poi girando le spalle, sistema alcune cianfrusaglie all'interno di un sacco che porta con sé)

ADAMO – (Alla vista del vagabondo  è visibilmente imbarazzato. Abbassa il giornale e lo guarda sottecchi) 

MARCO - (Tendendo la mano) Al vostro buon cuore.

ADAMO - (Si copre con il giornale e si volta dall'altra parte.)

MARCO - (Gira dietro la panchina, verso Adamo) Al suo buon cuore!

ADAMO - Al suo buon cuore, cosa?

MARCO - La carità, fate la carità…. A vostro piacere!

ADAMO - (Si guarda in giro, poi si fruga in tasca e porge una moneta)

MARCO - Grazie, grazie… (Fa per andare, controlla la moneta, si ferma mera-vigliato. Torna da Adamo mostrando la mano aperta)

ADAMO - Bè...?!

MARCO - Bè...??? E questa cos'è?

ADAMO - Cos'è?!

MARCO - Sì, cos'è?!

ADAMO - Come sarebbe a dire cos'è? È un'offerta!

MARCO - Cinquanta lire?!

ADAMO - Insomma... un'offerta è un'offerta!

MARCO - Ma che offerta e offerta! Se uno decide di fare un'opera buona e giusta, o la fa seriamente, consistente, o niente!  Quando si ha la seria intenzione di dare qualcosa a qualcuno, la si deve offrire come si deve. Non è possibile trattare gli esseri umani in questo modo. È una questione di dignità, porca miseria!

ADAMO - Ma... cosa vuol dire... è il primo, sa... che ha osato questionare per l'entità di una elemosina. Non volevo certo offenderla!

MARCO - Elemosina, ha detto bene... elemosina! Io ho chiesto la carità, quella sana ed operosa carità cristiana. Secondo lei, cosa dovrei fare con le sue cinquanta lire?

ADAMO - Cinquanta da uno, cinquanta da un altro, ora di sera...

MARCO - Già, già, e quanti dovrei trovarne come lei? Quante volte ancora dovrei umiliarmi? La fate facile voialtri! Da una persona distinta ed elegante come lei ci si aspetta qualcosa di più!

ADAMO - Dove vuole arrivare? (Si sistema la cravatta)

MARCO - Non voglio arrivare da nessuna parte.

ADAMO - Di solito i vagabondi o mendicanti come lei non vanno certo per il sottile. Prendono tutto ciò che viene loro offerto.

MARCO - Non confondiamo le cose. Un conto è un vagabondo, un'altra cosa è il mendicante. C'è una gran differenza.

ADAMO - Sarà, ma io non me ne sono mai accorto.

MARCO - Come si può fare una simile confusione...? Il mendicante è colui che lo fa di mestiere. Mentre il vagabondo è tutt'altra cosa..

ELENA - (Entra all'improvviso, tutta vestita in rosso, elegante, longilinea, con un grazioso cappello  anch'esso rosso. E' trascinata da un cagnolino che tiene al guinzaglio. Si sente abbaiare e la donna con il cane attraversa la scena facendo andare il cane sulla panchina e addosso agli uomini. Esce di scena. Tutto veloce)

ADAMO - Cosa è stato?

MARCO - Vede, un mendicante sceglie di sua spontanea volontà la vita che conduce. Lui non lavora. O meglio, il lavoro per lui è stare fermo dalla mattina alla sera, davanti alle chiese o nelle piazze a chiedere l'elemosina. Ormai loro hanno sviluppato una tecnica particolare che si tramandano di generazione in generazione, di come spillare soldi alla brava gente.

ADAMO - È quello che ho sempre sospettato.

MARCO - Ma il vagabondo, il vagabondo quello puro, è costretto dagli eventi a condurre una vita agli estremi della società, di emarginazione. Insomma, lui non farebbe mai...

ELENA - (Da dove era uscita rientra la signora in rosso, sempre veloce, trascinata dal cane, attraversa la scena. Abbaiare di cane. Il cane passa sulla panchina e sopra i due uomini)

ADAMO - Ma che accidenti è stato? Cosa è successo?!

MARCO - ...Lui non farebbe mai una cosa del genere, perché?

ADAMO - Chi era quella donna

MARCO – Perché chi è costretto, da personali sventure, a condurre...

ADAMO - Vuole rispondere alla mia domanda? Chi è quella donna?

MARCO - Quale donna? Non vedo donne qui!

ADAMO - Quella di poco fa! Tutta vestita in rosso e con quell'orribile cagnolino.

MARCO - Ah, quella... Niente di particolare.

ADAMO - Niente di particolare non direi proprio. Anzi, non era niente male. Dove abita?

MARCO - Non so...

ADAMO - Che strano pomeriggio. Non immaginavo che questo giardino fosse così movimentato. Bene, la ringrazio per la conversazione, ma vorrei continuare la mia lettura.

MARCO - (Tende la mano) E mi manda via così?

ADAMO – Perché...? Ah! Sì, è vero, me ne stavo dimenticando... Vanno bene cinquecento lire?

MARCO - Bè... sì... come volete. (Pausa) Così poco?

ADAMO - Allora facciamo mille... eh! Cosa ne dice?

MARCO - Ecco vede, è che... Deve sapere... oggi è un giorno del tutto particolare per me.

ADAMO - Ah, sì?! E di che si tratta?

MARCO - Sì... questo giorno non è come tutti gli altri giorni, capita solo una volta all'anno. Insomma, proprio questa giornata per me è molto importante... E’ il mio compleanno!

ADAMO - Ah... non lo sapevo, e come potevo... Facciamo tremila, va bene?

MARCO - Abbia pazienza, ma lei, il giorno del suo compleanno, cosa ci fa con tremila lire?

ADAMO - Cosa sta cercando di farmi intendere?

MARCO - No, no... non fraintendiamo, non voglio abbindolare nessuno, io. Solo vorrei che cercasse di capire la mia situazione. La vede la vita che siamo costretti a condurre. Quando ci va bene riusciamo ad ottenere qualche pezzo di pane raffermo. La mia giornata la passo rincorrendo i brontolii del mio stomaco, e non posso fare a meno di affacciarmi alle vetrine dei negozi. Mi fermo davanti ad esse... le preferite sono quelle dei salumieri. So che così è peggio, che sto male dopo, ma è più forte di me. Dietro a quei freddi vetri resto immobile, estasiato da quello spettacolo di colori, odori, forme, che mi si presenta davanti. Il bello è che te le mettono lì di proposito, tutte in fila, quelle belle bottiglie di vino, senza parlare dei panini. E poi, salami interi pronti da mettere in bocca e masticare... masticare... finché senti il tuo stomaco respirare sazio... Ma il tutto è un'illusione che svanisce immediatamente. E vedo gli avventori, sporchi borghesi, dentro quei negozi, che comprano, comprano, con lo stomaco pieno. Più sono pieni, e più s'ingozzano. Perché, mi chiedo, quei negozi esistono per gente che non ha necessità di nutrirsi, che non conosce la fame, e non vengono invece utilizzati per noi che sappiamo benissimo cosa vuol dire la fame...? Mi devo accontentare solo di mangiare con gli occhi... Qualcosa in più riesco ad ottenerlo quando qualche cliente uscendo con la sua borsa, apre la porta e quasi mi sazio con gli odori che fuoriescono dal negozio...Vede non chiedo tanto... Solo un cappuccino e una brioche...

ADAMO - Vediamo cosa riesco a trovare. Visto che è il suo compleanno...

MARCO - Oh! Lei è troppo... tanto generoso... Ah! Già che c'è, se è possibile aggiungere anche un bicchierino di vino... sa, tanto per tirarmi un po’ sù. Non molto, eh... ma dato che è la mia festa...

ADAMO - Dunque vediamo... Sei, sette, otto... credo che...

MARCO - Ecco... hem... anche una tazzina di caffè...

ADAMO - ...diecimila... Ora credo...

MARCO - Non dimentichiamoci del dolce. Una fettina mi può bastare.

ADAMO - Il dolce?

MARCO - Non vorrà farmi mancare il dolce! In ogni compleanno che si rispetti è d'obbligo almeno un pezzettino di dolce.

ADAMO - E' d'obbligo?! Non crede che stia esagerando?!!

MARCO - No, non faccia così. Per lei, dopotutto, è un piccolo sforzo. Un signore dabbene come lei... Si vede subito che lei è un signore dal cuore d'oro.

ADAMO - Guardi, posso arrivare a quindicimilalire, non di più!

MARCO - Oh! troppo buono, troppo buono! (Fa per prendere i soldi)

ADAMO - E tu... cosa mi dai in cambio?

MARCO - In cambio...? Ma io... chiedo la carità. È carità la vostra. E la carità non chiede nulla in cambio!

ADAMO - No! Tu mi hai fatto una precisa richiesta, per soddisfare un tuo bisogno. In questo caso non ci sono i termini per considerarla carità La nostra è una questione di scambio. Quindi, cosa mi dai come contropartita?

MARCO - Cosa posso dare se non posseggo niente?!

ADAMO - Allora se non possiedi niente, sei niente anche tu! Sei nessuno! Sei una merda!

MARCO - No... non dica così...

ADAMO - Non posso dare qualcosa ad una nullità

MARCO - Voi mi state offendendo!

ADAMO - Chi è niente, non può permettersi di offendersi!

MARCO - Ma cosa diavolo... Cosa significa tutto questo? Mi appello al vostro buon cuore, alla vostra coscienza...

ADAMO - Ritenti eh...?! Quanto guadagni al giorno?!! Eh! Quanto?!!

MARCO - Come... Cosa vuol dire? Lo sa benissimo che io...

ADAMO - Non dirmi che te la passi male, eh?! Vai in giro conciato così, ma chissà, in banca, i soldi che hai! O li hai dentro quel sacco che ti porti a spasso?! Vi conosco, so come siete fatti, tu, e tutta la marmaglia come te . Si mettono lì negli angoli delle strade, sotto i metrò, o davanti alle chiese con il loro cappellaccio, con qualche monetina dentro, per invogliare l'imbecille di turno che da l'obolo. E loro campano alle nostre spalle, senza lavorare e senza far niente dalla mattina alla sera.

MARCO - Non è vero. Io non sono un accattone. Sono solo un uomo libero il quale ha deciso di condurre la sua esistenza al di fuori del marciume che ha creato la gente come lei.

ADAMO - Hei, hei! Alziamo la cresta?! Cerchiamo di stare ognuno al proprio posto.

MARCO - Sì, sì, ognuno per se, è vero... Se li tenga i suoi sporchi soldi!

ADAMO - Ah! Adesso sono sporchi i soldi! Prima no! Me li voleva fregare. Il compleanno, il caffè e anche il dolce pretendeva, capito?! Che gente si deve incontrare! che gente!

LUCA - (Entra, è un giovane tossicodipendente. Va verso la panchina, si siede sul lato opposto ad Adamo. Poi si alza e fruga dentro il cestino portarifiuti. Non trovando niente se ne va. Subito dopo entra)

ROBERTA - (Anche lei tossicodipendente, attraversa la scena. È in cerca di qualcuno, poi esce.)

Scena III

EVA - (Entra) Oh! Eccomi qua. (Si siede) Vede adesso è tranquillo. È bastata una piccola camminata per calmarlo.

ADAMO - Mi fa piacere. (Pausa) Quanto tempo ha il piccolo o la piccola, signora?

EVA - Otto mesi, ma sembra che ne abbia diciannove.

ADAMO - Accidenti! Ma allora è un super sviluppato...! Permette che dia un'oc-chiata alla sua creatura?

EVA - (Urlando) No...! No, ora no... hem... potrebbe spaventarsi, sa non è abitua-to a trattare con estranei.

ADAMO - Bambina o bambino?

EVA - Come?

ADAMO - Voglio dire, maschio o femminuccia?

EVA - Ah! Io a queste cose non bado! A mio marito... perché naturalmente, se ho un bambino e sono anche in aspettativa, ho anche un marito, vero?!

ADAMO - Bè... certo, mi pare logico. Almeno di solito è così.

EVA - Per l'appunto. Dunque, dicevo, al mio consorte quando abbiamo deciso di comprarlo, ho detto: "Mi raccomando caro, prendiamo il primo che ci capita". Certo proprio così ho detto. Io non faccio questioni di sesso! (Pausa) E' un maschio, guai se non lo fosse!

ADAMO - Ah! È un maschietto! Volevo dire, con quel vocione che si ritrova! L'a-vevo capito subito che si trattava di un ometto! Chissà come sarà contento suo marito.

EVA - Senta, se vuole che glielo dica chiaro e tondo, con mio marito non vado molto d'accordo. Anzi non vado d'accordo per niente. Quindi, non mi interessa affatto se lui lo preferiva maschio o femmina... piace a me e basta!

ADAMO - Visto che il figlio è di tutti e due e che l'avete fatto insieme...

EVA - Cosa...?! Il figlio l'ho fatto io e basta, chiaro? Cosa c'entra lui?! Chi l'ha portato per  nove mesi nella pancia, io o lui? Chi ha sofferto le pene dell'inferno? Chi ha subìto l'angoscia di un parto prematuro?! Chi, se non io?! (Pianto bambino)

ADAMO - Ma, io credevo... Poco fa avete detto di essere una donna felice...

EVA - Sì, fate presto voi uomini a scaricare tutto su noi donne! Ahhh! Ma io l'ho detto a mio marito, tu sei niente, zero, meno di zero!

ADAMO - Non mi pare bello questo da parte sua. Dopotutto se l'ha sposato doveva pur avere...

EVA - Errori di gioventù, che non rifarei più. Si può sbagliare qualche volta nella vita no?! Comunque glielo dico continuamente... Eccome se non gliele spiattello in faccia queste cose. Lui deve essere cosciente della nullità che è.

ADAMO - Capisco che i vostri rapporti non debbano essere del tutto idilliaci, ma...

EVA - Idilliaci?! Puah! Ma vuole scherzare?! Mi vuole prendere in giro? C'è una continua lotta in famiglia. Si figuri che vorrebbe comandare lui, in casa.

ADAMO - Più che comandare dovreste cercare di andare di comune accordo.

EVA - Non sarà per caso un prete lei?!!

ADAMO - Prete...? No!! Almeno non credo.

EVA - Meno male... Sa cosa mi ha urlato in faccia l'altro giorno il mio caro maritino? Lo sa? Dopo una accanita discussione, su una cosa che a lei non interessa, mi ha urlato: "Chi li porta i pantaloni in casa?! Chi li porta?!" con tutta la sua arroganza maschilista. Ha capito? E sa cosa ho risposto?

ADAMO - Va bene, ho capito... (Si alza)

EVA - Ma cosa fa, adesso, vuole andar via?

ADAMO - Certo, me ne vado...

EVA - Ma come, così, senza una ragione precisa?

ADAMO - Senza una ragione...? Senta, se crede che io stia qui a sentire le paranoiche osservazioni su suo marito... si sbaglia di grosso. Ho capito il tipo. Certo che l'ho capito.

EVA - Capito cosa?

ADAMO - Non ci vuole una grande intelligenza per comprendere che lei odia non solo suo marito ma gli uomini in generale.

EVA - Io?! Gli uomini?! Ma cosa ha capito, mi scusi. Io sto parlando solo di mio marito. Ho messo al corrente lei della mia situazione personale perché mi era sembrato una persona a posto... una persona perbene...

ADAMO - D'accordo, ma adesso la saluto, devo andare.

EVA - E non faccia così via. Altrimenti mi fa sentire in colpa. Venga qui, si sieda di nuovo accanto a me. Sa, con lei vicino mi sento più protetta... mi capisce vero? Una volta, poi, che sono riuscita a trovare una persona gentile che ascolta i miei problemi, proprio sul più bello, piglia e se ne va... No, non si fa così.

ADAMO - Allora scusi, tutti quegli improperi... Si è messa ad urlare e ad agitarsi, e non capisco francamente perché.

EVA - Non deve far caso a queste cose...Vede, io mi immedesimo talmente tanto nelle situazioni che... Prima urlavo e mi agitavo solo per farle capire esattamente come stavano le cose. Tutto qui. Da bravo si sieda, mi faccia questo favore. Bravo, così. E' comodo?

ADAMO - Sì, grazie.

EVA - Adesso è calmo e tranquillo, vero? Si rilassi. (Pausa) Sa che cosa ho risposto?

ADAMO - Risposto...? A chi?

EVA - Ecco, vede?! Io parlo e lei non mi ascolta. Ma fino a questo momento dove aveva la testa? Le stavo chiedendo, riferendomi alla domanda infelice di mio marito: "Chi li porta i pantaloni?". Sa cosa ho risposto a mio marito?

ADAMO - ...Bè... anche le donne portano i pantaloni...

EVA - Zitto, non mi interrompa continuamente. Stia zitto... Sa cosa ho risposto a mio marito? (Silenzio) Bè, non dice niente?

ADAMO - Mi ha ordinato di non interromperla, quindi non parlo.

EVA - Oh che pazienza! Lei mi deve chiedere: "Cosa ha risposto a suo marito?" (Pausa) Allora?

ADAMO - (Paziente) Cosa ha risposto a suo marito?

EVA - Lo guardai negli occhi, in quei suoi occhi piccolissimi, tuffati in quel suo faccione da maialone e dissi: "E tu sai chi le porta le corna in casa?" Così gli dissi.

ADAMO - Accidenti, mi pare una risposta un po' forte e scortese. Dopotutto, se vogliamo ben guardare, le corna le portano anche le donne, e...

EVA - Lo difende... lo sapevo.Tra uomini non ci si può offendere, eh?! Vede, io ho sempre desiderato un rapporto aperto e sincero con il partner. Amare per essere amati, questa è la cosa più bella che possa capitare. Ma la vita, lei forse lo sa meglio di me, insegna tante cose, e spazza via tutte le nostre illusioni...

ADAMO - Dipende da come si instaurano i rapporti con l'altra persona.

EVA - Lei è sposato?

ADAMO - Sposato...? Io, no...

EVA - È mai stato innamorato?

ADAMO - Certamente, più volte.

EVA - Ed era corrisposto?

ADAMO - Corrisposto...? Sa, non ho mai fatto in tempo ad accorgermene. Via una, arrivava un'altra, e così via... Poi, cosa vuole, a queste cose io non ci tengo... I legami affettivi non mi sono mai piaciuti.

EVA - Anch'io, anch'io sono così. Ne ho cambiati tanti... Gli uomini, tutti gli stessi. Esclusi i presenti, beninteso. Nessuno di loro, però, ha saputo darmi ciò che desideravo. (Pianto bambino, forte) Zitto, anche tu ti ci metti adesso? (Piange più forte) Vuoi star zitto sì o no? Silenzio! Basta! Uffa, piange, piange, piange. Sempre a frignare, notte e giorno. Non fa altro che piangere. Ma si può sapere cos'ha da lamentarsi?

ADAMO - Forse ha fame, anche lei prima ha detto...

EVA - (Forte) Lo decido io se ha fame o no, quando ha fame, e come deve mangia-re, chiaro? ...Uffa, ma perché deve farmi innervosire così, non capisco. Se lo vuole ficcare in testa che lei deve farsi i fatti suoi. Ma si può capire cosa vuole? Mi sta sempre così attaccato, e si faccia un po' più in là. Oggi proprio non ha nient'altro da fare che stare a guardare una povera donna tutta sola.

ADAMO - Cosa sta dicendo...? Proprio poco fa me ne volevo andare... figuriamoci se proprio a me interessano i fatti degli altri.

EVA - La vittima! Non cominciamo a fare la vittima, eh?! Lo sapevo, io, che questo era un tipo...

ADAMO - Che tipo... che tipo...

EVA - Uffa! Ma perché mi deve far innervosire così. Non invidio per niente quelli che, loro malgrado, devono avere a che fare con lei. Ecco, ha visto cosa ha combinato, mi sono tutta agitata... e io quando mi agito, sudo. Mi ha fatto sudare...

ADAMO - Cosa...?! Io?! Senta, io non... le assicuro...

EVA - Sono tutta bagnata, sono tutta bagnata di sudore... Ma vedi se devono capitare tutte a me. Una viene a fare quattro passi di sabato pomeriggio, per svagarsi un po', dopo tutte le tensioni della settimana, e cosa ti tocca incon-trare... qualche imbecille... che ti fa anche sudare.

ADAMO - Ah no, adesso basta! A chi...

EVA - Accidenti! mi sento tutta appiccicaticcia. Basta, non ne posso più. Per forza. Una sta facendo le sue cose... non può ... ci deve sempre essere qualcuno che t'interrompe. (Si slaccia sotto la veste e cade per terra la pancia finta) Ohh! adesso mi sento meglio. Mi sento più libera. Posso muovermi come più mi aggrada.

ADAMO - (Sbalordito) Ma, ma ... e questo cos'è?! Che significa?! Lei non è incinta?!

EVA - Incinta, chi?

ADAMO - Come chi? Lei!!

EVA - Ah, io... no!

ADAMO - Come sarebbe a dire no... Ma è incredibile!. Ma... ma... allora, tutta quella... quella messinscena di poco fa che significa?

EVA - Che messinscena?! Perché si meraviglia tanto?!

ADAMO - Quale meraviglia?! ...Lei è venuta qui, ha esposto il suo bel pancione. Ha fatto la passerella come se fosse la mercanzia più preziosa mai vista. L'ho aiutata a sedere, perché dato il suo stato... almeno così credevo... Si è lamentata, agitata... tutte quelle scene... la fatica, le fitte... e adesso è tutto falso! Lei non è incinta?!

EVA - Come sarebbe a dire, non sono incinta. Come fa, lei, ad asserire una cosa simile?!

ADAMO - E insiste! Anche di fronte all'evidenza dei fatti!

EVA - Ah già, perché una donna solo col pancione è in stato di gravidanza. Non può esserlo senza?

ADAMO - Ah, ma allora... è incinta, ma solo di pochi mesi, due o tre al massimo... Quindi il grembo non è ancora sviluppato... Eh già, adesso comprendo. Ma allora perché tutta questa finzione?

EVA - Chi ha detto che sono incinta di due o tre mesi?! Cosa si sta inventando?!

ADAMO - Insomma, è incinta si o no?

EVA - Ma certo che lo sono. È un'ora che ne sto parlando.

ADAMO - Prima dice che non lo è, adesso dice di sì. E allora sentiamo, di che mese è?

EVA - Sa che lei è molto seccante. Ha finito di fare domande...? Non doveva andarsene?

ADAMO - No... non ci penso nemmeno. Adesso voglio sapere tutto fino in fondo. Di che mese è?

EVA - (Ci pensa un po') Ottavo.

ADAMO - Ottavo?! Ma questo è impossibile!

EVA – Perché è impossibile? Mi deve sempre contraddire. Ho detto ottavo, ottavo, ottavo.

ADAMO - Allora mi deve spiegare come mai su di lei non si vedono i sintomi e tutti quei segni che fanno esclamare: "Guarda, quella donna è in gravidanza".

EVA - I segni i sintomi...! Perché, non si può esserlo solo nella propria immagina-zione? Una se vuole essere in aspettativa, deve per forza avere il pancione, la faccia trasformata, le fitte e via di questo passo?

ADAMO - Cosa intende dire solo nella propria immaginazione? Secondo lei è nor-male che si vada in giro con una pancia finta?

EVA - Ma di cosa si meraviglia, lei? Scommetto che adesso è vietato andare in giro con una pancia finta.

ADAMO - Ma è inaudito, è incredibile! Lei trova questa situazione assolutamente normale?!

EVA - Ma sicuro! Non vedo cosa ci sia di tanto straordinario.

ADAMO - Straordinario?! Sbalorditivo direi...! Insomma, secondo lei è normale che una donna ogni mattina si metta la sua bella pancetta di plastica e se ne vada in giro per la città!

EVA - Ma come ogni mattina?! Cosa sta dicendo?! Io la metto solo al sabato. Prendo la mia carrozzina e vado al parco, come oggi, a riposarmi e a rilassarmi un po'.

ADAMO - Ah! Solo il sabato! E perché non tutta la settimana?!

EVA - Ma, caro mio, io devo lavorare, e col pancione comprenderà che non è possibile rendere come si deve.

ADAMO - Già, certo, lei naturalmente lavora, e siccome durante la settimana non può permettersi di essere incinta, lo è soltanto il sabato. È così?

EVA - Bravo! Visto che pian piano ci arriva anche lei?

ADAMO - Ma... che senso ha?...Non capisco... se vuole mettere al mondo una vita, basta mettersi d'accordo col marito.

EVA - Io non lo voglio un altro figlio, e nello stesso tempo non voglio rinunciare alla meravigliosa esperienza di essere madre.

ADAMO - Ma... ma questo è inaudito!! Comprenderà, cara signora, che questa situazione non ha alcun senso!

EVA - Lei non si preoccupi. Io infatti non voglio dare nessun senso alla cosa.

ADAMO - Ma vorrei almeno capire... cercare di dare una spiegazione...

EVA - Non si sforzi di capire... tanto non ci riuscirà mai.

Scena IV

LUIGI – (Entra dal fondo e va verso i due) 

ADAMO - (Fra sé) Un altro... (Pausa)

EVA - (Impaurita, prende Adamo per il braccio) Non guardi, non guardi per ca-rità... C'è un vagabondo. Faccia finta di niente! Sa, a me fanno talmente impressione. Ho paura... fermo non si muova! Non dica niente, per carità, speriamo che se ne vada subito!

ADAMO - Ma no, si calmi! Non...

EVA - Zittooo... zitto, eccolo che arriva... Silenzio, faccia finta di niente.

LUIGI - (Tende la mano per la carità, inutilmente, i due sempre fermi. Sta per andarsene)

EVA - Ma cosa fa, se ne va?

ADAMO - Eh?

EVA - Venga qui, dove va. Provi ad insistere, vedrà che... (Verso Adamo) E lei, faccia quello che deve fare.

ADAMO - Ma...

EVA - Sù, gli dia qualcosa...

ADAMO - (Fruga nella tasca, e da una moneta a Luigi) Tenga...

LUIGI - Grazie... grazie, buona fortuna. Che Dio gliene renda merito.

ADAMO - Scommetto che oggi è il suo compleanno!

LUIGI - Come... signore?

ADAMO - Niente, niente. Ti basta così?

LUIGI - Certo... certo...

ADAMO - Voglio dire... non è poco?

LUIGI - Con il poco si può costruire il tanto! (Fa per andare)

EVA - Aspetti buon uomo...Venga qui. Mi faccia vedere... Quanto le ha dato?

LUIGI - (Esita un po') Ecco...

EVA - Cosa? Solo cento lire?! Ma non si vergogna a trattare così male la povera gente?! Cosa vuole che faccia questo povero disgraziato con cento lire?!

ADAMO - (Imbarazzato) Ma è carità questa. Ognuno da quello che può!

EVA - Proprio scarso quello che può lei, eh?! L'avevo capito che sotto sotto...

ADAMO - Sotto sotto... cosa?

EVA - Avanti, mostri la sua anima al mondo... Si dimostri generoso. Questo povero mendicante le sarà riconoscente per tutta la vita, vedrà!

LUIGI - Lasci perdere signora... mi accontento anche di poco!

EVA - Oh! Poverino, non è commovente? Si accontenta anche di poco! Che tene-rezza che fa. Povero barbone, com'è umile, com'è buono! Dovrebbe vergognarsi certa gentaglia a trattare questi poveri barboncini così!

ADAMO - Forse cento lire erano un po' poche...Vediamo cosa posso trovare.

EVA - Frughi, frughi nella sua taschina, nella sua generosa taschina. Vedrà che troverà qualcosa. Non meno di mille lire, mi raccomando!

ADAMO - Ecco, buon uomo, ecco a lei.

LUIGI - Ah! Grazie, grazie, le sono veramente riconoscente... signora!

EVA - Aspetti, Non se ne vada! Non vuole prendere nulla da me?! (Da una spal-lata ad Adamo e sottovoce) Mi dia cinquemila lire.

ADAMO - Come?!

EVA - Mi dia cinquemila lire. Devo dare una piccola offerta a questo povero vaga-bondo. Non posso certo mandarlo via così.

ADAMO - Cinquemila lire? Non bastano le mie mille lire?! E poi l'offerta è sua, perché dovrei darle i miei soldi?!

EVA - Egoista! Lo sapevo, lo sapevo! Ha gettato la maschera! Alla fine la verità viene sempre a galla! Egoista! Ecco cos'è! Non le è bastato dimostrarsi taccagno poco fa, adesso anche egoista, avaro e spilorcio!

ADAMO - Cosa sta dicendo...?! Guardi che...

EVA - D'altra parte se non può permetterselo, lasci perdere. Che figuraccia mi fa fare!

ADAMO - Accidenti...! Anche questa... che giornata! (Prende i soldi) Va bene, ci penso io... Non si preoccupi.

EVA - Lo sapevo, lo sapevo, con quella faccia generosa che si ritrova cosa vuole che siano, per lei, cinquemila lire. Su, da bravo, dia qua. (Adamo le porge la banconota) Bravo, visto che è facile?! (Al vagabondo) Tenga, mio simpatico barboncino, tenga...Vede, questa è la mia carità che le faccio personalmente!

LUIGI - Oh! Ma lei signora, oltre ad essere una splendida donna è anche generosa e cordiale! Non doveva disturbarsi così per me, Non so come ringraziarla. Mi ricorderò di lei nelle mie preghiere.

EVA - Che caro, che caro e squisito questo vagabondino. Ciao caro, ciao.

ADAMO - (Al vagabondo) Buongiorno.

LUIGI - (Arrabbiato) Buongiorno. (Va verso il fondo della scena)

EVA - Ahhh! Adesso mi sento meglio! Dopo aver compiuto un'azione caritatevole, mi sento più tranquilla e magnanima.

ADAMO - Certo! Con i soldi degli altri!

EVA - Come?! Cosa ha detto?!

ADAMO - Niente, non ha importanza!

Scena V

MARCO - (Entra dal fondo, dal lato opposto in cui si trova Luigi. I due lentamente si avvicinano alla panchina)

ADAMO - (Avvolge il giornale) Che giornata, che giornata! Non pensavo proprio... Mah! Cose dell'altro mondo! (Butta il giornale nel cestino dietro di se) Che incontri... Si esce per fare quattro passi... e cosa mi tocca sopportare. (I due vagabondi si precipitano a prendere il giornale. Si verifica una piccola lotta. Marco ha la meglio. Luigi intanto fruga nel cestino inutilmente. Butta a terra pezzi di carta, poi si allontana ed esce.)

EVA - (Ad Adamo) Sarà contento, adesso, spero! Mi ha rovinato la giornata!

ADAMO - Io, cosa...?! Semmai chi si deve lamentare è qualcun altro qui.

EVA - Ah si?! E di cosa si dovrebbe dispiacere lei...? Proprio lei... Sono io che ho subito il danno, altro che!

ADAMO - Lei... il danno?!

MARCO - (Gira intorno al cestino e, dopo un po', siederà in un angolo della panchina)

EVA - Certamente! Come fa a non capirlo?! La sensibilità degli uomini rasenta il ridicolo! Ma come, una si prepara tutta la settimana, per godere del giusto riposo e della giusta ricompensa illusoria... E cosa ti succede? Incontri un elemento del genere che ti smonta, che ti scardina tutto il castello che ti eri pazientemente e con sacrifici costruito

ADAMO - Non ho alcun interesse a svegliarla dai suoi sogni, mi creda. Solo mi è difficile capire le intime motivazioni di questa... questa evasione dalla realtà!

EVA - Ma scusi, a lei cosa importa di queste cose? Continui a vivere la sua vita, ed io vivrò la mia.

ADAMO - Forse ha ragione... Ma non posso disinteressarmene! Far finta di niente. Altrimenti dovrei ammettere che lei...

EVA - Che io...?! Che cosa, lo dica... lo dica...

ADAMO - Ma no, è proprio ciò che non voglio pensare!

EVA - So io a cosa sta pensando lei! Chi agisce in questo modo non può essere altro che... pazza!?!

ADAMO - No... andiamo... non è così. Anzi, questo è appunto ciò che mi rifiuto di pensare.

EVA - Già, con la pazzia voi giudicate e sistemate ogni problema che va al di là di ogni logica comune. Comunque, se vuole pensarla a questo modo, faccia pure. Basta che tronchiamo  questo discorso.

(Eva è in piedi, Adamo è seduto all'angolo estremo della panchina)

ADAMO - E no... voglio capire... Dobbiamo capire... Proprio l'altro giorno ho avuto una discussione piuttosto agitata con...

MARCO - (Allunga le gambe e fa cadere Adamo per terra)

ADAMO - Hei! Ma cosa sta facendo...? Come si permette?! È inaudito! Adesso non è possibile neppure stare tranquillamente seduti su una panchina pubblica... Ti vengono a molestare anche qui! La panchina non è sua. Si alzi... Ha capito?

MARCO - (Fa finta di dormire)

ADAMO - Si alzi immediatamente... Ma guarda se si muove... Che faccia tosta. Hei, dico a lei...

EVA - Sarà stanco poverino...

ADAMO - Ma che stanco e stanco... Non fanno niente dalla mattina alla sera. E poi, perché non vanno a riposare da qualche altra parte. Che vadano sotto i ponti. Quello è il loro posto. Non in mezzo alla gente per bene!

EVA - Che uomo senza cuore! Un po' di generosità e gentilezza ogni tanto non guastano... Guardi me e impari... Con le buone maniere... (Con aria schifata, sposta i piedi di Marco) Ecco vede, a me basta un angolino... Ha visto?! Un po' di savoir faire... Basta accontentarsi nella vita.

ADAMO - Già a posto lei, a posto tutti.

EVA - Dunque, stavamo dicendo...

MARIO - (Allunga di nuovo le gambe e fa cadere Eva)

ADAMO - (Prontamente la sorregge)

EVA - Brutto sgorbio puzzolente... Come si permette!!! In piedi! In piedi e faccia posto ad una signora in questo stato!

ADAMO - Quale stato?! (Fa cenno alla pancia che non c'è più)

EVA - E va bè, lo sono stata... Aaaaaaaooooohhh... In piedi subito, altrimenti chiamo un vigile!!! (Scuote Marco) Allora ci siamo decisi o no? Vigile, vigile!!! Possibile che non ci sia nessuno qui... Nessun vero uomo che faccia rispettare la legge?

ADAMO - Non si preoccupi... Adesso...

EVA - (Urlando) Ho detto si alzi... immediatamente.

MARCO - (Dolce con enfasi) Di chi è questa dolce vocina? Questa voce melodiosa che chiede alle mie stanche membra di sollevarsi da questo duro giaciglio?!

EVA - Te lo do io il giaciglio... Se non si alza subito... io..

MARCO - Ooohh!!! Che vedono i miei occhi? Dolce visione... Quali teneri e celestiali lineamenti... Sono la cosa più splendente che mai occhio umano abbia potuto ammirare...Vieni dolce fanciulla...

EVA - Sono io... Sono io...

MARCO - La tua fragranza immortale svela i miei pensieri ed esalta la tua sen-sualità

EVA - Che vigliaccone!!! Lei mi vuole confondere... E non mi guardi così.

MARCO - Dolce sospiro... Evanescente attrazione...

ADAMO - Hei, guardi che la sta prendendo in giro!

EVA - Zitto lei. Oh! Che dolci parole odono... i miei... i miei padiglioni auricolari!!

MARCO - Com'è poetica...

EVA - Si fa quel che si può. (Si guardano fissi, estasiati)

ADAMO - Hei... (Passa una mano davanti agli occhi di Eva)  Macché è proprio partita. Signora cosa sta facendo? Stia attenta perché

EVA – Perché non se ne va questo corvaccio?!!

MARCO - Basta una tua parola colombella mia, e lo farò sparire..

EVA - Oh! Coniglietto mio, c'è qualcosa in te... un'atmosfera.. di... di selvaggio... di avventuroso... ed io...

ADAMO - Ma guarda questi due... La volete...

MARCO - È l'intenso sapore della liberà!

EVA - (Pianto bambino) Ah no! Proprio adesso, sul più bello! Adesso no, in-somma non se ne può più. Sempre a piangere... a piangere. E' ora di finirla. Basta frignare! E' un anno che continua così. (Fa un giro con la carrozzina)

ADAMO - (A Marco) Lei deve sparire immediatamente da qui!

MARCO - E per quale motivo dovrei sparire?

ADAMO - Non è certo il suo posto questo... E...

MARCO - Già perché è il suo... Non sarà per caso geloso, eh?

ADAMO - Geloso...? Cosa sta dicendo...? Io... e di cosa, poi?

MARCO - Sono meno ingenuo di quanto sembri... Ho capito benissimo il suo interesse per la signora. Anche se non lo vuole ammettere.

ADAMO - Il mio interesse, cosa? Non mi faccia ridere... Io non...

MARCO - Sì, sì, lo ammetta... Con me si può confidare... Dica la verità!

ADAMO - Ma mi faccia il piacere! E stia al suo posto... Comunque lei da qui se ne deve andare. (Lo prende per il bavero) Ha capito?!!

MARCO - Hei! Fermo con le mani...! I soldi... I soldi...

ADAMO - I soldi...? Che soldi?

MARCO - Adesso ho qualcosa anch'io da barattare... Si ricorda la mia richiesta di poco fa?!

ADAMO - Tu? E cosa hai da offrire?

MARCO - La lascio tranquillo con lei, se mi da quanto pattuito!

ADAMO - Questo è un ricatto...

MARCO - Ognuno si arrangia come può!

ADAMO - Non ho certo bisogno del suo aiuto per...

EVA - (Si avvicina ai due) ... E' un anno che va avanti questa storia. Notte e giorno... Giorno e notte! Con quel suo uahhh! Uahhh! Infernale!

ADAMO - Ma fa bene alla sua ugola d'oro.

EVA - Che fa si mette a fare lo spiritoso? Sa dove gliela metto la sua ugola d'oro?! Stia zitto...! Stia zitto! Che ne sa, lei, dei miei tormenti?! Basta... Basta piangere! Stai zitto! (Muove la carrozzina)

MARCO - Eh, certo con le donne, lei... niente. Deve farne di strada!

ADAMO - Ancora qui? Ho detto che deve sparire!

MARCO - Vado,vado... (Tende la mano) Ma prima...

ADAMO - Non le do un bel niente... Ha capito?!! (Da' un calcio al suo sacco) Porta via questa robaccia e la tua puzzolente carcassa. Via, sparisci! (Lo spinge fuori scena)

MARCO - Sei testardo, eh? Tanto con lei... non riuscirai... Non ce la farai... (Esce)

Scena VI

 EVA - Oh! Dio, mi scoppia la testa! Non ne posso più, non ne posso più!

ADAMO - Si calmi, si calmi signora... guardi che... (si avvicina a lei)

EVA - Non mi tocchi... non mi tocchi... stia fermo! Ohhh! Che mal di testa! Questo pianto è il suono più allucinante che orecchie umane possano udire!

ADAMO – Bè adesso cerchiamo di non esagerare...

EVA - (Scagliandosi contro la carrozzina) Finiscila! Basta! E' ora di smetterla! Hai capito, brutto ranocchio con la bocca da altoparlante?!!

ADAMO - Lo prenda in braccio, lo faccia calmare... Faccia qualcosa, tra poco non lo sopporterò neppure io!

EVA - Non suggerisca eh! Non mi dia suggerimenti! So io cosa bisogna fare! (Estrae dalla carrozzina un bambolotto, lo prende prima per i piedi e poi per la gola) Hai capito che devi farla finita?! Quando apri la tua boccaccia sento nelle mie cervella come cento tarantole in lotta tra loro!

ADAMO - Guardi che così facendo si può... far male... Non si trattano così...

EVA - (Lo prende per i piedi, lo alza) Brutto pidocchio, chi ti ha chiesto di venire al mondo, eh?! Guarda come riesco a zittirti! Guarda! (Lo sbatte contro la pan-china) Tieni! Tieni! Così impari per la prossima volta!

ADAMO - Cosa fa?! È orribile...! ma no, ferma... Lei è impazzita. Non può... Ma questo... questo... è un bambolotto! È tutta una finzione! Ma cosa fa, perché lo vuole rompere, un così bel bambolotto?!

EVA -. È finito... il tuo tormento, piccolo mio... è finito! (Pausa) Cosa è successo? ( È seduta per terra in mezzo alla scena)

ADAMO - Vorrei saperlo anch'io!

EVA - Cosa ho fatto?! Cosa ho fatto?!

ADAMO - (Dalla carrozzina, estrae un registratore) Ecco da dove proveniva il pianto.

EVA - Ah, me disgraziata! Perché sono stata così sanguinaria?! Ma Dio mi è testimone che l'ho fatto solo in un impeto di rabbia! Ed anche lei signore è testi-mone... vero?

ADAMO - Ma certo, non si preoccupi. Dopotutto è solo un bambolotto.

EVA - Oh! Me disperata! Perché questa sventura proprio a me? Oh! Profondi abissi del mare! Oh! Intenso freddo del nord! Perché proprio a me, perché io?!

MARCO - (Entra ed osserva  la scena)

ADAMO - A lei cosa? Le ripeto, è solo un bambolotto! Lei non ha commesso nessun crimine! Non si disperi così!

EVA - Avete voluto punirmi! Punirmi per colpe che non ho commesso, o per misfatti involontari, attraverso quest'anima innocente! Perché debbo sopportare questa incredibile pena?!

ADAMO - Ma io... è che, vede... Non saprei, veramente...

EVA - Oh! che terribile sofferenza! Questa bocca che ha sapore di rose appena bagnate dalla rugiada fragrante del mattino, ed io l'ho distrutta... per sempre! Oh! Sì, sì... non mi guarderanno più i tuoi occhietti pieni di gioia! Le linee delle tue  labbra non disegneranno più dolci sorrisi!

ADAMO - (Con alcuni pezzi del bambolotto in mano, guarda la donna incredulo) Non faccia così...! Fa commuovere anche me. Non si disperi! Conosco un negozio di giocattoli che lo rimetterà come nuovo! La smetta di disperarsi!

EVA - Il mio povero bambino, il mio povero piccolino. Cosa farò senza di lui?! Chi mi darà mai pace per questa creatura spenta?!

MARCO - Se è per questo posso darle io una mano! (Ha in mano un pezzo di bambolotto)

ADAMO - Adesso si calmi. (A Marco) E lei stia al suo posto! Si calmi signora. È finita... basta… È tutto finito.

EVA - Finita... Ahhh! (Scoppia a piangere) È finita... Doveva proprio ricordarmela la parola: "fine"? Non poteva stare zitto? Possibile che lei è sempre in mezzo alle scatole?! Si può sapere cosa va cercando?

ADAMO - Ma... io...

MARCO - Ma la lasci in pace una buona volta!

EVA - Ecco finalmente uno che parla con un po' di buon senso! Lasciatemi in pace, certo... Sto interpretando la mia scena madre... la scena più importante, e lei osa interrompermi! Dica,  per caso, le ha dato di volta il cervello?

ADAMO - A me?!?!

EVA - Insomma, una persona sta realizzando i suoi più intimi desideri e si deve sentire bloccata, vituperata da un elemento simile. Possibile che lei si debba sempre intromettere dappertutto? Mi lasci finire almeno!... Dove ero rimasta...? Ah! Sì... Chi mi darà pace per questa povera creatura spenta...? Chi ti darà ancora la luce...? Chi darà luce ai tuoi occhi...?

MARCO - Può essere l'Enel?

EVA - (Da uno schiaffo ad Adamo) Ancora lo spiritoso, eh!? Stia zitto!

ADAMO - Hei, che le piglia, non sono stato io!

EVA - Ah! Me disperata! Andrò raminga per il mondo... Oh! Dei, tanto grave è la mia colpa da meritare la vostra vendetta?! Grave fu la mia colpa, ma ancor più grave la colpa di colui che mi ha trascinato in questo baratro infinito. Sì, è lui, mio marito, proprio lui (indica involontariamente Adamo)... quale sarà il castigo per la mia orrenda colpa?! Quale sarà? Ma io accetterò tutto, ogni cosa purché  anche lui sia punito attraverso mille e mille tormenti. Troppo è stato il male che mi ha fatto!

MARCO - (Credendo che Eva si riferisse ad Adamo, si avvicina a lui minaccioso) Brutto pidocchio, uomo meschino e viscido, non mi ha detto che si trattava di sua moglie!!

ADAMO - No, guardi che ci deve essere un equivoco. La signora non è mia moglie!

EVA - Il male che mi ha fatto lo porterò sempre con me...

MARCO - Anche bugiardo, eh...?! Guarda come ha ridotto questa povera donna... (Tenta di dare una sberla ad Adamo) Venga qua, dove va... cerchi di aiutarla almeno...

EVA - Quale sarà il mio castigo... il mio eterno castigo?!

ADAMO - Cosa sta dicendo?! Le dico che questa donna è la prima volta che la vedo. E stia fermo...

MARCO - Per causa sua...

ADAMO - Ma no... le ho detto...! Io non c'entro niente!!

EVA - Quale sarà il mio castigo?! Sì, sì... la morte! Morte per morte sta scritto! Morte per morte! E così sarà! Così sarà! Vi lascio... o miei testimoni del tempo... Addio e raccontate ciò che è stato vissuto! (Fa finta di morire. Poi seduta per terra) Allora, com'è andata?

MARCO - Divina mia cara, siete stata divina!

ADAMO - Divina... ?!

( FINE I ATTO)

II ATTO

Scena I

 

   (Stessa scena della precedente. All'apertura del sipario la scena è vuota. Entrano da destra Luca e Roberta. Camminano lentamente e con fatica. Il ragazzo si appoggia alla ragazza. È all'ultimo stadio della tossicodipendenza, parla a fatica.)

LUCA - Quanta ne è rimasta?

ROBERTA - Una dose.

LUCA - E... soldi?

ROBERTA - Niente... Quelli sono finiti da un pezzo.

LUCA - ...Una...?! E... come farò... Come faremo?

ROBERTA - Non lo so (Pausa) Potremmo chiedere a qualche passante...

LUCA - E' inutile... non... ce la faremo mai... così...

ROBERTA - Potremmo... Potrei tentare di chiedere a qualcuno...

LUCA - No...! lo sai cosa vogliono da te quei bastardi!

ROBERTA - Non importa! (Pausa) Lo farò per te... solo per te. Il sesso è l'unica cosa che mi è rimasta e funziona sempre.

LUCA - Lo sai che non voglio... Non voglio!

ROBERTA - In principio non dicevi così... Comunque sarà l'ultima volta.

LUCA - Quante volte ho... sentito... " è l'ultima volta " ... poi...

ROBERTA - Arriva gente... Meglio che nessuno ti veda in questo stato. Vieni ti porto in fondo ai giardinetti, sotto quell'albero. Là starai tranquillo. Io intanto farò un giro in centro per trovare qualche uomo disposto...

LUCA - Si... portami via di qui... sto male...

ROBERTA - Vieni... Non preoccuparti, non tarderò a tornare almeno  con una dose. Poi starai meglio. (Pausa) Non so per quanto, ma... (Si alzano e si dirigono verso il fondo, escono)

Scena II

ADAMO - (Entra, ha in mano una rivista, va verso la panchina. Si guarda intorno come a cercare qualcuno, poi si siede ad un lato della panchina sfoglia distratto la rivista.)

(Dal lato sinistro entrano: Elena, la signora in rosso, Barbara e Maggi il maggiordomo. I tre camminano uno dietro l'altro quasi marciando. Vanno avanti e indietro per la scena, guardando l'orologio. Passano davanti alla panchina. Adamo osserva con interesse Eva. I tre si spostano a lato della scena guardando dietro le quinte in cerca di qualcuno. Poi escono.)

MARCO - (Entra , siede sulla panchina al lato opposto di Adamo)

MAGGI - (Entra, ha in mano un vassoio. Va verso Marco, sistema il vassoio sulle sue gambe. Consegna un cucchiaio ed una forchetta. Poi sistema un tovagliolo intorno al collo di Marco. Pausa)

ELENA e BARBARA - (Entrano e si collocano dietro la panchina, alle spalle di Marco. Si schiariscono la voce) Mmmh... Mmmh!

MARCO - (Si gira e le guarda)

ELENA - Maggi!         

MAGGI - (Pulisce il centro della panchina)

ELENA - (Siede al centro della panchina) Ecco caro... (Fa cenno al maggiordomo) Questo... (Cenno) E questa...

MAGGI - (Consegna un piatto, poi una bottiglia a Marco)

BARBARA - (Consegnando una coperta a Marco) Ecco, gentile signore, questa è per lei. Con questa tenera e dolce copertina non soffrirà i tremendi rigori della notte!

MARCO - (Ad Elena) Da dove è sbucata questa cornacchia?

BARBARA - Oh...! Mio Dio... Come si permette... Cosa mi tocca sopportare.

ELENA - (Sommessa e dolce) Ma caro... Non ricordi?! E' la presidentessa del mio club. La cara dottoressa Barbara. (A Barbara) Scusalo tesoro. Dopo tutto questo tempo, ha perso l'abitudine alle buone maniere. (A Marco) E tu, cerca di essere un po' più gentile, con chi vuole unicamente il tuo bene! (A Barbara) Perdonalo cara... Cerca di capire...

BARBARA - Oh...! Figurati mia dolcezza...! Questo è lo scotto che deve subire chi ha scelto la missione di donare un minimo di carità cristiana ai diseredati ed agli afflitti. Non preoccuparti mia cara Elena... Non preoccuparti.

MARCO - (In tutta questa scena farà rumore mentre mangia e quando beve dalla bottiglia)

ELENA - (A disagio per i rumori di Marco,verso Adamo) Oh...! Buongiorno, caro signore!

ADAMO - Buongiorno...! Buongiorno!

MARCO - (Aumenta i rumori mentre mangia e beve)

ELENA - (Alza la voce, cercando di coprire i rumori di Marco) Bella giornata, vero? Eh! Eh! Eh! Com'è tranquillo qui, vero Barbara?!!!

BARBARA - Sì, direi proprio tranquillo... Beati coloro che possono usufruire di questo posto ...come dire... rustico, ma incantevole...

ELENA - Non trova anche lei?

ADAMO - Certo, senz'altro... Come dice lei.

ELENA - Grazie! Grazie! E' consolante mi creda, incontrare ogni tanto qualche anima gentile... Qualche essere umano comprensivo!

ADAMO - Oh! Grazie... non dica così!

ELENA - (Tende la mano, come per alzarsi) Maggi?!

MAGGI - (Prontamente si mette al suo fianco e porge la mano per far alzare Elena)

ELENA - (Alzandosi lascia cadere la sua sciarpa sul viso di Adamo) Andiamo, mia cara Barbara, continuiamo il nostro dovere.

BARBARA – Sì tesoro, come vuoi tu.

ELENA - (Autoritaria ed un po' malinconica) Maggi?!

MAGGI - (Di scatto si mette di profilo ed in posizione di partenza, poi esce)

ELENA e BARBARA - (Dietro Maggi, quasi marciando, escono)

                                      

Scena III

 ADAMO - (Ha seguito con lo sguardo estasiato Elena. Poi  sgomitando verso Marco) Non la conoscevi, eh?! Hai fatto finta di niente! Perché mi hai mentito?! E che rapporto c'è tra te e quella donna...? Come mai tanta premura per uno come te? Adesso mi devi dire tutto  quello che sai di quella  splendida donna...

MARCO - (Continua a mangiare)

ADAMO - (Afferra la mano di Marco che regge il cucchiaio) Capito...?

MARCO - Hei, che fa? Mi lasci mangiare in pace... Ho fame... Porc...

ADAMO - Sto parlando con te, sacco di merda! Hai capito?! Devi darmi ascolto!!! Ti ho fatto una domanda... e rispondi bene a ciò che ti ho chiesto... Altrimenti sai dove lo sbatto questo piatto...?!

MARCO - Mi lasci! (Si libera dalla stretta) Cosa vuole sapere?

ADAMO - Sai bene cosa voglio sapere...

MARCO - Senta... signore...

ADAMO - Ma che signore e signore... Diamoci del tu... Dobbiamo diventare amici noi due...Voglio informazioni su quella donna... La donna vestita tutta in rosso di poco fa. A quanto pare ti conosce bene, anche se tu fai finta di niente! Dimmi chi è e come posso rivederla.

MARCO - Che te ne fai di una donna come quella... Lascia perdere...

ADAMO - Lasciar perdere?! Dico, ma, l'hai vista sì o no...? Certo, per uno come te... Dal tuo punto di vista... è irraggiungibile... Ma io, ho tutte le possibilità! Hai visto come mi guardava?! Con quei suoi occhi tristi, languidi, che incutevano tenerezza! Senza parlare del resto! Con quella, caro mio, è fatta!

MARCO - Non bisogna mai fidarsi degli occhi di una donna...Vuoi un consiglio? Lascia perdere, amico, non è per te. Quella donna...

ADAMO - Cosa vuoi capire, tu... Si vede che stare lontano dalla gente civile, si diventa... Non so cosa darei per stare anche soltanto un minuto insieme a lei... dove dico io...

MARCO - (Con il boccone in bocca) Lascia perdere... dai retta a me!

ADAMO - Ma cosa vuoi capire, tu, delle donne... Credimi, quella ci sta... le conosco, io, le donne...

Scena IV

ELENA, BARBARA, MAGGI - (Rientrano, quasi marciando, e si sistemano ad un lato della panchina accanto a Marco)

ADAMO - ...so io, come farle impazzire... (Vede Elena, accenna un sorriso verso di lei)

ELENA - (Sospira verso Adamo)

ADAMO - (Tra sè) Ci sta! Ci sta!!!

MARCO - (Ha finito di mangiare. Beve di nuovo alla bottiglia. La poggia per terra. Si pulisce la bocca con la manica della giacca. Poi si stiracchia)

ELENA - Ecco, ha terminato il suo pasto, il nostro uomo...

ADAMO - Devo farle i miei complimenti, signora.

ELENA - (Dolce) Siii...?! (Si aggiusta i capelli) E perché...? Maggi?!

MAGGI - (Scatta e va a pulire, con un tovagliolo, la bocca di Marco)

ADAMO - Intendevo il trattamento che riservate a questo... questo individuo. Non si incontrano tutti i giorni, persone che addirittura offrono pranzi a vagabondi.

BARBARA - Oh! Ma questa è la nostra missione! Vero tenera Elena?!!

ELENA - Certamente! La mia amica ed io abbiamo un club i cui membri, tutte persone in vista ed altolocate intendiamoci, hanno il preciso compito di organizzare feste, cene, incontri intellettuali e, a scadenze ben precise, realizzare donazioni ed offerte. Per esempio, l'anno scorso i nostri sforzi erano dedicati ai problemi dell'infanzia... Quindi abbiamo organizzato un grande ricevimento, con tutti i...

ADAMO - ...i bambini abbandonati! (Si alza)

ELENA - Ma no, cosa dice?! Cosa c'entrano i bambini, scusi lei? Ci mancherebbe altro... mi avrebbero messo tutto sottosopra... Abbiamo invitato, dicevo, tutti i "Vip"... le grandi personalità, insomma. Ha capito, caro lei? E naturalmente il... principe Philiphot con la sua consorte!!!

BARBARA - ..Sì, il principe Philiphot... il principe Philiphot... il principe Philiphot...

ELENA - ...che serata...! Che serata!

ADAMO - Eh... quanta generosità! E poi, avete fatto qualche donazione e offerta?!

ELENA - Beh... L'intenzione era quella... ma, sa... Dopo una festa così grande e sfarzosa, rimane talmente poco che... In pratica non abbiamo elargito neanche una lira!

ADAMO - Ah...! Capisco...

ELENA - Resta, comunque, la soddisfazione di aver fatto un gesto di bontà e di generosità!

BARBARA - Sicuro! L'importante è il pensiero... (Pausa) Quest'anno invece, lo dedichiamo ai vagabondi. Quei poveretti che vivono ai margini della società. Cara... lui è a posto... ha finito.

ELENA - Ah, sì... Adesso siamo a posto. (Pausa) Era di tuo gradimento caro?!

MARCO - ...Mmmmh! Sì... andava bene... andava bene... (Pausa)

ELENA - Hai solo questo da dirmi?

MARCO - (Si stiracchia) Certo... uuaaah! Cosa vuoi che ti dica!

ELENA - (Guarda Barbara, pausa, poi abbracciandola scoppia a piangere) Lo sapevo! Lo sapevo che te ne saresti dimenticato! Non è possibile! Non dovevi farmi una cosa del genere!!!

BARBARA - Oh, povera Elena... Calmati, cara... Mia cara Elena, non fare così... Ehhh, com'è triste la vita, anche questo ci tocca sopportare. Non basta tutto il dolore che ti ha causato in precedenza... Anche la trascuratezza, adesso... Oltre l'oblio il nulla. (A Marco) Lei, si vergogni! Trattare così sua moglie!

ADAMO - Moglie?!

MARCO - Zitta, cornacchia! Stai zitta!

BARBARA - Ancora... Ohhh! Come osa, come osa! Se non fosse per la mia cara Elena... sa cosa le farei? Io...

MARCO - (Minaccioso) Cosa...?

BARBARA - (Si nasconde dietro Adamo) È inconcepibile questo suo atteggia-mento. Una povera moglie, con tutti i sacrifici che ha fatto, con tutti gli impegni che ha... Ecco come viene ricambiata! Oh, povera, povera la mia cara Elena. Mi sembri un cagnolino bastonato...

LUIGI - (Entra dal fondo scena)

ELENA - Ma come è possibile che tu abbia potuto dimenticare una cosa così� importante?!!!

BARBARA - È la stessa domanda che pongo anch'io... Come è possibile diment-icare che oggi, proprio oggi è il compleanno della signora. Come si fa...? Dico a lei, sa!

MARCO - Fatela star zitta, altrimenti la strozzo come una gallina!

BARBARA - Oh, Dio che volgare! Che volgarità! Sono profondamente offesa!

ELENA - Su, calmati mia cara. La vita è piena di queste sofferenze. E a noi tocca sempre sopportare!

BARBARA - Lo sai che tutto questo lo sopporto solo per opera di carità. Mi umilio, scendo in mezzo a questi mentecatti solo per la grande stima che ho di te. Cara, la mia cara Elena!

ELENA - Lo so, lo so... Possibile che tu non abbia niente da dire Marco?

MARCO - Devo ammetterlo, non mi sono dimenticato... Si può dimenticare il grande amore che ho provato per te?! Mi dispiace dirlo, ma la colpa è stata tutta di questo signore seduto sulla panchina.

ADAMO - (Si alza e si colloca al lato della panchina) Io???

ELENA - (Verso Adamo, arrabbiata gli strappa la rivista dalle mani e la butta a terra) Lei, come si permette di interferire nelle questioni private di mio marito?!

LUIGI - (Raccoglie la rivista da terra e dopo un po' esce)

ADAMO - Eh? Cosa...? Come... interferire in che modo?

MARCO - L'intenzione di regalarti qualcosa c'era... Pensavo ad un bel mazzo di rose rosse. Oppure qualche... pensiero gentile, ecco! Ma senza denaro... capirai! Allora ho chiesto a quest'uomo una piccola somma... per pura carità senza nessuna pretesa. L'ho scongiurato, l'ho implorato... tutto questo per te. Pensa solo quindicimila lire. Ma lui, pelo sullo stomaco, niente da fare!

ELENA - Tu, proprio tu... che non ti sei mai abbassato a chiedere l'elemosina! Ti sei umiliato?!!! Hai chiesto la carità a questa specie di... individuo... Per me! Ti sei abbassato, hai chinato la testa, e questo solo ed esclusivamente per me!!! Oh! Caro, che caro!!!

BARBARA - Non cedere così, Elena. Che ne sai... potrebbe anche mentire...

ELENA - E tu, brutto mentecatto, specie di...

ADAMO - Un momento, calma...

ELENA - Come ha potuto essere così insensibile da negare una misera somma a mio marito? Che uomo è lei...? Senza cuore, senza un minimo di rispetto per la dignità umana?

ADAMO - Credo che lei stia esagerando. Le assicuro che le cose non sono andate così. E' vero mi ha chiesto dei soldi, ma asserendo che il denaro serviva a lui per festeggiare il suo compleanno. Non certo per fare un presente ad una signora bella ed intelligente come lei.

MARCO - Per forza! Chi avrebbe creduto, che nella mia condizione...

ADAMO - Già, come potevo supporre che questo... questo elemento potesse avere una moglie così affascinante?! Sarebbe stato tutto diverso, mi creda, se...

ELENA - Oh non dica così, non lo dica! Mi fa confondere. Non merito tutti questi complimenti. Quindi se lei avesse saputo che la moglie ero io... avrebbe agito diversamente?!

ADAMO - Mi sembra logico!

ELENA - Che caro, che caro signore!

MARIO - Troppo facile giustificarsi in questo modo... Io avevo...

ELENA - Insomma Marco, ormai sono anni che conduci questa vita così disperata. Cosa aspetti a dare un taglio a questa pagliacciata? Non è possibile continuare... Tutte le mie amiche me lo rinfacciano continuamente...

MARIO - Me ne frego delle tue amiche... Donne senza cervello e con il portafoglio pieno, che non hanno mai capito niente della vita.

ELENA - Non offendere le mie amiche!

BARBARA - Giusto, non si permetta più di offendere!

MARCO - Ho detto, stai zitta, tu! (A Elena) Ti fai vedere una volta ogni tanto... e proprio il giorno del tuo compleanno vieni qui con la pretesa di trovare un regalo. Lo pretendi da me, pur sapendo in che condizione sono... Per un momento, avevo creduto che tu fossi venuta per me. Per rivedermi... Pensavo di poter assaporare, dopo molto tempo, un attimo di felicità!

ELENA - Tu, invece, è il fiele che mi fai assaporare... Altro che felicità.

MARCO - Ma perché non guardi la realtà?!

ELENA - Io...? Sei tu che devi guardare la realtà! Ma guarda come sei sceso in basso... Che motivo hai di vivere in questo modo?!

MARCO - Continui a non voler capire, eh? Va via... torna da dove sei venuta... Prendi la tua cornacchia, insieme al tuo pinguino, e torna al tuo palazzo dorato. Torna pure dai tuoi dipendenti leccaculo, dalle tue segretarie sculettanti e dai tuoi amici politici corrotti.

BARBARA - Sì, sì andiamo... andiamo... non ne posso più!

ELENA - (Ad Adamo) Visto come sono trattata? Dopo tutto quello che ho fatto per lui... Mi fa sempre e soltanto disperare. Maggi...?!

MAGGI - (Prontamente asciuga il sudore ad Elena)

ADAMO - Ciò che non capisco è come ha potuto una donna elegante, distinta come lei... Sposare... sì, insomma... un uomo ridotto in queste condizioni?!

ELENA - Ah, ma prima non era così. Gli uomini, prima del matrimonio, sanno camuffare bene la loro vera indole. E' dopo che si scoprono per quello che sono!

MARCO - Finiscila di dire cretinate!

ELENA - Quando ci siamo conosciuti all'università...

ADAMO - Università?!!!

ELENA - Certo, all'università... Avevamo un po' di anni in meno allora.. Guardavamo la società e la vita con gli occhi dilatati dalla voglia di cambiamento. Lo vidi per la prima volta in una assemblea. Sa di quelle belle assemblee agitate, movimentate dal fervore rivoluzionario. In quel giorno, dopo blandi discorsi noiosi di certi studentelli, lui balzò in piedi, strappò loro di mano il microfono, e si mise ad arringare l'assemblea. Ricordi Marco... Ricordi il tuo discorso?!

MARCO - Ricordo... Ricordo... Anch'io all'improvviso, in mezzo all'assemblea, notai i tuoi occhi che mi fissavano interessati... E la carica dei tuoi sguardi intensi mi accompagnarono in tutte le notti insonni che di lì a poco avrei passato... Ci rivedemmo dopo alcuni giorni, durante uno dei tanti scioperi per le lotte dei diritti di studenti ed operai. Ci trovammo per caso fianco a fianco.

ELENA - Sì, sì... Reggevamo il nostro striscione, insieme, mano nella mano... Insieme abbiamo affrontato le cariche della polizia. Faceva da cornice, al nostro fatale incontro, la nebbia dei lacrimogeni.

LUIGI - (Entra dal fondo)

MARCO - Poi estasiati, inebriati da tanto amore, ci sposammo... Io per profondo amore, lei per puro capriccio... Capriccio di bambina viziata abituata ad ottenere tutto dalla vita. E anch'io, senza rendermene conto, ero per lei solo un momento, solo un modo eccentrico e stravagante per esprimere la propria superiorità sugli altri.

ELENA - Cosa vuole, tutte le mie amiche avevano occhi solo per lui... Potevo lasciarmelo sfuggire? Era riuscito a farsi eleggere rappresentante del movimento studentesco... Perfino i quotidiani parlavano di lui. Era il più acclamato, in quel periodo. Le mie amiche avevano scommesso che non sarei riuscita a sposarlo, e invece...

MARCO - Un capriccio, capisce?! Mah! Lasciamo stare i ricordi... Non voglio ricordare quei momenti... Oggi è tutto diverso!

                                                                             

Scena V

LUIGI - (Verso Maggi, tende la mano per chiedere la carità)

MAGGI - (Impettito volta la schiena)

LUIGI - (Verso Elena)... Gentile signora...

ELENA - (Si volta senza guardarlo)

LUIGI - (Verso Barbara) Gentile...

BARBARA - (Non sa cosa fare. Guarda Elena, poi Maggi. Pausa. Sguardo d'intesa tra loro e, insieme, indicano Adamo)

ADAMO - Ah... Io... (Fa cenno che non ha niente, poi risoluto a Luigi) E' proprio fortunato oggi! Vede queste gentili signore?! Sono qui appositamente per la povera gente come lei... Vada, vada pure senza problemi.

LUIGI - (A Barbara) Al suo buon cuore, gentile signora... Una piccola carità... Non solo per me, ma per i miei fratelli in Cristo che sono in povertà...

BARBARA - (Borbottando) Siete fortunati perché quest'anno è dedicato ai vagabondi, altrimenti... (Indicando Elena) Prego... Ci pensi tu Elena, tesoro?!

ELENA - (Spinge in avanti Barbara. Con ritrosia e  con aria schifata verso Luigi) Caro lei, qui c'è la dottoressa Barbara... Lei è senza dubbio più qualificata di me, in queste cose...

BARBARA - Ma cosa dici mia dolcezza... Non oserei mai fare un torto simile a te... (Si spingono a vicenda) Certo, se insisti... Se proprio devo... (A Luigi) Mmmmh! Mmmh! In qualità di presidentessa del club "Ricchi ma felici" ho l'onore di consegnare... (Fruga nella borsetta. Ne trae una monetina) Le consegno ufficialmente... Tenga e... vada... Vada pure!

LUIGI - (Prende la moneta ed esce)

ELENA - Queste situazioni, come fanno soffrire, mi creda.

BARBARA - Meno male che c'è il nostro club!

Scena VI

ADAMO - Gia, già... Dicevamo... Mi stava parlando di suo marito.

ELENA - Certo. Pensi che una volta, dopo essersi laureato...

ADAMO - Ah, ma... è riuscito a laurearsi! Allora non è un barbone qualsiasi...

ELENA - Ma sicuro che è laureato... Laureato in architettura. Addirittura ci siamo sposati contro la volontà dei miei genitori. Sa, non volevano perché io appartengo ad una famiglia dell'alta borghesia... Lui, invece, proveniva da una famiglia alquanto modesta. Operai... e con questo ho detto tutto, lei mi intende, vero?!

ADAMO - La capisco, certo... Maggior ragione, per cui, non riesco a capire il modo in cui si è comportato con la propria moglie.

MARCO - Ancora! Ma che moglie e moglie! Non è più mia moglie... Siamo divorziati da anni ormai.

ADAMO - Divorziati...?! E bè, si capisce... In questa situazione...

ELENA - Le mie amiche, dopo il nostro matrimonio, schiattarono  tutte di rabbia. Io godevo della loro sconfitta... Quando, dopo un certo periodo, mi vennero a trovare altre amiche, conosciute durante uno dei miei frequenti viaggi di affari negli Stati Uniti. Dai loro racconti risultava che avevano avuto diverse esperienze matrimoniali. Una,  con due o tre mariti alle spalle... L'altra con il quinto  marito e l'amante al seguito... Capirà caro signore che io non potevo essere da meno. Mi sentivo ridicola... Sposata e non ancora divorziata!!! E così ho messo a posto le cose.

MARCO - Infatti hai subito colmato questo svantaggio con tutti gli amanti che ti sei fatta, anche quando eravamo ancora sposati.

BARBARA - Povera Elena, come ti capisco!

ELENA - Lo vede? Lo vede come sono incompresa? Potevo io, essere da meno delle mie amiche americane? (Ad Adamo) Ho fatto bene o no?! E poi mi ha dato una grossa delusione... che non sto neanche a raccontare... Perché troppo... Lei mi comprende vero?!

ADAMO - (Imbarazzato) Bè... ecco... sì... sì, la capisco!

ELENA - Visto?! Certo che lei, come uomo, mi sembra alquanto interessante. Sposato...?

ADAMO - Eh...? No... non sono sposato. Non ancora.

ELENA - Bravo lei, è così che si fa... Ehhh! La libertà... Proprio come piace a me! Si nota subito che lei è un uomo che sa quello che vuole!

BARBARA - Non dovevamo andare?! Noi andiamo... Lascia perdere i ricordi cara, ti fanno solo angosciare!

ELENA - E' vero tesoro... Meno male che ho questa cara amica... che mi comprende e mi segue ovunque!

MARCO - Vai, vai che è meglio.

ELENA - Maggi...?!

MAGGI - (Scatta e si mette in posizione di partenza)

BARBARA - Arrivederci caro signore!

ELENA - L'unica cosa che mi dispiace, andandomene, è lasciare questo simpatico signore dal nome...

ADAMO - Adamo... il mio nome è Adamo!

ELENA - Oh, che nome interessante e ancestrale! Io... sono... Elena!!!

ADAMO - Stupendo... Che nome... profetico!

MARCO - (Si mette in mezzo ai due) Non dovevate andare?!

ELENA - (Guarda male Marco. Poi dolce verso Adamo) Addio caro Adamo... Addio...

ADAMO - Ma, potremmo rivederci... Perché addio... Mi dia il suo indirizzo... Il suo numero telefonico, almeno...

LUIGI - (Entra e va verso la panchina)

ELENA - Lasciamo l'ardua sentenza al destino. È lui, infatti, che guiderà il nostro cammino. (Esce seguita da Barbara e Maggi)

ADAMO - Addio... anzi arrivederci... a presto! Che giornata! Che giornata! Mai avuto tanta fortuna con le donne... Devo venire un po' più spesso a passeggiare in questo giardino. Chi l'avrebbe immaginato? Proprio io... Non una, ma due... Ho fatto colpo su due donne! E tutto in un solo giorno!

Scena VII

MARCO - (Si è accorto delle manovre di Luigi verso la panchina)

LUIGI - (Ha appoggiato il suo sacco sulla panchina. Sta per sedersi)

MARCO - (Corre verso di lui) Cosa credi di fare! Sparisci, tu, col tuo sacco d'immondizia.

LUIGI - (Si sdraia, fa finta di dormire)

MARCO - Fai il furbo, eh? Alzati subito da questa panchina... Ah, ma adesso ci penso io. (Pausa) Colazione!!! Caffè!!!

LUIGI - (Di scatto si alza e si mette in posizione per mangiare)

MARCO - Ci sei cascato!!! (Lo spinge facendolo cadere) Volevi fregarmi stasera, eh? Và via, non c'è posto qui, per gente come te.

ADAMO - Hei... Potrebbe essere più gentile con un suo simile...

MARCO - (A Luigi) Ancora qui? Ho detto và via! Stanotte dormirò io su questa panchina... Capito? Via!!!

LUIGI - L'ho occupata prima io. E poi questo è un luogo pubblico. Chi ti da il diritto su questa panchina?! Chiunque può...

MARCO - Il diritto me lo prendo io, chiaro?! E' un'ora che ci sto dietro.

LUIGI - (Si siede sulla panchina) Nessuno ha diritto a...

MARCO - (Lo spinge di nuovo facendolo cadere) Insisti... Hai la testa dura... Ma ci penso io a... (Da un calcio al suo sacco e poi a Luigi) Allora, ne vuoi ancora? Cerca di sparire, altrimenti...

ADAMO - (Raccoglie, dal sacco di Luigi che si è aperto, un calice ed un vangelo) E... questi da dove provengono...? Cosa ci fanno qui... Ma... che significa?

MARCO - Guarda, guarda... anche ladro. Abbiamo a che fare con un ladro! Disgraziato, proprio in chiesa dovevi andare a rubare...

LUIGI - (Da terra cerca di riprendere i suoi oggetti) Fermi non toccateli... Voi non potete...

ADAMO - Fermo... Lascia stare...

MARCO - Adesso ci devi dire dove li hai rubati, capito?! (Da un calcio a Luigi) Hai capito?! Brutto figlio di... (Calcio) In chiesa va a rubare... (Calcio) Cosa te ne fai di questi oggetti... (Calcio)

ADAMO - Bravo! Così Calcio a Luigi) Così... (Calcio) Tieni... (Calcio) Dobbiamo fargliela pagare a questo bastardo! (Calci)

MARCO - Hei... Basta! Vuoi ammazzarlo? Fermati! Lascialo stare... Una lezione, d'accordo... ma  così lo mandi all'ospedale!

ADAMO - Altro che ospedale darei, io, a questa gentaglia... Rubare in chiesa poi...

MARCO - Va bene, basta così... (Aiuta ad alzare Luigi) E tu, cerca di sparire adesso. È meglio per te…

ADAMO – Sì portalo via... Portalo via, altrimenti... Vediamo se... (Guarda verso le quinte) Dovrebbe arrivare... Ah! Eccola che torna... Voi, adesso andate... tutti e due... altrimenti...

MARCO - Calma... calma... Ce ne andiamo! Adesso andiamo! (Butta il sacco addosso a Luigi) Vero che ce ne andiamo?! (Spinge Luigi ed escono)

Scena VIII

ADAMO - (Siede sulla panchina)

EVA - (Entra, reca in mano due pacchi regalo) Oh! Che carino mi ha aspettato! Non speravo di trovarla qui.

ADAMO - Noto con piacere che ha fatto acquisti.

EVA - Sì, di solito, il sabato pomeriggio, dopo la passeggiatina ai giardinetti, visito un po' di negozi, qui vicino, in centro. Dato che ho avuto la fortuna di posteggiare la mia automobile proprio qui dietro, mi sono chiesta, chissà se quel simpatico e bravo signore ci sarà ancora e... così, eccomi qua!

ADAMO - Brava, ha fatto benissimo... Anch'io di solito faccio quattro passi, giusto per fare un po' di movimento. Cosa vuole, dopo una settimana di stressante lavoro... qualche ora di svago ci vuole!

EVA - Ma certamente... Lei che lavoro svolge?

ADAMO - Mah...! Sono un semplice impiegato di banca...

EVA - Ah! Però... Non male come lavoro... Anzi direi senz'altro interessante!

ADAMO - Non direi proprio... Il nostro lavoro, checché ne dicano gli altri, non è affatto interessante... Anzi, direi, piuttosto noioso.

EVA - Bè, intendevo interessante dal punto di vista dello stipendio.

ADAMO - Mah! Dipende proprio dai punti di vista. Nel mio caso...

EVA - Oh, ma... non ci siamo ancora presentati...

ADAMO - E' vero... Come siamo distratti... Questo capita di solito con persone che, nonostante sia il primo incontro, sembra di conoscere da molto tempo.

EVA - Certo... Comunque il mio nome è Eva...

ADAMO - Ma guarda che combinazione... il mio nome è... Adamo.

EVA - No...!

ADAMO - Siiii!

EVA - E questo è il paradiso terrestre!

ADAMO - (Avvicinandosi) Il "nostro" paradiso terrestre...

EVA - Hei, hei, non ci sbilanciamo troppo... Altrimenti qui manca solo il serpente tentatore... (Brusca) Stia al suo posto!

ADAMO - (Confuso) Mi scusi... io non... (Pausa) E lei, invece, che attività svolge?

EVA - Io sono una... maestra... Maestra elementare!

ADAMO - Maestra...? Lei è una maestra elementare?!!!

EVA – Sì una maestra elementare. Cosa c'è da meravigliarsi tanto?

ADAMO - No, bè... Nessuna meraviglia... Forse... adesso capisco... il motivo del suo atteggiamento... della pancia finta, del bambino finto e tutto il resto.

EVA - Gliel'ho già detto in precedenza, lei non deve sforzarsi di capire. Non c'è niente da capire. Quello a cui lei ha assistito poco prima, non ha niente a che fare con la mia attività.

ADAMO - Se lo dice lei... Certo avere a che fare con i bambini tutti i giorni porta ad una certa assuefazione, pertanto...

EVA - Ma che assuefazione! Io amo i bambini. Infatti il mio più grande desiderio è avere un figlio tutto per me!

ADAMO - Ma allora non capisco... Perché quella finzione?

EVA - Ma è chiaro... no?! E' una questione di comodità. Quando ho voglia di trastullarmi con il bambolotto, lo faccio. Quando ho voglia di giocarci ci gioco... Invece quando non posso o non voglio badare a lui, lo metto da parte in un angolo o chiuso in un cassetto, senza nessun problema. E lui stà lì� tranquillo, senza protestare, senza dire niente. Immagini un bambino vero, invece... Piange quando non deve piangere... Fà quello che deve fare nei momenti meno opportuni. In pratica devi accudirlo anche quando non ne hai voglia.

ADAMO - Questo è normale, quando si decide di mettere al mondo un figlio.  In pratica, lei, in questo modo vorrebbe avere tutti i vantaggi di un figlio, senza avere gli svantaggi che ne deriverebbero, inevitabilmente, da uno vero.

EVA - Lei, con quella sua vispa intelligenza, ha capito perfettamente il problema.

ADAMO - Dimentica un particolare, però... Come farà, lei, a trastullarsi con il suo bambolotto, il quale rimarrà sempre nello stesso stadio di età. Voglio dire... questo il bambolotto non le potrà mai dare le soddisfazioni di un essere vivente in evoluzione. Da bambino a fanciullo, da ragazzo a giovanotto... Da...

EVA - Già risolto il problema! A casa ho altri pupazzi e manichini, tutti in sequenza di età. Ho il pupazzo di tre anni pronto per l'asilo infantile. Quello di sei anni per la scuola, quello di dodici per la fase adolescenziale... Pensi, perfino un manichino alto e robusto che funge da diciannovenne, con tanto di divisa militare... Sà è l'età giusta quella. E così via... Man mano che passano gli anni, ho il bambolotto adatto per tutte le fasce d'età!

ADAMO - Accidenti! Si è proprio organizzata...

EVA - Senza contare i vantaggi che ne derivano... Per esempio: oggi mi sento giovane madre; ecco il bambolotto da due anni... Non so, voglio immergermi nelle problematiche di donna matura con i grattacapi che i giovani d'oggi  procurano alle famiglie... Ecco il bambolotto da diciannove anni... E così via... Ha compreso i meravigliosi vantaggi del mio espediente ?

ADAMO - Questo può darsi ma... Dimentica che lei non avrà mai un essere umano, pensante, con cui si possa comunicare. Una persona che diventi autonoma... autosufficiente, e che infine vada per la sua strada.

EVA - Ah no! Questo mai... E' proprio per questi motivi, che ho elaborato il mio espediente. In questo modo, mio figlio, sarà sempre e soltanto mio. Sono assolutamente  cosciente di perdere il meglio dalla vita... Ma un figlio vero... che a poco a poco cresce e diventa adulto; prima o poi si libera e si divincola dalla propria madre... E tu non esisti più per lui. Non è più il tuo bambino. Non puoi più accarezzarlo, coccolarlo, colmarlo di abbracci. La vita che hai creato se ne va, anzi, ti si rivolta contro.

ADAMO - Ma questo è assurdo... E' egoismo... E' nella natura umana staccarsi prima o poi dalla madre...!

LUCA - (Entra e gironzola per la scena)

EVA - Certo, certo! Appunto... Sarebbe egoismo se io mettessi al mondo un figlio con la pretesa di tenerlo prigioniero. E proprio perché sono cosciente di questa contraddizione, non voglio procurare infelicità in un essere creato da me stessa. Per questo motivo utilizzo i bambolotti,  piuttosto che scaricare il mio affetto appiccicoso su un essere umano, e così facendo, farlo soffrire.

ADAMO - Non è detto che, in qualsiasi caso, il troppo amore faccia soffrire.

EVA - Il troppo amore può anche uccidere. Ne so qualcosa io. L'imprevedibilità della vita porta a queste confusioni di rapporto amore e morte.

Scena IX

LUCA - (Si avvicina ad Eva) Ce le hai mille lire...?! Solo mille lire!!! Io... (Verso Adamo) E tu, ce le hai mille lire? (Guarda Eva poi Adamo)

ADAMO - No... Guarda... Non abbiamo niente... Vero?!

EVA - (Tesa)... Sì... Purtroppo...

LUCA - Solo mille lire... Devo... Voglio prendere un panino... Mi sento molto stanco.

ADAMO - Non abbiamo niente...

LUCA - Ce l'hai una sigaretta...?

ADAMO - Mi dispiace ma non fumo... E anche tu dovresti smettere!

LUCA - (Borbotta tra sè ed esce)

ADAMO - Mah! Questi ragazzi...! Questi ragazzi...! Non sembrava... un...

EVA - (Tesa, resta immobile)

ADAMO - Sì... Sembrava proprio un... Cosa c'è, qualcosa che non va?

EVA - Eh? Come? Ah, io... No, no, tutto bene.... è  che...

ADAMO - La vedo pallida e tesa...

EVA - No, no... E' solo un momento... passa subito. Povero ragazzo. Ha visto? Cosa le dicevo?! Immagini ora, la madre di quel ragazzo…

ADAMO – Già...

Scena X

LUIGI e poi MARCO - (Entrano quasi correndo. Luigi rincorso da Marco va a proteggersi ad un lato della panchina. Marco è al lato opposto)

LUIGI - (Ansimando)... Lui... Lui...

MARCO - ...Dove vuoi scappare... Vieni qui...

ADAMO - Cosa c'è, che succede?

EVA - Che vuol dire questo?

LUIGI - La prego... Mi aiuti... Lui vuole...

MARCO - Fermalo... Tienilo fermo... che lo prendiamo!

ADAMO - Si può sapere cos'è questa storia?

MARCO - (Afferra Luigi) Vieni qui... ci sei finalmente. Adesso dammi qua!

ADAMO - Fermi, tutti e due. Proprio qui dovete sistemare le vostre stupide faccende?

MARCO e LUIGI - (Si contendono un sacco)

EVA - Cosa stanno facendo? Perché vengono alle mani in questo modo? Cosa c'è dentro quel sacco di così importante?

ADAMO - Mah... oggetti sacri... Sembra che uno di loro abbia rubato in chiesa...

EVA - Rubato...? Siamo capitati in mezzo ai ladri...

LUIGI - Lui... vuole prendere i miei oggetti. Me li vuole vendere.

ADAMO - Ah, è per questo che lo rincorrevi. Siete proprio due mascalzoni. Ecco cosa siete!

LUIGI - Non è vero! Questi oggetti sono miei! Lasciatemi andare... Sono miei capito? E nessuno li tocca. Voglio andar via, lasciatemi!

EVA - Si calmi. Nessuno vuole farle del male. Non si preoccupi! Venga qui... Dun-que, come può dimostrare che gli oggetti in questione sono di sua proprietà?

LUIGI - Sono miei perché... Sono miei e basta... Se li ho è perché sono miei!

MARCO - Visto...?! Li ha rubati, li ha rubati non c'è dubbio!

ADAMO - Senta, signor... Signor...?

LUIGI - Luigi... il mio nome è Luigi...

ADAMO - Ecco, signor Luigi, lei comprenderà che se non da una  motivazione sufficientemente credibile, dobbiamo intendere che...

LUIGI - Io... io... Sono un... un...

MARCO - ...un ladro. Questo lo sapevamo già!

EVA - Per favore lo faccia parlare! Su coraggio, dica... dica. Lei è...?

LUIGI - Ecco, io... ero... Ero...

EVA – Sì era...?

ADAMO - Era... su lo dica...

MARCO - Si può sapere cosa diavolo era?

LUIGI - No, no lasciamo perdere... Lasciatemi andare. Io non voglio...

ADAMO - E no, adesso deve continuare la sua confessione, altrimenti...

MARCO - Devi parlare... Devi!!! (Mostra il pugno)

EVA - Calma, calma... Parlerà, parlerà... Su lo dica a me, solo a me

LUIGI - Io ero... Bè dopotutto lo sono ancora... Un prete!!! Sì, ecco, sono un prete!

MARCO - Senti buffone, vai a raccontare a qualcun altro questa storiella

LUIGI - Ma è vero... sono un prete... Perché non volete credermi? Ecco guardate qui, all'interno di questo Vangelo... c'è il mio nome. E questa foto... Ecco, vedete... Questo sono io...

ADAMO - Hei, sembra proprio lui... (Legge) A Don Luigi i suoi  parrocchiani (Mostra la foto) Era un po' più giovane qui, eh...?! Sta bene con l'abito talare... (Imbarazzato) Pare proprio che sia un sacerdote!

MARCO - Vediamo... Sembra... la somiglianza c'è... Bè pare proprio che...

LUIGI - Avete visto? Siete convinti adesso?! Io, ora, devo...

EVA - Ma come mai uno come lei... sì insomma, un sacerdote è ridotto in queste condizioni?

Scena XI

MAGGI, ELENA e BARBARA - (Entrano e vanno dietro la panchina. Maggi ha in mano due panettoni)

LUIGI - Non fatevi ingannare dalle apparenze. Dopo amare  esperienze ho avuto la grazia di incontrare Cristo nei poveri. Questo incontro mi ha obbligato a leggere in me  stesso, e a capire meglio il messaggio evangelico, costringendomi anche a cambiar vita. Non è possibile mettere in pratica il Vangelo se non ci si pone dalla parte dei poveri.

MAGGI - (Consegna un panettone a Marco e uno a Luigi)

ELENA e BARBARA - Buon Natale! Buon Natale!!!

BARBARA - Auguri, buon Natale. Pace e bontà, pace e bontà.

MARCO - Natale? Ma se siamo a Marzo! Non è ancora Natale!

ELENA - Ma certo, lo sappiamo benissimo!

BARBARA - Auguri! Auguri! Oh come sono contenta. Il sapere di portare un po' di felicità a questi disgraziati, mi dà... mi dà... Certo siamo un po' in anticipo ma... non possiamo abbandonarvi in occasione delle festività natalizie.

MARCO - Ma... a Marzo? Che senso ha questo anticipo? Il panettone, gli auguri... Queste cose vanno fatte a Dicembre, quando fa freddo e c'è un gran bisogno di...

BARBARA - Lo so, caro signor Marco, ma come lei potrà ben comprendere, durante il periodo natalizio non possiamo perdere il nostro tempo prezioso con gente della vostra specie. Ci aspettano i nostri amici a Cortina e...

ELENA - Non possiamo certo star qui in città in mezzo alla gente comune, in mezzo a questo caos...

BARBARA - E così, idea geniale, abbiamo pensato di assolvere in anticipo il nostro compito. Dovreste ringraziarci e provare eterna gratitudine per il grande gesto di generosità e bontà di cui vi facciamo partecipi.

MARCO - Partecipi? Ma chi vi ha chiamato? Non eravate andati via?!

ADAMO - Ma cosa dici? Non essere scortese... (A Elena) Lo scusi. Io invece sono più che soddisfatto di rivederla ancora qui.

ELENA - Lo dice proprio con il cuore?

ADAMO – Sì dal più profondo del cuore!

ELENA - Oh, l'ho detto che lei è un uomo intraprendente.

EVA - Posso sapere il significato di queste anticipazioni assurde? La carità ha i suoi giusti tempi e modi...

ELENA - Scusi lei! Ma lei chi è? Chi le dà il diritto di esprimere giudizi di poco gusto?

EVA - Proprio lei parla di buon gusto...

BARBARA - Gentile signora, noi, come responsabili del club "Ricchi ma felici" ci siamo assunti il compito di alleviare i mali e le miserie dei poveri bisognosi.

EVA - Oh! Come siete generosi...

ELENA - Già!

BARBARA - Noi, con molto tatto e tanta tenerezza, doniamo un poco di carità ai disadattati...

EVA - Uh, ma come siete caritatevoli...

ELENA - Già!

LUCA - (Entra)

BARBARA - Lo scopo della nostra missione è quella di offrire assistenza e conforto ai diseredati...

EVA - Ahhh!!! Quanta bontà...

ELENA - Già!

BARBARA - Noi...

EVA - Ma siete sempre così zelanti nelle vostre "missioni"?

ELENA - Giaaaaà!

BARBARA - Chiunque bussi alla nostra porta, sarà sempre accolto con magnanimità e benevolenza. Non è mai mancato, da parte nostra, un aiuto a chicchessìa... Ovunque siamo, ovunque andiamo, siamo sempre pronte a porgere una mano ai più...

Scena XII

LUCA - (Si è avvicinato a Barbara) Ce le hai mille lire...? Solo mille lire... Sto male!!!

BARBARA - (A disagio) ...pronte ad aiutare i più...

LUCA - Solo mille lire... Non ne posso più... Ho fame... Sto male... (Rivolto ai presenti) Solo qualche moneta... Nessuno vuole aiutarmi? ...Io...

EVA - (Turbata) Ragazzo, queste signore, molto generose, senz'altro ti daranno un aiuto. E' il loro compito... Vero?!

BARBARA - Noi...? Elena, tesoro... tu... Io...

EVA - Ma certo, non siete...

BARBARA - Ci pensi tu, dolce Elena?!

ELENA - Ma cervellona mia, lo sai che queste incombenze sono tue... Sbrigatela tu...

LUCA - Non voglio molto... Scusate, è che... Non so...

BARBARA - Scusi, signor ragazzo, lei è un immigrato?

LUCA - No...

BARBARA - Rifugiato politico?

LUCA - No.

BARBARA - Handicappato?

LUCA - No.

BARBARA - Mendicante o vagabondo?

LUCA - No! Io...

BARBARA - Aspetti... aspetti, mi faccia indovinare... Non suggerisca, eh! Lei è... un tossicodipendente!

LUCA - Bè... Che palle! ...Insomma... Sì lo sono.

BARBARA - Allora vediamo un po'... (Prende un libretto dalla borsetta) Dunque... è qua... Tossicodipendente... Vedasi drogato... Oh, ecco qua. Eccolo... Lo sapevo, lo sapevo. Dunque il periodo dedicato a quelli come lei è fra due anni. Mi spiace, ma vede, quest' anno è dedicato ai vagabondi. L'anno che verrà agli handicappati e, l'anno dopo ai drogati. Mi sono spiegata? Torni tra due anni, ne riparleremo e vedremo cosa è possibile fare.

LUCA - Ma io sto male adesso. È adesso che...

BARBARA - Anima mia. Io più che volentieri darei un aiuto ad un ragazzo carino come te. Ma capisci che ciò non è possibile. Con tutta la buona volontà...

LUIGI - Ha chiesto solo mille lire. Possibile che nessuno qui voglia aiutarlo?! (A Luca) Vieni lascia questo posto. È stato scritto: "E ora a voi, o ricchi. Piangete e gemete per i castighi che cadranno sopra di voi; le vostre ricchezze si sono putrefatte, il vostro oro e il vostro argento, si sono arrugginiti, e la loro ruggine si alzerà e divorerà la vostra carne come un fuoco". Vieni, il loro cuore è indurito dalla loro ingordigia. Andiamo!

ELENA - Chi è costui... Come osa? Vai a fare del bene. Ecco cosa si ottiene in cambio!

LUCA - Ma vaffanc...

LUIGI - Vieni via da qui... Appoggiati a me... Andiamo. (Lo accompagna verso il fondo scena)

MARCO - (Si avvia con loro e segue la scena con apprensione da una certa distanza)

LUCA - No lasciami... ce la faccio da solo! Tu non hai qualcosa...? Una sigaretta... qualcosa insomma che mi faccia passare questo dolore allo stomaco.

EVA - (Segue la scena imbarazzata e tesa)

BARBARA - Ah! Questi ragazzi d'oggi, chi li capisce è bravo!

LUIGI - Ascoltami, perché non ti fai ricoverare... Sei in pessimo stato. Non puoi continuare così... Vieni, chiamiamo un' ambulanza.

LUCA - No... No... Lasciami... Lasciami andare. Vai via!

LUIGI - Sì, sì, calmati. Ti aiuto ad andare fino a...

LUCA - No, lasciami... Non mi toccare! Cammino da solo, capito? (Barcolla) Non mi toccare... Vai via... Vai via... (Siede per terra)

LUIGI - Ma... io voglio solo aiutarti... Non voglio farti del male.

LUCA - Non ho bisogno di nessun aiuto... Voglio stare da solo! Vai via ... Andate via tutti. (Urla) Capito?! Via, lasciatemi in pace. (Esce)

LUIGI - Va bene, va bene, calmati. (Esce)

Scena XIII

BARBARA - Bene... il nostro dovere è fatto. Adesso possiamo andare, vero dolce Elena?!

ELENA - Certamente tesoro mio. Adesso è meglio andare, si è fatto proprio tardi.

EVA - (Ha seguito l'azione di Luca e Luigi. E' molto tesa) Non ne posso più di queste due. C'è un ragazzo che sta male, e loro... (Sottovoce ad Adamo) Ma da dove sono uscite queste due?

ADAMO - Ma... non so. Sono arrivate da poco... all'improvviso. La signora Elena è la ex-moglie di...

EVA - (Prende i pacchi che erano appoggiati sulla panchina) Questi pacchi, così ingombranti, è meglio... Vado a sistemarli in macchina. E' qui vicino. Mi accompagna? (Cade un pacco)

ADAMO - Certamente!

EVA - Oh, che sbadata è caduto...

ELENA - (Ha seguito la scena) Maggi?!

MAGGI - (Maggi raccoglie il pacco)

EVA - Oh, grazie devo portare questi pacchi in macchina e...

ELENA - Nessun problema. A questo penserà il mio solerte Maggi. Maggi accompagna la signora alla propria autovettura.

EVA - Ma no, grazie. Si era offerto il signor Adamo a...

ELENA - Ci mancherebbe altro. Non mi ringrazi, non è il caso, mi creda. C'è Maggi, il mio maggiordomo. E' il suo dovere. Vada, vada, cara signora... Vada...

EVA e MAGGI - (Escono)

ELENA - Bene, caro Marco, noi andiamo. Spero tu sia contento di tutte le premure che abbiamo avuto per te.

BARBARA - Ma certo, che è contento. Con tutto ciò che abbiamo...

MARCO - Sentite voi due, chi credete di fregare?! Venite qui con il vostro pinguino a fare la carità. Ma quale carità! Per un panettone e un po' di brodaglia, credete di aver fatto chissà quale atto di bontà!

ELENA - Questa sarebbe la tua riconoscenza? Possibile che il tuo cuore sia rimasto così arido?

BARBARA - Oh, che uomo ingrato e meschino!

MARCO - Riconoscenza? Avete il coraggio di parlare...

ELENA - Basta! Vergognati! Dovresti soltanto vergognarti dopo tutto il dolore che ho subito a causa tua.

MARCO - Ricominciamo...

BARBARA - Lascia i ricordi nell'ombra del passato, dolcezza mia.

ELENA - Oh, povera me. Che disperazione... Solo gli imbecilli si comportano come te.

MARCO - (Beve) Imbecille... a chi?!

ELENA – Sì imbecille, certo! (Ad Adamo) Scusi lei, un uomo che si prende sei anni di carcere per una semplice stupidata... come lo chiamerebbe lei?!

ADAMO - Carcere...? E' stato in carcere?

MARCO - Ma che ti salta in testa adesso. Cosa vai a rivangare il passato.

ADAMO - Il suo ex-marito è stato in galera?

ELENA - Adesso può comprendere meglio, i grandi disagi, e soprattutto quante umiliazioni, ho dovuto ingoiare a causa di un terrorista!

ADAMO - Te... te... terrorista?! Non mi aveva detto di essere stato un terrorista! (E' nervoso e preoccupato)

MARCO - Già, adesso al primo che arriva... (Beve, e per tutta la scena continuerà a bere fino ad essere quasi ubriaco)

ELENA - Quante cose si nascondono nell'animo di un uomo. Lui ha celato la peggiore: la codardia!

BARBARA - Povera Elena...

ADAMO - Codardia?! Perché dice questo?

ELENA - Subito dopo sposati, ero così eccitata, quando mi confidò di essere entrato a far parte di una organizzazione clandestina. Sa a quei tempi... erano anni...

ADAMO - Già... Certo, ricordo. I famosi anni di piombo.

ELENA - Per l'appunto!

ADAMO - Oh, come si è fatto tardi... Ho un impegno impro...

ELENA - (Bloccandolo) Ma dove vuole andare, stia qui. Ascolti... Avevo abilmente fatto circolare la notizia tra le mie amiche. Quando partecipavo ai grandi party o ricevimenti mondani, al mio ingresso, tutti ammutolivano. Nel salone si creava un silenzio rispettoso misto a terrore. Ed io, procedevo a testa alta, con passo regale, orgogliosa di avere, come partner, un terrorista.

ADAMO - Orgogliosa?

ELENA - Cosa vuole, all'epoca nei nostri ambienti altolocati, anche soltanto conoscere un sovversivo era veramente "in". Figuratevi averlo come marito! Lui era il mio eroe. Mi sembrava di vivere in perfetta simbiosi tra Eros e Thanatos. Sentivo in lui il dolce sapore della morte. Ero al settimo cielo, ero la donna più felice del mondo.

BARBARA - E' vero cara Elena... Ricordo quel bel periodo...

ADAMO - Come pensavate di riuscire nei vostri intenti? Contro chi lottavate?

MARCO - Inutile cercare le ragioni, i perché. (Beve) Credevamo in qualcosa che a mano a mano ci era stato tolto. C'era la volontà di scagliarci contro un potere corrotto e crudele  che stravolge ogni sentimento, ogni idea di umanità, che...

ADAMO - Ma vi siete dimostrati solo assassini. Portavate morte e distruzione contro persone che, in pratica, non c'entravano niente con la vostra lotta. La vostra strategia era molto confusa...

MARCO - Sparavamo ormai all'impazzata. Omicidi, sangue, giudici, avvocati, giornalisti, sindacalisti, perfino semplici operai... (Beve) Gli obiettivi finali erano diventati oscuri anche per noi.

ADAMO - Hem, si è fatto proprio tardi, devo andare...

MARCO - (Lo ferma) Cosa fai, sul più bello ci vuoi lasciare?  Stai qui con noi. (Lo fa sedere sulla panchina)

ELENA - E purtroppo quando è stato catturato dalla polizia ecco la grande delusione. Loro, le mie amiche, non avevano nessun sentore della triste realtà. Credevano che un sovversivo, appunto perché tale, avrebbe almeno sparso un po' di sangue... E invece niente. Dagli interrogatori risultò che era un semplice gregario. Pur avendo partecipato a rapine, conflitti a fuoco e altro, non aveva cagionato neppure un morto. Che dico un morto, ma un ferito... un graffietto. Niente di niente...

ADAMO - Ah, non è rimasto coinvolto in omicidi, bè allora...

MARCO - Già, per fortuna sono riuscito a trattenermi. Per chi varca la soglia dell'omicidio cominciano i problemi. Il ricordo ti può distruggere. Io ho fatto in tempo a fermarmi. Ci sentivamo isolati ed eravamo divisi al nostro interno. E, parrà strano, ma proprio quando sembrava che eravamo sul punto di riuscire nell'impresa, proprio allora, mi resi conto che, anche noi, facevamo parte del grande gioco, manovrato dagli stessi potenti che ci governavano; e che la nostra lotta era comunque destinata al fallimento. E' stato questo forse, che ha fermato la mia mano.

ELENA - Sei anni di carcere per niente, che imbecille!

ADAMO - Bè, insomma... Dopotutto non ha...

ELENA - Gi… che c'era, cosa costava, a lui, fare un piccolo omicidio...? Non dico un giudice o un giornalista, ma almeno un operaio poteva farlo fuori, no?! Dico bene?! Almeno questo poteva farlo per la sua povera mogliettina! Scusi lei!

BARBARA - Su tesoro, non fare così. Hai ragione, hai ragione. E' passato tanto tempo ormai. Cosa ci vuoi fare se il destino ti ha...

ELENA - Se ripenso ancora a quelle facce odiose, a quei sorrisetti pieni di scherno delle mie amiche, dopo che si è saputa la verità... Che rabbia, che rabbia...!

MARCO - Basta, fatela finita voi due! Ecco contro chi dovevamo combattere! Ho rinunciato a tutto. Ho cercato di vivere la mia vita fuori dal vostro mondo ipocrita e menzognero. E ora venite a rievocare un passato per me ormai sepolto. Ho pagato le mie colpe... Adesso basta! Capito?! Basta! (Va verso il fondo della scena seguito da Elena e Barbara)

ELENA - Che odioso... Sei sempre il solito. Possibile che tu non voglia capire le mie ragioni?!

BARBARA - Su coraggio... Fatti coraggio, anima mia.

Scena XIV

EVA e MAGGI - (Entrano)

ADAMO - (Tra sè) E' il momento buono per filare. (Si gira e dietro di sè trova Maggi. Fa per evitarlo ma Maggi gli si para davanti. Così per due volte)

LUCA - (Entra barcollando e si avvicina a Barbara)

ADAMO - (Vede Eva) Oh, è arrivata giusto in tempo. Stavo andando via e, ci tenevo a salutarla prima di andare.

EVA - Ah, vuole andare... Anch'io volevo dirle addio o... arrivederci?

ADAMO - Bè, direi arrivederci, perché no? Potremmo anche...

LUCA - (Fa fatica a stare in piedi e per non cadere si appoggia sulle spalle di Barbara)

BARBARA - (Colta di sorpresa) Aaaahhh!!!

TUTTI - (Si fermano di colpo e guardano la scena)

LUCA - (Spinto da Barbara cade a terra. Si mette in ginocchio e va verso la panchina) Sto male, aiutatemi... Datemi qualcosa... Sto male!

BARBARA - Voleva aggredirmi! Che delinquente! Ma non ha capito che con noi non attacca?!

LUCA - (Si appoggia a Marco) Senti... non hai...

MARCO - Cosa c'è ragazzo? Sei piuttosto conciato!

LUCA - (Stringe le braccia di Marco che si divincola)

MARCO - Fermo, che fai? Non stringere così... Lasciami...

LUCA - (Cade sulla panchina. Fa per rialzarsi appoggiandosi ad Adamo)

ROBERTA - (Entra trafelata, vede Luca e urla) Luca... Fermo, cosa fai lì? Perché ti sei spostato? Luca... come stai?

MARCO - Lo conosce? Sta molto male. Dovrebbe...

LUIGI - (A Roberta) Aiutami, portiamolo via di qua. Prendilo così...

ROBERTA - Luca, sono io, Roberta. Sono io, sono tornata... Sono qua, e non ti lascerò più.

LUCA - Roberta! Roberta! Non ne posso più... non ce la faccio... Non ne posso più... Aiutami Roberta, aiutami. Hai trovato... Aiutami!

ROBERTA - Calmati, ci sono qua io, adesso. Non preoccuparti... (Esce con Luca e Luigi)

BARBARA - Oh, che spavento. Che mascalzone, arrivare così all'improvviso. Mi ha fatto spaventare. Questi ragazzacci.

ADAMO - Comincia a diventare pericoloso questo giardino, dopo una certa ora.

EVA - Quel ragazzo sta male, e nessuno fa niente per lui.

ELENA, BARBARA, MAGGI - (Escono)

MARCO - (Verso i detti, mentre escono) Hei, mogliettina bella. E tu bellona mia, dove state andando? Oh, anche il pinguino. (Inchino) Prego signor Maggi ...il maggiordomo, prego... (Beve, li segue ed esce dietro di loro)

Scena XV

ADAMO - Bene, non resta che salutarci. Ma prima...

EVA - Sì, prima di andare, volevo ringraziarla per la sua pazienza.

ADAMO - Oh no, cosa dice?! Per me è stato un bel pomeriggio. Mi ha permesso di conoscere personaggi un po' particolari. Ora non resta che tornare a casa.

EVA - Già... a casa. E' proprio questo il problema.

ADAMO - Problema?

EVA - Eh sì, come potrei, adesso, tornare alle mie solite abitudini. Vede, il fatto di aver manifestato le mie manìe con un estraneo ... mi ha liberata, scaricata. Mi ha messo di fronte alla realtà. E, nello stesso tempo, mi rendo conto che non posso continuare ancora nella mia assurda finzione. Come potrò rimettere piede in casa, dove mi aspettano soltanto pezzi di plastica con sembianze umane? Non posso più illudermi di parlare con loro... Non posso continuare con la mia vita parallela...

ADAMO - Certo, non deve più fingere. Deve reagire e vivere la vita...

EVA - Come potrò guardare ancora quei pupazzi, senza... Vede, mi risulta difficile... Come potrò affrontare di nuovo la solitudine?

ADAMO - Siamo tutti disperatamente attaccati alla roccia dell'illusione, nella speranza di salvarci dal nostro mare di solitudine. Ma... Solitudine? Perché solitudine? E suo marito? C'è pur sempre suo marito che l'aspetterà a casa.

EVA - (Indica no col capo)

ADAMO - No? Ma... E' forse separata? (Pausa) Non mi dirà che anche lui è una sua invenzione?! Non esiste! Lei non è sposata, è cosi?

EVA - Se avevo un figlio ed ero anche in aspettativa, dovevo pur inventarmi un marito!

ADAMO - Mmmh... E scommetto che non è neanche maestra elementare.

EVA - Come ha fatto ad indovinare?! Sono la responsabile di un ufficio import-export di una grande azienda.

ADAMO - E naturalmente marito e figli bloccherebbero la sua carriera.

EVA - Già, proprio così. La vita che siamo costretti a condurre ci porta a queste esasperazioni.

ADAMO - Adesso lei deve affrontare la realtà. Vuole continuare così tutta la vita? Senta, per prima cosa cominciamo a darci del tu. Vuole... Vuoi?

EVA - (Indica sì col capo)

ADAMO - Bene... Inoltre se vuole... se vuoi, posso accompagnarti a casa.. E poi... E poi... Sai che sono veramente contento del fatto che non sei sposata?!

EVA - Ah, sì?

ADAMO - Certo, perché così...io e te... potremmo... Ma sì, almeno tentare.

EVA - Sai, dicono che le più belle storie d'amore, siano nate in giardini come questo. Sempre con la complicità di una panchina.

ADAMO - E' vero non ci avevo mai pensato... Ma dicono anche che è verso sera che l'amore diventa sincero. (Pausa) C'è ancora un po' di luce. Perché non facciamo quattro passi prima di congedarci?

EVA - Anche la passeggiata romantica, perché no?!

ADAMO - A volte vorrei che certi momenti durassero un'eternità. (Escono)

 

Scena XVI

LUIGI - (Entra con dei cartoni in mano. Va a sedersi sulla panchina e sistema i cartoni per coricarsi)

MARCO - (Entra e va verso Luigi) Hei, amico reverendo... Lo sai che questa è riservata stasera. Non fare il furbo con me.

LUIGI - Volevo solo riposare un po'... L'erba a quest'ora comincia a far sentire la sua umidità.

MARCO - Io contro l'umidità uso questa. (Mostra la bottiglia) Piuttosto tu non mi hai certo convinto con la tua storiella. Scommetto che anche tu stai scappando da qualcosa o da qualcuno. Eh? Che ne dici? Senti, prendi un goccio, và. Ne è rimasto poco... ma se vuoi, fai pure.

LUIGI - In una società che si nutre di menzogne e di ipocrisie, la vera trasgressione sta nella ricerca della verità.

MARCO - Che bella parola la verità. Ah!Ah! Ah! Ma quale verità? (Indica la bottiglia) Questa è la verità! E' qui dentro la verità. Allora vuoi dirmi cosa ti è successo?!

LUIGI - Ho cercato tutta la mia vita di sentire la voce o almeno il respiro di Dio... Senza accorgermi mi ero allontanato da lui. L'avevo quasi dimenticato. La notte... La notte veniva a tormentarmi.  Entrava in me, con tutta la sua forza, come una lama di fuoco che mi faceva contorcere e mi scuoteva fino alle viscere. Forse, il mio Signore, era questo che voleva da me. Essere in mezzo agli umili, in mezzo agli emarginati per condividere la loro povertà. Perché è in mezzo a loro che si trova l'anima del Creatore. Le mie prediche diventavano sempre più insidiose per certi personaggi politici che in tutti i modi, con la complicità di qualche mio superiore, cercavano di mettermi a tacere. "Fratelli, fedeli... Purtroppo molti vescovi, molti sacerdoti, molti cristiani sono onorati dai potenti, perché la loro opera è ritenuta utile per il mantenimento dell'ordine stabilito, e contribuisce, allo sfruttamento e alle infinite sofferenze dei poveri". Questo è quanto dissi nella mia ultima predica.

MARCO - Accidenti, lo credo che volevano farti smettere.

LUIGI - "San Paolo per primo si augura che la Chiesa sia bella senza ruga o macchia. Dobbiamo dunque riconoscere che essa non è più se stessa, perché si è separata dai poveri, si è prostituita troppo spesso ai ricchi e ai potenti." Dopo quel giorno, me ne andai a vivere con i miei fratelli baraccati. Solo condividendo la loro miseria si mette in pratica la parola di Cristo.

MARCO - Devo ammettere che hai avuto un bel coraggio!

LUIGI - Bè anche tu non sei da meno... Anche se per cause totalmente diverse. Certo quella donna, la tua ex-moglie, a quanto ho capito, ha inciso parecchio nella tua vita. Forse anche di più delle tue scelte ideologiche.

MARCO - L'hai detto. Ha sconvolto la mia intera esistenza. L'ho amata, forse come nessun uomo può amare una donna. Per lei avrei superato qualsiasi difficoltà. Si faceva chiamare "Principessa". Invece, solo dopo, mi accorsi che era soltanto una cortigiana. E adesso è qua. Sai cosa mi ha chiesto, poco fa? Vuole che torni di nuovo con lei. E' incredibile, capisci?! Dopo anni in cui io la cercavo, la imploravo di non abbandonarmi perché mi sembrava di non poter vivere senza di lei... Adesso, lei, all'improvviso... Dopo tutti questi anni... Mah!

LUIGI - E tu cosa pensi di fare?

MARCO - Lo sai anche tu, qual è il nostro futuro. Ogni anno che passa è sempre più difficile sopravvivere. Tremo al pensiero del prossimo inverno. Avrei tanto voluto sentire le mie ossa scricchiolare sotto il peso degli anni...  E invece? Sai stasera sarò in una grande stanza dentro un soffice letto... (Pausa) Siamo stati sconfitti...

Scena XVII

LUCA - (Entra barcollando, seguito da Roberta. Passano vicino alla panchina e Luca vi si appoggia)

LUIGI - Come stai? (A Roberta) Come stà? Dovrebbe farsi ricoverare... Senti, perché non lo fai ricoverare?!

ROBERTA - Vieni via da qui. Vieni, andiamo... (Lo fa sedere sotto un albero in fondo alla scena)

MARCO - Siamo tutti nella stessa barca. Almeno lui smetterà di soffrire prima di noi. (Beve) Tra poco toccherà anche a noi... Sai, quasi quasi, invidio quel giovane... Ha la cosa più grande che si possa avere nella vita: l'amore incondizionato di quella ragazza. Lei potrebbe andare, abbandonarlo al suo destino... E invece, è lì, accanto a lui, fino alla fine!

LUIGI - (Va verso l'albero a controllare lo stato di salute di Luca)

Scena XVIII

EVA - (Seguita da Adamo entra) Oh, è vero, è vero... (Risatina) Come sei divertente, veramente... Proprio divertente...

ADAMO - Si fa quel che si può...

ELENA - (Entra e va verso Adamo)

EVA - (A Marco) Oh, lieta di rivederla... Come va?

MARCO - Adesso magnificamente!

ELENA - (Ad Adamo) Eccoci di nuovo insieme. A quest'ora così intrigante !

ADAMO - Che piacere rivederla. Come mai sola?

ELENA - Una donna come me, non è mai sola!

MARCO - (A Eva) Sa che questa luce crepuscolare la rende ancora più attraente?!

EVA - Oh, non dica così, non lo dica. Attraente come...? (Le due coppie si dispongono ai lati della scena)

ELENA - Lo sà, ho chiesto a Marco, il mio ex-marito, di tornare a vivere con me.

ADAMO - Ma... come... a vivere con lei? Io pensavo...

ELENA - Sì dopotutto mi fa così pena, poverino... Bè, vede, a lei posso dire la verità... Ho scommesso, con le mie amiche, che sarei riuscita a convincere Marco a rimettersi con me. Domani, immagini che smacco al mio club! E poi sa soffrire così bene! Mi sono sempre piaciuti gli uomini che soffrono per me... Lo sopporterò per un po'... poi ognuno per la sua strada.

ADAMO - Ah, capisco...

ELENA - Ma non si preoccupi, nel mio cuore, ci sarà sempre un posticino per lei.

MARCO - (A Eva) E con quello lì come và? Ha abboccato?

EVA – Sì forse io e lui... Insomma credo di aver trovato l'uomo che fa per me.

MARCO - Sì? L'avevo capito subito che lui ci sarebbe cascato. Ma lei? Come può una donna come lei... con un uomo simile?

EVA - Bè se è riuscito a sopportarmi per un pomeriggio intero, mi potrà sopportare anche per tutta la vita, no?!

MARCO - E noi due? Lo sai che tu e io...

EVA - Possiamo sempre vederci qualche sabato pomeriggio... Da soli. Tieni, questo è il mio indirizzo. (Consegna un biglietto) Simpatico selvaticone!

ADAMO - (A Elena) Quindi, lei dice, che potrò avere la fortuna di rivederla?!

ELENA - Dobbiamo rivederci! Non me lo faccio certo scappare un uomo come lei. Faremo grandi cose insieme. Questo è il mio indirizzo. (Consegna un biglietto) Mi raccomando che nessuno sappia.

ADAMO - Certo, certo. Non si preoccupi.

Scena XIX

ROBERTA - (Ai piedi di Luca) Luca... Luca... Rispondi!

LUIGI - (Aiuta Roberta a sistemare Luca per terra) Ecco così, adagio... (Va verso la panchina) Oh, Dio misericordioso, fa che questo tuo umile servo dia significato alla sua esistenza . Quel ragazzo così... Perché farlo morire? Sono qui io. Perché non io, al suo posto?. Prendi me, ma risparmia la sua giovane vita. (Pausa) Sia fatta la tua volontà.

ROBERTA - Luca... Luca... Oh, Luca!!!

LUIGI - (Si avvicina ai due. Controlla le condizioni di Luca)

EVA - (Ad Adamo) Credo proprio che dobbiamo andare. Si è fatto tardi.

ADAMO - Sì, andiamo. (A Elena e Marco) Bene, noi andiamo... Vi saluto.

EVA - Buona sera, arrivederci. (Mentre esce con Adamo, si gira e fa cenni d'intesa a Marco, che contraccambia)

ELENA - Buona sera.

MARCO - Salve, a tutti e due.

ADAMO - Buona sera. (Anche lui, non visto da Eva, si gira e fa cenni di intesa a Elena. Escono le coppie)

LUIGI - (Si stacca da Roberta e Luca e, lentamente, esce)

Sipario

 

F I N E

 

 

Edizione: Maggio 1994

Testo ultimato nel Marzo 1993

Copyright by Giuseppe D'Addario

Impaginazione grafica: Pubblicità il Quadrato

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