Sala d’attesa reparto ostetricia

Stampa questo copione

r

Tonnarella, 26 febbraio 2013

SALA D’ATTESA REPARTO OSTETRICIA

Commedia brillante in due atti di: Rocco Chinnici

----

            Spaccati di vita quotidiana nelle sale d’aspetto di alcuni ospedali del sud dell’Italia, dove spesso, oltre che per accompagnare o visitare parenti, si va solo per far “cortile”, storie che a raccontarle non sembrerebbero per nulla vere, invece…

PERSONAGGI

                       

                        Carmela                                  suocera di Lucia

Lucia                                      nuora

Assunta                                  comare di Carmela

                        Nedda                                     paziente

                        Infermera                              

                        Dottore                                  

                        Calogero                                 paziente                                              Angela                                                visitatrice

                        Caterina                                  “          “

                        Rosetta                                   paziente

                        Clotilde                                  “          “

           

(Scena unica, sala d’attesa reparto ostetricia: dei sedili o panche che si usano in queste sale, specie nel meridione. Qualche posa cicche; dei quadri che rappresentano momenti di nascite e alcuni con dei disegni fatti da bambini. Al centro una scritta: Reparto Ostetricia. La commedia rappresenterà alcuni spaccati di vita quotidiana di chi ha a che fare con quei posti).

CARMELA

(Passeggia nervosamente guardando spesso l’orologio e la porta dell’ingresso al reparto perché annunciassero l’entrata per le visite o i soliti controlli che si vanno a fare negli ospedali. Seduta, una donna col bimbo neonato avvolto e che guarderà spesso; un altra col pancione in attesa di partorire e la rispettiva suocera con la comare; fra questi un vecchietto indaffarato a togliere, infastidito, il plantare dalla scarpa). Che gli venga a tutti un mal’anno!

CALOGERO

Facciamoci il segno della croce di prima mattina!

CARMELA

(Rivolgendosi al vecchietto intento al suo plantare) Che cos’ha lei da lamentarsi, con questo segno di prima mattina? (Il vecchietto non le da ascolto e alza le spalle in segno d’indifferenza e continua a fare ciò che faceva.) Questi modi sono! Che cosa si aspetta ad aprire? No! Si devono raccontare le cose del giorno prima, devono prendere il caffè, il thè, i biscotti… che possano andargli di traverso! E noi, noi qui ad aspettare i loro porci comodi!

ASSUNTA

(Comare, cerca di mettere la buona) E basta comare, vuol dire che ancora è presto e non è orario d’entrata! Che ora è piuttosto? (Guarda l’orologio al polso) Il mio orologio fa le nove meno dieci, e il suo?

CARMELA

Meno dieci, meno venti, cosa vuole che importi! Non l’ha vista, poco fa, l’infermiera, un’oca da mercato, si credono di essere i padroni dell’ospedale. Non ci ha visti che eravamo qui ad aspettare che entrassimo! Che cosa vuole che gliene freghi a quella più di tanto! A lei interessa lo stipendio di fine mese. Li farei vivere io col mio di stipendio, a questi scansafatiche!

ASSUNTA

Stipendio! Perché lei ha stipendio?

CARMELA

Appunto, lo stipendio di casalinga! Ma che cos’è lo stipendio? Io, se Dio ce ne liberi, dovesse piovere e mio marito perde di lavorare anche un solo giorno, ho da raccontarla al medico come fare a pagare le scadenze di fine mese, altro che stipendio! Loro hanno lo stipendio, (ironica) questi… signori! Che stanno all’asciutto e senza che piova… Io, a quella gallinella padovana che è passata e ha fatto finta di non vederci (la comare non capisce) all’infermiera, si, la manderei a lavorare a raccogliere arance o olive da terra, quando piove e in mezzo all’ortica, per farle capire cosa significhi sudarsi il pane, e no che è passata da qui senza nemmeno salutare, come se fosse il Padreterno, grandissima maleducata che non è altro! Aveva paura di slogarsi la lingua a dire: “buon giorno”, o che le uscissero le emorroidi? A lei interessa avere l’unghia pittate, il fondo tinta… grandissima zoccolona! Il saluto è segno di civiltà, o no, comare? E qui, di civile, mi pare che non ci sia proprio niente. Guardi (indicando a terra e in giro), guardi che sporcizia, e meno male che siamo in un ospedale! Giuro che se mia nuora… Dio non voglia, partorisca dov’è adesso seduta, entro lì dentro e gliene devo dare tante di bastonate al dottore e a questa gatta pidocchiosa, da ricordarsele per tutta la vita! Tu guarda se questi sono modi di trattare la gente!

LUCIA

(La nuora, col pancione d’attesa) E basta, la smetta, che ancora non sono le nove, mancano cinque minuti, e poi… li lasci perdere questi discorsi.

CARMELA

E zitta pure tu, gnoccolona che non sei altro! Puo’ pure succedere che in questi cinque minuti si rompano le acque e potrebbe uscirti il bimbo da (indicando alludendo) sotto con la placenta, il sangue… e vanno a finire tutte cose in mezzo a questa sporcizia; e senza nemmeno avere avuto il tempo di nascere la creatura dovrebbe infettarsi di germi e prendere qualche brutta infezione! Giusto ti sembra questo? Capisci che tragedia sarebbe! E tu stai lì a difendere questi quattro somari!

ASSUNTA

E la smetta comare, che mi sta facendo impressionare tutta! L’acqua, il sangue, i germi, l’infezione… ma ha pensato che con tutti questi discorsi, sua nuora potrebbe anche abortire? Sta facendo un teatrino della malora senza che ce ne fosse la ragione. E adesso stia zitta che possano sentire!

CARMELA

Ih, e allora? Se sentono, me la soffiano! (Guarda ancora l’orologio, poi si rivolge alla signora col bimbo in fasce). Che è signora, lei niente dice?

NEDDA

Io è meglio che sto zitta, ma come entro, signora mia, so io cosa ho da dire a medici e infermiere! (Entrano due donne. Avranno ognuna di loro qualcosa in mano).

ANGELA

Buon giorno a tutti.

ASSUNTA

Buon giorno. Voi pure la visita avete da fare?

ANGELA

(Meravigliata) La visita… noi, qui al Reparto Ostetricia! Signora, lei crede che alla nostra età si possa ancora partorire? Siamo venute a trovare parenti; io a mia figlia che ha partorito da giorni, e lei a sua nipote che dovrebbe partorire oggi. (Siedono. Caterina prende i ferri e comincerà a lavorare una sciarpa già iniziata).

ASSUNTA

E non è presto ancora per l’entrata delle visite ai parenti?

ANGELA

Sappiamo che è presto, però, in base all’infermiera che è di turno, fanno entrare anche un po’ prima… a uno alla volta s’intende! Ha visto lei chi è l’infermiera oggi?

ASSUNTA

Signora, è la prima volta che noi entriamo in questo ospedale, e non conosciamo nessuno, sia medici che infermieri. Abbiamo visto, si, un momento fa una infermiera, ma non c’è proprio sembrata dolce di muso, si figuri che non ha nemmeno salutato.

CARMELA

No, ma io ora busso perché son già le nove abbondanti. Sicuramente avranno dimenticato d’aprire! (Si sentirà piangere il bambino che ha fra le braccia Nedda).

LUCIA

Vuole stare zitta per favore! Pure il bambino è riuscita a svegliare!

NEDDA

Magari riuscisse a svegliarsi! E’ da quattro giorni che dorme.

CARMELA

E che musica! Cos’ha, cos’ha questo bimbo, signora?

NEDDA

Che cosa vuole che ne sappia, io, è per questo che mi trovo a essere qua. E’ nato da appena quattro giorni… io, ieri sono uscita da questo ospedale…

LUCIA

(Meravigliata) Ieri? E già è tornata un'altra volta!

NEDDA

E certo, è da poi che è nato che sta sempre a dormire, poverino; ogni tanto si sveglia piangendo come sta facendo adesso; e pensare che glielo dicevo al dottore prima ancora che mi dimettesse: “dottore, guardi che il bambino dorme sempre”; da qui (indicando le orecchie) entrava, e da quest’altrolato usciva. Sa cosa mi rispose, dopo che insistetti un bel po’ di volte? “ Niente, questo non è niente, si tranquillizzi signora”; e intanto il bambino continua a dormire ininterrottamente.

CARMELA

I cornuti che sono! Per loro, tutto è niente. E come son bravi a dire: “niente”. Come dico loro che mi fa male la pancia, subito rispondono: “Niente è!” Dico che mi fa male la testa: “Niente signora, si prenda una novalgina!” A loro cosa gliene frega della salute altrui, tanto a correre siamo noi. Questi ospedali sono? Sono cooperative di calzolai! Altro che! Li manderei tutti a zappare la terra! (Si apre la porta ed esce l’infermiera).

INFERMIERA

(Quasi adirata. Caterina e Angela hanno un leggero soprassalto e la guardano intimoriti) Ma dico, signora! E’ da poi che è arrivata qua che continua a gridare! Non siamo di certo in piazza al mercato! Qui ci sono bambini che dormono, mamme che hanno dolori e che hanno bisogno di riposare! Medici che stanno visitando. La smetta per favore! (Se ne rientra chiudendosi la porta alle spalle).

ANGELA

Evviva! Apposto siamo! Oggi la meglio c’è di turno; ce n’è d’aspettare allora!

CARMELA

Tu guarda questa gallinella padovana! E a chiuso pure! Giuro che entrerei lì, la prenderei per il tuppo di capelli e la trascinerei per tutte le corsie dell’ospedale!

ANGELA

Lei aspettava che questa la salutasse? E allora ne ha d’aspettare!

CARMELA

Doppia vastasa! Io credevo fosse tornata per chiedere scusa per non aver salutato quando passò poco fa! Grandissima zoccolona che non è altra! Ha visto, ha visto che unghia pittate che ha, e che trucco! Si agghindano di fuori, mentre dentro sono tutte piene di camola, fradice come una pera marcia. 

LUCIA

Che vergogna! Sieda per favore, che bisogno c’è di fare così! Ora, a momenti aprono.

CARMELA

Aprono, aprono! Io ho una montagna di cose d’andare a fare a casa, o pensano che sia sfaccendata come loro che se la prendono con comodo!

ASSUNTA

Ancora, comare? La smetta adesso, non sapeva che venendo qua, c’era d’aspettare? Che cosa immaginava che qua aspettavano lei con le porte aperte?

CARMELA

Io, in questi ospedali, se potessi non ci metterei piedi nemmeno se sapessi di dover morire di peritonite. E’ per mia nuora che mi trovo a essere qua, poverina, le venne a mancare la mamma che era ancora piccola, ed io le voglio bene come una figlia; si è messa a guardarmi con gli occhi a fogliolina e mi disse: “mamma, mi porta in ospedale che ho dolori?” Mi ha fatto tenerezza… che facevo, non venivo? (Ad Angela) Lei non sarebbe venuta?

ANGELA

(Sbalordita) Signora, io, già sono qua! Non vede?

CARMELA

Ma che c’entra! Non la vedo che è qui! Io mi riferivo a lei come a voler fare un esempio!

ANGELA

Ah, per questo! E io che pensavo: “cosa mi chiede a fare se io, a sua nuora nemmeno la conosco?”  

CARMELA

Signora, ma se l’è preso il caffè stamatina? Mi pare un pò anastetizzata. (Lucia guarda mortificata Caterina la quale ricomincia a lavorare) E allora che feci? Andiamo, dissi a mia nuora, mettitti qualcosa addosso che ti porto dall’estetico…

LUCIA

Ma mamma! Non sono venuta qui per truccarmi! Si chiama ostetrico, no estetico.

CARMELA

E si, si figlia mia, lo stesso è, tanto io lo chiamo dottore, mica lo chiamo per nome.

CALOGERO

(Intento a uscire la protesi dalla scarpa del piede indolenzito, si ferma e la guarda stupito e, scambiandola per un'altra signora…) Biiii!!! Ma lei chi è a signora Teresa, quella che abita a ballarò? (Ballarò, quartiere palermitano).

CARMELA

(Non sapendo chi fosse, rimane sbalordita, poi, facendo finta di conoscerlo) Si… si, la signora teresa sono (sua figlia e la comare si guardano meravigliate). E questa è mia figlia.

CALOGERO

Questa… sua figlia è? Biiiii!!! Che s’è fatta grande! Mi ricordo quando era piccolina così! (Infastidito per il plantare che non esce) Che le prenda un colpo!

CARMELA

(Esplode pensando fosse rivolto a lei) Bih, bih, bih, bih, bih!!! A chi, a mia nuora? Guardate a questo! Ma come si permette?

CALOGERO

Cos’ha capito signora! Ce l’ho con questa seccatura che tengo dentro la scarpa e che non vuole uscire! (Mostrando la scarpa). Vede?  

CARMELA

Ah, mi sembrava! E lei, come mai si trova qua? Che cosa gli è capitato?

ANGELA

(Intenta a lavorare ai ferri) Biiii, signora, che domande che fa oggi! Quel signore è qui come noi perché siamo tutti consumati! Non è che siamo venuti a farci il vequende! (Week-end) (saranno sempre errori voluti). La signora Caterina… (indicando la signora che stava in silenzio ad ascoltare), poverina, vede che non parla? E sa perchè? L’altro giorno scivolò e scoppando a terra, si ha scafazzato le arachidi cervicali.

CATERINA

(Parlerà timida e indolenzita) Sapesse che dolori, signora! Infatti, sono qui, oltre che per mia nipote, perché mi hanno a mettere il protocollo.

ANGELA

Biiii!!!! addirittura il protocollo! Ma questo non me lo aveva ancora detto! Allora vero grave è! E io che pensavo che la più rottamata fossi io!

ASSUNTA

Perché lei che ha, donna…

ANGELA

Angela, Angela, signora mia; Angela e basta. Che ho, dice? Ah, se sapesse! A me faceva sempre male la pancia: di notte, di giorno, non ne potevo più; e allora che faccio, chiamo il dottore, e questo, non appena ha smesso di visitarmi, che cosa mi dice? Mi scrive di fare l’analisi nel sangue e quelli delle urine nella pipì. Indovinasse che cosa mi hanno attrovato?

CARMELA ED ALTRE IN CORO

Che cosa?

ANGELA

Nel sangue ci hanno attrovato troppo bomboli rossi e bomboli bianchi, un poco di polisterolo e morti: triglicelle e polpetti…

CARMELA

(Interrompendola) Sarde, acciughe, calamari…

ANGELA

No, di questi mi pare che non ce n’erano. E poi mi hanno attrovato pure la pipì piena piena di protoni!

ASSUNTA

(Non capisce) Che cosa, i protoni? Quelli dove si mettono le arance e i mandarini? (Errori sempre voluti).

CARMELA

No comare, quelli si chiamano plotò, con la elle, no con la erre!

ANGELA

Si, si, con la erre è! Giusto dice la signora: pro-to-ni.

CATERINA

(Sbalordisce preoccupata) Ah, si con la erre? Biiiii, Madonna!!! Allora davvro consumata è!!!

LUCIA

E neutroni, neutroni non ne hanno trovati?

ANGELA

(Non capendo si scandalizza) Iiiiiih, signora che cose! Come si permette lei? Quali neutroni e neutroni! Per chi mi ha scambiata, per una donnaccia di strada?

CARMELA

Signora, ma che ha capito? Mia nuora, non le ha detto una parolaccia, le ha inteso dire che, se nella pipì aveva neutroni e protoni, quando piscia c’è il rischio che possa saltare in aria tutto il quartiere dove abita.

ANGELA

(Risentita) E che fa continua pure! Le pare che sono una terrorista? Senta, signore… come si chiama, guardi che io mi chiamo Angela, e con la mia pipì, per quanto è pulita, si può fare gli sciacqui e i gargarismi prima di mangiare! Ma tu guarda a questa!

CARMELA

(Offesa e scandalizzata) Oh!!! Linguaccia lunga e cresposa che ha, a me queste cose! Per chi mi ha scambiato per la zoccolona di sua sorella! Guarda, guarda! lascio a casa una montagna di cose da fare per venire a sentire a quest’altra pure!

ASSUNTA

Calmatevi, calmatevi, e mi dia ascolto comare, se lei vuole andare a casa a fare i servizi, vada pure, rimango io qua con sua nuora.

CARMELA

(Indispettita) Che cosa!!! Pure lei mi tocca sentire! Io, di qua non mi muovo, se non prima lei partorisce! Punto e basta!

NEDDA

(Esce dalla borsa un biberon pieno di caffè e lo mette in bocca al bimbo che tiene in braccio avvolto in uno scialle. Il piccolo non si vedrà mai, si sentirà solo il pianto. Il biberon si svuoterà lentamente dentro un altro contenitore nascosto anch’esso nello scialle) Adesso gli do un'altra pappata, può essere che si svegli.

CARMELA

(Meravigliata nel vedere quel biberon con dentro quel nero) Ma che cosa gli da, signora, la pappina con il nero della seppia?

NEDDA

(Risentita) Che cosa, il nero della seppia? Si può sapere da dove le prende! Glielo posso dare mai il nero della seppia al bambino che è nato da appena quattro giorni!

ASSUNTA

Scusi, sa, anche a me era sembrato nero di seppia! E cos’è, cos’è allora, qualche appina particolare? Con tutte queste modernità, ne fanno tante ora di pappine per bambini che uno non sa più quale dargli prima! 

NEDDA

Come cos’è! Non ve l’ho detto poco fa che questo innocente dorme sempre? E’ caffè; (le altre si guarderanno sbalordite) per cercare di tenerlo sveglio, gliene faccio certe caffettierate! Ma lui… niente, dorme dalla mattina alla sera.

CARMELA

(Sbalordita, alla comare) Cosa ha detto, caffè?

NEDDA

E certo! E lui…

ASSUNTA

(Precedendola) Dorme sempre! Signora, se cuntinua così, il bambino rischia di non svegliarsi più!

NEDDA

Perché, lei pensa che sia lento il caffè? Io, forte glielo faccio nella caffettiera! Forse sarà la marca che non è buona.

LUCIA

(Si tocca la pancia lamentandosi) Oh, Madonna! M’è venuta una fitta!

CARMELA

(Carmela le si avvicina, compresa comare Assunta) Che c’è, che succede figlia mia? (Rivolgendosi verso la porta dingresso al reparto) Rompetevi le gambe e aprite la porta! Dove, dove ti fa male?

LUCIA

(Riprendendosi) Niente, niente mi sta passando.

ASSUNTA

A questa creatura la state facendo impressionare, con tutti questi discorsi che le fate sentire.

NEDDA

Vedete? (Mostra il biberon vuoto) Ha già finito pure questo!

ASSUNTA

Ecco lì! Va a finire che a momenti anche a me farete venire le fitte.

CARMELA

Tutto se l’è preso? Così… in un lampo!

NEDDA

Ah, cosa credeva lei che l’avrebbe sorseggiato?

ANGELA

(A Caterina) Ho la strana impressione che questa non la racconta giusta! Secondo me, non credo sia tanto normale tutto questo; c’è qualcosa che non funziona. La signora, mi pare un po’ leggera di testa.

CARMELA

Figlio di… Un biberon di caffé in pochi secondi! Io nemmeno in un mese riesco a prenderlo!

NEDDA

Signora, questo è già il terzo che si beve da stamattina!

ASSUNTA

(Sbalordita guarda la comare e poi inveisce contro la signora) Il terzo… ha detto?

NEDDA

Di stamatina s’intende; perché se dovessi contare quelli di ieri e dell’altro ieri!

ASSUNTA

Pure!!! Mi deve scusare signora, ma… più che il bambino è lei che bisogno di fare una buona messa a punto! A casa sua nessuno c’è? Che so: suo marito, sua madre, sua suocera, qualcuno che la consigli insomma!  

NEDDA

Sola, sola sono rimasta.

CARMELA

Allora il bambino in buone mani è!

NEDDA

Mio marito è in carcere, mia madre è morta, mia suocera ha altri figli cui pensare… (si apre la forta ed esce u dottore con una cartella in mano, silenzio assoluto).

DOTTORE

Ho avuto l’impessione di lavorare in un cortile, altro che ospedale! Vi sembrano modi questi? Se proprio non avete nulla da fare, tornatevene alle vostre case, diamine! E andate a lavorare, che il lavoro fa bene.

LUCIA

Ah, si, bene fa dottore?

DOTTORE

E certo che fa bene!

CARMELA

E allora perché non glielo fa fare agli ammalati, così guariscono prima.

DOTTORE

A quanto vedo lei è molto spiritosa. Chi è di voi Lucia Morana?

LUCIA

Io, io sono, dottore!

DOTTORE

Prego, si accomodi. (Stava per entrare anche Carmela, ma il dottore la ferma) Lei chi è scusi?

CARMELA

(Errori voluti per evidenziare la bassa cultura sulla conoscenza della grammatica italiana) Chi sono io? Guardate ch’è bello questo! A quanto vedo, stamattina bene si va! Come chi sono io! Ha appena finito di dire che sono spiritosa, ha dimenticato? Meno male che qui ci sono questi signori che possono confermarlo! Davvero non ha capito chi sono?

 

DOTTORE

Giochiamo con i quiz stamattina? Di lei so solo e per certo che è una di quelle che ha animato la sala. Solo la sua voce si è sentita.

CARMELA

Chi, io? Cosa dice dottore! Giuro per l’anima della madre di mio marito che non ho aperto bocca! (facendo segno di baciare in cielo e a terra) Vero è che sia venuta gente dicendo di volere entrare e noi a persuaderla che non poteva in quanto era presto; ma loro… niente, volevano entrare ad ogni costo! Gente che chissa da quale montagna scenedeva. Poi s’è stancata ed è andata via, ah ma torneranno, cosa crede! Ora mi dica dottore, posso entrare?

DOTTORE

Sa che è molto impertinente! Ancora non mi ha risposto alla domanda di prima.

CARMELA

Come, io credevo che le scherzasse! Allora davvero non sa chi sono io?

DOTTORE

(In tono di rimprovero) Vuole smetterla di continuare a dare spettacolo e mi dica chi è!

CARMELA

E va bene, non serve che per questo si scalda tanto! Tutto questo allora è per sapere chi sono? E non gliel’ho detto che sono assieme a questa che deve partorire!

DOTTORE

(Rabbia contenuta) Si, ma lei… chi è?

CARMELA

Carmela, chi voleva che fossi!

DOTTORE

E con lei, con la signora Lucia, che grado di parentela ha?

CARMELA

Ah, ma guarda un po’! E che c’entra, mi scusi, il grado di parentela?

DOTTORE

Vuole rispondere, si o no, prima che la faccia buttare fuori.

CARMELA

Eh, che gatto morto che è! Dunque, se ricordo bene… dal padre al figlio, siamo a secondo grado di parentela; dal figlio al nipote… (entra meravigliata l’infermiera, chiamata da quel gran vociare forte e adirato).

INFERMIERA

Che cosa è successo dottore?

CARMELA

Ha arrivato la guarda spalle?

 

DOTTORE

Qui non abbiamo bisogno di nessun guarda spalle, ma solo di gente calma e educata, (allusivo) soprattutto educata! E ora cerchi di rispondere, altrimenti sono costretto a farla buttare fuori.

CARMELA

Come faccio a rispondergli sopra il grado di parentela di mia nuora se non mi faccio prima i conti? Già mi viene difficile capire quelli della mia famiglia!

DOTTORE

(A denti stretti per la rabbia contenuta) Che cos’ha capito? Io volevo sapere se lei fosse la sorella, la mamma…

CARMELA

Guardate quanti giri di parole per sapere se sono la madre! Sarebbi la suocera, ma lei mi chiama mamma, quindi è lo stesso; è vero che mi chiami mamma, fallo sentire allo dottore.

DOTTORE

Senta, è inutile che insista, lei (indicando Lucia) la può chiamare pure papà… se vuole, ma per entrare lo dimentichi del tutto, non può, se non fosse la madre.

CARMELA

(Quasi sottoforma di minaccia) Ah, si? E allora, visto che lei è cosi vinciullo, sa che le dico: che mia nuora entra; ma se entro menzora non esce da quista porta col bambino nelle brazza, entro io e ci fazzo vedere si sono suocera o si sono matre. Mi ho spiegato?

DOTTORE

Ah, ma allora lei sta minacciando! (All’infermiera) Lei, chiami per favore la sorveglianza.

INFERMIERA

Subito dottore (l’infermiera stava per avviarsi).

ASSUNTA

Aspetti, dove va pure lei; ora vi è venuta la premura a tutti. Lasci perdere, che ora mia comare si calma e si sta qua buona buona.

DOTTORE

Ecco, brava. Se ne stia calma e seduta, e soprattutto cerchi di mostrare buona educazione. (Rientra con Lucia e l’inferimera, chiudendosi la porta alle spalle sotto lo sguardo attonito di tutti e di Carmela che rimane impietrita).

 

CARMELA

Grandissimo figlio di…

DOTTORE

(Rientra il dottore) Di?

CARMELA

(Cambia subito atteggiamento e si gira indicando il bambino in fasce della signora Nedda) Tri biberon di caffè si ha bevuto! (Il dottore la guarda sbalordito). Si, lui, proprio lui! (Il dottore rientra senza capirne il significato). Tè! (Facendo un gestaccio verso la porta) Pezzo di crasto! Chi è, te ne hai andato?

SANTUZZA

E basta comare, tanto, la dentro ci sono gli infermieri a darle una mano, non si prenda pensiero per sua nuora.

CARMELA

Se mia nuora non partorisce entro dieci minuti, entro e combino l’opera, faccio partorire a lui con tutta la gallinella padovana! Guardate se questo è ospedale. Chi mi porta a venire qua! (Si sentono delle scorregge, è il bimbo che tiene in braccio la signora) Salute figlio mio! Sembri un compressore da come mandi l’aria!

NEDDA

Sicuramente è l’acqua del caffè, dicono che fa questo effetto. E sua nuora, lo sa se è maschio o femmina il figlio che le deve nascere?

CARMELA

Ne lo sa, e nemmeno lo vogliamo sapere! Noi siamo all’antica, e non ci teniamo a saperlo prima che nasce; che è meglio con queste modernità che ti levano il piacere della sorpresa!

NEDDA

E non è meglio saperlo prima, signora! Almeno così uno sa in tempo se fare il corredino per la femmina o per il maschio.

CARMELA

Signora, io ho cinque figlie femmine che hanno partorito una dopo l’altra, a catena di montaggio, e abbiamo tanti di quei corredini pronti, che possiamo vestire un istituto di trovatelli! (Esce una donna col pancione e che prende dalla tasca un pacchetto di sigarette). Benedica quante pance! A lei assai ancora manca?

ROSETTA

Tra oggi e domani dovrei partorire! Sono uscita per andarmi a fumare una sigaretta, perché… la dentro, dicono che non si può fumare.

NEDDA

Se è per questo, nemmeno lei può fumare, visto che tra poco partorisce.

CARMELA

Senti, senti, chi parla! “il porco non sa il credo, e vuole insegnare avemaria al porcello”. Proprio lei parla che ha partorito da quattro giorni e già dà il caffè a quell’innocente?

ROSETTA

Che gli dà, il caffè? Così presto? Allora prima che inizia a camminare, si è levata il pensiero di dargli a mangiare tutto ciò che vuole!

NEDDA

(Risentita e come una pazza) Questi sono affari miei e di mio figlio! E non si faccia più i miei affari!

ANGELA

Fa bene signora, li lasci perdere i pediatri che non capiscono niente; almeno questo innocente muore dicendo di aver mangiato tutte cose, com’è meglio la fine che ha fatto il figlio della mia vicina di casa? Nemmeno un mese di vita aveva, ed è morto che non si sa il motivo, e nemmeno il piacere di aver conosciuto il mangiare ha avuto! Sa che fa, gli dia quello che vuole, anche un po’ di salsiccia! Una cosa quando deve andare male, va lo stesso male.

ASSUNTA

Questi sono discorsi di taverna. Io se fossi al posto del dottore e vi sentissi parlare così, vi prenderei per un braccio e vi butterei fuori, perché questo significa giocare con la salute degli altri, e per giunta di quelli che ancora non capiscono niente.

NEDDA

Non si prenda pensieri pure lei per mio figlio, perché lui non muore mai, vivrà in eterno!

ANGELA

(A Catarina) Senti! Gliel’ho detto che qualcosa non và; questa mi sembra fuori di testa!

CARMELA

(A Rosetta) La lasci parlare a mia comare. Mi dica una cosa, non è che la dentro ha visto mia nuora? E’ entrata da poco.

ROSETTA

Chi era quella con la camicetta celeste?

CARMELA

Si, si, proprio lei! Che fa? Che le stavano facendo?

ROSETTA

Sentivo dire al dottore che le dovevano fare il tracciato.

CARMELA

(Allarmata scatta) Che cosa il tracciato? E che devono scoprire? Non lo sanno a chi appartiene. Cos’è da capo cominciamo con il discorso della parentela? L’ho detto io, che sono tutti calzolai! A mia nuora il tracciato! No, ma io ora entro e sistemo questa novità!

ROSETTA

Signora, ma che dice, quale entra ed entra! Ma lei lo sa cos’è il tracciato?

CARMELA

Certo! Vogliono cercare di capire la provenienza di mia nuora; sapere a chi appartiene, se ha parenti in galera…, al manicomio, insomma devono impicciarsi per forza in cose che non gli appartengono.

 

ANGELA

Signora e meno male che ha cinque figlie che hanno partorito come una catena di montaggio. Ma dove hanno partorito al supermercato?

CARMELA

Lei scherza, e li difende pure. Dove vuole che abbiano partorito, a casa! A casa abbiamo partorito, con la lavatrice; ora, con tutte queste modernità!

ROSETTA

(Rosetta capisce tutt’altra cosa) Ah, prima partorivano appoggiate alla lavatrice… con le vibrazioni del lavaggio? ( Carmela la guarda stupita) Allora una… quando doveva partorire, si metteva appoggiata alla lavatrice, e mentre lei lavava, si muovevano così (facendo il verso) e partorivano il bambino?

CARMELA

(Risentita) Partorivano una bestia come lei! Che cosa ha capito? Io dicevo lavatrice, no quella che lava gli indumenti, ma quella che aiuta a nascere i bambini!

ASSUNTA

Comare, non si dice lavatrice, ma levatrice, con la e, e no con la a!

ROSETTA

Siccome lei dceva lavatrice…

CARMELA

Io credevo si dicesse lavatrice; ora che facciamo, impiantiamo la causa alla levatrice?

NEDDA

Signora, alla fine i suoi figli hanno partorito tutti in casa? E sua nuora… perché no, ha paura?

CARMELA

No gliel’ho detto il motivo poco fa che s’era messa con gli occhi a fogliolina e mi ha fatto tenerezza! Ed eccomi qua. E ora che io venivo in ospedale! (Rosetta esce a fumare, mentre Calogero finisce di trogliere il plantare e va in giro con la scarpa in mano e il plantare nell’altra cercando di farlo vedere e odorare agli altri).

CALOGERO

(Stanco per la lunga faticaccia) Finalmente è uscito! (Assunta metterà  le dita al naso stringendolo per non sentir la puzza che fuori esce dalla scarpa del vecchietto).

ASSUNTA

Madonna, che puzza! Non accendete fiammiferi che saltiamo tutti in aria! (A Calogero) Ma… è lei che…

CALOGERO

(Non capisce e indica Caterina) Signora, con lei parla.

CATERINA

Con me? Con me cosa?

CALOGERO

La signora dice di sentire puzza.

CATERINA

(A Assunta e molto risentita) Come si permette, signora! Io tutte le mattine mi lavo sotto la doccia!

ASSUNTA

Io parlavo di puzza di piedi.

CATERINA

Ancora insiste?

ASSUNTA

Non parlavo di lei!

ANGELA

E allora è segno che parlava di me?

ASSUNTA

Mi sembra il discorso dei tre sordi. Di me, di me parlavo! Va bene?

CALOGERO

Mi ha fatto sudare così tanto che mi sento tutto inzuppato! Vedete, vedete (mostra il plantare) come devo andare in giro? Come devo camminare? Col pantano in mano.

CATERINA

Forse voleva dire plantare?

CALOGERO

Patate, pantano, lo stesso non posso camminare senza di questo, e sapete perché, perché… lottopredico…

CARMELA

Si, lottomatica. Ortopedico.

CALOGERO

Si, si quello! Dice che non posso camminare perché ho il piede che si strofina; ma dove, gli direi io? Con chi? Se cammino con le gambe aperte così, da sembrare Calamità Jò dei films west! (Allargando le gambe).

CATERINA

Forse il medico non voleva dire strofina, come stropicciare, ma… distrofia, di-stro-fi-a.

CALOGERO

(Non capisce e si allarma) Biiii, consumato sono!!! E che cos’è, malattia infettiva?

ASSUNTA

Ma, no!! La  distrofia è… come… l’atrofia.

CALOGERO

(Tranquillo) Ah, meno male!

CARMELA

Perché così l’ha capito meglio? Lei sa cos’è l’atrofia?

CALOGERO

Certo, lo ha appena detto questa signora! E’ la distro… come ha detto lei (indicando Caterina).

CATERINA

Distrofia.

CALOGERO

Si, proprio quella!

ASSUNTA

(Più confusa che persuasa) Allora, visto che ha capito, sa che fa ora, si rimetta la scarpa, e di corsa pure, che mi sta fecendo venire una sincope.

ANGELA

Aspetta, aspetta, che ci sono arrivata! (A Calogero) Lei non ha, ne distrofia e nemmeno… l’atrofia; sa che cos’ha?  La spina! La spina… che si chiama… l’ho sulla punta della lingua! Ah, si, ecco ci sono! Si chiama spina...

CALOGERO

Biiii, consumato sono! E che spina, che spina è, dorsale? Elettrica? Oh Madonna! Mi fate passare non appena aprono la porta?

ASSUNTA

Ma… passare… dove?

CALOGERO

(Indicando a porta per entrare in reparto) La dentro! Allora dove? Solo cinque minuti, il tempo che mi tolgono la spina.

CARMELA

E cosa c’entra lì dentro con la spina? Da quella parte non tirano spine, ma bambini dalle pance, altro che spine! (Calogero non capisce) Ma… lei sa dove siamo?

CALOGERO

(Preoccupato pensando d’avere perso il senso della cognizione) Biiii, un'altra ora! Perché dove siamo? Non siamo a… Palermo? (Le altre si guardano sbalordite) Ho sbagliato città? Consumato sono!!!

CARMELA

Se lei avesse i da fari che ho io, padre mio, sicuramente non continuerebbe a fare lo spiritoso; io le intendevo dire dove siamo nel senso di sapere in quele reparto di ospedale si trova..

CALOGERO

E dove, dove mi trovo?

CARMELA

Nel reparto Ostetricia, dove nascono i bambini, non glielo avevo detto! Io pensavono che lei aspettase di entrare per andare a far visita a qualche sua parente che ha partorito.

CALOGERO

Dove, all’osteria?

ASSUNTA

Si, alla taverna, altro che osteria! O-ste-tri-cia. Glielo ha appena detto mia comare che ci troviamo nel reparto dove nascono i bambini.

CALOGERO

(Meravigliato) Dove nascono i bambini! E allora… dove devo andare io?

CARMELA

All’ortopedìa, e lì che deve andare se ha il problema al piede come dice lei!

CALOGERO

(Preoccupatissimo) Ortopedina? Oh, san Giuseppe! Biiiii, allora per davvero consumato sono!

CARMELA

Perché, che cosa gli è preso adesso?

CALOGERO

Allora è segno che devo andare a fare un'altra fila, un'altra lunga attesa? E… aspettare di fare un altro turno?

CARMELA

Tutto questo è! E certo, qua no ne fanno di queste visite.

CALOGERO

(Si avvia ad uscire con la scarpa in una mano e la protesi nell’altra lamentandosi di dover rifare ancora un'altra lunga attesa) E dove’è ora questo ottopredico! Vuol dire non c’è nessuna pietà nemmeno per le persone anziane. Dobbiamo andare sbattendo a destra e a sinistra come i partiti politici che alla fine batti qua e batti là, non  riescono a concludere mai niente.. Mah! E che dobbiamo fare; andiamo avanti sinchè possiamo. Ah, se tutti ci ricordassimo di diventare vecchi! (Uscirà lamentandosi a soggetto). Signore che disgrazia stamattina! Ancora un'altra fila devo andare a fare! Bih, devo ancora andare a sentire altri discorsi nuovi! Più consumato di così non si puo!!! (Uscirà lamentandosi a soggetto).

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

(Scena come la prima. Sono ancora tutti in attesa d’entrare, mentre Carmela e la comare aspettano ancora l’uscita di Lucia. Caterina avrà già la sciarpa ai ferri che tocca quasi terra, mentre Nedda e suo figlio dormono).

CARMELA

A momenti è ora di entrare per la visita parenti e mia nuora ancora non esce. L’hanno forse ricoverata? Almeno mi facessero sapere qualcosa quanto vado a casa a prendere un po’ di biancheria!

ANGELA

Signora Caterina, oggi male c’è andata a finire con questa infermiera; non siamo potuti entrare. Donna Carmela ha ragione a dire che è cattiva, questa non fa entrare nessuno, nemmeno sua madre se non prima si fa l’orario della visita parenti. 

CARMELA

Io, quando l’ho vista… e nemmeno la conoscevo, vero, comare? L’ho detto subito: “questa ha la faccia velenosa”, una faccia da prendere aschiaffi dalla mattina alla sera. Sembra una gallinella padovana per com’è dispettosa e col tuppo in testa; chissà come tratta suo marito! Sono certa che in casa egli comanda quanto il due di briscola. Me, doveva trovare la signorinella, con tutto questo suo pavoneggiare! Le gambe gliele avrei già rotte da un pezzo.

CATERINA

Certi giorni, in coscienza…, perché bisogna dire anche il giusto, gli altri infermieri, bene o male…, lasciano entrare, a uno a uno s’intende! Non fanno aspettare l’orario, sono meno fiscali insomma; ma questa, Dio ce ne liberi, è di una cattiveria unica! Una vipera, confronto a lei, in bocca ha zucchero invece del veleno.

CARMELA

Vuole sapere una cosa? Tutte quelle come lei, muoiono di rabbia!

ANGELA

E va bene, vuol dire che aspetteremo, tanto che dobbiamo fare, vero, signora Caterina? A che punto è lei, col fasciacollo? Pensa di farcela prima che entriamo?

CATERINA

Qua siamo, nelle mani del Signore. (Mostrando il lavoro) Oramai poco manca.

ASSUNTA

Parlate più piano che svegliate donna Nedda. Dormono, madre e figlio che sembrano morti da cent’anni.

ANGELA

A me, questi sembrano strani.

CATERINA

(Toccandosi il petto) Oh, Madonna, che cosa mi sta prendendo! E’ da qualche po’ che continuano a venirmi fitte, come punture qua (al cuore) Non è che mi stia venendo qualche cactus?

ANGELA

Si, qualche pianta di banane! Ictus si dice.

CARMELA

(Preoccupata) Bih! Allora può essere che ha l’arancina nel petto?

ANGELA

Sentite quest’altra, arancina nel petto! Come se fossimo in rosticceria. (Sempre errori voluti) Angina pettoris si dice; angina, no arancina,

CATARINA

(Rientra l’infermiera sempre petulante e si avvia nel reparto) Inferimera, infermiera. Cosa possono essere tutte queste fitte e punture qui, arancina o cactus? (Indicando il petto).

 INFERMIERA

(Sempre superba) Cosa? E poi, questo deve chiederlo al medico, non a me (entra in reparto).

CARMELA

(Indispettita, la imita in maniera ironica) “Questo deve chiederlo al medico, e no a me!” No, ma io, prima che vado via, è sicuro che glielo mollo un ceffone a questa capra rognosa. Guarda un po’ se questi sono modi.

ANGELA

Donna Caterina, mi dica, dov’è che le vengono queste fitte? Che s’è il caso lo chiamo io il dottore.

CATERINA

Qua, qua (indicando a sinistra vicino al cuore). Di più li sento quando mi giro così (guardando verso Nedda che si trova un po’ messa non tanto visibile a lei. Come si gira si lamenta forte) Ahi, ahi! (Preoccupatissima) Madonna, che fitte, sembrano davvero punture! Madonna vergine, cos’è che mi sta venendo? Presto, il dottore, chiamate il dottore!

ANGELA

(Si alza di corsa e comincia a bussare alla porta veemente; Carmela s’avvicna abbassandosi preoccupata su Caterina) Aprite, aprite questa porta! Dottore, dottore, corra che donna Caterina ha fitte e punture al petto!

INFERMIERA

(Esce preoccupata) Che cos’è successo?

ANGELA

Il dottore, chiami il dottore! (Entra il Dottore preoccupato e con lo stetoscopio al collo come usano tenerlo i medici).

DOTTORE

Toglietevi, toglietevi da qui e lasciatemi guardare! (Le controlla gli occhi) Mah, strano, gli occhi sono apposto, i battiti… (Tastandole il polso) si, sembrano normali; forse battono più veloci per la paura che s’è presa… mi dica, signora, cosa si sente di preciso?

CATERINA

(Preoccupatissima) Duttore che cos’ho, sto morendo? Mi dica pure s’è grave, cosa crede che non sappia leggere gli esami di sangue e delle urine della pipì che mi ho fatto? L’ho visto che ciò i polipetti e morti triglicelle nel sangue…

DOTTORE

(Interrompendola) Se guardava bene, avrebbe visto pure qualche sgombro e calamaro. Signora, qui non siamo in pescheria. Forse voleva dire polipetti e trigliceridi.

CATARINA

Si, si quelli! (Quasi piangendo) E mi ho accorto che ciò pure i protoni nelle urine. Lo so, lo so, dottore che è grave, non serve che lo nasconda, perché le punture le sento davvero.

ANGELA

Non faccia così donna Caterina, che qui c’è il dottore e sa cosa fare.

DOTTORE

Dove ha detto di sentire questa specie di punture?

CATERINA

Qua, (indicando sempre quella zona) mi sento pungere forte forte qua, ma non è sempre, succede ogni volta che mi giro così. (Rifà il verso di guardare da Nedda). Ahi, ahi, muoio! (Sussulteranno tutti).

DOTTORE

(All’infermiera) La sbottoni un po’ per favore che provo con lo stetoscopio.

INFERMIERA

(Va per sbottonarle un po’ la maglietta e si punge maledettamente con l’ago che si trovava sulla maglietta. Sobbalza così veloce che tutti soprassaltano) Aih!!!!! (Si porta il dito in bocca succhiandolo).

DOTTORE

Cosa le è successo?

INFERMIERA

Guardi, guardi lei cos’è che punge la signora! (Il dottore si abbassa a guardare e…).

DOTTORE

(Prendendo l’ago mostrandolo) Ma questo… questo è un ago! (Alla signora Caterina) Si rende conto di quello che ha combinato? Non la faccio buttare fuori, signora, perché… per l’età che ha, potrebbe essere mia madre, ma le sembra giusto che ci ha fatto correre, lasciando quelli che stanno veramente male, per un ago che lei avrà dimenticato appuntato sulla maglietta? E mi auguro tantissimo che non sia stato un brutto scherzo! E’ questo, secondo lei il luogo, dove lavorare ai ferri e rammendare?

CATERINA

Allora è segno che non ho niente, dottore? Mi deve scusare sa, io non volevo diturbarla…

DOTTORE

(All’infermiera) Venga, venga lei a medicarsi. E guai, dico guai, se mi costringete a venire ancora qua!

 

INFERMIERA

(Indispettita) Lo dicevo io! (Si rivolge agli altri) Cafoni! (Esce con l’infermiera che va succhiandosi il dito).

ASSUNTA

Prendeevi questa ora, arrangiatevi! Certo che sta volta non è che abbiano tanto torto! Mettere in movimento un intero ospedale per un ago appeso alla maglietta!

CARMELA

Comare, forse ha ragione, ma con questo non vuol dire che l’infermiera sia diventata una santa! Per me rimane sempre una zoccolona, non si immagini! (Si apre la porta ed esce una donna con un bambino in braccio come fosse un involtino; gli sorride e lo accarezza con la mano e Carmela le si avvicina) Che bello questo bambino! Di uscita è signora?

CLOTILDE

(Contenta) Si, si, di uscita sono, finalmente! C’è mio marito giù in macchina che aspetta.

CARMELA

(Meravigliata, guarda la porta da dov’è uscita) E… non ha… nient’altro da prendere? Vuole che l’aiuti se ha ancora cose da prendere lì dentro? Così serve che veda pure se mia nuora nora ha bisogno… nemmeno al dottore ho chiesto, era così adirato, come potevo. E’ da stamattina che è la dentro e non ho ancora sue notizie.

 

CLOTILDE

Grazie signora, non serve scomodarsi, perché non fanno entrare nessuno, nemmeno mio marito, sa! Tanto che aspetta giù, ed io sto facendo il primo viaggio.

ASSUNTA

E perché non si fa aiutare dagli infermieri? Ce ne sono tanti che non fanno niente!

CLOTILDE

Gli infermieri, dice? Qui dentro, cani ci sono, altro che infermieri! Mi scusi, adesso devo andare, c’è giù mio marito che aspetta (esce).

CARMELA

Stia attenta ai gradini col bambino in braccio, che l’ascensore non funziona. (Rientra l’infermiera col dito medicato).

CATERINA

Infermiera, mi scusi per poco fa (l’infermiera la guarda umiliandola e si avvia per l’entrata comune).

CARMELA

Infermiera, sa dirmi a che punto è mia nuora?

INFERMIERA

(Indispettita) Questo deve chiederlo al medico, e no a me. (Esce pomposa e con aria petulante, per l’ingresso comune).

CARMELA

Bih, da poi che s’è punta il dito di più è inselvagita! Certo che questa zoccola, se è vero che abbia un marito; o è un santo, o è pure una cosa nutile come lei. Come si fa a vivere con questa accanto?

ANGELA

Nessuno si piglia se non si rassomiglia, così dice un motto antico.

CATERINA

Sempre s’è sposata! Secondo me, è così arrabbiata perchè non riesce a prendere marito! E certo, chi se la prende in moglie una così! (Rientra premurosa Clotilde per andare in reparto).

CARMELA

Presto ha fatto! Che velocità andare giù e salire! (Poi guardando Nedda) La signora ancora dorme, beata lei!

ANGELA

A me non la racconta giusta la signora con questo bambino che dorme sempre e continua a prendere tutto questo caffè! Lei dice d’essere uscita ieri dall’ospedale, anche questo è strano, come mai il dottore non l’abbia riconosciuta? Non le ha nemmeno chiesto del bambino! (Esce dal Reparto il dottore con l’infermiera). Dottore, dottore, proprio di lei si parlava.

DOTTORE

E’ successa qualche altra cosa?

ANGELA

No, no, volevamo solo capire un po’ e chiederle di quella donna col bambino in braccio. Lei asserisce che sia uscita ieri e che il bambino non gli dorma da quattro giorni, cioè da quando è nato. Ha pure detto che lei l’abbia tranquillizzata dicendole che sia normale, è possibile mai, ci ciamo chieste, che il dottore le dica che sia cosa da niente questo continuo dormire della creaturina?

DOTTORE

(Meravigliato) Quella signora dice? (La guarda attentamente) Mi creda, non l’ho mai vista… prima d’ora s’intende!

INFERMIERA

(Guardandola anch’essa) Aspetti, aspetti, io, ora che ricordo, l’ho già vista altre volte. Viene, siede qui… sempre con quel bambino avvolto… (Pensierosa) Ma certo! Ora, ricordo! Tempo fa, prima che arrivasse lei in questo reparto, fu allontanata da qui perché ritenuta insana di mente. Si era fissata di questo suo figlio che dormiva sempre… qualche dottore ebbe a dire che il suo stato mentale entrò in confusione perché lei non ha potuto avere figli, e, venendo qua in questo reparto di Ostetricia, s’illude ancora di poterne avere uno.

DOTTORE

Allora… quello che ha in braccio… può anche non essere… un bimbo! Sentite, lasciatela dormire che ho un caso urgente da vedere, al mio ritorno controllerò di persona (escono per la comune).

ANGELA

Lo dicevo io che questa ha bisogno di una buona messa a punto per via di qualche rotella fuori posto! (In tanto, Carmela e Angela si avvicinano, lentamente e guardinghe, verso Nedda per capire se quello che tiene in braccio non fosse un bambolotto. Rientra Clotilde con un bimbo in braccio che non si vedrà, per rifare l’altro viaggio da suo marito).

CARMELA

(Fanno le indifferenti, e lei le si avvicina) Bih, che bello pure questo bimbo! Pure suo figlio è?

CLOTILDE

Si, si. Scusate, vado che mio marito aspetta (esce premurosa).

CATARINA

Allora è segno che ha avuto due gemelli!

ANGELA

Salute!

CARMELA

E che salute! Con i tempi che corrono, dargli mangiare!

CATERINA

Certo, i tempi non sono più quelli di una volta.

CARMELA

Tu guarda se questa poverina è giusto che faccia sali e scende le scale con l’ascenzore che c’è! Niente, non funziona più niente in Italia, si sono mangiati tutto, cara signora Angela! Che schifo! E noi paghiamo!

ANGELA

A me lo dice! Con quello che mi danno d’elemosina… fortuna che ancora riesca a lavorare ai ferri o al telaio, altrimenti non basterebbe nemmeno per comprare le cose di prima necessità. Che governo abbiamo, signora mia! Loro, stanno bene, i governanti; ha sentito quanto prendono di pensione dopo appena tre anni di stare lì a prendere in giro gli italiani e senza aver lavorato? E un povero uomo che ha sempre lavorato, per andare in pensione con quattro soldi, deve fare più di quarant’anni, se non è schifo questo, cosa può esserci di più schifo. Signora Carmela sa cosa le dico, che: “il governo è come un formicaio; “ogni politico pensa per il suo prossimo inverno”. Puo’ funzionare mai l’ascensore se i soldi non sanno più come mangiarseli prima!

ASSUNTA

Come ha detto, come ha detto del governo, signora Angela?

ANGELA

Perché, le è piaciuto il paragone? “Il governo è come un formicaio; ogni politico pensa per il suo prossimo inverno”.

ASSUNTA

La verita è!

CARMELA

E intanto noi, nella pentola, continuiamo a calarci la verità.

NEDDA

(Si era già svegliata mentre rientrava Clotilde da fuori per andare in reparto). Ma cos’è successo? Che ora è? Dormo proprio da tanto?

CATERINA

Beh, diciamo che se l’è fatta una dormitina.

NEDDA

Hanno già aperto? Siccome vedo entrare gente.

CATERINA

Ma quando mai Ancora un’ora manca; questa che è entrata, è una signora che hanno appena dimessa e va portando le cose in macchina. Sa che ha avuto due gemelli! Bellissimi! Vero, signora Carmela?

CARMELA

Un amore! (Insospettite) E… il suo, com’è il suo? Certo, sarà bello anch’egli!

ANGELA

Lo fa tenere un po’ in braccio a noi, signora?

NEDDA

(Quasi urtata) Non sia mai! Non è possibile! Sicuramente si metterebbe a piangere con voi!

ANGELA

Perché così brutta sono? Io volevo solo aiutarla a riposare le braccia.

NEDDA

(Ancora più indisposta e quasi fuori di se) Ancora insiste, signora! Le ho detto no e tanto basta! E ora, se davvero vuole aiutarmi, sa cosa fa?

ANGELA

Certo, dica, dica pure, cosa devo fare?

NEDDA

Deve lasciarmi in pace con questo discorso. (Rientra Calogero con una scarpa in mano e nell’altra il plantare, avrà le calze bucate e col dito di fuori. Lo guarderanno meravigliati).

CARMELA

Certo che da come cammina, ne ha fatta di strada!

CALOGERO

(Meravigliato) Consumato sono!!! Di nuovo qui sono tornato! (Rientra Clotilde con un altro bimbo, e Carmela, come il solito, si avvicina).

CARMELA

E quest’altro bimbo di chi è?

CLOTILDE

Mio figlio! Scusate ancora, ma mio marito… (ed esce premurosa).

CARMELA

Ma che, un altro? Davvero, ora ci vuole salute! Valli a campare!

ASSUNTA

A questa il cuore le scoppia con questo sali e scende! Meno male che ha finito.

CATERINA

Ancora deve venire a prendere il borsone e la valigia.

CALOGERO

Come ha detto che si hiama quel reparto dove dovevo andare, otorino?

CARMELA

Otorino! Perché lei è andato dall’otorino?

CALOGERO

Ah, non era otorino!

CARMELA

Ortopedico; or-to-pe-di-co. (Si stropiccia gli occhi) No, non puo’ essere, ditemi che sia un sogno. Mi dia, mi dia uno schiaffo, quanto mi sveglio.

CALOGERO

(Calogero la guarda stordito) Ma io…

CARMELA

Le ho detto di darmi uno schiaffo.

CALOGERO

Sa… veramente…

CARMELA

(Un po’ adirata) E me lo dia!

CALOGERO

Se ha proprio questo desiderio, eccolo! (Le molla un sonoro ceffone, tanto che gli altri hanno un grosso sussulto).

CARMELA

Oooh! Ma che fa? Come si permette?

CALOGERO

Come, ha fatto mezz’ora di gridare dicendo: mi dia uno schiaffo, e me lo dia, e ora…

CARMELA

Si, ma io… credevo che stessi facendo u sogno! E poi… che motivo c’era di darmelo così forte? Una vanga m’è sembrata quella mano! Chi lo doveva dire che dovevo venire in ospedale per prendere un simile schiaffo!

CALOGERO

Ora… mi dice, dove devo andare?

ASSUNTA

Dall’ortopedico, dall’ortopedico deve andare!

CARMELA

Oh, una volta mi sono persuasa a venire in ospedale, e guarda che manicomio!

 

CALOGERO

(Non capisce bene e si preoccupa) Dove? Dove ha detto che si trova, vicino il manicomio? Allora sempre più consumato sono! E da dove devo prendere?

CARMELA

Se è per il manicomio, è già arrivato! (Rientra Clotilde ed entra in reparto sempre premurosa). E come s’è arrivato!

CALOGERO

Ah, si? Allora sono già arrivato? Finalmente! E allora che cosa devo fare ora? E il medico, lo sa il medico che sono qua?

CARMELA

Il medico tutto sa.

CALOGERO

Ah, si? Allora, entro, o aspetto?

ASSUNTA

Sa che fa, sieda, si infili la scarpa e aspetti, che ora come viene il medico deciderà il da farsi.

CALOGERO

Allora siedo? (Rientra Rosetta con un bimbo fra le braccia, sempre a forma di fagottino).

CARMELA

(Le si avvicina) Bih, già ha partorito? Auguri! Vediamo, vediamo quanto è bello!

ROSETTA

Questo non è mio. E’ di questa signora dietro di me (Rientra Clotilde con valigia, borse sacchetti…).

CARMELA

(Impietrita) Ma che, un altro?! Complimenti, signora! Ma è sicura che lì dentro non ne abbia dimenticato qualcuno?

CLOTILDE

No, no, sono tutti con me! Arrivederci a tutti e tanti auguri anche  per voi. (Esce con Rosetta che l’aiuta a portare giù il piccolo).

CATERINA

Mamma che confusione! Quattro bimbi in un solo colpo! A suo marito vorrei vedere in faccia, come gli consegnano in braccio il quarto! (Rientra finalmente Lucia desolata).

CARMELA

Oh, era ora, figlia mia! Che c’è, perché hai quella faccia? Com’è finita? Che cosa ti hanno detto? Ancora tanto ci vuole perché tu partorisca?

LUCIA

(Quasi piangendo) Oggi non posso, perché manacano i braccialetti, e se non ci mettono i braccialetti al polso a madre e figlio, non si può partorire.

 

CARMELA

Ah, si! Qua così si usa? Che quando si partorisce, regalano un braccialetto a madre e figlio? E grossi, grossi sono? E… magari d’oro? E tu non glielo puoi dire che a te non interessa il regalo che poi ve lo faccio io?

CATERINA

Quanto è scherzosa! Mi dia retta, aspetti che portano i braccialetti se non vuole avere guai.

CARMELA

Ah, perché si offendono pure, qua, se uno non mette il braccialetto?

ANGELA

Signora Carmela, non l’ha capito ancora che se sua nuora non mette il braccialetto le possono dare altri figli?

CARMELA

Ah, perché qua, di bambini ne hanno così tanti che riescono persino a darli? (Pensierosa) Allora la signora… quella dei quattro figli… è segno che… i braccialetti… non li ha voluti?

LUCIA

Sta facendo un mare di confusione, non ha capito? I braccialetti servono per non correre il rischio di sbagliare figlio e darmene un altro non mio.

ANGELA

(Ironica) Signora Carmela, qua, non è come quando si partorisce in casa che è solo sua figlia, qua sono tante le partorienti, e potrebbe succedere che nella confusione sbagliano bambini; invece così… appena nasce il bimbo  mettono un braccialetto alla madre e uno al piccolo, e il rischio non c’è più! Ha capito ora?

CARMELA

Ah, così è? Allora, prima, quando non c’erano questi… braccialetti, una madre poteva trovarsi in braccio un figlio non suo? Ora capisco! Ora si spiega il mistero! E io che continuavo a ripetermi: “come mai mio marito è diverso dagli altri due fratelli?” Uno è prete, mentre l’altro è un monachello nel convento dei carmelitani scalzi; mentre lui, che Dio mi perdoni è un selvaggio! Un animale! Perché a quei tempi non c’erano i braccialetti! Chissà di chi è figlio! (A Lucia) Non gli dire niente, figlia mia, di questo discorso! Perché… come dire: ”il prezzemolo era bello, gli pisciò il gatto…” Piuttosto vediamo il da fare. Intanto entra, entra in reparto, prima che esce il dottore e ci fa un'altra romanzina, che come passa gli chiedo come stanno le cose. (Rientra in reparto).

ANGELA

E ci lamentavamo per l’ascensore che non funziona, perché questa dei braccialetti non è ancora peggiore! E finita l’Italia! Sa che dovremmo fare, signora Carmela, telefonare a l’AMIA (azienda della nettezza urabana) e dirgli che vanno a ritirare l’immondizia che c’è al Governo.

NEDDA

Scusate, glielo date uno sguardo al bambino che ho bisogno d’andare a fare un (gabinetto) servizio?

ANGELA

Certo, vada pure tranquilla.

NEDDA

Mi raccomando, non toccatelo! Tornu subito (esce).

CARMELA

(Premurosa) Donna Angela, guardi un po’ se s’è allontanata, così vediamo che ha questo piccolo.

CATERINA

Stia attenta signora Carmela, che se si accorge donna Nedda, succede l’opera!

CARMELA

(Ad Angela che non s’era mossa) Donna Angela che cosa aspetta?

ANGELA

Così dice? (Va a guardare se rientra Nedda, poi a Carmela). Si sbrighi, faccia presto a guardare, prima che torni la pazza!

CARMELA

(Entra la mano nel fagottino e comincia un gran pianto di bimbo) Oh mamma, non l’ho nemmeno toccato e già senti come grida! Aveva ragione allora a dire che se lo toccavamo avrebbe pianto! E ora, pare che aspettava me per piangere!

ANGELA

(Preoccupata) E che facciamo?

CATERINA

Ve lo dicevo di lasciar perdere! (Si sente ancora il pianto. Rientra il dottore e l’infermiera).

DOTTORE

(Entra e guarda verso il piccolo) Piange. E… sua madre, dov’è andata sua madre?

ANGELA

Ce l’ha lasciato in consegna dicendo che doveva andare in bagno, lei capisce…scappa ogni tanto; a momenti torna.

INFERMIERA

Aspetti, aspetti, che l’occasione… pare sia buona per riuscire a togliere ogni dubbio (si avvicina al piccolo e…, fa, con grandissimo sgomento, dei passi indietro mettendo la mano davanti la bocca) Iiiiiiiiih!!! Ma questo è un pupazzo!!!  

ANGELA

Ecco, perché diceva che questo suo figlio non avebbe dovuto morire mai! E certo, è un bambolotto!

DOTTORE

Un… pupazzo? E’ sicura?

INFERMIERA

E fa pure impressione!!! Che schifo! Sembra tutto sporco di… caffè (lo riguarda da lontano alzandosi in punta di piedi), si, caffè, caffè è dottore; anche gli indumenti che ha addosso sono sporchi dello stesso colore.

CARMELA

E certo, lei gli infilava sempre il biberone in bocca!

DOTTORE

Sequestri quel pupazzo! Adesso avvisiamo la sicurezza e come arriva la signora, la facciamo condurre al reparto di psichiatria.

INFERMIERA

Dottore, in quest’ospedale non c’è un reparto di psichiatria, bisognerebbe condurla al manicomio.

CALOGERO

(Sente manicomio e si ricorda di dovere andare dall’ortopedico) Qui, qui sono dottore! A me tocca? Posso entrare?

DOTTORE

E questo da dove spunta?

CALOGERO

Io sono qui perché deve togliermi la spina.

DOTTORE

La… che?

INFERMIERA

Forse ha mangiato fichidindia e… pensa di venirsi a togliere qui le spine. Sapesse, lei, quanta gente c’è che si ricovera per niente!

DOTTORE

Quello che sto vedendo in quest’ospedale, non mi sarei immaginato di sognarlo nemmeno la notte! Al nord è tutta un'altra cosa. Di una cosa sono certo, che a breve è lì che tornerò a lavorare; a raccontarlo lassù mi darebbero del matto.

CALOGERO

Dottore, il discorso è bello e buono, ma… io cosa devo fare con questa spina? 

DOTTORE

(Per evitare di perdere la pazienza, parla adirato e a denti stretti) Ma cosa vuole che faccia, io, con la sua spina!

CALOGERO

Me la deve togliere, cosa vuole che faccia!

DOTTORE

(Adirato e allusivo) Ognuno deve togliersela da se la propria spina! Non è compito mio!

CALOGERO

Allora aspetto che arriva il suo collega?

INFERMIERA

(Facendo segno come se Calogero fosse squilibrato) Si, si, sieda che non appena arriva l’altro medico la chiamiamo. (Calogero torna a sedere, impegnato sempre con la scarpa e il plantare).

DOTTORE

(All’infermiera) Su, prenda quel pupazzo e venga con me in reparto che avvisiamo la sicurezza. (Agli altri) Diteglielo pure, quando torna la signora, che… il bimbo è con noi; mi raccomando, non fatele capire di sapere del pupazzo! (Entrano in reparto).

CARMELA

E ora, come torna la signora, dove le diciamo che sia suo figlio, col dottore? Ora dico io non sarebbe da giocarseli a lotto questi numeri!

ANGELA

Tu guarda questa come ci ha fatto credere di questo suo bimbo che dorme sempre, del caffè che gli dava…

CATERINA

Certo, povera donna, per arrivare a tanto, chissà quello che le passa per la mente.

ANGELA

(Preoccupata e guardando se possa entrare Nedda) Quello che le passa dice? E chissà cosa penserà di fare non vedendo più quello che lei riteneva suo figlio!

CATERINA

(Impaurita) Oh Madonna! E se questa se la prende con noi?

ANGELA

Non fatele capire del pupazzo! Avete sentito quello che ha detto il dottore?

CATERINA

Chissà se non si scatena una gran follia e se la prende con noi! E ora, chi la prende questa capra al buio? Io direi di scappare, e dicorsa pure!  

CARMELA

Scappare! E dove? Io, se non prima partorisce mia nuora, non vado da nessuna parte!

CATERINA

Io sono convinta che come torna, farà correre tutto l’ospedale! Ma non capite che abbiamo a che fare con una pazza! Una fuori di testa! (Si sentirà la voce di Nedda che chiama suo “figlio”).

NEDDA VFS

Amore! Uuuh! Sto arrivando!

ANGELA

(Terrorizzata, sale sulla sedia) Oh, Madonna, qua è! E ora?

NEDDA VFS

Dove sei? Sta arrivando la tua mammina!

CATERINA

(Spaventatissima) E vedi come sono contenta che sta arrivando la tua mammina! Io dico che questa ci strozzerà a tutti! (Cerca dove nascondersi). E dove, dove mi nascondo?

NEDDA VFS

Eih!

CALOGERO

(Non ha capito niente di quanto stia per accadere, un po’ perché preso dalla scarpa col plantare, un po’ perché si era appisolato) Chi è? Avete chiamato me? (Nessuno risponde ed egli riprende a fare il pisolino).

NEDDA

(Entra da sembrare stralunata; guarda e non vede il fagottino) Dov’è, dov’è il mio piccolo?

ANGELA

(Impaurita al massimo) Sa-sa sa-sa cos’è sta-stato che-che il piccolo pi-piangeva e se-se l’è po-portato il do-dottore co-con lui li-li dentro.

CARMELA

Si, si, così è successo!

CATERINA

Glielo giuro che così è stato!

NEDDA

(Parlando da pazza) Ma… io… non l’ho lasciato al dottore in consegna, e perciò, adesso, lo voglio da voi il mio piccolo!

ANGELA

E… co-come facciamo, se l’ha da-da quella pa-parte il do-dottore?

NEDDA

Vuol dire che levate il culo dalla sedia e andate a prendere mio figlio! Ora vi ho detto, prima che combino l’opera!

CARMELA

Se esce mia nuora in questo preciso istante, sarà la volta buona che partorisca!

NEDDA

(A Carmela) Che cos’hai tu che parli? Corri, vai lì ti ho detto!

INFERMIERA

(Entra l’infermiera, Nedda si nasconde, e si rivolge a Carmela) Entri lei, a sua nuora si sono spezzate le acque e l’abbiamo portata in sala parto, credo che già abbia partorito.

CARMELA

Finalmente! Era ora! E… i bracciali?

INFERMIERA

Di che bracciali parla?

CARMELA

Un momento fa, mia nuora disse che era preoccupata perché in reparto mancavano i bracciali che mettete…

INFERMIERA

Ah sì, i bracciali del parto! E’ questo nuovo dottore, che ama scherzare con i partorienti, e spesso si diverte a terrorizzarli dicendo loro che mancano i bracciali. Ora vuole o no vedere suo nipote? (Carmela guarda Nedda e, ancora impaurita, accetta di entrare con gioia).

CARMELA

Le devo confessare che sino a un momento fa, lei mi era antipatica, sembrava essere un diavolo; ora, invece mi accorgo che lei è un angelo! Un angelo salavatore! Su, andiamo, andiamo che vado a vedere mio nipote! (Entra di corsa nel reparto).

INFERMIERA

(Correndole dietro) Aspetti, aspetti diamine! Che gioia si manifesta in ognuno di noi, quando nasce un bimbo! (Esce).

NEDDA

(Riappare alle due terrorizzate) E voi, cosa aspettate ad andare a prendere mio figlio?

ANGELA

(Partono dietro all’infermiera entrando in reparto) Infermiera, infermiera! Aspetti, non chiuda la porta! (Entra terrorizzata seguita da Caterina inseguita da Nedda).

CATERINA

Aspetti, aspetti donna Angela!

NEDDA

Ah, se vi acchiappo! (Entrano e usciranno di corsa a soggetto, terrorizzate, donne col pancione, infermiera… infine il Dottore col telefonino che parla con la vigilanza, invitandoli a venire di corsa che è un caso urgente. Dopo un po’ di entra ed esci, si riposizioneranno, ogni personaggio, assumendo un gesto particolare di una scena precedente, rimanendo bloccati mentre la luce si affievolirà; rimarranno tutti bloccati sino alla fine della morale, ed entrerà, sotto l’occhio di bue, Carmela che narrerà in versi la morale su quanto accaduto).

CARMELA

A tutti voi, gridare forte vorrei,

 che in nessun ospedale andrei.

Ma quando il bisogno appare

è tempo perso stare a guardare.

Corriamo senza guardare niente,

spesso anche se non son parenti.

In sala parto nascono i figli,

in sala d’attesa storie da cortigli.

Di tutto si sente!

Persino parlar male del parente.

E’ come andare dietro al morto,

di tutto si parla, tranne che di conforto.

Viviamo in un mondo d’imbroglioni,

neanche il tempo di alzarci i pantaloni,

e cominciamo con lo sforbiciare,

finanche sulle persone care!

E’ propriu vero il vecchio detto,

nemmeno di noi abbiam più rispetto.

Ma ricordatevi:

quando andremo di fronte a san Pietro,

saremo giudicati tutti con lo stesso metro.

TELA

                                                           www.roccochinnici.it