Salviamo la pensione

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SALVIAMO LA PENSIONE!!

Commedia in due atti di Nunzia P. La Rosa

(Segnalazione di merito al concorso nazionale di drammaturgia

Premio Turi Scalia)

Sortino - 2014                                                                                                                          nunzialarosa@live.it

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PERSONAGGI

(In ordine di apparizione)

Alberto Marino        Cinquantenne, ingegnere, dirigente d’azienda

Luisa                                   Moglie di Alberto

Martina                             Figlia di Alberto e Luisa - Universitaria -

Teresa                                Vicina di casa

Tina                                      Sorella di Teresa

Vittorio                          Ragazzino, vispo, figlio di Tina

Zio Vito                          Zio di Alberto, reduce della II Guerra mondiale

Ovidio Bellassai Quarantenne – Sempliciotto.

Prof. Petruzzelli Medico Psichiatra

Pesce                                     Ispettore di polizia

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SALVIAMO LA PENSIONE!!

ATTO I

(Scena I)

Alberto e Luisa

All’apertura del sipario, casa arredata con gusto. A sinistra dello spet-tatore una poltrona con dei cuscini o un divano (angolo lettura) con una porta finestra a vetri che dà sul balcone, ben visibile allo spettatore - Sulla destra un tavolinetto con qualche sedia, un mobile porta TV. Fron-talmente un quadro. Questi gli elementi di arredo essenziali allo svolgi-mento della Commedia. Il resto è lasciato alle libere disposizioni della Regia.

ALBERTO -    (Parlando sottovoce al telefonino) Va bene non essere impa-ziente. Ci vuole tempo per ogni cosa. Non è che ora in due mi-nuti è facile raccontare tutto a mia moglie, alla mia fami-glia. (Su quest’ultima frase entra Luisa, la moglie di Alberto che resta inebetita ad ascoltare) Ok, gioia. Mi vuoi ascoltaregioia? (E’ evidente che sta tentando di convincere l’interlocutrice, mentre Luisa indietreggia e riappare tossen-do, Alberto cambiando tono) Si Direttore, sarà mia cura arri-vare prima possibile. Arrivederci e grazie per il pensiero!

LUISA –          (Fingendo distacco) Chi era?

ALBERTO -    (Anche lui con finto distacco). Il Direttore, non hai sentito?

LUISA –          No, non ho sentito nulla. E … cosa voleva?

ALBERTO -    (Infastidito) Ma niente, questione di lavoro.

LUISA -          Ah!

ALBERTO -    Ah. Ma che hai? Che c’è?

LUISA –        E che ci deve essere, niente. Tu, che hai?

ALBERTO -    Io, e che c’entro io. Cosa dovrei avere?

LUISA –          Niente.

ALBERTO -    Appunto, niente! Va bene, lasciamo perdere. Io vado.

LUISA –          Mentre il marito sta uscendo, porgendo le labbra come per ri-cevere un bacio) Non dimentichi nulla?

ALBERTO   - (Distrattamente si gira prende la borsa di lavoro)Ah, si.(Edesce, sotto lo sguardo basito della moglie)-

LUISA -          (Stravolta si accascia sulla poltrona)Ha dimenticato il bacio.Sono venticinque anni che prima di uscire da casa mi dà il ba-cetto e mi dice: “Ciao gioia non ti scordar di me” e mi dà un bacetto sulle labbra. (Comincia a frignare)Prima ero io l’unica gioia per lui e ora ha un’altra gioia?! (Continuando a

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piangere) Alberto, se è vero quello che ho sentito, stai a ve-dere che gioia che ti do io!

(Scena II)

Luisa e Martina

MARTINA          Si è appena svegliata entra in pigiama sbadigliando, non si accorge che la mamma piange) Buongiorno mammina, papi, si ègià svegliato?

LUISA -          Papi è già andato.

MARTINA -     Che cosa? E non ti ha detto niente?

LUISA –          (Trattenendo a stento le lacrime) Niente!

MARTINA -     Sei sicura?

LUISA -          Eeh, altroché se sono sicura! Io non ho niente, lui non ha niente e se n’è andato, senza dirmi niente (non riesce più a trattenere le lacrime)

MARTINA  - Ma   si

è   dimenticato   che   doveva   darmi   un   passaggio

all’Università?

LUISA -

Con  intenzione  continuando  a  singhiozzare)  Ultimamente  papi

tuo, non si ricorda …. Niente!

MARTINA

(Inviperita) Mamma ma che ci piangi, dovrei piangere io! Man-

naggia, mi aspettavano al laboratorio di chimica entro le ot-

to.  Addio  esperimento,  addio  esame!  Che  figura!  Due  mesi  di

studio e di prove e ora…. Guarda, non ci posso pensare. Ma che

testa ha papà, ieri sera gliel’ho detto cento volte che mi do-

veva accompagnare. Ma a che pensa?

LUISA

(Continuando a piagnucolare) A niente!

MARTINA

Mamma, ma che hai?

LUISA MARTINA

- (All’unisono)Niente!

MARTINA

- Vabbè, abbiamo capito. Grazie mamma, mi sei di grande confor-

to. (Uscendo di scena, verso la camera continuando a lamentar-

si)

LUISA

(Con tono drammatico) Si sta cominciando a sgretolare la fami-

glia. Alberto, e che sei convinto che tu ti puoi permettere di

abbandonare la famiglia così? O sei convinto che poi facciamo una bella famiglia allargata come si usa oggi? Guarda che l’unica cosa che ti allargo è il cervello con un colpo di scarpa dalla parte del tacco! (Nel frattempo entra Martina che

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trova la mamma che mima la scena descritta, resta a guardarla un attimo perplessa, con commento a soggetto)

MARTINA          Mamma io scappo, non so quando rientro, come, e se rientro. E quando viene papà, diglielo che lo ringrazio tanto! (Guarda la mamma che ha ancora la scarpa in mano, scrolla le spalle ras-segnata) Lasciamo perdere, oggi mi pare una giornata di lunastorta … (esce sbattendo la porta)

LUISA –          Non ti preoccupare a mammina, Lo so io cosa devo dire a papà. Maledetto!! Gioia me la chiama, a casa mia, con me presente. (Comincia a cercare qualcosa) Vuoi vedere che Martina ha ra-gione, è giornata di luna storta. L’Oroscopo, devo vedere l’oroscopo, dov’è il giornale? Vediamo cos’altro mi può suc-cedere! (Trova il giornale e legge commentando a soggetto)Hai capito, era tutto scritto. Senti, senti. “La giornata sarà densa di emozioni. Una persona cara vi deluderà …. Per chi è

nato tra il 21 e il 25, occhio alla cuspide!” Ecco, lo sapevo la colpa è tutta della Cuspide tra Saturno e Venere. (Riprende a piangere, quando bussano alla porta)

(Scena III)

Luisa e Teresa

TERESA -       (Da fuori, bussando alla porta) Luisa, ci sei? Oh, Luisa devoaspettare dietro alla porta tutta la mattinata?!

LUISA –          Arrivo! Arrivo! (Con un fazzoletto prova ad asciugare le la-crime)

TERESA -       (Entrando) Luisa, ma che hai? Stai piangendo?

LUISA –          Io? No, perché?

TERESA -       Come perché? Sei con un fazzoletto fra le mani, ti stai asciu-gando gli occhi, mi pare evidente che stai piangendo!

LUISA –          (Prova a sorridere, falsamente) Ma che dici, ma quale pianto,stavo affettando le cipolle.

TERESA -       Le cipolle?

LUISA –          Le cipolle, certamente!

TERESA -       Alle otto di mattina?

LUISA –          Si, visto che dobbiamo uscire, stavo preparando il sugo per stasera!

TERESA -       (Sorridendo falsamente) Tu, alle otto di mattina stai prepa-rando il sugo? Luisa, tu alle otto di mattina non ti sei mai preparata neanche un caffè. Dimmi la verità, cosa vuoi nascon-dermi?

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LUISA –          Ma sei proprio diffidente!

TERESA -       Posso?(Senza dire nulla, si muove verso la cucina esce e rien-tra subito in scena) Luisa, quando devi dire una bugia, dillagiusta. Ora confessa!

LUISA –          (Prende il giornale e glielo porge) Leggi!

TERESA -       Ma che c’è qualche disgrazia?

LUISA –          (Col dito le indica dove leggere) Leggi!

TERESA -       (Legge) Beh?

LUISA –          Non hai capito?

TERESA -       Francamente non capisco ….

LUISA –          Quindi, non hai letto. La Cuspide?

TERESA -       La Cuspide e beh?

LUISA –          E beh? Teresa, la Cuspide tra Saturno e Venere. Teresa …. (I-

mitando il verso del becco) Beee, Capisci. Beee

TERESA -       Luisa ma che hai, continuo a non capire.

LUISA –          (Sbottando in un pianto liberatorio) Alberto mi tradisce, ca-pisci. Ha un’altra.

TERESA -       Ma finiscila, ma cosa stai vaneggiando! Alberto? Non può esse-re!

LUISA –          Può essere.

TERESA -       Ma come fai a essere così sicura?

LUISA –          Fidati, ho le prove.

TERESA -       Guarda Luisa, per me c’è un errore, non riesco a pensare a tuo marito che crea “intrallazzi” amorosi. Non è il tipo.

LUISA –          Ma tu che ne sai?

TERESA -       Ma, non lo immagino che fa il macho …

LUISA –          (Piccata) Ma scusa che vuoi dire, che mio marito non ha le qualità per fare il macho?

TERESA -       Ma che c’entra, volevo dire che lui non ci riesce proprio a essere, insomma … sai quei tipi … come dire, quelli che …

LUISA –          (c.s.) Che, Chi? Che cosa? Per tua regola mio marito, non teme confronti.

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TERESA -       Luisa, ma insomma che fai lo difendi? Ti tradisce e lo difen-di? Se sei contenta, fatti tuoi. Tieniti le corna e non pian-gere. Avanti dai sistemati che viene mia sorella e poi dobbia-mo fare shopping!!

LUISA –          Ma sei senza cuore, come faccio a uscire. Ho un mal di testa!

TERESA -       (Alludendo al peso delle corna) Capisco, pesano! Ma che vuoifare, la monaca di clausura mentre tuo marito si diverte?

LUISA –          Teresa, ora basta, mi pare che stai esagerando. E poi a te chi l’ha detto che mio marito si diverte?

TERESA -       Hai ragione cara, sta soffrendo. Luisa, ma non me l’hai detto tu della Cuspide?

LUISA –          Si, ma tu hai immediatamente “inzuppato il biscotto”. Mi rac-comando, ora affiggi i manifesti e informa tutto il vicinato. Per ora è solo un sospetto. Quindi, adesso usciamo e come non detto.

TERESA -       Sì, ma prima devo aspettare che arrivi mia sorella.

LUISA –          Viene a fare shopping pure tua sorella?

TERESA -       No, viene solo per vedere la casa.

LUISA –          Quale casa?

TERESA -       Questa casa.

LUISA –          Cioè, casa mia? E perché?

TERESA -       Guarda, ti confesso che ci sono rimasta anche male. Venire a sapere, quasi per caso, che volete vendere la casa. Luisa, sinceramente non me l’aspettavo.

LUISA –          Teresa, hai ricominciato a bere? Prima ti ubriacavi solo di sera e ora ci cominci dalla mattinata?

TERESA -       Ah, mi ubriaco! Hai una bella faccia tosta. Ti organizzi la vendita dell’appartamento sapendo che io, visto che sono limi-trofa, potrei essere interessata e mi insulti pure? Mi spieghi perché state architettando tutto di nascosto? Cosa state pre-parando una fuga?

LUISA –          Scusa Teresa, non sei ubriaca. Sei solo pazza! Ma perché do-vremmo scappare? Ma che film ti stai girando! Si può sapere chi ti ha detto che dobbiamo vendere la casa? Dopo tutti i sa-crifici che abbiamo fatto per avere l’appartamento in centro, con finestra sulla piazza principale, così di botto ce la ven-diamo? Ma chi è l’imbecille che te l’ha detto? Perché se te l’ha detto qualcuno è sicuramente un cretino!

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TERESA -       Lasciamo perdere, poi te lo dico.

LUISA –          No, me lo devi dire subito. Sono proprio curiosa di sapere chi è questo deficiente.

TERESA -       Va bene te lo dico, ma non te la prendere con me.

LUISA –          Ma tu che c’entri, se te l’hanno detto.

TERESA -       Hai ragione. Io non c’entro. Va bene, vuoi sapere, chi è il cretino? L’imbecille e il deficiente?

LUISA –          Si!

TERESA -       Tuo marito!

LUISA –          Alberto?!

TERESA -       E che ne so! Tu quanti mariti hai?

LUISA –          Teresa. Mi pare che stai facendo troppo la spiritosa. Ma tu ce l’hai con mio marito? Ma che motivo aveva di dirti che voleva-mo vendere casa?

TERESA -       Oh, senti Luisa. Che vuoi che ti dica, l’altro ieri, ti ricor-di quando avevamo deciso di andare assieme al nuovo Centro Commerciale. Poi avevo avuto un contrattempo con il guasto al-la lavastoviglie e ti ho raggiunto dopo? Mentre scendevo le scale, ho incontrato tuo marito e mi ha detto che stavate pen-sando di vendere casa!

LUISA –          Ma certo che sei strana, secondo te mio marito, ti vede, per caso, e così fra un saluto e l’altro ti dice che vuole vendere casa senza che io ne sappia nulla?

TERESA -       Si, hai ragione. In effetti, non è stato tuo marito a dirmelo.

LUISA –          Ah, ecco. Quindi, ho ragione a dire che te lo sei inventato.

TERESA -   Luisa, io non

mi sono

inventata niente. Dico che non è stato

tuo  marito  a

parlare

ma  l’Agente  immobiliare  che  stava  con

lui.

LUISA

(Sorridendo, sarcastica) Ah, quindi c’era già l’intermediario.

TERESA -

L’intermediaria.

LUISA

A?

TERESA -

A!

LUISA

(Trattenendo a stento le lacrime) Genere femminile?

TERESA -       Genere femminile. Ma, non capisco perché ti stai preoccupando, era solo l’agente immobiliare …. Si, una bella stangona bion-

da, ma che vuol dire.

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LUISA –          Teresa ma non capisci? Se l’è portata in casa!

TERESA -       (Fintamente consolatoria) Ma cosa vai pensando! Solo perchéuno si porta in casa una bella stangona bionda …. Non vuol mi-

ca dire …..

LUISA –          Ma si. (Ricostruendo l’incontro) lui non si aspetta di incon-trarti perché sa che sei con me. Poi, t’incontrano per le sca-le e lei, la vipera bionda, lì per lì, ti inventa la storia dell’agente immobiliare. Lei, hai capito. Lei, perché lui, il verme, il codardo, non ha avuto il coraggio, la prontezza di spirito di inventare una scusa. Dimmi la verità è cosi? Alber-to ha detto qualcosa? Cosa ti ha detto?

TERESA -       Niente!

LUISA –          (Scoppiando in lacrime) Lo so! Lo so! È una settimana che nondice niente!!

TERESA -       Dai, Luisa, non buttarla subito in tragedia! Sarà una scappa-tella senza importanza. Prendi il lato positivo della faccen-da!

LUISA –          C’è un lato positivo?

TERESA -       Certo!

LUISA –          Ti prego dimmelo perché io non lo vedo!

TERESA -       Ma si, se la vendita della casa era una scusa, significa che non la dovete vendere. Non ti sembra una bella notizia!

LUISA –          (Incredula) Teresa, ma tu quando dici le cose ti senti o parlitanto per parlare. Quindi, adesso secondo te, oltre alle corna ho anche la casa e dovrei essere felice? Ma che sono una luma-ca! E che me ne faccio di una casa senza amore?

TERESA -       Eh,  l’amore  ……  Ma  dai  svegliati,  sempre  meglio  una  casa  che

niente!

LUISA –          Quanto sei materiale!

TERESA -       Va beh, senti adesso arriva mia sorella quindi asciugati le lacrime e reagisci.

LUISA –          Ma, se la casa non è in vendita che viene a fare tua sorella?

TERESA -       E che ne sa mia sorella? Che cosa dici le raccontiamo tutta la storia? Ormai è uscita da casa. Le fai vedere l’appartamento, tanto lei è sempre indecisa. Figurati se è interessata. E’ più per la curiosità.

LUISA –          Giusto tua sorella ci mancava! Che poi la conosce già la mia casa. C’è già venuta altre volte, no? È che ci godete a veder-

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mi soffrire! E speriamo che non si porti dietro tuo nipote. L’ultima volta mi stava smontando la lavabiancheria!

TERESA -       Guarda. Quel bambino è di una curiosità morbosa!

LUISA –          (Con intenzione) Chissà da chi avrà preso? E poi quello non è un bambino, è un Terminator!

TERESA -       Comunque tranquilla, oggi è giorno di scuola.

(Scena IV)

Luisa, Teresa, Tina e Vittorio

(Si sentono un vocio e rumori per le scale)

LUISA –          Credo che tua sorella stia per arrivare, ma con chi sta par-lando? Sicura che tuo nipote è a scuola?

(Da dietro le quinte si sente la voce di Tina che grida VITTORIO!!! E un rumore di cocci rotti. Luisa e Teresa si dirigono di corsa verso la porta d’ingresso)

TERESA-LUISA - Ma che succede?

TINA -             (Trascinando il figlio per un braccio) Nulla tranquille, (ri-volgendosi alla sorella) Teresa, sai il vaso che era davantial tuo portone. In effetti, non era un gran bel vaso …… te ne

regalo un altro più grande.

TERESA -       Vittorio!!! Quel vaso stava lì da più di vent’anni!!!

TINA –             (Al figlio) Vedi tesoro, era piccolo e anche vecchio.

LUISA –          (Gongolando) Che bambino intelligente!

TINA –             Allora, Luisa! Stanca della vita di città? Vuoi tornare nella profonda campagna. Certo per chi è nato fra le mucche e le ca-prette, è difficile accettare la vita di città. Vero? (Con finto e cattivo sorriso)

LUISA –          (Ricambiando il sorriso al veleno) Oh, Che cara. Certo non sa-rà facile neanche per te abituarti. Tu che vivi con il tanfo della discarica sotto casa. (Fra tutte e tre, scambio di sor-risetti falsi. Nel frattempo Vittorio si è diretto verso un armadietto, l’ha aperto e tirato fuori una vecchia video cas-setta cominciando a srotolarne il contenuto. Le tre donne all’unisono VITTORIO!!!! Dirigendosi verso il bambino e strap-pandogli di mano la cassetta). Ma tu non dovevi essere a scuo-la? Il Video del matrimonio!! Distrutto!!

TERESA -       Un segno del destino!

LUISA –          Per favore! Non infierire!

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TINA -             Uh, quante storie! Te ne compro uno nuovo!

VITTORIO – (Riprendendosi il video)Lo posso aggiustare!

LUISA –          (Strappandogli il video dalle mani) Molla tutto e siediti!

TINA -             Ma insomma Luisa, così mi traumatizzi il bambino!

LUISA –          Io a lui? Ma per favore! Perché non lo hai portato a scuola?

TINA -             Oggi era chiusa per la disinfestazione!

LUISA –          E qual è il problema, che male gli poteva fare un po’ di vele-no per topi?

(A questo punto fra le tre si accende una vivace discussione del tipo: ma come ti permetti, mio nipote è un genio, si il genio del male, adesso ba-sta, io la tua casa non la comprerò mai, e chi te la vuole vendere …… e

così via battibeccando. Nel frattempo Vittorio, ha visto una spina di corrente lasciata libera per terra)

VITTORIO - Mamma, mamma guarda!(Prende la spina e la inserisce in unapresa, provocando lo scoppio della lampadina sul tavolo. Le tre donne, di nuovo all’unisono VITTORIO!!!!

LUISA –          Ma insomma, mi vuoi distruggere la casa?

TINA -             Eh, no. Io una casa distrutta non la voglio mica comprare! E poi lasciare un filo di corrente così, in giro ……

LUISA –          (Lanciandosi verso Tina per strozzarla e bloccata da Tere-sa)Io, non ho nessuna intenzione di vendere la casa! Soprat-tutto a te!

TINA -             Come? E come mai mia sorella mi ha detto che volete vendere?

TERESA -       (Tentando di rimediare) ma lo sta dicendo tanto per dire … Ve-ro Luisa? Oppure (Allusiva) vogliamo raccontare altre storie?

LUISA –          (Ricomponendosi) Già, tanto per dire. Allora, prima che tuofiglio mi distrugga la casa fatti un giro, vedi quello che de-vi vedere e vattene.

TINA -             Come sei gentile, non mi accompagni?

LUISA –          Io resto di guardia a Vittorio. Teresa accompagna tu tua so-rella, per favore. Tanto la mia casa la conosci meglio di me, giusto?

TERESA -       Oh, se per te va bene, ci penso io (Si allontana con la sorel-la per le camere interne)


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(Nel frattempo Luisa resta sola con Vittorio, che blocca ogni qualvolta prova a muoversi il tutto si svolgerà con frasi a soggetto per la durata dell’assenza di Tina e Teresa che poco dopo rientreranno in scena)

TINA -             Sinceramente mi aspettavo di più! Le camere sono piccole, il bagno è da rifare. Insomma, non credo che valga il prezzo che chiedi!

LUISA -          Ma perché tu sai già qual è il prezzo?

TINA -             No, comunque è sicuramente da abbassare.

LUISA -          Ok, se non sei interessata. Non c’è problema. Ti puoi accomo-dare fuori e addio.

TINA -             Chi te l’ha detto che non sono interessata?

LUISA -          Hai detto che ti sembra caro!

TINA -             Ma se non so, neanche quanto chiedete!

LUISA -          (Fuori dai gangheri rivolta a Teresa) Portatela via!!!

TERESA -       Su Luisa, stai esagerando. Tutto sommato, mia sorella può sem-pre essere una potenziale cliente!

LUISA -          Ma sei scema? Vuoi farmi impazzire anche tu? Fuori!!

TINA -             Va bene, andiamo. Sei troppo nervosa per trattare. Parlerò con tuo marito. Quando posso trovarlo?

TERESA -       Dai, Tina andiamo, ti faccio sapere io. Vittorio, lascia per-dere il televisore e andiamo. Luisa, passo dopo per uscire. Fatti trovare pronta.

LUISA -          (Accompagnandoli fuori) Va bene, va bene. A dopo. (Rimasta so-la si accascia sulla poltrona) Che caos. (Cerca di mettere un po’ di ordine e prende fra le mani la video cassetta) Anche lavideo cassetta, distrutta! Che cosa resta del mio matrimonio. Neanche i ricordi! (Melodrammatica) E’ l’inizio della fine! Vado a prepararmi magari uscendo mi distraggo un po’. (Mesta, esce di scena. Subito dopo, furtivo rientra Alberto che si mette a rovistare nei cassetti)

(Scena V)

Luisa e Alberto poi Teresa

LUISA -          (Rientra in scena e si blocca vedendo Alberto, che non ricono-sce da subito. Si munisce di scopa e va all’attacco) Pure la-dro sei diventato! Che cosa stai facendo?

ALBERTO -    (Trasalendo) Ma che fai mi aggredisci con la scopa?

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LUISA -

Tu,  cosa  stai  facendo?  Ma  chi  sei?  Un  mostro?  Che  cosa  sta

succedendo, chi ho sposato Dottor Jekyll o Mister Hyde?

ALBERTO -

Adesso calmati. Non diciamo stupidaggini.

LUISA -

Stupidaggini? Credi che non abbia scoperto che mi stai menten-

do? Da quanto dura questa storia?

ALBERTO -

(Irrigidendosi) Luisa, cosa hai scoperto? Chi te l’ha detto?

LUISA -

Ah, lo ammetti. Dovevo saperlo dagli altri.

ALBERTO -

(Titubante) Sì, hai ragione. Dovevo avere il coraggio di dir-

telo io. Solo che non è facile. Non puoi capire che sofferenza

si prova a mentire.

LUISA -

Che faccia tosta. Quindi, tu menti e soffri. Poverino!

ALBERTO -

Ogni giorno è una tragedia. Non puoi capire.

LUISA -

No, e come potrei! Ma la smetti di prendermi per cretina. Vuoi

farmi capire che tu mi tradisci e soffri? Alberto che preten-

di, che ti consoli?

ALBERTO -

(Incredulo) Ma che  stai dicendo? Tradisci! Una bugia  per non

farti soffrire non è tradire. Non esageriamo!

LUISA -

Alberto! Adesso basta! E’ una mattinata che tutti mi vogliono

far  passare  per  cretina.  Dimmi  da  quanto  tempo  dura  questa

storia? Da quanto mi tradisci?

ALBERTO –

Aspetta, tu pensi che io ti tradisca con una donna?

LUISA -

(Incredula abbassando i toni) Non è una donna? Guarda a questo

punto quasi, quasi preferirei sapere che mi tradisci con uomo.

ALBERTO -

Quindi tu …… (sbotta in una risata  liberatoria) Oh,  Signore!

Ma, come puoi pensare che io possa tradirti.

LUISA -

Oh, basta! Non continuare a mentire! Io stessa ti ho sentito

parlare con lei al telefono. (Non controllandosi più sbotta a

piangere) e la chiamavi …… gioia, gioia. E io dietro di te che

soffrivo e sentivo. Sentivo e soffrivo in silenzio, ihhh.

ALBERTO -

Luisa, gioia mia ….

LUISA -

E non mi chiamare gioia!

ALBERTO -

Scusami … tesoro, va bene? È tutto un equivoco, un maledetto

equivoco e la colpa è tutta mia.

LUISA -

Ecco vedi, lo ammetti. Mi hai tradita!

ALBERTO -

Ma no gio .., tesoro. Non è come pensi tu! Forse è meglio che

ti dica tutta la verità.

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LUISA -          Ormai non credo più a nulla.

ALBERTO -    No, mi devi ascoltare. Gioia non è una donna.

LUISA -          Allora è vero, è un uomo.

ALBERTO -    No, aspetta. Scusa, anch’io sono molto confuso. Cominciamo dall’inizio. Non so da dove cominciare.

LUISA -          Dall’inizio.

ALBERTO -    Già, come se fosse facile. Luisa, io non ti ho mai tradito. Di questo puoi starne certa. Però, è vero che in questi giorni ti ho mentito. Ma, non per quello che puoi pensare. La verità è un’altra e forse è più grave.

LUISA -          Alberto, cosa ci può essere più grave del tradimento. Qualsia-si altra cosa si affronta se siamo insieme.

ALBERTO -    (La guarda con tenerezza) Davvero?

LUISA -          Ma certamente, dai. Confessa, cosa mi hai tenuto nascosto.

ALBERTO -    (Prende ancora un po’ di tempo, la guarda, si gira dall’altro lato e farfuglia.) Mi hanno licenziato.

LUISA -          Cosa non ho capito.

ALBERTO -    (Prendendo coraggio) Mi hanno licenziato!

LUISA -          Cosa?! Ti hanno licenziato, perché mi tradivi?

ALBERTO -    Luisa, ti sei fissata! Io non ti ho tradito. Mi hanno licen-ziato e basta.

LUISA -          C’è qualcosa che non quadra. Ma tu, quando eri al telefono a chi chiamavi gioia?

ALBERTO -    Ma non era gioia nel senso di gioia, Gioia è il nome di una persona.

LUISA -          Una persona donna!

ALBERTO -    E’ chiaro una persona donna, non conosco uomini che si chiama-no Gioia. (Intuendo cosa sta per dire, la interrompe) Ma lei per me non è niente. Niente, capito. Gioia è …… una agente im-

mobiliare.

LUISA -          Fermati, ho capito tutto. E tu sei venuto in casa con lei. Giusto? E tu ti porti in casa una stangona bionda quando io non ci sono, perché?

ALBERTO -    Luisa, ma che stai dicendo. Bionda, diciamo bionda. Tinta bionda, va bene. Stangona, forse ai suoi tempi. Ma Gioia ha passato i settant’anni!

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LUISA -          Giura!

ALBERTO -    Ma certo che giuro. Anzi ti ci porto e te la faccio conoscere. Ma chi ti ha messo in testa ….. (Intuendo la dinamica) Ho ca-

pito la tua amica del cuore ti ha raccontato che ci ha incon-trato per le scale, vero? Che stronza. Che cara amica …. E tu credi a lei e non a me.

LUISA -          Oh, guarda io non so più che cosa credere. Ho un cerchio alla testa (si ferma di botto e come risvegliatasi) Scusa, cosa hai detto? Ti hanno licenziato?

ALBERTO -    Oh, finalmente! Sei ritornata alla realtà. Quasi, quasi mi stavo preoccupando. Si, licenziamento in tronco! Grazie, arri-vederci e un calcio nel sedere!

LUISA -          E possono farlo. Dico, comunicare così senza preavviso...

ALBERTO -    Possono? Lo hanno fatto. Hai capito sti stronzi. Ingegnere, ci congratuliamo con lei da giugno avrà il contratto da dirigen-te. Si festeggiamo, alè. A giugno contratto da dirigente, a ottobre un calcio in culo zitto e a casa! Guarda, mi viene una rabbia. Uno pensa sempre che le cose capitino agli altri e poi ti ritrovi come l’ultimo dei pezzenti a elemosinare i soldi che ti spettano.

LUISA -          Cioè, vuoi dire che non ti hanno dato neanche la liquidazione?

ALBERTO -    La liquidazione? Luisa? Lo sai cosa stavo cercando nei casset-ti? Il Brillantino che ti avevo regalato per il nostro fidan-zamento. Riesci a immaginare perché?

LUISA -          Volevi venderlo?

ALBERTO -    Venderlo, no. Impegnarlo, per poi riscattarlo in tempi miglio-ri. Vedi come mi sono ridotto?

LUISA -          Ma Alberto, scusa ma mi vuoi dire che non abbiamo nessun ri-sparmio messo da parte?

ALBERTO -    Non ti ricordi? Appena avuta la nomina da dirigente, per fe-steggiare siamo andati a estinguere il mutuo su questa casa. Tutti i nostri risparmi sono qui, in questa casa. Che stupido, che idiota.

LUISA -          Beh, almeno abbiamo la casa.

ALBERTO -    Sì, ci mangiamo la casa. Comunque, forse, alla fine un pizzico di fortuna l’abbiamo. Gioia mi ha telefonato. Pare che c’è già qualcuno che vuole comprarla e di questi tempi non è facile.

LUISA -          Ma sei impazzito. Vuoi vendere la casa?

ALBERTO -    Hai un’altra soluzione?

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LUISA -          Ma sta avvenendo tutto troppo in fretta! In una mattinata sco-pro che mi tradisci, che sei stato licenziato e che vuoi ven-dere la casa! Anzi che è già venduta! Oh, ma non credi che ab-bia il diritto di dire la mia?

ALBERTO -    Va bene, pensaci e quando trovi la soluzione, fammelo sapere. Quindi?

LUISA -          Quindi, che cosa?

ALBERTO -    Hai trovato la soluzione?

LUISA -    Ma sei scemo? Prendiamoci qualche giorno di riflessione. E poinon credi che bisogna informare anche nostra figlia.

ALBERTO -    Già, la parte più difficile. Come faremo a dirle che dovrà ri-nunciare a tutte le sue attività, All’equitazione, lei ama co-sì tanto i cavalli. E la musica? Sarà costretta a rinunciare alle lezioni di Piano, ai suoi hobby, alle sue amicizie. Lui-sa, mi sento un fallito!

LUISA -          Ti prego, non abbatterti. Glielo dirò io. Supereremo anche questo. Martina è una ragazza intelligente. Di questi tempi perdere il posto di lavoro è diventato la normalità. So io co-me affrontare il problema.

ALBERTO -    No, è giusto che sia io a dirglielo (su quest’ultima battuta bussa Teresa)

TERESA -       (Da fuori scena) Luisa, sei pronta?

LUISA -          Oh, no. Ci mancava anche lei. Avevo dimenticato dell’appuntamento. Dille che sono a letto con il mal di testa. Per favore Alberto pensaci tu. Non mi va proprio di uscire a fare shopping.

ALBERTO -    Sì,  shopping  di  aria  fritta.  Tranquilla,  vai  in  camera.  Ci

penso io (Va ad aprire mentre Luisa rientra in camera, ma re-sterà semi nascosta seguendo a soggetto l’intero dialogo che seguirà fra i due. Poi rivolto a Teresa) Prego accomodati. Midispiace informarti che Luisa sta poco bene. Quindi oggi fai shopping da sola. Bye, bye.

TERESA -       Porco!

ALBERTO -    Ma come ti permetti!

TERESA -       Mi permetto, si! Hai distrutto una povera donna. Una donna co-me Luisa, non meritava tutte queste bugie.

ALBERTO -    Ma tu che ne sai?

TERESA -       Luisa si è confidata con me e mi ha spezzato il cuore a veder-la così. Come hai potuto tradirla: Porco!

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ALBERTO -    (Ricordandosi dell’equivoco) Ah, e a te che te ne frega? Chisei tu, sua madre?

TERESA -       Io per Luisa, sono come una sorella. La sorella che non ha mai avuto!

ALBERTO -    La sorella che non avrebbe mai voluto avere!

TERESA -       Che coraggio che hai. Porco!

ALBERTO -    E daccapo. Comunque, non sono fatti tuoi. Io e Luisa abbiamo chiarito tutto. E adesso via, sciò!

TERESA -       Hai potuto imbrogliare lei. Ma a me non la si fa! Ma tu guarda che faccia tosta. Sai fingere bene eh?

ALBERTO -    Senti adesso stai esagerando. Tu non hai nessun titolo per chiedere spiegazioni!

TERESA -       Ah, no! Dieci anni di vicinato. Non sono niente! Se proprio volevi tradire tua moglie, era necessario andare così lontano e poi con una che potrebbe essere tua madre?

ALBERTO -    Ma che stai dicendo? Ti riferisci alla (facendole il verso) Stangona bionda? E poi cosa volevi dire con: “Era necessario andare così lontano”

TERESA -       Trentuno dicembre 2010. Ti dice nulla questa data?

ALBERTO -    No, perché cosa è successo?

TERESA -       Fai finta di non ricordare. Vigliacco!

ALBERTO -    Hei, adesso stai esagerando. Porco, vigliacco. Hai ancora al-tri complimenti da farmi?

TERESA -       Ne ho una collezione pronta. Perciò, non sai cosa è successo il 31 dicembre del 2010?

ALBERTO -    Senti Teresa, in questo momento ho altro per la testa!

TERESA -       Certo hai lei, la vecchia! Cosa fai, il gigolò?

ALBERTO -    Adesso basta va via e dimenticati questa casa!

TERESA -       Certo ti farebbe comodo. Ma se mi cacci via, racconterò tutto a tua moglie! Tutto quello che è successo il 31 dicembre 2010. (Alberto la guarda inebetito) Che faccia tosta. Te lo ricordoio. Festa di fine anno, Circolo degli Amici, ore 24,00 tutti in pista, si spegne la luce e tu approfittando del buio mi hai stretto fra le braccia e mi hai baciato appassionatamente. Ri-cordi adesso. Io dopo quel bacio ho pensato, ho sperato …. E

dopo dieci anni decidi di tradire tua moglie e lo fai con un’altra? Ma che uomo sei? (In questo momento Luisa proverà ad

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uscire dal suo nascondiglio, Alberto se ne accorge e la bloc-ca, costringendola a rientrare)

ALBERTO -    Vuoi dire che io ho baciato te? (Sorridendo) Non ci posso cre-dere. Ero così sbronzo che non mi sono accorto che eri tu e non Luisa. E poi al buio …. Quindi, tu hai pensato che io e te

….(Continuando a ridere) Non ci posso credere. Ma che bellaamica che sei.

TERESA -       E’ appunto perché voglio profondamente bene a tua moglie che mi sarei sacrificata io al posto di qualcun’altra. E comunque, non crederò mai che mi hai baciato per errore. Tutta la serata hai continuato a corteggiarmi.

ALBERTO -    Ma te l’ho detto. Sarò stato ubriaco!

TERESA -       In vino veritas.

ALBERTO -    Ma per favore. E poi cos’era, un bacio innocente.

TERESA -       (Allusiva) Ma insomma.

ALBERTO -    Oh, adesso basta. Una cosa è certa io per te non provo nulla.

Anzi….

TERESA -       Anzi cosa, continua. Non hai il coraggio di esprimere i tuoi sentimenti. Vero? Vuoi mentire a te stesso. Vuoi continuare a nascondere quello che provi per me.

ALBERTO -    Hai ragione Teresa, da questo momento non nasconderò più quel-lo che provo per te. Perciò (la prende per un braccio e lei si lascia andare) fuori da questa casa! (Trascinandola fuori fra le proteste di lei) E non farti vedere mai più! (Nel frattempo Luisa rientra in scena e si abbandona sulla poltrona)

LUISA -          Hai capito l’amica del cuore. E tu la baci e non ti accorgi che non sono io.

ALBERTO -    Per favore Luisa, abbi pietà. Finiamola con questa storia. Lo sai che io per Teresa ho sempre nutrito una sincera antipatia.

LUISA -          Molto spesso chi disprezza compra. Comunque hai ragione abbia-mo cose più serie a cui pensare.

ALBERTO -    Già, però stavo riflettendo. In genere a mezzanotte siamo tut-ti lì a fare il trenino come dei cretini para parapapà, para parapapà. Io davanti, tu dietro, poi mi giro e ti do il bacio, come da tradizione. Come avrò fatto a saltare te e baciare lei, mistero! Oppure si è inventata tutto nella sua mente ma-lata.

LUISA -          Fammi pensare (ricordando, improvvisamente) Altro che mente malata stiamo scoprendo una mente criminale. Ma sì, certo. Ora mi ricordo. Solo che non potevo immaginare …. Sai quella sera

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di capodanno presi una slogatura, ma sì esattamente quattro anni fa. Pensavo di aver inciampato e mi sono ritrovata sdra-iata per terra sotto il tavolo. Per fortuna, perché al buio potevate calpestarmi: para parapapà, para parapapà. Ed è stata lei, Teresa, a farmi lo sgambetto per potersi far baciare da te.

ALBERTO -    (Gongolando, borioso) Ah, cosa non si fa per un mio bacio. (Luisa, prende un cuscino e glielo tira) Ma dai stavo scher-zando, e poi poverina lei lo voleva fare per te. Hai sentito, si sacrificava (Luisa prende un altro cuscino e glielo tira, Alberto si scosta e arriva in faccia a Martina che in quel mo-mento sta rientrando in casa)

(Scena V)

Luisa Alberto e Martina

MARTINA -    Ma che fate, giocate? Oh, papà grazie per stamattina, ma è possibile che ti dimentichi tutto, mi dovevi dare un passaggio per arrivare presto in facoltà e tu che fai, scappi. Ora rien-tro e ti ritrovo che giochi. Sei già in demenza senile?

LUISA -          Martina ma che modo è questo di rivolgerti a tuo padre. Noi non stavamo giocando, stavamo ….

ALBERTO -    Lascia perdere, Martina ha ragione le avevo promesso che l’avrei accompagnata e non ho giustificazioni per averlo di-menticato.

LUISA -          Altroché se ne hai di giustificazioni. Forse è il caso di par-larne, non pensi?

ALBERTO -    Ma dai, adesso no. Magari stasera.

LUISA -          Alberto, non rinviamo ancora. Martina è abbastanza grande per capire o parli tu o parlo io.

ALBERTO -    No, parlo io. Tocca a me.

MARTINA -    Ma, che sta succedendo. Cosa dovrei capire?

ALBERTO -    Martina, non so come dirtelo io ….

LUISA -          Alberto, dai è giusto che lei sappia.

ALBERTO -    Sì, solo che non è facile, per me, così di botto ….

MARTINA -    Aspettate, fermi tutti. Vi state separando?

ALBERTO -    No, magari fosse solo questo.

LUISA -          (Ringhiando) Che significa magari fosse solo questo?

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ALBERTO -    Luisa, per favore. Lo dico nel senso, che a una separazione c’è rimedio. Mentre, in questo caso ….

MARTINA -    Oddio, ma cosa è successo cosa state per dirmi.

ALBERTO -     Sai, nella vita accadono   cose che  tu   non  prevedi.   Non       te

l’aspetti. Poi un giorno scopri ….

MARTINA -

Papà, non dirmelo. Sei malato? E’ una cosa grave? Stai per mo-

rire?

ALBERTO -

Ma no, io no ….

MARTINA -

La mamma, sta per morire la mamma!

LUISA -

Tiè! (fa il gesto delle corna)

MARTINA -

Ma allora, chi è che sta per morire?

LUISA -

Ma insomma, perché vuoi fare morire per forza qualcuno!

MARTINA -

Oh, ma mi volete fare impazzire. Papà, insomma che diavolo sta

succedendo?

ALBERTO -

Non è facile!

LUISA -

Alberto!

MARTINA -

Papà!

ALBERTO -

Sì, ok. Sono pronto. Sai, nella vita accadono cose che tu non

prevedi. Non te l’aspetti. Poi un giorno scopri ….

LUISA -

Di nuovo co sta storia? Martina, tuo padre è stato licenziato,

non abbiamo una lira e forse non avremo neanche una casa. Oh!

MARTINA -

Cosa? Aspetta, non capisco vuoi ripetere?

ALBERTO -

Hai  visto,  sei  stata  troppo  impulsiva.  E’  questo  il  modo  di

dare le notizie?

LUISA -

Se  aspettavamo  che  lo  dicessi  tu,  Martina  ci  faceva  morire

tutti. Martina cara, non so se ti è chiaro. Siamo in mezzo a

una strada, tuo padre è stato licenziato!

MARTINA -

Tutto qua? Cioè non vi state separando e nessuno dei due sta

per morire? (Scongiuri da parte dei due) Oh, meno male.

ALBERTO -

Marty, ma hai compreso bene. Babbo tuo, io. Sono stato licen-

ziato!

MARTINA -

Papy, sta accadendo a un sacco di persone. Ce la caveremo.

LUISA -

Forse  non  hai  ben  chiaro  le  rinunce  che  da  domani  sarai  co-

stretta a fare. Niente più equitazione, niente più lezioni di

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piano, niente più feste. Forse dovrai rinunciare all’Università!

ALBERTO -    No! Questo mai. A qualsiasi costo! Tu andrai all’Università!

MARTINA -    La volete smettere. Mamma, tu sei proprio convinta che rinun-ciare all’equitazione, alle lezioni di piano sia un dramma. Lo volete proprio sapere non mi sono mai piaciuti i cavalli e le lezioni di piano, poi.

ALBERTO -    Scusa Martina, fammi capire. Tu non ami i cavalli?

MARTINA -    Papi, vuoi la verità. No! Mi puzzano!

ALBERTO -    Ti puzzano? Ma allora perché hai continuato a frequentare il maneggio!

MARTINA -    Sapevo che a te faceva piacere.

LUISA -          Martina non dirmi che anche per il pianoforte lo hai fatto per me. Lo hai scelto tu!

MARTINA -    Certo, quando mi hai detto se volevo fare danza o pianoforte.

Ho dovuto scegliere quello meno faticoso.

LUISA -          Otto anni di piano e me lo dici adesso?

MARTINA -    Mamma, ma io speravo che tu te ne accorgessi.

LUISA -          Ma tu non mi hai fatto mai capire nulla!

MARTINA -    Oh, ma’. Otto anni che suono “Per Elisa” pararara, rara,rara! Una dice, lo capirà che non sono portata. Lo capirà che il pi-ano non è fatto per la sottoscritta. E tu invece no! Ogni vol-ta che mi senti strimpellare, ti si illuminano gli occhi! Pa-rarara, rara,rara! Come si fa a dirti che io lo odio il piano-forte!

ALBERTO -    (Con tono adirato) E tu dopo che per otto anni mi hai fattospendere una fortuna, me lo vieni a dire adesso? Hai idea di quanto abbiamo speso? Avremmo comprato un’altra casa!

LUISA -          (Stringendo la figlia fra le braccia, consolandola, che nel frattempo sta quasi per piangere) Ma la smetti di rinfacciarea tua figlia le cose che abbiamo fatto per lei. Su Martina non ti angustiare sai come è fatto papà. Ogni tanto sbotta e poi finisce tutto lì. Dai, cara non piangere. (Poi cambiando im-provvisamente tono, gridando e guardando la figlia in faccia) Martina! Però, sei proprio scema! Otto anni di sacrifici e a-desso ci confessi che ci hai preso in giro? Ma che cos’hai in quella testa? Fieno?

ALBERTO -    Luisa, fattene una ragione abbiamo sbagliato tutto.

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MARTINA -    No papà, forse avete solo un po’ esagerato. Io non ho partico-lari qualità. Sono una ragazza normale, con esigenze normali.

LUISA -          Insomma, mi sembra di capire che alla fine non farai un grande sforzo a fare le rinunce che ti abbiamo chiesto di fare.

MARTINA -    Beh, rinunciare alle feste, un po’ mi dispiace. Ma speriamo che papà trovi un nuovo lavoro. Magari comincio a cercare anch’io qualcosa così contribuisco.

ALBERTO -    Ah, no. Tu almeno l’Università non la devi abbandonare! Tro-veremo una soluzione. Speriamo di poter vendere la casa ad un buon prezzo e poi si vedrà!

MARTINA -    Vendere la casa? Papà, ma perché tutta questa fretta. Mi di-spiace tanto perdere la nostra casa. E’ proprio necessario.

ALBERTO -    Anche a me dispiace. Ci ho riflettuto tanto e credo che sia la soluzione migliore per affrontare questo momento.

MARTINA -    Mamma, tu non dici nulla?

LUISA -          Anch’io sono d’accordo con Martina. Secondo me, vendere la ca-sa è troppo rischioso. Possiamo aspettare ancora un po’ (squilla il telefono e va a rispondere Alberto)

ALBERTO -    Si, pronto. Ah, certo. Si va bene. Così in fretta? Ma non le sembra di esagerare. Un aumento del 20 per cento, così in un colpo solo? Ah, va bene. Capisco. Le farò sapere. Si, si al più presto. (Sbatte la cornetta del telefono) Ci mancava anche questo! Ma cosa ho fatto di male? Quali peccati ho commesso! Perché tutto adesso!

LUISA -          Ma chi era? Cos’altro è successo?

ALBERTO -    La Casa di Riposo. Mi hanno comunicato che dal prossimo mese scatta un aumento del 20 percento, per cui non basta più la pensione di zio a coprire la retta. Dove lo trovo io il 20 percento!

LUISA -          Ma che strozzini, che poi zio Vito sta ancora bene, non ha bi-sogno di cure particolari e mangia anche poco.

ALBERTO -    Eh, no. Nossignore vogliono l’aumento, che poi si prendono già l’intera pensione. Ingordi!

MARTINA -    Ma quanto prende zio Vito?

ALBERTO -    Beh, lui ha una bella pensione. E’ uscito da graduato dell’esercito. Quindi, diciamo, circa 1800 euro al mese.

MARTINA -    E li prende tutti la Casa di Riposo? (Incrocia lo sguardo con la madre) Stai pensando anche tu quello che penso io?

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ALBERTO -    Un momento cosa state pensando di fare?

LUISA -          Sì, forse Martina ha ragione. E se ci portiamo lo zio in casa?

ALBERTO -    Ma Luisa, tu sai com’è zio Vito. Non lo hai mai sopportato per le sue idee. Sarebbe una guerra quotidiana.

LUISA -          Alberto, ci voglio provare. Per il momento con 1800 euro al mese ci campiamo ed evitiamo di vendere la casa. Siete d’accordo? Affare fatto? (Si guardano tutti negli occhi e all’unisono)Affare fatto! Bene andiamo a recuperare zio Vito (Si dirigono verso l’uscita, quando)

ALBERTO -    Alt!

LUISA - MARTINA – Che c’è ancora?

ALBERTO -    Fermatevi, c’è un problema?

LUISA -          Un altro?

ALBERTO –    Sì, mio cugino Antonio.

MARTINA -    Prende la pensione anche lui?

ALBERTO -    Si quella dello zio. Se sa che zio Vito viene ad abitare qui da noi ci puoi scommettere che vuole entrare in società.

LUISA -          Figurati, come farà a saperlo. Non ci va mai a trovare zio Vi-to. Chi glielo deve dire.

ALBERTO -    Dimentichi che è collega della nostra vicina di casa. E ci puoi scommettere che quella gliel’ho va a raccontare appena lo vede. No, anzi gli telefona per ottimizzare i tempi.

MARTINA -    Ma dai papà, non essere catastrofista. Teresa è un’amica. Ba-sta spiegarle come stanno le cose ….

ALBERTO - LUISA – See … proprio na bella amica!

MARTINA -    Ma perché, Teresa non è l’amica del cuore della mamma o mi so-no persa qualcosa?

ALBERTO -    Si, la seconda puntata. Però, te la raccontiamo un’altra vol-ta. Mi sa che dobbiamo rinunciare al piano.

LUISA -          No, non sarà una Teresa qualsiasi a fermarmi. Faremo in manie-ra tale che lei non se ne accorga.

MARTINA -    Questo lo vedo un po’ difficile. E’ sempre a controllare le entrate e le uscite di tutti.

LUISA -          Basta  organizzarsi.  Quando  lei  lavora.  Facciamo  uscire  zio.

Quando è in casa ….

ALBERTO -    Lo leghiamo sotto il letto.

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LUISA -          Alberto, non scherzare. Quando lei è in casa, ci attrezziamo perché non lo veda. E poi dopo oggi, dubito che si farà viva in questa casa. E a questo ci penso io.

MARTINA -    Si credo proprio di essermi persa qualche puntata. E allora si va?

ALBERTO - LUISA – Andiamo!   (Si muovono di nuovo verso l’uscita, quando)

MARTINA -    Alt!

ALBERTO -LUISA – Martina ti ci metti anche tu adesso? Che c’è?

MARTINA -    Visto che gli orari, da questo momento in poi diventano fonda-mentali nella nostra organizzazione, sincronizziamo gli orolo-gi!

ALBERTO -LUISA – Giusto!

ALBERTO -    Io faccio le 15,00.

LUISA -          Il mio fa le … caspita si è fermato. Bisogna cambiare le bat-terie.

MARTINA -    Io userò lo Smartphone, che fa esattamente le 14,58. Papà ag-giusta il tuo. Adesso possiamo andare. (Si muovono ancora ver-so l’uscita, quando)

LUISA -          Alt!

ALBERTO -MARTINA – Anche tu, ma insomma che succede ancora!

LUISA -          Dovrei andare in bagno.

ALBERTO -    Luisa per favore, è così urgente?

LUISA -          No, in effetti no. E’ che, insomma un attimo di incertezza. Ma voi vi sentite pronti?

ALBERTO -MARTINA – Certamente, pronti!

LUISA –          Bene, allora andiamo a prendere zio!

ALBERTO -MARTINA – Sì, sì! Andiamo a prendere … la pensione(Si avvianotutti sorridendo verso l’uscita e su questa ultima scena

cala la tela

FINE I ATTO


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SALVIAMO LA PENSIONE!!

ATTO II

(Scena I)

Tina, Teresa poi Vittorio e Martina

(All’apertura la scena è vuota, si sente un brusio dietro le quinte, qualcuno sta tentando di aprire il portone)

TINA -             Ma a te chi l’ha data la chiave?

TERESA -       Me l’aveva lasciata Luisa qualche tempo fa per annaffiare le piante durante la sua assenza.

TINA -             Sei sicura che non tornino subito?

TERESA -       Non so quando sono usciti, ma tanto noi facciamo presto no?

TINA -             Sì, solo il tempo di verificare se quello che ho visto è vera-mente quello che penso di aver visto.

TERESA -       Ma che hai visto?

TINA -             Non sono sicura, ma se è quello che penso, la casa me la deve regalare per stare zitta. Altroché!

TERESA -       Fai la misteriosa. Ma dove hai visto questa cosa?

TINA -             Dentro la cassettiera della stanza da letto.

TERESA -       Ma come tu dovevi guardare la casa e ti sei messa a rovistare nei cassetti? Tina, ma che figure mi fai fare?

TINA -             Beh, solo un’occhiatina, e poi cosa fai ti meravigli? Teresa, certo anche tu sei una personcina discreta!

TERESA -       Che c’entra, io sono un’amica di famiglia. Avanti su muoviamo-ci. Piuttosto, Vittorio. Siamo sicure che stia dormendo e che non si svegli durante la nostra assenza?

TINA -             No, tranquilla. Quando crolla, crolla e non lo svegli neanche con le cannonate! Dai su, da questa parte. Lascia aperto il portone così se sentiamo rumori, scappiamo subito. (Si dirigo-no quatte, quatte verso la stanza da letto. Nel contempo, as-sonnato, entra Vittorio in pigiama, con un lenzuolo fra le ma-ni l’inseparabile tablet e un fucile giocattolo. Si guarda at-torno, chiude il portone. Vede la poltrona e si va ad accovac-ciare tirandosi il lenzuolo sopra. Subito dopo sulla scena ap-pare Martina)

MARTINA -    (Al telefono, parlando con il padre sottovoce) Ok, papi, cor-ridoio tranquillo. Potete salire. Nessuno in vista, deserto assoluto. (Nel frattempo Tina e Teresa appariranno non viste

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da Martina e subito rientreranno nella camera.) Meno male tut-to sembra filare liscio.

(Scena II)

Detti, Alberto, Luisa e zio Vito

(A questo punto entrano in scena Alberto Luisa e zio Vito che beatamente dorme, sulle spalle di Alberto)

ALBERTO -    Sempre dispettoso, in macchina è stato sveglio come un grillo, e ora che c’era da camminare si è addormentato. Stavolta mi esce l’ernia.

LUISA -          Aspetta che ti aiuto, sistemiamolo nella camera qua sotto. Poi vediamo. Martina, mentre noi andiamo a fare un po’ di spesa e passiamo dalla Farmacia. Tu dovresti prendere in garage il quadro di zio. Se lo porta sempre dietro. (Indicando il quadro appeso centralmente nella scena) Togli questo, per favore emetti quello di zio così quando si sveglierà si sentirà a casa sua.

MARTINA – D’accordo, ma se si sveglia mentre sono giù?

ALBERTO -    (Rientrando in scena) Sì, dorme come un sasso. Questo si sve-glia solo se sente suonare le campane e a quest’ora non mi sembra che siano previsti scampanii.

MARTINA –    Ma dici davvero? Vuoi dire che se zio sente suonare le campane si sveglia, anche se è notte?

ALBERTO -    Di notte, di giorno, appena sente lo scampanio delle campane, scatta dal letto e comincia a correre. Gli ricordano un’azione di guerra con il generale Giovanni Messe. Ah, vedrai. Avrai modo di sentirla raccontare almeno un centinaio di volte. Ok, noi andiamo. Tranquilla in venti minuti siamo di ritorno.

(Martina resta da sola tira giù il quadro dal muro ed esce di casa. Nel frattempo nessuno si è accorto di Vittorio che dorme beatamente sulla poltrona. Appena la scena rimane vuota appaiono Teresa e Tina che litiga-no sottovoce.)

TERESA -       Te l’avevo detto che mi farai arrestare. Dai scappiamo via.

TINA -             Senti, qua sta succedendo qualcosa. Troppi movimenti strani. Diamo un’occhiata!

TERESA -       Ma tu non sei normale. Qui fra qualche minuto rientrano tutti e che gli raccontiamo?

TINA -             Gli diciamo che avevamo sentito dei rumori e ci sembravano i ladri.

TERESA -       Sì, così devo spiegare il fatto della chiave, restituirla e finisce che i ladri siamo noi. Dai retta a me, usciamo finché possiamo.

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TINA -             Ok, andiamo via, ma non perdiamoli di vista.

(Escono di scena non accorgendosi di Vittorio che continua a dormire sul-la poltrona. Mentre sulla scena appare zio Vito. Vecchietto arzillo con passo marziale. Si aggira per la stanza e vedendo Vittorio sulla poltrona lo chiama)

VITO -             Hei, Soldato! Così si fa la guardia? In pigiama?

VITTORIO – (Assonnato)Chi sei, che vuoi?

VITO -             Sangue di giuda, è così che ci si rivolge a un superiore. Stai sull’attenti e dimmi, dove si trovano le latrine?

VITTORIO – Che cosa sono le latrine?

VITO -             Andiamo bene, non sai neanche che cosa sono le latrine. Giova-notto! Dove fai i tuoi bisogni (guarda Vittorio disgustato). Lasciamo stare, non vinceremo mai la guerra se un soldato non sa neanche indicarti dove stanno i cessi. Figurati il nemico! Provo a vedere di là (si avvia verso il balcone) Ah, all’aria aperta. Così si rinvigoriscono lo spirito e il corpo! (Rientra

e trova Vittorio intento a giocare con il suo tablet) Cosastai facendo?

VITTORIO – La guerra.

VITO -             La guerra? Bene! E come ti chiami?

VITTORIO - Vittorio!

VITO -             (Accendendosi in volto e scattando sull’attenti) Vittorio.Vittorio Emanuele! Maestà! Maestà, mi perdoni. Non vi ho rico-nosciuto subito. Ma, vi trovo diverso. Che cosa avete cambia-to. Ah, i baffetti. Ah, siete in incognito! Maestà, venite se-guitemi. Mi sembrate anche più alto, più giovane.Vi siete truccato bene! Venite, venite. Vedremo di studiare una tattica per vincere la guerra e poi chiameremo anche il Generale Messe e io suonerò di nuovo le campane! Eia, eia, alalà. Lei lo sa che io col generale Giovanni Messe … (nel frattempo escono di

scena e subito dopo appare Martina con un quadro raffigurante zio Vito in divisa, altero)

MARTINA -    Uffa se pesa. Ok, tutto a posto. (Nel frattempo che appende il quadro arrivano Luisa e Alberto trafelato) Papà ma che ti èsuccesso sei tutto bagnato!

ALBERTO -    Ma che diavolo ne so. Passando sotto il balcone qualcuno ha buttato dell’acqua!

MARTINA -    Papà ma stai puzzando!

LUISA -          Già Alberto, sembra puzza di ….

ALBERTO -    Piscio.

MARTINA -    Ma dai papà sarà acqua marcia, chi vuoi che si metta a fare la pipì dal balcone.

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ALBERTO -    Già, comunque vado a farmi la doccia, mi sembra di stare in un bagno pubblico. Certo è anche tardi. Luisa, mi faccio la doc-cia e vado a letto, sono distrutto.

LUISA -          Beh, anch’io, mi sento distrutta. Troppe emozioni, troppe sor-prese. Vado a letto anch’io, non ho neanche fame e tu Martina?

MARTINA -    Visto che zio è sistemato nella mia stanza, vado a dormire in mansarda. Mi prendo due biscotti e vado a letto anch’io. Doma-ni c’è da studiare tutta l’organizzazione. Allora, sincroniz-ziamo gli orologi.

ALBERTO -    Martina, ti sei fissata! Ma, che vuoi sincronizzare. Domani chi si alzerà per primo prepara la colazione e sveglia gli al-tri. Sperando che non si svegli prima zio Vito.

LUISA -          A proposito, diamo un’occhiata? Controlliamo?

ALBERTO -    Lascia stare, quando zio si sveglia si sente. Per carità non rischiamo di svegliarlo. Va bene, dai andiamo tutti a letto.

(Si avviano tutti verso le proprie camere si abbassano le luci, è un al-tro giorno. Al riaccendersi delle luci si sente bussare violentemente al portone, Tina e Teresa si sono accorte che Vittorio non è nel suo letto.)

TINA - TERESA – Aprite, aprite. Fate uscire Vittorio, dove lo avete na-scosto. Ladri, assassini. Ridateci Vittorio!

(Tutta la famiglia si precipita ad aprire e resteranno per tutto il tempo a parlare con le spalle rivolte al pubblico, rinfacciandosi accuse e so-spetti e nel frattempo zio Vito e Vittorio sgattaioleranno dalla stanza arrivando sul proscenio)

VITO -             Maestà ci hanno scoperti! Qui bisogna trovare una via di fuga! Voi conoscete un modo per scappare da questa casa?

VITTORIO       Sì, saltando dal balcone, si arriva nella stanza da letto di mia zia.

VITO                   Zia Clotilde! Si trova qui? E’ rientrata dalla Francia? Bene Maestà. L’aiuto a saltare dal balcone. Io coprirò la fuga fer-mando i nemici!

(Si avvieranno verso il balcone, nel frattempo la rissa fra vicini di ca-sa si è sedata e Alberto chiude la porta gridando)

ALBERTO -    E non vi permettete mai più di bussare a casa mia! Due pazze furiose! Ma che idea, pensare di trovare quella peste di Vit-torio a casa nostra, roba da manicomio criminale! (Si girano e vedono zio Vito che rientra dal balcone) Zio che cosa ci faifuori dal balcone?

VITO -             Sono andato a … a fare pipì!

ALBERTO - LUISA – MARTINA -             Cosa!!!

VITO -             Si ho visto la latrina all’aria aperta e ho fatto pipì.

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LUISA -          Andiamo bene. Zio che non ti salti in mente di fare altre co-se. Adesso Alberto ti accompagna in bagno, che è nel corridoio vicino alla camera tua. Non c’è bisogno che vai fuori.

ALBERTO -    Dimmi zio. Anche ieri sera sei andato a fare pipì fuori?

VITO -             Certamente. L’aria fresca rinfresca e rinvigorisce!

MARTINA -    (Guardando disgustata suo padre) Oh, papà che schifo!

ALBERTO -    Vado a farmi un’altra doccia. Stavolta con la candeggina!

LUISA -          Vado a prendere gli indumenti di papà e li vado a buttare!

MARTINA -    (Ridendo di gusto) Oh, zio! Ma che combini. Lo sai che haifatto la pipì addosso a papà!

VITO -             Tuo padre non mi è mai piaciuto. Ha sempre parlato male del Re! (Guardando il suo ritratto compiaciuto) Vedi Mafalda.

MARTINA -    (Puntualizzando) Martina.

VITO -             (Seguendo il suo ragionamento) Lì avevo ricevuto la Gran Crocedi Guerra direttamente dal Generale Messe. Eravamo nel campo di battaglia, accerchiati dal nemico e si sentì la voce del generale gridare: “Chi di voi si chiama Campanella?” Io stri-sciando arrivai da lui e gli dissi: “Io, generale, sono il soldato Vito Campanella” “Soldato, io farò di te un comandante se mi aiuterai a uscire da questo accerchiamento. Vedi quel campanile là in fondo. Tu dovrai arrivarci senza farti ammaz-zare e quando sarai lì, comincia a suonare le campane più for-te che puoi. Mi servirà per distrarre i nemici e sferrare l’attacco! Te la senti?” Generale, perché avete scelto proprio me? “Perché è un segno del destino, tu ti chiami Campanella e io mi chiamo Messe. Vedrai assieme che Festa gli faremo”. E fu così che io strisciando per un chilometro fra i cespugli arri-vai al campanile mi misi a suonare con tutta la forza che mi era rimasta e … vincemmo la battaglia!

MARTINA -    Si, però avete perso la guerra!

VITO -             Abbiamo perso? Sei sicura?

MARTINA -    (Guardandolo con affetto e consolandolo) Beh, mi pare di sì. Oforse, ancora no. Magari, se tu pensi a una strategia.

VITO -             Brava Mafalda, appena ritorna il Re ne parliamo.

(Rientrano in scena Luisa seguita da Alberto)

ALBERTO -    Lascia stare questi discorsi e vieni con me, andiamo in bagno, ma no lì (indicando il balcone). Bisogna andare in casa. Fuori ti vedono, c’è il nemico bisogna stare nascosti!

MARTINA -    Povero zio che tenerezza. Crede ancora che ci sia il Re.

LUISA -          Sì, che tenerezza. Ho dovuto buttare anche le scarpe di tuo padre, puzzava tutto. Comunque speriamo, che adesso tutto pro-ceda per il meglio.

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(Squilla il telefono e Martina va a rispondere)

MARTINA -

Si pronto, sono la figlia. Un attimo le chiamo mio padre.

LUISA -

Ma chi è?

MARTINA -

Una certa Gioia.

LUISA -

Gioia?!  Aspetta  rispondo  io.  Si  buongiorno,  sono  la  moglie

dell’ingegnere Alberto Marino, dica pure a me. Mio marito non

ha  segreti  per  me.  Ah  deve  parlare  direttamente  con  lui.  Mi

dica Gioia, lei quanti anni ha?

(Nel frattempo arriva Alberto che le strappa il telefono dalle mani)

ALBERTO -    (Rivolto alla moglie e sotto lo sguardo incredulo della fi-glia) Ma sei scema? (Poi parlando al telefono) Oh, si Gioia midica. No, ma lasci perdere. Cosa? Mia moglie le ha chiesto quanti anni ha? No le avrà detto … quanti vani ha. Le avevo detto che avrebbe potuto procurarci una casa in affitto e vo-leva chiederle quanti vani ha? Comunque, mi dica. Ah, quindi la persona interessata vuole vedere la casa? Giusto oggi. (Fra i segnali della moglie e della figlia per prendere tempo) Beh,se potevamo rinviare, anche perché ci stavamo ripensando. Co-sa?! Ha già versato la caparra. Che fretta! Va bene, d’accordo. Le farò sapere! (Rivolto a Luisa e Martina) Siamo nei guai!

LUISA -          Che succede?

ALBERTO -    Qualcuno ha già comprato la nostra casa e sta venendo a veder-la.

MARTINA -    Cioè, uno prima compra casa e poi la vede? Ma si può essere così, così …

LUISA -          Così sfortunati! C’è gente che aspetta anni prima di riuscire a vendere casa e noi neanche il tempo di pensarci … Alberto che bella idea che hai avuto!

ALBERTO -    Adesso non accanirti. Proviamo a trovare una soluzione! (Dopo qualche secondo suona il citofono. Tutti e tre si guardano in silenzio)

Fermi non rispondiamo, si stancherà. Nel frattempo cerchiamo di trovare una soluzione. (Il citofono continua a suonare an-cora un paio di volte e poi silenzio) Ok, sembra che si siastancato. Martina prova a vedere dal balcone se c’è qualcuno.

MARTINA          (Si avvia verso il balcone si affaccia cautamente, poi rien-trando) Missione compiuta. Non si vede nessuno!

LUISA -          Per stavolta l’abbiamo scampata! (Non finisce di parlare che si sente bussare alla porta) Stavolta a Teresa le spacco lafaccia! (Apre con violenza il portone e sulla soglia appare un uomo elegantemente vestito, ma dall’aspetto strano, capelli con riporto, occhiali e quant’altro si ritiene necessario per caratterizzare fisicamente il soggetto. Nella foga Luisa rie-

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sce  a  sillabare)  Vuoi  che  ti  sp….  (Cambiando  repentinamente

tono) Buongiorno desidera?

(Scena III)

Ovidio e Detti

OVIDIO –       Ovidio Bellassai, piacere. Posso?

ALBERTO -    Sì, dica. Ha bisogno di qualcosa?

OVIDIO –       Ero venuto per vedere la casa. Sono l’acquirente. Avevo suona-to al citofono ma non rispondeva nessuno. Poi una signora gen-tilissima mi ha detto che eravate in casa e mi ha fatto sali-re.

LUISA -          La signora Teresa, immagino. Vero?

OVIDIO –       Esatto, è stata così cortese.

LUISA -          Oh, si è una carissima amica.

ALBERTO -    Che strano. Noi non abbiamo sentito nulla. (Ammiccando) Vuoi vedere che si è di nuovo rotto il citofono. Ci scusi signor Basilio …

OVIDIO –       Ovidio

ALBERTO -    Ovidio, mi scusi. Non è un nome comune.

OVIDIO –       Oh, si, la buonanima di papà era fissato con le poesie di Ovi-dio e così … eccomi qua! Ovidio Bellassai (Ovidio accompagnerà la conclusione di ogni suo intervento con un sorriso da ebete e gli interlocutori gli faranno il verso.)

ALBERTO -    Bene, signor …. Ovidio. Ci dica, possiamo fare qualcosa?

OVIDIO –       Ero venuto per dare un’occhiata alla casa.

ALBERTO -    E come mai?

OVIDIO –       Oh, bella. L’ho comprata!

ALBERTO -    Ma se la deve ancora vedere.

OVIDIO –       Oh, è solo un dettaglio, allora da dove iniziamo? (Alberto e gli altri si guardano smarriti)

LUISA -          Martina, mostra la cucina al signor Benito.

OVIDIO –       Ovidio.

LUISA -          Scusi, Ovidio. Ma lei ha un nome così ….

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OVIDIO –       Oh, sì. La buonanima di papà era fissato ….

Tutti  -        E basta abbiamo capito!

Alberto -    Prego si accomodi pure (indicando la cucina, Ovidio avanti e Martina dietro. Resteranno in scena Alberto e Luisa) Qui biso-gna escogitare un piano, proviamo a denigrare l’impianto idri-co, l’impianto elettrico, muffe umidità. Dobbiamo fare in modo che sia lui a pentirsi dall’affare. Perché se siamo noi a ti-rarci indietro, siamo tenuti a dare il doppio della caparra.

LUISA -          Ci mancherebbe solo questa, e dove li prendiamo? Ma tu guarda questo cretino che fretta che ha avuto a darci i soldi. Ma ti pare una cosa normale? C’è un mondo fuori che non vuole pagare e questo deficiente non vede l’ora di cacciare fuori i soldi. Andiamo, tentiamo di descrivere al peggio la nostra casa. (Si avviano verso la cucina ed entra in scena zio Vito)

(Scena IV)

Vito, Vittorio e Detti. Poi Teresa e Tina

VITO -             Ma dove mi hanno portato? Ma dove sono andati a finire tut-ti?(Si gira attorno e avvicinandosi al balcone vede Vittorio che fa gesti per farsi aprire) Maestà siete di nuovo qui? Macome avete fatto?

VITTORIO       Per punizione mi hanno chiuso nella camera e io sono scappato di nuovo dal balcone.

VITO -             Bravo! Allora nascondiamoci non facciamoci trovare. Seguitemi! (Rientrano di nuovo nella stanza mentre in scena riappaiono Ovidio e gli altri.)

LUISA -          Quindi, come le dicevo, Non c’è un rubinetto che funziona.

OVIDIO –       Ma si li cambieremo non è questo il problema.

ALBERTO -    Ma non solo i rubinetti, ci sarà da cambiare tutto l’impianto idrico!

OVIDIO –       Non si preoccupi, provvederemo!

MARTINA -    Anche la fognatura ogni tanto si intasa!

LUISA - ALBERTO – Brava Martina! Che tesoro di figlia!

OVIDIO –       Ma si non vi preoccupate non chiederò uno sconto sul prezzo. Tranquilli! (Nel frattempo si è accorto del quadro e si ferma a contemplarlo, i tre approfittano per scambiarsi qualche bat-tuta.)

ALBERTO -    Ragazze questo non lo convinciamo. Adesso voi allontanatevi, magari andate a controllare zio Vito. Io nel frattempo, provo a scoprire, perché questo imbecille si è fissato a comprare la nostra casa. Devo capire cosa c’è dietro. Non mi arrendo. An-date, coraggio. (Luisa e Martina restano ancora in scena. Poi rivolto ad Ovidio) Le piace quel quadro?

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OVIDIO –


Si mi ricorda tanto papà. Sa la buonanima di papà era fissato ….


ALBERTO -


Con le poesie di Ovidio?


OVIDIO –


No, anzi sì. Ma anche con le divise militari. E le colleziona-va pure sa. Una vera e propria passione. (Poi rivolto verso il quadro) E’ un suo parente.


ALBERTO -


Si mio zio.


OVIDIO –


Morto?


ALBERTO -


No.


LUISA -


Si!


ALBERTO -    Luisa! Sei ancora qua?(Luisa e Martina entreranno nella stanza

di zio Vito, mentre Alberto continuerà a colloquiare con Ovi-dio)- Quindi signor Egidio


OVIDIO –


Ovidio!


ALBERTO -


Si, va bene. Adesso non sottilizziamo!


OVIDIO –


No guardi, mi chiami pure come vuole. Ma io lo faccio per pa-pà, sa lui amava tanto ….


ALBERTO -    Le poesie …. E basta, abbiamo capito. L’unica cosa che io non riesco a capire è come mai si è così incaponito a comprare ca-sa mia!


OVIDIO –


Ma le dispiace aver trovato un compratore?


ALBERTO -    Sì! (Correggendosi subito) No, è che vogliamo essere sicuri di vendere a una persona che la ami e la curi, sa noi ci abbiamo trascorso momenti felici, c’è cresciuta nostra figlia.


OVIDIO –


Guardi lei può stare tranquillo. Sono anni che proviamo a cer-care casa in questo Palazzo.


ALBERTO -


Addirittura! E come mai!


OVIDIO –


Magari lei penserà che io sia uno stupido …


ALBERTO -


No e quando mai …


OVIDIO –


Ma quando con la povera mamma …


ALBERTO -


Morta?


OVIDIO –


Chi?


ALBERTO -


La povera mamma.


OVIDIO –


(Reagendo violentemente in maniera imprevista) No, per carità.Mamma sta ancora benissimo, ed è a casa che mi aspetta. Come le viene in mente.


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ALBERTO -    Sa, lei ha detto io e la povera mamma, ho pensato …

OVIDIO –       No, dicevo povera, nel senso di cara mamma.

ALBERTO -    Oh, allora mi scusi non volevo …

OVIDIO –       No niente. Quindi, le dicevo quando con la mamma uscivamo dal-la S. Messa insieme alla povera zia Letizia ….

ALBERTO -    Viva!

OVIDIO –       Chi? La povera zia Letizia?

ALBERTO -    Eh!

OVIDIO –       No, la povera zia Letizia ci ha lasciato sei mesi fa. (Si fa

il segno della Croce)

ALBERTO –    Signor Erminio, si decida è povera se è viva o è povera se è morta!

OVIDIO –       Ovidio!

ALBERTO -    E poi anche suo padre, con questo nome …

OVIDIO –       Ma lei ce l’ha con la mia famiglia? La prego di rispettare so-prattutto i morti, anche perché le confesso che io quando si parla di papà e di zia e come se li avessi qua presenti. Co-munque, le interessa sapere perché voglio comprare questa ca-sa. E’ presto detto. Ogni Santa Domenica uscendo dalla Chiesa e passeggiando per la piazza con mamma e zia, mi dicevano sem-pre: “Ovidio come sarebbe bello stare affacciati dal balcone di quel palazzo ed avere di fronte la Chiesa. Ovidio non è che ci farai morire con questo desiderio?” E sa cosa mi disse zia Letizia prima di chiudere gli occhi: “Ovidio, io muoio con questo desiderio, ma vedi di accontentare tua mamma, perché altrimenti io tutte le sere ti vengo a trovare in sogno per ricordartelo.” E lei lo sa cosa mi succede tutte le notti?

ALBERTO -    La viene a trovare zia?

OVIDIO –       No, peggio! Mi manda papà. Signor Alberto è un inferno, io la sua casa la devo comprare per forza!

ALBERTO –    Però, che cara zia eh?

OVIDIO –       Lei era molto affezionata alla mamma.

ALBERTO -    Quindi a lei, tutte le sere la viene a trovare papà. E che le dice?

OVIDIO –       Oh, sa che questa è bella. Non dice nulla, mi fa solo dei ge-sti e dei segni con la faccia cattiva come se volesse dirmi qualcosa, ma non parla. Però, guardi io mi sveglio tutte le notti tutto sudato e con il cuore che mi sbatte come una cam-pana!

ALBERTO -    (Rimuginando) Come una campana eh? (Cambiando atteggiamento) Signor Ovidio, venga. Lasci perdere gli incubi. Voleva vedere

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la vista sulla Piazza dal balcone? Venga, si accomodi. Affac-ciamoci dal balcone, così poi lo racconterà a mammà. (Fa stra-da a Ovidio e gli indica il balcone) Prego dopo di lei. (Appe-na Ovidio esce sul balcone, chiude dietro di lui le imposte, lasciandolo da solo e parlandogli da dietro i vetri) Oh, mache sfortuna un colpo di vento ha chiuso i battenti e adesso si sono incastrati. Ma, non si preoccupi, si goda il panorama che io nel frattempo cerco gli attrezzi per sbloccare il mec-canismo. Stia tranquillo solo qualche minuto e sarò da lei. (Di corsa, chiude la tenda e va a cercare Luisa e la figlia) Ma dove vi siete cacciate? (Si dirige verso la camera dello zio) Ma non sentite che vi chiamo uscite, forse ho trovato lasoluzione! (Dalla camera escono Luisa Martina e lo zio, mentre Vittorio fa capolino fra di loro) Vittorio! E tu che ci fai acasa mia? Mi farete arrestare per sequestro di persona, se lo scoprono le due pazze!

VITTORIO - Non si preoccupi signor Alberto, mamma e zia pensano di avermichiuso nella camera da letto e sono occupate a preparare dolci e pizzette per il compleanno del capufficio.

ALBERTO -    Ah, lo sai che sono loro le pazze. Pazze e ruffiane!

VITTORIO - E se non lo so io chi dovrebbe saperlo.

ALBERTO -    Bravo sei un ragazzo in gamba. Mi piaci e anche tu puoi esser-ci utile. Quindi, ascoltatemi (Alberto illustrerà ai presenti

il  suo  piano  che  il  pubblico  non  dovrà  scoprire.  Quindi  la

spiegazione sarà sottolineata da un brusio/rumore/musica e ge-sticolazioni da parte di tutti) E’ tutto chiaro? Mi fido divoi! Zio, mi raccomando anche qui c’è da vincere una batta-glia. Quindi, orecchio alle campane!

VITO -             Sì, ma dov’è il Generale?

ALBERTO -    Io sono il Generale Messe, soldato Campanella! Vedrai ....

TUTTI -          Che bella festa gli faremo (Tutti di corsa si andranno a pre-parare per la sorpresa che faranno a Ovidio)

ALBERTO -    (Dirigendosi verso la porta finestra con un cacciavite) Arrivosignor Ovidio. Arrivo, ancora un attimo e sarò da lei (Apre la porta finestra ed esce Ovidio)

OVIDIO -       Per un attimo ho pensato che si fosse dimenticato di me.

ALBERTO -    Ma scherza, e quando mai potrei dimenticarmi di lei, dove lo trovo un altro compratore. Lei è sempre intenzionato a compra-re, vero?

OVIDIO -       Oh, guardi. Non vedo l’ora di raccontarlo a mammà. Sarà una bella sorpresa.

ALBERTO -    (Sorridendo sarcastico) Certo, le faremo una bella sorpresa alei alla mamma e pure alla zia!

OVIDIO -       E pure a papà!

ALBERTO -    Già certamente anche a papà!

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(Mentre loro parlano, Ovidio noterà, che dal quadro dello zio si muove-ranno gli occhi e la bocca e spaventato si rivolgerà ad Alberto)

OVIDIO -       Ha visto il quadro?

ALBERTO -    Certo è quello dello zio Vito, buonanima!

OVIDIO -       Buonanima?

ALBERTO -    Eh, sì. Gliel’ho detto, zio Vito non c’è più. Perché me lo chiede. (Fintamente disinteressato) Cos’ha visto?

OVIDIO -       Oh, guardi. Lei non mi crederà ma io ho visto che si muovevano gli occhi e la bocca! (Nel momento in cui lo dice si ripete il movimento) Guardi, guardi anche lei.

ALBERTO -    (Naturalmente Alberto ha visto, ma durante tutta la scena, da qui in avanti farà finta di non vedere e di non sentire nulla di tutto ciò che accadrà) Signor Ovidio, lei mi sembra troppostressato. Non c’è nulla di strano nel quadro. Guardi.

OVIDIO -       Sì, forse ha ragione lei. Sono troppo stressato. La casa, la mamma, la morte di zia! Mio padre che mi viene in sonno tutte le notti!

ALBERTO -    Una vita d’inferno! (Su questa frase si sentirà il rumore di catene e urla da oltretomba)

OVIDIO -       (Spaventatissimo) Ha sentito?

ALBERTO -    No, nulla! Perché, lei ha sentito qualcosa?

OVIDIO -       Signor Alberto, la prego! Qui c’è qualcosa che non va. Sento e vedo cose strane!(Nel frattempo entrerà vestito da Angelo Vit-torio che si andrà a sedere sulla poltrona) E quello chi è?

ALBERTO -    Scusi signor Ovidio, quello chi?

OVIDIO -       Guardi sulla poltrona ci sta osservando! (Vittorio, incuriosi-to da un tubo che si troverà appoggiato su un mobile, si muo-verà in silenzio verso l’oggetto. Luisa e Martina, anche loro vestite tutte di bianco, come dei fantasmi, usciranno gridando e si riporteranno dentro Vittorio. Anche Ovidio spaventato grida)

ALBERTO -    Ma che cos’ha. Mi vuol far morire di paura!

OVIDIO -       Sarò io, a morire di paura! Non mi dica che non ha visto nul-la!

ALBERTO -    Ma lo sa che è veramente strano. Io continuo a non vedere e non sentire nulla! Vuol vedere che adesso mi dice anche, che sente il suono delle campane? (Con intenzione rivolgendosi a-gli altri, non sentito ripete più forte per farsi sentire da-gli altri) Vuol vedere che adesso mi dice anche, che sente ilsuono delle campane?

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OVIDIO -       Per carità signor Alberto, non mi prenda in giro. Cosa crede, che sia pazzo? (Nel frattempo comincerà a sentirsi uno scampa-nio, ma Ovidio resisterà e farà finta di non sentire nulla) Havisto, non sento nulla!

ALBERTO – Infatti, non c’è niente da sentire!  (Continua lo scampanio)

OVIDIO -       (Sempre più spaventato) Già non c’è niente da sentire! Non so-no mica pazzo!(A questo punto tutto vestito di bianco ma con divisa militare entrerà strisciando e correndo zio Vito al grido di battaglia Eia Eia Alalà! Seguito dagli altri che a soggetto interpreteranno anch’essi le anime dell’aldilà Ovidio terrorizzato salirà su una sedia nell’indifferenza di Alberto che fingerà di non vedere e di non sentire nulla. Fin quando dalla porta finestra che dà sul balcone, rimasto aperto, en-treranno Teresa e Tina come delle furie alla ricerca di Vitto-rio. Appena si accorgono che il bambino si trova lì, si avven-teranno su Alberto, che tenterà di parare i colpi) Ma almenoqueste le sente? Non sono fantasmi! (Alberto, difendendosi al-la meno peggio, andrà ad accompagnare alla porta Teresa, Tina e Vittorio. Chiudendo anche le imposte che danno sul balcone) Quindi anche lei vede, anche lei ha sentito. Non sono pazzo!

ALBERTO –    Ma che c’entra, quelle sono anime dannate! Anime cattive, quelle le vedono e le sentono tutti!

OVIDIO -       Anime dannate! Oh, mamma, aiutami tu! Questa è una casa male-detta! Tenetevela, non la compro più! Non mi interessa!

ALBERTO –    (Fintamente arrabbiato) E no, caro mio lei ha pagato anche lacaparra!

OVIDIO -       (Fuggendo dalla casa) Tenetevi anche quella! Qui non ci entre-rò mai più né vivo né morto (Urla delle finte anime) E non passerò mai più neanche da questa Piazza! (Via)

ALBERTO -    (Si accerterà che Ovidio si sia allontanato, poi chiuderà la porta e rivolgendosi ai presenti) Ce l’abbiamo fatta! Abbiamosalvato la casa ….

LUISA – MARTINA - E la caparra!

ALBERTO -    E la caparra!(Scena di abbracci e gaudio tra Alberto, Luisa e Martina, mentre zio Vito si accomoderà sulla poltrona) Bene!Adesso possiamo rilassarci, anche tu zio, sei stato grande. Tutto procede come da copione. Abbiamo la pensione, abbiamo salvato la casa e ci teniamo pure la caparra!

(Scena V)

Detti, Prof. Petruzzelli e Ispettore Pesce

(Si sente bussare violentemente alla porta. Dall’esterno si sentirà il Prof. Petruzzelli urlare)

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PROF.-             Tenetelo fermo. Non fatelo scappare, non è pericoloso. Aprite, sono il Professor Petruzzelli!

ALBERTO -    (Precipitandosi ad aprire, nella costernazione generale) Mache diavolo succede ancora!

PROF. -          Dov’è, dov’è? Non fatelo scappare! Dove si è nascosto? (Accor-gendosi dello strano abbigliamento e del trucco dei presenti, ancora vestiti da fantasmi) Ma state bene?

ALBERTO -    Sì, ci stiamo preparando per il Carnevale. Ma insomma, mi vuo-le spiegare lei cosa sta succedendo? A chi sta cercando?

PROF. -          E’ stato qui un certo Ovidio Bellassai?

TUTTI -          (Preoccupati) Si, perché? Cos’ha fatto?

(Dal balcone si sentirà gridare l’Ispettore Pesce che è rima-sto sospeso fra i due balconi confinanti)

PESCE -          Aiutatemi! Sono rimasto incastrato! Aprite! Salvatemi! Cado!!

(Tutti si dirigeranno verso il balcone ad aiutare l’Ispettore a scavalca-re il balcone)

ALBERTO -    Ma lei che ci fa lì! Ma, che sta succedendo? Siete impazziti?

Cosa volete?

PESCE -          (Viene soccorso da Luisa e Martina, Pesce le guarda preoccupa-to) Oddio, sono già morto!

PROF. -          Stia tranquillo ispettore i signori si stanno solo preparando al Carnevale. (Sottovoce) mi raccomando sono molto tesi, non li faccia spaventare, si rilassi anche lei. Bellassai è già passato di qua.

PESCE-             State calmi, non è successo niente! Vi proteggiamo noi!

TUTTI -          Meglio di no! Lasci perdere, non è il caso!

PESCE -          Professore, è riuscito a bloccare il Bellassai?

PROF. -          Ma ché! Ci è sfuggito ancora!

TUTTI -          Ma perché lo cercate, si può sapere chi è e cosa ha fatto?

PROF. -          Glielo spieghi lei ispettore!

PESCE -          Ci mancherebbe. Tocca a lei.

PROF. -          Non sia mai, è lei che rappresenta l’autorità, proceda pure.

PESCE -          Ci mancherebbe altro. Io la Legge, ma lei la Scienza, proceda pure (continueranno a scambiarsi convenevoli a soggetto fin quando interverrà Alberto)

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ALBERTO -    Ma insomma la volete finire di farvi complimenti. Diteci che sta succedendo!

(A questo punto simultaneamente Il Professor Petruzzelli e l’ispettore Pesce prenderanno la parola sovrapponendosi “a soggetto”)

ALBERTO -    Ora basta! Si può sapere chi è Ovidio Bellassai?

PROF. -  PESCE      (All’unisono) Un Pazzo!

TUTTI -          Un Pazzo? Che vuol dire un pazzo!

PROF. -          Se permettete, parla la Scienza. Il povero Ovidio da quando gli è morta la mamma ….

ALBERTO -    Ah, quindi gli è morta la mamma. L’avevo detto io, “la povera mamma”

PROF. -          Cosa gli aveva detto che era viva, vero? Si lui si è convinto che la “povera mamma” sia sempre lì ad aspettarlo, per trasfe-rirsi nella loro nuova casa. Povero figliuolo, non riesce a rassegnarsi.

PESCE -          Si povero figliuolo. Prima l’ha ammazzata con una martellata in testa e dopo “povero Ovidio, non riesce a rassegnarsi”

PROF. -          Eh caro Ispettore e lo stress della vita moderna ….

LUISA -          Scusate, volete dire che noi abbiamo avuto un assassino in ca-sa? (Ha un mancamento sorretta dalla figlia e dal marito)

MARTINA -    Mamma, tranquilla è tutto finito. Almeno, per stavolta l’abbiamo scampata.

ALBERTO -    Scusi Ispettore, e voi lasciate un pazzo assassino a piede li-bero?

PROF. -          Ma Ovidio non ha mai fatto del male a nessuno. Ha solo, come dire, ammazzato la mamma ….

PESCE -          E si è tolto il pensiero!

PROF. -          Comunque, Ispettore, mi pare che qui non ci resta nient’altro da fare. Possiamo lasciare i signori nella loro tranquillità familiare. (Si accorge di zio Vito sulla poltrona che ha un’espressione beata) Che caro vecchietto, che bella cera cheha? (Gli dà una rapida occhiata e sentenzia) Lei camperà cent’anni. (Con l’Ispettore Pesce si avvieranno verso l’uscita, quando quest’ultimo girandosi si rivolge ai presen-ti)

PESCE -          Dimenticavo un dettaglio, se Ovidio Bellassai vi ha lasciato assegni bancari strappateli pure perché sono falsi, carta

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straccia. Una buona giornata a tutti! E state sereni! (Usci-ranno di scena mentre i presenti rimarranno a bocca aperta)

MARTINA -    Papà, come ha pagato la caparra il signor Ovidio?

ALBERTO -    (Sconvolto inebetito) Con un assegno!

LUISA -          Addio caparra! Era troppo bello per essere vero.

ALBERTO -    (Rassegnato) Già,ancora un’altra fregatura. Coraggio Luisa,mi sa che ci dobbiamo accontentare della pensione di Zio, al-meno quella è sicura ….

(Nel frattempo Martina si è accorta che zio Vito si è acca-sciato e si accosta a lui)

MARTINA -    Mamma,  papà.  Mi  pare  che  zio  Vito  non  si  senta  molto  bene!

Forse le troppe emozioni!

LUISA -          Martina, per favore non fare la iettatrice.

ALBERTO -    Zio Vito, non fare il solito dispettoso! Vuoi morire proprio adesso? (Zio Vito, comincerà ad avere convulsioni) Zio Vito! Non ti azzardare a morire proprio ora!

MARTINA – Mamma, papà. Salviamo zio Vito!

(Alberto e Luisa si guarderanno negli occhi e all’unisono)

ALBERTO – LUISA – Salviamo zio Vito? La pensione! Salviamo la pensione!!(Si precipiteranno, quindi a soccorrere zio con respirazione , massaggio cardiaco, gambe in aria etc.) Le campane, suonate lecampane! Su questa ultima scena convulsa, sottolineata dallo scampanio calerà il sipario)

FINE


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