Sangue sul velluto

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Sangue sul velluto

Dramma giallo in due atti

di Paolo Corsi

Personaggi

Bernardo De Matteis

Lorenzo De Matteis

fra' Giocondo da Fiesole

Maddalena Masi

Valentino Masi

Bruno Sandri

Eleonora Marchini

Ufficiale di polizia

La vicenda si svolge in una cittadina del basso Tirolo italiano, sul finire dell’800

2007
ATTO PRIMO

Scena prima

(Lo studio nella casa padronale. Moderato lusso, austeri quadri alle pareti, armadi con fascicoli e libri. Scrivania con documenti, penna e calamaio. Bernardo è in piedi alla finestra e guarda fuori. Entra Lorenzo.)

LORENZO: mi hai fatto chiamare, che vuoi?

BERNARDO: (si gira, guarda Lorenzo e si siede alla scrivania) E’ tanto difficile per te immaginarlo? Non ti sei posto il problema di come mandare avanti la baracca ora che mio padre … che nostro padre, non è più qui a dirigere gli affari?

LORENZO: Ora che nostro padre è morto! Non avere paura di dire le cose come stanno.

BERNARDO: si, ora che lui è morto, va bene? Ora che ha lasciato i suoi cari e la grande responsabilità di gestire una filanda con sessanta dipendenti, che danno di che vivere ad altrettante famiglie.

LORENZO: (si alza e accenna a Bernardo seduto alla scrivania, poi in tono ironico) Qualcosa mi suggerisce che tu qualche idea in proposito ce l’abbia già.

BERNARDO: sarebbe troppo facile per me ricordarti che davanti alla legge mio padre aveva, ed ha, un solo figlio e che quel figlio non sei tu. Se sei qui è solo perché gli porto rispetto anche dopo morto e per quanto non sia mai riuscito a farmene una ragione, devo tener conto del fatto che ti ha sempre trattato come un figlio.

 LORENZO: forse l’aver ingravidato mia madre dandomi l’occasione di venire al mondo può giustificare la sua attenzione, non trovi?

BERNARDO: la follia di una notte nel baraccone di una compagnia di saltimbanchi, vittima della seduzione di un’arpia.

LORENZO: e che dire del matrimonio di convenienza con una donna che non ha mai amato ma il cui nobile casato ha garantito la nascita di questa fortuna? (accenna a ciò che gli sta intorno)

BERNARDO: non ti permetto di insultare la memoria di mia madre!

LORENZO: ed io quella della mia!

BERNARDO: va bene, lasciamo perdere le vicende del passato. Pace alle anime loro. Ma ora guardiamo in faccia la realtà. Sai anche tu che le cose non stanno andando bene. Il settore è in crisi, ci stiamo appena riprendendo dopo la malattia dei bachi, la Francia e l’Oriente minacciano il nostro mercato, i dazi sulle esportazioni sono sempre più alti e per di più, grazie al governo di Vienna, è aumentato anche il costo del personale.

LORENZO: con quello che hai potresti vivere di rendita per le prossime tre vite, perché ti preoccupi tanto? Non dirmi che ti senti responsabile per le operaie e le loro famiglie. Sei un ipocrita! Quando le cose andavano bene, perché nostro padre, non certo tu, le faceva andar bene, di tutta questa povera gente non te ne importava nulla. Ora invece che hai bisogno di tutti per dimostrare di essere alla sua altezza, diventi improvvisamente responsabile e coscienzioso, filantropo persino!

BERNARDO: hai detto bene, potrei abbandonare tutto e pensare a me stesso, ma sono un galantuomo e tengo al buon nome della famiglia e, che tu lo creda o no, anche a tutta la gente che dipende da noi. I De Matteis non hanno mai abbandonato nessuno. Tu piuttosto, non credi che dovresti preoccuparti un pochino per il tuo futuro, visto che non sei destinato ad ereditare un bel niente?

LORENZO: meglio un bel niente che la tua ributtante carità.

BERNARDO: ti sto offrendo molto di più di quello che ti spetterebbe e in verità non so nemmeno perché lo faccio.

LORENZO: questa è anche casa mia Bernardo, anch’io sono cresciuto qui e nostro padre ha tenuto più me che te sulle ginocchia. Non sarà certo l’assenza di un documento notarile a farmi rinunciare a ciò che mi spetta per diritto acquisito.

BERNARDO: la tua arroganza non ha confini. Dovresti essermi grato per quello che sto facendo, anziché minacciarmi.

LORENZO: la verità è che non hai alternative. Se mi scacciassi, nessuno capirebbe e giustificherebbe il tuo gesto. Te li immagini i commenti della gente? “Bernardo non ha atteso un’ attimo dopo la morte di suo padre Pietro e si è liberato del fratellastro Lorenzo per impossessarsi di tutta la proprietà!”. Per te, caro fratello, sono un male necessario.

BERNARDO: questa conversazione mi ha stufato. Decidi quello che vuoi fare e poi fammelo sapere. Credo di avere già troppe cose a cui pensare.

LORENZO: è presto detto. Io faccio parte di questa famiglia e mi occuperò dell’azienda tanto e più di prima, con o senza il tuo permesso.

BERNARDO: perché allora non parti subito per Vienna come avevi programmato e vedi di procurarti qualche nuovo contatto commerciale? La tua lontananza farà bene a tutti e due.

LORENZO: questa è la prima cosa sensata che dici. Partirò domani stesso. (fa per uscire).

BERNARDO: (con sarcasmo) ah .. Lorenzo, nei teatri e nei salotti viennesi non si combinano propriamente gli affari che intendo io … e per di più, certe tue abitudini potrebbero apparire ancora più sconvenienti, ora.

LORENZO: (rispondendo a tono) temi gli scandali, Bernardo? Allora stai molto attento a tutto quello che fai. La gente lo noterà di più, ora.

 (bussano alla porta)

BERNARDO: avanti! (entra fra' Giocondo) .. oh fra' Giocondo, qual buon vento? Accomodatevi.

F.GIOCONDO: Bernardo, Lorenzo … bello trovarvi tutti e due …

BERNARDO: già, bello. Ci stavamo confrontando sul da farsi, ora che …

F.GIOCONDO: certo, certo. Che terribile disgrazia. Ne parla tutto il paese. Vostro padre era molto amato e stimato e tutti quanti hanno ben presente quanto si sia prodigato per la comunità.

BERNARDO: già, il monte dei pegni, la ferrovia, gli alloggi ai doganieri …

LORENZO: il teatro, la biblioteca, la banda cittadina …

F.GIOCONDO: eh si, proprio uno che ha lasciato il segno. Speriamo che sia di esempio.

BERNARDO: beh, io … noi, faremo del nostro meglio.

LORENZO: come vanno le cose al convento, Padre? Ho mandato Bruno a sistemarvi il tetto della chiesa. E’ tutto a posto ora?

F.GIOCONDO: oh si, grazie infinite. Il vostro factotum ha le mani d’oro … che Dio ve ne renda merito! Vorremmo anche noi fare qualcosa per voi …

LORENZO: il conforto delle vostre preghiere è quanto di meglio, non occorre che vi diate altre pene.

F.GIOCONDO: si, si, lo capisco. Ma mi faccio portavoce dei tanti che vorrebbero farvi sentire la loro solidarietà. Insomma, entrambi orfani di madri … ed ora quell’incidente beffardo a vostro padre!

BERNARDO: beffardo?

F.GIOCONDO: beh … Pietro era un cacciatore esperto e maneggiava le armi come pochi sanno. Che gli sia sfuggito un colpo pare proprio uno scherzo del destino.

LORENZO: si stava servendo del fucile a mo’ di bastone per agevolarsi la salita su una rampa, il calcio ha sbattuto ed è partita la rosa di pallettoni che gli ha devastato il volto.

F.GIOCONDO: già, terribile.

BERNARDO: è terribile, si. Tuttavia dobbiamo farcene una ragione ed imparare a guardare avanti.

F.GIOCONDO: parole sagge, Bernardo, è avanti che bisogna guardare.

BERNARDO: continuare il lavoro di nostro padre è la prima cosa che possiamo fare … e, a proposito, è ora che torni a dedicarmi alle faccende della filanda. Tornate a trovarci, padre, sarete sempre il benvenuto. Lorenzo, fai tu compagnia al nostro ospite. (il frate fa un cenno di saluto)

(esce)

F.GIOCONDO: e tu Lorenzo, come stai? Dev’essere stato un duro colpo per te che gli eri così affezionato.

LORENZO: mi ha sempre trattato alla pari di Bernardo ed io gli ho sempre dimostrato la mia riconoscenza. Mi sento della famiglia, anche se..

F.GIOCONDO: anche se non ti ha mai voluto riconoscere come figlio legittimo.

LORENZO: non lo ha mai potuto fare. La moglie gli aveva perdonato la sbandata, ma non avrebbe tollerato un danno a suo figlio Bernardo. Dietro di lei, poi, c’era il suo parentado, una famiglia nobile che già aveva faticato ad accettare quel matrimonio con un plebeo, per quanto benestante.

F.GIOCONDO: avranno avuto anche qualche altra motivazione, per contribuire in maniera così cospicua all’avvio dei suoi affari.

LORENZO: è gente che si aggrappa al passato quando si tratta di esibire il sangue blu per distinguersi dagli altri, ma non si formalizza troppo quando guarda alla consistenza di ciò che ha in cassaforte.

F.GIOCONDO: ad ogni modo, prestare denaro a Pietro è stato senz’altro un buon affare.

LORENZO: erano tempi buoni, la produzione e il commercio del velluto andavano a gonfie vele fino a qualche anno fa. Poi c’è stata la malattia dei bachi ed una serie di altre circostanze sfavorevoli.

F.GIOCONDO: ma ora va meglio, no?

LORENZO: abbiamo ancora qualche difficoltà finanziaria, ma confido che ci riprenderemo presto … salvo sorprese.

F.GIOCONDO: sorprese?

LORENZO: (indugia un momento) Pietro si era indebitato più di quel che credevamo. Lo abbiamo scoperto solo ora. Bisognerà rimboccarsi per bene le maniche.

F.GIOCONDO: quanto potere abbiamo dato al denaro! Persino quello di decidere la nostra felicità. Beato il nostro San Francesco, che più era povero e più era felice.

LORENZO: fra' Giocondo, poco fa mi siete parso perplesso circa l’incidente a  Pietro.

F.GIOCONDO: oh mi dispiace Lorenzo, non volevo dare questa impressione … è che è più forte di me: quando un fatto non mi è del tutto chiaro, non riesco a stare in pace.

LORENZO: e che c’è di poco chiaro? Si era allontanato dal gruppo per seguire le tracce di un capriolo. Quando abbiamo udito lo sparo siamo corsi subito là tutti. Uno spettacolo orribile … (improvvisamente guarda allarmato il frate) non sospetterà che si sia …

F.GIOCONDO: suicidato? E chi può saperlo. Certo che, alla luce di ciò che mi stai raccontando … Ma lasciamo stare, devo imparare anch’io ad accettare serenamente anche ciò che non capisco. Dovrebbe essere scontato in un religioso, non trovi?

LORENZO: siete un uomo anche voi …

F.GIOCONDO: sacrosanta quanto ignorata verità.

LORENZO: vogliamo fare un giro per la filanda? Abbiamo fatto parecchi ammodernamenti dall’ultima volta che siete stato qui. Ve li voglio mostrare.

F.GIOCONDO: non mi posso trattenere ancora a lungo, ma un breve giro lo farò volentieri.

LORENZO: forza, allora. Andiamo.

(escono).

Scena seconda

(magazzino dei filati. Bruno sta sistemando alcune stoffe nelle casse per la spedizione. Entra Maddalena con un cesto di vivande)

MADDALENA: è permesso?

BRUNO: (si gira verso di lei) ah, Maddalena, buongiorno. Come mai da queste parti? (guarda il cesto) Non hai trovato tuo fratello giù alla tintoria? E’ il suo pranzo, no?

MADDALENA: si, è per Valentino, solo che non lo trovo. Mi hanno detto che forse aveva qualche commissione da te.

BRUNO: strano. No, oggi non ci ho ancora parlato. Però l’ho visto in giro stamattina. Ma che gli prende? Solitamente non si muove mai dalla tintoria. E’ successo qualcosa a casa?

MADDALENA: a casa? No. Credo però che sia ancora scosso per quanto è successo.

BRUNO: già, l’incidente al padrone. Effettivamente gli era affezionato ed anche il padrone aveva un occhio di riguardo per lui. Eh, è difficile per tutti, ma immagino che per un ragazzo sia ancora più dura.

MADDALENA: è un ragazzo sensibile e lui non ha mai conosciuto nostro padre. E’ morto poco prima che Valentino nascesse …  e il padrone era come un padre per lui.

BRUNO: capisco. Beh, se vuoi lasciare il cesto, glielo darò io, non ti preoccupare.

(entra Valentino)

VALENTINO: Maddalena …

MADDALENA: ah eccoti finalmente, ma dove ti eri cacciato?

BRUNO: già, piacerebbe saperlo anche a me.

VALENTINO: io … io … dovevo fare una cosa … ma adesso torno giù subito.

BRUNO: e quale sarebbe questa cosa che dovevi fare?

VALENTINO: ah niente di importante … una cosa mia. Ma non ti preoccupare, non ho lasciato il lavoro indietro, per stasera avrò fatto  tutto.

 BRUNO: lo spero proprio. Cerchiamo di evitare di aggiungere problemi ai  tanti che già abbiamo … e a non dare grattacapi ai padroni.

VALENTINO: si certo, non devi preoccuparti.

MADDALENA: Valentino è responsabile e coscienzioso. (Rivolta al fratello) Farai tutto a modo, vero?

VALENTINO: si, si, ve l’ho già detto.

BRUNO: e sia. Ma sappi che io qui dentro tengo d’occhio tutti e non sopporto quelli che fanno i furbi. Tornatene alla tintoria ora e finisci il lavoro. Spiegaglielo anche tu Maddalena, che sei la sorella maggiore (solleva una cassa ed esce).

MADDALENA: (controlla che Bruno se ne sia andato) Si può sapere cosa ti prende? Da un po’ di tempo non ti riconosco più!

VALENTINO: non lo so Maddalena, sono accadute tante cose strane, sono confuso. La morte del padrone … poi Lorenzo … (nasconde il viso, imbarazzato)

MADDALENA: ah, ma allora è vero quel che si dice, di te e Lorenzo. Ti vedi con lui?

VALENTINO: si, da un mese … e mi piace …

MADDALENA: disgraziato che non sei altro. Ma non ti rendi conto in che situazione ti sei cacciato? … con il figlio del padrone poi!

VALENTINO: è buono e gentile, mi vuole bene.

MADDALENA: tu sei troppo ingenuo Valentino. E’ vero, Lorenzo è d’animo buono ed è sempre gentile con tutti. Ma tutti lo sanno … è … un peccatore … lui fa certe cose con gli uomini anziché con le donne! Non sarà mai benvisto. La sua strada è segnata. Ed è così per lui che è un ricco, figuriamoci per te, che sei solo un povero garzone.

VALENTINO: e va bene, siamo colpevoli entrambi, ma ci sono colpe ben più gravi che pesano su altre coscienze.

MADDALENA: cosa stai dicendo, smettila. Chi vuoi poter giudicare tu? Torna in te Valentino e non infastidire oltre chi ti sta attorno. Accanto a te non c’è solo tua sorella con tutto il bene che ti vuole. Ci sono anche tanti lupi travestiti da agnelli.

VALENTINO: è vero. Prima almeno, con Pietro, ero più al sicuro.

MADDALENA: e perché, ora non lo saresti più? Non ti sarai cacciato in qualche guaio?

VALENTINO: io so delle cose, cose gravi che qualcuno potrebbe temere.

MADDALENA: ora ascoltami bene. Tu non sai proprio niente! Sei solo un semplice garzone di filanda che a mala pena sa stare al mondo. Dimentica tutto e torna ad essere il mio caro e buon fratellino.

VALENTINO: ma almeno ascoltami … c’è una cosa che riguarda il padrone, Pietro …

MADDALENA: no! Non ti voglio ascoltare e tu non hai niente da dire … se poi riguarda i padroni è meglio per tutti che tu non dica niente. Ti rendi conto che questo lavoro è l’unico mezzo che abbiamo per vivere? Certo non potremmo tirare avanti con quello che mi dà la signora Marchini per i servizi in casa. Siamo sempre stati trattati bene, ma è anche vero che non abbiamo mai creato nessun problema. Lo sai che fuori da quella porta c’è la gente che fa la fila nella speranza che qui dentro si liberi un posto?

VALENTINO: ma io gli volevo bene …

MADDALENA: a maggior ragione, lascia che riposi in pace.

VALENTINO: ho trovato una cosa del padrone che mi ha fatto pensare a …

MADDALENA: smettila! Non ti ascolto più, devo andare … e anche tu devi andare, non pensare, non parlare, lavora e basta, chiaro? (poi, intenerita) siamo rimasti solo io e te, sei tutto quello che ho (lo accarezza) non pensarci più, vai ora, torna al lavoro!

VALENTINO: (mesto) ho capito, vado.

(Maddalena esce. Entrano Lorenzo e fra' Giocondo)

LORENZO: e di qui si va alla tintoria, ma visto che avete premura magari la vediamo la prossima volta.

F.GIOCONDO: grazie tante Lorenzo, tornerò molto volentieri.

LORENZO: (scorgendo Valentino) ah Valentino, che ci fai qui?

VALENTINO: mia sorella mi ha portato il pranzo … ed ero venuto a prenderlo … ora me ne torno in tintoria. Riverisco, fra' Giocondo.

F.GIOCONDO: Valentino, come stai?

VALENTINO: io … bene, si … bene …

F.GIOCONDO: domenica non ti ho visto, eri ammalato?

(Valentino indugia)

LORENZO: credo che Valentino sia ancora scosso dalla morte di Pietro. Mio padre gli era affezionato …  come tutti noi, qui alla filanda.

F.GIOCONDO: (allusivo) si, si, non lo metto in dubbio Lorenzo.

VALENTINO: io … sto bene, veramente. Non mi serve niente, sono solo un po’ stanco. Ultimamente non ho dormito molto.

F.GIOCONDO: beh, comunque sia, sai che ti basta solo chiedere, non è vero Lorenzo?

LORENZO: naturalmente! Ora devo tornare anch’io al lavoro. Valentino, perché non accompagni tu fra' Giocondo all’uscita della tintoria? E’ la più comoda per il convento. Padre, grazie ancora per la visita e tornate presto.

F.GIOCONDO: grazie a te Lorenzo, arrivederci.

(Lorenzo esce)

F.GIOCONDO: allora ragazzo, guidami all’uscita più vicina, che in convento ho la funzione tra meno di mezz’ora.

VALENTINO: (indugia) fra' Giocondo … ho bisogno di parlarvi

F.GIOCONDO: come vuoi, ma un’altra volta eh.

VALENTINO: ma è molto importante, si tratta del padrone … del padrone di prima, il signor Pietro.

F.GIOCONDO: (osserva Valentino) Caro ragazzo, sei ancora molto scosso. Senti, ora veramente non ho più tempo, ma facciamo così, vienimi a trovare in convento questa sera, così potremo parlare.

VALENTINO: grazie, grazie infinite, verrò appena potrò.

F.GIOCONDO: l’uscita è quella laggiù, vero? No, no, non serve che mi accompagni, torna pure al tuo lavoro. Ti aspetto al convento non appena avrai finito.

(Il frate esce. Valentino indugia un attimo poi fa per uscire ma quasi si scontra con  Bruno).

VALENTINO: ah Bruno, scusa, non ti avevo visto.

BRUNO: eppure sono grande e grosso … forse eri distratto

VALENTINO: si, in effetti, è così … seguivo i miei pensieri.

BRUNO: chissà quanti e quali pensieri oggi ti fanno così strano.

VALENTINO: strano?

BRUNO: è tutto il giorno che ti comporti in modo insolito. Sei più in giro per la filanda che in tintoria. Non è da te. E certe cose si notano.

VALENTINO: è che oggi … non mi sento tanto bene.

BRUNO: ed è così grave da chiedere l’assistenza del frate?

VALENTINO: fra' Giocondo? No, lui era qui con Lorenzo ed io gli ho solo indicato la strada per l’uscita.

BRUNO: e per questo ci hai chiacchierato tutto quel tempo? Vi ho visto ed ho pensato: ecco che quel ragazzo deve aver combinato qualcosa di grosso, che ora non può più fare a meno di confessare. Sei ancora  tutto agitato e preoccupato.

VALENTINO: ti sbagli, abbiamo parlato delle solite cose, mi ha chiesto come va qui e a casa … insomma quelle cose che chiede un frate…

BRUNO: davvero? Eppure ho il sospetto che tu stia nascondendo qualcosa. Non sei stato più lo stesso dopo la morte del padrone.

VALENTINO: quella cosa mi ha fatto tanto male … solo questo. Io … io adesso devo andare.

(Bruno blocca la strada a Valentino)

BRUNO: ti voglio dire solo una cosa: tutti qui dentro dobbiamo essere grati a questa famiglia, al povero signor Pietro ed ora anche ai suoi figli. La nostra prosperità dipende dalla loro. Guardati dal voler nuocere ai padroni, avresti contro loro ed anche tutti noi.

VALENTINO: ma io non ho nessuna intenzione …

BRUNO: ecco bravo, vedo che hai capito.

VALENTINO: ho .. ho capito bene, si … o … ora vado.

BRUNO: vai, vai!

(esce Valentino e dopo un attimo anche Bruno, dalla parte opposta)

Scena terza

(La casa di Eleonora Marchini. Salotto elegante e raffinato. Entra Lorenzo accolto da Eleonora che gli va incontro a braccia aperte)

ELEONORA: carissimo il nostro Lorenzo. Finalmente abbiamo di nuovo il piacere della tua compagnia. Sappiamo quello che hai passato, povero caro.

LORENZO: signora, qui da voi è un’ oasi nel deserto, alla quale volentieri vengo a ristorarmi. Ma, non vi sarà certo mancata la compagnia. Questa casa pullula di artisti e intellettuali, nonché di vostri ammiratori.

ELEONORA: quanto sai essere galante ... e bugiardo, ma tutti gli uomini lo sono, almeno in parte.

LORENZO: non lo saranno certo stati gli ammiratori che dopo ogni vostra esibizione canora, facevano la fila fuori dal camerino.

ELEONORA: si, ma ciascuno di loro aveva un secondo fine: interesse, soldi, prestigio, visibilità …

LORENZO: voglia di una bella donna …

ELEONORA: (ride) ah si, c’erano anche quelli, un tempo. Ma non parliamo di me, dimmi di te, piuttosto. So che dovevi partire per Vienna, ma gli ultimi avvenimenti hanno cambiato i tuoi programmi.

LORENZO: si è così, ma mi ci recherò appena possibile.

ELEONORA: e fai bene. Oh, Vienna è una città incantevole, affascinante, ricca di piacevoli distrazioni … per quanto, da quel che ho saputo …  pare ci siano allettanti distrazioni anche molto più a portata di mano. Cosa mi dici del vostro bel garzone?

LORENZO: le voci corrono, a quanto pare. Valentino mi piace, ha un animo buono ed un’aria così ingenua … che mi affascina!

ELEONORA: e lui, che ne pensa? Ti corrisponde?

LORENZO: è ancora un po’ confuso … e lo capisco. Ma io gli darò tempo e sarò discreto e paziente.

ELEONORA: sai che la sorella è qui a mio servizio?

LORENZO: Maddalena? Si, lo so. Credo che sappia di noi … e non sia molto contenta.

ELEONORA: è una buona ragazza, molto comprensiva. Perché non ci fai due chiacchiere? Anzi (si alza), ora vado e le dico di portarti qualcosa da bere, così provi un po’ a parlarci. Ma poi, mi raccomando, non andartene senza essere passato di là. Stasera ho un ospite di riguardo, un pittore francese già piuttosto noto oltralpe, che si sta facendo conoscere anche da noi. Mi raccomando, ti aspettiamo.

LORENZO: si … grazie, non mancherò.

(Eleonora esce. Lorenzo gira per la stanza fermandosi ad osservare i quadri, poi si guarda attorno ed infine si siede sul divanetto. Dopo qualche istante entra Maddalena con un vassoio, una bottiglia ed un bicchiere)

MADDALENA: con permesso. La signora mi ha detto di portarvi questo.

LORENZO: si, grazie Maddalena, appoggia pure lì (indica un tavolino a parete. Maddalena appoggia il vassoio e fa per uscire) … Maddalena.

MADDALENA: si, signore, desiderate qualcos’altro?

LORENZO: si, ti vorrei parlare un momento. Vieni, siediti.

MADDALENA: ma veramente, ecco io non so se …

LORENZO: non aver paura, Eleonora sa che sei qui con me e che ti tratterrò per qualche minuto … se a te non dispiace, naturalmente.

MADDALENA: dispiacermi? No, no … è solo che …

LORENZO: dai, non essere timorosa, in fondo ci conosciamo da un bel po’ di tempo. (Maddalena si siede) Immaginerai di cosa ti voglio parlare.

MADDALENA: Va .. Valentino?

LORENZO: Valentino, si. Senti, lo so bene che uno come me non è ben giudicato, ma ti giuro che se c’è un’altra persona oltre a te che vuole così bene a quel ragazzo, beh, quella persona sono io.

MADDALENA: io … non so cosa dire. Voi siete buono e gentile, lo siete sempre stato con tutti. Per questo tutti in realtà vi rispettano, nonostante … oh, perdonatemi.

LORENZO: non ti deve scusare, comprendo benissimo. Vorrei solo convincerti che ciò che desidero è che Valentino sia felice.

MADDALENA: ma Valentino non è felice! Non lo vedete anche voi che è un ragazzo tormentato? Da tempo ormai ha perso la sua serenità e la sua allegria. Da quando è morto il padrone, poi, si è fatto ancora più cupo e triste. Mi ha turbato con certe sue idee sul padrone e la sua morte.

LORENZO: la morte di Pietro è stata un duro colpo. Per lui era come un padre. Sarò discreto e rispettoso, te lo posso promettere. Ma non mi chiedere di smettere di amarlo e di essere interessato a lui. Io so che anche lui sarebbe felice con me, una volta libero da tutte queste sue angosce.

MADDALENA: Perdonatemi … ma io non credo che la vostra presenza lo stia aiutando. (si alza) Devo andare ora, la signora avrà bisogno di me … siate buono con lui e aiutatelo, vi prego, anche con la vostra sofferenza, se  necessario. Un giorno saprete di aver fatto una buona cosa.

(Lorenzo annuisce sconsolato e mentre Maddalena esce si sdraia sul divanetto e sospira profondamente).

Scena quarta

(Il giorno dopo. Studio. Lorenzo alla scrivania. Bussano)

LORENZO: avanti!

(entra fra' Giocondo)

F.GIOCONDO: con permesso, buon giorno Lorenzo.

LORENZO: fra' Giocondo, avanti, avanti. Siete già ansioso di completare la visita interrotta ieri? Purtroppo non so se vi potrò accontentare, sto ultimando i preparativi per il mio viaggio a Vienna.

F.GIOCONDO: tornerò volentieri per la visita un’altra volta, ma ora sono qui per un altro motivo.

LORENZO: e sarebbe?

F.GIOCONDO: mentre ero ancora qui, ieri, poco dopo esserci lasciati, sono rimasto un po’ con Valentino, ricordi?

LORENZO: certo, vi doveva accompagnare all’uscita della tintoria.

F.GIOCONDO: esatto, ma prima abbiamo parlato un po’.

LORENZO: e dunque?

F.GIOCONDO: era molto agitato e smaniava di parlarmi in confidenza, ma non potendo fermarmi oltre l’ho invitato a passare in convento dopo il lavoro, ma in convento non è venuto.

LORENZO: avrà avuto qualche impedimento oppure avrà cambiato idea.

F.GIOCONDO: ne dubito, vista la sua insistenza. Poi stanotte è venuta Maddalena al convento per chiedermi se sapevo del fratello, che ieri sera non è rientrato a casa. Lo stiamo cercando da allora e stamattina lo abbiamo cercato dappertutto anche qui alla filanda, ma nessuno l’ha visto.

LORENZO: ah … la cosa pare seria. E’ meglio non sottovalutarla (si alza, apre la porta, poi, rivolto verso fuori) Trovatemi Bruno, per favore, ho bisogno urgente di lui. (chiude e si risiede). Fra' Giocondo, non me ne vogliate, ma non è che forse avete turbato proprio voi il ragazzo, involontariamente, ben inteso, con quei vaghi sospetti sull’incidente?

F.GIOCONDO: non ho parlato con lui di questo, perché me lo chiedi?

LORENZO: perché Maddalena ha accennato al fatto che Valentino avesse strane idee sulla morte di Pietro, proprio come voi.

F.GIOCONDO: ah, i miei erano solo i dubbi di un vecchio sospettoso per natura. Ti ho già invitato a non badarci. Ma con Valentino non ne ho fatto parola, come con nessun altro, al di fuori di te e Bernardo.

(bussano)

LORENZO: si, avanti! (entra Bruno, che alla vista di fra' Giocondo si irrigidisce) Ah Bruno, vieni, vieni.

BRUNO: signore, fra' Giocondo, avevate bisogno?

LORENZO: siamo preoccupati per Valentino, sembra che sia scomparso. Tu hai qualche idea di dove possa essere? Magari si è nascosto in qualche antro sconosciuto della filanda.

BRUNO: la filanda è piuttosto grande e ci sono molti posti seminascosti, ma io li conosco tutti. Farò un giro d’ispezione.

LORENZO: bene, fallo subito.

(Bruno sta per uscire)

F.GIOCONDO: ah Bruno!

BRUNO: (ha un lieve sussulto) si, fra' Giocondo?

F.GIOCONDO: di cosa ti parlava ieri Valentino?

BRUNO: ieri? Io non …

F.GIOCONDO: voglio dire subito dopo che io l’ho lasciato … ho chiesto in giro stamattina qui nella filanda, qualcuno si è ricordato di avervi visto insieme poco dopo la mia partenza, ma da allora nessuno ricorda di averlo incontrato. Forse ti può aver detto qualcosa che possa spiegare la sua sparizione.

BRUNO: io non so niente, Valentino non mi ha detto niente di particolare. Gli ho  solo dato alcune istruzioni per un lavoro giù in tintoria.

F.GIOCONDO: ti ricordi di che lavoro si trattava?

BRUNO: io … si, no … non me lo ricordo, ne ho così tante per la testa …

LORENZO: questo posso confermarlo. Ma fra' Giocondo, non mettete in difficoltà il povero Bruno e piuttosto lasciate che vada a fare le sue ricerche. Può darsi che il tutto si risolva in un tempo più breve di quello che pensiamo.

(si odono grida disperate di Maddalena e la voce di Bernardo che cerca di calmarla)

MADDALENA: noo, Valentino, Valentino, mio Dio perché, perché?

BERNARDO: Maddalena calmati! Per carità ragazza, cerca di essere forte!

MADDALENA: no, no, no, Valentino, Vale… (le grida si interrompono)

LORENZO: Dio mio, ma che sta succedendo?

BERNARDO: (sempre da fuori) è svenuta, fatela sdraiare e portate un po’ d’acqua. (irrompe poi nello studio, ansimando). Il ragazzo … lo abbiamo trovato … nella vasca della tintura … morto.

LORENZO: oh mio Dio!

BRUNO: come può essere?

F.GIOCONDO: (a Lorenzo) come hai detto tu, tutto si è risolto prima di quanto pensassimo, ma certo non nel modo che speravamo.

 (buio - sipario)

FINE PRIMO ATTO

ATTO SECONDO

Scena prima

(stanza spoglia con tavolo e sedia su cui è seduto Bruno. In disparte fra' Giocondo seduto. L’ufficiale in piedi alle spalle di Bruno)

BRUNO: ve l’ho già detto, gli ho dato solo qualche piccolo spintone, volevo rimproverarlo per il suo atteggiamento. Ma l’ho lasciato vivo e vegeto. Quei lividi non posso averglieli fatti io.

UFFICIALE: mi chiedo come fai a ricordare tutto così bene. Ti eri scolato un fiasco intero.

BRUNO: sentite, è vero, quando è sera mi piace farmi un goccetto … diciamo pure che sono un forte bevitore, ma non perdo mai il controllo. Avevo bevuto come tutte le altre sere e tutti quelli che mi conoscono possono testimoniare che la cosa non ha mai creato problemi, né a me né a nessun altro.

UFFICIALE: ma ieri Valentino ti aveva particolarmente irritato.

BRUNO: non mi piaceva quel suo andare a zonzo. Lo distoglieva dal lavoro e infastidiva anche gli altri. Temevo che meditasse qualche brutto tiro ai danni dei padroni, così l’ho messo in guardia. Poi, quando l’ho visto ancora in giro per la filanda a quell’ora, ho perso la pazienza …

UFFICIALE: e lo hai aggredito.

BRUNO: l’ho preso per il bavero e l’ho scosso un po’. Lui si è ritratto, mi ha chiesto scusa e se n’è andato verso l’uscita della tintoria. Io invece sono uscito dall’ingresso principale.

UFFICIALE: ti ha visto qualcuno?

BRUNO: no, non mi pare.

UFFICIALE: poi, che hai fatto?

BRUNO: sono passato alla locanda, come sempre. Potete chiedere, c’era un sacco di gente.

UFFICIALE: lo faremo. Per ora basta così, puoi andare. Ma tieniti a disposizione.

BRUNO: certamente, grazie. (si alza e passa vicino a fra' Giocondo) Padre, almeno voi, mi credete, vero?

F.GIOCONDO: si, Bruno, ti credo. Ora va, vedrai che tutto si risolverà.

(Bruno esce)

UFFICIALE: allora Padre, cosa ne pensate? Conosco il vostro acume … ed anche la vostra curiosità, perciò mi sono detto: tanto vale che segua le indagini direttamente. Ora però fatemi avere il vostro prezioso contributo.

F.GIOCONDO: mah … non so ancora cosa pensare, è tutto così strano, senza senso. Se fosse stato Bruno il caso sarebbe limpido, no? Un uomo ligio e gran lavoratore, tradito però dal vino, che gli avrebbe fatto apparire una piccola colpa del garzone come un affronto gravissimo ed un pericolo.

UFFICIALE: non farebbe una piega e sarebbe la spiegazione più semplice.

F.GIOCONDO: non c’è dubbio. Ma il mio carattere mi spinge a diffidare delle spiegazioni troppo semplici. La natura umana è solitamente piuttosto complessa. Se davvero Bruno ha ucciso Valentino, non può essere stato solo per un attimo di follia scatenata dall’alcool.

UFFICIALE: dunque voi ritenete possibile che sia stato lui.

F.GIOCONDO: francamente faccio fatica a crederlo. Dio solo sa cos’è veramente successo. Confido però nella sua bontà … e in qualche suo aiutino!

UFFICIALE: in questo caso, non ho nulla in contrario a fare entrare nella squadra anche questo vostro illustre collega (accenna verso l'alto). Ad una condizione però: che di quanto verrete a scoprire, sarò messo immediatamente al corrente.

F.GIOCONDO: (pensieroso, sembra non ascoltare, quindi..) cosa sapete sul conto dei De Matteis?

UFFICIALE: Credo che ne sappiate più voi di me ... ma forse questa domanda è già uno di quei preziosi "aiutini" ...

F.GIOCONDO: può essere, per ora è solo una pulce nell'orecchio.

UFFICIALE: e cosa vi sta dicendo questa pulce?

F.GIOCONDO: solo un invito ad allargare lo sguardo. Spesso le soluzioni sono davanti a noi, ma guardiamo da un'altra parte. Insomma, osserviamo un po' lo scenario in cui si è consumato questo dramma: la morte di Pietro, le difficoltà dei figli, il rapporto di Valentino con la famiglia De Matteis e con Lorenzo in particolare, l'unico sospettato è l'uomo di fiducia della famiglia, il luogo dell'omicidio. Ce n'è abbastanza per legittimare almeno il sospetto che la faccenda non sia così semplice.

UFFICIALE: e dunque?

F.GIOCONDO: dunque è il caso che cominci a guardarmi un po' attorno (si alza e accenna ad uscire).

UFFICIALE: non sarebbe meglio che vi accompagnassi?

F.GIOCONDO: non ancora, rischierei di farvi perdere tempo. Ma se avrò novità vi terrò informato.

UFFICIALE: ci conto! (fra' Giocondo esce, l'ufficiale si guarda attorno perplesso, scuote la testa e poi esce anch'egli).

Scena seconda

(Nel salotto di Eleonora. Eleonora e Lorenzo sul divanetto. Lui è chino in avanti e si tiene la testa fra le mani. Lei gli tiene una mano sulla spalla)

LORENZO: oh Eleonora, sono così triste! Non capisco più quello che sta succedendo. Mi sembra di vivere un incubo.

ELEONORA: sono fatti gravi che inquietano tutti, ma devi farti coraggio ed affrontare la situazione.

LORENZO: la polizia ora sospetta anche di me.

ELEONORA: il tuo particolare rapporto con Valentino non poteva passare inosservato.

LORENZO: e il fatto che lo amassi mi renderebbe reo di averlo ucciso?

ELEONORA: devi ammettere che il vostro era un amore particolare … generalmente piuttosto malvisto. Per i più, in un legame di questo tipo è sempre insita la colpa.

LORENZO: e voi, signora, cosa pensate, voi?

ELEONORA: io ho girato il mondo e ne ho viste di cotte e di crude. Certe cose non mi sorprendono affatto. Per me l’amore sta sopra ogni cosa. Quando è amore vero.

LORENZO: ma il mio per Valentino lo era.

ELEONORA: e sei sicuro che per lui fosse lo stesso?

LORENZO: (pausa) ora ... non lo so, ma ho sempre sperato che lo fosse o almeno che lo diventasse. Da dove nasce questo vostro dubbio? Gli avevate parlato?

ELEONORA: ho avuto modo di incontrarlo. Mi è parso un ragazzo molto sensibile, ma anche molto confuso.

(entra Maddalena)

MADDALENA: scusate signora, c’è fra' Giocondo che chiede di voi.

ELEONORA: fra' Giocondo? Nel mio salotto? Questa è bella! Ti prego, fallo accomodare. (Maddalena esce) E’ la prima volta che un religioso mette piede in questa casa, questo luogo peccaminoso. Vediamo cos’ha da dirmi.

(entra Maddalena seguita dal frate)

MADDALENA: ecco, accomodatevi.

F.GIOCONDO: grazie Maddalena (Maddalena esce).

ELEONORA: (alzandosi e andando incontro al frate) fra' Giocondo da Fiesole, questo è un grande giorno. Sono onorata, a cosa debbo il piacere?

F.GIOCONDO: signora, non esageriamo, non sono mica il Papa!

ELEONORA: ma un religioso che mi reca visita è indubbiamente un evento straordinario. (Si gira verso Lorenzo) Conoscete senz’altro Lorenzo De Matteis.

F.GIOCONDO: certamente.

LORENZO: (accenna un saluto) fra' Giocondo.

F.GIOCONDO: comprendo la vostra sorpresa e me ne faccio motivo di rimprovero.

ELEONORA: di rimprovero, a voi?

F.GIOCONDO: certo, per essermi deciso a farvi visita solo adesso, perché spinto da eventi straordinari.

ELEONORA: capisco. Immagino che siate qui per indagare proprio questi eventi. Non vedo tuttavia come vi potrei essere di aiuto. Voi conoscete già molto bene tutte le vostre anime.

F.GIOCONDO: diciamo che ne conosco solo un lato, mentre ho ragione di credere che voi mi possiate aiutare a conoscere anche l’altro.

ELEONORA: (ride) hai sentito Lorenzo? Il buon fra' Giocondo vuole indagare le macchie dell'anima, il lato ombroso del giardino.

F.GIOCONDO: l'anima immacolata non è prerogativa di nessuno. Ciascuno di noi possiede il suo lato oscuro.

LORENZO: credo che fra' Giocondo abbia ragione: il bene ed il male fanno parte entrambi della nostra vita. Bisogna tenerne conto, se si vuole veramente conoscere a fondo qualcuno. ... Ma forse è il caso che vi lasci soli (si alza) … anche perché i miei doveri alla filanda mi chiamano e dovrò pur incominciare ad abituarmi a questa responsabilità. (si avvicina a Eleonora e le bacia la mano) Signora … (poi si inchina verso fra' Giocondo) fra' Giocondo … i miei rispetti.

F.GIOCONDO: arrivederci Lorenzo.

(Lorenzo esce).

ELEONORA: ma che sgarbata! Non vi ho ancora fatto accomodare. Perdonate, ma la vostra presenza mi disorienta (offre una sedia al frate, che si siede).

F.GIOCONDO: siete sicuramente al corrente dei fatti che ultimamente hanno sconvolto la comunità.

ELEONORA: difficile non esserlo.

F.GIOCONDO: ebbene, saprete che ora la polizia sospetta anche di Lorenzo.

ELEONORA: me lo diceva poco fa.

F.GIOCONDO: e che ne pensate? Dovreste conoscerlo bene, visto che è un assiduo frequentatore del vostro salotto.

ELEONORA: come ho detto anche a lui, non si deve stupire del fatto che il suo particolare rapporto con Valentino possa suscitare dei sospetti.

F.GIOCONDO: si, ma non vi sembra esagerato farne automaticamente un potenziale omicida?

ELEONORA: è la stessa obiezione che ha fatto lui. Ma sapete meglio di me quanto il pregiudizio in certi casi giochi un ruolo fondamentale.

F.GIOCONDO: non mi interessa quello che può pensare la gente, mi interessa se la cosa possa avere un fondamento.

ELEONORA: io credo che se c’è amore tra due persone, anche se due uomini, non possa esserci desiderio di nuocere.

F.GIOCONDO: a meno che questo amore non sia così solido, oppure sia minacciato da qualcosa.

ELEONORA: ho l’impressione che vogliate farmi dire cose che già conoscete.

F.GIOCONDO: parlare di conoscenza è esagerato. Le mie sono piuttosto supposizioni che derivano dall’osservazione dei fatti e dei comportamenti. Da qui nascono i dubbi e i dubbi hanno bisogno della conoscenza.

ELEONORA: non potevate fare altro che il curatore di anime. Dire che siete un acuto osservatore è dir poco.

F.GIOCONDO: non mi sopravvalutate. E’ la polizia a sospettare di Lorenzo, gente che sa il fatto suo, non chiunque dei popolani. Un sospetto non si può basare solo su di un pregiudizio.

ELEONORA: (pausa, durante la quale osserva il frate) l’ufficiale è stato qui ed io l’ho messo al corrente di alcune cose che sapevo.

F.GIOCONDO: l’ufficiale eh! (tra sé) Evidentemente il nostro accordo è unilaterale.

ELEONORA: come dite?

F.GIOCONDO: ah niente, solo una considerazione personale. Vi spiacerebbe mettere al corrente anche me?

ELEONORA: Lorenzo non è, o meglio, non è stato l’unico De Matteis che ho ospitato in questa casa. Prima di lui veniva il padre, Pietro. Anni fa abbiamo avuto una relazione … si, sono stata la sua amante, ma poi ha smesso di cercarmi e per un po’ di tempo non si è più visto. Anche Valentino è stato qui più volte. Veniva a prendere la sorella quando rincasava tardi. Qualche volta si intratteneva. Sapete che Pietro ha sempre avuto una certa predilezione per il suo garzone. Ma ad un certo punto questa predilezione di tipo paterno deve essere cambiata in qualcosa di diverso … e meno innocente.

F.GIOCONDO: volete dire che anche Pietro, come Lorenzo …

ELEONORA: non proprio. Pietro era molto più licenzioso. Nel privato di casa mia dava sfogo a quel lato nascosto che la gente non conosce e che persino a voi certe volte sfugge. L’integerrimo e magnanimo signore della filanda, tutto casa, chiesa e lavoro da una parte, contro l’istintuale e sfrenato amante e peccatore dall’altra. Come in un recente romanzo di quello scrittore scozzese.

F.GIOCONDO: Stevenson.

ELEONORA: (sorpresa) Lo avete letto anche voi? Non sarete un po’ … uomo di mondo?

F.GIOCONDO: piuttosto uomo “nel” mondo. La conoscenza aiuta, ricordate? Ma, vi prego, continuate il vostro racconto.

ELEONORA: ebbene, ad un certo punto Pietro ha cominciato ad insistere affinché gli organizzassi degli incontri segreti con Valentino, qui in casa mia.

F.GIOCONDO: incontri organizzati anche recentemente.

ELEONORA: si.

F.GIOCONDO: e Lorenzo, sapeva?

ELEONORA: ho cercato di garantire la massima riservatezza, ma non posso escluderlo.

F.GIOCONDO: mmh … anche questo è interessante. (si alza) Signora, vi sono infinitamente grato per l’ospitalità e per le informazioni.

ELEONORA: mi auguro che non servano altri eventi di questo tipo per avere l’onore di una vostra nuova visita.

F.GIOCONDO: ah, non preoccupatevi, ci rivedremo ancora. Ad ogni buon conto, sappiate che anche la porta della chiesa è sempre aperta.

ELEONORA: un passo alla volta, eh, padre. Siate paziente.

F.GIOCONDO: non temete. Anche se io non lo sono molto, Dio lo è molto più di me.

ELEONORA: chiamo Maddalena, per accompagnarvi.

F.GIOCONDO: ah non occorre, grazie. Imparo presto le strade nuove. Arrivederci.

ELEONORA: arrivederci.

Scena terza

(Stanza della casa di Maddalena. Maddalena con F. Giocondo)

MADDALENA: (dopo attimi di silenzio, con voce rotta) non è giusto, padre, non è giusto. Cosa aveva fatto di male? Era solo un ragazzo buono come il pane. Chi può usare tanta ferocia contro un indifeso? (arrabbiandosi) Maledetto!! Me la pagherà, chiunque sia stato!

F. GIOCONDO: sono costernato, Maddalena … e questa volta sa solo Iddio se riuscirò a farmene una ragione. Posso solo garantirti che la vendetta non ripaga mai di nulla, anzi, aggiunge dolore a dolore.

MADDALENA: ma la giustizia, quella degli uomini, non posso pretendere almeno quella?

F. GIOCONDO: quella sta già facendo il suo corso … forse, se dobbiamo credere che sia stato Bruno.

MADDALENA: Già, Bruno.

F. GIOCONDO: (pausa, poi guarda Maddalena) anche tu non credi che sia stato lui, vero? Eppure indizi e circostanze non gli sono molto favorevoli. E’ stata l’ultima persona vista in compagnia di Valentino e pare che avessero avuto un alterco. Bruno è una brava persona, un bravo servitore … ma se avesse ecceduto un po’ con il vino, tutti sanno che ogni tanto accadeva, e inconsapevolmente avesse calcato troppo la mano?

MADDALENA: ha ammesso di averlo un po’ strapazzato, ma no, Bruno non può aver fatto quella cosa. Ho visto il suo sguardo appena uscito dall’interrogatorio, c’era troppa sofferenza. Perché, voi padre, invece?

F. GIOCONDO: ah io, come tutti ormai sanno, ho un tarlo nella testa che mi tormenta ogniqualvolta non riesco a vedere le cose in modo chiaro. Potrebbe anche essere stato Bruno, per qualche inspiegabile motivo, ma negli avvenimenti degli ultimi giorni ci sono troppe cose che non hanno una spiegazione logica.

MADDALENA: alludete alla morte del signor Pietro? Secondo voi potrebbe centrare con quella di mio fratello?

F. GIOCONDO: mi avevi detto che Valentino aveva qualche dubbio in proposito, così ho ficcato il naso un po’ in giro. Ebbene, più di qualche dubbio è venuto anche a me.

MADDALENA: ma sarebbe terribile!

F. GIOCONDO: e cosa c’è di più terribile di quanto abbiamo già visto? (pausa) Sono stato nel bosco … ed ho trovato questo (mostra un pallettone da caccia).

MADDALENA: cos’è?

F. GIOCONDO: è un pallettone della cartuccia sparata dal fucile di Pietro, l’ho trovato sul posto dell’incidente.

MADDALENA: io non me ne intendo, ma forse non tutti quei pezzi di ferro sono andati in faccia al padrone.

F. GIOCONDO: è assolutamente plausibile. Il fatto è che l’ho trovato nel tronco di un albero che stava alle spalle di Pietro ed era conficcato alla base del tronco, capisci, in basso … dove è entrato con forza, dall’alto. La traiettoria è piuttosto evidente.

MADDALENA: ma … non capisco.

F. GIOCONDO: se il colpo fosse partito dal fucile che teneva in mano, la scarica di pallettoni avrebbe seguito una traiettoria dal basso verso l’alto, così (mima servendosi di un bastone) e quel che più conta, non avrei trovato questo pallettone conficcato così in basso con tanta forza e non in un albero così vicino. No, il colpo deve essere stato esploso dall’alto verso il basso (mima ancora).

MADDALENA: (si alza, prende il bastone e continua a mimare la scena) se ne stava servendo per aiutarsi a salire una rampa … come poteva il fucile trovarsi sopra …

F. GIOCONDO: non lo stava tenendo in mano lui.

MADDALENA: (si mette le mani nei capelli) Dio, Dio, Dio! Che strazio! Su quale abisso ci stiamo affacciando, fra' Giocondo?

F. GIOCONDO: non lo so, ma dobbiamo scoprirlo.

MADDALENA: prima il padrone, poi mio fratello, tutto in pochi giorni. Come si fa a sopportare tutto questo?

F. GIOCONDO: prova a cercare di ricordare, Maddalena. Valentino non ti ha mai fatto cenno a qualcosa che riguardasse Pietro, qualcosa di particolare?

MADDALENA: gli era affezionato e anche il padrone gli voleva bene. Una volta mi disse che il signor Pietro gli aveva detto di considerarlo un figlio, anche se non avrebbe potuto disporre per il suo futuro come per i suoi figli.

F. GIOCONDO: Bernardo e Lorenzo? Intendeva questo?

MADDALENA: credo proprio di si. Perché vi stupite?

F. GIOCONDO: Bernardo e Lorenzo. Strano, da quello che so Lorenzo non ha alcun riconoscimento legale, perciò solo Bernardo dovrebbe beneficiare dell’eredità.

MADDALENA: il padrone avrà pensato di dare disposizioni diverse.

F. GIOCONDO: già, è probabile che sia così. Ma questo cambierebbe non poche cose.

MADDALENA: ma se fosse così, voglio dire, se esistesse un documento del genere, Lorenzo se ne sarebbe certo servito. Ma pare che così non sia.

F.GIOCONDO: il fatto che Lorenzo non ne sappia nulla non significa che il documento non esista. La questione dell’eredità tornerebbe ad essere oggetto di discussione.

MADDALENA: ma Valentino che centra con tutto questo. Lui con le questioni ereditarie della famiglia De Matteis non avrebbe mai avuto a che fare.

F.GIOCONDO: forse però sapeva del documento e qualcuno sapeva che lui sapeva.

MADDALENA: e questo potrebbe essere stato il movente?

F.GIOCONDO: se fosse così, stavolta i sospetti cadrebbero su Bernardo, è l’unico che avrebbe tratto vantaggio dalla sparizione di quel documento. Sparizione vana, però, con Pietro in vita.

MADDALENA: mio Dio, anche Bernardo.

F.GIOCONDO: vediamo se tra le cose di Valentino c’è qualcosa che ci può aiutare.

MADDALENA: (si alza e va verso un cassettone) non ho ancora guardato qui tra le sue cose (sospira) è così penoso (apre un cassetto). Che strana confusione, Valentino era così preciso ... sembrerebbe quasi ... (si allontana di scatto di un passo) qualcuno ha frugato qui dentro!

F.GIOCONDO: (si alza e va a controllare) la mia idea prende sempre più corpo.

MADDALENA: dunque Bernardo avrebbe cercato il documento per sbarazzarsene.

F.GIOCONDO: oppure Lorenzo, per servirsene. Oppure ancora Bruno, per render servizio all'uno o all'altro. Chiunque sia, sarebbe bello sapere se ha trovato quel che cercava.

MADDALENA: (frugando ancora) o no, il ritratto di mamma e papà ... il vetro si è rotto (prende in mano la cornice e la passa a fra' Giocondo, che la esamina)

F.GIOCONDO: c'è qualcosa qui dietro ... aspetta (con un pò di fatica estrae un foglietto) c'è un foglietto con un appunto (lo passa a Maddalena)

MADDALENA: non è la scrittura di Valentino.

F.GIOCONDO: (prende il foglio e lo esamina) sembrerebbe ... ma certo, è quella di Pietro! Vediamo cosa dice: "dove scrissi, il falso nasconde il vero, e lo cela" (passeggia un po', pensieroso, con il foglio in mano, poi si ferma di scatto) E' l'indicazione di dove cercare! Se questo foglietto è qui, scommetto che anche il documento è al suo posto.

MADDALENA: ma perché il padrone avrebbe fatto questo giochetto?

F.GIOCONDO: evidentemente non si sentiva tanto al sicuro ed ha voluto cautelarsi con l'aiuto di una persona di fiducia.

MADDALENA: Valentino.

F.GIOCONDO: già. Credo che questa sera rientrerò in convento un po' più tardi. Andrò a completare la mia visita alla filanda, ma stavolta senza accompagnatori. Non parlarne con nessuno. Ci vediamo domani mattina. Buonanotte Maddalena.

MADDALENA: buona notte fra' Giocondo, siate prudente.

Scena quarta

Il mattino successivo, nello studio. Bernardo e Lorenzo seduti a due tavoli diversi sbrigano indipendentemente della documentazione)

BERNARDO: immagino che dovrai rimandare il tuo viaggio.

LORENZO: purtroppo per te, pare proprio di si. (caricaturando) Sono un potenziale omicida!

BERNARDO: non scherzare su queste cose. Sarei davvero più contento se tu potessi partire, sarebbe la conferma che non c’entri niente.

LORENZO: sicuro che sia questo il motivo?

BERNARDO: non siamo mai andati d’accordo, lo ammetto, e non credo nemmeno che ciò possa avvenire in futuro, ma da qui a pensarti un assassino ce ne corre!

LORENZO: anche se, in fondo, ti farebbe comodo, no?

BERNARDO: ti prego smettila!

LORENZO: (pausa) si, scusami. Forse hai ragione tu. E’ questo senso di impotenza che mi fa impazzire!

(bussano alla porta)

BERNARDO: avanti.

(entra Bruno seguito da Maddalena con una borsa ingombrante sottobraccio)

BRUNO: scusatemi, c’è qui Maddalena.

BERNARDO: si certo, vieni pure Maddalena (osserva la borsa). Hai raccolto le sue cose?

MADDALENA: si, ho tutto qui. Mi chiedevo se c’era qualcos’altro che dovevo fare … non so … qualche formalità ...

BERNARDO: no, per ora abbiamo fatto tutto noi. Senti, ho pensato che forse avrai bisogno di una mano, ora che sei rimasta sola … intendo,  economicamente.  Potresti venire a lavorare qui, appena te la senti … Nel frattempo, vorrei anche che accettassi un po’ di denaro.

MADDALENA: siete molto gentile, ma preferirei cercare di arrangiarmi.

LORENZO: non farti scrupolo a chiedere aiuto, non c’è niente di male. Lascia che Bernardo faccia qualcosa per te.

MADDALENA: d’accordo, grazie. (indugia un po’) Ho una cosa che credo sia vostra … era del povero signor Pietro (appoggia la borsa sulla scrivania di Bernardo e tira fuori un libro, lasciando cadere sulla scrivania il foglietto trovato da fra' Giocondo). E’ un libro che Valentino aveva avuto in prestito.

(Lorenzo si avvicina per vedere)

BERNARDO: “I dolori del giovane Werther”, Wolfgang Goethe. Pare una beffa, pensando al giovane Valentino. Puoi tenerlo se vuoi.

MADDALENA: no grazie. E’ giusto che torni al suo posto. (toglie la borsa e si allontana)

LORENZO: (raccoglie il foglietto dalla scrivania di Bernardo) credo ti sia uscito dalla borsa questo foglietto.

(Lorenzo le va incontro e le allunga il foglietto che però Maddalena non afferra e lascia cadere ai suoi piedi. Bruno si avvicina, lo raccoglie e glielo porge)

MADDALENA: grazie (rimette il foglio in borsa). Ora devo andare, arrivederci.

LORENZO: arrivederci Maddalena.

BERNARDO: torna appena puoi, così parleremo di questa faccenda del lavoro (Maddalena annuisce)

BRUNO: (l’accompagna e le apre la porta) Arrivederci (Maddalena esce).

BERNARDO: che ve ne pare? Siete d’accordo anche voi?

LORENZO: è il minimo che si possa fare. Tu Bruno che ne dici?

BRUNO: dico che è una brava ragazza e saprà certo rendersi utile qui dentro.

BERNARDO: bene, allora! Almeno una notizia positiva.

(bussano)

BERNARDO: si? (entra fra' Giocondo) fra' Giocondo, proprio voi! Spero veniate a portarci delle novità sulle indagini.

F.GIOCONDO: la polizia sta indagando in tutte le direzioni, ma non c’è ancora niente di nuovo, purtroppo.

LORENZO: questa assenza di novità mi è insopportabile.

F.GIOCONDO: veramente … una piccola novità ci sarebbe.

BERNARDO: ebbene?

F.GIOCONDO: tra le cose di Valentino, a casa, Maddalena ha trovato una lettera di Pietro. Vi ha scritto cose che credo vi interessino. Vorrei che domani mattina mi veniste a trovare in convento e che assieme ne discutessimo.

LORENZO: e perché non subito?

F.GIOCONDO: non c’è tutta questa fretta … e poi la polizia la sta ancora esaminando.

BERNARDO: la polizia?

F.GIOCONDO: tutto quello che è riconducibile al caso indagato è rilevante per la polizia.

LORENZO: ma cosa centra con la morte di Valentino?

F.GIOCONDO: la lettera era in suo possesso, questo non si può ignorare.

BERNARDO: basta così, è inutile fare mille congetture. Aspettiamo domani mattina e poi chiariremo la questione.

F.GIOCONDO: perfetto. Venite anche voi a cantar lodi domattina, poi saliremo nel mio studio. Pace e bene (esce).

LORENZO: pace e bene! Si fa presto a dirlo.

BERNARDO: beh, visto che ci dovremo alzare presto è meglio andare a dormire. Fai il tuo solito giro di controllo, Bruno, e poi vai pure al tuo alloggio.

BRUNO: sarà fatto, signore. Buonanotte.

LORENZO: buonanotte.

BERNARDO: buonanotte.

(escono Bruno e poi Lorenzo. Bernardo si alza e va a porsi davanti alla finestra per un attimo guardando fuori, poi si gira ed esce anche lui).

Scena quinta

(Notte, nello studio, buio. Entra qualcuno con una piccola lanterna e si mette a frugare nello scrittoio. Improvvisamente si accendono altre lanterne, l’individuo, sorpreso, si gira di scatto e trova davanti a sé fra' Giocondo, Maddalena e l’ufficiale di polizia)

F.GIOCONDO: salute a te, Bernardo! Cercavi questo? (mostra il foglio che tiene in mano)

BERNARDO: fra' Giocondo … io … voi … (guarda il foglio che lui stesso ha a sua volta in mano, trovato nello scrittoio) … ma …

F.GIOCONDO: perché non provi a leggerci quella lettera?

BERNARDO: (confuso, spiega la lettera e legge) “Non è ciò che cercavi, ma sono felice che tu l’abbia trovato” … ma, che scherzo è questo?

UFFICIALE: mi spiace, ma non è affatto uno scherzo. Cosa stavate cercando?

BERNARDO: que … questa è casa mia, avrò pure il diritto …

(Entra Lorenzo)

LORENZO: che succede qui? Ho sentito dei rumori … fra' Giocondo, che significa?

F.GIOCONDO: significa che la tua angosciosa attesa sta per finire.

LORENZO: (guarda Bernardo) Bernardo, cos’è questa storia?

(arriva anche Bruno, che si guarda attorno sorpreso)

BRUNO: (a Lorenzo) mi avete chiamato? Cosa sta succedendo? Qui fuori ci sono i gendarmi.

LORENZO: i rumori che mi avevano allarmato … (indica i presenti) eccone la spiegazione.

BRUNO: fra' Giocondo, la polizia … Maddalena, anche tu?

UFFICIALE: vostro fratello Bernardo, che abbiamo appena sorpreso a frugare nello scrittoio, ha trovato un documento interessante.

LORENZO: Bernardo, cosa stanno dicendo? Che documento hai trovato?

BERNARDO: smettiamo qui questa sceneggiata! Il documento che cercavo è quello che ti nomina co-erede. Ma non è quello che ho trovato poiché, pare, sono stato anticipato.

LORENZO: io, erede assieme a te? E tu che stavi cercando di fare?

F.GIOCONDO: Bernardo sapeva del documento e del danno che gli avrebbe provocato, perciò lo stava cercando da tempo. Solo questa mattina, però, ha saputo dove poteva essere nascosto. Maddalena ha fatto in modo che vedeste un foglietto vergato da Pietro, ricordi?

LORENZO: si, il foglietto uscitole dalla borsa.

F.GIOCONDO: esattamente. Sapevo che uno di voi sapeva, ma avevo dei sospetti su tutti e tre, così, con l’aiuto di Maddalena, ho fatto in modo che tutti riceveste la stessa informazione …  e poi ho atteso che qualcuno venisse allo scoperto.

BERNARDO: avreste perciò potuto sorprendere anche uno di loro! (indica Lorenzo e Bruno)

F.GIOCONDO: (estrae il foglietto e legge) "dove scrissi, il falso nasconde il vero, e lo cela". Una frase piuttosto enigmatica, che avrebbe attirato l’attenzione solo di chi stava già cercando qualcosa di scritto, opportunamente celato.

LORENZO: il falso nasconde il vero … lo scrittoio …

UFFICIALE: un finto cassetto, che in realtà si sposta e ne rivela uno vero (si avvicina allo scrittoio e rivela il meccanismo), dentro il quale ci si nascondono le cose preziose.

BERNARDO: e va bene, confesso la mia avidità e, ancora una volta, la mia antipatia per Lorenzo. Non vi sembra tuttavia di esagerare, con questo spiegamento di forze? (fa per allontanarsi).

UFFICIALE: fermo lì, signor De Matteis, credo che fra' Giocondo non abbia ancora finito.

F.GIOCONDO: indagando sulla morte di Valentino, mi sorgevano più dubbi di quanti ne riuscissi a fugare. Questo fino a quando tra le sue cose, dove qualcuno aveva già frugato anche se un po’ di fretta, abbiamo trovato questo foglietto. Maddalena, da parte sua, mi aveva riportato una frase di Valentino che faceva supporre che le reali disposizioni testamentarie di Pietro fossero diverse da quelle note, e cioè che anche Lorenzo avrebbe beneficiato dell'eredità. Quel foglietto doveva far riferimento ad un documento a favore di Lorenzo. Ma perché Pietro non lo aveva reso palese e soprattutto perché architettare questo giochetto del nascondiglio e metterne la chiave di accesso in mano a Valentino?

LORENZO: me lo chiedo anch’io. Con mio padre ho sempre avuto ottimi rapporti. Me ne avrebbe parlato!

F.GIOCONDO: ne sei proprio convinto?

LORENZO: in che senso?

F.GIOCONDO: la tua, diciamo così, attenzione per Valentino non era più un segreto, ma forse era meno nota quella che anche Pietro aveva per il ragazzo.

LORENZO: cosa dite? Pietro con Valentino? E’ impossibile!

F.GIOCONDO: strano che tu sia sorpreso, come assiduo frequentatore del salotto di Eleonora Marchini, qualcosa dovresti aver almeno intuito. Tanto più che probabilmente è questa la causa dell’alterco piuttosto violento che hai avuto con Valentino, proprio la sera in cui è stato ucciso.

LORENZO: padre, con tutto il rispetto, state cominciando a sragionare!

F.GIOCONDO: non hai più fatto riparare quel bottone, vero? (indica un bottone mancante nella giacca di Lorenzo). Eh già, bottoni così non si trovano facilmente dalle nostre parti. Forse nel negozio di Vienna dove l’hai comperata ne hanno ancora (Lorenzo si tocca la giacca dove manca il bottone). Ma forse non è nemmeno necessario fare così tanta strada: (mostra il bottone mancante tenendolo sul palmo della mano) lo abbiamo trovato nella stessa vasca della tintura dove giaceva Valentino.

BERNARDO: evviva, il delitto passionale! Bravo il nostro Lorenzo.

LORENZO: sta zitto tu! Dunque sarei stato io?

F.GIOCONDO: non necessariamente. Voglio solo dire che Pietro poteva benissimo aver pensato di non fidarsi di te. Quanto a Bernardo, poi, dei loro screzi si sapeva benissimo e, quanto a Bruno, era anche troppo devoto a Bernardo.

MADDALENA: non rimaneva che Valentino.

F.GIOCONDO: esattamente. Quella sera Valentino era stato sorpreso da Bruno al quale, come sappiamo, aveva fatto perdere la pazienza. Bruno lo aveva strapazzato un po’ e duramente redarguito, ma poi se n’era andato. E’ in quel momento che devi essere arrivato tu Lorenzo … vuoi andare avanti?

LORENZO: (sospira e si abbandona su una sedia) l’ho visto assieme ad un uomo, da lontano e nella penombra non ho riconosciuto Bruno. Ho creduto che fosse un altro amante, così ho perso il controllo e ci ho litigato. Abbiamo avuto una lieve colluttazione, lui è inciampato ed è finito nella vasca. Lo stavo per tirare su, quando ho sentito dei passi e, impaurito, sono fuggito via. So che non mi sarà facile provarlo, ma è andata così.

UFFICIALE: per me può bastare, portiamolo via.

F.GIOCONDO: un momento, manca ancora qualche tassello al mosaico. I soliti miei dubbi. A questo punto della storia mi sono chiesto: ma che ci faceva Valentino lì? Solo poche ore prima smaniava di parlarmi e mi avrebbe raggiunto in convento appena possibile. Inoltre è improbabile che fosse svenuto e morto annegato dopo il litigio con Lorenzo.

UFFICIALE: ma certo, le tracce di tintura  che abbiamo rilevato lungo il corridoio!

F.GIOCONDO: infatti, secondo la ricostruzione della polizia, Valentino, dopo essere finito nella vasca,  ne è uscito ed ha mosso alcuni passi lungo il corridoio che porta al magazzino. E’ improbabile che da lì sia tornato indietro spontaneamente e si sia rituffato nella vasca per morirvi! Oppure che Lorenzo, qualora avesse veramente avuto intenzione di ucciderlo, lo avesse fatto passeggiare un po’, tutto inzuppato, per poi finirlo.

UFFICIALE: ci dev’essere stata una terza persona.

F.GIOCONDO: serata decisamente sfortunata quella di Valentino: tre brutti incontri, uno di fila all’altro, uno peggio dell’altro. (pausa, passeggia per la stanza, poi riprende). Torno a chiedere: cosa ci faceva Valentino lì? Aveva sbrigato tutto il suo lavoro ancora nel pomeriggio. Io dico che non si sarebbe trattenuto oltre, se non avesse avuto un appuntamento. Ma a questo punto, forse Bernardo può dirci qualcosa.

BERNARDO: un appuntamento con me? E per quale motivo?

LORENZO: tu eri terrorizzato all’idea che anch’io potessi ereditare. Ci hai tenuto così tanto a sottolineare il fatto che non avevo alcun diritto e che la tua era tutta generosità del tuo buon cuore. Ipocrita.

BERNARDO: allora avanti, sentiamo, perché mi sarei dovuto incontrare con il garzone? Quali affari avrei avuto con lui, che non potessimo condurre alla luce del sole? (sarcastico verso Lorenzo) A me piacciono solo le donne. Forse sono l’unico della famiglia.

F.GIOCONDO: calma, calma, lasciatemi finire. Ho cominciato allora a sospettare fortemente che almeno uno dei due sapesse del documento e che lo stesse cercando. Ma nessuno di voi sapeva che anche Valentino sapeva e che aveva addirittura accesso al documento. Ma ad un certo punto, uno di voi lo è venuto a sapere.

UFFICIALE: chi dunque?

BRUNO: già, chi?

F.GIOCONDO: Valentino custodiva questo segreto, ma aveva cercato di condividerlo con la sorella e persino con me, senza però riuscirci. Dunque se qualcuno lo era venuto a sapere, era perché lo stesso Valentino glielo aveva detto.

UFFICIALE: e questo esclude Lorenzo.

LORENZO: infatti, me ne sarei servito subito.

(tutti guardano Bernardo)

BERNARDO: a me? Valentino lo avrebbe detto a me? E per quale motivo?

F.GIOCONDO: per poterti ricattare.

UFFICIALE: spiegatevi.

F.GIOCONDO: ecco di nuovo uno dei tanti dubbi: ma che strana coincidenza, la morte di Pietro e di lì a poco quella di Valentino, proprio lui che nutriva dei sospetti sull’incidente al padrone.

UFFICIALE: e così avete fatto sfoggio anche delle vostre cognizioni balistiche, dimostrandoci che Pietro De Matteis non è stato vittima di un banale incidente, ma è stato ucciso! Su questo ormai, non c’è alcun dubbio.

LORENZO: ucciso?

BRUNO: ucciso?

UFFICIALE: l’unico che aveva interesse ad uccidere Pietro, era Bernardo.

F.GIOCONDO: (a Bernardo) tutto molto ben architettato: sicuramente Pietro ti aveva fatto intendere le sue intenzioni, ma per quel che ne sapevi non le aveva ancora formalizzate, così hai pensato di prevenirlo, uccidendolo. L’occasione della battuta di caccia era quanto di meglio e tutto sarebbe filato liscio … se qualcuno non ti avesse visto.

MADDALENA: Valentino! Oh mio Dio, perché non gli ho dato retta?

F.GIOCONDO: si, Valentino ti ha visto uccidere Pietro. Ma che poteva fare un povero garzone come lui? Accusarti, quando nessuno avrebbe messo a confronto la sua parola con la tua? Inoltre, una volta scoperta la sua relazione affettiva con la vittima, avrebbe avuto ancora meno possibilità. Nella migliore delle ipotesi avrebbe perso il lavoro. Ma Valentino era un ragazzo intelligente. Così gli venuta subito in mente la faccenda dell’eredità. Il giorno in cui è morto, tutti hanno notato che se ne andava in giro furtivo e in preda all’agitazione. Aveva voluto sincerarsi che quanto stava dietro al foglietto che Pietro gli aveva dato, fosse vero e che lui potesse così disporre di un’arma contro Bernardo. (rivolto a Bernardo) Non avresti temuto le pubbliche accuse di omicidio di Valentino, ma la possibilità di perdere il completo accesso all’eredità, quella si ti spaventava. Eri persino arrivato ad uccidere, per quella. Su questo faceva affidamento Valentino per avere del vantaggio su di te.

BERNARDO: se le cose stanno così, uccidendo Valentino mi sarei danneggiato, non vi pare?

F.GIOCONDO: io credo che quella sera la tua intenzione fosse quella di farti consegnare il documento, ma ad un certo punto deve aver prevalso in te l’ansia di sbarazzarsi di una persona che comunque era un testimone oculare del tuo primo delitto. In quella circostanza, inoltre, avevi trovato la strada spianata: Valentino frastornato e già maltrattato da Lorenzo, sul quale sarebbe facilmente ricaduta la colpa. Due piccioni con una fava! Poi devi essertene pentito in quanto ora per te diventava più difficile arrivare al documento. Così ti sei messo a cercarlo. Non trovandolo in casa, sei andato subito a casa di Valentino.

UFFICIALE: abbiamo scoperto quando c’è stata l’intrusione. Sappiamo che Lorenzo e Bruno, in quel momento, si trovavano altrove.

BERNARDO: (si alza di scatto, poi guarda i presenti, sospira e si risiede con calma) “Tu porterai avanti il buon nome della famiglia, il futuro di questa azienda è nelle tue mani”. Belle parole. E mentre io mettevo tutto il mio zelo e le mie energie nel lavoro, Lorenzo faceva la bella vita, tra viaggi, feste e incontri galanti. Ma Pietro aveva un debole per questo suo figlio arrivato per caso, e il senso di colpa lo faceva sentire in debito nei suoi confronti. Mi poteva stare anche bene che potesse vivere in famiglia come se fosse anche lui un De Matteis, ma ereditare assieme a me tutti i beni, no ... questo ... questo non era giusto! Quando Pietro me lo ha detto,  ho protestato con veemenza ... avevo tutte le ragioni dalla mia parte ... ma non ha voluto ascoltarmi e non ha cambiato idea. Cos'altro potevo fare?

F.GIOCONDO: beh, certo, ad uno che nel denaro vede il suo dio, resta ben poca scelta. Che tristezza Bernardo! Entrambi avreste avuto di che vivere senza problemi e condurre una vita serena e soddisfacente. L'egoismo ti ha sopraffatto.

LORENZO: Bernardo ... io ...

UFFICIALE: (si avvicina a Bernardo) Bernardo De Matteis, vi dichiaro in arresto per gli omicidi di Pietro De Matteis e di Valentino Masi (lo afferra per un braccio) venite con me.

MADDALENA: che Dio ti perdoni, Bernardo ... e anche Valentino.

(L'ufficiale esce accompagnando Bernardo)

LORENZO: e adesso, fra' Giocondo?

F.GIOCONDO: e adesso Lorenzo dipende tutto da te. Pensa bene se sei disposto a prenderti finalmente le tue responsabilità.

LORENZO: io ... veramente ... non so ...

BRUNO: questa filanda ha una grande storia. Ci impegneremo tutti, vi aiuteremo e le cose torneranno ad andare per il verso giusto.

LORENZO: grazie, grazie a voi tutti. Fra' Giocondo, cosa avremmo fatto senza di voi? Cosa faremmo senza di voi?

F.GIOCONDO: ah, lo sapete che si dice “morto un papa se ne fa un altro”? Cosa volete che sia un povero frate. Beh, ormai abbiamo fatto giorno. Sarà meglio che rientri in convento. Oggi tocca a me condurre la preghiera del mattino.

FINE