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SANTA

SANTA

di Anna Garofalo

Atto unico

Personaggi:

                                       Santa – donna anziana, pensionata

                                       Dea  -  giovane figlia di un boss

(E’ domenica mattina. Siamo nella cucina-soggiorno di Santa, donna anziana ma molto attiva. Il sipario si apre su di lei che sta parlando col canarino mentre decora una torta. Radio, canzone di Domenico Modugno).

Santa - … ti ho detto di non insistere, Pasqualino! Non dar retta alla pubblicità: l’insalata fa malissimo ai canarini. Tu da dove vieni? Dalle zone tropicali. E nelle zone tropicali c’è l’insalata? No! La natura sa sempre quello che fa… e non mi mettere il muso! Anzi, il becco! Quante volte ti devo cambiare il giornale nella gabbietta, sei corrosivo… Ma guarda che guaio la santa domenica!

(suonano alla porta)

Santa – … un attimo… (si pulisce le mani)… (andando ad aprire)… e va bene. Una foglia sola. Ma poi non ti lamentare se stai male! Chi è?…

Voce – Amenduni… sono Amenduni… mi scusi ma mi è caduto un asciugamano da lei…

Santa – (aprendo)… buongiorno, ma non mi sembra che…

Donna – (spinge violentemente Santa verso l’interno. E’ una giovane donna trafelata e armata di pistola) … fammi entrare e stà zitta, sennò ti ammazzo!

Santa - … chi sei, per l’amor del cielo, che vuoi da me?

Donna - … stai zitta! C’è nessuno in casa con te?

Santa - No, no… sono sola… la pensione è nel comò… prendila tu stessa…

Donna - Ho detto stai zitta, non voglio soldi! Stai aspettando nessuno?

Santa - … sì… verranno i miei figli e anche mio cugino e anche…

Donna - Dimmi solo una bugia e il primo che entra da quella porta lo ammazzo!

Santa - … no, aspetta… ho sbagliato, mi sono confusa… non credo che verrà nessuno…

Donna - Stai zitta, stai zitta, stai zitta!… per favore, spegni la radio…

Santa - (la spegne)… (pausa)… che cosa vuoi… da me…

Donna - Devo stare qua. Per un po’. E forse, non ti faccio neanche niente… anzi… non ti faccio niente… tranquilla…

Santa - … Sì, tranquilla… (segue una lunga pausa di silenzio, interrotta da qualche colpo di tosse e tentativi di Santa di prendere la parola. La ragazza si guarda in giro. Santa intuisce la paura e l’angoscia della ragazza).

… si chiama Pasqualino… perché l’ ho avuto il giorno di Pasqua. Siccome Pasquale si chiama mio genero, allora… (la ragazza la guarda seccata)… vabbè, non interessa! Posso prendere le pillole per il cuore?… ho il pace-maker…

Donna - Dove?

Santa - … qui, al posto del cuore…

Donna – Dove sono le pillole! Se è un trucco, attenta!

Santa – Guarda da te. Sono qui, in questa scatolina. Mi prendo un po’ d’acqua… vuoi l’acqua?

Donna – No. Muoviti.

Santa – … un attimo! (beve) Che devo fare?

Donna – Portami in giro per la casa!

Santa – non c’è molto da visitare… questa è la cucina e anche il soggiorno… ma già lo sai… quello è l’ingresso… ma anche questo lo sai…

Donna – è l’unica entrata?

Santa – sì, ma qualche volta funziona anche da “uscita”!

Donna – (alterata) Guarda che non ti conviene fare la spiritosa!

Santa - … guarda che fino a prova contraria sei in casa mia… allora, dicevo…(indicandoli) quello è un piccolo ripostiglio… la camera da letto, il bagno, il salotto col balcone che dà sulla strada, mentre quello della cucina dà… all’interno… perché proprio io?

Donna – Ho suonato a caso. Ci sono armi in casa?

Santa – Armi? Per proteggere chi?… (risatina) Pasqualino?

Donna – Il telefono?

Santa – Il telefono, sì! Qui in cucina. Da quello del salotto non si sente tanto bene…

Donna – Siediti.

Santa - … grazie…

Donna – (compone un numero. Guarda Santa con rimprovero perché il telefono è a disco)

Santa - … e io non mi trovo coi pulsanti…

Donna – (parlando a telefono) … Via Alberti numero 16. Martino. Quando? Ah. Okay. (chiude)

Santa - ... perché hai dato il mio nome?

Donna – Devono venirmi a prendere. (squilla il telefono) Non rispondere!

Santa – no, è Clementina…

Donna - … ti ho detto di non rispondere!

Santa - … guarda che mi deve dire…

Donna – (scandito) Per favore non rispondere! (il telefono tace)

Santa - … non mi fare del male… io sono anziana… posso prendermi un po’ d’acqua?

Donna - … non ti faccio niente. Ti ho detto. Sì, bevi pure…

Santa – ne vuoi un po’?…

Donna - … dammi una birra…

Santa – eh… no, la birra non ce l’ ho…

Donna – allora una cosa forte…

Santa – Alcolici non ci sono in questa casa. Sai, il cuore… poi sinceramente non mi sono mai tanto piaciuti. (guarda nella dispensa) ah, c’è il vin cotto! No… ti posso fare un caffè!

Donna – Sì, va bene.

Santa – (mentre prepara il caffè)… chi sei?…

Donna – non t’importa… meglio per te…

Santa - … ti tremano le mani…

Donna – E falla tu, la mia vita… falla… e vedi se non ti trema il cervello!

Santa - … sei… un’evasa?

Donna – evasa?… da dove?

Santa - … dalla prigione! Con le lenzuola tutte annodate…

Donna - … ma sta’ zitta…

Santa – Bah! il Signore ti aiuterà. Qualunque cosa tu sia…

Donna - … ah, sì… il Signore... si è bello e dimenticato di me!

Santa – Ti proibisco di bestemmiare in questa casa, hai capito?

Donna – E tu hai capito che se mi gira ti sparo?

Santa – E tu hai sentito che qui non si bestemmia mai e poi mai?

Donna – (pausa) Vecchia, sei coraggiosa…

Santa – Io non sono coraggiosa, sono serena. E tu sei spaventata. E non mi chiamare vecchia!!

Donna - … e come ti chiameresti?

Santa – Mi chiamo Santa.

Donna – Pure! Scommetto di nome e di fatto!

Santa – Senti: hai una pistola e sei più forte tu. Ma non ti permetto di mancarmi di rispetto, perché potresti essere mia nipote!

Donna - … lo sai che sei una tosta, tu?

Santa - … beh, va già meglio… quanto zucchero?

Donna – Tre. Non ho mangiato…

Santa – (serve il caffè)… aspetta, devo avere delle merendine… (le trova nella dispensa)… eccole! Tieni… (pausa) ... Grazie…

Donna – Ah, grazie!

Santa – Quanti anni hai?

Donna – Tu quanti anni hai?

Santa – Sessantacinque.

Donna – Li porti bene… cioè, non fisicamente…

Santa – Molto gentile!

Donna – No, è che sei… luminosa!

Santa – Sto bene, te l’ ho detto prima. Anche se qua dentro c’è una specie di sveglia. Se stiamo zitte un attimo, senti il ticchettio… (pausa di ascolto)… è carino?

Donna – ... ehi…

Santa - … Santa…

Donna – Santa, mi dai un’altra merendina?

Santa – (prendendogliele) Da quanto non mangi?

Donna - … non lo so… ieri o l’altro ieri…

Santa – Tu sei una… terrorista?

Donna – No.

Santa – Tra quanto ti verranno  a prendere?

Donna – Due, tre ore…

Santa – … come ti chiami?

Donna – Non mi fare domande… hai figli?

Santa - Cinque. Ne ho avuti cinque. Tre da un marito e due dall’altro. Buonanime!

Donna - … sei proprio una santa!

Santa - Ti ho già detto di non prendermi in giro… è bellissimo mettere al mondo dei figli, anche se poi…

Donna - … ci sono quelli come me!

Santa - Senti, io proprio non mi trovo a parlare con una senza nome… Valentina. Sì, mi piace! Ti chiamo Valentina. Tu se vuoi, rispondi! Allora, Valentina: non so chi sei, ma dagli occhi non mi sembri una che è stata molto davanti alla televisione…

Donna - Io non posso… devo sempre… (citofono) … chi è?

Santa - Sicuramente Clementina. Fammi rispondere…

Donna - stà attenta… io non ho niente da perdere…

Santa - tanto, senti anche tu! (rispondendo al citofono) chi è?

Voce - … come chi è? La mummia egiziana! Santa, sono Clementina. Scendi, che facciamo tardi a messa!

Santa - ehm… Clementina, vai… io vengo più tardi. Sto… lavando le tende… ora non posso uscire… ti richiamo nel pomeriggio…

Voce – mah… ti sento strana… più del solito! Vabbè, vado, magari ripasso. Ciao…

Santa – Ciao… è tremenda! Vuoi un’altra merendina?

Donna – Tu non hai paura di me?

Santa – Sinceramente? No! Ascolta: ho visto molte cose nella mia vita. Ho visto morire due mariti, due splendide persone. Ho visto le malattie da vicino e ho conosciuto l’abbandono, quello che brucia di più… quello dei vivi che hanno altro da fare. Ma sono sempre rimasta allegra. Io sono credente. Molto. Ma non sono una bacchettona… tu hai quella pistola e senza, mi sa che non rimane molto di te…

Donna – (alterata)… e tu che ne sai di me, eh? Che ne sai?

Santa - … sei una contrabbandiera?

Donna – No! La mia unica colpa, è che sono una figlia… sono solo nata… questo è il mio peccato!

Santa – Valentina, nascere è un regalo, comunque ti vada…

Donna - … e sai che bel regalo! Vuoi sapere come vivo, io? In una casa senza finestre, con sistemi sofisticatissimi di allarme, ovviamente una ogni sei mesi. La scuola: insegnanti privati, bravissimi, letture bellissime… ma niente banchi, niente scherzi cretini, niente disegni dietro la lavagna. Sono la figlia di un capo… non ho più mia madre, non ho più mia sorella. Solo vendette. La nostra legge fa di noi degli schiavi. Ricchi. Morti.

Santa – Scusa, ma tu per tutta la vita, ti devi nascondere nelle case degli altri?

Donna - … non lo so…

Santa – e se decidi di lavorare, non so… andare alle feste… fare le cose normali… che succede?

Donna – Succede che in una settimana al massimo mi fanno fuori!

Santa – È terribile… è l’inferno!

Donna – Sì… qual è il tuo inferno, Santa?

Santa – Io ho cinque figli e sono ragazzi sani e forti. Uno solo, Carlo, mi ha chiamata dall’Austria venerdì scorso. La moglie è di quelle parti, di un paesino che non ho ancora capito il nome. Gli altri… sono uomini, ormai. Hanno famiglie, figli, ma nelle loro case non c’è… attesa!

Donna - … non capisco…

Santa – eh, lo so… è come se per loro, la giornata terminasse con la sera…

Donna – E invece?

Santa – E invece non termina… cammina, si sposta… con la sensazione che qualcuno ti spinga. Io la chiamo fede. Ed io non sono mai stanca di fare le cose.

Donna – E a questa età, che vuoi fare?

Santa – Sempre più gentile, eh?… che voglio fare? Secondo te, queste che sono?

Donna – Beh, torte!

Santa - … per l’esattezza, torte alle noci. Oggi è il compleanno di due persone in ospedale. E siccome io sono una volontaria storica ed una grande cuoca, abbiamo deciso di festeggiare insieme. E festeggeremo. Anche se una di queste persone forse non vivrà per più di un paio di settimane!

Donna – Che tristezza!

Santa - … ma non dirlo neanche per scherzo! Nessuno di noi è triste. L’unica maniera per dimenticare il dolore, è non dimenticarlo mai. Non lo dimenticare!… mi piace dire questa frase, fa effetto…

Donna - … sei strana!

Santa – Sì, lo so… sono una simpatica! Senti (le prende la pistola), togli questa schifezza, tanto non ce n’è bisogno. Io vado a mettermi le scarpe, vado a messa e quando torno… ho preparato una parmigiana da strapparsi i capelli…

Donna – no, tu non vai da nessuna parte, sennò io…

Santa – (cambiandosi le scarpe)… mi ammazzi? E perché? Mica ho detto che ti sfascio la testa… ho deciso che vado a messa e ci vado. E poi, che devo andare a dire alla polizia, che a casa mi aspetta una ragazza per mangiare la parmigiana? Bah…

Donna - … aspetta, non te ne andare…

Santa - … il telecomando è da qualche parte… spingi, perché la pila è un po’ scarica. Se l’organista non si addormenta sull’organo, sarò di ritorno fra un’oretta.

Donna – Santa, torna qui!

Santa – (uscendo) Ti piacciono le paperelle con la panna? 

Donna – Non uscire da quella porta!

Santa - … le piacciono! (esce).

(La ragazza rimane sola. Si guarda intorno come una belva in gabbia. Lancia un urlo di collera, forse contro se stessa. Rompe un piatto. Scoppia a piangere, raccoglie i cocci. Prende il telecomando e accende la televisione. Si addormenta sulla poltrona. Passa poco più di un’ora…)

Santa – (entrando in casa, con una guantiera di dolci. Sonoro della tivù) Ciao, sono io… Valentina… (forte) Valentina!

Donna – (scattando in piedi spaventata)… lasciatemi stare!

Santa – Tranquilla, non avere paura… sono io…

Donna - … non ti ho sentita, mi ero addormentata…

Santa – stavi vedendo la tivù? Normale! (la spegne. Apre il pacco) Guarda qua: babbà alla panna, paperelle alla panna, panna cotta, bignè alla panna… un trionfo! Non è che hai problemi di cellulite…

Donna – (sorride con tenerezza)… forse sono stata fortunata…

Santa - … ad avere la cellulite?

Donna – Santa… hai capito benissimo! Grazie per non avermi… sono quasi più fortunati i tuoi amici che hanno poco tempo da vivere. Almeno loro non devono nascondersi come topi…

Santa – e tu prova a uscirne…

Donna – come, cambiandomi la faccia?

Santa – Eh! Perché no? Scusa: se al tuo posto c’è una che non sei tu, ma tu sai che sei sempre tu anche se non sei più tu, che t’importa… l’importante è che sei sempre tu!

Donna - … se sei capace di ripetermela, esco e affronto i Savini! (silenzio. La ragazza si rende conto di essersi scoperta).

Santa – (crollando sulla sedia) Ossignore… tu sei la figlia del pentito Carta… quello a cui…

Donna - … quello a cui hanno ammazzato la famiglia, puoi dirlo… tranne me. Io sono Dea. La dea di carta, come mi chiamava mia madre…

Santa – (recuperando l’umore)… allora sai che facciamo? (prende la tovaglia e la sistema) Mangiamo, io ho fame. Apparecchia. Le cose sono nel mobile… Pasqualino, oggi abbiamo ospiti, comportati bene!

Dea – (apparecchiando)… dicevi sul serio quella cosa della faccia… se me la cambio…

Santa – beh, perché no? Se la rifanno per fare le cretine in giro… per te è una possibilità… e poi sento che “qualcuno” ti darà una mano… è un amico… ci parlo io…

Dea – maionese?

Santa – (mettendo in tavola la parmigiana)… sulla parmigiana? Eretica! Hai ancora molto da imparare sulla vita! (serve le porzioni, mangiano)

Dea – come fai ad essere… così! Io non sono niente. Cioè: scappo per proteggere la mia vita, ma cosa proteggo, non lo so. Non c’è niente… è come se difendessi con un cristallo spessissimo un tesoro che non c’è…

Santa - … c’è, c’è… c’è sempre… com’è la parmigiana?

Dea – buonissima. Ma secondo me la maionese ci andava!

Santa - … ecco, questa è mancanza di rispetto… paperella o babbà?

Dea – e tutt’e due?

Santa – e la cellulite? (suona il citofono. Le due si guardano. Silenzio. Santa va a rispondere) Chi è?

Voce – signora, la sua macchina è pronta e può venire a ritirarla quando vuole.

Santa - … ma scusi, quale macchina…

Dea – lascia stare, è per me… devo andare. (si alza) Tu non mi hai mai vista. Non ne parlare mai con nessuno. Lo dico per te…

Santa – io… non posso neanche chiederti di restare…

Dea –  No… ehi, se ce la faccio… se ne esco… torno qui, okay?

Santa – Ti aspetto, allora. Ti cercherò nelle facce che non conosco. Sotto una di quelle, lo so che ci sarai. Parola d’ordine: Pasqualino!

Dea – Pasqualino! Grazie… per avermi creduta…

Santa - … grazie per non avermi sparato… ah, Dea…

Dea – stai per dire una delle tue frasi…

Santa – ... anche se ti stanchi, non stancarti mai! Detta!

Dea – ciao, Santa.

Santa – ehm… quella… (alludendo alla pistola), dammela. La sistema Pasqualino. Con tutta l’insalata che mangia, in tre giorni l’ ha corrosa completamente. Lui sa come…

Dea – (le consegna la pistola) …ciao…

Santa – ciao…

Dea – ciao… (esce)

Santa – ciao…

(Sipario)