Sarà stato Giovannino

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ATTO PRIMO

Sarà Stato Giovannino

personaggi

Giovannino Apicella

Matteo Apicella

Rosa Apicella, sua moglie

Carlo Apicella, loro figlio

Lauretta, loro figlia

Lisa, cameriera in casa Apicella

Michele Cilento, dottore

Barone Scaletta

Geremia Scaletta, suo figlio

Pinotto, contadino

Eduardo, suonatore ambulante

Maria, contadina

La portinaia

Una casigliana

Un’altra casigliana

Il farmacista

Rappresentata per la prima volta

al Teatro Sannazzaro di Napoli,

il 2 febbraio 1933,

dalla Compagnia del Teatro Umoristico

dei Fratelli De Filippo.

ATTO PRIMO

La casa modesta di una modesta famiglia borghese. Un divano a colori vivaci, qualche poltrona, qualche sedia, un tavolo. Alle due pareti di fondo, due «consolles» con sopra vasi di terracotta e «bibelots» vistosi, ma di poco prezzo. Due porte a sinistra; a destra: una porta ed una finestra. Al fondo: una porta centrale, la comune.

All’alzarsi del sipario le scena è vuota; ma viene subito dalla comune Lisa, di corsa, sfuggendo a qualcuno che vuol ghermirla.

LISA (gridando con voce soffocata)    Badate che grido!

CARLO (seguendola)    Zitta!... Non gridare!

LISA    E voi lasciatemi stare! Le mani a posto!

CARLO (mettendo le mani in tasca)    Ecco qua! Le mani a posto. (Porgendole la bocca) Ma tu dammi un bacio!

LISA    Non ci mancherebbe altro! Ma, insomma: che volete da me?

CARLO    Niente! Mi piaci, sei graziosa, sei appetitosa, voglio un bacio! (Fa per afferrarla).

LISA (sfuggendogli)    Ancora?... Ma: la volete finire? Debbo proprio chiamare la signora?

CARLO    Chiamala. Che me ne importa?

LISA (c. s.)    Signora Rosa!...

CARLO (tappandole la bocca)    Zitta!... Non chiamare! Alla fine che cosa ti ho chiesto? Un bacio! Fai tante smorfie per un bacio?

LISA    E vi pare che sia poco?

CARLO    Chissà quanti ne avrai dati al tuo paese!...

LISA (stizzita)    Questo non vi riguarda! Lasciatemi in pace.

CARLO    Sei cattiva, perché io ti voglio bene, e se mi accontenti ti faccio un bel regalo.

LISA    Tante grazie; non ho bisogno di niente.

CARLO (ostinato)    Ma io, sì! (Fa per afferrarla di nuovo).

LISA (gli sfugge ancora e corre verso il fondo, dove s’imbatte con Matteo che entra, e quasi dà un cozzo in quest’ultimo)    Oh!...

MATTEO E bada!... Che furia! Dove vai?

LISA (confusa)    A prendere un bicchier d’acqua al signorino.

MATTEO (ridendo)    Da questa parte? La cucina ha cambiato posto?

LISA (c. s.)   Ma io...

CARLO (venendole in aiuto)    La verità?... L’avevo pregata di scendere a comprarmi delle sigarette.

MATTEO    Ancora?... E la promessa?

CARLO    Ne fumo una ogni tanto. Non posso smettere tutto in una volta. Ma te l’ho promesso e vedrai che smetterò di fumare.

MATTEO (ironico)    Si vede... (A Lisa) Tu, non moverti di qui! E ti sia per regola: sigarette non se ne comprano! Chiama la signora.

LISA (felice di andar via)    Subito.

MATTEO    E preparami la veste da camera.

LISA    Tutto quello che vuole il mio padrone. (Esce in fretta per il primo uscio a destra).

MATTEO (seguendola con lo sguardo)    Mi piace questa ragazza!

CARLO (suo malgrado)    Anche a te?...

MATTEO (preoccupato)    Perché a chi piace?...

CARLO (riprendendosi)    Mi pareva che mammà, giorni or sono, dicesse...

MATTEO    Si, si!... È educata, ordinata, fa piacere ad avere in casa una ragazza come lei.

CARLO    Hai ragione. Fa proprio piacere...

MATTEO (preoccupato)    Forse è un po’ troppo carina...

CARLO (indifferente)    Trovi?... A me pare insipidina, insignificante, una piccola quantità trascurabile.

MATTEO    Meglio così...

CARLO (ridendo)    Perché?... Avevi paura? Ah, no! Aborro da gli amori ancillari!

MATTEO    Questo ti fa onore. (Poi, cambiando discorso) E come mai sei in casa a quest’ora?

CARLO    Non c’era lezione.

MATTEO    Io non so come farai a laurearti tu, senza mai studiare.

CARLO    Prenderò la laurea, non dubitare! Lascia fare a me.

MATTEO    Speriamolo!...

CARLO    Intanto, se volessi farmi il piacere di darmi quel denaro che mi hai promesso...

MATTEO    Quale denaro?...

CARLO    Quello che mi occorre per comperarmi la palla per il «foot-ball».

MATTEO    Aspettiamo prima che ti laurei.

CARLO (stizzito)    Papà: mi tratti come un ragazzo! E intanto non posso giocare.

MATTEO (calmo)    Meglio! Così non rischi di romperti una gamba.

CARLO    Ma lo sai che se riesco come dico io, posso anche fare a meno di laurearmi?

MATTEO (meno calmo)    Sicuro! Fai il calciatore!

CARLO    E ti pare poco? Oggi vale più un campione di calcio.

MATTEO (scattando)    Basta! Vai a studiare! Altrimenti ti do un campione di calcio io, che ti lascia il segno per tutta la vita!

CARLO (esasperato e con aria di superiorità)    Come si fa a ragionare con voi uomini dell’ottocento?

MATTEO (con lo stesso tono)    Come si fa a mantenersi le mani con voi, giovani del novecento?

CARLO    Papà, ma tu...

MATTEO    Finiscila, e pensa a studiare, altrimenti, di questo passo, ti laurei a quarant’anni. (Nelle scene la voce di Rosa).

ROSA (gridando)    Capisci, capisci!... Un oggetto che valeva per lo meno trecento lire! È roba da impazzire! In questa casa non si può più vivere!

MATTEO (allarmato)    Che succede?...

CARLO    Di che ti meravigli? Mammà grida sempre!

ROSA (irrompendo in scena come una furia, dalla porta destra)    Per lo meno trecento lire valeva, per lo meno!... Ed è sparito! Sparito!... Ho cercato dappertutto! Sparito!... Ma si può continuare così? Ma domando e dico: è vita questa?... Ieri cinque lire, l’altro ieri un magnifico «foulard» di seta, oggi un oggetto di valore! Ma è possibile che non si può essere sicuri neppure in casa propria?

MATTEO    Si può sapere che cosa è stato?

LISA (che ha seguito Rosa)    La signora non trova più...

ROSA    Un braccialetto di oro, antico, diciotto carati, ricordo del mio povero papà! Questa casa è diventata un inferno! Tutto sparisce, tutto!

MATTEO (conciliante)    Ma aspetta, cara, calmati! Cerchiamo bene. L’avrai conservato in qualche altro posto.

ROSA    Dove? Quella è la cassettina dei gioielli, è li che conservo gli orecchini, gli anelli, ed è li che avevo messo anche quel braccialetto.

MATTEO    Ma in casa, chi mai poteva prenderlo?

ROSA    Non lo so!... Non lo so. Quello che so è che ogni tanto mi manca qualche cosa. (Con marcata intenzione) E quando si mantengono in casa certi tipi che non hanno voglia di lavorare, disutilacci e buoni a nulla...

MATTEO    Che sono queste insinuazioni? A chi vuoi alludere?... Non sospetterai certo di mio cugino Giovannino...

ROSA   Chi lo sa!...

MATTEO    Rosa, ti proibisco...

ROSA    Tu, caro, puoi proibirmi quello che credi, ma non potrai certo impedirmi di sospettare. Ed io sospetto, sissignore, sospetto perché la miseria è una cattiva consigliera, e quando si hanno vizi quanti ne ha il tuo signor cugino...

MATTEO    (meravigliato)   Giovannino? Giovannino ha dei vizi?

LISA (che è rimasta colpita dal sospetto infame)    No! Povero signore, è tanto buono! Non fuma, non gioca, non...

ROSA    Tu sta zitta! Cosa c’entri tu? Chi ha chiesto la tua opinione? Sei pregata di non fare l’avvocatessa dei poveri, perché sai bene che, in questa, di estranei non ci siete che tu e lui, e quindi, se non è stato lui, vuol dire...

LISA (dolorosamente)    Che cosa? Che sono stata io?... (Quasi piangendo) No io non ho rubato mai! Come si può pensare una cosa simile?... Voi mi conoscete, lo sapete bene che non sono capace. (Piange).

ROSA    Ecco qua!... Le lagrime ora! Me le aspettavo.

CARLO    Ma ha ragione, cara mammà... Non è lecito accusare senza essere sicuri. Ed io sono certo che questo braccialetto si troverà.

ROSA    Ed io sono invece certissima che non si troverà più.

CARLO    E allora pazienza. Vuol dire che l’avrai perduto. Ma non bisogna sospettare di nessuno. Non credo che zio Giovannino sia capace di una cosa simile, ed in quanto a Lisa... metterei la mano sul fuoco!

LISA (commossa)    Grazie! Siete buono voi...

MATTEO    Sarebbe meglio non pensarci più. Su, su, Rosa mia! Non affliggermi per così poco! Il braccialetto s’è perduto? Poco male! Ne compreremo un altro.

CARLO    Più bello e più costoso...

ROSA (indispettita)    Sicura! E noi siamo milionari!

MATTEO (conciliante, e trascinandola suo malgrado)    Può darsi che vinciamo il premio della lotteria, e se no: allegramente! Il necessario è lo star bene in salute!

ROSA (entrando a destra con Matteo)    Tu, al solito, fai tutto semplice, ed è così che risolvi le situazioni...

CARLO (rimasto solo con Lisa, subito le si avvicina, intraprendente)    Povera la mia Lisetta! Me l’hanno fatta piangere! (Fa per abbracciarla).

LISA (difendendosi male)    Eppure siete buoni voi!...

CARLO    Lo vedi? Ecco perché non dovresti essere cattiva, dovresti capire che con me non ci perdi nulla! (L’abbraccia) E guai a chi osi torcerti un capello! Hai visto poco fa?... Anche con mia madre ho reagito, perché io sono fatto così, non posso sopportare le ingiustizie, e quando poi voglio bene a qualcuno... (La bacia a tradimento).

LISA (sfuggendogli)    Ah!... Ma la volete finire? Che cosa vi ho fatto? Perché mi tormentate?

CARLO    Lo vedi come sei ingrata?...

LISA (quasi piangendo)    Lasciatemi in pace!... Sono una povera ragazza... non ho nessuno per me... Perché volete farmi del male?

CARLO (vanesio)    Come?... Lo chiami far male questo?... Ma tu sei un po’ scemina, povera ragazza mia!... Un bacio! Che cos’è un bacio? (Citando Cyrano) «Un’apostrofe rosea messa fra la parola “t’amo”, un più geloso accento»... (Fermandosi scoraggiato) Ma tu, poverina, non capisci queste cose. Capirai in seguito, quando ti avrò convinta. Per ora ti lascio a riflettere, e cerca di capire la fortuna che ti è capitata. Arrivederci! (Esce per la comune).

LISA (sola)    Dio mio!... Dammi la forza di resistergli!

ROSA (dalla destra, in faccende)    Lisa?...

LISA    Comandate...

ROSA    Vieni con me, svelta. Bisogna preparare subito il pranzo! Lauretta è tornata?

LISA    Non ancora...

ROSA    Non potrà tardare. Intanto prepariamo tutto, perché il padrone ha da fare. (Fa per uscire a sinistra, secondo uscio).

LISA    Vengo! (La segue, asciugandosi gli occhi).

LAURETTA (dal fondo, trascinando Geremia recalcitrante)    Camminate... Ma perché vi fate trascinare? Avete paura?

GEREMIA (timidissimo, vero tipo del ragazzone cresciuto troppo e poco intelligente)    No!... Ma... capirete: io non conosco nessuno della vostra famiglia...

LAURETTA (ragazza modernissima, evoluta ed intraprendente)    Ed io vi presenterò a tutti; è una cosa così naturale! Come siete timido!

GEREMIA (ridendo un po’ scioccamente)    E voi, invece, come siete ardita! Non avete paura di nessuno voi!

LAURETTA    Perché? Che cosa ho fatto?

GEREMIA (c. s.)    Come?... Avete marinata la scuola, ed avete voluto che lo facessi anche io.

LAURETTA (ridendo)    Ne siete forse pentito?

GEREMIA    No! Anzi! Però è la prima volta che lo faccio.

LAURETTA    E non sarà l’ultima. Oramai ci ho preso gusto e credo che anche a voi non dispiaccia di passare una giornata in campagna con me.

GEREMIA    Sicuro! Lo credo bene! Mi sono tanto divertito! Ma intanto se vostro zio vi cerca...

LAURETTA (aspra)    ...non mi trova! E se lo merita. Non posso liberarmene in nessun modo. È un bigotto noioso, fastidioso, attaccaticcio, che tutto trova mal fatto, di tutto si lamenta. Ed io ne sono stufa, e per levarmelo dai piedi, ho organizzato questa giornata di vacanza. Ho tutto un piano, vedrete! Ma non trovate logica la mia ribellione? Vi sembra giusto che una ragazza di diciassette anni, in pieno secolo ventesimo, alunna di liceo, cammini sempre con qualcuno attaccato alle gonnelle?... Se non mi opprimessero, non farei quello che faccio. E invece, lo vedete?... Marino la scuola, mi sono impossessata della chiave di casa, come se fossi un giovanotto e, se non mi lasciano libera, ne farò una nuova ogni giorno! Mio zio meritava una lezione, ed io gliela do. Vedrete il mio sistema come farà il suo effetto... E da domani, a scuola ci vengo sola, ve lo assicuro!

GEREMIA (ridendo)    Come mi piacete! Quanto mi diverto! Vorrei essere anch’io così deciso. Invece, vi faccio una confidenza: io, di papà ho una maledetta paura.

LAURETTA    Che sciocco! Oggi i genitori non fanno più paura. Basta saper prendere il sopravvento.

GEREMIA    Parlate così perché non conoscete papà. È un uomo severissimo.

LAURETTA    Ho capito. Non è soltanto il latino che debbo spiegarvi, voi avete bisogno soprattutto d’imparare come si educhino i genitori.

GEREMIA (sempre ridendo da ebete)    Che cosa? Come mi diverte! Voi volete educare i genitori?

LAURETTA    Sicuro! Lo vedrete! Per ora venite di là che vi darò la traduzione latina. Poi faremo la prima lezione di questa nuova e così importante pedagogia.

GEREMIA (c. s.)    Come mi diverto!...

LAURETTA    Venite con me!...

GEREMIA    Dove?

LAURETTA    In camera mia. (Lo trascina recalcitrante).

GEREMIA (timido)    No!... In camera vostra non debbo venire...

LAURETTA (guardandolo con commiserazione)    Che idiota!... La traduzione la volete o no?

GEREMIA    Si... ma...

LAURETTA (trascinandolo con forza)    E camminate!... Quanti scrupoli! (Lo trascina a sinistra, primo uscio, mentre Geremia avvilito inciampa nel tappeto e nei mobili).

Un campanello nelle quinte; Lisa, dalla seconda porta a sinistra attraversa la scena ed esce al fondo. Una breve pausa, poi Giovannino viene in scena, col viso stravolto affannando come chi abbia molto corso e sia in preda ad un comico sgomento. Lisa lo segue preoccupata.

LISA    Ma si può sapere che cosa vi è accaduto?

GIOVANNINO (vorrebbe parlare, ma non può, gesticola, si dispera e non riesce a profferire parola).

LISA (sgomenta)    Per carità, signor Giovannino: ditemi che cosa è stato!

GIOVANNINO (dopo un grande sforzo per ritrovare la voce)    Lauretta è tornata?...

LISA    La signorina?...

GIOVANNINO (irritato e come soffocato)    La signorina! Ci sono forse altre Laurette, qui, oltre la signorina?

LISA    E lo domandate a me? Non siete stato al Liceo?

GIOVANNINO    Si!...

LISA    E allora?...

GIOVANNINO (come inebetito)    E allora?... Che ne sarà mi me? (Cade a sedere senza forze).

LISA (con energia)    Ma insomma: si può sapere che cosa è stato?

GIOVANNINO (cupo)    Una cosa terribile!...

LISA (con grido)   Dimo mio!...

GIOVANNINO (alzandosi di scatto e tappandole la bocca)    Zitta! Non farti sentire!... Dammi un altro memento di respiro. Io penso al terremoto...

LISA (spaventata)    Al terremoto?...

GIOVANNINO    Al cataclisma che si scatenerà qui, fra poco...

LISA    Voi mi fate morire!...

GIOVANNINO    Ed io vorrei essere già morto! Chi può avere il coraggio di dirlo alla signora Rosa?

 (Disperandosi) chi glielo dice?

LISA    Ma che cosa? Parlate; fatevi coraggio!

GIOVANNINO    Lauretta a scuola non c’era!...

LISA    E dov’era?...

GIOVANNINO (irritandosi)    Se lo sapessi, non sarei disperato come sono. Ho cercato dappertutto. Ho girato il liceo in lungo ed in largo, ho domandato agli alunni, al bidello, al portiere, niente! Di Lauretta nessuna notizia. Nessuno l’ha vista, nessuno ne sapeva niente, nessuno si preoccupava di me e della mia disperazione... ed io... Come faccio ora, come faccio?

LISA    Ma, questo è tutto?...

GIOVANNINO (meravigliato)    E ti pare poco?... A donna Rosa, chi glielo dice?

LISA    Calmatevi, che diamine, sembrate un ragazzo! Certo, dirlo alla signora non sarà una cosa facile. Ma voi, in fondo: che colpa ne avete, voi?

GIOVANNINO    Certo. Io non ne ho colpa. Ma tu lo sai come sono strani in questa casa! Non danno forse la colpa a me di tutto quello che accade qui dentro?

LISA    Si; questo è vero... Ma...

GIOVANNINO    E allora, capirai: quando sapranno che Lauretta non si trova, una ragazza di diciassette anni...

LISA (ridendo)    Come se fosse una bimba appena nata! E poi: proprio quella! Non abbiate paura che non si perderà d’animo! E quanto prima, la vedrete ritornare!

GIOVANNINO    E se non si trova?...

MATTEO (dalla destra, in veste da camera, tranquillo e beato)    Si troverà, si troverà...

GIOVANNINO (felice)    Credi?... Allora tu sai?...

MATTEO (ridendo)    Figurati! Rosa ne ha fatto una tragedia!

GIOVANNINO    L’ha saputo anche lei?

LISA (che ha capito l’equivoco)    Ma no vi sbagliate... È un’altra cosa.

GIOVANNINO    Si è perduta qualche altra cosa?

LISA    Si! Voi non c’eravate... (a Matteo) Noi parlavamo di... della... capirete... Il signor Giovanni era preoccupato... Perché lui, poveretto... in fondo poi, che cosa c’entra lui?... e se... (a Giovannino che pende dalle sue labbra) Perché non m’aiutate? Debbo proprio dirlo io?

GIOVANNINO (tremante)    Matteo: io non ne ho colpa, te lo giuro! Quella, vedi, ogni giorno mi aspettava... e oggi, invece... Ho cercato dappertutto... ho domandato a tutti... ma devi credermi, non ne ho colpa... perché io sono stato puntuale, lei invece... (a Lisa. avvilito) E parla tu, benedetta ragazza!

MATTEO    Ma che cosa è stato? Io non vi capisco.

LISA    È logico. Non potetecapire! Ma non è facile, vedete!... Come si fa a dire in quattro e quattro otto...

GIOVANNINO    Io per me non posso!...

MATTEO    Ma voi volete farmi impazzire?...

GIOVANNINO    Zitto! Non gridare, per carità!...

MATTEO    È parlate chiaro;che cosa è stato?

LISA (eroica)    La signorina Lauretta, stamattina, a scuola non c’era! Ecco: l’ho detto

MATTEO    Non c’era?... E deve è andata?...

GIOVANNINO (che è caduto di nuovo a sedere avvilito, ed ha di nuovo perduto l’uso della favella, fa un gesto disperato che vuol dire: «Ma... chi lo sa!»).

MATTEO    E me lo dici con tanta freddezza?...

LISA    Poverino, se sapeste come è arrivato qui, poco fa!

MATTEO    Lo credo!... E te ne stai qui tranquillo, invece di cercarla, invece d’informarti!

GIOVANNINO (che ha letto sforzi eroici per ritrovare la parola)    Come!... Ho girato dappertutto, ho domandato a tutti! M’hanno preso per pazzo, n’hanno seguito i monelli!

MATTEO    E nessuno sapeva?...

GIOVANNINO (al colmo dell’avvilimento) Nessuno!...

MATTEO    Possibile che non sei buono nemmeno a tener d’occhio una ragazza? Che cosa ci fai sulla terra, io non lo so!

GIOVANNINO    Nemmeno io!... Ma tanto, ora mi ci trovo, che posso farei?

MATTEO    E adesso: chi lo dice a Rosa?...

GIOVANNINO (con spavento)    Io, no!... Mi faccio ammazzare piuttosto!

MATTEO    Forse sarebbe opportuno rivolgersi alla polizia.

GIOVANNINO (con paura)    La polizia?... (a Lisa, tremando) Ora vado a finire in prigione.

LISA    Ma no: che sciocchezza! La polizia indaga, s’informa, cerca di ritrovarla, questo fa la  polizia.

ROSA (entrata alle ultime parole di Lisa) Cos’è che fa la polizia?

GIOVANNINO (nel vederla fa l’atto di voler fuggire, Matteo l’afferra per la giaccia e lo trattiene).

MATTEO    Aspetta! Devi restare qua. (A Rosa) Coraggio. Rosa: Lauretta è sparita!

ROSA    Che dici?... Chi è sparita?...

MATTEO    Lauretta, nostra figlia! Non si trova in nessun posto! Almeno così asserisce Giovannino.

ROSA (che già si sente male)    Non si trova?... Lauretta?... Ma che dici, vuoi scherzare certamente?

MATTEO    Purtroppo, non scherzo. Ed io vado ora in questura.

ROSA    In questura? Vai in questura?... Ma allora è vero? Non è uno scherzo?... Lauretta?... La mia Lauretta! Aiutatemi: mi sento male!... Aiutatemi! (Sviene fra le braccia di Giovannino che non la regge).

GIOVANNINO    Signora Rosa, signora Rosa!... Io non ne ho colpa, ve lo giuro! Aprite gli occhi, non mi fate morire!

MATTEO (allarmato) Rosa!... Che succede ora?... Rosa!... È svenuta!... (Corre in aiuto di Giovannino che sta per cadere sotto il peso di Rosa) Mettiamola sul divano, presto!

LISA (aiutando anche lei)    Povera signora!... sembra morta!

GIOVANNINO    No, signora Rosa, non morite,non morite          per amor di Dio!

MATTEO    Presto!... Dal farmacista dirimpetto, fatti dare qualche cosa!

GIOVANNINO (si precipita al fondo conte un pazzo, poi ritorna sul davanti in fretta)    Che cose mi faccio dare?

MATTEO (in orgasmo)    Domanda a lui!...

GIOVANNINO (c. s.)    ...un poco di etere?

MATTEO    Non lo so! Una cosa qualunque che le possa giovare!...

GIOVANNINO (ripete c. s.)    Un cordiale?...

MATTEO (gridando)    Qualunquecosa, purché fai presto, scimunito! Me la vuoi far morire, ora!

GIOVANNINO    No; vado, vado! (Esce in fretta, inciampando ovunque).

LISA (che si è adoperata invano per far rinvenire Rosa)    Se chiamassimo la signora Bice?

MATTEO    Chiama, chiama!... Purché venga qualcuno ad aiutarci!

Lisa esce in fretta.

MATTEO (chiamando teneramente)    Rosa! Rosa mia!... Torna in te! Povera madre, ha ragione!

LISA    Ecco, la signora Bice!...

LA CASIGLIANA (accorrendo premurosa)    Che cos’ha?... Un colpo apoplettico?

MATTEO    No, per carità!... È svenuta solamente...

L’ALTRA CASIGLIANA (accorrendo in fretta anche lei)    Sta morendo?...

MATTEO (un po’ irritato)    Ma no: è svenuta...

LA CASIGLIANA    Se chiamassimo un medico?...

L’ALTRA CASIGLIANA    Facciamole odorare un po’ di aceto...

MATTEO (a Lisa)    L’aceto, presto!...

LISA (corre nelle quinte a sinistra)

LA PORTINAIA (dal fondo)    Che c’è?... Che cosa è successo?... È morta?

MATTEO (esasperato)    Basta!... No!... È svenuta: nient’altro che questo!

LA PORTINAIA    Questo è tutto?... (Tirando un respiro) M’ha fatto fare le scale a quattro a quattro!

MATTEO    Chi?...

LA PORTINAIA    Suo cugino... Vogliamo slacciarla?

MATTEO    Fate voi, io non ci riesco!...

LA PORTINAIA    Avete dei sali? È un rimedio infallibile...

LA CASIGLIANA    Ha ragione.

GIOVANNINO (trascinando il farmacista)    Ecco il farmacista!... (È carico di bottigline).

IL FARMACISTA    Che c’è?...

MATTEO    Dottore! Salvatela voi! Non respira più!...

IL FARMACISTA    Ma no! Non vi allarmate è un semplice deliquio! (A Giovannino) Date qua!

GIOVANNINO    Cosa volete?

IL FARMASCISTA    L’etere!... Datemi subito l’etere!

Sono tutti intorno a Rosa, che piano piano rinviene.

GIOVANNINO (felice)    Sospira!...

MATTEO (ansioso)    Ha aperto gli occhi!...

GIOVANNINO (senza forze)    Poveretto me!...

ROSA (con un sospiro) Figlia mia cara!...

LA CASIGLIANA    Ma: cosa è stato?

L’ALTRA CASIGLIANA – Ha avuto qualche brutta notizia?

LA PORTINAIA    Raccontateci, signora Rosa!... Raccontateci!...

ROSA (ripigliando i sensi e... l’energia)    Dov’è?... dov’è?... (scorgendo Giovannino che trema in un angolo) Ah!... Sei li?... Buono a nulla! Fannullone! Disgrazia della mia casa! Ma perché mi sei capitato fra i piedi, perché?... Per espiazione dei miei peccati, certamente! Ascoltami bene però, rammollito che non sei altro, se non mi riporti a casa la figlia mia, è finita per te! Va va, cercala, trovala e riportala qua, sana e salva, altrimenti non ti sognare nemmeno di rimettere il piede in questa casa, non comparirmi più davanti agli occhi, ché non rispondo di me stessa!... Siamo intesi?

GIOVANNINO (tremando)    Vado, vado!... E ve la riporto!... Vi giuro che ve la riporto!

LISA (dalla sinistra, con l’aceto)    Ecco l’a­ceto.

MATTEO (allegro)    Non ce n’è di bisogno!

LISA    Meno male! La signorina è ritornata, l’avete vista?

ROSA    Dov’è?... Dov’è il tesoro mio?

LISA    Ma come: non l’avete vista? Io l’ho sentita ridere!...

MATTEO    Un’immaginazione! Purtroppo non è ritornata!

LA PORTINAIA (dominando il cicaleccio di tutti) Ma: un momento... (a Giovannino) Dove andate? Chi cercate?

GIOVANNINO    Mia nipote, Lauretta!...

LA PORTINAIA    La signorina Lauretta? Ma se è qui da mezz’ora! L’ho vista salire poco fa, in compagnia di un giovanotto.

MATTEO (a Giovannino, quasi dandogli uno scappellotto)    Lo senti?... Hai capito?... Ecco le conseguenze della mancata sorveglianza! Una ragazza, quasi una bimba ancora, in compagnia di un giovanotto!

LA PORTINAIA    E che bel ragazzo!...

ROSA    E sono saliti qua?...

LA PORTINAIA    Ve lo assicuro!...

MATTEO    E allora dove sono?...

LA PORTINAIA    Questo non lo so!...

Nelle quinte squilla la risata di Lauretta.

GIOVANNINO (felice) È lei!

LA CASIGLIANA    E se la ride!...

ROSA    Vita della sua mamma ! (Fa per accorrere).

MATTEO (trattenendola)    Nessuna espansione! Deve avere una lezione questa signorina. (Chiamando al primo uscio a sinistra) Lauretta!

LAURETTA (entra sfrontata, seguita da Geremia, più impacciato, più timido che mai)    Che c’è? Che succede? Perché tutta questa gente?

LA CASIGLIANA    Si capisce!... Lei se ne meraviglia!

L’ALTRA CASIGLIANA – Cade dalle nuvole!...

GIOVANNINO    Che Dio ti benedica! Dove sei stata?

MATTEO (severo)    Credevamo che ti fosse capitata una disgrazia!

ROSA    Parla, tesoro mio! Se sapessi, poco fa, quando ho saputo... per poco non mi è venuto un accidente! Dove eri?... Parla!?

LAURETTA    A scuola!... Dove volete che fossi?

GIOVANNINO    Ed io sono venuto a scuola e non ti ci ho trovata. Come mai?

LAURETTA    Si capisce! Io uscivo all’una, tu sarai venuto, come al solito, in ritardo, è naturale che non mi abbia trovata. Ho aspettato, ho aspettato; ma, capirete, sola, in istrada, con gli alunni del terzo liceo, che, vedendomi li ad aspettare, hanno cominciato a fare dei commenti poco carini, a ridere, a punzecchiarmi. che potevo fare?... Ero avvilita e piangevo. Allora, Geremia, che è mio compagno di classe, si è offerto di accompagnarmi ed io ho accettato!

IL FARMACISTA    Ed ha fatto bene.

LA CASIGLIANA    E si capisce! Una ragazza sola, in mezzo a tanti colli da forca...

LE ALTRE – Povera figliuola.

MATTEO (a Giovannino)    Senti, senti?... Capisci adesso quello che hai fatto?

ROSA    Te ne accorgi che sei la nostra rovina? Rifletti a quello che poteva accadere!

GIOVANNINO (confuso)    Si: è giusto! Ma vi assicuro che sono sempre puntuale, e che anche oggi credevo proprio... Parla, Lauretta! Di’ la verità: vengo sempre all’ora stabilita?

LAURETTA    NO, caro: sei sempre in ritardo.

GIOVANNINO    Ah! questo poi non lo devi dire! Può darsi che oggi, caso strano, l’orologio andasse male, ma io... dopo tutto... capirete...

MATTEO    Basta, finiscila!... Non sai neppure scusarti! E non puoi difenderti, perché hai torto marcio! Almeno abbi il pudore di tacere!

GIOVANNINO (annientato)    Non parlo più!...

ROSA    E di’ «mea culpa» e ringrazia il Signore che Lauretta è qui, sana e salva!

GIOVANNINO (rassegnato)    Ringraziamo il Signore!...

LAURETTA    Ed ora, mammà: permetti che ti presenti il mio amico Geremia Scaletta, figliuolo dei barone Scaletta.

GIOVANNINO (piano a Lisa)    Un barone!. Ora perdono la bussola!

MATTEO (colpito dal titolo)    Piacere, onoratissimo!

ROSA (premuroso)    Accomodatevi!

LA PORTINAIA    Io, signora, me ne vado. In portineria non c’è nessuno.

LA CASIGLIANA    Io pure, se mi permettete: ho lasciata la porta di casa aperta, e non vorrei...

ROSA    Grazie, grazie! Andate pure, e scusate del fastidio!

IL FARMACISTA    E me ne vado anch’io, felice che non si abbia più bisogno di me.

MATTEO    Tante grazie, dottore, passerò poi dalla farmacia per sdebitarmi.

IL FARMACISTA    Sciocchezze! Sono lieto che si sia trattato di cosa da poco! (Esce, accompagnato dalle donne che commentano l’accaduto).

GIOVANNINO (a Lisa)    Ed ora, sai quanti pettegolezzi vorranno fare quelle buone vicine!

LISA    Che ve ne importa? Lasciatele dire!

ROSA (sul davanti a Geremia)    Dovete scusarci, signor baroncino, ma noi non sapevamo che Lauretta fosse rientrata, e allora... (a Lauretta) Ma tu, come sei entrata?

GIOVANNINO    Già: a proposito; come va che non ti ha vista nessuno?

LAURETTA    Ho trovata la porta aperta, e non sono venuta a salutarvi perché Geremia aveva bisogno urgente di un libro che avevo in camera mia.

GEREMIA (impacciatissimo)    Proprio! Io ho pregata la signorina... Perché, vedete... la signorina Lauretta è tanto brava... io invece sono un po’ indietro con gli studi, e allora lei mi ha detto: «venite con me: vi darò la mia traduzione latina»; io sono salito e lei me l’ha data.

MATTEO    Ed ha fatto bene! Fra compagni bisogna aiutarsi. È vero che mia figlia è una ragazza e voi siete un giovanotto... ma oramai certe idee sono antiquate, e, dal momento che si permette alle figliuole di frequentare il liceo, bisogna essere anche superiori a certi pregiudizi...

LAURETTA    Questo è parlare da uomo che cammina con i tempi.

GIOVANNINO (piano a Lisa)    E che si fa infinocchiare dai figli.

MATTEO    Oggi poi le ragazze non sono più quelle di una volta, la vita è cambiata, e una fanciulla deve sapersi guardare da se. Dico bene?

LAURETTA    Benissimo!...

GIOVANININO    Benone!...

MATTEO    Non ho chiesta la tua opinione.

GIOVANNINO    Scusami, credevo...

MATTEO    Solamente mia moglie...

ROSA    Tua moglie, che cosa?... Non vorrai dire che sia stata io a non volere che Lauretta uscisse sola?

GIOVANNINO (sempre piano a Lisa)    Vuoi vedere che sono stato io?...

MATTEO    Certo io non mi sono opposto...

ROSA    Ed io nemmeno!... È stato Giovannino!

GIOVANNINO (a Lisa)    Hai visto?... Che ti dicevo?... (Agli altri) Ma come? Sono stato io?

ROSA    Mi auguro che non vorrai negarlo. Mi avevi convinta che una ragazza come Lauretta non avrebbe dovuto uscire sola, ed io, che sono un carattere impressionabile, e che mi piace di accontentare tutti, finii per cedere e per pregarti di accompagnarla a scuola, devi ricordarlo.

GIOVANNINO    Io veramente mi ricordo che...

LAURETTA (aggressiva)    No, mammà ha ragione... È stato così!

GIOVANNINO (rassegnato)    Come volete voi...

LAURETTA (allegra)    Allora, da domani, mi lascerete andar sola?

MIATTEO (titubante)    Se mamma vuole...

ROSA    Se papà è contento; tanto... Visto quello che ti è capitato oggi...

GEREMIA    Allora: potrò pure venire a studiare con la signorina Lauretta?

LAURETTA (svelta)    Certamente! Non avete sentito che papà è superiore a certe cose?

GEREMIA    Che bellezza. Come mi diverto!...

MATTEO    Venite per divertirvi?

GIOVANNINO (a Lisa)    E si capisce! Io pure mi divertirei.

GEREMIA (confuso)    No! Verrò per studiare. Dico così perché è una cosa che mi fa molto piacere. Ma ora bisogna che me ne vada. Se arrivo in ritardo, papà mi sgrida.

MATTEO    Andate, andate allora! Non bisogna dispiacere a papà!

LAURETTA (sfrontata)    Fate come me. Io faccio tutto quello che vogliono i miei. (Abbraccia Matteo).

GIOVANNINO (fra sé)    Che faccia tosta!

GEREMIA (salutando)    I miei rispetti, signora.

ROSA    Tanti saluti a casa.

Escono dal fondo Lauretta, Geremia, accompagnati da Matteo e Rosa.

GIOVANNINO    Hai visto?... A quella testa sventata niente; anzi pareva quasi che avesse fatta una bravura, ed a me, povero Cristo, improperi e maltrattamenti!

LISA    Avete ragione, povero signorino. Io non so chi vi dia tanta pazienza.

GIOVANNINO    E che cosa potrei fare, dimmelo tu?

LISA    Se fossi in voi, da quanto tempo li avrei piantati e sarei scappato via.

GIOVANNINO    Dove? Sono solo, non ho un soldo, non ho lavoro perché sono stato licenziato dalla banca per diminuzione di personale. Hanno scelto me, naturalmente! Se non trovo un altro posto, come faccio? In fondo, debbo essere grato a Matteo che mi ha preso con sé. Un letto non mi manca.

LISA    Sembra la cuccia del cane, ma non vi manca.

GIOVANNINO    Non importa; io non sono esigente, e un boccone sicuro ce l’ho.

LISA    Ve l’avvelenano, ma ce l’avete.

GIOVANNINO    Dopo tutto, bisogna aver pazienza...

LISA    È giusto! Avete ragione.

CARLO (dal fondo a Giovannino)    Ah, sei qua?...Ti cercavo.

GIOVANNINO    Hai bisogno di qualche cosa?

CARLO (per allontanare Lisa)    Mi è parso che mammà andasse in cerca di te.

LISA    Vado. (Esce in fretta dal fondo, a sinistra).

CARLO (a Giovannino)    Zio Giovannino caro! Come stai? (Gli batte una mano sulla spalla con aria di protezione).

GIOVANNINO (meravigliato)    Che cosa manca?...

CARLO (protestando)    Perché?... Che vuoi che mi manchi?

GIOVANNINO    Non so... mi pareva...

CARLO    Vorrei solo chiederti un favore.

GIOVANNINO    Ecco!... Volevo dire!...

CARLO    Se non sbaglio hai un amico gioielliere?

GIOVANNINO    Pasquale Spasiano, quello che ha il negozio a S. Giacomo?

CARLO    Quello, quello!... Mi pare che compra e vende?

GIOVANNINO    Si adatta. I tempi sono duri.

CARLO    Benissimo! Allora tu puoi farmi un gran favore.

GIOVANNINO    Hai guadagnato al lotto? Vuoi comperarti dei brillanti?

CARLO    No: voglio vendere qualche cosa.

GIOVANNINO    E tu, che cosa hai da vendere?

CARLO    Ascoltami bene: ho giocato, ho perduto, debbo pagare...

GIOVANNINO (ironico)    Una bazzecola!...

CARLO    Se avessi chiesto danaro a papà, non avrei avuto niente.

GIOVANNI    Ed avrebbe fatto bene!...

CARLO    Non chiedo la tua opinione. Tantotu non capisci nulla!

GIOVANNINO    È giusto!...

CARLO    Mi sono rivolto a mammà...

GIOVANNINO    Hai fatto bene!...

CARLO    Mammà non poteva darmi danari perché non ne aveva. Mi ha dato invece un oggetto da vendere. Ma, per carità, che nessuno sappia niente!

GIOVANNINO    Io non parlo certo! Ma tu, perché mi racconti questi fatti che non mi riguardano?

CARLO    Perché vorrei che tu mi facessi il piacere di vendermi l’oggetto di cui ti hoparlato.

GIOVANNINO    Io?...Che cosa c’entro io?... Lasciami in pace! Non mettermi nei tuoi imbrogli!

CARLO (offeso)    Imbrogli?... Hai detto imbrogli?... Bada come parli, sai! Imbrogli io?... Quando mi giudichi così, è meglio che non proseguo.

GIOVANNINO    Ecco: non proseguire che è meglio.

CARLO    Che cosa ti avevo chiesto alla fine? Un piacere da poco, una sciocchezzuola qualunque. Ma tu sei sempre lo stesso e quando ti puoi rifiutare, non ci pensi due volte.

GIOVANNINO    Io non vorrei rifiutarmi, ma...

CARLO    Basta, basta!... Me la vendo io, non sono pratico, me ne daranno quattro soldi... pazienza!... Quando si ha uno zio, che per gratitudine di tutto quello che si fa per lui, ti nega anche un piccolo favore...

GIOVANNINO (titubante)    Credimi: non è per cattiva volontà, è perché ho paura...

CARLO    Paura di che?...

GIOVANNINO    Non lo so!... So che tutto mi riesce male.

CARLO    Ma questa è una cosa così semplice: io ti do l’oggetto, tu lo vendi, non dici niente ad anima viva, mi porti il danaro, io ti regalo un pacchetto di sigarette e non se ne parla più. Questo è tutto!

GIOVANNINO (titubante)    È certo che non mi capiti un altro guaio?

CARLO    Ma vuoi scherzare? Una cosa tanto semplice...

GIOVANNINO    Io so quello che dico. È quando meno me lo aspetto, che mi capita una tegola sul capo. Ma non importa!... Voglio farti contento.

CARLO    E allora, prendi!... (Si guarda intorno, poi cava dalla tasca un braccialetto d’oro)È un braccialetto di oro. Vale più di trecento lire! Fallo sparire!

GIOVANNINO (mettendolo svelto in tasca) Quanto ne vuoi?

CARLO    Fai tu!... Centocinquanta, cento... quanto più puoi!

GIOVANNINO    Va bene!

CARLO    Mi raccomando: acqua in bocca! Giurami che non dirai nulla a nessuno!

GIOVANNINO    Te lo giuro! Per me puoi essere sicuro. Non parlo nemmeno se mi mozzano la lingua!

CARLO (uscendo a sinistra)    Siamo intesi.

ROSA (dal fondo, rientrando con Lauretta)    È veramente un ragazzo simpatico. Ha bei modi, è distinto, si vede subito il signore.

LAURETTA (contenta)    Hai visto?... So scegliere i miei amici.

ROSA    Questo è vero!... Nobile, ricco, proprio quello che piace a me. (A Lauretta, dandole un colpetto sulla guancia)Ah, bricconcella, bricconcella, ho in mente che questo scherzo finisca in matrimonio...

LAURETTA    Che dici mai! Geremia è un gran signore.

ROSA    Ma tu non sei una stracciona, cara mia!

LAURETTA    Siamo ancora tanto ragazzi!...

ROSA    Che vuoi dire? Si comincia così, e poi... Mi piacerebbe. Si, mi piacerebbe proprio!... E pensare che se questo dovesse accadere, il merito, pare impossibile, sarebbe tutto di Giovannino. (Gli batte una mano sulla spalla).

GIOVANNINO (ch’era rimasto pensieroso, in un angolo, e preoccupato per la commissione affidatagli da Carlo, si volta di scatto, pauroso) Io?...Che cosa ho fatto io?

ROSA (ridendo benevola) – Niente!... Non hai fatto niente!

GIOVANNINO    Mi ero spaventato... credevo...

ROSA (c. s.)    Che cosa?... Non capisco proprio perché ti spaventi con tanta facilità! Non sono poi il diavolo, io! È vero che alle volte ti faccio qualche piccola osservazione perché sono un po’ nervosa: ma, in fondo ti voglio bene.

GIOVANNINO (un po’ commosso)    Ed io vi ringrazio!

ROSA    Certo vorrei che tu fossi un po’ più accorto, vorrei che considerassi la ma posizione, che capissi quello che ti si fa...

GIOVANNINO    Ma io lo capisco...

ROSA    Tu, lo vedi: noi facciamo mille sa sacrifici per mantenere anche te, perché non siamo ricchi e una bocca di più pesa molto in un bilancio come il nostro... ma io io faccio volentieri questo sacrificio, perché promisi al povero zio Andrea che non ti avrei abbandonato... ed ora, devi credermi... (commovendosi)per dare una gioia a quell’anima benedetta, che ci ha fatto tanto bene, che cosa non farei? Il poverino, morendo, mi disse: (sempre più commovendosi) «Rosa, vi raccomando Giovannino, è solo, è un po’ scemo... non ha nessuno che possa pensare a lui, solo voi potete aiutarlo». E capirai, quando una persona cara ti dice questo, in punto di morte... (piangendo)Dammi il fazzoletto!

GIOVANNINO (che si è commosso molto anche lui, cava in fretta dalla tasca il fazzoletto, e fa cadere il braccialetto, messo proprio in quella tasca).

ROSA (guardando, esterrefatta, l’oggetto caduto, e cessando di piangere di colpo)    Tu?... sei stato tu!!

GIOVANNINO (confuso)    Si... l’ha dato a me... Capirete... lui non poteva, non è pratico. Ma io, non dico niente, ve lo giuro...

ROSA (si raddrizza: lo stupore e la collera quasi le tolgono la parola; chiama Matteo con voce soffocata, ma imperiosamente)    Matteo!

MATTEO (dalla destra)    Che c’è?...

ROSA (c. s.)    Vieni qua!...

MATTEO    Che altro è successo?...

ROSA    Io non parlo, io non dico niente!... Voglio che tu stesso giudichi, che tu stesso condanni! Guarda!... (Gli mostra il braccialetto, con aria trionfante).

MATTEO (allegro) – Benissimo!... L’hai ritrovato? Te lo avevo detto io che lo avresti trovato!

GIOVANNINO (avvilito)    No! Lui non deve saperlo!...

LAURETTA (con profondo disprezzo)    A tanto sei arrivato?...

MATTEO (con le mani nei capelli)    Ma in che mondo viviamo? Ma allora non ci si può fidare più di nessuno?... Io sono annientato!... Tu?... tu?... Mio fratello, sangue del mio sangue... qui, in casa mia,dopo che ti ho accolto e nutrito...

GIOVANNINO    No!... Matteo!... Come puoi credere che io...

MATTEO (gridando)    Tu, che cosa?... Ti permetti pare di parlare? Almeno sta zitto e vergognati di quello che hai fatto.

CARLO (accorrendo, seguito da Lisa)    Che cosa è stato? (Vede il braccialetto nelle mani di Rosa ed afferra a volo la situazione) Ah!... il braccialetto!

ROSA    Si: il braccialetto!...

CARLO    Come mai?...

GIOVANNINO    Mi è caduto di tasca, mentre pigliavo il fazzoletto, ed hanno creduto che...

ROSA    Che cosa?... Hai pure il coraggio di volerti scusare? (A Carlo) Si è trovato, figlio mio, il braccialetto, e si è trovato anche il ladro!

GIOVANNINO (colpito)    Rosa: voi mi uccidete!

ROSA    Ladro, si: ladro!...

CARLO    Un momento, calmatevi! Ma perché poi ve la pigliate con questo poveretto?

GIOVANNINO (riprendendo coraggio)    Sicuro! perché ve la pigliate con me?

MATTEO (esasperato)    Ma lo sentite?...

ROSA    Che impudenza!...

CARLO    Mi pare una cosa tanto semplice: mamma aveva perduto il braccialetto, zio Giovannino l’ha trovato per combinazione... e ve lo avrebbe dato se...

ROSA    «Se?»...Che cosa?... Perché non l’ha fatto?

GIOVANNINO (a Carlo)    Infatti, perché non gliel’ho dato?...

CARLO (in fretta)    Perché se ne sarà dimenticato.

GIOVANNINO (sincero)    Veramente io...

CARLO (impedendogli di parlare)    Voi lo investite... gridate... non gli date neppure il tempo di giustificarsi.

GIOVANNINO (facendosi forte della difesa del nipote)    Eh, capperi.

CARLO    Lo insultate!...

GIOVANNINO    Per Bacco!...

CARLO    E quello diventa più idiota del solito.

ROSA    Queste sono scuse valevoli per chi ci crede. E tu, figlio mio, hai un cuore d’oro, e sei troppo buono a voler difendere questo sciagurato.

MATTEO    Carlo però potrebbe aver ragione...

ROSA (inesorabile)    Ma io non lo credo! Io sono sicura di quello che dico! Il braccialetto mi è stato rubato... e quando dico una cosa, quella è... Ladro sei! Ladro! (Esce sbattendo l’uscio).

LAURETTA (indignata)    E ti permettevi di fare la morale a me! Ed eri capace di arrivare a questo! Vergognati! Meriteresti la galera. (Esce altera, sbattendo un altro uscio).

MATTEO (a Giovannino che vorrebbe parlare. ma che non può perché non gliene danno il tempo)    Ed hanno ragione. Hanno completamente ragione! Io sono avvilito. Non ti avrei mai creduto capace di una cosa simile. E pensare che siamo della stessa razza! Pare impossibile!... Sei un mascalzone! Sei un farabutto!... Me ne vado perché ho paura di fare una sciocchezza. Mi fai schifo! (Esce).

GIOVANNINO (al colmo dell’esasperazione e dell’avvilimento, a Carlo)    E tu? Non parli tu?... Che cosa aspetti per dire?

CARLO    Io? E che dovrei dire io? (Ridendo)Ti ho difeso, l’hai visto; ho preso le tue parti... ma, in fondo, capirai... certo la cosa non e chiara.

GIOVANNINO    Come?

CARLO    Il braccialetto era sparito. (Diverten­dosi alla faccia stupefatta ed avvilita di Giovannino) Se tu lo hai trovato e lo hai preso, io non posso saperlo. La verità è che tu lo avevi. In tasca tua si è trovato. Non avresti dovuto farlo cadere. Avresti dovuto badarci. Capirai che, dopo tutto, il sospetto è giustificato. Mi dispiace per te... ma io che cosa posso farei ora? Per quanto deficiente, certe cose dovresti capirle lo stesso. (Facendo segno che stesse zitto perché c’è Lisa presente) Tutto quello che potevo e dovevo l’ho fatto, non potrai negarlo. Ti ho difeso; ora arrangiati tu. (Esce).

GIOVANNINO (guardando Lisa, come un ebete)    Allora.

LISA    E questa volta non posso darvi ragione, (quasi piangendo) non posso!... Perdonatemi!... (Esce al fondo piangendo).

GIOVANNINO (sul davanti, abbrutito, col capo che gli scoppia, non ragionando più, esclama come un pazzo)    Ma... fossi stato veramente io?


ATTO SECONDO

In villeggiatura. La scena rappresenta una stanza da ricevere di una casa di campagna, a pianterreno. Due porte a destra e due a sinistra. Al fondo: una grande vetrata centrale, che dà su di un giardino. A destra della vetrata, un’altra porta; a sinistra, addossata al muro, una «chaise‑longue». Attaccato al muro un orologio a suoneria. Fra le due porte di destra, uno specchio. Sedie e poltroncine di vimini, sparse per la scena.

All’alzarsi del sipario, Giovannino, fuori della vetrata, su di uno scaletto, è intento ad attaccare ad un fil di ferro alcuni lampioncini giapponesi. Pinotto glieli porge, e Lisa, in scena, spia ora a destra, ed ora a sinistra per assicurarsi che nessuno venga a sorprendere il lavoro di Giovannino. L’orologio segna le sette e mezza.

GIOVANNINO (a Pinotto)    Hai capito bene?

PINOTTO    Sissignore.

GIOVANNINO    Ripeti!

PINOTTO    Alle nove in punto, appena sento il fischio, do fuoco.

GIOVANNINO    Prima accendi i lampioncini. Hai capito? La chiavetta è stata attaccata: a quell’albero, vedi?

PINOTTO    Ho capito.

GIOVANNINO    Dunque, prima accendi la luce, poi i bengala, mentre Mariuccia viene qua con l’uva ed i fichi. Siamo intesi?

PINOTTO    Perfettamente.

GIOVANNINO (scendendo dalla scala)    E, se tutto va bene, ci saranno cinque lire per te.

PINOTTO    Ed io vi ringrazio! Allora, posso andare?

GIOVANNINO    Vai pure. (Pinotto esce, e Giovannino viene sul davanti).

LISA    Avete finito?

GIOVANNINO    È passato nessuno?

LISA    Ma. no, ve l’ho detto che la signora e la signorina riposano e che i padroni sono usciti.

GIOVANNINO (fregandosi le mani)    Benissimo benissimo! Vedrai che sorpresa! (Ammirando i lampioncini) Ti pare che stiano bene?

LISA    Benissimo! Ma, si può sapere che cosa volete fare?

GIOVANNINO (misterioso)    E tu, sai mantenere un segreto?

LISA    Sicuro!

GIOVANNINO    E allora, ascolta. Questa sera, per festeggiare l’onomastico di mia cognata, ho tutto un programma strabiliante: illuminazione! (Mostrando i lampioncini) Questi! Fuochi pirotecnici, fuochi di bengala, musica, ed un bel regalo di uva e fichi del podere, una cosa magnifica!

LISA    Davvero? Per la signora Rosa? E chi spende per questa festa?

GIOVANNINO    Io! (Orgoglioso) Ho pensato a tutto io, ho fatto tutto io!

LISA (meravigliata)    Voi?... E come?...

GIOVANNINO    Ho venduto il mio orologio d’oro.

LISA    Come? Non avevate che quello!

GIOVANNINO    Lo so. Ma avevo bisogno di venderlo, altrimenti come facevo a fare le spese?

LISA (con compassione)    Perché lo avete fatto?

GIOVANNINO (contento)    Volevo dimostrare in qualche modo la mia riconoscenza ai miei cugini. Rosa, poverina, fa tanto per me. Io qui mangio, bevo, dormo.

LISA    Lavorate come un asino...

GIOVANNINO    Sciocchezze: faccio quello che posso. Non sarebbe e giusto che non facessi niente. Ma non ho fatto mai nulla per dimostrare a mia cognata che le sono veramente grato. Ed ecco che mi è venuta l’idea di questa festa! Ho ven­duto l’orologio, ed ho preparato... Vedrai quello che ho preparato...

LISA (con un sospiro)    Dio ve la mandi buona! In questa casa non si può mai sapere...

GIOVANNINO (convinto)    Eh!... Questa volta poi non ho paura. Che vuoi che mi succeda? Vedrai Rosa come sarà contenta, e quando le diremo che sono stato io...

LISA (convinta)    Allora sì che vi avvelena!...

GIOVANNINO (triste)    Perché mi avvilisci?...

LISA    No, no: avete ragione! Scherzo! Ed ora: volete altro da me?

GIOVANNINO    Aspetta Vorrei che prima che arrivi la serenata...

LISA (allegra)    Anche la serenata?...

GIOVANNINO (felice)    Già! Non lo sapevi?... Violino, mandolino e chitarra! Ho pensato a tutto, ti dico!

LISA (sedotta all’idea di tanta allegria)    Benissimo! Ci divertiremo davvero!

EDUARDO (dal fondo)    Si può?

GIOVANNINO (voltandosi con un salto)    Chi è?

EDUARDO    Sono io.

GIOVANNINO (preoccupato che entri qualcuno e guardandosi intorno)    Cosa siete venuto a fare qui.

EDUARDO    Ho dimenticato l’ora...

GIOVANNINO    Quale ora?

EDUARDO    Quella della festa. A che ora ci volete?

GIOVANNINO    Alle nove. Ma non vi fate vedere, altrimenti, addio sorpresa!

EDUARDO    E dov’è che ci dobbiamo mettere?

GIOVANNINO    Ma, non avete capito niente, ,allora? Sotto la pergola!

EDUARDO    E volete anche la chitarra?

GIOVANNINO    Si capisce!... Ma ho parlato forse francese, stamattina?

EDUARDO    Scusate! Ma, per essere sicuri di non sbagliare...

GIOVANNINO    Ora siete sicuro? (Sulle spine) Ed allora. andatevene!

EDUARDO    Buona sera. (Finta uscita).

LISA    È ostinato.

GIOVANNINO    E noioso!

EDUARDO (ritornando) – Scusate...

GIOVANNINO    Ancora?...

EDUARDO    Vi volevo dire...

GIOVANNINO    Nemmeno avete capito?

EDUARDO    Si: ora ho capito benissimo; ma, vi volevo pregare... Se poteste darmi un piccolo anticipo...

GIOVANNINO    Ma: se non avete ancora suonato...

EDUARDO    Un acconto, anche poche lire...

GIOVANNINO (sulle spine)    Ve lo porto io venendo in piazza. Ma ora andatevene, ve ne prego.

EDUARDO    Me ne vado. me ne vado!...

GIOVANNINO    Meno male!... (Eduardo esce in fretta).

LISA    Che premura!...

GIOVANNINO (ridendo triste)    Non si fida. Ed è naturale... Certo, vestito come sono, non posso ispirare fiducia.

LISA    Povero signor Giovanni!...

MARIUCCIA (dal fondo, con un cesto d’uva) Signorino...

GIOVANNINO (voltandosi con paura) Che c’è ancora?...

MARIUCCIA    Ho portata l’uva. Volete vederla?

GIOVANNINO    E dovevi portarla proprio qua! Vattene, vengo io da te!

MARIUCCIA    Ci sono anche i fichi. Vedrete che meraviglia!

GIOVANNINO    Va bene, va bene! Ma ora vattene! (Mariuccia esce svelta)

LISA (ridendo)    Vogliono per forza guastarvi la sorpresa!

GIOVANNINO    Mah!... Pare che lo facciano apposta.

LAURETTA (dalla sinistra, è nervosa, eccitata)    Lisa!

LISA    Comandate?...

LAURETTA    Chiamami Pinotto, il ragazzo dei coloni!

LISA    Subito... (Fa per uscire dal fondo).

GIOVANNINO (trattenendola)    Aspetta... (a Lauretta) Pinotto è uscito!

LAURETTA (irritata)    Al solito!... Quando si ha bisogno di qualche cosa, non trovi mai chi possa fartela!...

LISA (a Giovannino)    Ma siete certo che Pinotto non c’è? Io l’ho visto qui poco fa!

GIOVANNINO (facendole dei segni per farla  tacere)    Non c’è. Quando ti dico che è uscito!

LAURETTA    Ed io intanto ne avevo bisogno per una commissione urgentissima.

LISA (premurosa)    Vado io!...

LAURETTA    No, tu no. Mamma potrebbe chiamarti.

GIOVANNINO    Se posso io... tanto... (con importanza) debbo andare in piazza per un affare mio.

LAURETTA (titubante)    Ah! Tu vai in piazza?... Veramente non avrei voluto darti questo fastidio...

GIOVANNINO    Ma che fastidio! Se è cosa che non mi fa perdere tempo... perché io, stasera. ho molto da fare!

LAURETTA (sempre titubante, eccitatissima)    Ma no: che tempo!... Si tratta di portare una lettera alla Villa Scaletta.

GIOVANNINO    Questo è tutto? E allora dalla a me che la porto io.

LAURETTA (c. s.)    Vai proprio da quelle parti?...

GIOVANNINO    Te l’ho detto. (Con importanza e mistero) Ho alcune cosa da sbrigare.

LAURETTA (titubante)    Allora. (Cava uno lettera dal seno) Eccoti! La darai a Geremia, proprio a lui, mi raccomando! È cosa urgente.

GIOVANNINO (prendendo la lettera)    Va bene. Allegra, Lauretta: questa sera ci divertiremo...

LAURETTA (con un sussulto)    Perché?...

GIOVANNINO (ridendo felice)    Lo so io... Lo so io!... Dunque, la lettera a Geremia... (si ferma colpito da un pensiero) Ma: un momento... Che cosa è questa lettera?

LAURETTA (nervosissima)    Niente. Cosa vuoi che sia? È una traduzione latina.

GIOVANNINO (poco convinto)    In busta chiusa?...

LAURETTA (c. s.)    Quante chiacchiere! Busta chiusa, busta aperta... Dovevo darla a Pinotto, e per paura che la perdesse... ho chiuso la busta. Ma tu, se non sei convinto...

GIOVANNINO    Io sono convinto, ma non vorrei trovarmi in qualche altro pasticcio...

LAURETTA (fingendosi irritata)    E allora, dammi questa lettera, e non se ne parli più. Dal momento che la pensi così, dal momento che non hai fiducia in me... Vuoi che l’apra e te la faccia leggere?

GIOVANNINO (convinto) – No! Mi basta la tua parola! E ce vuoi. aspetto anche la risposta.

LAURETTA    È inutile: non c’è risposta.

GIOVANNINO    Tanto meglio, così non perdo tempo. (Si avvia al fondo, felice, poi, giunto sull’uscio. ritorna e dice a Lauretta) Se tu sapessi!...

LAURETTA    Che cosa?...

GIOVANNINO    Niente, niente! (Stropicciandosi le mani) Sono fatti miei! Tu, per ora, non devi saper niente. Arrivederci.

LAURETTA (preoccupata)    Mi raccomando...

GIOVANNINO    Non temere!... La porto subito.

LAURETTA    E sbrigati, che è cosa urgente!

GIOVANNINO (a Lisa)    A te: mi raccomando! (Facendole cenno di mantenere il segreto) Zitta! Non bisogna dirlo a nessuno. (Poi venendo di nuovo sul davanti, a Lauretta, con aria felice) Sto preparando una sorpresa a tua madre.

LISA (ridendo)    Se non glielo dice, si sente morire!

LAURETTA (sul davanti, cupa)    Io pure!...

GIOVANNINO    Ma la mia sarà più bella!...

LAURETTA (c. s.)    La mia più sensazionale!...

GIOVANNINO    La mia farà rivoluzionare il paese! (Esce dando di cozzo in Carlo che viene dal fondo).

CARLO (seguendo Giovannino, con lo sguardo)    Che fretta! Ma dove corre?

LAURETTA    Non lo so? Fa il misterioso, questa sera.

LISA (con dolcezza)    Poverino! Se sapeste che cosa ha pensato...

CARLO    Perché: Zio Giovannino pensa pure?

LAURETTA    Pare!...

LISA    Già: voialtri siete fatti apposta per dir male di quel poveretto!

CARLO    Noi?... Per quello che c’interessa di lui!...

LAURETTA (facendo l’atto di voler rientrare a sinistra)    Lisa! Quando zio Giovannino, ritorna, me lo avverti. Io sono in camera mia.

LISA    Va bene.

CARLO    Dove vai?

LAURETTA    L’ho detto: in camera mia!

CARLO    Io ero ritornato per dirti che abbiamo organizzato una passeggiata al chiaro di luna con le signorine Amato.

LAURETTA    Divertitevi!... (Fa per uscire).

CARLO    Ma, devi venire anche tu!

LAURETTA    Mi dispiace, non posso... Ho l’emicrania.

CARLO (stizzito)    Al solito. Quando potresti farmi un favore...

LISA (si è fatta scura in viso e freme).

LAURETTA    Cosa c’entra il favore? Non camminate certo con le mie gambe!

CARLO    Ma, le signorine hanno detto che senza di te non vengono.

LAURETTA    Allora, me ne rincresce molto, ma proprio non è possibile!

CARLO (irritato)    È naturale! Quando puoi farmi dispetto.

LAURETTA    Che c’entra il dispetto? Ti ho detto che non Mi sento bene.

CARLO    Ed io non lo credo! Non vuoi venire perché sei invidiosa di quelle ragazze che sono più belle e più eleganti di te.

LAURETTA    Io?... Invidiosa io di quelle pupattole? Povero sciocco! Non mi prendo nemmeno la pena di risponderti.

CARLO    Una sciocca sei tu!

LAURETTA    E tu, un povero imbecille!...

CARLO    Dispettosa e pettegola!...

LAURETTA    Prepotente e maleducato! (Esce a sinistra).

CARLO (seguendola fino all’uscio)    Non so chi mi tenga...

LISA (fremendo, ed impedendogli di seguire Lauretta)    Io! Ti tengo io!

CARLO (a Lisa)    Lasciami!

LISA    No: non ti lascio!

CARLO    Ma lo vedi quanto è antipatica e sgarbata?

LISA (con dolore)    Vedo che non ne puoi più dalla rabbia, perché ti sei visto ad un tratto sfuggire la passeggiata con la tua nuova conquista.

CARLO    Sei pazza! Avevo bisogno di fare un po’ di moto.

LISA    Con questo caldo? Pigro come sei, ti è venuto di colpo mania di fare dello sport!

CARLO    Perché: che c’è di male?...

LISA (quasi piangendo)    Ma che cosa hai deciso? Ma vuoi finirla con quella civetta? Credi forse che io non veda, che non capisca? Vuoi proprio mettermi con le spalle al muro? Vuoi che faccia uno scandalo?

CARLO (con vanità)    E perché? Che colpa no ha quella povera ragazza se io sono un «homme à femme» e le piaccio?

LISA (c. s.)    Tu sei un cattivo soggetto, questo sei! E vuoi farmi morire!

CARLO    La colpa è tua, mia cara! Ti amo, lo sai, ma sei troppo avara con me, mi regali l’amore col contagocce. Un bacio ogni tanto e basta. Se tu fossi un po’ più compiacente, se mi facessi venire qualche volta in camera tua...

LISA (protestando)    Non posso, non posso!...

CARLO    Lo vedi? Lo vedi come sei cattiva? E, invece, se tu fossi un po’ più gentile, non guarderei nessun’altra donna!

LISA    Ma tu mi vuoi perdere, lo so!...

CARLO    Ti sbagli. Io voglio solamente che tu mi metta in condizione di amarci senza tre mare ad ogni rumore. Capirai che abbracciarsi di sfuggito, baciarsi con la paura continua di essere sorpresi è cosa che fa venire il mal di cuore. È vita che non può continuare! Invece, di notte, in camera tua, quando tutti dormono, io vengo senza farmi sentire, e allora, Dio santo, potremo abbracciarci, potremo parlare tranquillamente, pensare un po’ all’avvenire... perché dobbiamo pensarci all’avvenire, si o no?... Dal momento che dovremo sposarci... perché io, te l’ho detto, ti sposo a qualunque costo, anche se mi negassero il pane, ti sposo...

LISA (piena di speranza)    Posso crederci?

CARLO    Sicuro! Devi crederci. Non sono un burattino, io; e quando prometto una cosa... Ma tu, devi farmi vedere che hai fiducia in me, e questa notte...

LISA (combattuta)    Non posso, non posso...

CARLO (facendo l’atto di andarsene)    E, allora, cara mia, non ti lagnare se vado con la signorina Amato.

LISA (esasperata)    Aspetta: non andartene!...

CARLO (fermandosi ed incrociando le braccia) Che santa pazienza!

LISA (titubante)    E se ti faccio venire, mi prometti che sarai buono con me?

CARLO (paziente)    Te lo prometto.

LISA (c. s.)    Un bacio solamente?...

CARLO    Uno... due... tre, non credo che vorrai mettere il contatore ai baci... Ma baci solamente!

LISA    Me lo prometti?...

CARLO    Te lo prometto!

LISA    E giurami che...

CARLO (annoiato)    Ho capito: me ne vado.

LISA    No!... No!... Ti aspetto, ti aspetto!...

CARLO (invadente)    Questa notte?...

LISA (vinta)    Questa notte...

CARLO    Lascerai la porta aperta?

LISA    Sì... Non metterò il chiavistello come al solito...

CARLO    Benissimo!...

GIOVANNINO (dal fondo, con aria felice, e stropicciandosi le mani)    Tutto è fatto! (Intanto l’orologio suona le otto e fuori comincia a scendere la notte).

CARLO    Che cosa è fatto?

GIOVANNINO (sempre molto allegro e con aria misteriosa)    Lo so io! (A Lisa) Vorrebbe saperlo, lui; ma noi non glielo diremo!

CARLO    Immagino che segreto importante che sarà!

GIOVANNINO (c. s.)    Lo vedrai fra poco... Che ore sono?...

LISA    Sono suonate le otto.

GIOVANNINO    Benissimo! (A Carlo) Fra un’ora, giovanotto! (Gli batte paternamente sulla spalla) E mi darai la soddisfazione di dire, sono un grande organizzatore!

CARLO    Tu?... Figurarsi!...

GIOVANNINO (a Lisa)    Lauretta dov’è?

LISA    In camera sua, perché?

GIOVANNINO    Le dirai che ho portata la sua lettera, ma che avendo trovato in giardino il barone Scaletta, l’ho data a lui, pregandolo li di consegnarla a Geremia.

CARLO (ridendo)    Che cosa?... Quale lettera?

GIOVANNINO    Lauretta mi aveva affidato una lettera per Geremia, e...

CARLO (continuando)    E tu, invece l’hai consegnata al barone... (Ridendo da morire). Bene! Hai fatto proprio bene!...

GIOVANNINO (preoccupato)    Perché?...

CARLO (sempre ridendo)    Perché così fai pure la, figura del mezzano...

GIOVANNINO (c. s.)    Io non ti capisco!...

CARLO (c. s.)    Una lettera di Lauretta, nelle mani del barone. Che cosa divertente!... Mi fa piacere per quella pettegola di mia sorella!...

GIOVANNINO (sempre più preoccupato) Ma quella era una traduzione latina... :

CARLO (ridendo sempre più)    Sicuro! Una traduzione!... Chissà che cosa vogliono tradurre quei due!... Senti: zio Giovannino mio, ti cre­devo stupido, ma fino a questo punto...

GIOVANNINO (c. s.)    Ma spiegati!... Perché ridi?

CARLO    Perché Lauretta è innamorata  di Geremia. Ed è un pezzo che se la intendono, quei due. Non te ne sei accorto, tu? Povero ingenuo!Ed intanto hai consegnata la lettera nelle mani del papà! (Ridendo sempre) Bella figura che ci fai!

GIOVANNINO (avvilito)    No!... Non è vero!

CARLO (ridendo ancora)    Hai fatto questo guaio!...

GIOVANNINO (al colmo dell’avvilimento)    Oh, perbacco!... Eppure mi aveva assicurato, sembrava così sincera... Ritorno dal barone!... (Fa per uscire).

CARLO (fermandolo)    A che fare?...

GIOVANNINO    Gli dico che c’è stato uno sbaglio, che la lettera non era per Geremia.

CARLO    E vuoi che lo creda? Ti pare proprio che tutti siano come te?

GIOVANNINO    Glielo farò credere!

CARLO (ridendo sempre più)    Tu?...

GIOVANNINO (stizzito)    E non ridere!

CARLO    Ascolta il consiglio mio. Risparmiati la passeggiata.

GIOVANNINO    Sei fatto apposta per avvilirmi!... (Fa per uscire, mentre e Rosa entra dalla sinistra).

ROSA (imperiosamente)    Giovannino!...

GIOVANNINO (fermandosi)    Comandate?

ROSA (con una lettera in mano)    Devi imbucarmi questa lettere!

GIOVANMNO (deciso)    Ah, no!... Io lettere non ne imbuco!...

ROSA (meravigliata)    Cos’è questa novità?...

CARLO (sempre ridendo)    Non dargli retta! E dammi questa lettera! Ci penso io.

ROSA    Grazie! (Gli dà la lettera) Ma, vorrei sapere...

CARLO (c. s.)    Niente: è un capriccio. Zio Giovannino è diventato capriccioso. Bisogna compatirlo.

GIOVANNINO (che sta sulle spine)    Permettete: io me ne vado.

ROSA    Niente affatto!... Ho bisogno di te.

CARLO    Si capisce. Che necessità c’è di uscire proprio ora? A momenti si cena... A proposito: (a Giovannino) vedo che la tua cena è in pericolo, sai. (Esce ridendo).

ROSA    E tu, cosa fai lì, incantata come una statua?...

LISA (impacciata)    Stavo qui per...

ROSA    Non m’interessa!... Chiamami Lauretta!

LISA    Subito. (Esce a sinistra).

GIOVANNINO    Permettetemi: io vado

ROSA    Dove? Che cos’è questa smania di uscire? Aspetta invece, ché ho bisogno di farmi mantenere questa matassa. (Gli offre la matassa da dipanare).

GIOVANNINO    Ma, veramente, io...

ROSA    Tu mi farai il favore di non muoverti di qui e di star fermo! (Comincia ad avvolgere).

GIOVANNINO    Non potremmo farla più tardi?...

ROSA    Che cosa?...

GIOVANNINO    Questa faccenda della matassa?

ROSA    Proprio no, perché sono stanca morta e fra poco me ne andrò a letto.

GIOVANNINO (preoccupato)    Così presto?... Ma voi volete scherzare. Che ore sono?

L’orologio segna le otto e mezza.

ROSA    È notte, non vedi? Mancherà poco alle nove.

GIOVANNINO (lasciando di colpo la matassa)    Manca poco? Avete detto che manca poco? (Guarda l’orologio e tira un sospiro) Ma no sono le otto e mezza solamente!

ROSA (meravigliata)    E non è lo stesso?

GIOVANNINO    Per voi, forse. per me è tutt’altro... Ora comincia l’affare lì, ed io debbo andare prima dal barone; è urgente ch’io vada dal barone... (Fa per uscire).

ROSA    Ma, un momento! E la matassa?...

GIOVANNINO (c. s.)    Comincia ad imbrogliarsi, «la matassa!»... E poteva essere diversamente? Torno subito! Arrivo a villa Scaletta, chiarisco tutto, torno qua, e... fatemi una cortesia, Rosa, una volta almeno: restate in piedi fino alla nove e mezza!... (Esce in fretta).

ROSA (sola)    Ma è proprio scimunito, poveretto!

LISA (dalla sinistra)    Signora Rosa: la signorina non c’è!

ROSA    Non c’è?... E dove è andata?...

LISA    Ma, non saprei! Ho cercato dappertutto, in casa non c’è certamente.

ROSA    Sarà in giardino...

LISA    Ho guardato anche li. Non c’è, vi ripeto. Forse sarà uscita...

ROSA    Senza dirmi niente?... Non è possibile!

LISA    Eppure, vi assicuro che non c’è! L’ar­madio poi era aperto, e manca quel bel cappellino

 con le rose.

ROSA    Che sciocchezza! Siamo in campagna. Lauretta esce senza cappello. Vado a vedere io! Tu, al solito non vedi mai nessuno! (Fa per uscire a destra, Matteo viene dal fondo stralunato con una lettera aperta in mano) Ah: sei qua?... Avessi vista Lauretta?

MATTEO (mostrando la lettera)    È qui, è qui: Lauretta!

ROSA    Qui, dove?...

MATTEO (a Lisa, imperioso)    Va via, tu! (Lisa esce dal fondo).

ROSA    Dunque?

MATTEO (con fare disperato)    Eccola la tua beniamina!

ROSA    Ma... sei impazzito?...

MATTEO    Già: sono impazzito io, o è impazzita piuttosto lei?

ROSA    Ma lei chi?...

MATTEO    Leggi, leggi. E non farti venire il solito svenimento, perché questo non è proprio il momento adatto! Bisogno agire, e subito!

ROSA (prendendo la lettera)    Ma di chi è questa lettera?

GIOVANNINO (dal fondo, correndo)    Il barone non c’era! La lettera di Lauretta...

MATTEO    Eccola la lettera di Lauretta!...

GIOVANNINO (felice)    Ah!... L’avevate voi?...

MATTEO    E chi avrebbe dovuta averla?... Me l’ha consegnata ora ora il fattore!...

GIOVANNINO    A te?...

MATTEO    A me, a me: si capisce! A chi volevi che la consegnasse, quando era indirizzata a me?

GIOVANNINO    A Geremia...

MATTEO (esasperato)    A me, ti dico!...

GIOVANNINO    Ora non ci capisco più nulla!...

MATTEO    La mia meraviglia sarebbe stata se tu avessi capito!

ROSA (che si è affannata invano a cercare gli occhiali)    Ma, accendete quel lume, per favore: io non riesco a trovare gli occhiali!

MATTEO (accendendo il lume centrale)    A te! (Dà la lettera a Giovannino) Leggi tu, almeno capirai, finalmente!

GIOVANNINO    È proprio necessario leggere questa lettera?... Che ore sono?...

MATTEO    Che t’importa di sapere che ore sono?...

GIOVANNINO    M’importa sicuro! Tu non puoi capire, ma per me, stasera, l’ora ha un’importanza capitale!

MATTEO    Leggi: non perdere tempo!

GIOVANNINO (guardando l’orologio)    Un quarto d’ora alle nove! È tardi! Sbrighiamoci!... Si poteva leggere più tardi...

ROSA (febbrilmente)    Sbrigati! Non vedi che sono sulle spine?

GIOVANNINO (apre la lettera, e legge)    «Miei cari ed onorati genitori... (cambiando tono) Chi sono questi genitori?...

MATTEO (impaziente)    Siamo noi!... Ma leggi, non interrogare!

GIOVANNINO    Allora questa non è?... Ho capito!... Andiamo avanti! «Quando riceverete questa mia, io sarò lontana di qui, col mio Geremia, dal quale volevano dividermi...».

ROSA (con un grido)    Che cosa?... Che dice quella lettera?...

GIOVANNINO    Non perdiamo tempo! Manca un quarto solamente. Non m’interrompete!

ROSA    Ma è Lauretta che scrive?...

GIOVANNINO (impaziente)    Lo vedremo poi, quando saremo arrivati alla firma!

MATTEO    È Lauretta, sissignore!... Proprio lei!...

GIOVANNINO (leggendo)    «Mi dispiace di darvi questo dolore proprio oggi, ma non era possibile rimandare, Geremia domani sarebbe partito per la Francia, dove l’inviava la ferrea volontà paterna. Ci amiamo troppo per dividerci... e perciò fuggiamo insieme, nella speranza che non vorrete maledire la vostra infelice figlia Lauretta» (Gettando la lettera in terra) Proprio ora doveva fuggirsene!... Avesse almeno aspettata la mezzanotte!...

MATTEO (a Rosa)    Hai capito?...

ROSA (annientata)    Ho capito!...

MATTEO    E, non dici niente?

ROSA    E... che posso dire?...

GIOVANNINO    Dice bene Rosa! È scappata?... Tornerà! È inutile farsi il sangue acido! È la festa di tua moglie, pensiamo a divertirci!... Sono ragazzi. Scherzano. Ora scappa uno, ora scappa l’altra, ma poi ritornano al nido.

MATTEO (in collera)    Non dire sciocchezze, idiota! (A Rosa) Ecco il risultato dell’educazione moderna! Si lasciano le ragazze sole, libere, si permette loro di frequentare i giovanotti come delle amiche, ed è logico che, quando meno ve lo aspettate... Non sapete essere mamme, non sapete più educare le vostre figlie!

ROSA (montandosi)    Ma come: vuoi dire che la colpa è mia, ora? Non sei stato tu a permettere?...

MATTEO (c. s.)    Io?... Io che cosa?...

ROSA (c. s.)    Tu, proprio tu!...

GIOVANNINO (fra sé)    Meno male: è stato lui questa volta!...

ROSA    «... l’educazione moderna. il liceo... bisogna essere superiori.» Non vorrai negarlo, spero!

GIOVANNINO (volendo mettere pace e pensando alla festa che vede rovinata)    Calmatevi, calmatevi. Tornerà!... Le faremo il suo Geremia e tutto si accomoderà!... Che ore sono?...

MATTEO (a Rosa, senza badare alle parole di Giovannino)    Sei tu, una povera pazza che t’eri messa in mente di combinare questo matrimonio fra due ragazzi, e con tanta differenza di condizione!

ROSA (gridando)    Che c’entra la condizione? Oramai è fatta e deve riparare! Vorrei vedere anche questa!... La condizione!... Mi ha rovinata una figlia!

GIOVANNINO (sul davanti, disperato)    Mi ha rovinata la festa!...

ROSA    Mi ha distrutta una casa!...

GIOVANNINO (c. s.)    Centocinquanta lire gettate a mare...

ROSA    E mi parla di condizione!... Siamo tutti uguali, davanti a Dio, e mia figlia vale dieci principesse.

MATTEO (sempre più esaltandosi)    Ora ti resterà sullo stomaco, la principessa... il baroncino è minorenne...

ROSA (come una furia)    Che cosa? È minorenne? E che vuol dire? Questo debbono dirmi, questo!... Io griderò dappertutto l’ingiustizia che mi si vuol commettere!... Una ragazza come la mia, a cui non manca niente...

GIOVANNINO (c. s.)    Niente le mancava, niente...

ROSA    Bella, buona, istruita! Una ragazza che sa fare di tutto, che parla il francese come una parigina... Che cosa le manca a mia figlia, ditelo voi!... Che cose le manca?...

IL BARONE (dal fondo, trascinando Lauretta recalcitrante, che nasconde il volto sotto l’ampio cappello di paglia)    Il cervello le manca, come a molte ragazze del giorno d’oggi!

ROSA (ammutolendo di colpo)    Lauretta!...

MATTEO (confuso e mortificato)    Il signor barone!...

IL BARONE (calmo, dignitoso)    Sì: il barone Scaletta, padre di Geremia.

GIOVANNINO (accorrendogli vicino)    Giusto voi, signor barone, io vi cercavo per dirvi che c’è stato un errore... La lettera non era per voi.

IL BARONE (fermandolo)    Lo so. Ma il Cielo ha voluto servirsi della vostra buona fede per impedire un atto insensato...

LAURETTA (piange silenziosamente).

GIOVANNINO (ostinato)    Ma, quella lettera...

IL BARONE    Portava a mio figlio l’appuntamento preciso di questa signorina, e voi, invece di consegnarla, a Geremia...

MATTEO (felice di trovare il capro espiatorio della sua mortificazione)    Che cosa?... Giovannino?... (a Giovannino investendolo) Tu? Sei stato tu? Eri tu che tenevi mano? Eri tu che portavi le lettere?

ROSA (imitandolo)    E poteva essere diversamente? Che cosa non fa quest’imbecille per avvelenarci l’esistenza!

GIOVANNINO (abbrutito)    Ma io...

MATTEO    Tu sei un mascalzone, un vecchio rimbambito, che invece d’insegnare la morale ai miei figli, li trascini sulla via della perdizione!

GIOVANNINO    Io?...

CARLO e LISA (dal fondo, restano stupefatti a seguire la scena).

ROSA (al barone)    Perdonateci, signor barone. Ci lasciamo trasportare, ma questo miserabile merita una lezione. (Lauretta piange dirottamente).

IL BARONE (cercando di calmarli)    Ma siete in errore...

ROSA (a Giovannino, investendolo)    Lo capisci almeno che sei la nostra rovina?...

LAURETTA (piangendo)    Per colpa tua, per colpa tua!...

MATTEO    Finirà però questa cuccagna, non dubitare! La mia pazienza è al colmo! Provvederò, vedrai: provvederò e presto.

Sono tutti al colmo del furore. Il barone li guarda sorridendo con commiserazione. L’orologio suona le nove. Un fischio prolungato nelle le quinte. Giovannino ha un balzo, fa per accorrere al fondo per impedire che si dia inizio alla festa. Ma è troppo tardi. I lampioncini giapponesi si accendono come per incanto; un fischio di fuochi d’artificio segue l’altro; un lampo di fuochi di bengala; e nelle scene, l’orchestrina dei posteggiatori intona la nota tarantella napoletana. Contemporaneamente viene in scena Mariuccia, vestita a festa, con un gran cesto d’uva, seguita da Pinotto. Matteo e Rosa, ancora in collera. si domandano stupiti cosa succede.

MARIUCCIA (a Rosa, tutta gaia e felice)    Signora Rosa: cento di questi giorni!

GIOVANNINO (avvilito, vorrebbe far cessare tutto)    No!... no!...

ROSA (come pazza)    Ma che cosa è questa musica?...

MATTEO    Perché tutto questo chiasso?...

LISA (cercando di dominare il frastuono) La vostra festa, signora, oggi è il vostro onomastico...

ROSA (c. s.)    Oggi è la mia morte!... Spegnete quei lumi! Fate cessare questa musica! Non voglio sentire niente, non voglio vedere niente!

GIOVANNINO (correndo al fondo e spingendo via i due contadini)    Via, via! Chiudete quel cancello! (Gridando come un ossesso) Zitta la musica! Basta quei fuochi, spegnete quei bengala!... Via tutti, via tutti!... (La musica cessa di colpo, i lumi si spengono, tutto ritorna in silenzio. Giovannino sul davanti, sfinito) È finita!... Meno male!... (Cade a sedere, senza forze).

ROSA    Finalmente! Ma chi è stato che ha avuta quella bella idea?

LISA (conciliante)    Il signor Giovanni, questo povero signore per farvi un regalo.

ROSA    E poteva essere diversamente?...

MATTEO    Anche questo hai fatto tu?... Ma perché non ti ammazzi?

GIOVANNINO (annientato)    Mi ammazzo! Ti assicuro che mi ammazzo!

IL BARONE    Mi pare che esageriate però, e dovreste invece ringraziare vostro cugino...

ROSA    Come?...

IL BARONE    Perché in grazia sua, vostra figlia vi è ritornata in casa, sana e salva.

MATTEO (meravigliato)    In grazia sua?...

ROSA    Dobbiamo anche ringraziarlo, ora?...

IL BARONE    Proprio così, cara signora! Ringraziarlo, perché se avesse, come dite voi, tenuto mano alla tresca, non avrebbe consegnata a me la lettera di vostra figlia, ed io non avrei potuto trovarmi al convegno invece di Geremia, per ricondurvi questa sconsigliata, senza che nessuno sappia che cosa aveva tentato di fare...

MATTEO (colpito)    Questo è vero!...

IL BARONE    Perciò: siategli grati, e arrivederci. (A Lauretta) In quanto a voi, signorina, sappiate che mio figlio parte domani per la Francia, e che io non avrei mai acconsentito a questo matrimonio, qualunque cosa fosse accaduta. Buonanotte! (Girando sui tacchi, esce dignitosamente).

MATTEO    Che bella mortificazione!...

ROSA (che avrebbe voluto rispondere per le rime e non ne ha avuto il coraggio, morde il freno come una cavalla indomita).

CARLO (che ha seguita la scena, meravigliato)    Ma si può sapere quel signore che cosa voleva?

ROSA (scattando con una furia)    Niente! Non voleva niente! Chiudete le porte, spegnete quei lumi e tutti a letto!

CARLO    A letto a quest’ora?...

ROSA (c. s.)    A quest’ora, si: a quest’ora!... Che nessuno fiati, nessuno protesti! A letto, ho detto, a letto! (A Matteo) A te: marcia in camera tua!

MATTEO (protestando debolmente)    Ma, Rosa...

ROSA    Marcia, ho detto! (Matteo esce mogio mogio per il primo uscio a destra).

LISA (chiude svelta la vetrata)    E la cena, signora?

ROSA    La cena?... Sicuro! Vorrei vedere anche questa! A letto ho detto! Digiuni si dorme meglio! (A Lauretta, prendendola per un orec­chio). In quanto a te, stupida, inetta che non sei altro, vai in camera tua e non fiatare! Domani poi faremo i conti. (L’accompagna al secondo uscio a sinistra).

CARLO    Ma, insomma; si può sapere qualche cosa?...

ROSA    No, che non si può sapere! A letto, e zitti tutti, altrimenti faccio succedere il finimondo! (Va a girare l’interruttore elettrico).

CARLO (piano a Lisa)    Ricordati la promessa!...

LISA (piano)    Ma...

CARLO (c. s.)    Altrimenti scappo per la finestra!...

LISA (quasi con un grido)    No!...

CARLO (alla madre)    Giacché vuoi così, me ne vado a letto.

ROSA    Lo credo!...

CARLO    Buonanotte!...

ROSA (feroce)    Buonanotte! (Carlo esce al secondo uscio di destra).

LISA (timida)    Buona notte, signora!...

Rosa emette un incomprensibile mormorio di saluto; Lisa esce per il piccolo uscio in fondo. Giovannino, in punta di piedi, alla chetichella, fa per uscire dal secondo uscio a destra.

ROSA (se ne accorge e l’afferra per la giacca)    Tu no!... Tu qua a fare la guardia! Alla porta del giardino metto il catenaccio e vado a sciogliere il cane, ma tu qua! Nessuno deve entrare, nessuno deve uscire, stanotte! Siamo intesi? Lì c’è la «chaise‑longue», ti metti li e... attento sai!... Guarda di non prendere sonno!... Non si può mai sapere!...

GIOVANNINO (rassegnato)    Va bene... Dormite tranquilla. Io non mi muovo di qui. (Rosa esce dignitosa per il primo uscio a destra. Giovannino rimasto solo, in scena, al buio, con un raggio di luna che penetra attraverso la vetrata di fondo, siede sul davanti, appoggia, i gomiti alle ginocchia, il viso fra le mani, e mormora) 50 lire la musica... 20 lire di bengala 15 lire i lampioncini... meglio non pensarci, altrimenti mi viene l’itterizia... (Si alza e va a sdraiarsi sulla « chaise‑longue ») E per tutto compenso, non posso nemmeno andarmene a letto... e sono senza cena!... (Alzando gli occhi al cielo) Sia fatta la Tua volontà! (Una pausa: poi, il secondo uscio di destra si apre piano e Carlo fa capolino. È in pigiama, ed ha in mano una lampadina tascabile , la luce della quale però batte in pieno su Giovannino, che sembra dormire. Carlo, scorgendolo, si ritira in fretta. Giovannino si e accorto della manovra del nipote, balza a sedere, vorrebbe rendersi conto esattamente di quello che questi vuol tentare, poi, come prendendo una risoluzione subitanea, si ricorica e finge di dormire profondamente. Dopo qualche istante, Carlo ripete la scena. Assicuratosi che lo zio dorma, esce in punta di piedi, svelto attraversa la scena e la per uscire all’uscio di fondo, per il quale è uscita Lisa. Giovannino alzandosi in fretta e fermandolo) Un momento!... Dove vai?

CARLO (con un sussulto)    Non dormivi?...

GIOVANNINO    No!... Io sono di guardia, non dormo.

CARLO    E levati dai piedi! Vattene in camera tua!

GIOVANNINO    Non posso! Li mi ci ha messo tua madre. Ed è forse stata la mano di Dio! Che vai a fare da questa parte?

CARLO    Sono fatti che non ti riguardano. Lasciami in pace! Non annoiarmi! (Fa per aprire l’uscio).

GIOVANNINO (quasi implorando)    Qui dorme Lisa!...

CARLO    Lo so. Debbo dirle qualche cosa.

GIOVANNINO (c. s.)    Ora?... Sarà certamente a letto.

CARLO    Non t’interessa... Ti ho detto: lasciami!

GIOVANNINO (c. s.)    Ma non è una cosa ben fatta.

CARLO    Hai capito che non devi annoiarmi?

GIOVANNINO    Perché non dici a me quello che vuoi? Io, domani, appena sarà alzata...

CARLO (seccato)    Ti ho detto: lasciami! Voglio fare quello che mi pare e piace. Mi hai seccato abbastanza. Guarda un po’ quanta confidenza si prende quest’individuo! «Sta bene, non sta bene»... ho messo il precettore! Tu sei meno di nessuno qui dentro, è bene che non lo dimentichi! E guai a te se dici una parola a qualcuno. Io vado da Lisa per cose mie, e non voglio l’inframmettenza di nessuno. Siamo intesi? Lasciami  in pace!

GIOVANNINO (sempre trattenendolo)    No!...

CARLO    Lasciami o ti piglio a schiaffi!

GIOVANNINO    Pigliami a schiaffi, ma non ti lascio...

CARLO    Lo vedremo!... (Gli dà uno spintone e lo manda ruzzoloni per terra).

GIOVANNINO (caduto in malo modo non riesce ad alzarsi subito)    Aspetta!...

CARLO    E siamo intesi?... Guai a te se dici una sola parola a qualcuno! Tu mi conosci! (entra in fretta per l’uscio a destra della vetrata).

GIOVANNINO (sempre in terra)    Un momento!... Non entrare!... Aspetta! (Intanto si alza). È inutile, quando si mette in mente qualche cosa, non c’è nessuno che possa impedirglie­lo! Ma che vorrà fare stanotte in camera di quel­la poveretta?... (Corre all’uscio, lo scuote, cerca di guardare per il buco della serratura, chiama con voce soffocata) Lisa! (Origlia, poi come se avesse sentito qualche cosa che lo faccia temere per l’onore di Lisa, esclama): Oh! Che mascal­zone! (Corre all’uscio di destra. per il quale è uscita Rosa, in un orgasmo evidentissimo; fa per entrare, si ferma e, come un pazzo, chiama con voce soffocata) Rosa!... (Poi, come temendo la minaccia di Carlo, abbassa ancora di più la voce per dire): Qui si sta consumando un delitto... (Ma nessuno l’ode. Allora ritorno a sinistra, origlia di nuovo. Poi, commosso, corre al fondo, spa­lanca l’uscio come a voler chiamare aiuto, lo ri­chiude, gira per la stanza come un leone in gabbia, non sapendo cosa fare, disperandosi, strappandosi i capelli, mormorando parole sconnesse e finalmente corre di nuovo risoluto all’uscio di sinistra e chiama forte, con uno scatto): Signora Rosa!... (Ma la sua stessa voce gli fa paura, e resta in mezzo alla camera, tremando come una foglia).

ROSA (dalla sinistra, in camicia da notte) Chi mi chiama? (Giovannino la guarda spaurito e non risponde) Che vuoi? Mi hai chiamata? (Giovannino senza poter parlare, le fa cenno di no) Strano!... Eppure lo avrei giurato!... (Si guarda intorno, origlia, sente tutto tranquillo e mormora): Forse avrò sognato... (Rientra).

GIOVANNINO (in un parossismo di dolore, di collera verso se stesso, contro la propria vigliaccheria, pesta i piedi, piange ed esclama): Carogna, vigliacco!... Buono a niente!... (Poi, trovandosi ora presso lo specchio attaccato fra le due porte di destra, lo prende vi si rimira con infinito disprezzo, e, in un impeto di collera, sputa contro la propria immagine) Puah!... Puah... Puah!...


ATTO TERZO

La stessa scena del primo atto. A sinistra un tavolo da gioco, preparato per giocare alle carte. È sera: il lume centrale è acceso. All’alzarsi del sipario Giovannino, al tavolo da gioco, fa un solitario, mentre Lisa spia dietro i vetri della finestra, come se aspettasse qualcuno, e di tanto in tanto si asciuga gli occhi i come se piangesse silenziosamente.

GIOVANNINO (raccogliendo le carte sparse su tavolo, e rifacendone il mazzo)    E questo neanche è riuscito. (Mischiando le carte) Se dobbiamo credere ai solitari, questo matrimonio non si farà; (sbirciando Lisa, si accorge che piange, ed aggiunge in fretta)Non si fa: non si fa. Sono sicuro che va tutto a monte (Lisa quasi singhiozza; ma si reprime, perché crede che Giovannino non se ne sia accorto) Quanto vuoi scommettere, Lisa, che ho ragione io?...

LISA (contenendosi, e cercando di dare alla sua voce un tono naturale)    Cosa volete che me ne importi?... Si fa, non si fa... sono fatti che non mi riguardano. Io sono la cameriera, quello che fanno i padroni non deve interessarmi.

GIOVANNINO (fingendo di crederle)    Lo capisco! Anche a me del resto non interessa.

LISA    Io fra non molto me ne vado di qui! (Reprimendo un singhiozzo) Non posso più restarci...

GIOVANNINO    Anch’io, appena potrò, e grazie a Dio potrò presto, faccio fagotto e tolgo il fastidio a tutti. Un posticino l’ho trovato finalmente, e, bene o male, potrò arrangiarmi. libero e indipendente. Mi, sembra un sogno!...

LISA (con dolore)    Ve ne andrete subito?...

GIOVANNINO    È necessario. Qua, lo sai, sono tollerato a stento, e fra pochi mesi, se il solitario s’è sbagliato, aumenteranno i padroni, e non ci sarà più posto per i poveri diavoli. E allora?... Prima di esserne cacciato da loro, me ne vado io.

LISA    E fate bene!... Ma io?... Che cosa me ne faccio, io?

GIOVANNINO (vorrebbe parlare, dire tutto il suo pensiero, ma poi, per timidezza, per prudenza  ripiglia il suo gioco, nervosamente)    Ora faccio il solitario di Napoleone... (Una pausa poi un campanello nelle quinte. Giovannino, raccogliendo le carte) Eccoli qua! (Lisa corre ad aprire. Giovannino la segue con lo sguardo, tentenna il capo con aria compassionevole, poi mormora rabbiosamente): Farabutto!...

IL DOTTORE (entrando, seguito da Lisa)    Non sono ancora di ritorno?

GIOVANNINO    Ah! dottore, siete voi? Buonasera. Avete anticipato?

IL DOTTORE    No. È l’ora solita. Sono loro che ritardano.

GIOVANNINO    Infatti...

IL DOTTORE    Che pranzo!... (Ridendo) Scusatemi: ma non posso crederci... Carletto si sposa!... Quando ci penso, non posso farne a meno di ridere. Mi sembra ancora dì vederlo con i calzoncini corti.

GIOVANNINO    Ora invece li porta lunghi e si ammoglia. Perché, sia detto fra noi, quello, per ammogliarsi, ha soltanto i calzoni lunghi.

IL DOTTORE (ridendo)    È quanto pensavo anch’io. Ma come: è uomo da metter su famiglia quello lì? Un ragazzo, senza cervello, senza voglia di far niente...

GIOVANNINO    Che volete che vi dica? Mia cognata si è infatuata della ragazza, (Lisa piange di nuovo di nascosto, Giovannino se ne accorge e dice per consolarla) la quale, fra parentesi, è brutta.

IL DOTTORE    Ah! Questo poi no! Qui vi sbagliate. La ragazza, mi dicono che sia molto carina e che abbia anche una discreta dote.

GIOVANNINO (volendo criticare quel matrimonio per pietà di Lisa)La dote, ecco... La dote!... forse si, credo anch’io che la dote sia buona... e credo anche che questo, principalmente, abbia deciso il ragazzo, perché, in tutta questa faccenda, l’amore non c’entra per niente, ve lo garantisco.

IL DOTTORE    Credete?...

GIOVANNINO    Ne sono sicuro!...

IL DOTTORE    Eppure la ragazza meriterebbe...

GIOVANNINO    Non dico di no; ma è una civettina che ha fatto di tutto per attirarlo nella rete... e quel povero Carlo c’è capitato senza volerlo.

IL DOTTORE    Mi sembra esagerato...

GIOVANNINO    Ve lo assicuro! Il ragazzo non aveva nessuna intenzione di ammogliarsi per ora, credetemi. Ci sì è trovato, e non ha saputo sbrogliarsela diversamente. (A Lisa) Parla tu: ho ragione?

LISA (imbronciata)    Io non so nulla!...

GIOVANNINO    Ma io, sì... La villeggiatura, le passeggiate...

LISA (suo malgrado)    E lui perché le faceva le passeggiate?

IL DOTTORE    Infatti! C’è caduto? Ha voluto caderci!

LISA (con dispetto)    Ecco! Lo credete proprio tanto ingenuo?

IL DOTTORE    Dice bene la ragazza. Non mi pare proprio il tipo che si faccia circuire.

GIOVANNINO (che vorrebbe farlo tacere)    Credete a me che lo conosco bene! Carlo, a vederlo, sembra svelto, intelligente, intraprendente, ma invece...

LISA (suo malgrado)    È un brigante (ripigliandosi subito) Uh! scusate! volevo dire che, non se la fa fare da nessuno.

IL DOTTORE    È proprio così!... Ma, dopo tutto, se Matteo ha dato il suo consenso, vuol dire che sapeva bene quel che faceva. Ma... (Guardando l’orologio) ritardano parecchio mi pare. Non vorrei perdere la partitina stasera.

GIOVANNINO    No, no: saranno qui a momenti. Matteo mi ha tanto raccomandato di farvi aspettare fino a che tornassero!

IL DOTTORE    Sono le nove e dieci minuti

GIOVANNINO    Saranno qui a momenti... (Un campanello) Cosa vi dicevo? Eccoli! (Lisa va ad aprire).

ROSA (pomposamente vestita, seguita da Matteo)    Eccoci qua, finalmente! Che giornata!... Che stanchezza!...

IL DOTTORE (dandole la mano)    Voi, al solito vi lamentate. Eppure oggi dovreste essere allegra...

ROSA    E lo sono. Ma non vorrete impedirmi di essere stanca.

MATTEO (salutando il dottore)    E poi, la conosci bene. Se non si lamenta di qualche cosa, si sente morire.

ROSA (stizzita)    Tu, al solito, trovi sempre da ridire! Ma è logico che ci si stanchi ad un pranzo che è durato tre ore!

IL DOTTORE    Tre ore?... Per Bacco!... C’era da crepare!...

GIOVANNINO    Ma, come vedete, non sono crepati...

ROSA (stizzita)    No... E non creperemo per ora. A tuo marcio dispetto...

MATTEO (che vede in pericolo la serata) Via, via! Giovannino in fondo se ne consolava.

GIOVANNINO (fra sé)    Molto in fondo...

LAURETTA (entrando)    Buona sera, dottore.

IL DOTTORE (lieto del diversivo)    Oh! Buona sera, Lauretta bella.

LAURETTA    Aspettate da molto?

IL DOTTORE    Mai abbastanza per avere il piacere di vedervi.

LAURETTA    Sempre molto gentile il nostro dottore.

IL DOTTORE    E lo sposo?...

ROSA - Carletto mio? Eh! (Con un sospiro) È giù che paga il taxi.

MATTEO    E perché sospiri? Dovrei sospirare io. Paga, è vero, ma col danaro mio.

ROSA    Quanto sei volgare! E non capisci nemmeno i sentimenti di una povera madre! (Al dottore) Un figlio che si ammoglia, dottore, è la madre che lo perde...

IL DOTTORE    Esagerazioni!...

ROSA    Forse (a Lisa) A te, prendi questa roba! (Le dà la borsetta, i guanti, il cappello) E chi aspetti? E che fai li imbambolata come al solito, ad ascoltare i fatti di casa! (Al dottore) Sempre nelle nuvole! Non sa mai quello che deve fare, e sono oramai dieci mesi che è qui! Ma, invece di migliorare, peggiora a vista d’occhio.

GIOVANNINO (prendendo le difese di Lisa) Perdonatela, era distratta.

ROSA (aggredendolo)    E non deve distrarsi!...

GIOVANNINO    È ragazza, le piace di sapere...

ROSA    E invece non deve sapere niente. Ma già: tu, al solito, fai il difensore di quella buona  lana. Avete fatta una bella lega tutti e due contro di noi!

GIOVANNINO    Noi?... Non è vero!...

ROSA    Negalo pure!... Non sono più padrona di fare un’osservazione all’una o all’altro. che subito viene fuori l’avvocato difensore!

IL DOTTORE (per cambiare discorso)    Ditemi un po’ signora Rosa, ditemi un po’ della festa! Bella?

ROSA - Bellissima! Non hanno lesinato cer­to! Come vi ho detto, un pranzo...

LAURETTA (con disprezzo)    ...da gente volgare. Adesso non si usa più presentare tanta roba. È «demodé»! Invece, ci hanno rimpinzati come tacchini. Non ne potevo più! Ed ora ho una  nausea terribile.

MATTEO    Hai fatto male a mangiare tutto. Se ti fossi mantenuta leggerina, ora non avresti la nausea.

CARLO (dal fondo, allegro, con aria d’importanza)    Eccoci qua! Anche questo è fatto. (Lisa rientra in fretta, come chiamata dalla voce di lui).

IL DOTTORE    Ecco lo sposo! Auguri, giovanotto! E, pensiamo a metter cervello, adesso.

CARLO    C’è, il cervello, c’è, non dubitate! (A Lisa che gli si è avvicinata) A te! (Dandole il cappello ed il cappotto con aria disinvolta) E preparami una tazza di caffè.

LISA (prende tutto, e gli dice piano)    Debbo parlarti.

CARLO (fingendo di non capire)    Anzi, no!... Aspetta! Lo prendo con gli altri... Dottore: voi lo prendete il caffè, non è vero?

IL DOTTORE – Sicuro! Ma lo prenderemo a tavolino, come al solito. Perché spero che sarete disposti a giocare.

MATTEO    Certamente! Io debbo riprendermi le dieci lire che ho perdute ieri sera.

IL DOTTORE    E, allora, non perdiamo più tempo! ...

MATTEO (a Giovannino)    A te, prepara!

GIOVANNINO    È tutto pronto.

IL DOTTORE    Mettiamoci a tavolino. Carlo ci onora, o la facciamo col morto?

CARLO    Giocherò, giocherò! Non dovrei perché sono troppo amato... e sapete bene che chi è fortunato in amore non dovrebbe giocare. Ma non fa niente. Questa sera voglio concedervi questo piacere. Perderò certamente, ma vi fac­cio l’onore.

IL DOTTORE (ridendo)    Per carità: l’onore è tutto tuo! (Siedono al tavolino da gioco, Matteo

       mischia le carte e le distribuisce per decidere come dividere le coppie al gioco).

ROSA (a Lauretta)    Se ci mettessimo in libertà?

LAURETTA    Ma no: è tardi! A momenti an­dremo a letto, non ne vale la pena.

ROSA    Dici bene. (Sdraiandosi in una poltrona) Ah!... Come si sta bene in casa propria!... Lisa: porta il caffè!

Lisa esce a sinistra. Lauretta prende un libro e si mette a leggere.

IL DOTTORE    Allora io gioco con Matteo,           Carlo con Giovannino.

GIOVANNINO    Io debbo giocare con Carlo? Ma, non avete sentito che è sicuro di perdere?

MATTEO    E che vuoi che ti faccia?

GIOVANNINO (a Carlo, preoccupato)    Sei proprio sicuro che perderai?

CARLO (ridendo)    Sicurissimo! Hai mai visto vincere un fidanzato? E specialmente la sera del fidanzamento?

GIOVANNINO    Mi farebbe piacere di vederlo adesso.

CARLO    Non lo sperare! È impossibile. Rassegnati e perdi con me.

GIOVANNINO    Quando si nasce disgraziati! Questa gioia poteva capitate al dottore, a Matteo. No! Era riservata a me! Tu sei amato, ed io perdo al gioco.

CARLO    Per il momento quello che stiamo perdendo è il tempo.

MATTEO    Pare anche a me. Sbrighiamoci e giocate bene. Attenzione alle carte. Dottore: tocca a voi. (Il dottore mischia in fretta le carte, e le distribuisce)

LAURETTA (mentre gli altri sono intenti al giuoco)    Però la casa degli Amato è messa con un gusto pessimo.

ROSA    Non mi pare. Vorrei tenerla io una casa come la loro!

LAURETTA    Lo so; la nostra è una catapecchia, ma quelli hanno tanto danaro, e potrebbero avere più gusto.

CARLO    Tu critichi sempre. È volgare quello che fai.

LAURETTA    Non lo dico per criticare constato un fatto.

CARLO    Ma intanto...

GIOVANNINO    Intanto perdiamo! Pensa a giocare, non darle retta!

CARLO    Questa ragazza m’indispone sempre!...

MATTEO    E tu fingi di non sentirla!

IL DOTTORE (giocando)    Liscio!...

GIOVANNINO (guardando avvilito le sue carte)    Non ho nessuna carta buona!

MATTEO (giocando) –Tre tre e napoletana a denari!...

GIOVANNINO    Hai capito? Vincono loro, naturalmente! Ma quanto è amato questo nipote mio!

CARLO (con entusiasmo)    Ah, si! Sono follemente amato. (Lisa entra col vassoio sul quale sono le tazze del caffè)Ma io pure sono innamorato pazzo! Quando vedrete la mia fidanzata, dottore, mi darete ragione. Una bambola, un «bisquít», un amore! Non vedo l’ora di sposarla! (Lisa che si è sentita male fin dalle rime parole di Carlo, si lascia scivolare dalle mani il vassoio con tutto il resto. Tutti si alzano. Lisa, svenuta cade su di una sedia).

ROSA    Dio mio!... Le tazzine giapponesi!

MATTEO    Tutto il caffè per terra!...

LAURETTA    E questa è la quarta volta in una settimana.

IL DOTTORE    Ma quella ragazza è svenuta! (Accorre presso Lisa).

GIOVANNINO (con aria compassionevole)    Povera figliuola!...

ROSA    Poveretti noi! Guarda che disastro mi ha fatto! Dico io: ti sentivi venir meno, metti prima il vassoio sul tavolino!

GIOVANNINO (un po’ stizzito)    Giusto! Non avrà pensato.

MATTEO (avvicinandosi al dottore)    Che sarà?...

IL DOTTORE (a Rosa)    Ma... Non capisco. Ne va soggetta?

ROSA    Finora è stata sempre bene. Aveva un appetito meraviglioso. Ma da una settimana le sono cominciate queste sofferenze. Di tanto intanto si fa pallida, storce gli occhi e, quando meno te lo aspetti, ti fa un regalo di questo genere.

GIOVANNINO (che è accorso presso Lisa)    Suda freddo.

IL DOTTORE    Mettiamola sul letto.

Giovannino la prende per le ascelle, ed aiutato da Rosa e Lauretta, portano via Lisa a sinistra.

MATTEO (al dottore)    Che cosa può essere?

IL DOTTORE    Ma... Dovrei visitarla. Perché certamente non è epilessia; le forme epilettiche sono diverse. Potrebbe dipendere dallo stomaco.

CARLO (che si è messo a giocare con le carte per darsi un’aria disinvolta)    E quello sarà. Non avete sentito che mangia molto?

IL DOTTORE    Ma in ogni modo si dovrebbe vedere, non si può fare una diagnosi così alla leggera.

GIOVANNINO (dalla destra, un po’ commosso)Dottore: quella poverina non si muove.

IL DOTTORE    Vengo io! (Entra a sinistra).

CARLO    Questa noia proprio non ci voleva stasera!

GIOVANNINO (aspro)    Prima il dolce, poi l’amaro! Bisogna aver pazienza?

ROSA (rientrando dalla sinistra)    Vedete un po’ che cosa ci doveva capitare!

CARLO    Dal momento che è malata, perché non la rimandate al suo paese?

GIOVANNINO (indispettito)    Almeno ci leveremmo il fastidio!...

CARLO    Ma si capisce: una donna in quelle condizioni, a che serve?

GIOVANNINO (c. s.)    Mentre quando sta bene se ne fa quel che si vuole!

MATTEO    Certo che così non la tengo più in casa. E di questo passo mi toccherà rifare tutto il vasellame.

LAURETTA (da sinistra)    Sta un po’ meglio. Comincia a riprendere conoscenza.

GIOVANNINO (contento)    Meno male!...

LAURETTA    Il dottore la sta visitando...

CARLO (preoccupato) È stupido però dare tutto questo fastidio al dottore! La si mandava a casa sua, e ci avrebbero pensato i suoi parenti.

GIOVANNINO (con pietà)    Sapete bene che non ha nessuno quella povera ragazza!

CARLO    Ma prima di venire da noi, chi ci pensava? Fino ad un certo punto ci si deve preoccupare delle persone di servizio.

GIOVANNINO (fremendo)    Dici bene! Una serva?... Che cos’è infine una serva? Oggi ci fa comodo, e ce ne serviamo... Domani ci dà fastidio, e allora... (Strisciando il piede in terra, come per allontanare una buccia che ci possa far cadere)Via... fuori, che non ti vogliamo più!

CARLO (che capisce l’allusione, gli dice con filosofia)    È la vita, caro mio.

GIOVANNINO    Come è fatta male, la vita!

IL DOTTORE (rientrando)    Sta meglio, molto meglio.

MATTEO    L’hai visitata?

IL DOTTORE (un po’ imbarazzato)    Si. Le ho fatta una visita sommaria, ma sufficiente per capire di che cosa si tratta.

ROSA    Povero dottore, quanto fastidio!

IL DOTTORE    Sono sciocchezze da niente...

MATTEO (al dottore)    In ogni modo ti ringrazio molto.

ROSA    E allora: che cosa c’è di nuovo? Che ha quella ragazza?

IL DOTTORE (sempre più imbarazzato)    Ecco: la fanciulla è sana, sanissima, anzi... Solamente...

ROSA    ...solamente?...

IL DOTTORE    Non so se debbo parlare...

MATTEO    Parla, parla!

IL DOTTORE (piano a Rosa)    Allontanate Lauretta.

ROSA    Ah!... (a Lauretta)Senti, Lauretta: fammi un favore: nella mia borsa deve esserci il ritratto della fidanzata di Carlo, vorrei farlo vedere al dottore.

LAURETTA (ridendo)    Ma: non mi sembra proprio il momento adatto!

ROSA    Perché?...

LAURETTA    Perché si parlava di cose serie, e il dottore ci stava dicendo...

ROSA    Ubbidisci! Vai a prendere quel ritratto!

LAURETTA    Senti, mamma io non vado a prendere proprio niente! Mi credete sempre una ragazzina stupida. E perché poi?... per una cosa tanto semplice! È un pezzo che l’avevo capito e mi meraviglio anzi che voi, gente di mondo non ve n’eravate ancora accorti?

MATTEO    Ma, che cosa hai capito tu ?...

LAURETTA    Lisa è in stato interessante...

ROSA e MATTEO (al colmo della meraviglia)Eh?!

LAURETTA (ridendo)    Ma come: non vi avevano colpito quegli occhio tirati quel volto contratto, e questi svenimenti poi...

GIOVANNINO    Guarda guarda quante cose che sa questa bambina!...

LAURETTA    Tutti segni non dubbi...

ROSA (guardando ammirata la figliuola)    Che intelligenza!... E dire che io non avevo capito niente!

LAURETTA    Mi meraviglio di voi.

MATTEO (avvilito)Ed io mi meraviglio di te, che sai tante belle rose che dovresti ignorare.

LAURETTA    Una volta, forse, s’ignoravano, ma oggi... conosciamo la vita, noi.

MATTEO (al dottore)    La senti?...

IL DOTTORE    Sento, sento!... Sono i ragazzi del novecento.

MATTEO    Ma è vero poi quello che dice questa professoressa della vita?

IL DOTTORE    Purtroppo è vero. Quella disgraziata è madre.

ROSA    Ma, ne siete proprio sicuro?...

IL DOTTORE (ridendo)    Volete che mi sbagli su di una cosa tanto semplice? E poi, la ragazza non ha negato, anzi...

CARLO (imbarazzatissimo e preoccupatissimo)    Ha parlato?...

IL DOTTORE    No. Ma si è lasciata sfuggire qualche cosa.

CARLO (c. s.)    Ah! si? (Volendo darsi un’aria disinvolta)Allora è certo!

IL DOTTORE    Certissimo!...

MATTEO    Ma, chi sarà stato?...

ROSA    Già: chi sarà stato?...

GIOVANNINO (a Carlo)    Tu cosa ne dici?...

CARLO (fremendo)    E lo domandi a me?... Non ci mancherebbe altro che m’interessassi dei fatti della serva!

GIOVANNINO (ironico)    È           giusto! Questo poi e giustissimo!... Come ci si può interessare di certa gente?

IL DOTTORE    Ma in questo caso ve ne dovete interessare, invece. Non sapete a quante noie potreste andare incontro? È penoso, lo so, ma è necessario.

CARLO    E come si fa a saperlo? Quella certo non parlerà!... (A Giovannino, con intenzione) Tudici che parla?

GIOVANNINO    Dovrebbe. Ma non lo farà, ne sono sicuro.

IL DOTTORE    In ogni modo tentiamo d’interrogarla. È debole, forse in questo momento, stretta dalle nostre domande, non avrà la forza di negare.

CARLO (sempre preoccupato)    Non la conoscete... È una testarda!

MATTEO    Ma bisogna tentare, dice bene il dottore! Ora la chiamo io.

GIOVANNINO    Lasciatela stare: non la tormentate!

,ROSA    Ecco qua! Ora s’impietosisce lui! Ancora la difendi?

GIOVANNINO    Ma quella poverina...

ROSA    Povera, povera?... (È già montata come al solito). Aveva tutto questo nel sacco, la povera ragazza!

IL DOTTORE    Fate come volete, ma io vi avverto che in casa ci sono tre uomini. e quando capita un guaio di questo genere...

MATTEO    Si capisce: è necessario assodare chi sia stato il seduttore!

CARLO    Non lo dirà!...

GIOVANNINO (fra sé)    Ha paura, l’amico!...

IL DOTTORE    Forse adesso, ripeto, essendo debole, non avrà la forza di negare, ed io sarò testimone di quello che eventualmente confesserà.

CARLO    Ma io direi...

GIOVANNINO (incoraggiandolo)    Parla, figlio mio!...

CARLO    A noi poi che cosa importa?

GIOVANNINO (scoraggiato)    Questo è tutto?...

ROSA    Ma, tesoro mio, non hai sentito il dottore?...

MATTEO    Vogliamo avere delle noie uno di noi tre?...

GIOVANNINO    Cioè: uno di voi due?... Io che c’entro?!...

LAURETTA (ridendo)    Questo è vero! «Cherchez l’homme»!... È uomo forse zio Giovannino?...

GIOVANNINO (scattando)    No: è vero: io non sono un uomo, perché, se lo fossi...

LAURETTA (sfrontata)    Che faresti sentiamo!

GIOVANNINO    Lo so io quello che farei!...

MATTE0    Finitela, che non è proprio il momento di dire delle sciocchezze! (Al dottore) Tu allora credi che, interrogandola ora...

IL DOTTORE    Si: credo che se battiamo il ferro mentre è rovente...

ROSA    Battiamolo, battiamolo!...

GIOVANNINO (preoccupato per Lisa)    È inutile!... Sono sicuro che non parlerà.

MATTEO    Lo vedremo! Guai a lei se non vorrà confessare!

GIOVANNINO (a Carlo, con intenzione)    E tu?... Non dici niente, tu?

CARLO (fingendo di cadere dalle nuvole)    Io?... E che debbo dire io?... Che vuoi insinuare? Ma vedete un po’!!... Parla: che cosa intendi dire con le tue mezze parole? (Lo minaccia con i gesti, senza far vedere agli altri).

GIOVANNINO (intimidito)    Io?... Niente!... Dicevo...

CARLO    ...delle sciocchezze, come al solito. Papà, mamma, non vorrete certamente sospettare di me. Voi sapete bene come la pensi. Non ho mai avuto simpatia per gli amori ancillari.

ROSA    Ma che dici?... Chi pensa a sospettare di te?...

MATTEO    Ti conosciamo bene...

GIOVANNINO (ironico)    Mai come lo conosco io...

ROSA    Adesso più che mai voglio sapere...

MATTEO    E deve parlare; guai a lei se non parla! (Chiamando)Lisa!

ROSA (scostando Matteo)    Lascia fare a me!... (Va all’uscio di sinistra e chiama imperiosamente)Lisa!... Lisa!... Subito qua! (Vedendo che la ragazza non osa comparire, va nelle scene e ne ritorna subito, trascinando Lisa, in lagrime, che si nasconde il viso col braccio libero, vergognosa) Qua, qua, bel mobile!... Dobbiamo sape­re, e subito!... (Lisa piange, ma non risponde).

MATTEO    E non vogliamo bugie, sai!

GIOVANNINO (che freme)    Ma lasciatela stare!

MATTEO    Tu sta zitto!... (A Lisa) Hai capito bene? Devi parlare e dire la verità!

IL DOTTORE    Un momento! Lasciate fare a me! Parlerà, vedrete che parlerà! È per il suo bene, in fondo. Avanti, ragazza: è meglio che tu dica subito chi è stato. Capirai che se sarai sincera, ti si potrà aiutare, si potrà avere compassione di te... mentre, se non parli... (Lisa singhiozza e tace).

GIOVANNINO    Non porla, lo vedete!... Non la tormentate!...

ROSA (irritata)    Hai capito che devi stare zitto tu? (A Lisa)Sbrigati. Non farci perdere tempo

MATTEO (vestendosi di autorità)    Chi è stato? Parla. altrimenti... (fa il gesto di volerla percuotere).

LISA (singhiozzando)    Ne‑ssu‑no, ne‑ssu‑no!

LAURETTA (ridendo)    Come?... Nessuno?...

MATTEO    Sta zitta anche tu!... (a Lisa) Avanti, fuori il nome di questo signore! (Lisa continua a singhiozzare ed a tacere).

GIOVANNINO (esasperato)    Ma, non può essere che non sia stato nessuno?

IL DOTTORE    Non dite sciocchezze, per carità!... Mi sembrate un ragazzo voi! Vediamo un po’: nessuno non è possibile!... Tu ti sei fatta sfuggire una parola poco fa, quando eravamo soli noi due.

LISA (in fretta, piangendo e tremando)    No,no... non è vero!... Non ho detto niente, non ho detto niente!...

MATTEO (incalzando)    E allora parla adesso!... Noi dobbiamo sapere, hai capito?...

GIOVANNINO (scoppiando)    Ora parlo io, e buona notte!...

CARLO (minacciandolo di nascosto)    E parla, dal momento che sai!

GIOVANNINO (di nuovo intimidito)    Io?...

MATTEO    Allora tu sei al corrente?...

CARLO (investendolo, senza parere)    Che sai tu?... Dimmi: che sai?...

GIOVANNINO (c. s.)    Nulla!... Io non so nulla. Dicevo così per dire: «Se non vuoi parlare tu, allora debbo parlare io?».

ROSA    È lei che deve dire, è lei!...

CARLO    Io però me ne vado, perché questa ragazza è esasperante. (Esce lanciando ancora delle minacce a Giovannino).

ROSA (esasperata, scuotendo Lisa per un braccio, così violentemente che tutta la persona ne viene scossa) ‑Insomma: vuoi capirlo o no che devi parlare? Vuoi capirlo?

GIOVANNINO (sul volto del quale è passato lo sdegno... la pietà, il disprezzo per quella gente senza misericordia che è stato li li per parlare, per svelare il triste segreto di quella disgraziata, vincendo suo malgrado la sua innata timidezza, dice in uno scatto): Non la scuotete, non le fate male! Lasciatela stare!... Che vi ha fatto alla fine?... Non la tormentate più!

ROSA (sospettosa) – Guarda, guarda! Quanta premura per una... Ma dimmi la verità: fossi stato tu?...

GIOVANNINO (colpito in pieno,  con orrore)    Io?... Che cosa dite?... Io?

LISA (con un grido)    No!... Lui no!... Lui no!

ROSA (inesorabile)    E allora chi è stato? Parla, parla ti dico! (Fa il gesto di volerla percuotere).

GIOVANNINO (strappandogliela con violenza dalle mani)    Non la maltrattate, vi ho detto!

MATTEO    È stato lui, noli c’è dubbio! Guardate come si ribella, come la difende! Quando mai si è ribellato così?

ROSA    Ma sicuro! È lui certamente. E come mai non lo avevamo pensato subito! D’altra parte, chi altro avrebbe potuto essere stato?

LISA (piangendo)    No! Non è vero!... Il signor Giovannino no! Non è stato lui... Povero si­gnor Giovannino! (Gli si abbandona sul petto piangendo disperatamente).

ROSA (con ira)    Ma, li guardate?... E non sene vergognano neppure!

MATTEO    Ed hanno il coraggio di negare ancora!

LAURETTA    Io me lo aspettavo. Si trovavano sempre insieme a confabulare...

IL DOTTORE    Non avrei mai creduto...

ROSA (come una vipera)    Perché non li conoscete...

GIOVANNINO    Ma come voi veramente credete che io?... (Cercando Carlo)Dov’è?... Dov’è? Incolpate me, e quel farabutto...

ROSA (gridando)    Quale farabutto?...

MATTEO (imitandola)    A chi vuoi dare la, colpa, sentiamo!

LAURETTA (come i due)    Che cosa vuoi farcì credere?

ROSA    Vuoi negare l’evidenza? Ma ci credi proprio cretini?

MATTEO    E d’altra parte, in casa nostra, chi poteva fare una cosa simile?

LAURETTA    Ogni giorno una nuova, che indegnità!...

ROSA (avvicinandosi a Lisa)    In quanto a te, grandissima...

GIOVANNINO (attirando a sé Lisa, in un subitaneo slancio di pietà, di ribellione, perdendo completamente la bussola)    Lasciatela stare, ho detto!... Basta ora!... Sono stato io. Sissignore, sono stato io! (Lascia Lisa, e come un pazzo corre da Rosa)Capitemi bene: sono stato io!... (Poi a Matteo) Mi senti anche tu? Sono stato io! (A Lauretta) Io! Io!... (Poi al dottore, gridando, sempre più, in un parossismo di collera e di ribellione) Sono stato io!... (Corre alla finestra, la spalanca, ed esclama come un pazzo)Sono stato io! Sono stato io!... (poi, venendo di nuovo su davanti, afferra Lisa per le braccia e le grida in faccia) Haicapito che sono stato io?... (Rivolgendosi agli altri) E con questo?... Che volete dirmi? Che volete farmi?... Sono stato io?... Io! Ero solo, avvilito, maltrattato, tremavo ad ogni parola, ad ogni rumore... Eravate il mio terrore!... Lei sola, lei sola, aveva pietà, lei sola, infelice, avvilita, maltrattata come me!... Ed allora, per compassione, per solidarietà ci siamo amati. E sono stato io, capite?... Io!... Io!...

IL DOTTORE    Lo abbiamo capito...

ROSA    Ma che coraggio!...

MATTEO    Che impudenza!...

LAURETTA    E lo grida come se avesse fatta una bravura!

GIOVANNINO (esaltato)    Meglio, meglio!... E non è tutto!... Non ci scacciate voi, ce ne andiamo noi!... Basta con i maltrattamenti, con l’avvilimento, con la paura! Basta, basta!... Ce ne andiamo!

ROSA (fremendo)    Lo credo!...

GIOVANNINO (c. s.)    Meglio la miseria, meglio la fame, meglio la morte, che restare in questa casa!... Basta, basta, basta! (Esaltandosi sempre più)Sono stato io, sono stato io!... (Si abbraccia con Lisa, e piangono ora insieme, disperatamente).

MATTEO (che è rimasto a bocca aperta a quella sfuriata, si rimette, e dice al dottore)    Haicapito?...

IL DOTTORE    Ho capito...

ROSA    Io mi sento impazzire!...

MATTEO    In casa mia, dopo tutto quello che ho fatto per lui!

ROSA    Sono cose dell’altro mondo.

LAURETTA    L’ho sempre detto io, che riscaldavamo una vipera in seno.

MATTEO    Non so chi mi tenga...

IL DOTTORE (trattenendolo)    È inutile! Non prolungate questa penosa scenata. Tanto: ve lo hanno detto: se ne vanno.

MATTEO    Se ne vanno loro?... Li scaccio io...

ROSA    Farabutti!...

IL DOTTORE (conciliante)    Lasciateli stare! Meglio che se ne vadano, senza che voi c’entriate più, in questa brutta faccenda. È tardi: andatevene a letto e lasciateli al loro destino.

ROSA    Dice bene il dottore...

LAURETTA    Andiamo, mamma!

ROSA    Si. Andiamo! Povera bimba mia, che cosa ti è toccato di sentire!

MATTEO    Io accompagno Michele. Debbo smaltire la bile.

ROSA    Fai bene. Dottore, scusateci tanto!

IL DOTTORE    Vi pare! Mi rincresce per voi. Via bisogna aver pazienza. (Le stringe la mano).

ROSA    Quanta è brutta l’ingratitudine umana!...

IL DOTTORE (salutando Lauretta)    Buonasera, Lauretta!

LAURETTA    Buonasera!

MATTEO    Andiamo, Michele, ho bisogno di prendere aria, altrimenti scoppio! (Escono dal fondo).

ROSA (guardando i due con disprezzo)    Lasciamoli soli! Sono degni l’uno dell’altra! (Entra a sinistra).

LAURETTA (guarda i due che sono andati calmandosi, mano a mano, ride di un riso cattivo, ed esce anche lei).

LISA (asciugandosi gli occhi)    Perché avete detta una bugia così grossa?...

GIOVANNINO (che lo scatto aveva portato ad uno stato così poco abituale in lui, e che ora, per reazione, è quasi sgomento del suo coraggio e della sua follia, che lo ha indotto ad accusarsi di una colpa non commessa, è ridiventato timido, avvilito, completamente sconcertato)    Non lo so... non lo so... non capivo più niente!... M’avevano avvelenato col loro egoismo, con la loro crudeltà. E, dal momento che chi avrebbe dovuto parlare, non parlava... quando il vero colpevole...

LISA (meravigliata e vergognosa)    Voi sapete?...

GIOVANNINO    Si!... Sapevo, ed avrei potuto risparmiarti questa vergogna, se non fossi quello che sono. In fondo è vero che sono stato io, perché sono un vigliacco e se non avessi avuto paura quella notte... Ma sono fatto così, e lui, quel bel mobile, lo sapeva e ne ha approfittato.

LISA (con abbandono)    Mi ha rovinata... ed ora mi abbandona così, bene che non avrei mai il coraggio di fargli del male...

GIOVANNINO    E di questo si fa forte, quel mascalzone! Lo sa bene che io e tu siamo della stessa pasta.

LISA (abbattuta)    Ed ora?...

GIOVANNINO    Ora, cosa?...

LISA    Che cosa me ne faccio ora?... E voi, povero signorino, che per causa mia...

GIOVANNINO (come pensando solo ora che bisogna prendere una decisione) Già! Che cosa ce ne facciamo?...

LISA    Vi siete rovinato per Pio. Dove andate, adesso?...

GIOVANNINO    Dove vado?... (Come ricordando) Ma io fra otto giorni ripiglio servizio alla banca. Alla meglio potremo vivere...

LISA    Ah, già: me lo avete detto... Non lo ricordavo più.

GIOVANNINO (allegro)    Posso andarmene!... Possiamo andarcene!... . Presto!... Sbrighiamoci!...

LISA    A quest’ora?... E dove andiamo?...

GIOVANNINO    Per questa notte provvederemo alla meglio. Domani poi cercheremo un alloggio. Una cameretta per te, un posticino qualunque per me e ce ne andiamo, capisci?... Non li vedremo più!

LISA (con una speranza nuova, e con immensa commozione)    Voi volete veramente che io?... Con voi?...

GIOVANNINO    Con me, sicuro. Con me! Ho assunto una responsabilità. Sono io che... mi hai sentito, l’ho gridato forte, mi pare. Come potrei abbandonarti ora? Non sono come loro, io!

LISA (commossa)    Lo, so!... So quanto siete buono, ed accetto, per la mia povera creatura!... (Piange).

GIOVANNINO (per rallegrarla)    Povera?... Perché povera?... Non sarà da compiangere, te lo giuro!... Su, su: allegra! Vuoi ammalarti, ora? Va piuttosto a raccogliere la nostra poca roba e andiamo. Via di qui, liberi, tranquilli, sereni!... Dio mio: non mi sembra vero!

LISA (asciugandosi gli occhi)    Vado, vado! (Esce in fretta dal fondo a sinistra).

GIOVANNINO (solo, seduto sul davanti, con la testa fra le mani, resta pensieroso. Una pausa, mormora fra sé, come preoccupato) Un bimbo!... (Gli sembra vederlo, s’intenerisce, fa l’atto di accarezzare i capelli del piccino, ripete con tenerezza) Un bimbo!... (Poi di nuovo dopo una pausa, seguendo un suo pensiero, ripete con gioia) Un bimbo!...

CARLO (dal fondo a destra, viene cauto in scena, meravigliato di non trovarvi più nessuno, si accorge di Giovannino gli viene in fretta vicino, gli domanda con impeto)    E così?...

GIOVANNINO (si scuote, ha un sussulto, lo guarda, si rifà scuro in viso, mormora cupo)    Ah!... Sei tu?...

CARLO    Che mi dici? Ha parlato? Ha confessato?

GIOVANNINO (con disprezzo e sempre più cupo)    No.

CARLO (come sollevato da un incubo)    Ah! Domani accomodo tutto io.

GIOVANNINO (c. s.)    Non c’è bisogno: è già f atto.

CARLO (allegro)    Tutto accomodato? Benissimo! Sono proprio nato fortunato!... E, mi dirai...

GIOVANNINO (un po’ violento)    Niente! Non c’è niente da dire! Vai a letto.

CARLO (ridendo)    Guarda guarda!... Che succede? (Giovannino non gli risponde) Hai i nervi?... Forse perché ti ho minacciato poco fa? (Giovannino lo guarda, ma non gli risponde) Capirai: in quel momento mi son visto perduto. Tu scherzavi male, ed io.

GIOVANNINO (paziente)    Non perdere tempo: va a letto.

CARLO    Me ne vado! Ma prima vorrei sapere...

GIOVANNINO    Niente. Non c’è niente da sapere! Quello che ti posso assicurare è che noie non ne avrai di nessun genere, quindi... vattene e dormici sopra.

CARLO    Se proprio vuoi così, me ne vado... Ma, amici, non è vero?

GIOVANNINO (senza rispondergli)    Buonanotte.

CARLO    Buona notte, zietto caro! (Esce a sinistra).

GIOVANNINO (solo, con ira)    Ma perché non ho la forza di prenderlo a schiaffi?...

LISA (dal fondo, un po’ affannando)    È tutto pronto... Possiamo andare...

GIOVANNINO    Un momento!... Come affanni! Siedi, riposati... Ma perché hai avuta tanta fretta? (La fa sedere al suo fianco).

LISA    Voglio andarmene. Non vedo l’ora di essere lontana da questa, casa! (Dandogli un portamonete) A voi. Ho qui qualche risparmio, serviranno per il mio povero piccolo.

GIOVANNINO    Brava! Hai pensato anche a questo. Lo provvederemo di tutto, non dubitare!

LISA (molto triste)    Povera creatura!...

GIOVANNINO (per consolarla)    Ma povera, perché?... Non ci sei tu? Ed io?... Sono proprio nessuno, io?... Lo cresceremo insieme, e vedrai che verrà su bello, sano, robusto e buono. Ah, si: sopratutto buono! Ed io gli porterò tanti bei regalini, e lui mi ringrazierà abbracciandomi, (commovendosi) ed io sentirò finalmente qualcuno che dice «grazie» a me, perché è educato, e mi vuol bene! (Lisa scuote il capo commossa, e lo guarda intenerita. Giovannino, seguendo il suo sogno di gioia) E sarò io che lo accompagnerò a scuola quando sarà grandicello, non lo affiderò a nessuno, mai!... (Lisa piange di nuovo silenziosamente, ma il suo pianto questa volta è di tenera commozione; Giovannino non se ne accorge; e continua esaltato, commovendosi mano a mano anche lui)E quando sarò lontano, tu mi farai scrivere da lui, una letterina lunga lunga, checomincerà: (con commozione intensissima, e tenerezza infinita): Caro papà!... (Lisa piano piano scivola in ginocchio, sempre piangendo silenziosamente, ed appoggia il capo sulle ginocchia di Giovannino che involontariamente le accarezza i capelli, come se accarezzasse la testina del bimbo del suo sogno, e ripete col pianto nella gola)Caro papà?...