Schiripipì
Marionette e personaggi:
Narratore x
Narratore y
Schiripipì, la marionetta che volle farsi uomo
Frufrù, il vero genio sei tu
Giuggiù, la marionetta più saggia sei tu
Magorda, la maga più sorda (M1)
Magava, la marionetta più brava (M2)
Maghetta, la magica marionetta (M3)
Agatella, la marionetta più bella
La scena si presenta come un dietro le quinte, un baule da cui s’intravedono gambe, braccia ed altri pezzi: l’effetto dev’essere quello di marionette abbandonate dopo l’uso. Si tenga presente che le marionette sono interpretate da attori e solo Schiripipì dovrà avere dei fili e legami che richiamino il suo essere marionetta. L’atmosfera è quella del sogno, di una dimensione diversa dalla realtà e pertanto si consiglia l’uso di luci molto colorate e costumi impossibili ed irreali. Il resto lo si affida alla fantasia e all’estro creativo del regista.
Entrano in scena i due narratori.
Nx: buonasera a tutta la compagnia…
Ny: …e a chi la compagnia non ce l’ha!
Nx: benvenuti a tutti
Ny: non vorrei cominciare con una polemica, ma non puoi dire “benvenuti” quando
siamo noi ad essere “venuti” qui. Semmai sono loro che devono dire benvenuti
a noi.
Nx: (ignorandolo) la storia che andiamo a raccontare vi farà piangere
di gioia e ridere di noia
Ny: ridere di noia? Io non ho mai visto nessuno ridere di noia
Nx: in questa storia non ci sono castelli…
Ny: non ci sono castelli!
Nx: non ci sono draghi…
Ny: non ci sono draghi!
Nx: non ci sono principesse…
Ny: niente castelli, niente draghi, neanche l’ombra di una principessa,
ma che razza di storia è?
Nx: non ci sono neanche prìncipi, c’è solo un principio… ed una fine
in mezzo ci sta una marionetta…
Ny: una marionetta!
Nx: una marionetta triste…
Ny: una marionetta triste! Cosa? Una marionetta triste? Mai vista una!
Nx: si chiama Schiripipì, oh lui è tanto triste, così triste che i suoi sospiri
si sentivano fino in Cina, tanto che i cinesi si chiedevano chi fosse
a sospirare così forte.
Ny: così forte!
Nx: e adesso andiamo a cominciare…
Ny: non vorrei finire con una polemica: ma tu, noi, non cominciamo nulla,
sono gli altri che cominciano, semmai noi abbiamo finito…
escono discutendo
S: (sospiri) sono triste, tanto triste, sono così triste che nemmeno
il pensiero di Agatella, la marionetta più bella, mi solleva dalla mia tristezza.
Non ce la faccio proprio più, non è vita questa, sempre in giro, mai un riposo,
mai una gratificazione, mai che ti dicano grazie.
Gli uomini sono degli ingrati, ti usano, ti manipolano, inventano la tua vita
senza un briciolo di rispetto per i tuoi sentimenti, un giorno sei un eroe, un altro
un miserabile, certo i bambini si divertono ma gli umani si prendono tutto
il merito e poi finito lo spettacolo ti buttano in un angolo e non ti pensano più!
Che ingrati! Come sono triste!
Sono triste, tanto triste, sono così triste che nemmeno il pensiero di Agatella,
la marionetta più bella, mi solleva dalla mia tristezza (sospiri).
F: Schiripipì! E basta con questa tristezza, non se ne può più,
mi hanno telefonato dalla Cina per chiedermi:
“ma cosa sono questi sospiri di tristezza?” Adesso basta!
Mi spaventi i cinesi e lo sai che se i cinesi si spaventano sono guai,
potrebbero venire tutti qua, e poi vogliono dormire, vogliono mangiare,
ma sai quanto riso ci vuole per dare da mangiare a tutti quei cinesi?
Di riso noi ne abbiamo, ma da ridere non da mangiare.
S: Oh Frufrù! Ma cosa vuoi che me ne importi di far ridere i tuoi cinesi,
sono troppo triste anche per far ridere un mandarino.
F: eh no! i mandarini si mangiano non si fanno mica ridere, anche se
una volta ho fatto ridere una pera, vuoi sapere come ho fatto?
S: no! Piuttosto dimmi ma tu non sei stanco di fare questa vita?
Siamo delle marionette in mano agli uomini!
F: oh sai che scoperta! Siamo stati creati apposta per questo, si servono di noi
per far ridere la gente, ed io, modestamente, ci riesco benissimo,
sono il più bravo, sono bravissimo, una volta ho fatto ridere una pera,
vuoi sapere come ho fatto?
S: no! ma è questo il punto, io non ne posso più di far ridere solo quando dicono
gli uomini, io voglio ridere e danzare quando ne ho voglia e non a comando,
basta con questa tirannia! Riprendiamoci i nostri fili! La nostra vita!
F: ma è impossibile! Senza gli uomini non puoi muoverti, non vai da nessuna
parte, la nostra vita appartiene a loro, e poi cosa farai da solo nel mondo,
dove andrai?
Ti annoierai come un fico secco, e ai tuoi amici non ci pensi? Ad Agatella,
la marionetta più bella, che ti vuole tanto bene, senza di te non…. riderebbe più!
S: ma non è vero che la faccio ridere, non mi degna di uno sguardo, sono sicuro che
non si è nemmeno accorta che esisto.
F: ma va là! Ride appena ti giri, non ti vuole dare soddisfazione, ma si vede
subito che c’è del tenero, qualsiasi cosa tu dica lei ride, a proposito di ridere,
sai che una volta ho fatto ridere una pera? Vuoi sapere come ho fatto?
S: no! (sospiri) Agatella, la marionetta più bella, certo che se almeno lei mi notasse
sarei un poco più felice, ma ormai ho deciso: me ne andrò!
G: andare? Andare? Chi se ne va? Schiripipì dove vai?
S: via, lontano da questo baraccone dove siamo trattati come schiavi.
G: ma che dici, cosa saresti senza i tuoi fili?
Marionetta sei nato e marionetta resterai.
diglielo anche tu Frufrù, noi siamo più vecchi di te e conosciamo il valore
di far ridere i bambini, è un’arte, vero Frufrù?
F: verissimo Giuggiù, la marionetta più saggia sei tu,
io una volta ho fatto ridere persino una pera, volete sapere come ho fatto?
S: no!
G: no!
S: ma Giuggiù a me piace fare ridere i bambini, ma voglio farlo quando ne ho
voglia io, non quando decidono gli umani senza chiedere il mio parere.
G: Schiripipì, tu, noi, siamo marionette, noi non possiamo decidere.
E poi dove vai senza i tuoi fili?
S: basta, sapete cosa faccio? Prendo una forbice e taglio questi fili che mi legano
ad una vita che non voglio.
F: no!
G: no! senza fili non sarai nessuno!
F: no! e poi pensa ad Agatella…
G: …la marionetta più bella, cosa farà senza di te?
S: ma per tutti i fili d’Arianna, non si può fare nulla in questo mondo,
invoco l’autodeterminazione delle marionette sancita dalla Carta dei Diritti
delle Marionette e Burattini, ecco cosa ci vuole!
F: nooo… secondo me ti ci vogliono le tre maghe: Magava, la maga più brava,
Magorda, la maga più sorda e Maghetta la magica marionetta.
G: si, forse loro ti possono aiutare, ma stai attento Schiripipì, potrebbe essere
una decisione pericolosa, la felicità non si compra nemmeno con la magia.
F: giusto, come sei saggio Giuggiù, per me la felicità è far ridere tutti,
anche le pere, volete sapere…
G: nooo!
S: no! piuttosto, ti prego, ti scongiuro, ti imploro, vai a chiamare le tre maghe
o anche una sola di loro, Magava, Magorda e Maghetta.
F: ( urla ) Magava, Magorda, Maghettaaaaaaaa…..
G: che ugola! Però così eravamo capaci anche noi. Devi andarci, lo sai che
Magorda è la maga più sorda, Magava è la maga più brava ma non si
muove senza Magorda, maga più sorda, e Maghetta è la magica marionetta
che non si muove senza Magava, maga più brava…
S: Giuggiù! Ti prego io sto soffrendo abbastanza anche senza la genealogia
delle maghe. Frufrù ti prego valle a chiamare in chiodi e legno!
F: uffa! Va bene, ma non ridete senza di me. ( esce )
S: caro Giuggiù, con l’aiuto delle tre maghe, riuscirò finalmente
ad essere veramente felice, mai più fili, mai più schiavo degli umani.
G: ecco Magorda, Magava e Maghetta, buona fortuna. ( esce )
M1: Schiripipì, ci volevi? In cosa possiamo esserti utile?
S: Magorda, Magava e Maghetta le maghe in giacchetta, sono molto triste,
tanto triste che…
M2: …che sospiri così forte che ti sente persino Magorda che si sa, è un poco sorda.
S: non ne posso più di tutti questi fili che mi tengono legato ad una vita senza sale,
una vita che non mi piace.
M1: lo so ci vuole la pace, ma persino io non ci riesco a mettere d’accordo
questi uomini che combattono tra loro.
M3: (piano a M2) non ha detto pace, ha detto “piace”.
M2: sta zitta.
S: voglio diventare un uomo!
M1: un uovo? Ma Schiripipì e se poi ti fanno fritto?
M3: (sempre piano a M2) non ha detto uovo, ha detto “uomo”.
M2: sta zitta.
S: noooo, un uomo, uomo, uomo, voglio diventare umano, in carne ed ossa.
M1: per la carne vai dal macellaio e le ossa dalle al cane.
M3: Magorda non ha detto quello che hai capito, lui dice che…
M1: Maghetta, mi devi fare il piacere di non mischiarti nel mio udito.
Magava, falla tacere, altrimenti la trasformo in un fiorlappo.
M2: un fiorlappo? Mai sentito dire, mai visto, mai sentito, secondo me non esiste
e se una cosa non esiste, come puoi trasformarla in una cosa che non esiste?
M3: esiste eccome! Io conoscevo uno che aveva un amico con un cognato che aveva
un cugino con un fiorlappo per fratello.
M2: non è vero! Tu non sai nemmeno cos’è un fiorlappo!
M3: si che lo so!
M2: ah si? allora spiegami come funziona un fiorlappo.
M3: funziona eh? vuoi far la furba, d’accordo, ti faccio vedere io come funziona
un fiorlappo. Hai presente il frullatore? Ecco mettici dentro il tuo cervello
e avrai un fiorlappo marcio!
M2: io non ce l’ho un frullatore ma ho un cervello, tu invece manchi di tutti e due!
M3: è qui che ti sbagli! Il frullatore ce l’ho! È bellissimo, e lo uso tutte le mattine
per frullare il fiorlappo dei vicini.
M2: menti! Noi non abbiamo vicini e se ce li avessimo avuti, vicino a te non
avrebbero resistito a lungo.
M3: ahhhh…. Scoppio! Datemi un fiorlappo con cui colpirla!
M2: non l’avrai, il fiorlappo non esiste!
M1: ma insomma! Basta! Che figura! Che vergogna! Sembriamo le maghe di
Cenerentola, siamo seri, signore vi richiamo all’ordine.
Allora Schiripipì cosa volevi da noi?
S: lasciate perdere, lasciatemi nella mia sofferenza planetaria.
M1: per aria? Vuoi andare per aria? Nel senso di volare?
M3: (piano a M2) non ha detto “per aria”, ha detto planetaria.
M2: sta zitta.
S: Magorda, sei proprio la maga più sorda!
M1: sorda? Sorda a chi? Io ci sento benissimo!
S: allora, ti prego, ti scongiuro, ti imploro: fammi diventare un essere umano.
M1: tutto qui? Questo è facile, ma, ricorda, per tornare indietro ci vorrà un miracolo.
Un vero miracolo.
M3: un vero miracolo.
M2: un vero miracolo.
M1: Sei pronto?
S: siiiiii!
M1-M2-M3: recitano una formula magica complicatissima, quando si accorgono
che non ha funzionato M3 tira fuori un paio di forbici e taglia i pesanti fili che legavano i polsi di Schiripipì, le tre maghe escono.
S: per tutti i fili d’Arianna, ha funzionato!
Sono umano, in carne ed ossa, niente più fili, finalmente, niente più schiavitù,
anche il sole mi sembra più bello, la luna più brillante, le stelle più vicine ed
il cielo così grande che sembra un mare.
Posso fare tutto quello che voglio, correre in spiaggia, nuotare nel mare,
nei laghi, nei fiumi, pescare! Posso pescare! Salire una montagna,
scendere una collina, andare sulla luna e da lì guardare giù e fare ciao ciao,
ballare con le caprette, sputare nella minestra e saltare dalla finestra,
sono un essere umano, posso guardare chi voglio e se voglio non vedere
nessuno, posso sentire la musica e cantare una melodia, oppure stare zitto
ad ascoltare il silenzio, dormire, mangiare, odorare i fiori, il profumo
della rugiada in un mattino di primavera, il calore del sole sulla pelle,
il sapore dei cibi salati o zuccherati, il gusto delle caramelle, finalmente
sono libero, posso andare dove voglio, fare qualunque cosa mi passa
per la testa. Ma prima… voglio salutare Frufrù, Frufrùùùùùùùù
F: eccomiiiiiiiii, per tutti i fili d’oro del vestito di re Mida, sono diventato cieco!
Sento la voce di Schiripipì ma non lo vedo! Aiuto, qualcuno mi aiuti, misero me,
povero me, tapino me come farò a fare ridere anche le pere se non ci vedo più.
S: Frufrù, non sei diventato cieco, sono qui! Sono io, il tuo amico
Schiripipì diventato uomo per andare libero per il mondo, guarda:
ho due splendide gambe per camminare, due robuste braccia per nuotare,
dieci dita per afferrare e una testa per pensare.
F: incredibile, le tre maghe sono un pericolo per la società, e adesso che sei un uomo
che farai?
S: nessuno più mi comanderà, ho due gambe: posso saltare, correre, stare fermo,
camminare…
F: …per andare dove?
S: ho due mani: posso fare a pugni, posso mangiare…
F: …cosa?
S: …posso abbracciare…
F: …chi?
S: ho una bellissima voce: posso cantare: La donna è un mobileeeee,
posso recitare: Ora l’inverno della nostra amarezza s’è cambiato
in gloriosa estate a questo sole di York…
posso parlare: ….. Frufrù, mi mancano le parole.
F: è normale, sei come un bambino appena nato, non conosci niente del
mondo esterno, devi imparare tutto quello che hanno imparato gli uomini,
adesso chiamo Giuggiù e lui t’insegnerà tutto: Giuggiùùùùùùù
G: Frufrù, quante volte devo dirti che non sono cieco?
F: sordo, vorrai dire.
G: no, cieco, sono dietro le quinte, vuoi che non veda che mi stai chiamando?
F: oh Giuggiù, rinuncio a capire, infatti il più saggio sei tu,
ma guarda Schiripipì: è diventato un essere umano
G: per tutti i fili della barba di Mosè! È vero!
F: Giuggiù, la marionetta più saggia sei tu,
devi insegnargli tutto quello che un uomo deve sapere
S: si, ti prego, ti scongiuro, t’imploro, insegnami!
G: prima di tutto, ora non sei più Schiripipì, ti ci vuole un nome nuovo,
dunque… vediamo… lasciatemi pensare… quale potrebbe andar bene…
F: ho trovato! Io ce l’ho, lo chiameremo……Schiripepè!
S: si, mi piace
G: Schiripepè, non male, bravo Frufrù, bene, il nome è trovato, ora devi sapere
che per vivere devi mangiare, e per mangiare devi lavorare, quindi devi trovare
un lavoro, cosa vuoi fare?
F: idea grande! Puoi fare il re!
S: bello! Bellissimo! Ma dove trovo un regno?
F: puoi andare a Bari a prendere un ragno ed avrai un regno
G: Frufrù per favore non dire sciocchezze, il problema è un problema serio
F: questa volta ho trovato! Puoi fare la marionetta è un lavoro bellissimo,
non è faticoso, si lavora poco, non hai bisogno di nulla e poi è divertente,
non devi fare altro che far ridere, io per esempio sono bravissimo,
una volta ho fatto ridere anche una pera, volete sapere come ho fatto?
S: no!
G: no!
S: però la tua proposta mi piace, ma come faccio, adesso sono troppo grande
e poi non ho i fili con cui possono muovermi, che tristezza…adesso che avevo
trovato un lavoro, il più bello del mondo: non posso farlo!
Come sono triste, sono così triste che i miei sospiri si sentono fino in Cina.
G: qui ci vuole un’idea, una idea grande.
F: ho trovato! Chiameremo Magorda, Magava e Maghetta, le maghe in maglietta.
G: si, si, è un’idea, non capisco come non sia venuta a me che sono il più saggio.
F: e vai… d’ora in poi chiamatemi Frufrù, il vero genio sei tu!
S: vi prego, vi scongiuro, v’imploro chiamatela subitissimo
F: Maghettaaaaaaaaaaa… Magavaaaaaaaaa… Magordaaaaaaaaaa…
M1: e che! Non sono mica sorda, che c’è?
G: un problema che solo tu puoi risolvere, come mai sei sola, dove hai lasciato
le tue discepole?
M1: stanno studiando quante volte sta il fiorlappo in un cono di luce.
Ma ditemi, qual è il problema, sono la mia passione, quando c’è un problema
io non resisto: devo risolverlo.
G: il nostro amico Schiripepè vuole diventare una marionetta,
serve la tua magia ad ogni costo.
M1: l’arrosto? È già ora di cena? Le patate sono comprese?
S: Magava, ti prego, aiutami a ritornare marionetta.
M1: non va più la macchinetta? Chiamate un meccanico.
F: Magorda, la maga più sorda; ( urlando ) Schiripepè vuol ritornare Schiripipì!!!
M1: la pipì? In fondo a destra!
G: io ci rinuncio. ( esce )
F: mi arrendo. ( esce )
S: Magava cerca di capire.
M1: ho capito benissimo, ma davanti a loro non volevo ammettere che non
posso aiutarti, la mia magia non può fare nulla, ti avevo avvertito, ci vuole
un miracolo; altrimenti sei condannato a restare un essere umano
per tutta la vita. Mi dispiace. Comunque se mi cercate sono alle isole Fiji,
con le mie consorelle, dobbiamo intervenire ad un convegno sul tema
“Il fiolappo: mistero della natura” Ciao, ciao. ( esce )
S: ( sospiri ) che tristezza, come sono triste, sono tristissimo.
Intrappolato in questo corpo, per sempre, non potrò fare ridere più nessuno,
è come se la mia anima volasse lontano mentre il mio corpo resta a terra.
Mi viene da piangere. ( piange )
A: ( piange ) come sono triste, il mio amore non c’è più, l’ho cercato dappertutto
ma senza risultato, come farò, è colpa mia, non avrei dovuto far finta di
non ridere alle sue battute, dovevo fargli capire che il mio amore per lui
superava questi fili che ci trattengono, ho voluto fare la presuntuosa
e adesso l’ho perso per sempre, oh Schiripipì, amore mio dove sei?
S: ops! C’è qualcuno più triste di me?
Agatella, la marionetta più bella, perché piangi?
A: piango per la tristezza che affligge il mio cuoricino, per la scomparsa
del mio unico amore, non gli sono stata vicina quando era triste,
avrei dovuto consolarlo, tenerlo vicino, e ridere alle sue battute.
E lei, signore, perché piange?
S: piango per la tristezza d’avere perduto quanto di più caro avevo al mondo:
i miei amici, il mio lavoro che era il più bello: fare ridere la gente.
Ma forse potremmo piangere insieme?
A: io non piango con gli sconosciuti. Almeno si presenti.
S: il mio nome è Schiripepè, è un nome nuovo di zecca.
A: ( tra sé ) che strano somiglia al mio Schiripipì.
S: Agatella, marionetta più bella, forse posso aiutarti, adesso ho un paio di
bellissime gambe, posso cercare il tuo amore e riportarlo da te, vuoi?
Dimmi il suo nome che io possa gridarlo in tutti i luoghi dove le mie
gambe arriveranno.
A: il suo nome è… ma sicuro lo cercherai? E se poi lo trovi non gli dirai mica
che piangevo per lui, che poi si mette strane idee per la testa, sa anche
noi marionette abbiamo un orgoglio.
S: orgoglio? Brutta cosa, non va bene con l’amore, se vuoi riaverlo devi dirmi
il suo nome e non importa cosa penserà di te, se anche lui ti ama ritornerà
di certo.
A: e va bene, il suo nome è simile al tuo: Schiripipì.
S: ma per tutti i fili d’Arianna, sono la marionetta, cioè l’uomo, cioè
“non so più cosa” sfortunato che ci sia; sono io Schiripipì,
diventato uomo per magia di Magorda, Magava e Maghetta, le maghe con una
calzetta; io credevo che non mi amassi e non volevo restarti accanto senza riuscire
a farti ridere ed ora che pentito volevo tornare indietro, non posso più farlo,
ci vorrebbe un miracolo.
A: come sono triste!
S: come sono triste!
A e S: ( piangono e sospirano ) come siamo tristi!
A: non dobbiamo abbatterci, Schiripipì, amore mio non hai più i tuoi bellissimi fili,
ma puoi ancora cantare con me.
S: si Agatella, canta per me.
A: In una terra lontana
Dove tutto è amor
Bevi alla fontana
Per non sentir dolor
S e A: In un mare d’argento
Abbracciati nuotiamo
Tu parla che io ti sento
Nel silenzio ridiamo
A: Schiripipì, sei stonato! ( ride )
S: si Agatella, ma tu ridi, stai ridendo, ( continua a cantare stonando come un matto )
A: ( ride ) no, ti prego, non ce la faccio più…
S: ridi, ridi Agatella, è un miracolo.
La magia è stata annullata, forse la stessa Agatella riaggancia i fili che questa volta saranno leggeri e colorati.
S: siiiii, sono ritornato marionetta, eccomi qui, per servirvi il vostro: Schiripipì,
la marionetta che dice sempre si.
A: che belli che sono i tuoi fili.
S: oh, Agatella, la marionetta più bella, da oggi in poi staremo sempre insieme,
io canterò e tu riderai, ridere è importante!
Frufruuuuù, sono tornato.
F: Schiripipì, finalmente mi mancavi un sacco, e i conti non tornavano,
avevo cinque sacchi, due li ho regalati ne restavano tre, invece ne avevo due,
quindi mi mancava un sacco, l’hai mica preso tu?
Che bello vedervi ridere, io sono bravissimo a far ridere, una volta ho fatto
ridere perfino una pera, volete sapere come ho fatto?
A: no!
S: no! Un’altra volta adesso io e Agatella dobbiamo lucidarci i fili, vieni amore mio.
( escono )
Nx: e così è finita la storia di Schiripipì che divenne uomo.
Ny: Vi siete divertiti? Beati voi, io non mi sono divertito per niente, capirete tutte
le sere la stessa storia, le stesse battute, che noia, non riesco più a ridere.
F: signor narratore, per questo ci sono qui io, ho una tecnica speciale, riesco
a far ridere perfino le pere.
Nx: ah si? e posso chiederle come fa?
F: vuole saperlo? Davvero vuole saperlo? Volete saperlo?
Ny: non si faccia pregare, è da tanto che non mi faccio una bella risata,
però prima lo faccia vedere a lui.
F: è semplice, la mia è una tecnica infallibile, dunque si prende una pera e….
gli si fa il solleticooooooo. (si lancia sul narratore solleticandolo e ridendo
come un matto).
fine