Sciò Sciò Ciucciuvè

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La vicenda si svolge a Napoli, nel soggiorno di casa Generoso

La vicenda si svolge a Napoli, nel soggiorno di casa Generoso. Pomeriggio di primavera del 1999.

La stanza è arredata con gusto denotando uno stato di confortevole agiatezza.

Al centro della stanza un divano. Sulla parete destra, in prima quinta un mobiletto porta telefono con una sedia accanto. In seconda quinta una porta che conduce alle camere dell’appartamento. Subito dopo un mobile basso, nell’angolo, su una colonna, una bella pianta.

Sulla parete di fondo, sulla destra,  la porta d’ingresso con sopra un paio di corna. Sulla parete di fondo, dopo la porta un altro mobile basso, a seguire, sulla parete di sinistra un altro mobile basso accanto alla porta sinistra collocata in prima quinta.

Completano l’arredamento quadri suppellettili e tendaggi.

SCIO’  SCIO’  CIUCCIUVE’

P e r s o n a g g i

I n t e r p r e t i

Gennaro Generoso

scaramantico

Carolina

( sua moglie)

Beatrice)

( la figlia

Fortunato Vitale

(‘o schiattamuorte)

Amelia

(sorella di Gennaro)

Don Attilio

(il parroco)

Don Antonio

(il macellaio)

A Zingara

(meza faccia)

SCENA PRIMA

(CAROLINA, AMELIA, BEATRICE)

In scena Beatrice, seduta sul divano centrale. legge svogliatamente una rivista, dalla destra entra Carolina seguita da Amelia e si collocano al centro del proscenio)

Carolina:        Basta nun me ne firo cchiù. Amelia mia m’ ‘e credere.  Mio marito me sta accerenno ‘a salute con questa sua mania della superstizione!

Amelia:          Però mò calmati…….., e che ti vuoi far venire qualche cosa? Se è superstizioso peggio per lui, che te ne importa!

Carolina:        Che me n’importa? Ma capisci o no che tuo fratello mi rende la vita impossibile, e tu te ne vieni: che m’importa? Tu non sai che mi ha combinato!

Amelia:          Ma perché  ch’ ‘a fatto?

Carolina:        A vuò sapè l’ultima? L’altro ieri eravamo in macchina, tornavamo dal matrimonio di mia nipote Rosina all’improvviso Gennaro ha fatto una frenata così forte, ma così forte, che c’è mancato tanto così (mima con le dita) per poco non mi spaccavo la testa dentro al vetro.

Amelia:          Madonna, e come mai, stava buttando sotto a qualcuno?

Carolina:        Qualcuno?... Chillo  se era qualcuno Gennarino scendeva d’ ‘a macchina: e chissà comm’ o combinava…Invece è rimasto al volante, pietrificato e con lo sguardo fisso sull’asfalto deserto.

Amelia:          Uh Madonna mia……. E che era un fantasma??....

Nel frattempo Beatrice raggiunge le due donne e si mette a fianco di Amelia.

Carolina:        Peggio Amelia mia. Un gatto nero! All’improvviso il felino ci ha tagliato la strada! Mi devi credere con tutto l’amore che provo per gli animali, ma chillu figlio ‘e ‘ndrocchia proprio sulla nostra strada si doveva mettere! Puoi immaginare, Gennaro superstizioso com’è ha inchiodato immediatamente la macchina.

                        (muove il pollice a mò di autostop)

Amelia:        Ch’ ‘e fatto l’autostop?

 Carolina:     Un’ora di attesa!

Amelia:          Un’ora?  E perché?

Carolina:        Pecché è malato ‘e capa! Ecco perché! Aspettava che passasse qualcuno per togliere il malaugurio. Ma quelle sono strade di provincia, passa ‘na macchina ogni mort’ ‘e Papa. Gli ho detto: Gennarì cammino io sull’asfalto malefico, sperando che appena scesa ‘nu fulmine lo avrebbe incenerito con tutta la macchina.

Amelia:          Come minimo!        

Beatrice:        E invece che ha detto??

Carolina:        Perché, si può parlare con tuo padre? Quello si è incaponito peggio ‘e nu ciuccio! Per fortuna è passato nu camiòn che gli ha esorcizzato il passaggio se no stavamo ancora là!

Beatrice:        Meno male che non sono venuta pure io.

          Carolina si distanzia un po’ dalle due

Carolina:        Siamo arrivati a casa alle due del mattino, stavo così inc…ata. Per la prima volta ho desiderato la morte di mio marito.

Amelia:          Ma è stato sempre così, ti sei dimenticata? Mi ricordo quando ti ha chiesto in moglie. Assieme all’anellino d’oro ti ha regalato nu bellu cuorno attorcigliato, ti sei scordata?

Carolina:        E chi s’ ‘o scorda  ‘cchiù! Già da lì dovevo capire ‘a capa malata che tene! Ma guardate ccà, guardate che cosa devo tenere negli angoli delle stanze……..

Beatrice:        Il sale! Dice che tiene lontano il malocchio!

           Nel frattempo Beatrice interloquisce mimicamente

          con la zia invitandola a chiudere l’argomento.

Carolina:        Quello  vuole la morte mia, ma io non gliela do questa soddisfazione, faccio prima di lui: tolgo il sale e metto l’olio, così prende una bella scivolata si rompe la noce del collo e finisce lo sperpetuo Ah!

            accortasi dei maneggi della figlia

Carolina:        Beatrì, ma che tieni?

Beatrice:        (colta di sorpresa non si aspettava di essere interpellata)

                        Niente, niente.

Carolina:        Beatrì  ‘a mammà comme si nun te cunuscesse.

                        Stai troppa smaniosa. Che c’è.

Beatrice:        ….No….. niente……

Amelia:          Proprio niente no. Chella ‘a guagliona tene na’ cosa importante ‘a te dicere.

Carolina:        Beatrice, che è successo?!

Beatrice:        Mammà….. io…. mi sono innamorata!

Carolina:        Te pozzen’ accirere: ti sei innamorata e fai questa faccia addolorata? E se passavi un guaio che facevi ti sparavi in testa?

Beatrice:        Eh…quando saprai.. capirai perché sto così!  Zietta sa tutto! Zietta parlate voi!

Amelia:          Aggia’ parlà io?

Beatrice:        Si, si, parlate voi.

Amelia:          Sei sicura?

Beatrice:        Sicurissima!

Carolina:        Se non vi decidete a chi deve parlare vi faccio capa e capa a tutt’e’ ddoje.

Amelia:          (convinta) Parlo io!           

Carolina:        Assà  fa’  a Dio!

Amelia:          La ragazza si è innamorata e fin qua niente di male! Il problema è di chi si è innamorata!

Carolina:        Be! Perché di chi si è innamorata?

Amelia:          Beatrì parlo sempre io?

Beatrice:        Se non vi dispiace…

Carolina:        Uè! Mò veramente ve faccio capa e capa. Allora!

Amelia:          Si, si, calmati! Come dicevo….Beatrice si è innamorata…di Fortunato!

Carolina:        E chi sarebbe stu Fortunato.

Batrice:          Mammà Fortunato è un ragazzo dolcissimo, mi ama veramente e mi vuole sposare. Vuole venire qua a chiedere ufficialmente la mia mano!

Carolina:        Che bella cosa! Io chissà che mi credevo! Ti sei innamorata! E allora? Ma sai che l’altro giorno proprio a questo pensavo: ma Beatrice che vuole rimanere zitella? Invece………meno male va, cominciavo a preoccuparmi.

Beatrice:        (quasi sottovoce, timorosa)  E fai bene.

Carolina:        (minacciosa) Né Beatrì.   Niente niente……. avisseve  fatto ‘o nguacchio?

Beatrice:        (sorridendo, rassicurante) Mammà…… pizzeche e vase nun fanno pertose. Fortunato è un giovane onesto e rispettoso.

Carolina:        E allora di cosa dovrei preoccuparmi?

Beatrice:        Del lavoro.

Carolina:        Pecchè?  E’ disoccupato?

Amelia:          Nooo quello tiene l’impresa….(viene interrotta)

Carolina:        E allora? Qual è  il problema?

Amelia:          Carolì,  non è qual è,    è chi è,   il problema

Carolina:        Spiegati meglio.

Amelia:          Il problema è Gennaro.

Carolina:        Uh quante storie. Oggi giorno con i tempi che corrono avere un lavoro è già una fortuna. Ma perché ti preoccupi di papà, questo Fortunato che lavoro fa?

Amelia:          Carolì è il ragazzo che a pochi isolati da qui tiene …… L’IMPRESA!

Carolina:        Uè uè!  Che tipo di IMPRESA!

Amelia:          Tieniti forte……di pompe funebri!

Carolina:        Ah! E come si fa con Gennaro!

Amelia:          Hai centrato il problema. E’ capito mò?

Carolina:        Ah.. si chiama Fortunato? Quello sull’insegna c’è scritto: “Alla tua dimora finale ci pensa Vitale”.

Amelia:          Quello Vitale è il cognome.

Carolina:        Uh Gesù! E uno cu nu cugnomme accussì ….  speranzoso se mette ‘a fa ‘o schiattamuorte??????

Beatrice:        E non è tutto! Fortunato dalla gente del quartiere, soprattutto da papà, non è ben visto, dicono che è jettatore!

Carolina:        Siiiiii….??? Ma pecchè,  veramente tira ‘e seccie?

Beatrice:        Ma quando mai Mammà!

Carolina:        Va bene, va bene! Beatrì….. e tu fai bene a preoccuparti di tuo padre. Quello fissato com’è con la jella non gli permetterà neanche di telefonare in questa casa.

Beatrice:        Capisci adesso perché sto così! Papà non acconsentirà mai a questo matrimonio e io sarò infelice per tutta la vita.

Carolina:        Guarda, piuttosto gli do na’ mazzata in mezzo agli occhi ma tu non dovrai fare la fine di Amelia!

Amelia:          Perché che fine ho fatto io?

Carolina:        Sei rimasta zitella e il motivo lo conosciamo.

Amelia:          E sarebbe?

Carolina:        Amè tu di pretendenti ne hai avuti……. Ma… “quello è chiatto” e scartavi, ….. “quello è storto”  e scartavi……

Amelia:          E che significa, io aspiravo a uno … altolocato, mica a nu’ chiòchiaro!

Carolina:        E ma …… il tempo passava………. e sei rimasta scartata.

Amelia:          Meglio signorina che avere a che fare con un marito…… tipo il tuo!!

Beatrice:        Mammà, zietta, vi state dimenticando di me!

Carolina:        E quella è tua zia ‘o vi’, mi fa perdere il filo del discorso. Dunque, ho capito dove tiene il negozio ci passo quando vado dal macellaio. Ma però a Fortunato non lo conosco, descrivimelo un po’, com’è fisicamente questo cristiano!

Beatrice:        Per me è bello assai mammà! E’ signorile, premuroso, buono! Un pezzo di pane. Io ogni volta che lo vedo mi viene un brivido rint’ ‘a ll’osse!

Amelia:          (a Carolina) Pa’ paura………

(a Beatrice con nonchalance) Oddio, sarà come dici tu ma a primo impatto un po’ d’angoscia addosso la mette eh!

Beatrice:        Ma perché è alto e magro, veste sempre di scuro e…….poverino .... per un problema che ha agli occhi, gli da fastidio la luce……

Amelia:          (a Carolina)  Comm’ ‘e vampire!

Beatrice:        …..E porta sempre degli occhialini scuri.

Amelia:          (a Carolina)‘A ciliegina sulla torta!

Carolina:        Sta ‘nguaiato  ‘o cristiano! Certo se si presenta così a tuo padre, quelloappena lo vede schiatta e subbeto e sai che tarantella…….! Dovrebbemigliorarsi un po’! Che saccio…aggiungere qualche macchia di colore! Gennaro lo deve vedere come il ritratto dell’allegria.

Amelia:          Come la fai facile! Carolì tu a Fortunato lo puoi pure vestire da carnevale, a mio fratello non lo fai capace! Come pensi che reagirà quando gli chiederà che lavoro fa??

Carolina:        E va buono Amè, per adesso possiamo dire che fa il sarto! Poi piano piano cercheremo di convincerlo un po’ ciascuno.

Amelia:          Si! Così Gennaro approfitta dell’occasione e si fa prendere le misure e poi quando scopre che fa ‘o schiattamuorte veramente facimme correre ‘a gente! No,  no, tu sei la sola persona giusta per dirglielo.

Carolina:        Dove sta scritto! Chiunque può dirglielo anche tu cara la mia cognata!

Amelia:          A chi!  Non ci tengo proprio!  Quello è nu ciuccio!  Mena calci.   No, no è tuo marito:  sbrigatela tu!

Carolina:        Ma come è bello sapere di poter contare sul prossimo, soprattutto sui parenti.

Beatrice:        Mammà, Zietta ha ragione, Papà a te ti sta a sentire.

Carolina:        (va avanti e indietro per il proscenio riflettendo ad alta voce)

                        Ca’ c’avimma inventà qualcosa pe’ fà ‘ncuntrà !  Eh,  è na’ parola! Quelli sono come il diavolo e l’acqua santa. Come si può fare!

Beatrice:        Mammà fatti venire un’idea. Spremiti le meningi!

Amelia:          E’  Carulì  spriemmete  bbuone!

Carolina:        Amè  c’aggia spremere?

Amelia:          …chelli ccose ch’ ‘a   ritt’ ‘a guagliona………….

Carolina:        Amè statte zitta e famme penzà, non mi distrarre…………!

                        E’ superstizioso?....... ricorreremo alla zingara!

Amelia:          Ma chi? Meza faccia??

Beatrice:        Ma si chiama proprio così?

Carolina:        Macchè si chiama Ifigènia.

Beatrice:        Che nome strèvezo. E perché la chiamano meza faccia?  

Carolina:        (con tono ironico) Forse perché è caduta nel braciere e si è bruciata mezza faccia?

Beatrice:        (Ah! Poverina... ma perché vuoi ricorrere alla zingara mammà

Carolina:        Dobbiamo far credere a tuo padre che è vittima di un malocchio e che Fortunato è la persona adatta per esorcizzare la fattura. Fatemi fare una telefonata.(si avvia a dx verso il telefono seguita dalle altre due, compone il numero e aspetta impaziente) Questa non c’è mai!  Ah Antonietta, so’ io! So Carolina, si non c’è male, grazie, si tira avanti. ‘Ntunè mi devi fare un piacere, dovresti cercare ‘a zingara, sissignora meza faccia, la trovi in parrocchia, a quest’ora fa le pulizie a don Attilio. Devi dirle di andare al bar di Peppino, la’ ci sta Gennaro, gli deve far credere che ha una fattura addosso. Tu non ti preoccupare fa come di dico, ma deve andarci subito, tra poco Gennaro si ritira a casa. Diccelle ‘a zingara che se fa bene la commedia s’abbusca cinquantamila lire. Afforza! Antonietta non  fare domande perché non avrai risposte,  tu devi solo rintracciarmi a quella, ‘e capito? Statte bona Uè vai mò mò  eh. (riattacca il telefono) Madonna….. e chesta comm’è curiosa!

                                      Le tre donne ritornano al centro

Beatrice:        Però mi raccomando Fortunato non deve sapere che pure papà lo tiene per malaugurio, è già mortificato delle dicerie del quartiere!

Amelia:          Beatrì, però, bella a zietta, non sono tutte dicerie eh! Diciamo la verità. Fortunato quando ci si mette colpisce veramente, ci siamo dimenticate quello che è capitato a don Antonio l’anno scorso?

Carolina:        Madonna è vero! Don Antonio, il macellaio!

Beatrice:        Uh che fesserie! Ma perché ad un fatto accaduto per negligenza vogliamo trovare una giustificazione che ha del paranormale. Se don Antonio è fesso che colpa ne ha Fortunato.

Amelia:          Si fesso! Io tutt’oggi solo se ci penso….

                        (allunga il braccio)guarda qua, guarda, tengo la pelle di cappone!

Carolina:        Ch’erè mo stu cappone….

Amelia:          Un pollastro!

Carolina:        Castrato!  Tu sei castrata?

Amelia:          No!

Carolina:        E allora tieni la pelle d’oca!

Amelia:          Ho capito cosa vuoi dire! Carolì ma vuoi litigare con me?

Carolina:        Va be’ Amè, lieve mano! A guagliona tiene ragione, don Antonio doveva metterci più attenzione nel maneggiare i ferri del mestiere!

Amelia:          Guardate! (imitando il tono di Carolina)

                        Più attenzione nel maneggiare i ferri del mestiere!

                        Quello sembrava come impazzito, ma ve li ricordate gli occhi da fuori e la bava alla bocca! Pover’ommo da quel giorno non è più lo stesso. I parenti sono disperati, ogni sei mesi lo accompagnano in clinica per una terapia.

Carolina:        Addirittura? E che tipo di terapia gli stanno facendo?

Amelia:          Non so, non faccio domande per non mortificarlo, so solo che quando ritorna dalla clinica è ridotto peggio  ra’  sporta  ro’  tarallaro! Povero Tonino!

Carolina:        Tonino eh! Tieni tutta sta confidenza co’ macellaio! Niente niente tenisse na’ simpatia pe’ chillu coso brutto?

Amelia:          (stizzosa) che c’entra mo’  a simpatia! Mi fa pena povero uomo!

Carolina:        Sto scherzando non t’inquartare.

Beatrice:        Ma che successe esattamente.

Carolina:        Si racconta che, era una mattina di venerdì, faceva un caldo esagerato. Don Antonio quel giorno, come al solito, stava in bottega. Aveva chiesto alla cassiera, Mafalda, di andargli a prendere un’orzata al bar dirimpetto. Mentre Mafalda usciva è entrato Fortunato e subito dopo la signora Maria, sai quella che ha il marito emigrato in Germania……..

Amelia:          Siiii  ‘a germanese, comme no! E chi non la conosce, ce ne sono di cose da raccontare su di lei e la figlia. In passato è stato l’argomento preferito di tutto il palazzo! Carolì tu lo sai a me non mi piace inciuciare, ma per te……..appena avrò un pò di tempo ……. ma  mai per spettegolare eh, non sono il tipo io.

Carolina:        Noo tu pettegola! Per carità! Quello è il tempo che ti manca!           (Amelia la guarda contrariata)

                        Dunque, la Germanese era entrata dopo Fortunato e come al suo solito ha fatto ‘a cafona. Don Antò mezzo chilo di carne macinata presto presto che vado di fretta!    Il povero Fortunato le stava spiegando che c’era prima lui. Se voleva passare avanti bastava chiederlo con gentilezza, di sicuro lui non glielo avrebbe negato.

Beatrice:        Giusto, si è comportato civilmente e da gentiluomo.

Carolina:        Già però il macellaio non l’ha apprezzato e ha incominciato a offendere Fortunato dicendo che doveva essere più rispettoso con le signore sue clienti, che era un maleducato e che doveva uscire immediatamente dal suo negozio. Allora Fortunato ha risposto a tono, dicendo che secondo lui era solamente una scusa, la verità era che non lo voleva nella sua bottega.

Beatrice:        Questo purtroppo è sicuro, nessuno lo vuole, hanno paura della jettatura.

Carolina:        A quel punto don Antonio ha sbottato la verità e con tono minaccioso, sventolando il coltellaccio delle salsicce  sott’ ‘o naso a quel poveraccio, gli ha urlato: vattenne malaurio (facendo le corna) tiè,  tiè, p’ ‘a faccia toja! Puah! E ha sputato per terra. Una scena brutta assai. All’improvviso ‘o cielo s’è scurito, nu tuono ha fatto tremmà ‘e sasicce  appese. Fortunato con gli occhi socchiusi fissava don Antonio poi ha cacciato na’ specie  ‘e lamiento, ha puntato il dito verso don Antonio e………….

Amelia:          Per carità non lo dire! Vuoi farci passare un guaio? Ma che dobbiamo fare la fine di don Antonio? Shhhhhh………. Zitta per carità!

Carolina:        Maronna mia metti un’ansia addosso! E che miseria!

Beatrice:        Mammà lascia perdere! Piuttosto come speri di convincere papà a stare faccia a faccia con Fortunato!

Carolina:        Sicuramente ‘a zingara, con la sua previsione è riuscita a impressionarlo! Chille  papà è  nu credulone s’ammocca tutte cose! Sono le cinque mò vedi che viene.  Nennè a mammà appena c’è l’occasione, fatti venire una crisi di nervi che io e zietta ti veniamo appresso. (Amelia è distratta) Amè tu stai sentendo?

Amelia:          Eh? Come? Si, si ho capito s’ammocca tutte cose! 

Carolina.       Amè sveglia! Qui c’è in gioco la felicità di mia figlia e tu stai c’ ‘a capa dentro    le nuvole!

Amelia:        Nossignore stavo pensando!

Carolina:      Ah stavi pensando a una soluzione!

Amelia:        No stavo pensando……mentre aspettiamo a Gennaro, che dici, ti racconto ‘o fatto d’a germanese………

Carolina:        Questa ci inguaia tutte cose! Ame’, a me da’ germanese e da’ figlia nun me passa manco p’a’ capa!

                                                  Suonano alla porta.  Amelia va ad aprire

Amelia:          Peccato perché la storia merita!

    SCENA SECONDA

CAROLINA, GENNARO, AMELIA, BEATRICE

Gennaro entra con in mano un brucia essenze e va accanto a Carolina

                        Amelia ritorna sui suoi passi e affianca Gennaro

Carolina:        (Non vede il brucia essenze, ma ne sente l’odore) Che è sta puzza!

Gennaro:        Sono io!! E’ un trito di aglio prezzemolo e peperoncino.

Carolina:        Ma ch’ ‘e  fa  ‘e spaghetti aglio e olio.

Gennaro:        Si sfotti, sfotti. Questi sono gli ingredienti  contro il malocchio.

Carolina:        Gennà famm’ ‘o favore, statte zitto! E butta sta schifezza che mi sta facendo girare lo stomaco.

Amelia:  à   (A Gennaro)Dammi qua! (esce a dx)

Gennaro:        Tu sei miscredente, non capisci gli occhi sono peggio delle schioppettate.

Carolina:        Perché devi  sempre pensare che gli altri ti vogliono male e vivere con l’angoscia.

Gennaro:        Sarà pure come dici tu ma che male c’è se prendo qualche precauzione? Sarà un caso ma da quando sto attento a circondarmi da cacciaciucciuvettole non ho più neanche il più piccolo mal di testa!

Amelia:          (rientrando accanto a Gennaro) Gennà meglio per te che stai frisco e tuosto, però sei diventato lo zimbello del quartiere. Lo sapete che la gente quando lo vede passare tutto bardato di corni, cornetti e ferri di cavallo si mette a ridere facendo anche delle allusioni pesanti riguardo la vostra intimità in camera da letto!

Carolina:        Tu che dici! Gesù ma tu stai sentendo? Maronna che vergogna. Appresso a te pure io sto diventando lo zimbello del quartiere! (rivolgendosi ad Amelia) Ma perché che dicono!

Amelia:          Carolì io mi faccio i fatti miei, te l’ho detto non mi piace fare pettegolezzi. Se vuoi sapere cosa dicono informati da sola! Posso solo garantirti  che sono cattiverie  pesantelle! Di più non posso dirti.

Carolina:       Grazie per la garanzia! Magari ci informerai  quando avrai  un po’ di tempo eh! Anzi no! Statte zitta, non mi interessano gli inciuci!(con ironia)

Siete solo pregata, cara la mia cognatina, in futuro quando la gente allude ai cornetti che mio marito si porta appesi, abbiate la compiacenza di difenderci

(con tono minaccioso) se non vuoi essere, pure tu, schifata da noi!

Amelia:          Uè! Carolì datti na’ calmata ! A chi schifate.

(rivolta al fratello) Gennà!

                      C’è quasi uno scontro tra le due, con Gennaro in mezzo.

Gennaro:        Toglietemi di mezzo ca se perdo la pazienza vi do un pugno in testa a tutt’ ‘e due e vi accorcio di dieci centimetri.

Carolina:        E io te do nu cavece nei paesi bassi ca te faccio alluccà comm’  ‘o lupo mannaro!

            Gennaro si ripara le parti basse girandosi verso Amelia, dando le spalle a Carolina

Beatrice:    Ma vi rendete conto, che questi quattro ignoranti ci stanno mettendo l’uno contro l’altro!  Io sto uscendo pazza. 

Carolina:     Beatrice calmati! Amelia statti vicina a guagliona.

                           (Amelia passa alle spalle di Gennaro e affianca Beatrice)

                           Gennà lo vedi che sta succedendo! A guagliona tiene ragione! Lo scopo è di metterci l’uno contro l’altro facendoci litigare e Dio sa cos’altro ci aspetta! I tuoi cornetti non funzionano. Secondo me un malocchio cattivo, perfido, ha colpito questa casa!

Gennaro:  Coosaaa! Il malocchio in casa mia! Aglio e fravaglio fattura ca nun quaglia!Corne e bicorne cap’ alice e capa d’aglio…

      Trambusto, lamentandosi Gennaro si accascia sulla poltrona centrale a dx, la testa reclinata   indietro,  accarezzando un corno.

Carolina:        (fa cenno alle donne) questo è il momento buono! comincia la commedia!

                        (e poi si siede accanto a lui fintamente preoccupata per accertarsi come stà)

Amelia:          (si precipita alle spalle di Gennaro e prendendogli la testa fra le mani)

                        Carolì hai ragione questo è proprio malocchio la pupilla è dilatata!

Beatrice:        (anche lei accorsa, accanto a Gennaro)           Papà che faccia ringialluta  che hai!

Gennaro:        (reagendo a quelle parole) Faccia gialla? Stesse facenno a fine e San Gennaro? Spostatevi, a me uno specchio !

Gennaro:        (glielo danno) Ma io non vedo niente!

Amelia:          Carolì, brutto segno, non distingue il giallo! Questo è  malocchio nero.

Carolina:        Il più catastrofico! Bisogna fare subito un contro malocchio. Gennà ti fidi di me? 

Gennaro:        (spaventato) Carolì salvami ti prego! Non voglio morire! Non sei ancora pronta per diventare vedova!

                         Qui Amelia si porta a fianco di Carolina     

Carolina:       (ancora seduta) Quant’è carnale.            (poi rivolgendosi alla cognata)

                        Tuo fratello non muore per non darmi un dispiacere. Stai tranquillo                                             (senza farsi sentire da Gennaro) Purtroppo non morirai!

                        Ma bisogna consultare subito un esperto! Ci vuole uno che ha una certa influenza sulla gente.

Gennaro:        E chi! Io personalmente non conosco nessuno.

Amelia:          Lo conosco io! Ci sarebbe un certo…come si chiama! Ah si, Fortunato! Carulì hai capito chi?!

Carolina:        (alzandosi di scatto) E come no! Fortunato, nu simpaticone, sempre sorridente e scherzoso, dove va lui porta  gioia e  VITALITA’.

Amelia:          Esattamente! Proprie isso!

Gennaro:        (rianimandosi) Ah! Solo ‘a descrizione già mi sento meglio.

                        (si alza quasi baldanzoso) (Beatrice lo affianca)Che bella persona c’ha dda’ essere! Sicuramente  tene na bella faccia e  pasqua.

Carolina:        E allora chiamiamolo!

Gennaro:        Aspetta ma prima dimmi  chi è stu fenomeno!

Carolina:        Ma come nel quartiere lo conoscono tutti!

Gennaro:        Va bene! Ma io lo conosco?

Carolina:        Si, Si, più ci penso e più mi convinco, Fortunato è quello che ci vuole!

Gennaro:        Ma mi fate capire chi caspita e’?!!

Carolina:        Siamo un po’ preoccupati a dirtelo perché si capatosta, e sputi sentenze!

Gennaro:       Non è vero, io sono per il dialogo. Basta che mi tieni alla larga solo da due categorie . L’ufficio delle tasse e le pompe funebri!

Beatrice:        Papà ma mò che c’entra ‘o mestiere che fà!

Carolina:        E se appartenesse a una delle due?

Gennaro:        (diffidente) Non mi piacete! Che  tenite p’ ‘a capa!

Carolina:        Lo vedi che non si può parlare con te! Tranquillizzati! Solo..è giusto dirti  che chi DEVE venire in casa nostra…  fa parte di una delle due categorie! Indovina quale?

Gennaro:        E questo è un indovinello con una soluzione una più brutta dell’altra! Non mi dire che sono le tasse? Allora mi vuoi fare arrabbiare! Quelli sono sanguette, ti zucano il sangue peggio dei vampiri.

Carolina:        Ma quali vampiri d’Egitto! Quelli sono poveri Cristi. Fanno solo il loro dovere. Gli accidenti non li mandano…. se li  pigliano!

Gennaro:        Ma allora, chi è! Posso chiedere un aiutino?

Carolina:        Mo t’arap’‘a capa! Gennà due sono le categorie, se non sono le  sanguette, chi deve venire?

Gennaro:        (Gennaro ci pensa su e ..)             Mamma mia d’ ‘o Carmene! Ho capito, ma nun pazziate proprio. Preferisco mille volte i vampiri. In casa mia ‘o schiattamuorto non lo voglio vedere….. neanche se muoio!

Carolina:        Neanche se muoio si? E dimmi na cosa,  da chi ti facciamo venire a prendere per portarti  al camposanto, d’ò camion dà munnezza?

                        Gennà rifletti è l’unica soluzione, mettersi  in casa uno come quello è una potenza. Eh, altro che quattro cornetti! Sient’ a me si ‘a gente appura ca Fortunato è amico tuo, si faranno bene i conti,  sti quattro fetenti,  a te mettere l’uocchie ‘ncuolle.

Beatrice:        Mammà ha ragione!

Amelia:          Gennà che dici! Lo  chiamiamo?

Gennaro:        Sora mia, non so che dire! Io  vorrei seguire il  consiglio di Carolina ma….. tengo paura!

Beatrice:        Jà Papà fallo pe mmè,  lo chiamiamo? Allora!  Che mi dici!

Gennaro:        E… che ti dico! Amelia tu che dici!

Amelia:          Non so! Io mi faccio i fatti miei. Dicci tu. Ma devi essere più che convinto, altrimenti l’esperimento non funziona!

Gennaro:       (con aria pensosa)  Sono confuso, non lo so nemmeno io, nu schiattamuorto       in casa è contro natura per me! (piccola pausa riflessiva) Carolì ci ho pensato bene.         (le donne si stringono a Gennaro sperando in un sì)

Carolina:      Allora?

Gennaro:     No! Non lo voglio vedere, non lo posso vedere! Solo il pensiero (comincia a grattarsi) ho il fuoco di Sant’Antonio addosso,  noo non esiste proprio!

Amelia:          Gennà, e mò basta! Finiscila di fare il bambino, abbiamo la fortuna, di aver trovato un esperto e tu te lo lasci sfuggire (schiocca le dita) così. 

Gennaro:       (Gennaro la guarda incredulo)  Azz….! E  mma’ chiamme fortuna!

Amelia:          Si, si, fortuna. E allora! Che vogliamo fare! Avanti jà , dicci tu come pensi di risolvere la faccenda. Questa faccia gialla come pensi di fartela sparire!

Gennaro:        Chiamerò don Attilio, lui mi saprà consigliare!

Beatrice:        (stravolta per la delusione)   Come? Il parroco?    ..Mammà……….!!!

Carolina:        Ma quando mai! Tu se gli racconti che ti hanno fatto il malocchio lo sai che fa don Attilio?

Gennaro:        Certo che lo so! (avanza verso il pubblico e poi si dirige verso la poltrona sx)

                        Entrerà da quella porta in una nuvola di incenso dalla quale pioverà tanta acquasanta c’ ammescannese cu o’ ssale  purificherà la casa e i suoi occupanti.

                        (rivolto alle donne) ah! mi sento già meglio. Chiamate a Don Attilio. Voglio ‘a isso!

Carolina:        (sbeffeggiandolo, avanza verso il pubblico)

                        Voglio ‘a isso…! Vogliamo far ridere pure la chiesa? Quello don Attilio  ti fa una risata in faccia ecco che ti fa! E poi quel sant’uomo non ha tempo da perdere, è troppo occupato a salvare l’anima delle sue tante pecorelle e pecoroni. Gente senza scrupoli, cattiva dentro, guarda come ti hanno ridotto, impaurito e con un fegato tanto.(mima la grandezza con le mani)Povero Gennaro! 

Gennaro:        Come, con  un fegato tanto! (mima anche lui)

Carolina:        Tanto si! (mima la grandezza con le mani) Ma allora  non hai capito niente! Hai questa faccia gialla, perché ti stanno (a cantilena) facendo infracitare le frattaglie!

Gennaro:        (con una mano sul fegato)            Ah! Non mi sento molto bene! Chiamate il dottore.

Carolina:        (si avvicina a Gennaro)

                        Il medico non serve. Gennà sient’ à me, perdimmo tiempe e denare. A parere mio la sola cura da fare è chiodo scaccia chiodo.

Gennaro:        (parandosi la testa) NO!  ‘E martellate ‘ncapa NO!

Carolina:        (ritorna verso Beatrice  mentre Amelia va verso di lui)Ma chiste se n’ è  proprio juto ca capa

Amelia:          (girandogli intorno) Gennà ma non hai notato niente di insolito ultimamente? Che saccio.. Ti è sparito un oggetto personale? Qualcuno con una scusa ti ha fatto qualche fotografia? Ultimamente sei andato dal  barbiere a tagliarti i capelli, Gennà qualcuno di nascosto avesse pigliate le ciocche da terra?  Cerca di ricordare, questa è  tutta materia prima per fare un malocchio!

Gennaro:       Addò e vvire ‘e ciocche, ne Amè!

                        (riflette) Aspettate, una cosa strana è successa!

Carolina:        Oì lloco oì ! Racconta!

Amelia e Beatrice:  Si, si racconta!

Gennaro:        Poco fa ero al bar, mi stavo facendo una partitella a carte con gli amici, quando si è avvicinata meza faccia

Amelia e Beatrice:   ‘A zingara??  E che ha detto? C’‘a fatto?

Gennaro:        Si è fatta il giro del tavolino guardandomi dritto negli occhi, e con una faccia seria mi ha detto: Chi dice che volere bene te, dice bugia! La verità e che vuole male te.Si è coperta il viso con le mani ed è scappata via!

Amelia:          (facendosi il segno della croce)

                        Gesù, Giuseppe, Sant’Anna e Maria. Che avrà voluto dire!

Carolina:        Ce l’‘e chiesto?

Gennaro:        E te l’ho detto! E’ scappata via.

Carolina:        Embe’ nun a’ potevi andare appresso per saperne di più?

Gennaro:        L’ho fatto! Ma non mi ha potuto dire niente. A puverella è finita sotta a na macchina.

Carolina:        Madonna  è morta meza faccia!

Gennaro:        No, no è viva.

Carolina:        Allora ci hai parlato?

Gennaro:        Proprio parlato…..no! Però m’ha tirato na’ scarpa.

Carolina:        E nun t’ha cugliuto no!

Beatrice:        Mammà   un messaggio rivelatore?

Amelia:          Quella te l’ha letto negli occhi, chi ti ha fatto la fattura finge di volerti bene, la verità è che ti vuole male! Più chiaro di così si muore!

Gennaro:        Ah! Non dire quella parola!

Beatrice:        Ma chi, finge di volergli bene!

Carolina:        Ma chi se ne importa. Dobbiamo annullare immediatamente il maleficio. Gennà non voglio opposizioni vuoi o non vuoi qui deve venire Fortunato!

Gennaro:        Per carità non lo nominare neanche, ho capito chi è, quello è uno jettatore doc, ti sei scordata cosa è successo a Don Antonio il macellaio!

Carolina:        Ma vedi la natura come si è divertita con te! Ti ha fatto  grande, grosso e fesso!  Gennà, non vedi tua figlia come si sta riducendo, poooovera figlia è sull’orlo di un esaurimento nervoso!! Se non lo vuoi fare per te, fallo per lei!

                        (scuotendolo) E facciamolo questo tentativo! 

                        (in tono persuasivo)           Gennarino lo facciamo venire eh ? 

Gennaro:        Beatrice, bell’‘e papà, una bella camomilla calda calda non pensi che possa bastare per calmarti i nervi! .

Beatrice:       A cammumilla non mi piace!

Carolina:        E’ Fortunato la cura perciò fatti uscire da quella boccuccia: “si fallo venire!”

Gennaro:       Solo per toglierti dalle orecchie, perché……

                        (si mette le mani nelle tasche dei pantaloni ed estraendoli scampanella due cornetti)

                        mi stai massacrando i….cornetti! Va bene! Facciamo come vuoi tu e  spera che funzioni!

Carolina:        Beatrì chiamalo dalla camera da letto, il numero di telefono sta sull’elenco!

Beatrice:        Mammà il numero sta scritto qua (si segna la fronte) 17-47-48-90

                        (Beatrice ed Amelia  escono dalla stanza a dx).

                                                          

,

Carolina:        (Gennaro ripete preoccupato i numeri) Andrà tutto bene vedrai! Ma mi raccomando, tu a ogni sua richiesta, non contraddirlo mai, e mi raccomando non farlo arrabbiare eh!.

Gennaro:       Che pazzia mi stai facendo fare! Dio! Aiutami tu.

SCENA TERZA

CAROLINA, GENNARO BEATRICE AMELIA

Carolina:   Genna’ sentimi bene. Quando viene Fortunato accoglilo bene non deve sospettare che ci serve per un contro malocchio! Altrimenti si può impressionare e poi otteniamo l’effetto contrario.

Gennaro:       No non voglia mai Iddio!

                         rientrano Beatrice e Amelia  si colloca accanto a Carolina

Beatrice:        Mammà, Fortunato viene subito il tempo di chiudere il negozio ed è subito qua.

Gennaro:       Beatrice già l’hai chiamato?

Beatrice:        Si papà, viene subito!

Gennaro:       (pensieroso)  Ah! Viene subito!

                          (le due donne si allontanano un po’ da Gennaro)

Beatrice:        Mammà non immagini la gioia nella sua voce quando gli ho detto che                               poteva venire a dichiararsi!

Carolina:       Va bene non farti sentire da tuo padre, lui sa che viene per curarlo.                                              Intanto un passo è stato fatto siamo riuscite a farlo entrare in casa, poi                             penseremo al resto!  (si riaccostano e rivolta a Gennaro)

            Gennà visto che aspettiamo visite noi andiamo  a fare un pò di toletta. …..

            Amelia jammo a farci belle!

    Carolina e Beatrice escono da dx,  rimane solo Gennaro con Amelia.

                                                           SCENA QUARTA

AMELIA, GENNARO

Amelia:          Perché mi presento male? Che m’importa a me mica mi deve corteggiare!

Gennaro:       Perché non ti piacerebbe essere corteggiata da Fortunato? 

Amelia:          Sta a vedere mò che quello guarda proprio a me! Gennà, il mio…tempo                            delle mele purtroppo è passato!

Gennaro:       Eh lo vedo, adesso è  ‘o tiempo d’ è ficusecche!  Ah ah!!

 Amelia:         Invece  pe tè è ‘o tempo d’ ‘e prugne secche!

Gennaro:       E comme te faje brutta adesso non si può nemmeno scherzare! Volevo                                         farmi due risate tengo na tensione dint’ a stà capa.

Amelia:          O scemone vò scherzà! Se hai voglia di ridere mettiti davanti allo specchio

                        sai che spasso.

Gennaro:       Vabbuò mo’ te vulisse appiccicare con me!(tira fuori un rosario e prega  facendo strani gesti)

Amelia:         Che stai facendo!

Gennaro:       Sto pregando, questo Fortunato mi preoccupa!

Amelia:          Bravo! Fai mea culpa fratello caro!

Gennaro:       Sorella mia questa storia non finisce bene! Lo sento.

Amelia:          Eh è pure paragnosta! Il tuo difetto è che vedi cattiveria in chiunque, lo

                        Diceva sempre pure la buonanima di mammà.

Gennaro:       Santa donna!

      Carolina fuori scena chiama……  Amelia

Amelia:          Mò,  mò, sto arrivando (esce da  dx)

      Suonano alla porta. Gennaro va ad aprire.

SCENA QUINTA

FORTUNATO, GENNARO, CAROLINA, BEATRICE,AMELIA

Fortunato:   (fermo sull’uscio) Buonasera! Sono Fortunato …

                        (entra con un passo lungo)  Vitale! (e resta fermo di fronte a Gennaro)                             (Dopo questa parola, istantaneamente e contemporaneamente):

§Manca la luce

§C’è un tuono con accompagnamento di luce stroboscopica

§Entrano da dx le tre donne

Gennaro:  (con la mano attaccata alla maniglia)  Mamma d’ ‘o Carmene!

(Beatrice, nel frattempo, dal mobiletto vicino, prende una torcia)

Carolina: (ferma sull’uscio con Amelia) Ma che succede è mancata la luce?

Beatrice: ci penso io mammà!

Beatrice si avvicina a Fortunato gli punta la luce rossa in faccia, dal basso, per accertarsi chi è il nuovo venuto.

Gennaro: (con davanti  Fortunato illuminato di rosso e ancora scosso) Il diavolo!!

Beatrice:  (ritornata  velocemente verso le due donne) E’ isso mammà è isso!

Carolina: O’ riavulo overamente?

        (Amelia si fa il segno della croce)

Beatrice: Mammà…è Fortunato.

Gennaro: (borbottando in preda al panico) Aglio e fravaglio…..

Carolina: (sentendolo) Beatrì tu gli hai detto ‘o fatto dei colori non è vero?

Beatrice:   No mammà, mi è sembrato brutto!

Gennaro:  Carolina dove sei……..

Carolina:  (a Beatrice)  Mannaggia a capa toja!   Gennà sto qua!

(nel mentre, Beatrice ritorna da Fortunato, Carolina con Amelia raggiungono Gennaro, lo prendono sotto braccio e lo portano  al centro della stanza davanti al divano)

Gennaro: Carolì il diavolo è entrato il diavolo in casa mia.

Carolina: Zitto non dire queste cose ti può sentire! Vai a vedere sarà saltato il contatore.

Gennaro: Adesso diamo la colpa al contatore diamo!

(a Carolina) Madonna mia per stare a sentire te…. che fesseria ho fatto!!

Carolina:  (rivolgendosi ad Amelia) Amelia accompagnalo.(escono a dx)

(nel frattempo Beatrice e Fortunato, chiusa la porta,  si erano portati vicino al divano centrale quasi alle spalle di Carolina)

Beatrice:    (a Fortunato) Che bello vederti qui!  (poi insieme si affiancano a Carolina

 Mammà ti presento Fortunato, (sotto voce) il mio fidanzato! (ritorna la luce)

Carolina:       Mamma mia! Che impressione!

Fortunato:      Impressione? Pure vostro marito prima quando mi ha visto ha detto “il diavolo”!

Carolina:        Ah, ha detto così? Ma no, mio marito ha sentito un tuono forte e ha detto “e che diavolo”!

Fortunato:      E voi quando avete detto: mamma mia che impressione! Che volevate dire!

Carolina:        No! Dicevo che impressione, mia figlia che usa il termine fidanzato, sapete com’è Beatrice per me è rimasta ancora una bambina!

Fortunato:      E’ vero, avete ragione. Certo posso immaginare l’emozione che una mamma può provare in questa circostanza.

Carolina:       Lieta! (di nascosto fa un noto gesto scaramantico) Circostanza lieta! Signor  

                        Fortunato…ma posso darti del tu, sei così giovane. Potresti essermi figlio!

(al pubblico: Maronna)   Magari  adottivo.

 

Fortunato:     Certamente. Ne sarei onorato! (bacia la mano a Carolina)

Carolina:        Uh che galante! Senti, Fortunato, prima che parli con mio marito, ti voglio avvisare che il poveretto soffre di manie di persecuzione. E’ fissato che la gente gli fa il malocchio. Anche con noi prende le fissazioni eh! Pensa che se accavallo le gambe mentre lui sta passando…. uè quello non fa le corna! Perciò non ti impressionare se vedi qualche gesto scaramantico non lo fa con cattiveria, ricordati che è un uomo malato!

Fortunato:      Non c’è peggior malattia della fissazione! State pur certa che non mi offenderò!

Beatrice:        Povero papà è malato!

Gennaro:     (rientra con Amelia e con tono di rimprovero) Il contatore era tutto a posto! (Gennaro e Amelia si avvicinano agli altri) 

Carolina:       Ah eccolo qua! Gennaro….. qui c’è Fortunato.

Fortunato:     Buonasera!

Gennaro:       (gli dà la mano, timoroso, e subito la ritrae)

                        …Sera... (sottovoce)….. Speriamo!Carolina gli dà una gomitata

Carolina:       (con soavità per smorzare la tensione) 

                        Lei è la signorina Amelia, la sorella di mio marito.

Amelia e Fortunato fanno un passettino in avanti per accorciare le distanze e lei gli allunga la mano.

Fortunato:     Onoratissimo (bacia la mano ad Amelia)

Amelia:          Fortunata!

                         Entrambi recuperano la posizione precedente

Fortunato:     Sono veramente commosso dalla vostra accoglienza. Mi sono permesso di

portare una scatola di cioccolatini (porge il pacchettino)alla signorina                 Beatrice (che lo prende)e un omaggio floreale alla….mia mamma adottiva, un           fiore tra i fiori!(e glieli porge)

Gennaro:       Mamma adottiva??!

Carolina:       Si, una cosa nostra. Grazie del pensiero son stupendi!

                        (prende i fiori e li passa a Amelia che subito li passa a Gennaro…..)

Gennaro:       Ma…. sono crisantemi! (…….che li dà a Carolina)

Fortunato:     Belli vero?

Carolina:      Stupendi…

Fortunato:    Mi dispiace di non aver fatto un  mazzo così anche alla signorina

                        Amelia, ma non immaginavo……

Amelia:       (sarcastica) Ah.. Non vi dispiacete se non mi avete fatto il mazzo! Sapete ad         una certa età…. accettare dei  fiori così particolari!

Fortunato:     Avete ragione, sono molto particolari. Peccato che  gli altri si ricordano di                                   questa bellezza della natura solo il due novembre. In molti paesi sono                              simbolo di amore, gioia, e pace.

Gennaro:       (sottovoce e facendo gli scongiuri non visto)  Eterna!

Beatrice:        Anch’io li adoro, sono i miei preferiti. Vero mammà!

                        (tutti ammutoliti.  Beatrice spezza il silenzio)

                        Che dite ci prendiamo un caffettino?

Fortunato:     Volentieri. (Beatrice esce a sx).

                                   Per il padrone di casa mi sono permesso di portare questo pensierino (consegna  il cartoccio a Gennaro che lo apre). Una specialità siciliana!

Carolina:       Paste di mandorle?  Cannoli?  Cassata ??? 

                        (mentre Gennaro apre il pacchetto Fortunato  scuote tre volte la testa in senso negativo)

Fortunato:     Sono dei biscottini.  

                        (Gennaro si serve e offre  a tutti che gradiscono)

                        Si sgranocchiano che è un piacere. .. Ossa dei morti!

                        (Le donne deglutiscono contro voglia mentre Gennaro sputacchia)

Gennaro:       (Gennaro  da il pacchetto a Fortunato e indietreggia barcollante                                                 accasciandosi  sul divano centrale a dx) ….. Carolììììììì!

Carolina:       (lo raggiunge sedendosi, lo rassicura) Gennà stai calmo!

                        Fortunato prego, accomodati. (indica il divano a sx)

SCENA SESTA

AMELIA, FORTUNATO, CAROLINA, GENNARO

Amelia:        Carolina io me ne vado, prima che si mette a piovere!

Fortunato:  (giunto al divano di sx  si gira e..) Infatti, all’improvviso s’è ‘mbriacato ‘o tiempo.(e poi si siede  e appoggia il pacchetto sul mobiletto accanto al divano)

Amelia:     Già!

Carolina: (alzandosi raggiunge Amelia) Ti accompagno alla porta, scusate un momento!

                          Le due donne al centro della scena senza farsi sentire

Amelia:      Arrivo fino alla cappella,  accendo una candela a San Gennaro.

Carolina:    Amè accendi una candela anche per me!

Amelia:        Signor Fortunato è stato un piacere, arrivederci…..(sottovoce)forse.

                     Gennà statte buono….. (sottovoce) …e speriamo bene!

                         Le due donne vanno verso la porta e  si trattengono sull’uscio

 Gennaro si alza e va verso la porta dx lanciando occhiatacce sospettose verso Fortunato

Fortunato:     (lo segue con lo sguardo si alza)  

                        Allora Don Gennaro io direi di prendere subito il diavolo per le corna.   Ecco le   mie intenzioni…..

Gennaro:       (spaventato si ferma di botto accanto all’uscio sx)

                        Perché che intenzioni avete? (prende la sedia vicino al telefono e a mò di domatore di leoni)             Non fate una mossa e non  dite una parola se prima non viene mia moglie.(chiama con voce tremula) ……Carulììì……….

  (nel frattempo Amelia è uscita e Carolina sta tornando indietro)

SCENA SETTIMA

CAROLINA, GENNARO, FORTUNATO, BEATRICE

Carolina:       Eccomi, sono qua! Gennà che c’è! (si affianca a Gennaro)

Gennaro:       Questo signore vuole dirci le sue ….. intenzioni….

Carolina fa abbassare  la sedia a Gennaro,  si avviano verso il divano centrale, siedono

                        Fortunato resta in piedi)

Carolina:       E si capisce!Vedrai che allegria porterà in casa nostra, soprattutto la nostra Beatrice riacquisterà la sua serenità. Fortunato prego esponi pure!

Fortunato:     (fa un passettino in avanti)             Espongo!  Ecco,  per prima cosa bisogna sfatare le maldicenze che le  anime dannate di questo quartiere hanno messo in giro sul mio conto!

Gennaro:      Guardate! E che dicono! Entra Beatrice e si mette a fianco di Fortunato

Fortunato:     Di tutto, mi dovete credere. Solo perché sono lungo,“ossuto” e tengo un impresa di pompe funebri (Gennaro tocca un cornetto)Quando mi vedono mi scansano!      (sconsolato si siede seguito da Beatrice) Ma perché!!

Beatrice:        Non ti amareggiare! Tu fai un lavoro importante quasi come quello del     prete che, diversamente da te, si prende cura dell’anima. Invece tu…..

Fortunato:      Io dei  miei… clienti...  mi prendo cura del corpo. Li acconcio  dignitosamente per quando incontreranno l’Ente Supremo! Insomma li addobbo!

Gennaro:       L’ha pigliati per alberi di natale!

Carolina:       (dà uno spintone a Gennaro) Ma raccontaci un po’ di te,  della tua famiglia!

Gennaro:       Carolì che ci interessa da famiglia mò…,  lui è più che sufficiente!

Fortunato: … In che senso!!

Carolina:       (gli dà un altro spintone) Gennaro vuole dire che per il momento ci basti  tu, poi più in là…….

Fortunato:     E quando! Purtroppo sono orfano.

Carolina:       Mi dispiace. Hai fratelli, sorelle?

Fortunato:     Un fratello gemello, ma appena nato è volato subito in cielo.(intristito fortunato ha lo sguardo perso nel vuoto)

Gennaro:       (sottovoce a Carolina) L’ha fatto fora  isso. Chist’era jettatore già primm’ ‘e nascere...

Beatrice:        (ad alta voce contrariata) Papà che dici!

Gennaro:       (imbarazzato si alza seguito da Carolina)       

                        Eh, che dico ….vogliamo quagliare? Qui c’è in ballo la tua serenità, ci                             siamo scordati?

Beatrice:        (raggiante, abbraccia Fortunato e lancia sguardi radiosi in direzione del                                  padre e di Fortunato che ritorna alla realtà)

                        Mio padre è ansioso di vedermi felice, vero paparino!

Gennaro:       Si capisce! Fortunato è entrato in questa casa perché tua madre ha detto                           che lui è la cura.

Fortunato:     (scatta in piedi)  La cura?

Beatrice:        (si alza anche lei, imbarazzata) No… è che a me…. la camomilla non mi                                     piace….. e mammà ha detto che…….

Carolina:       Ho detto che saresti stato la cura di Beatrice. 

Gennaro:       (sottovoce a Carolina) E anche del mio fegato! 

                        (poi a Fortunato) Tutto il quartiere dovrà sapere che vieni  in casa mia! 

Fortunato:     E per questo vi ringrazio moltissimo. Non mi è mai capitato di essere                                accolto così affabilmente! Al contrario la gente mi sfugge.

Gennaro:       Non sarà il mestiere che fate? Ammetto che pure io sono un pochino

                        superstizioso, ma innocentemente, per tradizione,  giusto un cornetto                               attaccato al porta chiavi.

   (Fortunato si guarda attorno osservando cornetti e altri oggetti scaramantici)

Fortunato:     Già vedo! Giusto un cornetto.

Carolina:       Beatrice non ti scordare il caffè sul fuoco.

Beatrice:        Uh! È vero, corro subito! (esce a sx)

SCENA OTTAVA

CAROLINA, FORTUNATO, GENNARO

Carolina:       Hai visto la tua presenza mi ha distratto la bambina!

Fortunato:     Già!  Anch’io ultimamente ho la testa tra le nuvole. Vi confesso che sul                           lavoro canticchio finanche!(accenna al motivo di marcia funebre) Porò,  porò,  porò……

Carolina e Gennaro: (accennando un passo di flamenco)….pòro  poròmpompero però….                                  (Fortunato li guarda interdetto e loro, imbarazzati,  si siedono)

Fortunato:   E’ incredibile come l’amore trasforma le persone.

Gennaro:     Perché?  Siete innamorato?  

            Questa battuta viene coperta dall’entrata in scena di Beatrice

SCENA NONA

BEATRICE, FORTUNATO, GENNARO, CAROLINA

Beatrice:        Ecco il caffè! (poggia il vassoio sul tavolino vicino alla porta)

                        Fortunato quanto zucchero?

Fortunato:     Amaro, grazie! Solo in questa maniera si apprezza il vero aroma del caffè.

Beatrice:        (Mentre raggiunge Fortunato) Mamma mia completamente amaro!

Gennaro:       Siete innamorato?

Fortunato:     (guarda rapito Beatrice  e non curante della domanda di Gennaro)                                  Ma io teng’ ‘o core dint’ ‘o zucchero!

Gennaro:       Siete innamorato?

Beatrice:        (rapita anch’essa) E stà zuccheriera pe’ chi spalpita? (e gli porge la tazzina di caffè)  

            Fortunato si siede e beve il caffè mentre Beatrice ritorna verso il tavolo  dove ha poggiato il vassoio         

Gennaro:       Siete innamorato?

Carolina:       Gennà! Siete innamorato, siete innamorato, me pare ‘a tortura cinese!                              Cloc,Cloc!   Una goccia continua. E basta! Insomma  secondo te…coso….                       non si può  innamorare.

Fortunato:     Signò! Come coso!

Carolina:       Uh…. ti sei offeso?

Fortunato:     E voi dite coso… e che so’  nu  marziano!

Carolina:       Abbi  pazienza!(a Gennaro) Tutta colpa tua che interrompi sempre.

Gennaro:       Ma a me che vuò…... Ho chiesto così, perché mi  sembra strano! .

                        Beatrice si avvia verso Carolina

Fortunato:     Scusate signor Gennaro, perché dite strano, secondo voi io non mi                                                 posso innamorare?

  Beatrice passa la tazzina di caffè di Gennaro a Carolina

Carolina:                   No per carità, mio marito dice così perché ti vede ancora giovane

Fortunato:     (sorride) Ah!  Magari. Ma non sono così acerbo come sembro. .

                        (Carolina porge il caffè a Gennaro) A novembre vado  per i 47 ….  (tuono)

Gennaro:       (Carolina e Gennaro spaventati quel tuono inaspettato rischiano di farsi cadere la tazza dalle mani) Marònna mia! (implorante) Il morto che parla… è troppo! Carulìì

Carolina:  (sottovoce) Gennà statti zitto, questo s’arrabbia!  47 anni?  Non ci pare                                 proprio, sembri un ragazzino!

Carolina  ripone la tazzina  nel vassoio facendole il gesto di portar via. Beatrice ritorna da Fortunato a ritirare la tazzina, ripone il vassoio sul tavolino e si siede accanto a Fortunato

Gennaro:       (sottovoce) Si conserva bene!

Fortunato:     Magari! Ma non lo sono perciò ho deciso di  mettere la testa a partito. A                          questo proposito vi dovrei parlare. (si alza in piedi schiarendosi la gola)

Carolina:       Mò, mò! Non correre, siediti e mangia ancora qualche ossicino, tanto che                                    fretta c’è! Non vogliamo prima conoscerci un pò?

Fortunato:     (sedendosi) Va bene. Come volete!

 Carolina:      (si alza, gira  dietro il divano alle spalle di Gennaro)

                        Devi sapere che Gennaro prima ha detto una bugia non è vero?

                        Diglielo che prendi delle vere fissazioni!

Gennaro:       (alzandosi) Non è una mia fissazione, il malocchio c’è.

                        (rivolgendosi a Carolina che nel frattempo lo affianca)

                        E’ una bugia che ci stanno mettendo l’uno contro l’altro? A me in                                     particolare mi hanno fatto… (si guarda attorno)

                        un  malocchio fisico, mia moglie mi ha detto che hanno mirato                                           internamente, al fegato! Mi vogliono far  morire c’ ‘o giallo’!

Fortunato:     E poi dicono che sono io che fa crepare la gente!(alzandosi) Ma adesso a voi non vi devono  toccare però eh!

Gennaro:       Ma perché, vi dispiace?

Fortunato:     Certamente! Col fegato non si scherza! Ma chi mai vi vuole male!

Gennaro:       Non lo sappiamo, abbiamo solo la testimonianza di meza faccia, la                                               conoscete vero? (Fortunato con la testa fa cenno di si)

Carolina:       Ha detto: figlio mio stai attento a  chi dice di volerti bene in realtà ti vuole                                  male

Fortunato:     Ah, meza faccia ha  detto questo! E nient’altro?

Gennaro:     Nient’altro, come impaurita, si è coperto il viso con le mani, ed è scappata via. Voi, che ci consigliate di fare!

Fortunato:  Io! E che ne posso sapere. Ma così giusto per farvi conoscere il mio pensiero.

                      (va avanti e indietro sul proscenio) Credo che sono solo le solite dicerie attribuibili all’ignoranza e all’invidia. L’unico consiglio che posso darvi è far finta di niente, la gente dopo un po’ si stancherà di pensare a voi e la cosa andrà nel dimenticatoio. (fa il segno della benedizione e si siede accanto a  Beatrice)

Carolina:    E se invece utilizzassimo proprio l’ignoranza della gente per rendergli la               pariglia?

Fortunato:    Spiegatevi meglio!

Carolina:      Bè! L’hai detto anche tu che il quartiere ti teme no!

Fortunato: Dicono che porto jella! (Beatrice gli prende le mani in mano e cerca di          consolarlo)

Gennaro:    (sottovoce) Occhialini scuri, alto, ossuto e con l’impresa di pompe funebri a   Napoli sei  per forza jettatore!

 Fortunato:   Ma credetemi non è vero. (e quasi con rabbia lascia le mani di Beatrice)

Carolina:   Per carità e chi ci crede a queste fesserie, tanto è vero che stai qui nel   nostro   salotto a bere il caffè.

Fortunato:     E per questo vi ringrazio e fremo dalla voglia di dichiarami (si alza in piedi) COL DIRVI…..

 

 Carolina:     (lo interrompe) Aspetta fammi dire prima a me! Come avrai capito,   Gennaro crede assai nel  malocchio. Lui dà tanto agli altri e per questo si sente gli occhi degli invidiosi addosso.

 Fortunato:    Ma come un benefattore malvoluto?

Carolina:    Bè più che dare mio marito…. presta…..

Fortunato:    …..Presta il suo tempo ad aiutare il prossimo?

Carolina:    Ma quando mai! Quello presta ‘e sorde co’ ‘nteresse! Capirai è circondato da persone che, sperando di estinguere il debito gli augurano di morire al più presto.

Fortunato:    Non li biasimo.

Carolina:   Quindi, se la gente sa che frequenti la nostra casa, di fatto avremo   l’immunità totale contro il malocchio!

Fortunato:   E come potrei garantirvi l’immunità. Mi attribuite delle doti che non

                  posseggo!

Gennaro:      Non vi sottovalutate! A voi basta puntare un dito…….

Carolina:    …. Basta far sapere  alla gente del quartiere che siamo nelle tue grazie! 

Fortunato:  Secondo voi questo basterà a non farvi prendere di mira! Guardate che   io  sono una persona normale un comune mortale!

Gennaro:   Macché voi siete speciale, sentite a me che sono esperto,  non ci sono  fatture che tengono al vostro fluido.

Fortunato: (arrabbiato, col dito puntato va verso Gennaro che si ripara dietro    Carolina) Quindi anche voi come gli altri pensate che sono  uno jettatore, mi volete usare addirittura comm’ ‘a  nu cacciaciucciuvettola, sperando di scansare tutte le maledizioni che vi tirano. (ritornando al suo posto) Ma vi rendete conto dell’offesa grave che mi avete inflitto. Sono profondamente indignato! 

Gennaro: Maronna chisto mò s’arraggia! Carolì che hai combinato, ci farai fare la fine di don Antonio. Corro da don Attilio, lui ci salverà! (si avvia presso l’uscio)

Fortunato: Addirittura! Ma lo sentite!

Carolina: Gennà , aspetta non è come pensi!

Gennaro: (dall’uscio) E insisti! Guarda gli occhi, guarda gli occhi, ce li ha   socchiusi, tra poco lancerà la maledizione!

Carolina: Ma non è vero!

Gennaro: Tu sei come San Tommaso non ci credi se non metti il naso! Vuoi le prove ? E io ti porto le prove! (esce)

      Beatrice seguita da Fortunato si affianca alla madre

SCENA DECIMA

FORTUNATO, CAROLINA, BEATRICE

Fortunato: Ma di quali prove farnetica! Adesso mi sto arrabbiando veramente!

 

Carolina:    Per carità calmati!  te l’ho detto è malato.

 

Fortunato: Io voglio capirlo, ma Santo Iddio vostro marito offende malamente! Ero venuto a chiedere la mano di vostra figlia. Mi avete accolto serenamente in casa vostra, mi sono finanche meravigliato che non mi credevate uno jettatore. E invece …….!

 

Beatrice:    (disperata e piangente viene consolata da Carolina)Che vergogna! 

 

Carolina:   Sei contento adesso. M’ ‘e fatte chiagnere a guagliona!

 

 

Fortunato: Io! Mò stà a vedere che la colpa è mia!

 

Carolina:    Fortunato adesso che mio marito non c’è parliamoci chiaro.

Fortunato:  E parliamoci chiaro!  

 

Carolina: (avanza verso il pubblico seguita da Fortunato e Beatrice)

                Gennaro superstizioso com’è, non avrebbe mai permesso di farti venire in questa casa, addirittura come promesso sposo di sua figlia. Lui ci crede fermamente nel malocchio e a dirtela tutta, a te in particolar modo, ti tiene di malaugurio!

 

Fortunato: Ah! Mi piace che me lo dite in faccia!

 

Carolina: E sai perché te lo dico in faccia? Perché  io non ci credo, per mio marito,invece, sì ‘o  re d’ ‘o malocchio!  Ma se gli facciamo credere che vicino a te sarà protetto, è probabile pure che  ti accetterà come genero! Credimi  sto solo cercando e te fa trasì int’ ‘a sta casa!

 

     Beatrice: (arrabbiata) Ma tu guarda se al giorno d’oggi dobbiamo ancora combattere  questi stupidi pregiudizi.

 

Fortunato: (le prende la mano) Specialmente quelli di tuo padre. 

 

Beatrice:    Ti prego fa come dice  mammà, chi meglio di lei conosce mio padre.

 

Fortunato: Va bene, se me lo chiedi tu! Signora Carolina ditemi che devo fare e speriamo che a vostro marito lo riusciamo a convincere!

 

Carolina: Su questo garantisco io. Prima che venivi gli ho fatto credere che gli avevano fatto una fattura.

 

Fortunato: Ah si ! ‘o fatto d’ ‘o giallo!

 

Carolina: (ridendo) Sì, è convinto che tiene il malocchio al fegato, ‘o battilocchio! Adesso che torna gli fai una specie di rituale, facendogli credere che vicino a te ‘o malocchio ‘o schifa . (suonano alla porta Carolina va ad aprire) Questo dev’essere lui.  

 

SCENA UNDICESIMA

GENNARO, CAROLINA, DON ATTILIO, FORTUNATO, BEATRICE,

Entrano Gennaro seguito da don Attilio e vanno dritti verso il proscenio e si fermano accanto a Carolina mentre Beatrice raggiunge la posizione originaria

Gennaro: (agitato) Carolina, qui c’è don Attilio!

 

Carolina:    Don Attilio, che piacere!

 

Don Attilio: Buongiorno figliuola, come stai! Stai bene? Ciao Beatrice, (lei fa la riverenza)ultimamente ti vedo raramente in chiesa, eh eh se continui così Gesù si dispiace! Ah! Ma c’è anche Fortunato, che si dice, che si dice, come va il lavoro?

 

Fortunato:   (si stringono la mano e don Attilio ritorna accanto a Gennaro)

                     Tutto bene, grazie, e il vostro?

 

Don Attilio: Eh! Figlio mio, non mi posso lamentare, certo l’età avanza gli acciacchi pure, ma ho una mia filosofia di vita, fin quando sono io a celebrare i funerali, va tutto bene.

 

       Tutti i presenti emettono un verso… e tirano fuori un oggetto scaramantico

Carolina: Don Attilio accomodatevi, (gli indica il divano centrale) a che dobbiamo questa                             visita!Gennaro e Carolina siedono sul divano a dx, Fortunato e Beatrice a sx

 

Don Attilio: Sono venuto a benedire. Poco fa Gennaro è venuto in canonica, era terrorizzato. Ha farfugliato qualcosa circa  Fortunato, purificare la casa e i suoi occupanti, ma non ci ho capito molto. Ve l’ho riportato, fategli na’ camomilla che ne ha bisogno.

 

   Gennaro:    Abbiamo bisogno solo dell’acqua santa e di una preghiera! In questa casa è  entrato il diavolo in persona.

 

Fortunato:   Don Gennà ce l’avete con me?

 

Carolina:  Gennaro, ti vuoi calmare! Don Attilio diteglielo pure voi altrimenti questo  si fa  venire na sincope!

 

Gennaro:   Invece di parlare PREGA!

 

Don Attilio: Don Gennaro mi volete far capire che sta succedendo?

 

Gennaro: (a Carolina) Prima di incominciare a pregare, spiega a Don Attilio il tuo piano!

 

Don Attilio:   Piano? Allora figliuola parla!

 

Carolina: (si alza e fa un passo verso Don Attilio) Devo parlare, e io parlo!

                 (indica Gennaro)Guardatelo! Con la fissazione del  malocchio è ridotto una schifezza, ha paura pure della sua ombra. Siamo sommersi da amuleti e quattro volte a settimana fa venì  ‘o scartellato per eseguire riti propiziatori. Io e sta creatura, appresso a questo pazzoide, stiamo facendo una vita d’inferno.

Gennaro: Non sono pazzo! Don Attilio la vedete questa faccia gialla? E’ malocchio!   

Don Attilio: Figliolo ma tu schiatti di salute, sei bianco e rosso!

Carolina:     Si,si! Don Attì  il giallo è tutta nà sceneggiata!

Gennaro:     Come sarebbe!

Carolina:    (a Gennaro)   E’ stata fatta perché i ragazzi si vogliono bene!

Gennaro: (alzandosi) Ma allora non è vero niente!si accarezza il fegato) guagliò hai sentito? Stiamo bene! Ma perché  tutta questa tarantella…. ‘a zengara, ‘o malocchio ‘o fegato, io natu  ppoco ce stevo rimmanenno!

Beatrice:  (si alza e fa un passo verso Gennaro) Perché  non avresti mai acconsentito alla nostra unione.(poi rivolgendosi a don Attilio)

Allora mammà gli ha detto che per togliere il malocchio doveva fare chiodo scaccia chiodo!

 

Fortunato: (alzandosi e affiancando Beatrice)  E hanno pensato a me, secondo loro il                                                                      competente, in materia di jella, sarei io!

 

Don Attilio: (si alza) Invece voi dite che la materia non vi riguarda!

 

Fortunato:    Don Attilio, andiamo, pure voi!

 

Don Attilio: (imbarazzato) No…. è ….per capire!(A Gennaro)

                     Ti sei convinto adesso che la jettatura non esiste!  Non può esistere!!!

Gennaro:    Sarà …… ma io credo a quello che vedo! (guarda Fortunato)

 

Suonano alla porta Beatrice, passando dietro al divano, va ad aprire.

 

Beatrice:  Mammà è don Antonio il macellaio.

(Mentre Beatrice fa l’annuncio don Antonio va dritto e si posiziona fra don Attilio e Carolina. Nel frattempo Beatrice ritorna accanto a Fortunato)

Gennaro: Ecce Homo. Adesso vedrete!

 SCENA DODICESIMA

FORTUNATO, BEATRICE, DON ATTILIO,DON ANTONIO, CAROLINA, GENNARO

 

Don Antonio:  Buongiorno a tutti…. meno che a uno. (guarda minaccioso Fortunato)

 

Carolina:     Don Antò che volete come mai siete qui!

 

Don Antonio: Sono qui perché vostro marito mi ha pregato di salire per testimoniare una brutta esperienza che ho avuto con  questo signore.indica Fortunato)

 

Don Attilio: Figliolo perché tremi, qui sei tra amici, non essere spaventato            rasserenati.

 

Don Antonio: (rimane in piedi) Se vedete che tremo non è perché ho paura. E’ la cura che mi stanno facendo. E’ corrente accumulata, il dottore ha detto che questi tremolii sono normali!

Fortunato:  Ti consiglio di portarti appresso i morsetti. Potresti tornare utile a qualche  automobilista che ha la batteria scarica!

 

                                    (don Antonio ha una scossa)

Don Attilio:  Gesù grandioso, siete una pila elettrica. Ma perché questa cura? Che vi stanno curando? 

 

Don Antonio: Circa un anno fa, all’epoca c’era Don Bartolomeo, voi siete arrivato dopo che il buon parroco è passato a miglior vita.   

 

Don Attilio:    Si, ho avuto l’onore di conoscerlo! Ma racconta: che è successo un anno fa.

                       Tutti, tranne don Antonio, si siedono.

 

Don Antonio: Ero in bottega come al solito, ricordo che stavo preparando le salsicce a punta di coltello.

Carolina:     Uh! Mamma mia.. Don Attì mi dovete credere come le prepara don Antonio le salsicce non le prepara nessuno! Quelle nel piatto parlano, sono una vera squisitezza! Non siete d’accordo?

 Don Attilio:     Ma veramente non ho ancora avuto il piacere di assaggiarle…

Don Antonio:  Se non vi offendete vi omaggerò di un paio di chili!!

Don Attilio:     Grazie figliolo al tuo buon cuore!!

Gennaro:         Don Antonio, non vi perdete in discussioni inutili, continuate!

Don Antonio: Subito! Come dicevo stavo preparando le salsicce,  quando è entrato questo essere spregevole. Non è arrivato nemmeno al bancone che mi sono quasi tagliato un dito. E lì ci siamo fatti la croce!

 

Fortunato:      E’ colpa mia se sei deficiente!

 

Don Antonio:(si lancia verso Fortunato don Attilio si alza  lo blocca) Non ti permettere, diavolo  che sei!

 

Carolina:       (si alza ma rimane dov’è) Sentite ma che volete azzuffarvi in casa mia? Gennà ma che ti è venuto in mente di far venire Don Antonio qua, ne facessi una buona!

 

Don Antonio: Signora Carolina, scusate avete ragione sono un maleducato, ma solo il ricordo di quel maledetto giorno me fa saglì ‘o sanghe ‘ncapa!

Carolina:         Allora jatevenne

Don Antonio   Forse è meglio!  (si avvia alla porta)

 

 Gennaro:    (si alza restando dov’è)  No!(a Carolina) La vuoi finire di interrompere sempre.Don Antò rimanete e continuate il racconto! Voi siete la testimonianza  vivente che il malocchio esiste.

 

       Don Antonio ritorna dov’era, don Attilio, Gennaro e Carolina si siedono

 

Don Antonio: Va bene come volete. Come dicevo, mi ero procurato una brutta ferita al dito, perdevo molto sangue e cercavo un panno per tamponare e lo sento ridacchiare. In quel momento entra la signora Maria, a germanese. Sapete com’è fatta no? Va sempre di fretta.

 

Fortunato:       Al suo solito, maleducata e irritante!

 

Don Attilio:     Vi prego. Lasciatelo parlare.

 

Don Antonio:  (indica Fortunato)Lui, inferocito, le grida  di aspettare il suo turno.  Non ci ho visto più! Sarà stato il dolore al dito, sarà stata  la risatina che mi aveva fatto, mi sono così imbestialito che con il coltellaccio l’ho minacciato di uscire dal mio negozio(Don Antonio, per un attimo,  si copre il viso con le mani e quando lo scopre gli si legge il terrore in faccia)

 

Signori miei è successo l’inferno.(si fa il segno della croce) ho visto belzebù in persona.

 

(e si accascia distrutto sulla poltrona centrale a dx)

Don Attilio:     (spaventato salta in piedi e poi per sdrammatizzare)

E che vuleva accattà……. qualche  chilo  di…..  animelle?

Don Antonio: (si alza) Don Attilio  vuje pazziate?(puntando il dito a Fortunato)

questo individuos’è trasfigurato, ce so’ spuntate un paio di corna tutte attorcigliate, gli zoccoli di una capra al  posto dei piedi e una coda lunga  e appuntita ca pareva ‘na lancia. Con gli occhi gialli mezzi socchiusi mi ha fissato puntandomi il dito e mi ha detto…..

Fortunato:    (si alza) Basta! Non voglio sentire una parola di più. Io vi querelo per         diffamazione. Sono stufo di essere considerato uno jettatore, addirittura in me quest’uomo  vede belzebù. rivolgendosi a don Attilio) Ma padre vi rendete conto!

 Don Attilio:   Certo caro Fortunato, mi rendo conto che queste sono calunnie belle e buone e voi don Antonio per aver offeso Fortunato ed evitare una denuncia dovreste chiedergli scusa.

Don Antonio: Cosaaa! Io se sto male è per causa sua. Tutta quella corrente che mi scuote il cervello la devo a lui. Non dormo più, non mangio più, non rido più ho sempre quella faccia indemoniata davanti agli occhi! E la colpa è solamente tua …... Jettatore!

Don Attilio:  Calmatevi adesso, se vedete Belzebù non è colpa di nessuno. Certo è comodo incolpare gli altri per giustificare le proprie paure nascoste. Evidentemente la vostra anima è turbata. Domani venite in chiesa a confessarvi vedrete che dopo vi sentirete meglio!

Fortunato:     Bravo, andate ad espiare e lasciate in pace la gente per bene.

Don Antonio: Allora mi vuoi proprio provocare?(si lancia verso Fortunato ma  viene                   fermato da don Attilio)

Beatrice:      (si alza schierandosi davanti a Fortunato x proteggerlo)Finitela  per carità!

Carolina:     (si alza guardando minacciosa Gennaro)Ma con chi me la devo prendere? Me la devo prendere con chi ha avuto la bella idea di far venire don Antonio qua! Chissà chi è stato stu scienziato!

Fortunato:  (indicando Gennaro) Lui, è stato lui!

Gennaro:    (si alza, vedendosi puntare il dito contro)Don Attilio esorcizzatelo! .

Don Attilio:  Basta così! Voi venite con me (prende don Antonio sotto braccio fino alla porta) per adesso tornatevene a casa vostra in grazia di Dio, ne riparliamo domani al confessionale eh!(apre la porta)Vai figliolo vai. (lo fa uscire chiude la porta e mentre  ritorna nella sua  posizione al centro)

                      E voi don Gennaro  toglietevi la fissazione del malocchio.                    Fortunato è una brava persona, brava quanto voi.

SCENA TREDICESIMA

BEATRICE, FORTUNATO,CAROLINA, GENNARO DON ATTILIO

Fortunato:   Anche di più considerando che don Gennaro dà i soldi con l’interesse.

E ne  ha viste di lacrime!

Gennaro: (risentito) Parlate proprio voi che nelle lacrime ci sguazzate. Quelle sono il vostro pane. Se non ci fossero lacrime non ci sarebbero…...clienti e vuje murisseve  ’e famme! Come vedete chi per una ragione chi per un’altra, ma con le dovute differenze, ognuno….... assiste il prossimo come può!

Fortunato:   Se le sfortunate circostanze degli altri, sono il mio pane non è certo per colpa mia. Il mio è un lavoro dignitoso anzi più che lavoro oserei dire missione.  

Io  il pane me lo guadagno onestamente!

Io  la notte dormo come un angioletto

Gennaro:     Buon per voi, Mi fa piacere! Ma non vi vestite da missionario perché non lo siete, un funerale da voi costa nu sacco e sorde e se i parenti del cliente non possono pagare, gli dite di chiamare il Comune.

Carolina:      Gennà!

Gennaro:   Il Comune sissignore! Mettendo a quei poveri disgraziati, la  pulce nell’orecchio    che il servizio sarà sicuramente scadente e che il caro estinto si rivolterà nella tomba.

Fortunato:   (alza il dito) Come osate!

Gennaro:    Come sarebbe!  Io oso.   Eccome se oso!

Fortunato:  Questo è troppo! (a Beatrice)

                     Non sono venuto qui per farmi insultare da tuo padre! Signora Carolina, mi dispiace tantissimo ma vostro marito ha messo a dura prova la mia pazienza.  Addio (si avvia verso l’uscita)  

Beatrice: (fermandolo) E io uscirò con te! (stupore di Gennaro)

                  Si! Papà uscirò con il mio amato, è un bravo giovine, ci vogliamo bene e vogliamo sposarci! (accennano a muoversi per uscire)

 Gennaro:  Ti proibisco…..

Carolina:   Beatrice aspetta!  (Beatrice e Fortunato si fermano)   Gennà tu non proibisci proprio niente! (Carolina avanza verso il centro della scena) Fortunato tiene ragione. Vedi di darti una regolata perché stai sicuro      che  finisce sicuramente male per te.

Gennaro:    Uè uè mi stai minacciando? Don Attilio voi la sentite? (Gennaro avanza verso Carolina)           E questa dovrebbe essere l’angelo del focolare!

Don Attilio: (si inserisce tra i due e con tono conciliante)

                        Figlioli, finitela non sta bene che tra marito e moglie ci siano queste incomprensioni!

Carolina:    A notte tene ‘e smanie! Se gira e s’avota dint’o lietto. A coscienza  è sporca è overo? Un peso piazzato proprio qua (si tocca lo stomaco) che non ti fa chiudere occhio.

Gennaro:     Nennè! Io dormo benissimo!

Don Attilio: Gennaro, se tua moglie ti sta rimproverando è perché evidentemente c’è qualcosa che non va!

Gennaro:    La verità è che ultimamente a mia moglie do fastidio pure se respiro! Don  Attilio, questa donna mi odia! Ma che l’aggia  fatto!

Carolina:   Mi hai fatto entrare o scuorno in casa mia, ma chi sei tu, che si permette di

                   giudicare i mestieri degli altri, addirittura il poverino si spaventa e ne vuole stare alla larga!

Gennaro:  Mò  ‘o malamente sono io! Mò te lo spiego un’altra volta.

                     ‘E tasse e i funerali,   se li paghi in ritardo,  si pagano gli interessi?

                     E pure  sui prestiti che faccio io! 

Carolina:  Gennà, ma tu hai dai dieci e ne vuoi venti.

Gennaro:   Ma io rischio di perdere a Filippo e ‘o panaro e tieni conto che ogni tanto  qualche cliente sparisce……. e Fortunato s’ingrassa…..

Fortunato:     Se i vostri soldi non li hanno già spesi………

Don Attilio: Basta così altrimenti l’ira prevale sulla ragione e vi acchiappate malamente!  Non sperate che mi metto in mezzo a voi due per dividervi perché non ci tengo proprio a prendermi qualche cazzotto!!

Carolina:    Uè vedi che ti dico, fatti un esame di coscienza e cambia atteggiamento     altrimenti……..

Gennaro:      Che fai! Chiami i carabinieri? Avresti questo coraggio?

Vuoi vedermi carcerato?

Carolina:      Peggio! Ti vorrei vedere   tisico   tisico   dentro un letto.

Don Attilio: Gesù, Sant’Anna, Giuseppe e Maria! Ma questo che cos’è la volete finire di dirvi queste cose che solo a pensarle sono brutte assai!

Gennaro:   Ma proprio io dovevo passare il guaio di sposarti! Ah, mammà santa donna, me lo diceva, chella è na bugiarda, ti fa trovare in mezzo ai guai ma io capa tosta non la stetti a sentire!

Carolina:    Ah! Questo ti ha detto tua madre? Allora sai che c’è di nuovo? Me ne vado, ti lascio solo….. cu  l’anima e mammeta!

Gennaro:      Lascia in pace mammà sai!

Beatrice:     Poveri noi! Come ci siamo ridotti. Papà tutto questo è…..scusami se te lo dico,     per la capa tosta che hai! 

Gennaro:    Lascia stare ‘a capa mia! La cosa tragica è che tua madre vuole vedermi tisico!   E questa cosa me la deve proprio chiarire! 

Carolina:   Meglio vedova  ch’ ‘a  tene’  nu marito comm’ ‘a ‘tè!

Gennaro:   Addirittura! Ma perché che marito sono!

Carolina:  Consideri la gente che lavora onestamente o vampiri o jettatori e parli proprio tu che dovresti passarti la mano sulla coscienza e starti zitto. Gennà la nostra storia finisce qua! Me vado non voglio più essere chiamata dalla gente ‘a mugliera  ‘e l’usuraio ‘a sanguetta cu ‘e   curnicielli!

Gennaro:         Accussì  ti  chiamano?

Carolina:        No!  Accussì  CI  chiamano!

Gennaro:   Carolì quanta pazienza che hai avuto con me. Perdonami per tutti i bocconi amari che hai dovuto ingoiare per  colpa mia.

Gennaro  si avvicina a Carolina e don Attilio si allontana verso la poltrona di dx

Carolina:      (prendendogli le mani nelle mani) Non posso perdonarti  se prima non mi perdoni tu a me!

Gennaro:     Ma io ti ho già perdonata in fondo che hai fatto di male se non quello di farmi credere di avere il malocchio addosso.

Carolina:     Gennà ….. io ho desiderato di  diventare vedova  primma d’ ‘o  tiempo!

Gennaro:    Se hai pensato questo la colpa è solamente mia. I tuoi sentimenti sono cambiati nei miei confronti  perché ti ho esasperata col mio comportamento da pazzo. Carolì ti supplico di non lasciarmi.

Carolina:    Solo se ritornerai a essere il Gennaro che ho conosciuto  trent’anni fa, così non   faccio più brutti pensieri.

Gennaro:     Te lo prometto! Vedrai ritornerò a essere il tuo Gegè!  Ma tu non dire più che te ne vai, come farei senza la mia Carola, lo sai che ti voglio bene! .

Fortunato:   Ma prima non avete detto di aver  passato un guaio a sposarla?

Gennaro:   Che parli a fare in mezzo! Stai al posto tuo che ti devo ancora digerire come genero.  Qualcuno ha chiesto il tuo parere? Carolina mi conosce e sa che lo penso veramente!  L’avidità e la fissazione per la jettatura mi stavano facendo perdere la mia famiglia che per me è la cosa più preziosa!

Beatrice:       (correndo verso i genitori) Papà…..

                        (e si abbracciano tutti e tre e poi Beatrice ritorna da Fortunato)

Don Attilio:  Don Gennaro…tutto è bene quel che finisce bene. Per fortuna il buon senso di vostra moglie vi ha fatto ritrovare la retta via!Gennaro va verso don Attilio

Gennaro:      Don Attilio, ( si inginocchia) datemi l’assoluzione!  Io mi pento di tutto il male che ho fatto.

Don Attilio:  (lo tira su, lo prende sottobraccio e lo accompagna da Carolina…)

                        Prima venite in chiesa e poi… se ve la meritate! (….e va verso Fortunato e Beatrice intanto Gennaro e  Carolina si siedono  al centro e Gennaro sta  a capo chino . In piedi a sx Beatrice turbata.  Fortunato la  conforta.

 (raggiunge i ragazzi) Domani ci sarà la fila davanti al confessionale!

                        (notando la tensione di Beatrice)

                        Bè perché quella faccia? Stai tranquilla tutto è risolto non vedi tuo padre!

Beatrice:    Fortunato lo pensi pure tu?

Fortunato: (vedendolo col capo chino)  Siiiii!

Beatrice:    Dici? Certo che la lezione l’ha avuta.(a don Attilio)

                     Che dite quando Fortunato gli chiederà la  mia mano, lo vedrà con gli occhi di un padre?

                         Segni di assenso tra Fortunato e don Attilio.

Fortunato:   (rassicurandola bacia la in  fronte e va verso il centro del palco seguito da                       Beatrice e don Attilio)  Signora, io andrei!

Carolina: (si alza seguita da Gennaro ) Va bene! Gennà domani Fortunato viene a mangiare   qua è vero?

          Gennaro guarda Fortunato e, rassegnato, fa cenno di si col capo.

Fortunato:   Volentieri! Però il vino lo porto io! Credetemi è un nettare di...vino!

                       Vi garantisco  che….. fa resuscitare pure i morti………

                                   I presenti  fanno gesti scaramantici.

                         S    I    P    A    R    I    O

FINE    PRIMO  ATTO

S  E  C  O  N  D  O         A  T  T  O

SCENA PRIMA

CAROLINA, GENNARO

Carolina è già in scena che sfaccenda vicino al mobile posto sulla parete sx

Carolina:  (chiama verso la parete opposta) 

Genna’ sbrigati, i ragazzi arriveranno a momenti.

Gennaro:   (entra da dx fa un paio di passi e si ferma) 

Eccomi, sono quasi pronto,

   (si abbottona la giacca)  fatto! Come sto?

Nel frattempo Carolina gli va incontro, lo raggiunge, gli fa un giro completo intorno e si ferma al suo fianco

Carolina:   Bene, ti manca tanto così (mima con le dita) per sembrare  un figurino!

Gennaro: Uè non è mai contenta sa!(e va a sedersi  sulla poltrona centrale a dx e apre il giornale)

            Suonano alla porta

SCENA SECONDA

CAROLINA, GENNARO, AMELIA

Carolina va ad aprire ma non riconosce la persona che si trova davanti e……

Carolina:   Non abbiamo bisogno di niente grazie! (e chiude la porta)

Gennaro: Ma chi era?

Carolina: I soliti  testimoni di Geova!

             Risuonano alla porta

Carolina:  Insiste! Mo’ se non la prendo a male parole non se ne va!

          Appena si apre la porta Amelia entra rapidamente e si ferma appena dopo l’uscio di fronte a Carolina…..

Amelia: ….Carolì so’ io!

Carolina:  (sorpresa) Uè, Amelia, ma come ti sei combinata! (e chiude la porta)

Amelia:  Perché?.(e fa una passerella raggiungendo il proscenio poco più avanti a dove è seduto Gennaro)Ho  deciso di dare un taglio al vecchiume!  Sto male?

Carolina:   (segue Amelia e la affianca, a dx,  quando si ferma)

Te pozzen’ accirere! Gennà guarda,  pare ringiovanita di dieci anni.

       Gennaro le rivolge appena  uno sguardo indifferente e non fa alcun  commento

 Amelia:  (che invece si aspettava qualche complimento che non arriva) 

Questo è sempre stato un orso.(si siede vicino a Gennaro)(dà dei colpetti sul giornale) I ragazzi si sono fatti sentire?

Gennaro:   (infastidito) Si!  Stamattina presto. Sbarcheranno a Capodichino alle due e mezza.

Amelia:    Come Capodichino, nun stanno ‘ncopp’ ‘a nave!

Carolina: (gira x la stanza riordinandola) 

 Si, ma la crociera finisce a Bari, da lì prenderanno l’aereo per Napoli.

Amelia:   (Dà  ancora dei colpetti sul giornale) E adesso che ore sono!

        Carolina si approssima al divano centrale accanto ad Amelia

Gennaro:  (sbuffando guarda l’orologio) Sono le tre e un quarto, saranno qui a momenti.

Carolina: Amelia, come sto! Sono emozionatissima. Beatrice è stata via due settimane,   mi sono sembrati mille anni! Non vedo l’ora di riabbracciarla.

Amelia:  (si alza e va verso sx)  Stai tranquilla, che la tua bambina presto sarà a casa. Mamma mia sto  ancora pensando a che bel matrimonio che è stato. Beatrice con quel vestito poi era ancora più bella!

Carolina: Bella assai! Pareva na’ bambulella! Madooonna! Che emozioneee, quando ha fatto l’ingresso in chiesa sotto braccio a Gennaro.

                    (emozionata siede accanto a Gennaro)

Amelia:    Io ho pianto veramente!

Gennaro:  Ti ho visto. Pure io ero emozionato .

             Suonano   alla   porta

SCENA TERZA

CAROLINA, AMELIA, DON ATTILIO, GENNARO

Carolina: Questo deve essere don Attilio. Amelia va ad aprire per piacere!

Amelia:     Subito! (e va ad aprire)

        entra don Attilio e si ferma sull’uscio di fronte ad Amelia

Amelia:     don Attilio, vi stavamo aspettando! Prego.

       Carolina si alza per raggiunge don Attilio alla porta

Don Attilio:   Buongiorno Amelia. E’ permesso!

      Carolina raggiunge don Attilio, lo prende sotto il braccio dx  e…

Carolina:   Prego don Attilio, entrate! (e insieme vanno verso Gennaro)

Contemporaneamente Amelia chiude la porta e si mette al lato sinistro del divano Nel frattempo Gennaro si è alzato e va incontro a Carolina e don Attilio

Don Attilio: (rivolgendosi a Gennaro)Buongiorno, come va, vi trovo in gran forma!

Gennaro:    Che dire, sono felice. (invita don Attilio a sedersi)Nel quartiere sono diventato l’amicone di tutti.

(don Attilio   e Gennaro e siedono)

             Intanto le due donne si posizionano dietro a Gennaro

Don Attilio: Tutti vi sono riconoscenti bravo. Avete fatto un nobile gesto a farvi dare con il loro comodo i soldi prestati senza l’aggiunta degli interessi. Addirittura ad alcune famiglie bisognose avete estinto il debito.

Amelia:   (scuotendo le guance di Gennaro con le dita) Chill’è  nu piezz’ …’e pane!

Carolina: (scuotendo le guance di Gennaro con le dita)E’ vero! Per questo gli sono rimasta accanto. Ah mannaggia è sorde.  Fanno venì ‘a vista ‘e cecate ma fanno perdere ‘a ragione.  

Gennaro:  Uè me state facenn’ ‘a faccia comm’ ‘a nu puparuole.

Amelia  va accanto a don Attilio e Carolina  accanto a Gennaro tutt’e due in piedi

Don Attilio: Non vi arrabbiate, sono gesti affettuosi.

Gennaro: Saranno pure affettuosi ma fanno male!

Don Attilio: E nel quartiere come va?

Amelia:  Sembra lui il Sindaco, chi lo saluta di qua, chi lo abbraccia di la, chi vuole  offrirgli il caffè!

Gennaro: Voi sfottete, ma io ho capito che mi rifugiavo dietro la fissazione del malocchio per darmi un alibi  all’ostilità che, giustamente, la gente provava nei miei riguardi.

Carolina: Va bene Gennaro, adesso arrivano gli sposi, nu poco di allegria ja. Guarda sta casa come si è trasformata, invece del sale e cornicielli ci sono  fiori e confetti. Gesù mio ti ringrazio!

Don Attilio: E magari la provvidenza farà riempire questa casa anche con qualche bel nipotino!

Amelia:    (euforica batte le mani senza rumore) Un nipotino, sarebbe meraviglioso! Gennà chissà se tornano in tre!

Gennaro:  Amè non essere frettella, quelli so sposati da quindici giorni come fanno a tornare in tre! A guagliona mica è ‘nu pallone che si abboffa!!

    suonano alla porta.

SCENA QUARTA

CAROLINA, BEATRICE, FORTUNATO, AMELIA, GENNARO, DON ATTILIO

Carolina: (avviandosi verso la porta) Sono loro! 

Amelia:  I coniugi!

  Carolina  apre

Entrano Beatrice e Fortunato e si fermano appena dentro l’uscio.

Carolina: La famiglia Vitale, (tuono)

Gennaro:  (si alza e fa un gesto quasi come per ripararsi dal tuono)

Mi mancava!!

Carolina:  Eccoli qua finalmente!

Beatrice:  Mammà! (baci e abbracci, poi fa un passettino verso il proscenio per permettere la stessa operazione anche a Fortunato)

Fortunato:  Buongiorno (baci e abbracci) adesso vi posso chiamare pure io mammà!

Carolina:    E si capisce, (alza il dito come se volesse lanciare uno scongiuro) altrimenti per te  saranno guai!

   Nel frattempo Beatrice ha messo la busta coi regali sul mobile vicino all’ingresso e si  avvia verso Gennaro seguita da Fortunato

Carolina, passando dietro il divano, va verso don Attilio e presolo sottobraccio vanno verso il divanetto di sx mentre Amelia si mette accanto a Gennaro al posto di don Attilio.

 

Beatrice: Papino mio bello, (bacio) come mi sei mancato  ( poi va verso Amelia)

Gennaro: (con le braccia aperte rivolto verso Fortunato) Figlio mio. (abbraccio)

Beatrice: Zietta (bacio) come stai bene vestita così e con questa pettinatura poi!

 

Amelia:    Si, ho deciso di farmi pure io l’innamorato!

Fortunato: (saluta Amelia) Brava! Era ora.            

Amelia:  (sarcastica)  E grazie! ……Carolìììì….!

Carolina: (per calmare la tensione) Amelia,  di là ho preparato da bere. Prendi il vassoio e portalo qua, i ragazzi avranno sete. Vai vai!

Amelia:     Forse è meglio! (e lancia un’occhiataccia a Fortunato)

Amelia e Gennaro vanno verso l’uscita di dx. Amelia esce e Gennaro si siede sul divano

 

Beatrice: Oh don Attilio ci siete anche voi (dà la mano con un inchino)

        Anche Fortunato dà la mano a Don Attilio

                 Poi tutti seduti

 

Gennaro: Allora; com’è andato il viaggio! Vi siete divertiti?

Fortunato: E come no! Beatrice poi è una donna meravigliosa e piena di vita.

 

Gennaro: Hai ragione, infatti da quando è partita questa casa è diventata una tomba!

 

 tutti guardano Gennaro con stupore

Gennaro:Che c’è!

Carolina: C’è che ci vuole un doppio brindisi! ( urlando )Amè arriva questo vassoio?

        

SCENA QUINTA

CAROLINA, FORTUNATO, AMELIA, GENNARO, DON ATTILIO, BEATRICE

Don Attilio: Allora, siamo tutti curiosi di sapere. Come è stata la luna di miele, vi è            piaciuto?

Fortunato: E’ stato un sogno, la crociera è stata un’esperienza bellissima. Don    Gennaro dovreste andarci con mamma Carolina, sono sicuro che vi piacerà.

Amelia:  (entra con il vassoio e comincia a servire le bibite  a Gennaro)

  Si, si! Gennaro dovresti portarci, non ci sono  mai andata in crociera!

          Poi Amelia serve le bibite a Fortunato e Beatrice

Carolina:  Amè dove ti avvii, ha detto Carolina, ti chiami Carolina tu? Che rispondi a fare e poi la crociera è per le coppie, tu sei scoppiata che vieni a fare la candela?

       Amelia serve le bibite a don Attilio e Carolina

Amelia:   (ironica)  Vogliono restare da soli! A fa’ che poi!  Prego don Attì bevete.

  (don Attilio e Carolina prendono il bicchiere)

Gennaro: (si alza) Oh! Brindiamo alla salute di questa nuova famiglia!Tutti in piedi:       (alzando il bicchiere)  Cin Cin  (ma nessuno beve perché interviene don Attilio….)

Don Attilio:    (con il bicchiere alzato e  rivolgendosi agli sposi) Prima permettetemi  due   parole. ( si schiarisce la voce) Cari figlioli,la scelta di unirvi in matrimonio vi impegna a comportarvi con rispetto, amore reciproco e soprattutto….

Gennaro:   Don Attilio, mica volete ripeterci la predica!

Don Attilio: Per carità! Non è una predica stavo solo consigliandoli per il futuro.

Fortunato: Grazie per l’interessamento, ma non penso che io e Beatrice avremo delle incomprensioni, c’è troppa intesa tra noi due da poter creare degli screzi!                    Cin  Cin Tutti bevono.  Amelia ritira i bicchieri da Carolina e  don Attilio poi ritira quelli di Beatrice e Fortunato e…………

Amelia: Beatrì, che mi hai portato dal viaggio!

Beatrice: Niente di importante, (e va a  prendere la borsa dei regali)

Mentre Beatrice va a prendere i regali, Amelia ritira il bicchiere di Gennaro e passa il vassoio a qualcuno dietro le quinte a dx e si ferma accanto a Gennaro dove viene raggiunta da Beatrice che…giusto un pensierino. Ecco questo è per te!

Amelia: Un bracciale, che bello!

             Beatrice, seguita da Amelia, vanno verso Carolina.

Passando davanti a Fortunato lo stesso chiama Beatrice per farsi dare il pacchetto, Beatrice raggiunge Carolina e consegna i regali….

Beatrice: Questo invece e per mammà!

Carolina: Che cos’è (apre il pacchetto) Eeee! Che sciccheria una collana!

Beatrice: Don Attilio, abbiamo pensato pure a voi. Questa la aggiungete alla vostra collezione.

Don Attilio: Oh, un’acquasantiera! Ben gentili!

 Nel frattempo Fortunato si è alzato e ha raggiunto don Gennaro

Fortunato:  E questo invece e per voi. (porge un pacchetto a Gennaro)

Gennaro:    Per me? Grazie!

Fortunato: Quando l’abbiamo visto abbiamo detto che era proprio il souvenir azzeccato per voi!

Carolina:  Aprilo Gennà! Vediamo cos’è!

Gennaro: (emozionato scarta il pacchetto) Ma guarda questi che hanno portato!

Don Attilio: Che cos’è,  non riesco a capire!

Gennaro: E’ na cascettella!

Don Attilio: Una tabacchiera?

Gennaro: No, na cascettella e muort’ e dentro ci sta pure l’ospite!  Ci provi a farmi familiarizzare eh, ma  perdi tempo!

Fortunato: Hai visto mai!

Nel frattempo Beatrice e Carolina vanno, la prima a sedersi nel divano centrale a sx, e Carolina raggiunge Gennaro

Gennaro: Insisti eh! Ma tu lo sai che fino a un mese fa un regalo così sarebbe tornato al mittente proprio in mezzo alla fronte?

Fortunato: Lo so! Ma oggi è tutta un’altra musica!

Carolina: Si capisce! Gennà, guarda ‘a guagliona com’è felice!

           Fortunato va a sedersi accanto a Beatrice

Gennaro: (a Carolina) Tiene gli occhi tuoi di quando ti ho conosciuto.

Carolina: (lusingata) Perché che occhi avevo!

Gennaro:   Carolì ma stai pazzianno? (senza farsi vedere da Don Attilio)

Tu tenevi due fanali che brillavano pure quando c’era il sole!

Carolina:  Gennà!

Don Attilio: Oh! Queste sono le famiglie che voglio vedere! Un marito che ancora oggi fa dei bei complimenti alla sua amata facendola sentire ancora una sposina.

Amelia: Non sei un po’ troppo stagionata, per essere ancora una sposina?

Carolina: Schiatta!

Amelia:  Dopo di te!

Gennaro:  Allora è normale che più passano gli anni e più non posso fare a meno di Carolina?

Don Attilio: E’ certo che è normale!

Gennaro: (avanza verso il centro del proscenio e chiama)  Fortunato!

Fortunato: (si alza e lo raggiunge) Dite don Gennà

Gennaro:    Non mi voglio far sentire da Carolina! (poi fa un cenno a don Attilio)

 Don Attì venite pure voi che mi serve un testimone!

Don Attilio: (li raggiunge) Ma siete proprio fissato! Ma testimone di che?

Gennaro:  Di aver avvisato mio genero, che se quando sarò passato a miglior vita…  vengo a sapere che  Beatrice non è felice…. Io gli vado in sogno e gli tiro i piedi. Non so se rendo l’idea!

Carolina:  Gennà a chi tiri i piedi?

Fortunato: Niente, niente vostro marito sta scherzando!

Gennaro: Uomo avvisato mezzo salvato! …. ( Fortunato si asciuga la fronte )

Don Attilio: Ma perché non gli date la vostra ricetta su come far durare un matrimonio!

Gennaro: Il segreto del matrimonio sta nell’ultimo ingrediente!…Non si deve mai smettere di ridere insieme alla propria moglie e soprattutto i suoi consigli non devono essere fraintesi come delle critiche. Ecco che l’uomo così facendo non può che trarre dei miglioramenti, miglioramenti che poi….

Don Attilio: Don Gennaro, mi volete rubare il mestiere?

Gennaro: No, mai! Lo specialista delle prediche siete voi. Quando in chiesa attaccate con l’omelia mi faccio certe dormite! (risata) Non vi arrabbiate don Attilio, sto scherzando!

Don Attilio: Voglio proprio sperare!

   Suonano alla porta. Ognuno ritorna al posto dov’era

SCENA SESTA

CAROLINA, FORTUNATO, AMELIA, GENNARO, DON ATTILIO, BEATRICE, DON ANTONIO

Carolina: (va ad aprire) Chi sarà, non aspettiamo nessuno!

(apre e don Antonio entra appena dopo l’uscio dove si ferma)Don Antonio?  Come mai  sta visita?

Don Antonio: Scusate se vi disturbo! So’ che sono arrivati i ragazzi, volevo dargli il bentornato!

Carolina:    Certamente, entrate!

   si avviano verso Gennaro dove arrivano e restano in piedi

Gennaro:   Uè, don Antonio, che sorpresa. A che dobbiamo questa visita!

Don Antonio: Buongiorno a tutti!

Fortunato:  A tutti?  Mi aspettavo che diceste meno che a uno!

Don Antonio: Fortunato, non sembrate nemmeno voi. State bene con quella camicia colorata!

Carolina: Sedete, non state in piedi. (lo invita a sedersi a sx)

    don Antonio e Gennaro si siedono, imitati da don Attilio e Amelia, Carolina invece resta in piedi accanto a don Antonio

Don Antonio: Grazie! (sedendosi si rivolge agli sposi) Ecco, sono qui perché ho saputo che eravate tornati.

 

Fortunato:   E come mai tutto questo interessamento. L’ultima volta che ci siamo visti     ci siamo lasciati un po’ freddini!

Don Antonio: E’ vero, l’ultima volta che ci siamo visti avevo voglia di spaccarvi la faccia!

Carolina:    Don Antò, che dite, questa giornata l’abbiamo iniziata bene, vedete di non intossicarla!

Don Antonio: State tranquilla,

Don Attilio: Molto bene. E allora, dicci, non tenerci ancora sulle spine!

           Don Antonio: Non sono venuto con intenzioni malevoli, al contrario! (si alza  tira fuori una pistola con la destra e gliela mostra a Fortunato)La vedi questa?

     Beatrice, spaventata, salta in piedi e corre verso don Attilio seguita da Carolina e  Gennaro che nel frattempo si è alzato)

   Tutti gli altri hanno un sussulto ma restano impietriti dalla sorpresa

Fortunato: (rimane seduto rannicchiandosi istintivamente) E’ carica?

Don Antonio: Certo che è carica, che faccio teng’ ‘a pistola scarica!

Gennaro: Don Antò, può essere pericoloso, ma che volete fare!

Beatrice: Non sparate vi prego, non voglio diventare vedova!

Carolina: Don Antò ma ‘e currente v’hanno lesionat’ ‘e cervelle. Pusate sta’ pistola sennò chiamo e carabbiniere e vi faccio arrestare!  

Don Attilio: Figlio mio, non fare pazzie, torna in senno!

Solo Amelia si alza, anzi si avvicina a don Antonio, lo accarezza in testa con la sinistra e..…., si fa disarmare.  Fortunato non sentendosi più minacciato si rilassa un pò.Beatrice si siede vicino a Fortunato

Amelia: Non vi allarmate, Antonio non vuole far del male a nessuno.(lo accarezza ancora) Si sente in colpa….. Lasciatelo parlare!

 

Gennaro: (sorpreso dall’atteggiamento amorevole di Amelia)  Amelia! Bè, che storia è questa! Carolì sai niente?

 

Carolina:  (ha le mani in faccia, meravigliata)  No!  ……Scendo dalle nuvole!

 

Beatrice:  (un sospetto misto a speranza le suggerisce....) Zietta, non mi dire, fra te e don Antonio c’è qualcosa?

 

Amelia: Beh….. c’è sempre stata una simpatia. Lui in passato mi ha corteggiato ma all’epoca ero troppo giovane e  ambiziosa non volevo per marito un macellaio, aspiravo a che so…. un avvocato, ma anche un notaio andava bene…Lo sai uno altolocato!

 

Carolina: E’ arrivata……. Amè tu a quinta elementare tieni! L’avvocato, o notaio, venevano addu te!

 

Amelia:  Che c’entra! Quando c’è l’amore… E poi lo sai io sono una passionale…..

 

Carolina: E quando finiva ‘a passione, che ci accocchiavi  all’altolocato! Ci hai fatto  perdere la fortuna di avere nu macellaio in famiglia. Ah mannaggia ‘a capa toja!

Don Antonio: (ironico) Donna Carolina, l’ho sempre intuito il vostro disinteresse per le cose materiali!

Carolina: Ma che avete capito don Antò, io mi riferivo a na sicurezza sulla qualità…

Gennaro: Amelia da quanto tempo va avanti sta storia!

Amelia:    (fiera) Da un anno! Ci vediamo i giorni pari a casa mia… di notte.

Don Attilio: (si alza) Dormite nello stesso letto senza aver ricevuto i sacramenti?

Eh, eh non  va bene .(poi rivolgendosi a Don Antonio) adesso capisco perché vedevate Belzebù…. voi vivete nel peccato! Domani mattina vi voglio vedere a tutti e due in chiesa al confessionale!

Don Antonio: Amico mio siamo nel ventesimo secolo e voi mi parlate ancora…..

Don Attilio:   (interrompendolo col dito puntato) I valori non si dovrebbero perdere mai. Io sono della vecchia guardia. I giovani ci osservano, che esempio date ai giovani, vergogna! Don Gennaro, ma voi non dite niente! Ma ci pensate, quando tutto è silenzio questo fa come i sorci, col favore delle tenebre si intrufola  aumma aumma nel letto di vostra sorella! 

Carolina:   (ridendo) Amè, tieni nu  sorice dinto ‘o liette! E che fa? te guarda accussì

    (mima il topo che si pulisce il muso e i baffi)

Amelia:   Maronna che schifo!

Fortunato: Ma insomma! Questo mi ha puntato un’arma in mano e voi pensate o  sorice dinto ‘o liette! Ma chiamate i carabinieri!

Don Antonio: Aspettate un momento, sono subito a voi! Amè la pistola!

Amelia: Certamente!  (gli ridà la pistola)

Don Antonio: (mostra  di nuovo la pistola a Fortunato) La vedi questa! (di nuovo tutti si agitano Beatrice corre verso il gruppo)

Fortunato:  (rannicchiandosi nuovamente)Un’altra volta, ma che volete con quest’arma che ogni due e tre mi puntate addosso!

Carolina: Ma che hai fatto,  gli hai dato la pistola,  ma allora ‘a capa non ti aiuta.

Amelia:    (li rassicura) Non vi allarmate, lasciatelo parlare!

Don Antonio: (don Antonio si siede vicino a Fortunato)Fortunato, io mi devo sfogare………. (Tutti hanno un sussulto)Io vi devo confessare che vi ritenevo la causa della mia malattia e vi volevo sparare proprio con questa pistola e poi mi sarei tirato un colpo in testa pure io! Fortunato, io vi chiedo umilmente perdono!

 Fortunato si rilassa ma rimane seduto. Gli altri  restano immobili, in piedi, perché è  ancora armato

Fortunato:      Vi dispiace (sposta la canna della pistola) Insolito modo di chiedere perdono! Ma perdono, di che!

Don Antonio: Per avervi accusato ingiustamente, addirittura stavo commettendo un    assassinio.

Carolina:   Quindi, Fortunato con le vostre scariche non ci azzecca niente!

Don Antonio: Niente di niente. E’ stata la provvidenza  che mi ha aiutato. Io ero già con un piede nella fossa quando sono collassato a terra. I medici mi hanno preso giusto in tempo da morte sicura!

Amelia:      Per i capelli è stato preso!

Carolina:   Amè addò e vire e capille! E’ stato fortunato!

Don Antonio: Proprio così è stato Fortunato!

Fortunato: Ma chi io?

Carolina:  No! Dicevo fortunato, con la effe minuscola, no Fortunato tu!

Don Antonio: No, No, Furtunato con la effe maiuscola! Io vi ritenevo uno jettatore, convinto che il mio malore era stato un anatema lanciato da voi capite!

Beatrice:    Quindi siete stato fortunato, grazie a Fortunato che v’ ‘a fatto venì ‘o tocco, che vi ha fatto scoprire che eravate più di là che di qua!

Don Antonio: Esattamente!

Fortunato:    E adesso che volete da me, qualche altra grazia?

Don Antonio: Ma vi rendete conto della gravità della cosa, io vi stavo scavando la fossa. Fortunato la grazia che vi imploro è il perdono.

Fortunato: Non lo so! Ma che scherziamo! Quello che volevate fare è gravissimo. Don  Antò, se ho capito bene, sono vivo per miracolo!

Don Attilio: Le vie del Signore sono infinite!

      le donne si fanno il segno della croce e in coro dicono AMEN!

Gennaro: Va bè  Fortunato, ja assolvilo è nu  povero disgraziato!

Don Attilio: Questo se permettete è compito mio!

Fortunato: Ma, per curiosità, se sparavate, da  quanto sarei defunto?

Don Antonio: Da quindici giorni, volevo farvi un buco in fronte il giorno delle vostre nozze, proprio sull’altare!

Fortunato si asciuga la fronte

Carolina: Ma prima o dopo il si!

Don Antonio: Dopo!

Carolina: Mamma mia don Antò che cattiveria! Ci avrebbe rovinato la festa

Fortunato: (tremante)  Grazie per la solidarietà, sono commosso!

Carolina: Figurati!

Beatrice: Madonna mammà! Potevo tenere il marito con un buco in testa e tu che vai a pensare?

Gennaro: Ha ragione mammà! Don Antonio avrebbe rovinato una bella festa!

Fortunato: Scusate eh! Se il signore qua togliendomi dalla faccia della terra vi avrebbe scombussolato il giorno delle  MIE nozze.

Amelia:  Vi prego, perdonatelo.. io lo conosco questo è capace di tirarsi un colpo qua davanti a tutti.

 

Carolina: No, per carità a me il sangue fa impressione! Don Antò per quanto mi riguarda io vi perdono seduta stante, per fortuna quello che volevate fare, ringraziando Dio, non l’avete fatto e come direbbe Fortunato mettiamo una lapide …ehm.. volevo dire pietra sopra! Ma con Amelia invece state in difetto altro che suricillo  voi siete nu mandrillo che si è fatte o cunt’ e ammasciata. Questa è una famiglia che ci tiene a certi valori morali  perciò mò riparate e ve la sposate  è giusto Gennà?

 

Don Antonio:  (si punta l’arma alla tempia, tutti preoccupati)

Prima voglio sentire Fortunato e Beatrice. Poi agirò di conseguenza!

       Quando si punta la pistola alla tempia Beatrice raggiunge Fortunato, si siede accanto a lui.  e lo conforta

Don Attilio:  Ragazzi, riflettete bene la vita di quest’uomo è nelle vostre mani!  

Amelia: Tonino mio pensa a me! Nun sparà!

Fortunato: (bisbiglia nell’orecchio di Beatrice, poi rivolgendosi a don Antonio) Siete veramente pentito?

Don Antonio: Più di così non saprei dimostrarlo!   Fortunato e Beatrice  si alzano , con una lieve torsione si gira dietro …..

Fortunato: Datemi la pistola (allunga la mano verso don Antonio) non vorrei che sotto l’impulso di qualche  scarica partisse un colpo accidentalmente!

Don Antonio: Mi posso fidare? Non è che il vostro scopo è soltanto quello di disarmarmi?

un lungo sguardo fra i due e don Antonio gli dà la pistola poi Fortunato seguito da Beatrice fa  un passo in avanti

 Fortunato: Quello che volevate farmi è  peccato mortale! Vero   Don Attilio? Cosa ci   insegna il quinto comandamento!

Don Attilio: Beh! Lo sanno pure i bambini (guarda Carolina)

Carolina: (fiera)  Quinto, non rubare!

Don Attilio:   Cheee! Don Gennaro almeno voi..

Gennaro: (a Carolina) Ignorante..Santifica le feste!

Don Attilio: Madonna benedetta..ma state proprio inguaiati! NON UCCIDERE, questo dice il quinto comandamento!

           Nel frattempo don Antonio seguito da Amelia  affianca Fortunato

Fortunato:  Giusto! Per fortuna grazie alla scienza l’ho scampata in tempo, ma grazie soprattutto alla Divina Provvidenza che ci ha miracolati non facendovi premere il grilletto.

Don Antonio: Siete scampato da morte sicura.

Fortunato:  E pure voi. Se non sbaglio dopo di me sarebbe toccato a voi un colpo in testa!

Carolina:   Na strage!

Don Antonio: Non ne parliamo più! Perdonatemi e basta.

Fortunato: Certo che vi perdono! Nel frattempo Gennaro si posiziona in mezzo ai due…………

Gennaro:   E allora stringetevi la mano! (si stringono la mano) Noi come parenti della scampata vedovanza di nostra figlia vi diamo l’assoluzione per… 

Don Attilio: (avanza verso Fortunato) A chiii! Voi non sapete nemmeno le basi del catechismo assolvete, che assolvete (Poi giunto davanti a Fortunato)Date a me, questa la prendo io! (toglie la pistola da mano a Fortunato la mette in tasca e torna al suo posto)

Don Antonio:   Si padre! Prendetela voi e fatela sparire dalla mia vista.

Amelia prende sottobraccio Tonino e lo porta al centro della scena

Don Attilio, Beatrice e Fortunato tornano vanno a collocarsi a sx

Carolina e Gennaro si portano verso dx

Amelia:  Tonino, vogliamo completare la felicità di questo momento? Se sei d’accordo, vorrei vivere il nostro amore alla luce del sole. Che dici ti va?

Don Antonio:  Con tutti i Sacramenti, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia.

Carolina:   Oddio nelle  gioie non so  ma nelle malattie già siete sulla buona strada eh!

Amelia:   Perché?

Carolina: Tieni o sposo già mezzo andato!

Don Antonio:  Signora Carolina, mi sento ancora in forza per ammogliarmi. (ha una scarica)

Carolina:  E che matrimonio elettrizzante! Speriamo che questa corrente serve a qualcosa!

Amelia:  I medici sono convinti di si! E poi in certi momenti queste scosse…....

Don Antonio:  facimme scintille…….!

Gennaro:  Uè! E allora?

Don Antonio: Scusate, ci siamo lasciati trasportare dal …..sentimento………!

Amelia: (rivolgendosi a don Antonio) Allora che mi rispondi, vogliamo ufficializzare?

Don Antonio:  Zu… zu…  zuppulella mia, è un onore per me averti al mio fianco! Don Gennaro vi chiedo ufficialmente la mano di vostra sorella me la concedete?

Carolina: Gennà di, di  si! ‘A zuppulella  è già lievitata e si nun ‘a frive subbete s’ammoscia!  

Amelia: Si! Sono innamorata cotta. Gennà dammi la tua benedizione.

Gennaro: Assolutamente!

Carolina: Assolutamente si o assolutamente no!

Gennaro:    E’ ovvio, assolutamente….. (Amelia e Don Antonio stanno in apprensione)

 SI!

 applausi e risate gioiose.  Tutti attorniano la coppia come per fare i complimenti

Suonano alla porta Carolina va ad aprire e tutti si siedono

                   

SCENA SETTIMA

CAROLINA, FORTUNATO, AMELIA, GENNARO, DON ATTILIO, BEATRICE,

MEZA FACCIA, DON ANTONIO

Carolina apre la porta ed entra meza faccia che si ferma appena dentro l’uscio e aspetta che Carolina chiuda la porta e prenda la borsetta

Carolina:  Uè! Sei tu!

Meza faccia: Scusa signò! Io aspetta ancora la moneta (segno con le dita) che voi signò avete promesso a me. Io non  più visto signora, perciò sono venuta qua! Porto disturbo?(Intanto avanzano verso Gennaro)

Carolina:  Hai ragione!Io ti volevo venire a trovare, ma i preparativi del matrimonio non mi hanno dato respiro. Vieni che subito ti servo! Ho saputo dell’incidente, adesso come stai? Sono arrivate  vicino a Gennaro

Meza faccia: E come stare!  Io per fare piacere a voi.. ho finita  in ospedale e mò sò pure meza  zoppa!

Gennaro: Carolina c’è qualche problema? Che vuole meza faccia?

Carolina: (mentre fruga nella borsetta) No Gennà, va tutto bene, le avevo promesso una regalia se mi faceva una commissione! Mannaggia qui non li ho.

Gennaro:  (si alza) Qualche spicciolo ce l’ho io quanto ti serve?

Meza faccia:   Signò, mica  spicciolo? Chelle erano cinquantamila lire!

Gennaro:   Quante?

Carolina: (facendo segno a meza faccia) No Gennà quella scherza!

(rivolgendosi a meza faccia) Non ti preoccupare, li ho lasciati sul comò. Aspetta un momento che vado a prenderli.

Meza faccia: Al vostro buon cuore signò!(mostra la gamba)

Carolina: (facendo segno di non farsi sentire da Gennaro) Si. Si! Aspetta qua. (esce a dx)

       Gennaro si siede Meza faccia avendo visto don Attilio attraversa tutta la scena e si mette accanto a lui

Meza faccia:  Salute a voi! Don Attilio, tu qui a benedire a questa bella gente!

Don Attilio: In sacrestia è tutto a posto?

Meza faccia: Si capisce! Ifigenia fa cose per bene, mica per male!

Gennaro: Ma come parla questa mi sembra la pubblicità della Locatelli!

Meza faccia: Ringrazia che io avere rispetto per tua mugliera se no io cecare tuoi occhi con cazzottone!

     Poiché meza faccia accenna un’aggressione  don Attilio si alza e li tiene separati

Gennaro: (si alza) Uè, come ti permetti! Ma tu oltre a essere meza faccia e meza zoppa fusse pure meza scema?

Meza faccia: E’ cà che tu sbaglia. Io no scema!

Don Attilio: Don Gennaro piano con le offese. Amore reciproco ci vuole, portiamo rispetto per questa nostra sorella che è in territorio straniero! Siamo o non siamo tutte creature di Dio.

Gennaro: Certo che si! Pure mia moglie lo dice sempre quando voglio scamazzare qualche scarafone! No Gennà non lo fare che pure lui è una creatura di Dio!  (si siede)

Meza faccia: Io no arrabbiare con te, tu essere maccarone, ma  Ifigenia furba non casca! Voi rimanere quelli che sempre stati. Nu miez’ pazz’, nu schiatta muort’ e nu pover’ fesso che crede in malocchio! 

Carolina:   Ecco qua! Prendi questi e statte ‘bbona.

(sventola i soldi e si avvia verso l’uscita aspettandola a metà percorso)

      Meza faccia si avvia verso Carolina passando dietro il divano

Meza faccia:  Grazie assai signò. (a tutti) Salute e bene!   (avvicinandosi a Gennaro)

   Ricorda quello che già detto a te. Chi dice che volere bene te, dice bugia!

                           (prende la piccola bara facendola dondolare)

                           La verità è che volere male te.

                           (mentre si allontana scoppia in una risata diabolica, agguanta i soldi ed esce continuando a ridere lasciando tutti pietrificati)

Gennaro:       (spaventato a morte)CARULìììììììì!

                        (tutti si precipitano a soccorrere Gennaro)

F I N E