Scritto apposta per me

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Scritto apposta per me

SCRITTO APPOSTA PER ME

Commedia in un atto

di ALDO NICOLAJ

                                   

PERSONAGGI

GIULIA

VOCI VARIE

Commedia formattata da


Monolocale con angolo-cucina, soppalco con letto, salottino. Vicino alla cucina la porta del bagno, al centro una finestra, dall’altro lato l’ingresso. L’ambiente dapprima impersonale ma piacevole, diventerà poco a poco oppressivo e cupo, grosse macchie appariranno sulla tappezzeria alterando l’atmosfera dell’ambiente. Un paio di valigie sono spalancate per terra, qualche vestito buttato su una poltrona, giornali e riviste ovunque. C’è solo una piccola luce accesa sul comodino. Giulia sta dormendo. È sui 35 anni, carina, ansiosa e nevrotica. Suono prolungato del telefono.

Giulia                            -  (svegliandosi cerca il telefono che non trova e che continua a suonare. Quasicadendo dal letto, riesce ad afferrare la cornetta) Pronto, chi è?

Voce                             -  (di uomo giovane) Svegliati, vestiti e corri. Woody Allen è a Roma e ti vuole vedere.

Giulia                            -  Woody Allen? Vuole vedere me?

Voce                             -  Gli ho fatto vedere le tue foto. Ti ho proposto per una parte nel suo film...

Giulia                            -  ... una parte!?! Per me?!?

Voce                             -  Tra venti minuti citofono. Scendi di corsa, ti accompagno a fare il provino.

Giulia                            -  Il provino ce l’ho alle tre.

Voce                             -  Quello di Woody Allen è all’una. Fatti carina, capito?

Giulia                            -  Ma tu chi sei?

Voce                             -  Come, chi sono?!? Sono Roberto. Vieni a letto con me da tre mesi e non miriconosci?

Giulia                            -  A letto con te? Io?

Voce                             -  Non sei Clara?

Giulia                            -  No.     

Voce                             -  Ho sbagliato numero?

Giulia                            -  No, ma Clara è in Austria, dal padre che sta male. Nell’appartamento ci alterniamo io e lei... (dall’altra parte hanno messo già ed il telefono dà il suono di libero) Maleducato! Mi ha anche svegliata. Si telefona a quest’ora? (guarda l’orologio) Mezzogiorno meno dieci? Pensavo fosse l’alba. (sbadiglia, alza gli avvolgibili ed al gatto) Buongiorno, Orazio, ora ti do il latte. (scende la scala in camicia da notte, apre il frigo, prende il cartone del latte, ne versa un po’ nel piattino per il gatto e va in bagno da dove ritorna spazzolandosi i denti. Al gatto) Sai che mi sfottono tutti perché ti porto con me? "Viaggi col gatto?" mi dicono... Che gliene frega se viaggio col gatto? Mica domando loro perché viaggiano con l’amico o con la nonna! Un gatto tiene compagnia. (rientra in bagno. Ha acceso la radio. Si sentono le note di una canzonetta. Poi lo scarico del bagno. Rientra asciugandosi il viso e spegne di nuovo la radiolina) Papà starà andando a prendere i bambini a scuola. Speriamo non porti loro il cioccolato, che fa venire i vermi e toglie l’appetito. (guarda le riviste sparse per terra e le ammucchia con le altre) E Clara che si perde il provino con Woody Allen. Bella stronza. Ammesso che non sia una balla... Chi sarà poi questo Roberto? Il suo agente. E ci va a letto. Ma già, va a letto con tutti. È che per fare il cinema bisogna essere un po’ puttane. (su un tavolo c’è una grande busta e aprendola) Gentili a farmi trovare il copione in portineria. (legge il biglietto attaccato al copione) "Cara Giulia Sottana Corta, il regista, Giorgio Buco la prega di preparare la scena a pagina 38. La sua parte è quella di Elsa. Grazie". (sfoglia il copione per trovare la pagina) “Non si avvicini a me, Massimo. Prima di farlo deve buttare la sua tonaca alle ortiche...” Allora Massimo è un prete. Vediamo la descrizione dei personaggi. (legge) "Massimo molto bello, sulla trentina, è un prete che sta attraversando profonde crisi spirituali". Ho capito: cerca di risolverle venendo a letto con me. Ed Elsa come dovrebbe essere? (legge) "Elsa è impulsiva, provocante e sensuale". Capito, un po’ puttana. Possibile che debbano sempre darmi ruoli da puttana? (sfoglia il copione) Una partona, però. Magari scegliessero me. Bisogna vedere in quante saremo a fare il provino. Solo Renata può saperlo. Renata sa sempre tutto di tutti. (fa un numero) Pronto, Renata? Sono Giulia Sottana Corta. Sono qui per un provino. Giorgio Buco che fa una commedia americana con la Piersanti. Ah, lo sapevi?!? In quante saremo a fare il provino?

Renata                           -  Otto, Giulia. Ma Giorgio Buco ha già scelto ed i provini non li farà.

Giulia                            -  Come non li farà? Allora cosa sarei venuta a fare?

Renata                           -  Prende un’attrice che non è di Roma, me lo ha detto Giorgio Villani che farà ilprete.

Giulia                            -  Il prete lo fa Giorgio Villani? Ma ha cinquant’anni. Il personaggio dovrebbe avernetrenta.

Renata                           -  La Piersanti la scorsa stagione gli ha fatto fare Osvaldo ne "Gli spettri". E lo spettacolo è stato in testa agli incassi. Scusa ma ho il taxi al portone. Ciao, richiamami. (riattacca)      

Giulia                            -  Non le va di parlare, la stronza, e dice che ha il taxi al portone. Se Giorgio Buco ha scelto un’attrice che non è di Roma, quella potrei essere io. Perché, allora, mi avrebbe fatto trovare il copione? Renata, carogna com’è, quando può smontare qualcuno è felice... Dio mio, fai che Giorgio Buco scelga me. Dio, fammela questa grazia, ti prego. Non ti chiedo mai niente, accontentami. Ti prego. Ci conto. Grazie. Già finito il latte, Orazio? Ne vuoi un altro po’? Eccoti accontentato. (versa dell’altro latte nel piattino, poi legge la parte sul copione) "Non si avvicini a me, Massimo. Prima di farlo deve buttare la sua tonaca alle ortiche". Forse dovrei usare un tono più provocatorio. "Non si avvicini a me, Massimo. Prima di farlo deve buttare la sua tonaca alle ortiche". O con sarcasmo, quasi sfottendolo: "Non si avvicini a me, Massimo. Prima di farlo deve buttare la sua tonaca alle ortiche". Potrei anche farla estraniata. No, che c’entra? Adoro Brecht, ma qui non è il caso. Questo è un dramma psicologico. Certo che se Valerio Pusillati mi avesse scritto il monologo che mi aveva promesso, sarei in tournée chissà dove. Claudio è scritturato, io libera come il vento avrei potuto farmi un po’ di piazze con un paio di tecnici e l’amministratore. Mariuccio sarebbe venuto al volo. A Claudio non piace perché è frocio, ma è di una simpatia. E, poi, con lui non corro rischi. "Non si avvicini a me, la prego, Massimo. Prima di farlo..." ...ma la butta questa tonaca o no? (sfoglia il copione) Ecco l’ultima battuta "O di Dio o di nessuno!" Bello stronzo! Non la butta. I preti cattolici non possono sposarsi perché il Papa non vuole. Si sposano quelli protestanti, quelli ortodossi, quelli ebrei... "Non si avvicini a me, Massimo caro. Prima di farlo..." Voglio ottocentomila al giorno, prove comprese, altrimenti il contratto non lo firmo. Troppo? Bisogna sentire da Paola che aria tira. (fa un numero al telefono) “Paola, sono Giulia. Sono qui per un provino con Giorgio Buco, che fa una commedia americana con la Piersanti... m hanno fatto trovare a casa il copione, pensa che carini... Siccome si tratta di una compagnia di giro, piuttosto importante, quanto chiedo? Ottocento mila al giorno? Visto che questa volta non si tratta di cooperative che vanno avanti a cambiali aspettando le sovvenzioni che non arrivano mai... E con quello che costa la vita. Ieri sera una fettina e due foglie d’insalata, una mela, minerale, decaffeinato, settantatremila lire... Senza parlare del prezzo degli alberghi... Io, poi, vado solo in quelli almeno a quattro stelle o non faccio tournées... Ne prende settecento pulite Claudio che nel Coriolano ha solo tre scene...

Paola                             -  Ieri era la prima. Com’è andata?

Giulia                            -  Non lo so, non mi ha chiamata per non svegliarmi. A quest’ora dorme, avrannofatto tardi. È così tenero e pieno di premure...

Paola                             -  Lo so, me lo dice anche la Pinocchi...

Giulia                            -  Ah! Non so in che albergo sia. Lui era in casa di amici, poi è arrivato all’improvviso il figlio, cacciato dal collegio per una storia col suo boy-friend. Appena so qualcosa ti chiamo. Tu cosa stai facendo?

Paola                             -  Sette puntate in televisione.

Giulia                            -  Beata te. Allora se chiedo ottocento non esagero? Grazie. Appena posso ci vediamo. Ciao, bella. (riattacca) Sette puntate in televisione. Io mai. Io né cinema, né televisione... Per forza, sono un’attrice vera, un’attrice di prosa. Il caffè...ancora non ho preso il caffè. Se non prendo il caffè, non connetto. (prepara la macchinetta, la mette sul fornellino, poi dispone su un vassoietto piattino, tazza, cucchiaino, il barattolo dello zucchero, ma si accorge che è vuoto) Vuoto, (cerca nell’armadietto altro zucchero) Clara è stronza. Non c’è più zucchero. L’ultima volta ne ho comprato chili. Se lo finisci, ricompralo. Il caffè senza zucchero mi fa vomitare. “Si allontani subito da me, Massimo. Prima butti la sua tonaca alle ortiche!” Se quel pallone gonfiato di Valerio Pusillati mi avesse scritto il monologo, come m’aveva promesso, dopo tutte le storie che mi aveva fatto: “Cara amica, un monologo non è un golfino, per scriverlo ci vuole l’ispirazione...” Possibile non gli sia venuta in un anno? “Si allontani da me, Massimo...” Ad una scena d’amore tra una donna ed un prete, il pubblico non resiste. Ma con un Massimo come Giorgio Villani, di cinquanta e più anni... Ad ogni modo, un fior di parte ed io vengo fuori bene... In una compagnia di giro come quella della Piersanti, se tutto va bene, divento anch’io una big. Così, la prossima stagione posso girare tranquilla l’Italia con il monologo di Pusillati. E se non me lo scrive, lo chiedo ad uno più importante di lui... (cerca nella valigia) Possibile che non mi sia portata il vestito verde? Era quello giusto per il provino. Se non me lo sono portato che cavolo mi metto? Eppure l’avevo piegato per metterlo in valigia... È stato quando è caduta Rossella e mi sono spaventata... Vedendola tutta sporca di sangue ho chiamato il Pronto Soccorso, che si è tanto arrabbiato perché Rossella perdeva solo sangue dal naso... Meglio così, no? E devo aver lasciato il vestito sulla sedia. "Giù le mani, Massimo. Prima deve buttare la tonaca alle ortiche". Poi cosa dico? (consulta il copione) "Mi ama? Allora deve fare qualche sacrificio per me". Ecco quello che avrei dovuto dire io a Claudio, quando l’ho pregato di farmi scritturare nel Coriolano al posto della Pinocchi. "Mi ami, Claudio? Allora devi fare qualche sacrificio per me". Claudio non ha mosso un dito e se ne è andato in tournée con quella puttana della Pinocchi, che va a dire in giro che Claudio è tenero e pieno di premure. Allora sono andati a letto. Garantito al limone. Capisci, gatto? Io sono qui a tormentarmi ed, intanto, lui sta facendo pratica sessuale con la Pinocchi, dimenticando che ha moglie, bambini e responsabilità familiari. Con una che si è portata a letto il cinquanta per cento degli attori italiani. Non è riuscita con l’altro cinquanta per cento perché è omosessuale. Claudio è padre di famiglia, proprio di lui hai bisogno? La colpa è anche di Claudio, che è superficiale, non so dire di no, si lascia manovrare dalle donne. Colpa di sua madre. (rifà il verso alla madre) “Con Claudio sono stata dolcissima. Gli ho sempre perdonato tutto, non riuscivo a prendere sonno se lui non era rientrato...” Una madre pappamolle, ecco cos’è mia suocera. Se quella vacca della Pinocchi mi capita a tiro... Oh, Dio, il caffè... (corre al fornello) Non è uscito, come mai? Non avevo acceso il gas. (traffica per accenderlo) Come mai non si accende? Che sia finito il gas? Ma qui non c’è bombola, è gas normale... Allora c’è sciopero. Ogni giorno uno sciopero nuovo... O è chiusa la chiavetta centrale... Quella stronza di Clara, doveva proprio chiudere la chiavetta? Che pericolo c’era? Io questa chiavetta non la troverò mai. Dove diavolo può essere? Eccola qui. Oh, finalmente. (aperta la chiavetta accende il gas) Cosa fai Orazio, lì sotto il mobiletto? Cosa stai guardando? Un topo? Hai visto un topo? Se c’è un topo, svengo, batto la testa e muoio dissanguata... Acchiappalo, Orazio, ma non farmelo vedere. Queste vecchie case del centro sono tutte piene di topi. (va al telefono e fa un numero) Occupato. Possibile che a casa di mia made sia sempre occupato? (rifà il numero, è sempre occupato) Che stia telefonando al medico perché Emilietto ha di nuovo la febbre? È talmente delicato, quel bambino. Che angoscia essere attrice ed anche madre. Cosa può avere Emilietto? Le infettive se l’è fatte tutte: scarlattina, rosolia, orecchioni, morbillo, tosse convulsa, quarta malattia... (continua a rifare il numero) O che Rossella, uscendo di scuola, vedendo papà, gli sia corsa incontro finendo sotto             una macchina? Papà l’ha portata all’ospedale e sta telefonando alla mamma... Povera Rossella, speriamo non sia morta. Rossella, perché disubbidisci? La mamma te l’ha detto mille volte di stare attenta alle macchine... Dio mio, come sono sfortunata. Possibile che, come mi muovo, mi debba succedere qualcosa? Ed il telefono sempre occupato. La mamma nella furia di correre all’ospedale non ha nemmeno riagganciato. Dovrei sbloccare il telefono, ma come faccio?Telefonare alla signora di sotto, ma non so come si chiami, so solo che è bionda, ed ha un marito che lavora al Catasto. O che la mamma si sia sentita male quando papà ha telefonato?!? (si sente il rumore del caffè che sta uscendo dalla macchinetta) Il caffè, Dio, il caffè... (fa per afferrare la macchinetta, ma quella brucia e le casca per terra) Il caffè... il caffè... non posso nemmeno prendere il caffè ed io, al mattino, se non prendo il caffè, nemmeno connetto. E tu, gatto, non l’acchiappi il topo? Allora cosa fai lì? (si china per prendere la macchinetta, qualcosa la spaventa, lancia un urlo) Il topo... il topo... il topo... Ma no, è un pezzo di carta. (prende la macchinetta e la mette sotto l’acqua, prima la lava, poi la prepara di nuovo) Se Rossella è all’ospedale, a papà sarà venuto un infarto. E la mamma senza papà non dura nemmeno tre giorni. Muore anche lei. Ed allora chi si occupa di Emilietto? (mette la macchinetta sul fuoco e riforma il numero) “Mamma, sono Giulia, non aver paura, dimmi la verità Sono forte, piena di coraggio. Come sta?”

Madre                           -  Chi?

Giulia                            -  Come, chi, Rossella.

Madre                           -  Bene, sta bene, ma è così capricciosa. Oggi non voleva andare a scuola, strillava, pestava i piedi, ha versato il caffelatte addosso a papà. E poi ci ha messo i piedi dentro, sporcando tutta la cucina. Ho dovuto lavare io perché la donna non è venuta, non sta bene...

Giulia                            -  Ora come sta?

Madre                           -  Come vuoi che stia? Non aveva voglia di venire a lavorare. Tanto la pago a mese.

Giulia                            -  Parlo di Rossella, cosa vuoi che mi freghi della donna?

Madre                           -  Rossella è una peste. Non hai saputo educarli i tuoi figli. Sono abituati a farequello che vogliono, non ascoltano nessuno e...

Giulia                            -  Mi ero spaventata, il telefono era sempre occupato...

Madre                           -  Era Maria Benedetta che mi insegnava a fare l’anitra all’arancio, ma figurati se hotempo e voglia di fare cose complicate... La prima di Claudio com’è andata?

Giulia                            -  Dev’essere stato un disastro. A chi vuoi che interessi il Coriolano? Ma lui, pur distare con la Pinocchi...

Madre                           -  Chi è la Pinocchi?      

Giulia                            -  La più grossa puttana del teatro italiano.

Madre                           -  Ha telefonato Armando Biscotto, voleva sapere le tue disponibilità...

Giulia                            -  Digli che in quella sua cantina ci si ammala di tubercolosi e si crepa a fine stagione. Non ci vado nemmeno morta. Ho dimenticato a casa mia il vestito verde. Vallo a prendere e mandamelo per corriere. Attenta, però, non entrare con la sigaretta, perché potrei aver lasciato acceso il gas ed allora salti in aria. Per lo meno non portare i bambini. Ciao, ti richiamo. (posa la cornetta. Si accorge che il caffè sta venendo fuori) Merda! (versa nella tazza quel poco che è rimasto) Non c’è zucchero, non c’è miele, non c’è dolcificante, non c’è un cazzo di niente. Ma come vive quella stronza di Clara? (beve il caffè) Uno schifo, un vero schifo. "Vuole allontanarsi da me, Massimo? Prima butti la tonaca alle ortiche". Visto che il vestito verde non c’è, che cavolo mi metto? Non ho niente. Mi sono riempita due valigie di stracci. (buttando fuori i vestiti) No... no... no... no! (fa un numero al telefono) Pronto, casa Pusillati? Vorrei parlare con il maestro. Sono Giulia Sottana Corta. Chi è al telefono? Il segretario?

Voce                             -  No, la signora Pusillati.

Giulia                            -  Mi scusi, la linea è così disturbata. Volevo dire al maestro che avrei trovato ungiro molto importante per il monologo, se me lo ha scritto...

Voce                             -  Dubito. Sta per partire per la Cina.

Giulia                            -  Non potrei parlare con lui?

Voce                             -  Riprovi. Se è fortunata, lo trova. (chiude la comunicazione)

Giulia                            -  Merda! Ma che donna è? Offendersi perché l’ho presa per il segretario... Invece di scrivere il monologo, il maestro va in Cina. Cosa diavolo va a fare in Cina? Cosa spera di trovare se non dei cinesi? (al gatto) Se non finisci quello, altro latte te lo sogni. “Si allontani da me, mio bel Massimo, prima di farlo...” Prima di farlo che cosa? Giorgio Buco me lo spiegherà. Ma cos’è questa puzza? (un urlo) Il gas... avevo lasciato il gas... (comincia a tossire) Muoio... muoio soffocata... (chiude il gas, si tappa il naso, apre la finestra) Per poco non morivo. Morivo asfissiata. Ed avrebbero detto che mi ero suicidata, perché Claudio mi tradiva con quella puttana della Pinocchi. Lo conosco, il mio ambiente. I comici hanno più veleno delle vipere. E sul giornale due righe: "Promettente attrice morta col gas" con la peggiore foto che ho, magari quella della carta d’identità. Claudio dovrebbe avere il coraggio di dirmi che è stato un fiasco. Lo avrei se non altro consolato. “Scusa -gli avrei detto - che successo si può avere col Coriolano? Anche Shakespeare ha scritto delle boiate!” “Si allontani da me, Massimo, prima di farlo deve buttare il saio alle ortiche...” Se Massimo si decidesse ad andare a letto con Elsa, la commedia avrebbe ben altro piglio. Gli autori non hanno grinta. Noi attori sì, noi ci mettiamo la faccia... La battuta di Elsa dovrebbe essere questa: "Andiamo a letto, Massimo. Poi butterà la tonaca alle ortiche". E la critica scriverebbe "Splendida Giulia Sottana Corta nel ruolo di Elsa". Peccato mi chiami Sottana Corta. Ma se sono nata Sottana e ho sposato Claudio Corta... Mi chiamavoSottana ed ho aggiunto Corta... "Si allontani da me, Massimo caro..." Però quel Pusillati andarsene in Cina senza avermi scritto il monologo... Starà peggio di me il povero Claudio per quel fiasco tremendo... Si consolerà a letto con la Pinocchi, quella grande puttana della Pinocchi... Cosa cazzo mi metto per il provino? Qualcosa di semplice: gonna e camicetta bianche... cintura rossa e coralli... (si mette gonna e sottana) Esco un po’ da questa topaia, fuori c’è il sole, prendo un po’ d’aria. Come sto? Non devo dare troppo nell’occhio, la Piersanti non gradisce compagne di lavoro troppo appariscenti. Brava è brava, non discuto sulla sua bravura, ma così poco naturale... carica ogni frase... recita con quella sua voce di testa... qualsiasi personaggio lo interpreta allo stesso modo, con enfasi, è sempre la Piersanti... Scarpe e borsa bianchi o rossi? Tutto bianco, è più classico. Beato te, gatto, che dormi e non hai da fare provini. “Si allontani un poco da me, mio caro Massimo, prima di fare sciocchezze, farebbe meglio a buttare la tonaca alle ortiche...” (si guarda allo specchio) No, tutto questo bianco spara, sembro un’infermiera... peggio una figlia di Maria... (si spoglia di nuovo e rovista negli armadi) Avevo lasciato almeno venti scatole di biscotti e di crakers, possibile che quella stronza di Clara abbia spolverato tutto? Micio, la tua padrona muore di fame. Non preoccuparti, per te c’è una scatoletta di petti d’anitra... Già ti lecchi i baffi, eh? Te l’apro prima di uscire. (torna alla valigia) Se mi metto lo chemisier la mia figura la faccio. È un capo di sartoria e si vede. (se lo infila e si guarda allo specchio) È di classe, questo sì. Ma, poi, cosa mi metto per la conferenza stampa? Due volte lo stesso vestito mai! (si toglie lo chemisier) Mi metto il vestito rosso col collanone che Claudio mi ha portato dalla Tunisia (suona il telefono) “Pronto, Clara non c’è, sono Giulia Sottana Corta...”

Claudio                         - Giulia, sono Claudio...

Giulia                            -  Non prendertela, tesoro, sono brutti momenti, lo so, ma passano presto. Nonbuttarti giù, hai una moglie che ti vuol bene, dei bambini adorabili...

Claudio                         - Perché? Cos’è successo?

Giulia                            -  Con Coriolano il disastro era prevedibile. Sbagliata la distribuzione, non adatto ilregista, il protagonista c’è e non c’è... È logico sia stato un fiasco.

Claudio                        - Ma che fiasco! È stato un trionfo. Quindici chiamate alla fine e non so quante ascena aperta. Una anche a me...

Giulia                            -  Nella scena con la Pinocchi? Ed ora è lì con te?

Claudio                         - Sono ancora a letto, Giulia.

Giulia                            -  Con quella puttana, immagino...

Claudio                         - (scoppia a ridere) Ma chi ci pensa? La Pinocchi ha l’amico in compagnia, micafacciamo l’amore di gruppo. Cos’hai? Sei di cattivo umore?

Giulia                            -  Da mezzanotte aspetto una tua telefonata...      

Claudio                         - Non ho voluto disturbarti, quando cambi letto stenti a prender sonno...

Giulia                            -  Avresti potuto chiamare mia madre, i bambini...

Claudio                         - Stanno tutti bene, ho parlato con la mia...

Giulia                            -  Telefoni prima a tua madre che a me...

Claudio                         - Mi ha chiamato lei, alle otto, dormivo come un angelo...

Giulia                            -  Lei sapeva in che albergo eri ed io no?

Claudio                         - Se lo è fatto dire dal teatro. Sono al Valentini, scriviti il numero: 6754231, stanza216. Hai scritto? Ti sento nervosa, prenditi un tranquillante. A che ora hai ilprovino?

Giulia                            -  Tra poco. Una parte bellissima. C’è un prete in crisi ed il mio personaggio cerca diportarselo a letto. Un ruolo difficile...

Claudio                         - Sei bravissima, sono sicuro che...

Giulia                            -  Dopo ti chiamo per dirti com’è andata. Telefono io, mi sto vestendo. Ciao. (riattacca) Era a letto con quella maiala, ci giurerei. “Mica facciamo l’amore di gruppo...” Ed erano a letto tutti e tre, nudi come vermi. Parola mia, non gli faccio più vedere i bambini. È debole, Claudio, troppo debole per resistere alle tentazioni, colpa di sua madre. “Non mi venga troppo vicino, mio bel Massimo. Prima di farlo...” (si guarda allo specchio) Sto di merda. Possibile non abbia uno straccio da mettermi addosso?!? Questo vestito m’ingrassa talmente... C’è un silenzio, qui, sembra la casa dei morti... Se uno si ammala, non trova un cane che gli porti un’aspirina. Per fortuna me ne sono comprata delle bustine... Le ho nel portafogli... (guarda nella borsa) Dio, il portafogli non ce l’ho più. Scippata un’altra volta!?! Dove? Alla stazione, naturalmente. No, perché ho pagato prima il facchino... poi il taxi... Mentre scendevo mi è passata accanto una vecchietta poco raccomandabile. È stata lei. Non c’è dubbio, è stata lei... Avevo otto biglietti da cento, me lo ricordo bene, ora cosa dico a Claudio? No, non può essere la vecchietta, perché poi sono andata in latteria e ho pagato il latte... Avrò lasciato il portafogli sul bancone... Sant’Antonio... Sant’Antonio, fammi trovare quello che ho perduto... Sant’Antonio benedetto, solo a te io mi rimetto... Anche l’applauso a scena aperta. Pubblico di bocca buona. Che applaudano lui mi va bene, ma quella cagna della Pinocchi. E se l’avessi lasciato in tasca al giubbotto? (cerca il giubbotto, fruga nelle tasche) Non c’è. Ecco cosa ho guadagnato a venire a fare il provino. Ho perso ottocentomila lire, i documenti ed il portafogli. E poi magari la Piersanti dice che non le vado bene, che il personaggio lo vuole più magro, più vecchio, più piccolo... Certo, la Piersanti non vuole in scena una più alta di lei. Se la prima attrice è nana, la seconda donna dev’essere più nana di lei. E nel portafogli c’era anche la carta di credito... dovrei bloccarla, come faccio non ricordo il numero. Chi ha rubato il portafogli, troverà anche i documenti, la carta di credito, oltre ai soldi, saprà così il mio indirizzo, approfitterà della mia assenzaper svaligiare l’appartamento. Dio mio, sono rovinata... sono rovinata... (si infila la vestaglia, mette la mano nella tasca e trova il portafogli) Eccolo, il portafogli. Ma quando l’ho messo in tasca della vestaglia? È stato Sant’Antonio a farmelo ritrovare. Grazie, grazie Sant’Antonio. Mi hai fatto la grazia. Ora esco e vado ad accenderti venti candele... Meno male, i soldi ci sono, anche i documenti, c’è tutto. Grazia ricevuta. I bambini staranno mangiando. La bistecca la devi mangiare tutta, Emilietto. Hai bisogno di proteine. Io non ricordo di avere mai avuto un applauso a scena aperta. E se quella strega della Piersanti non mi vuole? Pazienza, me ne torno a casa e mi occupo dei bambini. Loro mi adorano ed io anche. Ma fare la casalinga mi fa sentire emarginata. E, poi, sono ansiosa, ho sempre paura succeda qualcosa che mangino troppo... che mangino troppo poco... che inghiottendo un boccone si strozzino... Sono sempre angosciata per qualcosa. Per i bambini... per Claudio che va a letto con la Pinocchi... per mia madre che è ipertesa... per mio padre che ha già avuto un infarto... per paura dei ladri... per il lavoro... per il vestito che non mi va bene... per la donna che tarda... per gli anni che passano... per la vita che se ne va... per la giovinezza che non c’è più... Invecchiare è tremendo. Ma se uno non invecchia è perché muore. Ma sì, mi metto i jeans. Finché posso portarli, perché rinunciarci? (si infila dei jeans aderentissimi) Se Claudio è andato a letto con la Pinocchi, buon pro gli faccia. Non sono gelosa... Purché lei non vada a dire in giro: "Mi sono fatta Claudio, il marito di Giulia Sottana Corta. Nudo è un bijou!". Puttana, sono capace di spararle. Mi metto il bracciale che mi ha portato la mamma da Bangkok. Vorrei andare anch’io in Oriente, ma l’idea di salire su un aereo, mi fa sentir male. Non vado volentieri nemmeno in macchina... Ed il treno non mi piace, le gallerie mi terrorizzano. Il buio mi fa paura. Dormo sempre con la luce accesa, così Claudio deve usare la mascherina di velluto. Chissà se se la mette anche a letto con la Pinocchi... (si mette una camicetta) La camicetta gialla sta d’incanto coi jeans. Un po’ di trucco e sono pronta. "Lei sarà bello e carino, Massimo, ma finché non si spreta con me non c’è nulla da fare". Non è proprio così, ma il senso è questo. Un’attrice deve adattarselo, il testo. Se Pusillati sa che recito con la Piersanti, forse si da una mossa e mi scrive il monologo prima di andare in Cina. (fa un numero) Pronto? Casa Pusillati? Sono Giulia Sottana Corta. Vorrei parlare col maestro.

Voce                             -  Il maestro è fuori a colazione.

Giulia                            -  Parlo con la signora?

Voce                             -  No, sono il segretario. Gli dirò che lei ha chiamato. Arrivederla. (ha riattaccato)

Giulia                            -  Ha la voce più femminile lui della moglie. Cafone! Con l’umidità sono venute fuori tante di quelle macchie sulla tappezzeria. Sembrano serpenti... draghi... mostri... Brrr! Bravo, Orazio, ora ti do la scatoletta di petti d’anatra. (si trucca) Mia madre non ha pazienza, non sa stare coi bambini. Speriamo non si ammali. Sarebbe meglio si ammalasse la Piersanti. Una volta nelle compagnie la prima attrice s’ammalava ed allora prendeva il suo posto la seconda donna. Ora le attrici hanno una salute di ferro. E dire che la Piersanti sarà sulla sessantina. Ma fa sempre parti da giovane. Ha il terrore di invecchiare. Io, invece, non ne vedo l’ora. Come mi piacerebbe avere settanta, ottanta, novant’anni... Dev’essere meraviglioso! Tutti ti rispettano, sono gentili con te, ti riveriscono... Da dove è spuntata questa rughetta all’angolo della bocca? Dio mio, è orribile. Un po’ di fondo tinta e la faccio sparire. (si guarda allo specchio) Come sto? Non c’è male. Un golfino sulle spalle, così e sono perfetta. Semplice, elegante e disinvolta, non è vero gatto? (suona il telefono) Pronto? Risponde Giulia Sottana Corta.

Voce                             -  Buongiorno, sono Carlo Ancini, l’assistente di Giorgio Buco.

Giulia                            -  Come va, Carlo? Ho appena letto il copione. Commedia splendida, sia per la tematica che per il linguaggio. Credo che con un regista come Giorgio Buco sarò un’Elsa eccezionale...

Voce                             -  Telefono a nome di Giorgio...

Giulia                            -  Bene, mi fa piacere conoscerla per telefono, ci vediamo tra poco...

Voce                             -  No, guardi, i provini sono annullati. L’attrice per Elsa è già stata scelta. Mandi la nota delle spese che ha sostenuto e gliele rimborseremo immediatamente. Giorgio Buco si scusa e la saluta.

Giulia                            -  Non è possibile, io sono venuta a Roma... (l’altro ha attaccato) Incredibile. E me lo dicono così, all’ultimo momento. (posa il telefono sconsolata, cammina per la stanza, apre la finestra e la richiude, sale la scaletta e si butta sul letto. Con la voce rotta dal pianto) E chi mi crederà quando dirò che il provino non me lo hanno nemmeno lasciato fare? Nessuno! Nessuno! Nessuno! (singhiozza, si rannicchia sul letto, accende la radiolina, fortissima la musica. Sulla scena un passaggio di tempo. Quando Giulia si sveglia, la scena è buia, solo qualche barlume di luce entra dalla finestra) Possibile mi sia addormentata? È già buio. Che ora sarà? (accende la lucetta del comodino, cerca l’orologio dappertutto, anche sotto il letto, poi si accorge di averlo al polso) L’una e venti possibile? (si porta l’orologio all’orecchio) Fermo. Si sarà scaricata la pila. Maledizione! (si alza dal letto, scende la scaletta, accende la luce e cerca gli elenchi telefonici) Non ricordo il numero dell’ora esatta. Dove sono gli elenchi? Deve esserseli portati via quella stronza di Clara. Posso fare il 112. (fa il 112, si sente il suono di occupato) Occupato, come sempre. (gira per le stanze ed ogni tanto si precipita a rifare il numero, ma trova sempre occupato) Proprio di mezza tacca quel Giorgio Buco. Farmi dire che non mi vuole dall’assistente frocio. Avrebbe potuto per lo meno dirmelo lui, con un po’ di tatto. Ma già, la signorilità, in teatro, oggi, dove la trovi? Tutti cafoni. Occupato... sempre occupato... faccio le valigie e torno all’ovile. La mamma sarà contenta. Lei non sa stare coi bambini e non vorrebbe mai che partissi. Mentre le nonne stravedono per i nipotini, lei non li sopporta... Occupato, occupato. (mentre cerca di mettere un po’ di roba nelle valigie, le capita in mano il copione ancora aperto) Si allontani da me, Massimo... Ma vaffanculo, Massimo! (scaraventa in un angolo il copione) E con te la Piersanti, Giorgio Buco, il suo assistente frocio e quella puttana che hanno scritturato per fare Elsa. Ma chi diavolo avranno scelto? Renata lo sa. Mi aveva anche avvertita stamattina. (fa il numero di Renata) Pronto. Sono Giulia, quel disgraziato di Giorgio Buco mi ha fatto telefonare dal suo scagnozzo per farmi dire, capisci, "farmi dire" che l’attrice che farà Elsa, l’hanno già trovata. (non lascia parlare l’interlocutrice) Queste sono le compagnie primarie. A noi delle cooperative non succede. Mai. Ma non possono passarla liscia. Questa commedia, te lo dice Giulia Sottana Corta, cadrà in un mare di fischi. Ed è quello che ci vuole per quella strega della Piersanti che non è niente, recita come cent’anni fa ed ha anche il birignao. E sta bene anche a quello       stronzo di Giorgio Buco, che un anno fa, nessuno sapeva chi fosse ed, ora si da delle arie, come se fosse Peter Brook.

Voce                             -  Scusi, ma con chi vuole parlare?

Giulia                            -  Non sei Renata?

Voce                             -  Renata è fuori, sono sua nonna. Se vuole lasciar detto qualcosa...

Giulia                            -  ... di andare affanculo. (riattacca) E non poteva dirmelo subito che era la nonna? Già, lei è fuori, invitata come sempre. Mentre io sola come un cane in questa specie di scantinato. Per lo meno sarà contenta la mamma. Ed anche i bambini. Magari se ne fregano. Una volta per i bambini la mamma era tutto, ora, purché ci sia qualcuno che si occupa di loro, sono contenti. Sono diventati egoisti perché sono coccolati da tutti. C’è troppo permissivismo. Quand’ero piccola, per qualsiasi cosa volavano schiaffi. (rifà il numero) Merda, ancora occupato. Certo, le signorine staccano. Se ne fregano se l’utente ha bisogno di informazioni. Purché loro prendano lo stipendio, la doppia mensilità, le ferie pagate e chi più ne ha più ne metta. Per forza, poi, lo stato va in rovina. Dovrò accettare la proposta di Armando Biscotto ed andare a recitare in quel cesso di teatro del cazzo. Ma mi deve far fare "La donna del mare" sissignore. La faceva la Duse, posso farla anch’io. Ma se quel cane di Pusillati avesse scritto quel monologo... un monologo fatto apposta per me... (rifà il numero)

Voce                             -  registrata:"Parla il 3421654, non siamo in casa. Lasciate un messaggio dopo il bip sonoro evi richiameremo al nostro ritorno".

Giulia                            -  Merda! Ecco perché non scrive. È sempre fuori, invitato a destra, invitato a sinistra, invitato in Cina, maledizione! Eh, già, tutti gentili con una personalità come lui... Anche noi gli abbiamo offerto tanti di quei pranzi... Quanto mangia, deve avere lo stomaco di uno struzzo. È uno scroccone, il caro Pusillati. Inutile, se voglio lavorare devo accettare le proposte di Armando Biscotto, anche se cerca sempre di prendersi qualche passaggio, quel maiale. (riforma il 112) Pronto? È così gentile da darmi il numero dell’ora esatta? A meno non voglia dirmi lei che ora è...

Voce                             -  Chiami il 141. (riattacca)

Giulia                            -  Cosa le costava dirmi lei che ora è? Ma già, la gente non sa più cosa sia lacortesia... (fa il 141)

Voce                             -  Ore (rumore) e quarantatre... Ore (rumore) e quarantatre... Ore (rumore) equarantatre.

Giulia                            -  (butta giù e rifà il numero)

Voce                             -  Ore (rumore) e quarantacinque... ore (rumore) e quarantacinque... ore (rumore) equarantasei...       

Giulia                            -  (rifà il numero e il telefono continua a fare lo stesso scherzo, senza lasciar capire l’ora. Sbatte il telefono, corre a prendere la radiolina sul comodino) Un po’ di pazienza ed il segnale orario lo becco. (accende la radio, ma non funziona) Pile scariche! (butta via la radio. Riforma il 141, un rumore copre l’ora. Riattacca) Ci sono giornate storte. Faccio le valigie, chiamo un taxi e me ne vado. Prima telefono a mia madre. Ma le dico una bugia: ho rinunciato alla scrittura con la Piersanti per poter stare coi bambini e con lei. E che preferisco fare "La donna del mare" che mi ha proposto Armando Biscotto. E se cerca di prendersi un passaggio, gli mollo un ceffone. "Chi direbbe che hai fatto due figli? Hai il corpo di una bambina..." Li ho fatti e li ho allevati. Claudio non voleva che mi rovinassi il seno allattandoli. Ma io non gli ho dato retta perché nel latte materno ci sono gli anticorpi. E così i bambini sono cresciuti forti e sani, anche se sono sempre malati. Quando allattavo Rossella m’erano venute certe ragadi al seno... da urlare. E lei mi dava certi morsetti, un dolore, ma mi guardava con quei suoi occhietti celesti e io morivo di tenerezza; Pusillati... Pusillati... Pusillati... stanotte gli telefono ogni cinque minuti, lo prendo per stanchezza. (rimette la roba nella valigia) Ha ragione mia madre, mi porto troppa roba... Cosa me ne faccio di tutte queste camicette, di questi golfini. Sapessi per lo meno l’ora... Si è scaricato tutto, in questa casa. La radio, l’orologio... Cosa ci avrà fatto qui quella stronza di Clara? Le sedute spiritiche? E da dove continuano ad uscire tutte quelle macchie sulla tappezzeria?... Devo prendere qualche tranquillante. (prende un tubetto, fa uscire una manciata di pastiglie e se le mette in bocca) Acqua... acqua... (va al lavandino, apre il rubinetto, l’acqua non esce) Questa, poi? Non c’è acqua? Non c’è più acqua. (prende dal frigo una bottiglia) E la minerale è quasi vuota. (butta giù le poche gocce che restano e le pastiglie vanno giù) Meno male. Ad Armando Biscotto chiedo 400 pulite. Gli piglierà un accidente. Ma prendere o lasciare. Il lavoro di un attore va pagato. Non ho un nome? Nemmeno Claudio ha un nome, ma gli hanno dato quello che ha chiesto. E la Pinocchi, allora, che ha la stessa paga di Claudio? Lui la carriera se l’è fatta con le sue forze, mai chiesto l’aiuto di un politico, mai fatto marchette per ottenere parti di favore. È così stupido che va a letto con una come la Pinocchi, che non gli è di nessun aiuto. (si mette un golf) Ma che freddo fa, in questa casa. Umida, troppo umida. E, poi, se in una casa non ci si vive, resta fredda, impersonale. Non dà calore. Mi farei un caffè, ma amaro non mi piace. Una tazza di latte caldo mi farebbe bene. (apre il frigidaire) Non c’è luce. Possibile si sia spento? Si sarà rotto. E chissenefrega? Gli elettrodomestici si deteriorano di più a non usarli, che ad usarli... (dopo aver preso il cartone del latte, chiude il frigo. Scuote il cartone) Vuoto? Ma se l’ho comprato ieri sera? L’ho usato solo per darne un po’ al gatto... Il cartone si deve essere bucato, si sarà sparso nel frigo, che per questo si è rotto. Dio, come mi sento sola. Bisogna che preghi l’angelo custode. Sarà con me il mio angelo custode? "Angelo di Dio, che sei il mio custode... non mi lasciare, non mi lasciare... illumina, custodisci, reggi, governa me, che ti fui affidata dalla pietà celeste, così sia!" (si fa il segno della croce) “Oh, Gesù d’amore acceso, non ti avessi mai offeso, oh mio amato buon Gesù, non ti voglio offender più...” (si guarda attorno) Si è abbassata la luce. Dio, quante macchie sul muro... sono orribili... spaventose... (accende la luce, ma è bassa e lascia l’ambiente nella penombra) Possibile che nulla funzioni più? l’orologio, la radio, il frigo... manca l’acqua, è sparito il latte... Dio, cosa sta succedendo, qui dentro? Come nei film di terrore. Ma perché li fanno? Torture, mostri, violenze... com’è che la gente va a vederli? Io ci sono andata una volta, ho sempre tenuto gli occhi chiusi, stringendo la mano di Claudio, e tremando come una foglia. (chiude una delle due valigie) Meglio che mi sfili questi jeans, mi strizzano tutta. (si toglie i jeans e si mette un vestito) Qualche chilo l’ho preso. Colpa dei gelati. Comprandoli per i bambini, non resisto e ne prendo uno anche per me... Anche il viso è più rotondo, mia madre dice che, ora rassomiglio molto di più a zia Adele, pace all’anima sua. Mi voleva tanto bene, se non fosse morta si sarebbe occupata lei dei bambini. Aveva una pazienza, quando i bambini stavano male. Quando hanno fatto gli orecchioni, era morta da poco... Me li sono fatti anch’io, insieme ai bambini... Claudio è ritornato dalla tournée e ci ha trovati tutti a letto, con un fazzoletto legato attorno alla faccia, dovevamo sembrare dei conigli... Prima si è messo a ridere, poi ha detto di sentirsi strano e di avere un gonfiore sotto le orecchie... Gli orecchioni erano venuti anche a lui, aveva avuto il nostro stesso periodo di incubazione. Ci siamo messi a letto tutti e quattro con la febbre altissima, ma che periodo meraviglioso è stato. Il più bello della mia vita. Stavamo male tutti e quattro, gli stessi disturbi, gli stessi malesseri... Non provavo più angoscia, non ero più in ansia, stavamo tutti male, cosa poteva capitare di peggio? E, poi, avevamo la febbre, ma febbre a parte stavamo benissimo. Nel lettone, l’uno vicino all’altro... la febbre saliva... saliva... avevamo brividi... mal di testa... ma il mondo ci era estraneo, ci sentivamo lontano da tutto... Eravamo soltanto noi quattro e gli orecchioni. Sono stati giorni straordinari... addormentarci vicino... svegliarci vicino... era la felicità. Purtroppo la felicità passa e sono passati anche gli orecchioni. Claudio, sdraiato vicino, neanche mi sfiorava con la mano, perché con quella malattia gli uomini guai se si azzardano a scherzare col sesso... Mi guardava però con tanto amore. Mi pareva di essere ritornata a quando ci eravamo conosciuti, quando lui timido, non mi faceva nemmeno una carezza. Poi, dopo qualche settimana, all’improvviso, è successo tutto ed è stato bellissimo. Quasi come gli orecchioni. Chissà perché solo a pensarci mi vengono le lacrime agli occhi. Ne ho avuti, di momenti felici, nella vita. Se Claudio fosse qui saprebbe come calmarmi, come farmi passare l’ansia, la paura... Mi direbbe che non mi devo spaventare, che non è niente, che la colpa è degli oggetti, che, forse, si sono ribellati, ma poi, tutto si risistema di nuovo. Il guaio è che io sono un po’ nevrotica... Bisogna che mi sbrighi ad andarmene. Il mio guaio è di non sapere stare sola, di avere sempre bisogno di contatti umani... Anche da bambina avevo paura della mia grande casa piena di ombre e di silenzio. A letto non riuscivo a dormire sentivo i mobili scricchiolare... i tarli rodere il legno... le campane suonare nella notte... Mettevo la testa sotto le lenzuola coi sudori freddi... Come adesso. Avrei bisogno che qualcuno mi abbracciasse, mi stringesse forte... Claudio, dove sei? Quelle macchie sono orribili... diventano sempre più enormi... E questo silenzio... Non voglio tornare qui. devo dirlo chiaro a quella stronza di Clara; si scelga un’altra persona per dividere l’affitto... (fa un numero al telefono, nessuno risponde) Dove sarà mia madre? È tardi, dove avrà portato i bambini? Prenderanno freddo, si ammaleranno. E, poi, una casa può essere svaligiata... può prendere fuoco... può crollare (si rannicchia per terra come una bambina spaventata) Claudio... Claudio... ho bisogno di te... non lasciarmi sola... (fa il numero di Claudio) Hotel Valentini? La camera 216. Voglio parlare con Claudio Corta, sono sua moglie. (si sente il suono di occupato) Sta parlando... Con chi sta parlando... Signorina, chiamo da Roma... sono la moglie... Al diavolo, quella non mi sente... (mette giù e rifà il numero) Pronto, Hotel Valentini. Sono la moglie di Claudio Corta, chiamo da Roma... sì, mi ha passato il numero, ma era occupato, non può interrompere... Od inserirmi. Gli dica che sua moglie ha urgente bisogno di parlare con lui... Grazie.

Voce                             -  Mi spiace, non riesco ad interrompere né ad inserirmi, suo marito sta parlando...

Giulia                            -  Va bene, aspetto. Sia gentile, mi si è fermato l’orologio. Che ora è?        

Voce                             -  Sono le... (cade la linea)

Giulia                            -  Maledizione! Ma cos’ha questo telefono? (rifà il numero) Pronto, Hotel Valentini,sono sempre io, Giulia Sottana Corta...

Voce                             -  Se è corta se la allunghi. (risata)

Giulia                            -  Scusi, non è l’Hotel Valentini? (risponde una pernacchia, poi staccano) Maleducato! (rifà il numero) Pronto, Hotel Valentini? Sono sempre io, Giulia Sottana Corta...

Voce                             -  Le passo subito suo marito...

Giulia                            -  Claudio, tesoro, sei tu? Ascolta, hanno annullato il provino, la parte è già stataassegnata, qui ne capitano di tutte, io sono sola ed ho paura...

Claudio                         - Non sento... non sento una parola. Chi? Sei tu, Giulia? Parla più forte.

Giulia                            -  (urlando) Hanno annullato il provino... mi sento depressa. Posso venire da te? Ho voglia di vederti, qui mi sento a disagio... mi si è fermato l’orologio... si è rotto il frigidaire... manca l’acqua... mi dirai che sono una stupida, ma...

Claudio                         - Non ti sento... non sento una parola.

Giulia                            -  (urlando disperata) Sono Giulia... Giulia... Vengo da te, sto morendo d’angoscia...Mi senti? Se io ti sento devi sentirmi anche tu... Claudio, parla, fatti sentire... (lalinea è caduta. Rifà il numero) Pronto, Hotel Valentini, stavo parlando con miomarito...

Voce                             -  Eccole suo marito...

Claudio                         - Giulia, parla forte, ti sento poco...

Giulia                            -  Claudio, tesoro, mi hanno annullato il provino... in questa casa stannosuccedendo cose strane, c’è la rivolta degli oggetti, come dici sempre tu...

Claudio                         - Stai parlando? Non sento una parola. (la linea è caduta) Maledizione. (rifà ilnumero) Hotel Valentini? Signorina, stavo parlando con mio marito... come chisono? Sono Giulia Sottana Corta, mi ha passato mio marito, ma lui non misente...

Voce                             -  Non dipende dal centralino, resti in linea. Ecco provi a parlare...

Giulia                            -  Claudio... Claudio, sei tu...       

Claudio                         - Cosa c’è, Giulia, cosa succede? Sto andando a teatro, fa presto...

Giulia                            -  Claudio, sono angosciata... (si sentono strani rumori) Aspetta, rifaccio il numero. (posa il microfono, rifà il numero) Pronto, Hotel Valentini, sono sempre io... vorrei parlare con mio marito, ma la linea è disturbata.

Voce                             -  Resti in linea.

Claudio                         - Giulia, ascolta io... (cade la linea, che dà libero, poi diventa muta)

Giulia                            -  Claudio... Claudio... (cerca di rifare il numero, il telefono è isolato. Fa altri tentativi, inutilmente. Scoraggiata, lascia il telefono) Dio mio, cosa mi succede... Un tranquillante, ho bisogno di un tranquillante... (corre al lavandino, apre il rubinetto, non viene giù una goccia. Sputa la pastiglia che ha in bocca. Va ad aprire la porta di casa e chiama) Non c’è nessuno? Non c’è nessuno? Aiuto! Aiuto!... (chiude la porta) Morti, tutti morti. Cosa sta succedendo? Orazio, dove sei Orazio? (cerca il gatto e non lo trova) Ho bisogno di tenerti in braccio... di sentire che mi fai le fusa... ho bisogno di qualcosa di vivo... (cerca disperata il gatto) Dove sei finito? Ti apro la scatoletta col petto d’anatra... Orazio, Orazio... Sei uscito quando ho aperto la porta? La tua mania di voler sempre scappare? Adesso ti faccio rientrare... (cerca di aprire la porta, ma non ci riesce, perché si è bloccata) S’è incastrata, non si apre più... Orazio, dove sei, micio, non lasciarmi sola... Ed ora come faccio? Devo partire. Subito. Vado da Claudio. Ho bisogno di lui. (una lampadina del lampadario si spegne, poi via via si spengono le altre, anche quella del comodino. Resta accesa solo la lampadina dell’angolo cucina, Giulia sale sul soppalco, si stende sul letto e si spegne la luce del cucinotto. Terrorizzata cerca a tentoni la torcia che è sul comodino. L’accende. Alza il secondo telefono, anche questo resta muto. Si rende conto che è isolata, tagliata fuori dal mondo, parla al telefono, anche se sa che nessuno può ascoltarla) Claudio... Claudio... ascoltami... Voglio dirti che ti amo... ti ho sempre amato... non amo che te, anche se sono nevrotica, possessiva, gelosa, ti amo disperatamente, non posso stare senza di te... Noi due siamo un mondo, Claudio. Noi ed i nostri meravigliosi bambini... Abbiamo avuto giorni pieni di felicità... con nessun’altra donna hai potuto essere felice così... Gli orecchioni non potrai più averli con un’altra donna... Se dovessi ricominciare la mia vita, la ricomincerei con te, te lo giuro... Ora che ti ho detto tutto questo, non ho più paura... sono calma... sono serena... chiudo gli occhi e penso a te ed ai bambini... Sono felice, Claudio, sono felice. (si spegne anche la torcia, arriva solo più una luce artificiale dall’esterno della finestra, la voce di Giulia sempre debole)... Claudio... hai capito? Claudio ti amo... Claudio... Claudio... (si abbassa di colpo l’avvolgibile della finestra, la scena resta completamente al buio e nel buio la voce di Giulia che ripete sempre più debolmente il nome di Claudio, poi silenzio)

FINE