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RICCARDO LEONELLI

SCROOGE

TRADUZIONE E RIDUZIONE TEATRALE

DI RICCARDO LEONELLI

DAL ROMANZO “A CHRISTMAS CAROL”

DI CHARLES DICKENS

DEPOSITO SIAE 16/11/2012

CODICE OPERA 90604

PRIMA STROFA

Lo spettro di Marley

NARRATORE - Marley, prima di tutto, era morto. Non c’erano grossi dubbi in merito. Ma Scrooge sapeva che Marley era morto? Certamente: erano soci da chissà quanti anni e Marley se n’era andato già da sette. Scrooge era il suo unico esecutore testamentario, unico economo, unico procuratore, unico amico, unico autista del carro mortuario. Il nostro Scrooge, che in verità non era stato particolarmente turbato dal tragico evento, si comportò da scaltro uomo d'affari anche il giorno dei funerali, solennizzando l’evento chiudendo un contratto coi fiocchi.

Ma chi era Scrooge? Permettete che ve lo presenti: un uomo dal pugno di ferro nel reggere il timone, geniale nello spremere chiunque! Duro come la pietra, solitario come l’ostrica. Dentro di sé regnava un freddo tale che gli gelava il viso e una brina ghiacciata gli copriva testa, sopracciglia e mento. E quella sua bassa temperatura se la portava sempre appresso, tanto da congelare il suo ufficio anche nei giorni caldi, senza crescere di un grado neanche a Natale. Ed era proprio la Vigilia di Natale. Scrooge lavorava nel suo ufficio, controllando ogni mossa del suo impiegato, Bob Cratchit.

BOB - Metto un po’ di carbone nella stufa, signore?

SCROOGE - Certo, come no, così finalmente vi mando via! Gioventù moderna, non sanno far altro che lamentarsi…

NARRATORE - In quell’attimo piombò nell’ufficio Fred, il nipote di Scrooge, gaio, simpatico e rosso come un peperone, per via del freddo di quella notte.

FRED - Felice Natale, zio! Che Dio vi benedica.

SCROOGE - Bah! Sciocchezze!

FRED - Come zio, Natale una sciocchezza? Non volevate mica dir questo, vero?

SCROOGE - Certo che lo dico. “Felice Natale”! Che diritto hai di essere felice, tu? Che motivo hai di essere felice? Non sei abbastanza povero?

FRED - Andiamo! E allora voi che diritto avete di essere scorbutico? Che motivo avete per essere di cattivo umore? Non siete abbastanza ricco?

SCROOGE - Bah! Sciocchezze!

FRED - Non siate in collera, zio.

SCROOGE - E in che altro stato potrei essere, dovendo vivere in un mondo d’idioti come questo? Felice Natale! Basta con questo felice Natale! Che altro è la ricorrenza di Natale, se non il giorno in cui si devono pagare i conti, senza avere soldi in tasca! Il giorno in cui ti ritrovi di un anno più vecchio, senza essere di un’ora più ricco! Se potessi fare come dico io, ogni imbecille che va gracchiando “Felice Natale” lo farei bollire nel suo pudding natalizio e lo seppellirei con un rametto d’agrifoglio sul petto. Ecco cosa farei!

FRED - Ma zio…

SCROOGE - Nipote, festeggia pure il Natale come vuoi tu, ma lascia che io lo festeggi come voglio io.

FRED - Festeggiarlo! Ma voi non lo festeggiate per niente…

SCROOGE - Lasciami in pace, allora; e che il Natale ti porti un mondo di bene e fortuna, proprio come te ne ha portato fino adesso.

FRED – Sono molte le cose dalle quali io avrei potuto trarre del bene, zio e invece non ne ho mai approfittato, è vero. E il Natale è una di queste. Ma ti posso dire di aver sempre pensato al Natale come un giorno lieto, un giorno allegro, pieno di bontà, di cortesia, di carità, il solo momento nel corso dell’anno in cui gli uomini e le donne paiono disponibili ad aprire il cuore agli altri. E quindi, zio, anche se non ho mai avuto una briciola di oro o argento nelle tasche, credo che Natale mi abbia sempre portato del bene e sempre me ne porterà. Per cui ti dico “Sia benedetto!”

NARRATORE - Bob scoppiò in un fragoroso applauso.

BOB - Bravo!!!

SCROOGE - Se sento un’altra parola festeggerete il vostro primo Natale da disoccupato. (Al nipote) Sei davvero un sommo oratore, mi stupisco che tu non sia ancora entrato in Parlamento.

FRED - Non siate in collera, zio. Domani sarete ospite a pranzo da noi.

SCROOGE - Prima mi vedrai morto!

FRED - Ma perché?

SCROOGE - Tu perché ti sei sposato?

FRED - Beh, perché mi sono innamorato.

SCROOGE - E perché ti sei innamorato? Non lo sai. Ti saluto.

FRED - Ma zio, anche prima che fossi sposato, non siete mai venuto a casa mia. Perché usate questa scusa per non venire adesso?

SCROOGE – Buona serata.

FRED - Non voglio nulla da voi, non vi sto chiedendo nulla. Perché non possiamo essere amici?

SCROOGE – Buona serata.

FRED – Soffro terribilmente a vedervi in questo stato. Che io ricordi, non c’è mai stato nessun litigio fra noi. Ho fatto tutto questo per onorare il Natale, e manterrò fino in fondo le mie buone intenzioni natalizie. Quindi… Felice Natale, zio.

SCROOGE – Buona serata.

FRED - E felice anno.

SCROOGE – Buona serata.

FRED Buon Natale, Bob.

BOB CRATCHIT - Buon Natale, signore.

SCROOGE – Ecco qua un altro bel soggetto: il mio impiegato. Con quindici scellini la settimana, una moglie e dei figli da mantenere, parla giocondo e lieto di Natale! Roba da pazzi!

NARRATORE - Pochi istanti dopo, entrò nell’ufficio di Scrooge un gentiluomo che si levò il cappello e s’inchinò.

SIGNORE - Scrooge & Marley, vero? Ho l’onore di parlare col Signor Scrooge o col signor Marley?

SCROOGE - Il signor Marley è morto da sette anni. Morì sette anni fa, proprio in questa notte.

SIGNORE - Siamo certi, allora, che la sua magnanimità sia ottimamente rappresentata dal socio sopravvissuto. In questo periodo di gioia è più desiderabile che mai offrire aiuto ai poveri e ai miserabili sofferenti. Dal momento che abbiamo l’impressione che le istituzioni come le prigioni e gli ospizi facciano molto poco per sostentare anime e corpi in occasione del Natale, noi raccogliamo fondi per regalare ai poveri cibo, bevande e combustibili. Per quale cifra posso iscrivere il signore?

SCROOGE - Per niente.

SIGNORE - Desiderate rimanere anonimo?

SCROOGE - Desidero essere lasciato in pace. Io non festeggio il Natale e non posso certo permettermi di farlo festeggiare a dei fannulloni. Do già il mio prezioso sostegno alle istituzioni che avete nominato… Chi è nella miseria si rivolga a loro.

SIGNORE - Molti non possono andarci, signore, mentre altri preferirebbero morire piuttosto.

SCROOGE - Se preferiscono morire, tanto meglio. Lo facciano in fretta così diminuiranno la sovrabbondanza della popolazione.

SIGNORE - Ma signore…

SCROOGE - Non sono affari miei. È sufficiente occuparsi dei propri senza doversi immischiare in quelli altrui, e i miei mi tengono occupato di continuo. Buona serata.

SIGNORE - Ahimè, qui non c’è niente da fare.

NARRATORE - Giudicando inutile ogni altra insistenza, il gentiluomo se ne andò via.

Scrooge si rimise al lavoro col più gaio umore che mai avesse avuto. Nel frattempo la nebbia e le tenebre si andavano infittendo, tanto che degli uomini armati di torce sfilavano per le strade, facendo da guida alle carrozze. La vecchia torre di una chiesa prese a suonare le ore e i quarti con un prolungato tremolio come se battesse i denti. Il freddo infieriva. Alla cantonata alcuni operai si scaldavano le mani. La fontanina, abbandonata a sé stessa, si copriva malinconicamente di ghiaccio. I lumi dei negozi, in cui i ramoscelli di agrifoglio scoppiettavano al calore delle fiamme, facevano rosseggiare le facce pallide dei passanti. Finalmente giunse l’ora di chiudere il banco. Scrooge smontò svogliatamente dal suo sgabello e diede un cenno al commesso, che soffiò sulla candela infilandosi il cappello.

SCROOGE - Immagino che la giornata di domani la vorrete tutta, eh?

BOB - Se a voi piace, signore.

SCROOGE – No, che non mi piace e non è giusto. Scommetto che se vi trattenessi mezza corona dallo stipendio, voi vi riterreste derubato, vero? Eppure a voi non sembra che io venga  maltrattato, quando sborso l’equivalente di una giornata per niente. 

BOB - Ma capita solo una volta all’anno.

SCROOGE - Bella scusa per vuotare le tasche di un galantuomo tutti i Venticinque  Dicembre. Vada per tutta la giornata, perché così dev’ essere. Ma dopodomani, almeno, fatevi trovare qui prima del solito.

BOB - Promesso!

NARRATORE - In un attimo l’ufficio fu chiuso, Scrooge uscì grugnendo come al solito, mentre Bob Cratchit, in onore della vigilia di Natale, se andò prima a fare una sdrucciolata sul ghiaccio appresso a un gruppetto di bambini, e poi subito a casa per giocare a mosca cieca.

Scrooge fece la sua malinconica cena nella solita, malinconica osteria. Diede un’occhiata veloce a tutti i giornali e si avviò a casa per mettersi a letto. Abitava in un quartiere già un tempo proprietà del socio defunto, in un vecchio e torvo edificio in fondo ad un vicolo. La nebbia era talmente fitta davanti alla porta della sua casa, da far pensare che il Genio dell'inverno stesse lì a sedere sulla soglia, assorto in una lugubre riflessione.

Scrooge, una volta messa la chiave nella toppa, vide nel battente, da un momento all'altro, non più il battente, ma il volto del suo vecchio socio Marley. Non era arrabbiato o feroce; fissava Scrooge come Marley faceva sempre, e lo fissava con degli occhiali da spettro, tirati su una fronte da spettro; gli occhi sbarrati, erano immobili; la faccia era livida. Un’immagine orrenda: se non fosse che l'orrore era estraneo all'espressione di quel volto e in qualche modo sembrava impostogli. Scrooge si irrigidì e rimase a guardare. Poi il battente tornò ad esser battente.

Egli trasalì e il sangue iniziò a pompare, come mai gli era accaduto. Riuscì comunque a riafferrare la chiave, la girò con forza, entrò e accese una candela. Sbarrò la porta col paletto, attraversò il cortile, e salì le scale smoccolando la candela. Salotto, camera, stanzone, era tutto in ordine. Nessuno sotto il tavolo, nessuno sotto il canapè; un piccolo fuoco nel caminetto; cucchiaio e tazza pronti; il ramino con l'orzo sul fornellino. Nessuno sotto il letto; nessuno nel gabinetto; nessuno nella vestaglia. Lo stanzone come al solito: un vecchio paio di scarpe, due ceste, un lavamani a tre gambe e un paio di molle. Scrooge tirò un sospiro di sollievo.

MARLEY – Buonasera Scrooge.

SCROOGE – Uuaaahahahah!!!

NARRATORE - Lo stesso viso, proprio quello. Era Marley col suo codino, con quel panciotto, le brache attillate, gli stivali, e i capelli dritti in testa. Trascinava una catena attaccata alla cintura. Era lunga e gli s’avvinghiava intorno come fosse una coda, ed era fatta di scrigni, chiavi, lucchetti, libri mastri, fogliacci e pesanti borse di acciaio. Il corpo di Marley era trasparente; sicché Scrooge, osservandolo bene e guardando attraverso il panciotto, vedeva i due bottoni di dietro del vestito.

SCROOGE - Che vuol dire? Che volete da me?

MARLEY - Molte cose.

SCROOGE - Chi siete?

MARLEY - Domandami chi ero.

SCROOGE - Bene, chi eravate?

MARLEY - Fallo con più gentilezza.

SCROOGE - Siete un tantino pignolo per essere un’ombra… Chi eravate, egregio signore?

MARLEY - In vita ero il tuo socio, Jacob Marley.

SCROOGE - Ah. E potreste… sedervi?

MARLEY - Posso.

SCROOGE - Sedete, allora.

NARRATORE - Scrooge domandò la cosa, per vedere se uno spettro trasparente fosse capace di afferrare una seggiola. Lo spettro gli sedette in faccia, dall'altra parte del camino, come se non avesse mai fatto altro nella vita.

MARLEY - Tu non credi in me.

SCROOGE - No.

MARLEY - Che prova vorresti, oltre a quella dei tuoi sensi?

SCROOGE - Non lo so.

MARLEY - Perché dubiti dei tuoi sensi?

SCROOGE - Perché basta un niente a turbarli. Un piccolo disturbo di stomaco può renderli ingannevoli. Voi potreste essere un’indigestione di carne, una cucchiaiata di mostarda, una fetta di formaggio, un pezzo di patata cruda. Chiunque siate, c’è in voi più della marmitta che della marmotta! Vedete quello stuzzicadenti?

MARLEY - Lo vedo.

SCROOGE - Ma se non lo avete neanche guardato.

MARLEY - Eppure lo vedo.

SCROOGE - Beh! Basterebbe che io lo inghiottissi e per il resto della mia vita sarei perseguitato da legioni di demoni creati da me. Sciocchezze, vi dico, sciocchezze!

NARRATORE - Lo Spettro a questo punto gridò orribilmente, scotendo la catena con tale tremendo fracasso, che Scrooge dovette reggersi alla sedia per non crollare svenuto. Ma quanto crebbe il suo terrore, quando lo Spettro si tolse la benda che gli fasciava il capo e la mascella inferiore gli ricascò sul petto. Scrooge cadde in ginocchio e si coprì la faccia con le mani.

SCROOGE - Pietà, orrenda apparizione, perché mi tormentate?

MARLEY - Uomo dall’anima mondana! Ci credi adesso o no?

SCROOGE - Credo, debbo credere. Ma perché mai gli spiriti camminano sulla terra e vengono a farmi visita?

MARLEY - Deve ogni uomo, con l'anima che ha dentro, girare fra i suoi simili, viaggiare il più che può; se non lo fa in vita, è destinato a farlo in morte. È condannato a errare per il mondo. A vedere il bene senza poterlo godere, quel bene che avrebbe potuto condividere con gli altri e che avrebbe fatto la sua felicità.

SCROOGE – Perché sei incatenato?

MARLEY - Trascino la catena che mi sono forgiato in vita. L’ho saldata anello per anello, metro per metro: me la sono caricata di mia spontanea volontà e di mia spontanea volontà la trascino. Ti piacerebbe conoscere il peso e la lunghezza della catena che tu stesso trascini? Era lunga e pesante come la mia, sette Natali fa. E da allora hai continuato a lavorarci su. È una catena di grande valore, adesso! (Scrooge si guarda intorno per terra)

SCROOGE - Jacob, mio vecchio caro Jacob Marley, continua a parlarmi. Dammi qualche parola di conforto, Jacob.

MARLEY - Nessuna consolazione avrai da me. Altre regioni le inviano, Ebenezer Scrooge, altri ministri le portano, altri uomini le ricevono. E neanche posso rivelarti quello che vorrei. Non posso riposare, non posso fermarmi, non posso indugiare in alcun luogo. Eppure il mio spirito non si è mai allontanato dal nostro ufficio.

SCROOGE - Devo dire che sei un po’ lento, Jacob.

MARLEY - Lento?

SCROOGE - Sei morto da sette anni e sempre in viaggio, no?

MARLEY - Sempre. Né riposo né quiete. Solo l’incessante tortura del rimorso.

SCROOGE - Ti sposti velocemente hai detto, giusto?

MARLEY - Sulle ali del vento.

SCROOGE – Dunque, avresti dovuto vederne di paesi in sette anni!

MARLEY – Uuuuuaaaaahh!!! Oh! Schiavo legato a doppia catena, per non aver saputo che servono secoli di travaglio da parte delle creature immortali, per far sì che questa terra abbia il premio eterno! Servo, per non aver saputo che il rimorso non è una condanna sufficiente per le opportunità mancate in vita! Ecco cosa ho fatto! Ecco cosa ho fatto.

SCROOGE - Eppure eri un bravo uomo d’affari.

MARLEY - Gli affari! L’umanità avrebbe dovuto essere il mio affare. La carità, la pazienza, avrebbero dovuto essere i miei affari. In questo periodo dell’anno io soffro ancora di più. Perché ho camminato a testa bassa fra i miei fratelli, senza mai alzarli verso la stella che guidò i magi a una capanna? Non c’erano altre povere case verso cui farmi condurre? Ascoltami ora, il mio tempo è quasi trascorso.

SCROOGE - Ti ascolto, ma non essere duro con me. E non fare della retorica, Jacob, ti prego.

MARLEY - Per quale mistero io appaia oggi in una forma a te visibile, non lo so. Ti sono rimasto a fianco per molti e molti giorni. Sono qui stasera per avvertirti che hai ancora un’opportunità di scampare al mio stesso destino. Un’opportunità che ti ho procurato io.

SCROOGE - Sei sempre stato un buon amico per me, Jacob. Ti ringrazio.

MARLEY - Stanotte sarai visitato da tre spiriti.

SCROOGE – E questa sarebbe l’opportunità che mi hai promesso, Jacob?

MARLEY - Questa è.

SCROOGE - Ne faccio volentieri a meno.

MARLEY - Senza la loro visita non scamperai al sentiero che percorro io. Domani aspetta il primo spirito, quando la campana avrà battuto l’una.

SCROOGE - Non potrebbero venire tutti e tre insieme e farla finita?

MARLEY - Il secondo verrà la notte successiva, alla stessa ora. Il terzo la notte ancora seguente, quando cesserà la vibrazione dell’ultimo tocco delle dodici. Non mi rivedrai più, ma per il tuo bene, ricordati di quello che è accaduto tra noi.

NARRATORE - Detto ciò, lo spettro levò il fazzoletto dalla tavola e se lo riavvolse intorno al capo. Scrooge sentì dei rumori confusi; suoni insieme di sofferenza e disperazione; gemiti e guaiti di terribile angoscia e rimorso. Lo Spettro, rimasto per un attimo in ascolto, si unì al funereo coro di voci e svanì nell’oscurità della notte.

SCROOGE - Sciocchezze. (Scrooge guarda dove è uscito Marley) Beh, andiamo a dormire.

SECONDA STROFA

Il primo dei tre Spiriti

SCROOGE - Dodici colpi?! Com’è possibile? Ieri sono andato a letto alle due; dovrei aver dormito tutto un giorno più un altro pezzo di notte. Ed è pure impossibile che sia accaduto qualcosa al sole, e che adesso sia mezzogiorno. Come ieri sera ci sono oscurità e nebbia e poi c’è troppo silenzio, troppa poca gente in giro per essere giorno.

NARRATORE - Lo spettro di Marley lo turbava incredibilmente. "Era stato un sogno o no?"

Rimase così finché l'orologio non ebbe battuto altri tre quarti, e allora si ricordò che lo Spettro gli aveva predetto la prima visita al rintocco dell'una. Rimase sveglio fino a che l'ora non fosse conclusa. Alla fine un rintocco gli percosse l'orecchio.

SCROOGE - Eccolo, il rintocco! E nient’altro!

NARRATORE - Una strana figura, a metà fra il vecchio e il bambino, si materializzò davanti a lui.

SCROOGE - Uuaaaaaarghh!!! Siete lo Spirito? Lo Spirito che doveva venire a visitarmi?

FANTASMA DEL PASSATO - Lo sono.

NARRATORE - Lo spirito aveva delle proporzioni infantili, ma i capelli bianchi. Niente rughe sul viso, braccia lunghe e muscolose, di forme delicate gambe e piedi. Ma ciò che più restava impresso, era il limpido raggio di luce che veniva sprigionato dal sommo della sua testa: una luce che rendeva visibile tutti gli oggetti intorno. E nei momenti di cattivo umore, usava a mo’ di spegnimoccolo, il cappello che teneva sotto il braccio.

SCROOGE - Chi siete e che cosa siete?

FANTASMA DEL PASSATO - Sono lo Spirito del Natale Passato.

SCROOGE - Passato da molto tempo?

FANTASMA DEL PASSATO - No, i tuoi ultimi.

SCROOGE - Scusate, non potreste mettervi il vostro strano cappello? Quella luce mi mette un po’ a disagio…

FANTASMA DEL PASSATO - Come! Vorresti già spegnere la luce che emano? Non ti basta essere stato uno di quelli che hanno fabbricato questo cappello con le loro cattive passioni?

SCROOGE - No, no, non volevo offendervi, per carità. Ma… Qual’è lo scopo della vostra visita?

FANTASMA DEL PASSATO - La tua salute.

SCROOGE - Ah beh, vi sono riconoscente allora…

FANTASMA DEL PASSATO - Bada a quello che pensi!

SCROOGE - Mah, io…

FANTASMA DEL PASSATO – Vieni con me, alla finestra.

SCROOGE – Vi prego, sono un mortale, potrei anche cadere...

FANTASMA DEL PASSATO - Lascia che ti appoggi la mano qui e verrai sostenuto in prove ben più grandi di questa.

NARRATORE - In un secondo, i due passarono attraverso il muro, ed ecco si ritrovarono in aperta campagna, sopra una strada costeggiata dai campi. La città era svanita, il buio e la nebbia anche, ed era una limpida giornata d'inverno. La neve biancheggiava al sole.

SCROOGE - Buon Dio! Qui ci sono cresciuto. È dove ho passato l’infanzia! Quelli laggiù sono i miei compagni di classe.

FANTASMA DEL PASSATO - Queste sono le ombre di cose che furono. Non hanno coscienza di noi.

SCROOGE - Quello sono io! Lo vedi, lì alla finestra? E quello è Ali Babà. Il buon Alì un giorno venne a fare compagnia a quel ragazzo, tutto solo… E c’è anche Valentino, quel birbaccione di suo fratello, eccoli tutt’e due!

NARRATORE - Avrebbero avuto di che stupirsi i colleghi di Scrooge, se lo avessero visto intenerirsi con quella strana voce tra il pianto e il riso, con quella sua faccia rossa come il fuoco, mentre compiangeva il se stesso bambino.

SCROOGE - Povero ragazzo! Vorrei…

FANTASMA DEL PASSATO - Cosa?

SCROOGE - Niente. Un ragazzo è venuto da me ieri sera a cantare una canzonetta di Natale. Vorrei avergli dato qualcosa. Tutto qui.

FANTASMA DEL PASSATO - Vediamo un altro Natale.

NARRATORE - Subito lo Scrooge bambino divenne più grande e lo stanzone in cui si trovava si oscurò e si fece sudicio. Le porte e le finestre si screpolarono; cadevano pezzi d'intonaco e le assi del soffitto si scoprivano. Una ragazzina, molto più piccola del ragazzo, saltò dentro, gli mise le braccia al collo, e cominciò a baciarlo.

FANNY - Sono venuta per riportarti a casa, fratellino. Il babbo ora è così buono che la casa è diventata un vero paradiso. Una sera gli ho chiesto se potevi tornare a casa. E lui mi ha detto di sì. Sono venuta a prenderti con una carrozza. Staremo insieme tutto il Natale e ci divertiremo come mai prima d’ora.

NARRATORE - Lo Spirito sussurrò all’orecchio di Scrooge.

FANTASMA DEL PASSATO - Era una creatura delicata e bastava un soffio a farla indebolire.

SCROOGE - Hai ragione, Spirito.

FANTASMA DEL PASSATO - Morì dopo sposata e ha lasciato dei figli, credo.

SCROOGE - Uno solo. Mio nipote.

FANTASMA DEL PASSATO - Già.

NARRATORE - D’improvviso si ritrovarono per le vie affaccendate di una città. Lo Spirito si fermò davanti a un magazzino e domandò a Scrooge se lo conosceva. Il vecchio strabuzzò gli occhi e si ricordò di quando era stato commesso in quel posto. Riconobbe il suo datore di lavoro, il vecchio Fezziwig, e il suo collega Dick, e rivide quel Natale in cui Fezziwig e sua moglie improvvisarono per loro una splendida festa.

Durante questa scena, Scrooge farneticava, riconosceva ogni cosa, si ricordava, godeva, era agitatissimo. Solo quando i visi luminosi dell'altro se stesso e di Dick furono scomparsi, egli si ricordò dello Spirito, il quale lo condusse in un altro tempo. Scrooge rivide se stesso. Era adulto, nel fiore della vita. Non aveva ancora i lineamenti aspri di un'età più matura; ma già portava la prima impronta dell'avarizia. Accanto a lui sedeva una bella ragazza vestita di scuro. Alla luce dello Spirito, gli occhi di lei brillavano di lacrime. Si rivolse al giovane Scrooge.

RAGAZZA - A te importa ben poco. Un’altra ha preso il mio posto, e se ti vorrà tutto il bene che ti ho voluto io, non avrò niente di cui lamentarmi.

SCROOGE GIOVANE - Chi sarebbe ad aver preso il tuo posto?

RAGAZZA - Un’altra che è d’oro.

SCROOGE GIOVANE - Ecco la giustizia del mondo! Se sei povero ti distrugge, se cerchi di arricchirti, ti si accanisce contro!

RAGAZZA - Tu hai troppa paura dell’opinione del mondo. Dove sono le tue più alte aspirazioni? Sono cadute. Ti sei lasciato sopraffare dal solo interesse. Non è vero?

SCROOGE GIOVANE - E allora? Sono solo diventato più saggio. Sono forse cambiato verso di te?

RAGAZZA - Quando eravamo giovani e poveri, eravamo felici di esserlo.

SCROOGE GIOVANE - Ero un ragazzo.

RAGAZZA - Dimmi, Ebenezer, se ad oggi non ci fosse stato nulla fra noi, mi sceglieresti ancora? Cercheresti ancora di conquistarmi, come allora? Oh, no, certo. Ed è per questo che ti restituisco la tua libertà, per amore di quello che un giorno eri per me. Possa tu essere felice nella vita che hai scelto.

NARRATORE - La ragazza se ne andò.

SCROOGE - Spirito, non mostrarmi altro. Riportami a casa. Perché ti diverti a torturarmi?

FANTASMA DEL PASSATO - Ancora un’altra ombra.

SCROOGE - No, basta! Basta. Non voglio vederla, non mostrarmi altro.

NARRATORE - Ma lo Spirito inesorabile lo strinse fra le braccia e lo costrinse a guardare ancora.

Erano altrove e la scena era mutata: una stanza, non vasta né bella, ma comoda e acconcia. Accanto al fuoco sedeva una bella ragazza così somigliante a quella di prima che Scrooge credette fosse la stessa, fino a che non scorse proprio lei, l'altra, divenuta ormai una graziosa matrona, seduta di fronte alla figlia. Nella stanza c’era un fracasso dell'altro mondo, a causa di una moltitudine di bambini che non si riuscivano a contare. Ma ecco che il babbo di tutti quei bambini entrò nella stanza, insieme a un uomo carico di regali di Natale. I bambini, in men che non si dica, saccheggiarono l’indifeso portatore con una furia irrefrenabile e con gioia immensa. Poi scartarono quei doni e, uno dopo l’altro, se n’andarono a letto. E fu a quel punto che Scrooge, osservando più intensamente il padrone di casa seduto con madre e figlia, sentì gli occhi oscurati dalle lagrime al pensiero che non sarebbe mai stato padre di una creatura così dolce e delicata, come quella che ora si trovava davanti a lui. L’uomo si rivolse alla moglie.

UOMO - Tesoro, lo sai? Oggi ho incontrato un vecchio amico.

RAGAZZA – E chi era?

UOMO - Indovina!

RAGAZZA - E come vuoi che faccia? Aspetta, lo so… (ride) Il signor Scrooge.

UOMO - Proprio lui. Sono passato davanti alle finestre del suo ufficio e, visto che erano aperte, non ho potuto fare a meno di vederlo. Ho sentito che il suo socio è in punto di morte, ed egli se ne stava seduto in quella stanza, tutto solo. Completamente solo al mondo, credo…

SCROOGE - Spirito, portami via da qui.

FANTASMA DEL PASSATO - Ti ho detto che queste sono le ombre delle cose che furono. Non mi devi incolpare se sono quel che sono.

SCROOGE - Portami via, basta!

NARRATORE - Scrooge si gettò addosso allo Spirito. Nella lotta, egli notò che la luce sulla sua testa, splendeva sempre di più; dunque, con un gesto fulmineo, prese il cappello e glielo fece ingoiare. La luce svanì e Scrooge si risvegliò nella sua camera. Ebbe appena il tempo di raggomitolarsi nelle coperte, prima di cadere in un sonno profondo.

TERZA STROFA

Il secondo dei tre Spiriti

NARRATORE - Scrooge era sveglio e si mise a sedere sul letto a rimuginare. Sapeva di dover incontrare il secondo messaggero inviatogli per intercessione di Jacob Marley. Sebbene fosse pronto a ricevere qualsiasi apparizione, Scrooge non era tuttavia preparato al “niente”. Quando la campana batté l’una, infatti, e nessuna forma apparve, fu preso da un violento terrore. Passarono i minuti e nulla. Poi, improvvisamente, pensò che la luce che illuminava la sua camera, potesse venire dall’altra stanza. Preso da quest’idea, si alzò lentamente e si trascinò in pantofole verso la porta. Nel momento stesso in cui toccò la maniglia, una strana voce lo chiamò.

FANTASMA DEL PRESENTE - Entra e impara a conoscermi, amico.

NARRATORE - Era la sua stanza, esattamente quella, ma incredibilmente. Dovunque piovevano rami e foglie verdeggianti, che formavano un vero boschetto. Le fronde degli arbusti emanavano luce, come specchietti tremolanti. Sul pavimento giacevano tacchini, formaggi, polli, carni, porcellini da latte, salsicce e ogni ben di Dio. Su questo mucchio sedeva un allegro e magnifico Gigante, che teneva in mano una torcia per illuminare l’intera persona di Scrooge.

FANTASMA DEL PRESENTE - Sono lo Spirito del Natale Presente. Guardami! Uno come me, tu non l’hai visto mai. Vero?

SCROOGE - Mai.

FANTASMA DEL PRESENTE - Hai mai frequentato qualche giovane della mia famiglia? Intendo i miei fratelli maggiori, nati in questi ultimi anni?

SCROOGE - Non mi pare, temo di no. Hai molti fratelli, Spirito?

FANTASMA DEL PRESENTE - Più di milleottocento.

SCROOGE - Bella famiglia da mantenere…

NARRATORE - Lo Spirito si alzò.

SCROOGE - Spirito, portami dovunque vuoi. Ieri notte sono stato trascinato a forza, ma ho imparato una lezione che sta portando i suoi frutti. Se hai qualcosa da insegnarmi fa’ che io ne approfitti.

FANTASMA DEL PRESENTE - Tocca la mia veste!

NARRATORE - Scrooge non se lo fece dire due volte e si tenne saldo. Tutto scomparve all’istante e i due si trovarono per le vie della città: era la mattina di Natale. L’aria era fredda come non mai e c’era una nebbia densa. Nonostante questo però, aleggiava ovunque il buon umore, come se fosse la più serena giornata estiva e il sole splendesse alto nel cielo azzurro. I negozi erano ancora mezzi aperti con le merci in esposizione, e quando le campane richiamarono i fedeli alla messa, eccoli tutti sbucare dalle vie con i vestiti a festa e i visi lieti. Altri portavano il loro pranzo al fornaio. Lo Spirito si fermò proprio sulla porta di un forno, e sollevando i coperchi dei piatti mentre passavano, spargeva incenso sulle vivande con una scossa della sua torcia. Questa torcia, essendo volate parole forti tra alcune di quelle persone, con una piccola spruzzatina, riusciva a far subito tornare la serenità fra la gente. Una dopo l'altra, tacquero le campane e i forni si chiusero. Scrooge domandò allo Spirito.

SCROOGE - C’è qualche aroma speciale nello spruzzo della tua torcia?

FANTASMA DEL PRESENTE - Certo. Il mio.

SCROOGE - E si adatta ad ogni tipo di pranzo di oggi?

FANTASMA DEL PRESENTE - Ad ogni tipo di pranzo offerto cordialmente e specialmente ai più poveri.

SCROOGE - Perché?

FANTASMA DEL PRESENTE - Perché sono quelli che ne hanno più bisogno.

SCROOGE - Spirito, mi stupisce che, fra tutti gli esseri dei tanti mondi che ci circondano, proprio tu vuoi privare questa gente di godersi un piacere innocente.

FANTASMA DEL PRESENTE - Io!

SCROOGE - Tu vorresti privarli dei mezzi per pranzare ogni settimo giorno, il solo giorno cioè, nel quale possono permettersi di pranzare sul serio. Non è forse così?

FANTASMA DEL PRESENTE - Io!

SCROOGE - Facendo chiudere i fornai il settimo giorno, ottieni questo risultato. Perdonami se sbaglio, ma questa imposizione si fa in nome tuo, o almeno in nome della tua famiglia.

FANTASMA DEL PRESENTE - Vivono alcuni su questa tua Terra che credono di conoscerci e compiono in nome nostro i loro atti d’ira, orgoglio, inedia, odio, invidia, ipocrisia, egoismo; ma costoro sono talmente estranei a noi e alla nostra famiglia, tanto che è come se non fossero mai nati. Ricordatelo. E le azioni di questi attribuiscile a loro, non a noi.

SCROOGE - Ti prometto che lo farò. Ma questa dove siamo giunti non è forse la casa di Bob Cratchit, il mio impiegato?

NARRATORE - Si alzò allora la signora Cratchit, la moglie di Bob, con indosso una veste molto povera, ma tutta piena di nastri luccicanti. Mise la tovaglia insieme alla sua secondogenita, Belinda Cratchit, anch'ella raggiante di nastri, mentre il piccolo Pietro Cratchit, con la forchetta nella pentola delle patate s’infilava in bocca le punte del suo terribile collo di camicia. Due Cratchit più piccini, maschio e femmina, irruppero gridando che avevano sentito l'odore dell'oca e inebriandosi nella festosa visione di una salsa di salvia e cipolla, si misero a danzare intorno alla tavola. La signora Cratchit chiese:

SIGNORA CRATCHIT - Che fa il babbo che non si vede! E vostro fratello, Tiny Tim? E dov’è Marta? Il Natale scorso era già qui da mezz'ora! Ah, eccoti! Figlia mia, che Dio ti benedica, come sei arrivata tardi… Se sapessi che oca c'è, Marta, che oca c’è! Ecco papà che viene! Nasconditi, Marta, nasconditi! 

NARRATORE - Marta si nascose; e subito, ecco entrare Bob coi vestiti ben spazzolati per sembrare della festa, e col piccolo Tiny Tim sulla spalla. Povero Tiny! Per tenersi in piedi aveva bisogno di una gruccetta e di una macchinetta di ferro. Bob chiese subito di Marta e la moglie rispose:

“Non viene.”

“Come non viene, è il giorno di Natale?” Esclamò Bob.

Ma ecco che Marta, che non poteva vederlo scontento, sbucò prima del tempo dal suo nascondiglio e gli si gettò fra le braccia, mentre i due piccoli Cratchit presero Tiny Tim e se lo portarono ai fornelli per fargli sentire come cantava il budino nella casseruola.

SIGNORA CRATCHIT - Come s'è comportato il piccolo Tim, Bob? 

BOB CRACTCHIT - Come un angelo, anzi meglio ancora! Non ti puoi immaginare che strani pensieri gli vengono. Tornando a casa m’ha detto che sperava lo guardassero tutti in chiesa, storpio com'è, perché alla gente deve fargli piacere, il giorno di Natale, ricordarsi di colui che fece camminare gli zoppi e fece vedere i ciechi.

NARRATORE - La voce di Bob tremava un poco così dicendo, e più forte tremò quando aggiunse che Tim s'andava facendo sempre più sano e più forte. S’udì poi la svelta gruccetta sbattere sul pavimento e Tiny Tim subito apparve, accompagnato dal fratello e dalla sorella fino al suo sgabelletto accanto al fuoco.

Seguì un trambusto tale da far pensare che un'oca fosse il più raro fra i volatili, al cui confronto un cigno nero era la bestia più naturale di questo mondo: e davvero in quella casa c'era da credere che così fosse.

La signora Cratchit portò in tavola, e messi i piatti, fu detta la benedizione. Ci fu un momento di silenzio profondo, mentre la signora Cratchit, guardando lungo il filo del coltello, si apprestò a infilzare la bestia. E quando il coltello fu immerso e dalla ferita uscì il tanto aspettato ripieno, si levò unanime un vocìo di contentezza, e lo stesso Tiny Tim, messo in piedi dai due piccoli Cratchit, iniziò a battere sulla tovaglia col manico del coltello facendo sentire il suo debole evviva!

Un'oca simile non s'era mai avuta. Con l’aggiunta del contorno di mele e patate, il pranzo era addirittura sufficiente: anzi, come diceva entusiasta la signora Cratchit guardando un ossicino rimastole nel piatto, “Non s'era neanche potuto mangiar tutto!” Detto ciò se ne uscì dalla stanza - tanto era nervosa da non voler testimoni - per portare in tavola il budino.

“E se il budino non era cotto al punto giusto? E se si rompeva nel voltarlo? E se qualcuno, da sopra il muro del cortile, l'avesse rubato?”

I due piccoli Cratchit si fecero pallidi a quest'ultima supposizione. Ogni sorta di orrori furono immaginati.

“Ehilà! Questo sì ch'è fumo! E che odor di bucato!”

Si poteva apprezzare un certo odore che era insieme di trattoria, del pasticciere accanto e della lavandaia sotto casa. In meno di niente, ecco entrare la signora Cratchit, rossastra in viso, ridente e gloriosa, col budino in trionfo e con in cima l'agrifoglio di Natale.

BOB CRATCHIT - Oh, un budino stupendo!

NARRATORE - Disse Bob, mentre se lo rimirava come fosse il massimo trionfo della signora Cratchit dal matrimonio in poi. Alla fine della cena, si sparecchiò, si spazzò il camino, si accese il fuoco e vi si mise una palettata di castagne a cuocere. Tutta la famiglia vi si strinse attorno. Bob prese la parola.

BOB CRATCHIT - Un allegro Natale a tutti noi, cari miei. Dio ci benedica! -

TINY TIM - Dio benedica tutti quanti siamo! 

NARRATORE - Disse, ultimo di tutti, Tiny Tim. Sedeva sul suo sgabelletto, proprio accanto al padre. Bob gli teneva la manina scarna per fargli sentire meglio il suo affetto, e se lo voleva sempre vicino, e quasi aveva paura di vederselo portar via.

SCROOGE - Spirito, dimmi se Tiny Tim vivrà.

FANTASMA DEL PRESENTE - Vedo un posto vuoto all'angolo del povero focolare e una gruccetta gelosamente custodita. Se il futuro non muterà queste ombre, il fanciullo morirà.

SCROOGE - Oh no, Spirito buono! Dimmi che sarà risparmiato.

FANTASMA DEL PRESENTE - S’egli muore tanto meglio: diminuirà il numero della popolazione superflua.

NARRATORE - Scrooge si vergognò e abbassò lo sguardo ricordandosi delle sue parole.

FANTASMA DEL PRESENTE - Uomo, se di uomo è il tuo cuore e non di pietra, abbandona questo perfido tuo linguaggio finché non saprai quali siano veramente le cose superflue e dove si trovino. Tu puoi forse decidere quali uomini debbano morire e quali vivere? Può darsi che agli occhi di Dio tu sia più indegno di vivere che non milioni di creature simili al bimbo di quel pover’uomo. Oh, Dio! Udire l’insetto sulla foglia dichiarare che sono troppi i suoi fratelli affamati nella polvere?

NARRATORE - Tremò Scrooge al duro rimproverò e abbassò umilmente gli occhi. Ma udendo pronunziare il suo nome, li risollevò all’istante.

BOB CRATCHIT - Al signor Scrooge! Un brindisi al signor Scrooge, protettore di questo banchetto.

SIGNORA CRATCHIT - Bel protettore davvero! Lo vorrei qui, lo vorrei. Gli darei un certo banchetto a modo mio, che non so quanto gli andrebbe a genio.

BOB CRATCHIT - Mia cara! Ci sono i ragazzi; è Natale!

SIGNORA CRATCHIT - Un bel giorno di Natale, certo, perché si possa aver voglia di brindare a un essere odioso, spilorcio, duro, intransigente come il signor Scrooge! Bob, tu sai benissimo chi è. Nessuno meglio di te può saperlo.

BOB CRATCHIT - Mia cara, è Natale.

SIGNORA CRATCHIT - Ebbene, allora berrò alla sua salute, Bob, e alla salute di questo giorno. Ma per lui no. Che viva a lungo! Buon Natale e felice anno… Sarà certo lieto e felice, non ne dubito.

NARRATORE - Anche i ragazzi bevvero alla salute di Scrooge. Fu la prima cosa fatta mal volentieri in quel giorno. Scrooge era l’orco della famiglia ed era bastato il suo nome a gettare un’ombra di tristezza su tutti. Ma quando finalmente svanì, ognuno riscoprì moltiplicata la propria gioia. Non fosse altro che per il sollievo di averla fatta finita con quello Scrooge del malaugurio.

D’un tratto, tutto sparì. Lo spirito condusse Scrooge nel campo dei minatori e di lì dai custodi del faro. E lo Spirito andava, andava sempre sulle onde cupe e anelanti, finché, lontani da ogni spiaggia, raggiunserò un bastimento. Videro il pilota al suo timone, nella gabbia in alto la vedetta, più in là gli ufficiali di quarto: figure fantasticamente immobili, ma ognuno di loro canticchiava una canzone di Natale, o pensava a Natale con dolci speranze di ritorno. E ognuno a bordo, buono o cattivo, aveva avuto per l'altro una parola più gentile che in qualsiasi altro giorno dell'anno.

Fu per Scrooge una grande sorpresa, così assorto com'era, sentire la squillante risata di suo nipote Fred.

FRED - Ah, ah, ah! Ah, ah, ah! Diceva che Natale è una sciocchezza, giuro. Com’è vero che sono vivo. E ci credeva anche!

NARRATORE - Fred rideva a crepapelle, tenendosi la pancia, e facendo col viso le più strane contorsioni; la moglie Bell rideva con la stessa espansione; tutti gli amici raccolti ridevano sgangheratamente e con un fracasso inenarrabile.

BELL - Due volte vergogna per lui, Fred!

FRED - È buffo davvero il vecchio, questa è la verità. Comunque sia, i suoi difetti sono la sua croce ed io non ho niente contro di lui.

BELL - Scommetto che è ricco sfondato, Fred.

FRED - E con questo, mia cara? La sua ricchezza non gli serve mica. Non fa del bene a nessuno e non sa rendersi la vita più comoda.

BELL - Io non lo posso vedere.

FRED - Oh, io sì invece. E mi dispiace molto, ma non potrei avercela con lui neanche se ci provassi. Chi è che soffre dei suoi malsani capricci? Soltanto lui, sempre. Ecco, per esempio: si è messo in testa di non provare simpatia per noi, di non voler venire a pranzare da noi? Peggio per lui. Oddio, non ha perso poi un gran pranzo…

BELL - Un ottimo pranzo, invece!

FRED - Scherzavo! Comunque, egli non fa che perdere dei momenti piacevoli che non gli farebbero altro che bene. Ma io, voglia o non voglia, continuerò a fargli tutti gli anni la stessa offerta, perché ho pietà di lui. Può schernire il Natale fino al giorno del Giudizio, ma non potrà fare a meno di sentirsi un po’ meglio, quando, ogni anno tornerò da lui con lo stesso affetto a dirgli “Come va, zio Scrooge?”

NARRATORE -  Scrooge avrebbe voluto restare, ma tutto scomparve non appena il nipote ebbe pronunciato quelle ultime parole; e lo Spirito lo riportò in viaggio. Videro molti luoghi, andarono molto lontano, visitarono molte case e sempre con lieti effetti. Lo spirito si fermò accanto a letti di malati, e costoro si rincuorarono; in paesi sconosciuti, e questi sembrarono farsi vicini di casa; presso uomini che lottavano nella difficoltà, che confortati dalla speranza, si fecero pazienti; presso la povertà, e questa si tramutò in ricchezza; in ospizi, ospedali, prigioni, in mezzo alla guerra. E infine, tornarono dov’erano partiti.

SCROOGE - I tuoi capelli son diventati grigi durante il nostro viaggio. È così breve la vita degli spiriti?

FANTASMA DEL PRESENTE - La mia vita su questa terra è brevissima. Terminerà stanotte.

SCROOGE - Stanotte?

FANTASMA DEL PRESENTE - A mezzanotte. Ascolta, l’ora si avvicina. Sono già le undici e tre quarti.

SCROOGE - Perdonami se sono indiscreto, ma dalla tua veste vedo venir fuori qualcosa di strano, che non ti appartiene. È un piede o un artiglio?

NARRATORE - Dalle pieghe della sua veste lo Spirito trasse fuori due bambini gialli, abietti, magri, stracciati, miserabili, sfiniti e con un’espressione cupa e feroce. Al posto della grazia giovanile che avrebbe dovuto contraddistinguerli, una mano rinsecchita, come un velo di vecchiaia, li aveva schiacciati. Nei loro occhi un demone stava in agguato e osservava minaccioso. Scrooge indietreggiò, e poté appena chiedere.

SCROOGE - Spirito! Sono figli tuoi?

FANTASMA DEL PRESENTE - Sono figli dell’uomo, e si stringono a me per accusare i loro genitori. Guardati da loro e da tutta la loro specie. Questo bambino è l’Ignoranza; questa bambina la Miseria. Guardati da loro e da tutta la loro discendenza, ma soprattutto guardati da questo bambino, perché sulla sua fronte io vedo scritto “Dannazione!” se la parola non verrà presto cancellata. Negalo! Diffama pure coloro che te lo dicono! Serba il male, seguilo per i tuoi scopi perversi! Ma bada, bada alla fine!

SCROOGE - Ma non hanno un rifugio? Non c’è sollievo per loro?

FANTASMA DEL PRESENTE - Non ci sono forse le prigioni? Non ci sono forse le case di lavoro?

QUARTA STROFA

L’ultimo degli Spiriti

NARRATORE - Lento, cupo, silenzioso, s'avvicinò lo spettro. Scrooge cadde in ginocchio a vederselo di fronte, poiché questo Spirito sembrava avvolto di ombra e di mistero. Era celato da un mantello nero che gli nascondeva testa, viso e tutto il resto: soltanto una mano sporgeva. Senza di essa, sarebbe stato impossibile riconoscere la sua figura nel buio della notte. Lo Spirito stava muto e immobile.

SCROOGE - Sono io davanti allo Spirito del Natale futuro? 

NARRATORE - Lo Spirito tacque, annuì soltanto con la mano.

SCROOGE - Tu mi mostrerai le ombre delle cose non ancora accadute, ma che accadranno nel tempo prossimo a venire. Dico bene, Spirito? -

NARRATORE - La parte alta del mantello si piegò, come se lo Spirito avesse chinato il capo. Questa fu la sua risposta.

SCROOGE - Spirito del futuro! Tu mi fai più paura di ogni altro Spirito visto prima. Ma so che le tue intenzioni sono buone e siccome spero di vivere tanto da diventare migliore di quel che sono stato, accetto volentieri la tua compagnia. Saresti così gentile da dirmi una parola?... Ebbene, guidami! La notte declina e il tempo è per me prezioso, lo sento. Guidami, Spirito!

NARRATORE - Lo Spirito avanzò lento e grave così com'era venuto. Scrooge gli tenne dietro come avvolto nell'ombra del nero mantello e in quella si sentì trascinato via. Presto si trovarono nel cuore della città: alla borsa, in mezzo ai negozianti. Questi andavano su e giù frettolosamente, facendo tintinnare i loro soldi in tasca ed estraendo pensosi gli orologi attaccati alle catene d’oro. Scrooge li aveva visti spesso. Lo Spirito si fermò vicino a un gruppo di uomini d'affari. Osservando la mano che li indicava, Scrooge si avvicinò ad ascoltare i loro discorsi.

PRIMO UOMO - No. Non ne so molto in realtà. So solo che è morto.

SECONDO UOMO - E quand’è successo?

PRIMO UOMO - Ieri notte, mi pare.

TERZO UOMO - E di che è morto? C’era da credere che non morisse mai…

PRIMO UOMO - Bah, lo sa solo Dio...

SECONDO UOMO - Si sa cos’abbia fatto del suo denaro?

PRIMO UOMO – Mah… Non ne so nulla. L’avrà di certo lasciato alla sua ditta. Di sicuro non l’ha lasciato a me. Il funerale sarà modestissimo, anche perché - detta fra noi - non so proprio chi possa andarci. Che ne dite se ci andassimo tutti in gruppo?

TERZO UOMO – Io ci vengo solo se qualcuno ha pensato a preparare il pranzo funebre. Se devo venire, almeno voglio mangiare bene.

(Ridono tutti)

PRIMO UOMO - Beh, io sono il più disinteressato fra voi. Non porto guanti neri e non faccio mai colazione. Ma ci verrò, se qualcuno mi fa compagnia. Quando ci penso, non so dire se sia stato io il suo amico più stretto. Dovunque c’incontrassimo, ci fermavamo sempre a fare due chiacchiere. Addio!

NARRATORE - Il gruppo si sciolse e si mescolò ad altra gente. Lo spettro indicò altri due uomini che s’incontravano in quel mentre.

QUARTO UOMO - Come va?

QUINTO UOMO - E voi?

QUARTO UOMO - Non c’è malaccio. Pare che il vecchio taccagno abbia avuto la sua, eh?

QUINTO UOMO - Così mi hanno detto. Fa freddo, non vi pare?

QUARTO UOMO - Tempo da Natale. Voi non siete pattinatore?

QUINTO UOMO - No, no. Ho altro per la testa. Buon giorno!

NARRATORE - Scrooge rimase colpito dal fatto che lo Spirito desse peso a quei banali discorsi; ma intuendo che qualche scopo doveva esserci, cominciò a rifletterci su. Quei discorsi non potevano aver a che fare con la morte del suo vecchio socio Jacob, perché apparteneva al Passato, e il regno di questo Spirito era tutto nel Futuro. E neanche gli veniva in mente qualcuno di cui potesse trattarsi. Tuttavia, egli stabilì di far tesoro di ogni frase udita e di ogni cosa vista; e soprattutto di osservare bene la propria ombra, quando fosse apparsa. Lo Spettro, ora, lo condusse in una botteguccia trasandata dove trovarono una lavandaia, una donna di fatica e un becchino occupati a vendere oggetti appartenuti ad un morto: camicia, coperte, lenzuola, scarpe… Scrooge dedusse che era lo stesso morto di cui aveva sentito parlare pocanzi.

SCROOGE - Spirito, adesso capisco. La sorte di quest’uomo potrebbe essere la mia. Ecco dove sto conducendo la mia vita. Misericordia!

NARRATORE - Egli indietreggiò dal terrore, perché la situazione era mutata ed accanto a lui c’era un letto nudo, senza cortine, sul quale, sotto un lenzuolo sdrucito, giaceva il corpo di quell'uomo.

SCROOGE - Oh! Gelida, rigida, tremenda morte! Ecco il tuo regno. Tuttavia non hai il potere di torcere un capello a colui che in vita fu amato, né di renderne odiose le fattezze per i tuoi mostruosi fini. Non importa che la mano, ora, sia divenuta chiusa e rigida, importa che la mano, in vita, sia stata aperta e magnanima e il cuore audace e tenero. Le sue buone azioni resteranno immortali in questo mondo. Se quest’uomo potesse rinascere, quali sarebbero ora i suoi pensieri? L’avarizia, la durezza del cuore, l’ansia di arricchire lo hanno condotto proprio a una bella fine! Giace in una casa deserta e né uomo, né donna, né bambino può dire di lui qualcosa di buono o piangerne la dipartita. Spirito, è un posto orribile. Non dimenticherò mai la lezione che ho imparato, credimi. Ma adesso andiamo.

NARRATORE - Sempre, col dito rigido e fermo, lo Spirito indicava la testa del morto.

SCROOGE - Capisco, Spirito. Toglierei il sudario, se potessi… Ma non ne ho la forza, Spirito! Non ne ho la forza!

NARRATORE - Di nuovo, parve che lo Spirito lo guardasse.

 

SCROOGE - Spirito! Se c’è qualcuno in tutta la città che pianga la morte di quest’uomo, mostramelo, Spirito, ti prego!

NARRATORE - Lo Spettro stese la nera veste davanti a lui come un'ala; e ritirandola scoprì una stanza rischiarata dalla luce del giorno, dov’era una madre coi suoi bambini. Aspettava qualcuno con molta ansia. Finalmente bussarono ed ella corse incontro al marito, un uomo dal volto magro e malinconico, ma ancora giovane.

CAROLINA - Notizie buone o cattive?

MARITO - Cattive.

CAROLINA - Siamo rovinati, dunque?

MARITO - No, Carolina. C’è ancora una speranza.

CAROLINA - Se soltanto si lasciasse commuovere. Se accadesse un miracolo del genere, avremmo ancora una speranza.

MARITO - Non può più lasciarsi commuovere, ormai. È morto.

CAROLINA - (Esultando e subito dopo smorzando l’entusiasmo) E adesso, a chi passerà il nostro debito?

MARITO - Non lo so, ma prima di allora avremo il denaro; e semmai non avremo certo la sfortuna di incappare in un altro creditore spietato come lui. Stanotte possiamo dormire tranquilli, Carolina.

NARRATORE - Sì. Per quanto moderassero la cosa, i loro cuori erano più leggeri. L’unica emozione suscitata dalla morte di quell’uomo, era una reazione di gioia.

SCROOGE - Spirito, mostrami qualche scena di dolcezza legata a questa morte, o l’orrendo luogo che abbiamo appena lasciato, resterà per sempre dinnanzi ai miei occhi.

NARRATORE - Lo Spirito lo condusse per strade che gli erano familiari, mentre Scrooge guardava ovunque per trovare sé stesso, ma in nessun luogo riusciva a vedersi. Entrarono nella casetta, già visitata, del povero Bob Cratchit, e vi trovarono la mamma e i figlioletti intorno al fuoco. Erano tranquilli, molto tranquilli. I rumorosi piccoli Cratchit erano seduti in un cantuccio, muti come statue, e osservando Pietro che leggeva un libro. La mamma e le figliole cucivano. Regnava il silenzio. “Ed egli prese un bambino e lo mise in mezzo a loro.” Dove aveva udito, Scrooge, questa frase? Evidentemente il ragazzo l’aveva letta ad alta voce, mentre lo Spirito e lui entravano in quella casa. La mamma posò il lavoro sulla tavola e si coprì il viso con le mani. Bob Cratchit arrivò a casa, la moglie gli corse incontro. I due piccoli Cratchit gli salirono sulle ginocchia, e gli posarono le piccole guance sul viso. Bob era allegro e guardò il lavoro sulla tavola, lodando la maestria della signora Cratchit e delle ragazze. Poi, d’un tratto, Bob scoppiò in pianto. Non riuscì a tenersi. Lasciò la stanza e andò nella camera di sopra, tutta addobbata per Natale. C’era una sedia accanto al letto del piccolo Tiny Tim. Il povero Bob vi sedette, e quando riuscì a raccogliersi e a quietarsi, baciò quel piccolo visino. Allora si rassegnò a quel che era accaduto, e tornò di sotto più sereno, dicendo a tutti:

BOB CRATCHIT - Comunque vadano le cose, io sono certo che nessuno di noi dimenticherà mai il povero Tiny Tim, non è vero?

NARRATORE - “Mai, babbo!” Gridarono tutti ad una voce.

BOB CRATCHIT - E so anche, cari miei, che quando ci ricorderemo della sua bontà e mitezza, non ci lasceremo mai andare a litigare o discutere fra noi, perché altrimenti sarebbe come averlo dimenticato. Sono contento. Oh, sono contento… 

SCROOGE - Spirito, qualcosa mi dice che il momento della nostra separazione è vicino. Dimmi, chi era quell’uomo che abbiamo visto sul letto di morte?

NARRATORE - Lo Spirito del Natale Futuro lo trasportò di nuovo nelle vie degli uomini d’affari e  non si fermava: correva, correva diritto alla meta prefissa, finché Scrooge non lo pregò di arrestarsi un attimo. Erano nel cortile in cui un tempo si trovava l’ufficio di Scrooge. Lo Spirito si fermò, ma la sua mano indicava altrove.

SCROOGE - La casa è lì. Perché mi fai segno da quella parte? 

NARRATORE - Il dito inesorabile stette saldo. Scrooge corse a vedere dalla finestra del suo banco. I mobili non erano più i suoi e la persona in poltrona non gli assomigliava. Lo Spirito accennava sempre allo stesso modo. Scrooge seguì la sua mano, finché raggiunse un cancello di ferro. Era un cimitero. Qui, dunque, giaceva quello sciagurato di cui Scrooge non conosceva il nome. Un bel posto davvero! Lo Spirito avanzò fra le tombe e abbassò il dito indicandone una. Scrooge vi si accostò tremando. Era sempre lo stesso Spirito, ma adesso gli sembrò di intravedere un pensiero nuovo e tremendo nella solennità della sua figura.

SCROOGE - Prima di leggere la lapide che mi indichi, rispondi a una sola domanda. Queste sono immagini delle cose future o soltanto delle cose possibili? 

NARRATORE - Lo Spirito teneva sempre il dito puntato sulla tomba.

SCROOGE - Le azioni umane nascondono sempre un fine, che può diventare inevitabile, se ci si ostina in quelle azioni. Ma se iniziano a cambiare, cambierà anche il fine, vero? Dimmi che è così, dimmelo, in queste immagini che mi stai mostrando! 

NARRATORE - Lo Spirito era sempre immobile. Scrooge, allora, si trascinò verso la tomba, tremando; e seguendo il dito, lesse sulla pietra tombale il nome: EBENEZER SCROOGE.

SCROOGE - Sono io quell’uomo che giaceva in quel letto? No, Spirito! Oh no, no! Spirito, ascoltami. Io non sono più lo stesso uomo di prima. Io non sarò più l’uomo che sarei stato, se non t’avessi seguito. Perché mostrarmi tutto questo, se per me non c’è più speranza? Buono Spirito, tu ti commuovi perché sei buono, tu hai pietà di me. Dimmi, assicurami che io potrò, mutando vita, modificare queste immagini che m’hai mostrato! Onorerò sempre il Natale nel cuore e ne serberò il culto tutto l’anno. Vivrò nel passato, nel presente e nel futuro. Non mi scorderò mai delle lezioni di voi Spiriti. Oh, dimmi, dimmi che mi sarà concesso di cancellare il mio nome da questa pietra!

QUINTA STROFA

La fine della storia

SCROOGE - Vivrò nel passato, nel presente e nel futuro! Tutti e tre gli spiriti saranno sempre presenti in me. Oh, Jacob Marley! Il Cielo e il Natale siano lodati per questo. Lo dico in ginocchio Jacob, in ginocchio! Io sono qui, sono qui. Le ombre delle cose che potranno essere possono ancora venire disperse. E lo saranno, lo so, ne sono sicuro. Non so più cosa faccio. Mi sento leggero come una piuma, gioioso come un angelo, spensierato come uno scolaretto, stordito come un ubriaco. Buon Natale a tutti quanti voi! E felice anno nuovo a tutto il mondo! Non so che giorno sia oggi, non so per quanto tempo sono stato con gli Spiriti. Non so più niente. Sono come un bambino, ma chi se ne importa, me ne infischio! Evviva! Evviva!

NARRATORE - Scrooge corse alla finestra, la spalancò, mise fuori la testa. Niente nebbia: un’aria limpida, pura, gioiosa; un lieve freddo salutare, pungente; il sole d’orato; il cielo azzurro; e quelle campane, così allegre, così allegre!

SCROOGE - Che giorno è oggi, ragazzo?

RAGAZZO - Oggi? È Natale oggi!

SCROOGE - È Natale! Bravo, sono in tempo. Gli spiriti hanno fatto tutto in una notte. Ragazzo, conosci la bottega del pollivendolo qui all’angolo?

RAGAZZO - Certo che sì.

SCROOGE - Oh che ragazzo intelligente, che ragazzo in gamba! Sai se hanno già venduto quel tacchino da esposizione che tenevano ieri in vetrina? Non quello piccolo, quello grosso.

RAGAZZO - Quale? Quello grosso come me?

SCROOGE - Che ragazzo fantastico! Sì, proprio quello.

RAGAZZO - È sempre appeso là fuori.

SCROOGE - Bene! Corri subito a comprarlo.

RAGAZZO - Sta scherzando?

SCROOGE - No. Lo devi portare a Bob Cratchit. Non saprà chi glielo manda. È grosso il doppio di Timmy. Tieni! Qui c’è l’indirizzo e i soldi per il tacchino, per una vettura e una mancia per il disturbo che ti stai prendendo. Grazie e Buon Natale!

RAGAZZO - Buon Natale a lei, signore! E grazie!

NARRATORE - Scrooge si vestì col meglio che aveva, e scese per strada. La gente si riversava fuori, come l’aveva vista con lo Spirito del Natale Presente. Camminando con le mani dietro la schiena, Scrooge guardava tutti con un sorriso di soddisfazione e la sua gioia era irrefrenabile. Andò in chiesa, passeggiò per le strade, carezzò i bambini sulla testa, parlò coi mendicati, alzò lo sguardo alle finestre e si rese conto che tutto gli dava allegria. Non aveva mai immaginato che una passeggiata gli potesse offrire tanta felicità. Verso sera, si avviò alla casa del nipote. Passò davanti alla porta una dozzina di volte, prima di trovare il coraggio di bussare. Ma si fece animo e bussò.

SCROOGE - È in casa il padrone, cara? Domandò alla ragazza.

RAGAZZA - È in sala da pranzo con la signora. Venite pure nel salottino, signore.

SCROOGE - Grazie, mi conosce. Entrerò qui, bambina mia.

NARRATORE - Spinse la porta e infilò il viso nell’uscio socchiuso.

SCROOGE - Fred!

FRED - Oh, povero me! Chi è?

SCROOGE - Sono io. Tuo zio Scrooge. Sono venuto a pranzo. Mi vuoi, Fred? 

NARRATORE - Volerlo? Poco mancò che non gli staccasse un braccio. In cinque minuti, Scrooge si trovava come a casa sua. Niente di più cordiale. E lo stesso fu per la nipote. E lo stesso fu per tutti quanti. Che splendida famiglia, che divertimento, che piacere!

La mattina dopo, Scrooge andò in ufficio prestissimo, voleva arrivare prima del suo impiegato Bob Cratchit. E lo fece, eccome se lo fece! L’orologio suonò le nove. Niente Bob. Le nove e un quarto. Ancora niente Bob. Era in ritardo di diciotto minuti e mezzo. Scrooge se ne stava seduto, con la porta aperta, per vederlo entrare in ufficio. Prima di entrare, Bob si tolse cappello e fazzoletto. In un baleno, si trovò sul suo sgabello, e iniziò a scribacchiare di corsa come per recuperare i minuti passati.

SCROOGE - Ohe! Che diavolo significa arrivare a quest’ora?

BOB CRATCHIT - Sono molto mortificato, signore. Sono in ritardo.

SCROOGE - Ah, siete in ritardo? Me n’ero accorto anch’io. Venite un po’ qua, se non vi dispiace.

BOB CRATCHIT - Succede una volta all’anno, signore. Non capiterà più. Abbiamo fatto un po’ di festa ieri sera…

SCROOGE - Bravo, adesso ve la do io la festa. Non sono più disposto a tollerare un minuto di più questo stato di cose. E perciò… E perciò… Vi aumenterò lo stipendio.

NARRATORE - Bob barcollò e si accostò alla riga. Ebbe l’impulso di romperla in testa a Scrooge, per poi tenerlo fermo, chiamare aiuto e fargli mettere la camicia di forza.

SCROOGE - Felice Natale, Bob. Felice Natale, caro ragazzo. Molto più felice di quanti non ve ne ho augurati in tutti questi anni. Vi aumento lo stipendio e vi giuro che farò di tutto per aiutare la vostra famiglia numerosa. Nel pomeriggio ne parleremo insieme davanti a una bella tazza di ponce natalizio fumante. Accendete il fuoco e andate a comperare un altro secchio per il carbone, prima di mettere un altro solo puntino sopra una i.

NARRATORE - Scrooge fu anche più largo della sua parola. Fece quel che aveva detto, e infinitamente di più; e per Tiny Tim, che non morì affatto, fu come un secondo padre. Divenne un così buon amico, un così giusto padrone, un così brav’uomo, come non se ne vedevano da anni in quella città, o in qualunque altro luogo del mondo di una volta. Qualcuno rise di quel suo cambiamento, ma egli lasciava fare e non vi badava; perché sapeva bene che le cose buone, in questo mondo, cominciano sempre col far ridere certa gente. Con gli Spiriti non ebbe più a che fare, ma si rifece con gli uomini. E da quel giorno di Scrooge fu sempre detto che al mondo non c’era uomo che sapesse festeggiare il Natale come lui. Che lo stesso si dica di tutti noi e di ciascuno. E così, come diceva Tiny Tim: “Dio ci protegga e ci benedica tutti quanti!”

FINE