Scusi, vuol sposare mio marito?

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Stefano Palmucci

Due atti comici


Stefano Palmucci

Scusi vuol sposare mio marito

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Scusi, vuol sposare mio marito?

Scusi, vuol sposare mio marito?

Personaggi:


Guido Trastulli Filippo Verruca Sara Squinzi Angela Bai Ester Rosticcia Gepi Perpignani Enrico Badurli Betta Bettini Don Mansueto Gianni Impaziente


scrittore bigamo

testimone di nozze

fidanzata di Guido

moglie di Guido

madre di Sara

compagno di Ester

marito di Sara

madre di Enrico

prete

paziente


Living room di casa Trastulli, arredata con gusto e sobrietà. Porta cen-trale in centro che dà sulla comune e quattro uscite, due a destra verso la cucina e la sala rinfresco e due a sinistra verso le camere. Guido è seduto sul divano a leggere una rivista. Da fuori, giunge trafelato Filippo.


Filippo:


Guido, si può sapere che è successo?


Guido:


oh, Filippo, finalmente. Entra.


Filippo:


mi dici perché mi hai convocato qui con tutta questa urgenza? Ho lascia-to un paziente con la bocca spalancata, un ponte a metà e la mia assi-stente che stacca tra meno di mezz’ora.


Guido:


Filippo, ho bisogno di te.


Filippo:


questo l’avevo capito. Dimmi di cosa si tratta che devo tornare al lavoro.


Guido:


(un attimo di titubanza, un sospiro, poi) mi sposo.


Filippo:


ti sposi.


Guido:


mi sposo.


Filippo:


beh, felicitazioni. Io vado (fa per andarsene).


Guido:


mi serve un testimone.


Filippo:


(sulla porta, si gira) ti farò da testimone.


Guido:


mi serve adesso.


(Filippo è già uscito. Dopo un secondo rientra)


Filippo:


come ti sposi? In che senso? Con chi? Tu sei già sposato, Guido.


Guido:


ho chiesto il divorzio.


Filippo:


ma non l’hai ancora ottenuto.


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Guido:


beh…lo otterrò.


Filippo:


non ne dubito, amico mio, ma fino a quel momento tu non puoi risposar-ti.


Guido:


certo che posso.


Filippo:


no, che non puoi.


Guido:


e chi lo dice?


Filippo:


lo dice la legge, bello. Saresti bigamo, compiresti un reato, finiresti in prigione e probabilmente anche il tuo testimone.


Guido:


eh, che tragicone, hai dimenticato di citare l’ergastolo e la pena di morte.


Filippo:


(lo guarda) Guido. Dimmi che stai scherzando.


Guido:


non sto scherzando, Filippo, sono serio e sereno. Mi sposo. Alle quattro.


Filippo:


bene. Allora sei completamente impazzito. Chiamo e chiedo un ricovero.


Guido:


Filippo, stai tranquillo. Tu come testimone puoi tranquillamente fingere di credere che il divorzio sia già effettivo. Per il resto me la vedo io, sa-rebbe questione di qualche mese, forse settimana. Se e quando la giusti-zia mi contesterà la bigamia, con i tempi che ci mette di solito, sarà già tutto sistemato.


Filippo:


(lo guarda ancora) …si… sei grave. Serve un ricovero coatto.


Guido:


Filippo, ehi, Filippo, guardami. Credi che abbia battuto la testa e sia di-ventato matto tutto d’un botto?


Filippo:


(sarcastico) nooo…tu è un pezzo che l’hai battuta la testa.


Guido:


non sono matto, Filippo. Sono felice. Fe-li-ce. Euforico. Non so da quan-to tempo non mi sentivo così, forse non mi ci sono mai sentito. Io la “de-vo” sposare. (Sognante) oh, Filippo, quando la conoscerai, non potrai che capire e darmi ragione. E’ la ragazza della mia vita, l’altra metà del mondo, non avevo mai provato un sentimento così forte e profondo.


Filippo:


quando l’hai conosciuta?


Guido:


lunedì.


Filippo:


lunedì. Cinque giorni fa.


Guido:


sono stati i cinque giorni più intensi e “vissuti” della mia vita.


Filippo:


e in questi cinque giorni “intensi e vissuti”, avete già deciso di sposarvi.


Guido:


no. Lo abbiamo deciso dopo il primo giorno. So che può sembrare stra-no, persino incredibile, ma ti assicuro che è come una molla che scatta dentro. Una sensazione indescrivibile. Uno sconquasso. Quando lo av-verti, è impossibile equivocare.


Filippo:


uno sconquasso.


Guido:


tu sei uno scapolone impenitente. Non l’hai mai provato. Ti compatisco.


Filippo:


grazie Guido, ti garantisco che sto bene così.


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Scusi, vuol sposare mio marito?


Guido:


d’altronde non è una condizione che puoi scegliere tu: se e quando capi-ta, capita…


Filippo:


certo, se e quando capita, capita. E naturalmente anche lei l’ha provata.


Guido:


è incredibile, Filippo. Nello stesso istante in cui l’ho provata io.


Filippo:


ma i preparativi, le partecipazioni, le pubblicazioni?


Guido:


nessun preparativo. Niente partecipazioni. Solo noi, il prete e i testimo-ni. Abbiamo ottenuto una dispensa sulla durata, sono bastati due giorni. Sai con chi gioco a golf.


Filippo:


e che bisogno avete di formalizzare subito?


Guido:


oh, Filippo, se tu avessi provato quella sensazione, non faresti una do-manda tanto assurda.


Filippo:


assurda. Bene. E lei chi sarebbe? Dove l’hai conosciuta?


Guido:


sai quel corso di scrittura creativa che tengo per le serali. E’ una mia al-lieva.


Filippo:


anni?


Guido:


venticinque. Tra poco la conoscerai.


Filippo:


non sto nella pelle. Sa che sei sposato?


Guido:


(ci pensa) eh…no, mi pare di non averglielo ancora accennato.


Filippo:


(sarcastico) beh, è un particolare da nulla, probabilmente non c’è stataoccasione.


Guido:


in realtà credo di essermene dimenticato.


Filippo:


ah, ecco, una piccola dimenticanza. E visto che era già una tua allieva, quando sarebbe scoccata la scintilla?


Guido:


(sognante) ah, è incredibile, stavo spiegando l’ermeneutica di Weiser-man, la classe era rapita ed estasiata da questa tematica elettrizzante quando lei ha alzato la mano, e con quel suo candore che distingue, con quella finta ingenuità, di fronte a tutta la classe, fa: “professore, i suoi calzini sono di colore diverso”. Capisci? “I suoi calzini sono di colore di-verso”.


Filippo:


impressionante…


Guido:


capisci la potenza intellettuale di questa ragazza, capace in un lampo di ricondurre la sublimazione di una delle teorie più moderne e temerarie mai azzardate da una delle più acute espressioni dell’ingegno umano, al colore dei calzini?


Filippo:


sono sbalordito.


Guido:


lì, in quel preciso istante, che poi nei giorni successivi abbiamo rievocato insieme infinite volte, ci siamo innamorati. Perdutamente. Definitiva-mente. Un amore letterario, travolgente, come nei migliori romanzi.


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Filippo:


e nei migliori romanzi chi paga le bollette? Chi fa la spesa? Avete sempre ragionato dell’ermeneutica del vostro sublime sentimento, oppure per un istante lo avete ricondotto all’acquisto dei calzini? Come potrai man-tenere un’altra moglie con i tuoi corsi serali?


Guido:


ehi, qui urge un esorcismo: vecchia e bisbetica suocera, esci da questo corpo!!


Filippo:


sto solo cercando di farti ragionare.


Guido:


io non voglio ragionare, Filippo. Voglio farmi trasportare dal sentimento, dall’istinto, dalla passione…


Filippo:


se non cominci anche a ragionare, amico mio, l’unica cosa che ti potrà trasportare sarà il cellulare della polizia….


Guido:


troppe volte in passato ho sacrificato i miei sogni e le mie ambizioni più alte sull’altare della fredda razionalità.


(Suonano alla porta)

eccola, è lei.

Filippo:        fammi fare una telefonata, va.

(Guido va ad aprire, Filippo va al telefono e compone un numero)

Serena, sono io. Come va? … si… si… bene. Ho dimenticato il cellulare in ambulatorio. Tranquillizzi il paziente, io arrivo tra qualche minuto… ci vediamo tra poco. (Chiude e si volta).


Guido:


(raggiante) Filippo, lei è Sara. Sara, lui è Filippo, per me più un fratello,che un amico. Sarà il mio testimone di nozze.


Sara:


(mastica una gomma) piacere.


Filippo:


piacere mio. Guido mi ha detto che anche lei è un aspirante scrittrice.


Sara:


oh, no. Una volta ho scritto un bigliettino di auguri per un’amica mia che le è piaciuto talmente tanto che ha detto che io ho del talento e mi ha iscritta al corso di Guido a mia insaputa.


Filippo:


ah, complimenti. Che aveva mai scritto su quel biglietto per colpire tanto la sua amica?


Sara:


mah, niente, avevo scritto tipo “buon compleanno”.


Filippo:


(guardando Guido) ah, notevole.


Sara:


no, detto così, non si capisce. E’ che ci avevo messo tipo tre punti escla-mativi, uno per l’entusiasmo, uno per augurio, uno per complimento. Più che altro è stata questa spiegazione che le era piaciuta tipo… una cifra.


Filippo:


beh, certo, senza spiegazione pare banale.


Sara:


eh, no, infatti…


Guido:


sentite, io vado a preparare un caffè, voi intanto seguitate pure a chiac-chierare e conoscervi, mi pare che abbiate già ingranato.


Filippo:


(sarcastico) eeeh….


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Scusi, vuol sposare mio marito?


Guido:


torno subito (esce volteggiando verso la cucina).


Filippo:


(dopo alcuni attimi di imbarazzo) e oltre al corso serale di scrittura, chefa nella vita?


Sara:


sono operatrice di call center.


Filippo:


operatrice di call center.


Sara:


chiamo al telefono le persone per vedergli dei prodotti.


Filippo:


so cos’è una operatrice di call center.


Sara:


un lavoro duro. Tosto. Da bulldog: bisogna azzannare i clienti e non mol-lare la presa. Mai. Tipo se un giorno sei moscio o pensi agli affari tuoi, non ti fila nessuno e non vendi una cicca. E se non vendi una cicca prima non ti pagano, poi ti cacciano. E’ come fare l’attore. Ti metti una masche-ra e ti butti. Devi essere sempre a mille. Massacrante. C’è un pacco di gente che si fa un cifra, si strafanno di brutto per tenere il ritmo. A me bastano due caffè a colazione, uno per la pausa. Me ne farei pure un al-tro, ma poi ho un lassativo di tempo per tornare in postazione. Ma a me basta. Poi se strappo un paio di contratti mi sale la zia adelina e arrivo a fine turno che non m’accorgo neanche.


Filippo:


(colpito dalla tirata) …interessante.


Sara:


tu invece che fai? Tipo, lo scrittore anche tu?


Filippo:


no, faccio il medico, dentista.


Sara:


cioè? Tipo il medico o il dentista?


Filippo:


(non sa come spiegarsi) il… dentista


Sara:


fiiico. (Ci pensa) ah, scusa, so che non dovrei masticare la gomma. Cioè voi, tipo, lo sconsigliate…


Filippo:


si figuri… se è senza zucchero va bene. Magari non è il modo migliore di presentarsi, ma questa è una valutazione che spetta solo a lei.


Sara:


si, è senza zucchero. Però mi faccio di filo interinale tutte le sere, non ne manco una. Mi metto là alla tivù e zan-zan, zan-zan (mima l’operazione). Pure dopo i pasti in ristorante, me lo tengo in borsa. Nonpotrei farne a meno. Infatti quando lo dimentico è un dramma. Tipo due settimane fa ero a pranzo con un’amica mia, m’è andato un pezzo di sca-loppina tra i denti, quassù (apre la bocca e gli mostra), avrei dato non so cosa per avere un filo da passarmi. Ma pure di un altro, usato, sarebbe andato bene. E’ tipo quando ti scappa di andare in bagno e non ci puoi andare. Non so se …


Filippo:


si, si, capisco benissimo...


Sara:


comunque, fiiico. Mica lo sapevo che Guido c’aveva un amico dentista.

Non vedo l’ora di dirlo agli amici miei.


Guido:


(rientrando con un cabarè, che posa sul tavolino) ehi, voi due siete giàentrati in sintonia, mi pare.


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Sara:


infatti, fiiico il tuo amico, m’acchiappa….


Guido:


ne ero sicuro.


(Suona il telefono, Guido va a rispondere).

Pronto? …si…subito. Filippo è per te, il tuo ambulatorio.


Filippo:


ah, grazie. (Prende la cornetta) si, Serena, dica. No. Come se ne va?... Ma che m’importa dell’orario, non può lasciare il paziente così…no…no… non mi importa della baby sitter, se se ne va stavolta, non si prenda il di-sturbo di tornare! No…no…si, va bene, mi passi pure il pazien-te…pronto? Pronto? Non la capisco…senta, ascolti, torni sulla poltrona, si rilassi, che io vengo immediatamente… Non capisco…Boh. Arrivo (chiude). Scusate, devo scappare. Ho una urgenza in ambulatorio.


Guido:


mi raccomando torna per le quattro.


Filippo:


tornerò molto prima. Dobbiamo ancora finire il nostro discorso, noi due.


Guido:


quando vuoi, ti aspettiamo qua.


Sara:


ciao.


(Filippo esce)


Guido:


allora, che ne dici del mio testimone di nozze? Ti piace?


Sara:


un pacco, è un tipo tosto.


(Filippo rientra)


Guido:


hai già fatto?


Filippo:


no. Devo dirti una cosa urgente. Puoi scusarci un secondo, Sara? (Lo conduce in disparte)


Sara:


e che, me lo chiedi? (Si interessa al altro).


Filippo:


c’è Angela là fuori, sta venendo qui.


Guido:


Angela?


Filippo:


Angela.


Guido:


quale Ang…oh no!! Quella Angela?


Filippo:


esatto! Tua… Guido, glielo devi dire!


Guido:


non posso dirglielo ora. Sarebbe troppo traumatico.


Filippo:


glielo! Devi! Dire!


Guido:


glielo dirò. Ma prima devo congedare Angela. Tu porta Sara di là e trat-tienila.


Filippo:


io devo correre in ambulatorio!


Guido:


ci andrai più tardi. Sara?


Sara:


si?


Guido:


puoi accompagnare Filippo in cucina? Gli è venuta sete.


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Scusi, vuol sposare mio marito?


Sara:


scegli pure quello che vuoi. (indica il tavolino).


Guido:


eh, no, vuole un bicchiere d’acqua.


Sara:


con le bollicine?


Guido:


no, Sara, lui beve solo acqua di rubinetto. Per via dei calcoli. Ti dispiace accompagnarlo?


Sara:


e che, me lo chiedi? vieni qua Phil! (Lo prende sottobraccio)


Filippo:


(verso Guido mentre viene trascinato via, piagnucola) mi ha chiamatoPhil!!


(I due escono a sinistra, Guido resta solo. Esce poi rientra con Angela.)


Angela:


(con un foglio in mano che sventola) che è questa barzelletta di propo-sta?


Guido:


quale proposta? non capisco a cosa ti riferisci.


Angela:


questa! (Gli mostra il foglio). L’ha scritta il tuo avvocato, te l’avrà alme-no mostrata, prima!


Guido:


beh, noi ne abbiamo parlato, si, ma in termini piuttosto generici.


Angela:


beh, in termini piuttosto generici, digli che io con questa mi ci pulisco il…


Guido:


Angela! Fai tu una controproposta, allora.


Angela:


rivoglio i miei soldi, ecco la mia proposta.


Guido:


Angela, ti prego, ne abbiamo parlato cento volte, sii ragionevole…


Angela:


ragionevole?!? Ti ho raccolto sotto un ponte, ti ho mantenuto per undici anni, permettendoti di coltivare lo stupido sogno di fare lo “scrittore”, e ora, che con una tua assurda elucubrazione filosofica mi annunci all’improvviso che è tutto finito, dovrei continuare a farlo?


Guido:


ma non puoi per un momento….


Angela:


(ode del discorrere, cambia tono) …c’è qualcuno di là?


Guido:


…si, c’è… Filippo.


Angela:


cosa fa di là? parla da solo? (Sbircia)


Guido:


no, è con… la sua…ragazza.


Angela:


ah, le porta qui adesso le sue conquiste? Volete trasformare il “mio” ap-partamento in una garconnière? (nota il tavolinetto con le bibite)


Guido:


ma quale garconnière… non è una “conquista”, è una cosa molto seria.

Sono fidanzati.


Angela:


ah, lo “scapolone” per definizione che si fidanza? Incredibile.


Guido:


e invece è così. Per tua informazione le persone normali nella loro vita cambino, mutano, si evolvono.


Angela:


non Filippo, per quel che lo conosco…


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Stefano Palmucci


Guido:


ah, no, eh? Vedi che sei la solita testona? Se lo vuoi sapere, Filippo si sposa. Alle quattro. E’ venuto qui per chiedermi di fargli da testimone.


Angela:


(incredula) si sposa. Il tuo amico Filippo. Il dentista. Quello la cui storiapiù lunga è durata nove giornate e mezzo. Mister “una botta e via” ha trovato finalmente la donna capace di mettergli il cappio al collo? Questa devo proprio vederla!


Guido:


non vedrai nulla, invece. Sono nel mezzo dei preparativi, molto indaffa-rati e io devo assolutamente aiutarli. Su, vattene.


Angela:


come, prego? Tu dici a me: “vattene”? devo ricordarti che questa è casa mia? Devo ricordarti quanto sei fortunato a non sentirtelo dire da me? Dovresti baciare la terra dove cammino.


Guido:


come tuo solito, quando si alza il livello del confronto, riduci tutto sul piano venale.


Angela:


sono una donna, caro. Quindi venale. Quindi anche curiosa. Non me ne vado senza prima aver conosciuto la futura mogliettina di Filippo. (Chiama) Filippooo, sei tu? Sono Angela.


Guido:


(quasi sovrapponendosi) insomma Angela, non hai il diritto…


Angela:


eh, mica le faccio niente, voglio solo vedere che tipo è.


Guido:


beh, dalle un’occhiata poi vattene. Non metterti a farle il terzo grado co-me tuo solito.


Angela:


ma che terzo grado, do solo una sbirciatina.


Filippo:


(si affaccia) ciao, Angela.


Angela:


(civettuola) un uccellino mi ha detto che hai qualcuno di là. Posso cono-scerla?


Filippo:


(incerto, verso Guido) io ho…qualcuno?


Guido:


le ho detto di Sara, (calcando) la tua ragazza.


Filippo:


la mia…ragazza?


Angela:


addirittura fidanzata ufficiale in imminenza di matrimonio, se ho capito bene.


Guido:


si, portala qua. Ha promesso di darle solo un’occhiatina e di andarsene.


Filippo:


portarla di qua?... E a Sara… che dico?


Guido:


(cercando di farsi intendere) dille che c’è la… moglie del… testimone.


Filippo:


la moglie del testimone? Cioè…? Mia…?


Guido:


(c.s.) alla tua ragazza, Sara, dici che c’è la moglie del testimone, Angela.


(Filippo è perplesso).

Ti accompagno. (Ad Angela) E tu ricordati che hai promesso. Solo una sbirciata e te ne vai.

Angela:         ma sì, ma sì…finiscitela.

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Scusi, vuol sposare mio marito?

(Filippo e Guido escono. Angela si versa da bere. Suona il telefono. Al secondo squillo, dopo aver bevuto risponde Angela.)

Pronto? …come? …non capisco… ma perché ansima?...maiale pervertito! (E riattacca).

(Rientrano Guido, Filippo e Sara. Guido ha cura di mettere Filippo ed Angela vici-ni, lui invece si avvicina a Sara)


Guido:


(molto sbrigativo) Sara: Angela. Angela: Sara. Piacere di conoscervi.

Angela se ne stava andando.


Sara:


che, non resta per il matrimonio?


Angela:


oh, grazie, cara, molto gentile da parte sua invitarmi. Ma non potrei sen-tirmi altro che una intrusa, dato che mio marito ha ritenuto di non ac-cennarmi nulla fino cinque minuti fa.


Sara:


oh, Phil, perché non glielo hai detto per tempo? sarebbe stato fiiico avere anche la moglie del testimone.


Filippo:


eh… sai con tutti i preparativi da fare in quattro e quattr’otto, deve es-sermi sfuggito ….


Angela:


comunque vi faccio tutte le mie congratulazioni ed auguri. Lei signorina sta per riuscire in una impresa che tutti ormai ritenevamo impossibile. Vero Guido? Non sa quante e quali aspiranti hanno gettato la spugna, in tutti questi anni. Mi domando quale sia il suo segreto. Deve avere delle qualità straordinarie.


Sara:


chi? Io? No, macché. Sono la tipa più normale del mondo. Ci siamo in-namorati, e basta. E’ stato proprio un colpo di fulmine, un botto diciamo, ci siamo piaciuti subito un pacco e adesso ci sposiamo. Proprio un amore superfluo.


Guido:


bene, siamo dispiaciuti che non ti possa trattenere, Angela, ma come mi avevi promesso, te ne devi andare.


Sara:


si, ci dispiace tipo una cifra.


Angela:


(più divertita che altro) se proprio insistete posso anche trattenermi (va a prendersi da bere).


Guido:


no, nessuna insistenza, anzi, immagino che ora dovrai assolutamente andare.


Sara:


scusa Guido, ma se poi Erica non ce la fa a liberarsi? La signora potrebbe sostituirla. (Ad Angela) Erica è la sorella mia, che mi fa da testimone a me, fa l’estetista, solo che c’ha un’ascellare e due inguinali sto pomerig-gio che non può assolutamente lasciare, perché sono amiche della titola-re che sta a Positano, col fidanzato suo, e quindi non può sostituirla, e domani devono stare in spiaggia. Allora dicevo (a Guido) se non gliela fa per le quattro, la signora potrebbe fare la testimone al posto suo.


Guido:


non mi sembra assolutamente il caso, Sara, sono sicuro che tua sorella riuscirà a fare tutte le depilazioni del caso ed arrivare in tempo.


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Stefano Palmucci


Filippo:


mi pare anche indelicato chiedere ad Angela di prestarsi come tappabu-chi…


Angela:


no no, mi presto volentieri, posso trattenermi. La cosa sta cominciando a diventare proprio divertente…


Guido:


non ci vedo nulla di divertente, io. Avevi promesso di andartene.


Sara:


ma scusa, Guido, se la signora vuole rimanere, ed eventualmente anche per sostituire Erica nel caso non gliela facesse, non vedo dove sta il pro-blema?


Guido:


il problema…


Angela:


non chiamarmi signora, cara, mi fai sentire vecchia.


Sara:


scusa, Angela. (realizza e le dà uno spintone su una spalla) Ma falla fini-ta, che c’hai una cotenna in faccia che pari una squinzia.


Angela:


(spiazzata) … grazie, Sara.


Guido:


Sara, ho bisogno di parlarti in privato.


Sara:


a me? E perché? Mica c’abbiamo i segreti…


Guido:


e invece sì. (Si riprende) Il mio ruolo mi impone di assicurarmi di una cosa che devo chiederti in privato. Ci volete scusare?


Filippo:


Guido io dovrei…


Guido:


tu intanto cerca di congedare Angela. (A lei) Se ci riesci…


(Guido e Sara escono a sinistra)


Angela:


prendi qualcosa da bere? (lei se ne versa un bicchiere)


Filippo:


no, grazie, ho una certa premura.


Angela:


Guido lo ha preso sul serio, il suo ruolo di testimone, eh?


Filippo:


pare di sì.


Angela:


comunque al di là di tutto, complimenti. Davvero una ragazza notevole. Molto bella, ma soprattutto intelligente, acuta, brillante…


Filippo:


(a mo’ di rimprovero) …Angela.


Angela:


no, davvero. Se in così poco tempo ti ha convinto a rivedere la tua grani-tica posizione sul matrimonio, qualche qualità nascosta ce la deve avere.


Filippo:


potrei risponderti che se qualcuno ci rimane attaccato così pervicace-mente, qualcosa di buono il matrimonio ce la deve avere.


Angela:


touché, mio caro. Solo, è diventata una questione di principio. A te pro-babilmente non è mai successo, ma ti assicuro che non è affatto piacevo-le sentirsi scaricati di punto in bianco come vecchio ciarpame.


Filippo:


e che ne sai, magari è successo anche a me…


Angela:


ti ritrovi catapultato in una situazione dove non riesci a pensare ad altro che trovare in fretta il modo per fargliela pagare.


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Scusi, vuol sposare mio marito?

Filippo:        ma non sarebbe più conveniente cercare di accettare la cosa, invece di impegnare tempo ed energie a coltivare rancori?

Angela:         sai qual è stato il primo istinto, appena mi ha annunciato la cosa? Quello di vendicarmi andando col primo venuto.

Filippo:        non ti credo: un pensiero troppo banale e meschino, per una donna del tuo stile.

Angela:         per una donna è più naturale di quanto tu creda provare attizzamenti e curiosità inappagate. Avere stile consiste solo nel saperli abilmente dis-simulare. Prego?

Filippo:        non ho detto niente.

Angela:         ma ora che il mio matrimonio sembra finito, non ho più motivo per re-primere i miei sfizi. Anzi c’è n’è uno che mi attizza da tempo che sarei proprio intenzionata di cavarmi.

Filippo:        (distrattamente) ah, sì?

Angela:         uno sfizio che mi consentirebbe di prendere due piccioni con una fava: per Guido sarebbe il più umiliante degli smacchi, per me l’appagamento di un desiderio che reprimevo da tempo…

Filippo:        quanto ci mette Guido?

Angela:         pensavo anche di riuscire con relativa facilità, anche se adesso, mi rendo conto che forse mi sono decisa troppo tardi…

Filippo:        ma che fanno, di là…

Angela:         piuttosto, con la fretta che ti ha preso di sposarti, sei riuscito a organiz-zare una degna festa di addio al celibato? Di quelli disinibiti, violenti, con la ragazza che esce dalla torta…

Filippo:        eh no, guarda, non mi sembrava proprio il caso…

(Suonano alla porta. Angela è seccata dall’interruzione e va ad aprire. Rientra con Ester e Gepi).


Ester:


… sapesse quante ne ha combinate. Mica è cattiva, è una brava ragazza, solo che pare abbia la calamita, le capita di tutto….


Angela:


prego, accomodatevi. Prendete qualcosa da bere, volete rinfrescarvi?


Ester:


no, grazie, prima vorrei vedere mia figlia.


Angela:


ecco: questo è il promesso sposo, Filippo. Valente medico dentista non-ché gran bel pezzo di ragazzo (guardandolo con voluttà)…non sapete quanto è fortunata vostra figlia.


Ester:


ah, piacere. Sono Ester, madre di Sara, e lui è il mio compagno, Gepi. Scusi l’improvvisata, ma capirà che abbiamo saputo la cosa solo ieri, siamo rimasti un po’ spiazzati. Ci siamo subito messi in macchina, senza neanche pensare…


Filippo:


capisco, Signora…solo che io non… (guarda Angela) sono sicuro che ap-pena potremo chiarire la situazione…


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Stefano Palmucci


Ester:


sicuramente avremo modo. Ora però vorrei parlare con mia figlia, credo sia la cosa migliore.


Filippo:


si, assolutamente. Angela, vogliamo andare a chiamare Sara e lasciarli poi da soli?


Angela:


certo. (Ai genitori) Ci vediamo dopo.


(Filippo e Angela escono a sinistra.)


Ester:


prima di tutto, Gepi, vorrei stare un po’ da sola con Sara. Tu magari, in-tanto, resta col ragazzo e cerca di capire di che pasta sia fatto…


Gepi:


non ha detto che fa il dentista? Sarà fatto con la pasta del capitano…


Ester:


non è il momento di fare dello spirito.


(Entra Guido)


Guido:


carissimi, che piacere!! Ester e Gepi, non immaginate quanto io sia felice di conoscervi, Sara mi ha parlato molto di voi. Dunque lei dovrebbe esse-re…no, non dica niente: Ester, la deliziosa madre di Sara e lei, se non mi sbaglio, Gepi.


Ester:


lei chi è, scusi?


Gepi:


un veggente.


Guido:


sono Guido, l’uomo che tra poco diventerà vostro genero.


Ester:


mah…lei non è il tizio di prima. Sara dov’è?


Guido:


Sara viene subito. L’ho preceduta per chiarire questo piccolo equivoco. L’uomo che avete conosciuto prima è il mio più caro amico, nonché prossimo testimone di nozze, il dott. Filippo Verruca.


Ester:


quella signora ce lo aveva presentato come il futuro marito…mentre lei si era presentata come moglie di Guido Trastulli, cioè il testimone di nozze.


Guido:


(un po’ confuso) eh, no, no, lei non è mia moglie, assolutamente, è …mia… sorella. Per questo si comporta come se fosse la padrona di casa. E’ un po’… strana, non fatele caso.


Gepi:


quindi il suo amico dentista, il testimone, è anche suo cognato?


Guido:


no, no, lui non è mio cognato. Vedete, Angela, mia sorella, è un po’ scombussolata perché ha perso il marito recentemente in circostanze molto tragiche.


Gepi:


un incidente d’auto?


Guido:


peggio, sul lavoro. Era ingegnere meccanico, è scivolato e…


Gepi:


è caduto da una impalcatura?


Guido:


peggio, lavorava alla fonderia. E’ caduto nel silos e si è sciolto nell’acido.


Ester:


oh, mio Dio!


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Scusi, vuol sposare mio marito?


Guido:


il forte trauma psicologico, le ha causato uno choc. E’ ancora disorientata e confusa. Ora come ora può persino sembrare un po’…tocca, ma sono sicuro che presto si riprenderà.


Ester:


glielo auguriamo di cuore.


(entra Sara da sinistra)


Sara:


(felice) ma voi siete pazzi!! Siete venuti fin qui! (Li abbraccia)


Gepi:


per forza, abbiamo guardato la programmazione radio televisiva ma la diretta della vostra cerimonia non la davano, neppure su telepippo.


Sara:


sono contenta tipo una cifra, di avervi accanto in questo momento.


Ester:


magari se ci tenevi così tanto potevi organizzare le cose con un tantino in più di calma.


Gepi:


tua madre mi ha sequestrato sul lavoro, non siamo neppure sicuri di ave-re chiuso la porta di casa.


Guido:


effettivamente abbiamo organizzato tutto in tempo record, ma non dove-te pensare che quella di sposarci sia stata una decisione superficiale o frettolosa.


Ester:


lo spero bene. Comunque, vediamo di affrontare prima le cose più prati-che.


Sara:


giusto. Stanotte vi fermate qua? Guido, possono rimanere nella stanza degli ospiti?


Guido:


sicuramente.


Ester:


veramente pensavamo di trovare un hotel nelle vicinanze.


Guido:


ma perché? Abbiamo una stanza per gli ospiti, niente di ché, ma domani noi si parte per il viaggio di nozze, avrete tutta la casa a disposizione.


Gepi:


non vorremmo disturbare, soprattutto la prima notte. Avete muri inso-norizzati?


Guido:


non si preoccupi, Gepi. La casa è moderna, ben costruita. Fornisce la do-vuta privacy.


Gepi:


tu che dici, Ester?


Ester:


mmh... va bene, un pensiero in meno.


Gepi:


mi aiuta a recuperare le valigie dalla macchina?


Guido:


volentieri, Gepi. Ma mi dia del tu.


Gepi:


e tu fai altrettanto, allora. Andiamo?


Guido:


andiamo!


(I due escono dalla porta principale)


Ester:


bene, cara. Dunque adesso dimmi, spiegami tutta questa fretta che ti è venuta.


Sara:


fretta? Quale fretta?


15


Stefano Palmucci


Ester:


beh, si, cara, fretta. Di solito prima ci si conosce, poi ci si frequenta, poi ci si fidanza, e infine se tutto va bene e soprattutto se promette bene, ci si sposa. Per fare tutte queste fasi ci vogliono di solito almeno alcuni mesi: voi avete fatto tutto in quattro giorni?


Sara:


no, mamma, cinque giorni.


Ester:


non importa, amore, è la stessa cosa.


Sara:


boh, non so perché. Quando uno ha fame e ti portano una pizza, te la mangi, quando uno ha sete e ti portano una birra gelata, te la bevi. Era il momento, ecco.


(Squilla il telefono, Sara ed Ester si guardano senza che nessuno risponda, poi Sa-ra assume l’aria di padrona di casa ed alza la cornetta)

Si, pronto? Eh?... Come?...può ripetere, per cortesia, non capisco lo sve-dese…


Ester:


chi è?


Sara:


non lo capisco, senti un po’ tu, mamma…(le passa la cornetta)


Ester:


pronto…eh?...ma che farfuglia?...come? …zozzone! si vergogni! (Sbatte la cornetta, poi agli altri) il solito pervertito che telefona a caso ed an-sima.


Sara:


ah, mi pareva svedese.


Ester:


tornando a noi, Sara, scusa se te lo chiedo, ma non è che, per caso, in questa faccenda c’è di mezzo un bambino?


Sara:


oh no, mamma. Guido ha quarantatre anni. E’ un adulto, altro che bam-bino.


Ester:


no, cara, io ti stavo domandando se per caso tu fossi… incinta.


Sara:


io? Oh no, non credo. Non che io sappia, almeno.


Ester:


e questo Guido chi è? Come lo hai conosciuto?


Sara:


oh, mamma, è uno scrittore. Un artista. Sa un pacco di cose.


Ester:


e che lavoro fa? Quanto guadagna? È sua questa casa?


Sara:


fa il lavoro dello scrittore. Non so quanto guadagna. Questa casa credo sia sua. Ci abita.


Ester:


Sara, tra poco gli uomini torneranno, possiamo proseguire la chiacchie-rata da sole, in un luogo più tranquillo?


Sara:


andiamo di là, mamma, c’è un salottino carinissimo.


Ester:


(con rassegnazione) andiamo nel salottino carinissimo.


(Ester e Sara escono a destra. Entrano Gepi e Guido).


Gepi:


(poggiando una borsa)

viaggiare leggeri.


è tutto qua, per forza di cose abbiamo dovuto


Guido:


certo. Ti mostro la camera?


16


Scusi, vuol sposare mio marito?


Gepi:


senti, Guido, quella cosa di prima, dei muri insonorizzati…


Guido:


si?


Gepi:


beh, io lo dicevo per voi ma anche…per noi. Sai, io ed Ester stiamo as-sieme da quasi un anno ma a casa non ci si becca quasi mai, il circolo, le serate, gli impegni, praticamente la vedo pochissimo. Quindi vorrei ap-profittare della vacanza anche per… approfittarne, insomma.


Guido:


(ridendo) stanotte ci daremo dentro dunque, da tutte e due le parti delmuro…


Gepi:


esatto. A proposito volevo avvertirti di una cosa…


Guido:


tranquillo, le molle del letto sono ben oliate e noi non protesteremo per il rumore.


Gepi:


buono a sapersi, ma io volevo anche avvisarti che… beh, tu sai che molte coppie, specie se di una certa età, hanno sviluppato i loro rituali viziosi. Chi gioca al dottore e l’infermiera, chi fa l’idraulico, …


Guido:


(lievemente imbarazzato) …si.


Gepi:


beh, Ester soffre della sindrome di Fujico.


Guido:


sindrome…?


Gepi:


di Fujico. La moglie di Arsenio Lupin. Praticamente lei si… accende solo con un ladro o un cleptomane.


Guido:


(colpito) Fujico…


Gepi:


si, è una cosa psicologica che la sblocca in modo bestiale. Lo dico con te perché posso fidarmi, ma se qualcuno conoscesse questo segreto, beh, potrebbe tranquillamente approfittarne. Con un ladro, Ester non sa trat-tenersi.


Guido:


è la prima volta che lo sento.


Gepi:


per cui, se ti dovesse sparire qualcosa, qui in casa, non ti preoccupare. Sono io che mi presto al suo gioco. Poi prima di ripartire ti metto tutto a posto.


Guido:


vai tranquillo. Io comunque sarò una tomba.


Gepi:


mi fai vedere la stanza, ora?


Guido:


(riprendendo il borsone) da questa parte, Gepi.


(Gepi e Guido escono a destra. Suonano alla porta. Da sinistra entra Angela e va ad aprire. Torna con Enrico).

Angela:         può attendere qui, guardi. Gliela cerco.

Enrico:          grazie.

(Angela esce a destra, Enrico si badurla, rientra Angela)

Angela:         Sara viene subito.

Enrico:          gentilissima, grazie.

17


Stefano Palmucci

(Angela esce a sinistra, da destra entra Sara).


Sara:


Enrico?!? Che ci fai tu qua?


Enrico:


oh, Sara, è da stamattina che ti cerco. Sono stato da tua sorella. Mi ha detto lei che ti avrei trovata qui.


Sara:


si, ma che vuoi? Non puoi stare qua.


Enrico:


devo solo mostrarti una cosa (comincia ad estrarre un foglio da una ta-sca).


Sara:


Enrico, è un momentaccio, magari ci vediamo un'altra volta.


Enrico:


mi basta giusto un minuto.


Sara:


ecco, oggi non ho neppure quello. Mi dispiace Enrico, ma te ne devi pro-prio andare.


Enrico:


non prima di averti mostrato questo.


Sara:


me lo mostri un'altra volta (gli indica insistentemente l’uscita).


Enrico:


sai cos’è?


Sara:


(sbrigativa) è un foglio di carta cartaceo. Ciao, Enrico. Addio.


Enrico:


giusto, ma cosa ci sta scritto?


Sara:


Enrico, non ti sopprimevo quando stavamo insieme, figurati adesso. Non mi interessa, me lo dici in un altro momento, ok? Vattene.


Enrico:


(leggendo) “certificato di stato civile di Badurli Enrico”, che sono io, quipresente. Capo famiglia. Moglie: ….


Sara:


ma te ne vuoi andare?


Enrico:


“Squinzi Sara”. Che sei tu, qui presente. Coniuge.


Sara:


si, nei tuoi sogni…ma vattene!


Enrico:


non mi credi? Leggi.


Sara:


ma non mi interessa, Enrico. Io non sono tua moglie. Neppure nelle mie peggiori incubazioni potrei essere tua moglie. Ma neppure tua cugina, cognata….


Enrico:


ricordi la crociera alla Hawaii? Quel matrimonio celebrato dal capitano della nave? Eravamo giovani ed innamorati allora…


Sara:


ma che stai a dire? Che ti stai inventando?


Enrico:


anche io pensavo che fosse una messinscena da parte dell’equipaggio e che facesse parte del trattamento riservato agli ospiti innamorati.


Sara:


ma certo che era così.


Enrico:


e invece ieri ho scoperto che il matrimonio era perfettamente regolare. Il capitano della nave, nelle attraversate transoceaniche assume il ruolo di ufficiale di stato civile, con potere di celebrare matrimoni. Nel modello di dichiarazione dei redditi che mi è arrivato ieri per posta, infatti, ho sco-perto, prima con profondo stupore, poi con incontenibile gioia che io e te


18


Scusi, vuol sposare mio marito?

risultiamo sposati. Questa mattina ho fatto tutti gli accertamenti del ca-so, ed è risultato che io e te siamo marito e moglie, a tutti gli effetti.


Sara:


ma non è possibile, dai, stai scherzando…mi prendi in giro…


Enrico:


per niente, Sara. Questo certificato dello stato civile ti pare uno scherzo? Richiedine pure uno anche tu, se credi. Sarà identico al mio.


Sara:


non ci posso credere…


Enrico:


credici.


Sara:


ma ci sarà un modo per rimediare. Andiamo lì e diciamo che era tutto uno scherzo. Chiediamo l’annullamento.


Enrico:


un segno del destino, Sara. Non avremmo mai dovuto lasciarci. Mi sono sempre rammaricato di averti perduta senza lottare troppo, forse avrei dovuto essere più insistente, più caparbio, più tenace.


Sara:


non darti pensiero. Più insistente e testardo di così non potevi essere.


Enrico:


non avrei mai dovuto lasciarti andare così facilmente.


Sara:


Enrico, ti sei incatenato al portone del mio palazzo per otto giorni.


Enrico:


magari avrei dovuto essere più discreto ma più ostinato. Come la goccia che buca la pietra, a forza di battere.


Sara:


hai battuto gli stipiti della mia finestra per dodici settimane di fila, Enri-co. Ti hanno dovuto portare via di forza i carabinieri. Avresti bucato an-che il quarzo.


Enrico:


avrei dovuto provare a cambiare metodo, tentare altre modalità…


Sara:


sciopero della fame, testate contro il muro, taglio delle vene, pedinamen-ti, stolti… ce ne sono altre?


Enrico:


e ora che stavo quasi per perdere le ultime speranze, ecco che il destino ti consegna a me su di un piatto d’argento. Siamo fatti per stare insieme, Sara, ne dubiti ancora?


Sara:


Enrico, tu sei fatto per stare assieme alla tua ombra, caro. L’unica cosa al mondo capace di sopportarti per più di dieci minuti.


Enrico:


ora andiamo a casa, Sara?


Sara:


si certo, tu precedimi, io sbrigo una faccenda qua poi ti raggiungo.


Enrico:


fai pure, ti aspetto. Non voglio più lasciarti neppure per un secondo.


Sara:


neppure per andare in bagno?


Enrico:


(scoppia in una risata grottesca) oh, oh, oh, ho sempre apprezzato mol-to il tuo spirito. D’accordo, non ci lasceremo più, tranne che per andare in bagno. A proposito, in giornata ho dovuto fare un sacco di cose ed avrei maturato una certa impellenza…


Sara:


di là, Enrico, in fondo poi a destra.


Enrico:


grazie, cara. Torno subito. (esce a destra)


19


Stefano Palmucci

(Sara è preoccupata, si mette una mano in fronte e sembra valutare la situazione. Da sinistra entra Angela poi subito da destra Guido)


Angela:


se n’è andato il tuo amico, Sara?


Sara:


no, è andato in bagno.


Guido:


un amico tuo? Lo conosco, Sara?


Sara:


no, Guido, è un amico di vecchia data. In realtà è uno scocciatore, mi sta proprio telepatico. Non so come abbia saputo del matrimonio ed è venu-to a farmi le congratulazioni. Spero di riuscire a liberarmene presto.


Guido:


ma no, Sara, trattienilo, invece. Potrà fare da tappabuchi nel caso tua so-rella ritardi. Angela: tu puoi finalmente levare le tende.


Sara:


Guido! Angela si può trattenere lo stesso, se vuole. Può fare la tappabu-chi del tappabuchi.


Angela:


(che si è versata da bere) grazie, cara.E’ una posizione cui ho sempreaspirato. Dunque mi trattengo. Farò da spettatrice.


Guido:


dovrai chiedere a Filippo se anche lui ne ha piacere.


Angela:


Filippo ha altro cui pensare. Figurati che vuole fare una scappata in am-bulatorio prima del matrimonio. Ha troppo senso del dovere, quel ragaz-zo. Ci penso io a convincerlo. (esce a sinistra)


Guido:


ascolta, Sara. Ormai manca poco. Forse è il caso che ti informi di una co-sa, prima che arrivi il prete.


Sara:


forse è meglio che ti informi di una cosa anche io.


Guido:


non può essere la stessa.


Sara:


no, certamente no.


Filippo:


(affacciandosi da sinistra esasperato) situazione non la reggo più!


Guido vieni, per favore. Questa


Guido:


eh, che sarà mai, Filippo, arrivo. Scusa cara.


Sara:


prego.


(Guido esce a sinistra con Filippo. Da destra entra Ester)


Ester:


cara ti dispiace andare a vedere di Gepi? Dice che c’è qualcuno chiuso nel bagno.


Sara:


ah, no, nessuno, è che c’ha la chiusura ermeneutica.

della stanza nostra, glielo mostro.


Può usare quello


(Sara esce a destra. Da sinistra entra Angela)


Angela:


tutto a posto? Posso aiutarla?


Ester:


oh, cara…troppo gentile. Non si preoccupi per noi. Abbiamo saputo della tragedia.


Angela:


tragedia?


Ester:


le sono vicina… anche io ho perso mio marito.


20


Scusi, vuol sposare mio marito?


Angela:


ah, quindi il signore…


Ester:


Gepi? è il mio compagno. Da qualche mese. Mio marito l’ho perso tre anni fa. Ci vuole del tempo per metabolizzare…


Angela:


beh, tragedia…si, all’inizio una non è che ci rimanga bene, ma poi biso-gna farsene una ragione.


Ester:


giusto.


Angela:


quello che mi secca di più è di essere stata l’ultima a saperlo. Tutti erano informati, tranne me. Nessuno aveva il coraggio di dirmelo.


Ester:


eh, immagino.


Angela:


io avevo notato che qualcosa non andava, che negli ultimi tempi qualco-sa era cambiato. Ma chi poteva immaginare una cosa del genere? Prende da bere?


Ester:


no, grazie.


Angela:


(lei se lo versa) gli amici erano tutti omertosi. Ma certe cose a una donnanon sfuggono. Piccoli gesti, mozziconi di parole, sguardi, sa come succe-de. Entri una stanza affollata e all’improvviso tutti tacciono e distolgono lo sguardo.


Ester:


deve essere stato spiacevolissimo.


Angela:


così ho tagliato la testa al toro: ho preso il telefono di fronte a tutti e l’ho chiamato.


Ester:


immagino che il telefono abbia suonato a vuoto.


Angela:


all’inizio si, poi ha risposto.


Ester:


quindi era prima dell’incidente?


Angela:


certo. L’ho aggredito verbalmente, l’ho insultato, l’ho incalzato ma lui negava, minimizzava. Finchè gli ho teso un tranello e lui…puff: c’è casca-to!


Ester:


no! Mentre era la telefono?!?


Angela:


certo. A quel punto si è sciolto completamente.


Ester:


oddio!


Angela:


doveva sentirlo, sembrava un bambino che frigna.


Ester:


(con ribrezzo) aaahh!


Angela:


piagniucolava e guaiva come un cagnolino.


Ester:


poveretto, che pena…


Angela:


ma ora è passata, basta. Voglio dimenticare in fretta. Forse dovrei dare una festa.


Ester:


una festa? Le pare opportuno?


Angela:


ma si! Potrei contattare tutte le mie amiche single. Voglio approfittare per fare tutto quello che non potevo fare prima. Voglio darmi alla pazza


21


Stefano Palmucci

gioia, organizzare una serata in uno di quei locali con lo spogliarello ma-schile…


Ester:


mi pare ancora leggermente sconvolta, forse sarebbe prematuro…


Angela:


voglio ubriacarmi e ballare fino all’alba, pe pe pe pe peppe…


Ester:


non è che magari ha già cominciato a bere?


Angela:


le dirò un segreto: voglio portarmi a letto il suo migliore amico!


Ester:


chè?!?


Angela:


non lo dica a nessuno, la consideri una confidenza tra donne.


Ester:


sarò una tomba. Oh, mi scusi…


Angela:


e di ché? beh, io vado a divertirmi un po’.


(Angela esce a sinistra in cucina, dalla camera di destra esce Gepi)


Ester:


quella donna ha perso la testa …


Gepi:


chi?


Ester:


la sorella del testimone. Le è morto il marito due settimane fa e lei vuole dare una festa.


Gepi:


funeral party, come nei paesi anglosassoni. Hai parlato con Sara?


Ester:


si, Gepi, ma pare decisa come un pompiere. Non sono riuscita a farla de-sistere dal suo proposito. Non voglio che faccia questo sbaglio per la troppa fretta.


Gepi:


e chi ti dice che non abbia ragione lei? Forse a volte per essere felici bi-sogna provare a spegnere la ragione e lasciarsi trasportare dall’istinto, dalla passione, dal desiderio…


Ester:


è così giovane…


Gepi:


anche noi lo siamo, ancora. Perché non inganniamo l’attesa ritirandoci in camera?


Ester:


ma finiscila, Gepi. Ti pare che io possa essere dello spirito per fare certe cose?


Gepi:


(prende una penna) uh, guarda che bella penna che possiede il padrone di casa. Là! (se la mette in tasca).


Ester:


Gepi, che fai?


Gepi:


(languido) rubo, mia cara, rubo.


Ester:


(rapita, senza convinzione) non puoi, Gepi, siamo in casa di nostro ge-nero.


Gepi:


è più forte di me, Ester. Sono un ladro maniacale, un cleptomane.


Ester:


(non resiste, lo prende per mano con voluttà) andiamo…


(lo conduce in camera. Gepi riemerge un attimo, vede un quadretto su una parete, lo stacca e lo porta con sé. Dopo poco da destra entra Sara).

22


Scusi, vuol sposare mio marito?


Sara:

Guido:

Sara:

Guido:

Sara:

Guido:

Filippo:

Guido:

Gepi:

Sara:

Gepi:

Angela:

Sara:

Angela:

Sara:

Angela:

Sara:

Angela:

Sara:

Angela:

Sara:

Angela:

Sara:

Angela:

Sara:

Guido:

Angela:


(tra sé, preoccupata) ma quanto ci mette?

(uscendo da sinistra) cara, eccomi, forse possiamo riprendere da dove

avevamo interrotto.

si, Guido. Ascolta…l’amico mio che sta di là…

(sovrapponendosi) ecco, io ti stavo dicendo che in realtà, tecnicamente,

la moglie di Filippo…

(sovrapponendosi) ma io non lo sapevo per niente, ti assicuro, quando

l’ho scoperto sono rimasta putrefatta…

(sovrapponendosi) si tratta di una questione solamente burocratica…

(si affaccia da sinistra) Guido!! Vieni!!! Non ne posso più! (rientra)

(a Sara) oh, scusa tesoro…(corre a sinistra).

(uscendo da destra, si guarda attorno come per cercare qualcosa…)

che, hai perso qualcosa Gepi?

(noncurante) no, no. Tranquilla. (prende un vaso e altri oggetti, poi

rientra a destra)

(uscendo da sinistra e sistemandosi) cara, è tutto a posto, posso ren-

dermi utile in qualche modo?

grazie Angela, mi pare siamo in piano con tutto. Aspettiamo solo il prete.

sei felice? (si versa da bere) Con uno sposo del genere, non puoi non es-

serlo.

eh, c’hai ragione. Sono al settimo piano.

in un sol colpo ti becchi un marito d’oro e un dentista coi fiocchi.

un dentista?

si, certo. Filippo è un dentista formidabile, molto quotato in città.

ah, no. Non credo che cambierò il mio, ci vado da una vita.

oh, cara. Ma potrà ben capire se decidi di trasferire le tue cure, hai un

dentista in casa e non lo sfrutti?

in casa?

si, in casa.

non penso che Filippo verrà a vivere con noi.

con noi? Hai un gatto?

che gatto?

(irrompendo da sinistra) Angela, sei ancora qui tu, non possiamo trat-

tenerti tutto questo tempo, vai, vai pure…

tranquillo Guido, ho il pomeriggio libero, mi sto divertendo un sacco.

Questo vino è divino.


23


Stefano Palmucci


Guido:


Angela, la tua presenza non è indispensabile, che può coprire ogni eventuale assenza.


ormai c’è l’amico di Sara


Sara:


no, guarda, Guido. Ti stavo dicendo che quello non ce lo voglio proprio. È un impiastro, una piaga insopprimente. Piuttosto che lui, preferisco Angela.


Angela:


grazie cara, un punto per me.


(suonano alla porta)


Guido:


Angela, renditi utile, vai ad aprire.


Angela:


(leggermente alticcia) bien sur, mon vieux! (va ad aprire)


Guido:


Sara, ti assicuro che Angela è assolutamente inopportuna come testimo-ne. Glielo dovrò dire a brutto muso.


Sara:


dici? Ma non è che si offende poi?


Angela:


(rientrando) c’è un signore che non capisco, parla con la bocca aperta.


Gianni:


(irrompe dietro Angela, ha la bocca spalancata, e una lavagnetta. Pri-ma cerca di emettere dei suoni, poi visto che nessuno lo capisce scrive sulla lavagnetta) .


Guido:


(leggendo) dott. Verruca. Ah, lei cerca il dottor Verruca?


Sara:


lo chiamo io (va in cucina).


Guido:


lei sarebbe, scusi?


Gianni:


(c.s. poi scrive).


Guido:


(leggendo) Gianni Impaziente, paziente del dott. Verruca.


Filippo:


(entrando da sinistra) signor Impaziente, è venuto fin qua?


Gianni:


(guarda gli altri ostentando un po’ di calma poi parte a razzo per cat-turare Filippo. Filippo scappa attraverso la stanza, gli altri non capi-scono nulla e cercano di proteggere Filippo e calmare Gianni.)


(cala la tela)

24


Scusi, vuol sposare mio marito?

SECONDO ATTO

Stessa scena. All’aprirsi del sipario Gianni è seduto sul divano, Angela gli tiene la mano, Guido assiste da dietro, cercando di tenere Gianni nelle spalle. Filippo è pronto a chiudergli la mascella. Sono spariti tutti i quadri.


Filippo:


pronto?


Gianni:


ah, ah.


Filippo:


tre, due uno…via. (con un colpo chiude la mascella di Gianni)


Gianni:


(si massaggia la mascella a lungo, cercando di verificare se funzioni, poi ha un raptus e si scaglia verso Filippo che fugge, gli altri tentano di frapporsi e di trattenerlo) assassino, criminale!!!


Filippo:


(nella confusione e scappando) si calmi, signor Gianni, tutto è bene quelche finisce bene, non è successo nulla di grave, non le farò pagare l’intervento, aiuto!!


Gianni:


io la ammazzo, la distruggo, le strappo i capelli ad uno ad uno…


Filippo:


signor Gianni, non drammatizziamo, la sua mandibola funziona perfet-tamente.


Gianni:


(finalmente un po’ calmato). Lei è un bandito, altro che dentista! io laquerelo! La rovino!!


Filippo:


suvvia, signor Gianni, non faccia così, sono sicuro che possiamo acco-modarci.


Gianni:


lei è un incapace, un incompetente, un pericolo pubblico. Io la denuncio all’ordine dei medici. La faccio radiare, si cerchi pure un altro lavoro.


Filippo:


signor Gianni, ragioni. Un piccolo incidente non può inficiare la qualità del rapporto e la stima reciproca…


Gianni:


un piccolo incidente? Un piccolo incidente?!? Ha una vaga idea di cosa voglia dire aspettare un’ora nel suo ambulatorio con la bocca spalancata, lasciato solo come un cane, telefonare qui e sentirsi dare del maniaco, cercare l’indirizzo della chiamata e venire qua in autobus a bocca aperta, col terrore di incontrare qualche conoscente?


Guido:


non per intromettermi, ma ora che la cosa si è risolta, io la trovo pure un poco divertente.


Gianni:


io invece per nulla, guardi un po’! Vado subito a sporgere denuncia alle autorità competenti.


Filippo:


signor Gianni, le assicuro che sono stato trattenuto a forza.


Gianni:


si, trattenuto a forza. Le consiglio di trovarsi una scusa più decente.


Angela:


nessuna scusa, signor Gianni: il dottor Verruca si sta per sposare.


Gianni:


sposare?


25


Stefano Palmucci


Filippo:


(prima spiazzato, poi convinto) si, tra poco. Pensavo di aver sistematotutto, invece un sacco di grane fino l’ultimo minuto: testimoni, parteci-pazioni, regali, viaggio di nozze….


Guido:


lei è sposato signor Gianni? Sa che razza di impegno richiede? Il fioraio, il sarto, i suonatori….


Gianni:


e il dottore mi fissa l’appuntamento un’ora prima di sposarsi?


Filippo:


pensavo che degli ultimi dettagli si occupasse la mia futura moglie.


Guido:


ah, caro Filippo. Prima lezione sul matrimonio: se pensi di poter risolve-re qualcosa delegando al tua moglie, stai fresco.


Gianni:


le moglie sono le ultime persone di cui fidarsi. Lo imparerà a proprie spese.


Guido:


lo pensa anche lei? Il nostro dottore deve ancora capirne di cose, è pro-prio un ingenuo…


Gianni:


ormai mi pare sia troppo tardi per tirarsi indietro.


Guido:


già.


(senza interruzioni entra Gepi, prende alcuni oggetti e se ne torna da dove è venu-to. Nessuno gli bada)


Angela:


perché non si trattiene, signor Gianni? Partecipare alle nozze potrebbe essere un’ottima occasione per fare pace.


Guido:


Angela!!


Angela:


che c’è?


Guido:


ma ti pare il caso?!


Filippo:


ah…beh…certo, a me farebbe molto piacere, ma credo che il signor Gian-ni abbia già perso sin troppo tempo.


Guido:


Angela, come al solito, sei la solita inopportuna!


Angela:


e perché mai? Un’occasione così importante merita di essere partecipata.


Guido:


non sono affari tuoi se gli sposi vogliono una cosa riservata agli intimi.


Angela:


scusate, scusate… mi pareva solo che sarebbe stato carino da parte di Fi-lippo farsi perdonare invitando il signor Gianni a rimanere.


Guido:


ma che senso avrebbe, così, all’ultimo minuto?


Angela:


bèh? È una cerimonia talmente informale…


Filippo:


non fraintendiamo: io ci terrei tantissimo, per carità. Ma immagino che il signor Gianni…


Gianni:


sì, infatti, non mi pare il caso…


Angela:


suvvia, signor Gianni…è ancora arrabbiato?


Gianni:


ma no, non è per quello…


Angela:


e allora, non serbi rancore.


26


Scusi, vuol sposare mio marito?


Gianni:


guardi, non è per rancore…


Angela:


e allora resti, vuole andarsene così, senza riappacificarsi…


Gianni:


va beh: chiudiamo l’incidente. Devo aspettare il treno delle sei per Caser-ta, non saprei dove altro andare. Rimango volentieri.


Filippo:


(con finto sollievo) ah, che bello…


Guido:


Angela, ci sei riuscita anche questa volta! (a Filippo) e ora che si fa?


Filippo:


Angela, ti dispiace accompagnare il signor Gianni in salottino. Io e… il testimone dobbiamo definire gli ultimi dettagli.


Angela:


va bene. Venga signor Gianni, abbiamo del vino anche di qua. Mi segua.

(inciampa lievemente).


Gianni:


a più tardi.


(Gianni e Angela escono a sinistra)

Guido:           Filippo, che facciamo? La situazione sta diventano insostenibile.

Filippo:        la colpa è tutta tua, testone che non sei altro! Basta con questa situazio-ne, basta con tutte queste bugie, basta! Bas-ta!! C’è un limite a tutto: ora tu convochi tutti quanti e dici tutta la verità!

Guido:           anche al signor Gianni? Ti ricordi che voleva querelarti?

Filippo:        (smontato) giusto. Vediamo come si può continuare la messa inscena…

Guido:           andiamo di là, dobbiamo studiare un piano.

(escono a destra. Scena vuota, suona il campanello. Da sinistra esce Angela, va aprire e rientra con don Mansueto)


Angela:


entri, don Mansueto, si accomodi.


Don:


grazie, signora. (si siede)


Angela:


conosce gli sposi, reverendo? Non sapevo che fosse possibile sposarsi co-sì in fretta. In cinque giorni hanno sistemato tutto.


Don:


purtroppo non li conosco. Non sono il parroco di questa parrocchia. Evi-dentemente uno degli sposi deve avere raccomandazioni molto in alto, perché la curia ha concesso la deroga sui tempi di pubblicazione, sul cor-so prematrimoniale e ha permesso il matrimonio anche se il parroco che avrebbe dovuto celebrare non era disponibile.


Angela:


quindi lei è una specie di supplente.


Don:


sono una specie di molte cose, signora. Quando hanno bisogno sono il primo cui pensano, quando c’è una seccatura sono sempre il primo della lista.


Angela:


cosa vuol farci, don Mansueto, ci vuole pazienza e tolleranza…


Don:


comunque vediamo di sbrigare in fretta questa pratica. Io oggi devo uni-re nel sacro vincolo del matrimonio…mi faccia vedere…(apre un grande libro che aveva con sé) i signori Guido Trastulli e Sara Squinzi. Sono incasa?


27


Stefano Palmucci


Angela:


come prego, scusi?


Don:


chiedevo se erano in casa.


Angela:


no, dicevo i nomi, me li può ripetere?


Don:


Guido Trastulli e Sara Squinzi, a meno di un errore di trascrizione.


Angela:


un errore c’è sicuramente, don Mansueto, perché Guido Trastulli è mio marito.


Don:


suo marito?


Angela:


si, almeno fino al divorzio Guido Trastulli è mio marito. Devo avere il passaporto in borsa, se vuole controllare…


Don:


ah, no, grazie, si figuri signora. Non è la prima volta che la curia mi sba-glia la trascrizione. E poi tocca a noi poveri preti di provincia di fare figu-re barbine e attaccare la pezza. Qual è il nome dello sposo, dunque?


Angela:


è il mio caro amico Filippo Verruca.


Don:


(controlla sul libro) ah, ecco, qui Verruca me lo avevano messo come te-stimone.


Angela:


allora c’è stata una inversione. Guido è il testimone di Filippo, che è lo sposo.


Don:


mi tocca correggere.


Angela:


io intanto, se mi vuole scusare, vado ad avvertire del suo arrivo.


Don:


grazie.


(Angela esce a sinistra, da destra entra Enrico. Il parroco non si avvede subito, in quanto ancora impegnato nella correzione dei nomi ).


Enrico:


buongiorno, reverendo.


Don:


oh, buongiorno. Anche lei è qui per il matrimonio?


Enrico:


matrimonio? Quale matrimonio?


Don:


dunque…di Sara Squinzi con… Filippo Verruca.


Enrico:


come prego?


Don:


Sara Squinzi e Filippo Verruca. Perché?


Enrico:


no, guardi, reverendo, ci deve essere un errore, perché Sara Squinzi è mia moglie.


Don:


come sua moglie?


Enrico:


eh, si. Guardi anche lei questo certificato dello stato civile, l’ho ritirato oggi stesso.


Don:


mi faccia vedere. (Esamina il certificato). Ah, in civile siete già sposati. Bene, così a me evita una bega. Veramente ufficialmente dovrei farvi una reprimenda, perché avete anteposto il matrimonio civile a quello religio-so, ma ormai quel che è fatto è fatto.


28


Scusi, vuol sposare mio marito?


Enrico:


condivido pienamente, padre. Ci siamo fatti sposare da un capitano di marina, perché ci sembrava molto romantico, ma sia io che Sara siamo fedeli devoti e praticanti ed è nostra intenzione chiudere il cerchio anche con la cerimonia religiosa.


Don:


bene, un attimo solo che mi tocca di nuovo correggere. Può lasciarmi il certificato?


Enrico:


volentieri.


Don:


grazie.


Enrico:


io intanto, se permette, reverendo, vado in cerca di mia moglie per par-largliene subito.


Don:


prego, prego.


(Enrico esce a sinistra. Poco dopo da destra entrano Ester e Gepi).


Ester:


buongiorno.


Don:


buongiorno. Sono don Mansueto.


Ester:


piacere di conoscerla, don Mansueto. Siamo i genitori della sposa.


Don:


ah, piacere mio. I genitori di… Enrico, invece, non sono presenti alla ce-rimonia?


Gepi:


Enrico? Enrico chi?


Don:


come chi? Enrico Badurli, lo sposo.


Ester:


Badurli? No, don Mansueto, ci deve essere un errore.


Don:


di nuovo??!


Gepi:


si, padre. Nostra figlia sposerà Guido Trastulli. Ce lo ha presentato meno di un’ora fa.


Don:


ma quella signora, Angela, mi ha detto di essere lei la moglie!


Ester:


ah, no, don Mansueto. La signora Angela è la sorella di Guido.


Gepi:


forse l’errore è dovuto al fatto che portano lo stesso cognome.


Don:


infatti la signora mi parlava del passaporto…


Ester:


in realtà è sua sorella. E’ un po’ sconvolta perché che recentemente ha perso il marito in circostanze tragicissime.


Don:


beh, comunque questo Guido Trastulli non può sposare Sara Squinzi. Lei è già sposata con Enrico Badurli.


Gepi:


ma no, reverendo. Chi le ha compilato i moduli di matrimonio? Mi scusi ma sono completamente sbagliati.


Don:


guardate voi stessi questo certificato! (glielo porge)


Ester:


mmm…tu che dici, Gepi?


Gepi:


dico che c’è qualcosa che non quaglia. Sarà meglio chiarire la faccenda con Sara, prima di compiere qualche sciocchezza. Andiamo da lei.


29


Stefano Palmucci


Ester:


voglia scusarci, Don Mansueto.


Don:


prego, chiaritevi ben bene le cose in famiglia, poi fatemi sapere. Io intan-to vado a fumarmi una sigaretta.


(Gepi ed Ester escono a sinistra. Don esce al centro. Poco dopo dal centro, tituban-te, entra Betta.)

Betta:             (timidamente) permesso? (tossisce) permesso?

(da sinistra entra Enrico, che resta allibito)


Enrico:


mamma! Mamma?!? Cosa ci fai tu qui?


Betta:


sono venuta a cercarti, nani.


Enrico:


a cercarmi? E perché?


Betta:


nani, da quando hai saputo la notizia, sei uscito di testa. Hai ululato co-me un lupo in calore per mezz’ora, poi sei uscito come una scheggia. Mi sono preoccupata.


Enrico:


non dovevi, mamma. Ma come hai fatto a trovarmi?


Betta:


prima ti ho telefonato, ma il tuo telefonino squillava a vuoto in camera, evidentemente, nella concitazione, lo avevi dimenticato. Quindi ho ini-ziato a telefonare a raso a tutto il tuo giro di amici.


Enrico:


oh, no! Hai disturbato tutti?


Betta:


esatto, tutti e due. Tuo cugino Giacomo non ti vedeva da sette anni, men-tre l’altra, quella estetista, mi ha detto che probabilmente ti avrei trovato qui.


Enrico:


mamma, qui è tutto sotto controllo, ho già parlato con Sara, ed è fuori di sé dalla gioia. Puoi tornare a casa, mami, davvero…


Betta:


ma sei sicuro? Mi pari ancora leggermente alterato, non avrai bevuto? Ti sei messo la maglia di lana? Hai preso il fazzoletto pulito?


Enrico:


mamma, stai tranquilla, me la cavo da solo, non sono più un bambino.


Betta:


si, che lo sei, tesoro, hai ancora bisogno di…ah, no, hai ragione. (com-mossa) Sei uscito di casa che eri un bambino, ma ora che sei sposato, seidiventato un ometto.


Enrico:


anche da sposato, sarò sempre il tuo ometto, mamma.


Betta:


(sempre più commossa) già, ora che hai una tua famiglia, una tua vita, che ne sarà di me…


Enrico:


mamma, ho già pensato a tutto, stai tranquilla.


Betta:


mi abbandonerai anche tu, come quel mascalzone di tuo padre.


Enrico:


verrai a stare da noi, mamma. Nessuno vuole abbandonarti.


Betta:


nani, lo so che tu non mi abbandoneresti mai. Ma Sara? Sarà d’accordo?


Enrico:


ma scherzi? Sono sicuro che sarà più che entusiasta di averti a casa con noi. Non ti ha sempre adorato?


30


Scusi, vuol sposare mio marito?


Betta:


si, questo è vero. A parte quando non ricorda il mio nome e finge di non conoscermi quando mi incontra, mi ha sempre dimostrato l’affetto di una figlia.


Enrico:


lo vedi? Lo vedi? E allora, di che ti preoccupi?


Betta:


hai ragione, nani. Vedrai che saremo molto felici tutti e tre. Anche per-ché io so essere molto discreta e rendermi quasi invisibile, se lo voglio. Non vedo l’ora di gustarmi qualche bel film, sul nostro divano, seduta in mezzo a voi due …


Enrico:


staremo un sacco bene, vedrai.


Betta:


la lascerò cucinare, pulire, fare il bucato, la farò sentire padrona di casa.

Mi lascerò servire, ma senza intromettermi.


Enrico:


sono sicuro che lo apprezzerà tantissimo.


Betta:


magari continuerò solo a stirarti le camicie, perché quella non mi pare proprio capace.


Enrico:


vedremo, mamma.


Betta:


e cucinare il ragù, che non mi pare proprio portata.


Enrico:


sai, mami, Sara è talmente eccitata, che pare abbia già organizzato il rito religioso.


Betta:


ah, ecco spiegata la presenza di quel prete, dunque! Accidenti, a saperlo prima, mi sarei vestita e acconciata per l’occasione.


Enrico:


non ci badare, mami. Da quel che ho capito, Sara è talmente infervorata che vuole fare una cosa molto intima, e sbrigativa. Così come sei va be-nissimo.


Betta:


sai se ci sia almeno un bagno, da qualche parte, per potermi incipriare il naso?


Enrico:


ci sono stato io poco fa, mami, da quella parte (indica a destra).


Betta:


bene, torno subito. (si avvia a destra) non cominciate senza di me, eh?


Enrico:


tranquilla, mami.


(Betta esce a destra, da sinistra entra Gianni)

Gianni:         buongiorno, Gianni Impaziente.

Enrico:          piacere, Enrico Badurli.

Gianni:         molto lieto. Anche lei è qui per il matrimonio?

Enrico:          sì.

Gianni:         e lei sarebbe?

Enrico:          lo sposo.

Gianni:         lo sposo??

Enrico:          esatto.

Gianni:         lo sposo.

31


Stefano Palmucci

Enrico:          lo sposo.

Gianni:         (spiazzato, prende le distanze) ah, non avevo capito. Chissà perché ave-vo pensato ad un matrimonio… tradizionale.

Enrico:          no.

Gianni:         non che io abbia niente in contrario…non sapevo che questi matrimoni fossero… ammessi dalla legge.


Enrico:


neppure io, l’ho scoperto ieri.


Gianni:


deve essere stata una riforma recente.


Enrico:


no, è una vecchia norma del codice di navigazione. Me lo ha spiegato stamattina l’ufficiale di stato civile.


Gianni:


e quindi vi sposate in base a questa norma?


Enrico:


no, siamo già sposati in base a questa norma. Avvenne durante una cro-ciera alle Hawaii.


Gianni:


una crociera alle Hawaii?


Enrico:


eravamo tutti e due un po’ alticci. Ci ha sposato il capitano della nave.

Molto romantico. Ora vogliamo fare anche quello religioso.


Gianni:


ah, quindi esiste una religione che consente…


Enrico:


veramente, prima di quello civile, bisognerebbe fare quello religioso. Ma il prete ha detto che chiuderà un occhio.


Gianni:


chiuderà un occhio? Se li dovrà tappare tutti e due.


Enrico:


in confidenza mi ha detto che gli abbiamo cavato una grana.


Gianni:


ah, si?


Enrico:


ora sono un po’ impaziente. Capirà. Siamo sposati da otto mesi e non abbiamo ancora consumato.


Gianni:


beh, avrete tempo, siete giovani. Da quanto tempo state insieme?


Enrico:


mah, tra alti e bassi, un paio di anni. Sa, lei è un po’ lunatica e a volte ab-biamo bisticciato. Poi, in un modo o nell’altro, si è sempre riusciti di fare pace. Lei è un suo cliente?


Gianni:


si.


Enrico:


che le ha venduto?


Gianni:


mah, sinora un ponte e qualche cura conservativa.


Enrico:


un ponte?


Gianni:


si. Non mi chieda di mostrarglielo.


Enrico:


no, no. Comunque qui il prete non si vede. Se mi vuole scusare vado a dirlo alla mia Pirilù.


Gianni:


la sua?


Enrico:


Pirilù. La chiamo così.


32


Scusi, vuol sposare mio marito?

Gianni:         Pirilù.

Enrico:          si. A più tardi.

Gianni:         d’accordo.

(Enrico esce in cucina. Da destra entra Filippo).


Filippo:


sig. Gianni, ho sentito il notiziario alla radio. Pare che abbiano anticipato la partenza di alcuni treni. Non ho sentito bene perché c’era confusione, ma non vorrei che lei perdesse il suo. Le conviene avviarsi.


Gianni:


lei crede? Ci tenevo tanto a partecipare al suo matrimonio. Non so per-ché, ma mi è montata una certa curiosità.


Filippo:


e pensare che mi avrebbe fatto un enorme piacere. Ma non potrei recarle altro incomodo, dopo l’incidente di oggi.


Gianni:


tutto dimenticato. Guardi, a rischio di perdere il treno, preferisco non of-fenderla con una mia assenza.


Filippo:


ma nessuna offesa, scherza? Capisco benissimo che a causa di forza maggiore.


Gianni:


dunque non se ne parli più. Resto.


Filippo:


(deluso) come vuole.


Gianni:


vedrà che riuscirò lo stesso a prenderlo, quel treno. Stia tranquillo…(con complicità) Pirilù.


Filippo:


Piri…chè?


Gianni:


ho conosciuto la…fortunata.


Filippo:


oddio. Che le ha detto?


Gianni:


niente. Che ogni tanto bisticciate un po’.


Filippo:


eh, capirà, non è una ragazza facile. È sicuro di voler rimanere?


Gianni:


sicurissimo. (Lo prende sottobraccio e lo conduce a destra) anzi, venga, mi spieghi bene come funziona perché io sinceramente è la prima volta che mi capita di assistere.


Filippo:


la prima volta?


Gianni:


dopo il fatidico sì, è previsto il bacio?


Filippo:


credo di sì.


(Escono a destra, da sinistra entrano Sara, Gepi ed Ester)


Sara:


(angosciata) che devo fare, che devo fare?


Ester:


qua bisogna annullare tutto.


Sara:


no, vi prego. Guido non vorrà più saperne di me. Potrebbe pensare che io sia una povera idiota.


Gepi:


stai tranquilla, cara: chiunque ti conosca, anche da pochi giorni, non po-trebbe avere dubbi in proposito.


33


Stefano Palmucci

Ester:             non vorrai diventare bigama, figlia mia.

Sara:               ma che, scherzi? Io bigama? No! Voglio solo sposare Guido.

Gepi:               Sara, se sposerai Guido, senza prima aver divorziato dall’altro, diventerai

bigama.

Sara:               dici? E quanto ci vorrà per divorziare? Per le quattro potrei farcela?

Gepi:               eh, pessimista…anche per le tre e mezza.

Ester:             cara, io credo che almeno qualche settimana ci voglia.

Sara:               settimana? Io mi devo sposare alle quattro!

Ester:             Sara, devi dire tutto a Guido e annullare il matrimonio.

Sara:               che figura sbarazzina... dici che non c’è un’altra soluzione?

Gepi:               puoi accoppare quell’altro e sposare Guido da vedova.

Sara:               e con che l’accoppo? dici che farei in tempo?

Ester:             Gepi, ti prego.

Gepi:               da retta a tua madre, Sara. Non c’è altra strada.

Sara:               ma voi due vi state coagulando contro di me?

Ester:             no cara, siamo solo preoccupati per te e per quello che ti potrebbe succe-

dere.

Sara:               che situazione…

Ester:             si tratta solo di rimandare il matrimonio, Sara. Il tempo di sistemare la

questione e potrete sposarvi. Se Guido ti vuole veramente bene, capirà.

Sara:               va bene, va bene, d’accordo: annulleremo la cerimonia.

Ester:             bravo tesoro. È l’unica cosa da fare.

Sara:               vado a parlare con Guido.

Ester:             vuoi che veniamo con te?

Sara:               vi ringrazio dell’assistenza patologica, ma credo sia giusto che gli parli da

sola.

Ester:             come vuoi, cara.

Sara:               ci vediamo dopo.

Ester:             fai con comodo, bambina, prenditi tutto il tempo che ti serve. Noi ti

aspettiamo di là.

(Sara esce a sinistra, Ester esce a destra seguita da Gepi, che si guarda intorno e ruba qualcosa. Poco dopo dal centro entra Don Mansueto, da destra esce Gianni).

Gianni:         buongiorno reverendo, è lei l’officiante?

Don:                (seccato) no, sono passato a benedire a ottobre. (si riprende) Mi scusi,si, sono io. Don Mansueto, piacere.

Gianni:         Gianni Impaziente, molto lieto.

34


Scusi, vuol sposare mio marito?


Don:


non mi dica che è lei lo sposo.


Gianni:


per carità. Sono un invitato dell’ultima ora. Per il matrimonio ho già dato vent’anni fa. E in modo tradizionale.


Don:


bene.


Gianni:


mi spieghi un po’ don Mansueto: com’è che ora la chiesa ammette anche questo genere di unioni?


Don:


non lo dica a me, signor Gianni. Io non sono neppure di questa parroc-chia. Mi hanno reclutato all’ultimo momento. Qua basta giocare a golf con un alto prelato, e tutto diventa possibile.


Gianni:


non immaginavo fino a questo punto.


Don:


mentre i poveri mortali devono rispettare termini e regole, a qualcuno tutto è concesso. Non valgono più i tempi della pubblicazione, il corso prematrimoniale, diventa tutto superfluo. Poi dicono: non c’è più reli-gione. Hanno ragione.


Gianni:


non l’avrei mai creduto possibile.


Don:


scherza? Ma sa a questi due cosa è consentito? Non si sono neppure con-fessati! Devo unire in matrimonio due individui che non si sono confes-sati!


Gianni:


non potrebbe provvedere lei, prima della cerimonia? Ah, no, giusto. Ne avrebbero troppe da raccontare. Non potrebbe assolverli.


Don:


guardi, io appena si mettono d’accordo me ne torno alla mia parrocchia.


sui nomi, faccio la cerimonia e


Gianni:


glieli dico io, se vuole. Uno è il mio dentista, Filippo Verruca, l’altro si chiama Enrico…Enrico…non ho capito bene il cognome.


Don:


sono due matrimoni??


Gianni:


no, uno solo.


Don:


mi ha detto i nomi di Filippo ed Enrico.


Gianni:


si, esatto.


Don:


due uomini??


Gianni:


si, due uomini.


Don:


si vogliono sposare due uomini? Tra di loro?!?


Gianni:


si, certo. Ma di che abbiamo parlato finora?


Don:


e io dovrei officiare un matrimonio tra due uomini?


Gianni:


si: Enrico e Filippo. Pirilù.


Don:


(raccoglie le sue cose arrabbiato) guardi, questo è troppo. Mi saluti tut-ti: sposi, sposini, genitori e nonni, io me ne vado.


Gianni:


mah…è sicuro? Non vuole aspettare di parlare…


35


Stefano Palmucci

Don:                ho aspettato fin troppo. Io me ne vado! Auguri e figli…no, auguri e basta! (esce arrabbiatissimo).

(Gianni rimane solo, da destra entra Gepi. Si guarda intorno, non trova niente, poi squadra Gianni)

Gepi:               scusi, mi presta la sua giacca?

Gianni:         che?

Gepi:               la sua giacca, mi serve un momento. (comincia a sfilargliela)

Gianni:         ma…io non capisco (se la lascia sfilare di malavoglia).

Gepi:               su, gliela rendo subito (la prende ed esce a destra).

(da destra incrocia Betta)

Betta:             buongiorno.

Gianni:         buongiorno, signora.

Betta:             lei è un invitato?

Gianni:         beh, lo ero. Adesso mi pare di avere capito che sia saltato tutto. Il prete

se l’è data a gambe.

Betta:             davvero? E come mai?

Gianni:         credo che non gli avessero spiegato che genere di matrimonio avrebbe

dovuto celebrare, secondo me lui pensava ad una cosa tradizionale.

Betta:             e questo matrimonio non lo era?

Gianni:         eh, no, signora, questo matrimonio era tutto tranne che tradizionale.

Betta:             per quella faccenda del codice di navigazione che consente…

Gianni:         esatto, per quella. E’ scappato a gambe levate.

Betta:             a me non pare una cosa così grave. Al giorno d’oggi c’è di peggio.

Gianni:         può ben dirlo, signora. Lei sarebbe…

Betta:             sono la madre dello sposo.

Gianni:         ah, ho capito. La madre di Enrico o Filippo?

Betta:             la madre di Enrico! Chi è questo Filippo?

Gianni:         (imbarazzato) ehm… Filippo sarebbe… l’altro.

Betta:             non la capisco. Mi scusi ma vado a cercare di raggiungere quel prete, per

provare a parlarci.

Gianni:         prego.

(Betta esce dal centro. Gianni esce a destra chiamando)

dott. Verruca…Pirilù!

(Da sinistra entra Angela)

Angela:         ma dove è finito?

(da sinistra entra Enrico)

36


Scusi, vuol sposare mio marito?

Oh, salve, è riuscito a parlare con Sara?


Enrico:


si, grazie.


Angela:


ci ha detto che lei è un vecchio amico. Prende qualcosa da bere?


Enrico:


sono suo marito.


Angela:


abbiamo vino rosso, bianco, rosé… (realizza) suo… marito?


Enrico:


si.


Angela:


in che senso, suo marito?


Enrico:


nell’unico senso possibile. Marito e moglie, io sono suo marito.


Angela:


ne è sicuro?


Enrico:


vuole scherzare? Certamente!


Angela:


lei è il marito di Sara?


Enrico:


esatto. Ci siamo sposati otto mesi fa, in crociera.


Angela:


mi scusi ma…sono un po’ confusa.


Enrico:


e perché?


Angela:


no, pensavo che… eravamo qui per…lei è il marito di Sara.


Enrico:


dove ha messo il certificato quel prete? (lo trova) ecco, guardi lei stessa.


Angela:


(legge il certificato) oh, mio Dio!


Enrico:


c’è qualche problema?


Angela:


come?...no. no, no. Mi scusi. (chiama) Guido. Guidoooo!!!


Guido:


(si affaccia da destra) che c’è, Angela?


Angela:


vieni qui, per piacere.


Guido:


non te ne sei ancora andata?


Angela:


sai chi è questo signore?


Guido:


è un vecchio amico di Sara (calcando) che le farà da testimone!


Angela:


impossibile. È suo marito.


Guido:


quindi, cara, come vedi, qui non abbiamo più alcun bisogno di te, puoi andare a salvare il mondo da un’altra parte. (pausa , poi realizza) che hai detto?


Angela:


ti presento Enrico Badurli, il marito di Sara. Guarda questo certificato.


Enrico:


non capisco cosa ci troviate di strano.


Angela:


nulla, Enrico. È che a noi Sara aveva detto…


Enrico:


…di essere nubile. Immagino. Anche io lo credevo fino a ieri. Poi però ho scoperto che siccome un matrimonio celebrato dal capitano di una nave durante una crociera ha valore legale, otto mesi fa io e Sara ci siamo re-golarmente congiunti in matrimonio.


Angela:


quindi lei non sa perché Sara è qui.


37


Stefano Palmucci


Enrico:


(ci pensa) no. Effettivamente no.


Guido:


non ci posso credere.


Angela:


come possiamo dirlo a Filippo, ora?


Enrico:


Filippo? chi è Filippo?


Angela:


Filippo è…è… il dentista.


Enrico:


il dentista? E che centra il dentista?


Angela:


beh, lui…lui…aveva fatto un voto alla madre morente di curare solo ra-gazze nubili. Per lui ora sapere che Sara è sposata sarà un brutto colpo.


Enrico:


beh, considerato che Sara era in buonafede, credo che il voto si possa considerare rispettato.


Angela:


tu che dici, Guido?


Guido:


(molto pensieroso) io…vado…a dirlo a Filippo. Qualcuno lo deve pur fa-re.


Angela:


(gli strappa il certificato) giusto…lo farò io. (esce a destra).


Sara:


(entrando da sinistra) oh, siete qui. Guido, devo dirti una cosa.


Guido:


anche io, Sara, devo dirti una cosa.


Filippo:


(entrando da destra) Guido, devo dirti una cosa.


Gianni:


(entrando da destra con la giacca) dott. Verruca, devo dirle una cosa.


Angela:


(entrando da destra) Filippo, devo dirti una cosa.


Filippo:


signor Gianni, devo dirle una cosa.


Sara:


Enrico, devo dirti una cosa.


Angela:


pare che qui tutti abbiamo qualcosa da dirci. Chi comincia?


Filippo:


Guido, per favore, comincia tu.


Guido:


(si guarda intorno) va bene, accomodiamoci.


(tutti si accomodano)

Sara, preferisci che cominci io o vuoi farlo tu?


Sara:


Guido, mi dispiace. Devo dirti che in realtà Enrico non è un amico mio di vecchia data, lui è…


Guido:


…tuo marito. Lo so.


Sara:


già lo sai?


Guido:


l’ho scoperto poco fa.


Sara:


anche io Guido, ti giuro. Me lo ha detto mezz’ora fa. E’ stata una stupi-daggine durante una crociera… ma io ci voglio divorziare!


Guido:


beh, anche io devo dirti che Angela, in realtà, non è la moglie di Filippo.

Bensì mia moglie. E anche io ci voglio divorziare.


Sara:


(contenta) no! non ci posso credere!! Allora siamo parenti!


38


Scusi, vuol sposare mio marito?


Guido:


no, cara, non si dice parenti. Se vuoi possiamo dire che siamo pari. Ange-la, in realtà il matrimonio programmato non era quello di Sara con Fi-lippo, bensì di Sara con me.


Angela:


(risentita) mi era balenato questo sospetto, ma mi sembrava troppo as-surdo per essere credibile.


Guido:


invece è vero, Angela. Io e Sara ci siamo innamorati e ci vogliamo sposa-re.


Angela:


innamorati? Io lo chiamerei più plagio, circonvenzione di incapace…


Sara:


circolazione di rapace? (A Guido) che, mi ha dato della civetta?


Angela:


no, cara, ho dato a lui del marpione, che è un altro rapace…


Sara:


(rassicurata) aahh…


Angela:


ad ogni modo se sei completamente impazzito e hai deciso di renderti ri-dicolo di fronte a tutti, mi dispiace per questa povera ragazza, ma io non posso farci niente.


Guido:


Angela…


Angela:


avrai il tuo divorzio, caro, non dubitare. Ma per quanto mi riguarda, mi darò subito da fare per diventare… come dice Sara? Parenti. Filippo, vie-ni con me.


Filippo:


dove?


Angela:


di là. Devo parlarti.


Filippo:


Angela, non posso. Devo tornare in ambulatorio, ho degli appuntamen-ti…


Angela:


ci andrai più tardi. Vieni di qua. (lo prende per un braccio).


Filippo:


ti ho spiegato che sono sotto Levibon, è un beta bloccante, non ci riesco…


Angela:


vieni di qua!!


Filippo:


signor Gianni, avrà ormai capito che il matrimonio programmato non era il mio, bensì quello del mio amico Guido. Ma vede, in alcune circo-stanze da questa casa non si riesce ad uscirne, si viene presi in una mor-sa…


Angela:


(trascinandolo verso destra) muoviti…


Filippo:


si viene trascinati in un vortice…(Angela lo trascina fuori e chiude la porta).


Gianni:


beh, io vado a prendere il mio treno.


Enrico:


se non le dispiace la accompagno, signor Gianni. Lei salirà in carrozza e io mi stenderò sulle rotaie.


Sara:


e dai, Enrico, non fare così. Non ero la ragazza giusta per te, ecco.


Enrico:


e invece si, che lo eri. Non potrei pensare di stare con nessun altra.


39


Stefano Palmucci


Guido:


eh, non dica così, Enrico. Sono sicuro che là fuori c’è una brava ragazza fatta apposta per lei che la sta solo aspettando.


Enrico:


non è vero. Sara è stata l’unica in tutta la mia vita che si sia mai accorta di me e mi abbia preso in considerazione.


Sara:


non è vero, Enrico. Neppure io ti ho mai preso in considerazione.


Guido:


(per rimediare) Enrico, ma lei mi vuole prendere in giro e si aspetta cheio le creda? Un giovanotto come lei, attraente, simpatico, atletico, distin-to… avrà un’agenda piena di numeri di ragazze che attendono solo di es-sere chiamate.


Enrico:


no. Anzi, forse dovrei prima comprarla, un’agenda.


Guido:


lo vede? Lo vede che ha già abbandonato i propositi suicidi? Questo è già un pensiero positivo, proiettato verso il futuro. Un futuro felice accanto alla ragazza dei suoi sogni.


Gianni:


signor Enrico, venga con me. (lo prende sottobraccio) Mi rimangono an-cora un paio di ore. Ci infiliamo in un localino che conosco e rimorchia-mo un paio di sbarbine.


Enrico:


ma lei, signor Gianni, non è sposato?


Gianni:


certo. Che crede, che se fossi celibe starei a perder tempo appresso le donne? Venga con me che le mostro io come si fa. Arrivederci. (lo con-duce fuori confabulando).


Guido:


(rimasto solo con Sara, sistema alcune cose) che giornata, eh?


Sara:


già.


(suonano alla porta)


Guido:


e non è ancora finita, a quanto pare. (va ad aprire, rientra con Don Mansueto).


Don:


scusatemi, prima mi è saltata la mosca al naso e me ne sono andato. Poi, per strada, mi sono detto che non potevo sottrarmi ai miei doveri d’ufficio e sono tornato indietro.


Guido:


non si preoccupi, don Mansueto. Gli sposi eravamo noi, ma ormai il ma-trimonio è saltato. Siamo stati troppo frettolosi, sia io che Sara abbiamo ancora delle pendenze da sistemare. Ne riparleremo tra qualche mese.


Don:


ah, bene. Così potrà officiare il parroco titolare della vostra parrocchia.

Ricordate che chi va piano va sano e va lontano.


Sara:


ha ragione, Don Mansueto, oggi lo abbiamo proprio imparato.


Guido:


senta Don, dato che è già qua, per non farle sprecare la visita. Non po-tremmo fare una specie di prova generale?


Don:


una prova generale?


Guido:


si. Ci piacerebbe chiudere questa giornata incredibile con una prova ge-nerale del matrimonio.


Don:


una prova informale?


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Scusi, vuol sposare mio marito?


Guido:


si, tra di noi, senza testimoni, senza nessun valore.


Don:


perché no? Se lo desiderate. Siete pronti?


Sara:


si.


(si dispongono Sara a destra del prete e Guido a sinistra)


Don:


Sara, vuoi tu prendere il qui presente Guido come tuo sposo, prometti di amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita? Di: lo voglio.


Sara:


(solenne) lo voglio!


Don:


Guido, vuoi tu prendere la qui presente Sara come tua sposa, prometti di amarla e onorarla tutti i giorni della tua vita?


Guido:


un momento.


(Guido esce di scena un secondo. Parte molto piano la marcia nuziale di Mendels-sohn. Rientra con una giacca da matrimonio che indossa, poi mentre si appresta a parlare, da destra piomba trafelato Gepi che gliela strappa a forza di dosso e se ne sparisce da dove è venuto. Guido fa un gesto come dire: pazienza).

Lo voglio!

Don:                vi dichiaro marito e moglie!

(la musica cresce, i presenti si congratulano tra di loro e cala la tela)

FINE

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