Se io sarei

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Se io sarei

di Vincenzo Rosario Perrella Esposito

(detto Ezio)

01/05/2009

Personaggi: 10

Pietro Marito disoccupato

Genoveffa Moglie in arte Jenny Wife

Bartolo Padre miglior amico Pietro

Dalmazia Cugina aspirante consigliera comunale

Milly Pagliaccia amica Genoveffa spogliarellista

Nicola Coca aspirante consigliere comunale

Gennaro il postino

Dino Culatello salumiere

Anna Mur vicina di casa

Rosa Rosarum moglie Dino

Pompei, casa di Pietro Marito. Questultimo un uomo inconcludente, senza troppa cultura, nemico dei congiuntivi e dei condizionali. La sua Genoveffa, per tirare a campare, fa la spogliarellista notturna in un locale. Non ne pu pi dei fallimenti del suo amato, il quale non riesce a mettere a posto la testa in nessun modo. Ci prova ad aiutarlo Bartolo, che per ottiene solo spiacevoli figuracce dal suo amico di sempre. Ci accade anche quando gli presenta laspirante consigliere comunale Nicola Coca che, come capita a molti politici, elargisce promesse a raffica in cambio di voti. Stessa situazione si ha con laspirante consigliera comunale Dalmazia Cugina, ovviamente concorrente di Nicola. Alla fine, quando si sar riusciti a trovare un lavoro dignitoso a Pietro, questultimo incapper in un incidente: la vicina di casa Anna si chiusa fuori casa (cosa che spesso le accade) e chiede alluomo di scavalcare la ringhiera del proprio balcone per riaprirle casa e permetterle di entrare. Stavolta finisce male per il povero Pietro che se la prende col destino: proprio stavolta che riuscito a trovare lavoro, non pi vivo.

Numero posizione SIAE 233047

Per contatti Ezio Perrella 3485514070 ezioperrella@libero.it

Pompei, Napoli. Salone di casa Marito. Alla stanza si accede da una comune centrale. Ai due lati della stanza vi sono altrettante porte: quella di destra conduce in cucina e camera da letto, quella di sinistra alla stanza da bagno e ripostiglio. A centro stanza, un tavolo contornato da quattro sedie. Alla sua sinistra, un divanetto di fronte a cui c un tavolino con TV. Ai lati della comune un appendiabiti, nonch un portaombrelli.

ATTO PRIMO

1. [Pietro Marito e Bartolo Padre. Poi Genoveffa Moglie. Infine Milly Pagliaccia]

Dalla comune entrano Bartolo e Pietro.

Bartolo: Pietro, ma a porta da casa toja ancora scassata? Sta sempe aperta.

Pietro: La aggiuster al pi presto. Ma adesso ascoltami. Caro Bartolo, se io sarei in te,

mi facessi prete!

Bartolo: E perch?

Pietro: Perch aiuti sempre a tutti. Tu meritassi il premio Nobile!

Bartolo: Nobel! Ma ta vuo mpar a grammatica italiana?

Pietro: Bartolo, parliamo di cose serie. Tu mi devi trovare un altro lavoro.

Bartolo: E che mhe pigliato, po collocamento?

Pietro: No, per tu tieni un sacco di amicizie importanti. Se io ce le avrei, ti aiutassi pure

io, se tu saresti in difficolt!

Bartolo: (Inorridito) Siente, siente! Ma io gi ti ho raccomandato troppe volte. Per tu duri

solo un mese in ogni lavoro che fai. Per esempio, perch al supermercato dove

lavoravi prima ti hanno licenziato?

Pietro: E perch io facevo lo scaffalista. Per mi sono scocciato e sono andato dal titolare.

Appena sono entrato nel suo ufficio, ho battuto i pugni sulla scrivania e gli ho

detto: Sentite, io come scaffalista non ci sto, sono sprecato. Non dico presidente

o vicepresidente, ma io devo essere perlomeno amministratore delicato!

Bartolo: Delegato! Emb, e loro che ti hanno risposto?

Pietro: Belle buono, na mana mha afferrato a recchia destra e nata mana mha

pigliato chellata recchia: erano i vigilanti. Cos il titolare s alzato e mi ha

chiesto: Non ho capito bene! Che vuoi fare? E io ho risposto: Il direttore

generale! Accuss: patapam! Mha dato na capata nfaccia! E dopo mi fa:

Non ho capito bene! Che vuoi fare? E io ho risposto: Il vicedirettore! e

accuss: potopom! Na siggiata ncapa! E poi mi fa: Non ho capito bene! Che

vuoi fare? e io ho risposto: Va bene il caporeparto? e accuss: sbam! Un

calcio, indovina tu add! E poi mi fa: Non ho capito bene! Che vuoi fare? Io

ho risposto: Ho capito: sono licenziato!. Cos lui e i vigilanti, in coro: Bravo!

E cos: bungt, bangt! Mhanne fatto o cappotto! Ecco che vuol dire essere sinceri!

Bartolo: Va bene, lascia stare. (Dalla tasca della giacca estrae un biglietto da visita) Allora

vai da questo mio amico. Ha unimpresa di pulizia proprio qui fuori.

Pietro: A chi? A me nun me piace e pulezz.

Bartolo: E pecch?

Pietro: Bartolo, se tu saresti in me, lo facessi? Eh? Lo facessi? Rispondimi.

Bartolo: E comme faccio a risponnere a sta domanda?

Pietro: E pecch?

Bartolo: E pecch tutta sbagliata: he miso o congiuntivo o posto do condizionale.

Pietro: O congiuntivo? O condizionale? E che sso sti male parole nmocca a te?

Bartolo: Pietro, ma tu si troppo ignorante. Eppure tu tiene o diploma e raggiuniere.

Accattato, per sempe diploma e raggiungere !

Pietro: Bartolo, ma io taggia dicere a verit? Io nun voglio fatic. Chella mia

moglie Genoveffa che s fissata. Ma nun po ffatic sulo essa?

Bartolo: (Ironico) S, e che bellu mestiere che ffa mugliereta: a spogliarellista!

Pietro: Per se guaragna buono. Ma perch, se tu potresti, non ti spogliassi?

Bartolo: Siente, meglio che nun te rispongo. Accetta quel lavoro di pulizie. E stavolta

voglio vederti deciso, motivato, arrabbiato. Mostrami la tua adrenalina.

Pietro: Comme?

Bartolo: Tu devi essere pieno di adrenalina.

Pietro: (Con sguardo deciso) S, sono pieno di Idrolitna!

Bartolo: Ma che ssi? Na butteglia dacqua? Si dice adrenalina. Forza, vai subito dal

mio amico. Si chiama Ciro Esposito. Portati un curriculum vitae. Poi pi tardi

fammi sapere. Io vado, allora.

Pietro: Aspi, Bartolo, taggia domand na cosa: che cos un curr un curr? No,

vabb, nun fa niente. Ce sentimme cchi tarde.

Bartolo: OK. Ci, ci.

Bartolo esce via. Pietro resta pensieroso e fa considerazioni tra s e s.

Pietro: E m che sarr stu curr stu curr stu curriculum vitae? M paruto brutto

e ce o domand a Bartolo! M che torna Genoveffa, ce o ddimanno a essa!

Dalla comune entra Genoveffa: un soprabito copre abiti da spogliarellista.

Genoveffa: (Stanca) Uh, io so turnata. (Si siede al divanetto) Mamma mia, sto distrutta!

Pietro: Uh, Genov!

Genoveffa: Ci, ammore mio. (Poi prende il telecomando della TV dal tavolino)

Pietro: Siente, taggia fa na domanda: pe caso sapsse che d o curriculum vitae?

Genoveffa: (Sorpresa) O curriculum vitae? Ma chi te lha ditta sta cosa?

Pietro: Bartolo.

Genoveffa: Ma sicuro chesiste? Nun che tha vuluto sfottere?

Pietro: Boh! A me me serve pe ffa nu colloquio e lavoro. Quase quase m me porto

tutte documente mie, accuss nun me sbaglio!

Esce a destra.

Genoveffa: E m finalmente me pozzo ved a soap opera: Amore ospedaliero! (Preme

un tasto del telecomando per accendere la TV. Intanto, commenta) Speriamo

che Carla non ha scelto Gianni. Lui non la ama. Perci meglio Walter.

In sottofondo leggero, lannuncio dei programmi seguenti dellannunciatrice.

Annunc.: Ed ora la puntata n. 5.432 della soap opera Amore ospedaliero. A pi tardi.

Parte la sigla, mentre da destra torna Pietro con una cartellina in mano.

Pietro: Ecco qua. (Nella cartellina sistema i documenti e senza guardare la moglie, le

parla) Tes, ho un colloquio di lavoro. Devo parlare con un tale Ciro Esposito.

Genoveffa: (Parla alla TV) Oh, no, tesoro, non andare da lui!

Pietro: (Senza guardarla) E pecch?

Genoveffa: E perch lui ti far del male. Potrebbe anche ucciderti!

Pietro: Ma che staje dicenno? Tanto, mi ha raccomandato Bartolo.

Genoveffa: (Parla alla TV) Proprio lui? Quelluomo non ti merita. So che ti ama tanto!

Pietro: (Sorpreso) A me?

Genoveffa: (Parla alla TV) Credi che io non sappia che vi siete pure baciati?

Pietro: Io e isso ce simme vasate?

Genoveffa: (Parla alla TV) S, voi due. E avete fatto pure lamore!

Pietro: Genov, ma tu fusse scema?

Genoveffa: (A Pietro) E statti zitto.

Pietro: Vabbu, m me ne vaco. Non mi dici In bocca al lupo per il colloquio?

Genoveffa: (Parla alla TV) Puozze pass nu guajo!

Pietro: (La osserva indignato) Ma va muore e subito!

Pietro prende la cartellina ed esce di casa. Genoveffa parla alla TV.

Genoveffa: Oh, no! S interrotta a trasmissione! Meglio che me vaco a cagn, va.

Si alza in piedi, spegne la TV e va a destra, mentre entra Milly Pagliaccia.

Milly: (Entra chiamando) Jenny!

Genoveffa: (Si volta e, seccata, nota Milly) Uh, Milly, si tu? Che te serve?

Milly: Niente, te vulevo cerc nu piacere: stanotte nun pozzo a fatic into locale.

Ce pu gghi tu o posto mio?

Genoveffa: Ma oggie songo e riposo.

Milly: E nun fa niente. Tra di noi dobbiamo aiutarci, se no rischiamo il licenziamento.

Genoveffa: Scusa, ma perch tu non puoi lavorare, stanotte? Che devi fare?

Milly: Eh, chesto nun to ppozzo dicere! Piuttosto, mi presti un abitino sexy dei tuoi?

Genoveffa: E a che te serve?

Milly: Eh, chesto nun to ppozzo dicere!

Genoveffa: Vabbu, jamme, viene appriesso a me.

Milly: Scusa, Jenny, ma tu mi stimi, come amica?

Genoveffa: Eh, chesto nun to ppozzo dicere!

Le due escono a destra (Milly la osserva, dubbiosa).

2. [Pietro e Gennaro il postino. Poi Dino Culatello]

Dalla comune entra Pietro, masticando un foglio di carta. Poi lo sputa via.

Pietro: Incredibile! Sono stato a fare il colloquio di lavoro. Appena quel Ciro Esposito

mi ha visto, ha detto: Tu? No, pammore e Dio!. Cio, mi sono fatto questa

cattiva nominata, io? Poi gli volevo mostrare il curriculum vitae. Cos, dalla

cartellina, ho cacciato: estratto e nascita, o diploma elementare, a radiografia

do pede mio e o certificato e morte e mia suocera che nun morta ancora!

Accuss Ciro Esposito ha pigliato o certificato e morte e mia suocera, me lha

fatto magn! (Si siede sul divanetto) Forse nun era chillo o curriculum vitae?

E dalla comune entra il postino Gennaro .. Ha una borsa a tracolla.

Gennaro: Pistaaaa! Postaaaaa! (Gli si avvicina aprendo la sua borsa)

Pietro: E tu chi si?

Gennaro: Sono Gennaro, il nuovo postino di zona. (Tira fuori delle lettere e legge sulla

busta) Senti, abita qua il signor Tomba?

Pietro: Il signor Tomba? No, al piano di sopra.

Gennaro: E allora abita qua il signor Nicchia?

Pietro: No.

Gennaro: E dove sta?

Pietro: E add po sta e casa uno che se chiamma Nicchia? Vicino a Tomba!

Gennaro: Non ci avevo pensato.

Pietro: Siente, ma m che si trasuto, nun lhe liggiuto o nomme fora a porta mia?

Gennaro: S, s, lo so, questa la casa del signor Pietro Marito. Non ci sta lui, adesso?

Pietro: Ma Pietro Marito songhio. Tieni una lettera per me?

Gennaro: S, tengo una raccomandazione!

Pietro: Na raccomandazione pe me? Fosse o Dio! Io songo disoccupato!

Gennaro: No, no, una raccomandazione di lettera.

Pietro: Ma allora una raccomandata.

Gennaro: Eh, e io chesta sto ddicenno!

Pietro: Ma chi te lha mise e llettere nmana?!

Gennaro: Va bene, adesso mi firmi la ricevuta della lettera. (Prende il tutto) Ecco qua. Tu

devi firmare dove c scritto Pasquale Cognato.

Pietro: E chi ?

Gennaro: Tu.

Pietro: Ma io taggio ditto che me chiammo Pietro Marito!

Gennaro: Ho capito: sei il marito del cognato!

Pietro: No.

Gennaro: Il cognato del marito!

Pietro: Nemmeno.

Gennaro: Ho capito: aggio sbagliato casa! Bona jurnata!

E se ne va. Pietro lo osserva indignato.

Pietro: E chillo fosse nu pustino? Chi sa chi lha raccomandato?! Nun ce sta niente a

fa: Ave o ppane chi nun tene e diente! E comm difficile a truv lavoro!

Dalla comune entra il salumiere Dino (con grembiule e penna sullorecchio).

Dino: Uh, Pietro!

Pietro: Uh,Dino, trase, trase.

Dino: Grazie. (Gli si avvicina) Che se dice, Pietro?

Pietro: Niente. So disoccupato!

Dino: Me dispiace, nun ce pozzo fa niente. Io faccio o salumiere.

Pietro: Giustamente. E che mhe purtato e buono?

Dino: Ancora niente. Se non mi fai lordinazione, che cosa ti porto? (Dalla tasca estrae

un block notes e prende la penna sullorecchio) Vai, io prendo nota.

Pietro: Ma tu mi fai credito?

Dino: S. Vai, vai.

Pietro: E allora portami del vino.

Dino: E o magn?

Pietro: O magn? Ma tu mi fai credito?

Dino: Taggio ditto che s!

Pietro: E allora portami un chilo di pane e un etto di prosciutto. Quanto costano?

Dino: Cinque Euro alletto.

Pietro: Cinque Euro a letto? E sotto o lietto?

Dino: Ma che sotto o lietto? Cinque Euro allettogrammo.

Pietro: Ah, s, giusto. Lo prendo. Ma tu mi fai sempre credito?

Dino: Me sta passanno o genio, per s!

Pietro: E allora arriviamo direttamente al vino.

Dino: Ancora cu stu vino? E vabbu. Quanto ne vaje truvanno?

Pietro: Facciamo cos: dammi 1 metro di vino!

Dino: Nun esiste nu metro e vino.

Pietro: E allora un chilo?

Dino: Ma il vino si misura in litri. Ne vuoi 1 litro?

Pietro: No, troppo. Dammene 100 grammi!

Dino: Vabbu, meglio che nun to pporto, o vino. Tu gi staje mbriaco!

Pietro: E quanto pago, in tutto?

Dino: Dunque: 4 X 5 fanno 20, diviso 2 fanno 10, meno 3 fanno sette, pi 1= 8 Euro!

Pietro: Dino, ma tu

Dino: S, ti faccio credito. Laggio ditto justo 48 vote! Vado alla bottega e ti prendo

quello che hai chiesto! Va bene? Aspettami qua.

Pietro: Vai, vai, io ti aspetto.

Dino: (Va per uscire, poi si ferma e si volta verso lui) Pietro, vuoi un poco di Grana?

Pietro: S, grazie, me servesse proprio na cosa e sorde!

Dino: Ma non la grana di soldi, il Grana di formaggio.

Pietro: Ah, ecco. Dino, ma tu

Dino: Ho capito: te faccio credito, te faccio credito. Anze, to rregalo proprio. OK?

Ed esce via di casa a passo spedito.

Pietro: Questa unaltra invenzione di Genoveffa: il salumiere a domicilio. (Prende il

telecomando e si accende la TV) Vediamo che cosa propone di bello la TV!

In diffusione, si sente il telegiornale.

TG: In Europa e nel resto del mondo, aumenta la disoccupazione, e

Pietro: Pe carit, famme cagn canale! (Cos fa)

In diffusione si sente un politico.

Politico: Italiani! Dobbiamo combattere tutti insieme la disoccupazione!.

Pietro: Ma pammore e Dio! Nun o caso!

Cambia canale e si sente in diffusione un dialogo derivante da un romanzo.

Lui: Cara, io voglio sposarti.

Lei: Caro, ma lo vuoi veramente?

Lui: S, cara. Ma prima devo trovare un lavoro!

Pietro: Come non detto! (Spegne la TV) Nun ce sta cchi a televisione e na vota!

Posa il telecomando ed esce a sinistra.

3. [Genoveffa e Milly. Poi Rosa Rosarum]

Da destra tornano Genoveffa e Milly (con una busta in mano con un abito).

Genoveffa: (Contrariata) Che cosa? Hai deciso di non fare pi la spogliarellista?

Milly: Nun allucc!

Genoveffa: Ma tu me staje dicenno na cosa assurda. Adesso rimango io sola nel locale.

Milly: Ma tu mi devi capire. Io lo faccio per amore. Ho conosciuto luomo della mia

vita: uno psicanalista.

Genoveffa: E tu, giusto di uno psicanalista hai bisogno!

Milly: Ma pecch, Genov, che sto facenno e male? Mi innamoro di un uomo serio,

lavoratore, un gran professionista.

Genoveffa: (Si rattrista e sogna) Un uomo serio. Lavoratore. Un gran professionista. E io?

Milly: Io che?

Genoveffa: No, dico, io che uomo tengo vicino a me? Nu disoccupato scansafatiche, poco

serio, tutto scemo e antipatico pure! Ah, maggio scurdato ignorante!

Milly: Cara mia, pure mia sorella stata sposata, ma poi ha divorziato. E oggi non ha

nemmeno bisogno di lavorare.

Genoveffa: Ua, troppo bello! Se io farei la mantenuta di mio marito, fosse fantastico!

Milly: Ma m parle pure comma isso?

Genoveffa: Mamma mia, veramente.

Milly: Genoveffa, non essere stupida. Pensa bene a quello che ti ho detto io. Capito?

Genoveffa: Azz!

Milly: E grazie del vestito. Un bacio.

Le due si baciano sulle guance, poi Milly va via. Genoveffa allora fantastica.

Genoveffa: Un altro uomo. E perch no? (Si siede sul divanetto) In Amore ospedaliero,

pure Luna ha lasciato Ivo per mettersi con un altro. E io sono pi scema di lei?

Accende la TV. In casa entra Anna Mur, vicina di casa: in vestaglia, bigodini,

scalza. Parte la sigla finale di Amore ospedaliero. Anna va a sedersi vicino

a Genoveffa.

Anna: Uh, che peccato. Gi finito.

Genoveffa: (Risponde inconsapevolmente) E gi, sign. (Poi la osserva) E vuje chi site?

Anna: La vostra vicina di casa.

Genoveffa: Ma siete nuova, nel palazzo?

Anna: No, io sto qua da tre anni. Scusatemi se sono entrata cos, ma stavo guardando

Amore ospedaliero, per allimprovviso si interrotta la trasmissione. Cos

sono venuta a guardarmelo qua!

Genoveffa: No, purtroppo neanche qua si vede. Sar un guasto nazionale. (Poi nota che

senza scarpe) Signora, le scarpe!

Anna: Uh, guarda che stonata: per correre qua, mi sono dimenticata le pantofole! Mi

sono dimenticata pure le chiavi della porta in casa mia!

Genoveffa: Pure? Vabb, quando viene vostro marito, lo fate scavalcare dal mio balcone.

Anna: E non posso. Lui torna domani mattina.

Genoveffa: Allora faccio scavalcare a mio marito.

Anna: Grazie, signora. Insomma, Amore ospedaliero sta facendo le bizze. Proprio

oggi che cera la scena damore tra Carla e Walter.

Genoveffa: Che peccato, signora signora

Anna: Anna Mur!

Genoveffa: No, e perch? Quelli sono cos bellini!

Anna: No, Anna Mur!

Genoveffa: Ma perch? Che hanno fatto di male?

Anna: Anna Mur!

Genoveffa: E va bene, moriranno! Che vi debbo dire?

Anna: Ma no, Anna Mur sono io. Mur il mio cognome da single.

Genoveffa: E da sposata?

Anna: Anna Schiatt!

Genoveffa: Peggio ancora! E vabb. A parte questo, aspettiamo a mio marito, cos lo

facciamo scavalcare il balcone per farvi tornare a casa vostra.

Anna: Lo volete far scavalcare il balcone? E se poi va gi?

Genoveffa: (Ci fa un pensierino) Va gi? E pazienza!

Anna: Se lo dite voi! Sentite, signora signora

Genoveffa: Genoveffa Moglie.

Anna: Ah, gi, voi siete Jenny Wife, la spogliarellista. Qualche volta sono venuta nel

locale dove vi esibite e vi ho vista.

Genoveffa: Veramente? Ma voi frequentate questi locali?

Anna: Qualche volta. Comunque, vorrei chiedervi un favore: un paio di pantofole?

Genoveffa: Ma certo. Venite con me.

Anna: Grazie.

Le due escono a destra.

4. [Bartolo e Pietro. Poi Genoveffa ed Anna]

Dalla comune entra Bartolo. Ha una ventiquattrore con s.

Bartolo: Vediamo se Pietro ha fatto il colloquio. Comunque, sar andato sicuramente

tutto bene. Tanto, lho raccomandato io! (Lo chiama) Pietro, sei tornato?

Da sinistra torna Pietro. Ha un fazzoletto in mano. Sta piangendo.

Pietro: Uh, ciao, Bartolo! Scusami se sto piangendo.

Bartolo: Capisco, sei commosso perch andato bene il colloquio. Non mi ringraziare!

Pietro: Ma che tutto bene? (Si siede al tavolo) Chi te vo ringrazi?

Bartolo: (Si siede anche lui al tavolo) Ma che successo? Sei stato da Ciro Esposito?

Pietro: S, per, accomme mha visto, me nha cacciato.

Bartolo: E tu gli hai detto che ti mandavo io?

Pietro: S.

Bartolo: E lui che ha fatto?

Pietro: Mha quase sputato nfaccia!

Bartolo: Io non capisco. Ma tu gli hai dato il curriculum vitae?

Pietro: E certamente. Per isso me lha fatto magn!

Bartolo: Pietro, ma tu sei sicuro che gli hai dato proprio il curriculum vitae?

Pietro: (Piangente a dirotto) Ma che cacchio stu curriculum vitae?

Bartolo: Manco chesto saje? Ma tu staje proprio nguajato. Jamme, scisciete o naso!

Pietro: (Si soffia il naso e si asciuga le lacrime) E m comme faccio?

Bartolo: Io ho gi una soluzione di riserva. Qua a Pompei ci sta un bellagriturismo. Il

proprietario, intimo amico mio, cerca uno stalliere. E tu saresti perfetto!

Pietro: Io? Ma che animali sono? Tigri, leoni, giaguari?

Bartolo: Ma che d, o zoo? Io ho parlato di stalla: tori, cavalli, vacche, anatre, porcelli!

Pietro: E io, po, cu tutte chelli bestie, nun me sporco?

Bartolo: Ma tu ti devi sporcare. Questo il lavoro. A proposito, part-time.

Pietro: Eh?

Bartolo: Part-time vuol dire che lavori 4 ore al giorno. E ovvio che anche la paga di

meno. Tu comincia con questo lavoro, poi cerchiamo qualcosa di meglio. OK?

Pietro: Va bene.

Bartolo: A tal proposito, io domani ti mando un mio amico psicanalista.

Pietro: Niente di meno? Aggio bisogno do psicanalista?

Bartolo: Tu ne avresti bisogno, eccome! Ma non te lo mando in qualit di medico, bens

in qualit di aspirante politico. Tu lo aiuterai nella campagna elettorale.

Pietro: Ora capisco: se lui salirebbe, fosse una cosa buona, perch mi trovasse un

lavoro meglio, a me! Ho capisciato bene?

Bartolo: Il concetto quello, anche se lhai detto una schifezza! (Si alza in piedi) Ed ora

io vado. Oggi pomeriggio ti accompagno allagriturismo. Nun taddurm!

Pietro: Ma io devo andare col mio amico Pasquale. Dobbiamo giocare a boccette!

Bartolo: Cretino! Nuje amma ved o lavoro pe te, e tu pienze e bboccette? (Si avvia a

uscire, lasciando la ventiquattrore sul tavolo, blaterando) Ma chisto pazzo!

Esce via. Pietro si alza in piedi.

Pietro: Mah! (Nota la ventiquattrore sul tavolo) Bartolo sha scurdato a vintiquattore

cc. Mannaggia a capa soja! (La osserva) Chi sa che ce sta, ll ddinto? (Apre

la ventiquattrore e rovista. Poi commenta i documenti che vi trova) E che d,

sta rrobba? (Legge) Visura catastale. Procura della repubblica. Quanta

scartoffie inutile, tene chisto. Voglio ved si pozzo truv nu curriculum vitae.

Seguita a rovistare. Intanto da destra tornano Genoveffa ed Anna in pantofole.

Anna: Signora Genoveffa, grazie delle pantofole. Sono davvero comode! Vi servono?

Genoveffa: E certamente. Appena riprendete le vostre, me le restituite.

Anna: S, ma quando viene vostro marito? Quello deve scavalcare il mio balcone.

Genoveffa: Appena torna. E (Lo nota) Uh, Pietro!

Pietro: (Si spaventa) Chi ?

Genoveffa: Ti voglio presentare la nostra vicina di casa.

Pietro: Piacere, io sono Pietro Marito. E voi?

Anna: Anna Mur.

Pietro: Chi?

Anna: Chi, che cosa?

Pietro: Chi ha da mur?

Anna: Nessuno. Anna Mur sono io. Ex signora Schiatt.

Pietro: Ah, tanto piacere. Tenete proprio dei bei bigodini!

Anna: Grazie! Signora Genoveffa, ma questo sarebbe vostro marito? Io vi consiglio di

fare come ha fatto Carla con Gianni e Walter!

Pietro: E chi so sti ggente?

Genoveffa: Ehm no, nessuno. Si tratta di Amore ospedaliero.

Pietro: Aggio capito: sti ggente lha cunusciute ncoppa o spitale! Adesso per

scusatemi, devo andare a portare la ventiquattrore al mio amico Bartolo.

Anna: Nooooo!

Piet&Gen: (Si spaventano) Mamma e llArco!

Anna: Signora Genoveffa, ma lui non se ne pu andare. Se no, come torno a casa?

Genoveffa: Ah, gi. Pietro, abbi pazienza. La signora si chiusa fuori casa. Scavalca un po

il balcone, buttati in quello della signora Anna e apri la sua porta di casa.

Pietro: E io dovessi scavalcare il balcone? E se cadrei gi?

Genoveffa: E vabb, non poniamo limiti alla provvidenza! Tu comincia a scavalcare.

Pietro: Ma cc stamme o sicondo piano!

Genoveffa: Emb? Mica si muore, se uno cade dal secondo piano?

Pietro: Ma perch, se tu saresti in me, lo facessi?

Genoveffa: Ma io non sono in te.

Anna: (Patetica) E poi, io sono una povera donna sola.

Pietro: E vabb. Facciamo questo tentativo. Genoveffa, per se io non dovrei farcela,

voglio che tu sapresti dove stanno i miei document!

Le due: E gghiamme bello!

Le due prendono sottobraccio Pietro e se lo portano via con loro, a sinistra.

5. [Bartolo. Poi Dino. Infine, Pietro, Genoveffa, Anna e Gennaro]

Dalla comune, entra Bartolo.

Bartolo: Maggio scurdato a vintiquattore cc e me ne so gghiuto. Ma chillo, Pietro,

me fa perdere e ccerevelle appriesso a isso! (La nota sul tavolo) Eccola qua.

(Vede che aperta) Lho lasciata pure aperta. Qua dentro ci stanno documenti

esplosivi, nessuno deve leggerli. (Chiude la ventiquattrore) Ecco qua, andiamo.

Va per uscire, quando da sinistra sente le voci di Pietro e Genoveffa e si ferma.

Pietro: Genov, io so sagliuto ncoppa a ringhiera. Sono pronto.

Genoveffa: Pietro, ma tu accuss vaje abbascio.

Pietro: No, nun me tucc. Ora io lo devo fare.

Anna: Maronna mia, me metto appaura!

Bartolo: Ma aggio capito buono? Pietro se vo itt abbascio? Devo salvarlo! (Posa la

ventiquattrore) Pietro, amico mio, non farlo! Il lavoro si trova, stai calmooo!

E va a sinistra. Si sente Bartolo chiamare Pietro.

No, Pietro, nun o ffa, nun o ffa!

Pietro: No, Bartolo, nun me tucc, nun me tucc!

Bartolo: Aaaaaaaah!

Pietro: Mar, Bartolo gghiuto abbascio!

Dalla comune entra Dino, con una busta di plastica con salumi allinterno.

Dino: Ecco il mangime per Pietro e Genoveffa. (Si avvia a destra) Pietro, ci sei?

Ma la voce di Pietro si sente da sinistra.

Pietro: Genov, amma scennere subito abbascio!

Dino si ferma e si volta verso sinistra.

Dino: Ah, no, Pietro sta all.

Si dirige a sinistra e nel frattempo chiama Pietro.

Pietro, so Dino!

Ma da sinistra escono Pietro e Genoveffa di corsa

Pietro: (Uscendo) Genov, curre!

I due travolgono Dino che finisce a terra, dolorante al braccio sinistro.

Dino: Aaaah, mamma bella! Maggio rutto nu raccio!

Genoveffa: Uh, mamma mia! Pietro, che h cumbinato?

Pietro: Io? Ma si ce stive pure tu!

Genoveffa: E m comme facmme?

Pietro: Fa na cosa: chiamme nambulanza pe Dino.

Da sinistra entra Anna, dolorante al piede destro.

Anna: Ah, mamma mia, che dulore!

Genoveffa: Ch succieso?

Anna: Niente, o signor Pietro, pe scennere a coppa a ringhiera, mha scamazzato o

pede! Me lha fratturato!

Genoveffa: Uh, mamma mia, Pietro, e m comme facmme?

Pietro: Fa na cosa, chiamme doje ambulanze: una pe Dino e una pe chesta!

Genoveffa: E aggia chiamm lambulanza pure pe Bartolo?

Pietro: No, pe Bartolo he chiamm direttamente e schiattamuorte!

Genoveffa: Ma pecch, muorto?

Pietro: E chi o ssape? (Poi, invocativo) Mamma mia, Bartolo Padre, nun mur. E si

no, chi mo trova o lavoro a meeee?

Esce subito di casa di corsa. Genoveffa allora prende il telefono.

Genoveffa: (Agitata) Mamma mia, e m qual o nummero e telefono e llambulanza? E

chillo de schiattamuorte?

Dalla comune (dalle scale) si sente un urlo ( di Gennaro il postino).

Gennaro: Aaaaaaah!

Genoveffa: (Spaventata, corre alla comune) Oddio, ma chi ha alluccato? Pietro?

Dalla comune torna subito Pietro e va da Genoveffa.

Pietro: Genoveffa, le ambulanze passano a tre!

Genoveffa: E pecch?

Pietro: Currenno, aggio tuzzato a Gennaro o pustino e laggio menato pe tutte scale!

Esce di nuovo. Genoveffa, terrorizzata, compone numeri telefonici a casaccio.

Genoveffa: Mamma mia, famme chiamm a polizia, e carabbiniere, lambulanza, e

pumpiere, a finanza, a marina, lesercito!

FINE ATTO PRIMO

Salone di casa Marito: due giorni dopo.

ATTO SECONDO

1. [Genoveffa e Pietro. Poi Nicola Cola]

Genoveffa seduta al tavolo, Pietro le gironzola intorno.

Pietro: He capito, Genov? Bartolo s salvato pe miracolo: caduto sul gazello del

Bar qua sotto. Invece Gennaro, a signora Anna Mur e Dino, hanno avuto solo

piccole fratture. Insomma, quella che poteva essere una tragedia, non lo stato.

Genoveffa: (Per nulla felice) E tu ti senti bene?

Pietro: Benissimo!

Genoveffa: Ecco! E il lavoro?

Pietro: (Fiero) Eh, beh, devo proprio ringraziare Bartolo Padre. Per me veramente un

padre. Mi ha fatto avere un lavoro nelle stalle dellagriturismo. Ho cominciato

ieri. Ho conosciuto pure gli animali. Pure il toro. Chillo tene proprio e ccorne!

Genoveffa: (Per nulla entusiasta) Gi.

Pietro: Emb, e questo tutto il tuo entusiasmo? Tanto, un lavoro per arrangiare.

Genoveffa: (Si alza in piedi) S, s, bello! Ora per devo andare a lavoro. Fammi muovere.

Esce via a destra.

Pietro: Io, invece, prima di tornare al mio lavoro, mi guardo il mio telefilm poliziesco

preferito: Amore sanguinario! La poliziotta Geena White: comme mattizza!

Accende la TV: in sottofondo rumori e dialoghi confusi. Pietro commenta.

Va, Geena, senza piet! Acchiappa a chella bastarda! (Poi eccitato) Comme

si bona quanno curre appriesso e ggente!

Da destra torna Genoveffa con un borsone (pieno). Lo poggia sul tavolo.

Genoveffa: Pietro, allora io me ne vaco.

Pietro: (Parla alla TV) Ma add vaje? Tu nun te muove a lloco. He capito?

Genoveffa: (Senza guardarlo) Pietro, ma s scemo?

Pietro: (Parla alla TV) Ammore mio, io aggio perzo a capa pe te!

Genoveffa: Eh?

Pietro: (Parla alla TV) Io volessi tanto fare lamore con te!

Genoveffa: M?

Pietro: (Parla alla TV) Ma pure inta stu mumento!

Genoveffa: (Stupita) E ch succieso? Bell buono?

Chiude il borsone (lasciandolo sul tavolo), poi va da lui con camminata sexy.

Gli volta il viso verso di s e gli parla in modo sexy.

Accomme torno a fatic, taggia sbattere comma nu tappeto persiano!

Gli lancia un bacio, poi va a prendere il borsone ed esce via. Pietro stupito.

Pietro: Ma che cacchio vo a me, chella?! (Poi alla TV) Guarda invece la bellissima

Geena White: quando corre, si muove tutto il suo senato! (Fa il gesto dei seni)

Dalla comune, silente, entra Nicola Cola (parla coi modi di dire) con valigetta

in mano. Si avvicina da dietro a Pietro, che intanto parla ancora alla TV.

Vai Geena, acchiappa e marjuole! Mamma mia, si a fine do munno! Emb,

me cride, si te tenesse annanzo alluocchie, io io (Si volta e lo nota) Io

Nicola: Buongiorno!

Pietro: (Imbarazzato) Buongiorno. (Spegne subito la TV e si alza in piedi) Ehm dite.

Nicola: Non facciamo nomi: mi manda Bartolo Padre. Tu sei Pietro Marito?

Pietro: S. E voi?

Nicola: Ma che voi? Diamoci del tu. Io sono uno psicanalista: il dottor Nicola Cola.

Pietro: Ah, ti aspettavo, dottor Coca Cola!

Nicola: Che Coca Cola? Nicola Cola, aspirante consigliere comunale.

Pietro: E allora accomodiamoci al tavolo. Prego!

I due si accomodano al tavolo.

Nicola: Grazie, Pietro. Ed ora porgimi orecchio.

Pietro: Comme?

Nicola: Porgimi orecchio. Forza, subito!

Pietro: Io ci provo. (Prova a tirarsi un orecchio) E un poco difficile!

Nicola: Ma che stai facendo?

Pietro: Tu vuoi lorecchio?

Nicola: E tu mo vuo da overamente? Ma io dicevo di porgermi orecchio, cio ascoltami.

Pietro: Ah, e dimmi tutto. (Dalla tasca della giacca prende carta e penna) Io prendo nota.

Nicola: Parliamo di te. Sei disoccupato?

Pietro: S. Adesso per sto arrangiando a lavorare in una stalla.

Nicola: Perfetto. Tu mi farai la campagna elettorale.

Pietro: La campagna elettorale? (Sorpreso) Ma pecch, llelezione se fanne in campagna?

Nicola: Ma no, un modo di dire. Senti, se il sottoscritto vince, pu fare qualcosa per te.

Pietro: Speriamo bene. Per favore, Nicola, aiutami a trovare lavoro. Per ti raccomando:

deve essere bello e si deve guadagnare assaissimo!

Nicola: Ho capito: tu vuoi la botte piena e la moglie ubriaca!

Pietro: (Confuso) Ehm beh forse s!

Nicola: Ma non ti preoccupare, fai benissimo. E dimmi un po, ce lhai un curriculum vitae?

Pietro: Pure tu, m? Ma nun che me state pigglianno tutte quante po curriculum?

Nicola: Ma scherzi? Tu lo devi preparare. E lo devi tenere sotto una campana di vetro! Io

lo so, tu tieni due piedi in una scarpa! Ma io ti aiuter a salvar capra e cavoli!

Pietro: (Confuso) Capra e cavoli?

Nicola: Esattamente. E soprattutto, bisogna Aver fegato.

Pietro: (Prende nota) Fegato. E poi?

Nicola: E poi la cosa pi importante: bisogna prendere il toro per le corna!

Pietro: Il toro per le corna? Pammore e Dio! Chillo tene nu bruttu carattere.

Nicola: E no, non discutere: bisogna prendere il toro per le corna. E tu lo prenderai. Capito?

Pietro: E vabb. (Prende nota) Basta cos?

Nicola: Basta cos. (Si alza in piedi , quasi minaccioso) Ed ora alzati in piedi. Vieni qui.

Pietro: (Sorpreso, esegue) Che mi vuoi fare?

Nicola: Niente. Voglio dirti che sei stato fortunato a conoscermi. Hai un gran sedere!

Pietro: (Azz, pure frocio, chisto!)

Nicola: Bene, allora io vado. Accompagnami alluscita.

Mentre i due si avviano alluscita, da fuori si sente la sirena di unauto della polizia

che passa. Subito Nicola va nel panico.

Gi!

Si getta in terra, costringendo Pietro a fare altrettanto. La sirena finisce.

Pietro: Ci possiamo alzare?

Nicola: Ora s.

I due si alzano in piedi.

Pietro: Ma che successo?

Nicola: No, niente, unauto della polizia. Io sono lindo e pulito, ma non si pu mai sapere.

Pietro: Ho capito.

Nicola: Bene, Pietro, torner pi tardi e ti porter il materiale elettorale. (Gli poggia una

mano sulla spalla) Caro mio, adesso il gioco si fa duro. Ma vedrai ti piacer!

Gli fa locchiolino e poi va via. Pietro lo osserva interdetto, poi va a centro stanza.

Pietro: Nun c dubbio: chisto frocio e pure rattuso! E non soltanto: mi ha chiesto certe

cose strane. (Legge gli appunti che ha preso) Aggia mettere o curriculum sotto a

na campana e vetro, aggia mettere duje piede inta na scarpa, aggia accatt o

fegato. Ma soprattutto, aggia ten a botte piena per contemporaneamente aggia fa

mbriac a Genoveffa. E infine, aggia pigli o toro pe ccorne! (Si dispera) Ma che

sha da fa pe truv nu lavoro! Mannaggia a miseria!

Esce via a destra.

2. [Dino e Rosa Rosarum. Poi Anna. Infine Genoveffa]

Dalla comune, entrano Dino (col braccio ingessato) e Rosa sua moglie, arrabbiata.

Rosa: Marito disgraziato!

Dino: Stattu zitta, nun allucc!

Rosa: E invece voglio allucc. Mha da sent tutto o quartiere. Ti ho sempre detto che tu

non ci devi venire in questa casa, perch ci sta quella spogliarellista!

Dino: E con ci? (Dalla tasca del grembiule estrae un pacchetto) Quella mia cliente.

Rosa: Cliente? (Nota il pacchetto in mano a lui) E che d chillu pacchetto? Che ce sta

lloco ddinto? Cocche regalo p essa?

Dino: No, a murtadella!

Rosa: E se la vuole, deve venire a comprarsela alla bottega. Che tene, e cameriere?

Dino: Ma a vuo fern, s o no?

Rosa: Marito infedele! Guarde che the cumbinato: pe colpa soja the dutto nu raccio!

Dino: Ma chisto stato nincidente.

Rosa: Invece no. Voi due stavate facendo qualche giochetto sessuale e tu te si ciaccato!

Dino: Ma qualu giochetto sessuale? E ppo essa nun ce azzecca. Ce azzecca o marito.

Rosa: (Sconvolta) Oddio! He fatto nu giochetto sessuale cu o marito? Che schifo!

Dino: Ma si scema?

Rosa: Stai zitto, marito scandaloso!

Dino: (Grida pi di lei) Taggio ditto, nun allucc!

Dalla comune entra Anna (al solito in bigodini, vestaglia e pantofole curiose).

Anna: Nh, uh, ma che sta succedenno cc ddinto? Chi sta alluccano e sta manera?

Rosa: (Gelosa) E chesta m chi ? Nata spogliarellista?

Dino: (Ironico) Comme, no? Nun a vide comme sta vestuta sexy?

Anna: (Va da loro) Sssst! Basta! State alluccanno troppo assaje. E me state disturbanno. Io

sto vedenno Amore ospedaliero e nun me state facenno cap manco o cacchio!

Rosa: Uh, ave raggione. Sign, ma inta puntata e oggie che succede?

Anna: Praticamente, essa tene namante che ffa o salumiere!

Rosa: (A Dino) Azz, tale e quale a te!

Dino: Ma m te dongo a murtadella nfaccia!

Anna: M accumminciate nata vota? Sentite, m fernesce a pubblicit. Quanno torno a

casa mia, nun ve voglio sent cchi. Capito? (Si volta verso luscita) Amore

ospedaliero, rieccomi a te! (Fa per uscire, ma perde una pantofola) Uh, aggio

perzo o scarpone! (Rimette la pantofola) Ecco qua. Bonasera!

Ed esce via velocemente. Rosa allora addita Dino.

Rosa: Che tizia strana! Niente e meno, aggio penzato chera nata amanta da toja!

Dino: E secondo te, io tengo a namante cu e bigodini ncapa?

Rosa: Siente, cunsegna sta murtadella o signor Pietro e turnammancenne a puteca.

Dino: E nu mumento. (Chiama) Pietro, so Dino! Taggio purtato o magn.

Rosa: (Pentita) Forse me so sbagliata. (Si siede al divanetto) Tu non tieni lamante.

Dalla comune torna Genoveffa, a testa bassa. Poi nota Dino ma non nota Rosa.

Genoveffa: Dino, tu qua? (Posa il borsone sul tavolo) Mi dispiace per il tuo braccio rotto.

Dino: Cose che capitano. Genoveffa, ti ho portato la mortadella.

Genoveffa: Grazie, sei veramente molto gentile. Come sempre, del resto.

Rosa, non vista, sgrana gli occhi, mentre ascolta Genoveffa.

A proposito, oggi non vado a esibirmi al locale, perch non lavoro.

Rosa allora si alza in silenzio e le va dietro. Dino osserva Rosa, imbarazzato.

Dino: Ehm Genoveffa, e perch mi dai questa notizia? (E fa segni a Genoveffa)

Genoveffa: Perch tu vieni a vedermi tutte le sere. (Non nota i segni)

Dino: Io? (E fa ancora segni a Genoveffa per zittirla)

Genoveffa: S. E mi porti sempre i fiori!

Dino: (Comincia a preoccuparsi) No, quali fiori?

Genoveffa: Ma dai, a te ti piacciono i miei spettacoli. Dillo, tanto, mugliereta nun ce sta!

Rosa: E chi te lha ditto?

Genoveffa: (Si spaventa e si volta verso lei) Oddio! E voi chi siete?

Rosa: Rosa Rosarum!

Dino: Praticamente, muglierema!

Genoveffa: (Imbarazzata, prova a mettere una toppa) Ah, ehm piacere di conoscerla.

Rosa: S, s, vabbu. Dino, dance a murtadella e gghiammuncenne!

Dino: Ehm tieni, Genoveffa. (Gliela cede)

Rosa: (Puntigliosa) E i soldi?

Genoveffa: Dino, ma non mi fai credito, come sempre?

Dino: (Le fa segno) E quando mai io faccio credito?

Genoveffa: Ah, capisco. Allora aspetta, ti prendo i soldi. Quanto costa?

Dino: (A Rosa) Cinquanta centesimi?

Rosa lo guarda male e lui cambia cifra.

No, cinque Euro.

Genoveffa: Va bene. (Prende i soldi dalla borsa) Ecco i cinque Euro. Tutti per voi!

Rosa: (Glieli tira di mano con disprezzo) E grazie tante! E m jammuncenne, Dino.

Dino: Ciao Genoveffa, salutami Pietro.

Genoveffa: Va bene, servir. E scusami ancora per il braccio rotto.

Dino: E tu staje penzanno o raccio? M ca io e muglierema ascmme cc ffora, me

sa cho raccio rimane a parta meno scassata do corpo mio! Jamme, Rosa.

Dino esce da solo. Rosa intanto guarda male Genoveffa: la saluta freddamente.

Rosa: Lo sapete? Il salumiere sta pure nel supermercato. Andateci!

Esce di casa. Genoveffa resta perplessa, poi si siede al tavolo.

Genoveffa: E intanto, sono stata licenziata. So rimasta purio disoccupata. E m comme se

fa? Mi sto perdendo pure la puntata di Amore ospedaliero. (Accende la TV)

Niente, ancora interrotto il canale. Ma se fosse scassata a televisione? Mah!

Si alza ed esce a sinistra.

3. [Pietro e Gennaro, poi Bartolo. Infine Milly]

Da destra torna Pietro: ha due fogli in mano e una campana di vetro nellaltra.

Pietro: Ecco qua, il mio curriculum pronto. (Posa il tutto sul tavolo) Adesso devo

andare a comprare la botte col vino, accuss faccio mbriac a Genoveffa! M,

per, a cosa cchi difficile o fatto de due piedi in una scarpa!

Dalla comune entra il postino Gennaro (col collare e il braccio sinistro

fasciato): ha una lettera in mano.

Gennaro: (Sofferente) Pistaaa postaaa!

Pietro: Chi ?

Gennaro: (Avvicinandosi) E chi ha da essere? O pustino.

Pietro: (Gli osserva il gesso e il collarino) Siente, io vaco e pressa. Che te serve?

Gennaro: Devo chiederti una cosa: (Mostra la lettera) Abbuschi?

Pietro: No, m abbusche tu, si nun te ne vaje!

Gennaro: No, volevo sapere se qua ci sta il signor Abbuschi.

Pietro: No.

Gennaro: Ancora deve venire?

Pietro: No, ma nun ce sta proprio. E m, ja, vattenne.

Gennaro: Aspi, nun aggio fernuto. (Prende unaltra lettera e legge) Dunque: Castro?

Pietro: (Spazientito) Ma a chi vuo castr? Vattnne momm a parte e fora!

Gennaro: E a lettera nun a vuo?

Pietro: Quala lettera?

Gennaro: A lettera e llavvocato. (Gliela prende) Chesta!

Pietro: Miette cc! (Gliela tira di mano)

Gennaro: Ce vedimme.

Pietro apre la lettera, mentre Gennaro va via poi per torna da lui.

Scusa!

Pietro: Che vvuo, ancora?

Gennaro: Broccoli?

Pietro: No, grazie, nun e vvoglio!

Gennaro: No, dico: il signor Broccoli non ci sta?

Pietro: No, nun o cunosco.

Gennaro: E Cavoli?

Pietro: No, stanne addo verdummaro di fronte cio, o palazzo di fronte! Va, va!

Gennaro: Grazie, grazie.

Va via, mentre Pietro apre ancora la lettera, ma poi Gennaro torna da lui.

Scusa!

Pietro: (Spazientito) Ancora cc? Vattnne!

Gennaro esce via velocemente. Pietro legge la lettera.

Egregio signor Marito, la informo in anteprima che a breve ricever sentenza di

sfratto Pure? (Poi legge ancora) Vogliate venire nel mio studio e cercheremo

una soluzione. Portate pazienza, portate le ricevute e soprattutto, purtate e sorde!

Firmato, lavvocato.... Ce mancava sulo o sfratto, m. (Si siede sul divanetto)

Dalla comune entra proprio Bartolo: fasciato alla testa, al braccio, alla gamba.

Va dietro Pietro, mentre questultimo seguita a parlare da solo.

E intanto, Bartolo sparito. Speramme che nun muorto!

Bartolo: No, per c mancato poco!

Pietro: (Si volta e lo nota) Uh, Bartolo! (Si alza e lo abbraccia) Amico mio!

Bartolo: (Sofferente e dolorante) No, no, pe piacere, lsseme sta!

Pietro: No, tu si amico mio!

Bartolo: (Sofferente e dolorante) S, ma lsseme sta!

Pietro: Ma io te voglio bene!

Bartolo: (Spazientito, si libera di lui) E lsseme sta, me faje male. Sto tutto struppiato!

Pietro: E gi, viene, assiettete cc vicino a me. (Lo aiuta ad accomodarsi sul divanetto)

Bartolo: Uff, mamma bella, so vivo pe miracolo. Aggia ringrazi o gazebo do Bar.

Pietro: Limportante che nun si muorto. Vo dicere cho Pataterno nun te vo ancora.

Bartolo: E allora speramme che se piglia a te! A proposito, il mio amico Nicola Cola?

Pietro: Ah, laspirante consigliere comunale? S, s, venuto. Laggio cunusciuto.

Bartolo: E che ti ha detto?

Pietro: Mi ha dato delle cose da fare: devo mettere il mio curriculum sotto una campana

di vetro, salvare capra e cavoli, comprare il fegato, mettere due piedi in una

scarpa, aggia fa mbriac a Genoveffa e infine aggia pigli o toro pe ccorne!

Bartolo: E che vvo dicere, tutta sta rrobba?

Pietro: E che ne saccio?

Bartolo: E fai come dice lui. Io, molto presto, ti porter una aspirante donna politica. E

del partito opposto a quello di Nicola Cola. Si chiama Dalmazia Cugina.

Pietro: E chaggia fa cu chesta?

Bartolo: Fai la campagna elettorale pure a lei. Cos, chi vince, vince, tu vai sempre bene. Pietro: Benissimo, Bartolo. Cos non lavoro pi in quella stalla. Ma che schifo di

animali abbiamo in Italia!

Bartolo: Perch?

Pietro: Sono meglio gli animali americani. In America ci stanno gli animali coi nomi:

Bufalo Bill, canarino Titty, gatto Silvestro!

Bartolo: Emb, ogni occasione buona per lasciare un lavoro. Forza, aiutami ad alzarmi.

Pietro: Subito. (Cos fa)

Bartolo: (Alzandosi, si lamenta dal dolore) Ah, uh, mamma bella, che dulore! (Appena in

piedi) E allora, pi tardi torno con la mia amica.

Pietro: Siente, ma bona?!

Bartolo: (Lo richiama) Pietro!

Pietro: Domandavo per domandare.

Bartolo: Vabb, a presto, allora.

Bartolo esce di casa dolorante. Pietro allora realizza

Pietro: Uh, ma m aggia a fatic. Si faccio tarde, chi o sente, o masto! Devo andarci,

cos prendo pure il toro per le corna. Speramme sulo che nun sarraggia!

Esce via.

4. [Milly e Genoveffa. Poi Nicola]

Da sinistra torna Genoveffa.

Genoveffa: Mamma mia, come sono stanca. Adesso mi metto un po in libert.

Esce a destra. Dalla comune entra Milly (ha una busta con vestito), raggiante.

Milly: Oh, gioia! Finalmente ho conquistato luomo della mia vita: lo psicanalista e

probabile consigliere comunale Nicola Cola. Insomma, futuro assicurato!

Da destra, in vestaglia, torna Genoveffa.

Genoveffa: Chi sa si Pietro? (Nota Milly) Uh, e tu che ce faje cc?

Milly: Ciao Genoveffa, ti ho riportato il vestito. Mi stato utilissimo per conquistare

il mio amato psicanalista.

Genoveffa: Brava, mi fa piacere. (Le tira di mano la busta)

Milly: A proposito, ho saputo che sei stata licenziata. (Va a sedersi al tavolo)

Genoveffa: Gi.Cara mia, ormai sono passata di moda. (Va a sedersi al tavolo) I clienti

cercano ragazze nuove, soprattutto straniere. Hanno scoperto che io non mi

chiamo Jenny Wife, ma Genoveffa Moglie.

Milly: E io, allora? Mi chiamo Camilla Pagliaccia, ma mi facevo chiamare Milly

Clown! Adesso, per, fortunatamente non lavorer mai pi. Sar casalinga!

Genoveffa: E io pure. Solo che con mio marito, sar una casalinga disperata!

Milly: Finalmente anchio potr vedere le puntate di Amore ospedaliero. Mentre

mio marito lavora e porta e sorde a casa! (Si alza in piedi) Beh, allora ti

ringrazio del vestito. E sin da ora sei invitata al mio matrimonio.

Genoveffa: (Si alza pure lei, acida) Eh, fino a quel giorno, aggia ved si so viva ancora!

Milly: (Dispettosa) Vieni prima al mio matrimonio e poi muori!

Genoveffa: (Tagliente) A meno che non muori prima tu!

Milly: (Fredda) Non penso proprio, cara! A presto, allora.

Si baciano freddamente sulle guance, poi si lanciano sguardi di sfida.

Genoveffa: Ciao, Milly!

Milly: Ciao, Genoveffa!

Milly esce via, al che Genoveffa le parla alle spalle.

Genoveffa: La mia migliore amica. Figuriamoci la peggiore. Come la invidio! Ma perch a

lei lo psicanalista e a me lo psicopatico? Che vita infame!

Va a sedersi sul divanetto, imbronciata. Entra in casa Nicola. Ha un pacco.

Nicola: E permesso?

Genoveffa: S, prego, prego. (Si alza in piedi)

Nicola: Grazie. (Le si avvicina) Chiedo scusa, signora, non c Pietro?

Genoveffa: No, sar andato a lavorare.

Nicola: Capisco. Gli ho portato del materiale elettorale. Sono un aspirante consigliere

comunale. Permettete? Dottor Nicola Cola, psicanalista!

Genoveffa: (Le si illuminano gli occhi) Psicanalista? Avete detto proprio psicanalista?

Nicola: S. Perch?

Genoveffa, con fare sexy, lo fa arretrare verso il divanetto, parlandogli.

Genoveffa: Gli psicanalisti sono gli uomini pi sexy del mondo!

Nicola: (Imbarazzato) Ehm veramente? (Cade sul divanetto) Non lo sapevo.

Genoveffa: Permetti? Io sono Jenny Wife!

Nicola: Ma ci stiamo dando del tu?

Genoveffa: S! E tra poco faremo anche una avventura che non dimenticherai mai pi!

Nicola: Beh, io direi di non andare troppo di frett!

Ma Genoveffa lo prende per i capelli e lo fa alzare in piedi.

Ahi, ahi, Jenny, mi fai male.

Genoveffa: Sssst! Ora ti porto laddove finisce il mondo! (Lo tira via andando verso destra)

Nicola: Ma guarda, io devo dirti prima una cosa

Genoveffa: Non mi interessa il tuo passato. Preferisco il tuo presente e il nostro futuro!

Nicola: Eh?

I due escono via a destra.

5. [Dalmazia Cugina e Bartolo. Poi Anna. Infine Pietro]

Dalla comune entrano Bartolo e Dalmazia Cugina (in elegante tailleur).

Dalmazia: Signor Bartolo, chi ha tempo, non aspetti tempo. Dov il signor Pietro Marito?

Bartolo: Ma quello, in questo momento, sar andato al lavoro.

Dalmazia: Al lavoro? Ma non era disoccupato?

Bartolo: Ehm ho detto al lavoro? No, volevo dire che sar andato a cercare lavoro.

Dalmazia: Senta, io sono una donna molto esigente. Non si dir mai che Dalmazia Cugina,

aspirante consigliera comunale, faccia le cose in modo impreciso. Capito?

Bartolo: Va bene. A questo punto io direi di tornare in un altro momento. Che ne dice?

Dalmazia: Accetto il consiglio. Andiamo, allora.

I due si avviano ad uscire, ma dalla comune entra Anna che li scansa

Anna: Levteve a nanzo, pe piacere!

E corre subito ad accendere la TV. I due la osservano interdetti.

Dalmazia: E chi questa signora? La moglie di quel Pietro Marito?

Bartolo: No.

Anna: Mannaggia o bab, a televisione nun se vede manco cc. Maledetta antenna

centralizzata! Io nun a vulevo mettere. (Spegne la TV e si mette col broncio)

Bartolo: Ehm Dalmazia, cosa ne dice di fare propaganda a quella signora?

Dalmazia: Ma lo sa che ha ragione?

Bartolo: Allora prego, andiamo da lei.

I due si avvicinano ad Anna, che non li nota e fa considerazioni ad alta voce.

Anna: Nun riesco a ved manco oggie Amore ospedaliero. Speramme che Carla

nun ha fatto e ccorne a Gianni cu Walter.

Dalmazia: Signora, mi scusi!

Anna: Che volete, tutti e due?

Bartolo: Senta, lei conosce Pietro e Genoveffa?

Anna: S, songo a vicina e casa.

Dalmazia: E come mai qui?

Anna: (Si alza in piedi) Pecch, praticamente, essa sta mettennno e ccorne o marito

cu Walter. E io speravo di vedere tutta la scena.

Bartolo: Cio, mi faccia capire: la moglie tradisce il marito?

Anna: S. Quella svergognata! (E ignora i due, dedicandosi al telecomando e alla TV)

Dalmazia: Ha sentito, signor Bartolo? La moglie del suo amico Pietro lo tradisce con un

certo Walter. Ma in che razza di casa mi ha portato?

Bartolo: Li ignori. Adesso pensiamo solo alla campagna elettorale. Vada, vada!

Dalmazia: Signora, scusi, mica lei ha da fare, nei prossimi giorni?

Anna: Molto! Devo scoprire come va a finire con Carla e Gianni. (E si dedica alla TV)

Dalmazia: E chi sono questi altri due?

Bartolo: Altri potenziali votanti!

Dalmazia: Giusto, ha ragione. Signora, mi scusi ancora.

Anna: Sentite, io tengo da fare. Gi mi sono persa il mio programma preferito. Adesso

per devo vedere a Ridge, a Thorne e a Carol. (E si dedica alla TV)

Dalmazia: E questi tre chi sono, adesso?

Bartolo: Altri potenziali votanti! Ha visto quanti amici tiene questa signora?

Dalmazia: Senta, signora, le possiamo parlare in privato?

Anna: Di che mi volete parlare?

Bartolo: Di Carla, di Gianni, di Ridge, di Thorne, di Carol!

Anna: Proprio ora che ci sta Maria De Filippi con tutti i suoi amici? (E ignora i due)

Bartolo: Ha sentito? Ci sono pure questa signora De Filippi e i suoi amici! Tutti

potenziali votanti! Cara Dalmazia, ci dobbiamo accattivare la signora.

Dalmazia: Ehm signora, la prego, ho una proposta da farle. Possiamo andare a casa sua?

Anna: E vabbu. (Posa il telecomando) Tanto, la televisione non si vede.

Dalmazia: Lasci stare la TV. (Le si mette sottobraccio) Prego, andiamo.

Le due escono di casa. Bartolo fa gesti di esultanza.

Bartolo: Mamma mia, sono un drago! Se uno tra Nicola Cola e Dalmazia Cugina vince le

elezioni, come se le vincessi pure io! Peccato che non ci sia Pietro!

Rincasa Pietro, dolorante alle terga. Ha una botte piccola sottobraccio.

Pietro: Ah, mamma do Carmine!

Bartolo: Uh, Pietro, stavo parlando giusto di te. Ma non sei andato al lavoro?

Pietro: Sto venendo proprio da l.

Bartolo: Ma che ti successo?

Pietro: Niente, ho preso il toro per le corna!

Bartolo: E ti ha incornato?

Pietro: S. E dopo mi ha incornato pure il mio datore di lavoro!

Bartolo: Ma pecch, o masto tuojo tene e ccorne?

Pietro: Uff! Tene cchi ccorne isso ca o toro! A proposito, devo comprare il fegato e

devo salvare la capra e i cavoli!

Bartolo: E questa botte di vino sotto il braccio?

Pietro: La devo far bere a Genoveffa. Cos mi ha chiesto il tuo amico Nicola Cola.

Bartolo: E devi fare quello che ti chiede lui. Ha fatto bene a chiederti queste cose. Adesso

per pensa a fare la campagna elettorale a lui e a Dalmazia Cugina. A proposito,

ora te la faccio conoscere.

Pietro: Ma add sta? Io nun a veco?

Bartolo: Sta dalla vicina di casa.

Pietro: Ma chi? A signora Anna?

Bartolo: S. Quella tizia ha delle risorse incredibili. Pensa, ha detto che ci fa conoscere

potenziali elettori. Ti dico solo i nomi: Carla, Gianni, Ridge, Thorne, Carol,

Maria De Filippi e tutti i suoi amici! Forse sono nostri compaesani. Pompeiani

amici della signora.

Pietro: No, ma che amici della signora? La gente che stai dicendo tu, sono i personaggi

che lei vede in televisione!

Bartolo: Che cosa? Ma allora bisogna andare subito da Dalmazia e chiarire lequivoco.

Pietro: Se io sarei in te, lo facessi stesso adesso.

Bartolo: E che sto dicendo? Subito, dobbiamo andarci. Mamma mia, che guaio!

I due escono frettolosamente di casa.

6. [Genoveffa e Nicola. Poi Gennaro. Poi Milly. Infine Pietro, Bartolo e Dalmazia]

Da destra, entrano Genoveffa (in vestaglia) tutta felice e Nicola (in ridicoli

mutandoni) tutto stanco. Lei si siede al divanetto, lui al tavolo.

Genoveffa: Erano anni che non passavo momenti cos lieti. Grazie, Nicola!

Nicola: Prego, prego! E adesso che farai con tuo marito?

Genoveffa: Lo lascio e me ne vengo con te.

Nicola: Cosa? Ma non possibile.

Genoveffa: E perch?

Nicola: Perch arrivato il momento di dirti la verit su di me. Io

Genoveffa: Nicola, non aggiungere altro. Rispondi solo a questa mia domanda: sei gay?

Nicola: No.

Genoveffa: E allora questo mi basta.

Nicola: (Rassegnato) E che devo dire? Allora io vado via. (Si alza in piedi) Ci si vede.

Genoveffa: Ciao, alla prossima. (Gli manda un bacio)

Nicola sta per uscire, poi nota che gli mancano i pantaloni.

Nicola: Aspi, ma add vaco?! Genoveffa, io non me ne posso andare!

Genoveffa: (Si alza in piedi e va da lui) Capisco, non puoi pi fare a meno di me!

Nicola: No, non me ne posso andare perch

Genoveffa: Perch mi ami!

Nicola: No, non me ne posso andare perch

Genoveffa: Vuoi fare ancora lamore con me!

Nicola: (Stufo) E famme parl! Io non posso andarmene perch non tengo i pantaloni!

Genoveffa: Uh, hai ragione. Adesso vado a recuperarli io. Attendimi qua.

Torna via a destra, beatamente. Nicola va a centro stanza. Ha fretta.

Nicola: Che sto cumbinanno? (Guarda a destra) Ma Jenny lha truvato stu cazone?

Silenziosamente, dalla comune, entra Gennaro che nota Nicola senza i

pantaloni e vi si avvicina lentamente. Intanto Nicola prosegue.

Non sia mai, adesso, si trova a passare qualche mio nemico politico. Sai che

figura di (Si volta e nota Gennaro che lo osserva) E che c da guardare?

Gennaro: (Indica la mancanza dei pantaloni) Ma questa una nuova moda?

Nicola: Quale moda? I miei pantaloni si sono strappati e li stanno aggiustando. Va

bene? Ma tu chi si?

Gennaro: Postino. Posso chiederti informazioni?

Nicola: Senti, parla e muoviti. (E poi tiene fisso lo sguardo alla porta di destra)

Gennaro: Molto bene. (Tira fuori lettere dalla borsa, legge nomi di destinatari) Rattuso?

Nicola: A me?

Gennaro: Non lo so. Io domandavo. Lei Rattuso?

Nicola: No.

Gennaro: Molto bene. (Poi legge un altro nome) Allora lei Maniaco? Oppure Fissato?

Nicola: Nh, ma che d tutta sta cunferenza?

Gennaro: Ma io sono il postino!

Nicola: E che me ne mporta, a me? Vattenne momm!

Lo conduce fuori, nel mentre Gennaro blatera.

Gennaro: Eh, calma! Ma io vulvo sap sulo ninformazione!

Ed esce via.

Nicola: Ecco fatto. (Poi guarda bene di fuori e si spaventa) Oh, no! Milly! (Va a centro

stanza) Sta venendo qua. E questa non mi deve vedere. Sto pure in mutande!

Mannaggia, e dove mi nascondo, adesso? (Si volta verso sinistra) Ecco, l!

Ed esce a sinistra. Dalla comune entra proprio Milly.

Milly: Ho trovato lavoro a Genoveffa. Un mio amico ha aperto un locale e cerca

unattrazione per i clienti maschi. Non sto facendo un piacere a lei, ma a lui!

Da destra torna Genoveffa coi pantaloni di Nicola.

Genoveffa: Ecco i tuoi pantalon!

Milly: Ciao, Genoveffa!

Genoveffa: Milly! Tu?

Milly: S. (Poi nota i pantaloni) E questi pantaloni?

Genoveffa: Ah, ehm no, ma mica sono pantaloni?

Milly: E che sono, allora?

Genoveffa: S, sono pantaloni. E sono di Pietro.

Milly: Strano, hanno una faccia conosciuta!

Genoveffa: E va bene. A te non posso mentire. Ho un altro uomo.

Milly: Uh, racconta, racconta!

Genoveffa: S, ma non qua. E se si trova a passare Pietro?! Vieni con me. Dunque

Le due escono a destra. Dalla comune entra Pietro, seguito da Dalmazia e

Bartolo che osservano le terga di Pietro, il quale invece parla per conto suo.

Pietro: Ecco la mia casetta. E un po piccola, per! (Nota che i due gli guardano il

retro) Ch stato? (Si vanta) Capisco. Me lo dicono tutti: tengo un bel sedere!

Bartolo: Ehm Pietro, in confidenza, hai due buchi sul retro dei pantaloni!

Pietro: (Imbarazzato) Ehm non ci fate caso. E stato il toro!

Dalmazia: (Sorpresa) Il toro?

Bartolo: Ehm no, niente, lui parla di unauto in strada che sfrecciava come un toro!

Dalmazia: Ah, ecco.

Bartolo: Ehm Pietro, non credi sia il caso di cambiarti i pantaloni?

Pietro: E io ne tengo solo due: uno lo tengo addosso, laltro sta nei panni sporchi!

Bartolo: (Gli da un pizzico sul braccio) Cosa dici? Vai in bagno e cambiati i pantaloni.

Pietro: (Dolorante) Va bene, va bene. Con permesso!

Ed esce via a sinistra.

Bartolo: Prego, Dalmazia, accomodiamoci sul divanetto.

Dalmazia: Grazie.

I due si siedono.

Bartolo: Allora, come pu vedere, tutto OK?

Dalmazia: Lei crede? Quella pazza che abbiamo incontrato prima, mi ha fatto credere di

conoscere un sacco di gente, ed invece si trattava solo di personaggi televisivi.

Inoltre, il suo amico sembra un tipo molto svagato. E lei dice che tutto OK?

Bartolo: Ma no, non si lasci prendere dalle apparenze. Le famiglie di questo quartiere

sono tranquille. Donne e uomini pieni di dignit, di onore e di rispetto!

Da destra tornano Genoveffa e Milly, litigando e contendendosi i pantaloni.

Milly: Femmena e niente, the pigliata allommo mio!

Bartolo e Dalmazia si spaventano e balzano in piedi, abbracciandosi.

Genoveffa: Sgualdrina, nun o vero! Chillo o mio!

Milly: Ma io taggia fa o stascino!

Genoveffa: E io taggia scipp tutta a faccia!

Lo tira a s e cos i due si frappongono tra Genoveffa e Milly.

Bartolo: Calme, calme, signore! Non il caso.

Genoveffa: E vuje chi site?

Milly: Perch ci avete interrotte?

Dalmazia: Volevo dirvi: votatemi alle prossime elezioni!

Gen&Mil: Ma va fa!

La spingono via. Bartolo le interrompe.

Bartolo: Signore, signore, non litigate. A tutto c una soluzione.

Milly: Ma questa infame si presa il mio Nicola Cola, pure se sposata con Pietro.

Bartolo: Nicola e Pietro? Ma Nicola e Pietro sono due miei cari amici. Sono uomini seri.

Da sinistra (notati dagli altri) ecco Pietro e Nicola (entrambi senza pantaloni).

Pietro: Nicola, ma che ci facevi nel mio bagno in mutandoni?

Nicola: Ehm ti aspettavo per parlarti. E tu, invece, perch ti sei tolto i tuoi pantaloni?

Pietro: Perch un toro me li ha bucati!

Nicola: (Ironico) Hai visto? Io te lho detto che hai un gran sedere!

Pietro: Ma no, meglio il tuo!

Dalmazia: Oddio, che scandalo!

Mil&Gen: (Scansano Dalmazia) Ma lievete a nanzo!

E vanno, arrabbiate, dai due.

Milly: Nh, uh, ma che state facenno, tutte dduje?

Nicola: Oh, ciao, Milly!

Pietro: Ci, Genov!

Dalmazia: (Si avvicina a Nicola) Nicola Cola, cosa ci fai cos combinato?

Nicola: Piuttosto, cosa ci fai tu qua dentro? Questa gente voter per me.

Dalmazia: Ma non farmi ridere! Voter per me.

Nicola: Per me.

Dalmazia: Per me.

Da fuori si sente una sirena e cos Nicola e Dalmazia vanno nel panico.

Nicola: Tutti a terra!

Immediatamente, si gettano tutti in terra. Passata la sirena

Genoveffa: Ma ch stato?

Dalmazia: No, niente, la polizia. E passata. Possiamo rialzarci.

Tutti si rialzano. Dalmazia allora prosegue il discorso.

Genoveffa: Sentite, m dobbiamo risolvere una questione io e la mia amica.

Milly: Perci, non ci interrompete con le elezioni.

Nicola: Amica? Ma allora voi vi conoscete?

Milly: S. Confessa, tu mi hai tradito con lei.

Pietro: Che? Disgraziata, o vero?

Genoveffa: Ehm ma quello psicanalista.

Pietro: E m te manno io addo psicanalista!

Genoveffa: No, Pietro, calmati!

Fugge di casa. Pietro fa per inseguirla e viene trattenuto da Nicola e Bartolo.

Bartolo: Pietro, non puoi farlo.

Pietro: E pecch? Io nun so padrone e vattere a muglierema?

Nicola: Ma non puoi uscire di casa. Stai senza pantaloni!

Pietro: Siente chi parle!

Si libera dei due e corre fuori casa, inseguito dagli altri.

Gli altri: No, non lo fareeee!

FINE ATTO SECONDO

ATTO TERZO

1. [Pietro e Genoveffa. Poi Nicola]

Da destra entrano Genoveffa (con un occhio nero) che traina, tristemente, un

trolley. E Pietro che la rimprovera.

Pietro: Io poi dico: tu non mi vuoi pi? Benissimo! Dimmelo chiaramente. E invece

no: me miette e ccorne. Se io sarei in te, mi vergognassi veramente!

Genoveffa: Ti vergognassi veramente?

Pietro: E certo. Se io avrei agito male come te, io stessi io tenessi io avessi

Genoveffa: Dillo in parole povere.

Pietro: Genov, vattnne!

Genoveffa: Ecco, te si spiegato! Ma come, dopo cinque anni di matrimonio?

Pietro: S. Nun te voglio ved cchi.

Genoveffa: E vabb, addio per sempre. Buona fortuna!

Genoveffa cede il trolley a Pietro che si avvia ad uscire, ma lei lo ferma.

Aspetta, e non mi dici niente?

Pietro: S.

Genoveffa: E che cosa?

Pietro: Va muore e subito!

Ed esce via di casa. Genoveffa rimane un po perplessa.

Genoveffa: Beh, come mi dispiace che non lo vedr mai pi!

Ma dalla comune torna Pietro. E dubbioso.

Pietro: Aspiette nu mumento.

Genoveffa: Ch succieso? Ci hai ripensato?

Pietro: No, veramente sto pensando una cosa: ma pecch po me naggia proprio io?

Genoveffa: E perch la valigia la tua!

Pietro: S, ma a rrobba che ce sta dinto a toja!

Genoveffa: Ma io non me ne voglio andare.

Pietro: E manchio.

Genoveffa: E allora io mi metto in mano a un avvocato. E ci vedremo davanti al giudice.

Pietro: S, per al giudice gli devi dire tutto. Digli pure che mi hai adulato!

Genoveffa: Adulato? E che vvo dicere?

Pietro: Hai fatto ladulterio!

Genoveffa: Uff!

Esce via a sinistra. Pietro le parla dietro.

Pietro: S, brava, Genov, meglio che te vaje inta cucina. (Trascina il trolley fino

al divanetto e vi si siede) Ma dichio, io songo nommo a mettere e ccorne?!

Dalla comune entra Nicola, non notato, va dietro il divanetto. Pietro prosegue.

A solita ciorte. Io mi aspetto un lavoro dallaspirante consigliere, Nicola Cola,

e quello che fa? Il zozzoso con mia moglie! Non lo voglio vedere mai pi.

Nicola: (Timidamente) Ehm Pietro!

Pietro: (Si volta, lo nota e si arrabbia) Ah, tu staje cc? (Si alza in piedi e va da lui) Il

ladro torna sempre sul luogo del delitto!

Nicola: No, quello lassassino. Il ladro ruba soltanto.

Pietro: Inzomma, m che si turnato a ffa? Me vuo sfottere?

Nicola: No, sono tornato qua per chiederti scusa di quello che successo.

Pietro: E troppo facile.

Nicola: Ma io voglio ancora aiutarti a trovare lavoro, anche se non mi voterai pi.

Pietro: No, m na questione e principio.

Nicola: Per favore, Pietro, consentimi di aiutarti. Per me una questione donore. Vuoi?

Pietro: (Si calma e torna a sedersi) Fa chello che he a fa, per po he spar pe sempe.

Nicola: S, s. (Gli siede accanto) Hai messo il tuo curriculum sotto una campana di vetro?

Pietro: Azz! Ho comprato pure la botte piena per la moglie ubriaca!

Nicola: (Interdetto) Eh?

Pietro: E chesto nun niente. Nel frigorifero ci sta il fegato. Poi ho salvato capra e cavoli.

Ho preso perfino il toro per le corna. Solo una cosa non ho ancora fatto.

Nicola: E cio?

Pietro: M ti faccio vedere subito.

Si alza ed esce a sinistra. Nicola pare perplesso.

Nicola: Ma che vvo fa, chisto?

Pietro torna con una scarpa in mano.

Pietro: Ecco qua. (Gli siede accanto e si toglie le scarpe) Questo il fatto pi complicato.

Nicola: E che cos?

Pietro: (Prova a mettere due piedi nella scarpa) I due piedi in una scarpa! Non ci riesco!

Nicola: Ma non hai capito, tu non devi fare queste cose. Tu hai preso un granchio!

Pietro: (Rimettendo le scarpe) Io? Ma to giuro, nun maggio pigliato nisciunu granchio!

Nicola: Allora hai preso una papera!

Pietro: Ma nemmanco!

Nicola: Senti, se vuoi che io ti aiuti, tu devi fare tre cose: dimostrami che sei rimasto con

un pugno di mosche in mano. Poi, devi ingoiare il rospo.

Pietro: E poi?

Nicola: Bisogna tagliare la testa al toro.

Pietro: (Sorpreso) Azz!

Nicola: Insomma, caro Pietro, dammi ascolto. Devi sposarmi in tutto e per tutto!

Pietro: (Schifato) Taggia spus?

Nicola: E certamente, Pietro. Dai, non fare quella faccia. Domani mattina ci vedremo alle 8.

Per cui, stanotte vai a dormire presto. Ti raccomando: vai a letto con i polli.

Pietro: Pure?

Nicola: Certo. (Gli stringe la mano) Io vado a lavorare nellombra. Capito? E ricordati:

bisogna tagliare la testa al toro! A domani.

Ed esce via. Pietro pare dubbioso.

Pietro: Aggia tagli a capa o toro? E na parola! Ma a cosa che me fa cchi schifo

chaggia spus a Nicola! (Si alza in piedi) E che brutta fine stongo facnno!

Prende il trolley ed esce via a destra.

2. [Dino e Genoveffa. Poi Rosa. Quindi Dalmazia. Infine Milly]

In casa entra Dino. E ferito in viso e dolorante. Ha uno scontrino lunghissimo.

Dino: Quella non una moglie, un felino: la tigre di Casandrino! Non poteva smentirsi.

La mamma, invece, la lucertola di Acerra! In pratica, stongo nmiezo e bestie!

M mia moglie mi ha costretto a esigere gli arretrati di tutto quello che non hanno

mai pagato Pietro e Genoveffa. E vediamo un po.

Da sinistra torna Genoveffa. Nota Dino.

Genoveffa: Uh, Dino! (Va da lui) Stavolta non ho ordinato niente. Non tengo fame.

Dino: Ma io non ti ho portato niente da mangiare. Solo una brutta notizia.

Genoveffa: Unaltra?

Dino: S.

Dalla comune compare Rosa, braccia conserte. I due la notano e Dino

comincia a parlare con durezza a Genoveffa (o perlomeno finge).

Ehm ma io non posso parlare con te, Genoveffa.

Poi osserva Rosa che, severa, fa di no con la testa. Dino allora commenta.

Ancora non va bene? (Poi a Genoveffa) E allora, signora Genoveffa, io non

posso parlare con voi. Devo parlare col signor Pietro. Non ci sta, adesso?

Genoveffa: Se n andato.

Dino: Uh, mi dispiace.

Poi nota Rosa, severa, fare di no con la testa. Lui allora cambia commento.

No. Non me ne frega niente! Allora vuol dire che questo scontrino lo d a voi.

Genoveffa: Scontrino?

Dino: S. (Lesibisce) Qua sopra ci stanno le cifre che io vi ho fatto credito: 350 Euro.

Genoveffa: Ma io sono stata licenziata.

Dino: Uh, poveretta!

Poi nota Rosa, severa, fare il gesto del pugno. Lui allora cambia commento.

Non mi interessa! Dovete pagare, altrimenti altrimenti (Poi a Rosa) Aspi,

Rosa, che llaggia fa si nun pava?

Rosa lo minaccia a gesti e lui subito ricorda cosa dire.

Se non pagate, vi d uno scalpellotto sulla testa.

Rosa fa di no con la testa. Lui subito aumenta la minaccia.

Vi d uno schiaffo.

Rosa fa di no con la testa. Lui subito aumenta la minaccia.

Ve faccio na paliata maje vista!

Rosa fa di no con la testa. Lui subito aumenta la minaccia, ma esagerando.

Vaccido e po ve sutterro abbascio o giardino. Vabbu?

Genoveffa: (Acida, guarda male Rosa) Ho capito tutto, Dino. Anzi, signor Dino. Mi rendo

conto che non il caso di abusare della vostra bont. Perch voi siete buono.

Dino: (Sorridente) Grazie!

Rosa lo minaccia a gesti e lui cambia atteggiamento verso Genoveffa.

No, io non sono buono. Perci, adesso prendete i soldi e pagate!

Genoveffa: Ve li posso portare pi tardi?

Dino: (Chiede timidamente a Rosa) S?

Rosa fa di s con la testa. Lui allora trasmette il responso a Genoveffa.

Va bene, signora Genoveffa. Vi aspettiamo prima della chiusura del negozio.

Genoveffa: Grazie.

Dino: (A Rosa) Posso venire?

Rosa fa di s con la testa. Lui allora si congeda da Genoveffa.

Bene, arrivederci, signora Genoveffa. (Poi osserva Rosa e cambia saluto) Anzi,

no, addio! (Va vicino a Rosa e le parla con spacconeria) He visto, Rosa? Ce

llaggio ditto. So stato ommo!

Rosa: (Gli afferra il braccio e lo spinge fuori casa) Ma vattnne! (Poi si avvicina a

Genoveffa) Fate quello che vi ha detto mio marito. Se no comincio a parlare io!

Ed esce di casa. Genoveffa allora va a sedersi al tavolo.

Genoveffa: Per sposare Pietro, anni fa, ho rifiutato un notaio. E cosa me ne trovo, oggi?

Dalla comune entra Dalmazia.

Dalmazia: Signora Genoveffa, vi posso parlare?

Genoveffa: (Senza alzarsi e senza guardarla) Chi siete?

Dalmazia: (Le si avvicina) Sono io, Dalmazia Cugina. Posso sedermi accanto a voi?

Genoveffa: Fate pure.

Dalmazia: (Cos fa) Vi ruber solo pochi minuti. Io voglio aiutarvi.

Genoveffa: Aiutate a mio marito, che meglio.

Dalmazia: Ma io voglio aiutare voi. Il lavoro ce lho. Basta soltanto che facciate una

cosuccia per me. E non difficile: dovete rilasciare unintervista sul mio sito

Internet, in cui racconterete la vostra avventuretta con Nicola Cola.

Genoveffa: Gi, cos lui fa la brutta figura e voi salite alle elezioni. Non cos?

Dalmazia: (Entusiasta) S!

Genoveffa: Mai!

Dalmazia: (Delusa) Signora Genoveffa, vi posso parlare in un altro posto?

Genoveffa: No, no, tra poco devo seguire Amore ospedaliero! Sempre che la TV si vede!

Dalmazia: La vostra antenna centralizzata non funziona bene. Io la far cambiare in una

antenna parabolica a mie spese.

Genoveffa: (Interessata) Veramente?

Dalmazia: S. E vi far conoscere i protagonisti di Amore ospedaliero.

Genoveffa: (Scatta in piedi) Andiamo in cucina!

Dalmazia: (Si alza pure lei in piedi) Sapevo che con voi si poteva ragionare!

Le due escono a destra.

3. [Gennaro e Pietro. Poi Milly. Infine Bartolo e Anna]

Dalla comune entra Gennaro, con il suo solito ingresso.

Gennaro: Pistaaa! Post (Non nota nessuno) Add stanne, chiste? (Si avvicina alla

porta a sinistra e vi guarda dentro) E permesso?

Da destra entra Pietro che nota Gennaro e gli parla.

Pietro: S?

Gennaro: (Ma lui continua a parlare a sinistra, pensando Pietro sia l) Sono il postino!

Pietro: Ma io sto qua!

Gennaro: (Va alla comune) Signor Pietro, io sento solo la voce, ma non vi vedo!

Pietro: (Va da lui) Ma io stongo cc!

Gennaro: Ah, bravo! Ma voi non ve ne eravate andato?

Pietro: No.

Gennaro: Ma a me mhanne ditto che siccome a mugliera vosta vha miso e ccorne!

Pietro: A me nun mha miso e ccorne nisciuno! E m dimme che vaje truvanno.

Gennaro: Ci sta una lettera per voi. (Gliela consegna)

Pietro: Un telegramma. (Lo legge) Oddio: Volevamo informarla che tra pochi minuti

la arresteranno per concorso in omicidio. Fugga via! (Stupito) Io?

Gennaro: L sopra ci sta il nome vostro: Pietro Sposato!

Pietro: E gi (Poi fa mente locale) Pietro Sposato? Ma io me chiammo Pietro Marito!

Gennaro: E vabbu, ma pecch, o marito nun spusato?

Pietro: (Inviperito) Criminale! (Gli restituisce con sdegno il telegramma) Pietro

Sposato abita nel palazzo di fronte. Mhe fatto ven nu colpo!

Gennaro: Mi date la mancia?

Pietro: Niente mancia. Vattene!

Gennaro: Un momento, prima volevo chiedervi alcune informazioni. (Tira fuori dalla

borsa una decina di lettere) Per caso conoscete?

Pietro: (Gli tira di mano le lettere) Vabbu, miette cc. (Legge gli indirizzi) Allora: il

signor Vissuto morto, i coniugi Pesce sono andati a vivere in montagna: e che

cuntraddizione! Poi i signori De Funto abitano a Cimitile. Prima abitavano a

Camposano: proprio una fissazione! E questi altri non li conosco.

Gennaro: Azz, ma tu cunosce cchi gente e me. (Toglie la borsa e gliela porge come gesto

di provocazione) Ma allora, va a ffa o pustino o posto mio! (Savvia verso

luscita, imbronciato, imprecando) Cose e pazze overamente!

Esce via di casa a passo spedito. Pietro rimane perplesso, con la borsa in mano.

Pietro: Mha lassato a borza e se n gghiuto. (Posa la borsa sul tavolo) Mah!

Dalla comune entra Milly e va da Pietro.

Milly: Pietro!

Pietro: Ah, tu sei Milly, la collega di Genoveffa.

Milly: Veramente, sono ex collega di Genoveffa.

Pietro: Allora sei lamica di Genoveffa.

Milly: Veramente, sono ex amica di Genoveffa.

Pietro: E che ti serve?

Milly: Ho trattato male tua moglie.

Pietro: Veramente, ex moglie!

Milly: Quindi tu non potresti farmi far pace con lei.

Pietro: No, perch prima ci dovessi fare pace io! Ma io non volessi far pace con lei.

Milly: Ho capito.

Pietro: Ora scusami, devo scendere a cercare delle mosche.

Milly: Per fare cosa?

Pietro: Devo rimanere con un pugno di mosche in mano! E poi, devo ingoiare il

rospo, devo sposarmi con uomo, ma soprattutto devo andare a comprare i

polli, perch stanotte devo dormire con loro. Quindi, col tuo permesso, io vado.

Ed esce a destra. Milly rimane sorpresa.

Milly: Eh?

Pietro torna con un coltello da cucina in mano.

Pietro: E poi dimenticavo la cosa pi importante.

Milly: E che devi fare con quel coltello in mano?

Pietro: Devo tagliare la testa al toro!

Ed esce via di casa. Milly rimane perplessa.

Milly: Ma stu tizio normale? Mah! E meglio che mi cerco Genoveffa da sola, va!

Esce via a destra, timidamente. Dalla comune entrano Bartolo ed Anna.

Anna: Chiedo scusa, voi siete il signor Bartolo? Quello che laltro giorno caduto gi?

Bartolo: S, sono io. Ormai songo addiventato famoso!

Anna: Io sono la vicina di casa del signor Marito.

Bartolo: Ah, certo, mi ricordo di voi. Mi avete soccorso con lovatta e lo spirito in mano!

Anna: E si capisce. E se poi vi eravate fatto male?!

Bartolo: E gi, uno cade abbascio do sicondo piano, se soccorre cu o spirito e lovatta!

Anna: Sentite, vi devo cercare un piacere: mi sono dimenticata unaltra volta le chiavi a

casa mia. Visto che ormai siete allenato, potete scavalcare un momento?

Bartolo: Io? A chi? Mi basta lesperienza dellaltra volta.

Anna: Signor Bartolo, ma voi siete agile come un gatto. E i gatti tengono nove vite.

Bartolo: Sign, io so vivo pe miracolo. Per piacere, non mi fate sfidare la fortuna.

Anna: (Patetica) Ecco, voi non mi volete aiutare. Io sono una donna sola, senza marito.

Bartolo: E morto?

Anna: No, sta al lavoro.

Bartolo: E aspettate che torna.

Anna: Ma quello torna domani mattina. E che faccio fino a quando torna lui?

Bartolo: Ho capito. Andiamo al balcone. Per voi mi dovete aiutare.

Anna: E si capisce. Io vi mantengo con la mano.

Bartolo: No, sign, ma che avete capito? Io non scavalco. Io aiuto a scavalcare a voi! Vi

acchiappo e vi butto nel vostro balcone. Va bene? Venite, andiamo.

Anna: E va bene.

I due si dirigono a sinistra.

4. [Genoveffa e Dalmazia. Poi Milly]

Da destra tornano Genoveffa e Dalmazia.

Dalmazia: Insomma, cara Genoveffa, siamo daccordo. Si tratta dun lavoro dufficio.

Come guadagno non eccezionale, ma baster.

Genoveffa: Ma questo lavoro lo pu fare pure un uomo?

Dalmazia: Certamente. Perch?

Genoveffa: Signora Dalmazia, io sono portata per un altro genere di lavori.

Dalmazia: Tipo la spogliarellista?

Genoveffa: E che ci sta di male? Sempre lavoro . Mi pagano. E io non me ne vergogno.

Dalmazia: Ma siete stata licenziata.

Genoveffa: Se mi trovate un altro locale dove fare il mio lavoro, io vi ringraziassi di pi.

Dalmazia: Voi parlate come vostro marito. E va bene, vi accontento, lavorerete in un altro

locale. Ma allora rifiutate il lavoro dufficio?

Genoveffa: No, quello, veramente, lo vorrei dare a mio marito. Cio, quasi ex.

Dalmazia: Per gli alimenti?

Genoveffa: No, come risarcimento di una cosa che so io. Forse non mi perdoner lo stesso,

per almeno lo vedr sistemato.

Dalmazia: Affare fatto.

Genoveffa: E poi vorrei un terzo lavoro per il futuro: nel caso un giorno mi nasce un figlio!

Dalmazia: Va bene, poi ne riparleremo. Per vi raccomando: noi non ci siamo mai viste.

Genoveffa: No, per carit!

Dalmazia: Io vi saluto. Ci vediamo alle elezioni.

Genoveffa: Bene, grazie.

Dalmazia esce. Genoveffa si siede al tavolo e tira un sospiro di sollievo.

Menu male, va. Aggio fatto na cosa bona pe me e una pe Pietro.

Da destra torna Milly che le si avvicina. Intanto, le parla.

Milly: Sei stata bravissima!

Genoveffa: (Si alza sorpresa) Tu?

Milly: S. Non volendo, di nascosto, ho sentito quello che dicevate tu e quella tizia.

Genoveffa: E con ci?

Milly: Hai fatto un bel gesto nei confronti di tuo marito. Ma tu pensa un po, anchio ti

ho trovato un lavoro in un altro locale.

Genoveffa: E tienatillo pe te.

Milly: No, perch se tu non ci vai, non ci vado nemmeno io.

Genoveffa: (Gironzola nella stanza) Se pensi che cos io ti perdoni, ti sbagli.

Milly: Come, come? Ma devo perdonarti io. Sei tu che hai tentato di rubarmi luomo.

Genoveffa: E io non voglio essere perdonata. Non sono pentita di quello che ho fatto. Anzi,

ti dir che lo rifarei altre cento volte.

Milly: E perch?

Genoveffa: Non lo so. Accuss me dice a capa!

Milly: Lo sai? Io e Nicola non stiamo pi insieme.

Genoveffa: E come mai? Per colpa mia?

Milly: No, che me ne frega di te? E solo che io non sono portata per fare la casalinga.

Genoveffa: Pure tu? E allora vieni qua, amica mia!

Le due si abbracciano.

Milly: Adesso per devo trovarmi pure io un lavoro.

Genoveffa: E lo troverai certamente.

Milly: Anchio ne sono certa. A tal proposito, senti, adesso devo chiederti un favore.

Genoveffa: Ho capito: il solito vestito. Devi fare colpo su qualcun altro. E chi , stavolta?

Milly: Si tratta di un tizio che sta nel mondo dello spettacolo. Hai visto mai?!

Le due escono a destra, ridendo.

Scena Ultima. [Bartolo e Pietro. Poi Nicola. Infine Genoveffa, Milly, Dalmazia ed Anna]

Da sinistra torna Bartolo.

Bartolo: Ecco qua, aggio menato a signora Anna into barcone suojo. Dunque, ora

Nota Pietro entrare dalla comune con una bustona in cui vi controlla qualcosa.

Pietro: Chesto ce sta, chestato ce sta, chestato pure ce sta! Perfetto, ci sta tutto.

Bartolo: Pietro!

Pietro: Uh, Bartolo. Tu stai qua?

Bartolo: E gi. La tua vicina di casa si scordata unaltra volta le chiavi dentro casa sua.

Pietro: E tu che hai fatto? Mica hai scavalcato di nuovo?

Bartolo: No, ho fatto scavalcare a lei! Io gi so caduto abbascio na vota e mabbasta!

Pietro: E io non ti ho ancora ringraziato. Ti voglio ringraziare perch non sei morto!

Bartolo: (Ironico) Prego, Pietro! E m fammi capire: ma che tieni in questa busta?

Pietro: Tutte le cose che mi ha chiesto Nicola Cola.

Bartolo: Ah, stu fatto me prioccupa nu poco. Perch non mi fai dare unocchiata?

Pietro: No, questa roba la deve vedere solo lui. Appena la vedr, sai che emozione!

Dalla comune entra proprio Nicola.

Nicola: E permesso?

Pietro: Eccolo qua, parlavamo giusto di lui. Neanche se ci avrebbe ascoltato!

Bartolo: Se ci avesse! Manco se mpara a parl!

Pietro: Vieni, Nicola, vieni. Che cosa ci porti di bello?

Nicola: Solo la mia presenza! E tu, invece, coshai in quella busta?

Pietro: Eh, se sapresti! Ci sta il rospo che devo ingoiare.

Nicola: Prego?

Pietro: Il rospo, il rospo!

Bartolo: Ma chi schifo!

Pietro: E dentro alla busta ci sta pure unaltra cosa. Aspetta, la prendo. (Infila la mano

dentro, poi la estrae sottoforma di pugno) Tieni, Nicola, apri la mano.

Nicola apre la mano, cos Pietro gli passa qualcosa e poi gliela chiude a pugno.

Nicola: Ma che mi hai messo in mano? Sento qualcosa che si muove.

Pietro: Il pugno di mosche!

Nicola: (Apre la mano e lascia volare le mosche) Ma che schifezza!

Pietro: E che he cumbinato? He fatto vul e mmosche. Sapsse che c vuluto pe

pigli! A proposito, nella busta ci sta pure la testa del toro.

Nicola: La testa del toro? Famme ved nu poco. (Osserva nella busta) Ma io veco na

recchia nera e pelosa!

Pietro: E se capisce. Aggio pigliato sulo a recchia do toro. A capa era troppo grossa.

Nicola: Io non capisco. In ogni caso, ti ho trovato lavoro. Solo che ci vorrebbe una cosa.

Pietro: Ho capito: il fatto che io e te ci dobbiamo sposare. Mi dispiace deluderti, ma no!

Ba&Ni.: (Sorpresi) Eh?

Pietro: No, inutile che mi guardate cos.

Nicola: Ma che hai capito? Chi ti vuole sposare? E s, io me spusavo a isso! Io sto

parlando di unaltra cosa. Si tratta di denaro. Ma non per me.

Pietro: Ma io adesso non tengo soldi.

Nicola: Non ti preoccupare, me li darai pi in l. A babbo morto!

Pietro: Comme?

Nicola: A babbo morto!

Pietro: (Spazientito) E no, m basta. Inzomma, mhe fatto salv capra e cavoli, mhe

fatto acchiapp o rospo che maggia agghiottere, mhe fatto accatt tre pullaste

perch devo andare a dormire coi polli, po mhe fatto acchiapp e mmosche e

mhe fatto accidere nu toro! Quindi, he ditto che taggia spus. E adesso, non

contento, me vuo fa accidere pure a pteme? Basta, nun voglio faticc cchi!

Nicola: Cretino, ma che stai dicendo?

Bartolo: E no, Nicola, m me pare chave raggione Pietro.

Nicola: Ma tu si cchi scemo e isso? Chi gli ha cercato niente!

Pietro: Buciardo!

Nicola: Senti, ora esco. Tra poco torno e ti porto la bella notizia sul tuo nuovo lavoro. E vi

raccomando: acqua in bocca.

Nicola esce di casa.

Bartolo: He ntiso? Ti devi bere lacqua e la devi tenere in bocca. Cos tra poco lavori.

Pietro: Certo. Per che peccato!

Bartolo: In che senso?

Pietro: Ehm no, nel senso: che peccato che non successo prima.

Bartolo: E invece tra poco succede. Alla faccia di tua moglie.

Pietro: E gi. Se vuole, se ne torna a fare la spogliarellista.

Bartolo: Ma tu hai capito che scandalo? Quella donna, sotto i vestiti, nuda!

Pietro: E nuda? E si capisce. Mica se po mettere o tailleur sotto e vestite?!

Bartolo: Comunque, hai visto? Finalmente una buona notizia.

Dalla comune entra Dino con lo scontrino in mano.

Dino: Scusate, posso entrare?

Pietro: Uh, Dino!

Dino: Aggio purtato stu scontrino. Sono tutti gli arretrati che mi dovete.

Pietro: E che d sta nuvit?

Dino: E che taggia dicere? La tigre di Casandrino!

Bartolo: La tigre di Casandrino?

Dino: S. E pure la lucertola di Acerra!

Pietro: Ma chi so stanimale che staje dicenno tu?

Dino: Mia moglie e mia suocera. Sono loro le proprietarie della mia salumeria.

Pietro: Aggio capito. Ma chillu cunto mica laggia pav io? Lha da pav Genoveffa.

Dino: Doveva farlo, ma non venuta pi. E si m torno senza sorde, chi e ssente a

mia moglie e a mia suocera?

Pietro: Aggio capito, jamme, m mo vveco io. Bartolo, paga tu!

Bartolo: Nun aggio capito, e pecch proprio io? Non puoi cacciarli tu, i soldi?

Pietro: E chi e ttene? Ma appena lavoro, ti restituisco tutto. Dino, quanto he av?

Dino: Si tratta di 350 Euro.

Bartolo: E che taggia dicere? In nome della nostra amicizia, adesso faccio un assegno a

Dino. Dammi una penna.

Pietro: Venite cu me.

Pietro e Bartolo si avviano a sinistra. Dino, prima di uscire, dice qualcosa.

Dino: Menu male, va! M a tigre e a lacerta shanna sta sulamente zitte!

Esce pure lui a sinistra. Da destra tornano Genoveffa e Milly (con la busta).

Genoveffa: Allora facciamo una sorpresa a Pietro?

Milly: S. Regalagli una penna.

Genoveffa: Una penna? E secondo te, io gli faccio un regalo da 1 Euro?

Milly: Ma non una penna da 1 Euro. Io intendo una penna dargento.

Genoveffa: Brava.

Milly: E allora forza, vieni con me. Si va nel negozio di un mio amico, cos risparmi.

Uh, ti raccomando, acqua in bocca. (Poi specifica) Ma non veramente, per!

Genoveffa: Ah, ecco! Scusami un secondo. (Va a prendere qualcosa dal mobile e poi torna

torna da Milly) Le chiavi di casa. Hanno riparato la porta. Ora possiamo uscire.

Cos fanno. Da sinistra tornano Pietro, Bartolo e Dino (che osserva lassegno).

Dino: Signori, grazie di tutto. (Posa lassegno in tasca) Arrivederci.

Pietro: Ciao Dino.

Dino va via. Pietro e Bartolo vanno a sedersi al tavolo.

E allora, Bartolo, grazie.

Bartolo: (Scontento) E grazie. Aggio fatto cuntento pure a Dino, oggie!

Ma Dino torna dalla comune e va dai due, scherzoso.

Dino: Jamme, Pietro, nun fa o scemo!

Pietro: E tu che vvuo ancora a cc?

Dino: He chiuso a porta a chiave pe nun me ne fa asc!

Pietro: Ma si io stevo cu te.

Dino: Allora stato Bartolo.

Bartolo: Ma si io stevo cu tutte dduje!

Pietro: (Si alza in piedi) Forse ho capito: Genoveffa asciuta e sha purtata a chiave!

Bartolo: (Si alza pure lui) Ma comme, nun tenite na chiave e riserva?

Pietro: No.

Dino: E m comme se fa?

Pietro: Semplice: si scavalca il balcone e si va dalla vicina di casa.

Bartolo: Nata vota?

Pietro: Vuo riman cc pe sempe?

Dino: No, no, io aggia turn a puteca.

Bartolo: (Rassegnato) E jammuncenne.

I tre vanno a sinistra. Si sentono le loro voci mentre concertano il tutto.

Dino: Pietro, saglie tu annanzo.

Pietro: S, s.

Bartolo: E ppo o sicondo songhio.

Dino: Guagli, chianu chiano. Chianu chiano!

I tre: (Li si sente gridare perch cadono gi) Aaaaaah!

Dalla comune intanto entrano Genoveffa con Nicola e Dalmazia, litiganti.

Nicola: E no, cara mia. Il lavoro a Pietro glielho trovato io.

Dalmazia: Ma nientaffatto, glielho trovato io.

Nicola: Ma non farmi ridere. Glielho trovato io.

Dalmazia: No, no e no, glielho trovato io.

Genoveffa: Va bene, va bene. Appena lo vedremo, decider lui quale lavoro fare.

Dalla comune entrano Bartolo e Dino, tutti doloranti.

Bartolo: Ah, mamma mia!

Dino: Che dulore!

Genoveffa: Uh, ci stanno Bartolo e Dino! Ora saranno loro a dirci dove sta Pietro. Ehi, voi!

Ad un tratto si sente una sirena venire da fuori.

Nicola: La polizia! Tutti a terra!

Dalmazia, Nicola e Genoveffa si mettono gi e lentamente pure Bartolo.

Dino: No, ma che ffacite? Ve putite aiz, nun a polizia. E nambulanza!

Gli altri si rialzano.

Genoveffa: Unambulanza? Chiss per chi ?

Bartolo: E per Pietro. Io, lui e Dino simme jute abbascio!

Genoveffa: Oddio! Ma Pietro si fatto male?

Dino: No, no, nun te prioccup. E muorto!

Dal&Nic.: Che?

Genoveffa: (Porta le mani alla bocca, sconvolta) Morto?

Dalla comune entra Pietro (con una giacca bianca e pantaloni bianchi).

Guarda verso lalto per parlare con Dio.

Pietro: Patat, aggie pacienza: primma e ven add te, aggia dicere na cosa a chisti

signure! (Si fa notare) Nh, io sto cc! Genov, dico io, che cacchio te lhe

purtata a ffa a chiave da casa! E a vuje, Bartolo e Dino, ma allanema de

scieme! Invece e zump into barcone a fianco, site zumpate ncuollo a me!

Io mi vergognerei, se fossi in voi! (Fa mente locale) Io mi vergognerei, se

fossi in voi? Ua, aggio ncarrato nu congiuntivo e nu condizionale!

Dino: He visto? Si muorto e m si addiventato intelligente!

Dalmazia: Ma signor Pietro, io vi avevo trovato lavoro.

Nicola: No, vi avevo trovato io lavoro.

Pietro: E te pareva: pe truv lavoro io, eva sulamente mur! (Guarda verso lalto)

Patat, io sto venenno add te. Per marraccummanno, m che vengo

nParaviso, nun voglio fatic. He capito?

Esce via per il centro. Gli altri lo guardano stupiti. Bartolo viene avanti e dice: Bartolo: E incredibile: quelluomo, pur di non lavorare muorto! Pazzesco!

FINE DELLA COMMEDIA

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