Se uno non vuole due non litigano

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Antonio Ferrari e Santa Todeschi

SE UNO NON VUOLE

DUE NON LITIGANO

(commedia comico-sentimentale in 3 atti)

PERSONAGGI:

Bruno, (padre di)

Franco

Aldo

Bella

Mara (la nuora)

Landò

Sofia

Flavio (amico di Bruno)

La scena, fissa per i tre atti, è un piccolo e grazio­so soggiorno.

Si svolge in casa di Bruno. Tempi presenti.


ATTO PRIMO

Qualche attimo dopo l'aprirsi del sipario, ecco apparire Franco e Mara, una coppia di giovani sposi, arruffoni, scpnclusiòpati, buffi e simpatici allo stes­so tempo. Lui, 27-28' anni; lei, 23-24.

Mentre dal di fuori, una voce gentile di donna, canta: - Sposi! Oggi s'avvera il sogno - e siamo spo­si - e luminosi saranno i nostri dì.

Franco - (richiude la finestra, irritato) Se ne accor­gerà quel povero tapino che lei ha accalappiato, come saranno i suoi giorni, in futuro. Un infer­no!!!

Mara - Quei due, potrebbero essere felici... Lo siamo stati anche noi, solo che oggi ce lo siamo scordati!

Franco - (le si avvicina, con aria furente, alza via via la voce) Perché? Cosa c'era da ricordare? Da sal­vare? I nostri litigi quotidiani? I nostri malumo­ri? Le nostre insofferenze?

Mara - Sarebbe più giusto, dire, le tue insofferen­ze, i tuoi malumori... Sei tu che rimbecchi semr pre, che trovi ogni cosa fuori posto, ogni appi­glio per litigare (lo guarda con la coda dell'oc­chio).

Franco - Sei tu, che quando torno a casa tardi, stan­co del lavoro, mi opprimi con le tue domande, le tue gelosie... Io non vado a caccia d'avventu­re o di altre donne... Dio me ne guardi! Solo che non riesco a fartelo capire. E la musica dura da due anni..... ... ...

Mara - Franco, cosa c'è in noi, ora, che non va?

Franco - E chi lo sa! Forse, oggi lutto quello che interessa te, non interessa me. Non c'è più nien­te su cui discutere insieme.

Mara - Ammiro la tua velenosa sincerità. Ma poi­ché sei un uomo affascinante, piacevole, non po­trei mai sostituirti con un altro.

Franco - (che nel frattempo si è accesa una siga­retta e fuma come una ciminiera) Uffa! Piantala, mi stai proprio scocciando.

Mara - (che sta guardando fuori dalla finestra) È una bella giornata, cerca di non rovinarla.

Franco - E va' all'inferno!

Mara - Espressione molto colorita, la tua (è venuta intanto verso il tavolo sul quale è posta una bot­tiglia e alcuni bicchieri) Posso usarla anch'io, qualche volta? (versa e sorseggia lentamente).

Franco - Se ti fa piacere!...

Mara - Grazie! (offre un bicchiere) Un aperitivo?

Franco - A quest'ora io mangerei due piatti di spa­ghetti.

Mara - Micetto, tu mangi sempre troppo. Non lo sai? Finirai per diventare...?

Franco - Sei cattiva a volte, Mara, infili un coltello nello stomaco e poi ti diverti a rigirare la lama nella ferita.

Mara - È vero. Sono fatta così! Ma io ti amo. Non te ne sei mai accorto?

Franco - Nessuno a questo mondo mi ama! (Spe­gne di colpo la sigaretta) Cosa intendevi dire quando... hai detto che mi ami?

Bruno - (entra un attimo prima assieme a Bella. È giovanile, scattante e compensivo. È sulta cin­quantina). Sforzati un pochino, adopera il cer­vello!

Franco - Sono duro di comprendonio, padre, lo sai. (Breve pausa, poi serio) Ma tu, Mara, davvero sa­resti disposta a risposarmi?

Bella - (ride forte e di gusto. È una ragazza sui ven­tanni dall'aria spesso spregiudicata o amara, co­me se ce l'avesse col mondo intero) Siete fonda­mentalmente d'accòrdo tutte due? Ma, se il vo­stro matrimonio non è che un disastro!

Bruno - Che discorsi sciocchi, da persone immatu­re! Imparate a comportarvi seriamente, che è ora! State attenti, un giorno o l'altro potreste bru­ciarvi.

Mara - Caro suocero mio, tu parli sempre chiaro e onesto. Ma i tuoi cuccioli hanno ancora bisogno dei tuoi consigli per maturare!...

Bella - Papà ha smesso di fare l'elemosina... da quan­do siamo rimasti a corto di monetine.

Bruno - Cos'è questa? Una battuta di spirito? Se sì, dalla alle galline... a loro, piace il riso.

Bella - (a Franco) Lo senti com'è spiritoso? Impa­ra! Tu manchi di senso dell'umorismo!

Franco - (seccato) E tu, spesso, adoperi l'umorismo in modo sbagliato.

Bruno - (battendo il palmo della mano sul tavolo) Insomma, finitela di rimbeccarvi. E tu, Franco, fai la persona seria, se ti riesce.

Mara - Il guaio è che tuo figlio, spesso, si sente una nullità. Inoltre, detesta il suo mestiere.

Bella - (a Franco) Se non ti va quello che fai, per­ché non la pianti?

Franco - (ironico) E... cosa potrei fare?

Bruno - (che si è seduto nel frattempo, sfogliando il giornale) Coltiva arance!

Mara - Scriviti... le tue memorie!

Bella - Comprati una stazione di rifornimento di carburante!

Franco - Non ho abbastanza soldi per poter fare quello che voglio. E poi, io... sono quello che so­no. Punto e basta!

Bella - Spesso, non hai la minima idea, di quello che sei.

Franco - (risentito) Mi credi proprio un deficiente?

Bruno - (col viso seminascosto dal giornale) Chissà! Forse il suo sogno è quello di poter andare a vi­vere su di un'isola deserta.

Bella - (ridendo divertita) A tu per tu, con le scim­mie... e altri animali ancora. Forse ne ha abba­stanza dei cosiddetti esseri civili della terra!

Mara - Faccia di bronzo. Quand'è che hai preso questa brillante decisione?

Franco - Tre mesi dopo averti sposata!

Mara - (come se fosse sul punto di scoppiare in la­crime e strillando) Bugiardo! Dimmi che non è vero!

Bruno - (sempre da dietro il giornale) Perché inve­ce di continuare a insultarvi gratuitamente, non provate a ricomporre i pezzi del vostro mosaico? Sarebbe sicuramente più positivo, ve lo dico io!

Franco - Se riusciremo a sopravvivere, ebbene sì, papà, ci riproveremo.

Bruno - L'importante, figlioli, è far funzionare il cervello il meglio possibile; è tutto lì. Ragionare con una testa più sana. Inoltre, tu Franco devi avere fiducia nella tua donna. È brava, onesta. Che vuoi di più?

Mara - Il guaio è che oggi i mariti hanno la pessima abitudine di scaricare sulle mogli tutta l'amarez­za o la stanchezza della giornata.

Bella - Dicono o pensano (contraffacendo la voce) « Finalmente sono a casa, e qui, comando io! ».

Mara - (imitandola) Pantofole! Il mio giornale!

Bruno - (stando al gioco come gli altri) « Mi hai pre­parato l'altra camicia? »

Franco - (sullo stesso tono) « Stamattina per la fret­ta mi sono messo i calzini al rovescio. Dammi le mie pantofole! »

Mara - Non le trovo.

Franco - Cercale!

(Le battute brevi, vengono dette velocemente)

Bella - Hai comperato il pane?

Bruno - Hai preparato il dolce?

Franco - Sono stanco, ho fame!

Bruno - Accendi la T.V.

Franco - Spegni la. T.V.

Mara - Dimmi qualcosa!

Franco - Stai zitta, lasciami leggere tranquillo! Apri la finestra piuttosto, così entrerà dell'aria fresca!

Bella - Controlla l'acqua del bagno!

Bruno - Sopporta il mio malumore!

Franco - (esagitato) Fammi il nodo alla cravatta...

Mara - Dove sei stato? Sei rientrato tardi! Perché ti volti a guardare le donne... quando esci con me?

Fammi un po' la corte! Franco - (sbraitando) Sono stanco morto! Basta! Prima di andare a letto preparami il bagno.

Bruno - E per le undici la camomilla!

Franco - Metti la sveglia al solito orario. E... se non suona la sveglia, chiamami tu!

Mara - Smettila una buona volta di brontolare!

Franco - Pesa tutto sulle mie spalle: casa e lavoro!

Bella - Tutto al contrario!

Bruno - Io lavoro come un negro!

Mara - Ed io, come una schiava.

Bruno - Il matrimonio è come il mare, diverso ogni alba dell'anno.

Franco - Ma sempre dannatamente uguale. Non si ride mai. Di quel ridere che fa buon sangue e sca­rica il cervello come uno sternuto.

Bruno - Il vostro mondo è un guscio di noce. La prosperità non vi rallegra, l'avversità vi atterra.

Bella - (con un pizzico d'ironia) Ma guardate la ricchezza delle cose! La famiglia è il vostro orizzonte!

Franco - Un corno! Tanto più che il bello non capita mai.

Mara – Siamo moderni! Un'esperienza e niente più! Una convivenza!

Bruno -Ma cosa devo mai sentire?! Come se si fos­se bevuta una tazza di caffe!

Franco - Siamo la nuova generazione, papà!

Bruno - Per me siete solo degli incoscienti. Degli spostati... La famiglia, una volta costruita, non si smantella così facilmente, come se fosse una gab­bia di canarini. La si difende! La. si ama sempre più! Capito?

(Non ottenendo risposta, riprende con-tono pesan­te) Ma voi, cosa credete che sia il matrimonio? Una povera istituzione calunniata e niente più?

Bella - (seria) O una. sorta di patto con la vita?

Mara - Oggi, forse nel matrimonio, Come nella vita, l'uomo e la donna cercano l'uguaglianza assoluta.

Bruno - L'uguaglianza non è poi così importante. E se la. donna, ama veramente il suo uomo, farà tut­to quello che è in suo potere per renderlo felice.

Mara - (con un velo di ironia) E l'uomo, nel frattem­po, che fa, per mettere un po' d'ordine nella fa­miglia?

Bruno - L'uomo deve cercare di comprendere la sua donna, e non c'è che un mezzo per dimostrarglielo. Franco - (e Mara, contemporaneamente) Quale?

Bruno - Amarla! La donna, più si sente amata e più si sente compresa. Realizzata!

Mara - Papà... forse, al giorno d'oggi, noi abbiamo idee diverse sul matrimonio.

Bruno - Tenete ben presente una cosa, però. Quan­do il matrimonio affonda le sue radici nell'amore spontaneo e autentico di due giovani, nell'amore che è donazione reciproca, quel matrimonio, non sarà mai destinato a fallire. (Sforzandosi per me­glio farsi capire) Anche nei momenti di difficoltà la forza e la volontà, terrà unito quel legame, me, per sempre.

Mara - Sì, l'amore è davvero una realtà da realiz­zare pazientemente, giorno dopo giorno... Bella - (Quasi buffa) E' un'impresa difficile, papà?

Bruno - No, Bella, è una 'realtà', come ha detto Mara, ma stupenda, perché l'amore, crea sempre qualcosa...

Franco - E la fedeltà... ha ancora un senso oggi, nel matrimonio?

Bruno - Più che mai! Restare fedeli, in un mondo come questo, dove tutto sembra andare a rotoli, è un impegno grandissimo. Ma la fedeltà, è an­che un impegno nella 'coppia' di tener vivo l'amo­re. E la 'coppia' una volta unita, deve intrapren­dere insieme il cammino che non dovrà mai in­terrompersi.

Franco - (fissando Bruno) Non... non è una cosa tan... tanto semplice, papà: e se poi... arriva la sbandata?

Bruno - (serenamente, lo guarda a sua volta) Quan­do si è capaci di considerare 'l'altro' come 'per­sona' e non come oggetto che si può gettare via in qualunque momento, solo allora, noi possiamo ritenerci maturi, non solo dal punto di vista del­l'amore cristiano... ma semplicemente sul piano umano.

Bella - (ai due sposi) Voi, dovete ancora maturare parecchio, credo, per capirne qualcosa.

Franco - Io, da mia moglie, esigo obbedienza e ri­spetto.

Mara - Ed io, la esigo anche da te. Mi sembra ab­bastanza normale.

Bruno - (sospirando) E pensare che un giorno, io non vedevo l'ora di tonrare a casa fra. il tepore delle mura domestiche. Ora, la casa, a volte, as­somiglia ad un serraglio di...

Mara - E' vero! (al marito) Tu sei troppo nervoso. Moderati un pochino!

Franco - E tu, troppo' insofferente. Cerca di cam­biare.

Bella - (allargando le braccia e buffa) E soppor­tatevi... Dai! Cribbio!

Franco - Basta e poi basta! Sono stanco di tutto.

Bruno - (dopo una pausa piuttosto lunga di tutti) E allora, si può stare tranquilli?

Mara - Tranquilli!... Ma io mi annoio maledetta­mente. Una volta, voglio dire quando eravamo fidanzati, era un'altra cosa. (Indicando il ma­rito) Mi portava in qualche cinema, a ballare, ora invece...

Bella - Ora, lo stesso giovanotto, con la variante di aver un anello al dito, dice alla solita 'ragaz­za' (e indica Mara) Che si fa questa sera? Si guar­da il primo o il dodicesimo canale?

Bruno - (si alza, si dà un certo contegno) È vero, perbacco! Signori marili, sveglia, tornate a casa alla sera con un po' più eli entusiasmo! Devo dire però che mancale lui li di fantasia...

Bella -  (mentre Franco e Mara si guardano negli occhi) Avole capilo signori miei? Amore, gaiezza, e momenti di magica felicità!

Bruno - La vita va costruita con cura giorno per giorno.

Franco - Adesso, diventi prosaico, papà!

Bruno - E tu, mi hai l'aria di un uomo di paglia! Perché sei sempre lunatico? Scontroso? Invece di cercare baruffe ad ogni istante, cerca d'essere un buon marito e pensa anche di fare il padre, una buona volta. Cambieresti in meglio.

Franco - Ihhh! Quanta fretta hai di diventare non­no?

Bruno - (lo guarda perplesso) Già! In fondo, da un cavolo, non si possono ricavare « fragole ». Vado a fare due passi. Ci vediamo all'ora di cena.

Mara - La solita frittata con l'insalata, papà?

Bruno - Quello che fai tu, per me, va sempre bene (esce).

Franco - Andiamo, Mara. Vengo in cucina a darti una mano.

Bella - (sfottendo) Attento a non avvelenare i cibi, Franco!

Franco - (acido) E tu, cerca di non avvelenare l'am­biente! (esce con la moglie).

Aldo - (simpatico giovanotto sui vent'anni, dall'aria a volte un po' svampita, non proprio da tonto, ma "di uno che spesso sogna ad occhi aperti, o inse­gue nuvole, entra in quel momento, insieme a Fla­vio) ... Di che cosa parla il grillo di sera, o la rana sulla riva di un fosso? Non certo delle questioni sociali! Ebbene, io, in questi ultimi tempi, mi sen­to simile ad un ranocchio o ad un grillo!

Flavio - (tipo socievole come Bruno, ma un poco più giovane, sui quarantaquattro anni circa) Chiacchieri, chiacchieri, e non riesci a mettere insieme i tuoi discorsi.

Bella - (osservando perplessa il fratello) È vero. E più lo guardo, più mi rendo conto che e svampito!

Aldo - (scrolla le spalle alla battuta della sorella, poi scorgendo sul tavolo una bottiglia, l'afferra rapido, fa per versarsi da bere, ma Bella, altret­tanto svelta, gliela sottrae).

Flavio - L'ho incontrato per la strada e l'ho ricon­dotto a casa perché mi è sembrato giù di corda.

Bella - Grazie, Flavio, sei un amico.

Aldo - (imbronciato come un bambino) Un amico, dalla sensibilità di un ippopotamo!

Bella - (al fratello) Allora, topolino, come va?

Aldo - (buffo) Maluccio, direi. E per dimenticare... vorrei bere, ubriacarmi un poco... Soltanto un poco! A che cosa beviamo? (fa per riprendere la bottiglia, ma questa volta glielo impedisce Flavio).

Flavio - Lascia perdere il bere, non ha importanza.

Aldo - Allora, beviamo a tutte le cose che non han­no « importanza ».

Flavio - (deciso a non mollare) Smettila, non sop­porti l'alcool! E cerca di ragionare un momenti­no!

Aldo - (sedendo) Certo che so ragionare. Anch'io ho un cervello.

Flavio - Pure i grilli ce l'hanno!

Bella - Aldo, vuoi dirmi cosa ti succede??

Flavio - Temo che gli sia sfuggito un'altra volta « il suo coniglietto ».

Bella - (buffa, senza capire) Chi? Che cosa???

Aldo - (tormentandosi le mani) Una civetta è quel­la! Accidenti a lei... A volte ò più fredda di un ghiacciolo.

Bella - Forse, viene da un altro pianeta.

Aldo - (sconsolato) Sapessi almeno da quale

Bella - Flavio, tu pensi che le donne di questo pia­neta siano migliori? O lo sono state nei tempi passati?

Flavio - (scherzoso) Non direi. Matha Hari era forse

un esempio di sincerità e di fiducia? Bella - Già E Messalina era forse casta e pura?

Flavio - E Santippe, era un modello di autocontrol­lo e di dolcezza femminile? Bella - E di Liz Taylor che si può dire? Flavio - Niente!

Aldo - (a tratti assente, a volte presente) E di Eva che ne pensate? Era forse un eccellente tranquil­lante?

Flavio - (ridendo) I nostri nonni dicevano: « Nel criticar la donna vacci piano, difatti è sempre... come tu la vuoi ».

Aldo - Abbiamo finito di linciare le donne?

Bella - (scrutandolo) E tu? Hai forse già bisticciato con la tua? Male! Cosa farete, dopo sposati?

Aldo - Con lei, non ci sarà da stancarsi... Forse, io dovrò sempre rincorrerla. Lei, è come un'onda, ti arriva vicina, leggera spumeggia, s'infrange, ti accarezza lieve, poi...

Bella - Poi, si ritrae, frantumando i tuoi sentimenti!

Aldo - (deciso) Ma nonostante tutto, un giorno, io la porterò all'altare!

Bella - (ridendo) Quella, non ti vuole! Capito? Non ha nessunissima intenzione di sposare un uomo di pastafrolla come te.

Aldo - Ehi, ragazzina, mi stai forse insultando?

Flavio - (si mette fra i due) Calma, ragazzi! Calma!

Aldo - Qui, o sono pazzo io, o lo è il resto del mondo!

Bella - Toglimi una curiosità. Perché vuoi sposare proprio quella? È pure strabica! Non l'hai no­tato?

Aldo - Io, la sposerei anche cieca... perché le voglio bene. Inoltre, penso che il marito sia una disgra­zia necessaria per le donne...

Bella - (rimbecca aspramente) E che cosa sono « le donne » per voi uomini. Degli esseri puramente decorativi, come i Senatori!

Flavio - (ride divertito) Quest'è buffa!

Aldo - Basta! Altrimenti mi farete passare la voglia di prendere moglie.

Flavio - Bella, tu non hai mai combattuto una bat­taglia con te stessa?

Bella - (seria) Più di una volta. Ma ho quasi sempre perso. E sarà così anche per Aldo. Lui poi è un insicuro!

Aldo - (resta a testa bassa in silenzio).

Flavio - Di battaglie ne ho combattute anch'io, ho perso e qualche volta, ho vinto.

Bella - Noi, invechiamo... Tu — che bello! — resti sempre giovane!

Flavio - Non è proprio così, ma vi assicuro che il mio spirito è giovane. Mentre voi invecchiate an­zitempo proprio perché lo volete!

Aldo - (come se si ridestasse, a tratti) Ma che di­ritto ha il sole oggi dì splendere così, quando io mi sento terra terra?

Bella - (sospirando) Aldo non sarà mai felice.

Flavio - E tu? Tu lo sei mai stata qualche volta?

Bella - (quasi con un pochino di rabbia) E tu? Tu sei forse felice?

Flavio - Sì! Io della vita ho accettato tutto quello che mi è stato dato o concesso.

Bella - (ironica) Moglie compresa!

Flavio - L'ho scelta io, non mi è stata imposta. Sia­mo sposati ormai da quasi tredici anni e siamo felici. Un amore vero il nostro, che si alimenta nelle gioie e si fa più profondo nelle pene!

Aldo - (sempre abbastanza assente) Uniti, finché morte non vi separi.

Bella - Dunque, esistono ancora matrimoni indovi­nati, buoni. Quasi stento a crederlo con quello che sento in giro.

Flavio - O Cielo, non è che due coniugi non abbiano a volte qualche piccolo screzio, ma questo, non vuole dire nemmeno che tutto vada a rotoli. E poi, basta un po' di buona volontà da parte di entrambi, per ricomporre la serenità, l'equilibrio. E così, poi ci si ritrova uniti come prima, o più di prima.

Bella - (canticchiando) « Come prima - più di prima - t'amerò - per la vita - la mia vita - ti darò... » Sono parole di una vecchia canzone molto in vo­ga parecchi anni fa, mi pare.

Flavio - Che possiamo adattare benissimo anche oggi. Non trovi?

Bella - (scuotendo il capo) No, io sento che non mi sposerò mai. Il matrimonio è il classico caso di due persone che si imbarcano su di una Cara­vella... convinti di salpare per il paradiso e che invece, dopò, sentono affondare.

Flavio - Domani, se incontrerai l'uomo della tua vita... cambierai opinione.

Bella - Il domani, caro mio, non è che il prodotto di molti ieri.

Flavio - Ma senza ieri, e senza domani, non ci sarà mai un futuro. E pòi, perché questa tua grande avversione per il matrimònio?

Aldo - (ridendo come uno sciocco) Forse perché si è già scottata la coda! Ah; Ah! Ah!

Flavio - O forse perché? teme di dover soffrire. Ma vivere significa anche buttarsi nella mischia a volte.

Bella - Io verrei sempre respinta. Inutile provarci.

Flavio - Questo, lo pensi tu. Ma dimmi, l'unione così profondamente umana e perfetta, vissuta fra tuo padre e tua madre, finché lei è vissuta, non ti ha insegnato niente? Mi meraviglio!

Bella - (quasi aggressiva) Di che cosa? Di scoprire, forse, e in ritardo, che io non assomiglio per nulla a lei? No, io non so sorridere a tutti, come faceva mia madre, con quel suo modo inconfon­dibile, io non sono sempre paga o soddisfatta, o accondiscendente, come faceva lei, per il quieto vivere. Io non condivido il sistemarlo contesto!

Aldo - (che pare veramente risvegliarsi dai suoi so­gni, prima aguzza le orecchie poi strabuzza gli occhi) Come? Anche tu cavilli? Siamo dunque in un mare di guai? Gente, prepariamoci a nuotare.

Flavio - Tu, prima dovrai imparare almeno a stare a galla, se non vorrai affondare subito.,

Aldo - La mia goletta, va spesso troppo lontano. E anche quando cerco di riprenderla, non ci rie­sco.

Flavio - In quanto ai matrimoni, volevo dirti, Bella, che ce ne sono sì alcuni miseramente falliti, an­che perché i protagonisti della vicenda nulla han­no fatto per impedirlo. Però, ne esistono anche tanti, tantissimi di buoni, diciamo dì ben riusciti!

Bella - Tu sei sempre convinto di quello che dici, vero?

Flavio - Forse, e penso che ognuno di noi porti dentro di sè la felicità da diffondere ad altri.

Bella - In ogni contesa, ci sono nella vita, « vinti » e « vincitori ».

Flavio - Ma ogni situazione, va affrontata. Questa è la filosofia della vita.

Aldo - (meditando confusamente) Matrimonio! Alti e bassi, inevitabili! Incomprensioni e baruffe, a volte qualche parola dolce ... o amara, oppure pa­rolacce... Lo stipendio corto, il mese lungo... i mu­si lunghi... (con le mani nei capetti). Mamma mia, che confusione. Altro che bandiere nel vento, suo­no di campane o squilli di trombe, come diceva il nonno.

Bella - E i vicini, dove li metti? Lì, sempre lì, minuto per minuto.

Flavio - Nel matrimonio, l'importante è capirsi, vo­lersi bene.

Bella - (ironica) Ma poi, un giorno, l'amore finisce, e...

Flavio - (con dolcezza) Ci sono tante altre cose che restano. La tenerezza, l'affetto, il rispetto recipro­co...

Betta - (come sopra) La tenerezza? E chi la vuole?? Flavio - Nel matrimonio, ci si deve sempre ricordare di una cosa: « Ciò che si dà, non conta! Ciò che si toglie, è tutto!!! ».

Aldo - Ripensandoci bene, credo che funzionerò me­glio fuori dall'ingranaggio. È più semplice, più co­modo, direi.

Flavio - (con una punta d'ironia nella voce) Ecco i giovani leoni! I sognatori di domani! Quelli che possono avere fra le mani il mondo!!!

Aldo - (acido) E voi, i meno giovani: i disperati di dopodomani.

Bella - (al fratello) Il tempo, purtroppo, passa per tutti, e se non ti spicci a fare qualcosa di buono, un giorno ti ritroverai col guscio vuoto della vita, fra le mani. Mani stanche e rugose!! Guai, dun­que, ai solitari!!!

Aldo - (strabuzzando gli occhi) Accidenti! Ma. io sono un solitario!

Flavio - Nessuno, nella vita, può essere felice, da sólo.

Bella - Questo, vale per le persone normali. (Indica Aldo) Lui, a volte, mi sembra che gli manchi qual­che venerdì... O è fuori del tempo. E poi, è lento in tutte le cose. Sembra un moìluseo!!!

Flavio - (batte una mano bonario sulle spalle del giovane) O un ragazzino immaturo!

Aldo - (buffo} Ma noi, siamo veramente quello che crediamo di essere o siamo come ci vedono gli al­tri??

Bella - E chi lo sa? Flavio, tu come la vedi la donna, nella famiglia? Sotto quale aspetto?

Flavio - (scherzoso e bonario) Quello del Ministro dell'Educazione...

Aldo - E l'uomo? ...

Flavio - Quello del Ministro del Bilancio!

Bella - Burlone! Ma la felicità, è possibile, nel ma­trimonio?

Flavio - La sua « chiave » sta in ciascuno di noi. Per la donna, poi, l'essenziale è che sappia giocare il proprio destino, camminando vicino all'uomo, non in contrasto, ma in armonia. Volersi bene, senza pretendere, saperci comprendere, aiutarci a capi­re i nostri difetti e superarli. Contribuire perché la vita a due scorra serena, piacevole, fatta di tan­te piccole cose, che diventano preziose nel tempo.

Aldo - Tu pontifichi bene, ma noi, oggi, siamo più incerti, meno fiduciosi,, pensando al matrimonio.

Flavio - (accalorandosi un poco) Il comportamento di ogni essere umano, dipende da quello che ognu­no « ha in testa ». I giovani non si devono acco­stare all'esperienza vissuta forse malamente da al­tri. Ma devono soprattutto avere delle idee loro,, positive sul matrimonio, sulla possibilità di co-; struirne uno sòlido, valido, armonioso e che pos­sa durare tutta una vita.

Bella - Noi non siamo della tua opinione...

Flavio - Quando anche «voi» avrete trovato un'altra strada nella vostra vita, una delle tante picco­le strade comuni che percorre la. piccola gente e che tutte insieme formano, il mondo delle strade comuni e dei focolari domestici, allora anche « voi » sarete felici della vostra piccola scoperta preziosa.

Aldo - Felici... e saggi come te.

Flavio - Non sempre la saggezza si matura, con l'età!

Aldo - Su questo sono d'accordo con te (lesto, pren­de dal tavolo la bottiglia, si versa da bere, beve, offre ai presenti). Io, ora voglia fare un brindisi ai le donne e all'amore!

Bella - (beve a sua volta) E tu, Flavio, per che cosa alzi il calice?

Flavio - (col bicchiere fra le mani) Io brindo alla vita, perché la vita è una cosa meravigliosa. Ba­sta scoprirla un poco ogni giorno, viverla un poco ogni giorno, per sé e per gli altri.

Bella - (trasognata, mentre Aldo sembra perso in qualche strampalata fantasticheria) ...Scoprirla un poco ogni giorno... viverla ogni giorno... per sé, e per gli altri... (dal di fuori, giunge un canto lieve e dolce dal motivo: La vita, è una cosa meraviglio­sa « ...Sì, questo amore è splendido - èia cosa.pià preziosa che possa esistere - ...età...»).


ATTO SECONDO

Circa un mese dopo.

Bella - (entra seguita da un giovane piuttosto simpa­tico e ciarliero, a volte, scanzonato; così non si capisce mai quando parla sul serio o viceversa) Potevi avvisarmi prima»no? Non mi va di aprire la porta di casa a chi non conosco. Coi tempi d'og­gi, poi... ■       r

Landò - (è sui 22-23 anni) Ho tentato di farlo, senza successo. Il telefono, in casa, noi non ce l'abbia­mo ancora. Sono solo tre mesi che siamo venuti ad abitare qui. Veniamo dal Sud (o da qualsiasi altro posto che si vuole). Prima di salire, ho suo­nato alla porta del piano di sotto. O erano tutti fuori, o tutti morti! (Le consegna un libro o due) Tieni, sono per Aldo. Fantascienza!

Bella - (stupita) Mio fratello s'interessa a questa let­tura?

Landò - In mancanza d'altro...

Bella - Ma veniamo subito al dunque. Così tu cono­sci Aldo!

Landò - È mio amico.

Bella - (squadrandolo con curiosità) Dove sei stato fino ad oggi? Sulla Luna?

Landò - (girandole piano attorno e osservandola à sua volta, con particolare interesse) Un po' più in giù... Tu sei Isabella, scommetto. O meglio, Bella. Un nome particolarmente adatto a te.

Bella - Oh, no! È così noioso!

Landò - (senza togliere gli occhi dal viso) Per niente.

Bella - (sbattendo due o tre volte le palpebre) Per piacere, non guardarmi come se fossi una bestia rara. Sonò soltanto una ragazza

Landò - Un'incantevole ragazza! ...Senti... se t'inte­ressa... io sono nato sotto il segno del Leone.

Bella - Niente da fare. L'astrologia, non m'interessa!

Landò - C'è qualcosa d'altro, che t'interessa?

Bella - Ho degli hobby. Raccolgo cartoline illustrate e francobolli. Tu che fai, a tempo perso? Rincorri le ragazze del quartiere?

Landò - Io, a tempo perso, sogno. Sogno paesi e cit­tà -sconosciute. M'immedesimo nei costumi è negli usi della lóro gente, tanto da ritrovarmi a volte, con la fantasia, nei panni di un focoso torero (fin­ge di toreare) o in quelli di un « gitano » (batte i tacchi delle scarpe, a terra due o tre volte, poggia una mano sul fianco, mentre alza l'altra e finge di danzare). O mi ritrovo nei panni di un russo tutto infreddolito, che vaga nella steppa (si strin­ge le mani intorno alla vita, rabbrividisce) o in quelli di un buffo e compassato inglese che se ne va per le vie di Londra in una giornata piena di nebbia (vaga qua e là, a tentoni) senza vedere una cicca...

Bella - (applaude) Sei bravo, come pagliaccio! Landò - È per via del disgelo! Sai, sembro spavaldo, ma in fondo, sono un timido. Bella - Sei venuto a piedi, o con la macchina?

Landò - Con una vecchia, carcassa sgangherata, e che guido con piacere immenso! Possiedo solo quella! Io non sono né un grosso Imprenditore Industria­le, né Petrolifero. Con mio padre e altri due fra­telli, teniamo due bancarelle al mercato, e con quelle, ci vive tutta la famiglia. A proposito « di padri», tu, vai d'accordo col tuo?

Bella - Sì e no!

Landò - Questa, non è una risposta. Io penso che « loro » abbiano un linguaggio un tantino logoro e che va rinnovato...

Bella - Ma « loro » sostengono, che in passato, non hanno mai creato fanatismi di rabbia, di sottocul­tura o di emarginazione come oggi, e che spesso finisce in cronaca nera. Perciò, tutti noi, dobbia­mo scegliere tra le fine della violenza o la fine del­l'umanità...

Landò - (che l'ascoltava a bocca aperta) - ...Tu, stu­di forse filosofia?

Bella - Macché! Ho sempre le mani nei capelli... Sono una parrucchiera per « signora ». Deluso? denza, alla fiducia. Dico bene?

Landò - Neanche un po' (sornione). Sai, stavo pen­sando se si poteva intrecciare una relazione fra noi... poi, ci ho ripensato...

Bella - (mani sui fianchi e fingendosi bellicosa o ira­ta) Come? Le mie doti sono state vagliate e non ritenute sufficienti?

Landò - Al contrario. Ma vorrei che fra di noi, na­scesse qualcosa di nuovo, di bello, di duraturo...

Bella - Ci conosciamo esattamente da dodici minuti, ed è troppo presto, credo, per stabilire se in se­guito, si potrà comunicare, passando dalla diffidenza alla confidenza.

Lando - (fissandola intensamente) Hai già qualche relazione sentimentale con qualche tizio?

Bella - (piuttosto sgarbata) E se fosse? La cosa, non t'interessa né punto, né poco!

Landò - (focoso, alzando al voce) Sì, invece, che mi interessa! E non voglio che una pivellina come te, mi tratti coi piedi.

Bella - Insolente e bastardo!!! (alza via via la voce anche lei). Io non ti sto trattando coi piedi...

Landò - (furente, bellicoso, scuotendola con mal gor­go, per poi lasciarla) Se questo non è bistrattare un essere umano coi piedi, non so proprio come lo definiresti? Un complimento, forse? Io... io so­no abituato ad essere trattato in ben altro modo, dalle donne. Capito?

Bella - (ride divertita) Tu storci sovente le cose, co­me fa Aldo... E non vuoi persuaderti, che per ora, non voglio assolutamente « impegnarmi » con qualcuno.

Landò - Non la penserai così, per tutto il resto dei tuoi giorni sulla terra, spero! Senti, bellezza, io sono disposto a perdonarti tutte le relazioni im­pegnative avute in passato, e a dimenticarle. In fin dei conti, non sapevi ancora che l'uomo della tua vita, stava per arrivare!

Bella - Dici le stesse cose a tutte le ragazze che in­contri?

Landò - (incrociando le dita delle mani) No! Lo giu­ro!

Bella - Io, invece, sono sicura di sì... Tu pensi che prima o poi, tutte debbano cadere ai tuoi piedi, tramortite dal tuo fascino latino!

Landò - Con te è tutta un'altra cosa.

Bella - Non ci credo. Ora, puoi anche andartene!

Landò - Vado, ma che mi venga un accidente se non mi farò vivo di nuovo e presto. (Se ne va fischiet­tando, mentre sulla porta, quasi si scontra con Flavio che entra).

Flavio - Salve, Mister simpatia! Scappi?

Landò - Sì! Stamane sono più occupato di un cen­tralino telefonico (esce).

Flavio - È un tipo estroso, bislacco, ma è a posto co­me ragazzo.

Bella - Però non sai mai quando fa sul serio, o quan­do scherza.

Flavio - Questo è vero. Come mai non sei al lavoro stamane?

Bella - Sciopera il personale. E tu, cosa fai da que­ste parti? ....... .

Flavio - Passavo per un affare e volevo dare un sa­lutino a tuo padre.

Bella - Non credo sia in officina.

Flavio - Beh! digli che l'invito a pranzo per dome­nica è sempre valido. È d'accordo anche Val.

Bella - Chi?

Flavio - Mia moglie, no? Valentina! Bella - La tua anima gemella!

Flavio - Puoi ben dirlo. E me la tengo stretta come un bene prezioso.

Bella - Tu sei più unico che raro, per questo vai d'accordo con mio padre.

Flavio - (tra il serio e il faceto) Noi siamo la vecchia « generazione », come amate definirci voi giovani. Nota però, che io ho solo quarantatre anni, e che mi sento fresco e vispo, come un fringuello appe­na sveglio al mattino.

Bella - E forte come una quercia. Come mio padre!

Flavio - Ci siamo temprati per difenderci come pos­siamo dalle avversità della vita. Cerchiamo di sta­re a galla insomma.

Bella - E ci riuscite benissimo, (lo bacia in. viso). Ciao! Salutami la tua bella. Val.

Flavio - Forse, per un profano, bella lei non lo è mai stata. Ma ha sempre avuto una bellezza lu­minosa, interiore. È dove c'è lei, per me c'è il 'sole! ' "!" '

Bella - Lei è stata, il tuo « ideale ». Il tuo primo amore!

Flavio - 0 la donna che, ogni uomo, forse, spera di incontrare nella vita e che rimpiange, quando alla fine, si volta indietro col cuore e non la trova!

Bella - Mio padre si esprimeva a questo modo con mia madre. L'ha amata sempre. E oggi, anche se lei non c'è più, dentro, lui l'ama ancora.

Flavio - (sorridendo) La loro è stata una romantica storia d'incontro. Commovente e buffa! Pensa, si incontrarono che lei aveva solamente quindici an­ni e lui uno in più... « Quando saremo più grandi, noi due ci sposeremo » si dissero quel giorno con tanto candore. E fu così, infatti. Colpo di fulmine a prima vista. Anche se tu non ci credi. (Le scom­piglia un poco i capelli con un gesto della mano). Ciao, scontrosa e irrequieta monella. (Esce svel­to dalla sinistra, mentre dalla parte opposta, qual­che attimo dopo, ecco arrivare la giovane coppia di sposi, che, come al solito, è in lite).

Franco - (ieratico, e come se volesse strangolarla) Io, un giorno o l'altro, ti strozzo! !

Mara - (bellicosa, venendogli sotto il naso) Provaci soltanto e vedrai di che cosa sono capace, io!

Bella - (lì osserva con ironia) Oggi, siete più carini del solito! Che effetto fa, ricordare il giorno che vi siete sposati?  -

Mara - (e Franco, si guardano come due allocchi, mentre dal di fuori, una voce gentile di donna, canta: « Sposi, oggi si avvera il sogno e siamo sposi, e luminosi saranno i nostri dì... ». Il canto si perde in lontananza).

Mara - (al marito, cantando, giuliva, a sua volta) Spo­si siamo alfin, mio dolce amor...

Franco - (infuriato, e come volesse incenerirla con lo sguardo) Amore... un corno!!!

Bella - (scuote il capo, ride divertita) ...È la solita musica di sempre... Ma perché bisticciate? Per passatempo? Per il gusto di ferirvi? Papà dice spesso che « Se uno non vuole, due non litigano ». Ma voi non badate mólto a quello che lui dice.

Mara - (pensierosa) « Se uno non vuole... Due non litigano...» È vero! Tutto vero, acc... Com'è che non ci abbiamo mai pensato prima??,

Franco - (séccamente) Quella frase, in sé non dice un bel niente!

Mara - Per chi non vuole ascoltare. Mentre, invece, dice molte cose!

Franco - (sbraitando) Proveremo a metterla in pra­tica. Ma non è di questo che stavamo discutendo prima, bensì di quella tua stupida idea di andare a lavorare... Io non sopporto che tu abbia da fare con certa gente.

Mara - Io sono sempre vissuta in mezzo a quella gente, e finché non sono arrivata in questa babele che è casa tua, credevo che il mondo fosse tutto così.

Bruno - (entra svelto come sempre) Il mondo è bel­lo perché è variabile. C'è tempo per un aperitivo o sono in ritardo?

Bella - Eccoti un martini (glielo porge). È passato Flavio pochi minuti fa.

Bruno - L'ho incontrato. (Al figlio) È lecito sapere di che cosa stavate discutendo poco fa? Franco - (cupo) Del lavoro di mia moglie!

Bruno - Con tutto quello che dovevi fare in casa, Ma­ra, sei andata a procurartene dell'altro.

Bella - (quasi aggressiva) Voi, naturalmente, prefe­rivate vederla qui tutto il santo giorno, pronta ad aprirvi la porta, a porgervi il giornale e le panto­fole, a servirvi i pranzi, e così via. Io dico invece che ha fatto benissimo a trovarsi quell'impiego.

Mara - Un bel momento mi sono stufata di fare la casalinga e la baby-sitter. Così mi sono decisa a fare la donna confindustriale e mi sento più ap­pagata.

Bella - In fondo ti guadagni la busta paga; e coi tempi che corrono non è poi male.

Bruno - Già! Il denaro, poi, parla la stessa lingua dappertutto. Varia solo l'accento.

Mara -(al marito immusonito, e alzando un tantino la voce) Ma insomma...! Non lo capisci perché l'ho fatto? Non sto cercando di dichiarare la guerra d'indipendenza... tutto quello che voglio è avere una casa mia da ammobiliare insieme a te. E tut­to questo comporta sacrifici e denaro!

Franco - (sbraitando) C'ero già io nell'industria! Non bastava?

Mara - Nossignore!! Ed è assurdo che per provare agli uomini con puntiglio e dignità che noi sap­piamo fare a volte le stesse cose, questo comporti certe scelte e certi sacrifici. Non mi sembra giu­sto!

Bruno - (ascolta divertito).

Bella - Brava Mara! Aiutiamoli questi uomini, fra­telli, padri, mariti, colleghi o amici, ma dimostria­mo loro che noi abbiamo la capacità ambivalente di poter essere nello stesso tempo ottime donne d'affari...

Mara - E delle buone mogli! E poi, perché dobbiamo sempre vivere nel nostro formicaio? O comportar­ci come una piccola formica per poter vivere?

Franco - (sempre cupo) Purtroppo il mondo sta an­dando verso un formicaio o verso la distruzione!

Bruno - Speriamo di no! Però se voi due cercaste di andare un pochino d'amore e d'accordo, la vita sarebbe tutta un'altra cosa.

Mara - Hai ragione tu, come sempre. Uno, quando si è sposato, dovrebbe ricordare ogni giorno che se lo ha fatto, lo ha fatto per amore... non per alle­gria.

Bruno - Rendetevi conto di quanto sia prezioso il tempo che passate insieme, valorizzate questa vo­stra « vita a due ». È una cosa bella, importante!

Mara - (baciandolo affettuosamente) Ne terremo con­to, papà!

Franco - (seccato) Ehi, dico, ti metti a fare la corte a lui, ora?

Mara - (ridendo) E come potrei? Sono quattro feten-tissimi anni che la sto facendo al figlio!

Bruno - Se vai in centro, Mara, dà un passaggio a questo « intingolo ».

Bella - Già! Lui ha la sua Cadillac fuori uso, stama­ne.

Mara - (infilando un braccio in quello del marito) Sarò lieta di pilotarti per le vie della città, anche se mi giudichi una pessima autista. Vieni, adora­bile brontolone (esce con lui).

Bruno - {osservando ora la figlia, silenziosa, pensie­rosa) Tu mi sembri la statua dell'infelicità in que­sto momento. A volte mi piacerebbe sapere quel­lo che ti frulla per il capo. Bella - Forse, non ti piacerebbe! Ci sono dei momen­ti in cui darei qualsiasi cosa pur di non ricomin­ciare la giornata del giorno prima, pur di non ri­fare gli stessi gesti, di non sentire le stesse frasi, di non respirare gli stessi odori...

Bruno - Ma soprattutto di non vedere le stesse fac­ce! Ricordati però Bella, di non fuggire mai da­vanti alla realtà.

Bella - Quando noi giovani a volte lo facciamo, è per illuderci di scoprire o di trovare un mondo nuo­vo, più bello, che ci appaghi, e che non ci angosci ogni giorno.

Bruno - Alla tua età contestavo anch'io, forse in ma­niera meno decisa. Molte cose, col tempo, sono svanite nel nulla, anche se facevano parte dei no­stri sogni futuri. Però, non ci siamo mai arresi, noi. E nota, che la mia generazione, ha subito l'im­patto di una guerra cruenta, cose che a voi, grazie a Dio, sono state risparmiate.

Bella - (alzando brusca la voce) E con questo? Il mondo, forse, vive in pace?

Bruno - (serafico) Potrebbe... se gli uomini di buona volontà lo volessero fortemente... Be', sorvoliamo! Io, poi, in vita mia non ho mai dettato legge a nessuno e ho sempre amato il quieto vivere. (Le strizza l'occhio) Sai dove vado ora? In cucina a curiosare tra i fornelli (ride). I topi allegri balla­no, quando il gatto non c'è. (Via svelto dalla de­stra, mentre un attimo dopo dalla parte opposta, entra furtivo il fratello).

Aldo - Pssst! Pssst! C'è burrasca in giro?

Bella - No, rassicurati. Mara e Franco sono in città.

Aldo - Chi H capisce quei due pazzerelloni? Ora sem­brano volersi azzannare, due minuti dopo si fan­no le fusa... Bella, dopo sposati si diventa migliori o peggiori?

Bella - Forse lo scopriremo noi stessi, col tempo. Cóme va il tuo murale, oggi?

Aldo - È a pezzi, come sempre! Posso avere un drink?

Bella - Ti stai dando all'alcool, forse?

Aldo - Ma nememno per sogno. Solo che ieri io non sapevo fumare, non bevevo, non sapevo muovere un piede, e le ragazze mi guardavano come fossi stata una mosca bianca. Così, incoraggiato anche da Landò, mi sono buttato nella mischia (la pren­de improvvisamente e quasi brutalmente alla vita facendole fare qualche giro intorno, sconclusiona­to, di danza).

Bella - (staccandosi da lui) E nello stesso tempo hai continuato a inseguire la solita ragazza. Sei ostinato tu, anche se a guardarti non si direbbe.

Aldo - (battendosi le nòcche della mani le une contro le altre) Forse io non sono un articolo di facile consumo... Bella, perché non mi aiuti?

Bella - Non credo sia possibile, ma ci proverò ugual­mente. Ora, dimmi di lei, di Sofia.

Aldo - (come se si trovasse,a guardare qualcosa da­vanti a sé che lo incanta) È la cosa più graziosa sulla quale io abbia mai posato gli occhi.

Bella - E sai almeno se lei ha della simpatia per te? Dell'affetto?

Aldo - (scuotendo il capo) No! E forse, non lo saprò nemmeno fra cent'anni. (Ripensandoci) Però, c'è stata una volta che qualcosa dev'essere accaduto , fra noi.

Bella - In breve, cosa accadde quella volta?

Aldo - Ecco.., l'ho; incontrata per caso per la strada, mi è venuta incontro all'improvviso, con una sof­ferenza grande dipinta sul viso e mi ha detto con voce che mi è parsa dolce: « Tienimi stretta, solo un istante: Fa bene a volte potersi appoggiare a qualcuno di cui fidarsi »...

Bella - Quindi lei ti stima. E tu, quél giorno come glielo hai dimostrato ?

Aldo - Io... io sono rimasto lì impalato... impapera­to... senza sapere né che dire, né che fare... Così, dopo qualche attimo, lei è sparita come al solito;

Bella - Potevi almeno chiederle cosa l'affliggeva o perché piangeva.

Aldo - (stupito) Piangeva? A dire il vero, non ci ho badato.

Bella - Io penso che tu manchi di tatto verso di lei.

Aldo - Non è vero. Solo che quando la incontro me ne sto lì impalato a guardarla, muto come uno scemo.

Bella - E pensare che basterebbe un sorriso d'inco-raggiameiito. Ma. tu parti sempre col piede sba­gliato.

Aldo - A meno che Sofia non sia una di quelle che si divertono a calpestare con indifferenza i senti­menti altrui...

Bella - Come i tuoi, per esempio... immaturi. Devi essere un po' più pratico, più coerente con te stes­so, e meno confusionario coi tuoi stessi senti­menti.

Aldo - (abbacchiato e con le mani abbandonate lun­go i fianchi) Imparerò mai un giorno, sul serio, ad essere un vero « uomo »?

Bella - Io credo che a tutti, nella vita, capita un mo­mento, un incontro, un fatto, insomma qualcosa che ci obbliga a. pensare, a domandarci certe cose e tentare poi di capirle e di diventare adulti.

Aldo - (sconsolato) Ma alcuni lo diventano, altri « mai »!

Bella - Io temo che la sola felicità alla quale si pos­sa aspirare sia quella di « capire ».

Aldo - Sbagli! Potresti essere felice in un giorno co­me questo perché è màggio, e tu sei donna?

Beltà - Ti prego, non cominciamo a divagare...'

Aldo - Sai cosa penso io, a volte? Che vorrei prende­re la mia vita come un pacco, metterlo sulle brac­cia di qualcuno e dirgli: « pensaci tu! ». E invece non è possibile. E ogni giorno, svegliandomi, devo ricominciare a ragionare.

Bella - Papà dice spesso che la ragione ci libera, per­ché ci rimette sempre di fronte a noi stessi!

Aldo - (scrutandola) Ma tu, ci credi?

Bruno - (entra svelto come sempre e sorridente) Fi­nalmente, figliolo ti si rivede! Vai... sparisci... ri­torni... sparisci di nuovo come un fantasma. Da dove vieni? È lecito saperlo?

Aldo - (mogio) Dalla visita di alcuni clienti!

Bruno - (osservandolo) Devono averti scocciato mol­to. Hai l'aria avvizzita come una lattuga dell'anno scorso.

Bella - Sei di buon umore, papà, come sempre, del resto!

Aldo - Io, lo sono un po' meno... La colpa è di due coniugi che non riuscivano a mettersi d'accordo su ciò che dovevano acquistare. Così, prima si è messo a sbraitare uno, poi l'altra, alla fine, stril­lavamo in tre. Poi, io, me ne sono venuto via in fretta, senza aver combinato niente di buono...   "

Bruno - Su con la vita! Non prendertela per così po­co. Dopotutto sono gli incerti del mestiere.

Aldo - Io a volte ho 'tanti grattacaprmiei, che non ho voglia di pensare o di ascoltare quelli degli altri. Mi mozzano il fiato!

Bella - Papà, lui è un povero infelice! Si è preso una cotta solenne per una ragazza e spesso è svanito col pensiero.

Bruno - Ai miei tempi, quando mi piaceva una ra­gazza, glielo dicevo, ovunque la incontrassi. Tu, invece, se la vedi a debita, distanza, ancora vai a nasconderti dietro l'angolo. Tutto questo è pueri­le, sciocco!

Aldo - (a capo chino) Sì, lo so, sono un mollusco... un mediocre... uno che non sa esattamente quello che vuole dalla vita.

Bruno - Io mi sono trovato un giorno a camminare sulla « strada della vita » calzando un paio di scar­pe discrete, ma strette... di tanto in tanto mi se­devo sul ciglio della strada, mi toglievo le scarpe (mimica), le calze e mi rinfrescavo i piedi nell'ac­qua di un fosso... Poi proseguivo scalzo... Col pas­sare degli anni, le scarpe si sono adattate al piede. Adesso, sono uiì pò' scalcagnate, ma comode!

Aldo - Come può essere felice un uòmo che cammina scalzo per una strada sassosa? Alla fine, si ritro­verà due piedi gonfi come palloni. Che avvilimen­to!

Bruno - (scuotendo il capo) Tu non hai capito nien­te della mia filosofia. Se non sei sicuro e convin­to delle cose che vuoi avere, e se quelle còse, per te, non sono tanto importanti, non scoprirai mai la felicità.

Bella - Lui sarà eternamente indeciso e infelice, pa­pà!

Aldo - (buffo) Così tremendamente indeciso e infeli­ce... che a volte temo persino di odiarmi. Certe mattine, mi guardo allo specchio, e mi vien vo­glia di togliermi il naso per far dispetto alla fac­cia!

Bèlla - (ridendo) Basterà cambiare lo specchio, cre­do! il difetto deve esser lì.

Aldo - Un corno! Lo specchio va benissimo. Forse, occorre cambiare la mia faccia.'

Bruno - {scrutandolo perplesso, mentre si gratta la nuca) 0 il tuo cervello! Chi lo sa! Tre cose, però, credo occorrano per essere felici oggi! (buffo). Es­sere imbecilli... essere egoisti... e in buona salute.

Aldo - (lo guarda come se fosse diventato strabico) Già! Ma se ti manca la prima cosa è finito tutto! O no??

Bruno - Qualsiasi uomo ha il diritto di far lo stu­pido almeno per cinque minuti al giorno. Il guaio è che molti non si fermano in tempo. (Bella e Aido ridono; mentre rapidissimo cala il sipario).


ATTO TERZO

Sono passati circa tre mesi. È pomeriggio.

All'alzarsi del sipario scena vuota per qualche istante, poi, dalla destra che immette nella casa, en­trano Bella e il padre.

Bella - Esci?

Bruno - Sì! Una passeggiata per la salute. Oggi, non ho fatto del moto.

Bella - (guardandolo di sfuggita) Ti è piaciuto il pranzo?

Bruno - (con calcolata enfasi) Straordinario! E uni­co nel suo genere! Sono uscito indenne, nonostan­te l'aglio, il pepe, il peperoncino e la birra... Ora, il mio alito ha un delicato profumo di rose... Det­to tra noi: è come se avessi inghiottito un pezzo di sapone. Mara, da un po' di tempo, in cucina perde la trebisonda, diventa nevrastenica, sbaglia spesso gli ingredienti e se le fai un'osservazione parte come un fulmine a ciel sereno.

Bella - Forse, è solo momentaneamente stanca di stare tra i fornelli.

Bruno - (deciso) Da domani le darò il cambio io. La cosa non mi spaventa anche se sembra non da « uomini », ma da pesci nell'acquario, ed ogni qualvolta servirò le vivande, voi mi guarderete con la stessa espressione che si usa quando si guarda una mosca caduta in un martini... Ma sono certo che col tempo ci adegueremo tutti quanti... Bè, va­do. Ci vediamo più tardi.

(Esce svelto, mentre Bella passeggia un po' nervo­sa per la scena. Qualche attimo dopo arriva come un razzo, il ragazzo del Sud).

Landò - (indossa un paio di stivaletti, i jeans e un giubbotto) Eccomi qua! Non appena ricevuta la tua telefonata mi sono precipitato, ed ora, sono più accaldato di un capretto allo spiedo. Ma la­scia che ti guardi, ragazzina! Che t'è accaduto? Sei più magra di un'alice!

Bella - (brusca) Che te ne importa?

Landò - Certo che m'importa! Tu mi piaci e te lo dico. E adesso vuoi dirmi perché mi hai chiama­to con tanta urgenza? Per un flash pubblicitario? Per una nuova acconciatura? O per vuotare sac­chi d'immondizia? (e poiché l'altra non risponde) O vuoi che mi metta carponi a quattro gambe, come fanno i bambini, per farti ridere? Certo che se mi bendassi anche gli occhi, andrei di sicuro a sbattere contro qualcosa.... O vuoi che ci ben­diamo insieme? Torneremo all'infanzia!

Bella - Smettila di dire idiozie. Potremmo andare avanti a giocare a guardia e ladri all'infinito, sco­vando molti spunti, ma senza nessuna conclusio­ne.

Lancio - (guardandola sornione) Forse con un po' di pazienza e di fortuna, riuscirò a scoprire per­ché mi hai voluto qui.

Bella - (evitando il suo sguardo) Perché volevo che tu... tu mi parlassi un po' di Sofia.

Landò - (scoppia in una risata) Cosa? Vuoi farmi credere d'essere gelosa di quella buffa ragazzina? Ma ti sembra questo il momento d'indulgere in fantasie? Pensavo che tu mi volessi parlare delnostro futuro.

Bella - È ancora prematuro. Riguardo a Sofia, mi sembra abbastanza attraente, ma anche molto stravagante. Ora la vedi vestita da gran signora, ora nei panni di una stracciona.

Landò - Questione di gusti, credo. Ma che c'entra lei, con noi due?

Bella - Vuoi farmi credere di non sapere niente di quello che c'è tra lei e Aldo?

Landò - C'è? Non c'è? Mah! Sono così buffi a volte, così deficienti, che forse non s'accorgono d'essere tanto innamorati. E andranno avanti così all'infi­nito... Lei, poi, è strana, scombinata. Un giorno ti passa accanto e ti saluta con calore, il giorno do­po, se è in compagnia di qualcuno, finge di non vederti, di non conoscerti. A volte, ho l'impressio­ne che lei tema, incontrando tuo fratello per la strada, di far scoppiare un vespaio.

Bella - Che intendi dire? Che lei, forse, ha qualcosa da nascondere?

Landò - Ho il germe di un'idea, te ne parlerò in se­guito.

Bella - Non ti credo!

Landò - Non mi aspettavo che tu mi credessi, anche se lo desidero dal giorno che ti ho incontrata. E spero che tu non lascerai passare altri tre mesi, prima di farti viva.

Bella - E tu, che hai fatto in tutto questo tempo?

Landò - Sai benissimo ciò che ho fatto. Tuo fratello te ne avrà parlato, suppongo. Con la famiglia ci siamo trasferiti in un nuovo quartiere, in un al­loggio quasi decoroso, anche perché da quelle par­ti « il mercatino »... il mio, intendo, e non quello del venerdì, di Portobello, là, è più fiorente; si guadagna di più, insomma.

Bella - E vendi « arance al mercurio »?... O limoni, trattati con defilene?

Landò - Per chi mi prendi? Gente d'onore siamo noi in famiglia. Robba genuina, vendiamo noi. Non c'è trucco... non c'è inganno... Venghino signori e signore... venghino...

(Bella, a questo punto, ride, -finalmente).

Bella - (dopo breve pausa) Ma tornando a Sofia, tu credi che sia una donna molto difficile?

Landò - A volte, pare di sì, altre volte appare sem­plice come una bambina. Però è miope, come una talpa.

Bella - Porta gli occhiali?

Landò - No! E il buffo sta quando lei guarda qual­cuno. Per capire bene di chi si tratta, a volte, gli va a sbattere fin sotto il naso. (Guardandola con simpatia) Dimmi, ti sono ancora tanto anti­patico?

Bella - No, anche se hai sempre l'aria di uno sbruf­fone; e se con le donne ti comporti come un Ca­sanova.

Landò - Dopo aver incontrato te, non ho più guar­dato un'altra con intenzione. Devi credermi. (Ten­ta di farle una carezza, allungando una mano; lei si ritrae prima un po' spaventata, poi, assume un'aria spavalda, indietreggia, lo affronta con sfi­da, lui ritenta di nuovo, lei gli sfugge, per poi sbottare forte).

Bella - Smettila di fare il cretino, se ti riesce. E tie­ni le mani a posto.

Landò - E pure il cervello! D'accordo! Bella, hai mai pensato seriamente al « fattore uomo »?

Bella - Sì, ma non come l'unico scopo della mia vita.

Landò - (sornione) Guarda che a volte, può essere un « fattore piacevole ».

Bella - Ma che va unito ad altre cose! Al lavoro, al­la professione, alla vita, alla gioia o al dolore.

Landò - Giusto! Non sei così maledettamente orgo­gliosa come vuoi far credere. {Con orgoglio) Ed è così che deve essere la mia fidanzata.

Bella - (strillando) Io, non sono la tua fidanzata. Mettitelo bene in mente!

Landò - Potresti diventarlo! Tutto è possibile. An­che se poi il nostro fidanzamento, diventerà come una specie di lotteria nazionale, e andrà avanti a furia di rinvìi. Posso telefonarti qualche volta?

Bella - Qualche volta, sì. Ora vattene, aspetto visite.

Landò - Uomo... o donna?

Bella - Sofia, in persona!

Landò - (buffo) Valle a capire, queste donne (le alza il mento, costringendola a guardarlo negli occhi) Mi vorrai un po' di bene, in seguito?

Bella - Forse!

Landò - (se ne va canticchiando giulivo) « Giochi tu - e gioco anch'io - brava tu - è bravo io... scom­mettiamo che, poi si vedrà... chi alla fine vince­rà... »

(Bella, sola, cammina nervosa per la stanza, poi il suono del campanello d'entrata, la fa sobbalzare. Si precipita fuori, per tornare un istante dopo con la nuova arrivata).

Bella - (scrutandola) Sei venuta, dunque. Quasi ne dubitavo.

Sofia - (sui vent'anni, carina, a volte distratta o con l'aria imbambolata. Non vede molto bene da lon­tano e non vuole portare gli occhiali, così quando guarda gli altri, è quasi costretta ad andare fin sotto il loro naso) Carino qui! Anche se manca il tocco femminile.

Bella - I fiori, intendi. Già! Non ho avuto il tempo di procurarmeli.

Sofia - Te ne ho fatto spedire un cesto.

Bella - (con ironia) Non dovevi scomodarti, bellez­za! Ora veniamo al dunque. Sai almeno perché sei qui?

Sofia - (candida) Perché mi hai chiamata. Volemi dirmi qualcosa?

Bella - (mani sui fianchi e aria battagliera) Abbiamo forse qualcosa da dirci, noi due?

Sofia - (perplessa e sbattendo le palpebre) Io no. E tu?

Bella - Usa un po' del tuo piccolo cervello ammuf­fito, e metti da parte quell'aria da bambola scioc­ca.

Sofia - (la scruta a sua volta) Che modi rozzi! Con chi ce l'hai?

Bella - Credevo che tu avessi indovinato perché sei qui. Invece devi essere dura di comprendonio.

Sofia - (ride piano) Vuoi farmi incontrare con tuo fratello. Non è questo che vuoi?

Bella - (sbottando forte) E tu... tu lo vuoi?

Sofia - (sospirando) E... e lui, lo vuole?

Bella - (come sopra) E che ne so! Al diavolo tu e tutta là tua genìa... e quel dannato branco dei tuoi simili...

Sofia - Parli come uno scaricatore di porto. Ma per­ché ce l'hai con me? Che cosa ti ho fatto? È la prima volta io che t'incontro. Sai almeno con chi stai parlando?

Bella - (acida) Con la figlia di un tale che ha una catena di negozi.

Sofìa - Vuoi che li venda per farti piacere?

Bella - Piantala, altrimenti ti cavo gli occhi (l'altra si ritrae intimorita). E adesso dimmi, vuoi vederlo?

Sofia - E... e lui, lo vuole?

Bella - Non lo so. Ma vogliamo sciogliere questa sciarada, o preferisci metterci una pietra sopra e non se ne parli mai più?

Sofia - Tuo fratello è un emerito cretino, un cieco! un sordo! un idiota!

Bella - Su questo sono d'accordo con te.

Sofia - Potevamo essere felici insieme, io e lui. In­vece, forse, io ho perduto tutto, tutto!

Bella - Non si può perdere quello che non si è mai posseduto. Vuoi almeno spiegarmi cosa significa tutta questa storia?

Sofia - Figurati! Io me la sono trovata tra capo e collo, prima di te.

Bella - E pensare che mio fratello nutre delle illu­sioni su di te.

Sofia - Anch'io su di lui. E avevo mandato al dia­volo le convenzioni sociali.

Bella - Io mi chiedo come fa uno come Aldo, che trova già tutto così complicato nella vita, tutto così difficile, a cadere nella trappola di una ere­ditiera squinternata, la quale, forse, non sa an­cora cosa vuole. Un bel malloppo di soìdi, in un futuro non tanto lontano, o un marito dall'aria a volte deficiente, e, soprattutto, squattrinato? Que­sto è il busillibus...

Sofia - (scatta quasi con ira, mentre gli occhi le si riempiono di lacrime) Se credi che possa starme­ne ancora qui, impassibile o indifferente, mentre tu continui a fare insinuazioni fredde e cattive verso di me, ti sbagli. Sono capace anch'io di ca­varti gli occhi o di romperti la faccia, all'occor­renza!

Bella - (a braccia incrociate sul petto) Chiedo venia per questo mio spirito vendicativo, ma vedo che ho destato il pan... che dorme!

Sofia - E vattene al diavolo, se vuoi!

Bella - La vita, come vedi,, è più complicata di quan­to si possa immaginare. Perciò, evitiamo di com­plicarla sempre di più.

Sofia - (con ironia) Appunto, saccentona! Perché non tentare di renderla più facile? Chi ce lo vieta? Gli odi? i rancori? gli screzi stupidi e meschini? Non è più facile invece spiegarci a cuore aperto, ten­derci la mano, e aiutarci a vicenda?

Bella - Certo! Certo! Lo possiamo anche fare. Ma che ne pensa la tua famiglia di questa tua « Love Story »?

Sofia - I miei si sono adeguati ai tempi! Ed hanno capito che è una cosa seria, la mia, e non un ca­priccio da ragazzina viziata. E così, siamo giunti a un compromesso... Bella - Storico, immagino!

Sofia - No, qualcosa di più semplice e affettivo. Io, da un mese, lavoro in un negozio di mio padre e sono pagata come una qualsiasi impiegatuccìa. Coi soldi che guadagno, mi faccio la dote, mi spo­so, e...

Bella - E tutti i quattrini che tuo padre ha imma­gazzinato, che ne farà dopo morto? .

Sofia - I soìdì, se ne rimarranno, dopo, andranno ai miei figli.

Bella - (tende l'orecchio) Odo dei passi! Deve esse­re Aldo che rientra!

Aldo - (arriva, moscio come sempre. Butta con non­curanza la borsa su una sedia) Uffa! Un bel gior­no, la smetto di fare l'arredatore! Mi dò all'ippi­ca! Faccio il fantino. Proverò, forse, qualche emo­zione in più!

Bella - Aldo... hai visto chi c'è? Sofia! Sei sorpreso o scosso?

Aldo - (mostrando indifferenza) Non troppo sor­preso! Ma mi sento molto sottosopra...

Bella - Pensavo che tu ti mettessi a saltare dalla gioia, invece te ne stai lì, con la tua solita aria cretina. Ad ogni modo, se hai bisogno d'assistenza, chiamami. (Strizza l'occhio all'altra, quasi con complicità, esce).

Sofia - (lo guarda di sottecchio, prima un po' timi­damente, poi più rinfrancata) Sembri un topolino spaventato, come me... (ride piano). Non t'interes­sa sapere come sono capitata qui?

Aldo - (come sopra) No! E levati di torno, una buo­na volta.

Sofia - (colpita) Vuoi dire che... che non t'importa più niente di... di me? (scuote il capo). Non può essere! Ho capito male! Vuoi ripetere, per favore?

Aldo - (siede un attimo, mettendosi le mani nei ca­pelli) Mamma mia... ma proprio a me doveva ca­pitare una come questa? (Si alza di scatto, le vie­ne vicino, la scuote per un braccio, quasi con ira).

Sai quante volte ti ho rincorso per le vie della città, come un imbecille? E quando stavo un po' di tempo senza vederti mi sembrava di essere di­ventato più scemo di quello che sono. Ed ora... ora, come se niente fosse, tu mi appari davanti, con l'aria più innocente di questo mondo. Ma che vuoi tu da me? E io... io che vado cercando da te? Si può sapere?

Sofia - (lo guarda con tenerezza) Povero amore mio, ti ho fatto soffrire involontariamente! Tante vol­te, incontrandoti, ero tentata di dirti la verità. Tu mi credevi un'operaia che andava al lavoro ogni giorno per guadagnarsi la pagnotta, invece, io ero, sono... ero la figlia di papà! Ora, per essere pari a te ho rinunciato ai suoi soldi, lavoro e so­no felice! E se tu insistessi un poco... potremmo anche sposarci.

Aldo - Noi due non ci conosciamo abbastanza!

Sofìa - Sono tre lunghi anni che ci rincorriamo a vi­cenda.

Aldo - Io ti rincorrevo, tu fuggivi.

Sofia - Per metterti alla prova, e per essere sicura dei miei sentimenti.

Aldo - (tragicomico) Ora, il tempo è passato... lonta­no... dimenticato... e sepolto... per sempre! (D'im­provviso la guarda come stralunato o colpito da un pensiero) Cosa intendevi dire prima, coi soldi di tuo padre? Sei... sei forse un'ereditiera? Smam­ma... io non faccio per te.

Sofia - (gli va vicina) Prima dobbiamo superare la prova del fuoco.

Aldo - (nervoso ed evitando il suo sguardo) Smet­tila o finiremo per perdere la bussola tutti e due.

Sofìa - Non hai ancora risposto alla domanda da un milione: « Vuoi sposarmi? »

Aldo - (le gira le spalle) Se hai intenzione di volermi ai tuoi piedi, per sentirti dire: « Sì, cara... ma certo, tesoro... » ti sbagli. Questo non l'otterrai mai. E se la cosa non ti garba, non prendertela con me. Intesi?

Sofia - (si rifugia un attimo fra le sue braccia, e lui l'accarezza sui capelli, con tenerezza). Bella - (affacciandosi sulla porta) Che succede qui? Si sta forse scatenando la guerra nucleare?

Aldo - No!

Bella - Pazienza! Non si può avere tutto a questo mondo. Volete del caffè o dei pasticcini? Aldo - Un secchio di the!

Bella - (ridendo) Soltanto? Vedo con piacere che siete distesi, sollevati e felici, come gente che cammina su delle sabbie mobili (esce di nuovo).

Aldo - (fa sedere la ragazza, le siede di fronte) E adesso che cosa mi suggerisci? Hai qualche bar­lume?

Sofìa - Non vuoi sposarmi?

Aldo - Tu credi di conoscere l'uomo.

Sofìa - Il mio, oggi, sì!

Aldo - Io non ho da offrirti che il bene che ti voglio.

Niente altro! Sofia - Tu mi offri il mondo!

Aldo - (cercando di darsi un contegno) Ricordati, però, che una moglie deve essere così intimamen­te legata con il suo uomo, da dividerne le gioie e i dolori, senza bisogno di spiegazioni. Vieni ora, vorrei farti conoscere mio padre. Sono certo che ti piacerà. (Alzando un pochino la voce, quasi bur­bero) E mettiti gli occhiali! D'ora in poi voglio che tu mi guardi in faccia, quando mi parli.

Sofia - (li toglie piano dalla borsetta, li mette) Pen­savo di essere più carina senza.

Aldo - Per me, tu sei sempre bella. Vieni! (la prende per mano, escono dalla destra, mentre un attimo dopo, dalla parte opposta, si affacciano i due spo­si, che stranamente non stanno bisticciando. Nel­l'entrata, li seguono a ruota, Bruno e Flavio, che con aria di cospiratori, parlano e gesticolano fra di loro, piano, e che in fretta entrano in casa).

Mara -  (attillata e agghindata come il marito) D'ac­cordo, il matrimonio non è sempre il treno della cuccagna, però uno a volte ringrazia il cielo per quanto gli viene offerto a questo mondo.

Franco - (toglie di tasca il pacchetto delle sigarette, se ne accende una nervoso) Non rigirare le parole. Non sempre riesco a capirti... Uffa, com'è noiosa la domenica. Uno non sa mai cosa fare.

Mara - (rìdendo) Sei un uomo incontentabile. Pri­ma siamo stati al cinema, poi a far visita ai miei, infine in un bar, per un caffè alla panna e la pas­seggiata di ritorno a. casa.

Franco - Le solite cose, trite e ritrite. Mai niente di nuovo, d'imprevisto o di pimpante. Ora, poi, da tre lunghi mesi non litighiamo più.

Mara - L'ho notato. Ma chi ha ceduto per primo?

Franco - Io, credo. È stato quella notte quando ho sognato che tu eri improvvisamente sparita.

Mara - Ti sarai consolato, immagino.

Franco - No! Come un dannato, cieco di rabbia, di furore e di dolore ti andavo cercando dappertut­to, gridando (mimando) imprecando contro la cat­tiva sorte... e piangendo... Buffo, vero? Poi, mi so­no svegliato d'improvviso. Ho allungato una ma­no, al buio e ho sfiorato i tuoi capelli. Per la paura di sognare un'altra volta, ho acceso la luce e sono rimasto a contemplarti mentre tu dormivi serena e ignara di tutto. Dopo mi sono riaddormentato, felice di sentirti accanto (la bacia sul viso). Gra­zie per avermi sposato, Mara. E accettami così come sono. À volte scorbutico, impaziente, insof­ferente e brontolone.

Mara - (commossa) Il mio adorabile brontolone. (Ha un piccolo capogiro, sì porta una mano alla fron­te, si appoggia alla spalla del marito).

Franco - Che c'è? (allarmato) Che ti succede?

Mara - Nulla! Forse, non ho digerito il pranzo.

Franco - Ma ti è già successo altre due volte questo mese... Non è che?... (la guarda imbambolato). Che effetto ti fa, Mara, pensare che noi due, un gior­no, saremo papà e mamma di un bebé?

Mara - Un effetto stupendo! E se l'evento si sta veri­ficando, sento l'esigenza di ringraziare Dio, e di pregarlo perché continui a proteggere la nostra unione...

Franco - Vuoi che ne accenniamo a papà?..Muore dalla voglia, lui di diventare nonno. (Escono te­nendosi a braccetto. Qualche istante di scena vuo­ta. Poi, dalla scena, passano rapidamente Sofia, Aldo e Bella).

Aldo - Ciao, gente!

Belja - Torno presto; papà!

Sofia - Noi ci siamo incontrati esattamente tre anni fa, in questi giorni. Rammenti?

Aldo - E chi lo potrà mai dimenticare?

(/ tre escono, mentre dall'interno s'odono distinte delle voci) « Evviva! Urrà! Presto sarò nonno... » « E io... papà... » (Poi la voce di Bruno, di Fran­co, di Flavio e di Mara che cantano allegramente) « O my papà - sei l'uomo più adorabile - o my pa­pà - sei l'uomo più sincero - e se l'amor potesse far miracoli - vorrei tornar - bambino insieme a te ».

Bruno - (entra allegro, seguito dall'amico un istante dopo) Oggi è una giornata memorabile, indimenti­cabile... Quante cose sono successe. Aldo che si fidanza ufficialmente, il tanto sospirato nipotino che è già in viaggio (si gratta la nuca pensieroso) sempre che non mi abbiano gabbato un'altra vol­ta. Bella, così serena, luminosa. Forse anche lei ha trovato l'amore... Ma tornando al nipotino, se co­stui, crede, un giorno, di trovarsi davanti un' non­netto striminzito, rinsecchito, curvo e bianco, re­sterà a bocca aperta quando vedrà che io sono an­cora tutto muscoli, pieno di energia e di attività.

Flavio - Loro, però, oggi apparivano così giovani e felici.

Bruno - Come lo siamo stati noi ai nostri tempi e a quella età. Però noi, per molti di loro, ora sem­briamo retrogradi, antiquati coi tempi che cor­rono.

Flavio - La vita si evolve, la società si modernizza sempre di più, l'uomo corre sempre più forte e in fretta, dimenticando spesso i sentimenti uma­ni, i migliori.

Bruno - Io mi compiaccio nel constatare, anche se a volte sembra il contrario, che i miei figli assomigliano a me, dentro. E quando amano, è per sempre.

Flavio - Come sarebbe stato con la tua Maria se lei fosse ancora tra noi.

Bruno - Maria è sempre vicina, nel cuore, nel pen­siero, e lei è come se camminasse ancora per la casa, silenziosa, guardinga, pronta a proteggerci, ad aiutarci nei casi di bisogno. Oggi, io e lei, sa­remmo stata una coppia placida e affettuosa.

Flavio - Come lo siamo io e Val. Un marito e una moglie il cui amore si è approfondito sempre di più negli anni, mantenendoci giovani. (Accende una sigaretta, ne offre un'altra all'amico, si spro­fonda beato in una poltróna).

Bruno - Dimmi un po'. Perché ce ne stiamo qui rin­tanati come due vecchie scimmie? Non potrem­mo anche noi andare un poco a zonzo per la cit­tà?

Flavio - (buffo, e canticchiando stonato) Se piove e vaghi per la città... senza nessun pensier... e l'ac­qua, nelle scarpe, t'entra già... (finge di scuoterle) cosa vorresti dir... cosa vorresti far... se l'acqua nelle scarpe fa « cic-ciac »...

Bruno - (con espressione da ebete) Ma piove sul serio?

Flavio - Sì, amico! Ed è una pioggia dolce... triste... e rassegnata... come una vedova!

Bruno - (ride, contagiando anche l'altro) Questa è veramente buffa e non l'avevo mai sentita... (E su questa battuta, cala rapido il sipario).