Sei per due

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SEI PER DUE

SEI PER DUE

DI

CORRADO VALLEROTTI

Per contatti: Corrado Vallerotti

corradovallerotti@yahoo.it

PERSONAGGI

GREG                            Mario

CHARLIE                      Corrado

MAGGIE                       Fiammetta

LIZ                                Simona

SANTUZZA                 Paola I.

SABRINA                    Elena

MICHELLE                 Marta

NORMA                      Maria

                

La scena si svolge nell’appartamento di Greg e Charlie, il salone di ingresso.

Un normale appartamento nel centro di Los Angeles, medio borghese.

Sulla parete di fondo a sinistra c’è una finestra, più a destra una porta e poi una botola

sul soffitto, con una scala che immette nella mansarda che sta di sopra.

Due porte sul lato di destra, la prima sarà quella di ingresso, due sul lato sinistro.

Sul lato destro tra le due porte, un mobiletto con lo stereo e una cassaforte a muro.

Al centro un divano senza schienale con un tavolino di fronte.

Sotto la finestra un mobiletto lungo.

PRIMO  TEMPO 

SCENA PRIMA

Greg e Charlie.

(All’aprirsi del sipario la scena è vuota. Poi dalla porta d’ingresso appare Greg,

 si toglie l’impermeabile, poi andrà al divano).

GREG: (Ad alta voce, come rivolgendosi a qualcuno in un’altra camera). Charlie,

            sono tornato. Sei in casa? Allora sei uscito. Meglio, così almeno posso

            lavorare un’oretta senza averti tra i piedi. Non mi sembra vero. (Inizia a

           lavorare a testa bassa.La botola si apre appare il braccio diCharlie, Ac-

          cende lo stereo che parte a tutto volume. Greg si alza, va a spegnere lo stereo

          e torna a posto. Charlie lo riaccende, stessa posizione di prima, Greg lo

          spegne di nuovo e torna a posto).

CHARLIE: (Ad alta voce). Si rompe.

GREG: Anch’io mi rompo.

CHARLIE: E chi se ne frega.

GREG: Se non ti dispiace, dovrei lavorare.

CHARLIE: Ma devi sempre solo pensare al lavoro?

GREG: Visto che tu non ci pensi mai.

CHARLIE: Non è vero che non ci penso mai. In fondo in questo momento sto

                  lavorando anch’io.

GREG: Ah sì? E che cosa fai? Degustazione di birra?

CHARLIE: No. Creo.

GREG: Crei? Ah Già, sei uno scultore. Oh, spero di non disturbarti, allora.

CHARLIE: Sì, ridi, non lo sai che noi scultori per creare un’opera d’arte dobbiamo

                  aspettare l’ispirazione?

GREG: E a te la pazienza non manca.

CHARLIE: Certo non ci vuole molto a scrivere le cazzate che scrivi tu.

GREG: Sta di fatto che grazie a queste, ho una casa e vivo decisamente bene, anche     

             perchè se dovessi contare sull’affitto della mansarda qui sopra, che tu mi de-

             vi, starei fresco.

CHARLIE: Per una stanza e un letto. Non c’è nemmeno la cucina.

GREG: Tanto tu usi la mia. E non solo, potresti anche imparare ad usare la tua porta,

            anzichè quella maledetta botola. E’ facile. Quando devi comunicare con me,

            apri la tua porta, scendi la scala esterna e bussi alla mia porta d’ingresso.

CHARLIE: Ma quando lo faccio non mi apri mai.

GREG: Appunto.

CHARLIE: Dovresti essere onorato ad avere un grande scultore nella tua mansarda.

GREG: Sarei certamente onorato ad avere un artista nella mia mansarda che paga

            l’affitto.

CHARLIE: Fai un po’ vedere. (Gli prende il foglio). E per te questo sarebbe lavoro.

GREG: Questo è uno slogan pubblicitario che dalla prossima settimana vedrai su

            tutti i giornali.

CHARLIE: Ma leggi qui, “caffè black, il solo nero che piace anche ai razzisti”.

GREG: (Glielo riprende). E dammelo.

CHARLIE: Ma chi lo compra con una pubblicità così.

GREG: Tu sapresti fare di meglio?

CHARLIE: Sicuramente.

GREG: Bene, provaci.

CHARLIE: Caffè Black... Ho sete adesso.

GREG: Ecco, bravo, bevi, bevi sempre, sei già quasi sbronzo.

CHARLIE: Sbronzo? No, ho quasi raggiunto la catarsi.

GREG: (tra sè) Oh Dio, si è fuso del tutto.

CHARLIE: T’ho sentito, Greg, va al diavolo.

GREG: Charlie, per favore, devo finire questo lavoro. Puoi stare zitto?

CHARLIE: Perchè, ne partorisci un’altra?

GREG: No.

CHARLIE: E poi sto lavorando anch’io a una nuova scultura, per cui stai zitto anche

                  tu.

                  (Riaccende lo stereo).

GREG: E basta, ti prego. (Stacca la spina).

CHARLIE: Greg, non è quello schifo di lavoro che fai tu che manda avanti la vita.

                  Guardati attorno, c’è il sole, il mare...

GREG: Davvero esistono cose come il sole e il mare? Incredibile.

CHARLIE: A me piace sognare. Mi fa sentire libero. Libero e vivo. Che cazzo me ne

                 frega del resto.

GREG: Ma per sentirsi liberi e vivi ci vogliono i soldi.

CHARLIE: Storie. Soldi, parli solo di soldi. Su, se proprio ti piace così tanto parlare

                  di soldi, prestami cinquanta dollari, va.                                              

GREG: Ah, ecco, tu di soldi non parli mai.

CHARLIE: Mai.

GREG: (Mentre glieli da’). Tranne quando li chiedi a me.

CHARLIE: Ma poi te li rendo.

GREG: Come le altre volte?

CHARLIE: Davvero. E poi ricordati che al college ti ho salvato la vita.

GREG: Non ricordarmelo. Lo sto pagando ancora adesso ospitandoti nella mia man-

            sarda.

CHARLIE: Ma ti pago l’affitto.

GREG: Ah già, è vero. Me n’ero dimenticato.

CHARLIE: E tra l’altro avrei bisogno anche della casa, per stasera.

GREG: Hai la tua mansarda, anzi la mia fino a quando non paghi.

CHARLIE: Ma viene Maggie, la mia ragazza, viene così poco a Los Angeles, e si

                  ferma solo un paio di giorni. Non possiamo starci in due in quel buco.

GREG: Sai, esiste anche la spiaggia. C’è il sole il mare...

CHARLIE: Non dimenticare i patti. Avevi detto che il giorno in cui veniva a trovarmi

                   una ragazza mi avresti lasciato la casa se ne avessi avuto bisogno.

GREG: Mi dispiace ma ne ho bisogno io stasera.

CHARLIE: Di nuovo? Anche stasera? Ma l’ho chiesta prima io.

GREG: L’avrai anche chiesta per primo ma stasera serve a me e basta.

CHARLIE: Per una volta che viene Maggie.

GREG: Per una volta che viene (Controlla sull’agenda). Dunque, stasera... sì, stasera

            viene Liz.

CHARLIE: Ma non è venuta ieri sera?

GREG: No, quella era Susan.

CHARLIE: E va bene, allora mi prenoto per domani sera.

GREG: Impossibile.

CHARLIE: Perchè?

GREG: Perchè domani sera arriva Pamela, sai fa la hostess e si può fermare solo

            poche ore. Al mattino deve ripartire subito, ha un altro volo.

CHARLIE: E allora giochiamocela.

GREG: Pamela? Ma non ti guarderebbe neppure.

CHARLIE: Non Pamela, la casa. Ce la giochiamo.

GREG: A cosa?

CHARLIE: A chi beve più birra.

GREG: No, a chi ha più donne.

CHARLIE: Ma così vinci di sicuro.

GREG: E va bene. Per questa volta facciamo così, la casa se la prende quello la cui

            donna arriva per prima, ma che la cosa non si ripeta.

CHARLIE: Va bene.

GREG: E adesso mi lasci lavorare una mezz’oretta?

CHARLIE: Ma se è fino adesso che lavori, e distraiti un po’ no? Greg. E se Pamela lo

                   volesse fare in tre?

GREG: In tre? Allora chiamerò qualcuno. Vuoi lasciarmi lavorare, adesso?

CHARLIE: Va bene, era solo un’idea. 

                  (Suonano alla porta).

GREG: Vai ad aprire.

CHARLIE: (Agitato). Sì, apro subito. Se è Maggie ti do trenta secondi per vederti

                 fuori da quella porta, te e il caffè.

GREG: Va bene ma adesso apri.

CHARLIE: Ma come fai ad essere così tranquillo. Hanno suonato.

GREG: Ed apri, no?

            (Suonano di nuovo).

CHARLIE: Ecco, vedi, l’hai fatta suonare di nuovo. (Va ad aprire). Maleducato.

SCENA SECONDA

Greg, Charlie, Norma

(Apre la porta, appare Norma, una donna delle pulizie, sarà il più possibile

sciatta)

CHARLIE: (Apre). E lei chi è?  

NORMA: Norma.

                          (Charlie le sbatte la porta in faccia).

GREG: Chi era?

CHARLIE: Aspettavi una certa Norma?

GREG: Io? No. Ma chi era alla porta?

CHARLIE: Norma.

GREG: Accidenti, sì, dimenticavo, falla entrare è qui per le pulizie.

            (Charlie riapre).

CHARLIE: E proprio qui deve venirsi a pulire?

GREG: Ma no, l’ho chiamata perchè venisse a fare le pulizie in casa.

            (Norma entra, ha uno spazzolone sulla spalla).

NORMA: Sono arrivata tardi ma non sono potuta venire prima. Avevo un appunta-

                mento al salone di bellezza.

CHARLIE: Fa le pulizie anche lì?

NORMA: No, ci vado a farmi bella.

CHARLIE: Lo trova spesso chiuso, vero?

NORMA: Avanti, ditemi cosa c’è da pulire, non fatemi perdere tempo, così tanto?

GREG: Come così tanto? Non le ho ancora detto cosa deve fare.

            (Norma beve dalla lattina di Charlie).

NORMA: Siete uomini, vivete da soli, siete sicuramente degli zozzoni e non provateci

                perchè tanto non ci sto.

CHARLIE: Provarci? Ma per cosa ci ha presi, per dei benefattori? Levi la polvere

                  dove vuole ma faccia in fretta, avanti.

NORMA: Non prendo ordini da lei, vagabondo.

CHARLIE: Questa è anche un po’ casa mia.

NORMA: Ma è lui che mi paga.

GREG: Norma, ci sono un po’ tutte le camere da pulire, questa, le camere da letto,

            il bagno...

NORMA: Ah no, il cesso no. Mi fa schifo.

CHARLIE: E come fa a guardarsi allo specchio, allora?

GREG: Va bene, il bagno non lo faccia.

NORMA: Inizio dalle camere da letto, allora. La faccia del suo amico non mi piace

               per niente.

CHARLIE: Meglio.

NORMA: Allora dove sono le camere?

GREG: Da questa parte.

NORMA: (Beve ancora). Va bene, adesso mi preparo per iniziare.

GREG: Avanti, vada Norma, non perdiamo altro tempo.

            (Norma esce da destra).

SCENA TERZA

Greg, Charlie poi Michelle

(Un suono di campanello, diverso dal precedente. Il citofono).

CHARLIE: Suonano di nuovo. Il citofono. Maggie, ti prego, non ti ho mai chiesto

                  niente tranne dei soldi, non ti ho mai chiesto neanche di... fa che sia tu

                  alla porta. (Va a rispondere). Maggie, sei tu? Michelle? Aspettavi una

                  certa Michelle?

GREG: Non mi sembra. Magari viene per te.

CHARLIE: No, per me no.

GREG: Già, che stupido, come poteva. Va beh, falla salire, mica la lasceremo sotto.

CHARLIE: Salga pure, le apro.

GREG: (Sfogliando la sua agendina). Dunque, vediamo sotto la effe.

CHARLIE: Effe? Ma se si chiama Michelle.

GREG: Sì ma Michelle è un nome francese ed effe sta per Francia. Michelle: Eccola

            qui, infatti, allora, l’ho conosciuta a Parigi, le piace il cognac Napoleon,

            quando beve diventa... e per lei mi chiamo Tom. Bene.

CHARLIE: Tom? (Ridendo).

GREG: Sì, Tom, e cerca di ricordartelo.

            (Entra Michelle).

GREG: Michelle, cara, come va? (Si avvicina per baciarla).

MICHELLE: Bene, merci. Anche se è stato un viaggio lungo e un po’ stressante.

GREG: (Fa per baciarla). Cara.

MICHELLE: Fermo. Il trucco.

GREG: Oh, hai ragione, che sbadato. Ma vieni avanti. (Fa per abbracciarla).

MICHELLE: Fermo. Si sgualcisce.

GREG: Scusa. Ti posso presentare il mio amico... Greg.

CHARLIE: (Ridendo). Sì, sono Greg, io. (Le stringe la mano ma lei gli da una bor-

                      sa. Charlie prova con l’altra mano).

MICHELLE: Fermo. Le unghie.

CHARLIE: Che cos’ha, le perde? Lebbra?

MICHELLE: Si rompono.

GREG: Michelle cara, posso offrirti qualcosa da bere?

CHARLIE: Vuole un po’ della mia birra?

MICHELLE: Ma... Tom caro, ti ringrazio ma con me ho sempre il mio cognac e quan-

                     do ho il mio cognac (Canta) Allons enfants de la patrie

GREG: Sei arrivata da molto in America?

MICHELLE: Ma io abito a New York.

GREG: Già, tu abiti a New York, che stupido, mi sono confuso.

MICHELLE: Ma non ti ricordi?

CHARLIE: Già, non ti ricordi?

GREG: E come no. Ti sei trasferita là lo scorso... anno?

MICHELLE: Ma se sono tre anni che sono là.

GREG: Infatti, è quello che dicevo, solo che io ti conosco dallo scorso...

MICHELLE: Mese. Se non ti dispiace gradirei darmi una rinfrescata..

GREG: Ma certo, ti mostro subito la tua camera, da questa parte. (Escono da destra).

CHARLIE: Greg, se passi dalla cucina prendimi una birra.

MICHELLE: Ma ti ha chiamato Greg?

GREG: Chi Charlie?

MICHELLE: Charlie chi?

GREG: Charlie... No, dicevo Greg, Charlie è una marca di birra.

CHARLIE: Sì, Charlie Brown.

GREG: Ma non gliela porto perchè può anche succedere che poi uno con la birra si

            strozza, non è vero, Greg?

CHARLIE: Già, hai ragione, Tom.

GREG: Ecco, bravo, ricordatelo.

MICHELLE: Ma perchè ti ha chiamato Greg?

GREG: Ma non chiamava me, si stava chiamando da solo. Dai, andiamo. (La spinge).

MICHELLE: Fermo.

GREG: Si sgualci... sgualsi... sgualsci...

CHARLIE: Sgalcisce.

GREG: Sgualcisce... merde... il vestito, lo so. (Escono).

            (Suona ancora il citofono).

CHARLIE: Maggie? Ti prego. (Va a rispondere). Sì? Va bene, sali pure, è in casa.

GREG: (Entrando). Ti prego, se arriva Liz mandala via.

CHARLIE: Troppo tardi. Sta già arrivando. Ed io sto per andarmene nella mia

                  camera. Arrangiati, amico.

GREG: Non puoi farmi questo.

CHARLIE: Lo sto già facendo. (Charlie esce).

GREG: Va bene, allora mi arrangerò io. Dunque (Prende l’agenda). Riepilogando per

            Liz mi chiamo Charlie. Michelle, Tom. Liz, Charlie. E per lei Charlie si chia- 

            ma Brian. Sarà meglio avvertirlo quell’imbecille. Charlie, Brian. Io Tom. Le

            piacciono le bistecche di bufalo e i bufali. Ha un ranch in Arizona. Andiamo.

           (Apre la porta. Liz).

SCENA QUARTA

Greg e Liz

LIZ: Ciao bel manzo, come stai?

GREG: Bene, grazie.

LIZ: (Gli da’ una pacca sul sedere). Hai una bella faccia, oggi.

GREG: Liz, smettila, lo sai che mi dai fastidio quando fai così. Tra l’altro sei un po’

            in anticipo, mi pare.

LIZ: Volevo arrivare ed accamparmi qui prima del calar del sole. La sera è pericoloso

       andare in giro per le strade del villaggio.

GREG: Insomma, villaggio, siamo a Los Angeles. (Liz gli strizza una guancia).

GREG: E basta.

LIZ: Sei suscettibile. (Gli pizzica il naso). Ma ti domo io, mandriano.

GREG: Hai intenzione di fermarti qui per la notte?

LIZ: E’ chiaro. Resterò qui fino all’alba  poi devo tornare ai miei pascoli.

GREG: Ma come? Pensavo che tornassi subito ai tuoi pascoli. Ho sentito una notizia

            spaventosa.

LIZ: Cioè?

GREG: E’ scoppiata una terribile epidemia negli allevamenti dell’Arizona. E’ una co-

            sa seria. Un virus sconosciuto.

LIZ: Tranquillo. Le mie mandrie sono in buone mani. Se succedesse qualcosa di stra-

        no mi avvertirebbero subito. E poi non ho sentito nessuna notizia di questo tipo.

GREG: Sei sicura? Guarda che forse dovresti tornare. Non si sa mai in questi casi. So-

            no notizie di pochissime ore fa.

LIZ: Fidati, so quel che faccio.

GREG: Non vorrei sentirmi responsabile.

LIZ: Sei un vero ganzo, ma la situazione è sotto controllo.

GREG: Beata te.

LIZ: Cosa vuoi dire, scusa?

GREG: Niente.

LIZ: Allora dove mi accampo?

GREG: Vediamo, sì, nel salone, trasformeremo il divano in un letto e potrai accampar-

            ti lì.

LIZ: Sì, me ne starò lì accanto al fuoco e se vuoi puoi venire a trovarmi, soldato.

GREG: Va bene. Ma il fuoco possibilmente accendilo nel camino, va bene?

LIZ: Camino? Hai mai visto un camino nelle praterie dell’ovest?

GREG: Hai mai visto delle praterie a Los Angeles?   

LIZ: Faremo a meno del fuoco. Ci penserò io a scaldarti.

GREG: Vieni. (Escono a destra).

SCENA QUINTA

Norma poi Charlie, Santuzza, Greg e Michelle

(Suonano al citofono).

GREG: (Da fuori). Norma, vada ad aprire lei.

NORMA: (Uscendo da destra). Che non diventi una abitudine però. (Risponde al

               citofono). Sì? Come devo scendere? Per aiutarla coi bagagli? Che non

               diventi una abitudine, però. Signor Greg, non chiuda la porta, arrivo subito.

GREG: (Apparendo da destra). Che non diventi una abitudine però. (Poi allarmato).                  

            E non strillare e soprattutto non chiamarmi per nome, va bene? Vai. (Escono).

            (Entra Charlie).

CHARLIE: Finalmente non c’è nessuno. Ma chi è che dimentica sempre la porta

                  aperta? E poi se vengono i ladri? (La chiude). Non che abbia granchè da

                  farmi rubare, però. (Entra Greg).

GREG: Charlie, la situazione si sta facendo difficile, ho bisogno del tuo aiuto.

CHARLIE: Del mio aiuto? Perchè?

GREG: Ma non ti sei accorto di quante donne stanno girando per casa?

CHARLIE: (Con tono complice). E da solo pensi di non farcela. Va bene, ti aiuto.

GREG: Non hai capito, non è quello l’aiuto di cui ho bisogno. Figurati se chiederei

            una mano a te. Proprio a te.

CHARLIE: Perchè cosa credi?

GREG: Lasciamo stare che è meglio. (Suonano alla porta: Greg scappa da sinistra)

            Apri tu per favore.

CHARLIE: Va bene, apro io. Chissà perchè non posso dargli una mano in quel senso.

                 Figurati, con tutti gli arretrati che ho, potrei andare avanti tutto il giorno.

                 (Entra Liz).

LIZ: Hai visto Charlie, bambolo?

CHARLIE: Sono io.

LIZ: Non tu, l’altro Charlie.

CHARLIE: Ma qui di Charlie ci sono soltanto io. Piuttosto stavo cercando... Tom?

LIZ: Mai sentito nominare, viso pallido.

CHARLIE: Sarebbe stato troppo facile. Lei è Liz , vero?

LIZ: Sì e vengo da Tucson, Arizona. (Gli stringe la mano con vigore).

CHARLIE: Piano, non sopporto il dolore fisico. Se vedo Charlie glielo mando.

LIZ: Bravo, viso pallido.

CHARLIE: E non mi chiami viso pallido.

LIZ: (Adirata). Come?

CHARLIE: Per lo meno in pubblico.

                  (Liz esce da destra, Charlie apre la porta. Norma con bagagli).

                  Ma lei non era già dentro?

NORMA: Sono dovuta andare a prendere i bagagli.

CHARLIE: Ha intenzione di trasferirsi qua?

NORMA: Non sono miei i bagagli.

CHARLIE: E lei ruba quelli degli altri?

NORMA: Mi aiuti, scansafatiche.

CHARLIE: Ah no, io odio gli sforzi fisici, non mi fanno bene.

SANTUZZA: (Entrando). Sono mie le valigie. E’ solo che già fare le scale è tanto

                      faticoso, farle poi con le valigie, la mia schiena non lo sopporta pro-

                      prio. Vito è in casa?

CHARLIE: Vito? Forse è meglio che controllo. E mi ci vuole anche una birra.

SANTUZZA: Io intanto mi siedo, il medico mi ha detto che per le mie gambe è

                      meglio se non sto troppo tempo in piedi.

CHARLIE: Faccia attenzione a non stare troppo tempo seduta. Sa, il culo piatto.

SANTUZZA: Ho un cuscino in valigia, non giro mai senza di lui.

CHARLIE: Brava. (Charlie esce da sinistra).

SANTUZZA: Lei è la moglie di quel signore?

NORMA: Io? No. (Si siede). Io lavoro qui.

SANTUZZA: Che brava. E che cosa fa?

NORMA: Il meno possibile.

SANTUZZA: Vito, ti ho preparato il caffè.

                (Entra Greg).

GREG: Amore.Angela?

SANTUZZA: Eh?

GREG: Barbra, Cindy, Diane.

SANTUZZA: Ma che cosa dici?

GREG: Sto ripassando l’alfabeto.

SANTUZZA: Ci hai messo anche il mio nome?

GREG: Sicuramente. Basta sapere dov’è.

SANTUZZA: D’altra parte di italoamericane come me non ce ne sono molte

GREG: Italoamericane? (Sfogliando). Santuzza. (Tra se). Le piace la cucina ma sol-

            tanto la sua e per lei mi chiamo Vito.

SANTUZZA:: Ma non mi chiedi come sto?

GREG: No, si vede che stai bene. ‘na rosa ‘e maggio.

SANTUZZA: Stai scherzando. Ti ho preparato ‘na tazzulella ‘e cafè.

GREG: Ah, ‘o cafè. Norma, non la pago per stare seduta.

NORMA: Se è per questo non mi ha ancora pagato e poi ho diritto ad una pausa

               sindacale di dieci minuti.

GREG: Ma se non lavora nemmeno da mezz’ora. (Norma si alza e distrattamente

            inizia a spolverare, con disgusto). Non può andare a spolverare da un’altra

            parte?

NORMA: Quante pretese. Va bene. (Esce da destra, entra Michelle).

MICHELLE: Cucu. Come stai?

GREG: Oh, Michelle. Bene, grazie.

SANTUZZA: Chi è quella?

GREG: Non te l’ho presentata? Che sbadato, è la ragazza di... Tom. Michelle, posso

            presentarti la ragazza di Vito? (Sottovoce).

MICHELLE: Buongiorno, lei è la ragazza di Vito?

SANTUZZA: Sì, e lei è la ragazza...

MICHELLE: Di Tom.

GREG: Già, di Tom, Michelle, volevi qualcosa?

MICHELLE: Cercavo un asciugamano.

GREG: In bagno, fattelo dare da...

MICHELLE: Greg?

GREG; Greg, già. (Michelle esce). Santuzza, cara, scusa ma mi è parso di vedere dei

            bagagli.

SANTUZZA: Sì, pensavo di fermarmi qua per un paio di giorni.

GREG: Stai scherzan... Cioè, volevo dire, non ricordo che ci fossimo accordati così.

SANTUZZA: Infatti è una sorpresa.

GREG: Splendido, ma non puoi fermarti qui.

SANTUZZA: Perchè no?

GREG: Perchè ho l’influenza. Una terribile e contagiosa influenza. Non posso man-

            giare niente delle cose buone che mi fai tu.

SANTUZZA: Come sei caro, ma non c’è problema. Proprio questa settimana ho im-

                      parato una ricetta di un brodino che farebbe resuscitare pure un caval-

                      lo.

GREG: Non mi fido dei brodini. Se tornassi in un altro momento, forse sarebbe me-

            glio per tutti e soprattutto per la tua salute.

SANTUZZA: Sei veramente dolce. Ho deciso, ti farò da crocerossina. Allora, dove mi

                      sistemo?

GREG: Vieni Santuzza, da questa parte, Nella camera per gli ospiti. ( Entra Charlie).

CHARLIE: Ma quella è la camera degli ospiti e volevo dormirci io con Maggie.

GREG: Non fa niente, Tom. (A parte). Ti prego, aiutami, ti pago.

CHARLIE: Trecento dollari?

GREG: Duecento.

CHARLIE: Vada per quattrocento.

GREG: Va bene. Santuzza cara, ti presento il mio amico ehm... Tom.

CHARLIE: Piacere, Tom.

MICHELLE: (Entrando). Tom, scusa, stavo cercando il fon. (Nessuno si volta).

                    Tom, sei diventato sordo?

CHARLIE: Tom, ti sta chiamando.

SANTUZZA: Come Tom?  Ma non è lui Tom?

MICHELLE: Ma no, lui è Greg.

CHARLIE: Già, io sono Greg e lui è... Vito.

MICHELLE: Come Vito?

CHARLIE: Charlie. Oh Dio, sì, è...

GREG: (Consulta l’agenda). Tom.

CHARLIE: Già Tom, ecco Charlie è la birra.

SANTUZZA: Ma che cosa state dicendo?

GREG: Santuzza... Mi sembri così pallida, non stai bene? Non sarà l’influenza?

SANTUZZA: Pallida? No, questa è solo la farina della pizza.

CHARLIE: Io vado a prendermi una birra. (Esce da destra).

GREG: Ho bisogno di una birra anch’io. Voi intanto fare pure conoscenza.

MICHELLE: Ma ci siamo già conosciute prima

GREG: Non fa niente, approfondite la conoscenza. (Esce da destra).

SCENA SESTA

Santuzza, Michelle poi Maggie e Charlie

SANTUZZA: Dunque lei è la ragazza di Tom.

MICHELLE: Oh sì, bel ragazzo vero?

SANTUZZA: Un po’ strano.

MICHELLE: Dice? (Pausa). Lei invece è la ragazza di Vito.

SANTUZZA: Già.

MICHELLE: Non lo conosco Vito.

SANTUZZA: Ma è l’amico di Tom, no?

MICHELLE: Ma no, l’amico di Tom si chiama Greg, l’ho conosciuto prima.

SANTUZZA: Greg? Io non conosco nessun Greg. Aspettate, che tengo un certo lan-

                      guore. Mi viene quando non riesco a capire le cose...

MICHELLE: Anch’io non riesco a capire. Tom era insieme a Greg.

SANTUZZA: No, Tom era insieme a Vito.

         (Suonano alla porta).

MICHELLE: Apriamo la porta?

SANTUZZA: Vada lei. Io tengo le mani sporche.

MICHELLE: Mi sono appena rifatta le unghie, non vorrei rovinarmele con la serra-

                     tura.

SANTUZZA: Prendetela con i denti.

       (Michelle apre. Entra Maggie).

MAGGIE: Oh, buongiorno.

MICHELLE: Cosa vuole?

MAGGIE: Io non vorrei disturbare, ma sa, stavo cercando, sempre se non disturbo,

                 ecco sì io stavo cercando, disturbo?

MICHELLE: Ma chi sta cercando?

MAGGIE: Il mio ragazzo.

MICHELLE: E chi sarebbe il suo ragazzo?

MAGGIE: Oh, il mio ragazzo, ecco sì, il mio ragazzo si chiama Charlie.

MICHELLE: Charlie? Qui non c’è nessun Charlie.

MAGGIE: Ma sì, lui abita qui, ne sono sicura, non è per contraddirla, però ne sono

                assolutamente sicura che abita qua.

MICHELLE: (A Santuzza). Lei lo conosce?

SANTUZZA: Chi? Non ho sentito cosa dicevate. Sto sbattendo le uova. ‘O Vito mio     

                      tiene l’influenza

MICHELLE: Niente, non importa.

                    (Entra Charlie).

SANTUZZA: C’è il suo ragazzo.

MICHELLE: Come?

SANTUZZA: C’è il suo ragazzo.

MICHELLE: Il mio?

MAGGIE: Oh no, lui è il mio di ragazzo, se non sono troppo di disturbo posso     

                 abbracciarlo?

CHARLIE: Maggie. Sei arrivata.

MAGGIE: Sì, sono un po’ in ritardo, sai il fatto è che ho avuto un problema con i

                 treni, ecco, sai, ero in ritardo, e l’ho perso, ecco.

CHARLIE: Sì, non importa.

SANTUZZA: Scusa Tom, dove è andato Vito?

CHARLIE: Vito? Se è il Vito che dico io è in cucina.

MAGGIE: Tom? Ma che cosa intende dire?

SANTUZZA: Ma sì, Tom, lui, il ragazzo di Michelle.

MAGGIE: Come? Come hai potuto farmi questo? (Scoppia a piangere).

MICHELLE: Come il mio ragazzo? (Entra Liz).

SANTUZZA: Ma sì, Tom no?

MICHELLE: Ah sì.

LIZ: Ehi, viso pallido,. sto cercando il mio Charlie.

MAGGIE: Come il suo Charlie?

LIZ: Charlie è il mio uomo, hai qualcosa in contrario bambola? Ti spezzo le corna.

MAGGIE: (Continua a piangere). Ma come hai potuto farmi questo?

CHARLIE: Ma non è come pensi tu. C’è un errore.

MAGGIE: Ma che errore. Mentre sono via tu fai le orge, ecco.

MICHELLE: Che scena disgustosa. Me ne vado anche perchè le lacrime fanno

                    aumentare l’umidità e mi si arricciano i capelli. (Esce a destra).

LIZ: Asciugati le orbite, zingara. (Esce anche lei).

MAGGIE: Maiale. (Fa per uscire a sinistra).

SANTUZZA: Lì ci dormo io.

MAGGIE: Pure la mia camera hai dato a questa. Ma quante donne avevi?

CHARLIE: Ma non ho mai avuto altre donne al di fuori di te.

MAGGIE: Sta zitto porco.

CHARLIE: Ma c’è un malinteso.

MAGGIE: No, sei tu che sei un porco, e adesso dove vado io a dormire? Mica vorrai

                che vada in albergo, vero?

CHARLIE: Ma che ne so io. Greg!

                 (Entra Greg).

GREG: Che c’è?

SANTUZZA: Greg? Ma che cosa dice quello?

GREG: E’ già ubriaco in pieno pomeriggio. Tu non sai quanto beve.Voleva dire Tom.

SANTUZZA: Tom?

GREG: No, Vito. Ecco, sì, Vito, mi fai confondere.

CHARLIE: Dove può dormire lei?

GREG: E che ne so io, è mica un albergo questo, sistemala da qualche parte in

            mansarda.

CHARLIE: Andiamo.

MAGGIE: E non mi toccare, porco. (Escono da destra).

SCENA SETTIMA

Detti più Sabrina

(Sabrina appare dalla porta di ingresso).

SABRINA: Greg, sono arrivata, Sorpresa!

(Greg si nasconde uscendo da destra).

SABRINA: Greg, Dove sei? E lei chi è?

SANTUZZA: Chi è lei piuttosto?

SABRINA: Se non le dispiace in questa casa le faccio io le domande.

                  (Entra Charlie con una birra).

CHARLIE: L’ho sistemata finalmente, e adesso cerchiamo di capirci un po’ di più.

SABRINA: Tu ancora qui stai?

CHARLIE: (Mentre gli va di traverso la birra). Sabrina? Ma non dovevi tornare mar-

                   tedì?

SABRINA: Sì ma c’e stato un cambiamento di programma: le due udienaze che avevo

                   a New York me le hanno spostate di qualche giorno e quindi sono venuta

                   a casa. Dov’è mio marito?

CHARLIE: Greg?

SABRINA: Certo. Greg.

SANTUZZA: Ancora? Ma di che Greg state parlando?

CHARLIE: Greg è andato di là. (Indica a sinistra).

SABRINA: Sicuro?

CHARLIE: Sicurissimo.

SABRINA: (Esce da sinistra).

SANTUZZA: Chi era quella?

CHARLIE: La moglie di Greg.

MICHELLE: Greg chi?

CHARLIE: Non importa. (Da destra entra Greg).

GREG: Aiutami Charlie, dobbiamo fare qualcosa. Ci mancava soltanto mia moglie.

            E’ sempre in giro per lavoro, ha udienze un po’ dappertutto e viene  a casa

            non più di dieci giorni all’anno. Proprio oggi doveva tornare?

CHARLIE: Ho un’idea. (Chiude a chiave la porta di sinistra). E adesso nasconditi.

GREG: Ma dove posso nascondermi? La casa è piccola.

SANTUZZA: Vito, chi era quella? E chi è Greg?

GREG: Quella? E’ una pazza, pazza completa e pensa che crede che io mi chiami

            Greg e che lei sia mia moglie.

SANTUZZA: Allora è per questo che tutti parlano di Greg?

CHARLIE: Sì, sai, è un gioco che facciamo. Ci Chiamiamo tutti Greg, a turno, per

                  prendere in giro quella donna. (Entra Michelle).

MICHELLE: Mi piacerebbe assaggiare Charlie.

CHARLIE: Assaggiare Charlie? Subito. (Le va incontro e la abbraccia).

MICHELLE: Mi lasci. Il vestito si rovina, e non mi tocchi, che mi graffia, mi rovina

                     il trucco. (Entra Maggie. Sulla porta vede la scena scoppia a piangere).

MAGGIE: Sei proprio senza pudore. (Esce).

MICHELLE: Io intendevo la birra Charlie, Greg.

SANTUZZA: Ah, Greg, la matta. Allora siete tutti d’accordo.

MICHELLE: D’accordo? Su che cosa?

CHARLIE: Oh niente, è un gioco che facciamo ogni tanto.

MICHELLE: Che gioco?

SANTUZZA: Il gioco è di far credere che lui si chiami Greg e che sia sposato.

MICHELLE: Ma lui si chiama Greg. Che gioco stupido. (Entra Liz).

LIZ: Fate giocare anche me.

GREG: Adesso non è il momento di giocare.

MICHELLE: E poi è un gioco poco divertente. Vado a farmi un Charlie.

LIZ: Ehi, bambola, tu non ti fai proprio nessun Charlie, hai capito?

MICHELLE: Ma ho sete.

LIZ: Non me ne frega niente. Ti spezzo il collo.

MICHELLE: Non mi tocchi. Poi mi restano i lividi.

LIZ: Lividi? Dopo che ti ho ripassato io ringrazierai se riuscirai ancora a vederteli i

       lividi. (Escono).

CHARLIE: E’ bello però sentirsi così ricercato.

GREG: Smettila di fare lo stupido, dobbiamo mandare via  tutte queste donne.

CHARLIE: Ci penso io. (Sabrina cerca di uscire dalla porta).

SABRINA: Greg! Greg! Aprimi, sei impazzito?

SANTUZZA: Perchè l’avete chiusa dentro?

GREG: Per sicurezza. Sa, a volte ha delle crisi ed è pericolosa. Bisogna starle lontani

            e soprattutto darle sempre ragione.

SANTUZZA: Ah sì?

CHARLIE: Anzi, faccia una cosa, si nasconda nelle altre camere di là, è meglio esse-

                   re lontani quando le apriremo.

SANTUZZA: Ha ragione.

GREG: Sai cara, potrebbe farti impazzire la maionnaise.

SANTUZZA: Hai ragione, scappo. (Esce da destra).

CHARLIE: Bene e adesso scappa, scappa che poi aggiusto tutto io.

GREG: Sì.

SCENA OTTAVA

Detti più Michelle

MICHELLE E SABRINA: Apritemi! (Continueranno ad urlarlo durante la scena).

GREG: E questa qui fuori chi è?

CHARLIE: Fai sentire? E’ una donna.

GREG: Da che cosa l’hai capito?

CHARLIE:  (Ridacchia). Dalla voce.

SABRINA: Apritemi.

CHARLIE: Un momento di pazienza, arrivo subito. Che faccio, apro?

GREG: Prima devo nascondermi. Non posso sopportare la presenza di un’altra

            donna. Ce ne sono già quattro.

CHARLIE: Cinque.

GREG: Perchè cinque?

CHARLIE: C’è anche Maggie.

GREG: E che mi frega di Maggie.

CHARLIE: A me frega molto, tanto più che è incazzatissima con me. Non fa altro

                  che piangere e non capisco nemmeno per quale motivo. Meglio bere.

.GREG: E’ che tu con le donne non ci sai fare ma adesso il problema è un altro.

             Dove mi caccio?

CHARLIE: Io al tuo posto lo sai che cosa farei? Intanto mi berrei una bella birra che

                  aiuta sempre a farsi venire buone idee.

GREG: Ne sei sicuro?

CHARLIE: Sono un grosso esperto in materia.

GREG: Va bene. Dammi la tua. (Beve).

CHARLIE: Allora? Ti piace la mia birra? ma non berla tutta che vorrei farmi venire

                 anch’io una buona idea.

GREG: Forse ho trovato un modo. Mi chiudo a chiave in bagno e dico che sto male e

            che non posso assolutamente uscire. Tu basta che mi copri e che mandi via

            tutte le donne.

CHARLIE: E se a qualcuno viene voglia di pisciare? Ho capito, lo mandi a cagare.

GREG: Tu cerca di mandare via tutte le donne.

CHARLIE: Va bene. Ah, fanno ottanta dollari.

GREG: Mercenario.

CHARLIE: Cento se vuoi anche che ti dia una buona idea.

GREG: Va bene, dimmi.

CHARLIE: Potresti uscire dalla finestra del bagno raggiungere quella delle scale e

                  da lì scappare.

GREG: Sei matto? Siamo al terzo piano.

CHARLIE: Una birretta e ti sembrerà di essere a pian terreno.

GREG: Dammi la tua. (Esce da destra, suonano alla porta, Sabrina chiama).

CHARLIE: E adesso? Proviamo ad aprire la porta. (Apre).

MICHELLE: Ciao, uomo.

CHARLIE: Io?

MICHELLE: Ne vedi altri qui intorno? Perchè non mi stringi tra le tue braccia?

                     Fammi sentire i tuoi muscoli. (Entra Maggie).

MAGGIE: Credo che potrei perdonarti se... (Scoppia a piangere). Porco. (Esce).

CHARLIE: Maggie, non è come pensi tu, sono innocente come un bambino.

SABRINA: Fatemi uscire.

CHARLIE: Che faccio? Io le apro cosa posso fare d’altro?

SABRINA: (Uscendo). Si può sapere cosa sta succedendo qui dentro?

CHARLIE: Ma che ne so io, anzi vado a prendermi una birra almeno forse riuscirò

                  a pensare a qualcosa. (Esce .Entra Santuzza).

SANTUZZA: Oddio la matta. Greg. Ha sentito? Greg.

SABRINA: Ma che cosa dice lei?

SANTUZZA: Ho detto Greg.

SABRINA: E perchè ha detto Greg? Ha qualche rapporto con Greg lei? (Entra   

                  Michelle).

MICHELLE: Ma sì, l’amico Di Tom, no? Suo marito. Quello che è appena uscito.

SABRINA: Quello non è Greg. Quello è Charlie.

MICHELLE: Charlie? Oh sì, Charlie, come la birra. (Entra Liz).

LIZ: Ehi manze, sto cercando Charlie, sapete dove è andato?

SABRINA: Ma se lo ha incrociato sulla porta.

LIZ: Bambola, non cercare di fare la furba con me, quello era Brian. Non starai 

       cercando di fregarmi il mio Charlie, spero? O devo ripassare le ossa sia a te che

       alla Tour Eiffel qui vicina?

MICHELLE: Dio quanti uomini ci sono in questa casa. Credo che non me ne andrò

                     più. (Durante queste battute, Greg apparirà fuori della finestra come

                     se camminasse sopra un cornicione).

SABRINA: Ma di che Charlie state parlando? Dell’alcoolizzato amico di Greg?

LIZ: Ehi, fettina fai attenzione a come parli perchè se ti metto le mani addosso poi

       con le tue ossa puoi giocare a Shangai.

SABRINA: Per prima cosa mi dica chi è lei e che cosa ci fa in casa mia.

SANTUZZA: Ehm, (Sottovoce a Liz). E’ matta, completamente matta e crede di

                      essere la moglie di Greg.

LIZ: Ma Greg chi?

MICHELLE: Greg? (Entra Maggie).

MAGGIE: Avete visto Charlie?

SABRINA: Un’altra che cerca Charlie?

MAGGIE: Ma io cerco il mio Charlie.

LIZ: Donna, dimenticati Charlie se vuoi vivere abbastanza a lungo per ricordarti il

       tuo nome.

MAGGIE: (Scoppia a piangere). Ma Charlie è mio.

MICHELLE: Charlie, Greg, Tom, oh Dio, che emozione.

SANTUZZA: Tutta questa gente. Ma per quanti devo cucinare? (Entra Charlie).

CHARLIE: Il bagno è vuoto.

LIZ: Riempilo tu.

CHARLIE: Ma no, è Greg... Tom... (Impacciato). Sì, insomma sono andati via tutti.

MICHELLE: Tutti chi?

CHARLIE: Ma che ne so io.

MAGGIE: Porco. (Gli da’ uno schiaffo).

CHARLIE: Ma Maggie. (Si avvede di Greg  fuori della finestra).

MICHELLE: Sto male. Ho bisogno d’aria. Vado ad aprire la finestra.

CHARLIE: No. (Si butta sul mobile per coprire la finestra).

LIZ: Bambolo, sei impazzito?

MICHELLE: Che scatto, e che passo felpato. Che uomo!

CHARLIE: Nessuno si avvicini alla finestra.

SANTUZZA: Ma sta male. Ha bisogno d’aria. 

SABRINA: Forza, aprite la finestra.

MAGGIE: Oh mio Dio, io non sopporto vedere la gente che sta male, mi fa venire

                 voglia di piangere.

LIZ: Basta così. Uomo, scendi dalla finestra e ti tiro giù per le corna. (Lo afferra e

       lo tira giù).

SABRINA: Allora, vediamo di capirci. Siamo in quattro qui dentro e io non ho an-

                   cora ben chiaro i rapporti che ci legano anche se ne ho un sospetto.

SCENA NONA

Detti più Norma

NORMA: Cinque.

SABRINA: Come dice?

NORMA: Dico che siamo cinque, a me non mi contate, sono una donna anch’io.

LIZ: Donna? E con questo? Se non stai zitta ti faccio diventare un paguro.

MICHELLE: Paguro? E’ un uomo un paguro?

SANTUZZA: Stia lontana cinque, io devo cucinare e lei è piena di polvere. Poi mi    

                      va nelle patate.

NORMA: Ma se non l’ho ancora tolta.

LIZ: Beh, allora non venga a spolverarsi proprio qua.

MICHELLE: Non parlate di polvere che si posa sul mio vestito, si rovina.

SANTUZZA: Per non parlare degli acari della polvere. mi disgustano solo a pen-

                     sarci. Lo avete mai visto un acaro? E chissà come si cucina.

MICHELLE: Se l’acaro è un uomo lo vorrei proprio incontrare.

SABRINA: Non siamo qua per parlare degli acari della polvere.

MICHELLE: Ma dov’è andato il mio Tom?

SANTUZZA: E chissà dove è andato il mio Vito.

SABRINA: E quel bastardo di mio marito allora?

SANTUZZA: Sì, sì, marito, Greg, vero Liz?

LIZ: Sì, marito. (Alle altre) E’ matta.

NORMA: Oh sì, marito.

LIZ: E chissà dove è finito il mio Charlie.

MAGGIE: (Scoppiando a piangere). Charlie è mio.

LIZ: Zitta, cofana.

MAGGIE: Non sto zitta, perchè ho ragione io.

LIZ: Zitta o ti spacco le corna.

MICHELLE: Chissà dove sono tutti questi uomini. (Entra Charlie).

CHARLIE: Scusate. Ho sbagliato camera, volevo andare in bagno o in cucina. Anzi,

                   volevo andarmi a comprare della birra perchè è finita, già, è finita e mi

                   è venuta sete.

LIZ: Ma se hai una borraccia di birra in mano, animale.

CHARLIE: Voglio dell’acqua.

SABRINA: No, Charlie, non andartene via. Credo tu possa spiegarci molte cose.

SANTUZZA: Ma come Charlie, se lui è Tom.

MICHELLE: Tom? Stai scherzando, lui è Greg.

SABRINA: No, Greg è l’altro suo degno compare.

LIZ: Volevo ben dire. Infatti lui è Brian.

MAGGIE: Tom, Greg, Brian, ma quanti nomi avevi, maniaco.

MICHELLE: Ciò che conta è che sia un uomo, tutto il resto è relativo.

LIZ: (Lo prende per un orecchio). Allora ci vuoi spiegare che cosa sta succedendo?

CHARLIE: Io non lo so.

MICHELLE: Chi volevi prendere in giro cambiandoti sempre il nome? Eri geloso di

                     Tom, vero? Ammettilo.

SANTUZZA: E magari lo eri anche di Vito.

CHARLIE: No, io.

MAGGIE: Charlie.

LIZ: E non chiamarlo più Charlie, pinguina.

MAGGIE: Perchè mi hai fatto questo?

NORMA: Lo dicevo io che la faccia di quello non mi piaceva per niente.

CHARLIE: Ma guardati la tua, piuttosto.

SABRINA: Allora, vuoi dirci tutta la verità?

MICHELLE: Torturiamolo, divertiamoci un po’.

CHARLIE: Ma io non c’entro niente. sono una vittima.

SABRINA: Sentilo il poverino. Non pensavo avessi un cervello criminale così acuto

                  da riuscire a combinare un casino del genere.

CHARLIE: ma che casino.

NORMA: A me quello non è mai piaciuto.

MICHELLE: Io me lo farei lo stesso.

CHARLIE: Va bene, vi dirò tutta la verità. Ecco, il fatto è che Tom, Greg, Vito,

                 Henry...

SABRINA: Henry chi?

MICHELLE: Finalmente c’è anche un uomo per me, tutto per me. Guai a chi me

                     lo tocca, il nome l’ho sentito per prima io.

NORMA: Ce n’è anche uno per me?

CHARLIE: Ma sì, William. Ho dimenticato nessuno? Ditelo se ne volete altri.

LIZ: Charlie.

MAGGIE: Porco. (Scoppia a piangere).

CHARLIE: Ma sì, anche Charlie, sono tutti in bagno.

DIANE: E cosa fanno in bagno tutti insieme? Si stanno facendo belli?

CHARLIE: Vi stanno aspettando. (Escono tutte da destra). Andate. (Chiude a chia-

                  ve la porta). Greg, dove sarà finito? (Guarda dalla finestra). Non c’è in

                 strada. Buon segno, fosse spiaccicato per terra di qua si vedrebbe. Devo

                 sedermi un attimo. No, la cucina è di là e non posso andarmi a prendere

                 una birra. (Si siede di faccia al pubblico. Si apre la porta di ingreso).

                 Greg, sei tu, vero?

SCENA DECIMA

Greg e Charlie

GREG: Sì. Dove sono le ragazze?

CHARLIE: Che ti è successo?

GREG: Non c’è tempo. Dove sono?

CHARLIE: Le ho chiuse in bagno.

GREG: Grande.

CHARLIE: Mi sembri ancora tutto intero. Com’è andata?

GREG: E’ una storia lunga. Stavo per cadere ma sono riuscito ad aggrapparmi al cor-

            nicione e a braccia ho raggiunto la finestra del signor Nunn. Era l’unica aper-

            ta in tutto il piano. Esattamente dall’altra parte del palazzo. E il signor Nunn

            era presente e scambiandomi per un ladro mi ha mollato un cazzotto.

CHARLIE: Accidenti.

GREG: Senti Charlie, ho deciso. Parto immediatamente per la Giamaica. Starò là

            qualche giorno. Non c’è tempo da perdere.

CHARLIE: E di tutte queste che ne faccio?

GREG: Fra un po’ capiranno tutto e se mi trovano sarò un uomo morto.

CHARLIE: Sì ma io che ne faccio di loro?

GREG: Le cacci, tanto tu non c’entri niente in questa storia.

CHARLIE: Ogni cosa ha il suo prezzo.

GREG: In questi giorni avrai la casa tutta per te.

CHARLIE: Aggiungici mille dollari e buona fortuna, amico.

GREG: Anche a te. (Apre la porta ma poi rientra subito). Oh no, sono in trappola.

CHARLIE: Che succede?

GREG: E’ una disgrazia troppo grande.

CHARLIE: Non parti più?

GREG: Signore aiutami e non dire a nessuno che sono qui dentro. (Esce a sinistra).

SCENA UNDICESIMA

Tutti

(Tutte le donne rientrano dalla porta d’ingresso).

SABRINA: Vieni fuori subito, ubriacone. Apri, non fare il vigliacco.

MICHELLE: Prenderci in giro in quel modo. Dirci che la casa era piena di uomini

                     e invece non ce n’è nessuno.

MAGGIE: Io voglio il mio Charlie.

NORMA: Oltretutto è scappato senza neppure pagarmi per tutto il lavoro che ho

                fatto.

SANTUZZA: Non ce la faccio più. Tante emozioni tutte insieme. Se facessi la ma-

                      ionnaise adesso mi impazzirebbe di certo.

LIZ: Guarda che buttiamo giù la porta se non ci apri.

MAGGIE: Fallo per me, amore, e ti perdono tutto.

MICHELLE: Potremmo provare ad attirarlo fuori con un’esca. Io se volete mi offro

                     volontaria. Sono pronta al sacrificio.

SABRINA: Ma che sacrificio. Non ce n’è bisogno.

MICHELLE: Peccato.

SANTUZZA: Ma che facciamo adesso?

SABRINA: Non importa. Possiamo anche lasciarlo là dentro, ciò che conta è trovare

                  Greg, mio marito. (Greg e Charlie passano sul cornicione).

MICHELLE: Già, suo marito, sì, suo marito. (Alle altre). Datele ragione.

SANTUZZA: Ma certo, suo marito.

LIZ: Ma chi è Greg?

SANTUZZA: Oh no, non sarà impazzita anche questa. Meglio darle ragione.

MICHELLE: Ma non è Greg quello che beve tanto?

LIZ: Ma no, vi ho già detto che quello è Brian. Certo che siete delle belle caprone. E’

        Brian, l’amico del mio Charlie.

MAGGIE: Ancora con questa storia? Charlie è mio.

LIZ: Ma questa nessuno l’ha ancora liofilizzata?

SANTUZZA: A me pare che quello che beve molto sia Tom, l’amico di Vito.

MICHELLE: Ma cosa dici? Il mio Tom non beve mai. E’ un salutista lui.

SANTUZZA: Chi Tom? Non lo conosci proprio allora, povera illusa.

MICHELLE: Se dici che Tom beve molto è perchè non hai visto Greg.

MAGGIE: Non toccate il mio Charlie.

LIZ: La strozzo. La faccio carne per maiali.

NORMA: Scusate se mi intrometto, ma c’è una cosa che non ho capito bene.

MICHELLE: Se vuoi un uomo anche tu, scordatelo. Non ce ne sono più di disponi-

                     bili ormai. Sei arrivata troppo tardi.

NORMA: Io non voglio nessun uomo. C’è solo una cosa che vorrei chiarire e poi me

                ne torno a fare pulizia perchè di voi ne ho abbastanza. Sono quasi più sim-

                patici gli acari della polvere. Allora, Tom, Greg, Charlie, Brian, Vito. So-

                 no cinque uomini ma io in questa casa finora ne ho visti soltanto due. Gli

                 altri dove sono?

SABRINA: (Fra sè). Finalmente qualcuno inizia a capire.

MICHELLE: Certo che ne hai visti solo due. Tom e Greg.

MAGGIE: E Charlie.

SANTUZZA: Ma no, Tom e Vito.

LIZ: Che io sappia dovrebbero esserci Charlie e...

SABRINA: Brian.

LIZ: Centrato il bersaglio bambola.

NORMA: Ecco, vedete, ne avete visti due a testa. I soli due che c’erano in questa ca-

                sa. Mi sa che quei due vi hanno prese tutte in giro.

MICHELLE: Ho come l’impressione che la donna abbia ragione. Ho bisogno di

                      bere.

LIZ: Se è così spero proprio che quei due come si chiamano non mi capitino sotto le

       mani perchè altrimenti gioco a shangai con le loro ossa.

SANTUZZA: Che rabbia, mi piacerebbe proprio averli davanti per ridurli come due

                      mozzarelle.

MAGGIE: Sono sicura che il mio Charlie mi saprà dare una spiegazione.

LIZ: In mancanza di meglio quasi quasi mi faccio fuori quella. E’ pur sempre una

        soddisfazione.

MICHELLE: Smettetela di litigare. Piuttosto dovremmo organizzarci e prendere quei       

                     due.

SABRINA: Venite di là in cucina. Pianificheremo le nostre mosse.

TUTTE: D’accordo. (Escono tutte tranne Sabrina).

SCENA DODICESIMA

Greg e Charlie.

(Entrano da sinistra).

GREG: Chissà cosa combineranno di là.

CHARLIE: Boh, basta che non si bevano tutta la birra.

SECONDO  TEMPO

 

                 

SCENA PRIMA

Sabrina, Liz, Michelle, Santuzza poi Maggie e Norma

SABRINA: Allora avete capito bene tutte?

LIZ: Certo bambola. Ma sei sicura che il tuo piano funzionerà?

SABRINA: Certo che sono sicura. Greg voleva avere tante donne? Le avrà.

MICHELLE: Tradirmi in quel modo. Proprio a me. Io che ero la sua preferita. Me lo

                     diceva sempre.

LIZ: Chiudi il becco Monna Lisa. Ero io la sua preferita.

SANTUZZA: A me diceva sempre che mi avrebbe anche regalato una pizzeria per

                      farmi felice. E’ stato questo a farmi innamorare di lui. Una pizzeria

                      fa sempre comodo al giorno d’oggi.

SABRINA: Ci ha prese in giro tutte.

MICHELLE: Adoro farmi prendere in giro da un uomo.

LIZ: Era meglio spaccargli le corna subito e non parlarne più.

SABRINA: Ma non capite? Voleva avere tante donne per casa? Una al giorno? A-

                  desso potrà averne quattro tutte insieme.

NORMA: (Entrando). Cinque.

SABRINA: E va bene, cinque.

NORMA: Non dimenticatevi che sono anch’io una donna.

LIZ: E va bene. Cinque con Mary Poppins.

SANTUZZA: Certo che anche tu, dover vivere con un uomo così.

SABRINA: Crederete mica che anch’io in questi anni sia rimasta solo a guardare.

MICHELLE: Vuoi dire che anche tu hai un’agenda come la sua? Incredibile. Hai

                     qualche indirizzo?

NORMA: Fammi capire: tu sai delle avventure di tuo marito e quindi lui sa... Io da

                questa casa non me ne vado più. E’ meglio di Beautiful.

SANTUZZA: A proposito, dov’è finita Maggie? Non sarà mica morta?

SABRINA: No, è a letto. Ha avuto una giornata molto pesante oggi, ed è andata a ri-

                   posarsi. La capisco. Vivere con Greg è difficile ma con Charlie è addirit-

                   tura eroico. Poverina.

MICHELLE: Quindi qual’è il tuo piano?

SABRINA: E’ semplice. La vendetta deve essere mirata, crudele, e fatta su misura,

                    perciò ditemi innanzitutto cos’è che vi ha colpito di Greg.

SANTUZZA: Beh, insomma, Greg è ‘nu bravo quaglione, tiene uno sguardo da guap-

                      po e i baffetti da sparviero.

SABRINA: Greg non è un bravo quaglione, è vanitoso.

MICHELLE: E’ affascinante, dolce e a un naso importante come Charles De Gaulle.

SABRINA: E’ falso e bugiardo.

LIZ: E’ un bufalo, è un tornado di passione e ti sconvolge...

SABRINA: E’ opportunista e approfittatore.

MICHELLE: Vanitoso, falso, bugiardo, opportunista e approfittatore: mi piace.

NORMA: E’ anche spilorcio: non mi ancora nemmeno dato un dollaro.

SABRINA: Tutto vero, ma non abbiamo ancora toccato il suo punto debole: l’ego.

                   Greg ha un ego talmente grande che se fosse commestibile avremmo

                   risolto la fame nel mondo. Il nostro obiettivo dovrà quindi essere quello

                  di sgretolare, erodere, distruggere l’egocentrismo di Greg.

SANTUZZA: Ch’ aggia fa?

SABRINA: E’ molto semplice. Non dobbiamo fare nulla. Semplicemente vivere qui

                   tutte insieme per qualche giorno. Basterà essere normali e sarà sufficien-

                   te a rendere la vita impossibile a quei due.

LIZ: E va bene, io ci sto, dolcezza.

MICHELLE: Sono d’accordo anch’io. Facciamogliela pagare. Je te plumerai la tete.

SANTUZZA: Piano piano però.

MICHELLE: Io sono disposta a tutto.

NORMA: E io che gli ho anche pulito il cesso.

SABRINA: Vedrete che potrà resistere al massimo una settimana.

LIZ: E se non sarà sufficiente questo ad insegnargli a vivere, lasciatemelo per

       due ore.

MICHELLE: No, lasciatelo a me.

LIZ: Gli spezzo le alette e ne faccio un boomerang.

MICHELLE: Così poi non potrà più scapparmi.

SABRINA: Smettetela. Possibile che cinque donne non possano stare dieci minuti

                   da sole in una camera senza cominciare a discutere tra loro?

MICHELLE: Zitte. Mi sembra di sentire delle voci. Credo siano loro che stanno tor-

                     nando.

SABRINA: Il gioco comincia, allora.

SCENA SECONDA

Detti più Greg e Charlie poi Maggie.

(Entrano Greg e Charlie).

GREG: Ciao. Siete ancora tutte qua, vedo.

SANTUZZA: Certo. E’ così pericoloso camminare per Los Angeles e poi qui c’è

                      così tanto posto che abbiamo pensato di fermarci tutte qua.  

GREG: Tutte qua? Mi piacerebbe davvero tanto se vi fermaste tutte qua, solo che

            temo non ci sia posto per tutti. Perciò per non fare torti a nessuno, fuori

            tutte quante.

CHARLIE: (Da fuori). Potremmo metterci tre per letto.

SABRINA: Cosa?

CHARLIE: Mi è anche passata la sete.

SABRINA: Nessuna dormirà con te.

SANTUZZA: Non guardare me, io devo andare a cucinare. (Esce).

LIZ: Ho il sonno molto agitato, guerriero. Ho bisogno di spazio. (Esce).

NORMA: Io dove dormo?

CHARLIE: (Da fuori) Al museo degli orrori.

NORMA: Ubriacone.

MICHELLE: Ecco, io...

SABRINA: Michelle. Andiamo. (Esce).

MICHELLE: Mi piange il cuore ma non posso. (Esce).

GREG: Ecco, complimenti, hai visto? Adesso così mi toccherà dormire con te.

CHARLIE: Ho tanto bisogno di una birra. (Escono. Entra Maggie).

MAGGIE: Charlie! Charlie, dove sei? Oh, mi scusi, ha visto il mio Charlie per caso?

NORMA: Quel vagabondo? E’ uscito di là, è andato sicuramente a farsi una bionda.

MAGGIE: Chi, il mio Charlie? Ma allora va proprio con tutte, quel porco.

NORMA: E’ un uomo, no? Anche il mio povero marito faceva così. Per il dispia-

                cere mi ha quasi portato alla tomba. Ma poi mi sono salvata.

MAGGIE: E come ha fatto?

NORMA: E’ morto lui. Infarto.

MAGGIE: ma io non voglio che il mio Charlie muoia.

NORMA: Sarebbe un bene per l’umanità. Ma capisco che gli vuoi bene. L’amore è

                 proprio cieco e quando tira la sua freccia ha una mira di merda.

MAGGIE: Che cosa posso fare?

SABRINA: (Entrando). Mi sembrava di sentire delle voci. Cosa ci fate qua?

MAGGIE: Dov’è il mio Charlie?

SABRINA: Maggie, Maggie.

MAGGIE: Non lo dovete toccare, hai capito?

SABRINA: Non ti preoccupare, non ho nessuna intenzione di farlo.

NORMA: E chi lo tocca quello? Forse gli spazzini se lo dimenticano accanto a un

                cassonetto.

SABRINA: Lei non ha niente da fare da qualche altra parte?

NORMA: No, mi diverto così tanto qua.

SABRINA: Per favore.

NORMA: Ecco, è sempre così. E’ dura la vita per una donna delle pulizie. (Esce).

SABRINA: Maggie, non so cosa ci trovi in Charlie.

MAGGIE: Gli voglio bene. Solo che lui a quanto pare corre dietro a tutte quelle che

                 incontra.

SABRINA: Ma non le prende mai.

MAGGIE: Ma la colpa è tutta di tuo marito, cioè di Greg, è lui che lo porta sulla

                 cattiva strada.

SABRINA: E’ che tu sbagli tattica. Con gli uomini bisogna fare come con gli asini.

                  Un po’ di carota e un po’ di bastone. Facciamo un patto. Tu ci aiuti a da-

                   re una bella lezione a Greg e noi ti aiutiamo a dare una bella lezione a

                   Charlie.

MAGGIE: Però senza fargli troppo male.

SABRINA: Non sentirà niente. Anzi, non se ne accorgerà neppure. La guerra è

                   iniziata e ti assicuro che non durerà molto.

SCENA TERZA

Tutti tranne Maggie e Norma.

(Pare la musica. Entra Greg, si avvicina a Sabrina, lei gli si avvicina con fare sexy ma lo spinge via. Entra Santuzza con un pasticcino e glielo schiaccia sulla fronte. Entra Liz, gli avvolge una sciarpa attorno al collo e poi finge di strozzarlo. Entra Michelle con un bicchiere, Greg si avvicina e lei gli vuota il contenuto del bic-

chiere sulla testa. Entra Charlie, si avvicina a Greg La musica finisce).

CHARLIE: Piove?

GREG: Sono tre giorni che mi torturano così. Mi seducono e poi quando mi avvicino

            mi respingono. Ho bisogno d’aria. (Esce).

CHARLIE: Anch’io non ne posso più. Ho bisogno di bere. (Esce).

(Musica. Rientra Sabrina e fischia. Entrano Norma, Michelle, Liz e Santuzza e si

allineano con fare militare. Sabrina si congratula con loro. Poi un segno di trion-

fo ed escono tutte. Finisce la musica).

SCENA QUARTA

Charlie, Greg poi tutti.

GREG: C’è... nessuno?

CHARLIE: (Entrando). E’ il cielo che ti manda, Greg. Non ce la faccio più. Altri

                   dieci giorni come questi che sono appena passati e io muoio.

GREG: Che cosa è successo ancora?

CHARLIE: Non solo siamo costretti a dormire insieme in mansarda ma prima sono

                  entrato in camera ed ho trovato due di quelle donne che mi stavano

                  rifacendo il letto. Erano anni che nessuno rifaceva quel letto.

GREG: Me se sono accorto.

CHARLIE: Io adoro dormire tra le lenzuola stropicciate e quelle coperte che sanno

                  di vissuto.

GREG: Beato te che riesci ancora a dormire. Il mio armadietto dei profumi in

            bagno...

CHARLIE: Non l’ho mai usato.

GREG: E si sente. Comunque è pieno zeppo di cosmetici.

CHARLIE: (Lo annusa). Sei stato con una donna?

GREG: No, è che non mi sono accorto che dove per anni c’è sempre stato il mio do-

            pobarba, adesso c’è un flacone di detergente per l’igiene intima.

CHARLIE: Che schifo. E tra l’altro io non trovo più nemmeno la carta igienica.

GREG: E’ al suo posto.

CHARLIE: E chi ce l’ha messa al suo posto? Già. Ecco perchè non riesco più a

                  trovare niente. Non può più andare avanti così. Mi hanno anche na-

                 scosto la birra e me ne tirano fuori solo una lattina al giorno. Greg, fai

                qualcosa.

GREG: Io non mi arrendo.

CHARLIE: Certo è facile per te. Tanto al pomeriggio sei in studio. Sono io quello

                   che è a casa tutto il giorno. Avanti, fammi una domanda sulla vita

                  privata di un qualsiasi attore di Holliwood. So tutto. Conosco a memo-

                   ria anche i nomi di tutti i mariti di Liz Taylor.

GREG: Guarda che non è facile neppure per me: oggi sono andato a mangiare con

            Priscilla, la segretaria del capo. Quando mi sono avvicinato per baciarla mi

             sono visto davanti... l’armadietto dei profumi pieno di cosmetici e non ce

             l’ho più fatta. Io ho una reputazione da difendere e se continua così sono

             rovinato. (Si avvicina alla scrivania). Guarda. C’è della crema anche qui.

             Hanno macchiato tutto il mio lavoro. Ma chi è stata?

CHARLIE: Sono state sicuramente loro. Chi vuoi che sia stato? E’ per logorarti psi-

                  cologicamente. Io non mi sono mosso dalla mia camera, tranne quando

                  sono andato in cucina a farmi un hamburger. Le donne non conoscono

                  l’importanza delle cose degli uomini. Avranno usato il tuo lavoro come

                 asciugamano mentre si truccavano. Così non dovevano lavarlo.

GREG: Non ci posso credere.

SANTUZZA: (Entrando). Sei arrivato finalmente. Mezz’ora di ritardo. Non potevi

                      avvisare? Eravamo in ansia per te. La pasta si è anche scotta ed è ri-

                      masta una fetenzia. Ma tanto tu te la mangi lo stesso.

GREG: Brucia. Ho avuto un impegno. Non ho pensato di telefonare.

SANTUZZA: Già, tanto tu te ne sbatti. A casa ci siamo noi ad essere in pensiero

                      per te. Il signorino è fuori tutto il giorno a divertirsi.

GREG: Senti Santuzza.

SANTUZZA: Hai fatto anche diventare freddo il polpettone che avevamo fatto

                      apposta per te. Ma mo te lo mangi lo stesso.

GREG: Ho mangiato due hamburger per la strada, non ho proprio voglia.

SANTUZZA: Ah sì, non hai voglia. Liz è stata tutto il giorno ad impastare la car-

                     ne con le sue mani per te. Quando saprà che non lo vuoi mangiare

                     non sarà affatto contenta.

GREG: Non me ne frega niente. Anzi, a proposito, chi è che è venuto a rifarsi il

            trucco sul mio lavoro? Guarda, è sporco di crema.

SANTUZZA: A me quella sembra maionnaise.

GREG: Non è possibile. Solo un idiota si metterebbe a mangiare la maionnaise sul

            mio tavolo da lavoro.

SANTUZZA: Charlie ne sai qualcosa?

CHARLIE: Io no.

SANTUZZA: Pensaci bene, prima che arrivi Liz e te lo chieda lei.

CHARLIE: Passavo di lì per caso, mica l’ho fatto apposta.

LIZ: (Entrando). Che succede qua dentro?

CHARLIE: Sono stato io.

SANTUZZA: Greg diceva che...

GREG: Non vedo l’ora di mangiare il tuo polpettone. (Va verso la cucina).

LIZ: Fermo lì, vitello. Togliti le scarpe per entrare. Abbiamo appena pulito il pavi-

       mento. Non vorrai lasciarci le sue pedate. Di fianco al letto ti abbiamo messo

       le pattine. Sei pregato di usarle.

GREG: Le pattine no.

CHARLIE: Hanno anche messo i centrini sotto i posacenere.

NORMA: (Entrando). E la prossima volta che va in palestra è pregato di non appal-

                lottolare la maglia sudata e non metterla tra la roba pulita. Maiale.

SABRINA: (Entrando). E quando prendi una camicia pulita non è il caso che le stro-

                   picci tutte. Tanto non sei tu che stiri, no? Porco.

CHARLIE: Greg, sei un maiale.

SANTUZZA: Guarda che ce n’è anche per te. Quando fai la pipì sei pregato di

                    centrare il buco. Sai quanti microbi si annidano in una tazza? Scrofone

MICHELLE: (Entrando). E quando usate l’armadietto dei profumi in bagno, siete

                      pregati di non mettere tutto fuori posto altrimenti non si trova più

                      niente. Qualcuno ha preso anche il mio flacone di crema solare.

CHARLIE: Non era dentifricio?

GREG: Senti Sabrina, parliamo un attimo.

SABRINA: Stai lontano che ti puzza l’alito.

GREG: Santuzza.

SANTUZZA: Ho una terribile emicrania.

GREG: Michelle?

MICHELLE: Non avvicinarti. Mi sono appena fatta le unghie.

GREG: Liz.

LIZ: Un po’ di dignità, accidenti.

GREG: Mamma! (Esce).

SABRINA: E tu? Che cos’hai da guardare?

CHARLIE: Potrei avere una birra?

LIZ: Vattela a prendere. Ce n’è una in frigo.

CHARLIE: Grazie (Esce).

NORMA: E non lasciare la lattina vuota in giro, va bene?

SANTUZZA: Mi sembrano sull’orlo di una crisi di nervi.

CHARLIE: (Entra con la birra. Dall’altra entra Maggie). Maggie.

MAGGIE: Stammi lontano, porco. E smettila di bere.

CHARLIE: Va bene, il tempo di finire la bottiglia.

MAGGIE: Non mi toccare.

GREG: (Da fuori). Charlie!

CHARLIE: Mi chiama. In questo momento ha tanto bisogno di me. (Esce).

SCENA QUINTA

Tutti tranne Greg , e Charlie

SABRINA: Avanti, Maggie non fare così.

MAGGIE: Non so più cosa fare con quello. Io cerco di essere carina e gentile con lui

                 ma mi tratta così male.

SABRINA: E’ proprio quello il problema. Con gli uomini non bisogna mai essere ca-

                   rine e gentili.

LIZ: Già. Gli uomini sono come i tori. Vanno presi per le corna, ehm, per il collo e

        sbattuti per terra e poi li tieni giù finchè non hanno neanche più il fiato per urla-

        re. In quel momento sono davvero tuoi.

MAGGIE: Ma come faccio? Lui è più forte di me.

LIZ: Basta che lo prendi con una tecnica di guerriglia arrivandogli da dietro. Ricor-

       dati sempre il mio motto. Chi picchia per primo picchia due volte.

MAGGIE: Oh, non me lo dimenticherò.

MICHELLE: Devi anche stuzzicare la sua fantasia. Con un po’ di mistero. L’uomo

                     adora il mistero. Ogni volta devi essere una persona diversa, una don-

                     na del mistero. Non devi mai fargli capire quello che pensi veramente.

                     Così lo farai impazzire.

MAGGIE: Ma a lui non gliene frega niente di capire. Anzi, alla quarta birra non ca-

                 pisce più nemmeno quello che gli dico.

MICHELLE: Devi aiutarlo con un look adatto. Anche l’occhio vuole la sua parte, e

                     che parte. Devi farti guidare dall’istinto. Il mio istinto non sbaglia mai.

                     E poi in fondo a te piace Charlie, Charlie è un uomo e quindi a te

                     piacciono gli uomini. E di uomini è pieno il mondo. Morto un Papa se

                    ne fanno altri cento. Anzi, duecento.

MAGGIE: Ma io voglio solo lui, non me ne frega niente degli altri cento anzi due-

                 cento.

MICHELLE: Ho alcuni vestitini da primo appuntamento. Quelli non falliscono mai.

                     Se suoi te ne presto uno.

SABRINA: Non credo sia il caso Michelle.

MICHELLE: E’ vero. In fondo il miglior vestito sono due gocce di profumo.

SANTUZZA: Ma che ammazziamo, ma che profumo. Quando la pancia è piena

                     ogni cosa può essere quella giusta. Gli uomini vanno presi per la gola

                     con degli intingoletti e delle salsine e io ho ricette per ogni occasione.

                     Ho anche una collezione di peperoncini che farebbero resuscitare un

                     morto.

SABRINA: Tutto questo non è assolutamente necessario. In fondo ciò che conta è

                   soltanto la sicurezza. Devi sapere che gli uomini adorano le donne in

                   carriera, indipendenti, quindi devi essere più sicura in te stessa e poi

                   vedrai che tutto si sistemerà.

MAGGIE: Ma io sono sicura.

TUTTE: Eh?

MAGGIE:  cioè, abbastanza. Voglio dire il fatto è che a volte vorrei soltanto, ecco,

                  a volte non mi piaccio del tutto.

NORMA: Sei sicura di voler conquistare quel vagabondo?

MAGGIE: Non è un vagabondo. E’ solo un po’ confuso, ha bisogno di avere una

                 pesona vicino. E quella persona sono io.

NORMA: E va bene. In fondo ognuno sceglie di che morte morire. D’altra parte

               quel vagabondo non mi sembra un cattivo ragazzo. Ha ragione Santuzza,

               il modo migliore per conquistare un uomo è una bella cena. Si sa che

               quasi sempre il cuore degli uomini passa attraverso il loro stomaco e fini-

               sce dove io pulisco. Ragazze, perchè non le diamo una mano? Organizzia-

               mole una bella cena a lume di candela. Anche con quel porco di mio mari-

               to ha funzionato. Anche troppo. Mi portava fuori a cena anche tre volte

               alla settimana. E sempre nello stesso ristorante, allo stesso tavolo.

MICHELLE: Che scena romantica. E poi?

NORMA: E’ scappato con la cameriera.

LIZ SABRINA E SANTUZZA: Oh.

SABRINA: Mi sembra una buona idea quella della cena. Allora, ragazze, le voglia-

                  mo dare una mano ad organizzare una cenetta con i fiocchi?

SANTUZZA: Non aspettavo altro. Ho un sacco di cose buone da preparare. Andia-

                      mo ai fornelli. (Consegna i cappellini).

NORMA: E a me?

SANTUZZA: Ah già. (Gli da uno spazzolone da cesso).

LIZ: Bene, lo prenderemo per le corna... cioè, per la gola.

MICHELLE: Trasformeremo questa stanza nel “Chez Maxime”. Che emozione.

                     Stiamo per conquistare un uomo.

MAGGIE: Io lo devo conquistare. Non fare scherzi.

MICHELLE: E’ lo stesso, no?

MAGGIE: No.

MICHELLE: Sarebbe bene che anche Charlie riuscisse ad essere un po’ più raffi-

                     nato, elegante, insomma, ad avere un po’ più di fascino.

SABRINA: Greg è un maestro in questo. Sarà lui a convincerlo. E sarò io a convin-

                   cere lui a farlo.

LIZ: Avanti, allora, diamo inizio alle danze.

SCENA SESTA

Detti.

(Parte la musica. Tutte le ragazze in scena, durante la sequenza daranno una serie di consigli a Maggie sul comportamento da tenere durante la cena. Entreranno una

prima volta portando le varie portate della cena, poi le porteranno vari abiti tra

cui scegliere. Entreranno poi con la ceretta e porteranno fuori Maggie).

MAGGIE: La ceretta no.

SCENA SETTIMA

Michelle e Santuzza, Maggie, poi Charlie e Greg

MICHELLE: (Da fuori). Allora, questo sarà il tocco finale. (Entra Charlie).

MAGGIE: Ma siete sicure che non farà male?

SANTUZZA: Non ti preoccupare. E’ una cosa nuova. Ho visto la pubblicità in

                      televisione. Non sentirai assolutamente niente.

LIZ: Avrai due gambe da sogno.

MAGGIE: Ne sei sicura?

MICHELLE: Assolutamente. Lo farai impazzire.

MAGGIE: No, davvero, posso sempre mettere una gonna lunga.

SANTUZZA: Insomma, basta protestare.

LIZ: Per dimostrarti che è indolore magari poi la faremo anche a Greg.                     

MICHELLE: Avanti, per prima cosa dobbiamo mettere questa bella cremina gialla.

                     Questa fa più schifo del solito.

SANTUZZA: Avanti, Maggie. Lo facciamo per il tuo bene. In effetti sembrano uova

                      marce.

LIZ: Anche l’odore non è granchè. (Charlie va a curiosare dalla porta). 

CHARLIE: Che prufumino. State cucinando qualcosa di buono?

MICHELLE: Vai fuori da questa stanza immediatamente.

CHARLIE: Cos’è, maionnaise? Che fame. Me ne date un po’?

LIZ: Vuoi della majonnaise? Quella majonnaise?

CHARLIE: Vorrete mica mangiarla tutta voi?

LIZ: Va bene, Charlie, eccotela la tua majonnaise.

CHARLIE: Ci sono anche delle cipolle?

LIZ: Charlie, per favore, perchè adesso non te ne vai?

CHARLIE: Niente cipolle?

LIZ: Vai a prenderti una birra per favore.

CHARLIE: Ti ho sentita. Siete tutti testimoni. Ha detto che potevo bere qualche

                  birra.

SANTUZZA: Ha detto una birra. E adesso vattene.

MICHELLE: Non vedi che siamo nel bel mezzo di una operazione della massima

                     importanza?

CHARLIE: Certo che come cucina Santuzza...

SANTUZZA: Sparisci.

CHARLIE: Va bene. Comunque nel cheesburger ci va anche il formaggio.

LIZ: Se apri ancora la bocca te lo facciamo a te l’hamburger, sul petto.

GREG: Che succede?

CHARLIE: Le donne stanno cucinando.

GREG: Cosa?

CHARLIE: Avanti, vai a vedere. (Greg si affaccia).

GREG: Avete deciso di scannarvi a vicenda?

MICHELLE: Pensate anche voi quello che penso io?

SANTUZZA: Prendiamolo. (Lo inseguono. Greg scappa. Escono tutti. Entra Sa-

                     brina. Si sente Greg urlare ).

SCENA OTTAVA

Sabrina, Liz, Norma, Michelle, Santuzza.

SABRINA: (Entra). Allora, siete pronte? Tovaglia! (Si muoverà come un maitre. A

                  suon di musica Norma, Michelle, Liz e Santuzza  porteranno in scena e

                  metteranno sul tavolo, le cose che Sabrina dirà). Piatti... Bicchieri...

                  Posate... Candele... (ecc.)

SCENA NONA

Charlie, Greg, poi Maggie.

CHARLIE: (Entra). Greg! Greg!

GREG: Non dire niente.

CHARLIE: Senti, Greg.

GREG: Ti ho detto di non dire niente. E’ già stato abbastanza umiliante così.

CHARLIE: Hai visto?

GREG: Certo che le ho viste, sembravano un esercito e tutte contro di me. E’ stato

            terribile, mi sento così implume, praticamente nudo.

CHARLIE: Lascia perdere la storia della ceretta (Gli da una pacca sul petto).

GREG: Ahia, sei impazzito? Non provare mai più a toccarmi nel giro delle prossime

            48 ore, fa tutto quello che vuoi ma non toccarmi.

CHARLIE: Stammi a sentire un attimo.

GREG: Io non ce la faccio più, farei qualunque cosa pur di cacciare di casa questo

            inferno di esseri urlanti. Dobbiamo escogitare qualcosa che possibilmente

            funzioni e che risolva una volta per tutte questa situazione, prima che io

            impazzisca del tutto o che decidano di farmi anche le gambe.

CHARLIE: Non ce ne sarà bisogno. Guarda. Che cosa ne dici?

GREG: E’ un tavolo apparecchiato per due.

CHARLIE: E che cosa vuol dire un tavolo apparecchiato per due?

GREG: Che tutti gli altri mangiano in cucina. Che cosa diavolo vuoi che ne sappia di

            che cosa vuol dire un tavolo apparecchiato per due.

CHARLIE: Quando vuoi festeggiare qualcosa con una donna e la inviti a cena per

                   quanti apparecchi?

GREG: Quando non riesco a buttarti fuori di casa per tre.

CHARLIE: E quando ci riesci?

GREG: Per due.

CHARLIE: Appunto. Ma non capisci? E’ un segno della nostra vittoria.

GREG: Un tavolo apparecchiato per due?

CHARLIE: Ma certo. Entra nella psicologia delle donne: hanno capito che non

                  avevano speranza di spuntarla con noi e allora che hanno fatto? Per

                  scusarsi del loro comportamento ci hanno preparato una bella cenetta

                  per due, io e te.

GREG: A lume di candela?

CHARLIE: Ma sai quanto sono romantiche le donne. A lume di candela. Che male

                  c’è? Si risparmia elettricità.

GREG: Sarà ma non mi convince.

CHARLIE: Quanto sei noioso. Fidati. E’ così di sicuro.

GREG: E loro dove sono?

CHARLIE: Se ne saranno andate. Bisogna festeggiare con una bella birra. (Esce).

                 (Rientra Charlie).

CHARLIE: E’ proprio come ti dicevo, sai? Le tue donne però non se ne sono andate. 

                  Al contrario, sono tutte di là in cucina sui fornelli che ci stanno prepa-  

                  rando una bella cenetta.

GREG: A me sembra molto strano.

CHARLIE: E quando mi sono avvicinato si sono messe a ridere.

GREG: Questo non è per niente strano.

CHARLIE: Non è colpa mia.

GREG: Però tu non fai niente per evitarlo.

CHARLIE: Perchè non me ne frega niente.

GREG: Storie. E’ solo paura la tua. (Esce a destra. Entra Maggie da sinistra. Charlie

            è voltato e non la vede subito).

CHARLIE: Vai al diavolo, Greg. Io non ho paura di niente, hai capito? E ancora me-     

                  no ho paura di... (Si volta e vede Maggie. Non riesce più a parlare).

                  Maggie!

MAGGIE: Ciao, Charlie.

CHARLIE: Maggie.

MAGGIE: Non sai dire altro?

CHARLIE: Maggie.

MAGGIE: Pensi di andare avanti a ripetere il mio nome tutta la sera?

CHARLIE: No. Maggie. cioè, no. Ma... sei proprio tu?

MAGGIE: Certo che sono proprio io.

CHARLIE: Ma sei... così diversa.

MAGGIE: Cosa stavi dicendo prima? Di cosa hai paura?

CHARLIE: Maggie.

MAGGIE: Hai paura di Maggie?

CHARLIE: Sì... Cioè no. Io non ho paura di niente. Figurati. Paura di te.

MAGGIE: Non mi offri qualcosa da bere?

CHARLIE: (Le porge la lattina di birra).

MAGGIE: Non voglio la tua birra, Charlie.

CHARLIE: Vado a prenderti un po’ di acqua del rubinetto?

MICHELLE: Champagne. (Bevono poi Maggie esce).

SCENA OTTAVA

Charlie e Greg

CHARLIE: Greg! Greg! (Entra Greg). L’hai vista?

GREG: Era Maggie, no?

CHARLIE: Certo che era Maggie. Ma guardala.

GREG: Niente male davvero.

CHARLIE: Smettila di guardarla.

GREG; Ma se me l’hai chiesto tu.

CHARLIE: Io ti ho chiesto di guardarla ma non come la stavi guardando tu.

GREG: Perchè quanti modi ci sono di guardare una donna?

CHARLIE: Ce ne sono solo due e il tuo era quello sbagliato.

GREG: E va bene, la guarderò come se guardassi la donna di un amico.

CHARLIE: Perchè, io e te non siamo nemmeno più amici, adesso?

GREG: Ah, lascia stare. Mi hai chiamato solo per dirmi di guardare ma non troppo la

            tua ragazza?

CHARLIE: No, il fatto è che mi devi aiutare.

GREG: Perchè, pensi di non farcela da solo?

CHARLIE: Non rubarmi le battute, anche perchè non c’è proprio niente da scherza-        

                  re in questo momento.

GREG: Qual’è il problema?

CHARLIE: E’ quello che hai appena visto passare. E non voltarti che tanto ormai

                  non si vede più.

GREG: Vuoi che te lo risolva io il problema?

CHARLIE: Sì. Cioè no, non come pensi tu. Il fatto è che litighiamo di continuo.A lei

                  non vanno bene le cose che faccio, come mi comporto, come la tratto.

                  Eppure io cerco il più possibile di essere me stesso.

GREG: Forse è proprio questo il problema.

CHARLIE: E anch’io a volte mi annoio con lei. E allora per dimenticare tutti i

                  problemi bevo. E più bevo e più litighiamo.

GREG: L’alcool non risolve i problemi.

CHARLIE: Dici che sarebbe meglio drogarsi?

GREG: Ma stai scherzando?

CHARLIE: E’ vero. Non potrei. La cocaina costa troppo. Il fatto è che io credo di

                  non saperci fare troppo con le donne.

GREG: Corteggiare è un’arte. E ci si deve applicare a fondo.

CHARLIE: Io voglio soltanto che la storia con Maggie vada un po’ meglio. Non vo-

                   glio imparare a corteggiare.

GREG: E’ proprio qui che sbagli. Anche se state già insieme devi continuare a cor-

            teggiarla come se fosse il primo giorno. E’ proprio quello che manca fra di

            voi. Date tutto per scontato.

CHARLIE: Insegnami come si fa

GREG: Per prima cosa mi farei un bel bagno. Adesso ho da fare. Anzi, lasciami

            solo per favore.

CHARLIE: E dai, non ci vuole mica molto.

GREG: Con te? Sarebbe più facile insegnarlo a un mulo.

CHARLIE: E provaci no?

GREG: Il fascino non si può insegnare.

CHARLIE: Ti prego, mi bastano i fondamenti per diventare più galante, più raffinato,        

                  più interessante.

GREG: Galante, raffinato e interessante tu?

CHARLIE: Beh, sì, insomma a guardare te non mi sembra che ci voglia poi tanto, ba-

                   stano due consigli.

GREG; Due consigli? Lavarti e lavarti. Charlie, con te ci vuole un miracolo o per

            lo meno un diluvio.

CHARLIE: Senti, se non ti va di aiutarmi farò da solo. Basterà prendere qualche tuo

                   vestito, dire qualche tua frase fatta, insomma ci vuole poco.

GREG: Bravo, è questo lo spirito. Tu comincia a dare un’occhiata nell’armadio, poi

            io ti raggiungo.

CHARLIE: Vado a lavarmi. (Charlie esce).

GREG: Questa non me la voglio perdere: Charlie elegante, raffinato, galante, interes-

            sante. Missione impossibile.

SCENA NONA

Greg e Sabrina.

(Entra Sabrina).

SABRINA: (Sovrapensiero). Vediamo un po’.

GREG: Sabrina.

SABRINA: Mi sembra che tu ti stia divertendo parecchio.

GREG: Sabrina, non è il caso di infierire.

SABRINA: Ho saputo della tua seduta dall’estetista, peccato che me la sono persa.

GREG: Effettivamente mi sei mancata, già ti vedevo ghignante mentre mi torturava-

            no le tue iene.

SABRINA: Pensavo che le iene fossero tue.

GREG: Si può sapere, Sabrina, di cosa ti stai vendicando? Non mi sembra che tu ti

            possa definire l’immagine della fedeltà.

SABRINA: Non sono io che mi sto vendicando di te, cocco, sono loro che si stanno

                   vendicando e a buon ragione mi pare, io mi sto semplicemente godendo

                  lo spettacolo, ed è parecchio divertente, t’assicuro.

GREG: Ok, lasciamo perdere.

SABRINA: Sai, ho visto Charlie prima, è sempre così trasandato.

GREG: ...Ecco, quando una donna inizia in questo modo, sta sicuro che sa dove arri-

            vare, e vuole certamente qualcosa da te...

SABRINA: ...Insomma, tu devi aiutarlo, Greg, dargli dei consigli, vestirlo meglio...

GREG: ...Crederete forse che lei stia tentando di convincermi, no, questo di-

            scorso non è nient’altro che un ordine, per un marito vie di salvezza:

            Nessuna. Quante possibilità ci sono che io ubbidisca? Un sacco.

SABRINA: Perciò sarà meglio che tu ora vada di là e nel giro di 24 ore mi trasformi

                   quell’uomo da mezza calzetta a nuovo Paul Newman.

GREG: Tu stai scherzando, ma neanche se uno avesse tempo fino al 3000 riusci-

            rebbe a far di Charlie un uomo... un uomo. E’ contrario ad ogni logica uma-

            na, ma tu l’hai visto bene?

SABRINA: ...Ecco, ora mi toccherà insegnarti come ottenere qualcosa da un uomo:

                   un uomo in realtà è bambino, voi mettetegli davanti una bella sfida nella

                   quale mettete in gioco il suo orgoglio, vedrete che cadrà come una pera

                   cotta. Non ci credi?

GREG: E’ una cosa assolutamente impossibile.

SABRINA: Impossibile per uno che ha paura.

GREG: Paura?

SABRINA: Paura di aver perso il proprio fascino, il proprio charme, in questa casa

                  ci sono ben cinque donne e  nessuna ti guarda più... che tu stia perden-

                 do colpi...?

GREG: Non credere che non abbia capito il giochetto tuo e delle tue amichette, già

            vi sento mentre dite: qualche giorno senza conquiste nè soddisfazioni e

           quello ci cade ai piedi... io il mio fascino non l’ho perduto, e non ve la darò     

           vinta...

SABRINA: Bene, allora dimostralo, infondi un po’ del tuo fascino irresistibile in

                   Charlie, se ancora ne hai.

GREG: ...Incastrato, non so come ci riescano, ma le mogli ti incastrano: ora se dico

            di sì vince lei ma se dico di no ha ragione lei, anche se forse, stavolta...

SABRINA: Allora?

GREG: D’accordo, sono un pazzo lo so, e fra poco all’uomo... all’essere che tu

            conosci col nome di Charlie neppure tu saprai resistere ed io avrò vinto e

           tu perso

SABRINA: Perfetto.

GREG:Alt, quando io vincerò, perchè sarò io a vincere, tutte le donne di questa casa   

           dovranno smaterializzarsi immediatamente, e di tutto questo non se ne dovrà

           più parlare.

SABRINA: Ci sto, ma se vinco io...

GREG: Impossibile.

SABRINA:Se vinco io..

GREG:Impossibile

SABRINA: Un anno di fedeltà assoluta.

GREG: Impossibile.

SABRINA: Che vinca il migliore.

GREG: Addio, mia bella perdente. (Esce).

SABRINA: Con lui non c’è gusto scommettere, comunque vada vinco sempre.

                  (Esce).

SCENA DECIMA

Greg

(Musica. Greg sceglie una serie di vestiti e li porta in mansarda per vestire Char-

lie per la cena. Alla fine Charlie scenderà ancora mezzo vestito e Greg lo aiuterà

nella vestizione).

SCENA UNDICESIMA

Greg e Charlie.

CHARLIE: Ma ne sei sicuro?

GREG: Ti dico di sì. Quando sei con una donna non devi digerire forte.

CHARLIE: Ma mi sembra un bel modo per rompere il ghiaccio.

GREG: No, è un modo per rompere le scatole. Già, tra l’altro quando sei con una

           donna non dire parolacce e non guardare le altre.

CHARLIE: Che palle. Ma sono sempre così le donne che frequenti? (Si gratta).

GREG: E non grattarti.

CHARLIE: Posso respirare?

GREG: Hai mai portato Maggie a cena fuori?

CHARLIE: Certo. Una volta siamo andati al fast food. Pagava lei.

GREG: E che cosa avete fatto?

CHARLIE: Pensa che mentre lei si sedeva, le ho tolto la sedia di sotto ed è caduta.

                  Sai le risate. Pensa che si sono voltati tutti a guardare. Mitico.

GREG: Bellissimo. Dostoevskij ha proprio pensato a te.

CHARLIE: Quando?

GREG: Quando ha scritto l’idiota. Credo che dovremo proprio cominciare dallo

            inizio.

CHARLIE: Vado così male?

GREG: No, è che sei un po’ troppo... uomo.

CHARLIE: Capisco cosa vuoi dire.

GREG: Davvero?

CHARLIE: Vado proprio così male? Fammi fare una birra.

GREG: Ecco, questa è la prima cosa da evitare.

CHARLIE: Non mi piace poi così tanto essere affascinante.

GREG: Vuoi riconquistare Maggie? Devi fare qualche sacrificio. Allora, riepiloghia-

            mo, appena la vedi arrivare le vai incontro e ricordarti: niente pacche sulla

            schiena, niente pacche... niente scherzi, non devi pizzicarle le guance e

            nemmeno prenderla per il collo anche se è per scherzo. Dunque, fai finta

            che io sia Maggie. Cosa mi diresti?

CHARLIE: Accidenti, quanto ti sei sciupata.

GREG: Bravo, ottima risposta.

CHARLIE: Il fatto è che tu non mi ispiri le cose che mi ispira Maggie.

GREG: Meglio. Avanti, continuiamo con il look. Come ti sembri?

CHARLIE: Benissimo. Mi sono anche fatto una doccia.

GREG: Quando l’avevi fatta l’ultima?

CHARLIE: Non mi ricordo.

GREG: Allora direi proprio di sì. Del papillon che ne dici?

CHARLIE: Mi stringe il collo. Mi sembra di essere un impiccato.

GREG: Sta di fatto che alle donne gli impiccati piacciono molto.

CHARLIE: E poi non so nemmeno abbinare i colori.

GREG: Non importa. Tanto ho fatto tutto io. Te lo insegnerò quando farai il corso

           di perfezionamento.

CHARLIE: Di che cosa le parlo?

GREG: Hai degli argomenti sui quali sei particolarmente ferrato?

CHARLIE: Basket, degustazione di birre.

GREG: Sei un artista, uno scultore. Non le puoi parlare d’arte?

CHARLIE: E’ vero. Non ci avevo pensato.

GREG: Ecco il tuo problema. Non pensi.

CHARLIE: Le potrei chiedere chi è il suo scultore preferito.

GREG: Perfetto e adesso avanti, vieni, che dobbiamo anche imparare a camminare.

CHARLIE: Anche camminare?

GREG: Avanti Charlie. E non digerire forte.

CHARLIE: Va bene. Ma il papillon no.

GREG: Il papillon sì. Andiamo.

SCENA DODICESIMA

Tutti.

MICHELLE: E’ tutto a posto. Maggie sta arrivando. Come sono emozionata.

                     Sono tutta eccitata. Come vorrei essere al suo posto.

SANTUZZA: Che stanchezza. E’ stata una sfacchinata terribile preparare la cena.

                      Ma ne valeva la pena. Sono così emozionata.

LIZ: Mi sembra di tornare al mio primo rodeo. Quante gliene ho date a quel toro.

        Avrebbe ancora i lividi adesso se nel frattempo non fosse già diventato bistec-

        che. Eccola, arriva Maggie. (Entrano Maggie, Norma e Sabrina).

NORMA: Allora che cosa ne dite?

SABRINA: Norma, almeno lo spazzolone poteva posarlo.

NORMA: Ah, l’abitudine.

MICHELLE: Le ho insegnato perfino a parlare. Sono agitatissima. (Entra Greg).

GREG: Sta arrivando Charlie. Qualcuno metta un po’ di musica.

SANTUZZA: Ci penso io.

MICHELLE: Avanti, tutte ai nostri posti. (Si nascondono tutte. Entra Charlie).

GREG: Ricordati il baciamano.

CHARLIE: Non ti preoccupare. Maggie. Sei...

GREG: Splendida.

CHARLIE: Già, sei splendida. (Baciamano).

MAGGIE: Ti ringrazio. Non me l’avevi mai detto prima.

CHARLIE: E’ che prima... Qual’è il tuo pittore preferito?

GREG: Non adesso. Dopo.

CHARLIE. Non adesso, dopo.

MICHELLE: Falla sedere.

CHARLIE: E va bene. Mica sono scemo. Avanti, siediti, che dobbiamo mangiare.

                  Hai visto come sono stati carini i nostri amici?

MAGGIE: Anche tu sei così carino questa sera.

CHARLIE: Ma qual’è il tuo...

GREG: Non adesso.

CHARLIE: Non adesso. Profumo. E’ così seducente.

MAGGIE: Anche il tuo è molto buono.

CHARLIE: Io mi sono semplicemente lavato.

SANTUZZA: Digli che è molto elegante.

CHARLIE E MAGGIE INSIEME: Sei molto elegante... Anche tu...

NORMA: Come sono emozionata. Mi viene quasi da piangere.

CHARLIE: Mi viene quasi da piangere.

MAGGIE: Perchè?

CHARLIE: Per la fame... Immagino.

SABRINA: Bene. Allora, vogliamo cominciare la cena? Cosa volete bere?

CHARLIE: Acqua.

MAGGIE: Come acqua?

CHARLIE: Birra?

MAGGIE: Del vino andrà bene.

SABRINA: Liz. Il vino.

LIZ: Ecco il vino. Se la fai ubriacare per approfittarne ti spezzo.

NORMA: Fate un brindisi.

CHARLIE: Brindiamo.

MAGGIE: A che cosa?

MICHELLE: A voi due. Brindate a voi due.

MAGGIE: A noi due?

CHARLIE: Va bene. A noi due. (Ne beve due bicchieri). Ho la gola un po’ secca.

                  Vuoi brindare ancora?

MAGGIE: No, credo possa bastare.

SABRINA: Vogliamo cominciare a mangiare? Avanti con gli antipasti.

SANTUZZA: Ecco qua e buon appetito.

CHARLIE: Che cos’è questa roba? Non si potrebbe avere un hamburger?

SANTUZZA: Mangia e stai zitto che stai andando di merda.

CHARLIE: Scusa un attimo. Torno subito. (Da Greg). Quando glielo posso

                  chiedere?

GREG: Adesso glielo puoi dire. (Charlie torna al tavolo).

MAGGIE: Qual’è il tuo scultore preferito?

CHARLIE: Scusa ancora un attimo. (A Greg). Hai visto? Mi hai fatto aspettare tanto

                   e lei mi ha fregato. Cosa le dico adesso?

GREG: Dille qual’è il tuo scultore preferito.

CHARLIE: Ma che ne so io di scultori.

GREG: E allora inventa qualcosa.

CHARLIE: Grazie per l’aiuto. (Al tavolo). Sai, era la stessa cosa che volevo chiedere

                   a te. Che casualità.

SANTUZZA: Dio, che frana

MICHELLE: E’ un autentico disastro.

NORMA: Non riesco a trattenere le lacrime.

MAGGIE: Ma io non ci capisco niente di scultura

CHARLIE: Nemmeno io. Parliamo d’altro? Basket?

GREG: Per carità, no.

CHARLIE: Per carità, no.

SABRINA: Posso farvi portare la seconda portata?

CHARLIE: Sì, va bene.

MAGGIE: Ma Charlie, non hai mangiato niente.

CHARLIE: Non ho molta fame.

LIZ: (Con la seconda portata). Era meglio se continuavi a mangiare hamburger.

CHARLIE: Adesso basta. Non ne posso più. Avanti, andate fuori tutti. Anche tu

                  mandriana, portati questa roba dove l’hai presa. Faccio da solo.

LIZ: Comincia a piacermi quest’uomo. (Escono tutti tranne Charlie e Maggie. A

        poco a poco rientreranno di nascosto).

CHARLIE: Maggie, sono proprio un disastro. Anche questa cena sta andando da

                  schifo. Ho cercato di essere carino ma non ci riesco. Io non sono come

                 Greg.

MAGGIE: Ma io non ti voglio come Greg.

CHARLIE: Lui è così bravo. Riesce sempre a dire la cosa giusta al momento giusto.

                  Io anche lo vorrei fare ma... ho paura di dire una cosa sbagliata o di dirla

                  nel momento sbagliato.

MAGGIE: Provaci almeno una volta.

CHARLIE: Ma non ne sono capace. Forse è meglio che ti cerchi un’altra persona che

                  sia capace a dirti che io ti voglio bene e non potrei vivere senza di te.

MAGGIE: Fermati. Dillo di nuovo. Quello che hai appena detto.

CHARLIE: Io ti voglio bene e non potrei vivere senza di te.

MAGGIE: Perchè non me l’hai mai detto prima?

CHARLIE: Credevo fosse ovvio.

MAGGIE: No. Era proprio questo che io volevo sentirmi dire da te.

CHARLIE: Ma potevi dirmelo prima.

MAGGIE: No Charlie, dovevi arrivarci da solo.

CHARLIE: Non credevo fosse così facile essere affascinante.

MAGGIE: Facciamo un brindisi?

CHARLIE: Non ho più voglia di bere.

 

SCENA TREDICESIMA

Charlie e Maggie.

(Parte la musica da musical. Coreografia).

MAGGIE: Mi sembra proprio di essere in un musical. (Escono).

SCENA QUATTORDICESIMA

Tutti.

 

(Entrano Santuzza, Michelle e Liz con le valigie).

SANTUZZA: Beh, mi sembra che il nostro dovere l’abbiamo fatto.

LIZ: Abbiamo strapazzato il ganzo a dovere.

MICHELLE: E Maggie e Charlie si comportano come due quindicenni al loro primo

                     amore. Che carini...

LIZ: Allora si va.

MICHELLE: Un attimo. Dovrei cercare ancora Sabrina.

SANTUZZA: L’abbiamo già salutata.

MICHELLE: Sì ma mi aveva promesso due o tre indirizzi.

TUTTE: Diane...

MICHELLE: Va bene, va bene, scusate, andiamo pure. Anzi se volete andare avanti

                     voi io poi vi raggiungo.

LIZ: Effettivamente mi viene da ridere. Fino a qualche giorno fa avrei scuoiato

       chiunque si fosse avvicinata a quell’invertebrato di Charlie.

SANTUZZA: Vuoi dire Vito.

MICHELLE: Tom.

SANTUZZA: Qualcosa di geniale c’era: i nomi, le date, non deve essere stato facile

                      fare coincidere sempre tutto.

MICHELLE: Dovrei provarci anch’io. (La guardano male). Scherzavo. Comunque

                     in questi giorni mi sono divertita: prendere in giro un uom senza aver

                     rimorsi...

LIZ: Ragazze, il prossimo anno lo rifacciamo.

SANTUZZA: Cosa vuoi dire?

LIZ: Catturiamo un bel bufalo e ce lo giochiamo come quest’anno.

SANTUZZA: Non è una cattiva idea. Organizzandoci...

MICHELLE: Senza contare che adesso abbiamo una esperienza e un anno intero per   

                     Affinare le armi. (Entra Greg).

GREG: Oh, ve ne state andando? Quando mi dispiace.

MICHELLE: Se vuoi rimaniamo ancora un altro po’ caro.

GREG: Sarebbe troppo bello ma so che avete fretta perciò prendere tutte le vostre bel-

            le cose e andate fuori da questa casa.

LIZ: Addio viso pallido. E la prossima volta che passi dalle mie praterie ti mando ad-

        dosso un branco di bufali inferociti. (Esce).

MICHELLE: Adieu mon amour... E la prossima volta che tenterò di farti perdere la

                      testa userò la ghigliottina. (Esce).

SANTUZZA: E per quanto mi riguarda...

GREG: Ho capito. Faccio da solo.

SANTUZZA: (Uscendo). Addio.

GREG: Fuori tutte. Dio, ti voglio bene. (Entra Norma con un secchio). No, il secchio

            no!

NORMA: Quando l’ho conosciuta non mi avrebbe mai urlato così. Ma ho già parlato

                con la signora Sabrina. Come abbia fatto una donna così intelligente a

                sposare lei...

GREG: Scherzi del destino.

NORMA: Suppongo di sì. Dunque, d’ora in poi ci vedremo tutti i giorni dalle otto a

                mezzogiorno. Sono diventata la vostra governante ufficiale. Contento? GREG: Da morire. Ma sta scherzando.

NORMA: No.

GREG: Sabrina!!!

SABRINA: Cos’è questa mania di urlare. Che c’è?

GREG: Cos’è questa novità?

SABRINA: E’ Norma. E se non te ne sei ancora accorto è qui da alcuni giorni.

GREG: Non mi sto divertendo.

SABRINA: Arrivederci signora Norma, a domani.

NORMA: Arrivederci. (Norma Esce).

GREG: Cos’è questa storia della governante?

SABRINA: In fondo sei tu il primo che l’ha assunta. (Entrano Charlie e Maggie).

MAGGIE: Beh, noi vi salutiamo.

SABRINA: Che fate, partite?

CHARLIE: Maggie mi ha invitato a stare da lei, quindi più che partire si può dire

                  che trasloco.

GREG: Come, mi abbandoni anche tu?

CHARLIE: Sì, tanto ho saputo che ci sarà Norma a tenerti compagnia.

GREG: Addio amico mio e sappi che questa casa per te sarà sempre aperta.

CHARLIE: Addio. Domani è un altro giorno. Comunque il mio letto non venderlo.

                   Non si sa mai. (Si abbracciano).

MAGGIE: Beh, insomma, come dire, grazie, grazie di tutto.

SABRINA: E’ stato un piacere.

CHARLIE: A presto. E noi cosa facciamo questa sera?

MAGGIE: Che ne dici di una birra? (Escono).

SCENA QUINDICESIMA

Greg e Sabrina

SABRINA: Hai visto che carini?

GREG: Beh, insomma, lei è carina ma in quanto a Charlie.

SABRINA: Sono così teneri, così innamorati, Greg, è bello vederli insieme.

GREG: Non ho mai visto una coppia peggio assortita.

SABRINA: Sei solo invidioso. Secondo me funzionerà.

GREG: Sì, voglio vederli fra un anno.

SABRINA: Dio che cinico che sei. Cinico e senza fascino.

GREG: Eh no, mia cara, qui volevo arrivare. Chi ha vinto la sfida? Io. Chi ha perso?

            Tu.

GREG: Devi dichiarare che tu hai perso ed io ho vinto.

SABRINA: D’accordo. Tu hai perso ed io ho vinto.

GREG: No no, non te la puoi cavare così. Devi dichiarare solennemente che tuo

            marito, Gregory Cooper ha vinto e ha ragione. Forza.

SABRINA: Sei un bambino. Mio marito ha vinto e ha ragione.

GREG: Beh, poi...

SABRINA: (Divincolandosi). ... E poi niente. E’ meglio che risparmi le tue energie.

                   Ti serviranno tutte domani.

GREG: Perchè domani?

SABRINA: Mi sono permessa di invitare alcune persone. Tutta gente che conosci tu

                  comunque.

GREG: Cosa intendi dire?

SABRINA: (Aprendo l’agenda di Greg). Marie, Atlanta, le piace l’Europa e il ballet-

                  to, per lei tu sei Nicholas.

GREG: Sabrina, stai scherzando, non verrà qui.

SABRINA: Ruth, le piace il raggae, abbigliamento alla Bob Marley, ovviamente tu ti

                  chiami Bob.

GREG: Sabrina, molla quell’agenda e non fare stupidaggini.

SABRINA: Dana, Fbi, ama la cucina cinese, gli sport estremi, odia i terroristi. Il tuo

                  nome? Jasser Arafat.

GREG: Sabrina, ti prego, ti supplico, dimmi che non è vero.

SABRINA: Gladys, avvocato, le piacciono i film classici.

GREG: Sabrina, adesso finiscila è uno scherzo, vero?

SABRINA: Tanto io devo ripartire, quindi avrai di nuovo la casa tutta per te.

GREG: Quando parti?

SABRINA: Adesso, subito, ho già le valigie pronte di là. Devo essere domani a New

                   York per una udienza, e fra due ore ho l’aereo.

GREG: Torni?

SABRINA: A fine mese. Spero non ti sentirai troppo solo adesso che non c’è più

                   il tuo caro amico a farti compagnia.

GREG: Già. Non vedrò più aprirsi quella maledetta botola. Sai, lui saltava fuori

            sempre nei momenti meno opportuni. Quando avevo da lavorare oppure

            quando ero con qualche d... cliente.

SABRINA: Puoi sempre subaffittare la mansarda a qualcun altro. Magari puoi pren-

                   dere qualche indirizzo sulla tua agenda.

GREG: Meglio di no.

SABRINA: Va bene, Greg, io vado. Ci vediamo a fine mese.

GREG: Ciao Sabrina. (Esce. Greg controlla sull’agenda). Vieni avanti, amore.

           (Musica. La botola si apre, entra Charlie. Avanzano al rallentatore e si

          fermano vicini, in piedi sul divano. Luci in dissolvenza).