Sera di pioggia

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SERA DI PIOGGIA

Commedia in tre atti

di PAOLA RICCORA

PERSONAGGI

ELENA

MADDALENA, sua madre

VITTORIA

Miss DOROTY

MARIA

Il pro­fessor CESARE PICCINI

Il colonnello MAURIZIO STE­FANINI

EUGENIO DE FRANCHIS

L'ingegner GU­GLIELMI

Il professor PAO­LO CERIANI

Il dottor SIL­VANI

GIULIANO, il porti­naio

Un ragazzo.

La scena avviene in casa di Elena. Fra il primo ed il terzo atto passano tre anni. Oggi.

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

Una camera da pranzo molto sem­plice, ma signorile e molto ordinata e pulita. Al fondo, a sinistra un balcone, a destra una porta. A sinistra dello spet­tatore due usci. Il primo è zia comune ». A sinistra, dia­gonalmente, un'alco­va che fa da piccolo «fumoir» e mette nelle altre stanze. In prima quinta, sempre a sinistra, un camino, e, fra il camino e l'alcova, un pianoforte. (All’alzarsi del sipario la scena è vuota, ma si sente suonare ripetutamente un campanello. Finalmente Maria, una vecchia serva sessantenne, viene dalla destra, asciugandosi le mani col grembiule e fa per andare a sinistra. Ma ne viene fuori Elena, in fretta ed un po' impaziente).

Elena                             - (è una ragazza non più giovanissima. Ha l’aria semplice, modesta, senza nessuna apparenza di femmi­nilità. I suoi capelli sono annodati dietro il capo, sempli­cemente. E' un po' scialba, un po' sciupatala, ma l’insieme della sua « toilette » è molto ordinato, quasi ele­gante, pur essendo di una semplicità quasi monacale. E' impaziente, ma non ha scatti. La sua natura dolce e mite le fa mantenere sempre il dominio di se stessa) Maria! Maria!... Che fate, benedetta donna?... Il professore aspetta la siringa, non ha tempo da perdere per noi!...

Maria                             - Eh!... Mi ha detto di farla bollire dieci mi­nuti!... Aspettavo che fossero passati!...

Elena                             - Avete ragione!... Scusate!... E la medicina?

Maria                             - La signorina Vittoria mi ha detto che avrebbe provveduto lei.

Elena                             -  (impaziente) E intanto il dottore è di là che aspetta!... Appena viene, mi raccomando: portatemi tutto in camera!...

Maria                             - Non dubiti, signorina!... Si fidi di me!...

Elena                             - (rientra in fretta).

Vittoria                         - (dalla destra, a Maria che fa per uscire) Non è ancora tornato?

Maria                             - Chi?

Vittoria                         - Mio cugino!... Ho pregato lui di andare dal farmacista!

Maria                             - Non è venuto nessuno! E la signorina ha paura che il professore non possa aspettare!

Vittoria                         - (andando alla finestra come aspettando qual­cuno) Ma sarà qui a momenti!... Siamo a due passi dalla farmacia!...

Maria                             - Io vado intanto a prendere la siringa e gliela porto in camera! Servirà a trattenerlo! (Esce per il se­condo uscio a destra).

Eugenio                         - (entrando affannoso come, chi abbia cono) Ecco fatto!

Vittoria                         - Meno male!... Hai portato?

Eugenio                         - (è sempre un po' timido) Tutto!... Le fiale, il cotone, l'alcool, c'è tutto!...

Vittoria                         - Benissimo!... (A Maria, che rientra con un pentolino fumante) A voi! (Dandole il pacchetto) Portate questa roba di là!...

Maria                             - (prènde ed uscendo in fretta a sinistra dice) Ah! Meno male! (Esce).

Eugenio                         - (a Vittoria) Che cosa le fanno?...

Vittoria                         - Una iniezione!... E' la decima in un mese! Pare che il professore abbia molta fiducia in questo rimedio!

Eugenio                         - Povera signora!

Vittoria                         - -Povera Elena, vorrai dire!... Così sola, cosi sperduta! Notte e giorno vicino alla sua mamma, notte e giorno! (A Maria che rientra, con aria scoraggiata) E così?...

Maria                             - Sempre lo stesso, sempre lo stesso!... E' una pena, signorina Vittoria, una vera pena, glielo giuro!... Quella povera signorina vuole illudersi ancora; ma per me non c'è più speranza di guarigione. Le pare possi­bile che una iniezione basti a ridarle le forze, a ridarle le gambe?... E' una illusione come un'altra! La mia povera nonna restò su di una sedia per dieci anni, inchiodata alla sua croce come Cristo, e non ci furono cure che valessero a qualche «osa!...

Eugenio                         - Povera signora Maddalena!...

Maria                             - E la signorina?... Se sapesse la pena di quella povera figliuola!...

Eugenio                         - Ma non ha nessun parente vicino o lon­tano, quella povera ragazza?...

Vittoria                         - Nessuno, proprio nessuno!... Non è vero, Maria?...

Maria                             - Verissimo!... Il padre era militare, lo sa bene!... E quelli, un po' qui, un po' lì!...

Vittoria                         - Che vita!... Non sposerei mai un militare!... Non hanno mai una casa loro, mai un posto fisso!

Eugenio                         - E' vero... Anche se ci fossero dei parenti, si perdono di vista... Ma come mai, il colonnello Alberti, par essendo in ritiro, volle restare in questa piccola città piuttosto che ritornare al suo paese?

Vittoria                         - L'ho tante volte domandato ad Elena! Ma pare che ci si trovasse quando fu messo a riposo, e allora, piuttosto che cambiare ancora, alla sua età, e senza una ragione seria, pensò di rimanerci!...

Maria                             - Proprio così!... Aggiunga poi che l'aria di qui gli faceva bene alla salute!...

Vittoria                         - (ironica) Oh, per questo, tanto bene che ci è morto!...

Maria                             - Doveva morire!... D'altra parte aveva com­prata la casa con tutti i suoi risparmi e pensava che, in un piccolo centro, avrebbe potuto vìvere meglio che altrove, con la pensione che gli passava il Governo!

Eugenio                         - Pure, la vedova...

Vittoria                         - La vedova?... L'hai vista!... Un mese fa si faceva venire una trombosi, e non ci mancava che quella per finire di rovinare la povera Elena!... Speriamo almeno che guarisca presto!...

Maria                             - Macché!... Dio sa se vorrei sbagliarmi, ma quella non guarisce più!...

Vittoria                         - Che dite?... Non fate il malaugurio!

Eugenio                         - Ma io dicevo: la vedova, avrà pure qualche cosa dal Governo?...

Vittoria                         - Lo credo!... E allora vuoi che campino di aria?... Ha la pensione!... Siamo andate a prenderla con Elena più volte all'ufficio postale, perché la signora Mad­dalena le aveva fatta la procura!...

Maria                             - Quasi l'avesse presentito!...

Vittoria                         - Ma è tanto poco...

Elena                             - (dalla sinistra, precedendo il professor Silvani) Credo, professore, che il suo cappello lo abbia lasciato in anticamera!

Il professor Silvani        - (salutando ancora nelle quinte) Arrivederla, cara signora, e stia allegra!... Un po' di pazienza ancora e poi sarà guarita... (Viene in scena) In anticamera ha detto?... Andiamo!... (S'avvia a destra).

Elena                             - (supplichevole) No, professore!... Un mo­mento!... Non mi lasci così presto!... Mi dica franca­mente!... L'ho visto così scoraggiato poco fa, mentre la visitava, che non mi faccio più illusioni!... Ma voglio sapere!... E' necessario che me lo dica chiaro!... Per tante ragioni è necessario!... Sono rassegnata, vede. La vita mi ha insegnato ad essere coraggiosa e preferisco sempre sapere la verità!...

Il professor Silvani        - Che vuole che le dica, mia povera signorina?... Lei stessa lo vede!...Nessun miglio­ramento dal primo giorno!... Colpita, è rimasta così!... Potrà vivere ancora qualche anno, e lei potrà sollevarla facendole lasciare il letto e procurandole una sedia a rotelle; ma la guarigione!... Dio mio! Tutto è possi­bile!... Si sono visti anche dei casi nei quali, dopo qual­che tempo, l'ammalato ha ripreso l'uso degli arti colpiti; ma casi rarissimi e guarigioni parziali. Quello poi della sua mamma è il più tipico!... Paralisi completa degli arti inferiori. E' doloroso dirglielo così rudemente, ma lei ha ragione! Credo anch'io che sia un bene conoscere tutta la verità e non attaccarsi a delle speranze vane!... Sono forse un po' brutale, ma...

Elena                             - (che è rimasta come annientata, si scuote) No, no!... Ha fatto bene, professore, ha fatto bene!... D'altra parte lo vedevo anch'io, e, pur essendo ignorante in tante cose, mi pareva che fosse inutile sperare ancora!

Il professor Silvani        - E' una donnina intelligente!... E' quindi naturale che...

Elena                             - (mite) No!... Non sono intelligente, ma sono abituata, professore!... La disgrazia mi ha colpita più volte!... Ho imparato a soffrire ed a sopportare!... Ho trent'anni, sa?... E mi pare che la vita non sia altro che pene, preoccupazioni, sofferenze!... Ma mi ci rassegno, lo vede. Faccio la volontà del Signore!...

Il professor Silvani        - (un po' commosso) E fa bene, signorina Elena!... Se tutti facessero come lei!...

Elena                             - Non la trattengo più, professore! Ho abusato anche troppo, oggi, della sua cortesia!... Mi perdoni!... L'accompagno!...

Il professor Silvani        - Grazie!... E mi chiami sempre quando ne ha bisogno. Sarò lietissimo se potrò portarle un po' di conforto!... (Si avvia a sinistra).

Elena                             - (accompagnandolo) Grazie, professore, gra­zie!... (Esce con lui).

Maria                             - (agli altri che si sono ritirati con lei presso il balcone, in fondo) Che vi dicevo?... Guarigione nix!... E quella povera anima...

Eugenio                         - (intenerito) Un caso proprio spietato!

Vittoria                         - (stizzita) Quando il destino ci si mette!...

Eugenio                         - E se muore la signora Maddalena?...

Vittoria                         - Per carità! Finirebbe anche quel po' di pensione della mamma!...

Maria                             - Dio non voglia!... (Elena rientra. E' come istupidita, ma non ha scatti, non piange. F una povera creatura vinta, avvilita, rassegnata).

Vittoria                         - (avvicinandosi) Mia cara Elena!...

Elena                             - (come scuotendosi) Oh, sei tu, Vittoria... (Vedendo Eugenio) Anche lei, Eugenio!... Come sta?...

Eugenio                         - (timido) lo, benone!... Ma lei, poverina?...

Elena                             - (mite) Oh, per questo, sto bene anch'io!... Almeno mi pare!... Non ho nessun malanno fisico, parlo, cammino, mangio e, quando posso, dormo!... Vuol dire che sto bene, non le pare?...

Vittoria                         - Ma sì che stai benissimo!... E speriamo che la salute non ti manchi mai!... Ne hai tanto bisogno!

Elena                             - Certo!... Come farei se mi ammalassi?...

Eugenio                         - Non ci pensi neppure!...

Elena                             - Infatti: meglio non pensarci!... Ma lei, Eu­genio, come mai è qui a quest'ora?

Vittoria                         - Mi aveva accompagnata fin qui, e quando ho saputo che avevi bisogno delle medicine, l'ho pre­gato di fare una corsa dal farmacista per non toglierti Maria!

Elena                             - Oh, cari! Grazie!... Allora ho un debito con lei, Eugenio!... Mi dica quanto le debbo.

Eugenio                         - Non c'è fretta! Me lo darà un'altra volta!...

Elena                             - No, no! Non mi piace di avere dei debiti!... Mi dica, mi dica!

Eugenio                         - (sempre timidamente) Se proprio vuole così... Sono diciotto lire!...

Elena                             - (cercando nel tiretto del « buffet ») Diciotto lire!... (Cerca e non Irma) Maria!... Non c'è più danaro qui dentro?...

Maria                             - No!... Gli ultimi soldi li ho presi stamattina per la spesa! C'erano ancora dieci lire e cinquanta cen­tesimi!... Sono rimasta in debito col salumaio!

Elena                             - (avvilita) Ma... allora?...

Eugenio                         - Non si dia pena, le ho detto!... Me li darà un altro giorno!

Elena                             - No, no, aspetti!.,. (Andando a sinistra) Ce ne saranno ancora nella mia borsetta!... (Esce a sinistra).

Maria                             - Siamo alla fine del mese!... E questo mese, poi, fra il medico ed il farmacista!...

Eugenio                         - Ma per me non è il caso! Me li darà quando potrà!

Maria                             - Come si vede che non la conosce!... (Esce a destra).

Elena                             - (rientrando, mortificata) Non posso!... Non capisco come, ma questo mese il danaro se n'è andato più presto!... Sono veramente mortificata, Eugenio; e debbo, mio malgrado, pregarla di farmi credito qualche giorno. Proprio qualche giorno però, perché prendo la pensione dopo domani!

Eugenio                         - (preoccupato) Non mi mortifichi, signo­rina Elena!... E non si affligga per quei pochi soldi! Sono cose che capitano a tutti!

Elena                             - Sa, la malattia della mamma non era pre­veduta, ed ho speso un po' senza regola!... Ma mi rimet­terò subito, e poi avrò forse una lezione di musica, e cercherò di ottenere che mi paghino bene!...

(S'ode il suono d'un campanello).

Elena                             - C'è qualcuno!...

Vittoria                         - Maria è di là!

Elena                             - Vuole accomodarsi, Eugenio?...

Eugenio                         - No, no! Non voglio darle fastidio a que­st'ora. Ritornerò a prendere notizie domani, se mi per­mette!...

Vittoria                         - Aspetta ancora un poco e vengo via con te!...

Elena                             - Mi lasciate subito subito?...

Maria                             - (precedendo Maurizio) C'è il signor mag­giore!...

Elena                             - (premurosa)) Finalmente! (Correndo incontro a Maurizio) Si è fatto aspettare!... Venga, venga qui!... Come affanna!... Si segga!

Maurizio                        - Lo credo!... (Sedendo) Sessanta scalini, dopo quattro chilometri di cammino!... Ho attraversato tutta la città!... Ma: lo metti l'ascensore?

Maria                             - (uscendo e con ironia) Altro che!

Elena                             - (un po' rasserenata) Facevamo appunto i conti con Vittoria!... Mi ci manca poco; ma ora che avrò la lezione... perché è venuto a portarmi una buona notizia, spero!

Maurizio                        - Ecco, ecco... la notizia potrebbe essere buona o cattiva a seconda dei punti di vista!... Dal mio punto sì, ci siamo, credo proprio che ci siamo!... Dal tuo, bisogna vedere!... (Scorgendo Vittoria) Oh, scusi, Vittoria!... Non l'avevo vista!... Buongiorno. E lei, De Franchis? Come sta? (gli stringe la mano).

Elena                             - (impaziente) Sta bene, sta bene! Ma mi dica!...

 

Vittoria                         - Sì, sì, dica, signor maggiore! Qui, se non ci si mette lei, non so proprio come potrà cavarsela questa povera ragazza!,..

Maurizio                        - (scandalizzato) Eh, là là!... Povera?... La figlia del colonnello Alberti?... Non si è mai poveri quando si è avuta in casa la gloria!...

Vittoria                         - Se la gloria desse pane, non dico di no!... Ma quella del colonnello Alberti avrebbe dovuto per lo meno tenerlo in vita, e allora... Invece fu proprio la gloria che gli abbreviò l'esistenza.

Maurizio                        - E' vero, è vero!... Ma, insomma: se Elena acconsente, il primo passo è fatto!

Vittoria                         - Sia ringraziato Iddio!...

Elena                             - (impaziente) E allora?...

Maurizio                        - Allora state a sentire. Vi ho detto che ho fatto quattro chilometri a piedi... quindi, la casa è lontana. Per conseguenza la signora Dini non vuole che la sua bambina attraversi tutta la città per una lezione che, se non è inutile, in tempo di apparecchi radiofonici e di radiogrammofoni, è per lo meno superflua. Io le ho illustrate le tue doti, le ho detto che la sua Mickie... a proposito: se la vedeste Mickie!... Fatti coraggio, Elena, perché la tua prima allieva non è proprio un esemplare di grazia. Una cosina pallida, allampanata, con due trec­cine misere sulle spalle, che si dovrebbe chiamare sem­plicemente Michelina, col suo vero nome di battesimo, e che invece la chiamano Mickie...

Vittoria                         - Non divaghi, signor maggiore, non divaghi!...

Maurizio                        - Ha ragione; mi lascio trasportare dalla mia chiacchiera e dalle mie impressioni personali e...

Vittoria                         - ...e perde il filo del discorso!... Avanti: le ha illustrato le nostre doti...

Maurizio                        - (scherzoso) No, le sue no!... Non volevo compromettere le trattative!...

Vittoria                         - (ridendo) Insolente!... Uh! Pardon!...

Maurizio                        - (ridendo) Insolente, sì: ha detto bene!... Me lo sono meritato!

Eugenio                         - (che si accorge dell'ansia di Elena) Dun­que?... Racconti, racconti, signor maggiore!

Maurizio                        - Ecco, ceco!... Dunque le ho detto che la sua Mickie è una ragazza troppo intelligente... Dio mi perdoni la bugia, ma l'ho detta a fin di bene!... E allora: dicevamo?...

Vittoria                         - Lo vede come divaga? Poi non si ritrova!... Diceva che Mickie è intelligente...

Maurizio                        - Ah, già!..., e che una ragazza come quella ha bisogno della musica per la sua sensibilità!... Gliene ho detto tante, ho parlato per mezz'ora di seguito!...

Vittoria                         - Lasci fare a lei per la chiacchiera!...

Maurizio                        - (scherzoso) E poi l'insolente sono io!...

Eugenio                         - (ridendo) Ha ragione!...

Elena                             - (un po' stanca) Insomma?

Maurizio                        - Non le ho lasciato il tempo di parlare. di protestare e sono andato via senza...

Vittoria                         - ...convincerla!... Abbiamo capito!...

Maurizio                        - No, che non ha capito!... Perché l'ho con­vinta, invece!

Elena                             - (tirando un respiro) Meno male!...

Eugenio                         - Così va bene!...

Maurizio                        - Solamente vuole che sia tu ad andare a casa sua due volte la settimana. E' disposta a pagarti an­che il tram; ma non transige sul fatto che sia tu ad an­dare dalla tua allieva!

 

Elena                             - (scoraggiata) Allora!... Non se ne fa nulla, Maurizio, nulla!

Maurizio                        - E perché?... Non sarà sempre così pel­le!... La mamma guarirà e allora...

Elena                             - (con dolore) No, la mamma non guarirà più!... Il dottore, poco fa, l'ha condannata definitiva­mente. Rimarrà inchiodata ad un posto, fino a quando non mi lascerà anche lei!... E allora come vuole che faccia?... Per me, qui o fuori fa lo stesso! Ma lei, come potrei lasciarla?... E come potrei provvedere per una infermiera, se non ho danaro?...

Maurizio                        - (colpito) Che mi dici, Elena?... Che mi dici?...

Elena                             - La verità, mio buon amico! La crudele ve­rità!... Quella che non volevo guardare in faccia fino a ieri, perché volevo illudermi, come ha fatto lei. Biso­gna rinunziare alla lezione! La ringrazio per tutta la pena che si è data per me, povero Maurizio; ma non è possibile!... E poi, d'altronde, una lezione sola, qual­che sessantina di lire!...

Maurizio                        - Ottanta!... Avevo concluso per ottanta!... Elena ha la pensione della mamma, la casa che è sua, e...

Elena                             - Sì: ma lo sa che non basta!... E ottanta lire sarebbero qualche cosa, se non dovessi, in quel caso, cercare chi accudisca la mia povera mamma sia pure per qualche ora! Ma dovendo pagare un'infermiera, non mi basterebbero più nemmeno per questo!...

Vittoria                         - Maria potrebbe però...

Elena                             - No, no, Maria non può! Non ha la forza per accudire un'ammalata come la mia povera mamma e mi ha sempre detto che non può rimanere oltre l'orario stabilito. Ha marito, ha i figliuoli!... Non può, sono si­cura che non può!

Maurizio                        - Eppure bisogna che tu faccia qualche cosa, Elena!...

Vittoria                         - Lo credo!... E' necessario che pensi all'av­venire, che non si sa quale potrà essere per te!...

Maurizio                        - Ero venuto qui così contento! Mi pareva di aver risolto un gran problema!

Vittoria                         - Via, non esageri!... Cosa risolveva poi con ottanta lire?...

Maurizio                        - E' vero!... Ma, sa, una cosa tira l'altra...

Elena                             - Sì, sì, è vero!... Lo speravo anch'io!... Ma così, lo capisce anche lei che non è possibile!... Eppure mi ci vuole un po' di danaro, mi ci vuole assoluta­mente!...

Eugenio                         - (che si è tenuto in disparte, timido e rispet­toso) Se me lo permettessero, vorrei dire qualche cosa anch'io!... Avrei un modesto consiglio da dare alla si­gnorina Elena, qualche cosa da proporle. Sa, io sono un ragazzo, forse dirò una sciocchezza; ma, tanto fa, gliela dico!...

Maurizio                        - Sentiamo!... Alle volte le cose che sem­brano più assurde!... Non ti pare, Elena?...

Elena                             - Dica, dica, Eugenio!... Io non desidero che di essere consigliata, guidata, e lei è tanto buono con me!...

Vittoria                         - E questa proposta?...

Eugenio                         - (un po' imbarazzato) Ecco qua: lei, si­gnorina, ha questa casa che è proprietà sua, se ho sen­tito bene!

Maurizio                        - E vorrebbe che la vendesse?...

Vittoria                         - Non mi sembra un'idea troppo famosa, mio povero Eugenio!...

Eugenio                         - Ma no!... Chi le dice di vendere?... Lo so anch'io che sarebbe una grossa sciocchezza!... Ma, dal momento che questa casa è il solo capitale della signo­rina Elena...

Maurizio                        - Il solo, gliel'ho detto!...

Eugenio                         - Ebbene, perché non lo fa fruttare?

Vittoria                         - In che modo?...

Eugenio                         - Quante camere sono?...

Elena                             - Cinque, perché?...

Eugenio                         - Perché, scusi sa, ma mi pare che cinque camere tutte per lei siano troppe! Cosa se ne fa? Ora specialmente che, a quanto mi ha detto Vittoria, lei, per accudire la signora Maddalena, è costretta a vivere nella sua stessa camera?... Questa la tiene per ricevervi qual­cuno e per consumare i suoi pasti, e le altre tre?...

Elena                             - Una è piccina piccina, quella in fondo al corridoio!

Eugenio                         - Non parliamo di quella piccina piccina!...

Elena                             - L'altra, il salotto, è come se non ci fosse oramai, perché ne ho fatto un deposito di mobili!

Eugenio                         - E non contiamo neppure quella!... Ma c'è l'altra, che dà sul terrazzo, che è bella, ampia e piena di sole!

Elena                             - (timida) Ma quella è la camera del mio povero babbo!...

Eugenio                         - Lo so!... Ma crede lei che il povero si­gnor colonnello non avrebbe messa volentieri la sua ca­mera a disposizione per venirle in aiuto?...

Maurizio                        - (impaziente) Concluda, Eugenio, con­cluda!... Non vedo come...

Vittoria                         - Ed io invece credo di aver capito! Bravo, Eugenio!... Non ti avrei mai creduto capace di un'idea così pratica!...

Maurizio                        - Io, invece, non capisco ancora!...

Elena                             - Nemmeno io!... Che cosa potrei farne di quella camera?...

Eugenio                         - (sempre più timido ma incoraggiato dalle pa­role di Vittoria) Ma affittarla, Dio mio!... Affittarla a qualcuno che la paghi bene e, se occorre, tenerlo a pen­sione!... Così si fa fruttare il capitale, avrebbe in casa una compagnia e gliene verrebbe certamente un utile più importante della lezione di pianoforte!

Vittoria                         - Bravissimo! Ha ragione!... L'ho sempre detto io che hai un magnifico ingegno!

Elena                             - (sempre timidamente) Ma come! ... Volete che affitti la camera del mio povero morto?... Dovrei metterci dentro un estraneo qualunque?... Come volete che faccia questo?...

Vittoria                         - Eppure è necessario! Basterà, Elena, che tu ci rifletta un pochino!... Non è poi una cosa tanto grave!...

Elena                             - No, no!... Che ne dice lei, Maurizio?...

Maurizio                        - Non me lo domandare!... E' una cosa as­surda! ...

Eugenio                         - (confuso) Allora, mi scusino! Ho detto una sciocchezza!

Vittoria                         - Ma no!... Hai avuta una idea ottima, in­vece! E lei, signor maggiore, non crei ora delle diffi­coltà!... Ha forse qualche cosa di meglio a portata di mano?...

Maurizio                        - Magari l'avessi!... Ma non so quale riso­luzione si potrebbe prendere!...

Vittoria                         - E allora lasci fare a noi! Elena non è più una bambina, e una persona in casa non è poi il diavolo!... Bisogna anche riflettere che, se un brutto giorno dovesse venire a mancarle la pensione della mamma...

Elena                             - (colpita) Che dici?...

Maurizio                        - Perché parlare di certe tristezze?...

Vittoria                         - Perché bisogna guardare in faccia alle cose e non nutrirsi solamente di speranze!

Maurizio                        - Forse ha ragione, la piccina!... E, per quanto sembri una testolina sventata, ha del buon senso!...

Vittoria                         - Meno male che lo riconosce!... E allora, lasci fare a noi!...

Elena                             - (timidissima e come sperduta) Ma io non saprei come sbrigarmela! Non ho mai pensato a questa possibilità!... Mettere in casa una persona estranea, pen­sare a tutto quanto possa occorrerle! Come lo potrei, dimmi, come lo potrei?... Eppoi vi pare proprio una cosa facile?... Come si fa a trovare qualcuno che voglia adattarsi a vivere qui, che si accontenti della mia casa modesta, che si adatti al mio semplice desinare?...

Eugenio                         - (incoraggiato) Oh, a questo potrei prov­vedere io, signorina! L'idea mi è venuta perché, men­tre loro parlavano e discutevano sul da farsi, mi sono ricordato che ho un appuntamento con...

Vittoria                         - Con chi?... Vuoi scommettere che Euge­nio ti ha già trovato il pensionante?... Io non ci capi­sco più nulla! Questo ragazzo mi sbalordisce!... Mi di­venta pratico e risoluto ad un tratto! (Ad Eugenio) C'è il pensionante?...

Eugenio                         - (timido) Forse sì! E' un professore!

Elena                             - (tremante) Cosa dice?...

Maurizio                        - Un professore?... Perché poi un profes­sore?...

Eugenio                         - (sempre più timido) Perché quello cono­sco!,.. E' stato mio professore di latino, a Roma, quando ero al ginnasio! L'ho ritrovato qui che insegna all'Isti­tuto superiore « Vittoria Colonna ». E' arrivato solo da qualche giorno e cerca proprio una camera da queste parti per essere vicino alla scuola! Mi ha tanto racco­mandato di aiutarlo a trovare un alloggio decente. Sono stato a vedere per lui una camera al palazzo numero dieci. Un orrore! Il mio povero professore vi prende­rebbe i dolori reumatici. Mentre qui, in questa bella casa così elegante, così ordinata, in quella camera piena di sole, con le cure che potrebbe avere per lui la signo­rina Elena...

Elena                             - (avvilita) No, no!... Non posso!

Maurizio                        - Ha ragione!... Un estraneo, un signore qualunque che non conosce!... Meglio una donna! Cer­chiamo una donna!...

Vittoria                         - (ironica) Sicuro!... Una maestra munici­pale, qualche dattilografa, o, peggio ancora, una vec­chia signora che porterebbe in questa casa tutte le esi­genze della sua età e tutti i pettegolezzi della sua vec­chiaia!

Maurizio                        - Forse ha ragione anche questa volta!... Meglio un uomo. Esce la mattina, ritorna la sera; ha la chiave di casa e non dà nessun fastidio!...

Vittoria                         - Dio, come è volubile!...

Maurizio                        - E' che non so io stesso cosa consigliare!...

Vittoria                         - Stia zitto, allora, e lasci decidere Elena!...

Elena                             - Ma voi volete che uno sconosciuto...

Vittoria                         - Lo conoscerai e non sarà più uno scono­sciuto! Se poi non dovesse piacerti, troveremo una scusa qualunque per mandarlo via!...

Eugenio                         - Vedrà: è tanto caro, tanto per bene! No» mi ci metterei se non ne fossi sicuro!...

Elena                             - Ma così, su due piedi!... Bisognerebbe che ci pensassi un po', che riflettessi bene...

Vittoria                         - Per perdere la buona occasione!... C'è tanta gente che vuole affittare le camere inutili, per rea­lizzare un po' di danaro! Lasciati guidare da noi, Ele­na!... Se poi non ti converrà di tenerlo, ebbene, non avrai fatto un contratto a vita alla fine!

Maurizio                        - Ha ragione Vittoria!... Vada, vada, Eu­genio, e cerchi di concludere questo affare!...

Eugenio                         - (allegro) Vado!... E glielo porto qui tra poco!... (Esce stfelto).

Elena                             - (passandosi una mano sulla fronte) Mi sem­bra di sognare!

Vittoria                         - E bisogna svegliarsi invece e pensare alla camera. Se questo signore viene, occorrerà fargliela ve­dere. Bisognerà mettervi un po' d'ordine, darle una buona spolverata!

Maurizio                        - Lei è una piccola benedizione, Vitto­ria!... Pensa a tutto!

Vittoria                         - Ha visto?... Eppoi dice che sono una sven­tata!...

Elena                             - Ma che vuoi che faccia, ora?...

Vittoria                         - Tu, niente!... Penso io a tutto!... In po­chi minuti l'avrò rimessa a nuovo!....(Chiamando a de­stra) Maria!...

Maria                             - (accorrendo) Chi mi chiama?

Vittoria                         - Venite con me! Bisogna mettere in or­dine la camera del povero signor colonnello!

Maria                             - (meravigliata) Perché?...

Vittoria                         - Non fate domande! Non abbiamo tempo da perdere! (A Maurizio) Lei, le faccia coraggio: non me l'avvilisca con le sue preoccupazioni. Si ricordi che siamo gente del dopoguerra in pieno secolo ventesimo. E tu non fare quegli occhi spauriti; se quel poverello arriva e ti vede così, lo farai scappare subito subito. Allegra!... La vita va presa come viene! Non bisogna drammatizzare le cose!... (Esce con Maria),

Maurizio                        - Senti che senno!... Ma, dopo tutto, non ha torto!... Forse è proprio la soluzione migliore! Ti sarà un po' duro sul principio, ti sentirai a disagio; ma, poi... aver in casa qualcuno cui ricorrere in un momento di bisogno, ora specialmente che la povera signora Maddalena... Eh, sì, sì!... Più ci penso e più mi sembra che sia una buona risoluzione. Dopo tutto non sei più una bimba", e questo professore non sarà un ragazzetto di primo pelo. E allora, una persona seria in casa, un aiuto, un appoggio anche morale... E' quello che ti ci voleva, Elena! E' proprio quello che ti ci voleva!...

Elena                             - (non gli risponde, quasi non l’ascolta. È come inebetita, va e viene per la stanza, come se volesse fare tante cose e non ne fa nessuna. Nell'interno intanto si sente un gran rumore, come di mobili smossi da un punto all'altro, qualche allegra risata di Vittoria, qual­che esclamazione di Maria).

Maurizio                        - (che segue Elena con lo sguardo, un po' av­vilito) Sentila, sentila come si dà da fare!... Sono si­curo che in un baleno avrà messo tutto a posto!

Elena                             - (si accosta all'uscio, non osa entrare. Le sem­bra che la camera non sia più la sua. Ritorna sul davanti come ubriaca, vorrebbe impedire quello che si sta fa­cendo, e ad un tratto esclama) No, no!... Forse è meglio lasciare le cose come sono! Cercherò, tenterò!... Oh, Maurizio, mi aiuti lei, mi consigli lei! (Viene presso di lui e l’abbraccia).

Maurizio                        - Mia povera Elena!... Se lo potessi!... Ma tu sai bene la mia posizione, con i miei quattro ragazzi, la suocera e mia moglie!

Elena                             - Oh, non dicevo così, non dicevo così!... Non mi fraintenda, per carità!...

Vittoria                         - (dal fondo) Elena, Elena!...

Elena                             - (voltandosi, quasi con paura) Che vuoi?...

Vittoria                         - Posso levare quella tenda sdrucita?...

Elena                             - (come stordita) Fa quello che credi!... Non domandarmi nulla!

Vittoria                         - Vedrai che metamorfosi!... (Rientra).

Maurizio                        - Non avvilirti!... Tutto andrà per il me­glio, ne sono sicuro!...

Elena                             - Sì, sì! Ha ragione!... Mi scusi!... Ma ca­pirà!...

Maurizio                        - Se ti capisco...

Maria                             - (rientrando) Potrebbe dirmi, signorina Ele­na, dov'è il liquido per lucidare gli specchi?...

Elena                             - Nel cassetto del «buffet», Maria!...

Maria                             - (cercando) Eccolo!... Che fuoco, quella ra­gazza!... Lavora come una forsennata!... (Rientra al fondo).

Maurizio                        - Povera piccola!... Ti vuole veramente bene!...

Elena                             - E' tanto buona, tanto cara!... Se non avessi voi due!... (Va presso il balcone, appoggia il capo alle imposte, è senza volontà).

Maurizio                        - E la mamma?... Dorme?...

Elena                             - Forse!... Non ho il coraggio di vederla in questo momento! Mi leggerebbe in viso la mia perples­sità!...

Vittoria                         - (dal fondo) Le lenzuola, Elena!... Mi dici dove posso prendere le lenzuola di bucato?...

Elena                             - Non credo sia necessario per ora!... Non resterà qui stanotte, spero!...

Maurizio                        - Ma certamente!... Come vuole che si con­cluda tutto su due piedi?

Vittoria                         - Non si può mai sapere!... Se la camera gli convenisse, non credete che potrebbe ritenere op­portuno il risparmiare una notte d'albergo?...

Maurizio                        - Può darsi!... Eh, sì, anche questo può darsi!...

Vittoria                         - E allora stia zitto, che non ne imbrocca una, stamane!... Svelta, Elena: queste lenzuola e una co­perta di lana!...

Elena                             - (uscendo a destra) Subito, cara, subito!... Non dai il tempo di respirare!...

Vittoria                         - Agire, bisogna agire!... Non intorpidirsi nelle riflessioni!... Non è vero, Maurizio?... Dica di sì, altrimenti lo dirà dopo!...

Maurizio                        - (ridendo) Sicuro!... Lei ha sempre ra­gione!...

Vittoria                         - (al fondo, parlando nelle quinte) A sini­stra!... Quella poltrona pressoi il balcone, così sta bene!... (Poi, ad Elena che ritorna con le braccia cariche) Be­nissimo! Ora gli faremo un letto da re!... Mi sembra il racconto delle « Mille e una notte »! (Prende tutto e rientra al fondo).

Elena                             - (stanca, con accento indefinibile) Anche a me!...

(Nelle quinte suonano di nuovo).

Maurizio                        - (si alza di scatto) E' qui!...

Elena                             - (tremante) Come lo sa?...

Maurizio                        - Hanno suonato!... (Al fondo) Maria!... Presto, suonano; non avete sentito che suonano?...

Elena                             - Cosa gli diremo?

Maria                             - Eccomi, eccomi!... (Attraversa la scena ed en­tra a destra).

Maurizio                        - Via!... Perché ti agiti?... Vedrai che tutto andrà benissimo!

Eugenio                         - (entrando, un po' emozionato) Siamo qui!... Posso farlo entrare?...

Elena                             - (in orgasmo) Un momento, un momento!...

Maurizio                        - (anch'egli un po' emozionato) Ma sì, aspetti!... (Al fondo, chiamando) Vittoria!... Venga qui, presto! ...

Vittoria                         - (accorrendo) Che c'è?...

Maurizio                        - Quel signore, il professore, il pensio­nante...

Vittoria                         - Ebbene?...

Maurizio                        - E' qui!...

Vittoria                         - Questo è tutto?... Dov'è? (A Eugenio) Fallo entrare! Perché lo hai lasciato in anticamera?

Eugenio                         - Lo chiamo subito! (Esce di nuovo).

Elena                             - Dio mio! Mi tremano le gambe!...

Maurizio                        - Coraggio!... Non sarà poi il diavolo!...

Vittoria                         - Disinvolti, per carità!... Mostratevi disin­volti!...

Eugenio                         - (confuso, commosso, precedendo Cesare) Favorisca, professore! Ecco la signorina Elena che... (Cer­cando Elena, che si nasconde dietro Maurizio) Dov'è?... (Scorgendola) Ah! E' qui!... (Presentando) Il professo­re Piccini, la signorina Elena Alberti!

Maria                             - (attraversa la scena, venendo dalla destra ed esce a sinistra).

Elena                             - (impacciatissima, fa un inchino).

Cesare                           - (disinvolto) Felicissimo, signorina!... E' lei dunque la padrona di casa?...

Elena                             - (c. s.) Sì, signore, sono io!... Cioè, io pro­prio no, ma...

Maurizio                        - Ma faccia conto che sia lei!

Cesare                           - Non capisco! Lo è o non lo è?...

Eugenio                         - Guardi, professore, lo è, ma non del tutto, perché...

Vittoria                         - Oh, via!... Volete fargli perdere la testa?... Non ci badi sa, signore!... Sono tutte brave persone, ma maledettamente timide e sono poi molto preoccu­pate per...

Cesare                           - (disinvolto) Perché?... Forse la signorina si preoccupa ch'io non sia quello che cerca?... Teme forse che il mio carattere non possa andare d'accordo col suo?... Che abbia delle pretese...

Elena                             - (al colmo dell’imbarazzo) Sì, cioè no!... Vo­levo dire...

Cesare                           - (sorridendo) Si tranquillizzi!... Se c'inten­deremo, avrà in me un inquilino discreto e senza esi­genze!... Mi accontento di tutto, mi piace tutto; non chiedo che un buon letto, una cucina semplice e sana e del pane bianco e saporito!... Molto pane, perché ho un appetito formidabile!...

Maurizio                        - Vuol dire che ha buona salute!...

Cesare                           - (voltandosi) Non c'è male!... E lei, signor maggiore, è forse un parente della signorina?

Maurizio                        - No!... Sono un suo buon amico. L'ho conosciuta bambina, ed eravamo come fratelli col suo povero papà, il colonnello Alberti, una delle nostre glo­rie italiane!...

Vittoria                         - Va bene, va bene!... Questo glielo racconterà un'altra volta! Se il signor professore dovrà ri­manere qui, la storia la sentirà raccontare spesso... Sono tanto pochi gli argomenti di conversazione in questa casa, che si ricade sempre sullo stesso motivo!...

Maurizio                        - (ridendo) Non si scandalizzi, professo­re!... E' una piccola peste, che non rispetta nulla e nessuno!...

Vittoria                         - Sicuro, sicuro!... Ma intanto, il signor... a proposito: come ha detto che si chiama?...

Cesare                           - (ridendo) Piccini!... Cesare Piccini, e lei?...

Vittoria                         - Vittoria!... Ma il mio nome non ha im­portanza!... Non faccio parte della famiglia! Sono so­lamente un'amica, che potrebbe diventare anche la sua, se si decidesse a prendere la camera, che non ha vista ancora e che, prima di concludere, deve naturalmente vedere...

Elena                             - (balbettando) Infatti!... Potrebbe non tro­varla di suo gusto!

Cesare                           - Me ne dispiacerebbe veramente, perché, entrando, ho avuto subito una buona impressione della casa, e mi piace molto anche lei, signorina!... Proprio quello che cercavo!... Non posso soffrire le affittacamere di professione e lei non ne ha proprio l'aspetto!...

Vittoria                         - Ma... la camera...

Cesare                           - E vediamola dunque questa camera, dal mo­mento che è proprio necessario!...

Eugenio                         - (con premura, indicandogli la porta al fondo) Di qua, di qua, professore!... Le faccio strada io!... Gliela mostro io, e sono sicuro che ne rimarrà incan­tato! (Entra al fondo).

Cesare                           - (ridendo) Se lo dice lei!... (Lo segue).

Vittoria                         - (entra con i due al fondo).

Maurizio                        - (ad Elena) Simpatico!... Mi piace! Sem­plice, gioviale... non più tanto ragazzo!... Non ti pare, Elena?...

Elena                             - Oh, per me!... Lui o un altro è la stessa cosa! Mi avvilisce solo il pensiero che questo signore possa venire a vivere qui, un mese, due, forse un anno!...

Maurizio                        - Più ci resta, meglio è!... Almeno non ve­drai facce nuove!...

Elena                             - (come attaccandosi ad una speranza) E se la camera non gli piacesse?...

Maurizio                        - Sarebbe proprio di gusti difficili!... E' così bella!...

Elena                             - Ma non ha nessuna veduta!...

Maurizio                        - Non sarà certo venuto per studiare il panorama, e quando in una casa c'è aria e sole, non c'è bisogno d'altro, mi pare!...

Vittoria                         - (rientrando, precedendo Cesare) E questa poi è la camera da pranzo, dove lei potrà ricevere chi vuole, a suo piacere, perché Elena non le impedirà di vedere i suoi amici in casa sua!... Non è vero, Elena?...

Elena                             - (imbarazzata) Certamente!... E allora?... (Tre­pidante) Le va?

Cesare                           - (allegrissimo) Se mi Va?... Ma mi va be­none!... Meglio non avrei potuto desiderare!... E se c'in­tenderemo sul prezzo, signorina Elena, prendo possesso subito, subito!...

Eugenio                         - (allegro) Senza perdere tempo! Bravo, professore!...

Elena                             - (paurosa) No, ci pensi, rifletta, ponderi bene.

Cesare                           - (c. s.) Non è necessario!... Io penso, ri­fletto, pondero in pochi minuti!... La casa è vicinissi­ma alla scuola, la camera bella ed ariosa, lei mi ha poco ingoili. tutta l'aria di una personcina a modo, brante e molto assennata: quanto?...

Elena                             - Quanto, cosa?...

Cesare                           - Ma... il prezzo!... Bisogna, purtroppo, met­tersi d'accordo sul prezzo!...

Elena                             - (timidissima) Maurizio, sente?... Dica lei!...

Maurizio                        - Io?... Che c'entro io?... Sei tu che devi decidere!...

Elena                             - (c. s.) Ma... io non so!...

Eugenio                         - (a Vittoria) Allora tu, Vittoria!... Tu sei più pratica di noi tutti!

Vittoria                         - Infatti, mi accorgo che se si aspettasse voialtri non si concluderebbe nulla!... Elena è così poco abituata a certe cose che da sola non se la sbrigherebbe mai!

Cesare                           - (ridendo) Lei invece!... Eh! Lei si vede che sa sbrigarsela e bene!... Mi compiaccio!... E allora, dica lei e facciamo il contratto con l'amministratrice!... Quanto?...

Vittoria                         - Guardi : la sola camera, meno di duecento...

Maurizio                        - (vedendo che Cesare non si spaventa, prende coraggio ed aggiunge) ...cinquanta!

Vittoria                         - Stavo per dirlo!...

Cesare                           - (fingendosi non troppo soddisfatto) Dio mio!... Non è poco!... Il mese va e viene ogni trenta giorni, ce n'è finanche uno di ventotto, ed io... via : guar­diamo un po' se si potesse fare qualche cosa di meno, sono un povero insegnante e...

Elena                             - (c. s.) Faccia lei!...

Vittoria                         - (tirandola da parte) Tu sta zitta!... Lascia parlare me!... Se fosse per te, gliel'avresti già data per niente!

Cesare                           - (allegro) Allora mi lasci contrattare con la mia padroncina di casa!...

Vittoria                         - (energica) No! Deve parlare con me! Ab­biamo detto e sosteniamo duecentocinquanta lire per la sola camera. Se poi volesse anche la pensione, allora ci si potrebbe mettere d'accordo e fare un «forfait»! Ma, intendiamoci: caffè e latte la mattina, due piatti a mez­zogiorno e la sera un piatto caldo ed una insalata! (Ad Elena) Ti pare?

Elena                             - Sicuro!... Si potrebbe aggiungere, se il si­gnore volesse...

Cesare                           - Mi basta!... Quello che vorrebbe aggiun­gere me lo darà di pane!... Adoro il pane casalingo!

Maurizio                        - Ma ingrasserà maledettamente!...

Cesare                           - Meglio!... Metterò su una bella pancia e in­cuterò maggior rispetto ai miei allievi!...

Eugenio                         - Non ce n'è bisogno, professore!

Vittoria                         - Se le fa piacere!... Allora, ritornando al pratico: cinquecento lire tutto compreso!... Sta bene?...

Cesare                           - Ma prende tutto lei, così! E il mio stipendio non mi permette... mi resterebbe appena appena per...

Maurizio                        - Eh, dico!... Le resta ancora qualche cosa e si lagna?... Di questi tempi, nutrito, accudito, riscal­dato... mi pare che ce ne sia abbastanza...

Cesare                           - (ridendo) Ha ragione, signor maggiore!... Ebbene, sia!... Vada per le cinquecento lire mensili!... Che ne dice, signorina Elena?...

Elena                             - (balbettando) '.Ma... io non dico niente!...

Vittoria                         - Un momento! Dimenticavo un particolare!... Il pagamento in quattro rate anticipate.

Cesare                           - Cioè?...

Vittoria                         - Cioè, pagherà lire centoventicinque all'inizio di ogni settimana, cominciando da oggi.

Cesare                           - Ah, benissimo!... (Cavando il danaro dal portafogli e porgendolo ad Elena che lo guarda smar­rita, senza prenderlo; Cesare lo inette allora sul tavolo). Ecco la prima rata e così tutto è concluso! Posso quindi restare da questo momento?

Eugenio                         - Ma sì, resti!

Elena                             - (confusa) Subito?...

Cesare                           - Sì. Perché vuole che ritorni all'albergo?...

Vittoria                         - (trionfante) Che vi avevo detto?... Ma è naturale! Perché dovrebbe ritornare in albergo?

Elena                             - Ma non ho niente di pronto!...

Maurizio                        - Oh, per questo!... Cosa ci vuole a prepa­rare due uova in tegame e un affettato di... (a Cesare) prosciutto o salame?...

Vittoria                         - (svelta) Prosciutto, meglio prosciutto! Il salame mi rimane alla gola.

Maurizio                        - Ma deve mangiarle il professore, non lei!...

Cesare                           - (ridendo) Fa lo stesso!... Sono anch'io per il prosciutto!...

Eugenio                         - Benissimo!... Allora, signorina Elena, faccia comprare dell'affettato e pane, pane a vagoni!...

Cesare                           - (ridendo) Bravo!... Pane caldo, bollente; fa tanto male ai denti, ma è così buono, così profumato!...

Vittoria                         - Oh, finalmente! Tutto fatto, tutto stabi­lito!... Allora ce ne andiamo!... A meno che tu non abbia ancora bisogno di noi, Elena!

Elena                             - No, cari, andate, andate pure!... E grazie di tutto!

Vittoria                         - Buon giorno, maggiore!... Ha visto?... Chi glielo avrebbe detto quando è arrivato qua con la sua lezione di musica!... E pensare che ha fatto quattro chi­lometri a piedi, per arrivare a questa conclusione!...

Maurizio                        - Ha ragione!... Ma la vita ci riserva sempre delle sorprese!... Però son contento lo stesso!...

Vittoria                         - Arrivederci, professore, e... auguri!...

Cesare                           - (allegro) Anche a lei, signorina!... E con­gratulazioni! Se fa tanto bene gli affari degli altri, im­magino i suoi!...

Vittoria                         - (ridendo) Eh! Non c'è male, non c'è male!... (Esce).

Maurizio                        - E' un vulcano, quella ragazza!...

Cesare                           - E allora, signorina Elena, mi permette?... Vado a prendere possesso del mio domicilio!

Eugenio                         - Ed io me ne vado, professore! Accom­pagno mia cugina! Se ha bisogno ancora di me...

Cesare                           - Grazie, caro! Le sono veramente grato! Ma mi faccia ancora un gran favore.

Eugenio                         - Dica, professore, dica!

Cesare                           - Passando per l'« Albergo dei Grilli », all'an­golo della strada, preghi il direttore di farmi portare qui le valigie ed il conto.

Eugenio                         - Sarà fatto, professore! Signorina Elena!...

Elena                             - Grazie, Eugenio! Non dimenticherò mai la sua premura

Eugenio                         - Ed io sono felice di aver fatto qualche cosa per lei!... (le stringe la mano ed esce a destra).

Cesare                           - (ad Elena) Allora, mi permette?...

Elena                             - Vada! Io intanto mi occuperò della cola­zione!

Maurizio                        - Ed io la saluto, professore, e scappo via!...

Cesare                           - Anche lei?... Buon appetito allora, signor maggiore (gli stringe la mano e via al fondo).

Elena                             - Mi lasciate tutti?...

Maurizio                        - Per forza!... Coraggio, Elena! Sono cin­quecento lire al mese. Una piccola fortuna per te!...

Elena                             - Sì, è vero!... Non l'avrei mai creduto!... E mi sembra tutto così assurdo, così inverosimile!... Ma vada, Maurizio! Non badi a me!... Piano piano mi abi­tuerò all'idea, mi persuaderò che questo signore deve ri­manere qui, e che, in fondo, debbo esserne contenta! Non sarà facile, ma a poco a poco ci si abitua a tutto!... Ora però bisognerà pensare a sfamarlo, povera me! An­che il suo terribile appetito mi ci voleva! Vada, Mau­rizio, mi saluti la sua famiglia e non mi abbandoni!

Maurizio                        - Scherzi?... Verrò domattina, se non mi riesce di ritornare questa sera!... (Si avvia a destra).

Elena                             - Grazie, mio buon amico!... (L'accompagna a destra, e rientra contemporaneamente a Maria che viene dalla sinistra).

Elena                             - (con premura) Che fa la mamma?

Maria                             - Dorme! Ma, mi dice che cosa è accaduto? La signorina Vittoria mi parlava di un pensionante!...

Elena                             - Vi dirò tutto più tardi, Maria. Per ora an­date e senza perdere tempo. Comprate del pane fresco e dell'affettato. Molto pane e molto affettato!

Maria                             - A credito, signorina?

Elena                             - No! (Prendendo dal tavolo il danaro che le ha dato Cesare) Ecco qui!...

Maria                             - Ma...

Elena                             - Vi prego, Maria! Non perdete tempo! (Maria esce a destra).

Cesare                           - (dal fondo, in maniche di camicia, asciugan­dosi le mani) Signorina Elena?... Dov'è?.

Elena                             - (svelta) Sono qui, professore!... Desidera qualche cosa?...

Cesare                           - Vorrei che mi facesse mettere, con suo co­modo, s'intende, le tendine alla finestra che dà sulla strada. C'è qualcuno, dirimpetto, che guarda con molta insistenza nella mia camera. E, capirà, è fastidioso.

Elena                             - Domani, professore; domani senz'altro! Deve scusare!... E' tanto che quella camera è chiusa, e allora, capisce?, la curiosità dei vicini, siamo in un piccolo centro!... Ma domani, non dubiti, le toglierò questa noia! E spero che, oltre a questo, non vi sia nulla di cui abbia ragione di lagnarsi!

Cesare                           - Oh, null'altro!... La mia camera non manca di niente!... E' quella che ci voleva per me che amo il sole, la luce e cui piace di respirare liberamente!... Se l'avessi fatta fabbricare apposta, con quel bel terrazzino davanti, non avrei potuto aver nulla di meglio! (Gira intanto per la scena con Paria di chi, piano piano, prenda possesso di tutto e sia un po' invadente) Ed anche qui si sta bene!... (Si avvicina al balcone e respira l'aria a pieni polmoni) La casa è esposta magnificamente e si vede su­bito che lei vi dedica molto del suo tempo per mante­nerla in ordine! Brava! Sono proprio contento!

Elena                             - (che intanto ha cominciato ad apparecchiare la tavola, dice timida) Anch'io, professore, anch'io!... E sono felice che trovi tutto come desiderava!...

Cesare                           - Anche più, anche meglio! (Andando a si­nistra) Qui poi e'è il suo piccolo « fumoir », comodo, elegante, l'angolo per le ore di riposo! Carino, sa?... E qui?... (fa per entrare a sinistra).

Elena                             - (con un grido) No!... Lasci stare lì! Non entri!... Quella è la camera...

Cesare                           - Ho capito!... Mi scusi! E' la sua camera da letto e, naturalmente, non bisogna entrarvi. Giustissimo, giustissimo! Non entro, vede?... Non entro!...

 

Elena                             - Tutto il resto le appartiene, professore!... Potrà disporne come vuole; io non le darò nessuna noia, mi creda!...

Cesare                           - Ed io ne approfitterò largamente, signorina, perché le confesso che non posso restarmene chiuso fra quattro mura!...

Elena                             - Non ne avrà bisogno!... Faccia conto che tutta la casa sia sua!

Cesare                           - Grazie!... (Scorgendo il pianoforte, e piace­volmente sorprèso) Guarda guarda!... Anche un piano­forte!... Benone!... Ma questo è il Paradiso! Ecco, per esempio, una vera gioia per me che adoro la musica e che suono un poco!... E scommetto che suona anche lei, non è così?...

Elena                             - Eh, sì!... Suono anch'io, quando posso!...

Cesare                           - Che bellezza!... Faremo allora insieme della musica tutte le sere!... Questo è interessante!... Non le dico quale piacevole sorpresa sia per me questo mobile nella sua casa!... (siede al piano e fa sentire qualche energico accordo. Elena va con premura a chiudere l'uscio di sinistra, impacciata e timida).

Cesare                           - (dopo aver fatto sentire qualche arpeggio, si alza e dice allegro, esuberante) Vorrei proprio sapere chi è quel santo che mi protegge e che mi ha mandato da queste parti!...

Elena                             - (sorridendo, timida) Mah!... Qualcuno che ama il latino!... Visto che si è occupato di lei...

Cesare                           - (ridendo) Forse ha ragione!... Ma guarda un po'... piano piano, zitta zitta, e sa fare anche dello spirito!... Ed ora mi darà da mangiare, spero! Ho una fame da lupo!...

Elena                             - (subito spaventata) Un momento, professore, un momento!... Ora Maria le preparerà qualche cosa!... Maria è la mia donna di servizio! Abbia pazienza per questa prima giornata! Se sapesse come tutto sia stato così inaspettato, così imprevisto per me! Se mi avessero detto stamane che a mezzogiorno avrei avuto in casa un pensionante, non lo avrei creduto, glielo giuro!... Dovrà quindi scusare tante cose, ma domani provvedere a tutto e vedrà che sarà contento!

Cesare                           - Ne sono sicuro!... Non manca che una buona cucina e ci sarà certamente anche quella!... Perché, sarà stato un santo patito del latino, come dice lei, o la mia buona stella, che una volta tanto si è ricordata di me, certo qualcuno mi ha accompagnato all'uscio della sua casa!

Elena                             - Mah!... Le combinazioni della vita sono tante!

Cesare                           - E lei, signorina Elena, è sempre qui, sola?...

Elena                             - Ma io non sono sola!... Ho ancora la mamma!...

Cesare                           - La mamma?... E dov'è che non la vedo?... E' uscita, forse?...

Elena                             - (triste) No!... E' a letto, poverina, ed è tanto malata!...

Cesare                           - (colpito e d'un tratto preoccupato) Amma­lata?... Molto ammalata?... Ed è qui?...

Elena                             - Sì!... E' di là, in quella stanza!

Cesare                           - Ah, sì?... E allora è per questo che non ha voluto che vi entrassi?... (Con disappunto) Ecco, lo di­cevo io!... Mi sembrava tutto troppo bello!... Doveva es­serci il punto nero! E c'è!... E come c'è!... Un'ammalata! Un'ammalata proprio qui, nella casa!...

Elena                             - (mite) Non si preoccupi, professore!... E' malattia che non impressiona e non può dar da fare che a me!... Non è infettiva, perché si tratta di una para­lisi! E la mia mamma è così rassegnata, così buona e serena!...

Cesare                           - (c. s.) Sì, capisco!... Ma è sempre un'am­malata! Le giuro che mi sarei aspettato tutto, ma que­sto proprio no!...

Elena                             - Perché?... Che cosa teme?... Le ho detto...

Cesare                           - Sì, sì, mi ha detto!... Ma vede: io sono uno strano individuo. Non posso vedere intorno a me dei visi lunghi, la gente in angustie!... Mi piace di veder sorridere, e ridere anche!... E lei naturalmente...

Elena                             - (sforzandosi di essere gaia) No, no, perché?... Io non sarò mai triste, vedrà! Alla malattia della mamma sono abituata, ed ho anch'io un carattere allegro!

Cesare                           - Davvero?... Bè, allora, meno male!... Mi toglie una grave preoccupazione!... Faremo quindi una buona provvista di buon umore insieme, oltre alla mu­sica, e ce la prenderemo sempre allegramente! Il buon riso fa bene al cuore, ed io ho bisogno di avere il cuore leggero!

Elena                             - (sforzandosi a ridere) Ma sì, ma sì! Non si angustii!... La penso come lei!... La vita?... Una cosa da non prendersi sul serio!... Bisogna riderne... (ride con sforzo).

Cesare                           - Ecco, sì, bisogna riderne! Anche perché, quando ride, sembra che ringiovanisca!... Brava, signo­rina Elena!... Brava davvero!... Allora allegra cosi, sempre?...

Elena                             - Sempre, certamente, sempre!... (e ride di un riso amarissimo che si spezza in un singhiozzo).

Cesare                           - (non se ne accorge e, rientrando al fondo, con­tinua con leggerezza) Brava! Così mi piace! M'aveva fatta una paura, creda!... Ma ora che la vedo ridere... (Entra).

Elena                             - (cade a sedere e nasconde il viso fra le mani per soffocare i singhiozzi che le stringono la gola suo malgrado).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

La stessa scena del primo atto. È sera d’inverno. Fuori piove a dirotto.

(All’alzarsi del sipario, un ragazzo dell’apparente età di sedici o diciassette anni, è seduto presso il tavolo da pranzo intento a scrivere. A sinistra, presso il camino, la signora Maddalena ed il maggiore Maurizio Stefanini, giocano a domino. L’aspetto della signora Maddalena, che è seduta in una comoda sedia a rotelle, è tranquillo, rassegnato, quasi gaio. Cesare passeggia in su ed in giù, dettando delle frasi latine. Elena gira per la camera con passo lieve, per non disturbare la lezione, occupata in mille faccende. È evidente che fa molto freddo. Il caminetto acceso rallegra l’ambiente)

Cesare                           - (passeggia dettando) «Habehamus nisi accepisse nos tuas litteras….»

Maurizio                        - (allegro) Doppio zero!

Maddalena                    - Bello sforzo! Li ha tutti lei!...

Maurizio                        - (ridendo) Vuol vedere che le vinco anche quest'altra partita?

Maddalena                    - Vediamo!... (Continuano a giuocare).

Cesare                           - (che si è fermato un momento, distratto dal gioco dei due, riprende un po' spazientito) Dunque: «...nos tuas litteras datas, in quibus scriptum esset te in Epirum... ».

Maurizio                        - (trionfante) Anche questo ce l'ho!...

Maddalena                    - Zitto, zitto!... Farà andare in collera il professore!

Cesare                           - (scherzosamente in collera) E ne avrei tutte le ragioni! Sembrano due ragazzi che non sanno star

zitti! Maddalena           - E' lui, è lui, professore!... Io sto zitta, lo vede!...

Cesare                           - Lo sospenderemo per un'ora!... Fino a quando durerà la lezione!...

Maurizio                        - «Ma che fa, lei?... Anche stasera lavora fino a tardi?...

Cesare                           - Non me ne parli!... E' meglio che non le dica quello che penso, altrimenti chissà che viene fuori!... (Irritato, al ragazzo) A te! Continua! (Guardando il quaderno sul quale il ragazzo scrive) Dove eravamo?... «Habebamus» si scrive con l'acca! Siamo ancora a que­sto!... Ti farai bocciare anche quest'anno, ignorante!... (Un campanello nelle quinte).

Elena                             - (esce svelta a destra).

Cesare                           - (guardando torologio) E questo è Paolo, certamente! ...

Maurizio                        - Aspetta il professore Ceriani?...

Cesare                           - SI!... Avevamo appuntamento per uscire in­sieme! E per ora non posso, lo vede!... Credevo proprio che per questa sera mi avrebbero data vacanza! E in­vece no!... Attaccato1 al carro come un bue!... Pazienza!... Paolo aspetterà!...

Elena                             - (da destra) Professore! C’è il suo amico, giù in portineria! Scende, o lo faccio salire?...

Cesare                           - Come vuole che scenda?... Lo vede che non ho ancora finito!

Maurizio                        - Chiamalo, Elena!... Digli che salga!... Al­meno aspetterà al caldo!...

Cesare                           - Sì, è meglio!... Lo chiami, Elena, per fa­vore!...

Elena                             - (esce di nuovo).

Cesare                           - (al ragazzo) E tu scrivi!... Che cosa aspetti?...

Il Ragazzo                     - Che lei detti, professore!...

Cesare                           - Ah, già!... Dove eravamo?...

Il Ragazzo                     - « ... scriptum te in Epirum ».

Cesare                           - (cercando; nel libro) Dov'è?... Non trovo più il segno!... Maledetto libro!... (Poi a Maurizio che ride) E lei ride, maggiore, lei ride!... Beato lei che è stato messo a riposo!...

Paolo                             - (seguito da Elena) Buona sera!...

Cesare                           - Hai anticipato?...

Paolo                             - Un po'!... Ma lai pure, non c'è fretta!... Fac­cio un domino con la signora Maddalena!...

Maurizio                        - Bravo!... Venga a prendere il mio posto, che io ho già lavorato abbastanza!...

Maddalena                    - (ridendo)  E me lo rinfaccia!... Cattivo!... Lui che va scodinzolando l'intera giornata, per un'ora che mi sacrifica...

Elena                             - Ma state zitti!... Come volete che il professore finisca la sua lezione, se parlate continuamente?.., (A Paolo) E lei, professore, venga qui, vicino al fuoco! Ha portato di fuori un'aria gelata ed è tutto bagnato!

Paolo                             - E' una serata infernale!... (Si avvicina agli altri presso il camino, e, facendo gruppo, parlano fra di loro).

Elena                             - (continua il suo lavoro silenziosamente. Esce un momento al fondo, ne ritorna poco dopo con della bian­cheria che porta a sinistra).

Cesare                           - (sbuffando, ripiglia a dettare) Dunque, di­cevamo: «Habebamus» con l'acca!... (Guardando an­cora sul quaderno del ragazzo dice in collera) Ed «Epi­rum» con lettera maiuscola!... Perché hai scritto «Epi­rum » con lettera minuscola?... Che cosa credi che sia? Vuol dire Epiro, e scriviamo « Epirum » perché, in questo caso, è accusativo singolare, retto dalla preposi­zione «in», perché si tratta di moto in luogo!... Hai capito?...

Il Ragazzo                     - Non lo sapevo!...

Cesare                           - Me ne sono accorto!

Il Ragazzo                     - Se sapessi tutto non studierei, farei io il professore!...

Cesare                           - Anche questo è vero!...

Maurizio                        - Come sanno essere intelligenti quando vogliono dare una risposta urtante!...

Paolo                             - Ma lei, signora Maddalena, non si annoia a seguire le lezioni di questo pedante latinista?...

Maddalena                    - Lo lasci stare, poverino! Lavora sem­pre, non ha mai un momento di respiro!...

Paolo                             - Ma lavoro anch'io!... Solamente stasera non ho voluto saperne di lavoro!...

Cesare                           - Perché lo puoi!... Io no!... Io ho questo te­stone che si fa bocciare puntualmente ogni anno e che mi è stato affidato perché passi dall'ignoranza dilettante a quella patentata!...

Paolo                             - Non perderti in chiacchiere, sbrigati!...

Maurizio                        -  Ma sì, si sbrighi e lo mandi via!... E' l'ul­tima sera di Carnevale!...

Cesare                           - Eh! Lo so anch'io!... (Al ragazzo) Ma a te non te la fanno festeggiare l'ultima sera di Carnevale?... (starnuta).

Maurizio                        - Salve!...

Cesare                           - Grazie!...

Il Ragazzo                     - No, signor professore!... Il babbo mi ha detto che, per punizione, debbo studiare specialmente nei giorni di festa, e che se non prendo la licenza vado in seminario!

Cesare                           - (esasperato) Ma io l'ho presa la licenza!... Io la vorrei festeggiare questa serata!...

Maurizio                        - E lo mandi via!... Su, su, ragazzo!... Il professore non vuole opprimerti! Cicerone potrà aspet­tare ventiquattr'ore e lui ti concede una vacanza per que­sta sera!...

Elena                             - (che è rientrata ed ha sentito la frase di Mau­rizio) No, Maurizio!... Che cosa fa?... Non si prenda certe responsabilità!

Cesare                           - Ma  ha ragione!... Perché io proprio non me la sento stasera di continuare!... (starnuta di nuovo). Sono anche raffreddato, lo vede?...

Elena                             - Lo vedo!... Ma che cosa vuol fare?... (Gli si avvicina e gli dice piano) Vuole che questo monello vada a casa a raccontare che lei ha sospesa la lezione perché è l'ultima sera di Carnevale?... Via, le sembra serio?... E se perdesse le ripetizioni?

Cesare                           - Come è sempre pronta a tormentarmi, lei!... Saprò difendermi, nel caso!... Non credo che trovi, giusto che per punire i figliuoli si obblighi un povero profes­sore a sgobbare in tutte le occasioni?...

Il Ragazzo                     - (intanto non se lo è fatto ripetere e ha rimesso in fretta i libri nella cartella).

Elena                             - Io vorrei sapere perché lei decise di fare il professore! Proprio non c'era nato!...

Cesare                           - Ha ragione!... Ma lo faccio per tradizione di famiglia, ed oramai...

Il Ragazzo                     - Signor professore, quando vuole che ri­torni?...

Cesare                           - (assumendo un contegno) Rimetterò la le­zione a domani sera! Dirai a tuo padre...

Il Ragazzo                     - (sfrontato) No!... Io non dirò niente!... Io me ne vado al cinematografo!...

Maurizio                        - E fai bene!... (Ed uno sguardo severo di Elena) No, fai malissimo!... Alla tua età si va a dormire, a quest'ora!

Cesare                           - Sì, sì, vattene a casa!... Buona sera!...

Il Ragazzo                     - Buona sera!... E si diverta, professore!...

Cesare                           - Grazie!...

Il Ragazzo                     - (salutando gli altri) Buonanotte a tutti... (Esce correndo).

Maurizio                        - Non mi sembra che quel ragazzo si fac­cia molto intimorire dal suo professore!...

Paolo                             - (ridendo) No, proprio no!... L'ho notato anch'io!...

Cesare                           - Se sapeste quanto me ne importa!... E se non fosse per quella maledetta miseria...

Maddalena                    - Via, via, non si lamenti e vada a di­vertirsi! ...

Cesare                           - (starnutando) Dice bene, signora Madda­lena!... E voglio fare delle pazzie, questa «era!... Sola­mente, a forza di passeggiare su e giù, mi sono presa una bella costipazione!

Elena                             - Vuole che le prepari un decotto di tiglio?...

Cesare                           - (agli altri) La sentite?... Io voglio fare bal­doria e lei mi vuol preparare il decotto!... No!... Me ne vado al caffè, e le garantisco che troverò un decotto che fa resuscitare i morti!...

Elena                             - Faccia come vuole!... Ma domani, poi, non mi venga a dire che si «ente male!...

Cesare                           - (scherzoso) Signora Maddalena, intervenga lei!... La faccia smettere di brontolare!... Mi maltratta sempre!... Questa donna è il mio martirio!

Paolo                             - Hai tutte le fortune tu!... Le lezioni ti fioc­cano, la padrona di casa ti cura come un cagnolino, e continui a lamentarti!

Maddalena                    - Via, via!... Andate a godervi questa se­rata di festa!

Cesare                           - (a Paolo) Qual è il programma?... Dove si va?...

Paolo                             - Mah!... Dove vuoi!... Bada però che alle un­dici ti lascio!

Cesare                           - Mi lasci?... Non andremo insieme in qual­che posto?... Me Io avevi promesso!...

Paolo                             - Sì, lo so! Ma sono stato pregato di accom­pagnare una collega al veglione degli artisti, sai... la Petri... e capirai che non mi conveniva dire di no, per tante ragioni, non esclusa quella che la Petri mi piace e che con lei vado volentieri!... Se credi, potremmo incontrarci al veglione!...

Cesare                           - Per reggere il moccolo a voi due?... Grazie, no!... Preferisco esser solo!...

Maurizio                        - E lei se la trovi, la compagnia! Sono serate nelle quali l'occasione non manca a chi la sa cer­care!... Quando ero giovane anch'io...

Cesare                           - Ah! Lei!... Perché lei non era un selvaggio come me!... Questo vigliacco lo sa che quando sono solo mi vedo sperduto, e mi pianterà in un caffè, come un cane, mentre avevo fatto tanti progetti di orgia!

Maddalena                    - (scandalizzata) Di orgia?... Dio mio!...

Maurizio                        - Ma no!... Non si scandalizzi!... L'orgia del professore non vorrà essere che un po' di chiasso e qualche bicchiere di birra! Non è vero?...

Cesare                           - Purtroppo!...

Paolo                             - Beh! Vedremo che cosa si potrà fare. Deci­deremo per via!... Per ora andiamo!... Signora Madda­lena!... (Poi, come ricordandosi) A proposito: le ho portata la cioccolata e quasi me ne dimenticavo! E' di quella che le piace: ci sono le noccioline! (le dà un pacchetto).

Maddalena                    - Caro!... Che bravo figliuolo! (Sbirciando Elena che, al fondo, continua a riordinare) Non facciamo sentire a quella lì!

Cesare                           - (piano) Anch'io, sa! Anch'io ho in camera le caramelle per lei!

Maddalena                    - Benedetti!... Come siete buoni a pen­sare a questa povera vecchia malandata!...

Elena                             - (che ha, visto ila scena ed ha tentennato il capo) Dolciumi, dolciumi!... E sono quelli che ti fanno tanto male!... (Entra al fondo, in camera di Cesare).

Maddalena                    - E' un demonio, quella ragazza!... Vede tutto, si accorge di tutto!... Ed ora me la prende, e per averne un po', bisognerà sospirarla!

Cesare                           - Dia a me, dia a me!... Gliela conservo col resto e gliela darò a tempo opportuno!...

Maddalena                    - (dandogli il pacchetto) Sì, è meglio che la tenga lei!...

Elena                             - (rientrando col cappotto ed il cappello di Ce­sare ed una sciarpa per il collo) A lei!... E si metta il « cachecol »

Maurizio                        - Quasi quasi vengo anch'io!

Maddalena                    - Per l'orgia, eh?... Se ne vuole andare più presto nella speranza di unirsi a questi giovanotti, per festeggiare anche lei l'ultima sera di Carnevale!

Maurizio                        - Com'è furba, signora Maddalena!... Come l'ha capito subito che ho una voglia pazza di andare al veglione, di vestirmi da pagliaccio e di fare tante ca­priole! (Gesticolando, ha come un dolore alla schiena) Ahi!... No, ecco! Le capriole proprio non credo che potrei farle!...

Cesare                           - (ridendo) E neanche il resto!... Senta il mio consiglio, signor maggiore, rinunzi anche al ve­glione e faccia ancora un domino con la signora Mad­dalena!... Non me le lasci sole sole queste due povere donne!

Paolo                             - E allora, si va?...

Cesare                           - Andiamo!... Buona sera, maggiore; signora Maddalena: non si dimentichi di me nelle sue pre­ghiere!...

Maddalena                    - No, no! Stia tranquillo! Questa sera pregherò il Signore perché le mandi un po' di gioia!...

Maurizio                        - Bel mestiere che fa e che vuol far fare al Signore!

Maddalena                    - Oh! Ma che cosa ha capito?... Un po' di allegria, questo è tutto!

Cesare                           - E' tutto! Ha sentito?... Ed io mi contento! Buon riposo, Elena! E la smetta di trafficare!...

Elena                             - Si diverta, professore! Buona notte!...

Paolo                             - Andiamo, che si fa tardi! (Stringe la mano a Maurizio, saluta Elena e Maddalena e vanno via a destra).

Maddalena                    - Come sono cari!... Ti mettono addosso un'allegria, una voglia pazza -di giovinezza!...

Maurizio                        - Ma brava! Guarda un po' come si eccita, come si entusiasma!

Elena                             - Ed avrà poi una notte agitata!... Finirò per tenerti in camera, la sera!...

Maddalena                    - Perché?... E' tanto bello aver intorno nn po' di gioventù e di buon umore!...

Maurizio                        - (scherzoso) Non cambia, lei! E' ancora la Lena di una volta, tutta fuoco, tutta spirito!... E, se il corpo è immobile, l'anima è sempre in moto, e si agita e si tormenta!...

Elena                             - (scherzando anche lei) E le piacciono i gio­vanotti perché le fanno la corte e le portano le ghiot­tonerie! A proposito: dov'è tutta quella robaccia che fa tanto male?...

Maddalena                    - (ridendo) Questa volta me l'ha presa il professore! Me la conserva lui e speriamo che sia meno avaro di te!...

Elena                             - Bella lega avete fatta, voi due!... Io faccio la parte del tiranno e voi congiurate insieme! ... Lui, poi...

Maurizio                        - Lui, benedetto, ha portato qui dentro un po' di vita!... Che gli puoi rimproverare?...

Maddalena                    - Forse perché ha tanta pietà di me!...

Elena                             - (amara) Mentre io...

Maddalena                    - Tu sei una cara figliuola che mi cura troppo! Ma a che scopo? Non sarebbe meglio che vi­vessi un po' meno e godessi un po' più di quel poco che mi è rimasto?...

Maurizio                        - Ora non mi piace, Maddalena!... Lei pensa a se solamente, dicendo quello che dice! Ma questa po­vera figliuola?... Che farebbe senza di lei?... Se lo è mai domandato?...

Elena                             - (triste) A me non pensa, Maurizio!... Se ci pensasse, non direbbe certe cose!...

Maddalena                    - (pentita) Avete ragione, avete ragione!... Scusami, cara; farò tutto quello che vuoi!...

Elena                             - Così va bene!... E, per cominciare, andiamo a letto!

Maddalena                    - Di già?...

Elena                             - E' tardi! E fa tanto freddo, stasera! Vorrei metterti a letto prima che il camino si spenga!...

Maurizio                        - E tu?...

Elena                             - Io ho ancora tante cose da sbrigare!...

Maurizio                        - Ma avrai freddo, se lascerai spegnere il fuoco!...

Elena                             - Ho tanto da stirare; mi riscalderò al calore dei ferri!

Maddalena                    - Lasciami ancora un poco!... Non ho voglia di dormire, stasera!

Elena                             - Ma...

Maurizio                        - Via, Elena: festeggiamola anche noi l'ul­tima sera di Carnevale, diamoci alla pazza gioia! Ag­giungi un po' di legna al camino, per una volta non ti sposterà, e facciamo insieme un piccolo « rami »! Che ne dici?...

Maddalena                    - (allegra come una bimba) Sì, sì, il «rami»! Elena, il «rami»! Dice bene, Maurizio!... Fe­steggiamo questa serata anche noi!

Elena                             - Quanti capricci!... Anche le feste ora, anche il Carnevale!

Maddalena                    - (sorridente al ricordo) Cara mia, il Carnevale era quello dei nostri bei tempi, spensierato e se­reno, quando ci si divertiva veramente e si era comple­tamente felici!... Se ne ricorda, Maurizio?...

Maurizio                        - (con un sospiro) Se mi ricordo!... Erano i nostri bei tempi, quelli!... Quanto abbiamo ballato!... E come sapeva godersela la sua giovinezza!...

Maddalena                    - Ah, si!... Me la godevo davvero!... Quante gite, quante feste, quanti viaggi!...

Elena                             - Non ti esaltare, mamma, te ne prego!... Fi­nirai per non dormire!...

Maddalena                    - Ma si che dormirò!... Non volermi per forza più ammalata di quello che sono!... E lasciami ri­cordare!... Non vivo che di questo, oramai!...

Elena                             - Si, cara!... Hai ragione!... Perdonami!... Ma...

Maddalena                    - (tendendo l'orecchio) Sssss!... Sentite!... Le maschere, passano le maschere!...

Maurizio                        - Ma no!... Con questo tempo!...

Maddalena                    - Eppure vi dico di si!... Apri quella finestra, Elena!...

Elena                             - Fa freddo!... Potrebbe farti male!...

Maddalena                    - Ah! Ma sei peggio del dottore, cara!... Non mi concedi nulla!

Maurizio                        - Via, Elena! Accontentala! Apri un mo­mento solo!... Che vuoi che le faccia un po' d'aria?...

Elena                             - (compiacente) E va bene!... Stringi però la sciarpetta intorno al collo!... (Va ad aprire la finestra. Si sente nell'interno come una comitiva di gente che passa suonando e cantando).

Maddalena                    - (contenta) Li senti?... Che ti dicevo?...

Maurizio                        - Chi sono?...

Elena                             - (guardando in strada) Mah!... Ragazzi che si divertono e non hanno paura del freddo!... Sono gio­vani, sono allegri!... Che importa loro se piove?... (La comitiva passa; in lontananza si sente un pianoforte che suona un valzer. La pioggia riprende).

Maddalena                    - Ballano!... In qualche posto, qui vicino, si balla!...

Maurizio                        - Forse dai Valerio! Sapevo infatti che c'era riunione da loro!

Maddalena                    - E’ un valzer di Strauss! (Segue la mu­sica, canticchiando il motivo, poi s'irradia al ricordo) Pallanza!... Sente, Maurizio, sente?... Pallanza!... E' là che ci siamo conosciuti!... Lei era tenente, allora, di guar­nigione sui laghi, come il mio povero Pietro! Si ri­corda?...

Elena                             - (richiude la finestra).

Maurizio                        - (preso anch'egli dai ricordi di giovinezza) Lo credo!... E' stato il più bel periodo della mia vita!... Quella bella cittadina tutta sole, con i giardini fioriti in riva al lago!...

Maddalena                    - E con tanta gente giovane e spensierata!..

Maurizio                        - Quanti avvenimenti da allora!... La vita ci divise e ci ritrovammo qui, dopo tanti anni e cosi di­versi! ...

Maddalena                    - Ahimè! Quanto, quanto diversi!...

Elena                             - Via, non ci pensiamo, che è meglio!.»

Maurizio                        - Si, sì, ha ragione Elena!... Non ci pen­siamo!... Attizza il fuoco, che a momenti si spegne!...

Elena                             - (docile, va al camino, attizza il fuoco, poi a Maurizio) Se ne vada, Maurizio! E' tardi! Ha passata l'ora solita, sua moglie sarà in pensiero per lei!...

Maddalena                    - (contrariata) E il «rami»?...

Maurizio                        - Lo faremo in quaresima! ... Elena ha ra­gione! E' tardi, e lei dovrà andare a nanna!

Elena                             - Ed io debbo lavorare, altrimenti mi toccherà di alzarmi più presto domani!...

Maddalena                    - Povera la mia Elenuccia!...

Elena                             - (per metterle allegria) Povera?... Una volta!... Ora, con la tua pensione, ed il mio pensionante, sono quasi ricca!... Non è vero, Maurizio?...

Maurizio                        - Certo, certo!...

(S'ode il suono d'un campanella).

Maddalena                    - Questa è certamente Vittoria!...

Maurizio                        - Ed io me ne scappo!... Se attacco un bot­tone con quella pazzerella, non me ne vado più! Buo­nanotte, Maddalena, riposi bene e sogni i nostri bei tempi!... (le bacia la mano). Elena...

Elena                             - L'accompagno! (Escono a destra).

Maddalena                    - (sentendo delle voci nelle quinte) E' lei, è lei!... Meno male!

Vittoria                         - (seguita da Eugenio, entrambi bagnati di pioggia) Un po' tardi, signora Maddalena, un po' tardi stasera!... Ma che vuole, ho incontrato mio cu­gino!...

Maddalena                    - (sorridendo) Bravo! Anche lei, Eu­genio! Ma come mai? Invece di andare a divertirsi in una serata come questa?...

Vittoria                         - Oh! In quanto a questo, siamo a posto!... Io gli ho concesso, in via eccezionalissima, di accompa­gnarmi al cinematografo! Ne veniamo ora!... Uno spet­tacolo magnifico!...

Elena                             - (che è rientrata dietro di loro) Ve ne andate presto, o vi trattenete un po' con noi?...

Vittoria                         - Se non ti diamo fastidio, ci tratteniamo! Vero, Eugenio?...

Eugenio                         - Sicuro!... Se non siamo importuni!...

Maddalena                    - Tutt'altro!... Anzi!... Noi volevamo ap­punto festeggiare il Carnevale!...

Vittoria                         - Ah, sì?... E come?...

Elena                             - Puoi immaginarlo!... Anzi, se permettete, vorrei cominciare la festa!... Altrimenti domani dovrò le­varmi all'alba e fare lo straordinario!...

Eugenio                         - (meravigliato) Faccia pure, faccia pure, si­gnorina Elena!...

Elena                             - (apparecchiando il tavolo da stiro, e preparan­dosi a stirare) Grazie!... Non faccio complimenti, perché proprio non ho un minuto da perdere!

Vittoria                         - (ad Eugenio che la guarda incretinito) Non fare quella faccia da idiota! Non ti accorgi che scher­zano?... Lo sai che Elena è una donnetta rara, e che per lei la festa è sempre rappresentata dal suo lavoro!...

Eugenio                         - Ah!... Mi pareva!...

Maddalena                    - Non può fare diversamente, povera la mia Elena! E' sempre tanto occupata! Non ha nessuno che l'aiuti! Io non posso portarle che lavorone il pro­fessore, senza volerlo, poverino, la carica di piccole fac­cende che le prendono tutto il tempo disponibile!....

Vittoria                         - A proposito, dov'è?...

Eugenio                         - Già! Speravo di vederlo!...

Elena                             - E' fuori, a divertirsi!...

Maddalena                    - Sì!... E' uscito con un suo amico! Ed Elena ne approfitta per lavorare! Deve quindi scusare, Eugenio, se non le terrà buona compagnia!...

Elena                             - (ridendo) Non affannarti, mamma!... Eugenio non è venuto per noi, e che io lavori o no, gli è com­pletamente indifferente! Non hai capito che questi ra­gazzi sono qui per crearsi un alibi nell'affare del cine­matografo!... Non è vero?...

Vittoria                         - (ridendo) Malignità!...

Eugenio                         - (timido) Le giuro che...

Vittoria                         - No, caro!... E’ inutile!... Non ti affaticare a giurare quello che non è, perché lo sai che con Elena non attacca! 'Mi conosce troppo bene, ed è troppo intel­ligente per non indovinare la verità!...

Maddalena                    - (preoccupata) Ma allora?...

Vittoria                         - Oh!... Non si allarmi, signora Madda­lena!... E' una cosa semplicissima! Io e lui siamo in «flirt»!... Una cosa che lei non conosce, ma che ora è all'ordine del giorno. E siamo stati insieme al cinema­tografo, noi due soli, senza il permesso della mamma, che non ammette certe cose, oramai naturalissime! Ra­gione per cui siamo qui, tutti e due, per poterci creare l'alibi, come giustamente dice sua figlia!

Maddalena                    - (un po' sgomenta) Oh!... Figliuoli, che idee!

Elena                             - Andiamo a letto, mammina!... Questi ragaz­zacci ti scandalizzano, lo vedo; ma che vuoi farci?... Sono giovani e quindi nel loro diritto!...

Maddalena                    - (c. s.) No, cara, non mi dire che i gio­vani sono in diritto di fare certe cose, perché mi faresti paura!... Anche tu sei giovane e...

Elena                             - Io?... (ridendo) Per carità!... Che cosa c'en­tro io?... Sono forse una donna, io?...

Maddalena                    - (sempre più sgomenta) E allora?... Cosa sei?...

Elena                             - (teneramente) Sono la tua Elena, la tua figliuola, la tua infermiera! (Per tranquillizzarla) Non posso pensare ad altro! Eppoi sono quella che deve te­nere in ordine la casa, e tenersi alle buone il signor pro­fessore!... Non ho tempo io per ricordarmi di essere giovane!... Non lo sono stata mai, del resto!... Ho cento anni, io; sono nata che avevo cent'anni!

Maddalena                    - Ma che discorsi sono questi, Elena?... Perché dici così?...

Elena                             - Perché è ora di andare a dormire!... E sono i miei cento anni che mi dicono che non puoi restare più in piedi, altrimenti domani sarai ammalata!...

Maddalena                    - Sì, sì, hai ragione!... Andiamo, cara! Buona notte, Eugenio, e non mi faccia fare delle scap­pate troppo grosse a questa pazzerella!

Eugenio                         - (timidissimo) Io?... Non abbia paura!... Non sono io che...

Vittoria                         - (violenta) Non dirai che sono stata io, al­meno?.;. Ma guardate che bel tipo!... Mi trascina dove vuole, con la sua prepotenza di maschio, e poi viene a raccontare che non è lui!

Maddalena                    - (turandosi le orecchie) Andiamo a letto, cara, andiamo a letto!

Elena                             - (ridendo) Sì, è meglio!... Permettete, ra­gazzi!...

Vittoria                         - Buona notte, signora Maddalena! (va ai abbracciarla).

Maddalena                    - Stai attenta, piccina, stai attenta!...

Vittoria                         - Non abbia paura! Dorma tranquilla! Con quello lì non c'è nulla da temere!...

Maddalena                    - Buona notte, Eugenio, buona notte!...

Eugenio                         - Grazie, signora Maddalena! (e aiuta Elena che trascina la sedia a carrozzina, ed escono a sinistra con Maddalena).

Eugenio                         - (rientrando subito) Ma Vittoria!... Finirai per farmi credere un cattivo soggetto, che trascina le ra­gazze alla perdizione!...

Vittoria                         - Come?... Se ho detto che con te non c'è nulla da temere?... (Un po' ironica) E del resto è così!... Sei così serio, così equilibrato!... Tu, la testa, non la perderai mai, mio povero Eugenio!...

Eugenio                         - Si può benissimo amare, senza perdere la testa!

Vittoria                         - (c. s.) Altro che!... Io conosco due fidan­zati che, quando sono insieme, recitano il rosario!... Che cari ragazzi!...

Eugenio                         - Mi prendi in giro!... Ma io ti voglio tanto bene, Vittorina mia!...

Vittoria                         - Anch'io te ne voglio!... Solamente, io ho un carattere ardente, mentre tu...

Eugenio                         - (facendosi coraggio ed accostandosi a lei, in­traprendente) Mentre io?... Che vuoi dire?... Se sa­pessi che fatica faccio a contenermi, quando ti sono vi­cino! (Prendendole la vita) Perché tu, Vittoria, mi piaci tanto, lo sai: sei così bella, così giovane, così...

Vittoria                         - (svincolandosi, con civetteria) Calmati, caro, calmati!... E' inutile che fai ora la voce tenera e gli occhi di pesce morto! Ci vuol altro per farmi credere certe cose!

Eugenio                         - Ma perché sei in collera con me?... Che cosa ho detto alla fine?... Non fare così, vieni qui, vieni vicino a me! Siamo soli, ed è così raro per noi essere soli!... Approfittiamone per darci un bacio!...

Vittoria                         - Sei pazzo!... Un bacio?... Tu vorresti un bacio, ora?... Ma hai dimenticato che non sei di quelli che trascinano le ragazze alla rovina?...

Eugenio                         - Ti vendichi, cattiva!... Ti vendichi per una stupida frase!... (Tentando di afferrarla) E invece ardi dal desiderio di baciarmi!...

Vittoria                         - Poverino!... Come t'illudi! ...

Eugenio                         - (supplichevole) Vittoria!...

Vittoria                         - No, proprio no!... Mi hai irritata per tutta la sera con le tue stupide preoccupazioni ed i tuoi scru­poli inutili, e tutto ad un tratto mi diventi ardito e vuoi baciarmi, qui, in casa di altri!...

Eugenio                         - Ma siamo soli!... Non ci vede nessuno!...

Vittoria                         - (per esasperarlo) No!... E' inutile!... Non voglio!

Eugenio                         - (tentando di afferrarla, suo malgrado) Vieni qui, Vittorina mia, vieni qui!...

Vittoria                         - (con sempre maggiore civetteria, sfuggendogli) No, non mi ci cogli, ti dico che non mi ci cogli!...

Eugenio                         - (raggiungendola) Via!... Non farmi dispe­rare!... Muoio dalla voglia di darti un bacio!... (l'af­ferra).

Vittoria                         - Peggio per te!... (si svincola di nuovo e scappa).

Eugenio                         - (l'insegue, l’afferra, la trascina presso una poltrona, l'obbliga a sedersi, si curva su di lei, la bacia a lungo).

Elena                             - (rientra, vede la scena, si turba un poco, poi lentamente si avvicina al tavola).

Vittoria                         - (alzandosi) Prepotente!,.. Poi dici che non sei un prepotente!... (Scorgendo Elena) Ah, sei lì?... (Si riaggiusta il cappellino).

Elena                             - (calma) Sono entrata ora!... Vado a pren­dere il ferro! (Esce a destra).

Eugenio                         - Ci avrà veduti?...

Vittoria                         - Lo credo!... Così imparerai a volere per forza certe cose!

Eugenio                         - Che dirà?...

Vittoria                         - Che vuoi che dica?... E' un essere neutro; lo ha detto lei stessa poco fa! Non è mai stata una donna!...

Eugenio                         - Pure, avrei preferito...

Vittoria                         - Ricominci?... Sei noioso con le tue deli­catezze eccessive!

Elena,                            - (rientrando) Mi scusate, è vero, se continuo a lavorare?

Vittoria                         - Fai pure!... Tanto, ce ne andiamo!...

Eugenio                         - (impacciato) Le togliamo il fastidio...

Elena                             - (tranquilla) Oh! Per me!... Se mi lasciate fare il mio lavoro...

Vittoria                         - E’ tardi!... La mamma sa che sono qui dalle otto!... Bisogna che me ne vada!...

Elena                             - Come vuoi, cara!...

Vittoria                         - (le va vicino e l’abbraccia) Non sei stanca, Elenuccia?.... Lavori tutta la giornata!...

Elena                             - Un pochino, non dico di no!... Ma è neces­sario!... Buona notte, Vittoria!... (le rende il bacio, senza effusione).

Eugenio                         - (c. s.) Grazie dell'ospitalità, signorina Elena!

Elena                             - (un po' ironica) Non c'è di che, Eugenio! Non c'è di che!... Non vi accompagno, Vittoria...

Vittoria                         - E' inutile!... Ciao, cara!...

Elena                             - Ti prego, passando per la portineria, di ri­cordare a Giuliano di portarmi su la bottiglia del latte!

Vittoria                         - Va bene! (Esce con Eugenio).

Giuliano                        - (entrando, dopo una pausa) E' permesso?...

Elena                             - (senza lasciare di lavorare) Ah!... Siete voi, Giuliano?... Avevo proprio ora pregata la signorina Vit­toria... Credevo che ve ne foste dimenticato!

Giuliano                        - Sì, me l'ha detto! L'ho incontrata sul­l'uscio di casa!... Volevo salire prima, ma ho visto scen­dere il professore ed ho pensato che c'era tempo per la cena!... (Mette sul tavolo una bottiglia di latte e qualche pacchetto).

Elena                             - Per quanto credo che questa sera sia inutile addirittura! Il professore è uscito per andare a diver­tirsi! Cenerà fuori, certamente!

Giuliano                        - E fa bene!... E' sera di festa!... E' giusto che se la goda! E lei, signorina?...

Elena                             - Io?... Che cosa, io?... Vorreste che me ne andassi al veglione anch'io?...

Giuliano                        - Magari!... Farebbe bene a prenderselo uno svago!... E' sempre qui, al chiuso, dalla mattina alla sera!... E lavora, lavora più di una poveretta!

Elena                             - E che cosa sono io, se non una poveretta?... Andate, andate, Giuliano!... Non vi preoccupate per me! Grazie e buona notte!

Giuliano                        - Buona notte, signorina Elena! (Esce).

Elena                             - (continua ti stirare un vestito da uomo. La piog­gia ripiglia a battere incessantemente contro i vetri del balcone. Una pausa. Poi si sente il rumore di una chiave che gira nella toppa, ed entra Cesare, imbacuccato, con una bottiglia di « champagne » avvolta in una carta ve­lina, leggermente brillo. Entra starnutando).

Elena                             - (alza il capo dal suo lavoro, esclama meravi­gliata) Lei?... Già di ritorno?... E come mai?...

Cesare                           - (un po' imbronciato) E' un tempaccio da lupi!... Pioggia, vento, tuoni, saette, sembra la fine del mondo!... Bella chiusura di Carnevale!... Ed io sono maledettamente raffreddato! (Poi, con malumore stanco) Eppoi, cosa voleva che me ne facessi, abbandonato in un caffè, a tu per tu con una bottiglia di liquore?... Che brutta cosa essere soli quando si ha un caratteraccio come il mio!... Proprio una brutta cosa!... E che noia un tempaccio simile in una sera di Carnevale! Almeno con un po' di sereno, l'aria mite, e la luna, se occorre, uno se ne va a spasso per le strade, vede gli altri che si divertono, sente la musica che viene dai balconi illumi­nati, dai locali in festa, e gode almeno per gli altri. Ma solo, sequestrato in un caffè che piano piano si vuota, a contatto con la gente che beve, discute, litiga, senza tre­gua, che vuole che faccia un povero diavolo?...

Elena                             - (calma, continua a lavorare) E' giusto!... Ha fatto bene a rincasare!... Se vuol cenare qui, c'è tutto pronto. Giuliano ha portato anche il latte poco fa!...

Cesare                           - Ecco, meglio che ceni, e poi festeggerò que­sta nottata di Carnevale con una piccola sbornia di spu­mante! Guardi: ne ho comprata una bottiglia e me la voglio bere tutta!... Dormirò come una talpa e domani sarò guarito del mio raffreddore!...

Elena                             - (sorridendo con un po' di malizia) Ma non ha già bevuto abbastanza?... Mi sembra, a guardarlo bene, che proprio non stia troppo fermo sulle gambe!... E lo vedo congestionato, con gli occhi Incidi!...

Cesare                           - Ha ragione la signora Maddalena che lei è un demonio!... Vede tutto, si accorge di tutto!... Ebbene, sì: ho bevuto!... Paolo, per farsi perdonare il suo tradi­mento ed il suo abbandono, mi ha offerto quattro « cock­tail », ed io, che ero fuori di me, per rabbia e per dispetto li ho bevuti tutti d'un fiato, uno dopo l'altro!... Ma sono completamente in me, non dica malignità!... Eppoi, volevo stordirmi! Ero andato fuori per far bal­doria, e speravo almeno di prendere una sbornia! E in­vece non ci sono riuscito! Eppure i «cocktails» che prepara la signora Marianna, al caffè del «Risorgimento », sono terribilmente forti!... Ha mai provato un «cocktail», lei?...

Elena                             - (calma, sempre lavorando) Io no!... Ne ho sentito parlare qualche volta, ma, per non sembrare troppo stupida, non ho mai domandato che cosa fosse!...

Cesare                           - E' una miscela di diversi liquori, i più forti ed i migliori! Se ne fanno di tutte le specie! Uno di questi giorni glielo farò provare!...

Elena                             - A me del liquore?... Lei scherza! Non ho mai bevuto liquori!

Cesare                           - Ragione di più per provare!... Nella vita, cara signorina Elena, bisogna cercare di sapere tutto e di provare tutto!... E le assicuro che, quanto prima, lei proverà un « cocktail »!

Elena                             - (condiscendente, continuando il suo lavoro) Ecco, ecco!... Va bene, proveremo!... Se poi non prove­remo, farà lo stesso!...

Cesare                           - Ma la smette di lavorare?... Perché non si riposa mai?...

Elena                             - (sorridendo) Perché non ho tempo per ri­posare!

Cesare                           - Eh! Anche lei, poverina, bella vita che fa!... II giorno su e giù sfacchinando continuamente, e la notte, il più delle volte in piedi per alleviare le pene di quella disgraziata!... Ci volevo poi anch'io a portarle lavoro!...

Elena                             - Lei mi ha portato l'ossigeno per il respiro, poverq professore! Grazie a lei sono per lo meno tranquilla e serena! Non mi assilla più il problema finan­ziario!... Le pare che sia poco quello che fa per me?...

Cesare                           - Che cosa faccio?... Per un po' di danaro che le dò, pretendo mille cose!... Sono un egoista, ecco quello che sono!...

Elena                             - (sorridendo mite) E’ proprio di cattivo umore!...

Cesare                           - (ribellandosi) E non voglio esserlo!... Avevo giurato a me stesso di essere allegro, e invece sono qui, a brontolare, a lamentarmi, a recriminare, per un po' d'alcool che mi è andato alla testa!... Ho la sbornia malinconica, a quanto pare!... Idiota!... E poi perché me la piglio?... Perché sono solo?... E con questo?... Non è forse peggio che sola, anche lei?... Eppure non si la-menta, non impreca, non si arrabbia mai!...

Elena                             - Oh, io!... Perché si cruccia per me, ora?...

Cesare                           - Perché mi fa pena!... Venga qua, lasci quegli stracci almeno stasera, che è serata di festa!

Elena                             - Che vuole che me ne importi della festa?...Non capisce che, se mi riposassi, domani lei tornerebbe a scuola col vestito macchiato, in disordine, e farebbe una brutta figura davanti ai suoi colleghi?...

Cesare                           - Poco male!... Lasci stare lo stesso!... E qui!... Prepari la cena e beviamo insieme lo spumante!...

Elena                             - (smettendo di lavorare) Ecco!... Vengo aprepararle la cena, ma bere proprio non posso!... (Prendeda una credenza una piccola tovaglia e comincia ad apparecchiare ad un tavolino a destra, presso il quale si èseduto Cesare) Lo sa che non sono abituata! Potrebbefarmi male!...

Cesare                           - Macché! Quando mai il vino ha fatto malea qualcuno!... E questo poi!... Lo danno finanche agliammalati! Ne porteremo un po' alla signora Maddalena!...

Elena                             - (ridendo) Sicuro!... Non ci mancherebbe altro!... Dorme, poverina!

Cesare                           - La sveglieremo!...

Elena                             - Bella cosa faremmo!... Per farle passare una cattiva notte! Via, via, sia buono!... Non credo che vorràfare delle pazzie per forza, stanotte!... Si metta a cenare e se ne vada poi a letto, magari un po' brillo, perguarire del suo raffreddore! (Ritorna al suo lavoro).

Cesare                           - E ritorna daccapo?... Non le ho detto forseche la voglio qui a cena con me!... Oh bella!... Eppuremi sembra che abbia parlato chiaro!... La vuole smettere di lavorare?... Mi dà ai nervi!...

Elena                             - Non gridi, non gridi! Sveglierà la mamma!... Ecco, smetto subito! Vede?... Ho smesso!... Che cosavuole che faccia ora?

Cesare                           - Segga qui e ceni con me!...

Elena                             - Io ho già cenato, non ho fame!...

Cesare                           - Faccia conto allora che abbia sete!... Qua,ecco il bicchiere e prenda, se occorre, una sbornia anchelei! (le versa da bere). «Semel in anno, licet insanire! Lo conosce il latino?...

Elena                             - (ridendo) No!... Né il «cocktail» né il latino!... Sono proprio un'ignorante!

Cesare                           - Glielo insegno io!... Vuol dire: «Una voltaall'anno è lecito fare delle pazzie! »... Ha capito?.»

Elena                             - Ho capito!... E allora ne dia un goccino anche a me, ma un goccino solo, le raccomando!

Cesare                           - Dieci gocce, come se fosse arsenico!... Sainvece che cos'è questa?... La felicità concentrata in una bottiglia! E le pare che valga la pena di limitarsene ilconsumo?... Bisognerebbe ingoiarla tutta d'un fiato!». Losa che domani è domani e che si ricomincia?.» Io conquei maledetti ragazzi, lei con quella povera donna econ le faccende obbligatorie!... Sporca vita!... (Le versada bere) Avanti, beva! (Elena comincia a bere, ridendo).Ecco, così, tutto d'un fiato!... Brava!... (beve anche lui).

Elena                             - (ridendo) E’ buono!... Ha visto?... L'ho fatta anch'io la pazzia e l'ho bevuto tutto!...

Cesare                           - (riempiendole di nuovo il bicchiere) Ed eccone un altro!».No, no!...

Elena                             - No, no, ora basta!...

Cesare                           - Nossignore!... Non basta!... Bisogna bere alla salute di... di chi?... di nessuno!... Alla nostra sa­late bisogna bere! Gli altri crepino tutti! (beve). Beva anche lei!...

Elena                             - Non posso!... Mi gira la testa con un bic­chiere solo!...

Cesare                           - (gridando) Storie!... Voglio che beva!...

Elena                             - (supplichevole) Bevo, bevo!... Ma non gridi, non gridi, per carità!... Vuole veramente rivoluzionare la casa?... Come è strano, stasera!... (beve).

Cesare                           - Non grido, no!... Ma lei, proprio lei do­vrebbe capirmi!...: MI trova strano?... E invece sono forse normale per la prima volta e grazie ai «cocktails » ed allo spumante!... Sono esasperato, sissignore, proprio esa­sperato, e con ragione! Mi dica lei: perché c'è chi ha fortuna e chi no?... Me lo dica! Della gente cui va tutto liscio e dritto ed altri che «'affannano per vivere alla men peggio, e vi riescono appena?... Guardi: c'è sempre chi ha una bella cravatta dal nodo impeccabile ed un bel colletto, e invece qualcuno, come me, che se anche compera una bella cravatta ed un bel colletto, dopo cin­que minuti ha il colletto ciancicato e la cravatta di sbie­co! E non per incapacità, no; ma perché è così, perché colletto e cravatta di lusso non erano per lui. Perché è destino ch'egli sia misero, inosservato, in ombra; gente che nasce per far numero, comparse che servono da sfondo al tenore ed al soprano!...

Elena                             - Ma il mondo è sempre stato così!...

Cesare                           - Lo so!... Ed ecco perché un pover'uomo come me, batti e ribatti, tenta e ritenta, se s'accorge ch'è inutile, che è tutto storto, tutto un mondo storto ed in­giusto, compera una bella sera un po' di porcheria in bottiglia, la beve, e raddrizza il mondo! (beve ancora). Ecco, per esempio, io, ora che ho bevuto, sono già sulla via della fortuna! Vedo tutto sotto un aspetto migliore, al quinto, al sesto bicchiere comincerò a pensare che ho torto di lamentarmi, ed al decimo sarò un imperatore! Lei poi, che non beve mai, basterà che ingoi un altro bicchiere di felicità e sarà un'imperatrice!...

Elena                             - (ridendo) Bella imperatrice davvero! Con un mucchio di panni da rammendare e un vestito dell'im­peratore da smacchiare e stirare!

Cesare                           - Vede?... Anche lei ne ha abbastanza! Ne ha fino alla gola di tutto e di tutti! E allora, beva!... (versa nel bicchiere di Elena). E si dimentichi!... Gliel'ho detto: una volta all'anno ognuno può permettersi il lusso di dimenticarsi!... Beva, vedrà che ne sarà contenta!

Elena                             - (ridendo) No, no! Lei è matto! Non ho mai bevuto tanto in tutta la mia vita!...

Cesare                           - Si rifaccia allora stasera!... E beva, «u, beva e dimentichi!

Elena                             - (bevendo, suggestionata) E dimentichiamoci!

Cesare                           - Vediamo, su: chi è lei?... Nome, cognome, indirizzo?...

Elena                             - (ridendo, stordita) Se mi guarda così, davvero non so più!

Cesare                           - Ha visto?... Glielo dicevo io!... Non sa più!... «Voilà»! Il giuoco è fatto!... E beva di nuovo!... (le versa ancora da bere, poi beve anche lui).

Elena                             - (beve, poi, ridendo un po' ebbra)  Che pazzia, che pazzia!... Mi fa mancare le forze, mi fa cadere!

Cesare                           - (la raccoglie fra le sue braccia, la fa sedere) No, no!... Lei non cadrà!... L'imperatore adagia l'imperatrice nella sua automobile, e lei corre- .ora su, su, per una magnifica strada di montagna, tutta ovattata di nubi!... E poi giù, giù, lungo il mare! L'aria è leggera e odora di alghe! Elena, la povera signorina Elena, non c'è più!... Le è corsa dietro fin che ha potuto, poi è scomparsa!... Che importa di lei?... Noi viaggiamo!...

Elena                             - (ridendo, c. s.) Ma poi la incontreremo di nuovo, al termine del nostro viaggio?...

Cesare                           - Stia zitta!... Non faccia come i bambini che vogliono sapere subito come finisce la storia! Lasci che l'automobile ci porti via!... Se ci fermiamo potremmo ri­cordarci chi siamo, ed io voglio dimenticare di essere il professore Piccini, quel poveraccio che da ragazzo scri­veva versi e sognava di fare il poèta, di diventare un uomo illustre, e si ritrova con uno stipendio, delle ripetizioni e qualche reumatismo! Ha degli autografi, ma in calce a qualche cambiale!... Il poeta Piccini?... No!... Il profes­sore Piccini! Questo sono io!... E ogni mattina, pieno di sonno e di freddo, rifaccio la stessa strada. Vorrei piantare tutto e non so farlo, perché sono un vigliacco, uno straccione, un miserabile!...

Elena                             - (stordita) Eravamo in automobile, già non se ne ricorda più?

Cesare                           - Perché manca la benzina!... (Versa ancora da bere, e beve; pottiempie il bicchiere di Elena) Beva!

Elena                             - A me no, la prego; a me no!... Già non mi reggo più sulle gambe!

Cesare                           - Non ricominci a fare delle storie!... Beva, le ho detto!... (quasi l'obbliga a bere).

Elena                             - (beve, ridendo) Oh, Dio!... Quanto, quanto me ne fa bere!... Ho tutto il sangue alla testa!...

Cesare                           - Si vede!... (ridendo) E' tutta rossa in viso, con gli occhi che le brillano!... Non l'ho mai vista così!... Che bellezza!... Sembra che abbia messo il belletto!... Perché non mette mai del belletto, lei?...

Elena                             - (ridendo, sempre più stordita) Io?... Ma è pazzo?... Dovrei imbellettarmi, ora?...

Cesare                           - Eppure lei, signorina Elena, deve essere di­versa da quella che sembra!...

Elena                             - Perché?...

Cesare                           - Ma, non so!... Mi passa per il capo, ora, che quel suo fare così dimesso, quella sua aria scialba ed insignificante, deve essere un trucco! (beve).

Elena                             - (ridendo, c. s.) Ma che dice?... Non la ca­pisco!... Che c'entra il trucco, ora?...

Cesare                           - Mi capisce, mi capisce!... Sicuro che mi ca­pisce!... Non è una sciocca, lo so!...

Elena                             - (con aria candida) Eppure, le giuro che non la capisco!

Cesare                           - (d'un tratto) Ha mai fatto all'amore, lei?...

Elena                             - (c. s.) Io?... No!...

Cesare                           - (meravigliato) Noo?„. Non ha mai amato?™ Che so: un cugino, un amico, un uomo qualunque?

Elena                             - (c. s.) No, le dico di no!... Non ne ho avuto il tempo e nemmeno l'occasione!...

Cesare                           - (c. s) Ma dice sul serio?... Trent'anni…. Perché ce li avrà trent'anni?!.,.

Elena                             - (semplice) Oh, per questo, sono trentuno!...

Cesare                           - E mai...? Via, non dica bugie!...

Elena                             - (candida) Glielo giuro!...

Cesare                           - (sempre più incuriosito ed interessato) Mai avvicinato un uomo, mai detto: «Ti voglio bene» a qualcuno?... Mai un bacio?

Elena                             - (c. s.) Mai!...

Cesare                           - Inaudito!...

Elena                             - Perché?...

Cesare                           - Ma perché si ha il diritto ed il dovere di amare!

Elena                             - Forse!... Ma io non so che «osa sia!... Lo creda o no, è così! Del resto sono cose che non mi preoccupano! Ci voleva proprio del vino ed un matto come lei per...

Cesare                           - Pare impossibile!... Niente latino, niente «cocktail», niente amore!... Povera Elena!... (le riem­pie di nuovo il bicchiere).

Elena                             - (bevendo, involontariamente) Come sono ignorante!...

Cesare                           - (preso ad un tratto da una curiosità morbosa) Ma le piacerebbe, mi dica, le piacerebbe di sentirsi dire: (con accento tenero) «Elena, ti amo? »...

Elena                             - (ridendo, e sempre più stordita) Forse!... Perché no?... Sono una donna anch'io!...

Cesare                           - (accostandolesi) Ah, sì?... (Poi, con accento di desiderio) E le piacerebbe d'essere baciata da qual­cuno che le fosse simpatico?... Dica, le piacerebbe?...

Elena                             - (c. s.) Ma, non so!... Forse!... (Si alza).

Cesare                           - (eccitatissimo, in preda ad una strana osses­sione, dice come per volersi distrarre) Su!... Mi dia ancora da bere!...

Elena                             - (capovolgendo la bottiglia vuota) Non ce n'è più!... Peccato!...

Cesare                           - (la guarda, le si accosta di più) Le piace, non è vero?... Le piace lo spumante? Le piace di sen­tirsi un'imperatrice?... Eh! Certe cose piacciono a tutti!... E lei, poi, perché dovrebbe essere diversa?... Alla fine, ha detto bene: è una donna come un'altra, quindi ha cuore, cervello, sensi come tutti gli esseri umani!

Elena                             - (ridendo ebbra) Lo credo io!... Posso sem­brare indifferente, insensibile, una povera cosa inutile; ma dentro c'è tutto l'occorrente per un essere normale e forse anche un pochino più del normale!

Cesare                           - (prendendole la vita) Davvero?... (Poi, con uno scatto di desiderio) Allora in quel fagottino di vesti dimesse c'è qualche cosa che vibra, che freme, che sof­fre, forse?... (e brancica con le mani lungo quel povero corpicino).

Elena                             - (ridendo, sempre più disorientata dai fumi del vino) Che fa ora, professore, che fa?...

Cesare                           - (ebbro di vino e di desiderio) Non lo so, non lo so!... (Poi, facendo uno sforzo per reagire contro se stesso) Ho sete!... Voglio ancora qualche cosa da bere! (La lascia con violenza e va al fondo stordito e fremente).

Elena                             - (c. s.) Che pazzia, che pazzia!...

Cesare                           - (le si avvicina di nuovo, sempre più preso dal desiderio di lei) Meglio, meglio ubbriacarsi! Per lo meno ci si riscalda!... Fa freddo fuori e piove, piove a dirotto!... Venga a vedere! (la vorrebbe trascinare al balcone, ma non ci riesce perché Elena non sta più ferma sulle gambe).

Elena                             - (vacillante) Ma qui no!... Qui fa caldo! Caldo, caldo! (ride e quasi brancola per non cadere).

Cesare                           - E' vero!... Lo sento anch’io!... (ridendo, ebbro) Se si vedesse in uno specchio, ora!... Così ani­mata ed allegra, sembra un'altra!... Lo dicevo io!... C'è un trucco!... Oh, un trucco magnifico. Ed io che ci sono cascato per tanto tempo!... (Alzando il dito, dottrinario) Lei, signorina Elena, è una donna, una donna come un'altra e non è proprio da disprezzare!... Stasera, poi, così, tutta accesa in volto, è bella, sa?... bella davvero!... Ed io le sto vicino... e sono un uomo, un uomo un po' ubbriaco, questo è vero, ma non del tutto antipatico!... E allora... una donna ed un uomo, mi capisce?... (Affer­randola per le spalle con violenza) Mi capisce?... Mi ca­pisce, Elena?... (ha ora quasi la bocca sulla sua bocca).

Elena                             - (cadendo a sedere, sempre ridendo, ma un po' turbata) Cosa fa, professore, cosa fa?...

Cesare                           - (non le risponde, si china su di lei e preme freneticamente le sue labbra su quelle di Elena).

Elena                             - (abbandona le braccia come corpo morto, non protesta, non si difende, lascia fare come un essere senza volontà e senza forze, mentre cala rapidissimo il sipario).

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

La stessa scena.

E' il mattino di una bella giornata di maggio. Il bal­cone aperto lascia vedere i vasi rigogliosi di erbe e di fiori. E la casa ha un aspetto gaio, sembra quasi tra­sformata. Tutto è più ridente, più vivo. Il tappeto sul tavolo è di colori vivaci. Su ogni mobile un vaso con fiori. Spira evidente un'aria di benessere morale e ma­teriale. A sinistra, sul davanti, al posto del pianoforte, vi è ora una scrivania.

(All’alzarsi del sipario, Elena, seduta presso la scri­vania, è intenta a fare dei conti. Dall'altro lato dello scrittoio, Giuliano, in piedi, col berretto in mano, at­tende qualche cosa. Elena è vestita di chiaro, sembra ringiovanita, è più florida e più bella. La sua pettina­tura è meno semplice, meno modesta. Il suo aspetto è ora quello della donna felice. Nelle scene, un piano­forte si fa sentire monotono, come suonato da qualcuno che, evidentemente, studia).

Elena                             - (che non riesce a riordinare le idee a causa del suono) Chiudete quell'uscio, per favore!... Ma piano, che non se ne accorga!

Giuliano                        - (va al fondo e chiude con discrezione. Il suono cessa) Ma gli altri non protestano per questo strimpellare continuo?...

Elena                             - No!... Miss Doroty studia solamente la mattina e per lo più quando tutti sono fuori. E poi, sono tanto buoni i miei pensionanti!

Giuliano                        - Questo, è vero!...

Elena                             - Ma facciamo questi conti senza perdere altro tempo!... Dunque, ricapitoliamo: per la licenza, quaranta lire, trenta lire sono per la tassa di soggiorno dell'americana      - (gli dà il danaro). Questo poi è per la patente, e questo per la spazzatura!... Mi pare che non ci sia altro!...

Giuliano                        - Vuole che vada anche dal fotografo?...

Elena                             - Sicuro!... E se le fotografie non sono ancora pronte, direte che passerò io in giornata a riprendere le negative! Ma che non intendo di aspettare ancora!...

Giuliano                        - Ha ragione!... Che gente!... Danno la loro parola e non mantengono mai!...

Elena                             - Tutti così, tutti!... Ieri, per esempio, aspet­tavo il tappezziere. Mi aveva promesso che non sarebbe mancato, ed invece finora non si è fatto vivo!...

Giuliano                        - Se vuole che vada a sollecitare anche lui!

Elena                             - Mi fareste un gran favore, Giuliano!... E gli direte che, se non viene subite, ne chiamo un altro!...

Giuliano                        - Benissimo, signorina!... Allora vado?...

Elena                             - Andate, andate!...

Giuliano                        - (fa per uscire, poi ritorna) Un momento! (Cava dalla tasca alcune lettere) Dimenticavo la posta!... C'è una lettera per la signorina americana, una per la moglie del signor ingegnere, e questa « reclame » del­l'Istituto di bellezza per la signorina De Nardi!... Va all'Istituto di bellezza, la signorina De Nardi?...

Elena                             - (ridendo) Mah!... Tutto è verosimile!...

Giuliano                        - (ridendo anche lui) E che ci va a fare?...

Elena                             - Ci andrà per tentare l'impossibile!.,.

Giuliano                        - Poverina, che illusione!...

Elena                             - (più seria) Sono cose che non ci riguardano!

Giuliano                        - E' giusto!... Mi scusi!...

Elena                             - Andate, Giuliano!... Altrimenti non farete più in tempo per pagare le tasse!...

Giuliano                        - Vado, vado, ma c'è ancora più di un'ora prima che l'ufficio si chiuda!... (Esce).

Elena                             - (ripiglia a fare i suoi conti).

Maria                             - (dalla destra) «La minuta, signorina Elena!...

Elena                             - Eccola!... Ho preparato anche quella di domani, almeno avrò un giorno di tranquillità!... A voi, e, mi raccomando, fatemi un po' di economia!... In una settimana quaranta lire di burro, solamente di burro, è un'esagerazione! ...

Maria                             - E lei dica alla signorina « miss » che ne mangi meno!... Ne chiede ogni mattina un supplemento!...

Elena                             - E perché non me lo avete detto?... Glielo metteremo in cento con gli straordinari! La bambina?...

Maria                             - Dorme ancora!...

Elena i                           - Meno male!... Non ha chiuso occhio tutta la notte!... Io credo- che metta i canini!...

Maria                             - Così pare anche a me!... Ha sempre le ma­nine in bocca!

Elena                             - Tenetegliele pulite, per carità!... Povero te­soro mio! Chissà come soffre!...

Maria                             - Io vado!...

Elena                             - Sì, sì, e sbrigatevi, perché appena Lenuccia si sarà svegliata voglio che la portiate un po' ai giar­dini!... C'è tanto sole, oggi!... Facciamoglielo godere!...

Maria                             - Va bene!...

Elena                             - E dite alla cuoca «he prepari alla svelta : l'in­gegnere non va in ufficio e quindi vorrà pranzare prima!...

Maria                             - Glielo dirò!

Miss Doroty                  - (dal fondo, cioè dalla camera che una volta era del professore Piccini. Ha in mano un vestitino chiaro. Parla perfettamente l’italiano, con leggero accento americano) Buon giorno, « madame »!

Elena                             - Buon giorno, «miss»!... Desidera qualche cosa?...

Doroty                          - Mi ha sentita?... Le pare che ora va bene?...

Elena                             - Che cosa?...

Doroty                          - La «Sinfonia in do maggiore» di Beethoven?

Elena                             - Non ho sentito, l'uscio era chiuso, e quindi...

Doroty                          - Gliela farò sentire questa Bera!...

Elena                             - Benissimo!...

Doroty                          - Intanto vorrei che mi si portasse questo abito in tintoria!

Elena                             - Per tingerlo?...

Doroty                          - No, per farlo lavare a secco! ...

Elena                             - Dia qua, dia qua! Glielo faccio portare su­bito!...

Doroty                          - Grazie, signora!... E Lenuccia?...

Elena                             - (subito illuminandosi) Dorme, signorina!... E' stata un po' inquieta stanotte, ora si rifà del sonno perduto!.»

Doroty                          - L'aspettavo in camera, come al solito!... Avevo preparato il «bonbon» per lei!...

Elena                             - Troppo buona, ma me la vizia!... Gliela man­derò nel pomeriggio!.» A meno che non riposi, visto e considerato che è rientrata tardi questa notte!

Doroty                          - Mi ha sentita?...

Elena                             - Sì!... La mia cameretta è così vicina alla porta delle scale, che li sento sempre quando rincasano. Questa notte ero sveglia per Lenuccia, ma abitualmente sono più tranquilla e dormo meglio quando li so tutti rientrati!...

Doroty                          - Impareggiabile!... Lei è una padrona di casa veramente straordinaria!...

Elena                             - Troppo buona, signorina!... Faccio il mio dovere, e, con dei pensionanti come i miei, si fa presto ad accontentarli!...

Doroty                          - Eh, no!... Si vede bene che lei è una vera signora!... (Poi a Maria) Il vestito, mi raccomando!... (Ad Elena) Mi permetta, signora Elena!...

Elena                             - Faccia pure, faccia pure!...

Doroty                          - (rientra).

Elena                             - (piano a Maria) Portate quel vestito in ca­mera mia!... Lo laverò io! La tintoria prende venticinque lire per rimetterlo a nuovo. Io glielo preparo con tre lire di spesa, il resto va nella cassetta di Lenuccia!...

Maria                             - E intanto lavora, lavora!... Poi le vengono i capogiri! ...

Elena                             - (ridendo) Sciocchezze!... Non sono mai stata così bene come ora!... Ed ho bisogno di lavorare molto, lo sapete!... Ho bisogno di guadagnare assai e tutto mi è necessario!...

Maria                             - Faccia come vuole, ma non abusi delle sue forze!... E mi lasci andare, che Lenuccia si sarà sve­gliata!...

Elena                             - Sì, sì, correte, Maria!... (Moria esce svelta a destra).

Guglielmi                      - (dalia sinistra) Signora Elena!...

Elena                             - (premurosa) Ingegnere?...

Guglielmi                      - (che ha in mano un biglietto da mille lire) Avevo pregato mia moglie di saldare il nostro debito con lei, ma è uscita lasciando il danaro sul tavolo. E' una benedetta donna senza cervello! Ecco qua; e mi scusi se ho tardato qualche giorno!...

Elena                             - Che dice mai, signor ingegnere!... Giorno più, giorno meno, fa lo stesso!.»

Guglielmi                      - Sono mille e cento, vero?...

Elena                             - (andando a prendere] una carta sul tavolo) Sì, ingegnere!... Eccole la ricevuta!... Le hanno portato in camera la biancheria?

Guglielmi                      - Sì, signora! E tutto in perfetto ordine!». Mia moglie è incantata di lei e della sua casa. E non ha torto!... Siamo stati veramente fortunati a venire qui!...

Elena                             - Mi confonde, ingegnere!... E sono felice delle sue buone parole!...

Guglielmi                      - E Lenuccia?...

Elena                             - Non so se dorma ancora, ma ho pregata Maria di condurla a spasso appena si fosse svegliata. (Poi, come se avesse sentito una voce al di fuori, corre al bal­cone) Eccola, è lei!... F Lenuccia che va fuori con Maria!...

Guglielmi                      - Senza venire a salutarla?...

Elena                             - (sempre seguendo con lo sguardo la sua piccola che s'allontana) No!... Non posso farmi vedere, altri­menti vorrebbe uscire con me, ed io a quest'ora ho tante cose da fare!... (Rientrando) Povero tesoro mio!».

Guglielmi                      - Come le vuol bene a quel pezzettino di carne!...

Elena                             - (con ardore) Ah, sii... E' tutta la mia vita!...

Doroty                          - (ritornando in « toilette » da passeggio) «Good morning », ingegnere!... Ancora in casa?...

Guglielmi                      - Sì!... Finalmente posso concedermi una giornata di riposo!...

Doroty                          - Allora si va a passeggio insieme?...

Guglielmi                      - (ridendo) Le ho detto che ho una gior­nata di riposo! Lei mi obbligherebbe a fare i suoi sei chilometri giornalieri! La ringrazio, ma resto a casa, piuttosto!... Io non ho bisogno di mantenere la linea!... ci riesco nemmeno io!... Non lo

Doroty                          - Ma non vede che ingrasso?...

Elena                             - (ridendo) Bisognerebbe che diminuisse il burro!... E' quello che la fa ingrassare!...

Doroty                          - Forse ha ragione!... Ma è tanto buono!...

Elena                             - E per la lezione, miss Doroty?...

Doroty                          - Se non le dispiace, la faremo stasera! Ho anche bisogno di ripassarmi con lei le due romanze ed il duetto!... (A Guglielmi) Che maestra!...

Guglielmi                      - Una donna enciclopedica, la signora Elena!

Elena                             - Finiranno per farmi arrossire!...

Doroty                          - Io me ne vado!... «Good by»!

Elena                             - Buona passeggiata, signorina!...

Doroty                          - (a Guglielmi) E si ricordi che non ha voluto venire con me! (Esce a destra).

Guglielmi                      - Fossi matto!... Sembra un « globe-trotter ».

Elena                             - Stia zitto! Non dica male di miss Doroty! Pensi che rappresenta per me un'ottima pensionante ed un'allieva di primo ordine. Una benedizione del Cielo!...

Guglielmi                      - Davvero è un caso fortunato!...

(Un campanello suona nelle quinte).

Elena                             - Permette?... E' la signorina De Nardi! Oggi è giornata di emicrania!... Non si muove di camera sua!... Vado a vedere di che cosa ha bisogno!».

Guglielmi                      - Petulante!... Ora le farà perdere la testa!...

Elena                             - (sorridendo) Bisogna aver pazienza. (Esce al secondo uscio a destra).

Giuliano                        - (dalla destra) Buon giorno, signor in­gegnere!

Guglielmi                      - Oh! Buon giorno a voi!... Chi cercate?...

Giuliano                        - La signora Elena!...

Guglielmi                      - E' in camera della signorina De Nardi!...

Giuliano                        - Allora me ne vado!...

Guglielmi                      - Aspettate, eccola!...

Elena                             - (rientrando e scorgendo Giuliano) Già qui?... Avete fatte tutte le mie commissioni?...

Giuliano                        - Tutte!... Ho incontrata Lenuccia con Ma­ria!... Com'era contenta di andare a spasso!...

Elena                             - Non fa freddo, fuori?...

Giuliano                        - Freddo?... Lei scherza?... E' una gior­nata meravigliosa!...

Guglielmi                      - Ora faccio una cosa!... Vado a raggiun­gere Lenuccia ai giardini!... Come vede, signora Elena, sua figlia ha già dei corteggiatori!...

Elena                             - Speriamo che li trovi sempre buoni come lei!

Guglielmi                      - Grazie!... Vado a prendermi il cappello! (Esce a sinistra).

Giuliano                        - Vuole altro da me, signorina Elena?.,,

Elena                             - Zitto con quel «signorina»!... Andate, m date, e grazie di tutto!...

Giuliano                        - Mi scusi!... Sa: l'abitudine!... Buon gior-1 no! (Esce a destra. Elena, sola, si mette a riordinare un po' qui, un po' li, allegramente).

Vittoria                         - (facendo capolino dal primo uscio a sinistra) Elena!...

Elena                             - (con un sobbalzo) Chi è?... (Scorgendola) Ah!... Sei tu?... Come sei entrata?...

Vittoria i                       - Il portinaio usciva, io bussavo in quel momento e sono entrata!

Elena                             - Brava!... Sei venuta a rivedere i miei conti?,,.

Vittoria                         - No, cara! Oggi no!... Il mio piccolo ha un po' di tosse e non mi fido troppo della nuova bam­binaia!... Mio marito non c'è, e allora bisogna che torni a casa presto!...

Elena                             - Perché sei venuta, allora? Sarebbe stato me­glio che non avessi lasciato il bambino, dal momento che non sei sicura della donna!...

Vittoria                         - Dovevo venire!.... Ho un'ambasciata per te da parte di... te la do in mille ad indovinare!...

Elena                             - (allegra) Non mi piacciono gl'indovinelli e non sono famosa per le parole incrociate! Quindi, par­la!... Chi è che ti manda? Che vuoi?... Che volete da me?...

Vittoria                         - Calmati!... Come sei diventata energica ed aggressiva! Chi lo avrebbe mai detto?... Non ti si rico­nosce più!...

Elena                             - Meglio!... Ho gettata alle ortiche la mia ve­ste frusta, e mi sento molto più a posto in quella che mi sono fatta da me!

Vittoria                         - (ridendo) Lo vedo!.»

Elena                             - E allora?... Chi ti manda?... E che cosa devi dirmi?... Se è qualcuno che vuole del danaro, risparmiati il fastidio di comunicarmelo, perché non dò danaro a nessuno! Quello che guadagno me lo lavoro faticosa­mente e lo conservo a Lenuccia!

Vittoria                         - Fermati!... Mi tratti come una mendican­te!... Nessuno vuole danaro da te, ed io meno- degli al­tri, perché lo so che sei un'avaraccia e non avrei mai pensato di venirtene a chiedere, neanche per una terza persona!...

Elena                             - (ridendo) Meno male che lo hai capito!... E allora?...

Vittoria                         - Allora: mi manda Maurizio!...

Elena                             - (trasalendo e diventando seria ad un tratto) Maurizio?...

Vittoria                         - - O il colonnello Stefanini, come meglio credi! Perché, forse lo saprai, lo hanno nominato co­lonnello, pur essendo sempre condannato al riposo for­zato a vita!...

Elena                             - (che si è commossa al ricordo dell'amico caris­simo) Maurizio!». Come mai?... Dopo tanto tempo!... Sono quasi due anni che non lo vedo!... Che vuole da me?... Perché ti ha mandata?...

Vittoria                         - Dice che ha bisogno di rivederti, che deve parlarti assolutamente!...

Elena                             - E manda te?.»

Vittoria                         - Che vuoi che ti dica!... Manda me!... Forse temeva un'accoglienza troppo fredda da parte tua, o, peg­gio, che tu non volessi riceverlo addirittura!...

Elena                             - Che idea!... Come vuoi che abbia pensata una cosa simile?... Digli che venga, che sarò felice di rivederlo! Caro Maurizio! Se sapesse come l'ho aspettato! E come ho giustificata la sua collera, che pure non meritavo!... Ma lui, poveretto, cosa ne poteva sapere?... Hi ha giudicata come gli altri, mi ha condannata come gli altri!... Era naturale!... No, non gliene ho voluto mai! Ho sofferto per la sua lontananza, questo si, ma dal mo­mento che torna, sia benedetto!...

Vittoria                         -  Come sei buona, Elena!... Non porti ran­core a nessuno!...

Elena                             - Bisogna saper comprendere tutti! Ognuno di noi ha le sue debolezze!». Nessuno è perfetto!... E si commettono tanti errori involontariamente!... Ma è ne­cessario che io comprenda gli altri, se voglio che gli al­tri comprendano me!... Va, Vittoria; digli che l'aspetto con gioia, che non vedo l'ora di riabbracciarlo!...

Vittoria                         - Vado!... E te lo conduco subito subito!... E' in piazza che mi aspetta!... A fra poco, Elena! (Esce a destra).

Guglielmi                      - (da sinistra, pronto per uscire) Io vado!... Ha bisogno di far dire qualche cosa a Maria?...

Elena                             - (eccitata, febbrilmente) Sì, ingegnere!... Le dica che riporti subito a casa la bimba!...

Guglielmi                      - Come?... E allora io?...

Elena                             - Mi scusi, ma ho bisogno; che Lenuccia sia qui! Aspetto un vecchio amico e voglio che la veda!... Dica a Maria che ritorni, ma che aspetti in giardino fin­ché non chiamo!...

Guglielmi                      - Va bene, va bene!... Mi ruba la mia da­ma!... Sono cose che non si fanno!...

Elena                             - (sorridendo, sempre molto eccitata) Un'altra volta, un'altra volta la lascio tutta a lei!... Mi scusi!

Guglielmi                      - Di che, signora?... Vado e gliela mando subito!...

Elena                             - Grazie! e guardi che sono presso la fontana dei pesciolini rossi!...

Guglielmi                      - Ho capito!... Arrivederci!... (Esce a destra. Nelle quinte ancora un campanello).

Elena                             - (commossa) Eccolo!...

Vittoria                         - (precedendo Maurizio) Siamo qua!...

Maurizio                        - (entra, e resta presso l’usció).

Elena                             - (con un grido soffocato) Maurizio!..,

Maurizio                        - Elena!... (Quasi involontariamente Elena gli si getta fra le braccia e Maurizio la stringe al seno, commosso).

Elena                             - (svincolandosi e asciugandosi gli occhi) C'era bisogno di tanti preamboli per venire da me?...

Maurizio i                      - Ignoravo quali fossero i tuoi sentimenti a mio riguardo! Temevo di esserti sembrato troppo, se­vero e forse ingiusto!... Pure, devi capire Elena!...

Elena                             - Capisco, capisco tutto!... Non dica più nul­la!... Ora è qui, è tornato! Il passato è passato ed io non posso dimenticare la nostra buona amicizia e tutto quello che ha fatto per i miei poveri morti!... Quante volte sono stata tentata di scriverle, di scongiurarla a ritornare, di dirle tutto, per farmi perdonare!

Maurizio                        - Meglio così, Elena!... Tu non avresti po­tuto-, perché hai l'orgoglio di tuo padre!... Io avevo bi-" sogno di dimenticare il tuo peccato!...

Vittoria                         - Suo?... Ma che dice, colonnello? Se sapesse!...

Elena -                           No, Vittoria!... Fammi parlare da sola con Maurizio!

Vittoria                         - Me ne vado, allora?...

Elena                             - Non ancora, te ne prego!... Aspettami di là! Debbo dirti qualche cosa!... (Vittoria esce a sinistra).

Maurizio                        - (guardando Elena, meravigliato) Non ti ai riconosce più!... Sei un'Elena nuova!... Parlami un po' delle cose tue!... Che fai?... Hai sempre qualche pensio­nante?...

Elena                             - Ho quasi una pensione, ora!... Tutto affitta­to!... La camera della mamma, quella del babbo, il sa­lotto... tutto!».

Maurizio                        - E tu?...

Elena                             - Io dormo in fondo al corridoio, la cameretta che dà sul giardino!... Un buco, ma è sufficiente per me!... E non manca di sole!...

Maurizio                        - E pagano bene i tuoi pensionanti?...

Elena                             - Benissimo!... Un ingegnere con la moglie, persone molto distinte! Un'americana alla quale dò an­che lezione di musica, ed una signorina nn po' noiosa, ma che paga puntualmente e mi dà un ottimo contri­buto di straordinari!... E me la cavo, perché ho impa­rato e faccio bene i miei affari!... Ho bisogno, Mauri­zio, ho bisogno di danaro, di molto danaro!... La mia bambina cresce e non deve soffrire!...

Maurizio                        - E' una bambina?...

Elena                             - i Sì, non lo sapeva?... Una cara, piccola pupattolina, bella come un fiore!... Ma come un fiore è delicato ed ha bisogno di cure!...

Maurizio                        - Lavori quindi sempre?...

Elena                             - Sempre!... Ma lavoro con gioia!... E la mia creatura non manca di niente!... Ed anch'io posso cu­rarmi ed essere forte e sana per il mio lavoro!...

Maurizio                        - E stai bene davvero!.» Sembri ringiova­nita!... Sei più bella, più florida, ed hai uno sguardo che non ti sospettavo!... Strano!...

Elena                             - Perché?

Maurizio                        - Ma perché credevo di trovarti accasciata, avvilita per quanto ti era capitato!...

Elena                             - (calma) Si è sbagliato, come vede!...

Maurizio                        - Meglio così!... Ti trovo forte, serena, posso dirti quindi senza preoccupazioni quello che veramente mi ha spinto a venire da te!...

Elena                             - (preoccupata) Che cosa è accaduto?...

Maurizio                        - Tu non hai saputo più nulla di «lui »?...

Elena                             - No, mai!... L'indomani di quella sera mi fece trovare un biglietto disperato su questo tavolo e lasciò la casa! Dopo non ne ho saputo più niente!... Io non l'ho cercato, lui, naturalmente, non si è fatto vivo...

Maurizio                        - « Naturalmente »? La trovi una cosa tan­to naturale?... Ma, Elena, quell'uomo ti ha rovinata! E, se ne avessi avuto il diritto, a quest'ora saprebbe chi sono!... Ma purtroppo ha lasciato la città prima che sapessi, e non avevo il diritto di cercarlo. Pure... ho sue notizie, ora!...

Elena                             - (calma) Che me ne importa?... Non voglio sapere!...

Maurizio                        - Ma è tornato!... Non l'hai più rivisto perché aveva chiesto un trasferimento e l'aveva subito ot­tenuto. Me lo dissero i suoi colleghi, allora, quando io indagavo il perché avesse lasciato la tua casa così im­provvisamente. Ma ora è di nuovo qui, l'ho visto nei pressi della scuola, e ti voglio troppo bene, Elena, per permettere che quel mascalzone...

Elena                             - Si calmi, si calmi, Maurizio!... Di che cosa ha paura?... A me, che sia qui o altrove, non interessa e non mi spaventa!...

Maurizio i                      - Ma come?... Se fosse tornato per farti ancora del male?...

Elena                             - (sorridendo, amara) No, no!... Non abbia paura!... Lei non può capire!... E' naturale!.» Se le di­cessi che, prima di quella sera, fra me e lui) nemmeno una parola che facesse supporre un sentimento diverso dalla più banale amicizia, non ci crederebbe!... Eppure è così! Fino allora niente, proprio niente, niente! Pure, quello che ha fatto lui, in quel momento, lo avrebbe fatto forse chiunque altro al suo posto!... Non mi può capire, Maurizio!... Ma quella sera, lui non era lui, io non ero io!... Che fu?... Non saprei dirglielo!... Forse il destino o forse fu Colui che tutto vede e che aveva trovato la strada per condurvi la mia esistenza. Ero una povera donna sperduta, e nessuno di voi se ne accor­geva. La mia vita non aveva visto che dolori, intorno a me non c'era che tristezza, e, quanto più gli altri erano allegri, tanto più io mi sentivo sola ed avvilita. E non c'era niente che mi facesse intravedere uno spi­raglio di luce nell'avvenire. M'ero aggrappata alla mia povera mamma malata, e la vita l'abbandonava ogni giorno uji poco! La vedevo consumarsi e ne ero dispe­rata. Che cosa avrei fatto io senza di lei'?... Che cosa sarebbe stata l'esistenza di un povero essere come me, senza affetti, senza speranze, senz'altro preoccupazioni ed angustie che quelle della vita materiale di un qua­lunque individuo insignificante?... Ma il Signore mi ave­va data un'anima e se ne ricordò!... Ed allora ebbe pietà, una grande pietà per questa sua povera creatura, e volle farmi un dono, un dono che mi avrebbe d'un tratto riempita l'esistenza, che mi avrebbe fatta felice anche nella sofferenza, che mi avrebbe fatta vivere, fi­nalmente!... Ora lei si meraviglia del perché quell'uo­mo, vicino o lontano, non desta in me nessun senti­mento d'odio?... Gliel'ho detto il perché!... Egli non fu che lo strumento di una volontà più alta di lui: e che cosa importa se quanto fece fu l'atto di uno scon­sigliato, di un incosciente, forse di un pazzo, se da quella pazzia doveva venir fuori la ragione della mia vita?... No, no, Maurizio! Non cerchiamo come e per quali vie la bontà del Signore ci raggiunga, visto che ci ha raggiunti!...

Maurizio                        - (colpito) Forse hai ragione!... (Poi, come riprendendosi) Ma quell'uomo è il padre della tua bam­bina, e un giorno questa...

Elena                             - No, Maurizio, non drammatizzi!... Lei erede che un giorno la mia piccola mi chiederà conto, vorrà capire?... Ebbene, glielo dirò!... E' una bambina, do­mani sarà una donna e mi comprenderà!... Un maschio, forse, mi condannerebbe; da mia figlia saprò farmi per­donare. E, se sarà più fortunata di me, verrà il giorno in cui potrà cambiare nome e non si ricorderà nem­meno che il suo era solamente quello della mamma!...

Maurizio                        - Non ti capisco!...

Elena                             - E come potrebbe capirmi lei, che è un nomo, e che dalla vita, oltre al dono di essere nato maschio, ha avuto tutto?... Non può capirmi!...

Maurizio                        - Non mi sembri più la stessa, Elena!... Se ti sentisse lei, la tua povera mamma, se fosse an­cora viva lei!...

Elena                             - (turbata) Non me lo dica!... E' il solo punto nero della mia vita d'oggi. La mamma!... La mia po­vera mammetta, che morì tre mesi dopo quella sera, fortunatamente ignorando tutto, e che non ho pianto come avrei voluto, perché il pensiero di questa crea­tura che doveva nascere mi faceva quasi contenta della sua morte!...

Maurizio                        - (ironico) Un altro dono del Signore, allora?...

Elena                             - (smarrita) Perché mi tormenta?... Sono fe­lice!... E1 tornato per farmi soffrire?...

Maurizio                        - No! Perdonami!... Sono venuto perché pensavo che tu potessi aver bisogno della mia amicizia ora che quell'uomo è tornato!... Mi accorgo di essermi sbagliato!... Sei forte e serena!... Non hai bisogno di nessuno!...

Elena                             - Ma le sono grata lo stesso!... Vuol vedere I la mia bambina?

Maurizio                        - Se ti fa piacere!...

Elena                             - Tanto!... Se sapesse quante volte sono stata tentata di portargliela a casa!... Vado a vedere se è tornata!... Dovrebbe essere in giardino!... (fa per in­viarsi a destra, entra Giuliano).

Giuliano                        - Signorina Elena!...

Elena                             - Che c'è, Giuliano?... E perché quella faccia preoccupata?... (Con un grido) La bambina?!...

Giuliano                        - No!... Che pensa?... Lennccia è in giardino e giuoca con Maria! Ma giù, in portineria, c'è...

Elena                             - (calma) Chi c'è?...

Giuliano                        - Il professore, signorina!... Il professore I Piccini!...

Elena                             - (con lieve emozione) E che vuole?...

Giuliano                        - Vuol vederla, vuol parlarle!...

Maurizio                        - (con aria di trionfo) Che ti dicevo?...

Elena                             - Zitto!... (Poi a Giuliano) Ebbene?...

Giuliano                        - Non sapevo se volesse riceverlo e sono salito ad avvertirla!...

Elena                             - (ritornata calma) Perché?... Potevate farlo salire subito!

Giuliano                        - (impacciato) Ma non sapevo se... eppoi, la bambina.»

Elena                             - (un po' violenta) Che c'entra la bambina col professore? Che gli avete detto?.

Giuliano                        -  Oh, niente, signorina, niente!... Lui mi ha chiesto semplicemente di lei, ed io sono corso ad avvertirla! ...

Elena                             - Che bisogno c'era di avvertirmi?... Perché queste novità?...

Giuliano                        - Ho pensato che, forse, non le avrebbe fatto piacere di rivederlo!...

Elena                             - Che sciocchezza!... Come vi vengono in mente certe cose?... Io rivedo sempre gli amici con pia­cere!... Andate, andate, e fate salire il professore!...

Giuliano                        - Vado, signorina, vado!... (Esce bronto­lando).

Maurizio                        - (che ha seguito il dialogo con meraviglia) Vuoi veramente riceverlo?...

Elena                             - (calmissima) Certamente!... Debbo render­mi conto del perché sia tornato!...

Maurizio                        - Avrà forse dei rimorsi!».

Elena                             - Bisognerà toglierli!...

Maurizio                        - Parli sul serio?... Ma di che cosa sei fatta tu?...

Elena                             - Sono fatta come qualunque altra, ma ho la calma che mi viene dalla mia coscienza e dall'amore per la mia creatura! Che cosa crede?... Che mi faccia delle illusioni?... Eppoi, no: è bene che lo sappia che, jper il professore, io non ho avuto che dell'amicizia. Per il resto mi era completamente indifferente! Maurizio! Ma pure...

Elena                             - Non vada in collera!... E' così! Bisogna prendermi come sono! E la prego di secondarmi!... Voglio che egli abbia oggi la tranquillità completa, perché, forse, come dice lei, avrà dei rimorsi! Lo cono­sco: so che gli pigliano certi scrupoli! E bisogna poi che io sia sicura di non rivederlo mai più!...

Giuliano                        - (rientrando) Il professore è qui!.,.

Maurizio                        - (in collera) Ma io non voglio vederlo... Se tu hai tanta calma, io ho tutto il sangue alla testa, e se lo incontrassi non so se potrei rispondere di me!

Elena                             - E allora vada di là, non c'è nessuno!... Sono tutti fuori!... E mi aspetti, la prego!

Maurizio                        - (esce svelto a sinistra).

Elena                             - Fate entrare, Giuliano! Ma chiamate pri­ma la signorina Vittoria che è di là, forse in camera mia!... (Giuliano esce).

Elena                             - (si raddrizza, è evidente che cerca di repri­mere tutti i suoi sentimenti per prendere un contegno indifferente).

Vittoria                         - (precedendo Cesare, con un leggero accento ironico) Guarda un po', Elena, chi ho trovato in anticamera?... Il nostro caro professore!...

Elena                             - (a Cesare che entra impacciato) Quale sor­presa, professore!

Cesare                           - (subito incoraggiato doli'accoglienza apparen­temente cordiale) Signorina Elena!... (corre a strin­gerle la mano).

Elena                             - Perché si è fatto annunziare?... Non lo sa­peva che qui poteva venirci sempre?...

Cesare                           - (impacciato, specialmente dalla presenza di Vittoria) Lo speravo, signorina!... Ma sa... alle volte, dopo due anni...

Elena                             - Che idea!... Forse temeva che io fossi in collera perché aveva lasciata la mia casa improvvisa­mente?... Ma no!... Era necessario!... Fece bene ad an­darsene!... Era la sola cosa logica che potesse fare!...

Cesare                           - (sempre un po' a disagio) Sono lieto, Ele­na, di trovarla così ben disposta versoi di me, sebbene le sue parole non mi assolvano. Temevo infatti...

Elena                             - (senza dargli il tempo di parlare) Che cosa?... Via, non è il caso di ritornare sul passato! E' meglio parlare d'altro! La trovo bene, sa?... Proprio bene!... Ma s'accomodi!... Le faccio preparare un caffè!

Cesare                           - (c. s.) No, grazie!... L'ho già preso in piazza!... Eppoi, non la disturberò a lungo!... Avrà da fare, ed io volevo solamente...

Elena                             - S'accomodi, la prego!... Anche tu, Vitto­ria!... Non fate complimenti!...

Cesare                           - (guardandola meravigliato) Io la guardo, Elena, e quasi non la riconosco!... Com'è cambiata!... E' più florida, più allegra, più giovane!... Non le pare, Vittoria?

Vittoria                         - (un po' aspra) Sì, infatti!... E' anche in­grassata!...

Elena                             - (secca) S'invecchia! ... E lei, professore, che cosa fa?... Dove sta?... Ha un buon alloggio?...

Cesare                           - Non me ne parli!... Sono quasi due anni, oramai, dal giorno in cui la lasciai... (riprendendosi) ...da quando cioè fui costretto a lasciarla, che sono alla ri­cerca d'un alloggio che non mi avesse fatto troppo rim­piangere la sua casa!

Vittoria                         - (con durezza, suo malgrado) Non avreb­be dovuto andar via!...

Cesare                           - (chinando il capo) Lo so!... Ma pure...

Elena                             - (per sviare il discorso) Ed) ora?... L'ha tro­vato questo alloggio?... E' contento?...

Cesare                           - (con intenzione) No!... Sono due anni che non sono contento, che qualche cosa turba la mia esi­stenza!... Se sapesse, Elena! Vorrei poterle dire, vor­rei poterle spiegare. La mia vita, da qualche tempo, attraversa una crisi spirituale che mi tormenta...

Vittoria                         - (alzandosi) Io me ne vado!...

Elena                             - (svelta, trattenendola) Ma no!... Ti prego!... Ho bisogno di te per quei lavori di cui ti ho par­lato!... Aspetta ancora un poco!... (Poi a Cesare) Mi scusi, professore!... Diceva dunque che non è contento neppure ora?... Eh! Lo immagino!... Quando giravamo anche noi, col mio povero papà, era così difficile tro­vare una casa dove ci si potesse star bene!...

Cesare                           - E' così!... Anch'io ne ho girate molte!... Non mi trovavo più in nessun posto!... Un anno nella sua casa e sono stato un uomo rovinato!... Abitazioni sudice, strade oppressive, cibi che rovinano lo stomaco, senza parlare delle affittacamere! Una ossessione!... E ogni volta mi rivedevo qui! Ed ogni volta pensavo a lei, alla signora Maddalena tanto cara!... E vedevo la mia bella camera luminosa, questa sala da pranzo così pulita... il mio tavolo da lavoro, il terrazzo con i ge­rani... Potrò salutare la signora Maddalena?...

Vittoria                         - (con rimprovero) Professore!...

Cesare                           - Che c'è?...

Vittoria                         - Ma non ha saputo?...

Elena                             - (triste, ma con dolcezza) Come poteva sa­pere... (Poi a Cesare) La mia povera mamma non c'è più!... Morì tre mesi dopo la sua partenza!...

Cesare                           - (sinceramente addolorato) Oh! Come me ne dispiace!... Mi creda, Elena, ne sono veramente ad­dolorato!...

Elena                             - (semplice) Grazie!... Voleva bene alla mia mamma, me ne ricordo!.»

Cesare                           - Tanto!... Era una donna così cara!... Ed anche a lei, Elena, ho voluto veramente bene!... Mi creda!... Se sapesse!...

Elena                             - (sempre per sviare il discorso) Oh, lo so, lo so... Era stato tanto buono con noi, e ci aveva por­tata un po' della sua allegria, della sua spensieratez­za!... Poi è partito e si sa: partire è sempre morire un poco e ci aveva dimenticate. E infine gira e rigira, è stato tante volte costretto a ripensare a noi, alla no­stra casa, che ha sentito il bisogno di ritornarvi. Non è così?...

Cesare                           - Non è solamente per questo, Elena... Era il pensiero...

Elena                             - (sempre più temendo che dica quello di cui non vuole assolutamente parlare) Ma via!... Che pen­siero?... Mi è diventato sentimentale, forse?... O si è preoccupato della sorte di noi povere donne?...

Cesare                           - Ecco!... Era proprio questo, Elena!... Il pensiero ed il ricordo di lei, della povera signora Mad­dalena!... Quella sera...

Elena                             - (secca, per troncare) Capisco! Ma, grazie a Dio ed al Suo aiuto, ho potuto tirare avanti lo stesso e alla mia mamma non è mai mancato niente, fino al­l'ultimo istante!... Dopo la sua morte ho raddoppiate le mie energie, ed ora sono perfettamente a posto. Le camere... tutte occupate, con pensionanti che pagano bene, io sono più sana e più forte e posso quindi la­vorare di più, e lei, professore, può vivere perfetta­mente tranquillo!

Cesare                           - Sono contento per lei, Elena... tanto con­tento!...

Elena                             - (alzandosi) Grazie per il suo interessamen­to, professore!... Ma non valeva proprio la pena che si preoccupasse!...

Vittoria                         - (ironica) Non avrei mai immaginato che avesse un cuore così sensibile!...

Cesare                           - (sorridendo) Perché lei è sempre stata un po' la mia nemica, fin dal giorno in cui misi piede in questa casa e pretese quasi tutto il mio stipendio, se ne ricorda?...

Maria                             - (dalla destra) Signora Elena!... La bambina ha fame, e vuole la mamma a qualunque costo!...

Elena                             - (turbata ed in fretta) Trattenetela ancora un poco, Maria! Vengo subito!... (Maria esce di nuovo).

Cesare                           - (colpito) La bambina?... E' lei la mam­ma?... Ma... Elena?!...

Elena                             - (svelta, sforzandosi di apparire indifferente) Non lo sapeva?... Non glielo avevano detto?... Sono maritata, ora!...

Cesare                           - (meravigliatissimo) Maritata?... Veramente?

Elena                             - (c. s.) Proprio!... Perché se ne meraviglia?... Non ho fatto un gran matrimonio, perché, come vede, debbo lavorare lo stesso, ma per me è stata la tran­quillità! Dopo di lei venne qui un brav'uomo, non troppo giovane, solo come me e che sentiva il bisogno di una casa, di' una famiglia. Era la sistemazione per entrambi. Non era il caso di pensarci su!... Ci spo­sammo subito!... E siamo contenti! Oggi abbiamo una bimba, ed io sono completamente felice!...

Cesare                           - (come liberato da un rimorso) Oh... si­gnora Elena, signora Elena!... Mi toglie un gran peso dal cuore!

Elena                             - (fingendosi meravigliata) Perché?...

Cesare                           - (riprendendosi) . Ma perché mi ricordavo di lei triste, infelice, e ne avevo tanta pena!...

Vittoria                         - (sempre con velata ironia) Com'è buono, lei, professore!

Elena                             - E allora eccolo tranquillo sul mio conto!... Mi dispiace che sia stato in pena inutilmente. Se avessi saputo dove era...

Vittoria                         - (sempre più ironica) Le avremmo fatto un telegramma! Mandata una partecipazione!...

Cesare                           - (ad Elena, espansivo) Brava, brava signo­ra Elena!... E allora: felice?... Proprio felice?...

Elena                             - Ah, sì, professore!... Completamente!... Gliel'ho detto!

Cesare                           - Come ne sono contento signora... signora...?

Elena                             - (svelta) Ferrari!

Cesare                           - Ferrari, ecco!... Come ne sono contento!...

Elena                             - Grazie, professore!...

Cesare                           - Me ne vado!... Riparto stasera per Ve­rona!... Avevo chiesta una piccola licenza, ma bisogna che torni subito! (Salutando Vittoria) Signorina Vit­toria!...

Vittoria                         - (sempre ironica) Signora!... Perché sono maritata anch'io! E sono sicura che le farà altrettanto piacere, non è vero?...

Cesare                           - (ridendo) Certamente!... Ma benissimo!... Una rivoluzione!... Ha soffiato da queste parti una vera raffica matrimoniale!

Vittoria                         - Si ammogli anche lei!

Cesare                           - Proverò!... (Poi, stringendo la mano ad Elena) Arrivederci, mia buona amica, le auguro tutto il bene di questa terra!... Me ne vado felice di averla ritrovata così!... Si ricorda, non è vero?... Io sono di quelli che hanno bisogno di avere il cuore leggero. Una preoccupazione mi ammazza!... Pensi quindi con che gioia lascio oggi la sua casa!... L'ho ritrovata bene, bel­la, felice, con una bimba... Me ne vado proprio con­tento!...

Elena                             - (fredda) Grazie, professore!... E... buona fortuna!...

Cesare                           - (andandosene lieto, espansivo) Altrettanto a lei, signora Elena! Arrivederci, arrivederci!... (Esce),

Elena                             - (appena uscito Cesare, cade a sedere di colpo, come se i nervi troppo tesi fino a quel momento, l’avessero d’un tratto abbandonata) Finalmente !...

Vittoria                         - (preoccupata) Elena, che hai?...

Elena                             - Nulla, nulla!... Chiama Maurizio.

Vittoria                         - Ah, già, Maurizio!... Cosa ne hai fatto?,.!

Elena                             - (indicando ta sinistra) E' di là!...

Vittoria                         - (a sinistra, chiamando in fretta) Colonnello!... Venga!... Elena si sente male!...

Maurizio                        - (accorrendo) Dov'è, dov'è?...

Elena                             - (riprendendosi) Ma no!... Non vi preoccupate!... Un capogiro!... La tensione dei nervi troppo» lungo mantenuta... mi pareva che non se ne andaste più!... Eppoi, ho avuto paura...

Vittoria                         - Di che?... Mi spiegherai, ora!... Sono stalli zitta, e Dio sa quanto mi sia costato; ti ho assecondata, ma mi dici perché ti sei anche fabbricato un marito per mettergli la coscienza in pace?...

Maurizio                        - Un marito?... Gli hai fatto credere di es­sere maritata?... Che hai fatto, Elena?... E se fosse ve­nuto per sposarti?...

Elena                             - (alzandosi) No!... Che idea!... Come le ven­gono in mente certe assurdità?... Aveva dei rimorsi, come lei giustamente aveva immaginato!... Ma voleva solamente ritrovare la sua tranquillità, null'altro!.. Ec­colo servito!... Ma la verità?... A che scopo?... Che cosa poteva venirne dalla verità?...

Vittoria                         - Oh, cara mia!... Io, al tuo posto...

Elena                             - No, no!... Ho fatto bene!... Sento che ho fatto bene!... Guarda, quando Maria, senza volerlo, è venuta a rivelargli l'esistenza di Lenuccia, ho avuto paura, e mi ha spaventata soprattutto il modo con cui ha domandato di lei!... Ecco perché è sorto d'improv­viso nel mio cervello il bisogno d'inventare un respon­sabile che non fosse lui!... Capirai, dato il tipo, avreb­be potuto accampare dei diritti! (Un po' violenta) No, sai, no! Nessun dovere, ma anche nessun diritto!  (Quasi selvaggia) Quella creatura è mia!.» Mia, capite? (Corre al balcone e chiama febbrilmente) Maria!... Ma­ria!... Portatemi su Lenuccia, portatemela subito!... (Rientra e dice a Maurizio, mentre scende il sipario, sempre molto eccitata) Vedrà, Maurizio, vedrà che te­soro la mia bambina, la mia creatura!... Mia, sa, mia!... Solamente mia!... (Poi, guardando nelle scene, come se vedesse giungere la piccina) Eccola, Maurizio, guardi com'è bella! (e nel grido c'è tutto lo spasimante amore per la creatura venutale da Dio).

FINE