NOTA
Il teatro di Molière è qui presentato nella traduzione di Luigi Lunari, che per la BUR (Biblioteca Universale Rizzoli) ne sta traducendo l’opera omnia.
I testi sono qui pubblicati senza presentazioni o note: gli interessati possono comunque risalire – almeno per i titoli più noti – ai singoli volumetti pubblicati nella BUR, e per vari titoli minori al volume antologico “Molière – Commedie”, sempre a cura di Luigi Lunari, nella collana “radiciBUR”.
Le traduzioni sono condotte su testi originali in tutta fedeltà filologica; ma di alcuni di essi esistono anche versioni e adattamenti – sempre ad opera del sottoscritto Luigi Lunari – in occasione di particolari allestimenti, con interventi drammaturigici e aggiunte di canzoni (come ad esempio per Il Borghese Gentiluomo e per Le Furberie di Scapino). Queste rielaborazioni – ove interessino – si possono leggere chiedendone i testi a Luigi Lunari, tel. 039.883177 o via e-mail luigi.lunari@libero.it
M O L I E R E
SGANARELLO
ovvero
IL CORNUTO IMMAGINARIO
Traduzione di Luigi Lunari
Copyright Luigi Lunari Via Volturno 80 20047 Brugherio (MB)
Tel. +39.039.883177 e.mail luigi.lunari@libero.it
PERSONAGGI
GORGIBUS, borghese parigino
CELINA, sua figlia
LELIO, innamorato di Celina
GROS-RENÉ, servo di Lelio
SGANARELLO, borghese parigino e cornuto immaginario
SUA MOGLIE
VILLEBREQUIN, padre di Valerio
LA CAMERIERA di Celina
UN PARENTE (della moglie) di Sganarello
La scena è a Parigi.
I – GORGIBUS, CELINA, LA CAMERIERA di Celina
CELINA (entrando in lacrime, seguita da suo padre) Ah, non sperate che
il mio cuore vi acconsenta!
GORGIBUS Che cosa state brontolando, piccola impertinente? Pretendereste
sottrarvi alle mie decisioni? Non avrei dunque su di voi un potere
assoluto? E il vostro cervellino, con le sue stupide scuse, vorrebbe dettar
legge alla ragione paterna? Chi di noi due ha diritto di comandare all’altro?
A vostro avviso, chi può giudicar meglio, voi o io, sciocchina, di quel
che è il vostro bene? Perdiana! State attenta a non riscaldarmi troppo la
bile; potrebbe anche capitarvi di provare, in quattro e quattr’otto, se le
mie mani hanno ancora un po’ di forza.Quel che vi conviene, signorina
ribelle, è accettare senza tante storie lo sposo che vi ho destinato. Non so
neanche quale sia il suo carattere, dite voi; e io dovrei prima sentire se vi
piace. Ma sapendo delle grandi ricchezze che gli toccheranno un giorno,
che cos’altro, secondo voi, dovrei andar cercando? Un marito del genere,
con ventimila bei ducati, non è abbastanza affascinante per voi? Va, va,
bello o brutto che sia, con i soldi che ha vi garantisco io che va benissimo.
CELINA Ahimé!
GORGIBUS Beh? Come sarebbe a dire, «Ahimé»? Bello, questo ahimé
che ci elargite! Eh, che se solo do retta un momento alla rabbia che
ho addosso, ve lo faccio cantare io ahimé! come si deve! Ecco: ecco i
risultati di quella smania che avete tutte, giorno e notte, di leggere
quei vostri romanzi! Vi si riempie la testa di fanfaluche d’amore, e
invece di parlar di Dio parlate di Clelia.Nel fuoco voglio vederli,
tutti questi libri che di giorno in giorno guastano tanti giovani! E invece
di tutte quelle stupidaggini, leggete come si deve: le Quartine
di Pibrace le dotte Tavolette del consigliere Matthieu,opera di
grande valore, piena di belle frasi e di proverbi da imparare a me-
moria. E altro buon libro è La guida dei peccatori,che in poco tempo
ci insegna a vivere come si deve; e se voi non aveste letto altro
che queste opere edificanti, oggi mi ubbidireste un po’ di più.
CELINA Come? E voi pretendereste, padre mio, che io scordi la costante
amicizia che a Lelio mi lega? Avrei certamente torto se senza di voi disponessi
di me; ma voi stesso ai suoi voti avete impegnata la mia fede.
GORGIBUS Gliel’avessi impegnata anche mille volte, adesso è arrivato
un altro con tanti soldi da disimpegnarla subito. Lelio è senz’altro bello;
ma sappi che nessun’altra considerazione può venir prima di quella
del danaro, che l’oro dà anche ai più brutti un notevole fascino, e che
senza i soldi tutto il resto è una ben triste cosa.Valerio non ti piace, lo
so; ma se non ti piace da fidanzato ti piacerà da marito. Il nome di marito
lega più di quanto non si creda, e l’amore è spesso frutto del matrimonio.
Ma guarda che stupido, star qui a discutere quando ho pieno
diritto di comandare! Quindi basta, per piacere, con i vostri spropositi;
non voglio sentir più queste stupide lamentele.Valerio verrà a farvi visita
stasera: provate, provate un po’ a non riceverlo bene! Se non vi vedo
fargli buona cera, io vi... Basta, non voglio dir altro. (Esce)
II – CELINA, LA CAMERIERA
LA CAMERIERA Ma come, signorina? Rifiutare in questo modo quel che
tante altre desidererebbero con tutto il loro cuore? A una proposta di
matrimonio rispondere con le lacrime, e tardare tanto a dire un sì pieno
di grazia? Ahimé, perché nessuno chiede a me di sposarlo? Non sarei
certo io a farmi pregare; e non solo un sì non mi costerebbe fatica, ma vi
assicuro che ne direi subito una dozzina. Il precettore che dà lezione al
vostro fratellino ha proprio ragione quando, parlando delle cose terrene,
dice che la donna è come l’edera, che cresce rigogliosa finché si tiene ben
aggrappata all’albero, e langue invece se ne viene separata. Non c’è niente
di più vero, mia padrona carissima, e io ne ho la prova in me stessa, povera
peccatrice. Che il buon Dio l’abbia in gloria, il mio povero Martino!
Ma quando era vivo lui avevo i colori di un cherubino, una salute che era
una meraviglia, l’occhio vivo e il cuor contento; adesso invece sembro la
mia comare triste. Durante quel tempo felice, passato come un lampo,
andavo a letto senza le brace in pieno inverno; perfino stendere le lenzuola
davanti al camino mi sembrava ridicolo; adesso invece tremo di
freddo anche nei giorni del solleone. Insomma, signorina, credete a me,
la cosa più bella al mondo è avere di notte un marito vicino, non foss’altro
perché qualcuno vi dica un «dio vi salvi» quando starnutite.
CELINA E vorresti consigliarmi un tal delitto: lasciare Lelio per prendere
quel mostro?
LA CAMERIERA Ma anche il vostro Lelio, io dico che è una bella bestia,
a starsene in viaggio in un momento tanto poco opportuno.E poi, questa
lunga lontananza mi fa sospettare che possa aver cambiato idea.
CELINA (mostrandole un ritratto di Lelio) Ah, non affliggermi con tristi
presagi! Osserva bene i lineamenti di questo volto: essi giurano eterno
amore al mio cuore. Io voglio pur credere che essi non siano menzogneri,
e siccome egli è in tutto simile al ritratto sono certa che ricambia
ancora il mio amore con la costanza della sua affettuosa amicizia.
LA CAMERIERA È pur vero che queste sono le sembianze di un innamorato
fedele, e anche voi fate bene ad amarlo teneramente.
CELINA E tuttavia bisogna... Ah, sorreggimi! (Lascia cadere il ritratto di
Lelio)
LA CAMERIERA Signorina, di dove mai...? Ah, buon dio, è svenuta! Olà,
presto, qualcuno!
III – CELINA, LA CAMERIERA, SGANARELLO
SGANARELLO Che cosa succede? Eccomi qua.
LA CAMERIERA La mia padrona sta morendo.
SGANARELLO Come? Tutto qui? Credevo fosse una cosa grave, a sentir
gridare a quel modo. Beh, vediamo un po’ da vicino. Signorina, siete
morta? Ahi, non dice niente.
LA CAMERIERA Vado a chiamar qualcuno per portarla via. Sorreggetela
voi, per piacere. (Esce)
IV – CELINA, SGANARELLO, LA MOGLIE DI SGANARELLO
SGANARELLO (passandole la mano sul seno) È fredda dappertutto, non
so proprio cosa dire.Avviciniamoci un po’ a sentire se la bocca respira.
Beh, io non so, ma a me qualche segno di vita mi pare di trovarlo ancora.
LA MOGLIE DI SGANARELLO (guardando dalla finestra) Ah, cosa vedo?
Mio marito che abbraccia...! Adesso scendo io; è chiaro che mi tradisce
e voglio proprio sorprenderlo.
SGANARELLO Bisogna sbrigarsi a soccorrerla. Certo si è che farebbe
male a lasciarsi morire; è una grandissima stupidaggine, andarsene all’altro
mondo finché si è ancora in piena regola per questo. (La porta
via assieme a un uomo che la cameriera ha condotto)
V – LA MOGLIE DI SGANARELIO (sola)
Se ne è già andato, e la mia curiosità è rimasta delusa; ma del suo tradimento
non ho più alcun dubbio, e dal poco che ho visto è tutto chiaro.
Adesso capisco la strana freddezza con cui risponde al mio pudico ardore;
riserva le sue carezze ad altre donne, l’ingrato! e sfama i loro piaceri
tenendo a digiuno il mio. Ecco, come si comportano tutti i mariti;
quel che gli è permesso gli riesce sgradito. All’inizio son tutte rose e fiori,
e ci fan vedere una passione travolgente; ma ben presto i traditori si
stancano di noi e vanno a fare altrove quel che dovrebbero fare a casa
loro. Ah, che rabbia che la legge non ci lasci cambiar marito come si
cambia camicia! Sarebbe proprio comodo; e io ne conosco più d’una,
parola mia, che sarebbe d’accordo con me. (Raccogliendo il ritratto che
Celina aveva lasciato cadere) Ma che cos’è questo gioiello che il caso mi
fa trovare? Lo smalto è molto bello, l’incisione graziosa. Proviamo ad
aprirlo.
VI – SGANARELLO E SUA MOGLIE
SGANARELLO Sembrava morta ma non era niente. Tutto fatto: sta benissimo.
Ma ecco qui mia moglie.
SUA MOGLIE Oh cielo, è una miniatura! Ed ecco il bel ritratto di un bell’uomo.
SGANARELLO (a parte, guardando di sopra le spalle di sua moglie) Che
cosa sta guardando con tanta attenzione? Questo ritratto, parola mia
d’onore, non mi dice niente di buono. Mi sento sconvolgere la testa da
un atroce sospetto.
SUA MOGLIE (senza vederlo, continua) Non mi è mai capitato di veder
niente di più bello; ancora più che il valore, quel che è ammirevole è la
lavorazione. Uhm, e senti che buon profumo!
SGANARELLO (a parte) Come? Accidenti, lo bacia! Ah, sono sistemato.
SUA MOGLIE (come sopra) Diciamolo pure, che c’è da perder la testa
davvero a vedersi corteggiata da un uomo come questo, e che se solo
si mettesse un po’ a contarmela, anch’io sarei ben disposta a lasciarmi
tentare. Ah, perché non ho un marito con una faccia come questa, invece
di quell’orso spelacchiato...
SGANARELLO (strappandole il ritratto di mano) Ah, sciagurata! Eccovi
colta in fallo contro di noi, mentre infangate l’onore del vostro amato
sposo. Dunque, stando ai vostri calcoli, mia troppo degna sposa, il marito,
tutto considerato, non vale la moglie! In nome del diavolo che vi
porti, credete di potervi augurare un partito più scelto? Si può trovare
in me qualcosa da ridire? Questa figura, questo portamento, che tutti
ammirano, questo volto così atto a ispirare sentimenti d’amore, per cui
mille beltà non fanno che sospirare giorno e notte; insomma, secondo
voi, la mia affascinante persona non è un boccone abbastanza buono
per voi! E per saziare la vostra ingordigia, dovevate proprio aggiungere
al marito il ragù di un amante!
SUA MOGLIE Non credere che non abbia capito subito a che cosa miri
con questo scherzo.Tu pensi che così facendo...
SGANARELLO Raccontala a un altro, per piacere! La cosa ormai è assodata:
ecco qui il certificato del malanno di cui mi lamento.
SUA MOGLIE Son già anche troppo in collera, senza che tu debba farmi
anche questo affronto. Sta a sentire: non credere di tenerti quel gioiello,
e pensa piuttosto...
SGANARELLO Penso piuttosto a romperti l’osso del collo. Ah, se invece
della copia avessi qui l’originale!
SUA MOGLIE Perché?
SGANARELLO Per niente, tesoro, dolce oggetto dei miei voti; ho proprio
torto a gridare così; la mia fronte deve anzi ringraziarti per quel che le
hai regalato. (Guardando il ritratto di Lelio) Eccolo qui, il giovincello,
il cocco di mamma, il maledetto tizzone della tua segreta fiamma, il
bellimbusto col quale...
SUA MOGLIE Col quale...? Continua.
SGANARELLO Col quale sì, ti ho detto!... e io muoio dal dolore.
SUA MOGLIE Che storie mi racconta questo ubriacone?
SGANARELLO Lo sapete fin troppo bene, signora carogna. Sganarello è
un nome con cui nessuno mi chiamerà più; signor Cornelio, mi chiameranno.
Il mio onore è a posto; ma a te, che me l’hai sistemato, ti sistemerò
io perlomeno un braccio o un paio di costole.
SUA MOGLIE E tu osi farmi discorsi del genere?
SGANARELLO E tu osi farmi scherzi di questo tipo?
SUA MOGLIE Ma quali scherzi? Di’ chiaro e tondo quel che hai da dire!
SGANARELLO Ah, non val neanche la pena di prendersela! Adornarmi la
fronte di un trofeo di cervo; buon Dio, un bel fenomeno da baraccone!
SUA MOGLIE E cosi, dopo avermi fatto la più dolorosa offesa che possa
eccitare la vendetta di una donna, vorresti far finta di essere in collera
per prevenire il mio risentimento! Davvero di un’insolenza mai vista,
questo modo di fare: chi fa il torto protesta!
SGANARELLO Ah, che bella sfrontata! A vederle quest’aria fiera, non la
si direbbe una donna per bene?
SUA MOGLIE Va, continua pure così; riempi di coccole le tue amanti, sospira
per loro, colmale di carezze, ma restituiscimi quel ritratto e smettila
di prendermi in giro. (Gli strappa di mano il ritratto e fugge)
SGANARELLO (correndole dietro) Sì, sì, scappa pure: te lo prenderò io, ti
piaccia o non ti piaccia.
VII – LELIO, GROS-RENÉ
GROS-RENÉ Finalmente eccoci qui. Ma se posso osare, signore, vorrei
pregarvi di dirmi una cosa.
LELIO Ebbene parla!
GROS-RENÉ Avete il diavolo in corpo, per non lasciarci la pelle, con tutte
queste fatiche? Son otto giorni, con queste vostre tappe forzate, che
diamo di sprone a dei mostri di ronzini, con un passo talmente maledetto
che a furia di sballottamenti mi sento tutte le ossa peste; salvo
restando un guaio ancor più grosso che mi tormenta un posticino che
non vi dico; con tutto questo, appena arrivato ve ne uscite di casa bel
bello senza riposarvi un attimo né mangiare un boccone.
LELIO Tutta questa fretta è sacrosanta; il mio cuore è in grande allarme
per le nozze di Celina; tu sai che l’adoro, e voglio sapere cosa c’è di vero
in queste funeste dicerie.
GROS-RENÉ Va bene; ma fareste meglio a farvi una bella mangiata, signore,
prima di andare a chiarire questa storia; il vostro cuore acquisterebbe
senz’altro la forza necessaria per meglio resistere ai colpi del destino.
Parlo per esperienza personale: quando sono a digiuno, il minimo contrattempo
vale a scuotermi, ad abbattermi; ma se ho ben mangiato il mio
spirito è saldo e incrollabile e neppure i più grandi rovesci riuscirebbero
mai ad averne ragione. Date retta a me: rimpinzatevi senza riserve di sor-
ta contro i colpi che potrà portarvi il destino; e per sbarrare ogni via d’accesso
al dolore mettete a guardia del vostro cuore venti bicchieri di vino.
LELIO A mangiare non riuscirei neppure.
GROS-RENÉ (a parte) E io invece possa morire se non mangio. (Ad alta
voce) Comunque il vostro pranzo è subito pronto.
LELIO Taci, te lo ordino!
GROS-RENÉ Ah, che ordine disumano!
LELIO Sono troppo preoccupato e non ho fame.
GROS-RENÉ E io invece ho fame, e se sono preoccupato è perché vedo
che non pensate ad altro che a questo stupido amore.
LELIO Ti ho detto che voglio aver notizie dell’unico oggetto dei miei voti!
Smettila di importunarmi, e se vuoi mangiare mangia.
GROS-RENÉ Io non discuto mai gli ordini del padrone. (Esce)
VIII – LELIO (solo)
No, no, a pene eccessive il cuor mio si abbandona; il padre mi si è impegnato,
e la figlia mi ha dato prove di amore che ben alimentano la mia fiducia.
IX – SGANARELLO, LELIO
SGANARELLO (tra sé) Preso! Posso studiare a mio agio il grugno di quel
maledetto assassino che è causa della mia vergogna. Non lo conosco.
LELIO (a parte) Cielo, che vedo? Se quello è il mio ritratto, che cosa devo
pensare?
SGANARELLO (come sopra) Ah, povero Sganarello, a quale triste sorte
è condannata la tua reputazione! (Notando Lelio che lo guarda si volta
dall’altra parte) Bisogna...
LELIO (come sopra) Se questo pegno d’amore è uscito dalle mani cui
l’avevo affidato, la mia fiducia non può non esserne scossa.
SGANARELLO (come sopra) Bisogna che ormai ti rassegni a vederti fatto
segno con due dita, a sentirti far sopra delle canzoncine, e ogni volta
che incontri qualcuno, a vederti gettare in faccia lo scandaloso affronto
che una moglie malnata ti ha impresso sulla fronte.
LELIO (come sopra) Oppur m’inganno?
SGANARELLO (come sopra) Ah, pelandra! E tu hai avuto il coraggio di
cornificarmi nel fiore degli anni? Moglie di un marito che a buon diritto
può passar per bello, bisognava proprio che uno scorfano, un maledetto
storno...
LELIO (come sopra, continuando a guardare il ritratto) No, non mi inganno:
è proprio il mio ritratto.
SGANARELLO (voltandogli le spalle) Ma guarda che curioso!
LELIO (a parte) Sono esterrefatto.
SGANARELLO (come sopra) Ma con chi ce l’ha?
LELIO (come sopra) Vediamo di attaccar discorso. (Ad alta voce) Posso...?
Ehi, di grazia: una parola!
SGANARELLO (sfuggendogli, come sopra) E adesso cosa vuole?
LELIO Posso chiedervi per qual caso quel ritratto si trova in mano vostra?
SGANARELLO (come sopra, e scrutando ora Lelio ora il ritratto che ha in
mano) Di dove gli viene questa curiosità? Ma mi pare che qui... Ah,
adesso capisco perché gli interessa! La sua sorpresa non mi stupisce
più: questo è il mio uomo, o meglio; è quello di mia moglie.
LELIO Toglietemi questo peso dal cuore, e ditemi di dove l’avete avuto...
SGANARELLO Abbiamo capito, con l’aiuto di Dio, che cos’è che vi tormenta.
Questo ritratto che tanto vi preoccupa, siete voi fatto e finito; si
trovava nelle mani di una vostra conoscenza; e i dolci ardori di vossignoria
e della vostra dama sono cose a noi ben note. Non so peraltro
se alla cortesia di questa dama devo l’onore di essere noto a vossignoria;
ma conto comunque che voi mi facciate la grazia di troncare immediatamente
questo amore tanto sgradevole agli occhi di un marito;
e vorrei ricordarvi che il sacro nodo del matrimonio...
LELIO Come? Voi dite che colei da cui avete avuto quel pegno...?
SGANARELLO È mia moglie e io son suo marito.
LELIO Suo marito?
SGANARELLO Sì, suo marito, vi ho detto: maritato e molto irritato. E voi
sapete perché, e io vado subito a dirglielo ai suoi parenti. (Esce)
X – LELIO (solo)
Ah, che cosa ho sentito! Me l’avevano pur detto, che le era stato destinato
per marito l’uomo più brutto del mondo. Ah, quand’anche mille giuramenti
delle sue labbra infedeli non mi avessero promesso eterno amore,
la sola ripugnanza per una scelta così vile e vergognosa avrebbero
ben dovuto prender le parti della mia passione, o ingrata, e per quanto
ricco... Ma questa dolorosa offesa, unita alle fatiche del lungo viaggio,mi
infligge un colpo così violento e improvviso che il cuore vien meno e il
corpo vacilla.
XI – LELIO, LA MOGLIE DI SGANARELLO
LA MOGLIE DI SGANARELLO (voltandosi verso Lelio) Con quel vigliacco
di mio marito, non sono riuscita a... Oh dio, che cosa vi sentite? Vi vedo
sul punto, signore, di venir meno.
LELIO Un malessere che tutto a un tratto m’ha preso.
LA MOGLIE DI SGANARELLO Ho paura che stiate svenendo; entrate in
questa casa, ad aspettare che vi passi.
LELIO Per uno o due minuti, accetto la cortesia che mi fate.
(Escono Lelio e La moglie di Sganarello)
XII – SGANARELLO E UN PARENTE DI SUA MOGLIE
IL PARENTE Capisco che per un marito la cosa possa essere preoccupante;
ma mi pare che vi siete fatto saltar la mosca al naso un po’ troppo
in fretta; tutto quel che mi avete raccontato contro di lei non dimostra
ancora, compare, che essa sia colpevole. È una questione delicata:
non si accusa mai una persona di una mancanza così grave senza averne
delle prove sicure.
SGANARELLO Sarebbe a dire che bisogna toccar la cosa col dito.
IL PARENTE La troppa precipitazione ci espone sempre all’errore. Chi
può sapere come mai quel ritratto è capitato nelle sue mani, e se è proprio
vero che conosce quell’uomo? Prima informatevene; e se veramente
è come pensate noi saremo i primi a punirla per quel che ha fatto.
(Esce)
XIII – SGANARELLO (Solo)
Non si può dir meglio. In effetti, è giusto andarci piano. Può anche darsi
che queste idee di corna me le sia messe in testa senza ragione al mondo,
e che mi sia fatto venire i sudori freddi per troppo poco. In fondo, questo
ritratto che mi ha tanto allarmato non prova ancora che io sia disonorato.
Vediamo dunque di fare in modo...
XIV – SGANARELLO, SUA MOGLIE, LELIO (che sulla porta della casa
di Sganarello sta parlando con la donna)
SGANARELLO (continuando) Ah, che vedo? Sono morto! Qui non è più
il caso di preoccuparsi del ritratto: ecco lì tutta la storia al vivo in carne
e ossa.
LA MOGLIE DI SGANARELLO (a Lelio) Avete troppa fretta, signore; ve ne
andate troppo presto e potreste sentirvi male di nuovo.
LELIO No, no, vi ringrazio infinitamente del cortese aiuto che mi avete
dato.
SGANARELLO (a parte) Guarda quante smorfie gli fa quella sfrontata!
(La moglie di Sganarello è rientrata in casa)
XV – SGANARELLO, LELIO
SGANARELLO (a parte) Ecco che mi ha visto. Sentiamo un po’ che cos’ha
il coraggio di dirmi.
LELIO (tra sé) Ah, il mio cuore è sconvolto, e al veder costui... Ma faccio
male a lasciarmi trascinare dalla collera, e a null’altro devo imputar la
mia disgrazia che alla crudeltà del destino. Limitiamoci dunque a invidiare
la sua fortunata passione. (Passando accanto a Sganarello e fissandolo)
Oh, sposo felice di sì bella donna! (Esce)
XVI – SGANARELLO, CELINA (che vede Lelio andarsene)
SGANARELLO (senza vedere Celina) Questo vuol dire parlar chiaro.
Una frase così strana mi lascia tanto perplesso come se in testa mi
fossero spuntate le corna. (Si volta verso il lato da cui Lelio è appena
uscito) Ehi, voi: non è questo il modo di fare!
CELINA (tra sé) Come? Lelio improvvisamente apparso ai miei occhi?
E perché mai mi si tien nascosto il suo ritorno?
SGANARELLO (come sopra) «Oh, sposo felice di sì bella donna!» Disgraziato
marito, vorrai dire, con una moglie infame, che spinta da una
colpevole passione, ormai anche troppo provata, mi ha cornificato senza
riguardi di sorta! (Celina a poco a poco gli si avvicina e aspetta la fine
della sua tirata per rivolgergli la parola) E io dopo un indizio del genere
lo lascio andare, e me ne sto qui con le mani in mano come un
idiota? Ah, almeno buttargli a terra il cappello, dovevo; tirargli una
sassata, infangargli il mantello, e per sfogare la mia rabbia fargli dare
del ladro dell’onore altrui, da tutto il quartiere.
CELINA Quell’uomo che or ora era qui con voi e che con voi discorreva,
come lo conoscete?
SGANARELLO Ahimé, non sono io che lo conosco, signorina; è mia moglie.
CELINA Ma che cos’è che tanto vi turba?
SGANARELLO Non crediate che non ne abbia ben donde, e lasciatemi
sospirare in libertà.
CELINA Qual è la causa di un dolore tanto fuor del comune?
SGANARELLO Se mi dispero non è certo per delle quisquiglie; e vorrei
vedere chi sarebbe capace di star nei miei panni pacifico e tranquillo.
In me vedete il simbolo dei mariti sfortunati; al povero Sganarello han
rapito l’onore; ma l’onore sarebbe niente: mi hanno distrutto anche la
reputazione.
CELINA In che modo?
SGANARELLO Quel bel giovanotto, signorina, con rispetto parlando, mi
ha fatto cornuto, col vostro permesso. Proprio oggi ho constatato con i
miei occhi il traffico segreto che c’è tra lui e mia moglie.
CELINA Quello che poco fa...
SGANARELLO Sì, sì, è lui la causa del mio disonore. È pazzo di mia moglie
e mia moglie è pazza di lui.
CELINA Ah, ben a ragione ho pensato che questo segreto ritorno non
poteva nascondere che qualche vile manovra; e non appena l’ho visto
ho tremato come per un presentimento di ciò che infatti è vero.
SGANARELLO Siete troppo buona ad assumervi le mie difese. Non tutti
hanno questo spirito di carità; e varie persone che hanno saputo poco
fa del mio martirio, ben lungi dal prendervi parte, si son messe a ridere.
CELINA Che vi può essere di più turpe di questa vile azione, e quale castigo
può bastare a punirla? E non dovresti giudicarti indegno della vita,
dopo esserti macchiato di una tale nefandezza? Oh, cielo, ma è possibile?
SGANARELLO Per me fin troppo vero.
CELINA Ah, traditore, scellerato! Anima falsa e senza fede!
SGANARELLO Che brava persona!
CELINA No, no, l’inferno non ha tormenti bastevoli per punirti del tuo
crimine!
SGANARELLO Questo è parlar bene!
CELINA Trattare così l’innocenza stessa, la bontà in persona!
SGANARELLO (sospira profondamente) Ah!
CELINA Un cuore che non ha mai commesso il minimo peccato, ecco
che ora subisce l’affronto cui il tuo disprezzo lo espone!
SGANARELLO È vero!
CELINA Che ben lungi da... Ma è troppo: non posso pensarci senza morirne
di dolore.
SGANARELLO Non datevi tanto disturbo, signorina carissima.Vi prendete
troppo a cuore la mia disgrazia, e io sono commosso.
CELINA Ma non illuderti al punto di credere che mi accontenti di sterili
lamenti; so io ciò che devo fare per vendicarmi.Vado subito a provvedere
e nulla potrà impedirmelo. (Esce)
XVII – SGANARELLO (solo)
Che il Cielo la preservi per sempre da ogni male! Ma pensate che bontà:
volermi vendicare lei! In effetti, tutta questa collera suscitata in lei dalla
mia disgrazia, è un altro monito a fare il mio dovere; non bisogna mai sopportare
affronti simili in silenzio, a meno che uno non sia un idiota fatto e
finito. Dunque corriamo a cercare quel delinquente che mi ha insultato;
tiriamo fuori tutto il coraggio che abbiamo per far vendetta della nostra
vergogna. Imparerete, furfante, a divertirvi alle mie spalle e a far cornuta
la gente senza nessun riguardo! (Fa tre o quattro passi poi si volta) Un
momento, per piacere! Quell’uomo mi ha l’aria d’essere di sangue caldo e
di temperamento vivace; potrebbe anche aggiungere il danno alle beffe, e
caricarmi le spalle di legname così come mi ha fatto con la fronte. La gente
collerica io non la posso soffrire, mentre mi piacciono molto gli uomini
pacifici; io sono un tipo che pur di non pigliar le botte fa a meno di darle,
e la mia più grande virtù è quella di avere un carattere conciliante. Però, il
mio onore mi dice che di un tale affronto non posso assolutamente non
vendicarmi. Oh, insomma: dica pure quel che vuole e al diavolo chi gli dà
retta! Quand’anche avrò fatto l’eroe, e magari per mia disgrazia mi sarò
fatto bucare la trippa da un colpaccio di spada, e per tutta la città correrà
la notizia della mia morte, dimmi tu, onore mio, che cosa ci avrai guadagnato
in salute? La cassa da morto è un soggiorno veramente malinconico,
e poco indicato per uno che soffre di coliche; e quanto a me, io trovo,
tutto ben considerato, che è sempre meglio esser cornuto che morto. Che
male ti può fare? Ti si piegano le ginocchia, dopo tutto, o ti si guasta la linea?
Al diavolo chi ha fatto la bella scoperta di torturarsi l’anima con
queste stupidaggini, e di vincolare l’onore di un uomo, foss’anche dell’uomo
più saggio del mondo, a quel che può fare una donna leggera! Se giustamente
consideriamo che la colpevolezza è un fatto personale, che cosa
fa in un caso come questo il nostro onore di uomini per essere colpevole?
Eppure è su noi che cade il biasimo; a noi si dà la colpa di azioni altrui. Se
le nostre mogli, per conto loro, hanno una relazione illecita, tutto il male
cade sulle nostre spalle! Loro fan le stupidaggini, e noi siamo gli stupidi!
È una mostruosa ingiustizia, un abuso contro il quale la polizia dovrebbe
provvedere! Come non ne avessimo già abbastanza dei guai che ci saltano
addosso nostro malgrado! Come se le liti, i processi, la fame, la sete, le
malattie non turbassero già abbastanza la serenità della vita, senza che
stupidamente ci si debba creare un altro fastidio totalmente privo d’ogni
ragion d’essere! Infischiamocene: mandiamo al diavolo paure e sospetti e
mettiamoci sotto i tacchi lacrime e sospiri. Se mia moglie ha sbagliato,
pianga e si disperi lei; perché dovrei piangere io, che non ho fatto niente
di male? Comunque, un’altra cosa che può aiutarmi a farmi passare il nervoso
è il fatto che non sono certo il solo nella confraternita; al giorno
d’oggi, vedersi corteggiare la moglie e non darsene per intesi, è molto di
moda nella buona società.Vediamo dunque di non star lì ad attaccare lite
per un affronto che è una stupidaggine qualsiasi. Diranno che sono un
idiota a non vendicarmi; ma mi sentirei più idiota ancora se corressi a farmi
ammazzare. (Mettendosi la mano sullo stomaco) Eppure sento qui
dentro agitarsi un furore che mi esorta a un qualche gesto virile! Sì, la
collera mi afferra; bando a ogni viltà: sono decisissimo a vendicarmi di
quel furfante. E tanto per cominciare, acceso di sacro fuoco, andrò in giro
a dire a tutti che va a letto con mia moglie. (Esce)
XVIII – GORGIBUS, CELINA, LA CAMERIERA
CELINA Sì, di buon grado mi piego a una sì giusta legge, padre mio; disponete
pure dei miei voti e di me; fate che quando volete si firmi il
contratto di nozze; sono risoluta a fare il mio dovere: intendo dominare
i miei sentimenti e sottomettermi in tutto e per tutto ai vostri comandi.
GORGIBUS Ah, ecco: così mi piace sentirvi parlare! Perbacco! È tanto
grande la gioia che provo che mi metterei a far le capriole, se non fosse
per la gente che si metterebbe a ridere.Avvicinati; vieni qui che ti
abbraccio! Un tal gesto non è fuori luogo: un padre, se lo desidera,
può baciare sua figlia senza che vi sia di che scandalizzarsi. Ecco, la
soddisfazione di vederti così buona e brava mi farà ringiovanire di
dieci anni. (Esce)
XIX – CELINA, LA CAMERIERA
LA CAMERIERA Questo cambiamento mi meraviglia.
CELINA Aspetta di conoscerne la causa e mi darai ragione.
LA CAMERIERA Può anche darsi.
CELINA Sappi dunque che Lelio ha commesso una perfidia che mi ha
trapassato il cuore; era tornato qui senza nemmeno...
LA CAMERIERA Eccolo!
XX – CELINA, LELIO, LA CAMERIERA
LELIO Prima di allontanarmi per sempre da voi vorrei se non altro rimproverarvi...
CELINA Come? E osate ancora parlarmi? Avete dunque tanta audacia?
LELIO Troppa audacia, è vero! Ché tale è la vostra scelta che sarebbe
assurdo da parte mia rimproverarvi alcunché.Vivete dunque, vivete
felice; e irridete al mio ricordo, voi e il vostro degno sposo di cui siete
tanto e giustamente fiera.
CELINA Sì, traditore, sarà cosi! E il mio più grande desiderio sarebbe il
veder che ne soffrite!
LELIO Che cosa autorizza in voi un tal corruccio contro di me?
CELINA Come? Vi fingete sorpreso e mi domandate qual è il vostro delitto?
XXI – CELINA, LELIO, SGANARELLO, LA CAMERIERA
SGANARELLO (entrando armato) Guerra, guerra e morte a quel ladro
d’onore che non ha avuto pietà nell’infangare il mio!
CELINA (a Lelio) Guardate, guardate: ecco la mia risposta.
LELIO Ah, vedo...
CELINA Basta questo a confondervi.
LELIO Ancor più, dunque, dovreste arrossirne.
SGANARELLO Ecco che la mia collera è matura ormai per l’azione; il
mio coraggio sta squassando la criniera, e se incontro quell’uomo assisteremo
a una carneficina. Sì, ho giurato la sua morte: nulla potrà impedirla:
come lo trovo lo spaccio. Bisogna che lo becchi nel bel mezzo
del cuore...
LELIO Con chi ce l’avete?
SGANARELLO Non ce l’ho con nessuno.
LELIO Perché quelle armi?
SGANARELLO Mi son vestito così perché ho paura che piova. (A parte)
Ah, che gusto che avrei ad ammazzarlo! Bisogna averne il coraggio,
dài!
LELIO Come?
SGANARELLO (dandosi dei pugni sul petto e degli schiaffi per eccitarsi)
Non ho detto niente. (A parte) Ah, poltrone, la rabbia che mi fai! Vigliacco!
Cuor di coniglio!
CELINA Deve voler dir molto per voi quell’uomo, da cui i vostri occhi
sembran tanto colpiti.
LELIO Sì, mi dice infatti che voi siete colpevole del più imperdonabile
tradimento che mai abbia oltraggiato fiducia d’amante.
SGANARELLO (a parte) Ma perché non ho un po’ più di fegato?
CELINA Ah, risparmiatemi almeno, o traditore, l’insolenza crudele di
queste parole!
SGANARELLO (come sopra) Sganarello, lo vedi che anche lei sta dalla
tua parte? Coraggio, figlio mio, un po’ di energia; forza, mio prode! Buttati
in questa audace impresa: ammazzalo mentre ti volta il didietro.
LELIO (Facendo due o tre passi a caso per la scena e obbligando Sganarello,
che si stava avvicinando per ucciderlo, a rinunciare) Poiché le mie
parole suscitano la vostra collera, dirò d’essere soddisfatto del vostro
comportamento e applaudirò senz’altro alla bella scelta che ha fatto il
vostro cuore.
CELINA Sì, sì, su questo nessuno può aver nulla a ridire.
LELIO Ah, sì, fate bene a difenderla.
SGANARELLO Certo che fa bene a difender la mia causa! Il vostro comportamento,
signore, è del tutto contrario alle leggi. E io ho pieno diritto
di lamentarmene; e se non fossi d’animo temperante qual sono,
potremmo assistere a un’incredibile carneficina.
LELIO A che cosa dobbiamo queste lamentele, e che cos’è questa furia...?
SGANARELLO Basta così! Sapete bene qual è il legno che mi duole; lasciate
che vi dica che la vostra coscienza e la voce dell’anima vostra
avrebbero dovuto aprirvi gli occhi sul fatto che mia moglie è mia moglie,
e che considerarla vostra in barba al sottoscritto non è affatto da
buon cristiano.
LELIO Sospettarmi capace di questo è volgare e ridicolo! Orsù, quanto
a questo non datevi pensiero: so che essa è vostra, e ben lungi dal bruciare
d’amore...
CELINA Ah, come sapete mentire, traditore!
LELIO Come? Anche voi mi sospettate capace di nutrir pensieri in grado
di offendere costui? Di tanta viltà volete dunque macchiarmi?
CELINA Con lui, parlate con lui, ché saprà bene illuminarvi.
SGANARELLO Voi mi difendete meglio di quanto non saprei fare io stesso,
e prendete la cosa per il verso in cui va presa.
XXII – CELINA, LELIO, SGANARELLO, LA MOGLIE DI SGANARELLO,
LA CAMERIERA
LA MOGLIE DI SGANARELLO (a Celina) Non ho certo intenzione né voglia
di farvi una scena di gelosia, signorina, ma non sono tanto stupida
da non accorgermi di quel che sta accadendo. Certi capricci amorosi
mi sembrano del tutto fuori di posto; e il vostro cuore dovrebbe cimentarsi
in altre imprese che non in quella di sedurre un uomo che
appartiene a me soltanto.
CELINA Un discorso alquanto ingenuo.
SGANARELLO (a sua moglie) C’era proprio bisogno che arrivassi tu, vecchia
strega? Venir qui a provocarla mentre lei mi difende, tremando
dalla paura che ti portino via il tuo amante!
CELINA Se è per questo, non crediate che vi sia chi ve lo invidia. (Volgendosi
a Lelio) Vedete dunque se era una menzogna; me ne compiaccio
davvero.
LELIO Che cosa mi si vuol dare a intendere?
LA CAMERIERA Parola mia, vorrei sapere quando la finirete con questi
enigmi; è già un bel po’ che mi sforzo di vederci chiaro, ma più vi ascolto
e meno ci capisco. Credo proprio che dovrò occuparmene io. (Andando
a mettersi tra Lelio e la sua padrona) Rispondetemi uno alla volta
e lasciate parlare me. (A Lelio) Voi: che cosa avete da rimproverare
alla mia padrona?
LELIO Il tradimento di avermi abbandonato per un altro. Il fatto che
come io, mosso da fatali voci di sue prossime nozze, volo sulle ali di un
ineguagliabile amore, ardente al punto di rifiutarsi di credersi dimenticato,
piombo in questi luoghi per trovarla già sposata.
LA CAMERIERA Sposata? E con chi?
LELIO (indicando Sganarello) Con lui.
LA CAMERIERA Come: con lui?
LELIO Certo.
LA CAMERIERA Chi ve l’ha detto?
LELIO Lui stesso, oggi.
LA CAMERIERA (a Sganarello) È vero?
SGANARELLO Io? Gli ho detto che ero sposato, ma con mia moglie.
LELIO Vi ho visto poc’anzi, evidentemente sconvolto, fissare il mio ritratto.
SGANARELLO È vero: eccolo.
LELIO E mi avete detto che colei dalle cui mani l’avevate avuto era legata
a voi nel sacro nodo del matrimonio.
SGANARELLO (indicando sua moglie) È verissimo. Gliel’avevo strappato
proprio dalle mani, e senza di questo non avrei mai scoperto il suo
peccato.
LA MOGLIE DI SGANARELLO Che cosa mi stai raccontando e di che ti lamenti?
L’ho trovato per caso per terra; e dopo la tua ingiusta scenata,
quando ho fatto entrare il signore in casa nostra (indicando Lelio) perché
si riavesse dal suo malessere, neanche allora mi sono accorta che il
ritratto era il suo.
CELINA Sono io dunque all’origine di questa avventura, poiché il ritratto
mi era caduto di mano quando son venuta meno, dopodiché col vostro
aiuto (a Sganarello) ho dovuto tornarmene a casa.
LA CAMERIERA Ecco: se non fosse per me ci sareste ancora dentro in
pieno.Avevate proprio bisogno del mio granello di elleboro.
SGANARELLO E noi dovremmo prendere il tutto per oro colato?
Continuo a dire che sulla mia fronte ha fatto caldo eccome!
SUA MOGLIE Neanche i miei timori son del tutto dissipati; e per quanto
credervi mi sia allettante temo proprio di restarne ingannata.
SGANARELLO Eh, concediamoci un po’ di fiducia l’un l’altro. In fondo,
tra i due chi rischia di più sono io; quindi accetta senza tante storie la
spiegazione che ci si propone.
SUA MOGLIE E va bene; ma attento al bastone, se vengo a sapere qualcosa!
CELINA (a Lelio, dopo aver scambiato con lui qualche battuta a bassa
voce) Ah, giusti dèi, se davvero è così che cosa ho mai fatto! Eccomi
ora a dover temere le conseguenze della mia collera; sì, credendomi
tradita ho voluto vendicarmi cercando soccorso nel malaugurato rifugio
dell’obbedienza; e giusto or ora il mio cuore ha acconsentito a
quelle nozze che ben a ragione avevo sempre rifiutato; l’ho promesso
a mio padre, e ciò che mi angoscia... Ma eccolo che viene.
LELIO Manterrà la parola che mi ha dato.
XXIII – CELINA, LELIO, GORGIBUS, SGANARELLO,
SUA MOGLIE, LA CAMERIERA
LELIO Signore, mi vedete di ritorno in questi luoghi, acceso ancora dello
stesso fuoco d’un tempo, per vedere al mio amore ardente, com’io
ben credo, adempiuta la promessa che mi fe’ confidare nella mano di
Celina
GORGIBUS Signore, che vedo di ritorno in questi luoghi, acceso ancora
dello stesso fuoco d’un tempo, per vedere al vostro amore ardente, come
voi ben credete, adempiuta la promessa che vi fe’ confidare nella
mano di Celina, servo umilissimo di vostra signoria.
LELIO Come, signore? Così vien delusa la mia legittima speranza?
GORGIBUS Sì, signore, poiché così facendo adempio al mio dovere, alle
cui leggi anche mia figlia si piega.
CELINA Il mio dovere, padre mio, mi esorta ora a mantenere la promessa
che voi gli avete fatto.
GORGIBUS E questo sarebbe rispondere da brava figliola ai miei ordini?
Mi par che fai presto a smentire i tuoi buoni propositi! Poco fa per
Valerio... Ma ecco suo padre; sta certo venendo a concludere l’affare.
ULTIMA – CELINA, LELIO, GORGIBUS, SGANARELLO, SUA MOGLIE,
VILLEBREQUIN, LA CAMERIERA
GORGIBUS Qual buon vento vi porta, signor Villebrequin?
VILLEBREQUIN Un importante segreto, che ho saputo stamattina, e che
assolutamente m’impedisce di mantenere la parola data. Mio figlio,
che vostra figlia aveva accettato di sposare, vive ormai da quattro mesi,
sotto nascosti legami che tutti hanno ingannato, come sposo di Lisa;
e siccome il nome e le ricchezze della famiglia di lei mi rendono impossibile
troncare questa unione, ecco che vengo a voi...
GORGIBUS Basta così. Se vostro figlio Valerio si è impegnato altrove
senza il vostro consenso, neanch’io posso nascondervi oltre che già da
gran tempo mia figlia Celina è stata da me promessa a Lelio; e Lelio è
tornato oggi ed è tanto ricco di buone qualità che non posso scegliere
altro sposo che lui.
VILLEBREQUIN Mi compiaccio di questa scelta.
LELIO La vostra giusta risoluzione corona la mia vita di un’eterna felicità.
GORGIBUS Andiamo a fissare il giorno per il sì. (Escono tutti a eccezione
di Sganarello.)
SGANARELLO (Solo) Qualcuno è mai stato più convinto d’esser cornuto
di me? Vedete dunque che in queste cose una falsa convinzione può
nascere anche dalle apparenze più evidenti. Ricordatevelo bene; e
quand’anche toccaste con mano, non credete ai vostri occhi.