Sguardi nel buio

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Sguardi nel buio

di

Matteo Tibiletti

PERSONAGGI

MARCO

MICHELE

ELEONORA

BRUNO

MARGHERITA

PADRE MARIO

DONNA

PRIMO INSERVIENTE

SECONDO INSERVIENTE


BIOGRAFIA DELL’AUTORE

Matteo Tibiletti nasce a Varese il 23/10/1978. Da sempre coltiva una profonda passione per il cinema, la fotografia e per la scrittura creativa. Autore di sceneggiature, racconti, poesie e copioni teatrali si cimenta spesso come regista di brevi cortometraggi o shooting fotografici (su www.youtube.com/teotibi e www.flickr.com/teotibi  è presente tutta la sua produzione). Nel 2009 ha pubblicato tramite il sito www.lulu.com   una raccolta dei suoi migliori scritti dal titolo “LO SCONOSCIUTO”.  Ha frequentato per cinque anni la Scuola di Teatro Città di Varese. Dal 2008 è uno dei membri fondatori, attori e registi dell’Associazione culturale “Compagnia Dusedi Besozzo. Da gennaio 2012 è regolarmente iscritto alla SIAE come autore teatrale e fotografo.

DATI DELL’AUTORE

NOME E COGNOME: Matteo Tibiletti

NATO A : Varese il 23/10/1978

RESIDENTE IN: Via C. Goldoni 41/B, Varese (VA)

CELLULARE: 3462219045

INDIRIZZO MAIL:  tibilettimatteo@gmail.com

POSIZIONE SIAE: 213623

Sguardi nel buio

Salotto borghese. Ambiente scarsamente illuminato. Quadri alle pareti, un grande tavolo apparecchiato. Candelabri un po’ ovunque. Sulla destra un mobile bar ed alcuni sgabelli. Sul fondo, si nota appena una figura di uomo con un bastone, in ombra, seduto su di una seggiola, poco dietro al mobile bar. Un divano, una poltrona ed un tavolino basso in proscenio. Sulla sinistra, un mobiletto con un telefono. Marco è seduto sulla poltrona. Sembra incuriosito dalla figura dell’uomo alle sue spalle. Più volte si gira a cercare di scrutare l’ombra.

MARCO -Chi è lei?

MICHELE – Come, prego?

MARCO – Ho chiesto, lei chi è?

MICHELE - Ha importanza?

MARCO - Non so, forse …

Silenzio

MARCO - Avanti,mi dica, chi è lei?

Silenzio

MARCO – Almeno esca dal buio, non se ne stia lì  … allora, mi vuol dire chi è lei?

MICHELE  - Ma perché si fissa tanto su questa cosa? E’ sempre così morbosamente interessato a sapere con chi ha a che fare?

MARCO - Questa è una semplificazione … ho solo chiesto …

MICHELE – (interrompendolo) Niente affatto! Non l’ho mai sentita soffermare su qualcosa che non fosse particolarmente importante per lo svolgimento della serata

MARCO – Mi conosce?

MICHELE – Forse. Dunque?

MARCO – Dunque, cosa?

MICHELE – Dunque a cosa è dovuta tutta questa sua morbosa curiosità? Come mai in altre occasioni non si è mai rivelata?

MARCO – Non saprei, forse solo perché in altre condizioni mi sono lasciato trasportare dagli eventi e non ho fatto caso a tutto il resto …

MICHELE – Tutto il resto?

MARCO – Sì: persone, cose, ambienti, odori … tutto il resto

MICHELE -  E’ una brutta espressione, non trova?

MARCO – Tutto il resto?

MICHELE – Sì

MARCO – Perché?

MICHELE – Ha citato persone, cose, ambienti e odori … le sembra poco?

MARCO – Non ho detto questo.

MICHELE – No, certo.

MARCO – Perciò qual è il problema?

MARCO – Nessun problema, ho trovato solo che l’espressione fosse riduttiva.

Silenzio

MICHELE – Per tornare al nostro discorso  … lasci che sia così anche questa volta.

MARCO – Così come?

MICHELE – Si lasci trasportare dagli eventi.

MARCO -Ma non posso!

MICHELE - Per quale motivo ?

MARCO -E me lo chiede? Dico si rendi conto dove siamo e perché ci troviamo qui?

MICHELE - Ci troviamo qui perché la vita ci ha condotti qui …

MARCO - Non sia superficiale … siamo qui perché quando muore qualcuno non ci si può esimere dal dolore.

Silenzio.

MICHELE -Davvero?

MARCO - Assolutamente.

MICHELE - Non lo sapevo

MARCO- Non lo sapeva?

MICHELE – No.

MARCO - E allora perché è qui, proprio oggi?

MICHELE - Perché ho trovato giusto almeno esserci.

MARCO - Allora nemmeno lei si lascia trasportare dagli eventi

MICHELE - Io non ho mai detto d’essermi mai fatto trasportare dagli eventi

MARCO - Ah no?

MICHELE –No

MARCO -  Ma se poco fa …

MICHELE – Nient’affatto.

MARCO – E’ un bugiardo

MICHELE - Nient’affatto.

Silenzio.

MICHELE – E’ lei che ha detto d’essersi lasciato andare in passato. Io l’ho semplicemente invitato a fare altrettanto anche in questo momento.

Silenzio.

MARCO - Ma non posso.

MICHELE - Faccia come vuole allora.

MARCO - Certo che lo farò, che le sembra che stia facendo?

MICHELE - A me sembra solo che lei stia solo fingendo di essere qualcuno che non ha intenzione di lasciarsi andare.

MARCO - Ah sì?

MICHELE - Assolutamente.

MARCO - E allora sentiamo, perché  lei si nasconde nell’ombra, perché non viene fuori ? Di cosa ha paura?

MICHELE - Paura? Io? Non ho paura di nulla. Mi dà fastidio la luce.

MARCO - Mmmm … non so perché, ma non mi ha convinto.

MICHELE - Mi dispiace, ho fatto il possibile

MARCO - Beh, non si è sforzato

MICHELE - Non sono obbligato a farlo

MARCO - Già

MICHELE  - Già

Silenzio.

MARCO - Allora, vuole uscire da lì oppure no?

MICHELE - Perché vuole a tutti i costi che io mi alzi? Sono così comodo.

MARCO - Perché non la vedo.

MICHELE - Nemmeno io la vedo, se è per questo, ciononostante la sento … dunque?

MARCO - Dunque cosa, dovrebbe bastarmi sentire la sua voce per accontentarmi?

MICHELE - A me basta e avanza.

MARCO – Beh, a me no!

Silenzio

MARCO -  Per favore …

MICHELE - Devo venire lì?

MARCO – Mmm … mmm …

Silenzio

MARCO – Allora, cos’è sordo, per caso?!

MICHELE - (Ride) Ecco, fortunatamente, no … non sono sordo

(Dal fondo,armato di bastone si fa avanti Michele, un cieco.)

MICHELE – E’ contento ora?

MARCO - Beh, diavolo, mi dispiace!

MICHELE - Per cosa?

MARCO - Io non sapevo!

MICHELE - Non sapeva cosa?

MARCO - Beh, questo!

MICHELE - Questo cosa? Scusi, ma non vedo bene.

MARCO – Io invece sì!

MICHELE – Che fa mi prende in giro?

MARCO -  No, no … intendevo che non sapevo … proprio questo!

MICHELE – Ah, si riferisce al fatto che non ci vedo?

MARCO - Già

MICHELE - Ah, allude al fatto che avrei dovuto sentirmi offeso dalla sua insistenza?

MARCO -Beh, forse, non saprei …

MICHELE – Già, ha ragione, effettivamente è stato un po’ scortese ma, ad essere sincero, se non mi ci avesse fatto riflettere, non glielo avrei mai rinfacciato. Sa, da troppo tempo non ci vedo per poter fare caso a tutti quelli che mi ricordano il fatto stesso che non ci vedo. Capisce? Una volta che ti abitui a mangiare non ti ricordi più come hai imparato a farlo, dico sempre io? Ecco, per un cieco è press’a poco lo stesso meccanismo. Io spesso non ricordo quando ho smesso di vederci (silenzio, ci pensa) e invece dovrei ricordarlo perché avevo vent’anni quand’è successo …. Il fatto è che però, quando ci penso, si fa spazio un nero vuoto nella mente. Ha presente? Forse io l’ho più presente di quanto non l’abbia lei, non so se mi spiego, qui è buio ventiquattrore al giorno!(ride)

MARCO – E’ un tipo strano però

MICHELE - Io?

MARCO - Sì

MICHELE - E perché?

MARCO - Non capita molto spesso di incontrare qualcuno che sia così consapevole dei propri limiti

MICHELE - Quali limiti?

MARCO - Beh, i suoi …

MICHELE - Intende la mia cecitià?

MARCO - Certo, cos’altro?

MICHELE - Non so, lei certo non mi conosce, ma le posso assicurare che ho ben altri difetti che mi contraddistinguono … la cecità è il solo modo che ho per evitare di vedere dove metto i piedi. A pensarci bene, questa è un’ottima filosofia di vita: la cecità ti permette di fare tutto ciò che vuoi. Si ha un’ottima giustificazione per qualsiasi scelta.

MARCO -Dice?

MICHELE - Assolutamente sì.

MARCO - Non ci avevo mai pensato

MICHELE - A cosa?

MARCO - A questo                                  

MICHELE – Ad essere cieco?

MARCO - No, cioè … sì, insomma al fatto che l’essere disabile potesse comportare dei vantaggi

MICHELE - Disabile?

MARCO - Sì, cieco

MICHELE - Ah, cieco

MARCO - I ciechi sono disabili

MICHELE – Ne è convinto?

MARCO - Così è nella logica comune

MICHELE – Ah, davvero?

MARCO - Sì

MICHELE - A volte mi sfugge la logica comune

MARCO - E perché?

MICHELE - Non saprei, forse perché la mia condizione mi spinge a vivere, fuori dal comune.

MARCO - Non credo, insomma, lei respira la stessa aria che respiro io

MICHELE - Mmm … mmm

MARCO  - E va al bagno, come vado io

MICHELE - Come va lei?

MARCO – Voglio dire …  pure lei, fai pipì.

MICHELE - Certo, chi non la fa?

MARCO - Già, infatti …

MICHELE - Ma non credo che sia questo un termine per misurare l’abilità di una persona

MARCO – Non mi fraintenda, il mio non è certo razzismo

MICHELE - Non l’ho mai detto

MARCO - Scusi, forse l’ho offesa?

MICHELE - Niente affatto, pensa questo?

MARCO - Penso cosa?

MICHELE - Pensa davvero che io mi sia offeso perché lei mi ha reputato un disabile?

MARCO - Non so, sa, a dire il vero non ho idea di come un disabile viva la propria condizione … ho sempre temuto un po’ il confronto diretto …

MICHELE - Lo vedo

Silenzio.

MARCO – Allora, vede che ho ragione?

MICHELE - In che senso?

MARCO - Nel senso che è  consapevole della sua condizione

MICHELE -  Cazzo, se lo sono, lo vuole lei questo bastone per camminare?

MARCO - No, intendo che allora anche lei si considera un disabile.

MICHELE - No.

MARCO - Però considera la sua situazione!

MICHELE - Certo, così come lei considera la sua. Lei ha i suoi i limiti, io i miei, ciò non toglie che lei stia qui esattamente come ci sto io.

MARCO - Già

MICHELE - Già

Silenzio.

MICHELE - Quando se ne è andata?

MARCO - Stanotte

MICHELE - Ha sofferto molto?

MARCO - No, se n’è andata nel sonno

MICHELE - Che bello

MARCO - Mmm … mmm

MICHELE – Non mi fraintenda.

MARCO - No no, ho capito … solo che mi fa un po’ strano saperla di là

MICHELE - Morta?

MARCO – No, intendo proprio saperla di là … nella stanza dove ha dormito per anni con il nonno.

MICHELE - Perché, che c’è di strano?

MARCO - Non dormiva lì da trent’anni

MICHELE - Da quando è morto lui?

MARCO - Già

MICHELE - Accidenti

MARCO - Proprio ieri, quasi se lo sentisse, ha deciso di tornare a dormire là dentro

MICHELE – Pensa che se lo sentisse?

MARCO - Non so …

MICHELE - Secondo me, sì.

MARCO - Pensa che la gente senta quando è il suo momento?

MICHELE - Cazzo, lo spero proprio, altrimenti andare a dormire di là sarebbe stato quanto mai masochistico, non trova?

MARCO – Boh, forse ha ragione.

Silenzio. Entra Eleonora dalla destra.

ELEONORA - Dov’è

MARCO - Di là.

ELEONORA - Davvero ?

MARCO - Eh sì, ha deciso di andare a dormire di là proprio ieri sera      

ELEONORA - Ma allora se lo sentiva!

MARCO - Non so, forse

ELONORA – Oh, cielo!

Eleonora esce sulla sinistra

MICHELE -  Ha visto?

MARCO - Cosa?

MICHELE - Nessuno crede che il caso abbia un suo disegno.

MARCO – Perché? Non ha detto nulla.

MICHELE - No, ma era chiaro che non si è voluta fermare a riflettere. La morte ci scuote a tal punto da farci dimenticare ogni nostra capacità. Se di là ci fosse stata una semplice conoscente e non una parente a quest’ora Eleonora - si chiama così, giusto?-

MARCO - Sì, accidenti! Come fa a saperlo?

MICHELE - Io sono qua da più tempo di lei. Ho sentito attorno a me che si  parlava di Elonora come di una ragazza molto bella e curata.

MARCO - Infatti, ma …

MICHELE - Il profumo. Ho riconosciuto il profumo di una persona molto curata.

MARCO - Davvero? Eccezionale!

MICHELE - Ho lavorato in una profumeria per anni.

MARCO - Lei?

MICHELE - Chi meglio di me può riconoscere un buon odore?

MARCO - Già ma …

MICHELE - Non si preoccupi, nessuno poteva licenziarmi, io ero il principale

(Ridono)

MARCO - Incredibile

MICHELE - Cosa?

MARCO - Mi sento quasi in colpa

MICHELE - Per cosa?

MARCO - Non so … sono qui … nell’altra stanza mia nonna è venuta a mancare … e non sono passate nemmeno tre ore e …

MICHELE - E cosa?

MARCO - E lei è qui con me …

MICHELE - E allora?

MARCO - E … sto bene.

MICHELE - Qual è il problema?

MARCO - Forse il problema non c’è … è solo che mi ero immaginato tutto in maniera estremamente diversa.

MICHELE - Ah, in quel senso …

MARCO - Già, in quel senso…

Silenzio.

MICHELE - Fa freddo qui dentro.

MARCO - Mmmm … sì, un po’ sì. Staranno cercando di risparmiare.

MICHELE - Capisco. Le spiace? Mi verserei qualcosa da bere, se permette.

MARCO – Certo, posso aiutarla?

MICHELE – No, non ora.

Rientra Eleonora in lacrime dalla sinistra. Michele si alza e va verso il mobiletto dei liquori. Si versa da bere.

ELEONORA – Marco, perché sei qui ?

MARCO - Dove dovrei essere?

ELEONORA - Non so, forse di là con lei

MARCO - Lei di là non c’è

ELEONORA - Cosa?

MARCO - Voglio dire che di là c’è soltanto un corpo senza vita.

ELEONORA – Come puoi essere così cinico?

MARCO – Ma non sono cinico, io …

Eleonora esce singhiozzando.

MARCO - Ho sbagliato qualcosa?

MICHELE - Sì, ha sbagliato a dirle la verità

MARCO - E perché?

MICHELE - Perché la gente non vuole sempre sentirsi dire le cose così come stanno, sa?

MARCO - Dice?

MICHELE - Dico.

MARCO -  Mmmmn … e allora cosa dovrei fare?

MICHELE - Non so, i più le direbbero di dimostrarsi afflitto, singhiozzante, come lo era Eleonora poco fa …

MARCO - E lei, cosa mi direbbe?

MICHELE - Io lei direi semplicemente di evitare gli altri

MARCO - Gli altri?

MICHELE - Sì, voglio dire tutti quelli che già in partenza, sa bene anche lei, non la aiuteranno mai a tirarsi fuori da questa situazione

MARCO - (sorride) Questo vorrebbe dire evitare quasi tutti, non le pare?

MICHELE - No.

MARCO – Ah, no? E chi non farebbe parte di questo gruppo di persone?

MICHELE – Io, ad esempio.

MARCO - Lei?

MICHELE - Fino ad ora, abbiamo parlato in maniera abbastanza adulta di quanto accaduto, anzi ci siamo avvicinati molto più degli altri ad una soluzione.

MARCO - Non credo che ci siano soluzioni alla morte …

MICHELE - E infatti, noi questo lo abbiamo capito, grazie alla proficua conversazione avuta poco fa. Gli altri non accettano questo genere di discorsi, vede? Vogliono una soluzione ad ogni cosa; vogliono sapere come guarire dai mali incurabili, che per la parola stessa sono incurabili; vorrebbero essere amati da quel qualcuno che non li degna nemmeno di uno sguardo; vorrebbero uccidere il proprio capo, sul lavoro, ma non ne hanno il coraggio e quindi pregano perché un fulmine lo colpisca mentre scende le scale del pianerottolo di casa; vorrebbero vivere a lungo e bene e felicemente e senza problemi di ordine economico, sentimentale, lavorativo, emotivo, psicologico e relazionale: sono una tribù di pigri. Morti viventi che camminano nella speranza che qualcuno indichi loro la via corretta da seguire, perché non hanno nemmeno il tempo di trovarla da soli, occupati come sono a pensare a quello che vorrebbero fare. Già, perché questa gente è piena di sogni infranti, di delusioni, di insoddisfazioni. Vorrebbero avere loro l’elemosina all’angolo di strada. Anche per questo, maledicono il barbone che chiede loro qualcosa da mangiare. Non vogliono fornire la soluzione a qualcuno … semmai quel qualcuno deve aiutare loro ad uscire dalla desolazione in cui sono precipitati, scavandosi essi stessi la fossa. Questo sono, “gli altri”. Non si lasci abbindolare da questo stile di vita. Ci vuole poco a farsi trascinare nell’abisso. Già ci sono io nel buio … lei almeno ci vede. Non si fidi, non accetti di stare ai loro patti, o finirà col maledire il giorno della sua stessa morte.

MARCO - Accidenti.

MICHELE – Cosa c’è?

MARCO - Sono colpito. Mi ha davvero colpito quello che ha detto.

MICHELE - Mi fa piacere

MARCO - No, parlo sul serio

MICHELE - Anche io

Silenzio.

MARCO - Mi perdoni, ma ancora non ci siamo presentati. Mi chiamo Marco Guerrera.

MICHELE - Lo so.

MARCO - Lo sa?

MICHELE - Certo, Eleonora l’ha chiamata così, quando è entrata poco fa.

MARCO - Ah, già!

MICHELE - Io mi chiamo Michele Barra.

MARCO - Era un parente di mia nonna Diana? Mi perdoni, forse avrei dovuto riconoscerla …

MICHELE - No.

MARCO – Allora, era un amico?

MICHELE – Non proprio.

MARCO - Oh. Ma allora …

MICHELE -  No, non lo faccia

MARCO - Cosa?

MICHELE - Non lo faccia per favore!

MARCO - Cosa non dovrei fare?

MICHELE - Non mi chieda cosa faccio qui, se non sono un parente od un amico.

MARCO - Ma …

Silenzio.

MICHELE - Sono forse un ladro?

MARCO - Prego?

MICHELE - Le ho chiesto se le sembro un ladro

MARCO - No, per niente ma …

MICHELE - Sono stato maleducato con lei o con la signorina Eleonora?

MARCO - No, però …

MICHELE - Sono qui. E non sono qui per lei, ma per qualcuno che non c’è più. Se lo faccia bastare. Le spiace?

Sorridono

MARCO - D’accordo … è che, quando arriveranno gli altri, forse si chiederanno chi lei sia.

MICHELE - Certo

MARCO - E come …

MICHELE - Si sta già chiedendo come dovrà spiegare la mia presenza agli altri?

MARCO - Beh …

MICHELE - Li illuda.

MARCO - Prego?

MICHELE - Li illuda! Faccia credere loro che io sia qualunque cosa vogliano credere.

MARCO - Ma potrebbero farsi strane idee sulla nonna!

MICHELE - Sua nonna? Le assicuro che non lo verrà mai a sapere e qualora lo venisse a sapere, sono certo che starebbe al gioco e si farebbe di anche due risate.

MARCO - Lei dice?

MICHELE – mmm … mmm

MARCO - E va bene, signor Michele

MICHELE - Dammi pure del tu

MARCO - D’accordo Michele; cosa stai bevendo?

MICHELE - Non ne ho idea … dal sapore direi che si tratta di whiskey, ma la marca, ahimè non riesco a leggerla (ride)

MARCO - Certo (ride e prende la bottiglia). E’ whiskey. Hai la mano allenata vedo,  hai scelto la migliore tra le bottiglie al tavolo.

MICHELE - Riconosco ancora le cose buone.

MARCO - Sei proprio un personaggio!

MICHELE - In che senso?

MARCO - Beh, nel senso che mi stupisci sempre di più e ti conosco da nemmeno cinque minuti.

MICHELE - Ti posso assicurare che non sono poi così imprevedibile.

MARCO - Non ho detto che tu sia imprevedibile, ti trovo davvero stupefacente. Non so, forse questa situazione mi fa percepire le emozioni in maniera più acuta.

MICHELE - Chissà, forse.

Anche Marco si versa da bere

MARCO - Possiamo brindare, se ti va.

MICHELE - D’accordo. A cosa?

MARCO - Non so, ad una nuova amicizia?

MICHELE - Ho piacere di questo brindisi e accetto! Dimmi però dov’è il tuo bicchiere o rischiamo di rovinare il servizio buono.

Brindano in silenzio.

MICHELE - Marco?

MARCO - Dimmi Michele.

MICHELE - Dovrei andare al bagno, saresti così gentile da indicarmi dove sia?

MARCO - Certo, vieni (lo accompagna verso la quinta a destra) Ecco qui. Se hai bisogno, fai pure un fischio.

MICHELE - Non so fischiare

MARCO - Ok, allora bussa contro la porta con il bastone.

MICHELE - D’accordo, ma non credo avrò bisogno d’aiuto, sai, penso di sapermelo ancora trovare da solo! (ride)

MARCO - Lo spero bene! (ride).

Marco rimane solo in scena. Finisce di bere e si versa dell’altro whiskey. In quel momento entrano da destra Margherita e Bruno, zii di Marco

MARGHERITA - Oh, povero Marco!

Margherita e Bruno abbracciano Marco a turno

BRUNO – Ciao, ragazzo, la nostra cara Diana ci ha lasciati

MARCO - Già

MARGHERITA - Oh, povero, povero Marco, come stai? Sarai distrutto! Ricordo come fosse ieri il funerale del tuo povero padre

MARCO - A dire il vero, sto bene.

MARGHERITA - Oh, povero Marco, straparla! Non preoccuparti. Ora siamo qui noi.

BRUNO – Ragazzo, hai bisogno di bere qualcosa di caldo?

MARGHERITA E poi, il sobrio ma indimenticabile funerale di tua madre

MARCO – Zia! Mamma e papà sono vivi! Arriveranno solo domani sera perché è successo tutto talmente in fretta e all’improvviso che non hanno fatto in tempo a  trovare il volo!

MARGHERITA La fine arriva per tutti, caro. Ti siamo rimasti solo noi ora!

BRUNO Margherita, ora basta, non mi sembra il caso …

MARGHERITA – (con un sorriso ebete in volto) I tuoi zii … per sempre

Silenzio imbarazzante

BRUNO Già, certo, la zia vuol solo dire ci siamo anche noi con te … domani, quando arriveranno i tuoi genitori … certo! Ma … ehm … sai, è sconvolta … come tutti noi del resto! Piuttosto, dicevo … perché non prendi qualcosa di caldo? Un buon tè, magari … ne prenderei volentieri una tazza anche io, se lo bevessi con me.

MARCO - No, zio, se vuoi piuttosto ho aperto un’ottima bottiglia di Whiskey, vuoi gradirne un sorso?

MARGHERITA – (sottovoce a Bruno ) Bruno,  Marco è diventato un alcolizzato?

Marco ride

BRUNO - Marco, ragazzo mio, smetti di bere, ti fa male … capisco il tuo dolore, ma ti prego questa non è la soluzione adatta!

MARCO – Zio, ma io non sono alcolizzato!

MARGHERITA - Dicono sempre così, Bruno, levagli la bottiglia!

MARCO – Zia, per favore, ora basta!

Silenzio. Gli zii rimangono impietriti dalla reazione di Marco.

BRUNO - Marco …

MARGHERITA - Maleducato! Non posso accettare che mio nipote mi tratti come se fossi la donna di servizio! Ma prima o poi avrai bisogno di noi, vedrai! Ora che sei solo!

BRUNO - Marco, comportandoti così  fai soffrire la tua povera nonna, lassù!

MARGHERITA - Bruno, andiamo! Presto o tardi verrà a chiedere perdono da noi, la sua famiglia!

Marco sorride. Entra Eleonora. I due sono l’uno di fronte all’altro. Eleonora, dopo un lungo sguardo, abbraccia Marco e lo bacia con passione. Lui la prende in braccio, la fa sedere su di un tavolo. Si guardano ancora. Si baciano.

ELEONORA - Marco, io …

MARCO - Anche io, Eleonora.

Silenzio.

MARCO – Sono arrivati i tuoi genitori

ELEONORA – Dove sono?

MARCO – Sono andati di là. Credo che tua madre abbia un mezzo esaurimento nervoso.

ELEONORA – Davvero? Ci mancava questo ora! Dove sono adesso, In camera?

MARCO -  Già, di là.

Silenzio.

ELEONORA – Come stai, Marco?

MARCO – Sto bene. E Tu?

ELEONORA – Mi manchi.

Silenzio.

MARCO -  Stefano non viene?

ELEONORA – Mi raggiungerà domani sera, per cena. E’ stato avvisato all’ultimo momento e …

MARCO -  Non ha fatto in tempo a  trovare il volo. Capisco.

ELEONORA –Mi dispiace.

MARCO – Sapevamo che non sarebbe stato facile.

Margherita si affaccia dalla quinta di sinistra. Dopo aver lanciato un’occhiataccia a Marco, richiama a sé la figlia con un cenno della mano.

MARGHERITA – Eleonora, tesoro, vieni qui. Diana vuole vederti!

ELEONORA -  Arrivo, mamma.

MARCO -  (sorride) Buona fortuna!

Eleonora e Marco si guardano ancora, poi lei esce sulla sinistra. Si sente il bastone contro la porta del bagno. Marco va verso destra e aiuta Michele a rientrare in scena.

MICHELE - E’ arrivato qualcuno?

MARCO - Sì

MICHELE - Sono loro?

MARCO - Chi? Gli altri?

MICHELE - Mmm … mmm ..

MARCO - Proprio loro.

MICHELE - Ti hanno già accusato?

MARCO - Oh sì, mi hanno dato dell’alcolizzato

MICHELE - Colpa mia che ti ho fatto bere whiskey?

MARCO - A me piace il whiskey!

MICHELE - Ah, ecco, lo vedi che sei un alcolizzato!

Ridono

MICHELE - Che ore si saranno fatte?

MARCO - Credo siano le sette e mezza. Tra poco arriveranno gli altri.

MICHELE - Ancora?

MARCO - Eh, sono in tanti.

MICHELE - Proprio tanti.

Silenzio.

MICHELE - Marco, io credo che sia meglio andarmene.

MARCO - Oh, perché?

MICHELE - Perché è tardi. La gente come me sente quando è ora di cambiare aria.

MARCO - C’è chi ti aspetta a casa?

MICHELE - Oh, sì, una moglie ed una figlia.

MARCO – Che bello! Sei sposato!

MICHELE – Già.

MARCO – Hai un buon rapporto con loro?

MICHELE – Sostanzialmente, ritengono che io sia un alcolizzato. A parte questo, non posso dire di avere un cattivo rapporto.

Ridono

MARCO - Lo dicevo io che eri un personaggio.

MICHELE –Gli altri attendono anche me, non è facile per nessuno affrontarli. Saranno sempre più di noi. Avranno sempre un motivo per avercela con chi è più forte. Li fa sentire estremamente deboli ed inutili. Ecco perché ti si accaniscono addosso con violenza quando vedono la reazione di calma e tranquillità di fronte alle cose che dovrebbero scalfirci e che in realtà ci insegnano soltanto ad imparare a vivere.

MARCO - Dici?

MICHELE – Oh, sì, assolutamente.

MARCO - E allora perché ti sei sposato? Perché hai cercato un figlio?

MICHELE –Beh, perché sono comunque un essere umano. Ognuno di noi ha paura di qualcosa. Siamo pronti ad affrontare tutto, magari più degli altri, ciò non toglie che la paura di rimanere da soli non sia la madre di tutte le nostre vergogne.

MARCO - Non è stato un matrimonio d’amore il tuo? Mi dispiace!

MICHELE – No, non oserei direi che non lo sia stato. Ho amato Anna, l’ho amata per quanto sia umano amare e ricambiare quella “cortesia”  che mi ha aiutato a non sentirmi solo. Anche lei è una donna molto complicata. Io non ho mai cercato di capirla a fondo e forse anche questo mi ha portato a … ad amarla diversamente. Mia figlia, beh … esser padre è tutt’altra cosa. Non devi spiegare perché sei fatto in un certo modo: puoi solo insegnare a capire che nella vita si possono fare delle scelte e che non tutto è già scritto; che ogni nostro respiro non è frutto del destino, ma della nostra semplice volontà.

MARCO - E ora, loro ti odiano?

MICHELE - No, credo solo di averle deluse.

MARCO  - Oh... E tu le hai deluse?

MICHELE – Chissà, forse è successo. Capita. Anche questo ti insegna la vita.

Silenzio.

MICHELE – Ora accompagnami alla porta.  Arriverò da solo fino alla fermata dell’autobus.

MARCO - Sei sicuro?

MICHELE - Sì, sta’ tranquillo

MARCO - Michele?

MICHELE - Dimmi

MARCO - Mi ha fatto molto piacere conoscerti

MICHELE – Anche a me ha fatto piacere.

MARCO - Avremo occasione di rivederci?

MICHELE – Chissà, forse.

MARCO - Ci terrei molto.

MICHELE – Sorride. Capiterà. Anche questo ti insegna la vita.

Escono a destra. Poco dopo dalla sinistra rientrano Margherita, Bruno, Eleonora ed un prete, Padre Mario.

MARGHERITA – Padre, avrà sofferto?

PADRE MARIO – Figliuola, questo non lo so. Dovremmo chiederlo al medico legale.

ELEONORA – Medico legale?

PADRE MARIO – Sì, è stato il nipote a rinvenire il cadavere.

BRUNO . E questo che c’entra?

PADRE MARIO -  Quando si tratta di ritrovamento di cadavere è necessario svolgere l’autopsia.

MARGHERITA- Autopsia?!

PADRE MARIO – Sì.

ELEONORA – Ma perché, non ne vedo la necessità, se è morta nel sonno!

PADRE MARIO – Sentite, questa è la legge.

BRUNO -  Sì, ma quella è mia sorella!

MARGHERITA – Calmati, caro.

ELEONORA – Stai calmo papà.

PADRE MARIO – L’autopsia è necessaria, per risalire alle cause esatte della morte.  Se fosse stato presente un medico al momento del trapasso, non ce ne sarebbe stato alcun bisogno, ma così …

BRUNO – Così, cosa?

PADRE MARIO – Così, volendo, le cause potrebbero essere molteplici, non possono essere stabilite con sicurezza senza un esame approfondito. A voler guardare, potrebbe pure trattarsi di omicidio.

BRUNO – Omicidio?!

MARGHERITA – Oh, santo cielo!

ELEONORA – Padre, ma che dice?!

PADRE MARIO – State calmi! Vi sto solo spiegando perché è necessaria l’autopsia. Non ho detto che si è trattato di omicidio.

BRUNO – Oh, sì che lo  ha detto!

PADRE MARIO – Niente affatto!

MARGHERITA – Ma lei ha proprio detto che …

PADRE MARIO – Ho solo detto che, a voler guardare, potrebbe trattarsi anche di un omicidio. Non ho detto che certamente si tratta di omicidio!

BRUNO – C’è forse differenza?!

PADRE MARIO- Come sarebbe a dire?! Certo che c’è differenza!

MARGHERITA – Ah, sì?!

ELEONORA – Mamma, papà, calmatevi. Se volete, vi spiego io …

BRUNO – Zitta, Eleonora! Padre Mario, qui, sa qualcosa che noi non sappiamo, non è così padre?

PADRE MARIO – No, io non …

ELEONORA – Papà, vi spiego io, per favore!

MARGHERITA – Zitta!

Silenzio imbarazzante. Bruno e Margherita avanzano verso padre Mario in maniera inquietante.

MARGHERITA – Padre Mario, ci dica cosa c’è che non va … cosa è successo …

PADRE MARIO – Ma niente …

BRUNO – Niente? Mia sorella è morta, le pare forse niente?

PADRE MARIO – Non intendevo questo …

MARGHERITA. – No? Bene, allora si spieghi, cosa ci sta nascondendo in realtà …

PADRE MARIO – Io…

BRUNO – Sì?

PADRE MARIO – Scusate, ma si è fatto tardi, devo tornare in parrocchia. Figliuola (a Eleonora), spiega tu per favore.

Silenzio. Bruno e Margherita si bloccano. Padre Mario li guarda a lungo con aria terrorizzata.

PADRE MARIO- Pregherò per voi!

Padre Mario esce sulla destra. Bruno e Margherita si voltano verso Eleonora.

MARGHERITA – Se sai qualcosa, dicci tutto!

ELEONORA – Ma di cosa state parlando, si può sapere?

BRUNO – Diccelo!

ELEONORA – Voi non avete capito proprio niente!

BRUNO – Chi ha ucciso mia sorella?!

Dalla destra rientra Marco. Silenzio.

MARCO – Ho visto uscire Padre Mario, pareva un po’ sconvolto. E’ successo qualcosa?

Silenzio.

MARCO – Qualcosa non va?

Silenzio

ELEONORA – Vieni con me, Marco, andiamo a preparare la cena.

Bruno e Margherita si guardano fissi negli occhi e poi voltano lo sguardo verso i due ragazzi che, nel frattempo sono usciti a sinistra. Buio.

Le luci si alzano lentamente. Bruno, Margherita, Eleonora e Marco sono a tavola. Mangiano in silenzio. Si sentono solo le posate che tintinnano tra loro. D’un tratto Bruno si ferma e comincia a fissare insistentemente Marco. A sua volta Marco appoggia le posate e prende a guardare con insistenza lo zio. Eleonora e Margherita rallentano i movimenti fino a rimanere immobili.

BRUNO – Dunque?

MARCO – Dunque, cosa?

BRUNO – Ti decidi a parlare?

MARCO – A parlare di cosa?

BRUNO – Di cosa dovremmo parlare secondo te?

MARCO – Non saprei

BRUNO – Ne sei sicuro?

MARCO – Quanto tempo ho per pensarci?

MARGHERITA – Non essere strafottente, ragazzino!

MARCO – Toh, guarda, la zia parla!

ELEONORA – Non fare così Marco per favore!

MARCO – Non fare così … come?

BRUNO – Sto aspettando …

ELEONORA – Così, non prendere quell’atteggiamento …

MARGHERITA – Hai sentito tuo zio?

MARCO  – Io stavo mangiando tranquillamente, non ho preso nessun atteggiamento

BRUNO – Sto aspettando …

ELEONORA – Cerca di capire …

MARGHERITA – Marco, ora basta …

MARCO – Eleonora, dico, ma li senti? Io non so di cosa stanno parlando!

MARGHERITA – Se ci fosse ancora tua madre …

BRUNO – Sto aspettando …

MARCO – Mia madre?! Eleonora, ma tua madre si fa ancora di barbiturici?

MARGHERITA – Come ti permetti?!

ELEONORA – Oh, santo cielo!

BRUNO – Sto aspettando …

MARCO – E allora aspetta, stronzo! Non vedi che sto parlando?!

Bruno si alza, impugna il coltello, scompostamente sale sul tavolo e si avvicina a Marco fino a puntare l’arma alla sua gola.

MARGHERITA – Bruno, che fai!?

ELEONORA – Papà!

BRUNO – Parla, farabutto, ho giuro che …

Improvvisamente, sotto il peso di Bruno, il tavolo cede, facendo cadere per terra l’uomo che finisce direttamente, con la faccia dentro la minestra. Marco si allontana dal tavolo lentamente. Sul suo viso si apre un largo sorriso beffardo.

ELEONORA -  Marco …

MARGHERITA – Caro, stai bene?

BRUNO – (rialzandosi a fatica e pulendosi il viso con un tovagliolo) Cristo!

Buio.

Le luci si riaccendono. Due uomini vestiti di nero escono dalla quinta a sinistra trasportando un grande sacco di stoffa. Dietro di loro una donna precede Bruno e Margherita.     

DONNA – Non vi dovete preoccupare. Ci occuperemo di tutto noi. Una volta trasportata la salma all’obitorio, questa verrà esaminata dal dottor Baldi. E’ una persona davvero a modo, oltre che un professionista.

BRUNO – Bene.

DONNA – Ah, per quanto riguarda la vestizione della salma bisognerà pagare una piccola somma.

MARGHERITA – E perché?!

DONNA – Si tratta di una mancia.

MARGHERITA – Mancia?! Ma noi paghiamo già il funerale!

DONNA – Sì, ma la vestizione è esclusa.

MARGHERITA – Cos’è, tutt’a un tratto vi fa schifo toccare i morti?!

BRUNO – Tesoro, ti prego!

MARGHERITA – No, ora  voglio una spiegazione, per favore!

DONNA – Non si preoccupi, sua moglie ha perfettamente ragione. E’ una giusta curiosità. No, signora a noi non fa schifo toccare i morti. Certo, non è una di quelle cose per cui ringraziamo di avere un lavoro … ma di certo siamo più abituati di tanti altri. Il fatto è che, quando una salma viene trasportata all’obitorio, diventa di proprietà, per dir così, dell’ospedale. A noi non è permesso entrare, se non per portare via il corpo una volta effettuata l’autopsia.

BRUNO – Per quale motivo?

DONNA – Pare che la presenza di estranei infastidisca gli infermieri.

MARGHERITA – Io credo che sia più per una questione economica!

DONNA –Tutto può essere. Ed in effetti è così, poiché il principio di questo discorso è proprio questo. Come vi dicevo si tratta di una piccola somma. Cinquanta euro di “mancia” a chi si occuperà della vestizione.

MARGHERITA – Bastardi…

BRUNO – Margi, ti prego!

DONNA – Non si preoccupi, sua moglie ha ancora una volta perfettamente ragione. Fosse per noi …

BRUNO – Non si preoccupi … metta in conto quello che c’è da mettere in conto.

DONNA – Assolutamente sì, non mancherò.

BRUNO – Grazie

MARGHERITA – Mmmm ….

DONNA – Arrivederci signora …

La donna esce a destra. Margherita continua a fissarla con odio nervoso.

MARGHERITA – Hai capito,vero?

BRUNO – Capito cosa?

MARGHERITA – Tutta colpa dell’autopsia …

BRUNO – Beh, è la legge.

MARGHERITA – No, è tuo nipote!

BRUNO – Cosa?!

MARGHERITA – La causa di tutto è sempre e solo questa: Marco. Tuo nipote.

BRUNO – Mmmn … non mi ci far pensare per favore …

MARGHERITA- Invece, devi pensarci, idiota! Tutto questo è da attribuire a lui! Lo hai visto poco fa! Hai notato i suoi occhi?! Era consapevole, pienamente consapevole!

BRUNO – Consapevole di cosa?!

MARGHERITA – Del fatto che ci sta prendendo in giro tutti quanti! Lui è la causa della morte di tua sorella, è chiaro!

BRUNO – Questo lo stabilirà l’autopsia.

MARGHERITA – Non serve uno scienziato! Avanti! Tuo nipote è alcolizzato e per giunta non è rimasto affatto colpito da quel che è successo. Lo hai visto! Neanche una lacrima! E quando gli hai puntato il coltello alla gola? Non ha fatto una piega!

BRUNO – E allora?

MARGHERITA – Solo chi sa di non avere via di scampo, se la prende comoda.

BRUNO – Ma…

MARGHERITA – Ormai si sente in trappola, non ha più nulla da perdere. Può solo prenderci in giro, così da distrarci e manipolarci fino a sviare le nostre indagini!

BRUNO – Indagini?

MARGHERITA – Hai notato che tua sorella non aveva più la fede al dito?!

BRUNO – Cosa?!

MARGHERITA – Non la portava più!

BRUNO –Santo cielo!

Buio.

Le luci si alzano fioche. E’ notte. Al centro del palco, sul tavolo spezzato è appoggiata una corona di fiori ed una foto. Attorno sono seduti i parenti. Dormono tutti tranne Marco che continua ad osservare, quasi incantato, la foto.

MARCO -  Eppure io mi ricordo, giuro che mi ricordo! Te lo giuro! Ricordo tutto come se fosse ieri. Non è incredibile? Ricordo persino … questa ti farà sorridere … ricordo il giorno in cui venisti a prendermi all’asilo. Ricordo il tuo sorriso attraverso le vetrate basse della scuola. Doveva essere l’inizio di primavera. E ricordo il mio sorriso nel vederti … pazzesco! Quanto avrò avuto? Quattro? Cinque ,anni? Eppure lo ricordo benissimo, come se fosse ieri. Ricordo la tua voce che riecheggiava nella tromba delle scale quando era pronta la cena. Ricordo i profumi del sabato. Il rosario sussurrato la sera, prima di coricarsi. Il vento, nel cortile di casa tua e il sole d’agosto che picchiava rivendicando un’estate che aveva tardato ad arrivare. Le merendine, i succhi di frutta che prendevo al volo quando le lanciavi dal balcone, perché non avevo voglia di salire risalire a casa; il tè caldo d’inverno; il Natale con l’albero e il presepe … le tue mani, morbide e punteggiate di lentiggini. E tu ci sei sempre stata. Sei sempre stata lì. E non ti ho mai ringraziato. Sì, forse è di questo che mi rammarico di più. Non ti ho detto grazie ancora una volta per la splendida infanzia che ricordo in gran parte legata a te.

E’ passato tanto di quel tempo da quei giorni. Eppure, li ricordo. Mi credi, se ti dico che ricordo tutto? Ricordo di averti visto invecchiare. Mi ha ferito vederti debole di fronte all’incedere del tempo. Credo di aver faticato a perdonarti, sai? Poi ho capito che il tempo mi stava aiutando, allontanandomi da te. (silenzio) Che dici? È destinato tutto a svanire? Anche questo, come ogni cosa? Forse no. Speriamo di no. E’ la prima volta che mi capita di affrontare la morte, così da vicino. E tu lo sapevi. Tu che hai vissuto prima e per più tempo di me. Sapevi tutto di me. Ma non ne abbiamo mai parlato. So così poco di te. Forse hai avuto paura anche tu qualche volta. Fa paura parlare del dolore,vero? E io ho sempre temuto questo giorno. Il giorno in cui avrei dovuto confrontarmi con il dolore, quello vero. Quello della vera perdita. E allora perché? (silenzio) Perché non sto soffrendo? Perché mi sento un insensibile, un irriconoscente! Proprio ora che, ricordandoti per quel che eri, penso solo a quanto sia stato bello conoscerti e trascorrere  tanto tempo assieme a te? Perché non è normale essere felici che qualcuno ci abbia lasciato tanto prima di andarsene? Non so,  penso che quando qualcuno se ne va, lo faccia perché non ha più niente da dire e da dare. Perché ha già fatto tutto quello che la vita gli ha richiesto. Per me, pensando a te, è così. Mi mancherai, certo, ma sarò felice quando mi capiterà di pensare a te. Forse un lato positivo quando si svanisce nella polvere c’è. Forse è il ricordo che ognuno conserverà di chi non c’è più, prima che il silenzio se lo porti via.

Eleonora si sveglia con un sussulto.

ELEONORA Marco, perché non dormi?

MARCO Perché non mi va (sorride)

ELEONORA Qualcosa non va?

MARCO No, Eleonora, è tutto a posto. Dormi. Dormi.

Eleonora chiude gli occhi ed accenna ad un sorriso.

MARCO (alla fotografia) Shhht! Tutti dormono! (sorride)

Silenzio. Buio.

Squilla il  telefono. Le luci si alzano. Entra dalla sinistra Bruno, in  vestaglia, con aria assonnata.

BRUNO- (al telefono) Pronto? Sì, buongiorno. Sono il fratello. Mi dica pure.

Buio.

Squilla di nuovo il telefono. Le luci si alzano. Entra dalla sinistra Marco. Ha in mano una tazza di tè.

MARCO –  (al telefono) Pronto? Sì, buongiorno, sono il nipote. Mi dica pure.

Buio.

Le luci si riaccendono. Sul divano, seduti comodamente, ci sono Eleonora e Marco. Lui sta leggendo un libro. Lei lo fissa incuriosita.

MARCO – (senza distogliere lo sguardo dal libro) Perché mi guardi così?

ELEONORA – Perché non so più cosa pensare.

MARCO – A proposito di cosa?

ELEONORA – Di te.

MARCO – (appoggia il libro sul tavolino basso di fronte.) Di me?

ELEONORA – Sì.

Silenzio

MARCO – Mi dispiace.

ELEONORA – Tutto qui?

MARCO – C’è altro che posso dire?

ELEONORA – Non ti riconosco più.

MARCO – Ma che ti prende?

ELEONORA – Che prende a me?!

MARCO – Sì, cosa ti prende, cosa prende a tutti voi ?!

ELEONORA – Come puoi avere il coraggio di chiedercelo?

MARCO – Io non capisco.

ELEONRA – Marco, ti rendi conto che è morta nonna Diana?!

MARCO – E allora?

ELEONORA – Come sarebbe “e allora?” … ti rendi conto che è proprio questo che non capisco! Quando muore qualcuno non ci si può esimere dal dolore!

MARCO – Ah, no?

ELEONORA – No!

MARCO – E perché?

ELEONORA – Perché è così!

Marco sbuffa, riprende il libro e ricomincia a leggere. Silenzio. Eleonora gli prende il libro dalle mani e lo lancia a terra)

ELEONORA – Insomma, basta!

Silenzio. Marco le si avvicina e la bacia con passione. Lei si lascia andare per qualche istante, dopodiché si ritrae improvvisamente e si alza, allontanandosi dal divano.

ELEONORA – Non mi va ora … non così … non adesso.

MARCO – D’accordo, allora cosa vuoi?

ELEONORA – Sapere cosa ti è successo!

Marco sorride.

MARCO – Non so, forse ho conosciuto un tale che …

ELEONORA – Cosa?

MARCO – Già, un tale … mi ha aperto gli occhi … e la cosa folle è che …

ELEONORA – Che?

MARCO – Niente, lascia stare … (tra sé) mi ha aperto gli occhi!

Marco ride. Eleonora rimane in silenzio, stranita.

ELEONORA -  Marco, ti senti bene?

MARCO – (Silenzio. Marco smette di ridere) Sì. E credo sia proprio questo che non vi va giù. Il dolore non è obbligatorio. Non si misura in lacrime l’amore per una persona.

ELEONORA – Di che amico stai parlando?

MARCO – Il signor Michele, quel signore cieco che era qui stamattina, quando sei arrivata.

ELEONORA – Quale signore cieco?

MARCO – Quando sei entrata in lacrime, nel tardo pomeriggio, lui era qui con me. Abbiamo parlato a lungo e bevuto un paio di bicchieri assieme.

ELEONORA-  Marco, di chi diavolo stai parlando? Tu eri solo!

MARCO – No. Non lo hai visto, tutto qui. Eri talmente sconvolta che non ci hai fatto caso, ma era qui con me.

ELEONORA – E poi?

MARCO – E poi cosa?

ELEONORA – Poi com’è finita?

MARCO – Finita? Non è mica è una leggenda! Verso le sette e mezza ha detto che si era fatto tardi e che sarebbe dovuto rientrare a casa sua.

Silenzio.

ELEONORA – Era un parente?

MARCO – No.

ELEONORA – Allora un amico?

MARCO – (sorride) Forse.

Silenzio.

ELEONORA – Che altro ti ha detto questo tizio?

MARCO – Ha importanza ora?

ELEONORA – Non lo so …

Buio.

Si riaccendono le luci. Bruno e Margherita, vestiti a lutto si stanno preparando ad uscire. Dalla sinistra entra Eleonora, anche lei vestita di nero. Marco è seduto sul divano. Sembra immobile. Guarda fisso avanti a sé.

BRUNO – Dall’ospedale hanno detto che si è trattato di pancreatite acuta.

MARCO – (distrattamente e abbassando lo sguardo) Come?

MARGHERITA – Tuo zio ha detto che dall’obitorio sono arrivati i risultati dell’autopsia.

MARCO – Ah.

BRUNO – Pancreatite acuta.

MARGHERITA – Un’infiammazione che ha causato lo scompenso cardiaco.

BRUNO – Pare sia una patologia asintomatica, spesso passa inosservata anche ad occhi attenti.

MARGHERITA – (tra se) E non portava la fede!

BRUNO – Piantala con questa storia! La fede è nel portagioie! Non l’hanno rubata!

MARGHERITA – Ma non l’aveva al dito quando è … capisci? Io dico che non avrebbe dovuto togliersela, questi sono segnali che qualcosa non va!

BRUNO – Ora, piantala!

Silenzio.

ELEONORA – (avvicinandosi al divano) E’ morta nel sonno.

Silenzio. Marco  alza di nuovo lo sguardo e continua a  fissare il vuoto avanti a se.

MARCO – Questo lo sapevo anche prima.

MARGHERITA – ( sottovoce a Bruno) Avanti … dì qualcosa …

BRUNO – Figliuolo … io …

MARCO – Dimmi, zio …

BRUNO – Mi spiace per quel che è successo ieri sera … a tavola …

MARCO – Non fa nulla, può capitare a tutti di perdere le staffe.

BRUNO – Oh … beh …

MARCO – Ho già telefonato. Verranno a riparare il tavolo in giornata.

MARGHERITA – Davvero?!

MARCO – Sì, era un tavolo di un certo valore …

ELEONORA – Ti costerà una fortuna.

MARCO – Userò quel che mi spetta dell’eredità. La nonna ci era affezionata a questo tavolo, così come a tutto il mobilio di questa casa. Non intendo buttare via nulla.

BRUNO – Eredità?

MARGHERITA- Di cosa stai parlando?

MARCO – Il notaio ha chiamato questa mattina. La nonna aveva lasciato le sue ultime volontà.

BRUNO – C’era un testamento?!

ELEONORA -  Davvero?

MARCO – Sì. Non è granché, si sapeva. Ma ha tenuto a precisare che i beni economici depositati alla banca andranno interamente a mio favore.

MARGHERITA – E questa casa?!

MARCO – Ad un beneficiario di cui non ha voluto fare il nome.

BRUNO – Stai scherzando?!

MARCO – Niente affatto. Questo pomeriggio dovrebbe inviarmi tramite fax copia del documento. Ve ne farò avere una copia …

BRUNO – Ma come diavolo …

MARGHERITA – Lo dicevo io che tua sorella era una poco di buono! E la fede era un segnale! Altro che!

BRUNO – Non ci posso credere!

Bruno e Margherita escono a destra sbuffando e borbottando

ELEONORA – Marco ?

MARCO – Dimmi

ELEONORA – Noi stiamo andando. Dobbiamo seguire il feretro.

MARCO – Andate, vi raggiungo più tardi.

ELEONORA – Non verrai al funerale?

MARCO – No. Credo che rimarrò un po’ qui.

ELEONORA – Qui? Da solo? Io non …

MARCO -  Lo so, non mi capisci ..e mi dispiace, non sai quanto mi dispiaccia Eleonora. Sei l’unica di cui mi interessi l’opinione e poi io …

ELEONORA – Anche io.

Sorridono

ELEONORA – Va bene, allora se ti va potremo vederci questa sera se sei d’accordo …

MARCO – Può darsi.

ELEONORA – Cena da me?

MARCO – Purchè non ci sia tua madre!

ELEONORA –  Non ci sarà, sta’ tranquillo

MARCO – Va bene. (sorride)

ELEONORA –  (con evidente imbarazzo, abbozzando un sorriso) Poi, puoi rimanere a dormire da me se vuoi

Marco non risponde, si limita a sorridere. Eleonora gli si avvicina, lo bacia, gli sorride a sua volta e poi esce a destra. Silenzio. Marco si alza lentamente. Le mani distese in avanti. Inciampando e tentennando si avvicina al mobile bar, prende la bottiglia di Whiskey. Riempie due bicchieri.

MARCO – Come stai?

Dall’ombra sul fondo si fa avanti Michele con il suo bastone

MICHELE – Bene direi … e tu?

MARCO – Molto bene. Meglio.

MICHELE – Già pare proprio di sì … lo sento dal tono della tua voce.

MARCO – Mi sei mancato.

MICHELE – Lo so.

Marco sorride. Michele gli si avvicina fino a toccarlo con la mano sulla spalla.

MARCO – Ne vuoi anche tu?

MICHELE – Cos’è?

MARCO – Il solito.

MICHELE – Bene!

MARCO- Ne vuoi un bicchiere allora? Te l’ho già preparato.

MICHELE – Posso forse negare ad un’offerta del genere?

MARCO – La nonna ti voleva proprio bene.

MICHELE – Capita spesso che la gente finisca col voler bene al prossimo.

MARCO – Non così spesso.

MICHELE – Dici?

MARCO- Dico.

Silenzio. Sorseggiano il whiskey.

MARCO – Vieni, accomodiamoci.

MICHELE – Bene. Fai strada.

Entrambi vagano , ciechi, per la stanza. Marco rischia di inciampare. Poi raggiunge la sedia e ne afferra il poggia schiena con la mano. Poco dopo Michele lo raggiunge.

MARCO – Siedi qui.

Michele ringrazia con un cenno del capo e si mette a sedere. Marco si scosta appena, mantenendo il contatto con le dita sul tavolo e cerca l’altra sedia. Raggiunta, si mette a sedere.

Silenzio.

MICHELE – Quando arriveranno gli altri?

MARCO – intendi dire i miei genitori?

MICHELE – Intendo dire “tutti gli altri”

MARCO – Dovrebbero essere già qui. Saranno qui a minuti, immagino.

MICHELE –  Non faranno in tempo ad assistere al funerale.

MARCO – Purtroppo no.E’ successo tutto talmente in fretta e all’improvviso che …

MICHELE – Che  non hanno fatto in tempo a  trovare il volo. Capisco.

MARCO -  Ci rimarranno male.

MICHELE – Già.

Silenzio

MARCO – Come sta tua moglie?

MICHELE – Credo stia bene.

MARCO – E tua figlia?

MICHELE – Immagino anche lei stia bene.

MARCO – Sei il solito alcolizzato.

MICHELE – (ride) Allora sono nel posto giusto!

MARCO – E degli altri? Che mi dici?

MICHELE – Oh, quelli!

MARCO – Già, quelli!

MICHELE – Bisogna imparare a riconoscerli.

MARCO – Sto imparando anche io, sai?

MICHELE – Certo che lo so.

MARCO – Ma sai sempre tutto tu?

MICHELE – No, non sempre.

MARCO – Meno male!

MICHELE Ma ho un buon olfatto, ricordi? E questo mi basta a riconoscere quando è ora di cambiare aria.

MARCO Già, lo dicesti anche l’ultima volta.

MICHELE Non mi starai dicendo che mi sto rincoglionendo eh?

MARCO  Chi può dirlo, prima o poi potrebbe succedere.

MICHELENon è così semplice. Io tengo sempre la mente allenata.

MARCOPensi dipenda da questo?

MICHELEAssolutamente sì! La superiorità sta nella consapevolezza e la consapevolezza nella conoscenza.

MARCOCos’è, stai tenendo un comizio? (ride)

MICHELE (sorride) Idiota! Se io stessi tenendo un comizio tu non meriteresti nemmeno di staccare i biglietti all’ingresso.

MARCO Oh, allora chiedo umilmente scusa, “Maestro”! (accenna un inchino)

Silenzio.

MICHELE – Eleonora è stata qui,vero?

MARCO – Sì … c’è il suo profumo nell’aria,vero?

MICHELE – Inconfondibile.

Ridono. Silenzio.

MARCO – Sai Michele,ancora non so chi tu sia veramente …

MICHELE – Ha importanza questo?

MARCO – No, non più, credo.

MICHELE – Fai bene a pensare così.

Marco, sempre con difficoltà prende il bicchiere di Michele ed il proprio e li riempie.

MARCO – Che ne dici, potremmo brindare.

MICHELE – E a cosa vuoi brindare questa volta?

MARCO – Non saprei, agli eventi?

MICHELE – Agli eventi?

MARCO – Sì, che ne dici?

MICHELE – (sorride) Ai tanti da ricordare ed agli altrettanti da dimenticare? Gli eventi che accadono, si ripetono e si ripercuotono senza che noi si possa fare nulla per cambiarne il corso.

MARCO – Che non guardano in faccia a nessuno!

MICHELE Già, che se ne fregano!

MARCO – Che se ne fregano di noi!

MICHELE – E degli altri!

MARCO – Ecco, sì, gli altri!

MICHELE – Vogliamo brindare anche a loro?

MARCO – Beh, non vorremmo lasciarli fuori?

MICHELE – Dagli eventi?

MARCO – Dall’incedere

MICHELE – Dall’incedere degli eventi?

MARCO – Già.

MICHELE – Accidenti, che brindisi impegnativo!

MARCO –  Già (sorride). A tutti allora. Agli eventi e agli “altri”! Perché se loro, tutti loro, non fossero quel che sono, non ci avrebbero aperto gli occhi.

MICHELE – Stiamo dimenticando le proficue conversazioni!

MARCO – Giusto!

MICHELE – A tutto questo allora.  (silenzio ) E a tutto il resto.

MARCO – (ride) Sì, a tutto questo e a tutto il resto.

Lentamente e con evidente difficoltà, avvicinano i bicchieri e brindano in silenzio. Buio.