Si inizia sempre dal Pronto Soccorso

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Si inizia sempre dal Pronto Soccorso di Giuseppina Cattaneo

AUTRICE

GIUSEPPINA CATTANEO

         

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

http://copioni.dnsalias.org

TITOLO

SI INIZIA SEMPRE

DAL

 PRONTO SOCCORSO

COMMEDIA IN DUE ATTI

Personaggi

CAROLINA

MARIA Sorella di Carolina

DOTTOR BOMBARDA

INFERMIERA LUCIA

LEONARDO

MATILDE Figlia di Carolina

CECILIA Figlia di Carolina

DEMETRIO Figlio di Carolina

TANIA Badante di Maria

TRAMA

Un Pronto Soccorso vuoto e un medico con la sua infermiera complici nel disperato tentativo di reclutare pazienti inconsapevoli di esserlo. Nel frattempo vengono ricoverate due sorelle, convinte di affidare la propria salute, oltre che al medico, anche ai  propri cari. Non sempre però si rivelano le buone  intenzioni.

ATTO PRIMO

Nella sala d’attesa del Pronto Soccorso. Non c’è nessuno ad attendere.

SCENA I

Dottor Bombarda

DOTTOR BOMBARDA. (E’ seduto annoiato. Picchietta le mani sulle gambe. Si alza e cammina avanti e indietro. Controlla fuori dalla porta a destra). Nessuno! È mai possibile che nessuno abbia bisogno del Pronto Soccorso? Questa sera … questa sera … è tutto il giorno che è così! Tutto il giorno … sono settimane! Settimane … sono mesi! (Al pubblico) proprio mesi! Iniziamo allora dal principio. Io sono il dottor Bombarda e come potete vedere nel nostro Pronto Soccorso siamo un po' a corto di malati. Che più nessuno al mondo sia malato o ferito? È impossibile! Dovete sapere che questa storia ormai procede da troppo tempo e io, a fronte di questo,  non ho potuto stare con le mani in mano e perciò ho preso un’importante decisione: ho mandato l’infermiera Lucia a controllare se anche negli altri Pronto Soccorso, a dieci e venti chilometri da qui, la situazione è identica alla nostra o addirittura peggio. Io non capisco una carestia di ammalati come da noi! La crisi, è proprio vero, non guarda in faccia proprio a nessuno. Perchè mi guardate così? Forse perché ho mandato l'infermiera a spiare gli altri Pronto Soccorso? Sappiate che non è una mia invenzione questa di spiare. Quando ero giovane e lavoravo in bottega, la proprietaria mi ha mandato parecchie volte a spiare quanta gente ci fosse nelle altre botteghe da non poter immaginare! E chissà quanta gente si comporta così ancora al giorno d’oggi nei piccoli paesi. SUONO DI CAMPANELLO. (Contento) forse c'è qualcuno! Ho fatto installare il campanello da poco, perché, nell'attesa che arrivasse qualcuno, a volte mi addormentavo. Ci si stanca a lavorare, ma ci si stanca anche a far nulla! E capite che a dormire sul posto di lavoro si rischia il licenziamento. E di questi tempi, il lavoro è meglio tenerselo bello stretto. (Si avvia ad aprire a destra).

SCENA II

Dottor Bombarda e Infermiera

INFERMIERA. (Entra da destra) Dottor Bombarda, un disastro!

DOTTOR BOMBARDA. Come … “un disastro”? Mi sta dicendo che in tutta la bergamasca non c’è un malato! Se le cose stanno così bisogna far qualcosa allora! (Al pubblico) voi non sapete che non è salutare non ammalarsi? Come fate a svilupparvi gli anticorpi!

INFERMIERA. No Dottor Bombarda! Il Pronto Soccorso di Serat è stracolmo  di ammalati! Come è stracolmo quello di Romanù! Tanto è vero che parecchie persone sono persino distese fuori dall'entrata.

DOTTOR BOMBARDA. (Si rattrista) sei proprio sicura che i malati siano così tanti? (Cercando di convincerla) pensaci bene, non ci saranno così tante persone! Pensaci meglio Lucia.

INFERMIERA. Non devo pensare a nulla Dottor Bombarda, non erano tanti ma…

DOTTOR BOMBARDA. (Al pubblico con un sospiro di sollievo) e che avevo detto? Come avete visto, non erano tanti.

INFERMIERA. Non erano tanti, perché erano tantissimi! Altro che tanti, tantissimissimi! E tutti ammalati!

DOTTOR BOMBARDA. (Di nuovo triste, quasi piangente. Al pubblico) tutti ammalati.

INFERMIERA. Fuori dal Pronto Soccorso, altri malati.

DOTTOR BOMBARDA. (Di nuovo triste, quasi piangente. Al pubblico) altri malati.

INFERMIERA. E pensi che per strada, prima di arrivare al Pronto Soccorso, c’era tanta di quella gente che starnutiva, tossiva e a cui doleva la testa.

DOTTOR BOMBARDA. (Di nuovo triste, quasi piangente. Al pubblico) starnutiva, tossiva e doleva la testa. (Serio) scusa Lucia, come sei essere certa che alla gente che incontravi dolesse la testa?

INFERMIERA. Perchè camminava con la mano sulla testa. Così! (Mette la mano sulla fronte in modo ridicolo).

DOTTOR BOMBARDA. (Di nuovo triste, quasi piangente. Al pubblico e mettendo la mano sulla fronte come l’infermiera) così…

INFERMIERA. Io non riesco a capire, dottor Bombarda, perché, se in giro ci sono tanti malati, qui non viene nessuno?! Lei che ne pensa? 

DOTTOR BOMBARDA. Continuando a pensarci, prima o poi mi uscirà anche il cervello dalla testa. Sarà forse perché … nel nostro ospedale non sono presenti tutti i reparti.

INFERMIERA. (Meravigliata) non lo sapevo, sono solo due giorni che lavoro e nessuno mi aveva avvisato. Davvero l'ospedale non ha tutti i reparti?

DOTTOR BOMBARDA. Sì, ma non ne mancano molti. Manca la Cardiologia, l’Oculista e la Neurologia.

INFERMIERA. Meglio che non ci sia nessun matto in giro. Non è vero dottor Bombarda?

DOTTOR BOMBARDA. Se è per quello non c’è in giro proprio nessuno, nè matti, nè meno matti. Poi la Chirurgia Generale, la Nefrologia, l’Ostetricia e la Patologia Neonanatale.

INFERMIERA. Patologia neonatale? Meglio! Per non impazzire a seguire i malati solo per le feste di Natale! Ci mancherebbe altro! Non è vero dottor Bombarda?

DOTTOR BOMBARDA. Insomma. (Al pubblico) magari ci fossero malati durante le feste di Natale o di Pasqua, farei i salti mortali! Comunque, qui da noi manca anche il reparto di Pediatria, di Urologia e Otorinolaringoiatra.

INFERMIERA. Mamma mia che parolona lunga! Scommetto che il malato, prima di pronunciarla tutta può anche morire. Non è vero dottor Bombarda?

DOTTOR BOMBARDA. Magari Lucia potessimo avere qualche morto! Vorrebbe dire che prima erano vivi e che sono morti qui in ospedale! E comunque manca anche la Riabilatazione Cardiologica, l’Oncologia e la Rianimazione.

INFERMIERA. Come? C'è anche un reparto dove fanno animazione? Animazione come nei villaggi turistici? Scommetto che in quel reparto ci sono un sacco di malati invece. Cosa dice Dottor Bombarda?

DOTTOR BOMBARDA. Dico che si tratta della Rianimazione e non “Animazione”! (Al pubblico) sono messo proprio bene con un’infermiera così. (All’infermiera) poi manca anche … (viene interrotto).

INFERMIERA. Senta dottor Bombarda, non è più veloce elencare i reparti che ci sono piuttosto di quelli che non ci sono?

DOTTOR BOMBARDA. Abbiamo il reparto di Medicina e di Ortopedia Traumatologica e volendo dirla tutta, non sembra siano pochi.

INFERMIERA. Dottor Bombarda, sono due e da lì non si scappa sa?!

DOTTOR BOMBARDA. Certo, due, ma con tutte le cose al loro posto.

INFERMIERA. (Al pubblico) ci mancherebbe altro che possa mancare pure qualcosa dato che sono presenti solo due  reparti.

DOTTOR BOMBARDA. Ascolta Lucia, tu sei sicura davvero che ci sia stata  tanta gente in quei Pronto Soccorso? Forse ti sei sognata tutto?

INFERMIERA. Se dovessi sognare qualcosa, i malati sarebbero gli ultimi degli ultimi. Sognerei (con voce dolce) bei giovani, quelli si. (Normale) e comunque quei Pronto Soccorso, erano colmi di malati di tutti i tipi.

DOTTOR BOMBARDA. Per esempio?

INFERMIERA. Per esempio … un po’ di tutto: c'era chi aveva fratturato le braccia, c'era chi aveva … (viene interrotto).

DOTTOR BOMBARDA. “Le braccia”?

INFERMIERA. Si Dottor Bombarda, le braccia. Deve sapere che un uomo aveva fratturato tutte e due le braccia. Si diceva lì in sala d'aspetto che doveva essere caduto da un'impalcatura alta almeno sei metri e che per giunta, quella impalcatura non doveva essere in regola.

DOTTOR BOMBARDA. E’ una fortuna che ci siano ancora impalcature non a norma di legge al giorno d'oggi!

INFERMIERA. Dottor Bombarda, che sta dicendo?

DOTTOR BOMBARDA. (Irritato) dico che tutte le impalcature dovrebbero essere non a norma di legge! Così almeno se qualcuno dovesse cascare e rompersi qualcosa, potrebbe venire anche qui da noi. E invece no, il governo vuole tutto in regola! E tu sai perché lo fa?

INFERMIERA. No. Ma scommetto che lei sa il perché. Su, me lo dica.

DOTTOR BOMBARDA. Lo fanno perché così riscuotono i soldi delle multe (alza la voce) e anche per far fallire gli ospedali come il nostro! Ecco perché lo fanno!

INFERMIERA. (Al pubblico) come mi dispiace che il dottor Bombarda soffra per questo. A voi non dispiace?

DOTTOR BOMBARDA. (Triste) chi hai visto ancora in quei Pronto Soccorso?! Dai raccontami. (Al pubblico) mi piace farmi del male.

INFERMIERA. Allora… c'era una famiglia intera che aveva… (viene interrotta).

DOTTOR BOMBARDA. (Triste) persino… una famiglia… intera … (Al pubblico) quasi quasi mi metto a piangere solo al pensiero. (A Lucia) e come mai erano lì?

INFERMIERA. Allora, quella famiglia, composta da otto persone, era in Pronto Soccorso perché … (viene interrotta).

DOTTOR BOMBARDA. (Al pubblico) avete sentito, una famiglia di otto persone …

INFERMIERA. Stavo dicendo che erano in Pronto Soccorso perché avevano mangiato funghi velenosi. E la colpa di tutto era da attribuire al capo famiglia pèrchè era andato a raccogliere funghi nel bosco ma lui di funghi non se ne intendeva.

DOTTOR BOMBARDA. E per fortuna che c'è ancora qualcuno che non sa nulla di funghi! Sappiamo già tante di quelle cose! Siamo già tanto istruiti al giorno d'oggi, che almeno coi funghi possiamo andare alla cieca, giusto?!

INFERMIERA. Però potrebbe essere pericoloso non conoscerli, come è stato nel caso della famiglia in questione.

DOTTOR BOMBARDA. Tu Lucia, conosci proprio tutte le persone con cui hai a che fare?

INFERMIERA. E questo cosa c'entra con i funghi ora?!

DOTTOR BOMBARDA. Si pensa di conoscere sempre bene qualcuno all’inizio, ma quando poi questa persona ci inganna, diventiamo come i funghi che hanno ingannato quel capo-famiglia. Dai, racconta, chi altro c’era.

INFERMIERA. Se ci penso … quanto strazio ho visto Dottor Bombarda!

DOTTOR BOMBARDA. (Al pubblico triste) avete sentito? Quanto strazio … ma perché là e non qui, Signore!

INFERMIERA. Ora che ricordo, c'erano persino due squadre di calcio.

DOTTOR BOMBARDA. (Al pubblico con rammarico) persino due squadre di calcio … e come mai erano la?!

INFERMIERA. Si erano presi a cazzotti per colpa dell'arbitro che aveva fischiato un rigore inesistente. Perlomeno si diceva così lì al Pronto Soccorso.

DOTTOR BOMBARDA. A quell’arbitro, si dovrebbe fare un monumento. 

INFERMIERA. Però il rigore era proprio inesistente sa!?

DOTTOR BOMBARDA. Lucia, al mondo non siamo tutti perfetti. Siamo tutte persone fatte di ossa e di carne e può capitare a tutti di sbagliare. E noi dottori, dobbiamo ringraziare che ci siano ancora arbitri che sbagliano ad attribuire rigori perchè grazie a questo spediscono gente ai Pronto Soccorso. (Sconsolato) c'erano anche i riserve?

INFERMIERA. Riserve, allenatori e preparatori atletici. Erano in uno stato pietoso dottor Bombarda.

 DOTTOR BOMBARDA. (Sospira sconsolatissimo).

INFERMIERA. Sa che ho visto anche una mia cugina al Pronto Soccorso?

DOTTOR BOMBARDA. Anche tua cugina? Lucia, ma almeno i tuoi parenti non dovrebbero recarsi dove lavori tu?!

INFERMIERA. Certo che i miei parenti lo sanno! Il fatto è che con quella cugina ho litigato.

DOTTOR BOMBARDA. Io mi dico, ma proprio con quella cugina tu dovevi litigare? Chissà quante cugine avrai avuto con cui litigare e tu invece litighi con quella che aveva bisogno di essere curata

INFERMIERA. Infatti, ho tante cugine, quindici per la precisione.

DOTTOR BOMBARDA. Io ti strozzerei. (Al pubblico) forse è meglio che non lo faccia, ma solo per la paura che poi si farebbe curare in un altro ospedale. (A Lucia) cosa capisci? Dovevi proprio litigare con quella cugina in questione? E lei cosa ha fatto?! Per darti un dispiacere è andata in un altro Pronto Soccorso. (Al pubblico) mi hanno affiancato un infermiera della mutua!

INFERMIERA. Dottor Bombarda non è colpa mia, è stata lei a iniziare quando io stavo spogliando la … (viene interrotta).

DOTTOR BOMBARDA. (Sconsolato) Lucia, a me non interessa chi è stato ad iniziare fra voi due. Per favore, lasciami nel mio dolore ora.

INFERMIERA. (Al pubblico) a voi invece interessa chi ha iniziato per prima vero? No perché, non vorrei passare per quella che litiga con tutti, per un’attaccabrighe. Allora, è successo così, quel giorno, io stavo spogliando la giacca e lei … (viene interrotta).

DOTTOR BOMBARDA. Ancora con questa storia? Cosa vuoi che interessi a noi in questo momento di crisi, quando tu hai spogliato la giacca … (si ferma di colpo e pensa) … la giacca? Tu hai spogliato la giacca? (Le gira intorno) fatti guardare… alzati un attimo la gonna… (glielo alza).

INFERMIERA. Dottor Bombarda, che sta facendo? Le ricordo che io sono felicemente sposata sa?!

DOTTOR BOMBARDA. Felicemente … (al pubblico) mi piacerebbe chiederlo anche a quel “povero Cristo” di suo marito se anche lui è sposato felicemente con lei. (A Lucia) Lucia a me non interessa nulla delle tue forme. Ora ascoltami attentamente e dimmi se non sono astuto. Se tu sollevassi la gonna e indossassi una bella maglietta molto stretta, ma molto stretta e bella scollata … che dico bella scollata, “tanto scollata”, e uscissi così dal nostro Pronto Soccorso, chissà quanti begli incidenti succederebbero!

INFERMIERA. Non starà dicendo sul serio Dottor Bombarda!

DOTTOR BOMBARDA. E perché no? Lucia questa è una trovata fenomenale! Potremmo avere lavoro a vita. Ascoltami Lucia, mettiti sull'angolo vestita come ti ho detto e vedrai che … (viene interrotto).

INFERMIERA. Vestita? Forse voleva dire svestita.

DOTTOR BOMBARDA. Più o meno insomma … e così avremo sempre malati da curare. E poi, via tutti nel reparto di Ortopedia.

INFERMIERA. Dottor Bombarda, io quelle cose non le faccio. Come le ho già detto solo una donna sposata.

DOTTOR BOMBARDA. E allora, grazie a te ora dobbiamo star qua con le mani in mano. Sei contenta di questo?! (Al pubblico) è proprio vero quello che si dice al giorno d’oggi: nessuno vuol più fare dei sacrifici per il proprio lavoro.

INFERMIERA. (Pensando) e se invece facessimo qualcosa di più originale?

DOTTOR BOMBARDA. Per esempio?

INFERMIERA. (Idea!) pubblicità! Perché non ci ho pensato prima?!

DOTTOR BOMBARDA. Pubblicità?! Pubblicità per un Pronto Soccorso?

INFERMIERA. Certo dottor Bomba, è una Bombarda di idea. Em … mi scusi… Dottor Bombarda, è una bomba di idea.

DOTTOR BOMBARDA. Sei proprio sicura di quello che stai dicendo?

INFERMIERA. Non si dice forse in giro che la pubblicità è il polmone del commercio?

DOTTOR BOMBARDA. Vorrai forse dire “l’anima” del commercio.

INFERMIERA. Eh, anima, polmone, cuore… non guardi proprio a tutto! Noi dobbiamo fare della pubblicità al nostro Pronto Soccorso in tv, sui giornali e per strada.

DOTTOR BOMBARDA. Per strada?

INFERMIERA. Sì, per strada, con i cartelli pubblicitari. Ascolti attentamente. La nostra pubblicità dirà così: due braccia ingessate, un tichet solo! Cosa dice  dottor Bombarda?

DOTTOR BOMBARDA. Mah … non saprei…

INFERMIERA. E in più regaleremo loro qualcosa! Allora, due braccia ingessate, un tichèt solo e in regalo una radiografia da consumare entro l’anno corrente! Ah! Non è forse perfetto ora?

DOTTOR BOMBARDA. Beh, se devo essere sincero, sembrerebbe una bella idea!

INFERMIERA. Un'altra pubblicità potrebbe essere: tre pazienti, ne paghi due! Um, cosa dice dottor Bombarda?

DOTTOR BOMBARDA. Questa si che è bellissima! E così facendo andiamo incontro alle esigenze delle famiglie in difficoltà!

INFERMIERA. Esatto! La gente è attenta a questo genere di cose!

DOTTOR BOMBARDA. Lucia, ho una pubblicità che fa al caso nostro! Senti e dimmi se non è grandiosa: “Aprite i polmoni alla bronchite”.

INFERMIERA. Non è bella, è molto più che bella!

DOTTOR BOMBARDA. Un'altra! Ne ho un'altra! “In inverno uscite nelle ore più fredde con abiti leggeri!”. Cosa dici Lucia?

INFERMIERA. Questa, Dottor Bombarda, non mi piace molto, ha un po' della pubblicità ingannevole. (Al pubblico) siete dello stesso parere?

DOTTOR BOMBARDA. Lucia, da brava, non disturbare il nostro pubblico per una pubblicità! Chissà quanto già sarà stanco di tutte quelle pubblicità che si deve sorbire in tv e sui giornali!

INFERMIERA. Ha ragione, non avevo pensato a questo. (Al pubblico) scusatemi.

DOTTOR BOMBARDA. Bene, la pubblicità la faremo. Sì, ma intanto che facciamo?! (Tristemente guarda in alto) Signore, tu che hai un cuore tanto grande, suona al nostro campanello!

INFERMIERA. Dottor Bombarda, noi abbiamo la Cardiologia!?

DOTTOR BOMBARDA. No, non l'abbiamo.

INFERMIERA. Mi perdoni, come potrà venir da noi il Signore se è malato di cuore?!

DOTTOR BOMBARDA. (Al pubblico) si vede lontano un miglio che non mette piede in chiesa. (Guardando sempre in alto) Signore non ascoltare Lucia, ascolta me invece, ti prego mandami qualcuno! SUONO DI CAMPANELLO.

INFERMIERA. (Meravigliata guarda subito in alto) come? È così che le cose funzionano? Signore, ti prego fa che io vinca al Superenalotto! Oppure fai in modo che io … (viene interrotto).

DOTTOR BOMBARDA. Lucia! Apri la porta per favore, prima che chiunque sia, se ne vada!

INFERMIERA. (Va ad aprire).  

DOTTOR BOMBARDA. (Mentre va ad aprire, guardando in alto) Signore, non darle retta, è una peccatrice.

SCENA III

Dottor Bombarda,  Infermiera e Leonardo

LEONARDO. (Entrando) scusate, volevo soltanto chiedere se in questo Pronto Soccorso è stata ricoverata mia sorella.

INFERMIERA. Ecco … credo proprio che sua sorella non … (viene interrotta).

DOTTOR BOMBARDA. (Interrompendola con decisione) ci dica con precisione come si chiama sua sorella e andiamo subito a controllare. Signor… com'è che si chiama lei?

LEONARDO. Leonardo, mi chiamo Leonardo.

DOTTOR BOMBARDA. Ecco signor Leonardo, ora andiamo controllare se sua sorella è ricoverata nel nostro ospedale nonostante il numero dei nostri pazienti sia molto elevato in questo periodo.

INFERMIERA. (Mimando e con ironia) altro che! Non sappiamo più dove metterli!

LEONARDO. Si certo, immagino. Mia sorella si chiama Gioconda Sardellina e ha il viso tumefatto perché è caduta dalle scale. Perlomeno mi hanno riferito così a casa.

DOTTOR BOMBARDA. (Con piacere) il viso tumefatto?! Che belle cose succedono a volte nella nostra vita! (A Lucia deciso) infermiera, vai a controllare se abbiamo ricoverato la sorella del signor Leonardo!

INFERMIERA. (Sa che è impossibile ciò che il dottore le chiede) ma … Dottor Bombarda… guardi che … (viene interrotta).  

DOTTOR BOMBARDA. Lucia, cosa stai aspettando?! Vai subito a controllare se abbiamo ricoverato la sorella del signor Leonardo che si chiama … (non ricorda).

LEONARDO. Gioconda.

DOTTOR BOMBARDA. Ecco … vai a vedere se c'è Gioconda.

INFERMIERA. La Gioconda di … Leonardo … Da Vinci?!

LEONARDO. No signora infermiera, Gioconda di Leonardo Sardellina.

DOTTOR BOMBARDA. Lucia, sbrigati per favore! (A Leonardo) non ci sono più le infermiere di una volta. Ora, li comandi e pur di non lavorare, si inventerebbero di tutto. (A Lucia) allora! Vuoi andar a vedere se c'è la sorella del signor Leonardo? Non vedi come è preoccupato! (Piano a Leonardo) la prego, si faccia vedere preoccupato perché altrimenti questa non si muove.

LEONARDO. (Tranquillo e un po’ impacciato) signora infermiera … ecco… io sarei… (viene interrotto).

DOTTOR BOMBARDA. (Piano a Leonardo) prosegua senza paura e cerchi di essere preoccupato un po' di più.

LEONARDO. (Sempre tranquillo) signora infermiera, ecco, se lei potesse andare a controllare se è ricoverata mia sorella perchè sono preoccupato, un po' di più di prima.

DOTTOR BOMBARDA. (Alza gli occhi al cielo perché non sembra per nulla preoccupato. Piano a Leonardo) si faccia vedere preoccupato un po' più di tanto!

LEONARDO. (Sempre tranquillo) sono preoccupato un po' più tanto di prima, signora infermiera, la prego vada controllare.

DOTTOR BOMBARDA. ((Alza sempre gli occhi al cielo perché non sembra per nulla preoccupato. Piano a Leonardo) di più, di più!

LEONARDO. (Sempre tranquillo) sono preoccupato di più, di più, la prego vada a vedere se c'è mia sorella Gioconda!

INFERMIERA. (Che è sempre stata impassibile. Al dottore) devo davvero andare a controllare se c'è sua sorella?!

DOTTOR BOMBARDA. Senz'altro! Non vedi come è preoccupato! (Inventando) e poi è anche l'unica sorella che ha!

LEONARDO. Per l’esattezza ne avrei ancora cinque di sorelle.

DOTTOR BOMBARDA. (Affrettandosi) ma è l'unica preferita! Vero signor Leonardo?

LEONARDO. Em … insomma …

DOTTOR BOMBARDA. (Serio) allora Lucia, vai a vedere se è stata ricoverata la sorella preferita del signor Leonardo oppure devo chiamare … il direttore del Pronto Soccorso?!

INFERMIERA. E da quando abbiamo anche un direttore?!

DOTTOR BOMBARDA. (La guarda storto indicando di andarsene di là).

INFERMIERA. Va bene! Va bene! Io vado a controllare, ma se questa Gioconda non c'è non è colpa mia. (Al pubblico) il dottor Bombarda sembra impazzito, lo sa benissimo anche lui che non abbiamo ricoverato nessuno. Io però, sono più pazza di lui perché gli do ascolto. (Esce al centro).

DOTTOR BOMBARDA. Signor Leonardo, si metta pure comodo perché ci vorrà un po' di tempo prima che l'infermiera faccia tutto il giro del Pronto Soccorso.

INFERMIERA. (Entra da fondo subito) non c'è!

LEONARDO. Che rapidità! Avrà controllato proprio dappertutto?!

DOTTOR BOMBARDA. (Cercando di mimare a Lucia di andar a controllare di nuovo).

INFERMIERA. (Ovviamente non capirà e mimerà anche lei la sua pazzia).

DOTTOR BOMBARDA. (Cercando di stare calmo) Lucia, sei sicura di aver controllato dappertutto?

INFERMIERA. (Perdendo la pazienza) senta dottor Bombarda non ho bisogno di controllare dappertutto perché come lei sa perfettamente la sorella del signor Leonardo non c'è perché … (viene interrotta).

DOTTOR BOMBARDA. (Interrompendola perché non vuole si sappia la verità) perché … perché … dietro quella porta che lei vede… c’è il nome di tutti i nostri pazienti che sono ricoverati qui al Pronto Soccorso  e si vede che il nome di sua sorella non figura nella lista.

LEONARDO. Se non mi sbaglio, lei prima aveva detto all'infermiera di andare a controllare per tutto il Pronto Soccorso e non di leggere la lista dietro la porta.

DOTTOR BOMBARDA. (Al pubblico) non gli scappa nulla a questo! (A Leonardo) si, certo che ho detto così ma solo perché non rammentavo che … che … da ieri, abbiamo iniziato a scrivere i nomi dei pazienti dietro la porta per non doverli ricercare per tutto il Pronto Soccorso.

INFERMIERA. (Al pubblico) sta in piedi a frottole! Una più grossa dell'altra.

LEONARDO. (Rassegnato) va bene, se qui non c'è allora dovrò controllare in qualche altro Pronto Soccorso della zona.

DOTTOR BOMBARDA. (Che non vuole lasciarselo scappare così facilmente) signor Leonardo … mi guardi?!

LEONARDO. Si?

DOTTOR BOMBARDA. Si faccia vedere bene.

LEONARDO. Guardi che la sto guardando.

DOTTOR BOMBARDA. Lei, si sente bene?

LEONARDO. Si, certo.

DOTTOR BOMBARDA. Ne è proprio sicuro? Ha una faccia talmente pallida che sembra il cadavere di Chiudù.

LEONARDO. Dice sul serio? (Si siede).

DOTTOR BOMBARDA. (Fingendosi offeso) non vorrà forse mettere in dubbio le mie competenze professionali!?

LEONARDO. Ovviamente, non mi permetterei mai…

DOTTOR BOMBARDA. E per fortuna!  (A Lucia) non sembra anche a te Lucia, che il signor Leonardo abbia un po' del cadavere di Chiudù, appena morto, prima che abbia avuto il tempo di diventare cadavere?

INFERMIERA. (Al pubblico) come diavolo sarà stato questo cadavere di Chiudù? (Osserva bene Leonardo) a dir la verità io tutto questo cadavere non lo vedo… (viene interrotta).

DOTTOR BOMBARDA. (Cerca di farle capire con gli sguardi e con la mimica che deve stare al gioco) lei non vede tutto questo cadavere … perché …

INFERMIERA. (Finalmente ha capito) non vedo tutto questo cadavere perché … perché … è seduto, ma scommetto che appena si alza vedrò tutto il cadavere per intero! (Guarda il dottor come per chiedergli se  si era giustficata bene).

DOTTOR BOMBARDA. (Alza gli occhi al cielo volendo significare che poteva prendere una scusa migliore).

INFERMIERA. (Recitando alla perfezione) signor Leonardo, lei è sicuro che le scorra ancora un po' di sangue nelle vene? (Guarda il dottore come per chiedere com’ è stata questa volta).

DOTTOR BOMBARDA. (Sempre con lo sguardo dice che è stata veramente perfetta).  

LEONARDO. (Alzandosi, comincia a preoccuparsi) pensandoci bene … non mi sento proprio in forma. Sono davvero tanto … pallido?!

DOTTOR BOMBARDA. “Cadavere” è la parola giusta, signor Leonardo.

LEONARDO. (Preoccupato) e perciò vuol dire che …

INFERMIERA. Vuol dire che è un miracolo come lei possa stare ancora in piedi.

LEONARDO. (Sedendosi) forse è per questo motivo allora che mi sento un po' le gambe deboli? Si tratta di una cosa grave?

DOTTOR BOMBARDA. Altro che! Il solo fatto che senta le gambe cedere lo dimostra. (Guardandolo meglio in viso) si faccia osservare meglio … sembra persino che abbia un occhio paonazzo.

LEONARDO. (Preoccupatissimo) e … e … cosa vuol dire?

DOTTOR BOMBARDA. Vuol dire che … se non arrestiamo l'emorragia per tempo, questa, potrebbe procedere e manifestare “tremori”.

LEONARDO. Tremori … ?! (Ora inizia ad avere dei tremori alle mani) è … è … per questo motivo che mi tremano le mani?

INFERMIERA. Ovviamente che è per questo motivo! Occhio paonazzo, “tremori e dopo paralisi degli arti”!

LEONARDO. “Paralisi degli arti”? (Le mani smettono di tremare e rimangono immobili).

DOTTOR BOMBARDA. Senta signor Leonardo, io non ho nessun interesse personale se non quello di curarla, e perciò lei dovrebbe essere ricoverato… anche perché, osservandola meglio … (lo guarda di nuovo intensamente) osservandola meglio… Lucia guarda anche tu se non è vero che…  (chiede conferma con gesti a Lucia).

INFERMIERA. (Controlla bene il viso di Leonardo) ha ragione Dottor Bombarda, anche l'altro occhio sta diventando paonazzo!

LEONARDO. (Sempre più preoccupato) vuol dire che l'emorragia si sta espandendo?!

DOTTOR BOMBARDA. Risposta esatta! E se perdiamo altro tempo, c'è la possibilità che vada a farsi benedire anche il sistema nervoso.

INFERMIERA. E così verso gli organi interni!

LEONARDO. (Sempre più preoccupato) e potrebbe colpire anche… l'intestino!?

DOTTOR BOMBARDA. L'intestino sarà il primo che salterà in aria! Non è vero infermiera Lucia?

INFERMIERA. Verità sacrosanta Dottor Bombarda. Bum! E dell'intestino nemmeno più traccia. E senza intestino, vuol dire che siamo ormai … (Fa il segno della croce).

LEONARDO. (Che sta sudando freddo) siamo ormai … ma ne è sicura? (Al Dottore) Dottore, lei cosa dice?

DOTTOR BOMBARDA. Diagnosi esatta, infermiera Lucia! (Applaude).

LEONARDO. Applaudire in presenza di un malato grave?!

DOTTOR BOMBARDA. Un malato grave? (Si guarda in giro) e dove sarebbe?

LEONARDO. Ma non sono io?

DOTTOR BOMBARDA. Ah già! Più che grave, allora!

LEONARDO. La prego dottore, mi curi, sono ancora giovane …

INFERMIERA. E no, se fosse per quello io la lascerei anche morire. Giovane … (al pubblico) avrà mai guardato la carta d’identità!?

DOTTOR BOMBARDA. Signor Leonardo, non si preoccupi di nulla, ci siamo noi che ci prenderemo cura di lei. (A Lucia) infermiera, accompagnalo nel reparto… che tu sai.

INFERMIERA. (Che non sa in quale dei due reparti portarlo) e … cioè?

DUTUR BOMBARDA. Ma si Lucia … devi accompagnarlo … nel reparto.

LEONARDO. Si Signor dottore, questo l'ho capito anch'io, ma l'infermiera vuole sapere con precisione in che reparto devo andare.

DUTUR BOMBARDA. Lei non si intrometta nei nostri affari, per favore.

LEONARDO. Se non le dispiace, i vostri affari ora sarebbero un po' miei dato che io sono il malato e sono io che devo andare in reparto e che … non so quale sia.

DUTUR BOMBARDA. Quello… a destra.

LEONARDO. Quello… a destra? Di che reparto si tratta?

DOTTOR BOMBARDA. È quello… a destra di quello a sinistra. (Stanco) Lucia, non vedi che comincia a balbettare? Siamo vicini ad una paresi! Portalo in reparto per carità!

LEONARDO. (Inizia a balbettare) co-co-cosa sta a-a-a-aspettando! Non ve-ve-ve-vede che comincio a ba-ba-balbettare!

INFERMIERA. Andiamo, andiamo in fretta prima che non ci sia più nulla da fare! (Lo spinge nella porta di fondo ed escono).

DOTTOR BOMBARDA. (Saltando di gioia) ie! È così che si fa! E il primo malato, c'è! Signore, domani vengo in chiesa e accendo una candela. SUONO DI CAMPANELLO. Un altro paziente?! Signore, quanta grazia!

SCENA IV

Dottor Bombarda e Cecilia

CECILIA. (Entra da destra) buongiorno. Lei è il dottore?

DOTTOR BOMBARDA. Si certo. Il dottor Bombarda.

CECILIA. Ecco Dottor Bombarda, io avrei mia madre in auto che non sta bene…(viene interrotta).

DOTTOR BOMBARDA. (Contento) dice sul serio?

CECILIA. Si. Io l'avrei lasciata volentieri anche a casa ma lei insisteva nel dire che stava male.

DOTTOR BOMBARDA. (Sempre più contento) mamma mia come sono contento!

CECILIA. A chi lodice! Signor dottore, lei, non potrebbe visitarla subito? È solo per dare un po’ di gioia a mia madre, sa, magari potrebbe essere il suo ultimo desiderio.

DOTTOR BOMBARDA. (Tornando serio) se posso visitarla ora?! Mah, non saprei … sa,  siamo in pieno codice rosso in questo momento e non so se riesco a trovare un attimo di tempo.

CECILIA. (Si guarda in giro) ma … ma … ne è sicuro? Non è per contraddirla dottore, ma io, a dir la verità … io… non vedrei nessuno qui in sala d'aspetto. (Affretandosi) potrei anche sbagliarmi però! (Al pubblico) forse non dovrei contraddirlo troppo, alla fine dobbiamo sempre dipendere da loro medici.

DOTTOR BOMBARDA. (Cerca di giustificarsi) infatti … si sta sbagliando… e anche di parecchio.

CECILIA. (Al pubblico) mi sta sorgendo il dubbio che non sia un dottore vero! E se fosse un malato fuggito dal manicomio? O si trattasse di un dottore che si sta prendendo gioco di me?! Prendersi gioco di me?! (Al pubblico) ora lo sistemo io. (Al dottore ironica) ha perfettamente ragione dottore. Non capisco come non abbia visto subito che non c'è un posto a sedere qui dentro. Per non parlare della gente che si trova in piedi. (Al pubblico) avete visto quanta gente c'è?

DOTTOR BOMBARDA. (Si guarda in giro e crede veramente a quello che Cecilia ha appena detto perché lo desidera molto) non c'è… un posto a sedere?! Da … da … davvero?

CECILIA. Eh si! (Prosegue nel prenderlo in giro) c'è una fila in quello sportello da non credere e dire!

DOTTOR BOMBARDA. No, no, dica pure.

CECILIA. Vedo persino un gruppo di suore.

DOTTOR BOMBARDA. Un gruppo di suore?!

CECILIA. Si, suore. (Fingendo di guardare meglio in una direzione precisa) vedo anche un prete! Che sbadata, prima non lo avevo notato.

DOTTOR BOMBARDA. (Un attimo risentito) stia bene attenta! Come è possibile non notare un prete! Guardi che i preti non si vedono spesso al Pronto Socorso e perciò la prego, la prossima volta controlli meglio. (In tono normale) che vede ancora?

CECILIA. (Al pubblico) mi sento tanto una veggente! (Al dottore) non posso crederci, c'è una tale sofferenza!

DOTTOR BOMBARDA. (Felice) davvero?

CECILIA. Proprio così! E non immagina il sangue che c’è?!

DOTTOR BOMBARDA. (Concitato) c’è tanto sangue?

CECILIA. Tanto sangue!? C'è sangue dappertutto! Sta colando persino dal muro.

DOTTOR BOMBARDA. È fresco il sangue che sta colando dal muro?

CECILIA. Fresco? Freschissimo, è persino ancora caldo! Un'infermiera ha prelevato del sangue a un poveretto che faticava persino a stare in piedi. È probabile che fosse una principiante perché lo ha schizzato sul muro.

DOTTOR BOMBARDA. Sarà stata sicuramente l'infermiera Lucia. (Al pubblico) dovrò iniziare a riprenderla, non vorrei che si facesse scappare qualche paziente quella lì. Ora poi che ne abbiamo tanti!

CECILIA. (Stanca di quèlla farsa, alza la voce) mi sta ancora prendendo in giro? Non vede che non c'è nessuno? Si svegli!!

DOTTOR BOMBARDA. (Faticando a svegliarsi dal quello che stava diventando un sogno felice) ma … come … dove sono tutti i malati?!

CECILIA. Lei, è sicuro di essere medico?

DOTTOR BOMBARDA. (Serio) certo. Io sono il Dottor Bombarda! (Ritornando alla realtà) non c'è nemmeno quel gruppo di suore?

CECILIA. (Perdendo la calma) senta dottore, non pensi al gruppo di suore che saranno chissà dove, ma non qui di sicuro. Le ricordo che mia madre è sempre in auto e che a causa del tempo perso, ora potrebbe anche essere peggiorata. Non che a me dispiaccia, ma so che lei ci terrebbe ad essere visitata.

DOTTOR BOMBARDA. (Non volendo confermare di nuovo che non c’è nessuno da curare) le ho già detto che siamo al completo per il momento.

CECILIA. (Arrabbiata) adesso basta! Non mi faccia arrabbiare perché altrimenti non rispondo più di me stessa! Come non può vedere il “vuoto completo” qui in sala d'aspetto?

DOTTOR BOMBARDA. (Cerca di trovare una soluzione) guardi che … non è come lei crede … perché…

CECILIA. Perché … prego, mi dica il perché.

DOTTOR BOMBARDA. (Al pubblico) poveretto il marito che deve sopportarla.

CECILIA. L'ho sentita sa? Se proprio vuole saperlo io non sono sposata.

DOTTOR BOMBARDA. (Al pubblico) e si capisce anche il perché.

CECILIA. La smette? Non sa che non è educato parlare al pubblico in mia presenza?

DOTTOR BOMBARDA. Senta signora, l’autrice della commedia che noi stiamo recitando, desidera che al pubblico si riservi un ruolo da attore, come noi altri, in tutte le sue commedie..

CECILIA. Certo, ma il nostro pubblico non ha una madre malata che aspetta in auto da essere visitata. Tornando a noi …

DOTTOR BOMBARDA. Tornando a noi, le stavo dicendo che questa sala d'aspetto … da l'impressione di essere vuota, perché … (viene interrotto).

CECILIA. È vuota! Non “dà l'impressione”!

DOTTOR BOMBARDA. Mi vuol lasciar finire? Stavo dicendo che questa sala d'aspetto dà l'impressione di essere vuota … perché …

CECILIA. (Al pubblico) sono curiosa come voi di sapere il perché.

DOTTOR BOMBARDA. (Che ha avuto un’idea brillante) il perché è molto semplice! Questa non è la sala d'aspetto.

CECILIA. (Meravigliata) come … non è la sala d'aspetto? (Al pubblico) non capisco perché sto perdendo ancora tempo con questo matto. (Arrabbiata al dottore) ma lei lo vede il cartello con scritto” Sala d’apetto”?

DOTTOR BOMBARDA. Si certo che lo vedo. Come vedo anche che è andato perduto il cartello che stava sopra a quello con la scritta” Sala d’apetto” che lei mi ha appena indicato?

CECILIA. Come? C'era un altro cartello sopra quel cartello? Posso sapere, cosa c'era scritto sul cartello che stava sopra a quel cartello e che ora non c'è?

DOTTOR BOMBARDA. C'era scritto “Sala d’apetto” .

CECILIA. (Incredula) due cartelli con scritto “Sala d’aspetto”? (Al pubblico) ma dove sono capitata povera me?!

DOTTOR BOMBARDA. Certo, due cartelli con scritto sala d'aspetto. Lei deve sapere che quando ci sono due cartelli identici con quella scritta, significa che questa è la sala d'aspetto della sala d'aspetto. Mi sono spiegato ora?

CECILIA. Meglio di uno che non parla! (Al pubblico) una sala d'aspetto della sala d’aspetto? Io non so cosa voi stiate pensando, ma do per scontato che anch'io la penso come voi.

DOTTOR BOMBARDA. Cosa crede lei? Che noi facciamo le cose così a casaccio? Guardi che al nostro Pronto Soccorso siamo avanti anni luce rispetto a tutti gli altri!

SCENA V

Dottor Bombarda, Cecilia e Infermiera

INFERMIERA. (Rientra dal fondo).

DOTTOR BOMBARDA. (Cercando di farle capire che deve mentire) Lucia, per caso si è reso disponibile un posto al nostro Pronto Soccorso? È per caso ancora piena di là la “sala d’aspetto della sala d’aspetto”?

INFERMIERA. (Che ovviamente non avrà capito nulla) la sala …  ci dovrebbe essere cosa di la?

DOTTOR BOMBARDA. (Cercando di farle capire anche con gesti di sostenerlo) la sala d’aspetto della sala d’aspetto ovvio! (A Cecilia) queste povere infermiere, sono talmente oberate di lavoro che non ricordano altro all'infuori del loro lavoro. (Alludendo) vero infermiera Lucia? (Piano a Lucia arrabbiato) rispondi sì per favore!

INFERMIERA. (Che non vuole contraddirlo) ha perfettamente ragione Dottor Bombarda! Ho talmente tanto lavoro che a volte faccio confusione persino su dove mi trovo. (Al dottore) se di là c'è la sala d’aspetto della sala d’aspetto, questa cos'è?

DOTTOR BOMBARDA. Questa è la sala d'aspetto. (A Cecilia) che le avevo detto? Straoberata di lavoro dalla testa ai piedi! (A Lucia) senta si è liberato allora questo?!

INFERMIERA. Una buona notizia, il signor Leonardo è stato ricoverato e perciò, fortunatamente, si è liberato un posto al Pronto Soccorso.

CECILIA. (In fretta) allora porto qui subito la malata! Torno subito! (Al pubblico) sempre nella speranza che nel frattempo non sia morta. La speranza è l’ultima a morire. Nel mio caso dovrebbe essere la prima. (Esce a destra).

INFERMIERA. Mi potrebbe spiegare la storia della sala d’aspetto della sala d’aspetto?

DOTTOR BOMBARDA. Sentimi bene Lucia, non potevo certo dirle che non avevamo nessun paziente quì in Pronto Soccorso. E così le ho inventato che avevamo tanti pazienti ma che non potevano ovviamente stare qui, ma che erano nella sala d'aspetto della sala d'aspetto.

INFERMIERA. Non poteva dire che non c'era nessuno perché non era effettivamente vero.

DOTTOR BOMBARDA. Come non era vero? Ma se non abbiamo nessuno al Pronto Soccorso!

INFERMIERA. E … Leonardo?

DOTTOR BOMBARDA. Leonardo è più sano di noi due.

SCENA VI

Dottor Bombarda, Infermiera, Cecilia e Carolina

CECILIA – CAROLINA. (Entrano da destra. Carolina tossisce ogni tanto).

CECILIA. (Sostenendo la madre) eccoci qua. Vedrai come ti cureranno bene. (Al pubblico) male che vada la porto a casa morta.

CAROLINA. Speriamo Cecilia, perché non ne posso più di questa tosse fastidiosa.

CECILIA. Ha sentito dottore che tosse?

INFERMIERA. Tosse! Lasci che sia il dottore a fare la diagnosi. Lei svolga solo ciò per cui penso sia pagata. La badante.

CECILIA. (Arrabbiata) badante!? Badante a me!?

CAROLINA. Stia attenta a quel che dice sa? Cesira è mia figlia e non la mia badante! Ha capito? O devo ripeterglielo? (Tossisce).

INFERMIERA. Mi scusi signora, ma ho visto quanto fosse premurosa e ho pensato fosse la sua badante.

CAROLINA. Cosa vuol dire con ciò? Che le badanti curano meglio dei propri figli? Io ho tre figli e uno è più bravo dell'altro e mai lasceranno che una badante si prenda cura di me! Ha capito? O devo ripeterglielo?

DOTTOR BOMBARDA. (Piano a Lucia) Lucia, che diavolo stai facendo?! Abbiamo una paziente e tu la innervosisci?

CAROLINA. (Tossisce. Al pubblico) per questa tosse, mia sorella me la pagherà! Se mi arriva sotto le unghie io … non so cosa le faccio! Se sono ridotta così è solo per colpa sua! (Tossisce).

CECILIA. L'ha sentita dottore? Per me è una mezza bronchitina.

INFERMIERA. Da come tossisce, sembrerebbe anche a me.

DOTTOR BOMBARDA. Mezza bronchitina?! Ma volete scherzare?

INFERMIERA. Ha ragione Dottor Bombarda, è proprio una bronchite intera.

DOTTOR BOMBARDA. Intera?! Altro che intera! (Piano a Lucia) esagera Lucia, non vorrei che per una bronchite si rivolga al suo medico di base. Hai capito? Esagera!

INFERMIERA. (A Carolina) tossisca ancora, per favore?

CAROLINA. (Vuol tossire ma non riesce) sono così nervosa che non ci riesco più. Se prendo mia sorella non rispondo più di me!

INFERMIERA. Riprovi, si sforzi.

CAROLINA. Ma se le ho appena detto che non riesco, vuol dire che non riesco! Perché se invece riuscissi, mi sentirebbe tossire. Ma dato che non riesco, non mi sente tossire. Ha capito? O devo ripeterglielo?

CECILIA. Davvero non riesci più a tossire? Mamma, (All’infermiera ironica) perché io sono sua figlia e i figli chiamano “mamma” la propria mamma. (Alla madre preoccupata) mamma, stai forse meglio?

CAROLINA. (Al pubblico) sembra un dispiacere per lei. (A Cecilia) che ci sarebbe di male se cominciassi stare meglio?

DOTTOR BOMBARDA. (Preoccupato di perdere la paziente) meglio? Lei sa che quando una paziente tossisce e subito dopo non riesce più, si prospetta una patologia grave?

CECILIA. (Contenta) dice davvero?

INFERMIERA. E si, il dottor Bombarda non sbaglia mai una diagnosi. E dalla mia esperienza di infermiera, ha l'impressione di essere una brutta, ma brutta, ma tanto brutta, ma brutta da non credere, bronchitella.

DOTTOR BOMBARDA. (Fa cenno di esagerare).

INFERMIERA. Bronchitella … se siamo fortunati … altrimenti potrebbe essere, una brutta ma tanto brutta che farà impazzire di dolore, bronchitona. 

CAROLINA. (Tossisce forte).

DOTTOR BOMBARDA. (Fa cenno di esagerare).

INFERMIERA. E dato che ora sta subentrando una tosse importante, non può essere che, sempre brutta ovviamente, ma brutta da far paura, broncopolmonite!

CECILIA. (Contenta) ne è proprio sicura? (Al dottore con timore) dottore, non sbaglia la sua infermiera?

CAROLINA. (Al pubblico) non trovate che sia troppo felice mia figlia per questa situazione?

DOTTOR BOMBARDA. E invece si sbaglia la mia infermiera.

CECILIA. (Preoccupata) come si sbaglia?

CAROLINA. Per fortuna, cominciavo a preoccuparmi!

DOTTOR BOMBARDA. Sbaglia perché non è una broncopolmonite ma una polmonite di quelle serie.

CECILIA. Perché ora ci sono anche le polmoniti allegre?

INFERMIERA. Più o meno. E comunque questa “polmonitissima” non è da sottovalutare, bisogna saltargli addosso subito prima che sia troppo tardi.

DOTTOR BOMBARDA. (Guarda compiaciuto Lucia).

CAROLINA. Cosa?! Chi sarebbe che dovrebbe saltarmi addosso? Guardi che ho la mia età e certe cose … io non le faccio più.

CECILIA. Nessuno mamma deve saltarti addosso. (Al pubblico) ci mancherebbe altro. (Contenta al dottore) è proprio così grave?

DOTTOR BOMBARDA. Purtroppo si. L’infermiera ha esposto la diagnosi con rispetto, ma sappia che sua mamma potrebbe lasciarci la pelle.

CAROLINA. (Spaventatissima) Signore aiutami tu!

CECILIA. (Guarda la sua madre e poi al dottore) mah, io direi di aspettare ancora un po'.

CAROLINA. Ancora un po'? Cosa dici? Ha detto che potrei lasciarci la pelle da un momento all'altro e lei non ha fretta!

CECILIA. (Fingendo) mamma, stavo solo scherzando.

CAROLINA. (Tossisce) proprio il momento giusto per scherzare! (Fra sè) se si avvicina mia sorella, le faccio vedere io l'erba crescere!

DOTTOR BOMBARDA. (A Lucia) Lucia, accompagna la signora in reparto… e in fretta! (Piano a Cesira) mi scusi, come mai sua madre nomina tanto sua sorella?

CECILIA. Mia madre è convinta di essersi ammalata per colpa di sua sorella che tra l’altro ora, è a casa appunto di mia madre, malata, in quanto non era in grado di curarsi da sola.

CAROLINA. (Sta uscendo, si ferma) non nominare quella! La sua badante si è assentata per due giorni, nel frattempo lei si è ammalata e siccome nessuno la poteva curare, è venuta in casa mia. E ha fatto ammalare anche me.

INFERMIERA. Venga con me e stia calma.

CAROLINA. (Esce dal fondo con Lucia).

DOTTOR BOMBARDA. (Al pubblico) e se prendessimo due piccioni con una fava? (A Cecilia) ma … questa sorella… di sua madre, di che malattia soffre?

CECILIA. Ha la tosse come mia madre.

DOTTOR BOMBARDA. Se tossisce come sua madre, io direi di non aspettare un attimo di più e di ricoverare anche lei.

CAROLINA. (Rientrando dal fondo e urlando) mai! Non voglio mia sorella qui!

INFERMIERA. (Rientra anche lei per riportare di là Carolina) non faccia così che peggiora solo la sua situazione.

CAROLINA. (Mentre viene trascinata fuori) no, non la voglio! Lasciatela morire quella lì!

CECILIA. Dottore, non le faccia caso, lei è così e nemmeno il Padre Eterno le potrebbe far cambiare idea. (Interessata) davvero se portassi mia zia lei la ricoverebbe?

DOTTOR BOMBARDA. Certo.

CECILIA. (Al pubblico) quanta grazia! Così non avrei più nessuno di cui prendermi cura!

DOTTOR BOMBARDA. Come potremmo comportarci con sua madre che non la vuole nemmeno vedere?

CECILIA. È subito fatto, le potrebbe mettere in due stanze separate e lontane tra loro almeno cento metri. Che dice, si potrebbe fare dottore?

DOTTOR BOMBARDA. (Non volendo mostrare la sua approvazione) penso che si possa fare. Dovrò ovviamente prima parlarne al direttore anche se penso non ci siano problemi in merito. Intanto lei, vada pure a prendere sua zia.

CECILIA. Allora io vado. (Sta per uscire, ma si ferma) grazie dottore. (Sta per uscire, ma si ferma) mi aspetti!

DOTTOR BOMBARDA. Tranquilla, l'aspetto.

CECILIA. (Sta per uscire, ma si ferma) scusi, prima non aveva forse detto che c'era soltanto un posto libero che è quello che andrà ad occupare mia madre?

DOTTOR BOMBARDA. Chi, io?

CECILIA. Si, lei.

DOTTOR BOMBARDA. (Non sa che rispondere perché preso in contropiede)

SUONANO LE CAMPANE A LUTTO.

DOTTOR BOMBARDA. (Indicando col dito in alto) un posto si è liberato ora.

CECILIA. Come sa che si è liberato un posto, dato che non si è mosso da qui?

DOTTOR BOMBARDA. (Ovviamente inventa) non ha sentito suonare le campane a lutto?

CECILIA. Si, le ho sentite. E con ciò?

DUTUR BOMBARDA. Se le ha sentite bene, avrà anche notato che la seconda campana era diversa dal solito e questo, per chi è del mestiere come me, significa che il morto per cui suonano le campane in questione, proviene da questo ospedale. È un accordo che l'ospedale ha stipulato col parroco qualche anno fa.

CECILIA. Questa mi è nuova. Va beh, allora vado a prendere zia. Mi raccomando non mettetele nella stessa stanza altrimenti si sentiranno suonare due seconde campane!

SIPARIO

ATTO SECONDO

Nella stanza d’ospedale. Carolina a destra e Maria a sinistra.

SCENA I

Carolina e Maria

CAROLINA. Carogna! Anche qui sono costretta a vederti! Se scopro quale dottore ti ha assegnato il letto vicino al mio, non so cosa gli faccio! (Le lancia un cuscino).

MARIA. (Che stava dormendo, si sveglia) che succede…

CAROLINA. Succede che io sono in ospedale per colpa tua! Tu sei anziana e non dovresti andartene in giro al freddo col rischio di ammalarti!

MARIA. Perché tu cosa sei? Una ragazzina forse?

CAROLINA. Zitta sorella perché altrimenti … ti lancio le ciabatte. Zitella di una zitella. (Al pubblico) mia sorella non si è mai sposata. Chi volete che l'avesse voluta una donna così? È testarda e arida di cuore da non credere.

MARIA. Che stai raccontando al pubblico?

CAROLINA. Chiudi quella tua ciabatta! Io dico al pubblico tutto ciò ho voglia e a te non deve interessare. Il pubblico deve assolutamente sapere che per colpa tua, io, sono stata in punto di morte.

MARIA. Tu sei stata in punto di morte? Non dire spropositi! E … quando sarebbe successo?

CAROLINA. Come … quando? Quando mi hanno ricoverata per colpa tua! E per giunta hanno portato qui anche te. (Al pubblico) io mi domando, ai miei figli, cosa gli è saltato in mente di portare qui anche lei? Non potevano prendersene cura loro a casa?

MARIA. E tu saresti stata in punto di morte? Tu non moriresti nemmeno ad ucciderti! (Al pubblico) non credetele. In paese lo sanno tutti che lei le racconta più grosse del Giovanni di Biligocci.

CAROLINA. (Le lancia un giornale) smetti o questa notte ti soffoco nel letto. Cosa ci sarà da ridire su Giovanni di Biligocci? Lui li racconta esatti i fatti!

MARIA. (Al pubblico) avete visto? Prima mi domanda e poi si risponde da sola. Perché devi sempre avere l’ultima parola? Se proprio vuoi saperlo, io piacevo al Giovanni di Biligocci.

CAROLINA. (Ride) sorella, hai proprio ragione. Giovanni di Biligocci le racconta proprio grosse! (Ride) tu e il Biligocci … che coppia!

MARIA. Carissima, io so che ad Angelo Pisinas tu piacevi! (Al pubblico) un elemento che è meglio perdere che trovare.

CAROLINA. Cosa stai rivangando, io non riesco a capire! Cosa c'entra ora il povero Angelo Pisinas con il fatto che siamo in ospedale?! (Pensando) tu ricordi questi fatti per non ricordarmi quanto sono arrabbiata con te. E invece ti sbagli perché io non me lo sono dimenticata. Io non posso più soffrire di vederti e nemmeno di sentirti! (Si gira).

SCENA II

Carolina, Maria e Tania

TANIA. (Entra da destra) Maria … tu bene?

CAROLINA. (Al pubblico) guardate, è arrivata la sua badante. Ora che mia sorella sembra star meglio, riappare. Quelle lì sono tutte uguali! Quando servono non ci sono mai. Loro hanno il diritto di avere due giorni di riposo. Quando inizierà a star male di nuovo, se la darà a gambe e così dovrò tenermela in casa ancora io. La prossima volta le sparo una fucilata! E se una non è sufficiente, anche due. E se due non sono sufficienti, anche tre. E se tre non sono sufficienti, anche … (viene interrotta).

MARIA. Sorella, abbiamo capito benissimo, grazie! Smetti subito altrimenti la commedia non procede. Tania, mi aiuti per favore?

TANIA. Certo Maria. (Le si avvicina e le sistema i cuscini).

CAROLINA. (Al pubblico) mia sorella è convinta, anzi convintissima che quella Tania, sia gentile perché le è affezionata. Vedremo se fra qualche mese le sistemerà ancora i cuscini o invece la ucciderà prima di me. Per fortuna io ho i miei figli che si prendono cura di me. Vi siete accorti anche voi quanto mia figlia, che mi ha accompagnato al Pronto Soccorso, come mi vuole bene?

MARIA. (Al pubblico) lei è convinta di non aver bisogno di una badante. Lei pensa che i suoi figli si prenderanno cura di lei quando ne avrà bisogno. Ma quando la faccenda durerà lungo tempo, si stancheranno eccome. Io ero a casa sua quando mi sono ammalata. E come avete visto mi hanno portato in ospedale.

CAROLINA. (Al pubblico) tre figli, uno più bravo dell'altro! Quando tornerò a casa, litigheranno per chi dovrà prendersi cura di me. E poi, date retta a me, dei figli c'è sempre da fidarsi. Non sono forse sangue del nostro sangue? Non sono come quelle … badanti che appena possono ti rubano tutto. Non vorrei essere nei panni di mia sorella. Detto fra noi, le starebbe anche bene un trattamento del genere!

MARIA. (Al pubblico) io non ho figli e di questo mi è sempre dispiaciuto, ma coi tempi che corrono ora?! Meglio non averne! Che voglio di più dalla vita? Ho la mia Tania e quando lei non mi andrà più bene, avrò la scelta di altre mille come lei e magari anche più capaci. I figli invece, bisogna tenersi quelli che si ha, nel bene e nel male. E così farà anche mia sorella, si terrà i figli con i loro difetti. E sono tanti i difetti, ma tanti! Non vorrei essere nei panni di mia sorella. E detto fra noi, le starebbe anche bene un trattamento del genere!

CAROLINA. Sorella, che stai raccontando al pubblico? Lui sa perfettamente come finisce la commedia. La famiglia è sempre la più forte.

MARIA. Eh no sorella, il nostro pubblico sa molto bene invece che nelle commedie può succedere di tutto e il contrario di tutto.

SCENA III

Carolina, Maria, Tania e Dottor Bombarda

DOTTOR BOMBARDA. (Entra da destra) buongiorno. Come andiamo stamane?

MARIA – CAROLINA. (In contemporanea) meglio di ieri sicuramente.

CAROLINA. Perché rispondi tu quando il dottore lo ha domandato a me?

MARIA. Svegliati addormentata nel bosco! Il dottore lo ha chiesto a me!

CAROLINA. Senti Gaetana, o devo chiamarti cieca? Mentre lo diceva guardava me.

MARIA. Io non sono cieca. Sei tu invece che “guardi in Francia” a quanto sembra. Tania, è vero che il dottore guardava me mentre parlava?

CAROLINA. (Al pubblico) vi aspettate che le risponda di no? A quella preme soltanto il compenso a fine mese!

TANIA. Io vedere dottore e salutare … tutte due.

CAROLINA. (Al pubblico) avete visto quanto è stupida? Io la licenzieri in tronco.

MARIA. Ti ho sentita sai? Io non la licenzio invece perché è una persona onesta (alzando la voce) come invece certa gente non lo è affatto. Se Tania ha detto che il dottore guardava tutte e due, vuol dire che è vero.

CAROLINA. Stupida. Tienila stretta e vedrai che presto ti metterà su una strada.

MARIA. Quello che succede a me, a te non deve interessare. (Piano a Tania) tu mettimi su una strada e io ti uccido!

DOTTOR BOMBARDA. (Che le avrà guardate con un sorriso ironico per tutto il tempo) se per caso vi interessasse sapere da me, come sono andate le cose, dato che sono stato io a salutarvi, ecco, io vi ho salutato entrambe proprio nello stesso istante. (Affrettandosi) e non ho guardato nessuno delle due prima dell’altra perché ho guardato entrambe insieme. Va bene?

SCENA IV

Carolina, Maria, Tania, Dottor Bombarda e Matilde

MATILDE. (Entra da destra) ciao mamma.

CAROLINA. Ciao Matilde. Come sono contenta che tu sia arrivata. Senti Matilde, mi sistemeresti questo cuscino per favore?

MATILDE. Dopo mamma. Scusa, per caso, avresti della moneta? Vorrei andare a prendermi qualcosa da mangiare.

CAROLINA. Ma se è solo l’una e mezza? Non hai pranzato a mezzogiorno?

MATILDE. Ovvio che l’ho fatto. Però mi sento un buchetto da riempire. Perché, ci sono dei problemi forse? (Controlla nell casseto).

CAROLINA. No certo. È solo che questo cuscino mi dà un po' …

MATILDE. Eccola trovata. Tranquilla che non te la porto via tutta. Ci vediamo più tardi mamma. (Esce a destra).

CAROLINA. E il mio… cuscino?

MARIA. (Al pubblico) questa, è un'altra delle sue figlie. (Per indispettire la sorella) Tania, spostami questo cuscino per favore.

TANIA. (Lo sistema).

DOTTOR BOMBARDA. (Spazientito) posso continuare?

CAROLINA. Prego, si comporti come se fosse a casa sua. A proposito … (guardandolo con attenzione) lei, non è forse il dottore che era al Pronto Soccorso?

DOTTOR BOMBARDA. Sì, sono io.

CAROLINA. Come mai si trova in questo reparto se lei è il dottore del Pronto Soccorso?!

DOTTOR BOMBARDA. Lei, non è forse la malata che era al Pronto Soccorso?

CAROLINA. Sì, sono io.

DOTTOR BOMBARDA. Io sono qua come lo è anche lei.

MARIA. Complimenti per la bella risposta dottore. Ti sta bene!

CAROLINA. Stai zitta altrimenti vengo lì e ti tagliò la lingua! (Le lancia uno strofinaccio).

MARIA. Tania, prendi quel tovagliolo e non restituirglielo più.

DOTTOR BOMBARDA. Volete smettere entrambi di comportarvi da bambine dell'asilo!? (Sta per avvicinarsi a Maria) mi faccia controllare i polmoni per verificare come funzionano stamattina.

CAROLINA. Perché mai vuol controllare i suoi polmoni prima dei miei? Non sono abbastanza interessanti i miei? (Ironica) oppure io ho polmoni di seconda scelta?!

DOTTOR BOMBARDA. (Sempre spazientito) non c'è un motivo, da qualcuno dovrò … (viene interrotto).

CAROLINA. Se allora non c'è un motivo, cominci pure da me. Lei sa che quando io ero giovane mi è sempre stato detto che avevo i più bei polmoni di quei tempi? Se permette, ora le mostro i miei polmoni e tutto quello che vuole.

DOTTOR BOMBARDA. (Al pubblico) penso sia il caso di fermarsi ai polmoni. (Sta per muoversi in direzione di Carolina).

MARIA. Per quale motivo si avvicina a mia sorella? I miei polmoni non sono degni di attenzione?

DOTTOR BOMBARDA. (Spazientito si muove in direzione di Maria) .

CAROLINA. E no è! Venga da me prima!

DOTTOR BOMBARDA. (Spazientito allora si muove in direzione di Carolina).

MARIA. Venga da me invece!

DOTTOR BOMBARDA. (Spazientito allora si muove in direzione di Maria) .

CAROLINA. Le ho detto di venire da me!

DOTTOR BOMBARDA. (Esasperato) basta! Non visito più nessuna delle due così  smettete! (Al pubblico) per fortuna che sono due sorelle! Chissà cosa sarebbe successo se fossero state due cognate! Ora è meglio che vada a prendere le medicine della vostra terapia. (Esce a destra).

MARIA. Sei contenta di averlo fatto scappare?

CAROLINA. Io l'avrei fatto scappare? Sei tu che l'hai fatto scappare! (Al pubblico) l'avete sentita? Dice a me che l’ho fatto scappare! (A Maria) smetti adesso di di comportarti da antipatica, altrimenti tu sei capace di far scappare anche il nostro pubblico.

MARIA. Tu non pensare al pubblico che lui sa già da che parte deve stare.

CAROLINA. Dalla tua, no di sicuro. Assassina! (Al pubblico quasi piangendo) io stavo così bene, scoppiavo di salute quando è arrivata lei a contagiarmi. (Normale) voi, state pure dalla sua parte e contagierà anche voi.

SCENA V

Carolina, Maria, Tania, Dottor Bombarda e Matilde

MATILDE. (Entra da destra) mamma, prendo anche il resto delle monetine che ti ho lasciato perché vado a prendere del tè.

CAROLINA. (A Maria) quanto è brava la mia Matilde che va a prendere del tè per me!

MATILDE. Mamma, scusa ma ti sbagli, il tè è per me e non per te. Perché ci sono dei problemi forse?

MARIA. (Sorride sotto i baffi).

TANIA. Maria tu volere acqua per bere?

MARIA. Si dai, dammene un goccio.

TANIA. (Gliela offre).

CAROLINA. (A Matilde piano) Matilde, tu sei venuta in ospedale a trovare me o a bere il tè?!

MATILDE. (Indecisa) sono venuta a trovare … a trovare … a trovare … a trovare-tè! (Esce a destra con le monete).

CAROLINA. (Mentre la vede uscire) io sono di qui però!

MARIA. Lei, è di là a bere il suo tè mentre tu sei qui sola. E io invece sono qui con la mia Tania.

CAROLINA. Taci, strega! Vorrò vedere quanto dura. (Gli lancia un cucchiaino).  

MARIA. (Scansandolo) mancata!

TANIA. Tua sorella, brutta persona.

CAROLINA. Ha parlato la “Regina sul pisello”.

MARIA. Ti ricordo che si dice “Principessa sul pisello” e non “Regina”.

CAROLNA. Ah, adesso non le chiamano più “badanti” ma “Principesse”? (Al pubblico) quella Tania finge di aiutarla, ma datele ancora qualche giorno e poi ne riparleremo. (Alzando gli occhi al cielo) Signore tu che fai tanto bene qui sulla Terra, prendi con te mia sorella per favore! Cosa ne facciamo noi qui sulla Terra di un peso simile?!

SCENA VI

Carolina, Maria, Tania  e Cecilia

CECILIA. (Entra da destra).

CAROLINA. Ciao Cecilia. È bello vedere una figlia che va a trovare sua madre!

TANIA. Maria tu stanca di posizione?

MARIA. Un pochino, si.

TANIA. Volere io fare messaggi a collo?

MARIA. Eccome no!

CAROLINA. Sì, falle il t9 sul collo! (Al pubblico) non è capace neppure di parlare.

TANIA. (Inizia a massaggiare il collo).

MARIA. Brava Tania, che sollievo mi dai!

CAROLINA. (A Cecilia) Cecilia, brava figlia di tua madre, mi faresti un massaggino al collo per favore?

CECILIA. (Esterefatta) dici sul serio?

CAROLINA. (Le lancia uno sguardo di disappunto, vuole rispondere ma non vuole che la sorella senta. Con gesti simpatici la chiama vicino a sè e le parla piano) dai Ceci, fammi un piccolo massaggino come lo sta facendo Tania. Su!

CECILIA. (Allontanandosi e alzando la voce)  hai la febbre?!

MARIA. (Che invece ha sentito tutto) che sollievo… il mio collo.

CAROLINA. (Cercando sempre di non mostrare ciò che accade alla sorella) dai Cecilietta, non fare così. Dai fai un bel massaggino alla tua mamma preferita.

CECILIA. Non ci penso nemmeno! Ti rendi conto del dolore che avrei alle dita?

MARIA. (Ironica) sorella, vuoi forse che ti presti Tania dopo che avrà finito con me?

CAROLINA. Nemmeno morta! Piuttosto di farmi toccare da una badante, preferisco che il collo mi si blocchi. Oppure che mi si spezzi in due. O peggio ancora che mi si stacchi! (Al pubblico) però quella Tania è proprio brava a massaggiare! Ssss, non diteglielo però!

TANIA. Cosa dire tua sorella?

MARIA. Lei dire tante stupidaggini. Grazie Tania, il mio collo è a posto ora.

CECILIA. Mamma, non c'è Matilde? Mi aveva telefonato dicendomi che sarebbe arrivata prima di me.

CAROLINA. È andata a prendersi un tè.

MARIA. (Ironica) proprio così. Prima aveva un buchino nello stomaco e allora è andata a mangiare qualcosa. Poi è stata la volta del tè e poi … poi, potrebbe essere la volta di andare a prendere … una cioccolata? (Scimmiottando Matilde) perché, ci sono dei problemi forse?

CECILIA. La cioccolata? In ospedale hanno la cioccolata? È da tempo che non ne bevo una! Quasi quasi vado a prenderne un bicchierino. Cosa dici mamma?

MARIA. (Al pubblico, ironica) sola e abbandonata nel momento del bisogno.

CAROLINA. Cecilia, ti sembra questo il momento?

CECILIA. Mamma, vado a bere la cioccolata e torno ancora, cosa credi? Tu aspettami senza muoverti che io arriverò in fretta. (Esce a destra).

CAROLINA. (Al pubblico) non capisce nulla! Dove vuole che vada che non sono quasi in grado di stare in piedi? Viene a trovare me e poi va a bersi la cioccolata. Ho due figlie e tutte e due (ironica) “ sono molto interessate alla mia salute”. (Guarda Tania che accudisce Maria) perlomeno lei le sta sempre vicino.

MARIA. (Sempre ironica) fantastiche figlie! Guarda me invece, povera. Qui, con la mia badante.

CAROLINA. E tienitela la tua badante! (Cerca di inventare una scusa per difendere le figlie) che colpa ho io … se le mie figlie … povere … se … se … hanno spesso fame e sete? Vedrai tu, quando tornerai a casa con la tua badante quanto ti costerà di vitto. Chissà quante delizie vorrà e tu gliele dovrai comprare. Passerai il tempo a controllare cosa mangia e a controllare la credenza.

MARIA. (Preoccupata a Tania) tu mangiare tanto Tania?

TANIA. No Maria, io mangiare come uccellino.

MARIA. (Alla sorella) hai sentito? Mangia come un passerino e perciò di questi problemi non ci sono. 

CAROLINA. Poverina, vedremo se sarà così. (Al pubblico) a dir la verità so che pur di mantenere il posto di lavoro si accontenterebbero davvero di poco. Ssss non ditelo però a mia sorella.

SCENA VII

Carolina, Maria, Tania  e Dottor Bombarda

           

DOTTOR BOMBARDA. (Entra con parecchie scatole di medicinali e tenendo gli occhi bassi) buongiorno a entrambe e senza preferenze per nessuna. (Si avvia a posizionare le medicine sulla comodina al centro dei due letti non in uso dalle due sorelle e mettendo più medicine sulla parte destra destinate a Carolina) ho portato i vostri farmaci e li sistemo qui per non far torto a nessuno delle due. Ognuno di voi potrà prendere le proprie medicine ed appoggiarle sulla propria comodina.

MARIA. (Notando il maggior numero di scatole per la sorella) dottore, si è per caso sbagliato?

CAROLINA. Ha parlato la “Dottoressa Gio”.

MARIA. Dottore a me sembra che a mia sorella lei abbia consegnato più farmaci che a me.

DOTTOR BOMBARDA. E non è meglio per lei? Vuol dire che lei è in salute migliore  di sua sorella!

MARIA. A me non interessa. Lei sta facendo delle differenze in questo reparto!

DOTTOR BOMBARDA. (Al pubblico) di nuovo!

CAROLINA. Tu non ragioni, sorella. (Contenta) se il dottore ha prescritto più farmaci a me vuol dire che io sono più malata di te. (Al pubblico) è la prima volta che ho qualcosa in più di lei. Come sono contenta! (Pensando un attimo) prima però ero arrabbiata con lei perché mi aveva fatta ammalare più di lei! Mah! Chi ci capisce qualcosa è bravo!

MARIA. Sarà anche più malata di me, ma io sono stata la prima e sono io che l'ho contagiata. Ora non conta più nulla questo?

DOTTOR BOMBARDA. Si certo che conta e perciò io ora le prescriverò altri farmaci. (Rendendosi conto di ciò che ha appena detto) signora Maria, che mi fa dire! Le medicine rimangono come sono!

CAROLINA. (Fra sè) Maria? (Al dottor Bombarda) Maria? (Risentita) Maria? E da quando chiama mia sorella per nome?! A me, caro il mio dottore, non mi ha mai chiamato per nome!

DOTTOR BOMBARDA. (Al pubblico) mi sembrava strano che non andasse a finire così!

MARIA. Devi sapere sorella, che mi chiama per nome, Maria, perché gli ricorda la mamma del Signore. Inoltre, vuoi mettere con il tuo nome? Carolina! Carolina … che cosa può ricordargli? (Ironica) una “mucca”, forse?

CAROLINA. (Le lancia un bicchierino di palstica) zitta viperaccia!

DOTTOR BOMBARDA. (Sempre più spazientito) volete smettere?! (A Maria) quante storie state facendo per dieci scatole di punture in più! (Pensando di convincerla).

MARIA. Dieci scatole di punture in più? E perché a me no?! Ora ha forse delle preferenze anche sui glutei? Perché, cos'hanno i miei glutei da non piacerle? (Cerca di mostrarglieli).

DOTTOR BOMBARDA. (Coprendola subito. Al pubblico) oggi qui non si ragiona!

CAROLINA. I miei glutei sono più belli dei suoi, sa? (Cercando di mostrarle al dottore) guardi dottore se non sono più belli. I miei hanno solo ottant’anni, i suoi invece quasi novanta.

DOTTOR BOMBARDA. (Coprendola subito) le credo sulla parola.

MARIA. Cosa vorrebbe dire?

TANIA. (Cercando di calmarla) Maria io fare puntura in tuoi glutei.

CAROLINA. Non nei glutei la puntura, ma nella testa!

DOTTOR BOMBARDA. Volete smettere per favore?! Queste dieci scatole di punture sono per lei (verso Carolina).

CAROLINA. (Al pubblico, rendendosi conto) dieci scatole“ di punture”, ha detto? Non sono forse troppo per i miei poveri… (rendendosi conto) ma belli… glutei? (Al pubblico) quasi quasi ne cedo qualcuna a mia sorella. Avete il coraggio ora di dire che non sono generosa di cuore!? (Al dottore) dottore, se proprio mia sorella insiste per averle, gliele dia pure qualcuna. (Alla sorella) e tu non dire mai più che non sono generosa con te! Anzi, sai che faccio? Ti regalo tutte e dieci le scatole.

MARIA. (Al pubblico) mia sorella è generosa con me? Qui c'è un imbroglio di sicuro! A me non me la da a bere. (Alla sorella) cara, tienile le tue scatole di punture, non le voglio più!

CAROLINA. Cosa? Tu mi restituisci le mie scatole? Cara, sono io ora che non voglio più le tue scatole punture che prima erano le mie!

MARIA. Cara, guarda che sono io che non voglio le tue punture che erano le mie e che io ti ho restituito di nuovo!

CAROLINA. Cara, io non… (viene interrotta).

DOTTOR BOMBARDA. (Sull’orlo di una crisi di nervi) sarete anche delle “care”, ma peccato proprio che sappiate parlare! Io ne ho piene le scatole di voi due. Arrangiatevi con i vostri farmaci! Se dovesse interessarvi, qui è scritta la vostra terapia! (Esce a destra).

CAROLINA. Sei contenta?! Lo hai fatto scappare senza che mi dicesse come e quando prendere i farmaci!

MARIA. Io l'ho fatto scappare?! Tu hai iniziato tutto!

CAROLINA. Io? Tu hai cominciato contagiandomi, disgraziata!

MARIA. Disgraziata a me? Io non sono mai caduta in disgrazia!

CAROLINA. A me non importa. Disgraziata e … assassina! Assassina di una assassina!

TANIA. (A Carolina) sorella Maria, no parola cattiva a Maria. Maria lei buona.

CAROLINA. Certo che lei è buona per te, le stai spillando tutta la pensione! Anzi, non è nemmeno abbastanza! Le stai portando via tutti i risparmi di una vita.

MARIA. Non parlare così alla mia Tania sai? Quello che la pago non è per nulla molto. Calcola ciò che percepisce in un’ora di lavoro e poi mi dirai se la pago tanto o poco.

CAROLINA. Non raccontare stupidaggini!

MARIA. Per il momento ragiono ancora e piuttosto bene. Dimmi piuttosto dei tuoi figli. (Ironica) quei bravi ragazzi di cui ti vanti tanto, dove sono ora?! I tuoi tre bravi figlioli a cui quando morirai lascerai tutti i tuoi averi, sempre che i tuoi bravi figlioli, non se li dividano prima!

CAROLINA. (Sa che potrebbe avere anche ragione. Non risponde).

MARIA. Allora? Me lo dici dove si sono nascoste le tue due figliolette? (Ironica) saranno forse cadute nella cioccolata o nel tè? E Demetrio? Dov'è finito?

SCENA VIII

Carolina, Maria, Tania  e Demetrio

DEMETRIO. (Entra da destra) qualcuno ha bisogno di me?

CAROLINA. (Riprendendosi) Demetrio! Ciao Demetrio! Vieni a dare un bacino alla tua mamma.

DEMETRIO. Bacino? Mamma, sono anni che non ti bacio più, non comincerò proprio ora che sei malata! (Al pubblico) ci tengo io alla mia salute.

MARIA. (Ironica) che amore di figlio! (A Tania) Tania, daresti un bacetto alla tua Maria?

TANIA. Certo Maria. (Glielo porge).

CAROLINA. (Al pubblico) guardate, (indicando col dito le due) guardate il bacio di Giuda!

MARIA. Parli solo perché hai la bocca.

CAROLINA. Perché tu no? E poi se Demetrio non vuol baciarmi, questo non vuol dire che non mi vuol bene. (Con tono gentile a Demetrio) è vero Demetrio che tu mi vuoi bene?

DEMETRIO. Certo mamma che ti voglio bene.

CAROLINA. Hai visto? Sei solo invidiosa.

DEMETRIO. (Di getto) mamma, hai già scritto il testamento?

MARIA. (Al pubblico) avete visto come le vuol bene il suo Demetrio? Le vuole talmente bene che si interessa anche del suo futuro … sì, ma di quando non ci sarà più.

CAROLINA. (Piano a Demetrio, facendolo avvicinare a sè) devi chiedermi una cosa del genere proprio in ospedale?

DEMETRIO. Non vorrai forse che te lo chieda quando sarai morta!?

MARIA. (Che stava origliando, ironica) ha ragione sorella. È una domanda da fare ai vivi e non ai morti. (Fra sé) è meglio che prenda la prima medicina prima sia troppo tardi. Tania, mi daresti la medicina che sta scritta sul foglio del dottore?

TANIA. Certo Maria. (Controlla il foglio e prepara il tutto).

CAROLINA. (Che non vuole essere da meno della sorella) Demetrio, per favore mi daresti la medicina che il dottore ha lasciato scritto per me?

DEMETRIO. Subito mamma.

CAROLINA. (Alla sorella) hai visto come mi obbedisce il mio Demetrio? E questo significa che interesso a lui anche da viva e non solo da morta.

DEMETRIO. (Legge) qui c'è scritto che, a quest'ora (guarda l’orologio) devi assumere una piccola pastiglia. Però mamma, guardandoti bene, il tuo colorito non mi piace per niente e allora io per curarti meglio te ne do dieci di pastiglie.

CAROLINA. (Meravigliata) dieci?

MARIA. Dieci? (Al pubblico) impiegherà poco tempo a spedirla a quell'altro mondo.

CAROLINA. Se il mio Demetrio vuol darmi dieci pastiglie, per me va benissimo. A te non deve interessare.

DEMETRIO. (Conta le pastiglie e intante gliele porge sulla mano) una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove e dieci. Eccole mamma.

CAROLINA. (Facendosi sentire dalla sorella) grazie Demetrio. Come mi curi tu, non mi cura nessuno. (Piano a Demetrio per non farsi sentire dalla sorella) sei sicuro che non siano un po' troppe? (Facendosi sentire dalla sorella) sei il mio Angelo. (Piano a Demetrio per non farsi sentire dalla sorella) che ne dici se, solo per oggi, ne prendessi soltanto una?

DEMETRIO. (Risentito) mamma, non ti fidi di me?

MARIA. Prima parla di testamento e poi vuol farle prendere dieci pastiglie in un colpo solo! Cara sorella, io non mi fiderei.

CAROLINA. Ho chiesto qualcosa te? No. E allora fatti gli affari tuoi. (Inventa una scusa perché non vuole prendere le dieci pastiglie) Demetrio … ascolta … lascia tutte le pastiglie in quel bicchierino che le prendo più tardi. In questo momento mi sembra di avere… un po'… di nausea! Temo che proprio nel momento di ingoiarle mi prenda il voltastomaco!

MARIA. (Al pubblico) speriamo sia un buon segno il suo rifiuto.

DEMETRIO. Va bene mamma. Ma non tardare molto perché qui la terapia prevede di prendere anche altre medicine (legge).

CAROLINA. (Al pubblico) ditemelo voi che devo fare! Non dite a mia sorella che ho paura di mio figlio Demetrio.

MARIA. Cos'è che il pubblico non dovrebbe dirmi? Non ho capito!

CAROLINA. Scusa sorella, se non deve dirtelo è normale che tu non lo debba sapere.

MARIA. Ah, è vero anche questo.

DEMETRIO. Qui c'è scritto che devi assumere anche dieci diuretici.

CAROLINA. Contiamo tutto per dieci, mi sembra! Ma cosa sono questi diuretici?

MARIA. Sorella, non sai che i diuretici ti fanno fare tanta … plim … plim?

CAROLINA. Non sono ancora rimbambita del tutto sai? (Al pubblico) per fortuna me lo ha spiegato lei altrimenti io non sapevo cosa fossero. Non ditele nemmeno questo mi raccomando.

TANIA. Maria, tu plim … plim?

MARIA. Si, io ora sentire bisogno di fare plim … plim.

TANIA. Allora io portare te, bagno.

MARIA. Grazie Tania. (Tania aiuta Maria ad alzarsi dal letto ed escono a sinistra).

CAROLINA. (Mentre si preparano ad uscire, scimmiotta Maria e Tania sul plim, plim).

DEMETRIO. Stavo pensando se io ora ti dessi questi dieci diuretici, tu poi dovresti andare in bagno?

CAROLINA. Si… se tu non vuoi che io bagni il letto…

DEMETRIO. (Affrettandosi perché non la vorrebbe accompagnare in bagno) mannaggia che stupido! Non c'è scritto "dieci diuretici" ma "dieci punture". (Al pubblico) ci manca solo che debba accompagnarla in bagno!

CAROLINA. Che bella differenza! Sei sicuro di non sbagliare ancora? (Al pubblico) come farò a salvarmi ora?!

DEMETRIO. Dai mamma che facciamo queste punture così non ci pensiamo più. Girati.

CAROLINA. (Al pubblico con paura) dopo averle consumate tutte, sicuramente poi non penserò più a nulla. E perché … dovrei girarmi?

DEMETRIO. Vuoi forse che per le inietti … nella lingua?

CAROLINA. No di certo. Ma … ma … non vorrai forse usarle tutte in una volta!?

DEMETRIO. Ovvio che no, mamma.

CAROLINA. Per fortuna, ho avuto una paura!

DEMETRIO. Non te le inietto tutte in una volta, ma una dopo l'altra.

CAROLINA. (Al pubblico) ci risiamo. Sei sicuro che ci sia scritto così Demetrio? Forse ti sbagli questa volta.

DEMETRIO. Mamma, so leggere sai? O di me non ti fidi per nulla?!

CAROLINA. Io non mi fido di te? Giammai! Però, aspettiamo un attimo a usarle … perché … perché … (sta prendendo tempo perché non sa che scusa prendere) non è che non mi fidi di te, e che questo sia chiaro … è solo che … è solo che … (si guarda in giro) che … vedo che non c'è il cotone! E tu sai, che in tutta la mia vita non ho mai eseguito punture senza il cotone.

DEMETRIO. Aspetta un attimo allora, vado a cercarlo dalle infermiere. (Esce a destra).

CAROLINA. (Al pubblico) salvata per un pelo! Non posso far altro che pensare che mio figlio stia perdendo la ragione! Vuole uccidermi con tutte quelle punture? Forse è meglio che getti via tutte queste scatole intanto che non c’è. Per fortuna mia sorella non sa di questa storia. Però, per essere una badante, Tania, le sta proprio appresso con cura. (Cestina le scatole di punture).

SCENA IX

Carolina, Maria, Tania  e Demetrio

MARIA. (Rientrando con Tania) sta appresso a chi la mia Tania?

CAROLINA. Stavo dicendo che … la tua Tania … la tua Tania … sta dietro al mio Demetrio!

MARIA. Sei sicura di star bene? Tuo figlio, dove te li ha fatti i diuretici? Nel cervello?

CAROLINA. E se anche fosse? A te non deve interessare.

SCENA X

Carolina, Maria, Tania, Cecilia e Matilde

CECILIA – MATILDE. (Entrando da destra) siamo arrivate a mamma.

MARIA. (Al pubblico) ecco, sono arrivate le due compagne di merenda.

CAROLINA. Ecco, sono arrivate le mie figlie preferite. Matilde scusa, mi daresti un bicchiere d’acqua?

MATILDE. Certo mamma (le prepara tutto).

CAROLINA. E tu Cecilia, mi daresti la pastiglietta che è scritta sulla prescrizione del dottore?

CECILIA. Certo mamma (legge).

MATILDE. (Beve lei stessa l’acqua che ha versato per la mamma).

CAROLINA. Matilde! Non era per me l'acqua?

MATILDE. Si certo mamma, però proprio nel momento in cui te lo stavo versando, ho provato una gran sete.

TANIA. (Versa acqua ne bicchiere).

MARIA. (Ironica) come prova lei la sete, non la prova nessuno.

TANIA. (Porge il bicchiere di acqua a Carolina).

CAROLINA. (Meravigliata) per me?

CECILIA. (Al pubblico) una badante che versa da bere a mia mamma? Ci mancherebbe altro! Mamma, non bere acqua dalle mani di una badante!

CAROLINA. (Con il bicchiere in mano) ma io …

CECILIA. (Le toglie il bicchiere dalle mani  e beve lei l’acqua in un sorso).

CAROLINA. Com'è che io non posso bere acqua dalle mani di una badante e tu invece sì?

MARIA. Sorella, vorrà dire che anche questa figlia ha provato una gran sete. Sei messa sempre meglio a proposito di figli!

MATILDE. Che problemi hai zia? Sappi che noi teniamo alla salute di nostra madre. Vero Cecilia?

CECILIA. Certamente! Chi ci dice che Tania non fosse intenzionata ad avvelenare nostra madre?

MARIA. (Al pubblico) come racconta storie lei non ne racconta nessuno?! No, scusate c’è sempre il Giovanni di Biligocci prima di lei.

MATILDE. Mamma, immagina davvero se l'acqua fosse stata avvelenata, Cecilia si sarebbe sacrificata per te! (Rendendosi conto) mamma, a causa di questo ora non lascerai più eredità a lei che a me, giusto!?

CECILIA. (A Matilde) Matilde, non dire alla mamma quello che deve fare con i suoi soldi. Se le hanno chiamate "le sue ultime volontà" ci sarà pure un motivo!

MARIA. (Al pubblico) brave figliole e per nulla interessate.

CAROLINA. Finite con questi discorsi per favore e datemi la pastiglietta che non sto bene.

MATILDE. (A Cecilia, disinteressandosi della madre) a cosa vorresti alludere?

CECILIA. Nulla di più di quel che ho detto.

MARIA. Tania, prendi per mia sorella la pastiglia e l’acqua perché se aspettiamo quelle due…

TANIA. (Esegue).

CAROLINA. (Prende la pastiglia e beve).

MATILDE. (A Cecilia) ti ricordo che la mamma ragiona ancora di testa sua per il momento.

CAROLINA. Come, “per il momento”?

CECILIA. Si mamma, ora hai una broncopolmonite, ma sei ad un passo ad ammalarti di Alzataimèr.

MARIA. (Al pubblico) brave figliole e bravissime a tener alto il morale!

CAROLINA. Volete smettere voi due?!

MATILDE. (Ignorando sempre la madre) Cecilia non è detto che possa precipitare subito nell’Alzataimer perché nelle condizioni in cui si trova potrebbe benissimo manifestarsi prima il Parcoson.

CAROLINA. (Volendo levarsele dai piedi) sentite voi due per caso non avete … (pensando) … fame?

MATILDE. Mamma, mi hai letto nel pensiero..

CECILIA. Anche a me sta cominciando a venire fame.

CAROLINA. (Al pubblico) parlate di cibo e avrete la loro attenzione in un attimo. Ecco, andate prima che vi sentiate male.

MATILDE. (Mentre esce) Cecilia ti ricordo che la mamma sa benissimo che sono io che mi prendo più cura di lei e perciò penso sia giusto che lei lasci più eredità a me piuttosto che a te.  

CECILIA. (Mentre esce) questo è solo ciò che pensi tu. Certo, tu l'aiuterai, ma io lo farò più di te e per questo sono certa che la mamma lascerà più eredità a me.

CAROLINA. (Sconsolata) Signore aiutami! Ti prego!

SCENA XI

Carolina, Maria, Tania e Demetrio

DEMETRIO. (Entra da destra con il cotone e con una grande siringa) ecco qui il cotone e la siringa. Mamma, invece di bucarti per dieci volte, guarda che cosa ho trovato? Tutte le punture in una sola siringa!

CAROLINA. (Alzando gli occhi al cielo) se è questo il tuo aiuto Signore, è meglio che aiuti qualcun altro.

MARIA. Non c’è il due senza il tre. (Al pubblico) dalle pastiglie alle punture? Che fine hanno fatto i diuretici? Preferisco non pensarci. Povera sorella!

DEMETRIO. Ma … (cercando le scatole) che fine hanno fatto le punture?

CAROLINA. (Affrettandosi) già fatte!

DEMETRIO. E … il cotone?

CAROLINA. Fatte … col cotone… col cotone … che una signora nella stanza vicina … mi ha prestato.

DEMETRIO. Mi stai raccontando bugie, forse?

CAROLINA. (Fingendo male) io? Io non racconto mai bugie! E poi sappi che io voglio guarire e non mi verrebbe mai in mente di gettar le scatole delle punture nel cestino!

DEMETRIO. Perché c'è qualcuno che getta le scatole delle punture nel cestino?

CAROLINA. (Facendo cadere il giornale nel cestino per non far veder le scatole di punture) no, nessuno! E non io! Come sei curioso! Sai che sono malata ma voglio guarire. Anche con le punture che ho già fatto.

DEMETRIO. Io spero che tu guarisca mamma perché, so per certo che con la patologia basta poco per ammalarsi di arteriosclerosi multipla.

MARIA. (Al pubblico) fratello delle sue sorelle!

CAROLINA. (Con paura) ma … se io mi riammalassi di quella arte li … multipla, tu mi cureresti vero?

DEMETRIO. Senz'altro mamma.

CAROLINA. Lo sapevo Demetrio, sapevo che in fondo in fondo tu mi vuoi bene.

DEMETRIO. Certo mamma che ti curo io. Io a casa mia e tu alla tua. Scusa, ma sarebbe solo per evitare il contagio.

MARIA. (Al pubblico) ovviamente.

DEMETRIO. Capisci mamma che se dovessi ammalarmi anch'io, come potrei curare te?

MARIA. (Al pubblico) non fa una piega.

DEMETRIO. E pensa mamma se, così per sbaglio, curandoti male, ti facessi morire? Ti avrei sulla coscienza.

CAROLINA. (Al pubblico) non ho più parole. Mio figlio Demetrio vuol la mia morte! Ha proprio ragione mia sorella! Mi raccomando, non diteglielo.

SCENA XII

Carolina, Maria, Tania, Cecilia e Matilde

CECILIA – MATILDE. (Entrano da destra).

DEMETRIO. A meno che si offrissero le mie sorelle di curarti a casa loro e io allora, per cavalleria, solo per cavalleria che sia chiaro, mi metterei in disparte.

CECILIA. (Preoccupatissima) cosa? Ti dimettono già mamma?

MATILDE. Com'è possibile? Ma se il dottore ha detto che avresti dovuto restare ricoverata per quindici giorni!

MARIA. (Al pubblico) povera sorella. (Alla sorella) senti sorella guarda io non … (viene interrotta).

CAROLINA. (Triste) sorella per favore, lasciami stare.

CECILIA. (Volendo escogitare qualcosa per  trattenerla in ospedale ancora. Legge) qui c'è scritto: prendere dieci pastiglie …

MATILDE. (La invita a gesti ad aumentare il numero).

CECILIA. Accidenti, non dieci pastiglie c'è scritto ma venti. Prendere venti pastiglie prima di dormire.

DEMETRIO. (La invita a gesti ad aumentare il numero).

CECILIA. Accidenti non venti, ma trenta. Mi farò controllare la vista perché comincio a vedere poco. Prendere trenta pastiglie prima di dormire. Hai sonno vero mamma?

MATILDE. Certo che ha sonno! (Le prepara il letto e la copre per bene).

CAROLINA. Io veramente non avrei sonno per nulla.

MATILDE. Non senti mamma che ti si chiudono gli occhi?

DEMETRIO. Cosa? Ha già gli occhi chiusi?! Allora bisogna chiamare subito le Pompe Funebri!

CAROLINA. (Facendo le corna) tiè!

CECILIA. Ecco qui preparate le tue belle pastigliette.

MATILDE. E io direi di farle assumere anche le pastiglie che dovrebbe prendere domani mattina. (Controlla ma non vede altre pastiglie se non quelle della zia) zia, mi presteresti qualche pastiglia per la mamma?

MARIA. Mah … per me … (viene interrotta).

CAROLINA. No! Il dottore ha detto… che le sue pastiglia non vanno bene per me.

DEMETRIO. (Al pubblico) non vanno bene? Meglio ancora allora!

CAROLINA. (Stanca della situazione) ragazzi, fermi! Io… vi ringrazio di cuore per quello che fate per me, ma …

MARIA. Ma …

CAROLINA. Ma … ecco … io so che voi siete dei figli meravigliosi…

MARIA. (Al pubblico) non poteva trovare parola più giusta per descrivere i suoi figli.

CAROLINA. Figli meravigliosi che … tutte le mamme vorrebbero avere…

MARIA. (Al pubblico) ci sono madri che ucciderebbero pur di avere figli come i suoi.

CAROLINA. E allora … mi piange il cuore recarvi tanto disturbo … e perciò …

MARIA. E perciò …

CAROLINA. E perciò … dato che voi avete famiglia e lavoro, io stavo pensando che fosse più giusto ve ne tornaste a casa. Io sono sempre qui (affrettandosi) finchè non passi a miglior vita, si intende. E potrebbe essere anche presto.

CECILIA. Presto?

CAROLINA. Sicuramente sarà molto presto.

CECILIA. Se le cose stanno così, allora vado. Avvisami solo quando sarà il momento di passare a miglior vita.

MARIA. Cecilia, appena mi accorgo che è morta, dico a tua madre di telefonarti. Lascia fare a me.

MATILDE. Se devi morire allora, è inutile che io rimanga. E … per il testamento?

CAROLINA. Appena voi ve ne siete andati, mi faccio portare carta e penna e comincio a scrivere subito.

DEMETRIO. Mamma, mi raccomando non sbagliare. Deve essere datato e firmato.

MATILDE. Se vuoi, ti porto come esempio il testamento che ho fatto scrivere a mia suocera così sarai certa di non sbagliare.

CAROLINA. Matilde, vai tranquilla non sbaglierò.

DEMETRIO. Zia, mi raccomando controlla tu che faccia le cose per bene prima che rimanga stecchita. Noi ci fidiamo di te.

MARIA. E come! Diverrò la sua ombra e controllerò per benone tutta la situazione.

CAROLINA. (Al pubblico) bisogna vedere se non la strozzo prima io.

DEMETRIO – MATILDE – CECILIA. (Stanno uscendo salutando la madre).

MARIA. Ma … e se per caso non morisse subito e i medici la volessero dimettere, cosa devo fare?

CAROLINA. (Piano) zitta! Lasciali andare!

DEMETRIO – MATILDE – CECILIA. (Ritornano dalla madre).

DEMETRIO. Cosa vorresti dire con quel “ la volessero dimettere”?

CECILIA. Voglio sperare che la dimettano quando sarà morta.

CAROLINA. Morta stecchita! Anzi, morta inbalsamata! Anzi, morta-morta!

MATILDE. Ah beh allora, non ci sono problemi. (A Cecilia) la terrai in casa tu Cecilia! Sai bene che a me i morti fanno impressione (Mentre esce).

CECILIA. Di questo vedremo. Tireremo a sorte. (Mentre esce).

DEMETRIO. Io non sarei tanto d'accordo, io una cassa da morto non la voglio in casa. Ricordate che sono allergico alla carne fredda?! (Mentre esce).

MARIA. (Al pubblico) per fortuna io non ho figli. Signore ti ringrazio di questo.

CAROLINA. (Si alza dal letto e in fretta raccoglie le sue cose).

MARIA. Ma … ma … che stai facendo sorella?

CAROLINA. Non vedi? Raccolgo le mie cose e me ne vado.

MARIA. E dove stai andando? Non ti piace star qui!?

CAROLINA. Sì, mi piacerebbe star qui se non fosse che i miei tre figli mi vogliono morta a tutti i costi. E devo ringraziare te per questo sorella.

MARIA. Ringrazi me perché i tuoi figli ti vogliono morta? (Al pubblico) che stia davvero manifestando l’Alzataimèr?

CAROLINA. Ti devo ringraziare perché tu mi hai contagiato e così ho potuto constatare quanto i miei figli mi vogliono bene. (Ironica) un'infinità di bene! Lascia che io me ne vada.

MARIA. E dove te ne andresti?

CAROLINA. Vuoi proprio sapere dove ho intenzione di andare? Vuoi proprio saperlo?

MARIA. Se te l’ho chiesto, vuol dire che voglio saperlo. Altrimenti non te lo avrei chiesto?!(Al pubblico) Alzataimer sicuramente.

CAROLINA. Per i primi tempi andrò a stare dalla mia amica Marisa che abita al mare e che è da parecchio tempo che mi sta invitando ad andare a trovarla. Poi vendo casa mia prima che quelle sanguisughe dei miei figli me la sequestrino. Poi mi comprerò un appartamentino sempre vicino alla mia amica Marisa. Per me (a bassa voce) e per la mia badante.

MARIA. Per te e “per chi”?

CAROLINA. Sei diventata sorda? Per me (a bassa voce) e per la mia badante.

MARIA. Per chi?

CAROLINA. (Ad alta voce) per me e per la mia badante! Sì, prendo anch'io una badante. Sei contenta ora? Che il Signore mi liberi da quei vampiri dei miei figli! (Esce a destra con tutte le sue cose).

MARIA. (Al pubblico) altro che Alzataimèr, questa è l'unica volta che ho sentito ragionare mia sorella in vita sua! Mah! Che volete fare, è brutto invecchiare e dover dipendere. Dai Tania, versa un bicchiere di acqua alla tua Mariuccia.

TANIA. Subito Mariuccia mia.

SIPARIO