Si o No

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“SI’ O NO’”

di Graham Greene

Traduzione di Marco Parodi

Personaggi:

il Regista:

l’Attore:

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La scena: il palcoscenico di un teatro vuoto, riempito in modo eccessivo dai mobili del set della commedia in cartellone. Per semplificare si può ricorrere a un fondale dipinto; in questo caso, davanti al fondale, ci vogliono due sedie. L’attore (A), giovane e nervoso, cammina avanti e indietro; guarda l’ora, passa in rassegna con lo sguardo gli arredi del set. Ha in mano un copione. Entra il regista (R), anche lui con un copione. E’ il classico “grande attore”, un po’ “trombone”,  innamorato del suono della propria voce.

R – Ah, vedo che è puntuale. Una grande virtù per un giovane attore. E’ qui da molto?

A – Sì.

R – Mi dispiace. Sono in ritardo per via del traffico. Ma non fa niente: avrà avuto modo di imparare bene la parte. Alle prove di ieri non ha mostrato di avere buona memoria.

A – No.

R – Bé, diciamo che non è facile per un giovane attore come lei affrontare i primi giorni di prova con sir Ralph e sir John. Due grandi uomini di teatro! E’ per questo che le ho chiesto di venire in anticipo: ieri ho avuto l’impressione che non avesse proprio capito la commedia nel suo insieme. E’ vero che recita solo nel primo atto, ma avrà ben letto il testo fino alla fine?

A – No.

R – No? Gravissimo, giovanotto. Una pièce teatrale, grazie a Dio, non è mica uno stupido film. In teatro si ha rispetto per la parola, per il suo autore e per l’attore che la interpreta. Io faccio del mio meglio, ma non posso avere a che fare con attorucoli da strapazzo come quelli del cinema. Non si può recitare una parte senza conoscere tutto il testo. Lo sa che la commedia che stanno replicando in questi giorni, in questo teatro, è dello stesso autore della nostra, Frederick Privett? E’ in cartellone da sei mesi. Spero che la nostra avrà altrettanto successo. E’ una commedia nel tipico stile “straniato” di Privett. Ha presente?

A – No…

R – In questo testo ha usato frasi brevissime. Talvolta composte di una sola parola. Nella nostra commedia non è la frase, ma la pausa che conta. Non dovrei dirlo, ma ha preso molto da Pinter. Anche se non si tratta di un semplice epigono, badi bene. Le sue pause sono piuttosto diverse da quelle di Pinter. Sono le tipiche pause di Privett. Occorre studiare le pause molto attentamente, anche in una particina come la sua. Mi ha capito, spero?

A – Sì.

R – Bene, allora cominciamo la scena. Non guardi il copione, le suggerisco io se necessario.

A – Sì.  (Lunga pausa)

R – Forza. Cominci. Non è qui che deve fare una pausa.

A – Sì.

R – La pianti con questo sì. Cominci.

A – Sì.

R – Non dica sì. Cominci! (Guarda il copione) Oh, mi scusi. Certo. “Sì”. E’ proprio la prima parola della scena. Non ricordavo che iniziasse così. Io leggerò l’altro ruolo. Lei – o meglio, Henry Hobbs – entra da sinistra. Comyns – cioè Sir Ralph – le dice: “Sei stato fuori a lungo.” E lei risponde, effettivamente “Sì”. Però deve studiare bene quel “Sì”. E’ un “Sì” di sfida. Il suo “Sì” è, letteralmente, l’inizio della fine della sua relazione con Sir Ralph – voglio dire – con Comyns. Dopo il primo atto lei sparisce completamente. Una ragione in più per sfruttare al meglio questa occasione. Ora lanci il suo “Sì” su fino al loggione. Devono sentirlo distintamente in ultima fila. Riprovi.

A – Sì.

R – Un po’ meglio. Avanti.

A – No.

R – Che significa, “No”? Vada avanti con la scena.

A – No.

R – Ragazzo, sono io il regista – le ordino di andare avanti. Si rifiuta davvero di procedere? Continui così e perderà questa occasione di

R –recitare al fianco di Sir Ralph e Sir John. Le do un’altra possibilità. Si rifiuta di andare avanti?

A – No.

R – Sono contento per lei. Non mi piace vedere un giovane attore che spreca una buona occasione. Chi lo sa, un giorno potrebbe diventare anche lei un grande interprete. Le piacerebbe, non è vero?

A – Sì.

R – Bene: allora dimenticheremo questa piccola controversia. Vada avanti con la parte.

A – No.

R – In trent’anni di palcoscenico non ho mai avuto a che fare con un simile impertinente. Vuole provare o no?

A – Sì.

R – Allora proceda, o lasci il teatro.

A – (guardando il copione) No.

R – (guarda il copione) Sì. Vedo che deve proprio dire “No”. Mi dispiace. Sir Ralph le dice : « Suppongo che tu non abbia mai pensato a quanto mi fai agitare quando non torni in tempo per la cena », e lei risponde “No”. Ha ragione – avevo equivocato. Però deve esercitarsi su quel “No”. Anche qui deve raggiungere il loggione. Lei sta ancora sfidando Sir Ralph, e ora Sir John compare furtivamente da destra, felice di vedere che ancora una volta è riuscito a distruggere la relazione del suo vecchio amico Sir Ralph – cioè, Comyns. Mi segue.

A – Sì.

R – E’ una pièce molto audace. Quando ero giovane nessuno l’avrebbe prodotta. Non avremmo mai potuto sperare di scritturare Sir John e Sir Ralph in un lavoro di questo tipo, trent’anni fa. Sarebbe stato bloccato d’autorità dal Lord Chamberlain. Ma lei non avrà mai sentito parlare di queste cose.

A – No.

R – Che vuole, “autre temps, autre mœurs ». Parla francese ?

A – Sì.

R – E’ una buona cosa per un attore sapere il francese – non che le sia di grande aiuto in questa commedia. Potrebbe solo venire utile nel secondo atto, quando Comyns – Sir Ralph – si invaghisce di un acrobata francese chiamato René. Avrà almeno letto la commedia fino a quel punto?

A – No.

R – René ha una parte più rilevante della sua. All’inizio di una relazione c’è sempre più dialogo che alla fine. Forse le farò studiare la parte di René come sostituto. Se dovesse succedere qualcosa, chiunque sarebbe in grado di recitare la sua parte. Se René si ammalasse, lei avrebbe una grande occasione. C’è una scena fortemente passionale quando Sir John trova René con Sir Ralph – cioè, quando Comyns trova René con Cruikshank. Anzi, Cruikshank trova René con Comyns. Vuol dire che non ha neanche dato un’occhiata al secondo atto?

A – No.

R – Se la sua aspirazione è quella di diventare un grande attore, deve assolutamente convincersi che è importantissimo padroneggiare tutto il testo. Le poche parole che deve pronunciare nel primo atto devono inserirsi nel contesto della commedia. Lei non ha letto il secondo e il terzo atto, ecco perché il suo “Sì” era così debole e il suo “No” mancava completamente di autorevolezza. Ma non litighiamo: voglio solo aiutarla. Sediamoci e rilassiamoci. (Siedono) Ha visto questa commedia di Privett?

A - No.

R – Le farò avere dei biglietti omaggio. E’ fondamentale che si renda conto del tipo di ricerca linguistica adottato da Privett. Ora, in questa commedia – nel suo stile “straniato” – si prende gioco con grande abilità satirica del mondo eterosessuale, nel quale la maggior parte di noi vive, senza rendersi conto della sua inautenticità. Nella nostra commedia, invece, – quella delle lunghe pause – si prende gioco allo stesso modo del mondo omosessuale, nel quale la maggior parte di noi vive – mi spiego?

A – No.

R – Mi spiegherò meglio. Nella commedia che sta andando attualmente in scena, Privett analizza il tradimento connaturato ad ogni relazione omosessuale… anzi no, ad ogni relazione eterosessuale; e nella nostra, invece,  parla del tradimento al centro di ogni relazione omosessuale. Ho reso l’idea?

A – Sì.

R – Deve aver presente tutto questo quando deve dire “Sì” o “No” nella prima scena. Quel “Sì” deve essere abrasivo, e quel “No” un po’ sprezzante. Si era pensato di far scrivere a Privett anche una parte per Sir Michael nel terzo atto, ma io ho obiettato che due grandi protagonisti avrebbero dato rilievo alla commedia, ma addirittura tre l’avrebbero trasformata in una vera e propria gara di bravura. E nelle gare si rischiano i colpi bassi; e se mi fosse venuto a mancare uno di loro, non sarei riuscito a sostituirlo facilmente. Né lei né tanto meno l’acrobata francese sareste stati in grado di farlo. E’ d’accordo?

A – Sì.

R – Non che in intenda sottovalutare lìimportanza dei ruoli cosidetti minori, in questa commedia. Conosce il proverbio “…per un punto Martìn perse la cappa?” Lo tenga bene a mente… Ora, riprendiamo la scena. Sir John – cioè Cruikshank – vi interrompe. Con i suoi modi sornioni, cerca di seminare zizzania, insomma, e dice: “Avrà di meglio a cui pensare, immagino”, e lei risponde?

A – Sì.

R – No, no, qui deve fare una lunga pausa. Sta deliberatamente insultando Sir Ralph – voglio dire, Comyns… - è la fine del vostro rapporto. Provi di nuovo.

A – No.

R – Non “No”. Sì. Sì. Dannazione, non riesco a capire come fa a non saperla a memoria. Deve solo dire “Sì” e “No” nel giusto ordine. Immagini che disastro se una volta dice “No” anziché “Sì”, o, peggio, “Sì” anziché “No”. L’intero significato della commedia viene alterato in un lampo. Un attore si può impappinare nel corso di una battuta lunga, e poi rimediare. E’ aiutato dal contesto. Ma “Sì” e “No” sono parole prive

R -di contesto. Stanno in piedi solo grazie alla loro dignità e assolutezza. Sir Ralph si aspetta un “Sì” e lei dice “No”. Sir John attende lo spunto e lei dice “No” anziché “Sì”. Cosa potrebbero fare? Avrebbero bisogno di tempo per rimediare: ci sarebbe un’orribile pausa – non una delle pause di Privett. Ora riprovi, e cerchi di non sbagliare. Si ricordi che è la fine della relazione. Sir John dice: “Avrà di meglio a cui pensare, immagino…” e lei risponde…

A – Sì.

R – Con più forza!

A – Sì!

R – Meglio. Lo capisce, vero, che voglio solo aiutarla? Lei è molto promettente. Se avessi saputo che parlava francese, avrei potuto affidarle la parte di René. Gli attori francesi sono così inaffidabili. Ora, cosa succede dopo il “Sì”? Sir Ralph – cioè, Comyns – ha un moto di gelosia, proprio come Sir John – Cruikshank – aveva sperato, e chiede: “Di meglio, che cosa?” Naturalmente lei non risponde. Se ne sta in silenzio. Forse è meglio che ci alziamo e la proviamo insieme. E’ una scena che deve venir bene, molto dipende da questo. Io farò la parte di Sir John e di Sir Ralph. “Credo che sia andato al circo”. “Il circo? Perché proprio al circo?” “C’è un giovane acrobata francese, un certo René. Sei stato al circo, non è vero, Hobbs?”

A – Sì.

R – Un po’ più incisivo.

A – Sì.

R – Bravo! Stiamo per farcela. Ora Sir John – cioè Comyns, no è Cruikshank: “Non puoi tenere un ragazzo legato, Cyril.” E Sir Ralp – cioè Cyril: “Ti sei mai sentito legato, Henry?”

A – Sì.

R – Non era “No”? (Guarda il copione)

A – No.

R – Ha ragione. E’ “Sì”. E’ vero, è “Sì”. Lo dica con una certa calma, questa volta – con un leggero tocco di ironia, solo un tocco. Non di più. E gelido, gelido come il ghiaccio. “Ti sei mai sentito legato, Henry?”

A – Sì.

R – Non male, ma mi è venuta un’idea. Penso che questo sia il momento di una pausa. Privett non parla di pausa: sarà una sorpresa per lui. Capisce, lei vuole tenere Sir Ralph sulle spine; e lui vuole ancora che lei rimanga – non ha ancora incontrato René. Il malvagio complotto è stato ordito segretamente da Sir John. E’ stato lui a mandarle anonimamente i biglietti per il circo. L’indomani porterà Sir Ralph al circo e così il suo regno sarà finito, e lascerà il posto a quello di René. Ma non per molto. Oh no, non per R – molto. Nel terzo atto Sir John – Cruikshank – si occuperà di René a sua volta. C’è un qualcosa di shakespeariano in Privett. Non le ricorda un po’ il “RICCARDO III”?

A – No…

R – E’ perché non ha letto l’intera commedia. Possibile che non capisca perché Sir John voglia troncare tutte le relazioni di Sir Ralph. Eppure è spiegato piuttosto chiaramente nel primo atto. Lei ha certamente letto l’inizio del primo atto. Come? Deve averlo letto. Viene immediatamente prima del suo ingresso. L’ha letto?

A – No.

R – Incredibile. Ha semplicemente letto le parti in cui deve pronunciare una battuta?

A – Sì.

R  - Per Dio, la sbatterei fuori – ma non voglio contrariare Sir Ralph. Odia i cambiamenti. Ora, mi ascolti attentamente – che cosa succede dopo il “Sì”? (Consulta il copione) Si avvia lentamente attraverso la scena verso l’uscita di destra. Sir Ralph le dice: “Sta solo andando a lavarsi le mani – non è vero, Hobbs?” Ora si ferma sulla porta proprio dov’è adesso. Sta per pronunciare la battuta più drammatica che le ha assegnato Privett. Deve sfruttarla al massimo. Gira la schiena alla stanza, e ai due uomini. Tutti si chiedono che cosa stia per dire. Privett dice “lunga pausa”. E’ qui che ha sbagliato, ieri. Non ha quasi fatto la pausa. Qui deve sviluppare un sesto senso. Deve sentire la “suspense” fra il pubblico; lei è al centro dell’attenzione, deve rompere il silenzio

R -solo poco prima che diventino impazienti. Su. Avanti. Sente che è giunto il momento. Parli.

A – Sì.

R – No, maledizione. E’ “No”!

A – No? (Consultano entrambi il copione)

R – Oh, mi dispiace. Colpa mia. In origine era “No”, ma mi ricordo che Privett l’ha modificato. Ha detto che “No” era troppo ovvio, e rovinava il suo prossimo ingresso, quando ricompare con cappello e valigia e Sir John dichiara in tono di scherno: “Penso che tu stia vedendo Hobbs per l’ultima volta.” E Cyril le chiede: “Non te ne starai andando?”

A – Sì.

R – No, no. Non dice niente. Esce semplicemente. Non dice “Sì”. Non dice “No”. Se lo ricorderà?

A – Sì.

R – Bene. Spero proprio che se lo ricorderà, la sera della prima. Badi, ragazzo, penso ancora di poter fare di lei un attore. Si sieda su quella sedia, e cercherò di spiegarle il senso della commedia di Privett. (Si siedono) Le sono chiare le motivazioni di Sir John?

A – No.

R – O la relazione fra lui e Sir Ralph?

A – No.

R – Un attimo prima che lei rientri dal circo, i due uomini interpretano una scena molto toccante. Sono seduti proprio come noi, adesso, qui, a ricordare il passato – il loro primo incontro, a scuola, quando Sir Ralph era l’allievo più giovane, succube di quello più grande – anzi, era Sir John ad essere succube di Sir Ralph. Il loro amore è sbocciato proprio in quel periodo – come la gelosia di Sir John. Non riuscivo a sopportare l’amicizia di Sir Ralph per un altro ragazzo. Ora ne ridono entrambi, ma dietro la risata di Comyns – voglio dire di Cruikshank – che è Sir John – intravediamo i lampi della gelosia. Sir John scherza sul fatto che Hobbs non è tornato per cena, e mette in agitazione Sir Ralph, che naturalmente le è molto attaccato. Voglio dire, Comyns. Bé, forse non così profondamente, in quanto nell’atto seguente lo vediamo innamorato R -di René, l’acrobata francese, che in seguito lo tradisce con Sir John per soldi. Viene tutto alla luce a causa di un fazzoletto dal profumo di Guerlain. Come nell’”OTELLO”. Il fazzoletto svela tutto. Le ho detto che le idee di Privett sono piuttosto “shakespeariane”. Mi ha seguito fin qui?

A – Sì.

R – L’ultimo atto è molto cupo. Sir Ralph ha litigato con Sir John, in modo definitivo, come tutto lascia pensare. Sir Ralph è completamente solo, nel deserto che Sir John gli ha costruito intorno. Arriva un lavavetri. Un giovane molto carino ed educato. Questi rompe un vetro e si procura un taglio a una mano. Sir Ralph lo benda proprio con il fazzoletto che era appartenuto all’acrobata francese. Poi dice molto teneramente – non posso spiegarle quanto Sir Ralph sia commovente in quel momento – “Povero ragazzo”. C’è una lunga. lunghissima pausa – forse la pausa più lunga che Privett ci abbia mai dato – gli occhi di Sir Ralph sono pieni di lacrime trattenute – le posso assicurare che lui le tratterrà là ogni sera e ad ogni “matinée”, anche se recitasse per un anno di fila – stupendo, stupendo Sir Ralph. La porta di sinistra si apre – chi è? Sir Ralph è chino sulla benda, si porta alle labbra la mano ferita del lavavetri – e vediamo che è Sir John ad essere tornato. Sir John vede il lavavetri – dice solo una parola: “Ralph” – voglio dire, “Cyril” – e cala il sipario. Che opera! Che autore! Che interpreti! Pensi solo, giovanotto, che lei può essere uno di loro se solo impara le sue battute. Sarà sul palco a ricevere gli applausi con loro – fra il lavavetri e l’acrobata francese.

(L’Attore ascolta il Regista a capo chino) Giovanotto, si rende conto che l’intero successo della commedia potrebbe dipendere dai suoi “Sì” e dai suoi “No”?

L’Attore solleva il capo. Pausa – una delle più lunghe pause di Privett.

A – Sì e no. (Esce di scena).

- f i n e -