Sì sicuro ca songo io?

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“Sì sicuro ca songo io?”

(Sarrà, mah, stento a crederci)

Commedia in due atti

di

Giovanni Ragozzino

SINOSSI

E' la storia di una famiglia moralmente disastrata: il protagonista, vittima di un ictus,

crede di essere ogni volta una persona diversa. Da qui si dipanano esilaranti equivoci

e tante peripezie che suscitano riso, ma anche una riflessione sull’identità personale.

Il messaggio trasmesso attraverso uno squisito umorismo pirandelliano è che nessuno

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è esente da vizi, e invita lo spettatore ad un’analisi introspettiva sul proprio essere nel

mondo e nella società con cui si relaziona.

PERSONAGGI  (7 UOMINI  7 DONNE)

ENRICO DE MARINIS

GILDA DE MARINIS

LORENZO DE MARINIS

LUDOVICA DE MARINIS

CAVALIERE AURELIO SCALA

ISABELLA SCALA

CORRADO GIULIANI

MARTA GIULIANI

MAGDA DE MARINIS

CAROLINA (SORELLA DI MARTA)

PASQUALE (FIDANZATO DI LUDOVICA)

DOTT. FELICE AFFLITTO

DOTT. ORONZO DETASSIS (MEDICO E NOTAIO)

CONSUELO (CAMERIERA)


PRIMO ATTO

Scena prima

La scena si apre con tutta la famiglia in scena, ad eccezione di Enrico che si trova in camera da letto. I vari componenti parlottano in maniera concitata.

Marta: Io non riesco ancora a capire come sia potuto succedere….

Isabella: (preoccupata) Una disgrazia, una disgrazia!

Aurelio: Ma quale disgrazia! Si sempe esagerata! Sarrà stato nu semplice svenimento…

Gilda: No! Secondo me la cosa è seria…. E’ svenuto come se fosse stato colpito da

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qualcosa alla testa….

Corrado: Si, ma io ancora non riesco a capire come è successo!

Ludovica: Io e Pasquale stavamo salendo a casa ed abbiamo incontrato papà sulle

scale. Gli abbiamo comunicato che avevamo intenzione di andarcene a Milano, lui ha

sussurrato sottovoce “Mannaggia ‘a marina!” ed è svenuto….

Aurelio: Chillo ha pensato ‘a tutte ‘e sorde che ve putiveve piglià e ll’è venuto nu

panteco!

Ludovica: No! Secondo me, è stato il dolore di perdere la sua figlia prediletta….

Lorenzo: Allora è svenuto pà cuntentezza….

Ludovica: Sei sempre il solito! Ti odio! Ti odio! Ti odio!

Lorenzo: E io ti schifo! Ti schifo! Ti schifo!

Gilda: Uè! La vogliamo smettere? Vostro padre non sta bene e voi pensate a litigare?

Pasquale: (reca con se un pallone, con il quale palleggia) Signò, ha cominciato chillu

brutt’essere!


Lorenzo: Uè, Maradò, nun te piglià a cunferenzia, sinò te schiatto ‘o pallone! Pasquale inizia a piangere.

Ludovica: Hai visto, animale? L’hai fatto piangere!

Aurelio: E’ troppo bello ‘o gioiello! Pare nu cacciuttiello…. (accarezzandogli la testa

a mò di cane)

Corrado: Ad ogni modo, ci conviene aspettare cosa dice il dottore.

Isabella: Ma è in camera da letto da più di mezz’ora….

Aurelio: Sarà un pochino uomosessuato il dottore?

Isabella: Aurè, quello è un amico di Enrico e poi è un luminare della medicina. Ha due lauree!

Aurelio: Ma pecchè? P’essere ricchione ce vò ‘a laurea?

Magda: Sempre il solito! Volgare e baccalaiolo!

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Si sente il rumore di una porta che si apre. Entra il dott. Detassis, uomo distinto e

impettito.

Magda: Eccolo! Vediamo che dice! (con fare da attrice di teatro) Sono preoccupata!

Oronzo: Permettete. Dovrei parlare con la moglie e i figli.

Gilda: Dottore, qui c’è tutta la sua famiglia. Enrico con noi non ha segreti.

Oronzo: Bene. Allora passo subito alla diagnosi. Ho visitato accuratamente il

paziente, che si è ripreso ed è in ottima salute.

Magda: Meno male! Buone notizie!

Oronzo: Devo, però, completare il responso. Il nostro Enrico ha subito un danno

cerebrale di una certa entità.

Isabella: Oh no! Io l’avevo detto! Una disgrazia!

Aurelio: Isabella: la seccia umana!

Gilda: Dottore, avrà bisogno di assistenza? Diventerà un vegetale?


Lorenzo: Io ‘o pappavallo nun c’o metto! Pascà, miettancillo tu!

Pasquale: Io ho occhi solo per la palla….

Lorenzo: Appunto! Al massimo lì ne trovi due….

Corrado: La volete smettere di fare schifo? Dottò andate avanti!

Oronzo: Se mi fanno finire…. La condizione fisica di Enrico è ottimale, ma

l’episodio di stamattina gli ha provocato un disturbo molto raro. Il caro Enrico soffre di personalità multipla.

Carolina: Aurelio! Pillola blu! Cura tutto pillola blu!

Tutti si voltano a guardare Aurelio, visibilmente imbarazzato.

Aurelio: Ehm… io… Ebbene si! Alla mia età occorre l’aiutino!

Pasquale: Aiutino? A vvuje ce vò a gru!

Aurelio: Cacciuttiè, io te porto a sperdere ncoppo ‘o Vesuvio!

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Lorenzo: A nò, tu nun saje niente?

Isabella: In verità, io nun me ne so maje accorta…. Ma si sicuro ca t’e ppiglie?

Aurelio: Lasciamo perdere e andate avanti!

Oronzo: Comunque, per questa patologia non c’è nessuna terapia consigliata. E’

irreversibile.

Gilda: Insomma, noi come dobbiamo comportarci?

Oronzo: Bisogna semplicemente assecondarlo. Avrete a che fare con un uomo che, in

un’intera giornata, potrà diventare qualsiasi persona, cosa o animale.

Ludovica: Oddio! Come faremo?

Magda: Che esperienza elettrizzante! E’ un metodo Stanislawski al naturale!

Gilda: Ma tu si scema overo? Io non so nemmeno se mio marito si ricorda di me e tu

pienze a Stanislao?

Isabella: (ad Aurelio) Ma po’, stu Stanislao, chi è?


Aurelio: E che ne saccio? Sarrà ‘o nomme do duttore… Dottò, ma ve chiammate Stanislao?

Oronzo: Non mi chiamo Stanislao, ma Oronzo. Magda si riferiva ad un metodo teatrale! Stanislawski!

Aurelio: Isabè, me faje fa sempe ‘e ffigure ‘e mmerda!

Oronzo: Ad ogni modo, io verrò a controllare periodicamente come va. Adesso devo andare, ho altre visite. Salutatemi caramente Enrico, qualora si ricordi. Buon prosieguo a tutti!

Il dottore esce. La famiglia resta qualche secondo senza parole.

Corrado: E mò, comm’avimma fa?

Marta: Io credo che la migliore soluzione sia quella proposta dal dottore. Dobbiamo

fingere!

Gilda: Hai ragione! Mi raccomando, cerchiamo di metterlo a suo agio. Ragazzi, siate

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prudenti e aiutate vostro padre.

Ludovica: Farò di tutto per il mio papino! (scoppia a piangere abbracciando Pasquale)

Lorenzo: Non ti preoccupare, mamma!

Aurelio: E vabbuò, che sarà mai! ‘O facimmo fa tutto chello che vò fa!

Isabella: E sia fatta la volontà di Dio!

Tutti: (con aria annoiata) Amen!

Corrado: Marta, jammuncenne, s’è fatto tarde! Se avete bisogno di qualcosa, chiamate pure. Restiamo a disposizione.

Marta: Vieni, Carolina, andiamo!

Carolina: (seguendola pedissequamente) Aurelio! Pillola blu! Cura tutto pillola blu! Escono.

Aurelio: Quacche vota, a sta scema ‘a spezzo ‘e ccosce!


Isabella: Dai, Aurelio. Andiamo di là, così mi aiuti a preparare le matasse di lana per fare il maglione al nostro caro nipote Lorenzo!

Lorenzo: Vi voglio bene….

Aurelio: Quanno ‘a jatta aiza ‘o pere, quanno ‘o cane fa pupù, nun te voglio bene cchiù!

Isabella: (arrabbiata) Andiamo! ‘O faje piglià sempe collera….

Aurelio e Isabella escono.

Gilda: Io vado di là a vedere come si sente. Lorenzo, fammi compagnia. Dovesse aver bisogno di qualcosa….

Lorenzo: Papino mio! (fiondandosi verso una quinta)

Escono Gilda e Lorenzo.

Pasquale: Ih c’avutamiente ‘e stommaco!

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Magda: Quasi quasi andrei anch’io. Appurato che il decorso procede discretamente, mi reco in teatro a provare. La Medea mi aspetta! (Esce)

Pasquale: Ludovì, secondo me, ziete s’è misa ‘a ffa ammore….

Ludovica: No, non penso proprio. Chella penza sulo ‘o triato….

Pasquale: E allora, stu Amedeo, chi è?

Ludovica: Sei una capra! La Medea è una tragedia greca!

Pasquale: Questa è una tragedia greca! Però non tutti i mari passano per la noce….

Ludovica: Ringrazia Iddio che ti amo profondamente, altrimenti ti avrei già mollato…

Pasquale: Anch’io ti amo, piccola mia! Il mio amore per te è immenzo come l’oceano!

Ludovica: Capretta mia…. (accarezzandolo)

Pasquale: Luce dei miei occhi, parliamo di cose serie. Noi dobbiamo andare a Milano e non teniamo un euro fetente….


Ludovica: Hai ragione, come farò a fare gli stacchetti? Io voglio fare la velina…

Pasquale: Io, invece, voglio giocare nell’Inter a tutti i costi! Ma dove prenderemo i soldi?

Ludovica: (riflettendo) Potremo sfruttare il momento no di papà per prendere soldi senza chiedere….

Pasquale: Hai ragione! Mentre lui sta così, noi sfruttiamo la situazione! Sei un genio! (La bacia)

Sulla scena spuntano Gilda e Lorenzo che accompagnano sottobraccio Enrico, in pigiama, con aria stralunata e capelli arruffati.

Pasquale: Zitta! Luce dei miei occhi, andiamocene…. (Escono silenziosamente)

Lorenzo: Vieni, papà, siediti…

Enrico si guarda intorno con aria persa.

Gilda: Enrico, come ti senti?

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Enrico: Ah? Che c’è?

Gilda: Enrico, capisci quello che dico? Co-me ti sen-ti?

Enrico: Bene, bene! Stanco, ma bene.

Lorenzo: Meno male, papà! Ero così in pensiero! (abbracciandolo)

Enrico: Ma stu guaglione chi è? Togliti di dosso…. Puzzi!

Gilda: Enrì, questo è tuo figlio. Lorenzo!

Enrico: Ma sì sicura? Non mi somiglia proprio e poi…. Puzza!

Lorenzo: (scoppiando a piangere) Guarda papà, siamo uguali!

Enrico: Uguali?? Io so cchiù bello! Tu si troppo sicco e poi…. Puzzi!

Gilda: Enrì, nun offendere ‘o guaglione. Chillo se piglia collera!

Enrico: Gilda, nun ‘o voglio offendere, ma stu guaglione feta ‘e cepolla!

Gilda: Ma è comunque tuo figlio!


Enrico: Se lo dici tu…. Comunque puzza!

Lorenzo: Papà, basta! Io ti voglio bene (tenta di abbracciarlo)

Enrico: Sei mio figlio, te voglio bene, ma lievete ‘a cuollo….

Gilda: (prende una ricetta medica dalla tasca) Lorenzo, vai un attimo in farmacia e

prendi queste medicine per papà.

Lorenzo: Vado e torno. (Esce)

Gilda: Enrico, allora. Io e te siamo sposati, abbiamo due figli. Tu hai una sorella e

viviamo con mia madre e mio padre.

Enrico: Bene, come mi descrivi la situazione, sto nguaiato!

Gilda: Enrico, e dai!

Enrico: No, Gilda. Sto nguaiato! Aggiu ncuntrato solo a mio figlio e mi è bastato!

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Portami a letto, sono stanco! Avessa fa qualche altro incontro….

Gilda: Consuelooooo! Consuelo!

Consuelo: Signora, ha chiamato?

Gilda: Accompagna, il signor De Marinis a letto. Ha bisogno di riposare.

Consuelo: Venga, signor De Marinis. L’accompagno. (Lo prende sottobraccio ed

esce)

Gilda tira fuori dalla tasca un cellulare ed effettua una telefonata.

Gilda: Pronto, il campo è libero, il leone si è addormentato e la giungla tace.

Si reca ad uno specchio per ritoccare il maquillage. Suona il campanello. Gilda si

reca frettolosamente ad aprire.

Corrado: Allora?  Tutto tace?

Gilda: Tutto tace! Finalmente! (si abbracciano teneramente)

Corrado: Come procede? Si è svegliato?


Gilda: Si. Ha riconosciuto solo me e ha fatto fatica a riconoscere il figlio.

Corrado: Buon per noi! In questa situazione ci possiamo solo guadagnare…

Gilda: Hai ragione amore mio…. Con Enrico in queste condizioni possiamo fare tutto

quello che ci pare! Piuttosto, hai parlato con tua moglie?

Corrado: No, Gilda. E poi che senso ha parlarne adesso? Continuiamo ad approfittare

di questa situazione finchè possiamo e poi….

Gilda: E poi?

Corrado: E poi, dichiareremo a tutti il nostro amore. Saremo finalmente liberi! (si

riabbracciano)

Si sente rumore di chiavi. Lorenzo ritorna.

Lorenzo: Mamma! Sono tornato! Le medici… (guardandoli, resta basito) ne!

Gilda: (staccandosi velocemente) Lorenzo, a mamma, dammi le medicine che le

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porto a papà. (entra in camera da letto)

Corrado: Lorenzo, mamma è particolarmente scossa ed ha bisogno di qualcuno che la

conforti….

Lorenzo: E tu la stavi confortando proprio bene, Corrà….

Corrado: Non è come pensi tu! E poi io non devo dare spiegazioni ad un mezzo

criminale come te…. Ti ho visto, sai? Alla manifestazione di ieri al Corso Umberto,

stive cu na mazza mmano e vuttave mazzate ‘a cecato!

Lorenzo: (resta interdetto per qualche secondo) E’ vero! Io lotto per i diritti dei

lavoratori, dell’ambiente, degli extracomunitari….

Corrado: Tu lotti e basta! Sei un criminale! Tu ti diverti a spaccà a capa a ggente!

Lorenzo: E si nun ‘a fernisce! T’a spacco pure a te!

Corrado: Ma vire nu poco a stu piscetiello ‘e cannuccia….

Lorenzo: Corrà, t’o ddico pe ll’urdema vota. Ferniscela!

Corrado: E’ meglio ca me ne vaco Si no Bin Laden me fa tottò ncopp’o culetto! (esce

ridendo)


Lorenzo: Embè, cocc gghiuorno ‘e chisto, ‘o faccio ascì ‘o sanghe pe tutte parte!

Entrano Aurelio ed Isabella recando una cartellina tra le mani.

Isabella: Aurè, eccolo. (urlando) Lorenzo! Bello da nonna! (correndogli incontro e

abbracciandolo)

Aurelio: Lorè, ‘o nonno, siediti. Ti dobbiamo dire una cosa molto importante.

Lorenzo: Di che cosa si tratta?

Isabella: Lorenzo, a nonna, dopo quello che è successo a papà, abbiamo rifatto il

testamento. Ci vuole solo il notaio.

Aurelio: Isabè, però tu accussì ‘o nzallanisce ‘o guaglione. Allora, Lorè, io avevo

deciso che a ccà a cient’anne che io e tua nonna non ci saremo più il patrimonio

sarebbe dovuto andare a tuo padre…..

Lorenzo: Adesso che papà si è rincoglionito….

Isabella: E nun dicere accussì, ca me piglio collera! (prende un fazzoletto e si deterge

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le lacrime)

Aurelio: Adesso che papà non sta tanto bene, abbiamo deciso di lasciare tutto a te. A soreta, niente. Va a fernì ca se magna tutte cosa essa e chillu palammeto rò nnammurato!

Lorenzo: Proprio a  mme? E perché?

Isabella: Perché noi non abbiamo figli maschi e,dopo tuo padre, sei l’unico uomo della famiglia!

Aurelio: Uomo! Mò nun esagerammo…

Lorenzo: (visibilmente innervosito) ‘O nò, nun pazzià!

Aurelio: (quasi spaventato) Io volevo dire che sei ancora un ragazzo….

Lorenzo: Ah! Mò si!

Isabella: (All’orecchio di Aurelio) Aurè, statte accorto. Chisto sta sempe cu na mazza mmano!

Aurelio: (sottovoce) Hai ragione! Chisto, viecchio e bbuono, me scomma ‘e sanghe!


Lorenzo: Insomma, vogliamo parlare di questo patrimonio?

Isabella: Si! Si! (Aprendo la cartellina) Allora, bello da nonna, noi ti lasciamo un appartamento al Vomero, uno a Chiaia, un altro a Fuorigrotta e la casa di villeggiatura che abbiamo a Maratea…

Lorenzo: ‘A faccia do biscotto!

Isabella: Poi ci sono i buoni fruttiferi e quelli del tesoro….

Lorenzo: (ingolosito) E a quanto ammonta il danno?

Aurelio: Il tutto ammonta a 250000 euro.

Lorenzo: Salute! (inizia a fregarsi le mani) E quando posso “toccare” qualcosa?

Isabella: Solo quando io e tuo nonno non ci saremo più.

Lorenzo: (sottovoce) Arriverà quel giorno, arriverà!


Aurelio comincia a grattarsi.


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Isabella: E nun dicere accussì! Me faje piglià collera!

Lorenzo: No! Io dicevo, speriamo che capiti il più tardi possibile!

Isabella: Ah! Mò si! Viene ccà! Fatte dà nu bacio!

Aurelio: Isabè, mo scennimmo. Jammece a fa nu giro al centro anziani! Stasera fanno ‘o liscio!

Isabella: Aurè, mi scoccio. Mò mi metto un poco sul letto. Me fanne male ‘e ccosce!

Aurelio: Isabè, si proprio nu guaio! Nun me raje maje ‘a soddisfazione ‘e te fa na ballata nzieme a me!

Isabella: Io m’aggia fatta vecchia! E ccosce nun m’o ddanno cchiù! N’atu ppoco ce vò ‘o spizio e chillo penza ‘o liscio!

Aurelio: Parla pè  tte! Io me ne vaco a balla cu Nanninella! Statte bbona!

Isabella: E io me vaco a vedè a puntata! Statte bbuono! (esce)


Aurelio: Ma che me ne fotte a mme! Mò vaco abbascio ‘o centro! Aggia arrevutà ! (esce)

Lorenzo assiste divertito all’intera scena.

Lorenzo: Case e soldi. Soldi e case. Arriverà quel giorno, arrivera! E se non arriva, lo facciamo arrivare…. Pensa se, in un colpo solo arrivi il giorno per entrambi! Io gli

voglio bene. Sono bravi nonni, mi hanno sempre viziato, ma…. Per tutte quelle case,

per 250000 euro, quel giorno deve arrivare. E io lo faccio arrivare! (Sghignazza ed esce)

Rientra Consuelo che inizia a spolverare. Nel frattempo, suonano alla porta. E’ Magda.

Consuelo va ad aprire.

Magda: (irrompendo, come su di un palco) Oh, cara. Quelle prove erano di un tedio assoluto. Che cani, che capre!

Consuelo: Signò, ma siete andata in teatro o in un agriturismo?

Magda: Cosa vuoi capire tu… Ho preferito tornare qui ad esercitarmi. A proposito,

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cara Consuelo, hai qualcosa da fare?

Consuelo: In verità, io qua ci lavoro….

Magda: Su, dammi una mano. Lo dirò io a mio fratello….

Consuelo: Se vi capisce….

Magda: (non curandosi) Capirà! Capirà! Su, adesso ti insegno un po’ di ginnastica

facciale per risolvere l’annoso problema delle rughe e per amplificare meglio la voce.

Forza, cara Consuelo! Posizionati qui di fronte a me!

Iniziano a fare a specchio delle espressioni particolari e tremendamente esilaranti.

Entrano, a turno, Lorenzo e Aurelio, dalle camere e Ludovica e Pasquale dall’esterno

e restano a guardarle per qualche istante.

Pasquale: Amore mio, tu nun vulive ji ‘o zoo? Ce l’hanno purtato a domicilio!

Magda: Bestie! Trogloditi! Non comprendete l’importanza di questi esercizi!

Lorenzo: Non ti preoccupare zia! Io li comprendo! Solo che non riesco a capire a che

specie appartenete!


Consuelo: ‘O voglio perdere ‘o posto ‘e fatica, ma t’azzecco nu buffettone! (tenta di scagliarsi addosso e viene prontamente fermata da Pasquale)

Lorenzo: ‘E bbestie so violente oggi! Nun hanno mangiato!

Ludovica: Voi non riuscite a capire. Queste sono cose importanti!

Magda: Brava! Come si vede che scorre il mio stesso sangue nelle tue vene!

Aurelio, che è rimasto a guardare tutta la scena cercando di ripetere le stesse espressioni irrompe improvvisamente.

Aurelio: Vuje, ‘o sanghe, ll’avita ittà! Se ne sta fujenno ‘a dentiera ‘a vocca pe ffà sti strunzate!

Magda: Sarà meglio che vada! Meglio il tedio e la noia che l’incomprensione! Addio! Consuelo continua a fare queste espressioni, con fare dubbioso. Tutti la osservano.

Consuelo: Ma che c’è da guardare? Ci vuole tanto esercizio!

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Lorenzo: Chissà se poi si vedono i miglioramenti….

Consuelo: E’ meglio che vaco a cucenà….

Lorenzo: (rivolgendosi ad Aurelio) O nò, che d’è? Già si turnato?

Aurelio, piegato in due già dal rientro, fa dei gesti eloquenti con la mano….

Ludovica: Avrai fatto faville!

Aurelio: Ih che figura ‘e mmerda! So rimasto accussì do primmo giro ‘e ballo! (rientra nelle stanze)

Pasquale: Nun vo capì ca tene na certa età… (avvicinandosi alle quinte) O nò, è brutta ‘a vicchiaia, eh?

Aurelio: (dall’interno) Speriamo ca tu nun ‘a vire!

Suonano alla porta. E’ Marta, accompagnata da Carolina. Consuelo va ad aprire.

Marta: Buonasera ragazzi! Siamo passate a vedere come passa papà.

Lorenzo: La situazione è tragica. Non riconosce nessuno!


Ludovica scoppia a piangere.

Pasquale: Su, amore mio. Andiamo a vedere come sta papà…

Lorenzo: Meglio che vengo pure io, ca si te sente papà, te cagne ‘e connotate! Escono tutti e tre.

Carolina: Marta. Domani. Visita. Medico.

Marta: Appunto! Dobbiamo andare dal medico per l’aggravamento. Circa ‘e addeventà chiù scema e chella ca già sì!

Carolina la guarda con aria perplessa.

Marta: Uè! Tu mi hai capito? Facciamo due prove. Siediti sul divano.

Carolina si siede e comincia a fare delle espressioni strane col volto.

Marta: Jà, famme vedè ‘a cosa che abbiamo ripassato stamattina!                                                         14

Carolina: (toglie le pantofole ed inizia a schiaffeggiarsi la pianta del piede con la mano) Dammi il cinque! Dammi il cinque! Dammi il cinque!

Marta: Bravissima! L’aggravamento ll’avimmo sicuro! Prossimo obiettivo:

accompagnamento!

Carolina: Brava Carolina! Brava Carolina! Brava Carolina!

Marta: E speriamo che va tutto bene!

Entra Gilda.

Gilda: Uè Marta. Che  succede? Ho sentito urlare.

Marta: Gilda, stavamo facendo le prove per domani.

Gilda: Quali prove?

Marta: Domattina abbiamo la visita all’Inps per l’aggravamento. E’ un fenomeno!

Sicuro ce lo danno!

Gilda: Bene! Allora speriamo di festeggiare presto!


Marta: Passa ll’angelo e dice: <<Amen!>>.  A proposito, Enrico come passa?

Gilda: E comme adda passà… Non riconosce nessuno, eccetto me. Non faccio altro

che ripetergli le cose.

Marta: E nu poco e pacienza! Ormai quando uno resta scemo….

Carolina: Bravo Enrico! Bravo Enrico! Bravo Enrico!

Marta: Carolina, ora basta! Se ne parla domani!

Carolina: Domani! Domani!

Marta: Gilda, possiamo entrare a vedere Enrico come sta? Può essere che me dà

qualche spunto pe Carolina!

Gilda: Vai vai! Però voglio ‘a percentuale! (scoppia in una fragorosa risata)

Dopo qualche istante suonano alla porta. E’ Corrado. Consuelo va ad aprire. Corrado

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entra correndo.

Corrado: Non ce la facevo più! Era troppo il desiderio di vederti!

I due si abbracciano.

Gilda: Non devi venire così spesso! Altrimenti qualcuno potrebbe avere dei sospetti!

Corrado: Ma che me ne fotte! Io ho deciso! Lascio mia moglie!

Gilda: Zitto! Sta in camera da letto!

In scena irrompe Isabella. Con l’occorrente per lavorare a maglia. I due si staccano.

Corrado: Ma che ca…

Isabella: Oh, caro Corrado. Gli amici si vedono proprio nel momento del bisogno! Sei

venuto a consolare la tua amica?

Corrado: E chesta n’è n’ata…. Consolare! Proprio la parola giusta!

Dall’interno Enrico chiama Gilda a gran voce.

Gilda: Permettete, vado a vedere di cosa ha bisogno MIO MARITO!


Corrado: (visibilmente risentito) E’ il MARITO….

Isabella: Mi raccomando, stalle vicino. Ha bisogno di tanto, tanto conforto….

Corrado: (sottovoce) Io c’ho vulesse dà, ma nun me danno ‘o canzo!

Isabella: Gilda è una donna forte, ma, davanti a certe tragedie, perde proprio i sensi….

Corrado: (risentito) Anch’io, cara signora, anch’io!

Isabella: Si vede che sei una persona sensibile, non perdi l’occasione per distribuire affetto…

Corrado: (sconsolato) Io lo vorrei tanto distribuire, ma….

Isabella: ma?

Corrado: Diciamo che non si verifica l’opportunità!


Isabella: Come va con Marta?


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Corrado: Alti e bassi, donna Isabè. Chella pensa solo ‘e sorde e ‘e penzione! Da quando Carolina è uscita di testa….

Isabella: E che tragedia! Da quando ha avuto quella delusione d’amore….

Corrado: Infatti! Da quando si è schiantata, mia moglie è diventata ‘a direttrice dell’Inps! Non dialoghiamo più!

Isabella: Il dialogo è la prima cosa in una coppia…

Corrado: E non solo! Non abbiamo più intimità! Durante la notte se ci facciamo due coccole, o chiamma ‘a sora, o caccia ‘a calcolatrice e se mette a ffà ‘e cunte!

Isabella: ‘A calcolatrice?

Corrado: Si! Tasse, trattenute, aliquote, aggravamento, visite fiscali. Sempe ‘a stessa tarantella. Chissà qua vota ‘a acchiappano e a portano a Puzzuole!

Isabella: Che bellu posto! Aurelio me purtava ‘a mangià a pizza quanno facevamo ammore!


Corrado: Io tra qualche mese ‘a porto ‘e purtualle quanno vaco a colloquio!

Isabella: E come sei pessimista! Nun te preoccupà! Sicura ‘a danno ‘e domiciliari!

Corrado: No! Si proprio ‘a acchiappano, l’anna chiurere a rinto e anna squaglià ‘a chiave!

Isabella: Ma comme sì Caino….

Corrado: Eh no! In Italia ci vuole la sicurezza della pena! (sottovoce) E a me ce vò a casa libera e nu poco e ciato….

Dalle quinte escono tutti e accompagnano Enrico, ben vestito, che va ad accomodarsi in poltrona.

Corrado: Uè! Enrì! Comme staje? Mi riconosci, amico mio?

Enrico: (con voce alterata) A verità? No!

Corrado: Comme? Tant’anne d’amicizia….

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Enrico: Statte zitto, Pullecenè!

Corrado: Ma mò chi è stu Pullecenella?

Marta: Corrà, statte zitto! Lo dobbiamo assecondare, t’he scurdato?

Corrado: E vabbuò! So Pullecenella!

Enrico volge poi lo sguardo su Isabella, intenta a sferruzzare in maniera più concitata.

Enrico: Mammà….

Gilda: Enrì, mammà toja è morta diece anne fa….

Enrico: Mamma mia sta ccà! (Abbraccia Isabella)

Isabella: Enrì, figliu mio!

Enrico: A mammarella mia! Mammà io nun so Enrico…. Nun t’arricuorde cchiù? Te

staje facenno vicchiarella….

Isabella: (sottovoce) Mò ‘o sputo n’faccia, figlio e bbuono!


Lorenzo: Nonna, lo dobbiamo assecondare!

Enrico: Mammà, nun t’e rriucorde? (Indicando Corrado, Gilda e Aurelio) Cà sta ll’avvocato, ‘a figlia d’o giudice, ‘o giudice. Uommene scicche e femmene pittate!

Corrado: Aggiu capito tutte cose! Signori, si va in scena! Teniteve pronte!

Parte la base di Zappatore. Enrico canta l’ultima strofa. I presenti in scena simulano la scena della festa da ballo presente nell’omonimo film.

Durante il finale della canzone, entrano in scena Consuelo e Magda, che ha assistito attonita alla scena.

Enrico: Bello! Bello! M’aggia arrecriato! Mammà t’è piaciuta?

Isabella: Bella! Core ‘e mamma soja….

Magda: Teatro spiccio, da quattro soldi, popolano e kitsch!

Enrico: Qua teniamo pure ‘a femmena d’è pulizie! No, signò, nun tenimme ‘e spicce!


Magda: Enrico, ma che ti sei rincoglionito? Mi hai scambiato per la donna di servizio? Consuelo è la donna di servizio (indicandola)!

Enrico: No! Chest’è ‘a sposa! E po’ io nun so Enrico….

Magda: Ma dai! Non fare l’imbecille!

Enrico: Mò ve state piglianno ‘a cunferenzia!


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Magda: Ma tu vedi cosa mi doveva capitare oggi! La smetti di fare lo stronzo?

Enrico: E mò basta! Granda culumbrina! Va piglia ‘a mazza ‘e terra e va lava quatte scale! Sta granda…

Corrado: (tappandogli la bocca con la mano) Jamme, calmati! Assettate ncoppa ‘a pultrona! Chella mò se ne va a fa ‘e servizie!

Enrico: Sulo chello po’ ffà! Vattenne granda…. (Corrado gli ritappa la bocca)

Magda: Linguaggio trivio! Da accapponar la pelle! Me ne vado! (Esce)

Enrico: A spò, ma c’a ditto chesta?


Consuelo: Maestro, s’arrizzano ‘e ccarne!

Enrico: Un applauso alla sposa!

Tutti applaudono. Enrico si accascia in poltrona ed entra in una fase di sonno profondo.

Gilda: Su, Lorè. Portiamolo di là.

Lorenzo e Pasquale lo trascinano a spalla in camera da letto.

Aurelio: Maronna mia! Sta proprio nguaiato! Però m’è piaciuto! Pareva proprio zappatore! ? ‘O fa bbuono a Marittiello!

Isabella: Aurè! Chillo sta nguaiato e tu pienze a Mario Merola!

Corrado: Dopo questa performance, io m’arretiro a casa! (Facendo il verso ad Enrico)

Bonasera ‘a stanza! Marta! Jammuncenne! (escono Corrado, Marta e Carolina)

Carolina: (Mentre esce) Addenocchiate e vasame sti mmane! Nza! Nza! Nza!

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Aurelio: Essa e Enrico stanno gareggianno a chi arriva primma all’aggravamento!

Isabella: Aurè!

Aurelio: E chi ha ditto niente…

Ludovica: (guardando l’orologio) Siamo in tremendissimo ritardo! Pasquale ha un provino! Devo accompagnarlo! Pasqualeeeeeeeee! Siamo in ritardo!

Pasquale entra in scena.

Pasquale: (Facendo il verso ad Enrico) Jammuncenne, ammore mio!

Ludovica: Andiamo! Fai poco l’imbecille! (escono mentre Ludovica lo afferra da un orecchio) Ricordati che è sempre mio padre!

Isabella: Aurè, è proprio vero! ‘O teatro stanca!

Aurelio: A te nun te stanca solo ‘o teatro, a te te stanca tutte cose!

Isabella: Aurè, mò accumminciammo n’ata vota?

Aurelio: Si tu che vuò accummincià….. Comunque m’aggiu pigliato ‘o pinnolo!


Isabella: chillo d’a pressione?

Aurelio: (ammiccante) No…

Isabella: chillo p’o core…

Aurelio: Nemmeno!

Isabella: Ma che d’è? Te siente male?

Aurelio: Isabè! M’aggiu pigliato ‘o pinnolo blu!

Isabella: Ah! Aggiu capito! E chillo p’a sciatica!

Aurelio: Ahè! Mò che ‘e cacciato ‘o pilo, statte bbona carcioffola mia! Vienetenne allà! Jammece a mettere nu poco ncoppa ‘o lietto (trascinandola a forza)

Isabella: Aurè, va chiano! Me fanno male ‘e ccosce!

Aurelio: Nun te preoccupà! Mò t’arrepiglio io! (escono)

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Entra Lorenzo fregandosi le mani.

Lorenzo: Finalmente! Nun ce sta nisciuno! Così posso meditare in santa pace! Allora,

deve succedere.... Come può succedere? (si ferma portando una mano sotto il mento)

Potrebbe succedere con la corrente! Si attacca una spina e zac! Eliminato! Ma ne

elimino solo uno! Mannaggia! (Altra pausa di riflessione) Potrei provare col gas!

Manometterei la stufa in camera da letto! Basta accendere un interruttore e boom!

(piccola pausa) Solo che... Salterebbe tutta la casa! Non è possibile! (camminando

nervosamente per la stanza) Però... (avvicinandosi ad un cassetto della credenza)

dovrebbe esserci un flaconcino con del veleno per topi.... Eccolo! Ma c'è anche

un'altro flaconcino! Quale sarà? Che disdetta! (piccola pausa) Getteremo la sorte! (Fa

la conta tra i due flaconcini) Ambabrabà ciccì cocò.... Tanto per stare qui dentro

dev'essere qualcosa di nocivo! Questo è lo Strega dei nonni. Due gocce alla nonnina,

due gocce al nonnino, ma va, facciamo tre e divento proprietario della casa,

dell'appartamento e del quartino! Ahahahah! (risata malefica ed esce).

Mentre sta uscendo incontra Enrico e Gilda.

Enrico: Gilda, dimmi cosa ha detto.

Gilda: Enrico, ha detto che il figlio è in città e, venuto a conoscenza del tuo

“problemino”, vuole venire a farti visita.


Lorenzo: Cari mammina e papino, si può sapere chi deve venire a farci visita?

Enrico: Ma 'o barbone fetuso sta ancora ccà?

Lorenzo: Papà, ma perchè mi tratti così?

Enrico: Vediamo di non allargarci troppo! Papà! Quando te faje nu bidè, ne possiamo

parlare!

Gilda: Enrico, dai. Smettila.

Enrico: Uè! Chisto nun è figlio a me! Nun me piace!

Lorenzo si mette seduto sul divano, imbronciato.

Gilda: Comunque Lorè, deve venire a farci visita il figlio del presidente dell'azienda

per la quale tuo padre lavora. Cerca di essere ospitale e fatte na doccia!

Lorenzo: (annusandosi un'ascella) Non sono ancora a livello doccia. Puzzo ancora di

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pasta e patate!

Enrico: Per lavarsi, come minimo, ce vò 'o livello kebab!

Lorenzo: Non proprio. Quello è l'intermedio. Il livello doccia è un misto tra frittata di

cipolle e pasta e cavolo!

Enrico: Ih che fetenzia! Allora, fai una cosa, quando viene il dott.... Comme se

chiamma 'o figlio 'e chisto?

Gilda: Dottor Felice Afflitto.

Lorenzo: Condoglianze! Papà, quando si presenta usa l'adagio della zia....

Gilda: E sarebbe?

Lorenzo: “Dicette 'a zia Menechella, è sempe bbona na rattatella!”

Enrico prende qualcosa dal tavolino e glielo scaglia contro.

Gilda: Enrico!

Enrico: Chillo me provoca! Zuzzù! Io te accido! (guardandolo in maniera truce)


Lorenzo ritorna nell'angolino.

Enrico: A proposito, mi sento riposato come se avessi dormito un secolo...

Gilda: Dormito? Tu hai fatto 'o triato!

Enrico: 'O triato?

Gilda: Si. Enrì, hai coinvolto tutti a recitare in “Zappatore”.

Enrico: Zappatore? Ma tu che staje dicenno?

Lorenzo: Si. Papà. Mamma faceva la figlia del giudice e Corrado l'avvocato.

Gilda: Enrì, hai coinvolto proprio tutti! Comunque, io devo passare un attimo in pasticceria a prendere qualcosa per la visita del dott. Afflitto (Lorenzo si gratta le parti basse). Mi raccomando, riposati e non fare sforzi.

Enrico: Gilda, per favore, mentre scendi fammi venire su Corrado, vorrei chiedergli scusa per l'increscioso incidente di poco fa.


Gilda: Non preoccuparti. Pensa solo a riposarti. (esce)

Lorenzo: Comunque, io sono tuo figlio....

Enrico: Io nun te conosco...

Lorenzo: Ma tu overamente faje?

Enrico: A parte 'a puzza, io nun me ricordo proprio....


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Suonano alla porta. Consuelo va ad aprire. E' Corrado.

Consuelo: Signor De Marinis, c'è il signor Giuliani. Lo faccio accomodare?

Enrico: Prego, Consuelo. Fallo entrare.

Consuelo: Prego.

Corrado: (tra sé) Mò comme ll'aggia chiammà? Enrico o Marittiello? Mò me votto! Enrì, mi hai fatto chiamare?

Enrico: Uè Corrà! Mia moglie mi ha raccontato quello che è successo oggi.

Corrado: (guarda Lorenzo in maniera minacciosa) Over?


Lorenzo: Uè, bellobbè, io nun aggiu ritto niente!

Corrado: Ma tu a cosa ti riferisci?

Enrico: Alla sceneggiata di oggi. Mi dispiace che ti ho coinvolto in questa mia follia.

Ti chiedo solo di avere pazienza, amico mio.

Corrado: E che ci sono a fare gli amici?

Lorenzo: (sottovoce) A mettere 'e ccorne!

Corrado: Prima o poi t'abboffo 'e pacchere!

Enrico: Ma a chi? A me?

Corrado: No, assolutamente!

Suonano alla porta. E' il dott. Afflitto. Consuelo va ad aprire.

Consuelo: Il dott. Afflitto (Lorenzo riprende a grattarsi ed Enrico continua a

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scagliargli addosso oggetti) è alla porta. Lo faccio accomodare?

Corrado: (rivolgendosi a Lorenzo) E mò chi è chisto?

Lorenzo: Il figlio del presidente di papà.

Corrado: Me credevo che era Pino Mauro, accussì facevemo n'ata sceneggiata!

Enrico: Certo! Come no!

Consuelo: Prego, dottore. Si accomodi.

Enrico: Caro dott.Afflitto! Come sta?

Lorenzo continua a grattarsi. Stavolta è Corrado che si getta addosso e tenta di

fermargli le braccia.

Felice: Io bene. Ma cosa sta succedendo?

Enrico: Niente! (rivolgendosi ai litiganti sul divano, sottovoce) A vulite fernì? Che

figura 'e mmerda! (rivolgendosi poi a Felice) No! Fanno sempre così! Si vogliono

bene!


Improvvisamente Corrado prende ad abbracciare Lorenzo, distaccandosi dopo poco per la puzza. Lorenzo si annusa, compiaciuto, un'ascella.

Felice: Che bella casa! Che atmosfera familiare!

Enrico: Eh si! Faccio del mio meglio. Posso presentarle mio figlio Lorenzo e il dottor Corrado Giuliani?

Felice: E' un vero piacere! (quando è il turno di Lorenzo, Felice si tura il naso e con un fazzoletto si copre la bocca)

Enrico: Prego, dottore. Si accomodi. Mia moglie sarà qui da un momento all'altro, così gliela presento.

Felice: Stia tranquillo. Piuttosto, come si sente?

Enrico: Adesso bene. Mi sento proprio bene.

Corrado: (rivolgendosi a Lorenzo) L'aveva vedè quanno diceva: “Addenocchiate, e vasame sti mmane!”


Lorenzo: (cantando) Si abballo e chiagne dint'a casa mia!

Felice: Ma cosa fanno?


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Enrico: Provano! Stanno mettendo su uno spettacolo teatrale!

Felice: Oh che bello! Oh che bello! Oh che bello!

Enrico: Sono artisti!

Felice: Eh si! Ma io non sono venuto qua solo per sincerarmi della sua salute. Sono

venuto per proporle una promozione!

Enrico: Una promozione?

Lorenzo e Corrado tendono l'orecchio, interessati.

Felice: Ebbene si! Lei in azienda è sempre stato molto produttivo. Ora papà ha deciso di passare la mano e io sarò il plenipotenziario. Ma io sarò molto rigido sulla moralità. Voglio che i miei referenti siano moralmente impeccabili!

Enrico: Non dovrebbe essere un problema!

Lorenzo: (a Corrado) A meno che nun se trasforma....


Corrado: “'O zappatore nun s'a scorda a zappa!” (sghignazza)

Improvvisamente Enrico si accascia sulla sedia. Tutti corrono per soccorrerlo.

Felice: Dottor De Marinis!

Lorenzo: Papà!

Corrado: Enrico!

Dopo un po' si sveglia, si rialza e si dirige verso l'armadio. Prende una giacca colorata e un paio di occhiali scuri. Si avvicina a Felice, Lorenzo e Corrado parlando una lingua sconosciuta, simil coreano.

Felice: Ma cosa dice?

Corrado: State tranquillo. Mò gli passa.

Lorenzo: Mò chi 'o ssape che ce fa fa!

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Enrico si avvicina alla radio e parte la musica di “Gangnam Style” e coinvolge i presenti in un balletto scatenato.

Corrado: Ma tu vide nu poco c'amma fa...

Felice: Ma io sono un professionista!

Lorenzo: (esagitato) Marò! Comme sto parianno!

Al balletto si unisce anche Consuelo.

Consuelo: Che sfizio! Che divertimento!

Alla fine del brano Enrico si accascia nuovamente sulla poltrona, stanco. Si apre la porta ed entra Gilda.

Gilda: (a Corrado) Ma che è successo?

Corrado: C'amma fatto na ballata!

Felice: La signora De Marinis, presumo.

Gilda: Si. Sono io.


Felice: Io sono il dottor Felice Afflitto.

Lorenzo riprende il solito grattarsi. Corrado gli molla uno schiaffo.

Gilda: Ho preso delle pastarelle. Gradisce?

Felice: Certo! Io adoro le pastarelle!

Si apre la confezione e mentre mangiano Gilda si rivolge a Felice.

Gilda: Dottore, lo scusi. Fa parte della malattia.

Felice: Io ho intenzione di concedere una promozione a suo marito, ma ci tengo alla moralità. Se questo fa parte della malattia, per il momento posso sorvolare. Migliorerà?

Gilda: (fingendo palesemente) Ma certo! Posso offrirle qualcosa da bere? Un caffè? Irrompono in scena Aurelio e Isabella.

Aurelio: (urlando) Fermi tutti! (calmandosi) Facciamoci uno Strega!

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Felice: Volentieri! Adoro!

Lorenzo: (toccandosi la fronte) Mamma d'ò Carmene! Aggiu fatto na strage!

Viene versato il liquore e tutti sorseggiano la bevanda, meno Enrico, che dorme

ancora. Lorenzo piange. Dopo qualche minuto, Felice, toccandosi il ventre.

Felice: Mi perdoni, la toilette?

Aurelio: No! Se permettete vado prima io!

Isabella: Eh no! La precedenza alle donne!

La cosa inizia a diventare pesante e comica. Tutti litigano per andare in bagno.

Lorenzo: Aggiu sbagliato buccettina! Invece d'ò veleno aggiu pigliato 'o Guttalax!

Ma quanto so strunzo! Almeno nun so muorte....

Tutti corrono verso il bagno lasciando soli in scena Enrico e Lorenzo. Enrico si

risveglia.

Enrico: Uè bestia! Ma che d'è? Nun ce sta nisciuno?


Lorenzo: Tutti in bagno!

Enrico: Un'epidemia di colera?

Lorenzo: Colera no, dissenteria si. Sfortunatamente di diarrea non muore nessuno! Lorenzo cade sconsolato sul divano ed Enrico si riaddormenta.

CALA LA TELA

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SECONDO ATTO

La scena si apre con Aurelio e Isabella seduti sul divano intenti a chiacchierare.

Si coprono le gambe con una coperta.

AURELIO: ‘E visto che me firo e fa? Pare che tengo quarant’anne!

ISABELLA: A una coscia! Secondo me ‘o farmacista te fa fesso….

AURELIO: Quella è una cosa sperimentata! Fa effetto in 30 secondi….

ISABELLA: Si, ma rint ‘a stanza ‘e lietto so passate 30 minuti!

AURELIO: Sempe esagerata! Io stavo un poco in difficoltà….

ISABELLA: Aurè, a nu poco a chesta parte, tu staje sempe in difficoltà!

AURELIO: Sfutte, sfutte!

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ISABELLA: No, no! Io faccio overamente!

AURELIO: Tutta colpa ‘e chella butteglia ‘e Strega! Era avariato!

ISABELLA: Seh, seh, mò dammo ‘a colpa ‘o Strega!

AURELIO: Isabè, io tra a stanza ‘e lietto e ‘o bagno, aggiu fatto ‘o fuosso nterra!

ISABELLA: A chi ‘o ddici! S’anna purgato tutte quante! Comunque ‘e fatto na brutta

figura….

AURELIO: Mò me staje mortificanno, io ci ho messo tutto l’impegno!

ISABELLA: E’ stato ‘o pinnolo ca nun ha fatto ‘o duvere suojo!

AURELIO: Comunque hai visto comme fujevano tutte quante rint’o bagno? Pareve

‘o 54 quanno trase ‘o cuntrullore!

ISABELLA: Però che brutta figura! Chillu povero duttore Afflitto steve sicco sicco…

AURELIO: Chillo già fa schifo accussì! Po’ teneve pure ‘e fosse sotto all’uocchie….

Faceva proprio paura!


ISABELLA: Hai visto che hai cumbinato? (imitando la voce di Aurelio) “Facciamoci uno Strega”. Che figura ‘e mmerda! A prossima vota fatte ‘e fatte tuoje!

AURELIO: Ma comme? Chillo mò purtaie ‘o cumpare ‘a Beneviento…

ISABELLA: E se vede ca ‘o cumpare te vuleva accidere!

AURELIO: Si na nfama! Nun te supporto cchiù!

ISABELLA: Allucca! Nun sento!

AURELIO: Isabè, comme ira bella quanno ire figliulella, mò che hai cacciato ‘o pilo, statte bona carcioffola mia! Meglio ca me ne scenno, tu nun siente , sta casa è na banda ‘e scieme…. Statte bbona!

Aurelio esce.

ISABELLA: Ma che bbò chisto ogni tre e quatto cu sta carcioffola…. Mica faccio ‘a

verdummara?

Isabella riprende a sferruzzare. Suonano alla porta. Consuelo va ad aprire. Sono

Marta e Carolina.

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ISABELLA: Consuelo! La porta!

CONSUELO: Un momento! Abbiate pazienza! (Tra sé) Chella nun sente e so ppiglia

cu mmè! Ih che famiglia ‘e scieme!

Apre la porta. Marta spinge via Consuelo trascinandosi dietro Carolina.

MARTA: Consuè, e staje sempe annanze ‘e piere! Levate a lloco!

CONSUELO: Signora, faccia piano! Mi stavate menando per l’aria!

MARTA: Carolì, entra nun a dà retta! Mò ce mettimmo ‘a pensa iusto ‘a cammarera!

CONSUELO: (tra sé) Ripeto, ih che famiglia ‘e scieme! Eh, n’atu ppoco è, po’ lasso

a tutte quante è me ne vaco! (Entra nelle stanze)

MARTA: Buongiorno donna Isabella! Come va? Enrico come sta?

ISABELLA: Male, male! Ieri è stata una giornata nera!

MARTA: Qualche altra sceneggiata?

ISABELLA: Ma che! Ieri credeva di essere una pianta! S’è miso dint’a camera mia e

nun se vuleva spustà ‘e nisciuna manera!


MARTA: Na pianta? Cose ‘e pazze!

ISABELLA: Chillu criaturo ‘e Lurenzo, pe ll’assecondà, ll’ha arraccquato pure ‘e

piere!

MARTA: E poi? S’è stancato?

ISABELLA: Verso e ll’otto ha araputo ‘e mmane, sò spuntate ‘e fiorellini, e s’è

ghiuto a cuccà!

CAROLINA: Fiori rosa, fiori di pesco, c’eri tu….

MARTA: E statte zitta! Io e te stamme appiccicate…

ISABELLA: Pecchè? C’ha fatto ‘e male sta povera guagliona?

MARTA: Lucio Battisti nun ha passato ‘a visita! Eh, ma io ‘a cagno ‘e connotate!

ISABELLA: E che bbuò fa! Nun t’a piglià! (si alza) Permetti, vado dentro! Me vaco

a mettere nu poco ncoppo ‘o lietto. Me fanno male ‘e cosce.

MARTA: Prego, prego!

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CAROLINA: E ccosce! E ccosce!

MARTA: T’he sta zitta! Sto nervosa!

CAROLINA: Basta! Basta! Basta! Mi sono stancata!

MARTA: E vatte ‘a repusà!

CAROLINA: No! Mi sono stancata di te! Mi hai scocciato!

MARTA: Carolì, acala ‘e scelle sinò, sora e bbona, te faccio na mazziata!

CAROLINA: No! T’a faccio io a te! Io sarò anche un po’ rimbambita, ma tu mi stai

mandando al manicomio solo per i soldi….

MARTA: Infatti, io tengo un patrimonio in casa e non lo devo sfruttare?

CAROLINA: Tu sei un’assassina! Io non mi presto più!

MARTA: No! Tu ti presti ancora perché io sono la tua tutrice e se non fai quello che

dico io ti faccio fare la fame!

CAROLINA: (piangendo) Me la pagherai!


MARTA: Nel frattempo sono gli altri che, per te, hanna pavà a mme! Mò trasimmo dinto e ghiammo a vedè comme sta chillu cipresso di Enrico! (Scoppia in una fragorosa risata)

Marta trascina a forza Carolina ed entra nelle camere.

Entrano dalla porta d’ingresso Pasquale e Ludovica. Sono visibilmente nervosi. PASQUALE: Io te lasso!

LUDOVICA: (con aria beffarda) No, nun me può lassà…

PASQUALE: E pecchè?

LUDOVICA: Pecchè senza ‘e sorde ‘e papà, l’Inter a vide a dint’o cannocchiale….

PASQUALE: Ma io song sempe ‘o nnammurato tuoio….

LUDOVICA: Hai ragione, ma si sempe nu puzzato e famme!

PASQUALE: (Ci pensa su) E famme sentì nu poco comme t’e bbuò taglià sti capille?

LUDOVICA: (Con aria trasognata) Primma m’e bbotto tutt’arreto e po me l’aggia

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rasà dint’e late…. (si avvicina a Pasquale) M’aggia fa ‘a capa tutta rasata! Tutta

rasata!

PASQUALE: (La guarda un po’) Manco ‘e cane! Tu si troppa brutta!

LUDOVICA: Si bello tu! Pare ‘a suppressata cu ‘e recchie!

PASQUALE: (risponde piccato) E’ troppa bella ‘a cotena senza pile!

LUDOVICA: Pascà, nun offendere ca te taglio ‘e vivere!

PASQUALE: Ma secondo te io aggia tenè na nammurata (mimando la scena) ca tene

‘o centrocampo forte e po è scarza ncoppa ‘e ffasce?

LUDOVICA: Tu he perzo ‘e ccerevelle tu e stu pallone! Vedi il calcio ovunque!

PASQUALE: Malformazione professionale!

LUDOVICA: Infatti, tu chella si. Na malformazione!

PASQUALE: (Spazientito) E mò basta! M’aggiu sfasteriato e me fa piglià in giro a

te! (Inizia a piangere e mette le mani nelle tasche del pantaloncino)


LUDOVICA: (Lo squadra da capo a piedi) Marò, comme si curiuso quanno chiagne….

PASQUALE: (piangendo) Tu si curiosa quanno respire….

LUDOVICA: Cioè?

PASQUALE: Sempe!

LUDOVICA: Pascà, mò staje esageranno… Io te straccio ‘e ppelle a cuollo!

Pasquale, mentre piange, fruga nelle tasche e tira fuori un assegno. Man mano il pianto si trasforma in una fragorosa risata.

LUDOVICA: Uh Gesù, Gesù, chisto è scemo! Mò che rire a ffà?

Pasquale continua imperterrito a ridere.

LUDOVICA: E vide comme rire…

PASQUALE: (Tirando fuori l’assegno e continuando a ridere) Io non ti amo più!

LUDOVICA: Maronna! L’assegno!

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PASQUALE: Io ti ho amato veramente, ma a me ‘a cotena nun m’è maje piaciuta!

LUDOVICA: (raddolcita) Ammore mio, suppressata d’a vita mia…

PASQUALE: Ma qua salame e suppressata! Io t’aggiu tenuta annanze pecchè me

servive! Mò nun me sierve cchiù! Tagliate ‘e capille, rasate ‘a cerevella, nun me ne

fotte proprio! Milano mi aspetta!

LUDOVICA: Pasqualo, ti preche! Torna! Torna!

PASQUALE: Nun me piaceno ‘e ccanzone napulitane! (Mentre va via canta) O mia

bela madunina, che te brilli da luntan….

Ludovica, piangendo, rientra nelle camere.

Gilda entra dalla porta d’ingresso recando delle buste di spesa.

GILDA: Consuelo! Consuelooooo! Quanno ‘a vuò nun ‘a truove maje! Ma io prima o

poi ‘a licenzio! Consueloooo!

CONSUELO: Signora, un attimo! Ero da vostro marito! Non si sopporta più! Io arò

m’aggia spartere?


GILDA: Pecchè? C’ha cumbinato oggi?

CONSUELO: Signò, una cosa tremenda! Da stamattina s’ha miso na parrucca n’capa

e s’è fissato ca è a sora da signora ‘e rimpetto!

GILDA: Ma comme s’adda fa…. Era meglio nu tocco! Perlomeno rimmaneva ciunco

e muto!

CONSUELO: Povero signor Enrico!

GILDA: No! Povera a me! Mò scinne! Me so scurdate ‘e passà addò fruttaiuolo! Ccà

sta ‘a lista!

Consuelo esce. Gilda si reca al telefono.

GILDA: Pronto? Sali. Sahara!

Si reca poi allo specchio per ritoccare il famigerato maquillage. Suonano il

campanello. Aggiustandosi i capelli va ad aprire.

GILDA: Amore mio!

CORRADO: Ma quale amore! Tu me staje facenno venì ‘e dulure ‘e capa!

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GILDA: Ma pecchè? C’aggiu fatto?

CORRADO: (visibilmente innervosito) E na vota ‘o lione, n’ata vota ‘a giungla, mò ‘o Sahara. Tu me staje schiattanno ‘e cerevelle!

GILDA: Per noi amanti le parole in codice sono indispensabili…

CORRADO: D’accordo, ma, per noi amanti, è necessaria pure ‘a salute e tu m’a staje levanno a cuollo!

GILDA: E comme sì esaggerato!

CORRADO: No! Nun so esaggerato! Ogni vota che attacco ‘o telefono rimango diece minute comm’a nu strunzo pe capì ch’e ritto!

GILDA: Comunque basta! Avevo bisogno di un tuo abbraccio!

Si abbracciano teneramente. Corrado la guarda con sospetto.

CORRADO: (con tenerezza) Promettimi che la prossima volta che chiami faje na metafora cchiù semplice!

GILDA: Promesso! (cambiando discorso) Sono stanca! Devi parlare con Marta!


CORRADO: Non posso ancora! Aspettiamo ancora un po’! Tanto Enrico peggiora di giorno in giorno e mia moglie nun se ne fotte proprio!

GILDA: Eh no! Mò basta! Se non lo fai tu scendo giù io e mi metto ad urlare “Marta, io e Corrado ci amiamo! Fattene una ragione! Hai capito Marta!”

CORRADO: E basta! Marta, Marta, Marta!

Compare Marta sulla scena, accompagnata da Carolina. MARTA: Mi avete chiamato? Come facevi a sapere che ero qui? I due, imbarazzati, si separano.

CORRADO: Sono andato per esclusione. Giù non c’eri.

MARTA: Hai visto che quando ti applichi non sei poi così deficiente?

Corrado la guarda remissivo.

GILDA: E dai, Marta!

MARTA: Ha sempre avuto quest’aria da imbecille!

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CAROLINA: (interrompendo la discussione) E tu he sempe tenuto ‘e ccorna!

Gilda e Corrado ammutoliscono. Marta guarda Carolina con sospetto.

MARTA: Da quando nun ha passato ‘a visita nun ‘a capisco cchiù! Andiamo giù

altrimenti te faccio male!

CAROLINA: (con aria aggressiva) Io te votto acoppa abbascio!

Spintonandosi escono.

CORRADO: Menu male ca nun se n’è accorta!

GILDA: (Sghignazzando) Immagina si te vuttava ‘a sora ncuollo! Accussì arraggiata,

te faceva piezze piezze!

CORRADO: E rire, rire!

GILDA: E dai, scherzavo amore mio!

CORRADO: Non riesco a tenerti il broncio!

Si riabbracciano sussurrandosi parole dolci. Suonano il campanello.


CORRADO: E che cazzo! Nun se ne po’ cchiù! Ogne vvota ca saglio sta casa

addeventa Caperichino!

GILDA: E nun ce pensà…. (si reca ad aprire)

CORRADO: E nun ce penzammo! Io me sò rassegnato!

Alla porta c’è il dott. Afflitto. Mortificatissimo.

GILDA: Prego dottore si accomodi . A cosa dobbiamo l’onore di questa visita?

FELICE: Signora De Nardis sono mortificatissimo. Sono venuto ad importunarla

senza preavviso.

CORRADO: Appunto!

GILDA: Cerco di fare ironia. La vedo un po’ afflitto…..

FELICE: Ebbene si, signora mia! Afflitto di nome e di fatto! Me sfortunato, me

sfortunato!

CORRADO: (cercando di rimare) Ma insomma c’avita passato?

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FELICE: Un guaio grosso, un guaio grosso!

CORRADO (all’orecchio di Gilda) Ma pecchè chisto adda ricere ‘e cccose ddoje

vote? Me sposta ‘a nervatura!

GILDA: (a Corrado) Statte zitto! (a Felice) Dottore, qui c’è una sedia. Si accomodi

così ne parliamo meglio.

Si siedono tutti e tre.

FELICE: Io non sarei mai venuto, ma purtroppo sono in uno stato di empasse da cui

solo voi potete tirarmi fuori!

CORRADO: Pe piacere, dottò! Ogge tra ‘e metafore e ‘o francese sto ascenno scemo!

Parlate potabile!

FELICE: (a Gilda) Come vuole che parli?

GILDA (scocciata) Dottò non ci badate! Piuttosto ce vi è successo?

FELICE: Cosa volete che vi dica? Non appena entro nella mia camera d’albergo, mi

sono trovato in un mare magnum d’acqua!

GILDA: E cos’era successo?


FELICE: Si era rotto un tubo nel bagno!

CORRADO (tra sé) Vuò verè c’aveva ragione Lurenzo? Mò m’a faccio na rattata!(si

tocca nelle parti basse)

GILDA: (lancia un’occhiata fulminante a Corrado) Mamma mia!

FELICE: E non è finita qui! Come metto piede in bagno le mie narici avvertono un

fetore tremendo….

CORRADO: Gilda, traduci per i profani.

GILDA: Puzzava Corrà! E cos’era successo?

FELICE: La fecale, signora! La colonna fecale!

CORRADO: (trattenendo il riso) Ih che jurnata ‘e mmerda!

FELICE: Infatti! Dopo lo Strega avariato dell’altro giorno, ci mancava solo la fecale!

Vengo a chiedervi asilo!

CORRADO: Sarebbe?

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FELICE: Ospitalità! Dopo questa traumatica esperienza, vedere un albergo mi

farebbe inorridire! Poi, potrei verificare meglio come migliora lo stato di salute di

Enrico. Perché sta migliorando, vero?

GILDA: Si, si! Sta proprio un amore!

CORRADO: (tra sé) L’altroieri ha fatto ‘o cane. Speriamo can un ‘o piscia ncoppa ‘e

scarpe!

Irrompe Ludovica sulla scena, urlando. Dall’interno si sentono delle urla.

LUDOVICA: Mamma! Papà sta dando di matto! Urla come un dannato e chiede di

Corrado e Marta!

FELICE: (Allarmato) Cosa succede?

GILDA: (Preoccupata) Niente! Niente! La situazione è sotto controllo! (a Ludovica)

Corrado è già qui! Vai a chiamare Marta!

Ludovica esce correndo.

CORRADO: (sottovoce a Gilda) Vuò vedè c’ha capito tutte cose?

GILDA: Ma quanno maje? Chillo steve cchiù allà ca accà!


FELICE: Ma chi? Io?

CORRADO: (sottovoce) Pure voi, pure voi!

Entra Ludovica seguita da Marta e Carolina.

MARTA: Ma che è succieso? Me so purtate pure a Carolina. (cacciando un blocchetto) Amma fa ‘o ricorso! (ride e Carolina la guarda minacciosa)

GILDA: Marta, ccà ‘o fatto è serio! Stavota nun saccio proprio che capa tene!

Entra Enrico accompagnato da Lorenzo. Tutti tacciono.

LORENZO: (cantando) Un gatto bianco dagli occhi bluuuuuuu!

ENRICO: (travestito da Franco dei Ricchi e Poveri) Un vecchio vaso sulla tivùùùùùù!

CORRADO: Prepariamoci al peggio! Dalla sceneggiata a Sanremo!

Enrico prende per mano Corrado e Marta componendo il gruppo sopracitato. Partono le note della canzone “Sarà perché ti amo”. Enrico incita i presenti ad applaudire e

chiede a Felice di dirigere un’orchestra immaginaria. Alla fine della canzone, si 37 acccascia come suo solito e si addormenta.

LORENZO: (a Marta) Angela, tu che hai tormentato la mia infanzia e hai turbato le mie notti, essendo il mio sogno erotico, famme n’autografo!

MARTA: Lurè, ma vafanculo!

Entra  Consuelo.

GILDA: Consuelo, porta il signore a letto!

CONSUELO: A signora primma se sente ‘o cuncierto e po m’o fa sceruppà a mme!

Entrano in camera da letto seguiti da Lorenzo.

FELICE: (indispettito) Ancora una volta mi trovo ad essere testimone di uno spettacolo imbarazzante. Di questo passo, addio promozione!

GILDA: (preoccupata) No, per carità! E’ in via di guarigione!

CORRADO: (ironico) Si, si, proprio in via di guarigione!

MARTA: Gilda, dopo questa performance e dopo la rovina della mia reputazione, penso che posso tornare a casa!


GILDA: Marta, non te la prendere! Lo sai che lo dobbiamo assecondare…

CAROLINA: Si, ma che figura ‘e mmerda!

MARTA: Statte zitta tu e jesce a parte e vascio!

CORRADO: Quasi quasi vado a vedere come sta Enrico….

Gilda e Corrado si lanciano languide occhiate. Carolina guarda in cagnesco Marta ed escono.

GILDA: Dottore, mi creda, è una situazione insostenibile!

FELICE: Comprendo, comprendo, ma devo essere inflessibile!

GILDA: Sarà meglio dimenticare questo brutto incidente. Venga di là, le mostro la sua camera!

FELICE: Con sommo piacere!

Si dirigono verso le stanze.

LORENZO: Né a so, ma ‘o cacciuttiello l’he purtato a sperdere ncopp’o Vesuvio

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comm era ritto ‘o nonno?

LUDOVICA: Cosa ne capisci tu dell’amore! Ci siamo lasciati per evidenti

divergenze caratteriali!

LORENZO: E sarebbero?

LUDOVICA: Non le capiresti!

LORENZO: Vuoi vedere che se mi sforzo le ingarro?

LUDOVICA: Fammi vedere, caro Nostradamus!

LORENZO: Ecco il fattaccio! Vi ho visti con i documenti bancari di papà tra le

mani. So benissimo che, dai tempi della scuola, sai falsificare la firma del caro

paparino, rubare i documenti non era un problema ed hai fatto un bel bonifico sul

conto del mitico cacciuttiello del Vesuvio….. E il giorno dopo il cacciuttiello si era

auto smarrito! E’ così?

LUDOVICA: (dopo un attimo di esitazione, incredula, scoppia in lacrime) Si! E’

così! Non lo sento da tre giorni!


LORENZO: Morale della favola: il cacciuttiello cambiò padrone! E pe curiosità,

quanto s’ha arrubbato?

LUDOVICA: 2500 euro! Mi prometti che non dici niente?

LORENZO: Ma certo! Io ho altri tipi di entrate! Nonnini! (esce sghignazzando)

Ludovica riprende a piangere. Suonano alla porta.

LUDOVICA: Consuelo ci penso io!

MAGDA: La mia nipote preferita! L’unica che capisce l’arte! Fatti abbracciare!

Le due si abbracciano.

MAGDA: Ma cos’hai? Vedo occhi inumiditi dal velo opaco delle lacrime! Tu, tu stai

piangendo!

LUDOVICA: Ebbene si, zia! Pasquale mi ha lasciata dopo che abbiamo rubato 2500

euro a papà! Promettimi di non dire niente e di non farmi nessuna morale!

MAGDA: Ludovica, a zia, tu devi essere più prudente….

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LUDOVICA: Lo so che non lo dovevo fare….

MAGDA: (secco) No! Tu lo dovevi fare, ma in maniera più intelligente!

LUDOVICA: Come? Non capisco.

MAGDA: (cambiando registro come per incanto) Ludovì, bella d’a zia! P’arrubbà

nce vò ll’arte!

LUDOVICA: (sorpresa) Zia! Ma come parli?

MAGDA: Io m’aggiu sfasteriata! Ma qualu triato! Io voglio sfunnà! Tant’anne e

pruvini, file, stage stongo ancora a fa ‘a disoccupata!

LUDOVICA: Cosa? Non ti seguo…

MAGDA: Tu avrai pure l’arte, ma, cierti vvote, pare proprio ‘na ddiece ‘e scema!

LUDOVICA: (piangendo) Non mi offendere così!

MAGDA: No, io aggia fa pure peggio! Ma quando hanno fatto ‘a distribuzione de

ccerevelle tu stive rint’o bagno?

Ludovica continua a piangere.


MAGDA: Allora, ascoltami bene. Tu vuoi sempre fare la velina, ‘a modella, chello che d’è?

LUDOVICA: Certo!

MAGDA: Io mi sono data un’ultima possibilità. Ho un provino a Milano tra quindici giorni, ma, nello stesso tempo, chiagno miseria….

LUDOVICA: E io cosa dovrei fare?

MAGDA: Uh Gesù! Ma nun era meglio ca mammeta e patete, tant’anne fa, si jeveno a vedè nu cinema?

Ludovica piange copiosamente.

MAGDA: Ih che nepote chiagnazzara che tengo! Comunque, con la mia arte e con la tua “intelligenza”, arrubbammo a patete e ce ne jammo a Milano!

LUDOVICA: E se poi fai la stessa cosa di Pasquale?

MAGDA: Oi né, tu si scema overo! Io sono, purtroppo, tua zia e se ho deciso di darti

una mano lo farò!

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LUDOVICA: E se ci scartano e ci mandano a casa?

MAGDA: Facciamo come tutti i grandi artisti falliti del mondo dello spettacolo….

LUDOVICA: Cioè?

MAGDA: Ce jammo a truvà na fatica!

Ludovica riprende a piangere.

LUDOVICA: Non ci voglio proprio pensare!

MAGDA: Infatti, non ci pensare sinò va a fernì ca ammarca a ppeste!

LUDOVICA: Allora entriamo dentro che ti mostro i documenti del conto!

Entrano nelle stanze. Sulla scena irrompe Consuelo che prende a spazzare.

CONSUELO: Finalmente in questa stanza non c’è nessuno. So ddoje semmane ca n

un riesco a fa na scupata nterra!

Irrompe in scena il Dott. Afflitto, in pantofole e tenuta da casa. Decisamente ridicolo.

FELICE: Oh! Che visione celestiale!


CONSUELO: Che vulite, dottò? Vi posso servire qualcosa?

FELICE: No! La prego resti così!

CONSUELO: C’o scupettino mmano?

FELICE: Cosa dice? Non la capisco…

CONSUELO: Vuole che resto così con lo scopettino in mano?

FELICE: Si! La tenuta domestica la rende più avvenente!

CONSUELO: Dottò io vi ringrazio per i complimenti, ma io sono una donna

impegnata….

FELICE: Poffarbacco! E lei crede che ci sia qualcuno migliore di me per fare il

marito?

CONSUELO: Azz dottò! Voi non cercate una fidanzata, voi vi volete proprio

nzurare!

FELICE: Lei è una donna tanto affascinante, ma parla come un indigeno!

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CONSUELO: M’hanno chiammata vaiassa, zengara, vasciaiola, ma indigeno nun v’o

cunsento!

FELICE: Ma non le ho detto niente di offensivo! Mi riferisco solo alla particolarità

del suo linguaggio…

CONSUELO: Stabbene!

FELICE: Insomma, ebbene si! Sono in cerca della futura signora Afflitto!

CONSUELO: Detto così pare chiù na jastemma ca nu proposito! E l’afflitta dovrei

essere io?

FELICE: Se vuole, io sono ben disposto.

CONSUELO: Permettete una parola straniera per esprimere il concetto?

FELICE: Prego!

CONSUELO: Manco ‘e cane! Mai per voi. A faccia mia sotto ‘e piere vuoste, ma io

non potrei proprio….

FELICE: Perché? Cosa ve lo impedisce?


CONSUELO: Il mio cognome! Me metto scuorno pure a dirlo!

FELICE: Confidatemi la vostra preoccupazione! Su, non abbiate timore!

CONSUELO: Non ridete, però!

FELICE: Ve lo prometto! Con la mano sul cuore!

CONSUELO: Io di cognome faccio Malinconico. Lo immaginate? Fore ‘a porta ‘a

targhetta Afflitto e Malinconico…. Nun ce vene a truvà nisciuno!

FELICE: Effettivamente!

CONSUELO: Però, se vi volete nzurare io avrei un ottimo partito per le mani….

FELICE: Bene! Benissimo! Allora andiamo di là, lontani da orecchie indiscrete. Così

mi spiegherà meglio la situazione!

I due entrano nelle camere. La scena resta vuota per qualche istante. Dopo un po’

compare sulla scena Enrico accompagnato da Corrado travestito da donna.

CORRADO: (dall’interno) No, no! Nun me pozzo fa vedè accussì! (entra in scena)

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Enrico, ma hai visto che m’hai fatto cumbinà?

ENRICO: Forza, signora Angela, la aspettano in sala d’incisione.

CORRADO: Ma quala sala d’incisione! Ccà stammo rint’o salone da casa toja!

ENRICO: Signora, su, non faccia storie! Lei è la voce di Napoli! La migliore voce di Napoli!

CORRADO: (quasi piangendo) Eh! Si nun ‘o bbuò, siente!

ENRICO: Cosa dice?

CORRADO: (con voce da donna) Niente! Niente! Facimmo ‘o festival ‘e Napule!

ENRICO: Anche quello! Io la porto in tournèè! Come vuole cantare in diretta o con le basi?

CORRADO: Cantammo cu ‘e bbase! E’ treni fanno sciopero tutte e juorne!

ENRICO: Divina! Divina!

CORRADO: E divina ‘o cazzo! Si me vedeno ‘e colleghi, me pigliano pe cculo pe ddiece anne!


ENRICO: Su, su! Si avvicini al microfono(simulato con un mocio)!

CORRADO: ‘O microfono! Chesta è ‘a mazza ‘e terra, Enrì!

ENRICO: Prego, maestro!

CORRADO: Maestro, accumminciammo e sperammo ca nun arriva nisciuno, sinò

facimmo ‘e ffigurelle International!

Inizia l’esecuzione del brano “Ipocrisia” di Angela Luce. Enrico dirige l’orchestra.

Piano piano entrano in scena tutti i personaggi che erano nelle stanze più il nonno che

rientra dall’ingresso e assistono all’esibizione.

ENRICO: Brava! Brava! Che maestosità!

AURELIO: Veramente brava! Che grande emozione! Tale e quale! Corrà, t'ha tradito

solo un piccolo particolare....

CORRADO: Il trucco?

AURELIO: No! 'E pile mpietto!

CORRADO: (arrabbiato, si scaglia verso il nonno. Lorenzo si frega le mani.) Ma tu

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vire nu poco stu viecchio nzallanuto!

AURELIO: (difendendosi con il bastone) Angela lù, viene ccà! Ca mò te manno 'o campusanto!

ENRICO: (li divide) Ora basta! Angela questo non è un comportamento che si addice ad una signora! Andiamo di là!

Enrico e Corrado escono.

AURELIO: Ma tu vide nu poco che m'aveva capità! Io so nu grande ammiratore 'e Angela Luce e doppe tant'anne, invece e avè na dedica, steve avenno na mazziata!

ISABELLA: Nun da retta, Aurè! Scennimmo, jamme a fa nu poco 'e shopping!

AURELIO: C'amma fa?

ISABELLA: 'O shopping!

Aurelio la guarda con sospetto.

ISABELLA: Voglio spennere coccos 'e sorde!

AURELIO: (rassegnato) Ognuno di noi ha la sua croce! Isabella: la croce mia!


Escono.

LORENZO: Forza! Il teatrino è finito! Ritornate alle vostre faccende! Io ho bisogno di restare solo! Devo pensare!

MAGDA: E comme faje?

LORENZO: Con il mio cervello!

MAGDA: Non puoi!

LORENZO: (guardandola minacciosamente) E pecchè?

MAGDA: Come puoi utilizzare qualcosa ca nun 'e maje avuto?

LORENZO: A zì, statt'accorta a te!

MAGDA: Meglio ca me ne vaco sinò 'o piezzo cchiù gruosso ca te lascio è 'a recchia!(esce)

LORENZO: Zia e bbona, a chesta nun 'a pozzo alliggerì!

Lorenzo resta solo in scena e passeggia avanti e indietro con aria assorta.

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LORENZO: Dunque, il piano è ancora in atto! Maledetto Strega e maledetto

lassativo! Quei due vecchiacci non sono poi così duri a morire, sono solo stati aiutati

da un pizzico di fortuna! Io devo riuscirci! Perciò ho deciso di affittare un killer! Mi

basta solo dare le direttive ed il gioco è fatto! (tira fuori un cellulare e fa una

chiamata. Utilizza una voce alterata) Pronto! Gli Highlander sono usciti, occhio a

quando rientrano. Nun hai capito? Ti devi cioncare sotto al palazzo! Te si vestuto a

dovere? Il passamontagna l'hai messo? Che me ne fotte che sudi! Io te pavo, a lavoro

finito, ma te pavo! Mò basta, tengo che ffà! M'arraccumanno a te! (riattacca)

Highlander: ne resterà soltanto uno! (si ferma) Io! (risata diabolica ed entra nelle

stanze)

Entrano Magda e Ludovica canticchiando il jingle della trasmissione televisiva

“Passaparola”

MAGDA E LUDOVICA: Ulla lla ulla lla ulla la la! Passaparola l'amma arrubbà!

(Mentre lo ripetono, accennano un ballo. Si siedono al divano aprendo una cartellina)

LUDOVICA: Zia sei grande! Finalmente i nostri sogni si realizzano!

MAGDA: Esattamente! Speriamo ca ce va tutte cose bbuono!

LUDOVICA: (quasi piangendo) E se non andasse tutto bene?


MAGDA: Ludovì, a zia, 'o ssaje ca si proprio na ciucciuvettola?

LUDOVICA: Cosa sono?

MAGDA: Ammarchi a peste! Lo capisci l'italiano?

Ludovica piange.

MAGDA: E mò accummience n'ata vota? Tiè, ccà stanne 'e sorde tuoje! Accussì nun

chiagne cchiù! (porge a Ludovica un assegno)

LUDOVICA: E cosa dovrei farci con questa strisciolina di carta?

MAGDA: Pulizzete'o.... Vocca mia fa' 'a signora! Questo si porta in banca e il

cassiere ti da i soldi. Hai capito?

LUDOVICA: Ho qualche dubbio....

MAGDA: Comme se vede ca 'e pigliate 'e patete! Chillo già era strunzo primma da

malatia!

Entra Consuelo intenta a fare faccende domestiche. Ludovica le si fionda al collo e

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l'abbraccia.

LUDOVICA: Consuelo! Finalmente posso andare a Milano! Ulla lla ulla lla ulla la la!

CONSUELO: Che piacere! E comme nce vai a Milano? Con quali soldi?

LUDOVICA: Dovevo andarci con Pasquale. Abbiamo rubato i soldi a papà. Solo che quell'egoista è scomparso con 2500 euro!

MAGDA: Ludovica, a zia, perdi il ciato!

LUDOVICA: Poi ho incontrato zia Magda che mi ha aiutato a derubare papà per la seconda volta!

MAGDA: Ludovica, a zia, spezzati il filo della lengua!

LUDOVICA: Adesso mi ha dato questa strisciolina che mi farà avere tanti euri!

MAGDA: (scagliandosi addosso a Ludovica, con veemenza e fare da vaiassa) Tu 'e a perdere 'a lengua! Mall'anema da scema! Tu nun 'e a ji a Milano, tu t'e a ricoverà ncopp'o Frullone! Tu sì malata 'e capa! Staje peggio 'e patete!

Ludovica riprende a piangere.


CONSUELO: Signò! Non la aggredite! Chella me sta cuntanno 'o fatto!

MAGDA: Questi fatti tu non li devi sapere altrimenti domani 'e vvene a sapè tutta Napule e trentasei casali!

CONSUELO: Signò, io non sono una nciucessa!

MAGDA: Comunque meglio pe tte ca te staje zitta....

CONSUELO: Altrimenti?

MAGDA: Altrimenti te faccio licenzià!

CONSUELO: Ma che me ne fotte a me? Io me faccio 'e fatte mieje!

LUDOVICA: Brava Consuelo!

MAGDA: Su, Ludo! Andiamo in banca così zia Magda ti fa vedere gli euri!

LUDOVICA: Belli! Belli! Tanti euri! Ulla lla ulla lla....

MAGDA: (interrompendola) Cammina! Sta meza scema!

Ludovica riprende a piangere ed escono. Dopo qualche istante, suonano alla porta. E' 46 Carolina.

CONSUELO: Vieni, mia casa! Accomodati!

CAROLINA: Sono riuscita a scappare! Marta riposa!

CONSUELO: Ti ho fatta chiamare, perchè devo presentarti una persona importante!

Venga, venga Dottore!

Compare in scena il Dott. Afflitto, ben vestito.

FELICE: Grazie cara! (Accenna un baciamano.Nota la presenza di Carolina) Oh! Un angelo caduto dal cielo!

CONSUELO: Din dò! E sciuta a' messa!

FELICE: Prego?

CONSUELO: Niente, niente! Dott. Afflitto, le presento Carolina!

FELICE: Enchantè! Mon cherì!

Consuelo si reca alla credenza e tira fuori un vassoio con dei mon cherì. Lo porge a Felice.


CONSUELO: Prego!

FELICE: (intento a guardare amorevolmente Carolina) No, grazie!

CONSUELO: (smarrita) Uh Gesù! forse gradite un Ferrero Rocher, un Pochet

Coffee!

FELICE: (seccato) Le ho detto di no!

CONSUELO: Allora chesta è proprio famme. V'ascarfo ddoje purpette rint'a sarza?

FELICE: Ma cosa vuole? Non vede che sono sazio d'amore?

CONSUELO: Mah! chi 'o capisce a cchisto! Comuqneu sarà meglio che vi lascio

soli. Io vado a sceriare in cucina!

Felice:Brava! Fa bene!

esce.

FELICE: Dunque, cara. Ci tengo a dirti che mi piaci moltissimo e che ti voglio

sposare!

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CAROLINA: Ora?

FELICE: Non ora, ma al più presto possibile!

CAROLINA: Oh che bello, oh che bello, oh che bello!

FELICE: (guardandola estasiato) Oh che bello, oh che bello, oh che bello!

CAROLINA: Quante cose che abbiamo in comune, vero?

FELICE: Oddio, non sono molte, ma è un buon punto di partenza!

CAROLINA: inizia a piangere

FELICE: Cos'hai, mio piccolo fior di loto?

CAROLINA: Mia sorella non mi farà mai sposare con te!

FELICE: Guarda che io sono un uomo rispettabile!

CAROLINA: Il problema sono io! Io so scema! E lei campa con la mia pensione!

FELICE: Non permetterò tutto questo! Su, mia adorata. Portami da lei! Ci vado a

parlare!


CAROLINA: Mò si ommo,oj!

Uscendo incrociano i nonni.

AURELIO: Dint'a sta cas tutte scieme e pazze! Hai visto, Isabè? 'O duttore scunzulato s'è apparato ca scema penzionate!

ISABELLA: E nun a vuò fernì ! Lasce sta! Sì se vonno bene...

AURELIO: Pure hai ragione! Famme assettà! Me fanno male 'e ccosce!

Lasciano delle buste e si accomodano sul divano. Lorenzo entra, li vede e lancia un urlo di sorpresa.

ISABELLA: Lorè, a nonna, che d'è? te faccio paura?

AURELIO: Lurè, a me nun me fa paura cchiù! Songo abituato!

ISABELLA: Mò t'azzecca 'a borza nfaccia!

LORENZO: No, dicevo! Vi vedo sani, state bene...

AURELIO: E' certo! Io stongo ancora frisco e tuosto. E' over Isabè?

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ISABELLA: Lurè, a nonna, è solo un modo di dire!

LORENZO: Insomma, non vi è successo niente...

AURELIO: E che c'aveva succedere? Anzi, siamo stati proprio fortunati oggi!

ISABELLA: Infatti, nce vulevano fa na rapina! Ma la sorte ci ha sorriso!

AURELIO: E' vero! Stavamo proprio sulla strada, vicino 'o palazzo, quanno

s'appresenta nu tipo cu nu passamuntagne nfaccia e punta la pistola su tua nonna!

ISABELLA: Sulo si ce penso che paura!

AURELIO: Io ho pensato: "mò la uccide e io piglio 'o terno". Invece 'o cristiano l'ha

spustato pure ncuollo a mme!

ISABELLA: E io ho pensato: "Mo 'o ccide e io faccio proprio 'o superenalotto"

AURELIO: Statte zitta e andiamo avanti!

ISABELLA: Andiamo avanti!

AURELIO: 'O tipo nun ha ditto proprio niente. Comme ha miso 'o rito ncopp 'o

grilletto nu camion da mannezza che curreva e ll'ha izato e n'aria!


LORENZO: Uhh maronna mia!

ISABELLA: Aurè, 'o guaglione s'è dispiaciuto! Nun te preoccupà, bella da nonna!

Nun è muorto! tene sul 'o braccia, a coscia e quacche costola rotta!

LORENZO: Che peccato!

ISABELLA: Comme?

LORENZO: No, dicevo! Gente accussi non merita di vivere.

Consuelo passa e canta.

CONSUELO: E nun vonno murì, E nun vonno murì!

LORENZO: (guardandola in cagnesco) 'O no, a chesta l'amma licenzià!

AURELIO: (vistosamente eccitato) E pecchè? Quella è così b...uona!

ISABELLA: Infatti, a nonna, è un poco di tempo ca nun'a supporto cchiù!

Entrano Gilda e Corrado trasciati da Enrico.

GILDA: Enrì! E basta! Non ne possiamo più!                                                                                                        49

CORRADO: Over, Enrì! A vulimmo fernì e fa sti iacuvelle?

ENRICO: Zitto tu! Presentami!

CORRADO: C'aggia fa?

ENRICO: Mi devi presentare!

CORRADO: E c'aggia dicere?

ENRICO: Di Migliacci-Modugno "nel blu dipinto di blu" Canta D. Modugno!

CORRADO: Jammo Enrì, ti voglio bene, basta!

ENRICO: No! Mi devi presentare altrimenti mi ritiro dal festival!

GILDA: Enrì, ma quale festival!

ENRICO: Ma le vallette non erano mute?

GILDA: Quant'o schifo quanno fa accussì!

ENRICO: Piuttosto, distribuisci (le porge uno scatolo di Kleenex). Forza, presentatemi!


CORRADO: Va bene, Va bene. Di Migliacci- Modugno "nel blu dipinto di blu"

AURELIO: Pozzo dirigere l'orchestra?

ENRICO: Prego! Il maestro è indispensabile! Su, completa! (Rivolto a Corrado)

CORRADO: (Tra sè) Nce mancava sulo 'o viecchio... Dirige l'orchestra il maestro Don Aurelio (Aurelio s'inchina, compiaciuto), canta Domenico Modugno!

Enrico va al "microfono" ed inizia l'esecuzione. Alla fine sprofonda di nuovo in uno stato comatoso.

GILDA: S'adda verè c' s'adda fa! Nun se po ffà sempe chesto!

CORRADO: Rinchiudiamolo!

LORENZO: Eh si! Perlomeno ce lo togliamo dai piedi!

ISABELLA: Nun facite accussì1 Me facite piglià collera!

AURELIO: Nennè, tu si nu guaio! Chisti ce sta accerenno a salute!

Nel frattempo Enrico urla:                                                                                                                                                          50

ENRICO: Voglio murì! Voglio murì!

GILDA: Enrì e muore! Chi te trattene!

ENRICO: Voglio murì! Chiamate 'o duttore!

AURELIO: Enrì, ma si vuò murì, nun è meglio 'o schiattamuorto?

ENRICO: Voglio murì! Voglio 'o duttore!

GILDA: Lorè,chiama 'o dottor Detassis!

AURELIO: (Rivolto a Isabella) Io chiammasse pure 'o schiattamuorto, nun se po maje sapè!

ISABELLA: Aurè,ferniscila!

AURELIO: E chi parla cchiù!

ENRICO: Voglio murì! Voglio murì!

ISABELLA: Jammo Enrì! Sta venenno 'o duttore!

Suonano alla porta.Entrano Marta e Carolina seguite da Felice in


venerazione.Consuelo va ad aprire.

MARTA: Ma che è succieso? Che so sti llucche?

CORRADO: Niente1 Enrico vo' murì!

MARTA: E pecchè nun more?

Isabella e Ludovica piangono. Magda simula di mandarle a quel paese.

ENRICO: Voglio murì! Moglio 'o duttore!

LORENZO: Papà e basta! Amma capito!

Suonano alla porta.Consuelo va ad aprire. E' il Dott. Detassis

ORONZO: Mi avete fatto chiamare?

GILDA: Si, dottò. A situazione è critica. Vò murì.

ORONZO: Tutto nella norma. Portiamolo di là che lo visito.

GILDA: Lorè accompagnali.Vedi che dice il medico.

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GILDA: (Vedendo Felice e Carolina scambiarsi effusioni sul divano) Ma che d'è là!

Duttò vi siete innamorato?

FELICE: Si! Perdutamente! Lascio tutto! Lascio tutti! Scappo con lei!

MARTA: He capito c'a' cumbinato? tant'anne 'e visite, prove e ntrallazza... Ma io te

scasso 'a faccia!

FELICE: Non si rivolga così al mio fiorellino!

MARTA: Si acchiappo miezo 'e mmane st'orchidea, 'a faccio addeventà nu fascio 'e

friarielli! (Marta si scaglia su Carolina)

ORONZO: La situazione è critica. E' alla fine. (Rientra nelle stanze)

AURELIO: 'O ddicevo io che era meglio 'o schiattamuorto!

ISABELLA: Aurè, vafanculo!

CORRADO: (Tra sè) Mò è 'o mumento bbuono! (Urlando) Fermi tutti! Stateme 'a

sentì! (tutti si interrompono) Adesso che ci siete tutti e Enrico sta per passare a

miglior vita vi comunico che io e Gilda ci amiamo da un anno ed io voglio stare con

lei e lei con me!


Silenzio generale.

Magda: Eh vabbuò! Facimmo passà qualche mese! Vorrà dire che dopo un

funerale,celebreremo un matrimonio! Sempre se Marta è d'accordo...

MARTA: (Tirando fuori la calcolatrice) A conti fatti, mi dovresti passare 1000 euro di

alimenti, a occhio e croce. Si me ddaje te ne può pur ij!

CORRADO: Ok, mi conviene! Ci sto! (I due si stringono la mao,Corrado corre ad

abbracciare Gilda).

Suonano alla porta Consuelo va ad aprire. Entra un uomo in maniera concitata. E'

Felice Afflitto sr.

FELICE SR: Dov'è? Dov'è quel disgraziato?

FELICE: Sono qua!

FELICE SR: Sei un figlio ingrato! Non puoi abbandonarmi così!

FELICE: Mollo tutto! Io la amo (indicando Carolina)

FELICE SR: (Guardandola) A sta meza scema?

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FELICE: Non offendere il mio cucciolotto!

FELICE SR: Eh, no! Mò basta! Io diseredo! La faccia mia non la vedi più!

CAROLINA: Felì, non ti preoccupare! Io tengo la pensione!

FELICE: Perfetto! Vivremo insieme. Due cuori, l'INPS e una capanna!

Sulla scena irrompe Enrico che applaude, seguito da Oronzo e Lorenzo. Tutti si voltano a guardarlo sorpresi.

ENRICO: Bravi, bravi! Bravissimi! Ma che bella commedia! E che bella famigliola! Nelle ultime settimane avete dato prova di un ottimo spettacolo! Peccato che questo non è teatro, ma è la vita! Siete diventati lo specchio dei vizi più sfrenati e assurdi.

Avete esasperato le vostre esistenze! Vergognatevi! Una moglie traditrice, amici infedeli, una figlia venale e un figlio assassino!

ISABELLA: Perchè dici così?

ENRICO: Donna Isabè, il caro nipote Lorenzo ve vuleva arricettà! Lo Strega doveva essere avvelenato ed è stato un puro caso ca 'o killer era cchiù scemo 'e mio figlio!


AURELIO: Ma che disgraziato!

ISABELLA: Me sento male!

ENRICO: D'altronde nessun essere umano è esente da vizi. Io ho finto e voi mi

chiederete perchè. L'ho fatto per mettervi a nudo e voi vi siete aperti nel peggiore dei

modi.Ho trovato tante belle novità.Novità che non tollero! E non ve lo perdono! Però

ho da farvi una comunicazione…Due settimane fa, ho fatto 6 al superenalotto

MAGDA: Enrico, fratellino mio

LUDOVICA: Papà!

ENRICO: Ciuncateve lloco! Parlate  Dottò!

ORONZO: Anch’io ho finito.Sono un notaio e notifico adesso l’incasso al sig.

Enrico De Nardis della somma di euro 120.000.000

ENRICO: Grazie! Vedete questi soldi? Questi mi faranno ricco!

GILDA: “Ci” faranno ricchi.

ENRICO: Perdonami, Gilda. Hai ragione! Consuelo! Vieni qua! (La abbraccia)

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“Ci” faranno ricchi! E’ vero amore mio?

CONSUELO: Si! Verissimo! (A Gilda) Ci amiamo da un anno anche noi!

ENRICO: Su, amore, prendi le valigie!

GILDA: E adesso dove vai?

ENRICO: Lontano, molto lontano. Dove spenderò fino all’ultimo centesimo, senza riserve.

LORENZO: Papi, e a noi?

ENRICO. Niente, a papà. E’ meglio ca te vai a lavà!

Consuelo arriva con le valigie

ENRICO: Eravate sicuri che morissi, eravate sicuri che non sapessi, eravate sicuri che fossi Enrico.Purtroppo non lo so io e pretendevate di saperlo voi?

AURELIO: E mò?

ENRICO: E mo ponete alle vostre coscienze questa domanda: “Si sicura ca songo


io?”

Esce seguito da Consuelo e Oronzo.

ISABELLA: E chi s’o spettava?

CORRADO: Nessuno lo poteva prevedere!

AURELIO: (Dopo qualche istante di silenzio) Mah, sai che c’è di nuovo, facciamoci uno Strega!

TUTTI: Ma vafanculo!

CALA LA TELA

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