SILVIA, L’ATTRICE
atto unico di
Roberto Zago
Personaggi:
Silvia l’attrice
Fernando un amico
La scena rappresenta un teatro. Il palcoscenico ha il tipico disordine scenico del dopo spettacolo. Scene qua e là; vestiti e suppellettili un po' dappertutto. Un gruppo di costumi appesi fa bella mostra in un angolo. La luce di servizio illumina il palcoscenico con discrezione.
Fernando (Un uomo dall'età di quaranta-quarantacinque anni, di estrazione borghese; meglio se porta gli occhiali; veste con modesta eleganza. Si guarda in giro, incuriosito da tutto quello che vede: scene, abiti, spot. Voci dall'esterno, di donna e di un'altra persona che parlano con animazione. Poi irrompe in palcoscenico…)
Silvia (una bella donna sulla quarantina, con una marcata personalità e tanta espansività. E’ in vestaglia e non ancora del tutto struccata) Dove sei? Dove sei? (Vede Fernan-do e gli si precipita cordialmente incontro) Eccoti! Eccoti qui! (L'abbraccia con calore) Caro caro caro…
Fernando (Risponde con trasporto all’abbraccio, e con un po' di timidezza) Ciao, Silvia.
Silvia Fatti guardare! (Lo allontana da sé e lo scruta) Mio Dio! Non sei per niente cambiato!
Fernando Tu sì, in meglio.
Silvia Che sorpresa! Non immagini quale felicità mi doni! Ti prego di scusarmi se ti ho fatto aspettare, ma il dopo spettacolo della “prima” è un rito noioso. E gli altri, perché non sono venuti?
Fernando Avevano da fare, chi una cosa chi un'altra; ma hanno promesso che una delle prossime sere verranno a vederti e ad applaudirti. Come sei brava, Silvia!
Silvia Ah! Fatti abbracciare un'altra volta! (Lo abbraccia a lungo) Tu mi riporti agli anni più belli della mia vita. Grazie per essere venuto a teatro. Ho tanto desiderato debut-tare nella nostra città proprio per potervi incontrare… sembrava che il destino evitas-se di farmela toccare, come un castigo... Vieni, vieni sediamoci sul pavimento, come quando finivamo le prove e ci sdraiavamo felici a parlare fino a notte fonda.
(Si siede soddisfatta. Fernando la imita) Di là, in camerino, c'è una confusione indescrivibile, e poi debbo dividerlo con una lagna che non ti dico! Sai, quelle che si credono primedonne e che avanzano una quantità di pretese: le ciprie, gli attaccapan-ni, i fiori... Oh! guai se mancano i fiori! Ti ricordi la Pettegolina? E le sue fisime per avere i fiori ad ogni recita? La stessa cosa! A proposito, parlami di lei... e degli altri, naturalmente.
Fernando E’ invecchiata, ma seguita a recitare le sue poesie nei teatri, negli ospizi e nelle feste di beneficenza... Si difende ancora benissimo.
Silvia E tu, fai sempre teatro?
Fernando Non potrei farne a meno. Tu dicevi che chi si ammala di questa malattia diventa cronico, e non guarisce più.
Silvia Sì, è vero! Verissimo! Quando vi ho lasciato per andare all'Accademia teatrale io sapevo che il bacillo mi aveva irrimediabilmente intaccata, e speravo, spero!, di morire di questo meraviglioso mal di teatro. (Con uno stacco d’entusiasmo) Cosa fate, su dimmi!
Fernando Le commedie di sempre: brillanti in autunno; comiche a carnevale, e di contenuto di tanto in tanto. Ma osiamo anche gli autori classici come Cechov, il teatro americano, Claudel...
Silvia Claudel!? (Con sorpresa felice) Stupendo! Lo so, ho sempre saputo che la mia adora-ta Compagnia è una cosa grande! Claudel! Cechov... Sai che anch'io ho fatto diversi Cechov?
Fernando So.
Silvia “Il gabbiano”; “Tre sorelle”; “Zio Vania”… Dapprincipio non grandi parti, ma piano piano... E poi, io ho cominciato con Cechov, te lo rammenti!? Sotto la guida di quel geniaccio di Renato! “Il canto del cigno”... gli mancava l'attore anziano che interpretasse il vecchio suggeritore e lui inventò la giovane attrice che non ha casa, e alloggia clandestina tra le quinte del palcoscenico... bellissimo!! Uno stravolgimento audacissimo che gli valse critiche a non finire... “Il vecchio è il teatro”, dicevano i puristi, ma lui se ne infischiava. C’è un mio costume che assomiglia a quello che indossavo allora; aspetta, Fernando. (Corre tra i costumi appesi e cerca finché trova quello che desidera) Guarda! L'ho voluto io. “Me lo dovete confezionare così”, ho preteso, identico a quello che il mio regista filodrammatico mi fece mettere per interpretare la giovanissima... come si chiamava? Oh, che smemorata, non lo ricordo più. Guardalo, non ti pare di vedermi ancora nel “Canto del cigno?” (Si pone addosso il costume)
Fernando Sì.
Silvia Adesso quest'abito ha un altro destino; lo indosso per fare Irina Arcadina ne “Il Gabbiano”, con un regista colossale come Franco Filippi. Mi sta ancora bene, trovi?
Fernando Benissimo.
Silvia Anche Renato era bravo! Sapessi quanti suoi punti di riferimento ho trovato durante la mia carriera, quella vera, non le baggianate dell'Accademia: teoria, lezioni...
(Rimette a posto il costume e sfiora il mucchio appeso) Sono i costumi che ho indossato, e che indosso anche in questa commedia. Li ho fatti togliere dal baule perché prendano un po’ d’aria. L’odore del sudore mi impazzire, rimane impregnato alla stoffa e non va via più. (Uno stacco) E don Stefano? Ah, che uomo! A volte mi ritorna in mente: lui, le sue visite serali sul palcoscenico, le cose che ci diceva…
Non erano sermoni, né prediche o esortazioni, erano... confidenze! O almeno io le consideravo tali, e mi penetravano nel cervello. In seguito, sono tornate a galla, inaspettate... In questo mondo devi concedere qualcosa, non si può pretendere che un bacio resti soltanto un fatto scenico... mi capisci?
Fernando Sì, credo di sì.
Silvia E se dico bacio uso un eufemismo… Beh, come sta ora il nostro prete!?
Fernando Bene! Ma ormai ha l'età per fare il parroco, anzi, lui sostiene che l'ha già superata da un pezzo.
Silvia Ripeteva spesso: il desiderio della felicità è il desiderio di Dio! Sembra una battuta di teatro. Se è vero, io inseguo Dio senza rendermene conto, perché il desiderio della felicità, per me, è quello della perfezione artistica dei personaggi, nonostante tutto. Sì, il teatro è quello che è ma io lo amo così, con tutti suoi difetti... (Corre a prendere un costume) Questo è il costume di Nora in “Casa di bambola”, di Ibsen. Quando l’indosso sento che con l'abito penetrano in me anche i sentimenti, le rivolte, i dubbi, i drammi, le crisi, le gioie e le sofferenze di quella donna. Ecco, potrei indossarlo - Dio, che puzza! - e recitarti tutte le battute di Nora, con quello che significano e che nascondono... (Accarezza il costume e va a riporlo) Penso a Maria Giovanna e alla sua cura per i costumi della nostra filodrammatica... Si è poi sposata?
Fernando Sì, e ha due bambini.
Silvia (Trasecolando) Due?! Ma allora sono anni e anni che manco dalla Compagnia! Maria Giovanna... Ho imparato da lei a familiarizzare con i costumi. La sua dedizione... Quanta naftalina in quegli armadi raccolti nel deposito sotto la chiesa. Vedi, anch'io uso la canfora profumata, e ogni tanto li stiro. Certo, quelli costavano poco, questi invece valgono un patrimonio! All'inizio me li sono dovuti pagare, sai? E non c'era alcun rimborso! Non ti dico quando il regista esigeva capi firmati o modelli di boutique! Per giorni erano tost a pranzo e a cena, senza manco un'acciuga per condimento. E gazzosa! Come quelle del bar in fondo alla sala del nostro teatro, che ci aiutavano a digerire la polvere. Adesso mi tengo su con un po' d'alcool, ma non dirlo agli amici, ti prego... Cosa date, prossimamente? Se ho solo un minuto libero vengo a passarlo con voi.
Fernando Una commedia di Renato.
Silvia Un'altra!? Ma quante ne ha scritte? La sua è una fecondità straordinaria! Ed è fortu-nato, anche! Sapessi quanti autori conosco che non hanno mai avuto la ventura di essere rappresentati! Scrivono e mandano, mandano e implorano, e aspettano invano. Potrei farti leggere lettere strazianti di scrittori che anelano almeno ad una risposta.
Fernando Potresti fare qualcosa per lui?
Silvia Per Renato? Mah! Purtroppo è un autore filodrammatico, cioè a dire non è nessuno.
Fernando Per te è stato qualcosa.
Silvia Chi? Lui? Sì, ho recitato in tanti suoi lavori.
Fernando Dai, l’avevano capito tutti!
Silvia Oh! Infatuazione... Mi ha trattato molto male quando ho deciso di darmi al profes- sionismo.
Fernando Era innamorato di te.
Silvia Innamorato... a quella stregua lo eravate tutti. Ma chi ci credeva alla mia riuscita? Tu? No. Lui? Nemmeno. E quell'invidiosa di Nadine? Si faceva chiamare Nadine, Annunziata… nome d'arte!
Fernando Renato sapeva che saresti riuscita, e oggi si riempie la bocca del tuo nome, ma allora non ti avrebbe mai mollata...
Silvia Allora perché trattarmi come una... Non farmi dire! Fu bel viatico. Perché non è venuto stasera?
Fernando E’ venuto.
Silvia (Colpita. Una lunga pausa) Dov'è?
Fernando Se ne è andato.
Silvia Non ha avuto il coraggio di venirmi a salutare…
Fernando E nemmeno voleva che io venissi a parlarti.
Silvia Perché?
Fernando Perché temeva che ti avremmo trovata diversa... Non più nostra.
Silvia Ah sì? (Pausa) Lo sono?
Fernando (Tace)
Silvia Ma almeno gli sono piaciuta? Dimmelo! Ci tengo al suo giudizio.
Fernando Dopo vieni a prendere un caffè, Silvia?
Silvia Voglio sapere quello che ha detto.
Fernando Qualunque parere abbia espresso, tu ormai sei arrivata; che ti importa?
Silvia Mi ha trovata legnosa? Falsa? Superficiale?
Fernando Bravissima. Ma fredda. E’ bella fuori, ha detto, ma dentro è un frigorifero.
Silvia Frigorifero? Ha detto così?
Fernando Sì. Scusalo.
Silvia (Toccata, reagisce) E’ un megalomane! Che ne sa di regia, d’impostazione, di misura scenica, di fiati, di sorveglianza del personaggio! Megalomane presuntuoso! Piccolo essere di teatro d'oratorio! Odio la boria dei dilettanti, la loro saccenteria, la superbia di chi spara giudizi senza competenza!
Fernando Tu ci tenevi al suo giudizio.
Silvia Certo! Ma che fosse adeguato, pertinente!… Frigorifero! (Va ai vestiti) Guarda, questo è il vestito di Candida, la commedia di questa sera. Lo indossa “una donna che ha scoperto di poter sempre dirigere gli altri, e di questa scoperta si vale franca-mente, istintivamente, senza il minimo scrupolo”, come dice l'autore, George Bernard Shaw! Ebbene, è un completo che pare un'uniforme perché Candida ha uno scopo, come un soldato al fronte. Ecco, io indosso la camicetta bianca, morbida e rigida allo stesso tempo, (esegue) e come me la sento sulla pelle divento morbida e rigida come Candida! Frigorifero! E tu hai la pretesa che io lo aiuti? Che supplichi qualcuno a mettergli in scena i suoi insulsi testi agiografici? Frigorifero! Speravo di meglio da Renato; è sempre lo stesso, purtroppo!
Fernando O per fortuna. Non te la prendere Silvia, noi siamo quelli dell'oratorio, non capiamo molto di arte teatrale.
Silvia Me ne accorgo! Senti, lascia perdere Renato e parlami di te.
Fernando Non sono troppo cambiato: prima facevo il figlio, ora faccio il padre, in scena e fuori.
Silvia (Gioiosa) Sei papà?
Fernando Sì.
Silvia Oh! Fantastico! Complimenti! Mille, mille volte complimenti!
Fernando Grazie. Ti assicuro che è una bella parte; impegnativa, anche se appare inflazionata.
Silvia Lo credo. Quando mi capita di impersonare una mamma ti garantisco che mi sento veramente nel personaggio, come se anch'io avessi provato le doglie e avessi allattato la mia creatura. E’ un… transfert di umanità! E godo, sai, godo di qualcosa che vorrei avere sperimentato nella realtà.
Fernando Permettimi la domanda: non hai nessuno?
Silvia Troppi! Personaggi, troppi! Uomini... nessuno. Lo pago il teatro, Fernando caro. Beh, mi hai offerto un caffè? L'accetto. Aspetta, vado a vestirmi. Sapessi quale fatica è, per me, indossare un abito qualunque, uno che ti toglie la pelle del personaggio che ti si è attaccato alle ossa e al cuore... (Una pausa) Renato… si è sposato?
Fernando No.
Silvia Perché? No, niente. (posa il costume e sparisce tra le quinte)
Fernando (Curiosa qua e là, poi guarda intensamente verso la platea e, sorpreso, esclama) Renato! Ma non eri andato a casa?
Silvia (Da dietro le quinte) Fernando!
Fernando (Verso di lei) Sì?
Silvia (C.s.) Non ti ho chiesto se, almeno a te, sono piaciuta!
Fernando Moltissimo. (Intanto guarda la platea e fa gesti di attesa)
Silvia (C.s.) Un attimo e sono pronta! Ho imparato a cambiarmi rapidamente; Fregoli ha fatto scuola a tutti noi del teatro. (Appare) Eccomi. Allora, ti sono piaciuta come Candida?
Fernando Sì, te l'ho detto.
Silvia Davvero?
Fernando (Applaude) Convinta, ora?
Silvia (L'abbraccia commossa) Perché non hai condotto tua moglie? Voglio conoscerla.
Ti riservo due posti per la matinée di domenica. Lasci la figliolanza da qualche parte e andiamo a cena insieme. Ti va?
Fernando Grazie. Ti senti sola, Silvia?
Silvia Ma che dici!? Ho tutta una folla intorno a me! “La Miliardaria”, Hedda Gabler, Mirando-lina, Irina, Olga, Corallina... e tutti i personaggi che ho recitato con voi, un esercito sono... (pausa) Lo sai che non sono più andata a casa dai miei? Non hanno mai digerito che io lasciassi la scuola; gente all'antica, non hanno perdonato la mia scelta di professionista del teatro. Per loro meglio che avessi fatto la suora di clausura. Vivo in albergo... ma sono più libera. (Uno scatto di euforia) Oh, non mi hai ragguagliato sui vecchi della compagnia!
Fernando Godono tutti ottima salute, e nessuno ha intenzione di far un piacere allo Stato mollando la pensione!
Silvia Benissimo! Sai che in una commedia ho recitato la parte di un'anziana? (Atteggia la persona come una vecchia e, strascicando la voce, ne imita il modo di parlare)
Sostituivo un'attrice che s'era presa un accidente improvviso. Mi sono tinta alcuni denti di nero, ho messo una parrucca e mi sono trovata di botto all'ospizio.(Ride, poi diventa improvvisamente seria) Che tristezza! Mi sono vista tra trent'anni, o anche prima... Il giorno che mi proporranno un personaggio che muore in scena credo che vedrò l'inferno, o il purgatorio. Che ne pensi? Non sono tipo da paradiso, io... Su, andiamo a bere un caffè!
Fernando Aspetta, Silvia. Non mi capita spesso di trovarmi su un palcoscenico importante.
Silvia Ma fra poco devono chiudere; ho già visto aggirarsi il guardiano. (Ha intuito una
“presenza” in fondo alla platea)
Fernando (Si guarda in giro attentamente)
Silvia (Con intenzione) Ti piacerebbe recitare quassù? Ti capisco. Si darebbe l'anima, pur di non perdere certe esperienze. A volte mi tornano le sensazioni provate sul nostro teatro di parrocchia, che ci sembrava bellissimo... Rivedo Renato giù in platea, che ci guarda, poi balza sul palco per correggere gesti, movimenti, posizioni… Lo sento gridare, e mi pare di avere ancora paura dei suoi rimbrotti. “Non ti incavolare!”…gli dicevo. Ma lui…
Fernando E vorresti risentirlo.
Silvia Sì. (Pausa; poi di rimbalzo) Anche se capiva poco di regia. Il suo pallino era la dizione. “Dovete perdere la cantilena!… Quella “e” è chiusa!…
Fernando Non hai dimenticato proprio niente.
Silvia Come potrei? Credevo, andandomene, di trovare chissà che... ma amici, nessuno.
Qualche brava persona, anche gente buona, ma la maggior parte sono soltanto dei gasati, esaltati. Vanno in giro, e anch'io, sperando di essere riconosciuti; cerchiamo disperatamente il nostro nome sopra ogni foglio di carta stampata, per non dire della TV!
Fernando Torneresti con noi? A fare teatro come noi?
Silvia (Una pausa molto lunga, poi una lacrima che lei si asciuga furtivamente)
Fernando Adesso Renato direbbe che non sei più un frigorifero.
Silvia (Difendendosi) Non prenderlo per un rimpianto. Non lo è! Io sono contenta di avere
lasciato il teatro amatoriale per fare questa vita... Ho solo tanta nostalgia di voi.
Fernando Non sei cambiata.
Silvia Lo sono, lo sono... Sento di avere perso la purezza, e questo mi fa soffrire...(pausa) Mi saluti Renato quando lo vedi?
Fernando Senz'altro. Devo dirgli qualcosa d'altro?
Silvia (Una titubanza; quindi dalla borsetta che ha con sé cava un biglietto sgualcito che porge a Fernando) Per piacere, dagli questo, è roba sua. Me lo sono trovato una sera in una vecchia borsetta, non so come vi sia capitato. Puoi leggerlo. Non risale ai vecchi tempi, è molto più recente.
Fernando (Legge) Manca la tua risposta. O sbaglio?
Silvia (Va verso la platea) Quello che hai scritto non lo merito.
Fernando Qui c'è scritto: “Non ti dimenticherò mai”. E tu?
Silvia (Sostenuta) Quello che hai scritto non lo merito. (A Fernando) E’ la mia risposta.
Posso ripeterlo anche ora, alla platea... vuota.
Fernando Se tu non fossi andata via, chissà... Saresti potuta diventare sua moglie.
Silvia Ho sempre pensato che quel biglietto non fosse indirizzato a me. (Una luce si
accende e si spegne) Ci siamo.
Fernando Cos'è?
Silvia Il telefono. Aspetta, sento che vogliono. (Si allontana)
Fernando (Si volge alla platea e dopo un attimo di attesa, come obbedendo a degli ordini che
giungono dalla platea, prende una sedia e la pone al centro della scena; guarda ancora e va a prendere un cappello tra i costumi: è un cappello bianco guarnito di un velo dello stesso colore e lo appoggia allo schienale, quindi ritorna a prendere un ombrellino da sole colorato e lo apre ottenendo col tutto un effetto suggestivo;
guarda ancora verso la platea ma a questo punto)
Silvia (Entra) Era la lagna, la mia collega di camerino che chiamava dal ristorante. Non
trova più una cianfrusaglia delle sue. Non troverebbe l'acqua nel mare, quella. (Vede la composizione) Cos'è?
Fernando Ti piace?
Silvia (Gira attorno alla sedia poi si avvicina ad uno spot, lo punta sulla composizione e, dopo aver armeggiato, lo accende) Bello.
Fernando Che cosa ti suggerisce?
Silvia Una commedia di Renato; l'aveva scritta per me. Il cappello però era azzurro, e il velo rosa... Era una storia d'amore, dove il mio personaggio abbandonava l’uomo che l'amava disperatamente. Era ambientata in una cittadina di provincia, io ero una donna indegna, perciò lo lasciavo... Come t'è venuto di ricreare quell'atmosfera?
Fernando Ho fatto male?
Silvia No, no... (si china sulla sedia poi va a prendere dei fiori da un costume; li strappa e li appende in fondo al velo del cappello) I nostri, allora, erano dei fiordalisi. Renato esigeva che fossero fiordalisi... Andavamo a cercarli lungo le prode, fuori città, con la sua macchina. E fu lì che mi chiese... (Come capendo) Perché l'hai fatto? Credi che non abbia capito? (Guarda verso la platea, poi corre allo spot, lo punta sulla platea e la percorre lentamente con il fascio di luce, quindi lo volge su Fernando)
E’ stato lui a suggerirtelo? Fernando, rispondi! E’ stato lui? (Con veemenza) Ma non capisci che non posso tornare indietro!? Se potessi credi che non lo farei!? Non è per il teatro, quello l'avrei comunque; è che sono come il suo personaggio di allora: indegna! Qui sono stata di tanti, non sono pulita! (Verso la platea, con forza) Era questo che volevi rimproverarmi!? Il senso della tua regia è quello di accusarmi di essere una puttana!? (Va alla sedia e la rovescia; calcia lontano il cappello) Il teatro mi ha ridotto così; è quello che tu mi hai insegnato e imposto, che mi hai obbligato ad amare fino a rendermi schiava! Troppo tardi!! Troppo tardi... (Fernando le si avvicina e Silvia si abbandona sulla sua spalla, piangendo. Una lunga sospensione)
Per piacere, conducimi fuori di qui.
Fernando Sì. (La sostiene verso l'esterno. Ad un certo punto)
Silvia (si volta) Renato, non cercarmi più. (Escono lentamente)
(Le luci si spengono e, unico, il fascio di luce dello spot illumina il palcoscenico vuoto).