Sipario di prosa n.3

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LUIGI FILIPPO PARRAVICINI

SIPARIO di PROSA n° 3

Commedia in due atti

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SIPARIO di PROSA n° 3

Interno di un teatro di provincia. A destra e a sinistra della scena, disposte a semicerchio, file di vecchie poltrone di velluto rosso con lo schienale reclinabile, lise e consunte a gruppi di tre.

Nel centro un'ampia pedana rotonda, leggermente rialzata. Sullo sfondo, un ulteriore sipario anch'esso consunto, semiaperto, che nasconde parte di una scenografia in rifacimento . Più in là, un banco di luci di scena, una scala di legno, sedie sparse. Un'uscita di sicurezza con la scritta illuminata da una luce fioca. Per terra e negli angoli, bottigliette di acqua minerale e bicchieri di carta.

Tutti gli attori in pausa di scena, durante le prove, sparpagliati sulle poltrone.

Personaggi.

Il demiurgo - Giovanni De Maria, attore, regista, insegnante diteatro e direttore del corso.

Il coro - Composto da allievi dagli undici ai sessant'anni. Vi èqualche attore professionista, ma per la maggior parte sono ragazzi normalissimi, che non hanno niente a che fare col mondo del cinema o del teatro di prosa. Più avanti invece si scoprirà che ognuno di loro ha dentro effettivamente qualcosa. Ovviamente chi ha frequentato il corso l'anno precedente o l'anno prima, manifesta intimamente meno insicurezza. Mai comunque sufficienza.

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Prologo

A sipario ancora chiuso esce il demiurgo con il microfono in mano.

Il demiurgo – Gentili Signori del pubblico: Buona sera! ... Ormai si sarà capito: noi facciamo questo corso per liberarci intimamente, diciamo la verità: in effetti è anche un po' catartico (sottolineando la parola). Tutti possono partecipare, non è che si debba fare chissà che...

Avete presente quando vi devono fare la fotografia, o peggio ancora quando ti riprendono con la telecamerina;(pausa) si vede la gente che si copre, che fa gesti strani (mimando con le braccia) . Effettivamente si! C'è un po' di imbarazzo … Non si sa mai come mettersi...

Sorridere, non sorridere, “sto sorridendo? Ma che faccia farò?! Sembro uno scemo!” .

– O ad esempio ad un colloquio di lavoro, quando ci sentiamo osservati. Magari c'è un po' di tensione, si inizia a sudare...

– O con una ragazza che vi piace.. (Pausa con sguardi di intesa) Avete mai notato, quando vi piace una persona, subito si diventa come un pezzetto di legno. Non muovi più le braccia. O se no ti metti così.. (Postura a tre quarti) Oppure così (più remissivo) Improvvisamentespuntano delle domande assurde...Ma se stringessi la mascella? (Posa) sembrerei più bello?! (Tira la pancia in dentro) .

– (Cambiando tono, concludendo) Non è vero signori... A teatrosiamo tutti belli. ..Anche quando non lo sembriamo affatto. A teatro la bellezza è qualcosa di un po' più intimo, di più sincero... La bellezza è la verità di ciò che siamo,(pausa) senza fronzoli, senza imbarazzi o sbavature. La verità più umile... Quella più semplice, che però è anche la più difficile da ritrovare, la verità di quando eravamo bambini...

Ma sto divagando... Signori e Signore , adesso ( breve pausa) : SIPARIO!!!

Il demiurgo, essendo il regista della rappresentazione, resta comunque presente, in scena o in platea, a sua discrezione; e può decidere di intervenire quando vuole, esattamente come se si trattasse di una prova. Per cui se la voce dell'attore è bassa e non si sente, interrompe dicendo: “Voce” e cose del genere.

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ATTO PRIMO

Scena prima

Franco Tudino (Attore professionista, maschera della commedia dell'arte). Solo da come si muove sul palco si evince chiaramente che

èun attore professionista. Ha una specie di leggerezza nei movimenti, di compostezza, come se avesse il controllo, sempre, delle mani, delle braccia, delle gambe. Meno impostato di un ballerino di danza classica, ma estremamente armonioso.

Tudino si muove sulla scena mimando la sua parte.

Gli allievi si trovano parte intorno a lui , in semicerchio, seduti per terra, parte sulle poltrone.

Tudino (Dialogando a voce alta con se stesso) – Sappiamo tutti che un attore recita, giusto? Ma che cosa vuol dire recitare … (Breve pausa poi continuando a mimare) recitare vuol dire fare finta di esserequalcun altro.. Facendo finta di essere qualcun altro ci racconta una storia.. Ecco quindi che essenzialmente recitare significa raccontare una storia. Se uno non ha una storia da raccontare ovvio che non può recitarla no?!?

– Ma recitando una storia una persona cosa fa, alla fine? …. esprime una parte di se stesso... Facendo finta di essere qualcun altro, alla fine un attore finisce per esprimere se stesso .

– Chicchirichì!!!– (Canto di un gallo che squilla!!! È il telefonino di un allievo che non l'ha spento!)

– Chicchirichì!!!– (Continua a suonare.)

Il ragazzo (Older) si alza, raggiunge il suo zaino vicino alle poltrone, tira fuori il cellulare e va a rispondere fuori.

Franco Tudino – Allora ho bisogno tre volontari (lentamente, con un poco di suspense) Venite qua (indicando) tu , tu … e tu.

I tre ragazzi indicati, uno di undici anni, una di quindici, e un'altra di ventiquattro, si alzano abbastanza timorosi e si vanno a mettere in

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piedi, in mezzo al palco, in centro sulla pedana.

Franco (rivolgendosi a quella di mezzo) – Tu come ti chiami? Maria Paola (timorosissima) – Maria Paola.

Franco – Ah... belli i nomi doppi no... Due nomi insieme. Maria Paola, Ok!

Franco (Indicando la più grande) – Tu?

Teresa – Teresa.

Franco – Ok. E tu? (al più piccolo)

Jonis – Jonis.

Franco – Bene, Jonis. Allora adesso dovrete.. Senza parole … Farmi capire che avete fame. Immaginatevi di trovarvi in un paese straniero, di cui non conoscete la lingua. E dovete mangiare. Senza parole! Solo a gesti. (Indicando Maria Paola) Dai, coraggio Maria Teresa, proviamo.

Maria Paola – Maria Paola.

Franco – Ah scusa... Si. È.. ho sbagliato.. proviamo.

Attimi di silenzio imbarazzati... Maria Paola non sa che pesci

pigliare...

Franco – Dai coraggio.

Maria Paola . (Pausa. Poi si tocca lo stomaco con un lieve movimento circolare, come ad indicare il bisogno.)

Franco – Gioia mia, così in un paese straniero muori di fame..

Comunque va bene . Allora (indicando l'altra ragazza)...

Teresa – Teresa..

Franco – Ecco giusto Teresa, ecco perché mi sono sbagliato. Prova

tu...

Teresa . (Si tocca la pancia con un movimento circolare e poi la bocca con la mano.)

Franco – Ecco già così va meglio. Così qualcuno che ti dia un pezzo di pane forse lo trovi. Adesso, tu. (indicando il bambino).

Pausa più lunga . Jonis non fa niente .

Jonis – Io non faccio gesti senza parole. Io senza parole non lo faccio!

Una voce dal coro –Guagliò: così te ne muori di fame!

Franco – Ma così non capiscono.. No! Senza parole! Se c'hai fame che fai? Quando arrivi a casa se non ti danno da mangiare tu che fai?!

Jonis batte forte due volte le mani e fa il gesto imperioso di mettere

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qualcosa in bocca col la mano.

Franco – Ecco! Così si che si capisce!!!

Scena seconda.

Entra in scena il demiurgo.

Gianni De Maria - Molto bene. Jonis ci ha appena dimostrato checos'è un chiaro esempio di cosa sia un canone di comunicazione. Bravi! Andate al posto.

Pausa.

Gianni – Ecco dunque vediamo... Adesso cercheremo di lavorare un pochino, di fare qualcosa un pochino sui sentimenti. Alziamoci in piedi, venite tutti qui. (Prendendo un'allieva sotto braccio) Adesso facciamo così: dovremmo dimostrare ad Enrica tutto il nostro disprezzo! Vi sarà capitato di odiare qualcuno, no? Indifferenza, magari, proprio odio no, non quello più cattivo, o magari anche rabbia, indifferenza, disprezzo... Qualcuno che vi ha fatto un torto, o

viha mancato di rispetto.. Può capitare no? Ecco invece, mentre Enrica dovrà cercare di comunicare qualcosa, di parlare, insomma di farsi voler bene.

Parte la scena . Enrica inizialmente ferma e tutti gli allievi che le girano intorno mal celando disprezzo e fintamente distratti . Enrica si guarda intorno, la gente le sfila davanti e non si ferma. Fa qualche passo. Poi rivolgendosi a Anna.

Anna è una donna di trent'anni, sempre sorridente e apparentemente amorevole e solare. Molto truccata, con fondotinta chiaro, contorno d'occhi rimarcati , rossetto pesante e un monile come di rosario al collo, che però non si nota. Indossa stivali afflosciati alle caviglie e un un vestito intero le lascia scoperte le braccia, il décolleté è coperto anche se chiaramente prosperoso.

Enrica – Ciao come stai? Anna – Bene grazie e tu?

Voce fuori dal coro (probabilmente Older) ...Si! Perché non le dai il numero di telefono?!

Gianni – Si era detto disprezzo! Lei proverà a farsi voler bene e tu

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invece le devi mostrare disprezzo .

Anna (stizzita, mostrando un alto concetto di se stessa) – Io sono una persona educata. Che cosa dovrei dire? Io non faccio certe cose. Gianni – È…!(Con il rammarico dell'esperienza) Si dice sempre così.. Tutti noi proviamo del disprezzo verso qualcuno, è inevitabile...

Vuoi che te lo dimostro? adesso ti faccio vedere... Mettiamoci in cerchio ragazzi.. Tutti intorno..

Alcuni allievi si prendono per mano per disporsi in cerchio altri si vanno a sedere sulle poltroncine. C'è chi si accende una sigaretta verso l'uscita.

Gianni – Maria Paola. Dov'è Maria Paola? Maria Paola vieni qui. Maria Paola (Alzatasi, avanza timidamente ed entra nel cerchio) Che devo fare?

Gianni – Ascolta: adesso devi fare così.. Devi far finta che lei sia tua madre (indicando Anna) Se lei fosse tua madre, che cosa le diresti? Maria Paola – Lei … Mia madre?

Gianni – Si. Che cosa le diresti? … Proviamo.

Maria Paola (breve pausa) – Che vai in giro vestita come una prostituta. Io mi vergogno, mi fai imbarazzare, con i miei amici, per strada... dovunque.

Anna (molto risentita e con tono squillante) – Io vado in giro come mi pare! Me lo posso permettere. Sono ancora giovane. Vedi! Posso portare il reggiseno, posso non averlo. Posso andare in giro senza! Me lo posso permettere io.

Maria Paola (implorante) – Si, ma se vai in giro con me, mi metti in imbarazzo. Non puoi andare in giro vestita come una ragazzina, sono io la ragazzina. Non puoi vestirti come mi vesto io.

Anna (ancora più indispettita) – E invece si. Perché no?! Io faccio quello che voglio. Nessuno me lo può impedire e tu fai quello che dico io.

Gianni – Ecco benissimo... adesso basta. Grazie Anna, vai pure. (Anna va a sedere sulle poltroncine. Pausa.) Tiziana puoi venire qui ,per favore? (Tiziana si avvicina).

Tiziana è una signora di circa 40 anni, evidentemente molto educata e civile. Si vede lontano un miglio che è una bravissima persona che non si sognerebbe mai di far male a una mosca. Pur non avendo

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ancora principiato il corso di dizione, pronuncia la lingua italiana in maniera generalmente molto corretta, lavora come cancelliera presso il tribunale e per questo si sente frustrata. È completamente disgustata dall'ambiente professionale, e cerca di scaricarsi partecipando al corso di teatro.

Gianni – Maria Paola , adesso fallo con lei.

Maria Paola – Con lei?

Gianni – Si. Adesso è lei tua madre.(Indicando Tiziana)

Breve Pausa.

Maria Paola – Tu vai in giro vestita come una prostituta. Mi metti in imbarazzo!

Tiziana – (Con calma affetto e remissività) Mi dispiace tesoro... Dimmi:cos'è che ti da fastidio?

Maria Paola – Quando ti metti quelle gonne, quando andiamo in giro magari al mercato a fare la spesa e la gente ti guarda in quel modo. Tiziana – Va bene, allora cercherò di non farlo più. Anzi: prima di uscire mi dirai come sono vestita, se ti piaccio e se c'è qualcosa che non va bene o se devo mettermi qualcosa di diverso.

Maria Paola va incontro, le prende le mani nelle sue.

Maria Paola – Mi adotti?

Tiziana l'abbraccia. Tutti applaudono.

Gianni – Aspettate, aspettate, non è finito... Aspettate. Adesso tu Maria Paola farai la mamma.

Maria Paola – Io?

Gianni – Si tu. La mamma. Mentre tu farai la figlia.(Indicando Teresa) Teresa. Si tu.

Teresa è una giovane di 24 anni. Ha già avuto diverse esperienze di teatro, ha partecipato a diversi spettacoli, alcuni addirittura da protagonista. Evidentemente ha un po' di esperienza.

Teresa (Rivolgendosi a Maria Paola) – Mamma tu vai in giro vestita come una prostituta; ti devi mettere in testa che non sei più una ragazzina! Il tempo passa per tutti, e se vuoi farti gli affari tuoi te li devi fare da un'altra parte, non quando ci sono io vicino. Non puoi metterti sempre in competizione con me.

Maria Paola (nelle vesti di sua madre) – Io non ho mai voluto un figlio, e non ho mai voluto fare la mamma.

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Teresa – E io che ti devo fare?

Maria Paola – Se tornassi indietro non rifarei mai tre figli. Mai e poi mai!

Teresa – Non te l'ho chiesto io di venire al mondo.

Maria Paola – Si ma adesso ci sei e fai quello che dico io.

Teresa – Questo lo vedremo!

Maria Paola si rende conto di ciò che ha fatto nei panni della madre e ammutolisce. Si è trasformata esattamente nella madre o forse in qualcosa di peggio.

Scena terza.

Tutti seduti sui divanetti. Daniela da sola in centro alla pedana. Luci soffuse ed occhio di bue su di lei figura intera. Daniela è una ragazza timida e riservata, un po' introversa, ma non priva di una certa perspicacia e dignità. Ha gli occhiali e la frangetta. Profilo greco, occhi azzurri, un viso particolare. È ancora molto giovane ma tra qualche anno ha tutta l'aria di diventare una donna estremamente affascinante. Per ora, nell'insieme è molto pudica. Indossa un paio di jeans, scarpe da ginnastica, un body e sopra un golfino aperto davanti, cintura in vita, una bella collana.

Gianni (Con voce autorevole, quasi tonante) – Allora Daniela... Adesso tu ti spoglierai. Completamente nuda... reggicalze, mutandine reggiseno... tutto. Via tutto!!!

(Daniela diventa viola, della serie: ...lo sapevo che doveva capitare proprio a me! Ci risiamo... non lo dovevo proprio fare questo cavolo di corso. Adesso che faccio? Me ne vado.)

Gianni – Hai le calze? I collant?

Daniela (Scocciata) – No.

Gianni – Hai le calze a mezza gamba?

Daniela – No. Le calze normali.

Gianni – Ok a tempo di musica.. Inizia piano. Per finta, devi fare uno spogliarello.

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Daniela – Per finta come?

Gianni – Ti devi togliere i vestiti, per finta. Devi fare gli stessi movimenti, senza togliere niente .

Parte la musica e la ragazza fa una pausa, poi inizia a togliersi la camicetta.

Voce dal coro fuoricampo –La cintura.

Daniela – È vero la cintura..

Finge di togliersi la cintura, poi la camicetta, poi il resto. I muovimenti sono un po' goffi e in linea di massima non affatto sensuali. Si toglie una scarpa, le calze, i pantaloni , poi le mutandine e il reggiseno. Sul finale nel complesso migliora. La musica si ferma ma nessuno applaude.

Gianni – Benissimo bravissima! Ti sentivi osservata?

Daniela – Si.

Gianni – Come se tutti ti stessero spogliando con gli occhi.

Daniela – Si.

Gianni – E ti vergognavi.

Daniela annuisce.

Gianni – Ecco vedete? per un gesto che facciamo tutte le sere. Vedete che differenza. Perché tu sapevi che noi immaginavamo... A proposito: ti sei dimenticata una scarpa. La prossima volta sarà diverso. Adesso tutti sul palco. (Il coro avanza ciondolando e raggiunge la visibilità mettendosi in fila uno vicino all'altro)

Gianni (Voce tonante) Adesso dovrete farlo tutti. Vi voglio tutti nudisul palco. E mi raccomando! Che a nessuno venga in mente di spogliarsi!!!

Gli allievi iniziano, in maniera rumorosa e poco disciplinata lo striptease ..Parte la musica soft.

Gianni – Forse un giorno vi potrà capitare di farlo per qualcuno. E non parlo solo per le donne. Al giorno d'oggi va di moda anche lo spogliarello maschile!

Vociare indistinto degli allievi . Goffi nei movimenti e poco convinti. Gianni – Concentrazione, concentrazione!

Il richiamo passa inascoltato.

Gianni – Ragazzi... non cazzeggiate!

Risate confuse in sottofondo

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– Non c'è da vergognarsi. Ricordate: la vergogna è negli occhi di chi

viguarda . Ed io sono convinto che qui vi è più d'uno che questa sera, ha già spogliato con gli occhi qualche bella giovinetta.

(Rivolto al pubblico in sala ) Dite di no, se vi riesce!

Scena quarta.

Gabriele Sangrigoli Maestro di dizione. Pronuncia le parole ovviamente in maniera perfetta. Ha una voce calda, che emette ad un volume leggermente più basso del normale livello sonoro, eppure si sente tutto, si capisce tutto e sembra addirittura che la sua voce possa arrivare più lontano di quelle degli altri. In linea di massima si potrebbe restare incantanti ad ascoltarlo per ore, tanto è piacevole il suono pronunciato.

Indossa l'abbigliamento di un impiegato delle poste anni venti, con la visierina in testa, i copri maniche per preservare i polsini, le bretelle, una camicia gessata. È pettinato all'indietro alla Mascagni, con il Tenax. Eppure la barba è incolta. In mano ha una bacchetta di legno con la quale finge, ogni tanto, di pizzicare i suoi allievi ; in verità preferirebbe che fosse quella di un direttore d'orchestra.

Gabriele – Allora un po' di attenzione! Adesso ci disporremo tutti formando un arco. (Mandando un'occhiataccia a due ragazzi che non hanno smesso di scherzare) Per favore... Ecco grazie.

Tutti gli allievi si dispongono in cerchio.

Gabriele – No, no. Non in cerchio, ad arco. Prendetevi per mano. Ecco bene. Distanziatevi un po'! (Il coro segue le istruzioni) Ecco bene. Oggi . (Pausa) . Incominceremo piano piano a vedere i fondamentali della respirazione, dell'emissione del suono e della pronuncia. Cercate di fare attenzione perché è importante. Spererei - nelle mie fantasie più sfrenate - che vogliate continuare a fare gli stessi esercizi a casa, in maniera che la prossima volta, non dovremmo soffermarci ulteriormente sui medesimi errori, per procedere così nelle studio di questioni più avanzate.

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– Allora, questa che vi indicherò sarà la posizione “Zero”. Quindi quando vi si dirà: “Posizione zero” dovrete assumere la postura che per l'appunto mi accingo ad indicare.

– Divaricate leggermente le gambe, tenendo però sempre i piedi paralleli. Flettete un poco le ginocchia. Rilassate le spalle, in maniera che caschino naturalmente in avanti . Ecco così bene . ( Rivolgendosi a una ragazza. Poi ammolla a Valerio un calcione sulla scarpa in maniere che raddrizzi per bene il piede in parallelo). - Ecco a questopunto voi dovrete fare un movimento che si chiama tecnicamente retroversione del bacino. Consta essenzialmente nello stringere i glutei e tirare la pancia all'indietro (Mostrando l'esercizio) . Ecco in questo modo si azione il diaframma.

– Che cos'è il diaframma? il diaframma che è quel muscolo che va dalle costole inferiori al coccige, che sostiene i polmoni, cioè che permette ai polmoni di non cadere sulle viscere ma di espletare la loro funzione respiratoria in maniera ottimale...

– Ecco così, bene la retroversione, adesso inspirate ed espirate.

De Maria (avvicinatosi a Gabriele interviene dall'esterno) – Questo esercizio si fa anche molto in palestra, le Signore sicuramente lo conosceranno. È indicato appunto per rassodare. Dieci minuti al giorno, è molto indicato. (Mentre Gabriele continua a spiegare, prende un allievo e accompagnandolo verso la parete mostra l'esercizio tenendo una mano dietro la schiena.) –Ecco così, molto bene.Respira.

Gabriele (Rivolto a tutti) – Respirate piano perché c'è il rischio di andare in iperventilazione, se arriva troppo ossigeno al cervello, potreste risentire dei giramenti di testa.

De Maria – Se lo fate a casa, state attenti, non forzate troppo che svenite.

Gabriele – Adesso espirando emetterete una “A” . Cercate di tenere la stessa nota, senza cambiare di tonalità. L'esercizio consiste nel tenerla più a lungo possibile. Ok. Siete pronti? Proviamo … Inspirate, e “A”

Il coro parte lento... poi piano piano sale, aumentando volume e tonalità. Alla fine risulta quasi un urlo.

Gabriele – No, no, no... che cosa avevo detto!?!? Questa è una

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motocicletta. Non salite! Non siamo a Vallelunga! La stessa nota. Calma, con calma. Dovete tenere la stessa nota il più a lungo possibile. È essenzialmente un esercizio di respirazione.. così : “ aaaahhh”.. Non serve volume. Vogliamo riprovare? Inspirate e...

“Aahaa.. “ (il coro esegue abbastanza correttamente l'esercizio). Gabriele – Uhm... Ecco … quasi bene. (Pausa. Si guarda intorno dissimulando soddisfazione). Va bene. Può andare. Seduti.

Pausa.

Older (Rivolgendosi a una ragazza a circa sei o sette sedie di distanza) –Auguri Daniela.

Daniela – Dici a me?

Older – Si. Non è San Daniele?

Daniela – Si. Grazie.(Breve pausa) Sei il primo che me lo dice oggi.

Brusii in sottofondo.

Gabriele – Vogliamo spegnere le luci e accendere le candeline?

Older – È il tuo onomastico no?

Coro (generalizzato) – Ah si, si..

Gabriele (alzando la voce) – Silenzio! Teresa! Alzati in piedi. Leggi.. Anzi no! Dì la filastrocca!

Teresa – Quella con la c.?

Gabriele – Si.

Teresa Pausa. (Attimi di silenzio, prende fiato con calma. Poi parte spedita articolando le parole con voce tonante. Evidentemente è un attrice impostata, la dizione è rapidissima e perfetta) .

– Cinque cimici cilenecinguettavano in cinese fra le ciglia circonflesse cincia fra i cipressi circondavano le cime e cianciavano di aceti cinquecento sono i cigni

della celebre città.

Gabriele – Bene. Adesso te, Older, tieni leggi questo .( Gli passa un foglio)

Older gli dà un'occhiata.

Gabriele – Alzati in piedi.

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Older si alza. Fa per iniziare a leggere ma ha un borsellino a tracolla che gli pende sotto il braccio.

Gabriele – Scusa ma perché non te lo togli?

Older (con molta calma) – Non si sa mai.. (pausa). Poco poco, si scorda … - Alla fine si libera del borsello. sospira e inizia a leggere con voce chiara – “ Esercizio con “C” (pronuncia del Frosinate, l'inflessione meridionale non gli permette di pronunciare la consonante) .

Gabriele – “C” (pronuncia italiana).

Older – E che ho detto io? “Ci”

Gabriele – No, no, no. “C” ripeti con me...

Older – “C” ..

Gabriele – E va bene...

Older – “C”.. (Guarda Gabriele cercando un assenso).

Gabriele – Si. Si...

Older (Pronuncia tutto con accento dialettale, si vede che cerca di sforzarsi sulle c.. e piano piano nel corso della declamazione migliora.. tutto il resto però è sbagliato. Nell'insieme risulta molto divertente. I compagni ridono quasi a crepapelle. –Concetta cucivacon pazienza certosina..

Gabriele – Come, come?

Older – Certosina... cuciva..

Gabriele – Va bhe... va bhè... vai vai...

Older – Cominciava la mattina alle dieci e finiva alle sedici. (Si accorge di aver sbagliato e ribatte) Facciamo alle quattro dipomeriggio (tutti ridono) – Cuciva sopratutto camice da notte, camicette e camici da lavoro.

– Non si concedeva mai una distrazione, solo il circo se veniva in città.

– Circolavano cattive voci sul suo conto ma lei continuava con costanza a cucire.

– Era una bellezza casereccia con un testa piena di ricci. Anche il petto era procace... Centodieci. Quando si misurava con il centimetro un po' si spaventava, ma certo non avrebbe mai cercato di dimagrire.

– C'era un tipaccio che con lei era un po' appiccicaticcio e andava sempre a caccia. Le chiese delle camicie col collo da sedici a treccia

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ricamato... “

Gabriele – Può bastare.. Cerca di lavorare a casa e concentrarti sulle “C “ e sulle “z”.

Pausa.

– La dizione è importante, un tempo la si considerava fondamentale,oggi, a torto o a ragione non è più così.. ovviamente tutti sanno che l'italiano, la pronuncia della lingua, probabilmente quella migliore, è quella toscana, di Firenze o di Siena.. sicuramente per quanto riguarda le vocali, per le consonanti loro pronunciano le “gshi..” ; non dicono “mio cugino”, dicono mio “cugshino” e aspirano le vocali, ma sono difetti facilmente superabili. Di fatto non esiste una pronuncia perfetta, e quel che è peggio non serve, almeno a teatro,o al cinema e in televisione... Questo non significa che non dovete studiare... Anche se è noioso fare gli esercizi a casa, e lo capisco.. Voi dovrete sforzarvi di arrivare a un punto in cui sapete quello che state dicendo.. Altrimenti resterete solo napoletani, milanesi o romani... ed invece in Italia le intonazioni dialettali sono tutte belle e ancora più bello è saper parlare correttamente l'italiano.

– Il fatto che Older abbia sbagliato la pronuncia non significa molto (lo indica e taluni cominciano a ridere in sottofondo) quello chediceva comunque si capiva, e faceva ridere... Comunicava, che resta comunque il nostro scopo principale!

– Cosa ancora più importante, da un punto di vista didattico è che iniziava a rendersi conto di quando sbagliava, nel pronunciare la “C”.

– Per quanto invece riguarda il volume e l'intonazione quello è fondamentale, perché se dovete dire qualcosa sarà per farvi ascoltare.. Ricordate gli esercizi di respirazione e lo sciogli lingua, provatelo a casa perché lo rifaremo.

Scena quinta.

Come se ci fosse un momento di pausa tra una lezione e l'altra, gli attori del coro parlano distrattamente seduti sulle poltroncine. Ci sono due ragazzini, una bambina, Fabrizio, Andrea ed Enrica. Fabrizio, ha un braccio ingessato, è un bellissimo ragazzo con degli occhi blu

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molto profondi, più belli che espressivi. Dal fisico asciutto e prestante

èun attore ormai quasi professionista. La sua caratteristica principale

èche ama moltissimo le donne, (oltre per ragioni di età), per indole ne è molto attratto. Le donne a loro volta sono attratte da lui.

Andrea – Dì un po'? Ma dimmi la verità, ma tu come te lo sei rotto il braccio?

Fabrizio – Ho tirato un pugno nel muro. Andrea (breve pausa) – ...per una donna.

Fabrizio (Assentendo) – Uhm... (Fabrizio non risponde e non tradisce alcun segno di pentimento. Molto probabilmente aveva ragione e quella donna lo aveva tradito o aveva fatto qualcosa per ferirlo volutamente).

Andrea – E tu cosa fai nella vita? Fabrizio – Nella vita … Io sono fisiatra.

Andrea – Ah, bene.. Ho capito.

Gianni De Maria avanza sul palco, accompagnando Jonis, tenendogli una mano sulla spalla.

Gianni – Allora adesso Jonis, ci dirai quello che vuoi. Devi parlare di te... Poi presentarti, dirci quello che ti pare. Devi provare a intrattenerci.

Andrea (rivolto al ragazzino alla sua sinistra) – E tu come ti chiami?Emanuele sembra il ritratto di uno scugnizzo calabrese o napoletano. Indossa la maglietta di braccio di ferro. È furbo come il vento e come il vento sfuggente. Se messo alle strette ha sempre una risposta pronta per svicolare. Può mentire anche spudoratamente e col sorriso sulle labbra. Data la simpatia e la sfrontatezza, in questo senso

èanche difficile condannarlo. La mamma lo accompagna alle prove ed

èsempre seduta in platea a guardarlo .. anche la mamma è simpatica. Sua cugina Giorgia invece è dolcissima e timidissima, parla appena con un filo di voce e quasi non si sente.

Emanuele – Emanuele. Andrea – E quanti anni c'hai? Emanuele – Tredici.

Andrea (rivolto alla bambina) – E tu?

Giorgia (timidissima , con voce inesistente) – Dodici. Andrea – Dodici ... Brava! Ma siete fratelli?

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Emanuele – No. Cugini.

Andrea – E a te tesoro cosa ti piace?

La bambina lo guarda incerta di aver capito la domanda.

Andrea – Che sport fai?

Giorgia è troppo timida ed insicura per chiedere qualcosa; non azzarderebbe mai una domanda ad una persona più grande, ma tutto il suo corpo, gli occhi, la viso, sono completamente protesi verso Andrea, per il semplice fatto che le rivolga la parola. Nel senso più psicologico del termine è molto attratta da lui, ma è come se ci fosse un vetro che le impedisca di interagire per sua iniziativa, con lui e con il resto del mondo.

Giorgia (pianissimo) – Pallavolo.

Andrea – Ti piace la pallavolo!

Giorgia – Si... Anche ballare .

Andrea – Ma dove vai a ballare?

Giorgia – A scuola..

Andrea – Ah che bello, brava tesoro. (Breve pausa poi rivolto a Emanuele) E tu invece che classe fai?

Emanuele – La terza.

Andrea – C'hai tredici anni?

Emanuele – Si.

Andrea – E non sei stato mai bocciato?

Emanuele (quasi risentito) – No, mai!

Andrea (si vede lontano un miglio che non studia un h!) – E come fai? Copi?

Emanuele – No...

Andrea – E come fai?

Emanuele (facendo spallucce) – Uhm..

Andrea – Improvvisi? Inventi..

Emanuele – È ...! No ma... ( facendo finta, come a dire: studio)

Andrea – Mo ti do un pugno sul naso!

Jonis dal centro del palco.

Jonis (Rispetto alla sua età è molto maturo. Dimostra di più dei suoi anni, ha le gambe molto lunghe ed è alto un metro e cinquantotto.) –Salve a tutti io sono Jonis (breve pausa) e ho undici anni. Voglio fare l'attore e mi piace anche cantare... (Pausa). Il mio problema è

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l'altezza... Io sono ossessionato dall'altezza... Quest'anno al primo giorno di scuola un ragazzo mi ha chiesto: “ Quanti anni hai?”. E io ho risposto : “ Undici”. E lui: “ E che classe fai? “” La prima “ ho detto. “E quante volte sei stato bocciato? “ (Come esterrefatto, si vede che è un bambino giudizioso che studia.) Io non sono mai stato bocciato!

Pausa.

– Anche mia mamma … c'è un mio amico che viene a casa mia, che

èpiù piccolo, mia mamma se lo prende in braccio e lo coccola, come se fosse un peluche, se lo tiene stretto e lo pastrugna.. A me non ci riesce perché sono alto... (Breve pausa) Ci sono anche dei lati positivi nell'essere alto.. Giocare a Basket.. Ma io non gioco a basket... io voglio fare l'attore.

Gianni De Maria (avvicinatosi al centro) – Bravo Jonis, molto bene...

molto bene. Avete visto Jonis come ha sviluppato il discorso? Ha tirato fuori delle cose vere, profonde, importanti... Personali... Ha undici anni, non dimentichiamo, non è facile è.. così davanti a tutti.

Breve pausa, poi cambiando tono – Jonis è tipicamente la figuradell'attore drammatico, poi quando crescerà se vorrà, se avrà occasione, se la vita lo porterà in quella direzione, comunque lo scoprirà più avanti... È si, lui è propriamente l'attore drammatico, mentre invece Emanuele (indicando il ragazzino seduto sulle poltroncine) Lui invece è un attore comico , (Emanuele, rendendosi conto di essere osservato, addrizza il collo e si guarda intorno divertito) avremo modo di vederlo più avanti.. Ha una mimica difaccia eccezionale.. vedremo poi come si muove sul palco..

Enrica (Dalle poltroncine rivolta a Fabrizio. ) – Mi sono laureata e ho fatto un master in archiviazione dei documenti cartacei in ambiente digitale..

Fabrizio (È evidente che a Fabrizio non gliene freghi assolutamente nulla di ciò che Enrica gli confessa, mentre lei è assillata e gli parla con il cuore in mano, lui ha altri progetti per la testa...) –Ma nonlavori in biblioteca?

Enrica – Sto facendo uno stage..

Fabrizio (con voce suadente) – Ci potremmo vedere una sera di queste.

Enrica (Distratta) – Si. È che  non so cosa fare nella vita! Mi

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mancano centocinquanta ore! La mattina, dalle otto a mezzogiorno. Ma se vengo alle prove spesso non riesco ad andare, perché facciamo tardi.. Ho una macchina sola e dobbiamo dividerla con mio fratello.. (Breve pausa) Sono disperata.. Non so cosa fare nella vita! Adesso senon ci penso va meglio; ma ci sono stati dei momenti in cui mi sembrava di impazzire..

Fabrizio – Dammi il tuo numero di telefono.

Tira fuori una penna e inizia a scriverlo sul foglio degli appunti.

Scena sesta.

Gianni – Allora già che ci siamo: voi due (indicando Jonis e Emanuele) alzatevi un po'... Adesso voglio che proviate ad esprimervisolo con queste sillabe... “Bah, bèh bih, boh, buh” potete dire quello che volete.. intendo dire, potete significare qualsiasi cosa vi venga in mente, ma solo con queste sillabe. ( Rivolto a Jonis) incomincia tu.

Jonis (interrogativo) – Bah , bèh, bih, boh, buh?

Gianni – Si.. Vai , vai tranquillo. Come ti pare.

Jonis inizia a pronunciare le sillabe, cambiando un pochino l'ordine e tono. Abbastanza tranquillo.

Jonis – Bih , beh, bòh, bah, buh..

Emanuele risponde seguendo lo stesso tono. Mimicamente è più espressivo, ma non cambia l'ordine, ne il significato.

Emanuele – Bih, beh, bòh, bah. Buh?!?!

Il dialogo tra i due continua ad libitum. Sembra proprio che si parlino, e i ragazzi del coro ne sono compiaciuti.

Piano piano però, il dialogo si fa più incalzante sino a che Jonis, avanza minaccioso verso il compagno.. quasi tonante, si arrabbia. Emanuele intimorito, non risponde allo stesso modo. Come spaventato, si fa più piccino, molto velatamente sembra abbia quasi paura.

Gianni – Avete visto... con cinque sillabe, quante cose si possono dire?

Il coro degli allievi è entusiasta per la scenetta; commentano distrattamente. Come se si fosse in pausa. Durante il dialogo

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successivo il vociare seguirà più piano in sottofondo.

Andrea (rivolgendosi a Emanuele, seriamente, con calma) – Ascolta me.

Emanuele – Bih, bih, bah, boh..

Andrea – Nella vita quando qualcuno ti attacca tu puoi fare due cose..

Emanuele – Bih, boh..

Andrea (afferrandolo per il bavero della maglietta) – Guagliò!! Mi stai a sentire?

Emanuele (con una gestualità eccezionale.. come viene toccato si sposta in maniere da attutire il colpo e attutendone l'attacco) – Bih, buh..

Andrea ( non riuscendo a trattenere la simpatia, gli da un pizzone sulla collottola, ma con affetto) – Mi vuoi stare a sentire?

Emanuele fa cenno di si con la testa

Andrea – Allora: ascolta me! Nella vita, quando uno ti attacca, tu hai solo due possibilità: o attacchi a tua volta , o non rispondi. Perché non hai risposto?! Adesso quando lui ti attacca, tu non rispondere.. poi quando si calma attacchi tu!. Hai capito??

Emanuele – Non devo rispondere?

Andrea – All'inizio no... o si. O l'uno o l'altro, ma non seguire. Fai quello che ti pare ma non seguire. Hai capito? (E gli da una schicchera sul lobo dell'orecchio . Il ragazzino manca poco e si butta per terra fingendo un dolore acutissimo).

Gianni – Allora attenzione! Attenzione per favore! Allora ragazzi: state attenti a chiudermi bene le vocali, cioè non lasciarle in sospeso.. “Baah... Beeh.” (mimando e modulando) e anche ad articolare bene la consonante.

Gabriele – Cercate di muovere la faccia, la bocca... tutti i muscoli labiali..

Gianni –       Esatto... E cambiate anche le note, se riuscite..

Continuiamo.. Va bene così: proviamo ancora . Dai Jonis...

Jonis riparte dal punto in cui si era interrotto, quindi attaccando Emanuele.

Jonis – Bìh, beh, bah, boh... buh, beh, bah, boh, bih!!! Bih, bih, bih, bih, buh!!!!!!!!!!!!

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Andrea (sottovoce, ma bisbigliando forte) – Non rispondere, non rispondere!

Emanuele gli lancia un'occhiata d'intesa e riparte con tono sommesso..

Emanuele (lentamente, quasi patetico) – Bhi, bhi, bhu, bha...

Jonis a sua volta, non può continuare ad attaccare e rispondo a sua volta in tono sommesso. Il dialogo prosegue ancora qualche battuta. Andrea (forte ma cercando di non farsi sentire) – Dai adesso! Distruggilo!!!!!!!

Emanuele attacca esplodendo all'improvviso.

Emanuele – Bih, bih, bah, boh, buh. Boh, buh, bih, bih, bih, bah. Buh! ( e ancora )!

Andrea preso di sorpresa, come stordito dalla reazione non riesce a rispondere.

Applauso generale!

Scena settima.

Gianni – Molto bene signori.. vedo che l'ambiente si sta scaldando! Allora adesso faremo un esercizio su testo essenziale, semplicissimo: “Non ho bisogno di niente!” . Solo queste parole: “Non ho bisogno di niente!”

Gianni – Jessica vuoi darmi una mano, per favore?

Jessica si alza e si avvicina al demiurgo.

Gianni – Ecco, facciamo un bell'applauso a Jessica, un ragazza molto giovane, che ha frequentato l'anno scorso, è già bravina...

Jessica fa un inchino.

Gianni – Allora “non ho bisogno di niente”. Allora nella vita, ci sono tantissime occasioni in cui abbiamo usato questa frase. Può esprimere moltissimi significati diversi... Possiamo essere tristi, arrabbiati, malinconici, perplessi... innamorati, odiosi.. Non so: magari Jessica torna a casa dalla scuola, e la mamma le dice: “ Hai fame? “ e lei risponde “non ho bisogno di niente...” Perché è innamorata.

– Ecco ma non solo : magari... piangendo. È sconsolata, il ragazzo

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l'ha lasciata, la mamma le chiede: “ Ma come stai tesoro, hai bisogno di qualcosa? “ E lei risponde ..

Jessica (smaccatamente tragico) – Non ho bisogno di niente! Gianni – Ecco va beh! Adesso non esageriamo... una cosa normale. Cerchiamo di non cadere nella farsa.. Insomma, una cosa vera, deve essere credibile... Tutto sommato normale, per quanto sia possibile...(cambiando tono) Ricordati che se piangi, espiri... la tristezza espira sempre. Mentre se sorridi, inspiri.

Jessica mima le azioni inspirando e espirando.

Gianni – Orazio Costa sosteneva che un attore doveva sempre iniziare da un'azione … Il suo si chiama “Metodo mimico”.. A differenza di Stanislavskij che invece parte dall'immedesimazione.

– Per Stanislaskij un attore doveva prima immedesimarsi nel personaggio. Dall'immedesimazione derivava poi l'azione e la parola. Al contrario Costa, che insegnava all'Accademia D'arte Drammatica di Roma - ha formato schiere di attori.. non dico gran parte del cinema italiano ma quasi.. - Ecco, lui sosteneva, che dall'azione, dal contatto, per impulso, immediatamente si procedeva ad una serie di nessi emotivi che rendevano l'espressione estremamente naturale. Partendo sempre quindi dall'azione.

– In poche parole, se io vi chiedessi di saltellare e poi di pronunciare un nome saltellando, immediatamente il modo e l'espressione del nome diventerebbero gioiosi, come fosse un grido (mima il gesto del saltello sorridendo). Se al contrario io vi chiedessi di accasciarvi perterra, con le mani sul viso, e pronunciare lo stesso nome; immediatamente assumerebbe connotati patetici, di tristezza e di disperazione, di pianto... Se sono accasciato a terra con le mani sul viso (mimando le movenze del contrasto) non mi viene voglia di ridere no!

Breve pausa.

Gianni – Allora adesso facciamo un gioco.. se io guardo Jessica, qui

davanti a me, percepisco una sensazione. Come tutti no? naturalmente. Ecco da questo stato d'animo faccio scaturire un'azione... A questa azione scaturita ecco che lego la parola...

– Vogliamo provare signori?“Non ho bisogno di niente...”

Gianni prende per mano Jessica e si avvicina a una signora del

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pubblico.

Gianni – Ecco Signora, se vede Jessica, così... se le si avvicina, che cosa sente?(Gessica si piega sulla gambe in maniera di stare, a una certa distanza, ma con il viso alla stessa altezza della Signora.)

La signora un po' imbarazzata non risponde.

Gianni – Non sente niente?

Signora del pubblico – No, cioè si... è così giovane , è tanto bella …

Gianni – E che le viene voglia di fare?

Signora (con timore) – Una carezza...

Gianni – E le dia una carezza .

La Signora le da una carezza..

Jessica (con dolcezza) – Grazie Signora. Non ho bisogno di niente...

Gianni – Ecco, questo è il metodo Orazio Costa... Bisogna soffermarsi sull'impulso. (Rivolta alla signora) Grazie Signora(poi rivolto al pubblico). Sentire quello che sta accadendo, armonizzarsicon l'altro, cercare quindi di reagire, di interagire.. Vogliamo provare?

– (Rivolgendosi al un Signore) Se io le venissi vicino. Lei, che non ha bisogno di niente, come me lo dice? No, no... Prima l'azione!

Il signore del pubblico (Facendo il gesto con la mano e le dita unite come a dire “Ma questo che vuole?”) – Non ho bisogno di niente!Gianni – Eh! Già andava bene..

Il demiurgo prosegue a soggetto, improvvisando a suo piacimento con il pubblico e rispetto alla situazione troverà in essere. (Questa scena può essere organizzata in parte con attori mascherati tra il pubblico, o rappresentata interamente in improvvisazione, secondo le intenzioni dell'attore protagonista). Poi conclude.

Gianni – Vogliamo ringraziare questi signori che sono stati così gentili da prestarsi e collaborare! Non è facile è … Non si è abituati! Venite, venite avanti... Facciamo un bell'inchino.. Ecco bene grazie. (Breve applauso) Ricordiamoci una cosa: gli attori non si applaudonoda soli... Sul palco l'attore non deve applaudire.. Perché sarebbe come a dire :” applauditemi ancora, continuate, continuate ad applaudirmi...

“ Al massimo quello che si può fare, e che faccio io questa sera.. È questo (rivolto al pubblico, stende il braccio indicandolo con un gesto

ampio e aperto, e poi inclinando la testa e ringraziandolo, accenna un applauso solo per pochi istanti). –Grazie a voi .

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ATTO SECONDO

Scena prima.

Massimo e Fabrizio nel gruppo degli allievi. Arriva Daniele. Daniele (si rivolge a Fabrizio con atteggiamenti spiccatamente omosessuali ) – Non ho bisogno di niente!

Massimo – Ma davvero? Niente, niente, niente. Ma sei sicuro?

Daniele – Si sono sicuro, non ho bisogno di niente.

Massimo – Sicuro, sicuro, sicuro?!

Daniele – O ragazzi c'è quella li che mi piace, è tutta la sera che la tampino, lei veniva anche l'anno scorso... È che mi chiama per nome, ma io il suo non me lo ricordo? Ma come si chiama?

Massimo e Fabrizio (Insieme) – Eh....!!!

Fabrizio – Tu te ne stai tutto il tempo a tampinare le ragazze!

Massimo – Devi fare più attenzione, quando Gianni parla …

Fabrizio – Se no poi resti... indietro!

Daniele (beccato in flagrante scappa via ) – Ahahaha!!!

Fabrizio e Massimo (all'unisono) – Claudia! (E scoppiano a ridere). Breve pausa poi Fabrizio, si mette a lanciare occhiate e sguardi di intesa con Massimo aventi come oggetto una ragazza.

Massimo – Cioè?!?! Anche lei!?

Fabrizio assentisce abbassando gli angoli della bocca. È molto sicuro di sé e ha uno sguardo vivacissimo . È come se stesse per dire.. se ci provo con lei scommetto che ci sta.

Massimo – Tu ci proveresti anche con un fantasma travestito da un lenzuolo.

Fabrizio sorride divertito.

Massimo (ingenuo) – Ah, ma con quella non puoi! Quella è fidanzata: Daniela sta con un amico di Andrea ..

Fabrizio (simpaticissimo e beffardo) – Embhè, che vuol dire?!

(Ammiccando verso Andrea). C'è più gusto!

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Gianni De Maria – Silenzio!

Valerio – Cafoni!

Anna Lisa dietro di loro, dopo aver ascoltato la scena si alza e si sposta verso Valerio, poche sedie più avanti.. La avvolge con le braccia e inizia a baciarlo e a coccolarlo.. Valerio ha circa vent'anni, è un bravo ragazzo, forse leggermente sovrappeso ed è fidanzato. Malgrado si sforzi di apparire aggressivo - ha i capelli completamente rasati sui lati, con una grande cresta di gallo nel mezzo e la barba incolta - Non vi riesce affatto, perché è un tipo placido e tranquillo.

Anna Lisa – È che sei così dolce... Sei come Ciccio Bello, sei morbido, mi piaci perché sei pacioso.

Valerio – Anna Li... io non so mo' che ti piglia..

Anna Lisa – E poi di te mi posso fidare.

Valerio – È ho capito, figlia mia...

Anna Lisa continua a sfregarsi su di lui. Gli sale sulle ginocchia, lo abbraccia. Poi si avvicina con il seno alla sua faccia.. La scena è effettivamente abbastanza pulita, perché non c'è brutta intenzione da parte sua.. Non è volgare. La ragazza è come se giocasse, è stanca e si vuole solo divertire; e non è affatto scandalosa. Senza premeditazione alcuna Valerio si tiene un zainetto sotto la pancia, in mezzo alle gambe. Casualmente è capitato proprio all'uopo.

Valerio – Ma te devi ricordà, che so 'omo anch'io!

Anna Lisa – Noo...

Anna Lisa inizia a canticchiare una canzone di Grananiello: “ Ah.. cumme se fa... adda pigghia stu core senza e te fermà... che ne scinne all'anema non po' sape... ahah..”

Andrea – Ma scusa baciala no!

Valerio – E la bacio sì... (la bacia sulla guancia) Ecco, t'ho baciato, sei contenta?

Anna Lisa (continuando a ballargli intorno a cantare e a strusciarsi) – Ah... cumme se fa...

Andrea – Ma non li, sulla bocca!

Maria Chiara – Non può, è fidanzato!

Maria Chiara si alza di scatto e inizia a cantare anche lei. Si avvicina a Valerio. E si mette a ballare. I suoi movimenti sono più forti e sopratutto stereotipati, potrebbe ballare in quel modo in discoteca...

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Effettivamente lei lavora in discoteca. Cerca un palo per iniziare una lap dance, ma non c'è.

Maria Chiara (continuando a cantare) – Ma non c'è un palo, qui? La sua voce è più forte di quella di Anna Lisa e insieme fanno un bel duetto. Maria Chiara gli sale a cavalcioni sulle ginocchia.

Valerio – Maria Chià! Mo ti ci metti pure tu.

Maria Chiara scende ma al suo posto risale Anna Lisa.

Valerio – Ma allora questa è una mania … (Poi intendendo il borsello) – Questo deve rimanè qua... No, no... E mo' basta, no!!!

Scena seconda.

Simona entra in scena correndo ridendo inseguita da Daniele. Lui ha appena tentato di baciarla e lei si è sottratta. Si butta tra le braccia di Massimo.

Daniele (moderatamente gridando) – Ma io ti giuro sono fedele!

Massimo e Simona (all'unisono) – Eheheh …!

Daniele (scongiurando) – No, davvero! Guarda seriamente, quando io prendo un impegno... lo mantengo!

Massimo – Dicono tutti così!

Simona (rivolta a Massimo) – Sai quante volte l'ho sentita, questa storia!

Daniele (in tono affettato) – Ma ti giuro che è vero! Io mi trasformo, divento un altro!

Simona – Ehe...

Massimo (serio, rivolto a Daniele) – Allora senti: io ti chiedo una cosa (breve pausa) : Quando una ragazza ti piace... tu per quanto tempo le fai la corte?

Daniele – Una che mi piace?

Massimo – Uhm..

Daniele – Un casino di tempo!

Simona – Tipo?

Daniele – Tre giorni .

Simona e Massimo scoppiano a ridere.

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Massimo – Ma allora, dai...

Simona – Scusa è... ma te le devo proprio dire: si vede che sei piccolo.

Daniele – Scusa, ma che devo fare?

Massimo – Manco una settimana, hai capito: tre giorni!

Daniele – Ma se lei non mi telefona, non risponde ai messaggini, o se risponde, ti dice due cose giusto per.. Non vuole uscire, mi rompe le palle; (gesticolando con le mani) io non posso sta' una vita appresso a te! (cambiando tono) e poi non mi piace essere assillante!

Simona – Allora vuol dire che non ti piace.

Massimo – Scusa: ma tu sei mai stato con qualcuno che ti piaceva davvero?

Daniele – Si.

Massimo – E quanto tempo ci sei stato?

Daniele – Un anno e mezzo.

Simona – E quanto tempo c'hai messo prima di starci insieme. Daniele – Niente: pochissimo. Subito, un giorno, forse... neanche; (ricordandosi) Si... una sera l'ho conosciuta; il giorno dopo siamostati tutto il tempo insieme e poi la sera ci siamo rivisti e ...( come a dire: è incominciato tutto).

Massimo – E ci parlavi un casino, e tu la capivi, le ti capiva benissimo, le parole venivano fuori da sole e non c'era bisogno di niente?

Daniele – Esatto.

Daniele diventa improvvisamente silenzioso e pensieroso. Si alza in

piedi e si allontana. Va a sedersi appartato a pochi metri di distanza...

Andrea – Secondo me comunque voi sbagliate tutti.. Arrivate a un punto a fine serata che ci provate sempre, con tutte; indistintamente...

chi c'è c'è... fate i teneroni, le abbracciate, le prendete per mano.. Ma con tutte... cioè non con la stessa, se non c'era Simona ci provavi con Maria Chiara.

Daniele (Dalla distanza, ammettendo tutto senza l'ombra di un rimorso) –E certo! E perché no?

Andrea – Perché ti sgama.. Le ragazze ti hanno capito; gira la voce e tu sei fregato..

Simona ( a voce bassa) – Dipende..

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Andrea – Scusa è..: se a me piace una, se mi interessa davvero, può capitare una sera, che ci diciamo qualcosa, c'è un momento, un feeling, un'emozione; basta poco no.. Diciamo che io mi avvicino e le prendo la mano. Mettiamo che lei si discosta; mi da il due di picche. Io il giorno dopo la mano non gliela prendo più.

Simona – Si ma così le dai molta importanza ..

Andrea – Ma se ti sputtani con tutte non è peggio?

Simona – Dipende quello che cerchi.

Massimo – È ho capito: ma uno che deve fare?

Simona – Dipende da che presupposto hai.

Andrea – Eh... io lo so quello che cerco: cerco una storia.

Simona – Ma noi ragazze lo sappiamo benissimo che questi ci provano con tutte.

Daniele (tornando all'attacco dall'angoletto) – E per la legge dei grandi numeri!!!

Massimo – Magari la cosa ti si rigira .

Andrea – In che senso ti si rigira?

Massimo – A volte capita.

Simona – Può capitare… Lei sa che non c'è niente, e se lui lo sa fare, capita magari una sera che ci stai .

Andrea – Ma io non cerco questo.

Daniele – Si: tu!

Andrea – A me interessa di più una cosa di mente, cioè che ci sia una storia con una persona che ci puoi parlare... Se no che gusto c'è? Simona – Si ma una sera tu già sai quello che ti prendi.. A me non interessa un rapporto con una persona così, magari adesso. Però magari in quel momento...

Massimo – E se uno invece ti interessa?

Simona – Dipende: ci sono due alternative. A parte che lo senti subito se c'è qualcosa... Se uno ti interessa . O provi a fargli cambiare la testa. Ci sono quelle che dicono: “ Mo' ci penso io! Lo cambierò..” ed è sbagliato. O se no, il giorno dopo capisce che è così e lasci perdere.

Massimo – Buona questa, mica male! Ma quanti anni hai tu? Simona – Ventisei .

Andrea – Ma ti sei mai innamorata?

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Simona – Si.

Andrea – E come è finita?

Simona – È finita male. (Si gira e fa per allontanarsi).

Andrea – E queste cose quando le hai capite?

Simona (voltandosi) – Dopo un po'...

Daniele va da Anna Lisa e l'abbraccia. China la testa e resta fisso con lo sguardo sul suo seno.

Anna Lisa (alzandogli il viso con la mani) – La mia faccia è qui!

Daniele (riabbassando la faccia e continuando a fissargli le tette) –

Ma io voglio guardarti negli occhi!

Scena terza.

Massimo e Andrea nel gruppo.

Massimo – Ma Gianni non c'è?

Andrea – No.

Massimo – Meno male...

Da un'altra parte.

Maria Chiara (rivolta a Andrea con occhioni da cerbiatto ) – Allora ti sono piaciuta? Mi hai visto!

Andrea – No, dove?

Maria Chiara – Mi hanno preso, ti ricordi? il provino.. Al primo provino mi hanno preso.

Andrea – Ma dove?

Maria Chiara – A “Mezzogiorno in famiglia “ su Rai 2.. e siamo andati in onda sabato e domenica!

Andrea – Bello! Brava e cosa fate?

Maria Chiara – Sabato c'è la prova artistica di canto e Domenica, la prova artistica di ballo.

Andrea – Ma devi anche ballare?

Maria Chiara – No... Ci sono dei ballerini professionisti.. Io devo solo cantare! Sabato scorso ho cantato “Non sono una signora” della Berté e alla seconda prova ho fatto “Fortissimo” di Rita Pavone..

Andrea – Quella che fa (accennando l'attacco) : “ Pianissimo..”

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Maria Chiara – Si, quella che inizia così..

Andrea – E poi sale ..

Maria Chiara (canticchiando un po' più aperta di voce) – … Fortissimo ... E abbiamo vinto! La nostra squadra è arrivata prima! Dall'altra parte della scena con il gruppo. Riccardo seduto sulla sedia si tiene le tempie con una mano e il gomito appoggiato al ginocchio. Incredibilmente sta dormendo. Claudia a due poltrone di distanza dopo Simona e Andrea . Tra i due fratelli Claudia e Riccardo si sente che c'è un affetto particolare, c'è un bel feeling, si direbbe oggi. Hanno quasi la stessa età e sono molto vicini. In qualche modo si assomigliano anche esteticamente.

Comunque sono molto uniti, vivono insieme, da soli, nello stesso appartamento e fanno l'università.

Claudia (bisbigliando per non svegliarlo) – … si è addormentato.

Simona – Non ci posso credere.

Claudia (rivolta a Simona) – Mettigli un dito nell'orecchio.

Massimo – No, non lo svegliare...

Claudia – Questa notte ha dormito pochissimo. Io gliel'ho detto: “non

venire” Ma lui ha insistito lo stesso...

Simona – Ma si mantiene così? Con la sua stessa mano?!?

Claudia – Mio fratello è capace di addormentarsi in qualsiasi posizione! È incredibile!

Gabriele (con voce tonante verso Riccardo) – Riccardo hai scelto quale declamare?

Riccardo (si sveglia con un sobbalzo, e si trova il foglio dell'esercizio di dizione in mano) – È... si...ehee...

Gabriele – Innanzi tutto : buon giorno!

Tutta la classe si mette a ridere.

Riccardo (balbettando) – Si, non...

Gabriele – In sogno qualcuno per caso, le ha suggerito quale delle tre versioni scegliere?

Riccardo – (cadendo dalle nuvole) Perché, bisognava sceglierne una specifica?

Gabriele – Capisco che la dizione possa risultare noiosa, lo so bene...

Riccardo – No, scusa... veramente, non è per mancarti di rispetto...

Ma non è colpa tua.

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Simona frugando nella borsa finisce per tirare fuori e sfogliare distrattamente un blocchetto di bollettini per un versamento postale. Andrea e Claudia sbirciando intravedono la cifra.

Claudia – Per che cos'è quello? La macchina .

Simona (non certo entusiasta) – Uhm...

Claudia – Quanto ti manca?

Simona sfoglia tutto il blocchetto sino alla fine e va a leggere la data di scadenza dell'ultimo bollettino.

Simona – 2013!

Andrea – Beh no è tanto... dovresti farcela. Un tot al mese non le senti nemmeno!

Simona – Mica tanto! Con cinquecento euro al mese di stipendio, cento euro non li sento nemmeno!?!

Andrea – Scusa, ma tu che lavoro fai?

Simona – Io lavoro con i disabili .

Andrea – Come, come?

Simona – Ho un contratto di tre anni, faccio o la mattina o il pomeriggio .

Andrea – Davvero sei così brava! Spiegami un po'?

Simona – Perché non lo sapevi? È un centro diurno. Curiamo diverse tipologie... Abbiamo dei ragazzi down, ragazzi che hanno dei ritardi mentali o parzialmente autistici .. Disturbi affettivi.

Andrea – Ma cioè: precisamente che cos'è un autistico?..

Simona – Noi abbiamo tre autistici...

Claudia – E che fa un autistico?

Andrea – Non parla?

Simona – Essenzialmente non comunicano... sono ragazzi chiusi in se stessi. Vivono in un mondo a parte. (Breve pausa) Noi cerchiamo di dargli degli stimoli, degli impulsi verso i quali possano iniziare ad interagire ..

Claudia – Tipo?

Simona – Giocare con dei cubi, mettere a posto dei pezzi di plastica colorati.. C'è un ragazzo che non parla, cammina solo per la stanza, lentamente. Per ore e ore. Sempre in tondo. L'altro ha tendenze autolesionistiche! Prende la testa e la tira contro il muro. La terza invece è una bambina, cioè una ragazza; lei dipinge soltanto.

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– Poi ci sono taluni che sono difficili da decifrare.. Io ad esempio non ho accesso alle cartelle cliniche perché non sono un medico, ho una laurea in psicologia e mi sto specializzando. Ma ci sono taluni che sono difficili da identificare, perché presentano diverse patologie simultaneamente. Magari sono solo parzialmente autistici, per cui è difficile identificarli con una sindrome definitiva .

Claudia – E ti piace?

Simona – Devo dire la verità : si. A me piace moltissimo. Perché se riesci ad entrare, e all'inizio non è facile, te lo assicuro, se riesci a stabilire un contatto; tutto quello che gli dai, te lo restituiscono cento volte! Non per dire … senza falsa modestia , ma ci sono alcuni di loro che mi hanno detto che se me ne vado io loro mi seguono.

– Pensa che per il mio compleanno , il mese scorso è stato il mio compleanno..

Andrea – Auguri.

Simona – Grazie. Mi hanno regalato un fiore di carta, fatto da loro, con dentro un biglietto con scritto.. Non ti dico come... ritagliato con la carta colorata “We Love You “ Scritto con la u..

Claudia – Ma che bello!

Simona – Guarda, una soddisfazione immensa! Avevo le lacrime agli occhi! Ti giuro.

Claudia – Ma ci credo! Pausa.

Massimo (rivolto a Leda) – Sei triste?

Leda (appartata in un angolo; tristemente) – Non sono triste.. Massimo(non essere triste) – Non essere triste.

Leda (assorta nel vuoto) – Normale. (Pausa) La parola giusta è basita... (sconsolata e senza speranza) Al peggio non c'è fine! (Cambiando tono) Di solito si dice che quando uno tocca il fondo poialla fine risale...

Massimo – Dipende.. C'è gente che può andare avanti cinquant'anni, prima di rendersi conto e iniziare a risalire.

Leda – Uhm...

Massimo – Sai che c'è Leda : (breve pausa) anche dare, a un certo punto diventa pesante! Inizia a diventare importante il concetto di reciprocità.

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Leda – Si, ma io non sono ancora in quella fase: purtroppo mi trovo in una situazione in cui mi trovo a dare senza ricevere niente! Massimo – E?... amore mio! Si vede allora che c'hai ancora da pagare.

Leda – E quando finisce?

Massimo – Finisce quando ti stanchi, che non ce la fai più di prenderlo in quel posto … Dopo che te la sei presa in saccoccia quel migliaio di volte, ti assicuro che ti stufi!

Leda – Non ce la faccio!

Massimo – E si vede che ce l'hai ancora troppo stretto.

Andrea (tuonando con voce fuoricampo e poi entrando in scena di corsa) – AHAAHHH! No! Io questa non la scrivo! È troppo spinta, iouna cosa così non la metto in scena. Ci sono dei bambini!

Massimo – Ma cosa avete capito! Che cosa andate a pensare!

Andrea – E che cosa devo pensare?!?!

Massimo – Io dicevo l'orgoglio, è ancora troppo stretto... L'orgoglio!

Scena quarta.

Il demiurgo torna in scena . Nessuno ha il coraggio di fiatare...

Gianni De Maria – Mi sono perso qualcosa?

Mormorii distratti.

Gianni – Siamo sicuri?

Fabrizio – No, niente. Gianni... va tutto bene.

Gianni – Massimo?

Massimo (vago) – Si...

Gianni – Non me la raccontate giusta...

Daniele – No, perché Gianni?

Gianni – È possibile che uno non può andare a lavarsi le mani, un secondo?!? Che questi te la fanno sotto il naso! (Non vinto ma sconsolato) Va beh.. continuiamo.

Continua la lezione rivolto alla platea.

– Le parole... le parole oggi stanno scomparendo, fateci caso, noi siamo continuamente bombardati dalle immagini.. Sempre di più. Vi è

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una sovraesposizione di tutto quello che è immagine, che toglie sempre più spazio alla comunicazione scritta e verbale.. Ormai si usano pochissime parole.

– Nella pubblicità ad esempio ci sono sempre meno parole.. Belle macchine, donne nude: pochissime parole. Qualsiasi forma di comunicazione, il cinema, la televisione si affidata in massima parte al codice immediato al codice visivo.

– E questo cose comporta? Comporta che non siamo più abituati, o siamo sempre meno abituati a usare l'immaginazione; cioè a usare la fantasia.

– Una volta non era così. Io mi ricordo che da bambino, la sera... una volta ci si trovava intorno al fuoco; e si raccontavano le storie.. i nostri genitori, i parenti, magari i nonni!

– E quelle storie ci sembrava di viverle per davvero... Ci emozionavamo tantissimo! E perché? Perché usavamo l'immaginazione!

– Magari erano storie di fantasmi... di mostri o di fate e folletti.. Poi allora il giorno dopo si andava nella villa abbandonata e si diceva : “È lì, è lì... l'hai visto il fantasma? È lui, l'ho visto, si l'ho visto anch'io...”

– Figurati, stavamo a Barletta! Allora poi gli tiravamo le bombe puzzolenti! E così cacciavamo via il fantasma! Cosa vuol dire la suggestione , no?!

– Oggi si va al cinema, vedi un film, esci, e te lo sei belle e dimenticato.. e non lo rivedrai mai più... al cinema c'è finzione, le bombe gli scoppi esplosioni, mostri alieni, tutte cose che uno in vita sua non immaginerebbe mai... cose anche schifose, per dire la verità.. e poi c'è la musica...

– La musica è il più grande inganno che esista al cinema... perché tu non sai di ascoltarla.. Provate, provate a vedere un film ad occhi chiusi, ascoltando solo il sonoro..

– Ci sono delle musiche meravigliose.. Come il regista ha un momento di difficoltà, magari c'è il copione che è un po' più debole in una parte.. ecco che subito parte una musica meravigliosa, magari è Mozart, o Rossini, o Albinoni, e tu immediatamente, senza accorgertene, smetti di pensare e incominci a sognare... e uno dice : è il film, che bel film … No, non è il film... la musica..

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– Pensate che per provocare delle situazioni particolare, magari di suggestione.. o di dramma, o di pathos, vi sono dei compositori che usano degli accordi, che normalmente non si possono usare.. usano una parte della tastiera tutta infondo (indicando la sinistra del pianoforte) .

– A teatro non è così.. A teatro non ci sono musiche, o ce ne sono poche... non c'è scenografia... perché tanto anche la scenografia più bella, costosa ed importante, non riuscirà mai a eguagliare la realtà.. a teatro si usano solo le parole... e ogni sera, le stesse parole, hanno un sapore diverso.. Per cui uno continua ad andare a vedere lo stessa cosa, magari dieci, venti, cento volte, ed è sempre un emozione...

– Shakespeare. “La tempesta” o “Romeo e Giulietta” , tutti sanno come va a finire...

– La suggestione delle parole è molto più forte di tante altre cose, perché? Perché ognuno usa la propria immaginazione... e invece se tu accendi la televisione, spegni il cervello, perché è lei che immagina per te.. è lei che ti fa vedere, che pensa, ti emoziona, e lei che immagina per te (breve pausa) … e ti stordisce.

– Ecco oggi dovremmo imparare a riscoprire l'immaginazione. Pausa. Il demiurgo si ferma qualche secondo per riflettere. Riunisce

le idee, e poi prosegue.

Gianni De Maria – La parola enunciata da un individuo ad un altro individuo - come qualsiasi altra azione del resto - può innescare principalmente due reazioni: una immediata, emotiva, relativa ai sentimenti, alla sfera dell'emozione in generale.

– L'altra, razionale. Questa seconda reazione alla parola pronunciata,

èsempre e comunque immediatamente successiva alla prima. Cioè sempre e comunque mediata da un'esperienza, che può essere una esperienza piccola… un esperienza di pensiero, ma sempre comunque leggermente successiva alla prima, a quella dell'emozione.

– Noi prima percepiamo l'emozione, che possiamo tradurre in un termine razionale.

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Scena quinta.

Daniele, Claudia e Massimo vicino all'uscita di sicurezza della scena sul palco. Daniele e Massimo si sono arrotolati una sigaretta e l'hanno fumata durante il discorso del demiurgo. Daniele con le chiavi della macchina in mano, schiaccia il bottoncino dell'apertura nella direzione di Gianni De Maria, come se facesse finta che risponda ai comandi di un'auto che si apre e si chiude .

Daniele – Mannaggia, non funziona... deve essere la batteria. Domani lo devo far vedere.. Eppure di solito funziona... Ma questo quando la smette di di' cazzate!

I compagni trattengono una risata, fingendo di non disturbare. Arriva Andrea.

Andrea (rivolto a Massimo) –Oh Massimo, ma tu la conosci Bruna?Massimo – Si … certo.

Andrea – Da tanto?

Massimo – È beh.. è già un po' che viene.. Andrea – Ma avete già fatto qualcosa? Massimo – Abbiamo fatto Lisistrata.

Andrea – E com'è? Non dice niente... Se ne sta sempre da una parte. Massimo – Bruna è strana; è molto riservata.. Poi però quando va in scena le prende lo scalino.

Andrea – E che è lo scalino?

Massimo – Si trasforma. È che le scatta qualcosa. “Le prende lo scalino... “ Diventa un'altra: è come se diventasse un'altra persona . Andrea – Un'altra persona?

Massimo – Si .

Daniele – È brava... comunque la vedrai.

Gianni (rivolto ai tre ragazzi) – Massimo! Che state a fa' la dietro? Venite qua...

I tre avanzano e si uniscono al gruppo tranne Daniele che si pone alla destra di De Maria e inizia a ripetere mimicamente tutti i gesti che farà.

Gianni – Allora adesso vorrei che vi disponeste nello spazio in

maniera organica.. Dovete tener presente quello che fanno gli altri...

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Se uno si mette magari da una parte ecco (spostandosi e facendo l'esempio - Daniele lo segue) che un altro si dovrà trovaresimmetricamente dall'altra... in maniera che tutti gli spazi siano riempiti in maniera equilibrata... come se fosse una scultura di Giacometti.

Rivolto a Daniele, con voce normale.

Gianni – Daniè! ... ma allora tu si scemo …?

Daniele – Nu poco...

Gianni – Va, va. Va con gli altri, va...

Daniele si unisce al gruppo.

Gianni – Anche il caos potrebbe andare, però deve essere organico.

Cioè tutto caos; no che l'uno fa il caos e l'altro mette in ordine...

Ognuno trovi il suo spazio. Dovreste sentire gli altri.. sentitevi in gruppo... come una tribù. Io spegnerò le luci e poi farete come vi dirò. I ragazzi si dispongono. Le luci si spengono. Attimi di silenzio.

Gianni (solo la voce forte nel buio) – Adesso dovrete fare tutti quello che dice (pausa) … Bruna!

Si illumina la scena. I ragazzi sono disposti in maniera organica. Bruna (resta attonita un istante e subito dopo comincia muovendosi mimando le parole come in una danza ) –Di giorno..

Il coro – Di giorno..

Bruna – L'ufficio...

Il coro – L'ufficio..

Si prosegue allo stesso modo, con il coro che ripete; magari battendo le mani.

Bruna – Il capo..

che schifo.

Di notte

l'amore

che gioia

dottore.

La sera

che spera

va in scena

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la Vera!

Ma Gianni

de Maria

che barba

non spia.

Le prove

d'autore

èvero l'onore.

La prego

dottore

non tolga

il suo cuore.

La faccia

pulita

sorride

la vita.

Negli occhi

nel cuore

la gioia

il dolore.

L'applauso

la gente,

si sente

presente.

La scuola

fiorente

ma il sabato

è assente.

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Vedrai

professore

non voglio

le suore.

Domenica

in chiesa

che palle

la spesa!

Scena sesta.

Gianni – Grazie Bruna ... Bravissima! Molto bene... Signori e Signore: Bruna D'onofrio!

– Allora dove eravamo rimasti … La verità! Cosa vuol dire essere veri? Essere veridici; autentici …

Il demiurgo cammina in mezzo al palco e si porta in centro con fare pensoso. Gli allievi lo seguono con le sguardo.

Gianni (con voce forte) – Chi di voi crede in Dio? I ragazzi non rispondono e si guardano l'un l'altro. Gianni – Chi di voi crede in Dio? Alzate la mano.

Older alza la mano. Pochi altri, forse nessuno. A discrezione degli attori.

Gianni – Chi di voi crede agli angeli? Si alza un altra mano.

Gianni – Bene. (Breve pausa) Chi di voi crede negli extra terrestri? Si alzano un paio di mani in più.

Gianni – Chi di voi crede nei fantasmi? Ugualmente.

Gianni – Chi di voi crede in se stesso? Si alzano il maggior numero di mani.

Gianni – Chi crede che questo pavimento sia duro? Si alzano tutte le mani.

Gianni – Un attore deve credere in tutto! Ci deve credere! Prima di

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tutto ci deve credere.. ai fantasmi, agli asini che volano, agli angeli custodi. Tutto! È tanto difficile credere che dietro di noi, vicino a noi ci sia un angelo che ci accompagni, e ci suggerisca delle cose? È tanto difficile? Provate a immaginarlo!

Older – Ma allora l'attore è un utopista?!

Gianni – No. È uno scemo!

Pausa. Poi cambiando tono.

Gianni – Vedete: io ho una teoria nella vita... Io credo a tutto ciò che non può essere dimostrato. Dice: perché? È semplice... se noi non credessimo e ci fidassimo solo delle cose conclamate, l'umanità non potrebbe procedere.. Non avrebbe fatto passi avanti. Non si sarebbe evoluta. Saremmo ancora tutti come zulù all'età della pietra.

– È ovvio che prima che inventassero la ruota tutti credevano che trascinare dentro dei sacchi o con dei bastoni per terra, fosse l'unico modo di spostare le cose.. e peggio ancora, probabilmente credevano che fosse il modo più giusto. Poi, evidentemente , è arrivato qualcuno, che ha creduto possibilile, ciò che allora non si credeva che lo fosse, e si è inventata la ruota.. e così il carro, la cariola, la polvere da sparo, le medicine... Tutto quanto...

– Ebbene ci sono degli scienziati, dei filosofi - importanti, non sto mica dicendo (come a dire gente che ha studiato) - che sostengono che Dio lo ha inventato l'uomo. Altrimenti sarebbe diventato matto. L'uomo trovandosi davanti a situazioni ineluttabili, come la morte o le disgrazie, o comunque cose più grandi di lui, come il tuono, la tempesta, l'alba, il tramonto... tutto ciò che non riusciva a spiegarsi...

Ha inventato questo essere Superiore, per cui delegava a Lui tutte la cose che non capiva, e così riusciva ad andare avanti. Cioè l'uomo si è evoluto rispetto agli animali, perché non aveva più paura!

– Adesso a noi qui non ci interessa sapere quale delle dispute dei filosi sia più giusta, se quella razionalista, materialista, o determinista, o quella teista...

– Io dico solo una cosa: (breve pausa) se funziona... usiamolo! Perché no? Uno dice: ma io mi trovo tanto bene quando prego, mi sento subito meglio! Perché no?! Dobbiamo capire tutto a tutti i costi? Non di certo!

– Avete presente un bambino quando parla all'amico immaginario?

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Che cos'è l'amico immaginario se non una proiezione di qualcosa? L'attore fa lo stesso... L'attore ci deve credere, l'attore deve AVERE FEDE!

– C'era un attore importante; non mi ricordo chi... adesso mi sfugge il nome, che diceva che in scena quando recitava vedeva come il personaggio vicino a lui e non faceva altro che copiarlo, mimava solo

isuoi gesti! Come fosse un fantasma.

– Ebbene, Stanislaskij sosteneva che si può mentire nella vita, ma non su un palcoscenico! Uno dice: “ ma come? Se è una finzione? Se è una rappresentazione che ripeti tutte le sere? “ Non è così. L'attore ci deve credere alla follia! E Stanislaskij aveva ragione! Se tu per primo che lo fai non ci credi... si vede subito, è finto, è smaccato, è affettato, non mi convince! Non sembra vero... volete sapere perché? Perché non è vero!

– Bisogna credere fermamente in ciò che decidiamo di essere! Se un uomo non ha una passione nella vita, a cosa vale? (Breve pausa) Ve lo dico io: niente! Dice: ma lavoro fino a tardi, non ho tempo non ho soldi. Credetemi, senza una passione siete morti! Più morti di quelli che stanno al cimitero! C'è sempre un modo! Dice: che cosa ti piace? Mi piace il Ping Pong! Sai è la mia vita! Poi dopo quando torno, mi sento rigenerato. Evviva!!! I trenini elettrici! È uguale. Vado a pesca! Anch'io! Quello che volete! Che fai l'operaio.. una volta alla settimana, prendo e vado!

– Fai quello che ti pare, ma una passione ce la devi avere! Questa è la nostra passione, e questa è la nostra vita!

Scena settima.

Demiurgo – Adesso proviamo! Dai coraggio ragazzi mettiamocela tutta!

Si proverà il “ Dramma d'amore in tredici battute” di Giorgio Mennoia. Le coppie di attori che si alterneranno sul palco non completeranno mai la partitura ma verranno sostituiti dalla coppia successiva ad un certo numero di battute, - due o tre - a piacere del

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regista. L'intera sceneggiatura potrà essere quindi ripetuta anche due o tre volte, a seconda dall'attenzione e dell'accoglienza ricevuta dalla sala. È a tutti gli effetti una prova di teatro, per cui il demiurgo interviene a sua piacere, lodando, correggendo, facendo ripetere, sottolineando a seconda dei casi. Le parole che userà di più sono “ Mi hai convinto, non mi hai convinto fino in fondo... Sei stata veritiero, non sei stato veritiero... “I toni resteranno sempre assai moderati. L'atteggiamento è quello del buon padre di famiglia.

Qui possono partecipare tutti gli allievi, studenti e attori professionisti e non, che frequentano il laboratorio e che sino ad adesso sono rimasti in disparte.

Lei –Sono sconcertata! Non leggo nei tuoi occhi il ben che minimosegno di pentimento per quello che hai fatto. Tu.. tu non sei mai stato veramente innamorato di me, vero? No, non dirmelo. Tanto è inutile, tutto è inutile a questo punto.

Lui –Hai ragione, come sempre d'altra parte. Hai sempre avutoragione: su di me, sui miei genitori, sulle mie amicizie e... sulla tua amica. Si, la tua amica di cui ti fidavi tanto! Che non ha esitato un solo istante a portarmi nel suo letto.

Lei –Zitto . Stai zitto! Abbi almeno il pudore di tacere.

Lui –Va bene, starò zitto. Lascerò che a parlare sia tu. Come alsolito. Allora dimmi : che cosa vuoi che faccia. Devo restare, devo andare via … parla!

Lei –Fai quello che vuoi. Ormai non me ne importa più niente.

Lui –Io... io non lo so più quello che voglio.

Lei (supplicante)–Lo so che per te lei non ha rappresentato niente.So bene che si è trattato solo di un capriccio, ma per Diana, non posso far finta che non sia accaduto niente.

Lui –Io sono molto confuso in questo momento; non so se riusciròpiù a guardarti negli occhi. Ma credimi amore, se sole lei mi chiedesse di rifarlo... in non esiterei un istante a riprenderla tra le mie braccia.

Lei –Ma allora la ami davvero! Dunque non si tratta solo di uncapriccio. Tu ne sei innamorato?!? Non è possibile, non può essere vero... Ma che cosa ti ha fatto?

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Lui –Non torturarmi te ne prego, non lo so nemmeno io. So solo chequando l'ho avuta tra le mie braccia, ho provato una passione travolgente e mi sono sentito, per la prima volta in vita mia, veramente un uomo!

Lei –Bastardo! Bastardo, ecco quello che ti sei sentito: un bastardo! Lui –Insultandomi non risolverai nulla! Io la amo, ma amo anche te!So per certo che lei non vorrà più saperne di me, e so che per te, invece, sono ancora importante... Aiutami, amore mio, ti prego. Non so più a cosa credere..

Lei –Ma cosa vuoi fare... stupido! Non lo vedi che hai preso unabbaglio...Vieni, vieni qui tra le mie braccia, e non temere tesoro: finché l'amore che ho per te sarà così grande non ti lascerò mai.

Il demiurgo presenta, ad uno ad uno, gli allievi che sono intervenuti alla rappresentazione. Ringraziamenti e applausi finali.

SIPARIO

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Gli attori del coro, in ordine di apparizione.

Franco Tudino – Attore professionista, 35 circa.

Maria Paola – 15 anni. Ragazzina con doti artistiche.

Teresa – 24 anni. Attrice drammatica.

Jonis – 12 anni.

Enrica – 24 anni. Attrice che si affaccia alla vita.

Anna – 33 anni circa. Attrice non professionista.

Tiziana – Signora di circa 40 anni. Impiegata in tribunale.

Daniela – 24 anni. Ragazza piacente.

Gabbriele Sangrigoli. Attore professionista, maestro di dizione.

Older – 24 anni. Comico.

Andrea – 30 circa. Attore professionista e fotografo.

Fabrizio – 30 anni. Attore professionista.

Emanuele – 13 anni. Giovane promessa.

Giorgia – 12 anni.

Jessica – 20 anni.

Un Signore del pubblico. 60 anni circa.

Una Signora del pubblico. 50 anni circa.

Massimo – 24 anni. Attore.

Daniele – 21 anni. Animatore nei villaggi.

Valerio – 22 anni. Aspirante attore e aiuto regista.

Anna Lisa – 23 anni. Cantante e attrice non professionista.

Maria Chiara – 23 anni. Cantante e attrice non professionista.

Simona – 26 anni. Psicologa e assistente sociale.

Claudia – 24 anni. Studente universitaria.

Riccardo – 23 anni. Studente universitario.

Leda – 28 anni. Attrice professionista.

Bruna – 26 anni. Futura giornalista televisiva.

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Quest'opera è dedicata a …............ Perché per primo, vent'anni dopo

Roberto Loyola, mi ha concesso una possibilità. Alla quale non ho certo disatteso.

Luigi Filippo Parravicini

La commedia “Sipario di Prosa n. 3” di Luigi Filippo Parravicini è stata registrata in data 29/11/2011 alla S.I.A.E.. di Roma, con numero di repertorio …......... Per qualsiasi chiarimento o rappresentazione

contattare l'autore.

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