Sognando le piramidi

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r-Pronta

Teatro Comico Italiano

SOGNANDO LE PIRAMIDI

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore:

Camillo Vittici

Iscrizione S.I.A.E. N.118123

(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera)

PERSONAGGI

Rosa

Madre di Giuliana

Pasquale

Padre di Giuliana

Giuliana

La figlia dei due

Cesira

La padrona di casa

Felice

Marito di Cesira

Filippa

Amica di giuliana

Alì

Primo egiziano

Abdul

Secondo egiziano

La storia si svolge nel soggiorno di una casa modesta

La storia

Giuliana è innamorata di Abdul, un extracomunitario egiziano, che alla vigilia delle nozze si eclissa. Nella sua disperata ricerca affida ad Alì il compito di ricondurglielo. Purtroppo Alì le porta un altro Abdul che, ovviamente, non è il suo amore. I genitori, Pasquale, piuttosto suonato, e Rosa, la assistono e tentano in ogni modo di consolarla. Giuliana, tuttavia, si libererà presto della sua infatuazione. Ma sarà Filippa, alla fine, a ripercorrere le orme dell’amica del cuore.

PRIMO ATTO

(La scena consiste in una modesta stanza. Rosa è una donna piuttosto sveglia. Pasquale un sempliciotto, un po’ suonato e smemorato. Tutti i personaggi sono vestiti in modo estroso)

ROSA: (Entra nel proscenio a sipario chiuso). Pronta! Pronta come una Ferrari in partenza sulla pista di Monza. Fresca come una rosa… Non per niente mi hanno chiamato Rosa perché sono gentile e bella come un fiore, e come un fiore puzzo di buono. Mi sono messa il profumo “Baciami tutta”! La mia Giuliana… La mia Giulianina oggi si sposa. Oggi sarà il più bel giorno della sua vita. Anch’io ho avuto il più bel giorno della mia vita quando ho sposato il mio Pasquale, ma purtroppo è stato l’unico. E’ stato l’unico giorno bello che ho passato con lui. La sera siamo entrati nella nostra camera; ero pronta per il mio primo incontro con l’uomo della mia vita, ma lui non si decideva ad entrare. Se ne stava lì come un pupazzo sul balcone a guardare il cielo. Gli dico: allora Pasquale, ti decidi o no ad entrare? Sono già due ore che sei lì fuori in terrazzo... perchè non vieni a letto? Prenderai freddo E lui: non posso Rosa! Mio padre mi ha sempre detto che questa sarebbe stata la notte più bella della mia vita ed io non voglio perdermela! Poi, purtroppo, è arrivata la notte… Che notte quella notte! Io mi preparo con un negligée da far paura; avrebbe stimolato le voglie anche ad una mummia egiziana imbalsamata da almeno 4000 anni, ma lui… niente! E che io mi sono troppo stancato oggi… E che io ho i miei soliti dolori in fondo alla schiena… E che io ho la prostata che si è infiammata con tutto quel vino che ho bevuto… E che io ho il diabete alle stelle con tutti i dolci che ho mangiato… Fatto sta che… vuoto assoluto; più che vuoto… il nulla! Tant’è vero che al mattino, dopo che mi sono ripresa dall’incubo, gli ho detto: vai tu a preparare la colazione oppure non sei capace a fare neanche quella. Ecco, quella è stata la sola cosa che è riuscito a fare quel giorno. Solo dopo tre anni di matrimonio, chissà per quale intervento divino e dopo avergli somministrato di nascosto la pozione d’amore che mi ha dato la maga, e non vi dico cosa mi è costata, in un lampo di follia… Eureka! Ce l’ha fatta! E così è nata la nostra Giuliana. (Urlando verso l’esterno) Allora; sei pronto Pasquale?

PASQUALE: (Dall’esterno) Arrivo; un momento… Non trovo la pancera

ROSA: (Urlando verso l’esterno) E’ nel secondo cassetto dell’armadio di fronte al letto! Che pirla il mio Pasquale; è arrivato solo alla pancera… Chissà quando sarà pronto. Lui dice che mette la pancera per sembrare più slanciato, ma è per via della sua colite cronica. Gli hanno fatto anche il cataclisma opaco. Un giorno è stitico e l’altro… sembra la cascata del Niagara. Consuma più carta igienica lui che la tipografia del Corriere della Sera. Poveretto; il dottore mi ha detto che ha la demenza senile nel cervello. La sua memoria è ormai morta, sepolta, mummificata! (Urlando verso l’esterno) Ricordati la ginocchiera per i tuoi dolori!

PASQUALE: (Dall’esterno) L’ho messa, ma non ricordo a quale ginocchio ho l’artrite

ROSA: A destra, ce l’hai a destra. E mettiti anche la canottiera della salute!

PASQUALE: (Dall’esterno) Ce l’ho, ma davanti c’è un buco

ROSA: (Urlando verso l’esterno) Allora girala dall’altra parte così rimane dietro! Che imbranato; cosa farebbe se non ci fosse la sua Rosa?

PASQUALE: (Entrando. Maglietta, mutande, pancera e ginocchiera. Ha il cappello in mano) Va bene così?

ROSA: Ma sei ancora a questo punto? Sbrigati che è tardi

PASQUALE: Tardi? Tardi per che cosa?

ROSA: Ma non ti ricordi dove dobbiamo andare oggi?

PASQUALE: Al supermercato?

ROSA: No Pasquale

PASQUALE:  Alla posta a ritirare la pensione?

ROSA: No Pasquale; oggi è solo il 15 del mese

PASQUALE: Allora…

ROSA: Ma possibile che tu non ricordi che dobbiamo andare al matrimonio?

PASQUALE: Ah, al matrimonio… Quasi me lo dimenticavo. E chi si sposa?

ROSA: Si sposa la nostra Giuliana, rincoglionito che non sei altro!

PASQUALE: E quando si sposa?

ROSA: Fra un paio d’ore; quindi sbrigati se vuoi che arriviamo in tempo

PASQUALE: Dove?

ROSA: Lascia perdere Pasquale. Dai, muovi il culo che dobbiamo andare

PASQUALE: A proposito di culo; sono due giorni che non vado al bagno. Non ce l’avresti la Dolce Duchessina?

ROSA: Lascia perdere la Dolce Duchessina; non vorrei che durante la cerimonia tu…

PASQUALE: Quale cerimonia?

ROSA: La cerimonia del matrimonio della nostra Giuliana

PASQUALE: Io sono pronto. Andiamo?

ROSA: Andiamo? E tu… e tu verresti così? Verresti i maglietta, pancera e ginocchiera?

PASQUALE: E’ vero, manca qualcosa…

ROSA: Finalmente!

PASQUALE: Manca il cappello. (Lo mette in testa) Va bene così?

ROSA: E il vestito Pasquale, il vestito?

PASQUALE: Te l’avevo detto che mancava qualcosa… Se non ci fossi io a fartelo notare… Devo essere io a ricordarmi di tutto…

ROSA: Ha parlato Pico della Mirandola! E allora mettiti quello che ti manca

PASQUALE: Perché? Mi manca qualcosa?

ROSA: La camicia! Le braghe! La giacca! Le scarpe! La cravatta!

PASQUALE: Quale cravatta?

ROSA: Per una cerimonia ci vuole quella blu

PASQUALE: No, quella blu non la metto

ROSA: Perché?

PASQUALE: Perché ha il collo troppo stretto

ROSA: Allora mettiti quella che vuoi, ma sbrigati!

PASQUALE: Vado (Esce)

ROSA: Ecco signori; questo è l’uomo che mi ha condotta all’altare, l’uomo, o quella specie di uomo, che ho scelto di tenermi per tutta la vita, l’uomo, o meglio, il lombrico, che devo sopportare che mi giri attorno per tutta la giornata. A volte ho pensato di lasciarlo, di andarmene. Ma cosa farebbe senza di me? E poi, diciamocelo chiaro e tondo; come potrei vivere senza la sua pensione? L’avevo sposato perché mi aveva detto che lavorava in banca. I bancari prendono un sacco di soldi; hanno la tredicesima, la quattordicesima, la quindicesima, la ventesima… Dopo averlo sposato ho scoperto che lavorava, sì, in banca, ma ci faceva le pulizie e ci puliva i cessi! Per arrotondare lo stipendio andava a pulire anche quelli della casa di fronte. L’anno licenziato dopo due giorni. Appropriazione illegale di carta igienica! Ne aveva bisogno per via della sua colite. Non per niente mi sono fatta un infarto al cuore… Quel balordo, quando gli ho detto che avevo un dolore al cuore, mi ha messo la mano sugli occhi. “Che fai disgraziato?” gli dico e lui :”Occhio non vede, cuore non duole”. (Urlando verso l’esterno) Allora Spidy Gonzales? Siamo pronti?

PASQUALE: (Entrando. Giacca, cravatta, ma senza camicia) Pronto!

ROSA: Ma Pasquale, la camicia!

PASQUALE: La camicia? Ah, è vero, non c’è la camicia. Dov’è?

ROSA:  Sempre nel secondo cassetto dell’armadio di fronte al letto.

PASQUALE: Non morire Rosa, non morire…

ROSA: Cosa c’entra adesso… Ma perché mi dici di non morire?

PASQUALE: Perché non saprei trovare i vestiti

ROSA: Ah, solo per questo!

PASQUALE: No, non solo per questo… I funerali costano…

ROSA: Grazie, grazie tante! Ecco cosa si ricava da una vita trascorsa con dedizione e affetto. Per fortuna c’è la nostra Giuliana che ravviva la mia vita

PASQUALE: Allora non muori?

ROSA: No, ho deciso di no, almeno per ora… Ora pensiamo alla cerimonia

PASQUALE: Peccato…

ROSA: Peccato… Peccato per cosa?

PASQUALE: Se tu fossi morta oggi avremmo fatto solo una cerimonia e si risparmiava…

ROSA: Ma perché non muori tu una buona volta!

PASQUALE: Non posso; impossibile. Quand’ero militare mi hanno fatto due vaccinazioni

ROSA: Quali?

PASQUALE: Una è quella del titanic..

ROSA: Del titanic? Del tetano vorrai dire

PASQUALE: Sì, del titanic

ROSA: E l’altra?

PASQUALE: Mi hanno fatto l’antimorte

ROSA: Certo che tu ti ricordi tutto quello che ti è successo cent’anni fa’, ma quello che ti è successo ieri…

PASQUALE: Cos’è successo ieri?

ROSA: Mille cose sono successe ieri. Per esempio che sei uscito con una scarpa nera e una marrone, che sei uscito con la giacca indossata al contrario…

PASQUALE: Ecco perché non riuscivo a trovare le tasche…

ROSA: E col mio cappellino con su i fiori. Ho dovuto venire a ritirarti al Circo equestre perché ti avevano portato lì. Ma vai, sbrigati a metterti la camicia che siamo in ritardo

PASQUALE: Vado (Esce)

ROSA: Ecco, questo è quel malnato del mio Pasquale. Un giorno o l’altro mi verrà un secondo infarto per le arrabbiature che mi fa prendere. Ieri sera, prima di andare a letto, altra litigata. Ad un certo punto gli ho detto che non volevo più vederlo. Sapete cos’ha fatto? Ha spento la luce. A volte durante la notte gli vengono delle strane idee. Si vede che ogni tanto, e ripeto, ogni tanto, deve avere ancora qualche ormone residuo in circolazione che gli va al cervello. L’altra notte accende la luce, mi sveglia e mi fa: “Rosa, se mi venisse voglia di violentarti… mi aiuti?”

PASQUALE: (Entrando. E’ finalmente vestito) Pronto, velocissimo come un treno merci

ROSA: Sì, di quelli che si fermano a tutte le stazioni a fare acqua. Allora andiamo.

PASQUALE: Dove andiamo?

ROSA: Ma te lo ricordi o no che oggi si sposa la nostra Giuliana?

PASQUALE: Sposa chi?

ROSA: E’ stato un colpo di fulmine. L’ha conosciuto, si sono fidanzati il giorno dopo e dopo un mese hanno deciso di sposarsi

PASQUALE: Sposa chi?

ROSA: Veramente lo conosco poco anch’io. L’ho visto una sola volta, ma deve essere uno che va spesso alle Maurizio perché è sempre abbronzato

PASQUALE: Dove va?

ROSA: Alle Maurizio. Lo sai tu dove sono le Maurizio?

PASQUALE: Certo che lo so; vai giù dritta poi giri a sinistra, attraversi la strada, stai attenta al semaforo e lì di fronte c’è la bottega del Maurizio, il mio amico; fa il fruttivendolo. E come si chiama?

ROSA: Abdul Babà

PASQUALE: Allora deve essere bergamasco. Però si chiama come il cane del mio amico Geremia

ROSA: Ah sì? Si chiama Abdul?

PASQUALE: Proprio Abdul no, ma è un pitbùl

ROSA: Ma finiscila cocomero! Piuttosto, ti piace Pasquale il mio vestitino da cerimonia? L’ho comperato ieri ai saldi. Mi piaceva un sacco

PASQUALE: Se ti piaceva un sacco perchè hai comprato il vestitino?

ROSA: Andiamo balordo, dai, andiamo. Dai, prendi la bicicletta che siamo in ritardo. Lasciamo la bicicletta alla casa della Cesira e poi andiamo al municipio

(Pasquale esce e rientra con una vecchia bicicletta. La guida Rosa e Pasquale si siede sulla canna) Guido io. Attaccati bene che se cadi ti sporchi il vestito. (Si avviano e entrano nel palcoscenico mentre si apre il sipario. Giuliana è seduta in lacrime su una sedia assistita dalla Cesira. I due appoggiano la bicicletta alla parete della stanza, magari dopo una caduta)

ROSA: Giuliana; ma cosa fai qui? Non dovresti essere…

CESIRA: Che disgrazia Rosa, che disgrazia! Guarda, guarda qui… (Le consegna un biglietto)

ROSA: Ma questo… questo per me è arabo

CESIRA: Complimenti, non sapevo che conoscessi l’arabo

ROSA: Infatti non lo conosco… Ma cos’è ‘sta roba?

CESIRA: L’ho fatto tradurre da Karim, l’aiuto benzinaio qui di fronte

ROSA: E allora?

CESIRA: Allora dice che lui…

ROSA: Chi… lui?

CESIRA: Il moroso della Giuliana. L’Abdul. Dice che ha già due mogli in Egitto e non ha la possibilità di sposarne un’altra e se n’è andato ieri sera

ROSA: Andato? Dove?

PASQUALE: Alle Maurizio

ROSA: Zitto tu! Giuliana, Giulianina…

GIULIANA: Lo sapevo, lo sentivo che c’era sotto qualcosa

PASQUALE: Dove? (Cerca sotto il tavolo)

CESIRA: Cosa fai Pasquale?

PASQUALE: L’ha detto la Giuliana; dice che c’è sotto qualcosa…

ROSA: A cuccia! Subito a cuccia, squinternato di un uomo! Conta su, conta su tutto alla tua mamma, gioia delle mie pupille…

PASQUALE: Un po’ orbe perché ha gli occhiali più grossi di un fondo di bicchiere…

ROSA: Sangue delle mie vene…

PASQUALE: Ma se hai le vene varicose…

ROSA: Cuore del mio cuore…

PASQUALE: Ma se ha fatto l’infarto dieci anni fa’…

GIULIANA: Mi aveva promesso l’amore eterno…

PASQUALE: L’amore è eterno finchè dura…

GIULIANA: Mi ha detto che era arrivato fin qui con il suo jacht

ROSA: Sì, cara, magari con uno scafista…

GIULIANA: Che ero il suo unico amore…

ROSA: Anch’io ho avuto il mio unico amore… Guardalo lì com’è conciato! Non sei l’unica ad essere stata fregata. Io però ho dovuto tenermelo quel cadavere ambulante…

CESIRA: Ma cosa dici Rosa; non vedi che si muove ancora?

ROSA: A vederlo così sembra che si muova, ma prova a battergli un colpo sulla testa, suonerà di vuoto, come una scatola di cartone. Per il resto poi non ne parliamo; una mummia è più viva e vivace di lui

GIULIANA: Il mio Abdul però non era una mummia; si muoveva, sapeste come si muoveva…

ROSA: Giuliana; non avrai fatto certe cose vero?

GIULIANA: Tranquilla mamma; ogni sera prendevo la pillola

ROSA: Brava, belle cose…

GIULIANA: Perché? Avresti preferito che…

ROSA: No, tranquilla; non poteva succedere. Devi sapere che tutte le sere te ne mettevo una anch’io nel minestrone. Da quando le mie amiche mi avevano detto che uscivi con l’Abdul Babà…

GIULIANA: Ma io la sognavo da tempo la mia prima notte di nozze. Chissà come sarà stata la tua…

ROSA: Non ti dico. Me la ricordo come oggi… Rosa- mi fa- spegni la luce del bagno!". "Perchè Pasquale?". "Spegnila senza discutere!". Io ho obbedito e ho spento la luce del bagno. Poco dopo: "Rosa, chiudi le tapparelle!". "Sì tesoro!". Ho chiuso le tapparelle. Subito dopo: "Rosa, ora tira le tende!". Ma perché Pasquale? E lui: “Adesso spegni la luce!". "Ma cosa mi vuoi fare?". "Spegni la luce e vieniti a metterti vicino a me!". Ho spento la luce e siamo rimasti al buio. Io, fremente, mi sono  sdraiata vicino al mio Pasquale. Al chè si gira verso di me e mi sussurra all'orecchio: "Rosa...". "Dimmi...". "Ti piace il mio orologio fosforescente?"

CESIRA: Il mio Felice non è molto diverso… Per non faticare ha scelto me che ero già incinta. Dice sempre: non rimandare a domani quello che puoi fare benissimo dopodomani. Da quando l’hanno messo in pensione anticipata per scarso rendimento sta in poltrona tutto il santo giorno. Quando gli dico di uscire per dirmi se sta piovendo quello chiama il cane e guarda se è bagnato. Al mattino, poi, quando si deve alzare pretende che sia pronta una sedia in parte al letto

ROSA: Cosa ne fa?

CESIRA: Per sedersi subito a riposare. Dice che una notte, in sogno, gli era apparso Gesù che gli aveva detto: Felice, non fare nulla finchè io non torno. E lui lo sta ancora aspettando. Insomma, è così pigro che per non fare lo sforzo di sedersi resta in piedi. Anzi, lui dice sempre di essere ammalato di stanchezza; quando sta in piedi si stanca e si deve sedere. Quando è seduto si stanca e si deve alzare. Ah, si parla del lupo e il lupo appare… Eccolo, eccolo qui il mio Felice. Andiamo di là donne e lasciamo qua gli uomini

ROSA: Lasciamo qui l’uomo vorrai dire… Il Pasquale è un mezzo uomo…

CESIRA: E il Felice è l’altro mezzo

ROSA: E mezzo più mezzo fa uno. Anzi, uno scarso! (Escono)

FELICE: Mi hanno detto che la Cesira è qui. Io vi aspettavo in municipio. Ho dovuto fare dieci gradini, hai capito Pasquale, dieci gradini per arrivarci. Io non so perché le scale le fanno anche in salita… Ma si può sapere perché in municipio non c’era nessuno?

PASQUALE: Perché… Aspetta che mi concentro… Non lo so

FELICE: Ma tu sei il padre…

PASQUALE: Di chi?

FELICE: Come di chi? Della Giuliana

PASQUALE: Forse sì… Ah, adesso mi ricordo; quel tale che abita dal Maurizio aveva già due mogli

FELICE: Due mogli? Poveretto; come lo compiango. E’ già difficile stare a sentire una moglie sola, immaginati due… E poi, due mogli vuol dire due suocere… Che disgraziato

PASQUALE: Pensa se avesse sposato la Giuliana… Come suocera avrebbe avuto anche la Rosa. E la disgrazia sarebbe stata anche più grossa

FELICE: Ha fatto bene a scappare

PASQUALE: Come stai Felice?

FELICE: Stanco. Per fortuna stamattina mi sono alzato alle sei

PASQUALE: Alle sei? Ma non è presto?

FELICE: Io mi alzo sempre presto

PASQUALE: Per fare?

FELICE: Mi alzo alle sei per avere più tempo per non fare niente

PASQUALE: Certo che sei proprio intelligente…

FELICE: E tu come stai Pasquale?

PASQUALE: La Rosa dice che non mi ricordo mai niente

FELICE: Perché, non hai la testa a posto?

PASQUALE: Mah, dovrei averla… Prova a guardarmi sotto il cappello…

FELICE: (Controlla) Sì, c’è!

PASQUALE: Allora la mia Rosa è una bugiarda; lei dice sempre che non ce l’ho

FELICE: Meglio non ascoltarle le mogli. Ma se mi arriva sotto una gazzella giovane e calorosa…

PASQUALE: Cosa le fai?

FELICE: Prima di tutto… Cosa le faccio Pasquale?

PASQUALE: Non lo so; non mi ricordo…

FELICE:  Se mi arriva sotto una gazzella giovane e calorosa lo so io cosa le farei…

PASQUALE: Cosa le faresti Felice?

FELICE: Le direi: signorina, mi guardi bene; lei ha di fronte un uomo vero, un uomo… duro!

PASQUALE: Sei sicuro Felice di essere davvero un uomo… duro?

FELICE: Proprio duro no, ma… quasi!

PASQUALE: La mia Rosa dice che io sono duro come la marmellata…

FELICE: E la mia Cesira dice che io sono come la Nutella

PASQUALE: Sei un uomo così dolce Felice?

FELICE: No, dice che le faccio venire il diabete solo a guardarmi

PASQUALE: Siamo disgraziati Felice

FELICE: Siamo disgraziati Pasquale… Fermo, fermo Pasquale…

PASQUALE: Ma se non mi muovo…

FELICE: Guarda chi arriva

PASQUALE: Il postino?

FELICE: Macchè postino! Guarda e ammira

FILIPPA: (Entrando) Ho trovato la porta aperta e mi sono permessa di entrare

FELICE: Ma venghi, venghi pure bella creatura. Guardala Pasquale, chi ti ricorda?

PASQUALE: Io non mi ricordo…

FELICE: Ma sì, quella della televisione; quella con quelle due cose grosse grosse qui davanti che farebbe venir voglia anche ai morti. Non fa venire voglia anche a te?

PASQUALE: Voglia di che cosa?

FELICE: Lo scusi tanto cara signorina, ma lui queste cose non le ricorda più: deve essere in merlopausa

FILIPPA: Io non so di chi parli, ma io non sono qui per stimolare le voglie di nessuno. Sono qui perché vorrei sapere perché la mia amica Giuliana non si è fatta viva in municipio

FELICE: Lo chieda a lui che è sua figlia. E vero Pasquale?

PASQUALE: Cosa?

FELICE: La Giuliana…

PASQUALE: E’ figlia di chi?

FELICE: Sì, della nonna…

PASQUALE: Ah sì, adesso ricordo… La nonna deve essere morta di freddo

FELICE: Sì, come il tuo cervello. Senta signorina… Come si chiama?

FILIPPA: Filippa

FELICE: Ecco, signorina Filippa; nel caso che io diventassi vedovo, perché la mia Cesira ormai ha già la sciatica nei polmoni, non è che ci farebbe un pensierino…

FILIPPA: Che pensierino dovrei fare?

FELICE: Insomma, non mi trova un uomo fascinoso? Conturbante? Dallo sguardo penetroso?

PASQUALE: Cosa vuol dire Felice?

FELICE: Cosa?

PASQUALE: Sguardo pensieroso…

FELICE: Non pensieroso salame; penetroso. Quando vedo una donna io la spoglio con gli occhi

PASQUALE: E poi cosa le fai?

FELICE: Eh, una volta lo sapevo; ma era tanto faticoso… Tu che le faresti?

PASQUALE: Io ci giocherei a carte…

FELICE: E basta?

PASQUALE: Anche a tombola

FILIPPA: Ma insomma, c’è o non c’è la Giuliana?

PASQUALE: Chi è la Giuliana?

FELICE: Buona notte; la Giuliana è tua figlia. Svegliati Pasquale!

PASQUALE: Il Pasquale non dorme; quando dorme ha il pigiama

FILIPPA: Sicchè lei, signor Pasquale, sarebbe il padre della Giuliana…

PASQUALE: Se lo dice lei ci credo

FILIPPA: Ma com’è questa storia che l’aspettavo in municipio e invece…

PASQUALE: Colpa del Maurizio

FILIPPA: Ma non si chiamava Abdul?

PASQUALE: No, il Maurizio si chiama sempre Maurizio; lo so perché è il mio amico; fa il fruttivendolo; glielo giuro sulla testa della Rosa. Dicono che aveva cinque o sei mogli…

FILIPPA: Ma io pensavo che lo sposo fosse…

PASQUALE: Non c’è più; morto!

FILIPPA: Che disgrazia! Povera Giuliana

PASQUALE: Io non so se la Giuliana è povera, ma oggi era vestita proprio bene; deve aver messo il vestito della festa. Magari oggi è domenica…

FILIPPA: Veramente oggi è sabato… (Entrano le tre donne) Giuliana…

GIULIANA: Ciao Filippa; hai visto cos’è successo? Il mio Abdul mi ha lasciata; sedotta e abbandonata

ROSA: Pasquale, vai di là a far compagnia al Felice che queste sono cose di donne

FELICE: Obbedisco

PASQUALE: Vado (Escono)

FILIPPA: Ma com’è successo? Incidente stradale? Infarto? Ictus cerebrale?

CESIRA: Ma chi ti ha detto queste cose?

FILIPPA: Il papà di Giuliana

ROSA: Lascia perdere Filippa; quello ce l’ha davvero in testa il cactus cerebrale. No, se n’è andato…

FILIPPA: All’altro mondo?

CESIRA: Veramente, in un certo senso, in un altro mondo, quello al di là del mare, un po’ prima del deserto

FILIPPA: Quindi tutto annullato; cerimonia, invitati, pranzo…

ROSA: Tutto disdetto all’ultimo minuto, ma in fondo in fondo non è stato un male… Che pranzo sarebbe stato senza un goccio di vino?

FILIPPA: E’ vero, non avevo pensato; perchè lui è…

GIULIANA: Se si chiama Abdul…

ROSA: E senza il cognachino per correggere il caffè?

GIULIANA: Se si chiama Abdul…

CESIRA: E poi senza una fettina di salame o prosciutto per antipasto…

FILIPPA: E’ vero, anche a questo non avevo pensato; perchè lui è…

GIULIANA: Se si chiama Abdul…

ROSA: E poi in tavola ci doveva essere solo carne di capra e di pecora…

FILIPPA: Certo, se si chiama Abdul… Ma non fartene un cruccio Giuliana; chissà quanti ne troverai di uomini migliori di lui

GIULIANA: Ma io ero innamorata… Mi sapeva dire certe cose…

FILIPPA: Quali per esempio?

GIULIANA: Di preciso non lo so, parlava così strano…

ROSA: Per me era arabo

FILIPPA: Certo, se si chiama Abdul…

ROSA: No, dicevo che era arabo perché ci capivo poco

GIULIANA: Ma mamma, era egiziano

ROSA: Per me anche l’egiziano è arabo!

CESIRA: Rosa; guarda che parlava arabo davvero. Quando ci salutava poi era davvero un po’ screanzato; ci dava sempre del salame!

GIULIANA: Ma Cesira, Salàm vuol dire ciao, vuol dire buon giorno…

ROSA: Invece il buongiorno te l’ha dato lui! Ma possibile che non ti abbia detto che aveva altre due mogli?

GIULIANA: Questo no, mamma; mi aveva solo detto di avere sette figli

CESIRA: Ma Giuliana, con chi credi che li abbia fatti i sette figli? Con il Lego? O con il Pongo?

GIULIANA: Una volta mi sono confidata col papà e lui mi ha detto che una figlia l’aveva anche lui, ma era un mistero come l’aveva fatta

ROSA: Lascia perdere quell’imbranato di tuo padre; se non gli avessi dato la polverina della maga ti staremmo ancora aspettando

CESIRA: Se è per quello anche il mio Felice non ha mai fatto niente per fare un figlio perché costava troppa fatica, tant’è vero che ho dovuto portargli in dote il mio Giacomino già bello e fatto, confezionato e battezzato

FILIPPA: Ma come l’ha presa?

CESIRA: L’ha preso, e basta! Così io mi sono sistemata e lui è diventato padre a tutti gli effetti (Entrano i due uomini).

ROSA: Eccoli ancora tra i piedi i due dell’apocalisse. Fermatevi con la Filippa e fatele compagnia che noi andiamo di là. Vieni anche tu Giuliana; una camomilla ti farà sicuramente bene

CESIRA: Felice, vedi di non addormentarti sulla sedia

ROSA: E tu Pasquale stai buono e ricordati che sei in casa d’altri

PASQUALE: Sarà anche vero, ma io non me lo ricordo…

ALI’: (Entrando con una cassetta a tracolla) Posso entrare in questa casa?

FILIPPA: E questo chi è? Posso entrare in questa casa? Ma se è già entrato…

ALI’: Io chiedere scusa, ma voglio mostrare mio negozio

FILIPPA: Il tuo negozio? Dove?

ALI’: Io mostrare mio negozio qui davanti a voi. Posso mettere tutto su tavola?

FELICE: Guarda che non è proprio il momento adatto…

ALI’: Tutti momenti adatto perché Alì mostra voi mio negozio. (Apre la cassetta). Guarda bella signora… Questo essere tappetino preghiera per mettere su pavimento o attaccare parete

FELICE: Mi sa che in questa casa fra poco attaccheranno te alla parete se non te ne vai subito

ALI’: Io andare subito, ma avere per voi merce da mostrare di mio negozio. (A Felice) Piace signore questo cammello di peluche che viene da Egitto? Senti, senti, profumo ancora di terra di Faraone. Se vuoi te posso procurare cammello vero

FELICE: Ma sei scemo? E dove lo metterei? In cucina? Pasquale; cosa ne diresti di fare una sorpresa alla Cesira e portarle in casa un cammello vero?

PASQUALE: Lo metterei in camera per scaldare l’ambiente in inverno

ALI’: Potresti fare a meno di automobile, risparmio su benzina, risparmio su bollo, risparmio su assicurazione. Tu volere fare ordine?

FELICE: E che sconto mi faresti se ordinassi venti cammelli?

ALI’: Sconto venti per cento senza IVA

FELICE: Ci penserò e ti farò sapere

ALI’: Allora volere questo attrezzo di ginnastica per rinforzare muscoli di braccio?

PASQUALE: Ha trovato quello giusto!

ALI’: (A Pasquale) E a te amico interessa profilattico?

PASQUALE: Già fatto

FELICE: Già fatto? Ma Pasquale; non mi dirai che alla tua età…

PASQUALE: Già fatto; per il preservativo sono a posto

FILIPPA: Ma guardalo qui questo simpaticone; se ne sta qui quatto quatto senza dire niente, ma a fatti concreti…

PASQUALE: Già fatto. Sono andato dal dottore e me l’ha dato

FELICE: Non sapevo che ci fosse bisogno di ricetta medica

PASQUALE: No, tutto gratis

ALI’: Allora i dottori fare concorrenza illecita ad Alì

PASQUALE: Mi ha mandato la Rosa

FELICE: Hai capito la furbetta…

PASQUALE: Mi ha mandato la Rosa a fare il profilattico per l’influenza

FELICE: Sei il solito suonato Pasquale

ALI’: Magari volere camicia di tela araba?

FELICE: No, la camicia no; si fa troppa fatica per indossarla

ALI’: Nessuno vuole mie camicie; io devo sudare sette camicie per venderne una

FELICE: Ma che discorsi d’egitto sono questi?

GIULIANA: (Entrando) Egitto? Ho sentito parlare di Egitto?

ALI’: Buongiorno bella signora. Io sono Alì, ma qui mi chiamano l’egiziano perché mio paese è bagnato da acqua di sacro Nilo, perché Alì è cresciuto all’ombra di Piramidi

GIULIANA: Le Piramidi… ogni notte sogno le Piramidi. Cheope, Chefren e Moscerino. L’ho imparato da lui. Che musica, che musica per le mie orecchie!

PASQUALE: (Mette la mano all’orecchio) Io la musica non la sento

GIULIANA: Sicchè tu sei…

ALI’: Te l’ho già detto signora; io sono Alì, ma qui mi chiamano l’egiziano perché mio paese è bagnato da acqua di sacro Nilo, perché Alì è cresciuto all’ombra di Piramidi. Tu volere tappetino, cammello di peluche, fazzoletti di carta, accendini per accendere sigarette spente?

GIULIANA: Ma allora, allora tu conosci Abdul

ALI’: Abdul? Tanti Abdul ci sono in mio paese. Ci sono Abdul, Alì, Mohammed, Karim, Ahmed, Atef, Jamal… La gente di mio paese avere solo pochi nomi, quasi sempre tutti uguali. Non come Italia dove essere tanti, tanti nomi tutti italiani. Sue Ellen, Jonathan, Kevin, Katiuscia, Maruska, Desirée, Steven, Michael…

GIULIANA: Ma a me interessa solo Abdul; lo dovresti conoscere; è egiziano come te. Quando viveva in questo paese abitava nelle case di periferia al di là del ponte…

ALI’: Certo che io conoscere Abdul, Abdul l’egiziano, ma adesso non c’è; è andato in altro paese

GIULIANA: Lo so, lo so che non c’è, è tornato al suo paese, in Egitto

ALI’: Io avere detto che è andato in altro paese, ma non Egitto. Ora abitare a (si faccia il nome di un paese vicino) per essere più vicino per commercio in città

GIULIANA: Oddio…

ALI’: Quale Dio? Il mio o…

GIULIANA: In questo momento vanno tutti bene! Sento che il mio cuore sta riprendendo a vivere. Allora, allora non se n’è andato…

ALI’: Allora tu capito male; io avere detto che è andato; andato in altro paese. Ora abitare a (si faccia il nome di un paese vicino) per essere più vicino per commercio in città

GIULIANA: Allora è ancora qui. Lo sento, lo sento!

PASQUALE: (Mette la mano all’orecchio) Io continuo a sentire niente… E tu, Felice. Senti qualcosa?

FELICE: Io sento… sento che sono stanco

GIULIANA: Senti Alì, io ti compero tutto il tuo negozio, anzi, ti metto una catena di negozi di tappetini, di cammelli di peluche, di fazzoletti di carta, di accendini,,,

ALI’: Tu volere metterti in affari con Alì? Fare grande business mondiale?

GIULIANA: No, io volere solo una cosa…

ALI’: Grande, bello vestito arabo?

GIULIANA: No, voglio che tu mi trovi Abdul e che me lo porti qui il più presto possibile

ALI’: Poi tu con me fare business mondiale?

GIULIANA: Poi ti piazzo tutta la tua mercanzia dalle mie amiche o te la compero io

ALI’: Tu promesso…

GIULIANA: Io promesso, ma anche tu promettere…

ALI’: Io fare grande promessa su mio sacro fiume

FELICE: Speriamo che non vada tutto a fondo…

ALI’: Allora io riporto tutto a casa e vengo da te con mio amico Abdul fra una settimana precisa sempre qui

GIULIANA: (Lo abbraccia d’istinto)

ALI’: Piano, piano bella signora. Nostre donne non fanno così; poi se Abdul è geloso?

GIULIANA: Geloso? Gelosissimo! Pensate che voleva che andassi in giro con il velo; a me invece piace la minigonna. Lui però mi ha detto che me lo avrebbe permesso

FILIPPA: Che tu andassi in giro in minigonna?

GIULIANA: Certo, però sotto il velo

ALI’: Ciao belle signore; a presto. Alì parte e ritorna presto. Intanto tu prepara business con me. Ciao ciao! (Esce)

GIULIANA: Grazie Signore! Non ti chiedo di far tornare la memoria a mio padre che ormai più rincoglionito di così non può diventare, non ti chiedo di dare più energia al Felice perché nessun lampadario della medicina lo potrebbe più guarire, ma ti prego, ti scongiuro… riporta a me il mio amato, il più adorato, il mio promesso sposo Abdul!

(Sipario)

SECONDO ATTO

ROSA: ((Sul proscenio come all’inizio del primo atto. Verso l’esterno) Pasquale! Sei pronto o hai bisogno di una damigella che ti vesta? O vuoi che ti assista la tua geisha? Un po’ elegante, ti raccomando! Che giornata oggi; memorabile! Finalmente la mia Giuliana è riuscita ad accalappiare questo Abdul. Certo, per un fidanzamento ufficiale ci vuole la presenza del padre e della madre della promessa sposa. Basta però che il padre si sbrighi prima di mezzanotte… Ha cominciato a preparasi due ore fa’; ha fatto la barba, ha fatto pipì già sette volte, il bagno no; quello non lo vuol fare più di una volta al mese; dice che si rovina la pelle… Povero Pasquale, ancora non ha capito che la Giuliana  oggi corona il sogno della sua vita. Quando ci siamo sposati quel tirchione del Pasquale, per non spendere, ha preteso che mi sposassi col vestito della nonna. Lei aveva solo quello… Poverina, quella sera è morta di freddo. Però un giorno è venuto a casa con un cappotto. Un po’ usato, ma sempre un bel cappotto. Era stato al bar all’uscita dalla Posta. Lui quando va a ritirare la pensione festeggia sempre. Era inverno. Entra al bar e chiede qualcosa di caldo. Non gli hanno dato un cappotto? E lui se l’è portato a casa. Lui dice sempre che il suo cappotto è adatto a tutte le stagioni. Quando fa caldo basta levarlo. (Verso l’esterno) Pasqualino; vieni a cuccia qui e fatti controllare!

PASQUALE: (Entra con calzoni, camicia sopra la giacca, a piedi nudi) Pronto Rosa, veloce come un fulmine

ROSA: Il fulmine lo so io dove ti ha colpito; sopra il collo e sotto il cappello. Pasquale, prima la camicia e poi la giacca! E le calze? Dove sono le calze?

PASQUALE: C’era un buco e mi usciva un piede; tanto vale non metterle

ROSA: E invece mettile, le scarpe li copriranno. E non fare come domenica scorsa che sei stato a messa con un calzino bianco e uno nero. Insomma; non erano intonati

PASQUALE: Mica devono cantare…

ROSA: E ricordati la cravatta

PASQUALE: No, la cravatta no

ROSA: Perché la cravatta no?

PASQUALE: Perché mi viene un nodo alla gola

ROSA: Pasquale; scatta e cammina! Obbedire! March! E ricordati la bicicletta!

PASQUALE: Vado (Esce)

ROSA: E’ sempre stato strano il mio Pasquale. Ci eravamo fidanzati da un mese e lui mi ha subito proposto di andare a trovare i suoi genitori. Era tempo di guerra e la fame regnava sovrana. Io a quell’invito non ho saputo resistere; un po’ perché così avremmo ufficializzato il nostro rapporto, ma soprattutto perché ero talmente affamata che avrei mangiato un paracarro senza olio né sale. Già mi immaginavo la tavola che avrebbero preparato per l’occasione. Loro erano contadini e chissà che ben di dio avrei trovato sopra la tovaglia. Dopo un’ora di corriera su una strada tutta a buche che ad ogni balzo mi faceva crescere la fame finalmente scendiamo. Ci incamminiamo su un lungo viale che sembrava non finire mai. Chissà che azienda agricola possiederanno- dicevo fra me e me; pollo, bistecche, frutta e verdura a volontà... Arriviamo sfiniti ad un cancello e entriamo. Un silenzio di tomba, sembrava di essere in un cimitero. Infatti eravamo arrivati in un cimitero. Pasquale si ferma davanti a due tombe, mi prende per mano e mi fa: Rosa, vedi… questo è mio padre e questa è mia madre. A me è rimasta una gran fame; quella volta sì che mi sarei mangiata davvero un paracarro senza olio né sale!

PASQUALE: (Entrando. Ha la bicicletta) Pronto; pronto come una Ferrari

ROSA: Sì, ma la tua non va a benzina… ad acqua! Pronto Pasquale? Come al solito guido io

PASQUALE: Guida tu Rosa. Certo che, quando ero giovane, in bicicletta ero davvero potente…

ROSA: Solo in bicicletta Pasquale, solo in bicicletta…

PASQUALE: Pensa che quando andavo in salita dovevo frenare per non andare fuori strada

ROSA: Però questo non ti ha impedito di andare fuori testa. Speriamo che questa bici resista ancora un po’ vecchia com’è… l’unica cosa che non fa rumore è il campanello

PASQUALE: Me l’ha regalata il mio papà. Quando l’ho ringraziato mi ha detto che potevo fare a meno di farlo

ROSA: Beh, gentile, gentile e generoso…

PASQUALE: Mi ha detto che me l’ha regalata perché un giorno o l’altro avrei pedalato fuori dalle palle

ROSA: E adesso, invece, si pedala fino alla casa della Cesira. C’è la Giuliana che ci aspetta

PASQUALE: Chi è la Giuliana?

ROSA: E’ una graziosa signorina che si prepara a diventare moglie di un uomo che discende dai Faraoni

PASQUALE: Mogli e buoi dei paesi tuoi…

ROSA: Giusto; io dai paesi miei ho preso il bue

PASQUALE: E io un fiorellino appassito e ormai quasi secco… La mia Rosa

ROSA: Dai, sali che andiamo. Pronti? Via! (Si apre il sipario. Rientrano sul palco come nel primo atto. Giuliana-  tunica lunga e foulard in testa stile arabo - è con Filippa) Eccola qui la mia Giulianina, occhi dei miei occhi

PASQUALE: Orecchie delle mie orecchie…

ROSA: Cuore del mio cuore…

PASQUALE: Prostata della mia prostata…

ROSA: Ti funzionasse almeno quella…

PASQUALE: Però mi dici sempre che io funziono come la nostra bicicletta

ROSA: Per forza; ormai è da portare alla discarica. E voi; cosa fate di bello voi due?

GIULIANA: Non distrarci mamma; stiamo leggendo il nostro oroscopo

PASQUALE: Cosa c’entra il vescovo?

ROSA: Oroscopo, non vescovo! A cuccia Pasquale! Seduto lì!

GIULIANA: E’ vero, tutto vero!

ROSA: Che cosa Giuliana?

GIULIANA: Te lo leggo. Per i nati sotto il segno del Cancro… Ma mamma, non potevi farmi nascere sotto un segno più simpatico?

ROSA: Ci avevo pensato mia cara, ma avrei dovuto aspettare almeno venti giorni prima di farti nascere sotto il segno del Leone, ma ti giuro che non ce l’ho fatta. Ho tenuto più stretto che potevo, ma… niente, tutto inutile. E poi ti confesso che io a queste cose non ci credo proprio. Vuoi sapere sotto quale segno è nato tuo padre? Sotto il segno del Toro. Niente di più sbagliato! Se queste cose sono vere lui doveva nascere sotto il segno del Bue

FELICE: Ma il segno del Bue non esiste…

ROSA: Certo che esiste! E’ nell’oroscopo cinese; guarda che mi sono informata…

FILIPPA: E lei Rosa sotto quale segno è nata?

ROSA: Della Vergine e, se non fosse stato per una magica polverina, tale sarei rimasta per tutta la vita

GIULIANA: Ma la volete smettere una buona volta? Senti mamma; ora ti leggo il mio. “La congiunzione fra Giove e Saturno favorisce incontri da favola…”. Sentito mamma? Incontri da favola

ROSA: Sentito Pasquale? Incontri da favola

PASQUALE: Cappuccetto Rosso o La bella addormentata?

ROSA: No; lo smemorato di Collegno!

GIULIANA: “Prendete l’occasione al balzo e vi ritroverete in un ambiente da mille e una notte…”

PASQUALE: Andiamo a letto Rosa?

ROSA: A letto? A quest’ora?

PASQUALE: La ragazza ha detto che è già notte…

ROSA: Per te è già notte! E notte fonda! Ma solo nel cervello. Continua Giuliana…

GIULIANA: “E vi ritroverete in un ambiente da mille e una notte. Sarete affascinata dalla personalità passionale della persona che incontrerete; ci perderete la testa e inizierà il vostro viaggio verso lidi lontani”. Capito mamma? Verso lidi lontani…

ROSA: Anche io e il mio Pasquale trent’anni fa’ siamo andati verso lidi lontani…

FILIPPA: Immagino… quando vi siete sposati…

ROSA: No; siamo andati in corriera con la gita della parrocchia ai Lidi Ferraresi, ma non lo avevamo consultato l’oroscopo…

GIULIANA: Capito Filippa cosa mi riserva il destino?

FILIPPA: Però è strano…

GIULIANA: Cos’è che è strano? Guarda che qui è scritto chiaro e tondo

FILIPPA: Lo strano è che, se vale per i nati sotto il segno del Cancro, dovrebbe riguardare tutti quelli che sono nati sotto il segno del Cancro e quindi ognuno di loro questa settimana dovrebbe fare questo felice incontro. Anch’io, dopo tutto sono nata sotto il segno del Cancro, per cui anche a me…

GIULIANA: No no, l’ho letto prima io e riguarda solo me!

FILIPPA: Ma riuscirò prima o poi a trovare uno straccio d’uomo anch’io. Ho avuto tre fidanzati; il primo è morto perché gli si è fermato il cuore, il secondo è scappato perché gli si è fermato il coraggio e il terzo l’ho fermato io perchè ho scoperto che era già sposato ed ora sono in spasmodica attesa del mio definitivo grande amore. (Entrano Cesira e Felice)

CESIRA: Ecco; tutto pronto come fanno i veri padroni di casa. (Posa il vassoio sulla tavola) Qui c’è proprio tutto; bicchierini, grappino, cognachino, il marsalino…

GIULIANA: Ma Cesira, sei matta? Il grappino? Il cognachino? Il marsalino? Orrore! Lo fai scappare subito!

FELICE: Magari era meglio una bottiglia di Barbera…

GIULIANA: Orrore! Il Barbera!

CESIRA: Ma cosa c’è che non va?

GIULIANA: Ma lo sapete che loro non hanno niente a che fare con l’alcool

PASQUALE: Chissà cosa usano a disinfettarsi quando si tagliano…

FELICE: Ci sputano sopra

GIULIANA: Porta via tutto subito Cesira! Prepara solo del thè, magari alla menta

CESIRA: Ma io la menta non ce l’ho; dove la trovo?

PASQUALE: Dal mio amico Maurizio; fa il fruttivendolo…

GIULIANA: Allora solo thè e basta

CESIRA: Obbedisco! Vado a preparare il thè

FELICE: Magari con un panino con la mortadella o col salame

ROSA: Mortadella? Salame? Orrore! Giusto Giuliana?

GIULIANA: Giusto mamma; niente maiale. Agli arabi non si da del maiale

PASQUALE: Allora ho deciso di diventare arabo

ROSA: Cosa conti Pasquale? Perché?

PASQUALE: Così non mi darai più del maiale

ROSA: Certo; basta vedere come conci le camicie col ragù degli spaghetti

CESIRA: Allora vado (Esce riportando il vassoio. Suono di campanello)

GIULIANA: (Balza in piedi) Sono loro! E’ lui! Corri Filippa, corri! (Filippa esce e rientra subito con Alì)

ALI’: (Entrando) Ciao bella gente; come promesso Alì è tornato. Volete comprare tappetini? Cammelli di peluche? Accendini Bìcchi? Io aprire subito subito mio negozio

GIULIANA: Ma Alì; non mi avevo promesso di portarmi Abdul?

ALI’: Alì promesso, Alì mantenuto promessa; adesso tu mantenere tua promessa

GIULIANA: Cosa ti ho promesso?

ALI’: Prima di chiamare Abdul tu comperare tutto il mio negozio

GIULIANA: Ah già, il business. Va bene, va bene. Quanto vuoi?

ALI’: Tutto negozio per… buono prezzo…  1000 euro

GIULIANA: 1000… 1000 euro? Ma sei matto? Dove li trovo io i 1000 euro?

ALI’: E tu dove trovi Abdul se non voglio io?

ROSA: Ma signor Alì, non potrebbe fare uno sconticino? Magari 300…

ALI’: Facciamo 600?

FILIPPA: Mettiamoci d’accordo su 400 e l’affare è fatto

ALI’: Alì è grande; va bene 400, come dice signora

GIULIANA: Mamma, dammi 400 euro

ROSA: Guarda Giuliana che se io avessi in tasca 400 euro sarei già scappata da casa e partita per le Maurizio

PASQUALE: Il mio amico Maurizio vende le mele, le pere, i carciofi, i finocchi…

FELICE: Quelli non mi sono mai interessati…

FILIPPA: Li ho io Giuliana

GIULIANA: Cosa? I finocchi?

FILIPPA: Ma no, i 400 euro; te li presto io; dovevo andare a pagare l’affitto di casa, ma lo farò domani. Eccoli Alì

GIULIANA: Grazie Filippa, tu sì che sei un’amica.. E adesso Alì, me lo porti Abdul?

ALI’: Alì promette e mantiene. (Va verso la porta) Abdul! Vieni, entra da bella signora!

GIULIANA: Che emozione ragazze, sento il cuore che batte come una cavalcata di cammelli nel deserto…

ABDUL: (Entrando) Volevate grande Abdul? Eccovi grande Abdul in carne, peli, pelle e ossa! Contenti?

GIULIANA: (Allibita) Ma… ma…ma questo… questo non è Abdul

ABDUL: Ma cosa dici bella signora? Tu non credere io sono Abdul? Alì, prova chiamare me

ALI’: Abdul!

ABDUL: Che c’è Ali!? Visto? Io risposto, quindi Abdul sono io

GIULIANA: Ma lo posso anche credere che tu ti chiami Abdul, ma non sei il mio Abdul

ABDUL: Se tu vuoi posso diventare tuo Abdul. Tu sposare me e io ho permesso di soggiorno, passaporto, assegno disoccupazione, ospedale gratis, medicine gratis… E poi guarda che io essere un bell’uomo; profilo orientale, baffi da vero maschio, al Cairo lavoravo in università…

FILIPPA: Professore?

ROSA: Assistente?

ABDUL: Quasi; pulivo cortili; e poi Abdul essere discendente diretto di Faraone. Io ho visto mummia di Faraone. Voi non avere mai visto mummia?

ROSA: Certo che l’ho vista! Ce l’ho in casa…

ABDUL: Mummia di Faraone?

ROSA: No, mummia di Pasquale

GIULIANA: Ma io… Alì, mi hai imbrogliata; io ti ho comperato il tuo... negozio o no?

ALI’: E Alì ti ha portato Abdul, o no?

GIULIANA: Ma il mio è egiziano

ABDUL: Io essere nato al Cairo; proprio in parte alla Piramide di Keope poco sopra alla Sfinge

CESIRA: (Entrando). Ecco il thè. (Appoggia tutto in tavola e versa) Ma questo chi è?

ABDUL: Abdul, io essere Abdul bella signora

FELICE: Quello deve avere gli occhi rovinati dal sole del deserto; io non so come fa a vederti bella…

CESIRA: Sei tu che sei cieco o hai la scataratta.. Ma io questo Abdul non l’ho mai visto; ne hai uno di ricambio Giuliana? Non è che tu ne abbia uno anche per me?

GIULIANA: Se vuoi te lo regalo

CESIRA: Magari; ma dove lo butto il mio Felice? Non l’ho ancora trovata una pattumiera così grande

ABDUL: Prego; Abdul non può essere regalato; Abdul ha un suo prezzo. Vuole casa, ma non popolare; basta una villetta con palme e piscina, un negozio con tre vetrine su via principale di paese, salario minimo garantito, moglie che lavora e Abdul che riposa

ROSA: Più che Abdul dovresti chiamarti Pascià, uno di quei ricchi sfondati petroliferi che vivono negli Evirati Arabi

CESIRA: Prego signori, ecco il thé

ABDUL: Thé, thè per me? Ma non c’è birra? E’ da quando ero bambino che mi fanno bere del thè e adesso non ne posso più; o birra o niente

FELICE: Questa si chiama integrazione!

CESIRA: Mi spiace cari signori; ma in casa mia non c’è neanche una birra

GIULIANA: Senta lei; ma si può sapere che razza di arabo è lei?

ABDUL: Se vuole conoscere meglio Abdul sarò felice di farmi conoscere meglio

FILIPPA: Calmati Giuliana; a me sembra davvero un tipo interessante

GIULIANA: Ma non è il mio Abdul…

FILIPPA: Senta signor Abdul; a me, invece, piacerebbe conoscerla meglio…

GIULIANA: Cosa stai dicendo Filippa!

FILIPPA: E’ o non è il tuo Abdul questo?

GIULIANA: No

FILIPPA: E allora me lo prendo io. Quand’è che mi capiterà un’altra occasione? Caro Abdul, potremmo iniziare un’affettuosa amicizia, potremmo sederci in un bar, magari in un delizioso privée e conoscerci un po’

ABDUL: Ma… chi offre?

FILIPPA: Io naturalmente

ABDUL: Vestita così?

FILIPPA: Mica vorrai che venga nuda…

ABDUL: Alì, apri tuo negozio (Alì apre la cassetta e ne toglie una tunica e un foulard. Lo porge a Filippa che, aiutata, li indossa. Magari musica orientale di sottofondo))

FILIPPA: Che dite donne; sto bene?

FELICE: A me sembra la Madonna Pellegrina

PASQUALE: Evviva, evviva!

ROSA: Che ti salta in mente Pasquale?

PASQUALE: (Battendo le mani) E’ arrivato il carnevale! E’ arrivato il carnevale!

ROSA: Questo ha sempre avuto i coriandoli e le stelle filate nel cranio

FILIPPA: Allora andiamo?

ABDUL: Andiamo. Shocrà (si pronuncia sciocrà)

ROSA: Sho… Cosa vuol dire?

PASQUALE: Vorrà dire cioccolato…

GIULIANA: Macchè cioccolato, in arabo vuol dire grazie

ABDUL: Salàm

FELICE: Questo l’ho capito io; ci ha dato del salame

GIULIANA: Salàm è un saluto. Imparate l’arabo che prima o poi vi verrà utile

FELICE: Capito Pasquale? Sarà meglio che impariamo l’arabo…

PASQUALE: Per forza; ormai, con tutti quelli che ci arrivano da queste parti…

ABDUL:  Ma'aa salamah

FELICE: Questo non l’ho proprio capito…

GIULIANA: Vuol dire arrivederci

FILIPPA: Partiamo verso il nostro futuro Abdul. Già mi vedo nel tuo paese ad allevare i nostri dodici figli, ad accudire la nostra casetta nella casbah, ballare la danza del ventre …

ROSA: Il mio Pasquale la danza del ventre la fa tutti i giorni…

CESIRA: E’ stato nei paesi arabi?

ROSA: No, va al gabinetto parecchie volte al giorno

FILIPPA: Ti preparerò con amore il thè alla menta…

ABDUL: La birra! Impara donna e non dimenticare più! Solo birra per Abdul! (Filippa prende il braccio di Abdul che lo rifiuta e le indica di stargli almeno un metro dietro. Escono uno dopo l’altro seguiti da Alì)

CESIRA: Ehi, voi due, andate di là in cucina; fatevi una partita a carte o studiate l’arabo così non date fastidio

PASQUALE: (Avviandosi verso l’uscita) Cosa vuol dire shocrà Felice?

FELICE: Grazie!

PASQUALE: Cosa vuol dire salàm Felice?

FELICE: Ciao!

PASQUALE: Ormai l’arabo lo parliamo quasi anche noi

FELICE: Domani prendiamo la corriera e andiamo in Egitto. (I due escono)

GIULIANA: Il mio Abdul… Era nobile il mio Abdul; mi aveva detto che discendeva dal faraone…

CESIRA: Sì, come quelle che ho giù nel pollaio

GIULIANA: Che mi avrebbe portata a vivere sulle sponde del Nilo, che mi avrebbe permesso di pascolare le sue capre

CESIRA: Proprio una vita da principessa… Da faraona…

GIULIANA: Ma non solo; era proprietario anche di due navi…

FILIPPA: Dici davvero Giuliana? Di… di due navi?

CESIRA: Da crociera? Da trasporto?

GIULIANA: Non so; io so solo che le chiamava navi del deserto…

ROSA: Ma allora erano cammelli!

CESIRA: Magari con una gobba sola…

ROSA: A me sarebbe piaciuto vedere la mia Giuliana sposarsi in chiesa, con i paggetti, l’organo che suona, i fiori sull’altare…

CESIRA: In chiesa? Ma guarda che quell’Abdul lì era mussulmano e con la chiesa e la croce non c’entra proprio niente

ROSA: Ho sentito dire che loro non usano nemmeno il cacciavite a croce

CESIRA: E non fanno nemmeno le parole crociate

ROSA: Ecco perché le sue due navi non potevano essere da… crociera

CESIRA: Immaginatevi quindi se gli aveste proposto di andare in chiesa…

GIULIANA: Logico Filippa, si sarebbe incazzato

CESIRA: Mi hanno detto che quando gli arabi si incazzano hanno la rabbia saudita

GIULIANA: Però a me Abdul manca… Dove lo troverò un altro Abdul?

CESIRA: Basta che tu vada a Lampedusa che ne trovi quanti ne vuoi…

ROSA: E quando lo trovi… prima chiedigli quante mogli ha

CESIRA: E quante capre ha lasciato in parte alle piramidi…

GIULIANA: Ma non capite che io sono disperata?

ROSA: Calmati Giulianina, calmati.

GIULIANA: E invece non mi calmo per niente! (Toglie la gonna lunga e rimane in minigonna) Vendetta! Tremenda vendetta! (Toglie il foulard dalla testa e lascia liberi i capelli) Tièh!

ROSA: Vuoi che ti faccia una camomilla Giuliana?

GIULIANA: Una camomilla no; grappa!

CESIRA: Vuoi una tisana?

GIULIANA: La tisana mi fa schifo; grappa!

ROSA: Una limonata Giuliana?

GIULIANA: Non la voglio la limonata; grappa!

ROSA: Grappa Giuliana? Ma ho capito bene? Grappa?

GIULIANA: Grappa!

ROSA: Ma sei diventata matta?

GIULIANA: Ho detto grappa!

CESIRA: Ma perché proprio la grappa?

ROSA: Ma se non l’hai mai bevuta…

GIULIANA: Grappa!

FILIPPA: Ma perché proprio la grappa?

GIULIANA: Perché sarà la mia vendetta! Per tre mesi mi ha obbligato a bere il thè alla menta e io lo detesto il thè alla menta, lo odio il thè alla menta, mi fa vomitare il thè alla menta!

ROSA: Brava Giuliana, adesso incominci a reagire. Vuoi la grappa?

GIULIANA: Voglio la grappa!

TUTTI: (Urlando) E grappa sia!

CESIRA: (Verso l’esterno) Pasquale! Felice! Portate la grappa!

FELICE: (Da fuori) Cos’hai detto? Ho capito bene? La grappa?

CESIRA: La grappa! Sì. La grappa

FELICE: (Da fuori) Arrivo!

ROSA: Speriamo che il tuo Felice sia un po’ più veloce del mio Pasquale

CESIRA: Sta tranquilla che quando c’è di mezzo la grappa quello è un fulmine

ROSA: Perché? Non gliela dai mai?

CESIRA: Figurati; l’ultima volta che ne ha preso un bicchierino mi ha scambiata per Merilina Monroe e si è messo a farmi proposte oscene. Proprio lui che non riesce ad alzare neanche un dito; immaginati se può alzare qualcos’altro…

ROSA: Il Pasquale, quando la beve, sembra ragioni un po’ di più. Pensa che si ricorda anche il suo nome… Un giorno o l’altro gliene faccio una flebo. O muore o guarisce (Entrano i due uomini. Pasquale porta il vassoio)

FELICE: Ho detto di portare il vassoio a Pasquale perché per me è troppo pesante; dovrei poi riposarmi per un paio d’ore

PASQUALE: Pronti! (Posa il vassoio e Cesira riempie i bicchierini che via via distribuisce) Felice mi ha detto che stasera si fa il brindisi. Buon anno! Buon anno!

ROSA: Macchè buon anno!

PASQUALE: Non è… non è l’inizio dell’anno?

ROSA: No, è solo l’inizio della liberazione della nostra Giuliana di un’infatuazione che la stava distruggendo

GIULIANA: Allora? Allora… brindiamo?

PASQUALE: Brindiamo a che cosa? Al nuovo anno?

ROSA: No Pasquale; alla liberazione della donna!

CESIRA: Alla sua uguaglianza con l’uomo in tutto il mondo!

ROSA: Abdul e Alì…

TUTTI: Lasciamoli lì!

CESIRA: Per quel che vale…

ROSA: Mi tengo Pasquale! E la Rosa ti dice…

CESIRA: Di tenermi Felice!

GIULIANA: Mogli e buoi…

TUTTI: Dei paesi tuoi! Cin cin!!!

(Sipario)