Sogno di una notte di mezza estate

Stampa questo copione

WILLIAM SHAKESPEARE

Il sogno di una notte di mezza estate

Adattamento

Katia Bottecchi

Anno 2004

Titolo originale: “A MIDSUMMER NIGHT’S DREAM”

COMMEDIA TALMENTE BRILLANTE

CHE LE MOSCHE RONZANO CAPOVOLTE

PERSONAGGI

TESEO                                    duca d’Atene

IPPOLITA                              regina delle Amazzoni, promessa a Teseo

EGEO                                     padre di Ermia

FILOSTRATO                        cerimoniere di Teseo

LISANDRO                            giovane spasimante di Ermia

DEMETRIO                           giovane spasimante di Ermia

ERMIA                                   figlia di Egeo, innamorata di Lisandro

ELENA                                  innamorata di Demetrio

PETER ZEPPA                      ombrellaio                                         PROLOGO

NICK DERETANO               tessitore                                             PIRAMO

FIFI’                                        ragazza                                               LEONE

CIUFOLO                              barbiere                                             TISBI

TOM GRUGNO                    cuoco                                                 MURO

ROBERT DORMINPIEDI     sarto                                                  CHIARO DI LUNA

OBERON                               re delle fate

TITANIA                               regina delle fate

PUCK - “Robin Birbone”     folletto

FATA CAPO                         fata

FIORDIPISELLO                    folletto

RAGNATELO                       folletto

BRUSCOLO                           folletto

GRANDISENAPE                 folletto

6 FATE

APERTURA

1

Musica – alta

Mozart

Serenata Eine Kleine Nachtmusik

“Primo movimento”

5’31’’

Sottofondo alla presentazione delle compagnie che hanno partecipato al progetto (fornendo preziosi attori)

Musica – chiude (già sfumata)

Testo variabile di volta in volta

ATTO PRIMO

SCENA I - Atene,Palazzo di Teseo

In scena 2 sgabelli appena dietro al sipario, per Teseo e Ippolita

APERTURA SIPARIO

FILOSTRATO è seduto tra il pubblico

Già in scena FIOR DI PISELLO e RAGNATELO a sx

GRAN DI SENAPE e BRUSCOLO a dx

“Perèpèpè”

Mentre escono da sx e dx, entrano dal centro

TESEO e IPPOLITA e ballano la Bassa Pompilia

rosso

2

Musica – alta per danza

Anonimo

(da il “Ballarino” di Fabrizio Caroso de Sermoneta)

danza del ‘500

“Bassa Pompilia”

3’14’’

danza rivelatasi inadatta, prepararne un’altra

Musica – fine danza chiude

rosso

TESEO O bella Ippolita, l’ora delle nostre nozze s’appressa veloce: lo scader di quattro giorni felici porterà la luna novella. Eppure quanto sembra lenta a declinare la luna antica! Essa ritarda il compimento dei miei desideri, come una matrigna o una suocera, che assotiglia le rendite d’un giovane erede impaziente.

IPPOLITA Quattro giorni verran presto assorbiti dalla notte e quattro notti faran presto passare il tempo con i loro sogni, e quindi la luna, come un arco d’argento appena teso in cielo, contemplerà infine la notte delle nostre feste nuziali.

TESEO Và, Filostrato!

FILOSTRATO si alza dal posto tra il pubblico,

 ed esce dalla sala (scusandosi a bassa voce)

Ed invita all’esultanza la giovinezza d’Atene: ridesta l’agile e vivido spirito dell’allegria e devia l’umor melanconico verso i funerali. Quel pallido compagno non s’addice ai nostri sponsali.

Entra EGEO da dx

Ippolita, ti ho corteggiato con la mia spada ed ho vinto il tuo amore offendendoti: ma sarà in chiave diversa ch’io mi unirò a te nelle nozze, con splendide cerimonie, e trionfi e tripudi.

EGEO Ogni felicità a Teseo, nostro famoso duca! (riverenza esagerata)

TESEO Grazie a te, buon Egeo. Ma che cosa è accaduto? (accompagna allo sgabello di dx Ippolita e si accomoda sul quello di sx)

EGEO Vengo a te pieno d'afflizioni, e con lagnanze contro la mia bambina, contro la mia figliuola Ermia.

ERMIA entra da dx, riverenza al duca

Vieni pure avanti, Demetrio.

Entra DEMETRIO da dx, riverenza, si mette alla sx di Ermia

Mio nobile signore, quest'uomo ha il mio consenso per unirsi a lei in matrimonio. E adesso vieni tu, Lisandro.

LISANDRO entra da sx, riverenza, si mette alla dx di Ermia

E quest'altro, mio grazioso duca ha stregato il cuore della mia figliuola. Tu, proprio tu, Lisandro, le hai offerto versi e rime, ed hai scambiato pegni d'amore con la mia piccola. E, in breve, o mio grazioso duca, se qui dinanzi a vostra grazia ella non consente a sposar Demetrio, io mi appello all'antico privilegio ateniese di poter disporre di lei, dal momento che mi appartiene; e di poterla concedere, cioè, o a questo gentiluomo  o alla morte, secondo le leggi che prevedono in modo esplicito questo caso.

TESEO Che rispondi Ermia? Considera bene quel che fai, graziosa fanciulla. Tuo padre dovrebbe esser per te come un dio, come colui medesimo che ebbe a comporre le tue bellezze, per il quale tu non sei altro che una forma di cera ch’egli stesso ha plasmata; ed è in suo potere così il lasciar la figura intatta com’è ora, ovvero distruggerla e sfigurarla. Demetrio è un degno gentiluomo.

ERMIA Tale è anche Lisandro.

TESEO In se stesso lo è: ma poiché in questo caso particolare gli manca il consenso di tuo padre, l’altro dev’essere considerato il più degno.

ERMIA Vorrei che mio padre potesse guardare e giudicare con i miei occhi.

TESEO Son piuttosto i tuoi occhi che dovrebbero guardare e giudicare come dice lui.

ERMIA Supplico vostra grazia di perdonarmi. Non so davvero per quale ignoto potere io mi senta così ardita, né se il fatto ch’io dichiari apertamente i miei pensieri alla presenza d’un così alto consesso disdica alla mia naturale modestia. Ma supplico vostra grazia di farmi conoscere quale sarebbe la peggior sorte ch’io potrei toccare nel caso che rifiutassi di sposare Demetrio.

TESEO O una condanna a morte, o la segregazione perpetua dalla società degli uomini. E quindi, o bella Ermia, interroga bene le tue inclinazioni, considera l’inesperienza della tua giovinezza, esamina gli impulsi naturali del tuo sangue, e chiediti, nel caso tu decida di non acconsentire alla scelta di tuo padre, se sei in grado di tollerare l’abito monacale e vivere tutta la vita come una sterile suora. Tre volte benedetti dal cielo son coloro che, frenando gli impulsi del loro sangue, s’incamminano per il sentiero della castità; ma nel nostro mondo terreno è più felice la rosa da cui si distilla il profumo che non quell’altra costretta ad avvizzire su un virgineo spino, e che cresce, vive e muore in una felicità solitaria.

ERMIA Così voglio crescere, così voglio vivere, così voglio morire, o mio signore, ma piuttosto che cedere il privilegio della mia verginità alla signoria di un uomo al cui giogo mal gradito l’anima mia non consente di dare diritto alcuno di sovranità.

TESEO Prendi tempo per riflettere: e alla prossima luna nuova, e cioè nel giorno che dovrà saldare l’unione fra l’amor mio e me in perpetuo vincolo di compagnia, (rivolgendo un gesto d’affetto ad Ippolita che ricambia), in quello stesso giorno preparati o a morire per aver disobbedita la volontà di tuo padre, ovvero a sposare Demetrio secondo i suoi desideri, ovvero ancora a pronunziar solennemente e per sempre i voti d’una vita casta e solitaria sugli altari di Diana.

DEMETRIO Cedi, o Ermia cara; e anche tu Lisandro, rassegna il tuo titolo invalidato di fronte al mio diritto ineccepibile.

LISANDRO Tu hai l’amore di suo padre, Demetrio; lascia ch’io abbia quello di Ermia. Sposa lui, piuttosto.

EGEO Lisandro insolente! E' vero, egli gode del mio amore; e l'amor mio vorrà far suo tutto ciò che mi appartiene; ed essa mi appartiene; e tutti i miei diritti su lei, ecco, io intesto a Demetrio.

LISANDRO Mio signore, discendo da una famiglia illustre quanto la sua, e quanto la sua facoltosa. Il mio amore è più grande del suo, e le mie fortune sono in tutto pari a quelle di Demetrio, se non pur delle sue maggiori. Ma, a differenza di lui, io sono riamato dalla bella Ermia. E quindi perché non dovrei sostenere i miei diritti? Demetrio, ed oso affermarlo di fronte al Duca, amava Elena, la figlia di Nedar, ed era riuscito a conquistar l’animo di lei; e lei, da quella dolce fanciulla che è, si strugge di devozione, d’una passione idolatra per quest’uomo puro ed incostante.

TESEO Debbo confessare che ne ho sentito parlare ed ho anche pensato di dovermene aprire con Demetrio; ma, frastornato da tutti i miei propri negozi (rivolge uno sguardo od un gesto affettuoso ad Ippolita che contraccambia), la cosa m’è voluta passar di mente. Demetrio, vieni qui. E anche tu, Egeo, vieni qui. (si avvicinano) Entrambi verrete con me, ché a tutt’e due ho da impartire istruzioni riservate. (si alza) Quanto a te, bella Ermia, bada di prepararti a far coincidere i tuoi desideri d’amore con la volontà di tuo padre.

LISANDRO sussurra qualcosa ad ERMIA e finge di uscire da dx

(Teseo, andandole incontro) Vieni , o mia Ippolita! Che ti turba, amor mio?

Escono TESEO e IPPOLITA, seguiti da DEMETRIO a sx

EGEO Vi seguiamo col nostro zelo e col desiderio di compiacervi. (grande riverenza)

EGEO, si rende conto di esser solo,

 prende lo sgabello di dx di Ippolita  e li rincorre uscendo a sx

LISANDRO tornando da ERMIA

LISANDRO Ebbene, amor mio, perché la tua gota è così pallida? Com’è possibile che le rose vi avvizziscano tanto presto? (accarezzandole il viso)

ERMIA Forse accade per mancanza di quella pioggia ond’io le potrei irrigare sfogando la tempesta degli occhi miei.

LISANDRO Ahimé, in tutto quel che ho potuto mai leggere o udire, il corso d’un amor sincero non s’è mai svolto in modo liscio e piano. E persino quando vi fosse ogni armonia e corrispondenza fra i due che s’eran scelti l’un l’altro, sempre la guerra, la morte o l’infermità han cinto d’assedio l’amore.

ERMIA Se dunque gli amanti veraci furon sempre avventurati, vuol dire che tale è il decreto del destino. La nostra prova ci insegni quindi a portar pazienza, dal momento che si tratta d’un ostacolo consueto, e pertinente all’amore così come lo sono i pensieri e i sogni e i sospiri, i desideri e le lacrime.

LISANDRO Sani principi da adottare. Ascoltami Ermia. Ho una zia vedova, erede di molte sostanze; ma essa non ha discendenti e mi tien caro come fossi suo figlio. La sua casa si trova a sette leghe da Atene. Là, mia bella Ermia, potrò unirmi a te in matrimonio; lì in quel luogo dove la dura legge ateniese non ci può perseguire. (attirandola a sé con la mano, lato dx del palco) Se tu mi ami, involati furtiva dalla casa di tuo padre nella notte di domani, e nel bosco io resterò in attesa di te, proprio nello stesso luogo dove ti ho già incontrata una volta con Elena.

ERMIA O mio buon Lisandro! (colta dalla timidezza si allontana dal lato sx del palco) Io ti giuro, per l’arco più robusto di Cupido, per la maggior delle sue frecce dalla punta d’oro, per il candore delle colombe di venere, per tutto ciò che tiene avvinti i cuori degli amanti e fa prosperare l’amore, per tutto questo io ti giuro, che in quel luogo medesimo da te indicato (và incontro a Lisandro e si raggiungono al centro), io ti incontrerò nella notte di domani.

LISANDRO Mantieni la tua promessa, amore. (fanno per baciarsi)

Entra ELENA da dx interrompendoli bruscamente

ERMIA Iddio t’assista, bella Elena! Dove vai? (Lisandro coccola Ermia cingendole le spalle)

ELENA Dici che son bella? Rinnega questa bellezza. Demetrio ama la bellezza tua. O bellezza felice! Le malattie son contagiose. Oh, se lo fossero anche le sembianze esteriori, vorrei esser contagiata dalle tue, bella Ermia. E pur se m’appartenesse tutt’intero il mondo,con la sola eccezione di Demetrio,io cederei il mondo intero a te,se potessi tradurmi nel tuo aspetto e così avere lui.Oh, insegnami l’arte segreta che tiene avvinto il cuore di Demetrio!

ERMIA Io lo guardo con fronte accigliata, eppure egli continua ad amarmi.

ELENA Ah, se i miei sorrisi potessero apprendere tali arti!

ERMIA Io gli indirizzo le mie maledizioni, ma è amore ch’egli m’offre in cambio.

ELENA Ah, se le mie preghiere potessero muovere in lui un uguale affetto!

ERMIA  Più lo detesto e più m’insegue.

ELENA E più lo amo e più mi detesta.

ERMIA Non è mia la colpa s’egli è così folle.

ELENA Nessuno ha colpa se non la tua bellezza; ah, come vorrei che questa colpa l’avessi io!

ERMIA Abbi in questo conforto: ch’egli non vedrà mai più la mia persona. Lisandro ed io c’involeremo insieme da questo luogo. E nel bosco dove spesso tu ed io eravamo solite… (ridono)…in quello stesso luogo il mio Lisandro ed io ci incontreremo. Addio, cara compagna di giochi; prega per noi. E che la fortuna ti ottenga Demetrio.Mantieni la promessa, Lisandro.

ERMIA esce a sx

LISANDRO Manterrò la promessa Ermia. Elena, addio. Così come tu per lui, possa Demetrio struggersi d’amore per te!

LISANDRO esce a dx

rosso

ELENA In Atene si pensa ch’io sia bella quanto lei. Ma che ne segue? Demetrio non se n’avvede, e non vuol saperne di me.L’Amore non guarda con gli occhi, ma con il sentimento,ed è per questo che l’alato Cupido vien dipinto bendato. Prima di posar lo sguardo sugli occhi di Ermia, Demetrio giurava ch’era soltanto mio.Solo ora che non posso averlo, capisco quanto lo amo.Solo ora sento questo fuoco che brucia,che mi divora.Ne sono innamorata, ne sono tremendamente innamorata.Demetrio riecheggia dentro di me continuamente.La sua presenza è ovunque, sento la sua voce ovunque, vedo il suo volto in ogni cosa, sento la sua pelle, il suo calore. Mi bruciano le labbra.Mi basta pensare al suo volto, alla sua pelle, sento il suo calore, mi sento bruciare.Se solo avessi davvero il coraggio di esprimere ciò che provo, come sto confessando ora.Sono certa che lui potrebbe…Non riesco a parlargli seriamente,posso solo scherzare, ridere, punzecchiarlo, trattarlo male.Far finta di avercela con lui e invece perdonargli tutto.Adoro il modo risoluto con cui mi scaccia, non vuole illudermi,ed io sento che prova ancora qualcosa per me. Lui provava qualcosa per me. Lui amava me. Non può amare Ermia…Non puoi sposare Ermia,lei non ti ama.Non ti amerà mai quanto io sola posso.Non come so amarti io. Non la sposare.Non mi abbandonare… Non sposare lei.Lei no. Non lei.Io sola… Andrò a informarlo della fuga di Ermia:e così domani sera andrà nel bosco per inseguirla…e tornerà indietro deluso e bisognoso d’amore. Bisognoso di me. 

ELENA esce dal centro

rosso

SCENA II - Casa di Zeppa

3

Musica – alta per scenette

Anonimo

“brano mixato in tre parti”

2’51’’

Presentazione Artigiani

Coreografia Ekaterina Sofina – Stefano Ghiselli – Katia Bottecchi (3 sketch: sfilata Dorminpiedi e Deterato; gioco della seduzione con l’ombrellino tra FiFì e Zeppa; inseguimento e vendetta tra Ciufolo e Grugno)

Musica – sfuma sull’entrata di Dorminpiedi

Entra DORMINPIEDI dal centro prende lo sgabello rimasto, lo mette al centro,

lo pulisce con il cappello ed inizia a sonnecchiare

Entra FIFI’ dal centro, e si siederà sullo sgabello

 ZEPPA (che ha abbandonato l’ombrello ed ora ha dei fogli) e CIUFOLO da dx

DERETANO e GRUGNO da sx

DERETANO e DORMINPIEDI occupano il lato sx del palco seduti

GRUGNO e CIUFOLO il lato dx seduti

FIFI’ siede al centro sullo sgabello di 3/4

ZEPPA (con 5 fogli in mano) Abbiamo qui con noi tutta la compagnia? (Zeppa descrive sempre un quadrato attorno agli altri)

DERETANO Farai meglio a chiamarli uno per uno, secondo la lista.

ZEPPA Questo è l’elenco completo dei nomi di coloro che per tutta Atene sono reputati capace di recitare il nostro intermezzo davanti al Duca ed alla Duchessa la sera delle loro nozze.

DERETANO Ma prima, mio buon Peter Zeppa, farai bene a dirci di che tratta il dramma; poi leggerai i nomi degli attori; e cosi veniamo al punto.

ZEPPA Per la Vergine Maria, il nostro dramma è... (al centro del palco) “La molto lamentevole commedia e la crudelissima morte di Piramo e di Tisbi”.

DERETANO Un eccellente capo d'opera, ve lo assicuro, e da divertircisi molto. Ed ora, buon Peter Zeppa, chiama fuori gli attori nell’ordine con cui sono segnati nella lista. Compagni, fatevi avanti man mano che sarete chiamati.

ZEPPA (leggendo l’elenco) Rispondetequando sarete chiamati. Nick Deretano, tessitore.

DERETANO Eccomi. (si alza) Dimmi che parte debbo fare e poi và pure avanti.

ZEPPA (sempre leggendo) Tu, Nick Deretano, sei segnato per fare la parte di Piramo.

DERETANO E chi è Piramo? Un amoroso o un tiranno?

ZEPPA (dandogli un foglio) Un amoroso, che poi s'ammazza assai nobilmente per amore.

DERETANO Per recitare bene la parte ci vorrà qualche lacrima; se mi ci metto, che il pubblico stia attento ai propri occhi; perché saprò scatenar degli uragani, durando alquanto in patetico lagno. Ma dì un po’ quali saranno le parti degli altri. (avvicinandosi a Zeppa) La mia vera vocazione, a esser sincero, è quella di fare il tiranno. La parte di Ercole saprei farla in modo squisito, come del resto qualsiasi altra parte dove ci fosse di smaniare in modo fragoroso fino a far cascare il teatro. (ora con tono fragoroso)

Rocce ruggenti

urti frementi

romperanno i battenti

del carcere odiato

E il carro sovrano

brillerà da lontano

e scuoterà da marrano

lo stupido fato.

(gli altri lo applaudono) Grazie! Grazie! Sono stato gagliardo! (siede)

ZEPPA (leggendo) Ciufolo, barbiere.

CIUFOLO Eccolo, Peter Zeppa. (si alza)

ZEPPA Ciufolo, tu devi prenderti la parte di Tisbi.

CIUFOLO E chi è Tisbi? Un cavaliere errante?

ZEPPA (dandogli un foglio) E' la dama di cui Piramo si dovrà innamorare. 

CIUFOLO Per carità, non mi date una parte di donna. Mi sta spuntando la barba.

ZEPPA Non importa: basterà mettersi una maschera e recitare con il vicino più sottile che potrai.

DERETANO (si rialza) Ma il viso me lo potrei nascondere anch'io: fatemi fare pure Tisbi. La saprò recitare con un vocino terribilmente sottile, così: "Disne! Disne! Ah, Piramo, amasio mio dolce! Ecco la tua soave Disbe! Ecco la tua diletta dama".

ZEPPA No, no. Tu devi fare Piramo. E tu, Ciufolo, farai Tisbi.

DERETANO E va bene, continua. (siede, ed anche Ciufolo)

DERETANO Robin Dorminpiedi, sarto. (si alza)

DORMINPIEDI Eccolo, Peter Zeppa.

ZEPPA Robin Dorminpiedi, tu devi far la parte della madre di Tisbi (foglio) ... Tom Grugno cuoco.

GRUGNO Eccolo, Peter Zeppa. (si alza, crolla addormentato Dorminpiedi)

ZEPPA Tu farai la parte del padre di Piramo (foglio). Io stesso farò la parte del padre di Tisbi (si intasca l’ultimo foglio) .... e tu, Fifì, Fifì, farai la parte del leone. E così, mi pare che tutti abbiano la loro parte.

FIFI' (si alza) Dì un po’, è scritta anche la parte del leone? Se così fosse, vorrei averla subito, perché a studiare mi ci vuol sempre molto tempo. 

ZEPPA La potrai improvvisare, perché si tratta soltanto di ruggire.

DERETANO (si alza e siede Fifì) E fatemi fare anche la parte del leone. Ruggirò in un certo modo che, a sentirmi, se la godranno tutti un mondo. Ruggirò in un certo modo che il duca sarà costretto a dire: "Fatelo ruggire ancora, fatelo ruggire ancora!".

ZEPPA Se tu ruggissi con troppa fierezza, potresti spaventare la duchessa e le sue dame, e quelle si metterebbero a strillare per la paura. Basta per mandarci tutti alla forca.

QUIQUO’QUA’ (ritmo serrato) Già (Fifì) - proprio alla forca (Ciufolo) - poveri noi (Zeppa) – virgola (Grugno) -  figli di mamma (Deretano)

DERETANO Non c'è dubbio, amici, che se le dame uscissero spiritate per la paura, rimarrebbe loro appena il discernimento necessario a mandarci alla forca: ma io saprò sgravare la mia voce in un certo modo che mi verrà da ruggire come la più gentile delle colombe di latte... ruggirò come fossi un usignolo. (ringhia dolcemente al pubblico)

ZEPPA (con mani al cielo) Tu farai la parte di Piramo e basta. Perché il tuo Piramo è un uomo dalla faccia simpatica, un uomo così bello come se ne vedono solo d'estate: un uomo adorabile, un impeccabile gentiluomo. E quindi bisogna che tu faccia Piramo.

DERETANO Bene. Prenderò la parte. E con quale barba sarà meglio che la reciti?

ZEPPA Quella che vuoi.

DERETANO  Reciterò la mia parte o con la barba paglierina, o con la barba arancione, o con la barba porporina, o con la barba color dei fiorini di Francia, di quel bel color giallo che non ha l'eguale.

ZEPPA Riveriti signori, ecco le vostre parti, ed io debbo scongiurarvi, e chiedervi, e insomma esprimere il mio desiderio che voi le impariate per domani sera, e che vi troviate con me nel parco del palazzo ducale. Vi prego, non mancate all'appuntamento.

DERETANO Non mancheremo, e metteremo nelle nostre prove tutto il nostro coraggio e tutta la nostra sapienza obscenica. Studiate con impegno. E la perfezione sia la vostra mira suprema. Addio.

ZEPPA Ci incontreremo sotto la quercia del duca.

DERETANO Basta così: e chi manca è un vile!

Escono da dove sono entrati

DORMINPIEDI sposta lo sgabello centrale sull’entrata di dx

ATTO SECONDO

SCENA I - Bosco nei pressi di Atene.

Nell’abbassamento delle luci vengono fatte scendere le  (proscenio sx)

STELLE GIU’

verde

4

Musica – alta per balletto

Saint-Saëns

Il Carnevale degli Animali

“Fossili”

1’18’’

Entrata fate e folletti – coreografia Sara Andreoli

Musica – chiude

verde

Restano in scena PUCK e FATA CAPO

PUCK Olà, fata, dove vai?

FATA CAPO (con ritmo brioso)

Per monti e burroni,

per siepi e giardini,

tra rose e tra spini,

tra flutti e tra tuoni,

più lieve d'un raggio

del sole di maggio

volando viaggio

al comando della divina

che delle Fate è la regina.

D'una primula dorata

nella campanula fatata

troverò nascosta

la stilla incantata.

Devo andar cercando qua e là delle gocce di rugiada e appendere una perla all’orecchio di ogni primula. Addio spirito screanzato, me ne vado. La nostra regina sta per giungere a questa volta.

PUCK Il re vuol dare una festa proprio qui, stanotte: bada che la regina se ne stia lontana dai suoi sguardi, ché Oberon è al colmo dell’ira: e tutto questo a causa d’un ragazzo bellissimo ch’ella ha rubato a un re indiano e che s’è presa come paggio. Non ne ha mai avuto uno più caro e l’invidioso Oberon vorrebbe averlo lui.

FATA CAPO O io m’inganno per forma e per sembiante, o tu sei proprio quella birba malandrina d’uno spirito che vien chiamato Robin Birbone. Non sei tu quello che spaventa le ragazze sul più bello. Che screma il latte, che il burro si diverte a raggrumare e la massaia si affretta invano a rimestare. Non sei proprio tu?

PUCK Dici bene, fata, son proprio io quel nottambulo burlone, e faccio da buffone a Oberon e gli eccito il riso quando inganno uno stallone ben nutrito di fave imitando il nitrito della puledra. La più assennata tra le matrone, mentre racconta la più seria fra le storie, mi scambia talvolta per un trespolo; e allora io le sguscio di sotto alle natiche e quella và gambe all’aria e grida: “all’anima del sartore!”. E tutti gli ascoltatori della compagnia si tengono i fianchi dal ridere, e giurano che non s’era mai data un’ora di più pazza allegria. Ma fatti da parte fata, perché arriva Oberon.

FATA CAPO E arriva anche la mia padrona. Volesse il cielo ch’egli se n’andasse subito.

Si guardano (pausa e scatto) e si siedono sul proscenio a sx

blu

5

Musica – primo ritmo (violino brioso) più alto

Musica – secondo ritmo (maestoso)  sottofondo alto

Saint Saëns

Concerto n.3 Op. 61

“molto moderato e maestoso”

11’07’’

Entra OBERON dal centro con le FATE ai lati rispettando

 il ritmo in crescendo della musica

Le FATE, tranne due che seguiranno il litigio a  dx e sx  indietro sul palco,

 siederanno sulle scale laterali

OBERON Cattivo incontro al lume della luna, fiera Titania! (sul maestoso)

TITANIA si muove dal fondo centrale preceduta dai FOLLETTI

 che spargono petali rossi e si siedo accanto alle fate sulle scale  

TITANIA Sei tu, invidioso Oberon? Spiriti, andiamo via subito: ho rinnegato il suo letto e la sua compagnia. (seguendo il ritmo più brioso del violino)

OBERON Fermati! Ostinata e proterva creatura! Non sono forse il tuo signore?

Musica – più bassa

TITANIA Se così fosse, io dovrei esser la tua dama. Perché sei qui? Vieni forse dalle più lontane balze dell’India soltanto perché la spavalda amazzone, la tua coturnata amante, il tuo amore guerriero, ha da sposarsi con Teseo? E vuoi giungere in punto per elargire gioia e prosperità al loro talamo nuziale? (mentre sale le scale di dx)

OBERON Come puoi attentare in modo così svergognato o Titania, al mio buon credito menzionando il nome di Ippolita, pur sapendo come io sia a conoscenza del tuo amore per Teseo.

TITANIA Queste non son che fabbricazioni della gelosia. E mai, fin da principio della bella stagione, avemmo ad incontrarci su un colle od in fondo ad una valle,entro una foresta o su un prato, senza che tu abbia turbato i nostri giochi con le tue liti. La primavera, l’estate, il fertile autunno e il gelido inverno vengon mutando le loro consuete livree; ed il mondo, interdetto a causa dei loro stessi prodotti, non raccapezza più di qual stagione si goda. E codesta medesima progenie di mali nasce dalle nostre liti continue,  dalla nostra discordia: siamo noi i suoi genitori, siamo noi la sua origine.

OBERON Fanne ammenda allora! Dipende soltanto da te. Perché mai Titania dovrebbe contrastare così il suo Oberon? Io ti chiedo soltanto un fanciullo per farne il mio paggio.

TITANIA Mettiti pure il cuore in pace. Non darei quel fanciullo neppure in cambio di tutto il regno delle fate. Sua madre era una vestale del mio ordine, e spesso, nelle profumate notti indiane, s’è intrattenuta a conversare con me, ed è rimasta seduta al mio fianco, sulle gialle arene di Nettuno. Ed ella che aveva il grembo ricco del mio garzoncello, andava per mio conto a raccoglier conchiglie e altrettali simili ninnoli, e tornava carica di quella mercanzia come da un viaggio proficuo. Ma poiché era mortale. Mettendo al mondo il fanciullo morì, è per amor di lei che allevo il bambino, e per amor di lei non me ne voglio separare.

OBERON Quanto a lungo vuoi restare in questo bosco?

TITANIA Forse fino a quando si saran celebrate le nozze di Teseo. E se tu vorrai danzare, pacificamente, con noi,ed assistere alle nostre feste al lume di luna, resta pure.Altrimenti evita la mia presenza ed io eviterò i luoghi frequentati da te.

OBERON Dammi quel ragazzo, ed io verrò con te!

TITANIA Nemmeno per tutto il regno delle fate. Spiriti! Venite via con me, ché se resto ancora un poco, prenderemo a litigare sul serio.

Escono FATE, FOLLETTI, FATA CAPO in modo sparso

PUCK resta in scena sulla roccia

TITANIA e OBERON si sfiorano la mano mentre lei esce da sx

Musica - solo come leggero sottofondo

OBERON Ebbene, và pure per la tua strada, ma non uscirai dal bosco senza che io ti faccia pagare il tuo torto. Oh, mio caro Puck, vieni qui!

Entra PUCK dal centro e fa controscena al racconto di Oberon

e può sedersi sulla roccia a scalini

Tu devi serbar memoria, di quella volta in cui, seduto su un promontorio, io ascoltavo una sirena che cantava sul dorso di un delfino, con una voce così dolce e armoniosa, che  all'udirla, lo stesso mare  volle chetarsi.

PUCK Ricordo!

OBERON Fu quella volta che io vidi, anche se a te non fu concesso, volar Cupido fra la terra e la luna, armato di tutto punto prese la mira su di una vestale, seduta su un trono ad occidente, e scagliò il suo dardo così forte che sembrava volesse trafiggere centinaia di cuori con lo stesso e neppure mi sfuggì dove andò a spegnersi la freccia tra i raggi della pallida luna, su un piccolo fiore che prima era bianco, poi diventò vermiglio, per la ferita d'amore, la sacerdotessa continuò le verginali meditazioni, senza che si risvegliasse in lei nessun sentimento, tu devi trovarmi quel fiore, il succo che se ne spreme, fatto cadere sulle palpebre di chi dorme, lo farà innamorare pazzamente del primo essere visto al suo risveglio, và trovami quel fiore.

PUCK Cingerò il mondo in quaranta minuti!

Alzandosi di scatto ed uscendo al centro

Musica – appena un po’ più alta

OBERON Come avrò quel succo, sorprenderò Titania addormentata e ne stillerò il liquido sui suoi occhi, non appena sveglia, ove poserà lo sguardo sia esso orso, leone o scimmia, non farà a meno di seguirla e desiderarla con la forza del suo amore e prima che io tolga l'incantesimo dai suoi occhi, cosa che posso fare con un’altra erba, provvederò che ella mi ceda il suo paggio.

Musica - chiude di colpo

blu

Ma chi viene? Io sono invisibile, potrò ascoltare le loro parole.

Siede sullo sgabello messo all’entrata  dx

Entra DEMETRIO seguito da ELENA

DEMETRIO Io non ti amo, e quindi non mi venir dietro. Dove sono Lisandro e la bella Ermia? Fosti tu a dirmi che eran fuggiti in questo bosco. Ed eccomi qui, selvaggiamente folle in questa selva, perché non riesco a trovare Ermia. Vattene via, cessa di seguirmi.

ELENA Sei tu a tirarmi dietro, col tuo cuore duro come una calamita. Rinuncia alla tua forza d’attrazione, ed anche a me non basterà più la forza per seguirti.

DEMETRIO Son forse io che ti attiro? Ti parlo forse con parole di lusinga? O non ti dico piuttosto, chiaro e tondo, che non t’amo e che non potrò mai amarti?

ELENA E’ proprio per questo che io t’amo di più. Sono come il tuo cagnolino; e più mi batti, Demetrio, e più ti son devota e fedele. Trattami come il tuo cagnolino, sdegnami, picchiami, maltrattami!

DEMETRIO Non provocare troppo l’odio dell’animo mio: perché non appena ti guardo mi sento male.

ELENA Ed io, invece,  mi sento male quando non ti posso vedere.

DEMETRIO Con questo abbandonar la città e affidarti alla discrezione di chi non t’ama, farai sorger sospetti attorno alla tua virtù.

ELENA La tua stessa onestà m’è garanzia! Perché non è più notte s’io guardo il tuo volto,e quindi non mi par più d’essere allo scuro;né in questo bosco mi sento mancar di protezione, perché tu vali, per me,quanto la compagnia di tutto il mondo;come si può dire che io sia sola, quando tutto il mondo è qui a proteggermi?

DEMETRIO Ma io fuggirò da te, per andare a nascondermi nel più folto della selva, e ti lascerò in balia delle bestie feroci.

ELENA La più feroce non ha cuore selvaggio quanto il tuo. Fuggi, se vuoi. Vuol dire che l’antica favola sarà raccontata all’incontrario: la docile cerbiatta accelera il passo per inseguir la tigre e prenderla!

DEMETRIO Non posso restare a sentire le tue vane querele. Smettila di seguirmi e se proprio vuoi venirmi dietro, non aspettarti almeno ch’io non ti faccia un qualche oltraggio nella selva.

ELENA Ahimé, che tu mi fai oltraggio nel tempio, nella città, nella campagna. Demetrio, i torti che mi usi svergognano la modestia del mio sesso: noi donne non possiamo lottare per conquistarci l’amor nostro come pure possono fare gli uomini. Dovremmo esser noi a venir corteggiate, e non a corteggiare.

Esce DEMETRIO da una quinta a sx

Fuggi. E io ti seguirò.Saprò trasformare l’inferno in un paradiso. Sbruffoncello!

Esce seguendolo

OBERON (rialzandosi) Addio bella ninfa! Prima ch'egli lasci questo bosco sarai tu a fuggirlo e lui ad inseguirti rapito dall'amore.

Rientra PUCK dal centro

Bentornato, vagabondo, hai il fiore con te?

PUCK (stando dietro la schiena di Oberon,  mostrando due fiori rossi) Ho il fiore, eccolo!

OBERON Dammelo di grazia, conosco una sponda, ove cresce il timo selvatico, la primula e la violetta. Sotto un baldacchino di rose damaschine e canine dorme Titania. Con il succo di questo fiore bagnerà le ciglia di lei e l'animo suo traboccherà dei più spaventosi desideri. Prendine uno anche tu e cerca per il bosco una fanciulla ateniese, che spasima d'amore per un giovane che la sdegna. Bagna con questo le palpebre di lui, ma bada che al risveglio veda la dama che ti ho descritto. Và mio folletto corri!

Esce da sx

PUCK Non temere, padrone. Il tuo servitore ti obbedirà in tutto.

Esce saltellando al centro

SCENA II - Altra parte del bosco

verde

6

Musica – sottofondo, ma più alto all’inizio

Dvořák

Serenata Op. 22

“Tempo di Valse”

6’36”

Entra TITANIA da dx con le FATE da dx e sx formano un cerchio

I FOLLETTI dal centro portano il baldacchino e lo posizionano

 In proscenio a sx ed escono

TITANIA Presto, venite. Appena un girotondo e la canzone d’una fata. E quindi, via di qui, tal’una tenga lontana la stridula civetta che a notte ulula per lo stupore di vedere i nostri bizzarri spiriti. Ed ora cantatemi la ninna nanna, e quindi mettetevi all’opera e lasciatemi riposare.

TITANIA si mette a dormire sotto al baldacchino

Le FATE sparse, ferme in una posa  recitano a turno (Ninna Nanna in allegato)

Musica – più bassa

1a FATA Valli di nebbia, fiumi tenebrosi e boschi che somigliano alle nuvole. Enormi lune sorgono e tramontano - ancora, ancora, ancora - in ogni istante della notte inquieta, in un mutare incessante di luogo. E così spegniamo la luce delle stelle col nostro sospiro. (soffiano tutte, come quando si manda un bacio)

2a FATA Intona, usignolo gentile, una melodia sottile, ninna nanna. (NINNA NANNA tutte)Alla nostra diletta regina stiamo accanto, e buona notte, e l’addormenti il canto. Non fate male, non fate paura, non fate offesa, né iettatura.

3a FATA Sogni, desideri, indecenti languori, scateniamo nei cuori di uomini e dei. Nostre le fronde del bosco di notte nessuna di noi sa cosa è tristezza viviamo prive di ogni saggezza allegria e risate la nostra salvezza.

CORO Intona, usignolo gentile, una melodia sottile, ninna nanna. (NINNA NANNA una sola) Alla nostra diletta regina stiamo accanto, e buona notte, e l’addormenti il canto. Non fate male, non fate paura, non fate offesa, né iettatura.

4a FATA A noi nulla e nessuno comanda, libertà è la nostra filosofia, della ragione non seguiamo la via. Ora piangiamo, ora ridiamo, viviamo ogni istante della vita come fosse l'ultimo o l'eternità. Festeggiamo ogni istante, non fa differenza, buona o cattiva, questa è la vita.

5a FATA Intona, usignolo gentile, una melodia sottile, ninna nanna. (NINNA NANNA tutte)Alla nostra diletta regina stiamo accanto, e buona notte, e l’addormenti il canto. Non fate male, non fate paura, non fate offesa, né iettatura.

6a FATA Voliamo incontro alla madre Luna, e al mattino padre Sole sarà la nostra meta. Ogni rimpianto, ogni rimorso, dalla nostra anima viene lavato via. Perché noi sappiamo volare, oltre il cielo e ancora più su.

CORO Intona, usignolo gentile, una melodia sottile, ninna nanna. (NINNA NANNA una sola) Alla nostra diletta regina stiamo accanto, e buona notte, e l’addormenti il canto. Non fate male, non fate paura, non fate offesa, né iettatura.

Escono tutte le FATE sparse, resta in scena, muovendosi, FATA CAPO

La musica ha  un’ interruzione, attendere che riprenda

verde

blu

OBERON compare da dx,

 distrae FATA CAPO con uno specchietto e la lascia al centro del palco

Si accosta al baldacchino di  TITANIA che dorme e le spreme il fiore sulle palpebre

OBERON    Quel che vedi aprendo gli occhi

con amor dolce ti tocchi;

ama e langui con gli sciocchi.

Orso, lonza, gatto o cervo,

o cinghiale irto e protervo,

che tu incontri per la via,

t’innamori alla follia.

E a vil cosa il pegno sia.

Esce a dx attirando fuori FATA CAPO che porta via lo sgabello

Musica – sfumata

blu

Entra LISANDRO da sx con ERMIA a braccietto

LISANDRO Amor diletto, il lungo vagare per questo bosco ti ha stancata, e a dir la verità confesso d’aver smarrito la strada. E se tu acconsenti, ci riposeremo in attesa del giorno.

ERMIA E sia, Lisandro. Cerca per te un giaciglio. Perché io riposerò il capo là sul ciglio. (si siede avanti a dx)

LISANDRO Una medesima zolla erbosa servirà da guanciale a tutt’e due: un cuore, un letto, due petti ed una sola fede. (avvicinandosi sempre più ad Ermia che si divincola fino al proscenio)

ERMIA No, buon Lisandro, per amor mio, te ne prego, stattene discosto, non venirmi così vicino.

LISANDRO Afferra, cara il senso della mia innocenza (Ermia sbircia i suoi pantaloni, e non lo trova così innocente..sorridono – cerca di riprendere il controllo di sé) Io volevo intendere che il mio cuore è congiunto al tuo in tal modo che dei due possiamo fare un unico cuore, due petti incatenati a vicenda da un medesimo giuramento: e quindi, due petti, ma una sola fede. E così non negarmi un po’ di posto nel tuo giaciglio accanto a te.

ERMIA Lisandro è bravo a giostrar con le parole, ma per l’affetto e per l’onore, amico mio gentile, stattene discosto, e buona notte, dolce amico: né l’amor tuo abbia a mutare finché duri la tua vita cara!

LISANDROAmen, rispondo a questa bella preghiera. (si sposta più in dietro sul palco, in diagonale con Ermia) Qui è il mio letto: e il sonno ti conceda tutt’intero il suo ristoro.

ERMIA Una metà almeno di quest’augurio si posi sugli occhi di colui che l’ha formulato.

Si distendono e s’addormentano

Entra PUCK dal centro

verde

PUCK         Per il bosco sono andato,

né ateniesi ho pur trovato

sovra cui provar se il fiore

è ben ver che desta amore.

Tutto tace! (vede Lisandro) Chi s’appressa?

D’ateniese egli ha la vesta.

Certo è quei che tiene a sdegno

Della dama il dolce pegno.

E la dama qui riposa,

chino il capo, su fangosa

proda. Né osa starsi accanto

a chi lei disprezza tanto.

(scuote il fiore rosso sugli occhi di Lisandro)

Sui tuoi occhi, o gran villano,

verso il filtro sovrumano.

Ti ridesti e, meraviglia!

Dorme amor fra le tue ciglia.

Io men vado avanti giorno,

a Oberon faccio ritorno.

Esce dal centro

verde

Entrano DEMETRIO ed ELENA, correndo

ELENA Fermati, anche soltanto se per ignorarmi.

DEMETRIO Ti ordino d’andartene; cessa dal perseguitarmi così.

ELENA E mi vuoi lasciar tutta sola e al buio? Ah, non farlo!

DEMETRIO Resta, se vuoi, a tuo rischio e pericolo. Io me ne andrò da solo.

La spintona in avanti sul palco ed esce a sx

ELENA Felice è di certo Ermia, dovunque ella si trovi. Come fecero gli occhi suoi a divenir tanto splendidi? No, io son brutta come un orso, e le stesse fiere che m’incontrano se ne fuggono via per la paura. E quindi non c’è da meravigliarsi se Demetrio fugge la mia presenza come io fossi un mostro. Qual specchio malvagio e dissimulatore m’indusse mai a paragonare i miei con gli occhi astrali di Ermia?   (scorge Lisandro addormentato) Ma chi è costui? Lisandro! Steso al suolo! E’ morto? O dorme soltanto. Non vedo né sangue né ferita alcuna: (scuotendolo delicatamente) Lisandro, se sei vivo, mio buon amico, svegliati! (guarda il pubblico con aria birbona e molla una bella pacca sul sedere di Lisandro)

LISANDRO (svegliandosi) Attraverserei il fuoco soltanto per amor tuo, o Elena risplendente! La natura ha l’arte di far miracoli, nel mostrarmi, così, attraverso il tuo seno, il tuo cuore. Dov’è Demetrio? Oh, questo nome vilissimo appartiene a colui che deve morire infilzato dalla mia spada!

ELENA Non dir così, Lisandro, non dir così. Che  t’importa s’egli ama la tua Ermia? Che cosa te ne importa, amico mio? Ermia ama pur sempre te soltanto, e ritieniti dunque soddisfatto.

LISANDRO Soddisfatto di Ermia? No davvero! E mi pento del tempo sprecato con lei. Non è Ermia, è Elena che io amo: e chi non darebbe in cambio un corvo per una colomba?

ELENA Ma perché dovevo esser serbata anche a queste burle crudeli? Quando mai ho meritato che da te mi venisse quest’irrisione? Ah, che una donzella rifiutata da un giovane debba poi, solo per questa ragione, ricevere offesa da un altro!

ELENA esce a sx

LISANDRO Non ha visto Ermia! (sottovoce) Ermia, continua pure a dormire qui; e non mostrarti più agli occhi di Lisandro!

LISANDRO esce a sx

ERMIA (sognando) Aiuto, Lisandro, aiuto! (sveglia ed impaurita) Ahimé, che sogno pauroso. (non vedendolo lo chiama) Lisandro! Dove sei? Parla se mi ascolti.Allora vuol dire che non sei qui vicino. Ed io voglio trovar subito o te o la morte.

ERMIA esce a dx

ATTO TERZO

SCENA I - Nel bosco

7

Musica – alta per scenetta

Saint-Saëns

Il Carnevale degli Animali

“Finale”

1’46’’

Accompagnamento all’ entrata degli Artigiani

Scenetta d’improvvisazione guidata da Stefano Ghiselli

Musica – chiude

TITANIA giace addormentata nel baldacchino

Al termine della musica tutti gli ARTIGIANI sono sfiniti e crollano a terra

Rispettando le posizioni del I Atto, con ZEPPA sdraiato  al lato sx

DERETANO (sfinito) Ci siamo tutti?

ZEPPA Tutti a puntino. (ad intendere “cotti a puntino”) E qui c'è un luogo che par proprio fatto apposta per provare il nostro dramma. La zolla erbosa ci farà da palcoscenico, la siepe da retroscena, e noi reciteremo proprio allo stesso modo come se fossimo già alla presenza del Duca.

DERETANO Peter Zeppa...

ZEPPA Che hai da dire, caro il mio Deretano?

DERETANO In questa commedia di Piramo e Tisbi c'è della roba che non saprà mai incontrare i gusti del pubblico. E prima di tutto, quella storia di Piramo che deve cacciar fuori una spada  per uccidersi; questo le signore non lo sopporteranno mai. Non credi?

GRUGNO (alzandosi di colpo) Per la vergine, c'è da averne uno spavento terribile!

DORMINPIEDI(alzandosi) Credo che alla fin fine bisognerà rinunciare all’ammazzamento

DERETANO (alzandosi) Nemmeno per sogno! Ho io una trovata che sistemerà tutto. Buttatemi giù un prologo, e che il prologo spieghi bene che le nostre spade non fanno male a nessuno e che Piramo alla fine non viene ucciso sul serio: perché il pubblico si rassicuri, gli si dica che io, Piramo, non sono Piramo,  ma Deretano, il tessitore. Questo eviterà che si prendano tutti uno spavento.

ZEPPA (si alza) Va bene, scriveremo questo prologo; ma sarà in sei ed otto versi.

DERETANO No, non fare il tirchio. Che sia scritto in otto e otto.

GRUGNO Ma le signore non si spaventeranno per via del leone?

DORMINPIEDI Temo proprio di sì

DERETANO Signori miei, bisogna considerar la faccenda con prudenza: perché portare (avvicinandosi a lei) - Dio la guardi! - un leone in mezzo alle signore è davvero cosa sopra tutte le altre spaventevole; non esiste infatti al mondo nessuna sorta di uccello rapace che incuta paura più di un leone vivo. E bisogna starci attenti!

GRUGNO E allora ci vuole un altro prologo dove sia spiegato bene che il leone non è leone.

DERETANO E anzi, bisognerà anche dire il nome dell'attrice che fa da leone e sarà bene che almeno la metà della faccia gli si intraveda attraverso la criniera; e l'attrice dovrà dire press’a poco così: (Fifì si alza e osserva la sua imitazione contrariata) "Mie dame... (passo avanti) ovvero, mie belle dame... io vorrei che voi... (passo avanti) ovvero, io vi chiederei... (passo avanti) ovvero, vi supplicherei... di non aver paura e di non tremare, perché la mia vita, qui, ci sta a garanzia della vostra. Se credete che io son venuto qui da vero leone, ahimé della mia vita. No, io non sono niente di simile. Io sono una donna come tutte le altre… (vede Fifì irritata) e a questo punto ch'ella dica addirittura il proprio none, e li informi in modo chiaro ch'ella è Fifì, Fifì.

ZEPPA Bene, faremo così. Ma ci sono altre due complicazioni: e, tanto per cominciare, quella di portar la luna dentro una camera, perché, come sapete, Piramo e Tisbi s'incontrano al lume di luna.

GRUGNO Ci sarà la luna, in cielo, la sera che reciteremo il nostro dramma?

DERETANO Un calendario, un calendario! Troviamo la luna, su troviamo la luna… Avanti, consultiamo un almanacco, e cerchiamo la luna… (battuta da lasciar scorrere q.b.)

CIUFOLO (alzandosi) Sì, quella sera ci sarà proprio la luna.

DERETANO Bene, e allora tu lascerai bene aperta l'imposta della finestra della stanza dove recitiamo, e così il lume di luna entrerà per la finestra.

ZEPPA (incredulo) Certo. Oppure potrebbe entrar qualcuno con un cespo di sterpi e una lanterna, e dire che viene a fare la bella figura di Chiaro di Luna e a rappresentar proprio lui in persona. Ma c'è un'altra complicazione: nella sala avremo bisogno di un muro, perché Piramo e Tisbi, come racconta la storia, si parlavano attraverso la crepa d'un muro.

GRUGNO A tirar dentro proprio un muro non ci riusciremo. (ponendosi più avanti tra Zeppa e Deretano che sono il primo a dx ed il secondo a sx) Che ne dici, Deretano?

DERETANO Bisogna che qualcuno si rassegni a far la parte del  muro: e bisognerà impiastrarlo con qualche po' di calcina, d'intonaco e di marna per far capire che si tratta di un muro; e poi bisognerà che tenga due dita separate, così, e attraverso questa crepa bisbiglieranno Piramo e Tisbi.

ZEPPA Se si può fare anche questo, allora va tutto bene. Venite a sedere intorno a me, figliuoli di mamma quanti siete, e provate le vostre parti. (si spostano sul lato sx provando le loro parti) Attacca tu, Piramo. E quando avrai finito la tua battuta, entra in quel boschetto, e così faranno tutti, a seconda che richieda la parte.

Entra  PUCK dal centro, è invisibile agli altri

PUCK Quali zoticoni si dan tante arie qui attorno alla cuna della regina delle fate? Che vedo? Stanno preparando la rappresentazione d'un dramma! Io me ne starò in mezzo al pubblico, e forse anche in mezzo agli attori, se se ne presenta l'occasione.

  PUCK fa dispetti a GRUGNO e DORMINPIEDI che inizieranno a bisticciare

ZEPPA Parla, Piramo. Tisbi, vieni avanti.

DERETANO (recitando) “Tisbi, grato è l'olezzo d'odiosi fiori"

ZEPPA (interrompendolo) “Odorosi, odorosi!”

DERETANO (seguitando a recitare) “… d'odorosi fiori, e tale è il fiato tuo, Tisbi diletta; ma taci, odo una voce, sta' li fuori. Fra poco a te il tuo Piramo s'affretta"

PIRAMO esce tra le quinte a dx

PUCK (a parte) Il più straordinario Piramo che si sia mai sentito sulle scene!

PUCK segue DERETANO

CIUFOLO Tocca a me, adesso?

ZEPPA Sì, per la vergine, tocca proprio a te. E tu hai da aver capito ch'egli è uscito a vedere un rumore che aveva sentito, e che tra poco ritorna.

CIUFOLO (recitando con voce sottile) "O Piramo raggiante qual giglio pel colore qual rosa sul ramo trionfante e ognor vermiglia simile a garzoncello nei dì del primo amore a puledra mai stanca di tirar la pariglia. Di Ninetta sull'avello, ecco io ti muovo incontro"...

ZEPPA (correggendolo) "Di Nino sull'avello...", ma non è ancora il momento di dire questa battuta. La dovrai dire in risposta a una di Piramo. Tu reciti la parte tutta di seguito, con l'imbeccata e tutto il resto. Vieni fuori, Piramo. Non ti sei accorto che l'imbeccata è stata già detta? L'imbeccata era : "tirar la pariglia".

CIUFOLO Oh, già! "O a puledra mai stanca di tirar la pariglia".

Rientra DERETANO, con una testa  d’asino.

DERETANO (recitando) “Se tale fossi, o Tisbi, al certo io tuo sarei:"

QUI QUO’ QUA’ O mostruoso! (Zeppa) O inusitato! (Ciufolo) Siamo stregati! (Fifì) Compari (Grugno) scappate tutti (Dorminpiedi) Compari, aiuto! (tutti)

PUCK rientrato lancia dei coriandoli brillanti che “fermano il tempo”

Gli ARTIGIANI passano dallo slow motion all’immobilità

PUCK Io vi seguirò e vi porterò in tondo, attraverso la palude, lungo il ruscello, per macchie, per fratte e roveti; a volte mi trasformerò in puledro e a volte in segugio.

Quando parte la musica si sblocca la scena e

PUCK insegue giù tra gli spettatori CIUFOLO

ZEPPA e GRUGNO a sx, FIFI’ e DORMINPIEDI a dx

8

Musica – alta

Saint-Saëns

Il Carnevale degli Animali

“Emioni”

40’’

Fuga  degli Artigiani

Musica – sfuma all’uscita di Puck

DERETANO Perché scappano via? Dev'essere una qualche birberia per mettermi spavento.

Rientra GRUGNO con il mestolo come arma

GRUGNO O Deretano, come t'hanno cambiato! Che cosa ti vedo addosso?

DERETANO Che cosa vedi? Vedi la tua propria testa di ciuchino, non è così?

Esce GRUGNO

Rientra ZEPPA con un ombrello diverso

ZEPPA Dio ti benedica, Deretano! Dio ti benedica! Ti hanno tutto trasformato!

ZEPPA scappa

DERETANO Ho capito, una loro birbonata: voglion farmi passare per un asino, per mettermi paura, se potessero. Facciano pure tutto quel che vogliono, io di qui non mi muovo. Anzi, che faccio? Mi metto a passeggiare su e giù qui intorno ed a cantare, per mostrar loro che non ho paura. (Canta)

Il merlo, piuma nera

e becco giallo

dal melodioso accordo.

E l'aquila che strida su in montagna

il fringuello sopra l'albero in campagna.

Passero e capinera

lodola e cardellin

e il vispo forasiepe

dal gaio pennacchin

e il cucù sale e pepe...

Han tutti canti dolci, soavi e belli

frizzanti volan in atto e son gli uccelli

E ad una donna bella ahimé non sanno

nel segreto è l'affanno

rispondere di no.

(Raglia) yoooh...

TITANIA viene svegliata dalla canzone

TITANIA Io ti prego, benigno mortale, canta ancora: il mio orecchio è tutto preso di piacere per le tue note, così come i miei occhi sono incantati dal tuo sembiante; e la potenza delle tue virtù è tale, fin dal mio primo sguardo, ch’io debbo dire, anzi giurare, che t’amo.

DERETANO Secondo me, signora, ci sono poche ragioni perché arriviate a tanto; e nondimeno, a dir la verità, l'amore e la ragione vanno assai raramente di concerto, oggidì.

TITANIA Sei assennato nella stessa misura in cui sei bello.

DERETANO Ah, non son davvero nessuna delle due cose: ma se il senno fosse bastante a farmi uscir fuori di questo bosco, saprei poi benissimo come regolarmi.

TITANIA Non desiderare d’uscire da questo bosco. Qui rimarrai, pur se contro voglia. Io non son certo uno spirito da poco. Io ti amo. Vieni con me. Ti concederò dei folletti perché si mettano al tuo servizio. (Chiamando) Fior di Pisello! Ragnatelo! Bruscolo! Gran di Senape!

9

Musica – alta per scenetta

Rossini

Il Barbiere di Siviglia

“Largo al Factotum”

14’’

Entrata dei Folletti

Musica – chiude

Entrano FIOR DI PISELLO e RAGNATELO,

poi BRUSCOLO e GRAN DI SENAPE sul ritmo della musica, quindi due a due

FIORDIPISELLO Eccomi.

RAGNATELO E anch’io.

BRUSCOLO  E anch’io.

GRANDISENAPE Dove dobbiamo andare?

TITANIA Siate gentili e cortesi con questo gentiluomo: precedetelo saltellando sulla via, e caprioleggiate dinanzi ai suoi occhi; nutritelo di albicocche e di lamponi e chiamate le lucciole, per illuminare il mio amore quando si corica e quando si leva. Inchinatevi a lui, miei folletti, e rendetegli omaggio.

FOLLETTI (inchianandosi) Salve, mortale!

DERETANO Chiedo umilmente venia alle vostre colendissime signorie. (a Ragnatelo) Prego vossignoria di volermi dire il suo nome.

RAGNATELO Ragnatelo.

DERETANO Desidero far meglio la vostra conoscenza buon mastro Ragnatelo. Se mi succederà di tagliarmi le dita vorrò farmi ardito seco voi. (a Fior di Pisello) E il vostro nome, onesto signore?

FIORDIPISELLO Fior di Pisello.

DERETANO Vi prego di porgere i miei complimenti a madama Buccia vostra madre ed a messer Baccello vostro padre. Buon mastro Fior di Pisello, anche con voi desidero far meglio conoscenza. (a Gran di Senape) E voi , signore, come vi chiamate, ve ne prego?

GRANDISENAPE Gran di Senape.

DERETANO Buon mastro Gran di Senape, conosco bene la vostra pazienza. Quel vigliacchissimo gigante d'un messer Manzo ha pur divorato molti valentuomini del vostro casato; e vi posso assicurare che più d'una volta i vostri parenti m'han fatto venire i lucciconi. Vorrei poter far meglio la vostra conoscenza, buon mastro Gran di Senape.

TITANIA Suvvia, mettetevi al suo servizio: accompagnatelo alla mia pergola. Cucite la lingua all’amor mio e scortatelo in silenzio.

TITANIA esce sola al centro

FOLLETTI e DERETASINO escono a sx

10

Musica – alta per entrata maestosa

Saint-Saëns

Il Carnevale degli Animali

“Introduzione”

24’’

Entrata in scena di Oberon dal fondo centrale del pubblico

Musica - chiude

OBERON Avrei voglia di sapere se Titania si è svegliata e su cosa ha posato l’occhio. Ella deve ora delirar d’amore nel modo più selvaggio.

Entra PUCK dal centro

Ecco il mio messaggero. Ebbene, pazzo d’uno spirito! Qual è il programma dei festeggiamenti per stanotte in questo bosco incantato?

PUCK La mia padrona s’è innamorata d’un mostro. Ché presso la pergola segreta a lei consacrata, mentr’ella giaceva assopita in profondo riposo, una brigata di buffoni, di rozzi artigiani, di quelli che guadagnano appena di che sfamarsi nelle bottegucce di Atene, se ne venne tutta di concerto a far le prove d’una rappresentazione da mandare in scena il dì delle nozze del grande Teseo. Il più balordo fra tutti gli stolidi zucconi di quello sciocchissimo drappello, che nel dramma avrebbe dovuto recitar la parte di Piramo, se ne uscì a un tratto di scena ed entrò nel folto d’un cespuglio: e qui gli appioppai sul capo la pera d’un ciuchino. Così, tutti in preda a un tal pazzo terrore, li ho condotti via; ed ho lasciato sul luogo il dolce Piramo metamorfosato. In quel medesimo istante è accaduto che Titania si svegliasse e che subito fosse presa d’amore per un ciuco.

OBERON E’ andata anche meglio di quanto non avessi previsto. Ma tu, hai stregato gli occhi di quell’ateniese, come ti avevo comandato?

PUCK Ho fatto anche questo. L’ho sorpreso addormentato a fianco della donna ateniese, e quando si sarà svegliato avrà dovuto veder lei senza scampo.

Entrano DEMETRIO ed ERMIA da dx

OBERON (trascinando anche Puck a sx) Nasconditi. Ecco l’ateniese. (nascondo Puck  sotto il mantello)

PUCK La donna è lei, ma non è lui l’uomo.

Entra ERMIA rapidamente, DEMETRIO la afferra al braccio sx,

ERMIA si volta e lo schiaffeggia

DEMETRIO (rimane voltato per alcuni secondi) Perché tanto sdegni chi tanto t’ama? Parole così acerbe rivolgile al tuo peggior nemico.

ERMIA Se hai ucciso Lisandro mentre dormiva, visto che sguazzi nel sangue, vibra la  tua coltellata e uccidi me pure. Il sole non è mai stato fedele al giorno quant’egli era fedele a me. Si sarebbe egli mai allontanato da Ermia dormiente e indifesa? Non può essere accaduto  altro se non che tu l’abbia ucciso: e difatti un assassino dovrebbe aver l’aspetto che tu hai, e come il tuo sinistro e spaventevole.

DEMETRIO Tale dovrebbe mostrarsi piuttosto l’ucciso, e tale son io, trafitto nel bel mezzo del cuore dalla tua implacabile crudeltà. Eppure tu, che sei l’assassina, sei chiara e splendente come la stella di Venere che là si mostra nel fulgore dell’orbita sua.

ERMIA Che ha da fare tutto questo con il mio Lisandro? Dov’è ora? Ah, buon Demetrio, me lo restituirai?

DEMETRIO Preferirei lasciar la sua carcassa ai miei cani.

ERMIA Vattene, cagnaccio! Vattene, botolo randagio!

DEMETRIO Sfoghi la tua furia appassionata per un abbaglio: io non son colpevole del sangue di Lisandro. E, per quanto io ne sappia, egli non è morto.

ERMIA E quindi ti prego di dirmi che sta in buona salute.

DEMETRIO E se te lo dicessi, che cosa ne avrei in cambio?

ERMIA Il premio di non vedermi mai più. (fa per uscire e si volta) Sia egli vivo o morto, non comparirmi mai più dinanzi.

ERMIA esce a sx

DEMETRIO Non serve a nulla inseguirla, ora ch’è d’umor così focoso: tanto vale ch’io resti per un poco qui attorno.

DEMETRIO siede sul proscenio avanti a sx

Attendo un poco che il sonno mi faccia la sua offerta. (si addormenta)

PUCK cerca di sgusciare via dai rimproveri di OBERON

OBERON (attendendo che Puck sia un po’ più in là del  centro del palco) Che hai fatto? Hai sbagliato ogni cosa, hai bagnato gli occhi di qualche fedele amante, corri per il bosco più rapido del vento, cerca Elena d’Atene, ella è malata d’amore, la riconosci dal pallido viso per l’effusione di languidi sospiri, portala qua con un’inganno, nel frattempo io cercherò d’incantare gli occhi di lui prima che la veda.

PUCK Vado, vado, mio padrone e signore! Guarda son lanciato, più veloce che la freccia scoccata dall’arco d’un tartaro.

PUCK esce al centro

OBERON (si avvicina a Demetrio addormentato e gli spreme il succo del fiore sulle ciglia)        Tuo  vino stilla

in sua pupilla,

purpureo fiore

che ha colto l’amore,

lui al vederla

freme e trasale:

mai fu ‘sì bella

cosa mortale.

Lui al vederla

freme e scolora

e a nuovo strazio

farmaco implora

Riappare PUCK dal centro

PUCK         Di noi fatati

nobile re,

Elena passa

vicino a te.

E l’uomo ond’io

caddi in inganno

la insegue e chiama

tutto in affanno.

Commedia stolta

tu guarda e ascolta.

Signore, quali

pazzi i mortali!

OBERON    Odo le loro grida, fatti indietro!

                     Sveglieranno Demetrio!

Esce OBERON a sx

PUCK         E in due faran la corte

                     a un’unica fanciulla;

                     bello quando la sorte

                     si svaga e si trastulla.

                     Amo sopra ogni cosa

                     La sorte capricciosa.

PUCK esce al centro

Entrano ELENA e LISANDRO

LISANDRO Ma perché t’ostini a credere ch’io ti corteggi per burla? Non vedi: com’io fo voto del mio amore?

ELENA Vuoi forse rinnegare i voti che appartengono di diritto ad Ermia? Vuoi forse tu rinnegare la fede che le hai giurata?

LISANDRO Quando ho fatto voto d’esser fedele a lei non ero in grado di giudicare.

ELENA E non lo sei neppur ora, a mio avviso.

LISANDRO Demetrio non ti ama.

DEMETRIO (svegliandosi e vedendosi Elena davanti) Elena, dea, ninfa, perfetta, divina! A che potrai mai somigliare, amor mio, i tuoi occhi? Il cristallo, a paragone, non è altro che fango. O quanto mature alla vista, le tue labbra, quelle ciliege da baciarsi, non crescono tentatrici! Oh, lascia ch’io baci questo sovrano color bianco fra i più puri, e ch’esso sigilli la mia felicità.

ELENA O flagello, o inferno! Vedo che tutti vi siete accordati per prendervi gioco di me. Se foste gentiluomini, come all’apparenza sembrate, non trattereste una gentildonna a questo modo! Non fareste voti e giuramenti di fedeltà e tanto esagerate lodi dei miei vezzi, mentre so che entrambi mi detestate dal profondo del vostro cuore. Siete entrambi rivali, ma nell’amore di Ermia; ed ora misurate la vostra rivalità nel burlarvi di Elena!

LISANDRO Sei crudele, Demetrio. Non continuare. Tu ami Ermia, e sai benissimo che io lo so. Ti cedo Ermia. Prendi lei e tu lasciami l’amore di Elena, che io amo ed amerò fino alla morte.

ELENA Non si videro mai beffeggiatori che sprecassero il fiato più di costoro.

DEMETRIO Lisandro, tienti pure la tua Ermia. Di lei non m’importa nulla.

LISANDRO Non è così!

DEMETRIO Guarda: sopraggiunge il tuo amore. La tua diletta è là che viene.

Entra ERMIA, affannata, da sx

ERMIA Ma perché, scortese, m’hai lasciata tutta sola?

LISANDRO E perché dovevo restare lì, quando l’amore mi ha spinto ad andare in un altro luogo?

ERMIA E quale amore avrebbe potuto trarre Lisandro dal mio fianco?

LISANDRO La bella Elena, (le va incontro e le prende la mano) colei che rende la notte più splendente di quanto non facciano le stelle e la Luna. (si gira di scatto verso Ermia) Perché mi vieni appresso? Non potresti capir da te stessa che io non ti amo più.

ERMIA Tu non disi quel che pensi. Non può esser così!

ELENA Guardatela: anche lei è della partita! Mi avvedo, ora, che tutt’e tre si sono accordati per tramar la tela di questa burla alle mie spese. O Ermia insolente, amica ingrata! Hai cospirato anche tu con costoro per assillarmi e tribolarmi con questa beffa umiliante? Non è da amiche, tutto questo.

ERMIA I tuoi discorsi appassionati mi riempiono di meraviglia. Io non mi burlo davvero di te, ma sembra invece che sia tu a burlarti di me.

ELENA E non hai forse tu istigato Lisandro perché m’inseguisse e lodasse per burla i miei occhi e il mio volto? E non hai forse indotto l’altro tuo amante, Demetrio, che fino ad un momento fa mi respingeva a calci, a darmi i nomi di dea, di ninfa, di divina e rara beltà? Perché mai dovrebbe egli dir tutto questo a colei che detesta? E perché mai Lisandro rinnega l’amor per te, per offrirlo a me, se non dietro tua istigazione e col proprio consenso?

ERMIA Non riesco a capir nulla di quel che dici.

ELENA Insisti, persevera, fingi pure una cera afflitta, e fammi le boccacce quando io ti volgo le spalle. Strizzate pure l’occhio fra voi, tenete pure in vita questo bello scherzo, perché poi si dica in giro che siete stati bravi a tirarlo bene in lungo. Se aveste un briciolo di buon cuore, di garbo e di buona educazione, non vi prendereste così gioco di me. Ma, addio: la colpa è anche un po’ mia. L’assenza o la morte vi metteranno pure un qualche rimedio.

LISANDRO Non andartene Elena. Ascolta quel che ho da dire in mia discolpa, o amor mio, mia vita, anima mia, Elena bella!

ELENA Bella davvero!

LISANDRO Elena io ti amo. Lo giuro sulla mia stessa vita, io ti amo.

DEMETRIO Ed io sostengo d’amarti più di quanto non possa amarti lui.

LISANDRO (incalzando la sfidaE se lo dici, vieni fuori con me a provarlo!

DEMETRIO Suvvia, andiamo!

ERMIA (trattenendolo) Lisandro, a che scopo tutto questo?

LISANDRO (allontanandola) Vattene via!

ERMIA (Sempre trattenendolo) No, no, egli ti…

DEMETRIO Mi accorgo che ti lasci persuadere da Ermia, e fingi soltanto di volermi seguire, ma che, in realtà, non ti vuoi muovere. Sei davvero un codardo.

LISANDRO Lasciami andare, finisci di trattenermi, vilissima creatura.

ERMIA Perché sei divenuto così scortese? Qual mutamento è sopravvenuto, amor mio?

LISANDRO Amor mio? Vattene via, vattene via! Nauseabonda medicina, detestata pozione, via di qui!

ERMIA Non scherzi?

ELENA Scherza, scherza, e tu come lui.

LISANDRO Demetrio, io manterrò con te la mia parola.

ERMIA Odiarmi? E perché? Stanotte mi volevi bene, eppure stanotte m’hai abbandonata. E allora m’hai abbandonata… M’hai abbandonata proprio sul serio?

LISANDRO E’ sta’ pur certa che non c’è nulla di più vero, e di più remoto da ogni burla se non ch’io ti detesto e che amo Elena.

ERMIA Oh, simulatrice! Sei dunque venuta di notte a rubare il cuore dal seno dell’amor mio?

ELENA Bella davvero! Non hai più alcun ritegno. Vergogna, mentitrice che non sei altro, marionetta!

ERMIA Marionetta! E perché mai? Ah, ho capito, adesso, dove vuoi andare a parare: ella ha fatto un confronto fra le nostre stature, e ha voluto farsi bella della sua altezza, e con la sua persona, la sua figura, la sua alta figura, proprio con quella, è riuscita a persuaderlo… e sei forse cresciuta così alta nella stima di lui soltanto perché io son nanerella? Quanto son bassa, dì su, pertica riverniciata, dillo, quanto son bassa io? 

ELENA (a Demetrio e Lisandro) Ve ne prego, signori, pur se vi prendiate gioco di me, impeditele di maltrattarmi. Credete forse che per ritrovarsi ella d’un palmo appena più bassa di me, io sia capace di metterle le mani addosso?

ERMIA Più bassa! Sentitela di nuovo!

ELENA Mia buona Ermia, non esser così aspra con me. Ti ho sempre voluto bene. Ho sempre saputo mantenere i tuoi segreti e non t’ho mai usato un torto, non fosse che, per amor di Demetrio, ebbi a dirgli della tua fuga in questo bosco. Egli t’è venuto dietro, ed io, innamorata come sono, sono andata dietro a lui. Ma egli m’ha scacciata, come al solito, e mi ha umiliata. Ed ora, se farete tanto di lasciarmi andare senz’altre noie, me ne tornerò ad Atene a riportarvi indietro la mia dolorosa follia, e non vi seguirò più oltre. Lasciatemi andare.

ERMIA Ebbene, vattene, chi te lo impedisce?

ELENA Uno stupido cuore, ch’io lascio qui, dietro di me.

ERMIA Come! Con Lisandro?

ELENA Con Demetrio.

LISANDRO Non aver paura: ella non ti farà alcun male.

DEMETRIO Non gliene farà alcuno: nonostante a difenderla ci sia tu.

ELENA Oh, quando s’arrabbia caccia fuori le unghie; era assai litigiosa quando andavamo insieme a scuola. E pur se un po’ piccolina, è feroce.

ERMIA Dice ancora che son piccolina? Nient’altro che bassa e piccolina! Come potete tollerare che m’insulti a questo modo? Lasciate che la serva io!

LISANDRO Vattene, nanerottola, minuzia che non sei altro. Via di qui! 

DEMETRIO Sei troppo premuroso, in pro di lei che sdegna i tuoi servigi. Lasciala in pace. Non parlare di Elena, non prender le sue parti. Che se fai tanto di mostrarle anche un briciolo d’amore, te la farò pagare.

LISANDRO Adesso lei non mi trattiene più: seguimi, allora, andiamo, se hai coraggio di provare chi vanta più diritti su Elena: se tu o io.

DEMETRIO Seguirti? No, certo, io verrò insieme a te, spalla a spalla.

Escono LISANDRO  e DEMETRIO al centro

ERMIA Tutto questo trambusto è nato per causa tua, signora bella. Non trarti indietro, adesso.

ELENA Non voglio più fidarmi di te, né trattenermi un sol minuto ancora nella tua abbietta compagnia.

ELENA esce a sx

ERMIA Sono sbalordita e non so più che dire.

ERMIA esce a dx

Entra PUCK dal centro, cercando di sfuggire ad OBERON

OBERON entra da sx furibondo

OBERON Tutto questo è il frutto della tua sbadataggine: non fai che sbagliarti, o a caso o apposta.

PUCK Credetemi, sovrano delle ombre, è stato un errore involontario. Non m’avete detto, forse, che avrei potuto riconoscere il giovane dai suoi abiti ateniesi? L’impresa mia si dimostra innocente, poiché ho bagnato le palpebre d’un ateniese. E finora son proprio contento che la sia andata così, perché queste liti ci han fornito davvero uno spettacolo spassoso.

OBERON Vedi bene che questi due amanti cercano un luogo per battersi. Affrettati dunque ad oscurar la notte, e procura di sviare codesti due rivali infuriati così che l’uno non possa più ritrovar la strada dell’altro. Bada di contraffare, talvolta, la voce di Lisandro, talaltra, la voce di Demetrio. Spremerai quindi sugli occhi di Lisandro il succo di questa erba (che ha la benefica proprietà di trar via ogni traccia d’errore), così che al risveglio tutto tornerà come prima. Io, intanto, andrò dalla regina delle fate  a chiederle il ragazzo. E quindi libererò i suoi occhi dall’incantesimo onde la mostruosa vista l’ha tanto innamorata, e tutte le cose torneranno com’erano prima.

OBERON esce al centro

11

Saint-Saëns

Il Carnevale degli Animali

“Pianisti”

1’25’’

Accompagnamento alla scena di Puck

Nei quattro tempi uguali vengono addormentati gli innamorati

L’ultimo tempo per la chiusura dell’atto

PUCK         Lì porterò di qua e di là.

                     Nella campagna metto paura,

                     metto paura nella città.

                     Li porterò di qua e di là.

                     Eccone uno

                     che viene qua.

Entra LISANDRO da sx

Musica – media per i primi 4 tempi  

LISANDRO Dove sei, orgoglioso Demetrio? Parla all’istante!

PUCKSon qui, ribaldo, e con la spada sguainata e pronto a incontrarti. Dove sei?

LISANDRO Eccomi a te senza indugio.

PUCK E allora vienimi dietro, su un terreno più pianeggiante. (incantesimo)

Musica – fine 1° tempo

LISANDRO si addormenta sul proscenio a dx

Tenendo presente che il sipario verrà chiuso, stare più indietro

Entra DEMETRIO da dx

DEMETRIO Lisandro! Tu, rinnegato d’un vigliacco, te la sei data a gambe?

PUCK Il vigliacco sei tu.

DEMETRIO Sei qui?

PUCK Vieni dietro alla mia voce. Vigliacco, perché non ti fai avanti?

DEMETRIO Ti fai gioco di me? (incantesimo) Aspettati pure ch’io venga a ritrovarti di buon mattino.

Musica – fine 2° tempo

DEMETRIO si addormenta sul proscenio a sx

Entra ELENA da dx

ELENA O angosciosa notte, o notte lunga e tediosa, abbrevia le tue ore! E il sonno, rubi me stessa alla compagnia di me stessa.

ELENA si addormenta sul proscenio a sx con DEMETRIO

PUCK         Tre soltanto? Un altro avanti;

                     due e due fan quattro amanti.

                     Ecco lei, triste e in affanno.

                     E’ Cupido un gran malanno

                     che alle donne porta danno!

Musica – fine 3° tempo

Entra ERMIA da sx

ERMIA (incantesimo)  Stanca, come non mai. Le mie gambe non san mantenere il passo con i miei desideri. Qui riposerò fino all’alba. Il cielo protegga Lisandro, se dovrà battersi.

ERMIA  si addormenta sul proscenio a dx con LISANDRO

Musica – fine 4° tempo

Musica -  più bassa in accompagnamento a PUCK

PUCK          Ti sia culla

                     terra brulla.

                     I tuoi occhi

                     fa ch’io tocchi,

                     perché amore ne trabocchi.

                     (spreme il succo sulle palpebre di Lisandro)

                     Non appena

                     ti risvegli

                     gran diletto

                     per te sia

                     di tua donna d’una volta

                     il bel guardo, i bei capelli

                     e la dolce cortesia;

                     e sia il vero vecchio detto

                     di campagna

                     che ogni uomo ha sua compagna.

PUCK resta fermo al centro mentre si chiude il sipario

Musica – chiude

CHIUSURA SIPARIO

INTERVALLO

12

Musica - alta

Mendelssohn

A Midsummer Night Dream

“Ouverture”

12’14’’

Musica – ad  esaurire

ATTO QUARTO

SCENA I - Nel bosco

EGEO e FILOSTRATO sono nei primi posti

 di dx del pubblico, FILOSTRATO all’esterno, che confabulano sul copione

APERTURA  SIPARIO

verde

13

Musica – alta per balletto

Saint-Saëns

Il Carnevale degli Animali

“Voliera”

1’20’’

Entrata fate e folletti – coreografia Sara Andreoli

Musica – chiude

verde

Restano in scena al centro i FOLLETTI (vedi allegato relativo al balletto)

Entrano TITANIA e DERETASINO dal centro

Senza farsi particolarmente notare da un lato entra OBERON che assisterà alla scena

TITANIA    Vieni, e su questa proda

fiorita riposa; (si mettono al centro del palco tra i  folletti)

ch’io carezzi la tua gota,

ch’io t’adorni la chioma

di petali di rosa;

ch’io ti baci, o mia stella,

l’orecchia grande e bella.

DERETANO Dov’è Fior di Pisello? (non sa bene qual è l’uno e qual è l’altro)

FIORDIPISELLO Agli ordini (riverenza, la fa anche BRUSCOLO).

DERETANO Grattami la testa, Fior di Pisello. Dov'è Monsieur Ragnatelo?

RAGNATELO Agli ordini (riverenza, la fa anche BRUSCOLO per la seconda volta).

DERETANO MonsieurRagnatelo. Buon Monsieur, brandite l'arma vostra e andatemi ad ammazzare quel ronzone dalle cosce rosse che se ne sta in cima al cardo. E, buon Monsieur, riportatemi indietro la sua borsa di miele. (cerca di scacciare un’insetto)

GRANDISENAPE E non solo! (riverenza, la fa anche BRUSCOLO per la terza volta).

DERETANO Porgetemi la mano, Monsieur Gran di Senape. Siete dispensato, ve ne prego, da ulteriori riverenze, buon Monsieur. (le riverenze di BRUSCOLO vengono ignorate)

BRUSCOLO Ci sono anch’io! (ma viene ignorato)

GRANDISENAPE In che posso servirla?

DERETANO Nient'altro se non che prestiate mano al cavalier Fior di Pisello nel grattarmi. Debbo andar dal barbiere, Monsieur, perché mi sembra d'esser peloso fuor dell'ordinario, sulla faccia. E come ciuco, sono delicato al segno che, se la barba mi prude, bisogna ch'io mi gratti.

TITANIA T’aggrada udir della musica, dolce amor mio?

I FOLLETTI escono e si rincorrono, uno alla volta,

da una parte all’altra del fondale, ogni volta con un oggetto diverso

DERETANO Ho un orecchio mica male, per la musica. Fatemi sentire un po’ ditriangoli e nacchere.

Controscena - I FOLLETTI escono ed entrano sul fondale a turno,

ogni volta con un oggetto diverso, come se si inseguissero

14

Musica - sottofondo

Puccini

Madama Butterfly

“Un bel dì”

4’33’’

Accompagnamento alle battute

TITANIA E dimmi, amor mio, che cosa vorresti per pranzo.

DERETANO A dir la verità, vorrei una manciata di biada fresca. Potrei anche masticare della buona avena asciutta. E a ripensarci avrei anche un gran desiderio d'un mannello di fieno. Il buon fieno, il fieno profumato non ha l'eguale.

TITANIA Ho al mio seguito un folletto ardito che andrà a cercar per te nel nido dello scoiattolo delle noci novelle.

DERETANO Preferirei una o due manciate di lupini secchi. Ma ti prego, fa in modo che nessuno dei tuoi servi mi venga a disturbare: sento venirmi addosso, infatti una certa esposizione al sonno. (si stende tra le braccia di Titania)

TITANIA Dormi pure, ch’io ti cingerò con le mie braccia. Andate lontano, folletti, e restatevi a lungo.

Spariscono i FOLLETTI

Allo stesso modo il soave caprifoglio s’allaccia con nodi gentili,  e l’edera inanella le dita ricoperte di sughero dell’olmo. Ah, quanto ti amo, quanto mi fai delirare!

Si addormentano al centro del palco, quasi sul proscenio

Entra PUCK dal centro

OBERON (venendo avanti) Benvenuto, mascalzone. Vedi anche tu questo dolce spettacolo? Comincio ad aver compassione di lei e del suo delirio. L’ho rimproverata di aver cinto le tempie pelose di questo zuccone, con una ghirlanda di fiori freschi. Come l’ho schernita a dovere, prima che m’implorasse con dolci parole, concedendomi il fanciullo da me richiesto nella mia dimora del regno incantato. Mio caro Puck, togli codesta cotenna dal capo di questo zotico, in modo che al risveglio pensi di aver sognato, ma prima voglio liberare la regina delle fate.

Or tu ritorna com’eri,

guarda con gli occhi di ieri;

del fior di cupido si spenga

l’effetto maligno, e ben venga

la benedetta e sovrana

forza del fiore di Diana!

Ed ora, Titania, svegliati, o mia dolce regina

Musica - chiude

TITANIA (svegliandosi) Oh Oberon! Che strana visione ho avuta. Mi pareva d’esser innamorata d’un ciuco.

OBERON Eccolo il tuo amore (indica Deretano  che dorme)

TITANIA Ma com’è potuta accadere una cosa simile? Oh quanto i miei occhi hanno a schifo il suo volto, adesso!

OBERON Silenzio un minuto. Puck, togli quel suo capo, Titania chiama la tua musica, addormenta questi mortali d’un sonno profondo, che non esiste in natura.

TITANIA Musica, e di quella che richiami l’incantesimo del sonno.

15

Musica – sottofondo

Delibes

Lakmé

“Flower Duet”

1’30’’

Accompagnamento a Deretano che dorme ed alla riappacificazione di Oberon e Titania

PUCK (A Deretano  che dorme) E quando ti risveglierai, continua a guardare il mondo con i tuoi occhi di scioccone. (gli toglie la testa d’asino)

Esce dal centro con la testa d’asino

OBERON Vieni, o regina; porgi la mano. La musica suoni, e culli il suolo dove dorme costui. L’amicizia è tornata fra noi, domani danzeremo nella reggia del duca Teseo e lo benediremo con il nostro augurio. La duplice coppia di amanti celebrerà le nozze insieme con gran festa di tutti!

PUCK         Tendi l’orecchio, sire divino: (sbucando fuori, ma senza uscire)

                     Odo l’allodola del mattino.

OBERON    E allora in silenzio profondo

andiamo alle tenebre incontro;

voliamo, o regina, sul mondo,

veloci, con passo di piuma,

al pari dell’errante luna.

TITANIA    Sì, mio sire, e del vento sull’ali,

mi racconterai come fu

ch’io mi ritrovassi quaggiù,

dormente fra questi mortali.

Escono al centro

STELLE SU’

Musica – sfuma sull’entrata di Teseo

Entrano TESEO ed IPPOLITA dal fondo centrale del pubblico

TESEO Qualcuno fra voi vada in cerca del guardiacaccia,

FILOSTRATO fa un cenno svogliato con il braccio

e poiché i riti per l’avvento della primavera son compiuti, e abbiamo ancora per noi la prima parte del giorno, il mio amore oda l’intonato abbaiare dei miei veltri. Che essi siano sguinzagliati nella valle di ponente: andate a eseguire il mio ordine e trovate il guardiacaccia.

Fanno per alzarsi entrambi, FILOSTRATO

blocca EGEO ed esce su per la scale di sx

O bella regina, noi saliremo in cima alla montagna a udire la confusa musica delle mute e l’eco che risveglia.

IPPOLITA Fui una volta, in compagnia di Ercole e di Cadmo, in un bosco di Creta, dove coloro andavano a caccia del cinghiale con segugi di Sparta: mai non ho udito più gagliardo clamore.

TESEO I miei cani sono della razza di Sparta, lenti nell’inseguimento, ma intonati nell’abbaiare, come un coro di campane che digradi man mano nell’accordo. Grida meglio armonizzate non s’udiron mai echeggiare, né furono mai salutate dal corno, in  Creta, a Sparta o in Tessaglia. Giudicale tu, quando le udirai. Ma zitti, quali ninfe son queste?

Entrato da dx DEMETRIO ed ELENA

da sx LISANDRO ed ERMIA

EGEO (alzandosi dal posto tra il pubblico e salendo le scale di dx) Mio signore, questa è mia figlia e questo è Lisandro e quest’altro è Demetrio; e questa è Elena, Elena la figliuola del vecchio Nedar. Non riesco davvero a capire come si trovino tutti insieme in questo luogo.

TESEO (proteggendoli) Senza dubbio si son levati per tempo, per assistere ai riti di maggio. E avendo inteso della nostra intenzione, son qui venuti per onorare le nostre cerimonie solenni. Ma dimmi, Egeo, non è questo il giorno in cui Ermia avrebbe dovuta render nota la sua decisione?

EGEO E' proprio questo, mio signore.

LISANDRO Perdonate mio signore.

TESEO So che voi due siete rivali; e come può avvenire che si dia una tal concordia d’affetti, e che l’odio sia così lungi dal sospetto di stare a fianco dell’odio e non temere inimicizia alcuna?

LISANDRO Mio signore, sono confuso, non capisco che son sveglio o dormo ancora. Ma ricordo che sono venuto in questo bosco con Ermia, la nostra intenzione era quella di allontanarci da Atene, e di sposarci in segreto.

EGEO (a Teseo) Basta così, basta così, mio signore. Ciò è sufficiente perché io invochi la legge, la legge sul suo capo. Avrebbero voluto involarsi, proprio questo avrebbero voluto, Demetrio, e defraudare a questo modo te e me insieme; te della tua sposa e me del mio consenso, del consenso che io avevo dato acciocché essa fosse tua sposa.

DEMETRIO Mio signore, la bella Elena ebbe a informarmi del loro progetto di fuggirsene qui in questo bosco, e qui sono accorso in tutta furia dietro a loro, così come la bella Elena, di me innamorata, seguì le mie. Ma, mio buon signore, non so per quale incantamento, il mio amore per Ermia si liquefece come neve al sole. Ora che ho recuperato la salute, faccio nuovamente onore ai gusti genuini. E la voglio, l’amo, spasimo dal desiderio di lei, e le sarò per sempre fedele.

TESEO Leggiadri amanti, fu buona ventura che vi abbia incontrati, e altre novelle di voi vorrò conoscere fra breve. Egeo, sarò obbligato a contrastare le tue volontà, perché nel tempio, al nostro fianco, queste coppie stringeranno un eterno legame. E poiché il mattino è già inoltrato, il progetto della nostra partita di caccia, dovrà essere messo da parte. Venite con noi ad Atene, tre e tre, e terremo festa solenne. Vieni, Ippolita.

Escono TESEO, IPPOLITA, ed Egeo a sx

DEMETRIO Quel che accade ha l’aria d’essere appena percettibile e indistinto, come montagne che si vedono da lontano incoronate di nubi.

ERMIA Mi sembra che riguardando a questi avvenimenti gli occhi errino ognuno per proprio conto, e vedo doppio.

ELENA E a me accade l’eguale:mi sembra d’aver trovato Demetrio per caso, come un gioiello,ora mio.

DEMETRIO Ma siete proprio sicuri che siamo già svegli? A me sembra che dormiamo ancora e che stiamo sognando. Credete davvero che il duca fosse qui e che ci ordinasse di seguirlo?

ERMIA Certo, e con lui c’era anche mio padre.

ELENA E Ippolita.

LISANDRO  E ci ha proprio ordinato di andar con lui al tempio.

DEMETRIO Ebbene, ora che sappiamo d’esser svegli, seguiamolo. E lungo la strada ci racconteremo l’un l’altro i nostri sogni.

Escono a dx

DERETANO (sognando) Quando sarà il mio turno, chiamatemi e risponderò. La prossima imbeccata è "Piramo leggiadrissimo". (svegliandosi e cercando) Ehilà! Peter Zeppa! Ciufolo, barbiere! Tom Grugno, cuoco! Dorminpiedi! (al centro del palco) Ho avuto la più straordinaria delle visioni. Ho fatto un sogno che davvero nessuno ci si raccapezzerebbe a raccontar che sogno era: e l'uomo deve riconoscersi nient'altro che un somaro, anche soltanto se tenta d'interpretare questo sogno. Mi pareva di essere... e mi pareva di avere....ma ci farei la figura dello stupido patentato se solo tentassi di dire quel che mi pareva d'avere. Impiegherò Peter Zeppa a scrivere una ballata su questo mio sogno, e dovrà intitolarla Il sogno di Deretano, proprio perché non ha fondo, e la canterò dopo che sarà finito il dramma alla presenza del duca;ed anzi, per conferirle maggior grazia, la canterò dopo che Tisbi sarà morta.

DERETANO esce a dx

SCENA II – Tra Atene ed il bosco

16

Musica – alta i primi 30’’ per scenetta

Bizet

Carmen

“Preludio”

1’03’’

Gli Artigiani cercano Nick Deretano(Ciufolo tra il pubblico, sketch per gli altri)

Musica – dopo 30’’ sottofondo

ZEPPA (rientra con il 3° ombrello) Siete andati a cercare di Deretano? Sapete se è tornato a casa?

DORMINPIEDI Nessuno ne ha saputo più niente. Non c'è più dubbio che l’hanno stregato.

CIUFOLO Se non torna, la rappresentazione se ne va in fumo, e non se ne farà più nulla. Non è così?

ZEPPA Proprio così. In tutta Atene non si saprebbe trovar nessun altro bravo come lui a far la parte di Piramo.

CIUFOLO Ah, non c’è dubbio: è la testa più sensata d'artigiano che ci sia in Atene.

ZEPPA Eh, già. Ed anche la più avvenente. E nessuno può stare a baro con lui per la dolcezza della voce.

CIUFOLO Paro, devi dire, e non baro, perché un baro, lo sa Iddio, è cosa spregevole.

Entra Fifì da sx

FIFI’ Compari, il duca esce adesso dal tempio, dove si son sposate altre due coppie di gentiluomini e gentildonne. Se avessimo potuto tenere il nostro spettacolo, la nostra fortuna sarebbe stata bell'e fatta!.

CIUFOLO Ah, caro il nostro Deretano! ha perso una pensione a vita di sei pence al giorno vita natural durante:perché meno di sei non gliene avrebbero potuti assegnare:e mi faccio impiccare se il duca, dopo averlo sentito recitare nella parte di Piramo, non gli avrebbe sborsato sei pence al giorno! E li avrebbe meritati. O sei pence al giorno per far Piramo, o niente.

Musica – chiude sfumata

Entra DERETANO da dx, in accappatoio,  pulendosi le orecchie

DERETANO Dove sono i nostri ragazzi? Dove sono i nostri cuor d’oro?

ZEPPA Deretano! Oh, qual fortunoso giorno! Oh, quale ora felice!

DERETANO Compari, avrei da raccontarvi cose da sbalordire: ma non chiedetemi di che si tratta, perché se faccio tanto di dirvelo, non son più un vero ateniese. E va bene: vi racconterò tutto, proprio tutto com'è successo.

ZEPPA Raccontaci tutto, caro il nostro Deretano!

DERETANO Ma non adesso, adesso non parliamo di me. Tutto quello che posso dirvi è che il duca ha terminato di pranzare. Radunate la vostra roba. Ognuno si ripassi ben bene la sua parte,perché, a dirla tutta quant'è breve e quanto è lunga, il nostro dramma è stato scelto per la rappresentazione. E, ad ogni modo, che Tisbi si metta una camicia pulita e chi ha da fare la parte del leone non si tagli le unghie,per poterle tirar fuori al momento buono, come fossero gli artigli della belva. E voi tutti, carissimi compagni attori, badate bene a non mangiare né aglio ne cipolla, perché il fiato che dobbiamo esalare ha da essere dolce e gentile, e non dubitate che alla fine diranno che anche la commedia è dolce e gentile. Ma basta con le chiacchiere: andiamo, andiamo!

Escono a sx, DERETANO li segue, si rende conto che è in accappatoio,

 rientra ed esce a dx

ATTO QUINTO

SCENA I - Atene, il palazzo di Teseo

Nessun oggetto in scena, solo durante

 La Lacrimevole Historia di Piramo e Tisbi il PROLOGO

 prenderà uno sgabello e si siederà tra le quinte

rosso

17

Musica – alta per valzer

Johann Strauss figlio

Mephisto Höllenrufe

 Valzer ‘800

8’08’’ – durata valzer 2’00’’

Valzer degli sposi novelli - coreografia Luca Michelini

Musica – sfumata al termine dei 2’ di danza

rosso

Terminata la danza escono LISANDRO ed ERMIA da sx

IPPOLITA E’ assai strano, o mio Teseo, quel che raccontano questi amanti.

TESEO Gli innamorati, come i pazzi, hanno il cervello sempre in ebollizione e la fantasia così presta a immaginar forme che queste si danno a concepire assai più di quel che la fredda ragione sarebbe mai disposta ad accettare.

Rientrano LISANDRO ed ERMIA da sx con 6 bicchieri,

segue FILOSTRATO che versa da bere (in senso orario,

prima di uscire da sx si scola la bottiglia)

IPPOLITA Ma l’intera storia di stanotte, riferita in tutti i suoi particolari, e in special modo la circostanza che la mente d’ognuno parve insieme stravolta e ingannata, testimonia che, in tutta la faccenda, qualcosa di più che non una semplice creazione della fantasia s’è avviato a prender corpo.

TESEO (alzando i calici) Siate lieti, nobili amici! La felicità e le vergini ore dell’amore veglino sui vostri cuori!

LISANDRO Più che su noi, veglino sui vostri augusti cammini, sul vostro desco, sul vostro talamo!

TESEO Suvvia, dov’è il consueto organizzatore delle nostre feste? Quali divertimenti son stati apprestati? C’è forse pronto un qualche dramma che possa alleviare la tortura di queste ore di attesa? Chiamate Filostrato.

Entra FILOSTRATO  con camminata militare, perché un po’ brillo, da sx

FILOSTRATO Eccomi, potente Teseo.

TESEO Dì un po’, che passatempo hai in serbo per stasera? Quali spettacoli? Quale musica? Come potremmo ingannare queste ore pigre se non con qualche divertimento?

FILOSTRATO Ecco una lista degli svaghi allestiti: scelga la maestà Vostra quello con cui vuol cominciare. (Gli porge un foglio)

TESEO (Legge e commenta) “La battaglia dei centauri, cantata, con accompagnamento di cetra da parte di un virtuoso eunuco ateniese.”  Non mi interessa. Ho già raccontato al mio amore le gesta gloriose del mio congiunto Ercole. “Il tumulto delle Baccanti ebbre, che nella loro furia lacerano a brani le carni del cantore tracio.”  Questa è roba vecchia, e fu già eseguita quand’io son tornato vincitore l’ultima volta da Tebe. “Le muse tre volte trine, che piangono per la morte della Cultura, spentasi di recente in povertà”. Questa deve essere una qualche satira letteraria, che, per quanto severa e penetrante, non s’addice davvero alla circostanza delle nostre feste nuziali. “La storia scenica prolissa e breve del giovane Piramo e del suo amore Tisbi, farsa molto tragica.” Tragica e farsesca!

IPPOLITA Prolissa e breve!

TESEO Come a dir ghiaccio ardente….

IPPOLITA O ancor di più…neve che riscalda!

TESEO Come si potrà mai trovare un accordo, in mezzo a tal discordia.

FILOSTRATO Si tratta, mio signore, d’un dramma lungo appena una dozzina di parole; il più breve, insomma, di cui abbia mai avuto notizia: eppure direi, che vi sia lameno una dozzina di parole di troppo, e questo lo rende prolisso. In tutto il dramma non vi troverete né una parola appropriata né un attore veramente tagliato per la sua parte. Quando vi assistetti alla prova generale, m’è forza confessare mi vennero le lagrime agli occhi dal riso.

TESEO E chi sono coloro che s’incaricano di rappresentare il dramma, Filostrato?

FILOSTRATO Gente dalla palma incallita, artigiani qui di Atene, che oggi han messo a dura prova la loro memoria mai prima esercitata, per recitare codesto loro dramma  in onore delle vostre nozze.

TESEO E noi lo ascolteremo

FILOSTRATO No, mio nobile sovrano. Non è cosa per voi. Son stato a sentirlo fino in fondo, e v’assicuro che non val nulla, proprio nulla. A meno che non vogliate divertirvi alle loro spalle, e ridere dei loro sforzi esagerati, e preparati con studio e pena crudele, per render servigio a voi.

TESEO Voglio sentire questo dramma. Poiché davvero nulla può riuscir male quando il senso del dovere e la semplicità di spirito s’uniscono a offrirlo. Va’ pure e accompagnali qui. E voi,  prendete pure i vostri posti.

Esce Filostrato da sx e si accomodano tra il pubbico a dx i 4 innamorati

IPPOLITA Non mi piace di veder queste povere creature oppresse da un compito troppo difficile, e lo zelo venir meno nell’esercizio del dovere.

TESEO O mia cara, tu non vedrai nulla di simile.

Scendono da lato sx , si siederanno tra il pubblico aventi a sx

IPPOLITA Ma ci è stato pur detto che gli attori non sono buoni a nulla.

TESEO Vorrà dire che cercheremo di capirli. Un nobile quando vede un uomo semplice adoperarsi invano, lo giudicherà dall'intenzione e non dal merito. Sono stato in un luogo dove alcuni sapienti prepararono discorsi per il mio arrivo, ma quando fu il momento, colti dall’emozione, non riuscirono a pronunciare neanche una sillaba di benvenuto. Eppure credimi, mia cara, io interpretai quel silenzio come un affettuoso saluto. L'amore e l’ingenuità di una lingua impacciata, pur senza parlare, sanno significare molto.

Rientra FILOSTRATO

FILOSTRATO Se a vostra grazia piace, il Prologo sarebbe pronto a cominciare.

TESEO Si faccia avanti.

“Perèpèpè” degli ARTIGIANI da fuori

Entra PETER ZEPPA nella veste di PROLOGO

PROLOGO (leggendo) Se diremo qualcosa di offensivo, sappiate che lo facciamo intenzionalmente. Così che voi possiate pensare che non veniamo per offendere, se non con l’intenzione di farlo. Mostrare quanto può la nostra semplice arte: questo è il verace principio della nostra fine. Considerate dunque che noi veniamo a voi contro voglia. Non veniamo con l'intenzione di accontentarvi. Questo è il nostro programma. Per il vostro piacere non siamo venuti qui. Per farvi pentire d'averci ascoltato gli attori sono qui pronti. E mediante il loro spettacolo, apprenderete tutto quel che sarà probabile apprendiate.

TESEO Sembra che questo buon diavolo non si preoccupi troppo della punteggiatura.

IPPOLITA Ha detto il suo prologo nella stessa maniera con cui un bambinello suonerebbe il flauto. Ne ha tratto fuori il suono, senza preoccuparsi di governarlo.

TESEO La sua battuta aveva l’aria d’una catena aggrovigliata: niente di rotto, ma ogni cosa sottosopra. Chi viene dopo?

Entrano volgendo le spalle al pubblico, per la vergogna

Ordine dal punto di vista del pubblico:

PIRAMO

CHIARO DI LUNA

MURO

LEONE

TISBI

PROLOGO (leggendo) Dame e cavalieri! (gli altri si voltano e si osservano dubbiosi e vergognosi, tenere presente bene i tempi comici) Forse stupirete per questo spettacolo. Ma stupite pure fino a quando la verità non vi faccia veder tutto chiaro. Quest'uomo è Piramo, se ci tenete a saperlo. Questa bella signora è Tisbi: non c'è alcun dubbio. Quest’uomo impiastrato di calce e intonaco è il Muro, il vile Muro, che divide i due amanti. E attraverso la crepa del Muro, povere animucce, restan paghe di bisbigliare. Quest'uomo con la lanterna, il cane e il fascio di sterpi rappresenta il Chiaro di Luna: perché, se proprio volete saperlo, questi amanti pensarono che non ci fosse proprio niente di male nell'incontrarsi al chiaro di luna presso la tomba di Ninetta, per fare all'amore. La belva feroce che Leone è nomata, la fedele Tisbi, venuta per prima nella notte, ha indotta a fuggire per lo spavento, ovverossia per la paura. E mentre fuggiva, il manto si lasciò cadere, che il Leon vile con la sua bocca insanguinata maculò. Subito viene Piramo, un gentil garzone e coraggioso, e trova ucciso il mantello della fida Tisbi. Ond'egli, impugnata la lama, impugnata la lama sanguinaria e rea, nobilmente dilacera il suo proprio ardente fervido seno, ne tragge fuori la spada, e se ne muore. Per tutto quel che riguarda il resto, consentite che il Leone, il Chiaro di Luna, il Muro, e la coppia degli amanti vi dichiarino completamente la storia tutta intera, nel mentre che si troveranno qui a disposizione. 

Escono PIRAMO e LUNA a sx, LEONE e TISBI a dx,

ZEPPA prende uno sgabello dalle quinte e si siede da un lato

 tra le quinte per seguire la storia, il MURO resta al centro

TESEO Mi chiedo se anche il leone avrà qualche sua battuta da dire.

DEMETRIO Non ci sarebbe da meravigliarsene, signore. Può ben dir la sua un leone, quando a dir la loro ci sono tanti asini in giro.

MURO In questo medesimo nostro intermezzo succede che io, e cioè un tale chiamato Tom Grugno, rappresenti la parte del muro. E questo muro, come dovrete capire, ha in se stesso una breccia o crepa o spaccatura, attraverso le quali  gli amanti (non se li ricorda e suggerisce Zeppa – Muro non sente – Zeppa ri-suggerisce ed escono Piramo e Tisbi facendo una riverenza -  Zeppa li caccia fuori spazientito e risuggerisce) Piramo e Tisbi, bisbigliarono spesso molto segretamente. Questa calce, questo intonaco e questo mattone vi dimostrano ch'io sono proprio quel medesimo muro. E questo è il pertugio, a destra e a manca, attraverso il quale i pavidi amanti dovranno bisbigliare.

TESEO Chi può desiderare che un impasto di calce e pelame parli meglio di così?

DEMETRIO Si tratta della parete divisoria più arguta ch’io abbia mai inteso favellare, mio signore.

TESEO Piramo se ne viene presso il muro. Silenzio!

Entra PIRAMO da sx

PIRAMO (alla maniera lirica) O fosca notte! O notte dal colorito così nero! O vista, che tal sempre ti mostri, quando il giorno non è! O notte, o notte! Ahimé, ahimé, ahimé, ho paura che Tisbi s'è scordata la sua promessa! E tu, o muro, dolce e leggiadro muro, che ti ergi fra il terreno di suo padre e quello del mio! Tu, o muro, dolce e leggiadro muro, fammi vedere dov'è il tuo pertugio, ond'io possa spiare col mio guardo (Il Muro trae avanti due dita aperte a forma di V).Grazie, muro cortese. Giove ti rimeriti per tutto questo. Ma che vegg'io? Tisbi non veggio. O malvagio muro, attraverso il quale io non veggio la mia felicità! Siano maledetti i tuoi mattoni che così  m'hanno tratto in inganno!

TESEO Penso che il muro, dotato com’è di sentimento, dovrebbe reagire a questi insulti.

PIRAMO (rompendo la “quarta parete”) No, per dir la verità, signore, non dovrebbe ingiuriar nessuno. Le parole “tratto in inganno”, dovevano far da imbeccata a Tisbi. Ella deve entrare in scena adesso ed io la devo vedere attraverso il muro. Vedrete che succederà per filo e per segno come ho detto io: eccola infatti che viene.

Rientra TISBI da dx

TISBI O muro, spesso tu hai udito i miei gemiti, a causa tua che dividi il bel Piramo da me stessa! Le mie labbra di ciliegia hanno baciato spesso i tuoi mattoni; i tuoi mattoni che calce e pelame unì in te.

PIRAMOVedo una voce. E allora me ne andrò al pertugio, per vedere se mi riesce di udire il viso della mia Tisbi. (chiamandola) Tisbi!

TISBI Tu sei il mio amore, il mio amore mi appongo.

PIRAMO Apponiti come vuoi, io sono la grazia dell'amor tuo, e sempre ti son fedele, come Lemandro (Zeppa lo corregge seguendo il motivo della canzone) come Lisandro.

TISBI Ed io come Elena, fino a che non mi uccidono i Fati.

PIRAMO Sono come un Procio che di fedeltà si vanta.

TISBI Ed io come una Troiana finché il fiato non mi schianta.

PIRAMO Oh, baciami attraverso il pertugio di questo vile muro.

TISBI Bacio il buco del muro, e non per nulla le labbra tue.

PIRAMO Vuoi incontrarmi subito alla tomba di Ninetta?

ZEPPA (suggerendo) Sarebbe alla tomba di Nino!

PIRAMO Sarebbe alla tomba di Nino!

TISBI Venga la vita o la venga la morte, vengo subito senza indugio.

Escono PIRAMO  e TISBI dai rispettivi lati

MURO E così io, il  Muro, mi sono sbrigato della mia parte e, avendo finito, così il muro se ne va via.

Esce il MURO a sx

TESEO Potrebbero anche passare per attori di gran talento. Ecco sopraggiungono due nobili bestie, un uomo ed un leone.

Entrano LEONE da dx  e CHIARO DI LUNA da sx

 l’uno di fronte all’altro in tono di sfida

 a mo’ di “Mezzogiorno di Fuoco”, ZEPPA ne fischietta il motivo

LEONE (facendosi avanti) Voi, signore, voi il cui nobile cuore s'impaura al vedere il più piccolo sorcetto strisciare al suolo, potrete, all'occorrenza, fremere e palpitare insieme a questo punto, quando il leon selvaggio, al colmo della sua furia, si metterà a ruggire. E allora sarà bene sappiate che io sono soltanto Fifì e non il truce leone, e neppure la signora leonessa. Perché se io venissi qui a tenzone come leon vero, sarebbe un gran guaio per la vita.

TESEO Una bestia davvero gentile e piena di coscienza. Sentiamo quel che ha da dire la Luna.

LUNA Questa lanterna rappresenta la bicorne luna.

ZEPPA Voce!

LUNA (più forte) Questa lanterna rappresenta la bicorne luna ed io ho da parer l'uomo nella luna.

TESEO Questo poi è lo strafalcione più grave di tutti: l’uomo dovrebb’essere ficcato dentro alla lanterna. Come potrebbe, altrimenti, far l’uomo nella luna?

LISANDRO Va’ avanti Luna!

LUNA Tutto quel che ho da fare consiste nel dirvi che la lanterna è la luna, che io sono l'uomo nella luna, che questo fastello di rovi è il mio castello di rovi e che questo cane è il mio cane (scuote il cane attaccato alla gamba).

DEMETRIO Va bene, ma tutto questo dovrebbe star dentro alla lanterna e non fuori, dal momento che si trova nella luna. Ma zitti! Ecco che viene Tisbi!

Rientra TISBI

TISBI Questa è la vecchia tomba di Ninetta.

ZEPPA Di Nino! Ca…!!!

TISBI ...pito! Dov’è il mio amore?

LEONE (Ruggendo) Roar! Roar! Roar! Roar! Roar! …

TISBI Ma che occhi grandi che hai! Ma che bocca grande che hai!

LEONE Per mangiarti meglio!

TISBI urla e scappa perdendo il manto strappato

dal LEONE che lo morde e fugge a sx, dopo aver fatto una beccaccia al leone,

il LEONE scappa a dx

Arriva PIRAMO da sx

PIRAMO (alla maniera lirica) O dolce luna, (la Luna sparge i raggi alzando le braccia, Piramo si rende contro delle ascelle maleodoranti) io ti ringrazio per i tuoi raggi solari; e ti ringrazio, o luna, perché splendi ora così fulgida, e così, al tuo barlume pio, dorato e lustro, confido di gustar la vista della fedelissima Tisbi. (Vede il mantello insanguinato di Tisbi) (Canzone)

Oh numi, oh cielo!

Ahi cavaliero!

Quale destino

Mai ti colpì!

L'amor mio bello

Muto si langue,

E tutto in sangue,

Ha il suo mantello?

Oh cielo! oh numi!

Oh Furie!oh Parche!

Con vostra falce

Venite e sia

Su monti e fiumi,

Su ponti e barche,

Su genti e case,

Strage e follia.

La parte sottolineata viene cantata da tutti,

 spuntano fuori anche le teste degli altri artigiani tra le quinte

IPPOLITA In fede mia, quell’uomo mi fa compassione.

PIRAMO (senza cantare perché ferito nell’orgoglio) O natura, perché hai tu creato i leoni? Dal momento che un leone vigliacco ha qui deflorato..

ZEPPA Divorato!

PIRAMO ...ha qui divorato la mia diletta: la quale è...no...la quale era la più bella dama che abbia vissuto, amato, prediletto e sorriso. (tornando a cantare)

Che a me dagli occhi

Il pianto a fiotti

Scivoli e cada

E che mia spada

Sulla mammella,

Lì dove il cuore

Batte e saltella,

Apra ferita,

Sì che mia vita

Tosto sen vada.

Ecco che muoio,

Morto son già

(Si trafigge e dopo qualche secondo si riprende)

Luna ti spegni,

Sole t'annera,

Piramo è in cielo

Ahi che pietà

Morto mi giaccio,

Morto ahimé (Zeppa gli dà il colpo finale) lasso! (muore)

IPPOLITA E com’è potuto succedere che il Chiaro di Luna se ne sia andato prima che Tisbi tornasse indietro incontro al suo amante?

TESEO Gli andrà incontro al lume delle stelle. Eccola che viene, e la sua disperazione servirà a concludere il dramma.

Entra Tisbi

LISANDRO S’è già accorta di lui con quei suoi occhi dolci.

TISBI          Dormi, piccioncino?

Come? Morto mio divino?

Oh..! Oh..! Oh…!

Oh, Piramo, alzati, parla, parla!

Taci colomba! Morto, morto!

Una tomba per i tuoi dolci occhi,

coperta sia.

Queste labbra di giglio,

questo naso ciliegino,

queste guance dorate come il farro…

sono andate, sono andate!

I suoi occhi erano verdi come il porro.

Oh sorelle in tre venite.

Venite da me e affondate le pallide dita,

nel sangue versato,

poiché avete tagliato con le cesoie

il suo filo di seta.

Lingua, non una parola.

Spada vieni, lavora. (si trafigge)

Ah! Dolore!

Vieni, trafiggi il seno mio.

Io vi saluto, la fine di Tisbi è la fine di tutto.

Addio, addio. (muore)

TESEO Il Chiaro di Luna e il Leone son stati risparmiati perché servissero a seppellire i morti.

DEMETRIO Sì, e anche il Muro.

DERETANO (rialzandosi) No, il muro che separava i loro padri, ve lo assicuro, è stato abbattuto. E adesso vi piacerebbe veder l'epilogo, o sentire una bergamasca danzata da due attori della compagnia.

TESEO Niente epilogo, ve ne prego, perché il vostro dramma non ha bisogno di scuse. Quando i personaggi son tutti morti …

QUI QUO’ QUA’ Quando (Fifì) I (Ciufolo) Personaggi (Zeppa) Son (Grugno)Tutti (Dorminpiedi) Morti (Deretano)

TESEO …non ci rimane nessuno su cui addossare la colpa. Mezzanotte è suonata: presto sarà l'ora delle fate. Con il vostro dramma, rappresentato in modo egregio, siamo riusciti ad ingannare il tempo che precedeva la notte. Cari amici a letto! Le nostre feste dureranno due settimane, trascorreranno in notturni tripudi e in gioia sempre rinnovata!

Escono tutti ARTIGIANI a dx,

INNAMORATI, TESEO e IPPOLITA da sx

PUCK fa per uscire

  CORNO

Torna al centro del palco

PUCK         Rugge il leone nella notte bruna,

ulula il lupo al volto della luna.

Il contadino dorme in pace,

stanco, e rosseggia l’ultima brace.

L’ombre buie profonde e silenti,

a noi spirti in quest’ora s’appaghi

ogni voglia di giochi e di svaghi.

verde

 Entra il mondo reale, poi il mondo fantastico

Musica – parte al suono di un   CORNO

18

Musica – sottofondo alla ninna nanna

Dvořák

Serenata Op. 22

“Tempo di Valse”

43”

Chiusura tra Sogno e Realtà – coreografia Katia Sottecchi

(due cerchi, “uomini” dentro, “creature fatate” a circondarli)

FATE          Intona, usignolo gentile,

                     una melodia sottile,

                     ninna nanna.

                     (ninna nanna) una sola

                     Non fate male, non fate paura,

                     non fate offesa, né iettatura.

Musica – chiude al suono del   CORNO

verde

Al suono del corno le persone reali cadono addormentate

OBERON    Ora all’opra,

senza indugio

ciascun corra

fin ch’è buio;

e venite a me d’attorno

pria di giorno.

Escono Oberon e Titania dal centro, fate e folletti ai lati

blu

19

Musica – sottofondo costante basso

Saint-Saëns

Il Carnevale degli Animali

“Acquario”

2’24’’

Accompagnamento alla chiusura di Puck

PUCK fa per uscire, si ferma si volta e torna al centro del palco

PUCK         Se noi ombre vi abbiamo irritato,
è tutto rimediato.
Fate conto, di aver schiacciato un pisolino
mentre le visioni vi eran vicino.

Questa è una debole e vana storia,
che solo di un sogno è la memoria.

Signori non ci rimproverate...
saremo migliori, se ci perdonate...
Com'è vero che io son folletto,

onesto e semplice, sincero e schietto.

A tutti buonanotte dico intanto,
finito è lo spettacolo e l'incanto.

e per riparare ad ogni torto

tutti a un bell'applauso esorto!

blu

Musica – più alta sulla chiusura lenta del sipario

CHIUSURA LENTA SIPARIO

Musica -  sfumare dopo la chiusura del sipario

Chiusura

20

Musica –  alta

Dvořák

Danze slave Op. 46

“in DO maggiore”

3’40’’

Sottofondo alla chiamata alla ribalta

Prima uscita

fuori in coppia, inchino e fuori dai lati

SINISTRA

DESTRA

1

Ippolita

Teseo

2

Egeo

Filostrato

3

Ermia

Lisandro

4

Elena

Demetrio

5

Tisbi

Piramo

6

Prologo

Muro

7

Leone

Luna

8

Fior di Pisello

Gran di Senape

9

Ragnatelo

Bruscolo

10

Fata Paola

Fata Cinzia

11

Fata Gaia

Fata Liuba

12

Fata Marina

Fata Elena R.

13

Fata Gloria

Fata Elena G.

14

Titania

Oberon

15

Fata Capo

Puck

Musica – ad esaurire

ALLEGATI

Musiche

Trama

Coreografie Danze Storiche

oBassa Pompilia – Luca Michelini

oValzer Mephisto Höllenrufe – Luca Michelini

Coreografie Artigiani

o1ª entrata II scena I Atto – Ekaterina Sofina – Stefano Ghiselli – Katia Bottecchi

o2ª entrata I scena III Atto – Stefano Ghiselli

o3ª entrata II scena IV Atto – Katia Bottecchi

Coreografie Fate e Folletti

oDanza apertura 2° Atto – Sara Andreoli

oDanza apertura 4° Atto – Sara Andreoli

Coreografia Sogno e Realtà – Katia Bottecchi

Testi

oNinna Nanna delle Fate

TRAMA

In una calda notte di mezza estate si incrociano, in un bosco, al chiaro di luna, i destini di uomini e fate.

Si avvicina il giorno in cui Teseo, duca di Atene, celebrerà le sue nozze con Ippolita, regina delle Amazzoni. Lo stesso giorno il padre di Ermia, timida e dolce fanciulla, le impone di sposare Demetrio, da lei respinto. Ermia fugge nel bosco per incontrare l’audace Lisandro, il suo vero amore, che la ricambia con tutto il cuore. Nello stesso bosco vanno anche Elena, bruciante di passione per l’innocente Demetrio, Demetrio stesso, che non ne vuole sapere di Elena, una compagnia di artigiani, improvvisati attori, per provare la tragedia di Piramo e Tisbi, spettacolo che verrà recitato in onore delle nozze del Duca, ed infine Oberon e Titania, Re e Regina delle Fate, che hanno litigato a causa di un giovinetto. Dietro ordine di Oberon il folletto Puck dovrà versare sugli occhi di Titania e Demetrio il succo di un fiore che ha la capacità di far innamorare della prima persona vista al risveglio. Puck, però, sbaglia, creando così un'immane confusione: versa il succo sugli occhi sia di Lisandro che di Demetrio, che si innamorano entrambi di Elena. Mentre i due giovani si sfidano nel bosco, le due ragazze, prima amiche, litigano fra loro. Puck, inoltre, versa il succo sugli occhi di Titania che al risveglio si innamora di un uomo con la testa d'asino, in realtà Nick Deretano il tessitore, bersaglio di un terribile scherzo del folletto birbone. Nella confusione più totale interviene Oberon, che impone a Puck di sciogliere ogni incantesimo e di versare il succo del fiore negli occhi giusti. Alla fine tutto si risolve per il meglio. Teseo sposa la sua Ippolita, Ermia il suo Lisandro ed Elena il suo Demetrio. La compagnia di artigiani recita la tragedia, trasformata in una divertente farsa a causa della loro scarsa abilità teatrale, Oberon e Titania si riconciliano e sul bosco torna la pace. 

“NINNA NANNA DELLE FATE”



Valli di nebbia, fiumi tenebrosi
e boschi che somigliano alle nuvole.
Enormi lune sorgono e tramontano
ancora, ancora, ancora
in ogni istante
della notte inquieta, in un mutare
incessante di luogo.
E così
spegniamo la luce delle stelle
col nostro sospiro.

 

Intona, usignolo gentile,

una melodia sottile,

ninna nanna.

(ninna nanna) TUTTE

Alla nostra diletta regina stiamo accanto,

e buona notte, e l’addormenti il canto.

Non fate male, non fate paura,

non fate offesa, né iettatura.

Sogni, desideri, indecenti languori

scateniamo nei cuori di uomini e dei.

Nostre le fronde del bosco di notte

nessuna di noi sa cosa è tristezza

viviamo prive di ogni saggezza

allegria e risate la nostra salvezza.

Intona, usignolo gentile,

una melodia sottile,

ninna nanna.

(ninna nanna) una sola

Alla nostra diletta regina stiamo accanto,

e buona notte, e l’addormenti il canto.

Non fate male, non fate paura,

non fate offesa, né iettatura.

A noi nulla e nessuno comanda

libertà è la nostra filosofia

della ragione non seguiamo la via

ora piangiamo, ora ridiamo

viviamo ogni istante della vita come fosse

l'ultimo o l'eternità.

Festeggiamo ogni istante

non fa differenza

buona o cattiva

questa è la vita.

Intona, usignolo gentile,

una melodia sottile,

ninna nanna.

(ninna nanna) TUTTE

Alla nostra diletta regina stiamo accanto,

e buona notte, e l’addormenti il canto.

Non fate male, non fate paura,

non fate offesa, né iettatura.

Voliamo incontro alla madre Luna

e al mattino padre Sole sarà la ns meta.

Ogni rimpianto, ogni rimorso

dalla nostra anima viene lavato via.

Perché noi sappiamo volare

oltre il cielo e ancora più su.

Intona, usignolo gentile,

una melodia sottile,

ninna nanna.

(ninna nanna) una sola

Alla nostra diletta regina stiamo accanto,

e buona notte, e l’addormenti il canto.

Non fate male, non fate paura,

non fate offesa, né iettatura.

MUSICHE

APERTURA

1

Serenata “Eine Kleine Nachtmusik”

Mozart

Con presentazione

5’30’’

I ATTO

I SCENA

2

Bassa Pompilia

Danza ‘500

Danza Teseo e Ippolita

3’14’’

II SCENA

3

Brano mixato x 3 scenette

Anonimo

Presentazione Artigiani

2’51’’

II ATTO

I SCENA

4

Fossili – Il carnevale degli animali

Saint Saëns

1° entrata Fate e Folletti

1’18’’

5

Op. 61 concerto n. 3 “maestoso”

Saint Saëns

Oberon e Titania

11’07’’

II SCENA

6

Tempo di Valse - Serenata Op. 22 

Dvorák

Ninna nanna fate

6’35’’

III ATTO

I SCENA

7

Finale – Il carnevale degli animali

Saint Saëns

2° entrata artigiani (tosta)

1’46’’

8

Emioni - Il carnevale degli animali

Saint Saëns

Puck - fuga Artigiani

40’’

9

Largo al factotum – Il Barbiere di Siviglia

Rossini

Entrata folletti

14’’

II SCENA

10

Introduzione – Il carnevale degli animali

Saint Saëns

Entrata Oberon

24’’

11

Pianisti – Il carnevale degli animali

Saint Saëns

Puck – Innamorati

1’25’’

INTERVALLO

12

Ouverture “A Midsummer Night Dream”

Mendelssohn

intervallo

12’14’’

IV ATTO

I SCENA

13

Voliera – Il carnevale degli animali

Saint Saëns

2° entrata Fate e Folletti

1’20’’

14

Un bel dì – Madama Butterfly

Puccini

Nick Deretano viene cullato

4’33’’

15

Flower Duet

Léo Delibes

Nick Deretano abbandonato

1’30’’

II SCENA

16

Preludio della Carmen

Bizet

3° entrata artigiani

1’03’’

V ATTO

17

Mephisto Höllenrufe - Valzer ‘800

Johann Strass figlio

Valzer degli sposi novelli

2’00’’

18

Tempo di Valse - Serenata Op. 22 

Dvorák

Sogno e Realtà

43’’

CHIUSURA

19

Acquario - Il carnevale degli animali

Saint Saëns

Chiusura di Puck

2’24’’

USCITE

20

Danze slave Op. 46 in DO maggiore 

Dvorák

Saluti

3’40’’

L’ambientazione nel tempo dipende strettamente dalle possibilità della compagnia, questo spettacolo è stato ambientato agli inizi dell’800 perché abbiamo i costumi e volevo inserire il valzer per festeggiare le nozze nel V atto.

khamsin79@virgilio.it