Sole sulla collina

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SOLE SULLA COLLINA
Una storia di donne


Scene di vita agreste 
di 

MASSIMO STINCO


MILLA
GELSA
ANNA
DOMENICA




SCENA 1
Un mattino di primavera. In campagna. 1941

Tuoni e fulmini.
Pioggia.
Dal pubblico entrano correndo con ombrelli e valige Gelsa e Milla.

Tuono forte.

MILLA – Oddio!

GELSA – Ma che hai paura dei tuoni?

MILLA – Sì, mi hanno sempre spaventato.
Tuono.
MILLA – Oddio!

GELSA – Stai attenta che si scivola.

MILLA – Oddio, mi si infangano tutte le scarpe!

GELSA – E ci credo…guarda che scarpine ti sei messa…Scarponi! Ci vogliono! Altro che scarpine…

Tuono.

MILLA – Oddio!

GELSA – Mannaggia che fifona che sei! Dai dai che siamo quasi arrivate. Da noi ci sarà il sole vedrai. E vedrai che bell’accoglienza…non si vede mai nessuno su in collina…. Saranno già tutte in ansia, pensa che oggi non siamo neppure andate nei campi, un miracolo! E dobbiamo raccogliere tutto il pagliate. Quando son venuta via erano nella stalla che c’era una mucca a partorire.

MILLA – Una mucca? E fanno tutto da sole?

GELSA – E certo! Sole! Chi vuoi che c’aiuti! Aiutati che Dio t’aiuta!

MILLA – Oddio che imbarazzo…Sono anni…. Che dico?

GELSA – E che vuoi dire? “Ciao, eccomi qua, sono arrivata sana e salva”.

MILLA – Come hai detto che ti chiami?

GELSA – Gelsa. Un nome più strano non me lo potevano appioppare…

Tuono.

MILLA – Oddio!!!

Gelsa e Milla salgono in scena. Luce del sole. Non piove più.

GELSA – Ecco… guarda…è uscito anche il sole. (chiama) Anna? Domenica?

MILLA – Milla è al centro della stanza, bagnatissima. Vederla in tali condizioni deve fare sorridere.

GELSA – Ma dove siete? Anna? Ti staranno preparando una bella sorpresa…Domenica?(esce)

Milla resta sola e si guarda intorno. Starnutisce.

GELSA – (rientrando) Anna? C’è nessuno in casa? (grida) ANNA????

ANNA – (entrando) Arrivo Gelsa arrivo…Che urli? Eccomi… (entra in scena e si blocca. Vede Milla di spalle) Milla…

MILLA – (si volta di scatto e la vede) Anna…

Si guardano. Commosse. Tanto tempo che non si vedono.

ANNA – (avvicinandosi) Quant’è… fatti vedere… Non ci credo..sei di nuovo con noi, Milla…

Milla starnutisce.

ANNA – Ma sei tutta bagnata! Siediti, Milla… Son temporali di primavera… durano un attimo..Hai visto? E’ già finito. Arriveranno delle belle giornate. Ti faccio portare un asciugamano. E qualcosa di caldo, eh? Mammina, non ci posso credere…Gelsa??? Porta un asciugamano per Milla. E una tazza di latte caldo, sbrigati.

MILLA – Dici ancora “mammina”…

ANNA – Già. Non sono mica così cambiata sai…

MILLA – Ma non preoccuparti per me, l’ho portato io l’asciugamano. (si alza e va alla valigia) Guarda… E’ un regalo di nozze…

ANNA – Mammina che bello! Ma scherzi? Questo lo metti da parte così com’è… E’ troppo bello per qui. Te lo diamo noi. (silenzio. Imbarazzo.) Oggi…è nato un piccolo alla mucca, c’è stato un bel po’ da fare… E’ faticoso sai..scusaci… (chiama) Mamma? Gelsa? Ma quanto ci mettono?

MILLA – Sei sempre così premurosa. Davvero, non ti preoccupare, stai tranquilla…

ANNA – Sono emozionata, Milla, non vedevamo l’ora che arrivassi…E guarda che brutta accoglienza…

MILLA – State facendo anche troppo…

ANNA – Anche la mamma è tanto contenta… Non la fermava più nessuno…Non faceva altro che dire “La Milla viene ad noi…La Milla viene a stare quassù…” Finalmente qualcuno è entrato da quella porta. (chiama) Mamma? Gelsa?

GELSA – (correndo, col latte e l’asciugamano) Eccomi. Ecco qui, Milla. Scusami, mi ero fermata a vedere la mucchina. Tieni…

ANNA – Vado a chiamare la mamma… Chi la ferma mai quella. (esce)

Effetto natura. Uccellini ecc…
Milla beve il latte e Gelsa la osserva. Questa scena deve fare sorridere.

GELSA – Buono?

MILLA – Sì. Buono.

GELSA – Ne vuoi ancora?

MILLA – No, no…grazie Gelsa. 

GELSA – Noi lo beviamo tutte le mattine. E le mattine per noi sono molto spesso “notti”. Le tre…le due….

MILLA – (piano, fra sé) Oddio…

GELSA – E così tu sei la famosa Milla. Domenica non fa che ripeterci che sei stata tanto coraggiosa. Piantare tutto e tutti e (sospira) seguire il cuore.

MILLA – (sorridendo) Già.

GELSA – Son brutti tempi. Ma qui…la guerra non ci arriva. Non sappiamo niente, nessuna notizia, nessuno si avvicina mai. Ci chiamano “le donne della collina” e pare che quando lo dicono storcono la bocca..così…a “buchino di culo”….

Milla sorride.

GELSA – Non ci vogliono granché bene, da queste parti. Ma chi se ne frega! Ogni tanto viene quel rompiscatole dello Scardigli, il padrone, ma parla solo con la Domenica. Io e Anna si va abbastanza d’accordo… ormai, dopo tanti anni…. Si lavora, si mangia poco e si va a letto distrutte. La Domenica per me è come la Madonna.

MILLA – La Madonna?

GELSA – Mannaggia la dovevi vedere…quando è piombata all’istituto a prendermi… Mi sono vista arrivare questa donna piccoletta, gracilina, con una massa di capelli arruffati…sembrava una matta. Invece è meravigliosa. Mi ha portato qui e da allora non m’ha più lasciato. Anna era un po’ stranina all’inizio… Sempre zitta…poi piano piano…si è aperta…ma secondo me (sottovoce) non sta mica tanto bene… A volte mi fa tristezza, si isola….non parla… povera Anna. Parlo troppo vero? Me lo dicono anche l’Anna e la Domenica. Forse è perché abituata all’istituto a non parlare mai se non per pregare… ora non mi riesce più di stare zitta.

MILLA – Bè…almeno ravvivi l’atmosfera, no? 

GELSA – Mannaggia, ci puoi giurare. Dicono che parlo anche la notte.

Ridono.

GELSA – Ma che fanno? Anna? Domenica? T’aspettano t’aspettano e poi ti lasciano qui con me, che non ti conosco nemmeno… a rintronarti le orecchie…. (grida come una matta) ANNA????

Entrano Anna e Domenica. Musica. Scena molto commovente. Milla e Domenica si rivedono dopo molti anni.

MILLA – (si alza di scatto) Zia…

DOMENICA – (fa cenno a Milla di restare ferma lì. E’ commossa. La guarda in silenzio) Che nipote coraggiosa che ho. Hai preso proprio da me.

MILLA – Zia, siete tutte così gentili…

DOMENICA – Sssst….Rilassati, Milla, fai un bel respiro e siediti.

Si siedono entrambe al tavolo.

DOMENICA – Allora…come stai?

MILLA – Meglio. Ora che son qui va meglio.

DOMENICA – (indicando la stanza) Questo è il nostro castello. (sorride). Non possiamo permetterci di più. Quanto tempo è passato, Milla… (vede le valige) Ma quanta roba ti sei portata?

MILLA – E’ tutto quello che ho, zia.

DOMENICA – Qui non ti servirà. Oggi ti riposi ma da domani…si lavora. Tutte quante!

GELSA – Eccome se si lavora!

DOMENICA – Chi sta qui aiuta a mandare avanti la cascina. Ci si alza che è ancora buio e si va a letto che c’è ancora luce. Si mangia quel che c’è. Un piatto di minestra e pochi grilli per il capo.

GELSA – (sottovoce) Più che minestra direi fagioli.

DOMENICA – Verranno tempi migliori. Per ora… ci dobbiamo accontentare di questo. Tu non sei più abituata a questa vita, Milla.

MILLA – Lo so, zia. Ma non ti preoccupare per me. Più c’è da fare… e meno si pensa.

DOMENICA – Ragazze datele qualcosa della vostra roba. Qui non si fanno sfilate, Milla. Ci vogliono scarponi, calosce, qui ci si sporca ogni giorno.

GELSA – Guarda che scarpine…

ANNA – Ti do tutto io Milla, non ti preoccupare.

GELSA – I fagioli ti piacciono? Perché quelli non mancano mai…

DOMENICA – Oggi…niente fagioli.

GELSA – No, non ci credo, è un miracolo! Niente fagioli!

Le donne si immobilizzano. 
Musica e cambio scena.
Sulla musica assistiamo alla vestizione di Milla. Le ragazze corrono da una parte all’altra a prendere le cose mentre Domenica osserva sorridendo. Milla è ferma e si fa vestire.


SCENA 2
Una tarda mattinata dell’estate del 1941


Stessa scena. Sole. Cicale e uccellini. E’ una bella giornata. Fa caldo. Milla sta preparando i fagioli.
Ha un mestolo in mano ed è molto sudata.

MILLA – oddio i fagioli! Gelsa? Gelsa? Corri, subito! Oddio la cipolla, non l’ho presa… sarà già tardissimo. Oddio son proprio negata…Gelsa? Anna? Ma dove siete? Oddio che caldo!

Entra Gelsa da destra affaticata con due mezzane piene d’acqua.

GELSA – Mannaggia, dico io… Ma quando ce l’avremo anche noi due cannelle attaccate al muro?

MILLA – Oddio Gelsa…per fortuna sei arrivata. Non mi riesce di far niente stamani…

GELSA – Stamani?

MILLA – Son tutta sudata… è tardissimo e sono indietro. E poi la cappa non tira più, c’è un fumo che non si respira.

GELSA – Mannaggia Milla, stai calma eh? Che mi metti l’agitazione anche a me. Vedrai che ci sarà un nido. Succede spesso, che vuoi che sia.

MILLA – La zia?

GELSA – Ora viene. S’è fermata con Anna nella stalla.

MILLA – Oddio com’è tardi..ora la senti….

GELSA – “Va giù ridendo e torna su piangendo”. Che cos’è?

MILLA – Il secchio nel pozzo, Gelsa. Lo sanno tutti, è vecchia.

GELSA – Ancora fagioli eh? Sai che aria anche oggi!

MILLA – La cipolla… non ho messo la cipolla… 

GELSA – siamo nel 1941 e ancora bisogna andare a prendere l’acqua al pozzo. Ogni giorno certe scarpinate. Uff!!!

MILLA – Dammi una mano Gelsa, per favore, è tardi…

GELSA – Mannaggia che caldo anche oggi!

MILLA – (gridando, guardando l’acqua nelle mezzane) Oddio! Oddio che schifo…Gelsa…cos’è quella roba nell’acqua? Un topo morto? Un rospo?

GELSA – E’ una cipolla. Lo sapevo che ti saresti dimenticata della cipolla. (tira fuori dall’acqua la cipolla).

MILLA – Oddio che spavento. Grazie Gelsa….se non ci fossi tu…

GELSA – E’ un anno che sei qui e non hai ancora imparato a fare i fagioli. 

MILLA – Sono negata Gelsa. Non mi piace stare in cucina. E poi mi metto a pensare a Saverio e m’incanto. Non ho ancora nessuna notizia.

GELSA – Pensaci poco al tuo Saverio. La guerra è una gran brutta cosa cara Milla. Guarda che te lo dico per il tuo bene.

MILLA – Lo so Gelsa, ma io sono sicura che Saverio tornerà presto.

GELSA – (poco convinta) sì sì torna. Fammi un po’ vedere questi fagioli…. (si allontana verso la pentola canticchiando)

MILLA – (si siede al tavolo, pensierosa)

GELSA – Milla…

MILLA – (piano) Eh?

GELSA – Gli Scarmigli hanno un fornello nuovo. Hanno messo su due muretti e sopra ci hanno messo un ripiano con due buchi di ferro, coi cerchi uno dentro l’altro.

MILLA – I cerchi?

GELSA – Sì, i cerchi. E sotto due sportelli per la legna.

MILLA – (incominciando ad apparecchiare) In casa nostra io e Saverio avevamo un fornello in ghisa.

GELSA – No! Mannaggia, davvero?

MILLA – Sì, era in ghisa e funzionava con la legna e il carbone. 

GELSA – Beati voi! Ma davvero a Rigutino avete il gabinetto in casa?

MILLA – Non tutti. Noi sì.

GELSA – (smette di cucinare e si avvicina a Milla, senza parole) No…sul serio? Mannaggia…Il gabinetto in casa…Dimmi dimmi….Che…effetto fa?

MILLA – Effetto? Bè…fa un po’ meno puzza ma fa molto rumore.

GELSA – (assorta) Il gabinetto in casa… il fornello in ghisa…

MILLA – Gelsa…i fagioli?

GELSA – Mannaggia i fagioli! (corre alla pentola) Mannaggia Milla ma quanti ce ne hai messi?

Milla è assorta e guarda avanti come da una finestra o sulla porta. Gelsa canta.

MILLA – Gelsa?

GELSA – Eh?

MILLA – Che si sa di questa guerra?

GELSA – quale guerra Milla… qui non c’è mica la guerra, la guerra è lontana, qui non ci arriva, lo dice sempre anche la Domenica. Mannaggia quanti fagioli..me li sogno anche la notte… (ricomincia a cantare)

Milla riprende a preparare la tavola cantando con Gelsa.

Entrano Domenica e Anna.

DOMENICA – A che punto siamo qui ragazze?

GELSA – E’ quasi pronto Domenica. Mettetevi a tavola.

DOMENICA – Sbaglio o qualcuno ha ancora esagerato coi fagioli?

MILLA – Colpa mia zia. Non ho il senso della misura, me lo diceva sempre anche Saverio.

ANNA – Non preoccuparti Milla.

DOMENICA – Giudizio ragazze. In paese non si trova più roba da mangiare.

MILLA – Sei stata in paese zia? C’è posta per me?

DOMENICA – No, Milla non ci sono andata. Me lo ha detto lo Scarmigli.

GELSA – Hai visto che fornello che si son fatti?

ANNA – Gelsa non andare a mettere il naso dappertutto.

DOMENICA – Non pensare alla posta Milla. Son tempi brutti, è meglio non arrivare giù al paese… Oggi dobbiamo nascondere il fieno.

GELSA – Per la guerra? Qui la guerra non ci arriva Domenica.

DOMENICA – Già. Sulla nostra collina la guerra non ci viene.

ANNA – Splende sempre il sole sulla nostra collina.

GELSA – (canta una canzone sulle donne della collina)

Mentre si mettono a tavola cantano tutte la medesima canzone.

GELSA – Mannaggia, mentre ero a prendere l’acqua ho incrociato Bestemmino. Manca poco..ci prova!

MILLA – Bestemmino?

DOMENICA – Sì, è il figlio del padrone. Noi lo chiamiamo così. Quattro parole…cinque bestemmie.

GELSA – Borsaronero, approfittatore e porco!

ANNA – Ti ha messo le mani addosso?

GELSA – Ci provi! E vede che gli fa la Gelsa…

DOMENICA – Gelsa stai attenta. Non lo provocare, quello è strano, lo sai. Per ora ci rispetta…ma basta poco …

ANNA – Mangiamo, che tra poco dobbiamo tornare al campo…

MILLA – Con questo caldo?

DOMENICA – Con questo caldo.

GELSA – (con la pentola) E’ in arrivo una carovana di fagioli!

Le donne si immobilizzano. Musica e cambio scena. Le donne si alzano e raggiungono il proscenio.


SCENA 3
Al lavoro.

Le donne mimano il faticoso lavoro nel campo. Sono sudate. Stanche. Il tutto con un sottofondo musicale.


SCENA 4
Una sera d’estate del 1942


Sempre sullo stesso sottofondo musicale le donne smettono di lavorare e tornano a casa, stanche. Apparecchiano, accedono la lampada a petrolio. Si siedono, mangiano senza troppa voglia. Poi Milla si alza dalla tavola e va “fuori”, in proscenio.
Grilli. Sera estiva. Atmosfera tranquilla. Dolce. Poetica. Si siede a terra. Si avvicina anche Anna.

MILLA – Mi manca. Soprattutto la sera. Mi ricordo quando tornava a casa..ed io lo aspettavo…

ANNA – Non ti piace stare qui?

MILLA – Mi piace stare qui. Non è questo. Solo un po’ di malinconia, la sera…nostalgia di serate insieme a lui…E’ ancora tutto molto forte…eravamo appena sposati, Anna… Capisci? Appena sposati.

ANNA – Sono due anni che non hai notizie. Tanti uomini sono…

MILLA – Morti? E allora? Come puoi essere sicura che anche Saverio sia fra quelli?

ANNA – Non ne sono sicura però….

MILLA – Però cosa?

Silenzio.

MILLA – Lo so Anna. Ne muoiono tanti lo so bene. Ma ti prego…lasciami sperare che Saverio tornerà…Che non sia fra quei morti…Ti prego…

Silenzio.

ANNA – Sembra… sembra di essere su una piccola isola. Quando il cielo è così stellato…e tutto intorno così scura… Le piccole luci di Rigutino…laggiù….E questo silenzio…i grilli…

MILLA – Ti piace questo posto?

ANNA – Moltissimo. Nonostante tutto…. Io sento che non potrei fare a meno di stare qui. Quasi ogni sera mi siedo qui e mi metto a sognare a occhi aperti. Anche io sogno, Milla, non sei la sola a farlo.

MILLA – E cosa sogni?

ANNA – Il mare.

MILLA – Il mare?

ANNA – Sì. Un’immensa distesa d’acqua che ti rende calma. Ed io sono a una finestra, forse di un faro…chissà… e vedo…vedo un marinaio…che si avvicina…Un bellissimo marinaio.

MILLA – Un angelo?

ANNA – Forse. Questo marinaio è venuto per me. E’ venuto a prendermi. Un marinaio che ha perso la sua patria, che non la trova più…e se n’era costruita una in sogno, per non dimenticarla..e non smetteva mai di sognarla…Finché un giorno la sua vera patria è tornata ad accoglierlo…ed io sono lì ad aspettarlo. Son scema vero? Non l’ho inventato io. L’ho letto in un libro, di uno scrittore portoghese. Me lo leggeva mio padre….a lui piaceva leggere. E anche a me piace leggere. Ma non c’è mai il tempo. Mi ci addormento subito. Con i libri puoi andare ovunque… Questo libro parla di alcune donne isolate dal mondo che si raccontano i propri sogni in una sola lunga notte…in attesa del giorno…

MILLA – Mi piacerebbe leggerlo. Io non ho mai visto il mare.

ANNA – Neppure io.

Si avvicinano Gelsa e Domenica.

DOMENICA – Io me lo ricordo bene, il mare. Quando ero bambina…abitavamo proprio a due passi dal mare. In Sicilia… Correvo sulla spiaggia…giocavo…Mamma mi raccontava tante storie, e io mi rannicchiavo accanto a lei e chiudevo gli occhi…. E sentivo le onde, sulla riva… mi sembra ancora di sentirne l’odore…Aprivo gli occhi e vedevo questa distesa d’acqua azzurra…. Illuminata dal sole… Mi calmava… Sentivo le mani di mia madre che mi sfioravano i capelli…. A volte vedevo Antonio, tuo padre Milla… che giocava sulla sabbia… era più grande di me e mi faceva i dispetti….

























SCENA 5
Una mattina d’autunno del 1943


Venticello leggero. Anna, Gelsa e Milla sono sedute in proscenio, su una tovaglia stesa a terra.

MILLA – Oddio quante formiche. Ma nemmeno col freddo se ne rimangono a casa!

GELSA – Macché freddo, si sta proprio bene.

ANNA – Avrai di nuovo lasciato il cesto per terra.

MILLA – Solo perché me ne sono dimenticata una volta o due. Lo avevo appeso all’albero, e guardate qui quante ce ne sono.

GELSA – E ci mangeremo anche quelle, almeno è qualcosa di diverso.

MILLA – Oddio, ma che schifo!

GELSA – Ha parlato la contessa.

MILLA – “Se ti pizzica una formica devi stare attenta a non diventare laboriosa come lei”.

ANNA – Più laboriose di così… Sbrighiamoci prima che torni la mamma.

GELSA – Mannaggia, vorrei starmene tutto il giorno così.

ANNA – E’ vento d’acqua. Ci aspetta un bel periodino.

GELSA – Non è vento d’acqua, la ventarola sul tetto indicava tramontano.

ANNA – Questo è scirocco.

MILLA – Oddio dobbiamo ancora riparare i recinti delle bestie.

ANNA – Ci penserà la nostra architetta.

GELSA – Non ci penso nemmeno. Oggi sono in sciopero. Non ho voglia di far niente.

MILLA – E il focolare nuovo?

GELSA – Prima o poi lo farò, vedrete. Aspettiamo finisca questa guerra e rifaccio tutta la casa! Mi aiuterà Bartolo, gli ho promesso di rimettergli a posto il capanno.

ANNA – Lascialo stare Bartolo. Con tutto quello che c’è da fare qui ti metti anche a lavorare per gli altri.

GELSA – E’ tanto bravo Bartolo, l’unico che almeno non sparla di noi. Ieri mi ha detto questa, sentite…”C’è una vecchiaccia in una finestraccia, le dondola un dente e chiama tutta la gente”.

MILLA – Una vecchiaccia…

ANNA – E’ vecchia come Bartolo, ormai lo sanno anche i campi.

GELSA – Dai Milla, indovina.

ANNA – Mammina, Milla, non ci stare troppo a pensare. Non lo vedi come è “suonata” la Gelsa?

GELSA – Già, sono molto “suonata”!!!

MILLA – Suonata?

GELSA – “C’è una vecchiaccia a una finestraccia, le dondola un dente e chiama tutta la gente”.

ANNA – Din don, sveglia Milla, te l’ho detto, la Gelsa è suonata come una campana!

MILLA – Ah, sì, la campana!

GELSA – Alleluia!

MILLA – Alla finestraccia?

ANNA – Del campanile. (si alza all’improvviso gridando) Bè? Che avete da guardare? Via! Andate via!

MILLA – Chi c’è?

ANNA – Gentaglia… Stanno lì a guardarci come fossimo bestie rare. Ma che cosa vogliono. Stupidi!

GELSA – Sono ragazzi, ogni tanto ci vedono da lontano e se ne stanno lì a guardarci ridacchiando.

MILLA – Lasciali perdere, Anna. Che ce ne importa.

ANNA – Non li sopporto.

Entra Domenica, correndo.

DOMENICA – Il mondo sta impazzendo, ragazze!

ANNA – La guerra?

DOMENICA – Il Falugi….ha preso il fucile…ha ammazzato mezza famiglia.

GELSA – Mannaggia…

DOMENICA – Io lo dicevo che prima o poi la disperazione gli avrebbe sconvolto il cervello. Da quando gli è partito il figlio, e non ha sue notizie…

MILLA – Il Falugi….Quello strano che ogni volta che si scende…

GELSA – Ci chiama puttane, sì lui!

DOMENICA – E’ impazzito. Ha dato fuoco alla casina…Non mi ci fate pensare.

GELSA – Mannaggia, ma perché?

ANNA – Mammina…

DOMENICA – Una tragedia, ragazze. Lo hanno trovato sull’aia, col fucile in bocca. Aveva tutte le bestie intorno, morte. La cascina bruciata…

ANNA – Non si è salvato nessuno?

DOMENICA – La moglie è riuscita a scappare. Ma il padre…e il fratello…

ANNA – Mammina…no!

Restano in silenzio, sconvolte.

DOMENICA – (seria) Ma non è finita qui, ragazze. I tedeschi sono a Rigutino. Dappertutto si corre e si portano via fagotti. Hanno preso non so quanti uomini e donne. I fascisti e i tedeschi. Ci sono parecchi feriti, hanno bruciato case…

ANNA – I tedeschi a Rigutino?

DOMENICA – Sì, Anna. Ci siamo. La guerra si sta avvicinando.

GELSA – Macché guerra…qui la guerra non ci arriva.

DOMENICA – Non ce la dobbiamo fare arrivare qui la guerra. Non sulla nostra collina. Non qui.

ANNA – La guerra è reale, mamma. Esiste. Non possiamo far finta di niente.

DOMENICA – Lo so, Anna. Lo so. Dobbiamo stare attente…Non possiamo uscire più come prima. Resisteremo…con coraggio. Che non ci è mai mancato. Vero, ragazze?

Le donne si guardano e formano un piccolo cerchio stringendosi forte le mani.

DOMENICA – Adesso andiamo. Torniamo a casa. E’ meglio.

ANNA – Sì, andiamo. Milla, Gelsa, aiutatemi.

Rimettono a posto e scappano. Mentre corrono si sente una raffica di spari. Le donne si voltano terrorizzate. Si immobilizzano e la luce si abbassa. Musica.


SCENA 6
Una notte d’inverno del 1943


In cascina. Vento forte. Anna, Milla, Gelsa sono sedute a terra, sotto al tavolo. Appena illuminate da una lampada a petrolio.

MILLA – (mentre le ragazze guardano le fotografie del matrimonio) Eravamo in pochi. La sua famiglia..qualche amico comune. Una cerimonia semplice.

GELSA – Che carino questo Saverio. Sembra Clarke Gable.

MILLA - Quando ero piccola sognavo sempre una grande festa per il mio sposalizio. E invece…

ANNA – Sei sempre stata fissata con lo sposalizio.

MILLA – Già. Ed è durato solo 28 giorni.

GELSA – E’ partito dopo soli 28 giorni che vi siete sposati? Così presto?

MILLA – Non dirlo a me. 28 giorni, sì. 28 giorni bellissimi.

ANNA – Non è consolante ma parecchie ragazze hanno avuto la stessa sorte.

MILLA – Lo so. Mi sono sposata nel momento sbagliato.

GELSA – Io non mi voglio sposare. Sto così bene qui con voi. Chi me lo fa fare? E poi…ma chi mi prende?

ANNA – Perché dici così, Gelsa? Non si può mai dire.

MILLA – Io ho conosciuto Saverio per caso. Non avrei mai pensato di sposarlo.

GELSA – Mannaggia ragazze ma mi avete visto bene?

MILLA – Non devi buttarti così giu. Sei proprio carina, invece. E soprattutto sei simpatica, una gran dote.

GELSA – Grazie. Almeno quella…

ANNA – Sei solare Gelsa. E’ proprio una gran dote.

GELSA – Sarà il sole di questa collina.

ANNA – E se poi una mattina apri la porta della cascina e ti trovi davanti un bellissimo uomo che ti cerca?

GELSA – Sì, Clarke Gable!

ANNA – Perché no? Clarke Gable…magari viene a girare un bel film da queste part…Vedrai quando la guerra sarà finita…quanti film ci gireranno gli americano o gli inglesi, da queste parti. Ci scommetto.

MILLA – (imita la voce di Clarke Gable) “Buonasera…sto cercando la Gelsa? E’ in casa?”

ANNA – (imita la voce di Clarke Gable) “Mi hanno detto che abita qui. Chiamatela per favore, dite che Clarke la sta cercando”

GELSA – Ditegli che la Gelsa è all’ospedale perché è svenuta dall’emozione e la stanno rianimando!

MILLA – Ma dove lo hanno trovato questo nome, Gelsa? 

GELSA – Non mettiamo il coltello sulla piaga. E’ un nome orribile lo so.

MILLA – Io lo trovo carinissimo.

GELSA – Bugiarda.

ANNA – Ti si addice alla perfezione. E poi se non altro è unico. Di ragazze che si chiamano Anna ne trovi tante…

GELSA – Anna è un nome bellissimo. E anche Milla.

MILLA – Io non mi chiamo Milla. Milla è un diminutivo. 

GELSA – E come ti chiami?

MILLA – Mariaemilia.

GELSA – (scoppia a ridere e sbatte la testa sul tavolo) Mariaemilia? Ohi!!!

ANNA – Ma ti abbiamo sempre chiamata Milla.

MILLA – Per fortuna. Mariaemilia è un nome lunghissimo. Non finisce più. E poi non è adatto a me. Troppo serio.

Entra Domenica.

DOMENICA – Ragazze…

Le ragazze si ammutoliscono, restando nascoste sotto al tavolo.

DOMENICA – Ancora sveglie? Ma…che ci fate sotto al tavolo?

GELSA – Dai Domenica, vieni anche tu, ci stringiamo.

MILLA – E’ il nostro piccolo rifugio.Stai un po’ con noi.

Domenica si siede accanto a loro.

ANNA – Parlavamo dei nostri nomi.

GELSA – Perché ti hanno chiamato Domenica?

DOMENICA – Perché sono nata di domenica. E perché la fantasia scarseggiava.

MILLA – Ma mi sembra che di domeniche ce ne siano state poche nella tua vita.

DOMENICA – Molto poche, Milla. C’è chi dice che se uno nasce in giorno di festa non ha voglia di fare niente… Io non mi sono mai fermata.

GELSA – Ma da dove ti viene tutta questa energia?

DOMENICA – Chi lo sa. Ce l’ho e basta. La devo avere. Altrimenti…

ANNA – Anche questa collina ha un nome.

GELSA – La collina?

DOMENICA – Sì, è vero.

MILLA – E come si chiama?

DOMENICA – Lappeggi.

GELSA – Lappeggi?

DOMENICA – Sì, Lappeggi. E’ il nome di un posticino dove andavo da piccola. Me lo ricordo bene. E qui ho provato, inizialmente, le stesse sensazioni.

GELSA – (ridendo) Lappeggi…

MILLA – Bè…è carino.

GELSA – Carino come Gelsa.

Ridono.

Sentono improvvisamente un rumore.

DOMENICA – Ssst…

GELSA – Cos’è?

ANNA – Zitta, Gelsa.

MILLA – Oddio…

DOMENICA – C’è qualcuno…. Zitte.

Domenica si alza e si avvicina a una finestra immaginaria. Le ragazze fanno altrettanto. Si deve capire che c’è qualcuno intorno alla casa. Si deve avvertire la loro paura. E la sensazione di essere spiate. Dobbiamo sentire la presenza di un pericolo molto vicino alla casa.

DOMENICA – Domani non andremo al campo. Dobbiamo restare qui. Dobbiamo uscire il meno possibile. La guerra sta arrivando anche a Lappeggi.


Buio.


SCENA 7
Un pomeriggio invernale del 1943


DOMENICA – (molto tesa) Tutta quella roba giù in cantina, Gelsa, dietro alle vecchie botti. I sacchi di fagioli, farina, grano su in soffitta. Mi raccomando, cerca di appenderli in alto, in qualche modo, e mettici la pece contro i topi. E che non ci piova sopra. Fatti aiutare da Anna.

GELSA – Mannaggia Domenica, stai calma. Vedrai che qui non verrà nessuno.

DOMENICA – (gridando) Zitta, Gelsa, zitta! Chiunque può piombarci in casa da un momento all’altro. Siamo sole…sole su questa collina.

Entrano Anna e Milla.

ANNA – La roba l’abbiamo sotterrata.

Rumore di bombardamenti.

DOMENICA – Stanno bombardando Rigutino.

MILLA – Oddio!

GELSA – Dai Livi sono sfollate due famiglie.

ANNA – Arriveranno tutti parentacci da Rigutino… quando c’è bisogno…

DOMENICA – No, Anna. Quelli non si fanno vedere nemmeno in un momento come questo. E sai quante altre cascine trovano prima di questa. Se volevano a quest’ora s’eran già fatti vivi.

GELSA – Va a finire che qui ci verranno i tedeschi, ci butano fuori e ci fanno il quartier generale! E’ il posto ideale…ben nascosto, bella posizione, aria buona…

ANNA – (gridando) Gelsa!

Bombardamenti.

MILLA – Oddio!

DOMENICA – Non possiamo più uscire ragazze. Abbiamo abbastanza per qualche giorno. Di acqua ce n’è poca…

Bombardamenti.

GELSA – E se non basta?

DOMENICA – Ce la faremo bastare!

ANNA – Venite qui… datemi la mano.

Le donne formano un cerchio stringendo forte le mani.

Silenzio.

MILLA – (staccandosi) Ieri… mentre tornavo su…ne ho visto uno.

ANNA – Cosa stai dicendo?

MILLA – Un… tedesco. Mi sono subito nascosta. Avevo paura.

DOMENICA – Ti ha vista?

MILLA – Credo di sì.

GELSA – Mannaggia.

MILLA – Non lo so, non ne sono sicura…Appena mi sono nascosta ho visto che si voltava verso di me. Ma lui non poteva vedermi, davvero. E neppure sentirmi. Ero lontana, rannicchiata a terra, immobile, fra le frasche…

DOMENICA – Si è avvicinato?

MILLA – Ha… sorriso. Uno strano sorriso. Non riesco a dimenticarlo. Ho avuto la sensazione che si fosse accorto della mia presenza… E quel sorriso…

ANNA – Ne sei certa?

MILLA – No, Anna. Non sono sicura, ero confusa, avevo paura.

DOMENICA – Era solo?

MILLA – No. A un tratto ha chiamato qualcuno che doveva trovarsi nei paraggi… E se ne sono andati insieme. Ma mentre camminavano e mi voltavano le spalle…lui si è voltato di nuovo…e ancora quello strano sorriso…

DOMENICA – Perché non ce lo hai detto?

MILLA – Non lo so…Non volevo spaventarvi…Non volevo pensaste che non ero stata abbastanza attenta. E poi è tutto così confuso… Ma ho ancora quell’espressione davanti agli occhi. E’ solo una sensazione…Forse non mi ha vista… Oddio…Saverio…ho paura….

Bombardamenti.

Musica. Ogni personaggio sfoga le proprie tensioni. Scena simbolica.

Buio.


SCENA 8
Una giornata di guerra


Le donne sono chiuse in casa. Si sentono bombardamenti. Paura. Assistiamo a una giornata qualsiasi attraverso piccoli e semplici gesti e azioni quotidiane. Il pranzo, poco cibo, alcuni lavori in casa, tutto con un sottofondo musicale.


SCENA 9
Un tragico mattino del 1944


Sottofondo di bombardamenti molto forti.

ANNA – Mammaaa? Millaaaa? Correte…

DOMENICA – Che è successo?

ANNA – La Gelsa. Aiutatemi, veloci!

MILLA – Oddio!

DOMENICA – Anna, perdi sangue?

MILLA – Sei ferita?

ANNA – Niente. Non è niente. Una scheggia mi preso di striscio. La Gelsa…è andata a prendere l’acqua senza dirci niente… Non la vedevo tornare e ho capito subito, sono andata a cercarla. Quando l’ho vista a terra è piovuta una granata…

MILLA – Gelsa…Gelsa come stai?

DOMENICA – Gelsa…rispondimi ti prego… Milla aiutami, vai a prendere una coperta, uno straccio bagnato… Portami qualcosa per fasciare la gamba di Anna… Sbrigati!

Escono di corsa Milla e Anna.

DOMENICA – Amore mio, piccola mia…che t’hanno fatto? Anna, ti fa male? Milla? Veloce!

Entra Milla con un secchio una coperta e un panno.

ANNA – Va bene, mamma, non ti agitare. A me ci pensa la Milla.

MILLA – Eccomi. Un panno, un po’ d’acqua…

DOMENICA – Aiuta Anna a fasciare la ferita.

MILLA – sì, ci penso io.

DOMENICA – Disgraziati… Gelsa, parlami ti prego.

Rumore di aerei e bombardamenti.

ANNA – Gelsa…come sta?

DOMENICA – Ora si riprende. Vedrete. Stai calma, Gelsa… E’ tutto passato… Ci sono qua io… ci siamo qua noi.

MILLA – Come stai Anna?

ANNA – Meglio. Non è nulla. Pensiamo alla Gelsa piuttosto.

GELSA – Ho freddo… freddo… (gridando) No! No! Andate via! Aiuto… Domenica…

DOMENICA – Sono qua tesoro mio, sono qua. Non c’è nessuno, sono io Domenica, non agitarti, è tutto passato. Ora sei al sicuro.

GELSA – Due…Erano due… addosso….

DOMENICA – Lo sapevo che prima o poi sarebbe successo. Lo dicevo io. Ma io li ammazzo. Li ammazzo!

MILLA – I tedeschi.

GELSA – No…no non erano tedeschi. Erano italiani… Li sentivo parlare… Ho freddo….Domenica…

Bombardamenti più forti.

MILLA – Oddio!

DOMENICA – Riparatevi! 

GELSA – Non erano tedeschi…Erano due…Addosso….

DOMENICA – Calmati, Gelsa. Calmati.

GELSA – Era come delle bestie… vestiti di nero, ridevano…

DOMENICA – Basta Gelsa, basta. Stai tranquilla, adesso… Ci siamo noi. E’ tutto finito. Buona.

ANNA – (come per alzarsi) Io li ammazzo! Li ammazzo!!!!

MILLA – Anna…stai ferma. Ma cosa fai?

DOMENICA – Anna per favore. Calmati. Stai ferma! Milla…. Stalle accanto. 

ANNA – Non ce la faremo. Non ce la faremo. Non possiamo più stare qui da sole, così… Io ho paura.

MILLA – Anche io ho paura, Anna. Ma vedrai che ce la faremo. Ne sono sicura. Ce la faremo, vedrai.

DOMENICA – Zitte, ragazze, zitte. Vi prego…

GELSA – Uno mi teneva ferma…mentre l’altro…(come se rivivesse la scena) No…No!!!

DOMENICA – Ssst! Non parlare Gelsa. Non c’è niente da dire. Buona… Ci sono qua io. Tutto passato.

ANNA – Potrebbero essere ancora qui intorno…. Son giorni che girano qui intorno… Ma io gli fracasso il cervello…

MILLA – Anna, per favore….

Bombardamenti, aerei, fucilate.

MILLA – (molto impaurita) Medicina medicina, un po’ di cacca di gallina. Un po’ di cane un po’ di gatto domattina è tutto fatto. (continua sottovoce a ripetere la filastrocca)

ANNA – Pioggia pioggia corri corri fammi andare via i porri. Marmocchio mardocchiati San Giobbe aveva i bachi. (continua a ripetere sottovoce)

DOMENICA – Singhiozzo singhiozzo albero mozzo. Medicina medicina un po’ di cacca di gallina… (continua sottovoce)

MILLA – Medicina medicina…

ANNA – Pioggia pioggia…

DOMENICA – Singhiozzo singhiozzo…

Bombardamenti sempre più forti e filastrocche sempre più forti e veloci.
Poi, improvvisamente, silenzio.

DOMENICA – Non è stata colpa mia. Io non ho colpa, Anna. Io non volevo che accadesse. E’ stata una disgrazia. O succedeva a lui o succedeva a me. Ci sono momenti in cui la rabbia ti acceca. Momenti in cui perdi il controllo. Non ci vedi più, non sai neppure cosa stai facendo…

ANNA – Lo so, mamma. Lo so. Non voglio sentire altro.

DOMENICA – Renzo era diventato i possibile. L’ho sposato che ero una bambina, volevo darti un padre. Ma tu lo sai, Anna, lo sai quante volte era ubriaco, tornava a casa nervoso, manesco….

ANNA – Lo so mamma, ti ho già detto che lo so. Basta. Stai zitta.

DOMENICA – No, Anna, no. Non ci sto zitta. Io lo so che tu ancora pensi che lo abbia fatto apposta. Io lo so che mi ritieni colpevole. Anche tu. Come tutti. Nessuno me l’ha mai perdonato. Ma ti prego, credimi. Non l’ho fatto apposta. Non volevo Non è andata come dice la gente. Si parla sempre troppo, si esagera, si confonde la verità, si incolpa… E si macchia una persona. Come hanno fatto con me. Una macchia che mi porto dietro da tanti anni.

ANNA – Lo so che non sei colpevole.

DOMENICA – No, Anna, sii sincera. Ma l’avessi visto… era furioso, rompeva i piatti, gridava… Mi faceva paura… Mi picchiava, era violento… Non lo riconoscevo più… Dov’era finito quel Renzo che avevo conosciuto, e sposato…e che all’inizio mi amava…e mi rispettava…dov’era? 

ANNA – Smettila, mamma. Smettila.

DOMENICA – No, Anna, non smetto. Devi ascoltarmi. Devi sapere. Tutti devono sapere. La Domenica non ha ucciso nessuno! Quella sera..c’aveva il diavolo addosso… Avrebbe fatto del male anche a te…

ANNA – Non voglio sentire, non voglio sentire!

DOMENICa – DEVI, sentire! Non lo abbiamo mai fatto in tanti anni. Devi sapere. Devi credermi. Cosa potevo fare? Milla… dimmelo, cosa potevo fare… Non ce la facevo più…Avrei voluto fuggire con Anna, ma per dove? Con quali soldi? Anna era sulla porta… stava a guardarci… immobile, piangeva… Renzo mi venne addosso, mi buttò sul tavolo con tutta la forza che aveva, mi tirò su la sottana… Ed io non ci ho visto più… Con tutta la forza e la rabbia che avevo in corpo l’ho spinto via da me… In quel momento, accecata dalla rabbia e dalla paura com’ero, averi voluto vederlo morto, sì…ma io non ragionavo più…non ero neppure più io…Non avevo più la testa… Avrei voluto vederlo morto, morto, sì, morto!E lo spinsi a terra, e gli andai addosso, e lo presi a calci, gli sputai, non mi fermava più nessuno…scalciai, sputai, lo presi a pugni…Esplose in me tutto quello che per troppo tempo avevo trattenuto… Quando mi ripresi, quando tornai alla realtà… Come se mi fossi svegliata in quel momento… Vidi Renzo, a terra…che non si muoveva… Non parlava, stava lì, immobile, sanguinava… C’era un terribile silenzio….Tu eri dietro di me…sulla porta… E capii… capii cosa era successo. Quel sangue che gli colava…che non abbiamo più dimenticato. Fu un incidente, Anna. Renzo batté la testa… Io volevo solo difendermi…fu una reazione violenta, lo so, ma istintiva… Ma nessuno ci ha creduto. Tutti mi hanno accusato, ingiustamente, mi hanno chiuso la porta in faccia. Mi hanno cancellato. Mi hanno ritenuto responsabile. E forse, anche tu, Anna…con loro. Ma le cose, vi giuro, sono andate realmente così. Vi giuro. Così.

Silenzio.

MILLA – Hanno smesso…

DOMENICA – Gelsa si è addormentata.

ANNA – C’è il sole…

DOMENICA – ( con un filo di voce, le lacrime agli occhi) Il sole…

Musica e buio.

SCENA 10
Il giorno di Pasqua del 1946

Luce. Gelsa in piedi su una sedia con un libro in mano. Anna e Milla trascinano un baule al centro della stanza. Domenica lo apre e prende della roba per apparecchiare una bella tavola.

GELSA – (legge a voce alta, con qualche difficoltà) Oggi, domenica di Pasqua, 19 aprile 1946 : schiacciata Pasqualina. Queste schiacciate usansi per Pasqua forse perché il tepore della stagione viene in aiuto a farle lievitare bene, e le uova in quel tempo abbondano. Richiedono una lavorazione lunga, forse di quattro giorni, perché vanno rimaneggiate parecchie volte.

DOMENICA – Vai a dare un’occhiata piuttosto prima che si bruci.

MILLA – Ci penso io zia.

GELSA – (continua a leggere) “Forse perché è Pasqua, forse perché l’impegno è grosso, la massaia con un dito traccia un segno di croce, sul primo impasto…”

ANNA – Sentite che bell’aria primaverile.

GELSA – Vado a prendere l’acqua.

ANNA, DOMENICA, MILLA – NO!

DOMENICA – Ci vado io, tu stai qui. Anzi…oggi è festa e si beve il vino

GELSA – Il vino?

DOMENICA – Certo, il vino. Ho una bottiglia che ho messo da parte per le occasioni speciali.

MILLA – Stai attenta Domenica, se si ubriaca la Gelsa non la tiene più nessuno.

GELSA – Guardate che le suore ci facevano bere il vinsanto.

ANNA – Ecco perché sei sempre così arzilla.

DOMENICA – (con la bottiglia di vino) Eccolo qui… Sono anni che sta nascosto nel baule. Deve essere buono. Sedetevi ragazze.

Si siedono e cantano una canzone dell’epoca.

ANNA – Gelsa ma quanto stoni! A cantare non te l’hanno insegnato le suore.

GELSA – Ma chi se ne importa non voglio mica fare la cantante io. E poi cantare è allegria e a me piace, anche se stono.

DOMENICA – Brava Gelsa!

MILLA – Canta che ti passa la paura.

DOMENICA – Ragazze, brindiamo.

MILLA – Un brindisi alla Domenica, padrona, mamma e ammiraglia… la vita è bella finche si travaglia!

DOMENICA – Grazie Milla. Un brindisi alle donne della collina. Buona Pasqua.

GELSA – Una cosa lucente e bella. L’uomo la mette e la donna lo prende.

MILLA – Gelsa, ma che dici?

GELSA – Ma che avete capito! Porcelle che non siete altro! E’ l’anello.

Le ragazze ridono.

ANNA – La torta Pasqualina.

GELSA – Mannaggia la torta! (corre in “cucina”)

DOMENICA – Lo dicevo io che la faceva bruciare.

ANNA – Poi si fa anche il caffè.

MILLA – Domenica, è rimasto un pezzo di cioccolata?

ANNA – Già la cioccolata.

DOMENICA – (va a prenderla) Ce n’è rimasta una sola, l’ultima.

MILLA – Meglio così, senno si ingrassa.

ANNA – Ha parlato la cicciona. (ridono)

GELSA – (rientrando) Ecco qua la torta.

MILLA – Che buon profumino.

Le donne si mettono a mangiare scherzando allegramente.

GELSA – Ma quell’americanino che ci ha portato la cioccolata… mica male eh? Sembrava…

ANNA e MILLA – Clarke Gable!

GELSA – Sì, Clarke Gable, proprio un bel tipo.

DOMENICA – In America ho dei parenti, un giorno andiamo a trovarli.

GELSA – In America? Magari!

ANNA – Quando avremo un po’ di soldi si parte.

DOMENICA- C’è… qualcuno.

Le donne guardano tutte in quarta parete.

DOMENICA – (si alza e va verso l’”esterno”) Buongiorno…

MILLA – Saverio…

DOMENICA – Buongiorno Saverio, entri… entri pure… Io sono Domenica… lei è Anna, mia figlia, e lei Gelsa…la mia… la mia seconda figlia.

MILLA – Saverio…com’è possibile? Tu qui…. Come stai?

GELSA – Milla ci ha parlato tanto di lei.

DOMENICA – Ma non stia lì sulla porta, entri la prego, mangi qualcosa con noi….

GELSA – Abbiamo fatto la torta Pasqualina.

MILLA – Come dici? Sì, sì Saverio, subito…ci metto un attimo… (va in “camera”)

DOMENICA – Deve essere stata molto dura, vero? Ma per fortuna adesso è tutto finito.

ANNA – Già…è tutto finito.

DOMENICA – Perché… non ha mai scritto a Milla? Mai una riga…

MILLA – (con le valigie) Eccomi Saverio, sono pronta, le valigie non le avevo mai disfatte….

DOMENICA – Milla…

MILLA – Zia io… (l’abbraccia)

DOMENICA – Vai…vai Milla…Sono sei anni che aspetti questo momento….

GELSA – La vuoi un pezzo di schiacciata Pasqualina?

Milla saluta tutte.

ANNA – Lo hai preso il libro?

MILLA – Quale libro?

ANNA – Il libro del..marinaio.

MILLA – Sì, Anna, grazie. (a Saverio) Vengo, vengo subito… (guarda la casa per l’ultima volta e scappa via verso il pubblico).

Le donne restano ammutolite a guardarla andare via. 

ANNA – Addio… Milla.

Musica.


EPILOGO
Una nuova vita, un giorno qualsiasi del 1950.

Gelsa e Anna sedute al tavolo sfogliano una rivista. Non hanno più le pezzine in testa e hanno i capelli sciolti. Domenica cammina avanti e indietro riordinando delle cose nel semicerchio.

DOMENICA – Ragazze, non avete ancora fatto niente?

ANNA – Sei stata in paese?

DOMENICA – Sì, Anna. Rigutino non è più la stessa. Forse Antonio ci ha trovato qualcosa, è una casa piccola, ma accogliente, e in tre ci stiamo bene. Domani andiamo tutte a vederla.

GELSA – Io voglio restare qui.

DOMENICA – Smettila Gelsa. Questa casa la dobbiamo lasciare. E’ venuto il momento. Vedrai che a Rigutino ci staremo bene. (pausa) Ho visto la Milla.

Anna e Gelsa smettono di sfogliare le riviste.

DOMENICA – Vi manda tanti baci. Vuole che passiamo a trovarla. Ha insistito tanto perché salissi da lei… ma era tardi. Magari un’altra volta… andiamo tutte quante, insieme, prima che si spostino a Firenze.

GELSA – Con Saverio… come va?

DOMENICA – Lei dice che va bene.

ANNA – Ma tu non ci credi, vero?

DOMENICA – Io non credo più a niente, ragazze. La vita è sua. Non sono affari nostri.

GELSA – (guardando il giornale) ma com’è bello Clarke Gable…Quand’è che andiamo in America?

ANNA – Clarke Gable sta lì ad aspettare Gelsa. (a Domenica) A che ora vengono?

DOMENICA – Tra poco. Ragazze, aiutatemi a dare una sistemata alla casa, che poi Bestemmino se la prende con noi.

ANNA – Non si è più fatta vedere. In cinque anni. Una volta sola…

DOMENICA – Ha avuto molte cose da fare, ricominciare tutto…

ANNA – sì, sì, lasciamo stare. Gelsa, aiutami, diamo una pulita.

DOMENICA – Sono stranieri…inglesi, o americani, si sono innamorati di questa collina. Hanno detto che un posto così non lo avevano mai visto. E ci credo! Ma dove lo trovano un posticino come il nostro Lappeggi? Ma cambiare ci farà bene, una nuova vita ragazze, e anche Rigutino è un bel paesetto. La gente… sta dimenticando.

ANNA – Già, sta proprio dimenticando…

DOMENICA – ( a rimprovero) Anna!

ANNA – Scusami.

DOMENICA – E poi la collina non scappa. Vedrai, Gelsa, quanti Clarke Gable troverai a Rigutino. Magari vi sposate e vi trovate una bella cascina in collina. Anche Bestemmino si è fatto un bel ragazzo…

GELSA – Mannaggia Domenica ma sei impazzita? Ma l’hai visto bene?

ANNA – ha ragione la mamma. Il tempo passa… Le cose cambiano… Dobbiamo accettarlo.

GELSA – Io non mi muovo da qui.

DOMENICA – Non dire scemenze. Alzati e fai qualcosa!

Gelsa si alza sbuffando e si mette ad aiutare Anna.

ANNA – (mentre spazza trova un libro. Lo prende e lo apre) Il libro… “Ormai è giorno, e ci siamo svegliate. Quando qualcuno entrerà da quella porta tutto questo finirà. Fino ad allora proviamo a credere che tutto questo sia stato solo un lungo sonno che abbiamo dormito. Ormai è giorno. Tutto sta per finire. Di tutto questo resta, sorella mia, che voi sola siete felice, perché voi sola credete nel sogno.”

DOMENICA – Ragazze… venite fuori.

Si mettono tutte in proscenio. All’”esterno”.

DOMENICA – Guardate che sole.

GELSA – Splende sempre il sole…

ANNA - Sulla nostra collina.

DOMENICA – Sole… sulla collina.

Si sentono come in lontananza le voci di Milla, Anna, Gelsa, Domenica che cantano “Voglio vivere così”: le voci del ricordo. Le voci del passato.

Sipario


FINE