SOLO, NELLA PACE DELLA SERA
di
GIOVANNI TESORIERE
1996
(Prima versione 1986)
Da
"La preghiera di un sacerdote
la domenica sera"
di
Michel Quoist
PERSONAGGI
SALVINO sagrestano
LUIGI LANFRANCHI parrocchiano
RENATO BANDOLO altro parrocchiano
ADELE MARINI giovane universitaria
PADRE ANDREA parroco
UMBERTO VALLE suo amico d’infanzia
In una qualsiasi città italiana. Oggi.
Una domenica sera
L’interno di un ufficio parrocchiale. Al centro una scrivania con delle sedie; sulla scrivania un lume, un telefono, un’agenda e alcuni fogli sparsi. Dietro, scaffali pieni di libri e carte; e una credenza a vetri con oggetti vari. Alle pareti immagini sacre e un grande crocefisso di legno. Dalla porta posta sulla destra si accede alla chiesa, da quella sulla sinistra alla sacrestia.
Al levarsi della tela, entrano dalla destra Salvino, il sagrestano (un uomo sulla sessantina, vestito in modo alquanto modesto, ma ordinato, con una grande sciarpa attorno al collo, ricadente dietro la schiena) e Lugi Lanfranchi, un parrocchiano (un uomo sulla quarantina, vestito distintamente). L’uno e l’altro hanno nelle mani dei foglietti di messa.
SCENA PRIMA
Salvino e Lanfranchi
SALVINO - Non va, non va. Bisogna provvedere in qualche modo.
LANFRANCHI - E come?
SALVINO - Non lo so. Ma così non si può andare avanti.
LANFRANCHI - Si potrebbe incaricare qualcun altro di raccoglierli.
SALVINO - Non è questo. A raccoglierli ci vuol poco.
LANFRANCHI - E allora?
SALVINO - Vede, vede come li riducono? Guardi qua: una barchetta,addirit-
tura! ( Mostra a Lanfranchi una barchetta di carta, traendola da mezzo ai foglietti)
LANFRANCHI - ( Sorridendo ) Povero Salvino.
SALVINO - Povero Salvino, davvero! Non capirò mai perchè facciano così. Forse per leggere le parole dei canti, c’è bisogno di strapazzarli a questo modo? Ora, vede, se non li sistemo come dico io, mi danno fastidio, mi fanno star male, ecco. Allora li riapro uno ad uno, li svolgo, li stiro ben bene col palmo della mano, raddrizzo i lembi piegati...Ma ci vuole tempo. Sapesse quanto. E se Padre Andrea mi dice: "Salvino, perchè non fai questo o quello?", io che gli rispondo, che sto qui a riordinare i foglietti? Eh,no. Mi par di sentirlo: "Lascia stare i foglietti e pensa ad altro!" Perciò dicevo che così non si può andare avanti.
LANFRANCHI - Tu sei troppo preciso, coscienzioso: lo sappiamo tutti, e ti vogliamo bene anche per questo.
SALVINO - Oh, adesso mi vuol confondere.
LANFRANCHI - E’ la pura verità. ( Porge a Salvino i foglietti che ha in mano)
Squilla il telefono.
SALVINO - ( Alzando il ricevitore ) Sì? Parrocchia di Sant’Agata. Dica...No, no, il segretario non c’è...è già andato via...domani, sì domani, lo può trovare... anche a quest’ora... Chi? Ben...Benvegna? Bentivegna. Ah,ecco. ( Prende un appunto ) Non lo so. Questo non lo so. Va bene, ho segnato. Stia tranquillo. Buona sera. (Abbassa il ricevitore ) Che pretese! Cercare il segretario...in un giorno festivo!
LANFRANCHI - (Avvicinandosi a Salvino) Di’, hai notato che da qualche tempo Padre Andrea è...sì, insomma... un po’ giù di corda? Che cos’ha? Stasera, durante la messa, ha avuto un momento di smarrimento, di sbandamento, come se...come se stesse per svenire. Si è scolorito in viso...bianco, bianco...come la tovaglia dell’altare...e ha vacillato anche... impercettibilmente... Ma io me ne sono accorto. Mi ha fatto una certa impressione.
SALVINO - Lo conosco io il male di Padre Andrea. Lavora troppo. Ora con i catechisti, ora con i gruppi giovanili... e messe, e confessioni, e prime comunioni, e battesimi, e matrimoni... Tutto da solo! Ci vorrebbe un vice, come Padre Angelo. Ricorda? Ma già, sono più di due anni ormai che è stato trasferito e ancora non è venuto nessuno a rimpiazzarlo. E poi... con la situazione che c’è qui in parrocchia... Lei mi capisce. Come potrebbe non risentirne? ( S’interrompe davanti a un messale aperto su un leggio; il messale che probabilmente è stato usato nella funzione da poco terminata) E’ sempre la stessa storia, la stessa storia. Ma ci vuole tanto a spostare il segnale dopo ogni lettura? Nessuno ci bada, e poi nascono i pasticci. (Sposta il segnale in avanti di qualche pagina) Dicevamo? Ah, sì di Padre Andrea...
LANFRANCHI - Già, dovrebbe pensare un po’ anche a se stesso, per il bene suo
e di tutta la comunità.
SALVINO - Glielo dico sempre, ma non mi sta a sentire. Dovrebbe concedersi almeno una settimana di riposo. La sua presenza qui è necessaria, non dico di no, ma a tutto c’è un limite. Non potrà reggere ancora per molto a un ritmo del genere. Gli parli anche lei, signor Lanfranchi: chissà che non riesca a convincerlo.
LANFRANCHI - Lo farò, certo... Non questa sera, però. Ho poco tempo ( Pausa) Padre Andrea ha una sorella. Non potrebbe intervenire anche lei?
SALVINO - Povera donna, è stata qui qualche giorno fa, ed ha insistito più volte, in mia presenza, perchè andasse per un po’ di tempo da lei in campagna. Un po’ d’aria pura, qualche passeggiata, una certa dieta... Macchè! Una testa più dura di quella di un mulo. "Sì,va bene...vedrò...se sarà possibile..." Non vorrei che si persuadesse troppo tardi.
LANFRANCHI - Speriamo di no. In fondo, è giovane e pieno di risorse.
SALVINO - Ma se continua così...non so...
LANFRANCHI - Beh, Salvino, te lo giuro. Dalla prossima settimana mi darò da fare.
SALVINO - Bene. Non vedo l’ora che si decida a fare le valige; un libro di meditazioni sotto il braccio e, sotto l’altro, una bellissima sedia a sdraio... ( s’interrompe nuovamente; si abbassa sulla scrivania traguardandone il piano; vi passa sopra un dito e lo ritrae osservandolo; poi vi soffia sopra ) Una spolverata ci vuole, a fondo. Domani, di primo mattino...
SCENA SECONDA
Salvino, Lanfranchi e Bandolo
Entradalla destra Renato Bandolo, altro parrocchiano: un uomo di mezza età, piuttosto basso e grassoccio; indossa un impermeabile chiaro ed ha fra le mani un berretto.
BANDOLO - Scusate. Ho lasciato qui l’ombrello? Non posso andarmene così. Fuori diluvia.
SALVINO - E’ lì, signor Bandolo ( indica in direzione della scrivania ) Mi ero proprio chiesto di chi fosse.
BANDOLO - Meno male. ( Va a prendere l’ombrello, poi volgendosi a Lanfranchi) Luigi, hai sentito?
LANFRANCHI - Dici della predica?
BANDOLO - Sì,molto chiara...senza mezzi termini... Chi ha da intendere,intenda!
LANFRANCHI - Non chi pensi tu.
BANDOLO - Ci risiamo.
LANFRANCHI - Lascia stare. Te l’ho detto cento volte.
BANDOLO - Non vorrai mica mettere Anselmi...
LANFRANCHI - ...con Luciani?
BANDOLO - Appunto. C’è una bella differenza...
LANFRANCHI - ... in favore di Luciani.
BANDOLO - Parli così perchè non sai cosa c’è sotto. Non sai tutto.
LANFRANCHI - Credo, invece, che non lo sappia tu.
SALVINO - ( Facendo dei cenni verso la sagrestia ) Per favore, per favore...
BANDOLO - ( A Lanfranchi ) Se continuate a proteggere Luciani, la barca
andrà alla deriva.
LANFRANCHI - Non sono d’accordo. Luciani ha i suoi difetti, come tutti del resto, ma è un elemento valido, efficiente... Anselmi lo invidia, è chiaro, ma non sarebbe capace di sostituirlo nemmeno per un’ora.
SALVINO - ( Agitando le mani ) Abbassate la voce, non fatevi sentire!
BANDOLO - Hai ragione, Salvino. E’ inutile discutere. Ormai si sono formati due partiti. Chi appartiene all’uno, chi all’altro.
LANFRANCHI - Luciani non ha nessuna colpa. Se Anselmi non facesse tanto fracasso, non ci sarebbero dei... partiti. Staremmo tutti in pace.
BANDOLO - Eh,già! Se non trovasse più opposizione, sai che cosa farebbe il tuo Luciani? Nel giro di una settimana si accaparrerebbe tutti gli incarichi, rimarrebbe solo a comandare. Bontà sua, lascerebbe a Padre Andrea di dir mesa. Luciani appartiene a quel genere di persone, che considerano il servizio per la chiesa non come dovrebbe essere, un servizio appunto, ma come un’investitura, una partecipazione al potere.
SALVINO - ( Alludendo a Padre Andrea ) Vi prego, non vorrei che venisse all’improvviso...
BANDOLO - Per fortuna il parroco conosce la situazione e vi porrà rimedio. La predica di stasera era diretta contro Luciani...e chi lo sostiene.
LANFRANCHI - Contro Luciani? Ma se erano evidenti i riferimenti ad Anselmi.
BANDOLO - Se ti piace credere così, fai pure. Ma ti sbagli ( Guarda l’orologio) Mio Dio, s’è fatto tardi. Ora devo proprio scappare. Ciao, Salvino...Ciao,Luigi...e ( con tono persuasivo ) dammi retta: guardati da Luciani! ( Esce dalla destra, mentre Lanfranchi scuote ancora il capo in segno di disapprovazione ).
SCENA TERZA
Salvino,Lanfranchi e Marini
Entra dalla destra Adele Marini, una ragazza sui vent’anni, abbastanza piacevole d’aspetto, ma vestita molto dimessamente e senza trucco. Dall’aria, dal tono della voce trapela una qualche agitazione, nonostante gli sforzi, evidenti, di contenerla.
MARINI - ( A Salvino ) ‘Sera. C’è Padre Andrea?
SALVINO - Buona sera. Sì. Padre Andrea è di là. Ha appena finito di celebrare e si sta cambiando.
MARINI - Gli devo parlare.
SALVINO - Sarà qui tra poco.
MARINI - Attenderò.
SALVINO - Scusate solo un momento. Vado a spegnere qualche luce in chiesa e ritorno. ( Esce dalla destra )
SCENA QUARTA
Lanfranchi e Marini
LANFRANCHI - ( Dopo qualche istante di silenzio ) Anche lei parrocchiana?
MARINI - Io? No.
LANFRANCHI - Ah, dicevo. Mi pareva di non averla mai vista prima. Sa, qui l’ambiente è piccolo e ci si conosce un po’ tutti.
MARINI - Faccio parte di un gruppo di universitari che Padre Andrea segue da diverso tempo. Noi, però, non frequentiamo questa chiesa; abbiamo la nostra sede.
LANFRANCHI - Ah,ecco. Permette? Luigi Lanfranchi ( Le porge la mano ).
MARINI - ( Stringendogliela ) Marini...Adele Marini.
LANFRANCHI - Universitaria, dunque. E quale facoltà?
MARINI - Lettere.
LANFRANCHI - Lettere. Interessante...
MARINI - Veramente non può dirsi che ne tragga molto profitto.Un esame ogni tanto, e voti alquanto modesti. Non so neanch’io perchè insistaa studiare.
LANFRANCHI - Nella vita ci sono questi momenti, ma poi si superano e si dimenticano. Vedrà che un giorno non le mancheranno le soddisfazioni. ( Cambiando tono ) E così Padre Andrea si occupa anche degli universitari. Non lo sapevo. Ma già, c’è cosa che quell’uomo non faccia?
MARINI - ( Interrompendo la conversazione sostenuta a fatica) Approfitterò dell’attesa per pregare un po’, di là ( Quasi tra sè e sè ) se ci riuscirò. Con permesso (Esce dalla destra).
SCENA QUINTA
Lanfranchi e Padre Andrea
Entra dopo qualche secondo dalla sinistra Padre Andrea. E’ un uomo sui trentacinque anni, alto e magro. Il viso molto pallido è incorniciato da una barba sottile. Indossa un maglione nero e dei pantaloni grigiofumo.
LANFRANCHI - Buona sera, Padre Andrea.
PADRE ANDREA - ( Sistemandosi le maniche del maglione ) Ciao,Luigi. Ancora qui?
LANFRANCHI - Solo per un minuto. A casa mi aspettano...e poi c’è di là quella ragazza...
PADRE ANDREA - Quale ragazza?
LANFRANCHI - Quella che ora è in chiesa e che vuole parlarle. Mi pare che si chiami...Martini...o Marlini...non ricordo bene. E’ una studentessa di lettere.
PADRE ANDREA - ( Facendo uno sforzo di memoria, che trapela dall’aggrottamento della fronte ) Ma sì...Marini...deve essere Adele Marini.
LANFRANCHI - Beh, posso complitementarmi con lei per la predica di stasera?
PADRE ANDREA - Hai sentito?
LANFRANCHI - Eccome! Ci voleva proprio. Ora Anselmi è sistemato per le feste!
PADRE ANDREA - ( Trasecolato ) Ma che dici?
LANFRANCHI - ( Senza cogliere la mutata espressione del parroco ) Lucani ha bisogno di appoggio in questo momento. Ci vogliono parole chiare, come quelle che lei ha pronunciato stasera...e che io aspettavo da diverso tempo...
PADRE ANDREA - ( Con aria addolorata ) Ah, è così? Allora si vede che non mi sono spiegato affatto o che ciascuno qui dentro interpreta il mio pensiero a modo suo!
LANFRANCHI - Veramente...pensavo che avesse voluto dare una lezione ad Anselmi...Non mi dirà che si riferiva a Luciani...
PADRE ANDREA - ( Visibilmente agitato ) Anselmi! Luciani! Non ne posso più. Dovete finirla con questa storia. Il mio rimprovero era diretto a tutti. A tutti, capito? Ma evidententemente non è stato compreso.
LANFRANCHI - Non me ne voglia, se dico questo: non si conclude nulla accomunando tutti nell’errore, facendo di ogni erba un fascio. E’ meglio isolare chi ha delle responsabilità.
PADRE ANDREA - Luigi mio, ognuno ha delle responsabilità. Quella maggiore di tutte è di essere dei cristiani, dei cristiani veri, coerenti. Non a parole, chè tutti sono capaci di aprire e chiudere la bocca, ma nei fatti. Sono i fatti che contano. A che cosa servono preghiere e devozioni, delle quali perfino l’aria qui è satura, se poi ci si abbandona a pettegolezzi, rivalità, invidie? Non si costruisce così una comunità. Si rimane sepolcri imbiancati!
LANFRANCHI - Forse lei è un po’ troppo severo. Le cose comunque possono cambiare.
PADRE ANDREA - Devono cambiare. Altrimenti, non mi rimane che cercare, al fondo di tanta miseria, il senso della mia stessa missione. Sì, perchè per ottenere proprio l’opposto di ciò che ora sto raccogliendo, io ho dato tutto me stesso, ho rinunziato a tante cose... Di fronte ad atteggiamenti come quello di Anselmi, di Luciani e di tanti altri, persone tra le più vicine, tra le più impegnate, provo un grande sconforto, un vuoto, una assoluta inutilità...
LANFRANCHI - Non dica così.
PADRE ANDREA - In un simile stato di cose, come posso considerare la mia vita, se non come una barca alla deriva, una bandiera stracciata... ( con esitazione e a bassa voce ) ...come una strada sbagliata...e chissà?... senza ritorno!
LANFRANCHI - Non si amareggi in questo modo. E’ un brutto periodo. Passerà... ( Guardando l’orologio ) Non vorrei lasciarla proprio ora...ma s’è fatto tardi...devo andare.
PADRE ANDREA - Vai, vai, Luigi. Ci vorrebbe ben altro tempo per questo discorso.
LANFRANCHI - Lo riprenderemo. Dobbiamo riprenderlo.
PADRE ANDREA - Va bene. Passando dalla chiesa, ti dispiace dire a quella ragazza che può venire?
LANFRANCHI - No di certo. Arrivederla.
PADRE ANDREA - Ciao,Luigi. Lanfranchi esce dalla destra.
SALVINO - ( Entrando dalla destra) Quasi dimenticavo, padre Andrea. Hanno telefonato i Bentivegna per il battesimo ( padre Andrea pare non sentirlo, assorto com’è nei suoi pensieri) Dico, i Bentivegna...per il battesimo di domenica prossima.
PADRE ANDREA - ( Riscuotendosi ) Che cosa? Ah,sì! Ma...domenica prossima non posso: c’è il ritiro. Bisogna spostare il giorno e avvertirli. Ricordami domani dirlo al segretario.
SALVINO - L’appunto è lì, sul tavolo. Si deve pensare anche al matrimonio Giacchetti-Rosselli.
PADRE ANDREA - Ma non è per domenica.
SALVINO - Lo so, però ho sentito dire che attendono una data per la prova in chiesa.
PADRE ANDREA - ( Consultando l’agenda) Si potrebbe fissarla per giovedì venturo, alle 17, dopo le prove di canto...o sabato mattina. Meglio sabato mattina ( prende un appunto e richiude l’agenda). Senti, Salvino, se per ora non hai altro da fare, puoi raccogliere i fiori secchi da tutti i vasi. Ce ne sono tanti dappertutto e fanno tanto trisezza...
SALVINO - Ha ragione, padre. Va bene. provvedo subito ( esce dalla destra).
Scena Settima
Padre Andrea, Marini, poi Salvino
MARINI - ( Entrando dopo qualche istante, con aria cupa) Buona sera. Disturbo?
PADRE ANDREA - Ma che dici? Entra pure. Come mai da queste parti e con questo tempaccio?
MARINI - Ho sentito il bisogno di parlarle.
PADRE ANDREA - ( Indicandole una sedia) Su, siedi... E, dunque?
MARINI - (Siede, sempre agitata, dopo un lungo silenzio) No, così non posso...non potrei mai...
PADRE ANDREA - In confessione? Andrebbe meglio?
MARINI - In confessione, sì...credo di sì...
PADRE ANDREA - ( Si alza, prende una stola, se la pone attorno al collo e si siede vicino alla Marini, inclinando il capo verso di lei) Ecco, sono pronto. In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Il Signore che illumina con la fede i nostri cuori ti dia una vera conoscenza dei tuoi peccati e della Sua misericordia. Coraggio,
dimmi.
MARINI - ( Esitante ) Non è facile, sa? Davvero, non è facile. Sono molto agitata. Vorrei tanto liberarmi di questo peso, ma non ho la forza necessaria.
PADRE ANDREA - Di che si tratta? Non temere. Nostro Signore sa già tutto e tutto è disposto a perdonare.
MARINI - Ma questo, non so... Forse per Lui è l’offesa più grave...
PADRE ANDREA - Fammi capire.
MARINI - ( Esplodendo ) Non posso, non posso! Basta. Non voglio confessarmi più ( si alza di scatto e fa come per andar via) Ho sbagliato a venire qui stasera.
PADRE ANDREA - ( Alzandosi a sua volta e trattenendola per un braccio ) Ma, in nome di Dio, che fai? Questo è un sacramento!
MARINI - E io non voglio profanarlo.
PADRE ANDREA - Lo profani, invece, se fai così; se metti in dubbio la bontà divina. Non c’è peccato, per quanto grave, che non possa essere perdonato, perchè l’amore di Dio è tanto grande da annullare ogni colpa umana. E’ come...come gettare dall’alto un sassolino, piccolo così, in una cascata immensa: sparisce subito alla vista. ( Riconduce la Marini a sedere e siede nuovamente anche lui ) Solo la disperazione, il dubbio ci possono perdere. Scacciali dalla tua mente e dal tuo cuore. Fatti umile davanti al Padre e otterrai da Lui il perdono, la pace, la grazia, di cui hai bisogno per continuare a vivere, a vivere bene.
MARINI - ( Fra le lacrime ) Veda lei se lo merito... Ecco... Forse sarebbe stato meglio che non l’avessi incontrata mai...
PADRE ANDREA - ( Sorpreso ) Me, dici?
MARINI - Sì, proprio...Invece, è successo.... un anno fa, nella saletta dell’Oratorio, quando è venuto a parlarci del terzo mondo.Forse lei non ricorda neppure, ma io sì: ho sempre presente quel giorno. Venivo per la prima volta, invitata da un’amica. "E’ un bravo predicatore - mi aveva detto - persona colta, intelligente. Non perdere l’occasione". E difatti non l’ho perduta. Mi trovavo in mezzo a tanta gente che allora non conoscevo, spaesata, intimidita. Non parlavo neppure; temevo si capisse che non ero dell’ambiente. Appena l’ho vista entrare, sorridente, circondato da tanti ragazzi, ho avuto come... come un tuffo al cuore...mi sono sentita turbata. Nei giorni seguenti il turbamento è diventato agitazione, angoscia, tormento. Ho cercato di reagire con tutte le mie forze, di allontanare da me... certi pensieri... Ma invano. Il suo volto, i suoi occhi sono sempre davanti a me; mi seguono dovunque vada, dovunque mi trovi. E attendo con trepidazione che venga il giovedì. No, non per la riunione; ma solo per rivederla...Da una settimana all’altra vivo così, in preda ai miei sogni, alle mie fantasie... Non sono più in pace nè con me stessa nè con gli altri. Tante volte ho pensato di confidarle questo... questo mio sentimento, se non altro per liberarmi di un peso, che sopporto da sola e da troppo tempo , ma non sono mai riuscita a decidermi, pensando che fosse illogico, assurdo! Questo pomeriggio, però, la tensione ha raggiunto il culmine. Credevo di impazzire. E sono corsa fin qui, sotto la pioggia, col cuore in tumulto, per vederla, per parlarle, per dirle... oh,Dio! ( si copre il volto con le mani ). Ora sa tutto, e vorrei che il pavimento si aprisse sotto i miei piedi, e che una voragine mi inghiottisse... per sempre...
PADRE ANDREA - ( Visibilmente scosso ) Oh, Dio! ( Dopo una breve pausa) Non mi sarei mai aspettato una cosa simile: fare del male a una creatura come te, senza saperlo, senza averne la minima percezione... Se fra noi due c’è chi ha bisogno di essere aiutato dal Signore, quello sono io.
MARINI - Non dica di più...non aggravi il mio disagio...
PADRE ANDREA - Tu non devi sentirti minimamente in colpa. Devi solo cercare di superare questa difficoltà, affidandoti a Chi solo ti può salvare.
MARINI - ( Piangendo ) Proverò...vedrò... Sono sosì meschina...
PADRE ANDREA - Lui ti proteggerà, ti darà la forza necessaria per superare la prova, per ritrovare la pace.
MARINI - E se non fosse solo un’infatuazione momentanea? Se questo sentimento non potesse mai più sradicarsi dalla mia anima? Che ne sarebbe di me? ...infelice, per tutta la vita...
PADRE ANDREA - In questo caso, dovresti accettare il peso della rinuncia; dovresti
rassegnarti...
MARINI - Ma come si fa a seppellire l’amore?
PADRE ANDREA - Non si tratta di seppellirlo, ma di sublimarlo. Anche nell’amore
vi è una scala, sai. Più si sale, più l’amore si fa bello, si fa gran-
de... su, su fino alla totale alienazione di sè, fino alla santità.
L’amore che sopporta il sacrificio è di qualità migliore rispetto
all’amore, che si nutre di possesso.
MARINI - Non è facile entrare in questa dimensione.
PADRE ANDREA - So che non è facile. Possono esservi difficoltà e sofferenze lungo
la salita, ma ciò non impedisce che si raggiungano , di gradino in
gradino, mete più alte. Voglio credere, tuttavia, che nel tuo caso
non vi sia bisogno di una simile esperienza. Un giorno, spero non
non troppo lontano, quando magari avrai incontrato qualcuno che
vorrà e potrà rispondere al tuo amore, tutto questo ti apparirà in
modo molto sbiadito,confuso, come una storia che non ti apparten-
ga. A quel momento devi tendere con tutte le tue energie, sorretta
dalla fede e dalla preghiera.
MARINI - ( Come sopra ) Le sue parole sono come un balsamo sulle ferite
della mia anima. Posso...posso sperare nell’assoluzione?
PADRE ANDREA - Certamente. E io posso sperare nel tuo perdono?
MARINI - Perdono? Di che?
PADRE ANDREA - Di averti procurato, sia pure involontariamente, tanta soffe-
renza; di avere mancato, forse, della dovuta attenzione,della
dovuta prudenza...
MARINI - I suoi scrupoli mi mortificano e mi addolorano ancora di più.
Non lo deve neppure pensare...
PADRE ANDREA - Sei una gran brava ragazza. Che Dio ti benedica.
MARINI - Un’ultima cosa.
PADRE ANDREA - Sì?
MARINI - Finita la confessione, me ne andrò in silenzio, senza neppure
salutare. E farò in modo...di non rivederla mai più...
PADRE ANDREA - Va bene.Se lo vuoi... tutto finisce qui. Atto di dolore.
MARINI - ( Asciugandosi le lacrime, abbassa il capo)
PADRE ANDREA - Dio Padre di misericordia, che ha riconciliato a sè il mon-
do nella morte e resurrezione del Suo Figlio, e che ha effuso
lo Spirito santo per la remissione dei peccati, ti conceda, me-
diante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace; e io ti
assolvo dai tuoi peccati, in nome del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo.
MARINI - Amen. ( Si alza ed esce quasi correndo dalla destra; urtando
Salvino, che entra dalla stessa parte, gli fa cadere alcuni fiori
secchi dalle mani).
SALVINO - Ih! Che furia! E’ proprio vero: chi dice donna, dice danno!
( Raccoglie da terra i fiori ) Ce n’erano più di quanti pensassi.
Vado a gettarli ( scuote la testa ed esce borbottando dalla
sinistra).
SCENA OTTAVA
Padre Andrea, solo
Si alza lentamente; si toglie la stola e l’adagia sulla scrivania; dopo un lungo sospiro, si volge al crocefisso appeso alla parete di fondo
PADRE ANDREA - Dio mio, Dio mio.
Se n’è andata più sollevata; era evidente.
Io, invece...è come se avessi assorbito la sua stessa inquietudi-
ne, la sua stessa agitazione... e non c’è chi mi aiuti.
Anche stasera sono solo, come sempre.
A poco a poco nella chiesa si va spegnendo ogni rumore.
Non c’è più nessuno...tranne Salvino, povero Salvino...Ma tra
poco se ne andrà anche lui.
E scenderà su ogni cosa il silenzio,
il silenzio più profondo.
Io rientrerò a casa, solo.
Come ogni domenica sera, incontrerò tante persone
che tornano in fretta nelle loro dimore.
Passerò davanti al cinema che sforna la sua porzione di folla.
Passerò davanti ai caffè, in cui i passanti, stanchi, cercano di
prolungare la gioia di vivere una domenica di festa.
Urterò dei bambini che si rincorrono sotto la pioggia.
I bambini, Signore,
i bambini degli altri, che non saranno mai i miei.
Eccomi, Signore,
ancora una volta solo.
Anche oggi ho finito il mio lavoro,
e la quiete mi opprime,
sì, mi opprime.
Signore, ho trentacinque anni,
un corpo fatto come gli altri,
un cuore riservato all’amore,
ma Ti ho dato tutto...tutto...
anche la tenerezza di una donna,
anche il suo sorriso, anche le sue lacrime.
E’ vero, Tu avevi bisogno di me,
e io Ti ho dato tutto, ma è duro, Signore.
E’ duro dare il proprio corpo: vorrebbe darsi ad altri.
E’ duro amare tutti e non serbare alcuno.
E’ duro stringere una mano senza volerla trattenere.
E’ duro veder nascere un affetto, e donarlo a Te.
E’ duro non essere niente per sè per essere tutto per loro...
... loro, che spesso sono dei falsi, sono degli ingrati,
loro che non ti comprendono, che ti fanno del male.
E’ duro andare incontro agli altri, senza poter rifiutare di
accoglierli e di portarli, come Anselmi, come Luciani, anche
quelli che ti tradiscono.
E’ duro trascinare gli altri e non mai potere,
anche un solo istante, farsi trascinare.
E’ duro essere solo,
solo davanti a tutti,
solo davanti al Mondo.
Sì, Signore,
sento ciò che Tu mi dici:
Figlio mio, non sei solo,
Io sono con te,
Io sono te,
perchè avevo bisogno di un’umanità
in sovrappiù per continuare la Mia
Incarnazione e la Mia Redenzione.
Dall’eternità Io ti ho scelto,
ho bisogno di te.
Ho bisogno delle tue mani
per continuare a benedire,
ho bisogno delle tue labbra
per continuare a parlare,
ho bisogno del tuo corpo
per continuare a soffrire,
ho bisogno del tuo cuore
per continuare ad amare,
ho bisogno di te
per continuare a salvare.
Resta con me, figlio mio.
Tutto ciò è molto vero e molto bello,
ma è anche tanto tanto duro, Signore.
SCENA NONA
Padre Andrea e Salvino
SALVINO - ( Entrando dalla sinistra ) Per questasera credo di aver finito.
Padre Andrea, chiude lei o chiudo io?
PADRE ANDREA - Vai, vai pure. Chiuderò io tra poco.
SALVINO - Mi raccomando le luci. Stacchi l’interruttore centrale. Allora,
arrivederci, a domani.
PADRE ANDREA - Ciao Salvino, a domani.
Salvino esce dalla destra
SCENA DECIMA
Padre Andrea e Valle
VALLE - ( Da fuori ) E’ permesso? Si può? ( Subito dopo entra dalla de-
stra. E’ un uomo sulla trentina; ha delle brutte occhiaie, la bar-
ba incolta; incerto il passo, trascurato l’abbigliamento )
PADRE ANDREA - Chi è ? ( Guardando verso la porta ) Perbacco... ma tu...tu sei...
non credo ai miei occhi... tu sei Umberto! Questa sì che è una sor-
presa, una gran bella sorpresa! Da dove salti fuori, così all’improv
viso, tutto bagnato come un pulcino? Vieni qui, levati la giacca e
falla asciugare sulla sedia. Tieni...tieni il fazzoletto...
VALLE - Giravo per la città, senza meta. Giunto qui nei pressi, tutto a un
tratto mi sei venuto in mente e mi son detto: " Andiamo dal
vecchio Andrea, se abbiamo la fortuna di trovarlo". E così...
PADRE ANDREA - ...sei stato premiato; siamo stati premiati tutti e due.Dimmi un po’,
quanti anni sono passati ?
VALLE - Non lo so. Forse dieci, forse più...
PADRE ANDREA - Dieci anni. Che folla di ricordi, tutti in una volta...da non poter
distinguere. Abbiamo giocato assieme, siamo cresciuti assieme...
VALLE - Già, a quei tempi eravamo inseparabili. Dove c’era Umberto c’e-
ra Andrea, e dove c’era Andrea c’era Umberto. Fino a quando
sei entrato in seminario. Lì le nostre strade si sono divise.
PADRE ANDREA - Su, dimmi di te.
VALLE - Beh, ho ben poco da dire. Non ho fatto, come si dice, una bella
riuscita. Tu sei un sacerdote, un parroco credo...
PADRE ANDREA - Parroco, sì.
VALLE - ...e ,dunque, una persona di tutto rispetto. Io, invece...
PADRE ANDREA - Hai conseguito il diploma...di geometra, se ricordo bene.
VALLE - Già, quello. Ricordi bene. Il diploma di geometra! Figuriamoci.
Te lo raccomando quel pezzo di carta! Sai a che cosa mi è ser-
vito?
PADRE ANDREA - A che cosa?
VALLE - A farmi incontrare dei costruttori, uno più imbroglione, uno
più disonesto dell’altro. Non ho potuto rimanere a lungo nei
loro cantieri. Mi veniva il voltastomaco a dover trattare con
quella razza di lupi.
PADRE ANDREA - Povero Umberto. Mi dispiace. E ora?
VALLE - Ora? Niente. Da più di un anno sono...diciamo così...disoccu-
pato. Forse potrei anche lavorare. Ogni tanto mi si presenta
qualche occasione. Ma con le esperienze che ho fatto, ho paura
di ricominciare.
PADRE ANDREA - Tua madre?
VALLE - Sotto terra da diverso tempo. Tiro a campare con quei quattro
soldi che mi ha lasciato.
PADRE ANDREA - Donna Adele! L’ho presente come se fosse qui davanti. Tanto
buona, tanto dolce... Ti sei sposato?
VALLE - Chi? Io? Per carità! Uno come me, senza lavoro e con il guasto
che ha dentro ( si porta la mano al fegato), non può permetter-
si di avere moglie.
PADRE ANDREA - Perchè ti tocchi il fegato? Che hai? Sei ammalato?
VALLE - Cir-ro-si e-pa-ti-ca, si chiama così. Nemmeno tanto brutto co-
me nome. Non trovi? Sai, vivendo da solo, come un cane, col
peso del fallimento, che di giorno in giorno si fa sempre più
intenso...beh, mi sono lasciato andare...
PADRE ANDREA - E allora?
VALLE - Allora ho preso a bere, bere per dimenticare. Si dice così.
Quando il cuore è oppresso, quando pare che ti scoppi per
la disperazione; quando ti guardi attorno nulla più ti invoglia
a vivere...la bottiglia è una grande risors: ti promette, al fondo,
qualche ora di ebrezza, e tu, al fondo, la cerchi, tracannando un
bicchiere dopo l’altro, aggrappato a quest’ultima sponda, finchè
tutto ciò che ti circonda pare dissolversi e nello stordimento ti
acquieti. Così ieri, così oggi e domani, così sempre.
PADRE ANDREA - Ma in questo modo ti distruggi!
VALLE - Già, in effetti, un po’ alla volta sto per farcela. Dice il medico che
nel mio fegato c’è più alcool che in una botte. L’anno scorso sono
riusciti a ricoverarmi. Oh, io non avrei voluto, ma mi hanno raccol-
to da terra, privo di sensi, e così ho dovuto subire. Un’esperienza
spaventosa. In corsia ero in compagnia di gente, che vedeva serpen-
ti sui muri, che gridava di giorno e di notte. Mi hanno rimesso a
nuovo e mi hanno dimesso. Ma lo stesso giorno ho ricominciato.
Per forza caro mio, non posso farne a meno...
PADRE ANDREA - Umberto, Umberto! Ma che follia è questa? Devi smettere, invece;
smettere immediatamente.
VALLE - E per far che? Se avessi coraggio, adotterei mezzi più drastici...
Ma non ce l’ho, purtroppo, perchè sono un vigliacco.
PADRE ANDREA - Ah! Umberto! Se avessi coscienza di ciò che dici! La tua è una
bestemmia contro il creato!
VALLE - Per favore, Andrea, non cominciare con i sermoni. Non intendo
discutere minimamente il mio modo di vedere le cose. Sarà giusto
...sarà sbagliato...non lo so... ma lasciami almeno questo...di essere
arbitro di me stesso.
PADRE ANDREA - Non posso, perchè sono un prete, e perchè sono tuo amico. E’ il
cielo che ti manda qui stasera.
VALLE - Già, il cielo...per farti fare un po’ di straordinario... Finiamola! Si
tratta della mia vita, capisci, della mia vita. E solo io posso dispor-
ne come credo. Certo, se fosse una bella cosa, sai che cosa farei?
Beh, data l’amicizia, te ne darei un pezzettino, tanto per far-
tici trastullare coi tuoi sillogismi e coi tuoi sofismi; ma purtroppo è
una cosa mostruosa, una sofferenza continua, e non posso per-
mettere neanche a te di entrarci, anche per un solo istante, così,
per gioco.
PADRE ANDREA - Me ne guardo bene. Ti parlo solo per amore.
VALLE - Amore, amore... Ecco la parola grossa, grossa come un pallone, di
più, di più... come una mongolfiera...Bum! Ora è scoppiata. E che
cosa è rimasto? Niente, povero Andrea, proprio un bel niente.
Perchè dentro quel pallone c’era solo aria.
PADRE ANDREA - Non c’è solo l’amore umano.
VALLE - Ti riferisci a quello divino?
PADRE ANDREA - Già, anche se a questo punto dubito che tu ne avverta la pre-
senza.
VALLE - Difatti. Come potrei credere in un Dio buono, che mi vuole come
sono: solo al mondo, distrutto nel corpo e nello spirito? Meglio dire
che non esiste.
PADRE ANDREA - No.Meglio tacere. Nel silenzio è più facile ascoltare, più facile
capire... ( si porta improvvisamente le mani al volto e vacilla)
VALLE - E ora che c’è? Che cos’hai?
PADRE ANDREA - Nulla. Non ci badare. Solo un po’ di stanchezza. Ho lavorato
molto oggi e s’è fatto tardi.
VALLE - Forse non avrei dovuto venire. Un miscredente del mio stampo
non dovrebbe mai mettere piede in un posto come questo.
PADRE ANDREA - Che c’entri tu? Ho spesso dei capogiri...ma, ti ripeto, è solo un
po’ di stanchezza...passano subito. Vedi? Ora sto già meglio, mol-
to meglio...
VALLE - Ad ogni modo, è ora di andare. Oggi è domenica, e farò gran festa
con la mia bottiglia.
PADRE ANDREA - Umberto, ti prego...
VALLE - Sì?
PADRE ANDREA - Promettimi una cosa... per la nostra vecchia amicizia...
VALLE - Se posso.
PADRE ANDREA - Cerchiamo di rivederci . Ho ancora tante cose da dirti.
VALLE - Se le gambe mi reggeranno, va bene, tornerò a trovarti... Ma non
farti illusioni. La mia anima è persa, e persa rimarrà.
PADRE ANDREA - Umberto!
VALLE - Dimmi.
PADRE ANDREA - Umberto, ti voglio bene, veramente. Non sono parole; non è solo
"aria", come dici tu. E’ una realtà, una cosa concreta...
VALLE - Anch’io ti voglio bene...se la cosa ha un senso...e per quello che va-
le. Se tornerò...mi offrirai da bere...il vino migliore, diciamo quello
della messa...per ricordare i bei tempi andati e dimenicare il presente.
PADRE ANDREA - Intesi. ( Pausa ) Nel frattempo dove posso telefonarti?
VALLE - Non ho un numero. A che servirebbe? Nessuno cerca me e
nessuno cerco io.
PADRE ANDREA - Dove posso trovarti, allora?
VALLE - Non voglio dirtelo; e guardati bene dallo scoprirlo. Non sarei più
affabile come stasera. Se tornerò, sarò solo io a deciderlo. Addio,
Andrea...e scusami...Anzi, dimenticami.
PADRE ANDREA - Non lo farò mai. Addio, Umberto, e che il Signore ti protegga.
Umberto Valle esce dalla destra. Un tuono.
SCENA UNDICESIMA
Padre Andrea, solo
Ancora scosso dal dialogo con l’amico, misura a grandi passi avanti e indietro la stanza; siede dietro la scrivania, ma subito si rialza; poi si rivolge al crocefisso.
Sì, Signore. Ho capito.
Questa volta ho capito veramente.
Ecco perchè devo rinunziare a tante cose.
Ecco perchè devo rinunziare a me stesso.
Perchè il prossimo
ha bisogno di me.
Ha bisogno del mio tempo.
Ha bisogno delle mie parole.
Ha bisogno del mio conforto.
Ha bisogno del mio amore.
Ha bisogno delle mie mani.
Ha bisogno delle mie viscere.
Ha bisogno di ogni parte di me.
Tu mi hai fatto strumento del Tuo amore
e io non posso rifiutarmi a nessuno.
Tutto di tutti, fino in fondo, e per sempre.
Eccomi, Signore,
ecco il mio corpo,
ecco il mio cuore,
ecco la mia anima.
Concedimi di essere tanto grande
da raggiungere il Mondo,
tanto forte da poterlo portare,
tanto puro da abbracciarlo
senza volerlo tenere.
Concedimi di essere terreno d’incontro,
ma terreno di passaggio,
strada che non ferma a sè, perchè non vi è
nulla di umano da cogliervi
che non conduca a Te.
Signore, stasera, mentre tutto tace
attorno a me,
io Ti ripeto il mio sì,
lentamente, lucidamente, umilmente.
Solo, Signore, davanti a Te,
solo,
nella pace della sera.
Dopo qualche istante, si avvia verso destra e spegne la luce. Buio.
Cala la
T E L A