Sono qui per dirti addio

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L’ORSO ( scherzo in un atto )

febbraio 2011

 


di Mario Pozzoli

1ª rappresentazione:      Buccinasco,   21 gennaio 2012

Auditorium della Fagnana, via Tiziano

Questa commedia è tutelata dalla SIAE    (codice SIAE:  898379A)


TITOLO DELL’OPERA:           Sono qui per dirti addio

                                  (codice SIAE: 898379A)

AUTORE:                                MARIO POZZOLI (da A. Cechov)

GENERE:                                 Atto unico:  travolgente e spumeggiante

DURATA:                                40 minuti (circa)

 

SCENA:                                  Fissa

PERSONAGGI:                        1 donna, 2 uomini

SOGGETTO:                            «Sedurre una donna è cosa che sa fare qualunque imbecille. Saperla lasciare con eleganza, qui si riconosce il vero uomo!» afferma la vedova inconsolabile di questa storia travolgente e scintillante.

                                  Un effervescente atto unico, tratto da un autore dell’800, in una nuova traduzione, riduzione e adattamento agli schemi della moderna commedia comico-brillante.

INFORMAZIONI:                  Mario Pozzoli    cell.  334 3320184


P E R S O N A G G I

01)  ANGELICAEGÓRUŠKA POPŎVA                    -Teatrale-                 

         (Angelica EgòruskaPopòva                                                           (Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio!)

02)  BRǓNOV PĚTROVIC LUBKŎV                     -Un industriale volgare e sanguigno-         

         (BrùnovPétrovicLubkòv                                                                (Perché dovrei arrabbiarmi?)

03)  ADRIÂNOVIC                                                    -Vecchio servitore- 

         Adriànovic                                                                                       (Sarà un bene?)

NIKOLẦJ IVANĚNKO                                              -Il marito deceduto-            

        NikolàjIvanénko


E L E N C O     S C E N E

scena 1         prologo        

scena 2         Brùnov Pétrovic Lubkòv

scena 3         l’archetto

scena 4         il duello

scena 5         le pistole

Per il dettaglio delle musiche, per informazioni, suggerimenti oppure per ricevere una copia del  CD  con TUTTE le musiche originali di scena  (fornita senza alcuna spesa)  contattare l’autore:

Mario Pozzoli  - Tel.  334 3320184


ATTO   UNICO

- Il delizioso piacere di dirsi addio -

N.B.   Le battute in questo carattere si ripetono uguali  (o con minime variazioni)  in tutti e due gli atti unici.

scena  1

prologo

                               - LUCI PALCO

- LUCI SALA  fine

                               Entra Angelica da sinistra. Indossa un abito nero, elegante. E’ bella, messa bene. Però calza ai piedi un paio di ciabattone “da pietà!” e sopra il vestito un golfino o qualcosa sempre “da pietà!”

                               Tiene in mano un violino. Lei è il primo violino dell’orchestra di turno.

                               Angelica si siede, accorda il violino, poi si alza e rivolta agli altri orchestrali, suona una nota sola: è il LA.

                                Si risiede, appoggia il violino in grembo e aspetta.

                               Un applauso...

                               - APPLAUSI  REGISTRATI

                               ...indica che è entrato il direttore e il pianista-concertista.

                               Angelica si alza. Poi il direttore si gira, il pianista prende posto e l’applauso si smorza. Anche Angelica si siede.

                               Angelica risponde al cenno del direttore, che le chiede se sono tutti pronti, con un altrettanto cenno d’assenso e si prepara con l’archetto in posizione.  Un istante di silenzio e:

- CIAIKOVSKJ - CONCERTO PF N.1 OP.23 - 1° MOVIMENTO

                               Ora Angelica (che deve conoscere a fondo il pezzo orchestrale!) suona il violino insieme alla sua immaginaria orchestra.

                               Entra Adriànovic da destra. Guarda la foto del padrone: tenta di sistemarla. Poi, dopo aver osservato per qualche secondo Angelica, la chiama mentre la musica è sempre alta.

ADRIANOVIC -   (urla) Angelica! Angelica Egòruska! Angelica EgòruskaPopòva!!!

ANGELICA -        (urla) Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio! (con un gesto di stizza lascia andare il violino e la musica finisce)

 

ADRIANOVIC -   La quinta di Beethoven!

ANGELICA -        Ciaikovskj!

ADRIANOVIC -   Non l’imbrocco mai!

ANGELICA -        Cosa vuoi, Adriànovic? (depone il violino sul divano)

ADRIANOVIC -   Angelica Egòruska Popòva, signora mia, sbaglia, sbaglia tanto! Così non fa altro che rovinarsi.

ANGELICA -        Adriànovic! Ancora!

ADRIANOVIC -   (mettendo a posto la sedia) E’ primavera: la cameriera è andata (con un gesto significativo) a cercar fragole, il suo gatto se la gode cacciando gli uccellini e lei se ne sta chiusa qui dentro tutto il santo giorno. Sarà un bene?

ANGELICA -        Non ti sopporto più!

ADRIANOVIC -   O suona o rimira la foto del padrone o legge. (prende in mano il libro che c’è sul tavolo) “Alla ricerca del tempo perduto”, di Marcel Proust. E’ bello?

ANGELICA -        Noiosissimo! Cinquanta pagine per raccontare che la mamma non gli ha dato il bacio della buona notte!

ADRIANOVIC -   Vede?Esca, piuttosto! E’ quasi un anno che non esce di casa! Sarà un bene?

ANGELICA -        E non uscirò mai, caro  Adriànovic! La vita non ha alcun senso, tuttavia ogni essere umano vi trova un motivo per vivere, e il mondo va avanti.

                               Ma io di motivi per vivere non ne ho più. (indica la foto. Fatale)

Lui giace nella tomba e io sepolta tra queste quattro mura. Siamo morti entrambi! (esce a sinistra per cambiarsi le scarpe e altro)

ADRIANOVIC -   (mettendo a posto il leggio) Vecchia storia la morte, ma a ognuno riesce nuova! (un tempo, guarda la foto) Ma perché la foto di quel cane e non quella del mio amato padrone?

ANGELICA -        (da fuori, finché non rientrerà) Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio! E’ la millesima volta che me lo chiedi! Ho le mie buone ragioni!

ADRIANOVIC -   Comunque, Angelica Egòruska Popòva, non si dicono cose simili!  «Siamo morti entrambi!» Suo marito è morto, e lei non può farci nulla. Dio ha voluto così. Pace all’anima sua!

ANGELICA -        (da fuori, finché non rientrerà) Pace all’anima sua!

ADRIANOVIC -   Ha pianto. Adesso basta. Non vorrà mica versar lacrime e portare il lutto tutta la vita?

ANGELICA -        (da fuori, finché non rientrerà) Per tutta la vita! 

ADRIANOVIC -   Sarà un bene? No, no! Non ne vale la pena, se lo lasci dire dal suo vecchio domestico, che la ama e la venera come una figlia! (un sospiro)  

                               Ha dimenticato tutti i vicini. Non vuole riceverli. Capirei se non ci fosse gente per bene, ma qui intorno è pieno di uomini, soli, giovani e meno giovani, ma tutti ricchi!

ANGELICA -        (da fuori, finché non rientrerà) Ricca lo sono già!

ADRIANOVIC -   Già. Però lei è bella, fresca come una rosa e non le sarà difficile trovare chi le possa offrire qualche buona, ma onesta, tazza di tè da gustare nel talamo matrimoniale. Il tutto, glielo assicuro, con la benedizione del suo compianto marito Nicolàj Ivanénko, che certamente preferirebbe vederla di nuovo felice e maritata.

ANGELICA -        (rientra. Fatale. Si sprofonda sul divano guardando la foto) Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio! Non parlarmi mai di queste cose! Da quando è morto Nikolàj Ivanénko la vita per me ha perso ogni valore. A te sembra che io sia viva?

ADRIANOVIC -   Sì.

ANGELICA -        E’ soltanto apparenza!

ADRIANOVIC -   Non dica così! Lei è viva e bellissima. Ma la bellezza non è eterna, e quando è passata, allora è tardi!

ANGELICA -        Tanto meglio!    (si gira sul divano e mostra il viso al pubblico) 

                               Sì, lui era... era ingiusto, crudele e persino infedele, ma io con lui ho bevuto la mia prima tazza di tè, e mentre io la bevevo, lui mi guardava... mi adorava... mi venerava... come una regina... come una Venere... posta sull’altare dell’amore. (si gira verso Adriànovic)

                               E allora io gli dimostrerò il mio amore, rimanendogli fedele fino alla tomba!

ADRIANOVIC -   Farebbe meglio ad andare a passeggio, a veder vetrine, a mostrarsi in giro. Cosa c’è di più eccitante per una donna che essere bella, ben vestita e farsi ammirare da coloro che sanno apprezzare?

ANGELICA -        Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio! Adriànovic, vattene!

ADRIANOVIC -   Angelica Egòruska Popòva, la prego, mi dica: «Mio buon Adriànovic, oggi  non ho nulla da fare e quindi fai fare il pieno alla Ferrari in modo che il mio autista Tobia mi porti in giro, a bighellonare senza meta, per godere il mondo!»

ANGELICA  -       Mai! (vede dalla finestra) Guarda, c’è gente al cancello. (si alza. Prende un cannocchiale e lo usa) Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio! (in crescendo) Dov’è il giardiniere? Il cuoco? L’autista?Dove sono i domestici? (isterica) Dove sono tutti?

ADRIANOVIC -   Ora li cerco.

ANGELICA -        Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio! Un uomo!

ADRIANOVIC -   Era ora!

ANGELICA -        Adriànovic, mio fedele Adriànovic! Pensaci tu!

ADRIANOVIC -   Sì, signora. (sta per andare)

ANGELICA -        Dove vai?

ADRIANOVIC -   Ad accogliere...

ANGELICA -        Adriànovic!

ADRIANOVIC -   Sì, signora.

ANGELICA -        Cosa devi fare?

ADRIANOVIC -   Non lo so!

ANGELICA -        Fai entrare!

ADRIANOVIC -   Sì, signora.

ANGELICA -        Ma dì che non ricevo!

ADRIANOVIC -   Sì, signora. (esce a destra)

                              

Angelica siede sul divano, imbraccia il violino e suona.

Dopo 12 secondi smette e gira il viso verso il pubblico.

ANGELICA -        (fatale) Oh, mio amato Nicolàj Ivanénko! I tuoi tradimenti, i tuoi sguardi avidi e smaniosi per le altre sono stati per me un doloroso piacere.

Le tue urla e le tue crudeltà, un piacere tormentoso.

Le tue assenze, un amaro piacere. (riprende a suonare)

Angelica dopo 12 secondi smette e gira il viso verso il pubblico.

ANGELICA -        Ma alla fine ho assaporato un nuovo piacere, il più grande di tutti: il delizioso piacere di dirti... addio!

(riprende a suonare fino alla fine e intanto parla)

Ed io sono qui, sono qui per dirti addio. Ogni giorno. Sempre. E a gustare fino in fondo la gioia che tu sia morto e sepolto e che non potrai più comparirmi innanzi.

                               Sedurre una donna è cosa che sa fare qualunque imbecille.  Saperla lasciare con eleganza, qui si riconosce il vero uomo! 

E tu in questo sei stato un grande: sei crepato!


scena  2

Brùnov Pétrovic Lubkòv

ADRIANOVIC -   (entra da destra. Ha in mano un biglietto da visita che porge ad Angelica)  C’è il signor Brùnov. Brùnov Pétrovic Lubkòv.

ANGELICA -        (lo prende, lasciando violino e archetto sul divano) E chi sarebbe?

ADRIANOVIC -   Non l’ha detto.

ANGELICA -        Non ricevo nessuno!

ADRIANOVIC -   E’ un prepotente...

BRUNOV -           (entrando da destra come se si divincolasse da qualcuno) E lasciami! (vede Angelica. Colpito, ha un momento di imbarazzo)

                               Signora, ho l’onore di presentarmi:Brùnov Pétrovic Lubkòv. Industriale.

ANGELICA -        (con molta calma lo guarda. Si alza e gli tende la mano affinché la baci) Angelica Egòruska Popòva.

BRUNOV -           (guarda la mano, non capisce e poi si decide: gliela stringe)

Vengo subito al dunque, perché non amo perdere tempo.

(togliendo dalla tasca due cambiali) 

Suo marito mi è rimasto debitore di due cambiali.

                               Brùnov gliele mostra.

Angelica sta per prenderle, ma lui l’anticipa ritirando la mano e rimettendo in tasca le cambiali.

ANGELICA -        (lo guarda male) Se mio marito è rimasto suo debitore, naturalmente pagherò.  (dandosi delle arie)  Adriànovic!

ADRIANOVIC -   Comandi, signora.

ANGELICA -        (parla con Adriànovic, ma a favore di Brùnov,  per farsi interessante)

Poiché non ho nulla da fare, fai fare il pieno alla Ferrari e dì a Tobia che mi dovrà portare in giro a godere il mondo.

ADRIANOVIC -   Ora?

ANGELICA -        Sì, ora! Vai!

ADRIANOVIC -   Ora? Sarà un bene? (esce)

BRUNOV -           E poiché invece io ho parecchio da fare, la pregherei di saldarmi subito il debito di suo marito.

ANGELICA -        Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio! Che fretta! Ha aspettato un anno, potrà pur aspettare ancora!

BRUNOV -           Non posso. Domani devo pagare gli interessi alla banca, quindi la pregherei di saldarmi oggi stesso.

ANGELICA -        Purtroppo oggi non dispongo di denaro liquido.

BRUNOV -           Lo trovi!

ANGELICA -        Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio! Come se il denaro crescesse in giardino! La settimana prossima tornerà dalle vacanze il mio commercialista e gli darò ordine di pagarle quanto le spetta.

BRUNOV -           Se domani non pago gli interessi, procederanno ad un sequestro.

ANGELICA -        La settimana prossima avrà i soldi.

BRUNOV -           (alza la voce) I soldi mi occorrono oggi, non la settimana prossima!

ANGELICA -        (alza la voce) Ma oggi non posso pagarla.

BRUNOV -           (urla) Ed io non posso aspettare i suoi comodi!

ANGELICA -        (urla) Lei è un villano! Se ora non li ho, non posso farci niente! (calma) E non urli!

BRUNOV -           (più quieto) Vuol dire che non può pagare?

ANGELICA -        (quieta) Non posso.

BRUNOV -           (facendole il verso) “Non posso.” Ma perché dovrei arrabbiarmi? (facendole il verso)  “Non posso”!

ANGELICA -        Esatto.

BRUNOV -           E’ la sua ultima parola?

ANGELICA -        L’ultima.

BRUNOV -           Ne è certa?

ANGELICA -        Certissima.

BRUNOV -           Ma perché dovrei arrabbiarmi? (un tempo) Io so per certo che la signora i soldi li ha.

ANGELICA -        Crede?

BRUNOV -           Non ho dubbi!

ANGELICA -        Solo gli idioti non hanno dubbi!

BRUNOV -           Ma guarda questa! Con chi crede di parlare? Con suo fratello?

ANGELICA -        (quieta) Non ho fratelli.

BRUNOV -           Questa i soldi li ha, ma non vuole darmeli, per un capriccio da donnetta, e io rischio il fallimento. Ma perché dovrei arrabbiarmi?

 

ANGELICA -        Non si arrabbi, allora!

BRUNOV -           Infatti non mi arrabbio, sono contento!

ANGELICA -        Sono contenta della sua contentezza!

BRUNOV -           (urla) Ho bisogno di quei soldi, subito!

ANGELICA -        Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio... Mi pare di aver parlato chiaro: il mio commercialista la settimana prossima salderà il suo credito.

BRUNOV -           (urla) Io sono venuto da lei, non dal suo commercialista! Che diavolaccio schifoso me ne faccio del suo commercialista?

ANGELICA -        (guardando il biglietto da visita) Egregio... Brùnov Pétrovic Lubkòv. Io non sono abituata a queste espressioni volgari e a questo tono. Lei è un cafone! Un cafone villano! Non voglio più ascoltarla.  (chiama) Adriànovic!  (a Brùnov)  La saluto e la prego di lasciare questa casa!

                               Entra da destra Adriànovic.

ANGELICA -        (uscendo a destra) Accompagna alla porta questo (in modo spregiativo) signore!

BRUNOV -           Ma perché dovrei arrabbiarmi? Cameriere!

ADRIANOVIC -   Comandi.

BRUNOV -           Che tipo è?

ADRIANOVIC -   (indica la foto) Le è morto il marito un anno fa.

BRUNOV -           Quello?

ADRIANOVIC -   No! Quello è un cane.

BRUNOV -           Lo vedo! Ma perché la foto del cane?

ADRIANOVIC -   Dice che ha le sue buone ragioni.

BRUNOV -           (guarda la foto e non capisce) Beh, tutto questo non mi riguarda. Perché non vuole pagarmi?

ADRIANOVIC -   E’ ancora scossa per la perdita e penso non sia nelle condizioni di occuparsi di questioni economiche.

BRUNOV -           Uno è con l’acqua alla gola, gli servono i soldi, e lei non ti paga perché non è nelle condizioni di occuparsi di questioni economiche!

                               Dille che l’aspetto e di qui non mi muovo. E portami da bere!

                               Adriànovic esce a destra.

BRUNOV -           Ecco com’è la logica delle donne: tutto uno svolazzo! Meglio star seduto su un pacco di dinamite piuttosto che parlare con una donna.

Brr!...  Mi basta vedere anche da lontano una di queste poetiche creature che mi vengono i crampi ai polpacci.

ADRIANOVIC -   (entra da destra portandogli da bere) La signora sta male e non vuole più parlare con nessuno.

BRUNOV -           (ironico) Avrà il mal di testa! No, quello l’avrà avuto quando era sposata! Per far dannare il marito.

ADRIANOVIC -   Era il marito che faceva dannare lei.

BRUNOV -           Possibile? Un tipetto simile?

ADRIANOVIC -   Era un donnaiolo.

BRUNOV -           Non sono affari che mi riguardano. E così mi dici che sta male e non riceve! E va bene, padronissima. Io non mi muovo di qui finché non mi dà i soldi.

ADRIANOVIC -   Ma sarà un bene?

BRUNOV -           Certo che lo  è! (urla sempre di più in maniera rozza)

                               Se sta male una settimana, io sto qui una settimana! Se sta male un anno, io sto qui un anno! Io non mi lascio commuovere né dal lutto, né da tutte quelle sue mossettine! (imita) Le conosciamo queste mossettine!   (si stravacca sul divano a gambe divaricate)

                               Mi siedo qui, bello, tranquillo, e aspetto. Perché dovrei arrabbiarmi?


scena  3

l’archetto

ANGELICA -        (entra da destra, aggressiva) Adriànovic, vai.

                               Adriànovic esce a destra.

ANGELICA -        Egregio signore, io sono una donna sola e fragile e non sopporto che si gridi. Lei sta turbando il mio dolore!

BRUNOV -           (non si alza) Paghi, e me ne vado.

ANGELICA -        Gliel’ho già detto chiaro e tondo: adesso non ho né contanti né assegni, dovrà aspettare fino alla settimana prossima.

BRUNOV -           Anch’io ho avuto l’onore di dirle chiaro e tondo che i soldi mi servono oggi. Se oggi non mi paga, domani dovrò impiccarmi.

ANGELICA -        Non sarà una gran perdita!

                               Brùnov si alza colpito dall’insulto. Vorrebbe quasi aggredirla, ma si ferma.

BRUNOV -           Perché dovrei arrabbiarmi?

ANGELICA -        Ma certo che no!

BRUNOV -           In tal caso io resto qui e non mi muovo finché non avrò preso i miei soldi. Pagherà la settimana prossima? Perfetto! E io me ne starò così fino alla settimana prossima. (si stravacca sul divano a gambe divaricate)   Com’è il suo letto?

ANGELICA -        (sta per aggredirlo) Sfacciato, villanzone, sudicio, schifoso!

BRUNOV -           (istintivamente ha preso il violino per difendersi) Calma, calma, era uno scherzo.

ANGELICA -        Scherzo da camionista!

BRUNOV -           (ride guardando il violino) Mi stavo difendendo da lei con un violino! (lo imbraccia goffamente, senza archetto, e il violino si mette a suonare)

BRUNOV -           (dopo circa 5 secondi, stupito) Suona da solo? 

ANGELICA -        E’ uno Stradivari. Può fare anche questo. (strappandoglielo di mano esattamente alla fine della musica)

BRUNOV -           Ma pensa! C’è sempre da imparare a questo mondo!

ANGELICA -        (sprezzante) Soprattutto le persone ignoranti!

BRUNOV -           (colpito, ma la ignora di proposito) E come mai la foto del cane invece che quella...?

INSIEME -            Ho le mie buone ragioni!      

ANGELICA -        E si alzi quando parla con una signora! Buzzurro!

BRUNOV -           (sarcastico) Mi scuso. (si alza e volteggia come un damerino. Parlando come è scritto) Pardon, madame, ma je suisse tres jolì che lei la me dia pas il mio argiant.

ANGELICA -        Deficiente!

BRUNOV -           Mia bella “occhioni neri”, (il colore degli occhi dell’attrice)io dunque non saprei come ci si comporta con le signore?

ANGELICA -        Esattamente!

BRUNOV -           Nella mia vita ho fatto a pugni con tre uomini a causa di altrettante donne. Ho impallinato il sedere di tre amanti di altrettante mie amanti che mi facevano becco.

ANGELICA -        Ne ho gusto!

BRUNOV -           Di donne ne ho piantate quindici e sei hanno piantato me!

ANGELICA -        (ironica) Mamma mia, che donnaiolo!

BRUNOV -           Sissignore! Ho amato con passione, con furore, in tutte le maniere. Ma ora basta!

                               (fa il suo ritratto e intanto la guarda attentamente, interessato)

                               Occhi neri, pieni di passione, labbra di corallo, viso d’angelo...

                               (si sgancia, al pubblico)  La luna, i sussurri, i languidi sospiri...

Tutte le donne, nessuna esclusa, sono false, smorfiose, pettegole, maligne, bugiarde sino alla punta dei capelli, futili, meschine, e dotate di una logica da far venire i brividi.

ANGELICA -        Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio!

BRUNOV -           (le fa il verso) “Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio!”

Capisco il suo lamento. Lei ha la disgrazia di essere donna e quindi di conoscere per diretta esperienza la natura femminile.

ANGELICA -        (si lascia andare sul divano) Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio!

BRUNOV -           Ecco, capace solo di lagnarsi e piagnucolare.

ANGELICA -        Non parliamo degli uomini quando hanno un piccolo male.

BRUNOV -           In amore, poi!

ANGELICA -        In amore, cosa?

BRUNOV -           Tutto l’amore della donna si manifesta soltanto nel cercare di pigliarti i soldi.

ANGELICA -        E tutto l’amore degli uomini si manifesta soltanto nel cercare di pigliarti! Pigliarti e basta.

BRUNOV -           (ironico) Ma che parlare da camionista!

ANGELICA -        Conosco gli uomini. Tutti sporcaccioni!

BRUNOV -           (allibito dalle parole di Angelica) Oh, poffarbacco!

ANGELICA -        (imita) Oh, poffarbacco!

BRUNOV -           E lei ha mai conosciuto una donna che sia sincera e fedele? Io sì. Però erano tutte vecchie e brutte!

ANGELICA -        E chi sarebbe fedele e costante? L’uomo?

BRUNOV -           Esattamente.

ANGELICA -        Non ne ho mai conosciuto uno! (un tempo) E quindi io sarei brutta?

BRUNOV -           Beh... no.

ANGELICA -        E allora come mai io sono fedele?

BRUNOV -           Lei, fedele?

ANGELICA -        (guardando la foto) Sì, fedele. Lo amavo follemente, lo adoravo. Gli ho dato la mia giovinezza, la mia ricchezza e lui...?

(sempre seduta sul divano, gira il volto verso il pubblico)

                               Lui mi ingannava nel modo più spudorato! Mi lasciava sola per intere settimane. Sotto i miei occhi corteggiava le altre donne.

BRUNOV -           E cosa pensava quando si è sposata? Se crede che un uomo non debba farsi le sue storie e andare a curiosare altrove, allora doveva prendersi un cane, (indica la foto) non un uomo!

ANGELICA -        Per quello che lì c’è un cane!

BRUNOV -           Ah, ecco: «Ho le mie buone ragioni»!

ANGELICA -        E nonostante tutto, io lo amavo, gli ero fedele e lo sarò sempre, e fino alla tomba porterò questo lutto!

BRUNOV -           Lutto! Li conosciamo, questi trucchi. Lei si è sepolta viva, ma non si è dimenticata di truccarsi e di mettersi tutta in ghingheri!

ANGELICA -        (si alza e lo affronta) Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio! (grida) Come osa parlarmi così?

BRUNOV -           Non gridi con me, non sono mica il suo giardiniere! Piuttosto mi paghi e me ne vado!

ANGELICA -        Per farle dispetto non le darò neppure un centesimo!

BRUNOV -           Ecco! (siede sul divano e prende l’archetto) Perché dovrei arrabbiarmi?

ANGELICA -        (soffocando per l’ira) Lei si è seduto?

BRUNOV -           Proprio così.

ANGELICA -        (grida) La prego di andarsene!

BRUNOV -           (ha in mano l’archetto e lo punta verso di lei. Grida) Mi dia i miei soldi! Ah, quanta rabbia...

ANGELICA -        (grida) Fuori di qui!

BRUNOV -           (grida) No.

ANGELICA -        (grida) Non se ne va?

BRUNOV -           (grida) No.

ANGELICA -        (grida) No?

BRUNOV -           (grida) No!

ANGELICA -        Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio, che rabbia!

                              

BRUNOV -           Si arrabbi pure. Quando si arrabbia è più bella.

ANGELICA -        Brutto villano! Con chi crede di parlare?

BRUNOV -           Con una bella pollastrella!

ANGELICA -        (stringendo i pugni e pestando i piedi) Lei è un cafone! Un orso! Un mostro! (si calma) Lo sappiamo perché gli uomini come lei si comportano così. Perché devono mostrare una virilità che non hanno!

BRUNOV -           Cos’ha ha detto?

ANGELICA -        Ho detto che lei è una checca!

BRUNO -              (dalla rabbia spezzando l’archetto che ha in mano e sovrapponendosi all’ultima parola di Angelica)  Maledizione!

                               Cala il gelo e il silenzio.

                               Entrambi guardano l’archetto spezzato.


scena  4

il duello

ANGELICA -        (tesa, irosa, ma a voce bassa e sibilante) Brùnov Pétrovic Lubkòv, lei... lei ha rotto l’archetto del mio Stradivari...

BRUNOV -           Ecco...

ANGELICA -        Brùnov Pétrovic Lubkòv, lei è un essere... Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio! (risoluta) La sfido a duello!

BRUNOV -           Mi sfida a duello?

ANGELICA -        Lei ha rotto il mio prezioso Stradivari e io l’ammazzerò!

BRUNOV -           Ma guarda questa! Va bene, ha ragione, ma non si arrabbi. Glielo ricomprerò!

ANGELICA -        (urla) Uno Stradivari non si compera! Si eredita!

BRUNOV -           Ne faremo costruire uno nuovo! Dove si trova questo signor Stradivari?

ANGELICA -        (urla) Stradivari è morto da tempo!

BRUNOV -           Ah, non lo sapevo. Mi dispiace. E lei si serviva da lui? Magari eravate diventati amici.

ANGELICA -        Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio... Ma già, cosa vuol capire lei? Un essere di nessun valore!

BRUNOV -           Ma porca di quella...

ANGELICA -        Non dica parolacce!

BRUNOV -           E lei pensa, essendo donna, di avere il diritto di offendermi impunemente?

ANGELICA -        Si, la offendo. E allora? Pensa che abbia paura di lei?

BRUNOV -           Guardi, non mi arrabbio. Perché dovrei arrabbiarmi? Accetto il duello! Cos’ha in casa?

ANGELICA -        Non lo so. Con cosa si fa un duello?

BRUNOV -           Guantoni da box?

ANGELICA -        Non ne ho.

BRUNOV -           Spade?

ANGELICA -        No.

BRUNOV -           Coltelli?

ANGELICA -        Sì. Da tavola.

BRUNOV -           Con quelli non ci taglia neppure il salame! Frecce?

ANGELICA -        Frecce?

BRUNOV -           Fucili?

ANGELICA -        Non credo.

BRUNOV -           Palle da biliardo?

ANGELICA -        Non sia ridicolo!

BRUNOV -           Oh, mio Dio, ma lei non ha niente! E vuole fare un duello! (ride)

ANGELICA -        Non rida! Qualcosa troveremo! Non penserà mica che gliela faccia passare liscia?

BRUNOV -           Con lei non ho certo questa speranza! Pistole ad acqua?

ANGELICA -        Sì, pistole! Vere però!

BRUNOV -           Bene. Alla pistola!

ANGELICA -        Alla pistola! (chiama) Adriànovic!

                               Per un istante, aspettando Adriànovic, si fissano spavaldi, ma affascinati reciprocamente...

ADRIANOVIC -   (entra da destra) Comandi.

ANGELICA -        (sempre guardando negli occhi Brùnov) Porta le pistole di mio marito.

ADRIANOVIC -   Oh santa Redegonda, vergine e martire immacolata! Ma per fare cosa?

ANGELICA -        (sempre guardando negli occhi Brùnov) Un duello!

ADRIANOVIC -   Un duello? No, signora, un duello di venerdì porta disgrazia!

ANGELICA -        (sempre guardando negli occhi Brùnov) Le pistole! Presto!

ADRIANOVIC -   Signora, quelle pistole sono perfettamente funzionanti!

ANGELICA -        (sempre guardando negli occhi Brùnov) Lo so.

ADRIANOVIC -   Ma sarà un bene?

ANGELICA -        (sempre guardando negli occhi Brùnov) Sbrigati!

ADRIANOVIC -   Vado, vado. (esce a destra)

Brùnov si gira per guardare Adriànovic che se ne va.

Angelica esce a sinistra.

BRUNOV -           Bene, adesso la vedremo! (si gira verso Angelica, ma non la vede più) Ma dov’è andata? Signora Angelica!

ANGELICA -        (da fuori, finché non rientrerà) Angelica Egòruska Popòva!

BRUNOV -           (allarga le braccia) Signora Angelica... Egòruska Popòvina...

ANGELICA -        Popòva!

BRUNOV -           Popòva. Ma dove diavolo si è cacciata?

ANGELICA -        (da fuori, finché non rientrerà) In camera mia.

BRUNOV -           E’ scappata? Ha paura?

ANGELICA -        (da fuori, finché non rientrerà) Non si illuda!

BRUNOV -           Certo che non mi illudo! (al pubblico) Il duello! Questa sì che è parità di diritti! Qui sì che c’è parità dei sessi! La stenderò secca, per principio!  (un tempo)  Ma che donna! Che donna!

                               Rossa d’ira, gli occhi lampeggianti, le labbra frementi... Parola d’onore, è la prima volta in vita mia che vedo una donna simile. Non tutte quelle smorfiosette, pappà, ciccì, coccò... Questa sì che è una donna, niente da dire! Una vera donna! Un fuoco, una polveriera, una bomba! Mi dispiace persino ucciderla!

ANGELICA -        (da fuori, finché non rientrerà) Allora? Non sento più niente. E’ forse scappato? O la tremarella le ha paralizzato la lingua?

BRUNOV -           Stia tranquilla, io di qui non mi muovo! Ma forse lei è andata in bagno per la paura. Pipì?

ANGELICA -        (da fuori, finché non rientrerà. Furibonda) BrùnovPétrovic Lubkòv! Non... Non ho parole!

BRUNOV -           Scherzavo! Dove si è nascosta?

ANGELICA -        (da fuori, finché non rientrerà) Mi sto cambiando.

BRUNOV -           Si sta cambiando cosa?

ANGELICA -        (da fuori, finché non rientrerà) L’abito. Non penserà che affronti un duello con un uomo, vestita com’ero prima?

BRUNOV -           Ma senti questa! Ah, le donne! Deve fare un duello, fra poco si prenderà una bella palla in fronte e lei pensa al vestito! Le donne, le donne!

ANGELICA -        (da fuori, finché non rientrerà) Non crederà mica di spaventarmi coi suoi pugnacci e con la sua voce da orco? Eh? Villanzone che non è altro!

BRUNOV -           Venga fuori e le farò vedere io! Non m’importa che lei sia una donna, (ironico) una debole creatura. (prende il violino, lo guarda, lo imbraccia)

                               Dopo 6 secondi, Brunov, sconcertato, lo allontana da sé. Silenzio.

Lo imbraccia di nuovo.

Dopo  4 secondi lo allontana. Silenzio.

Lo imbraccia di nuovo, il violino riprende a suonare e poi quando ci sarà il pieno orchestrale lo adagerà sul divano inorridito, ma la musica continuerà fino alla fine.

BRUNOV -           Però! Questo signor Stadivari!

ANGELICA -        (da fuori, finché non rientrerà) Lasci stare il mio Stradivari! Lei non è neppure degno di sfiorarlo!

BRUNOV -           Non permetterò a nessuno di offendermi!

ANGELICA -        (da fuori, finché non rientrerà. Cercando di gridare più forte) Lei è una piattola!

BRUNOV -           Corpo di Bacco! (un tempo) Cos’è una “piattola”?

ANGELICA -        (da fuori, finché non rientrerà) Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio! Con che piacere pianterò una pallottola nella sua testa di legno!

BRUNOV -           La stendo secca come un pollas...

                               Compare Angelica, ancor più bella. Indossa una mise molto affascinante e insinuante. Si fa ammirare per qualche secondo.

 

ANGELICA -        Beh, allora? Mi stende secca come cosa?

BRUNOV -           (riprendendosi pian piano) Come una... bella pollastrella...

ANGELICA -        E io la impallinerò come un fringuello!

BRUNOV -           (la guarda infuocato) E io... Io...

ANGELICA -        (con aria di sfida) E lei?


scena  5

le pistole

ADRIANOVIC -   (entra da destra portando le pistole) Un duello! Ma sarà un bene?

ANGELICA -        Dai qui!

ADRIANOVIC -   Signora, Tobia ha fatto il pieno alla Ferrari ed è pronto a scorazzarla in giro, a godere il mondo.

ANGELICA -        Non ho tempo ora!

ADRIANOVIC -   Non ha tempo, dice! (a Brùnov) Signore mio, se ne vada, la scongiuro! Pregherò per lei in eterno!

                              

ANGELICA -        Vai, ti dico!

                               Adriànovic esce da destra.

                               Mentre Angelica armeggia con le pistole, non avendone mai presa una in mano...

BRUNOV -           (al pubblico) Devo dire che decisamente mi piace! Decisamente!

                               Sono persino pronto a condonarle il debito. Anche la rabbia mi è passata...

ANGELICA -        (puntandogli maldestramente la pistola addosso) Venga un po’ qui e mi faccia vedere come si fa a sparare!

BRUNOV -           Attenta! (scosta la pistola) Vediamo, dunque, la pistola va tenuta così.  (le prende la mano, le fa impugnare la pistola, le gira intorno posizionandosi alle sue spalle) 

Bisogna fare in modo che la mano non tremi.

                               Angelica la impugna con entrambe le mani.

BRUNOV -           (le prende le mani, le separa, con una le fa stringere la pistola e si avvicina molto a lei, intanto parla)  Non con due mani! Non siamo mica nei film polizieschi! La testa un po’ indietro!

                              

ANGELICA -        (ci sta, si adegua, portando la testa un po’ indietro)  E il corpo? Così? (si appoggia)

BRUNOV -           Sì... sì... (si fa aria) Ora tenda il braccio. La regola principale è di non perdere mai il sangue freddo.

ANGELICA -        Qualcuno qui lo sta perdendo!

BRUNOV -           (al pubblico) Che occhi, che occhi! (abbassa il viso sul suo collo)

ANGELICA -        Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio! Brùnov Pétrovic Lubkòv, l’avverto che è quasi un anno che mio marito è morto.

BRUNOV -           (rialza il viso) Un anno senza una calda e fumante tazza tè?

ANGELICA -        Esattamente! E nel caso mi venisse offerta, non garantisco di avere la forza di rifiutarla.

BRUNOV -           (ironico) Forse qualcuno gliela sta offrendo?

ANGELICA -        (guardando e indicando il loro atteggiamento) Beh, direi che...

BRUNOV -           (la molla) Che io sparerò in aria!

ANGELICA -        Perché?

BRUNOV -           Perché... Perché... è affar mio, perché!

ANGELICA -        (trionfante) Ha paura! Lei soffre di vigliaccheria congenita, la caratteristica principale degli uomini che si trovano di fronte ad una vera donna!

BRUNOV -           Non sono un vigliacco!

ANGELICA -        E invece sì! Mentre io non sarò tranquilla finché non le avrò bucato la testa. (la tocca) Questa odiosa testa di villano, maleducato.

 

BRUNOV -           Signora, non mi stuzzichi!

ANGELICA -        Lei non vuole battersi perché ha paura di una donna!

BRUNOV -           Si, ho paura!

ANGELICA -        Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio, il superuomo ha paura di me! Ha paura forse della mia mira?

BRUNOV -           Non di quella.

ANGELICA -        E di che cosa, allora?

BRUNOV -           E’ che... C’è dell’altro!

ANGELICA -        E che (calcando) altro ci sarebbe?

BRUNOV -           Ci sarebbe che... (al pubblico) Che donna eccitante! Una donna straordinaria! Non posso dominarmi, devo dirglielo.

                               (a lei)  E’ che lei mi piace!

ANGELICA -        (una risata)  Io gli piaccio! Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio, io gli piaccio! Fa l’orso, il villano, il prepotente e poi osa dire che gli piaccio!  (indica la porta)  Prego!

BRUNOV -           (si avvia. Vicino alla porta si ferma, torna indietro) Ascolti, lo so che è arrabbiata. Anch’io sono su tutte le furie, ma, come posso dire...? Il fatto è che, dunque, una storia così, a dir la verità... (urla) è forse colpa mia se lei mi piace? (afferra una sedia o un oggetto a scelta e lo rompe)

ANGELICA -        Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio! Ma mi vuole disfare la casa? Prima lo Stradivari...

BRUNOV -           Mi perdoni, gliela farò riparare.

ANGELICA -        Ma cosa vuol far riparare! (cambio repentino di tono) Diceva?

BRUNOV -           Quando?

ANGELICA -        Poco fa. Che io...

BRUNOV -           Sì, lei mi piace! Io... io sono quasi innamorato! No, io (calca) sono innamorato! No, no, neppure questo va bene.  Io... l’amo!

ANGELICA -        (plateale) Se ne vada, io invece la odio!

BRUNOV -           Non è vero.

ANGELICA -        E invece sì!

BRUNOV -           (al pubblico) Dio, che donna! Mai nella mia vita ho visto niente di simile! Sono perduto! Sono finito! Sono caduto in trappola come un topo!

ANGELICA -        (prende la pistola, se non l’ha ancora deposta) Se ne vada, o sparo!

BRUNOV -           Spari! Lei non può capire che felicità sia morire sotto lo sguardo di quei suoi occhi meravigliosi!  (al pubblico) Sono impazzito!

ANGELICA -        Guardi che con me queste smancerie non attaccano. I suoi soldi non glieli darò mai!

BRUNOV -           Vuole diventare mia moglie?

ANGELICA -        Eh!?

BRUNOV -           Vuole diventare mia moglie?

                               Angelica lo fissa stralunata e le cade la pistola dalla mano.

                               - UNO SPARO

                               Nessuno dei due fa il minimo movimento di sorpresa.

BRUNOV -           Non mi guardi così! Lo so, sono impazzito!

                               Angelica lo fissa ancora a bocca aperta.

BRUNOV -           Decida subito perché se esco di qui, non ci rivedremo mai più! Vuole diventare mia moglie?

ANGELICA -        Mai!

BRUNOV -           Sono ricco.

ANGELICA -        Lo sono anch’io!

BRUNOV -           Sono sportivo.

ANGELICA -        Odio lo sport!

BRUNOV -           Mi piace viaggiare.

ANGELICA -        Preferisco guardare le cartoline!

BRUNOV -           Sono deciso e risoluto.

ANGELICA -        Anch’io!

BRUNOV -           Sono una persona intraprendente.

ANGELICA -        Un bifolco!

BRUNOV -           Ma so anche essere dolce e tenero come...

ANGELICA -        Un orso!

BRUNOV -           Orsacchiotto!

ANGELICA -        Orso!

BRUNOV -           So far felici le donne che non amo. Immagini quelle che amo. (prendendola per le spalle) E so preparare delle meravigliose e infuocate tazze di tè!

E mentre lei le berrà, io la guarderò... l’adorerò... venerandola come una regina... come una Venere... posta sull’altare dell’amore.

ANGELICA -        (senza convinzione) Lo faceva già mio marito.

BRUNOV -           E io farò di meglio.

ANGELICA -        (senza convinzione) Mi lasci! Dov’è la mia pistola? (ma rimane vicina lui)  Voglio il duello! Voglio battermi!

                               Brùnov la molla e va al proscenio.

BRUNOV -           (al pubblico, sdegnato con sé stesso) Avrei proprio pensato che un momento come questo non sarebbe mai arrivato. Mi sono innamorato come un ragazzino, come uno stupido! Mi faccio schifo!

(cambia, dolce) Ma devo dire che è molto piacevole! 

(cambia, sdegnato con sé stesso) Che vergogna, che obbrobrio!

(torna e la riprende per le spalle, come prima)

                               L’amo di un amore divorante, appassionato, incomprensibile, indistruttibile.  Io l’amerò, per sempre. Irrevocabilmente.

Le chiedo la mano!

ANGELICA -        (si divincola senza convinzione e grida) Voglio battermi!

BRUNOV -           (al pubblico) Incastrato come un merlo! (a lei) Non vuole? Fa niente! Me ne vado! (si dirige rapidamente verso la porta di destra)

ANGELICA -        Aspetti!

BRUNOV -           Allora?

ANGELICA -        Niente!  Se ne vada!

Anzi, aspetti!

No, vada, vada!  Io la odio!

Cioè, no!  Si fermi!

Ah, se sapesse quanta rabbia ho in corpo!

Perché si è fermato? Via di qui!

BRUNOV -           Addio. (esce)

ANGELICA -        (grida) Ma dove va?

BRUNOV -           (entra) Basta così! (le si avvicina)

ANGELICA -        (indietreggia fino al divano) Cosa fa? Non si avvicini, non si avvicini! Ah, quanta rabbia!

BRUNOV -           (raggiungendola) Guardi che con la pistola da venti metri, centro una moneta lanciata in aria.

ANGELICA -        Sbruffone!

BRUNOV -           Avrei dovuto bucarle questa bella testolina! Ma mi sono innamorato... Cotto, come uno studentello...

                               (al pubblico, intanto che va dall’altro lato del palco)

Mi vengono i brividi! Domani devo pagare gli interessi in banca...

ANGELICA -        (al pubblico) Non gli darò un soldo!

BRUNOV -           In fabbrica, se non ci sono io, va tutto a rotoli...

ANGELICA -        Superman!

BRUNOV -           Ho un pranzo con una delegazione cinese...

ANGELICA -        Pesce marcio gli devono servire!

BRUNOV -           Ho un congresso di industriali...

ANGELICA -        Se manca lui si ferma il mondo!

BRUNOV -           Tutti mi aspettano e salta fuori lei! Non me lo perdonerò mai! (le si avvicina)

ANGELICA -        Cosa fa? (si ritrae vicina al divano)

BRUNOV -           Ora la prendo tra le braccia. (la prende tra le braccia)

ANGELICA -        (non oppone resistenza) Mi lasci stare! Giù le mani! Io la odio! Voglio battermi!

BRUNOV -           Angelica, ormai non posso più vivere senza di te...  ho sete,  sete di te...  di tè... si insomma... (e si butta insieme a lei sul divano, nascosti al pubblico)

ANGELICA -        (urla tra un bacio e l’altro) Cosa fa? Mi bacia? Zotico! Villanzone!

(un tempo) Oh, mio Dio, mio Dio, mio Dio, anche questo... Non ci posso credere... Cafone! Orso!

(si affaccia al divano scarmigliata)Che delizia! Sì, mio caro, Nikolàj Ivanénko, è statoun piacere, un delizioso piacere il dirti... addio!

                               Mentre parte la musica finale. Brùnov la tira giù.

Dopo un poco Angelica risale a prender fiato. E poi di nuovo giù.

                               Si alza un braccio, una testa, una gamba...

Volano foulard, scarpe, parrucche...

E alla fine un’esplosione di stelle filanti!

                              

F I N E