Sotto la doccia

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IN DUE SOTTO LA DOCCIA

IN DUE SOTTO LA DOCCIA  

                             

Commedia brillante

in

DUE ATTI

di

Armando LOMBARDO

(armandus33@gmail.com)

www.ottimisti-teatro.it

Personaggi:                 

CARLO BENELLI                il Fedifrago           

MONICA                               la Moglie

IRENE                                    l’Amica di Monica

ROSA                                     la Colf

DIANA CANTARELLI        la Ragazza Madre

EMMA                                    la Zia di Monica

SIGNORA CESIRA              Voce femminile fuori scena

PRIMO ATTO

                       (Scena: nel salotto-tinello. Monica e Irene stanno allestendo la tavola in occasione del festeggiamento dell’anniversario del terzo anno di felice matrimonio tra Monica e Carlo. Suonano alla porta)

IRENE: Hanno suonato.

MONICA: Come dici?

IRENE: Ho detto che hanno suonato alla porta. O, almeno, così mi è sembrato...

                                    (suonano nuovamente alla porta)

MONICA: Hai ragione.

IRENE: Aspetti ospiti?

MONICA: No. Ospiti, no. Ma deve venire mia zia. E deve rientrare Carlo. Però hanno le chiavi tutt’e due...

                                        (suonano ancora)

ROSA: (entrando in fretta da DX) Vado io, ad aprire.

                         (Monica e Irene continuano ad occuparsi della tavola)

ROSA: (rientrando, un po’ confusa) Signora, di là c’è una ragazza che chiede dell’avvocato.

MONICA: (leggermente contrariata) Ma non lo sa che l’avvocato non riceve a casa...?!

ROSA: Gliel’ho detto; ma dice che si tratta di una cosa molto importante ed urgente...!

MONICA: Ti ha detto di che si tratta?

ROSA: Io non gliel’ho chiesto.

MONICA: E va bene: glielo chiederò io. Falla passare. (Rosa fa per andare) Hai detto che è una ragazza...!?

ROSA: Sì. E’ una ragazza.

MONICA: E... com’è? giovane...? bella...?

ROSA: Sì. E’ giovane... (breve pausa) ed è anche molto bella.

IRENE: Beh? e allora...? La signora le ha detto di farla entrare. Cosa aspetta? Vada.

ROSA: Certo. (esce)

                (lieve imbarazzo e leggera tensione nell’aria)

IRENE: Sarà la solita mogliettina insoddisfatta che vuole consigli per il divorzio...!

MONICA: Ma Carlo è un penalista. Non tratta pratiche di divorzio...!

IRENE: E questo cosa vuol dire? Forse questa ragazza non lo sa. Ha letto “avvocato” sulla targa e...!

ROSA: (entra, precedendo una ragazza in incipiente stato di gravidanza) Venga. Entri pure. (poi, rivolta ad Monica) La signora Diana Cantarelli.

DIANA: Veramente... signorina.

ROSA: Che...?

DIANA: Per la verità, non sono signora. (Monica, Irene e Rosa si scambiano un’occhiata un po’ disorientate)

DIANA: (che ha notato la perplessità delle tre donne) Ah...! questo...? (alludendo all’evidenza della pancia) (le tre donne annuiscono) Questo è il frutto dell’amore con il mio fidanzato.

IRENE: (come parlando a se stessa) Classico! Ed ora, il caro fidanzatino, non vuole sentirne parlare...! Ma prego, s’accomodi.

DIANA: Grazie. Cosa le fa pensare che il mio fidanzato non voglia sentirne parlare...?

IRENE: Beh, non sarebbe certamente la prima a trovarsi in una situazione del genere...!

DIANA: Non posso negare che in un certo senso sia vero, quello che lei dice. Non sono pochi gli uomini che in queste circostanze si comportano da veri mascalzoni. Ma non è il caso del mio fidanzato. (pausa. Poi, come trasognata...) No. Lui è diverso. (pausa) Beh..., sì...: forse all’inizio... quando gli ho detto che aspettavo un figlio... beh... forse all’inizio... forse perché preso alla sprovvista... era... come si può dire?... era rimasto senza parole. (Poi, ritornando alla realtà) In seguito, però superato il primo momento di comprensibile sorpresa, si è subito dimostrato molto interessato alla cosa. Infatti si è immediatamente preoccupato di chiedermi: “...e tu vorresti portarla avanti...? (pausa) la gravidanza - intendeva -, poverino! Pensava che io non volessi...

ROSA: (esitante) ...e lei...? Voleva... vuole...?

DIANA: Ma certo, che voglio!

IRENE: Ma, allora, perché cerca l’avvocato...?

            (Diana non fa a tempo a rispondere perché viene interrotta dall’arrivo di Emma)

EMMA: (entrando con alcuni pacchetti) Buongiorno a tutti.

ALTRE: Buongiorno.

EMMA: (avendo scorto Diana) Buongiorno anche a lei. (poi, rivolta ad Monica) Non sapevo che avessi altri ospiti...!

MONICA: No. La signora... cioè, la signorina non è una mia ospite.

EMMA: Ah! Chiedo scusa. (rivolta ad Rosa) Rosa, le dispiace mettere questo in frigo?

                                 (Rosa prende il pacchetto ed esce)

EMMA: Scusate: forse ho interrotto la vostra conversazione...?!

MONICA: Ma, no, che dici?! Prima di tutto la nostra non era una conversazione vera e propria...!

IRENE: La signorina ci stava parlando del suo...

EMMA: (interrompendola) Scusa: hai detto signorina. Ma... (con entrambe le mani mima il volume del pancione)

DIANA: Me lo aspettavo! Anche lei è una di quelle persone che si scandalizzano per il fatto che pur non essendo ancora sposata, sia incinta...!?

EMMA: (un po’ confusa) Ma, no. Che c’entra...? Ci mancherebbe altro... e poi: addirittura scandalizzata...!? Forse un po’ sorpresa. (pausa) E il suo fidanzato cosa ne dice?

MONICA: La signorina ci stava appunto dicendo che il suo fidanzato è felicissimo che lei aspetti un bimbo.

                          (nel frattempo rientra Rosa)

EMMA: Beh, meno male! Oggi non tutti gli uomini saprebbero affrontare queste situazioni con...

DIANA: (con trasporto) Io ed il mio ragazzo ci amiamo moltissimo. Da parte mia, penso sia impossibile non innamorarsi e non finire per amare alla follia un ragazzo come il mio.

IRENE: E’ davvero fortunata, lei.

DIANA: Può ben dirlo. Ho avuto veramente una grande fortuna, io, a trovare un uomo così dolce... affettuoso... comprensivo... colto... (pausa) Ma a che serve descrivere il mio Carlo a voi. (poi, indirizzata ad Monica) Se non lo sa lei, com’è Carlo...?! Chi meglio di lei conosce le sue qualità...?!

MONICA: (cadendo letteralmente dalle nuvole) Come... come dice...?

DIANA: Se non le conosce lei, le sue qualità...!

MONICA: (ancora più allibita) E perché, io, dovrei conoscere le qualità del suo fidanzato...?!

DIANA: (disorientata) Ma, scusi...! Lei non è la sorella di Carlo?

MONICA: La sorella di Carlo? Ma di quale Carlo sta parlando?

DIANA: Ma del mio Carlo, è ovvio! Che poi è anche suo fratello.

MONICA: E ritonfa con questo fratello!

DIANA: Parlo dell’avvocato Carlo Benelli.

MONICA: (sbiancando in volto, prossima allo svenimento) ...dell’avvocato Carlo Benel... (sviene. Irene e Emma si precipitano a sorreggerla e la adagiano sul divano)

DIANA: (sorpresa e sbigottita) Ma adesso cosa le ha preso a quella là...?!

EMMA: Stia zitta, lei! E non se ne stia, là, senza fare niente. Vada a prendere qualcosa...!

ROSA: Vado io. (esce di corsa e poco dopo rientra con una fialetta di sali)

IRENE: (infuriata, a Diana, mentre tenta di fare rinvenire Monica) Ma è forse impazzita, lei?! Come le è saltato in mente di dire quelle cose...?!

DIANA: (confusa e dispiaciuta) Ma, io... veramente... ho detto soltanto...

EMMA: (dura) Le ho detto di stare zitta! (poi, rivolta a Irene) Ma chi è quella pazza...?

IRENE: E’ una che cercava... ( Monica comincia a riprendere i sensi) Su... su, cara. Prova a tirarti un po’ su.

DIANA: (c.s.) Ma si può sapere che cosa le ha preso...?!

MONICA: (cominciando a riprendere i sensi, si guarda attorno smarrita) Irene...! Zietta...! Cosa è successo...?

IRENE: Ora stai tranquilla... ti spiegheremo poi...

EMMA: Adesso devi pensare soltanto a riprenderti...

MONICA: (ancora smarrita e confusa) Ma che cosa è successo...?

DIANA: Poverina...! Chissà perché ha reagito in quel modo...?

MONICA: (attirata dalle parole di Diana) Ma quella là... quella pazza... (nuovo svenimento)

EMMA: (infuriata verso Diana) Se ne vuole stare zitta...!? Ha visto cos’ha combinato?! L’ha fatta svenire un’altra volta!

DIANA: (confusa e mortificata) Ma io non ho detto nulla di...

EMMA: (sbottando) Stia zitta! Anzi, se ne vada da questa casa!

DIANA: Ma io devo assolutamente vedere l’avvocato Carlo Benelli: il fratello della signorina...!

EMMA: Ma quale fratello...?! quale signorina...?! Lei è la moglie, di Carlo Benelli! Altro che sorella...!

DIANA: (sbiancando in volto, prossima allo svenimento) Come ha detto? Lei è la moglie del mio fidanzato...? (sviene. Rosa e Irene si precipitano verso di lei per sorreggerla e l’adagiano su una poltrona)

IRENE: Il bambino...! Attenta al bambino...!

MONICA: (rinvenendo) Che c’è...? cosa sta succedendo...? mi sento così debole...!

IRENE: Tu ora devi pensare soltanto a stare tranquilla. Ora dobbiamo pensare a lei ed al bambino; che non abbia a risentirne di tutta questa storia!

MONICA: (ancora fortemente stordita) Quale storia? (a Emma) Di che cosa sta parlando Irene?

EMMA: Come vedi la signora... la signorina è svenuta anche lei.

MONICA: (c.s.) Poverina! e perché è svenuta?

EMMA: Ne parliamo dopo, va bene? Ora cerca di startene tranquilla e di riprenderti un po’.

MONICA: Sì, certo... certo. Voi, però, cercate di fare qualcosa per quella povera ragazza...!

IRENE: Non preoccuparti! Ci pensiamo noi.

                         (intanto Diana comincia a riprendere i sensi)

DIANA: Cosa è successo...? Perché avete spento la luce...?

ROSA: Stia tranquilla, signorina...! Non deve agitarsi! Sa...? il bambino...!

DIANA: Come mai mi trovo su questa poltrona...?

ROSA: Ce l’abbiamo messa noi quando abbiamo visto che stava per svenire...

DIANA: Perché...?! sono svenuta?

IRENE: Sì; è svenuta.

DIANA: ...e perché, sono svenuta...?

ROSA: E’ svenuta quando ha sentito che la signora è la moglie dell’avvocato.

DIANA: (presa da un improvviso imprevedibile vigore, punta l’indice contro Monica) Tu...! tu...! Donnaccia, ladra di fidanzati...!

MONICA: (reagendo con uguale vigoria) Donnaccia, a me...?! Ma come ti permetti?! Tu, sei una donnaccia che circuisci e rubi i mariti delle altre.

DIANA: Ma come è possibile che il mio Carlo abbia sposata una come te..?!

MONICA: Il tuo Carlo, cara mia, che poi è il “mio” Carlo, le donne come te non le tocca nemmeno con le pinze...!

              (a questo punto nasce un feroce battibecco a braccio tra le due donne, cui si aggiungono gli interventi delle altre: chi per placarle, chi per dare ragione a Monica. Finché:)

EMMA: (salendo in piedi sopra una sedia) Basta! Silenzio! Fate tutte silenzio, perbacco!

                                       (zittiscono tutte, di colpo)

EMMA: Così va meglio! Allora, vediamo di ragionare un po’ con calma; e fate capire qualcosa anche a me. (poi, rivolta a Diana) Si può sapere, una volta per tutte, tu chi sei?

DIANA: Io mi chiamo Diana Cantarelli; sono nata a Montecarone il...

EMMA: Frena! Frena! Non vogliamo sapere tutta la tua biografia!

DIANA: Ma lei mi ha chiesto chi sono...!

EMMA: Sì, ma non in quel senso. Io voglio sapere tu che cosa ci fai qui. Cosa vuoi...! Cosa sei venuta a fare...!?

ROSA: E’ venuta per poter parlare con l’avvocato...!

IRENE: Tu, stai zitta. Facciamo parlare lei (indica Diana).

EMMA: Allora? Perché volevi parlare con l’avvocato?

IRENE: Lo sai che l’avvocato è un penalista...

EMMA: ...e che, quindi, non tratta cause di divorzio...

IRENE: ...quindi, cosa centra lei con l’avvocato...?

DIANA: (risentita) Ma questo che cos’è? un interrogatorio di terzo grado?! Perché dovrei dire a voi le cose intime che riguardano me ed il mio Carlo...?!

MONICA: E ritonfa con “il mio Carlo”! Lo vuoi capire sì o no che Carlo è mio marito?! Mio marito! Capito?! (alza la mano sinistra per fare vedere bene la fede  che porta all’anulare)

DIANA: Quello che dici tu, è tutto da dimostrare! Io so che Carlo è il mio fidanzato, padre del bambino che porto in grembo!

MONICA: Ma cosa vuoi venire a raccontarci?! Chissà di chi è figlia, quella povera creaturina...?!

DIANA: Come ti permetti...!? Questa creatura è figlia del “mio Carlo”!

MONICA: Ma vallo a raccontare a qualche altra! Poverina! ti piacerebbe spillare quattrini all’avvocato...!

               (a questo punto riprende la grande baruffa a braccio tra le due ragazze, con l’inevitabile intervento delle altre tre. Finché:)

EMMA: (salendo nuovamente in piedi sopra una sedia) Basta! Silenzio! Fate tutte silenzio, perbacco!

                                       (zittiscono tutte, di colpo)

EMMA: Così va meglio! Non è certo litigando in questo modo che riusciremo a chiarire le cose!

IRENE: Emma ha ragione. Sediamoci e cerchiamo di parlare tutte con calma e serenità. A me sembra di capire che tutte e due sono assolutamente in buona fede...

MONICA: (interrompendola) ...in buona fede...?! Così, dunque io sarei in buona fede...?! E lo dici proprio tu che mi hai fatto da testimone alle mie nozze con Carlo...?

IRENE: Dicevo così... per modo di dire...!

MONICA: Ma che razza di “modo di dire” sarebbe, il tuo.

IRENE: Scusami! Io lo so che tu sei realmente sposata con Carlo. Così come lo sa anche Emma.

ROSA: E anch’io lo so.

MONICA: (con una punta di sarcasmo) Beh... grazie del riconoscimento...!

IRENE: Allora mi correggo: noi sappiamo che tu sei la moglie legittima di Carlo...

DIANA: (smarrita) ...e io, allora...?

IRENE: E’ proprio questo che intendevo dire prima. Anche lei mi sembra in buona fede quando afferma di essere la fidanzata di Carlo.

MONICA: Cioè... di mio marito...!?

IRENE: Che a quanto pare è anche il fidanzato di questa ragazza e, cosa più importante, padre di quella creatura che lei ha nel suo ventre.

ROSA: (singhiozzando, presa dalla commozione) Poverina! Poverina lei (indica Diana) e poverina quella creatura innocente...! (indica il pancione di Diana)

MONICA: (anche lei commossa) E che colpa ne ho, io, se lei è rimasta incinta...?

ROSA: E che colpa ne ha, quella creatura, se il “suo” Carlo ha messo incinta questa povera ragazza...?

MONICA: ( asciutta) Tu fatti gli affari tuoi! E vatti a trovare qualcosa da fare in cucina!

IRENE: Rosa ha ragione! Questa dolorosa situazione non è nata né per colpa tua, né per colpa sua. Ma chi maggiormente potrebbe pagarne le conseguenze è quella povera creatura sicuramente più innocente di tutti noi!

EMMA: Qua, l’unico colpevole è Carlo!

                       (un attimo di silenzio totale, mentre tutte si guardano tra di loro)

MONICA: Ma siamo veramente sicure che il Carlo di cui parla lei sia proprio il “mio” Carlo?

DIANA: (estraendo rapida qualcosa dalla borsetta) Ecco! Guardate! Questa è una foto che ci hanno scattato quando mi ha portata a Praga.

MONICA: A Praga? Brutto porco! Quando ha portato me, il mese scorso, mi ha detto che a Praga lui non c’era mai stato! (si rifiuta di guardare la foto che le viene porta)

EMMA: Non ci sono dubbi! Il tuo Carlo è proprio il suo Carlo... anzi, il suo Carlo è proprio il tuo Carlo...! Ha perfino gli stessi abiti che indossava quando è stato a Praga insieme a te.

ROSA: ( guardando la foto che nel frattempo era passata per le mani di Irene e di Emma) Bellini! Sembrate proprio una vera coppia in viaggio di nozze.

                       (Monica e Diana a quelle parole scoppiano entrambe in un pianto dirotto)

IRENE: (cercando di consolarla) A me sembra impossibile che il “tuo” Carlo possa avere fatto cose simili...! (realizzando) E se questa foto fosse truccata!? Oggi con un computer si possono fare cose impensabili, con il fotoritocco...!

DIANA: (sdegnata) Ma come si permette, lei, di insinuare queste cose..?!

IRENE: E allora ci dia qualche altra prova! Altrimenti rischia di finire in galera!

DIANA: (piegandosi di colpo in due premendosi la pancia) Oddio! Presto, aiutatemi! Oddio che fitte...!

ROSA: Ecco! avete visto?! L’avete fatta sentire male, poverina, con queste vostre stupide accuse!

                 (Diana viene aiutata da Rosa e da Emma a stendersi sul divano)

MONICA: (a mezza voce) Ora fa anche la commedia...!

ROSA: Ma non vede che sta veramente male..?!

MONICA: Che ne capisci, tu. O hai studiato medicina...?!

DIANA: (riprendendosi, e allontanando gentilmente da sé le altre) Lasciatemi... lasciatemi. Ora sto meglio. Le fitte sono passate.

MONICA: (fredda e con una punta di sarcasmo) Se vuole la facciamo ricoverare in ospedale; così vediamo come stanno veramente le cose.

DIANA: Lei non mi crede, eh? E allora le dico un particolare che soltanto chi è stato in intimità con una persona può conoscere.

MONICA: (scettica e con una punta di ironia) Di che cosa si tratterà mai?

DIANA: Si avvicini, o vuole che lo sentano tutti?

                     (molto riluttante Monica si avvicina a Diana che l’invita ad accostare l’orecchio alla sua bocca e le mormora qualcosa. Monica allibisce di colpo)

MONICA: (presa da un lieve sbandamento) No! No! Non è possibile! Questa è una cosa che conosco solo io e... e la madre di Carlo!

DIANA: E’ convinta adesso?

                     (Monica torna dalla zia e le si stringe al petto come a cercare conforto e protezione)

EMMA: Ma insomma...! cosa vuole, lei, da noi...?!

DIANA: Da voi, nulla! Io ero venuta per parlare con Carlo, visto che sono più di due settimane che, con una scusa o l’altra, non si fa più vedere.

EMMA: Avrà avuto il suo bel da fare...!

DIANA: Ma ora che so come stanno effettivamente le cose, vi tolgo il disturbo e me ne torno a casa mia.

ROSA: (di slancio) E al suo bambino non ci pensa...?!

MONICA: (con aria di rimprovero) Rosa...!

ROSA: Sì, lo so che non sono affari miei, e che non dovrei metterci il becco... ma come si fa ad ignorare che questa povera ragazza porta nel suo grembo una creatura innocente che ha almeno il diritto di sapere chi è il suo vero padre...?!

IRENE: A questo punto è evidente che il suo vero padre è Carlo.

MONICA: (risentita per l’intromissione) E tu che ne sai? Eri con loro il giorno in cui...?! (così dicendo unisce tra loro i due diti indici)

IRENE: Hai ragione! Io non posso saperlo con assoluta certezza, ma tu... sì.

MONICA: (sempre meno convinta) Come fai a dire queste cose...?

IRENE: Noi non abbiamo sentito quello che lei... Diana, vero? noi non abbiamo sentito quello che Diana ti ha detto all’orecchio, ma da come tu hai reagito, deve trattarsi di qualcosa che evidentemente non lascia adito ad alcun dubbio sul fatto che lei - Diana - sia stata in forte intimità con quel... con Carlo.

MONICA: E’ un particolare che conosciamo soltanto sua madre ed io.

EMMA: E che ora, a quanto pare, conosce anche la signorina.

DIANA: Può chiamarmi anche lei Diana, se vuole.

EMMA: Certo... Diana.

ROSA: Mia madre me lo dice sempre: attenta a non avvicinarti troppo ai lupi ed agli orsi... sapete mia madre vive in Abruzzo, vicino al Parco Nazionale... - attenta a non avvicinarti troppo ai lupi...

EMMA: ...e agli orsi...

ROSA: (non raccoglie e le annuisce col capo) e agli orsi, perché possono essere molto pericolosi; ma devi stare molto più attenta con gli uomini: non fidarti mai di loro! Sono molto più pericolosi e crudeli dei lupi e degli orsi...!

EMMA: (con una punta di ironia) Tua madre è molto saggia, ma qui non si sono mai visti lupi ed orsi andarsene in giro per le vie della città...

ROSA: Però di uomini cattivi e crudeli, è piena questa città. E Carlo è uno di loro.

MONICA: (sdegnata) Ma come ti permetti...?!

EMMA: Tu hai ragione ad essere sdegnata, però Rosa non ha detto cose sbagliate. (pausa) Ma guardatevi un po’, voi due...! Due brave e belle ragazze ridotte tutt’e due come un cencio fradicio e sbrindellato...!

ROSA: Poverine! Chissà come dovete soffrire...?!

EMMA: E tutto questo - nessuno può negarlo - per colpa di un’unica persona: quel mascalzone farabutto di Carlo!

                         (Monica abbassa la testa senza dire una sola parola)

IRENE: Dispiace molto ammetterlo, ma credo che tua zia Emma abbia colto nel segno!

ROSA: Chi l’avrebbe mai detto...?! Il signor Carlo... sempre così gentile e premuroso...! Io non ho mai conosciuto una persona tanto carina.

IRENE: E’ vero! Carlo è sempre stato molto gentile e premuroso con tutti.

ROSA: Quando mia madre mi ripeteva quella sua raccomandazione di stare attenta...

EMMA: ...dai lupi e dagli orsi...

ROSA: Sì... quella... Beh, io pensavo: ma se tutti gli uomini sono come il signor Carlo... (pausa) Come si fa a stare alla larga da una persona così gentile e premurosa... da una persona così dolce ed affettuosa... piena di attenzioni e di tenerezze...

EMMA: Frena! Frena! Non è che ha fatto il cascamorto anche con te, quel degenerato...?!

ROSA: No... ma che dice...?! Sebbene... magari lo avesse fatto...! almeno una volta...

MONICA: (fortemente indignata) Rosa! Tu sei licenziata sui due piedi! Prendi subito la tua roba e sparisci!

EMMA: Beh, ora calmati, tesoro. Forse Rosa ha esagerato un po’..., però, tutto sommato, non era lontana dalla verità. Il tuo Carlo, ad essere sinceri, è sempre stato così come lo ha descritto Rosa; almeno... per quanto riguarda la sua gentilezza, disponibilità, intelligenza, cultura e... avvenenza. E’ questa la sua forza. Sapessi quante donne l’ammirano e sbavano per ricevere anche soltanto una sua occhiata. Anch’io - ti confesso - malgrado la mia età, un pensierino su Carlo...

MONICA: (sorpresa e quasi scandalizzata) Zia...!!!

EMMA: (tagliando corto) Ma che zia e zia...! Cosa pensi che, perché ho i miei anni, il sangue mi sia diventato acqua...?! So ancora apprezzare le cose belle e buone...! E saprei ancora anche godermele...!

IRENE: Non ne dubitiamo. Ma stiamo uscendo dal seminato.

DIANA: Ed io...? Cosa devo fare, io...?

ROSA: Tu stai tranquilla. (poi, rendendosi conto di averle dato del “tu”) Oh... scusi; senza volerlo le ho dato del “tu”.

DIANA: A me fa piacere, se mi dai del “tu”.

ROSA: Grazie. Allora... ti stavo dicendo che tu devi stare tranquilla, perché - vedrai - una soluzione la troveremo anche per te; oltre che per la signora Monica. (poi, rivolgendosi a Irene e a Emma) Perché una soluzione, a questa ingarbugliata faccenda, la troveremo...! Nevvero?!

IRENE: (decisa e sicura) Certo, che la troveremo. Come pure troveremo la giusta vendetta adatta a quel...

MONICA: (smarrita e preoccupata) La giusta vendetta...?! Ma di cosa stai parlando...?

EMMA: Non vorrai mica che il tuo caro “maritino” la passi liscia, dopo tutto quello che ha fatto a te ed a questa poveretta...?!

ROSA: Alle serpi bisogna schiacciare la testa...!

MONICA: Insomma... Rosa! Ti ho già detto che sei licenziata!

IRENE: Rosa, come al solito, forse ha esagerato un po’; comunque devi ammettere anche tu che Carlo merita una giusta punizione.

MONICA: Beh... ma addirittura schiacciargli la testa...!?

EMMA: Ma quello di Rosa, era soltanto un modo di dire. Magari anziché la testa sarebbe più appropriato ed efficace schiacciargli  i suoi attributi masch...!

MONICA: (fortemente preoccupata) Ma... zietta...! Non dirai sul serio, spero...!

EMMA: Ma certo, che scherzavo...!

ROSA: Però, bisogna riconoscere che, in fondo, con una bella strizzatina in quel posto, la smetterebbe di mettere incinte altre povere ragazze...!

MONICA: (avventandosele addosso, ma fermata in tempo da qualcuna) Se non la smetti e non te ne vai, io ti strozzo...!

IRENE: Calma, calma! In questo modo non arriveremo a nulla. Cerchiamo di esaminare la questione con calma: soltanto in questo modo possiamo trovare una giusta conclusione a questa maledetta storia.

DIANA: Sì... però non è discutendo con voi che io potrò risolvere il mio problema (così dicendo si tocca significativamente la pancia con entrambe le mani)

EMMA: Anche questo è vero! Comunque Carlo dovrà rispondere in modo concreto alla tua situazione e dovrà assumersi le sue responsabilità fino in fondo...!

MONICA: (allarmata) Ma non pretenderete mica che se la sposi...?!

EMMA: (evasiva, cercando di guadagnare tempo) Non lo so...! Non lo so...!

MONICA: Come sarebbe a dire che non lo sai...?! Prima dici che Carlo deve assumersi le sue responsabilità, e poi dici che non sai come...!

EMMA: Ma ho detto così perché è così che si dice in queste circostanze...! (poi, spazientita) Insomma! vuoi renderti conto, una buona volta, della gravità di quello che ha fatto Carlo...!? Felicemente sposato, fare lo scemo con un’altra ragazza...

DIANA: (interrompendola) Non ha fatto lo scemo, con me! Carlo Mi ama...!

EMMA: (ignorando le parole di Diana)  ...fare lo scemo con un’altra ragazza e - cosa più grave - mettere al mondo una creatura innocente che dovrà chiedersi per tutta la vita chi è suo padre...!

ROSA: (si getta d’impeto in ginocchio davanti a Diana e le accarezza amorevolmente il pancione) Povera creatura innocente ed indifesa...!

DIANA: La mia povera creatura nascerà senza poter provare la gioia di avere anche lei un padre...!

IRENE: Ecco, che cosa ha combinato il tuo caro maritino...! E tu, lo vuoi difendere ancora...?!

MONICA: No... ma che c’entra... non è che io voglia difenderlo... però... (sta per capitolare)

ROSA: Però dobbiamo fare presto perché tra poco l’avvocato sarà qui...!

EMMA: Perché? che ore sono? (guarda l’orologio e prima che qualcuna abbia avuto il tempo di risponderle...) Accidenti, come è tardi...! Allora dobbiamo cambiare il nostro programma. Dobbiamo pensare a come affrontare Carlo nel caso dovesse rientrare prima che abbiamo preso una qualche decisione...!

IRENE: Io un’idea l’avrei...! Ascoltatemi! (con un cenno della mano invita le altre a venirle intorno, e comincia ad illustrare il suo piano, aiutandosi anche con una certagestualità. Anche le altre, esprimono assensi o dissensi senza, però, che si riesca a capire una parola di quello che tutte dicono. Infine:)

IRENE: Allora? E’ tutto chiaro?

TUTTE: Chiarissimo.

                           (Rosa, Irene e Emma escono da lati diversi e poco dopo rientrano ciascuna con degli oggetti in mano (una federa di cuscino, un pezzo di corda, un rotolo di nastro adesivo). Monica e Diana sono rimaste in silenzio a testa bassa)

EMMA: (rivolta ad Monica) Ora il tuo caro maritino può anche rincasare. (Rosa, senza dire una sola parola va verso la porta d’ingresso) E tu dove stai andando?

ROSA: A mettere il paletto! Così l’avvocato non potrà usare la sua chiave e sarà costretto a suonare.

EMMA: Bravissima! Non ci avevo pensato. Però...! furbetta, la bimba...!

ROSA: (rientrando) Ecco fatto. Ora se l’avvocato vuole entrare in casa deve suonare il campanello.

IRENE: Allora...? (rivolgendosi a tutte) è tutto chiaro?

TUTTE (esclusa Monica): Tutto chiaro!

MONICA: Però, mi raccomando: non fategli del male, al mio Carlo...!

IRENE: Stai tranquilla! Lo tratteremo per quello che merita.

                              (suonano al campanello)

EMMA: Caspita! Già di ritorno...? Abbiamo fatto appena in tempo...! (poi, rivolta alle altre con veemenza) Ragazze: ora tocca a noi! Abbasso gli uomini!

TUTTE (meno Monica) Abbasso gli uomini, viva le donne!

IRENE: Tutte alla porta!

           (si precipitano tutte verso la porta, escono e subito dopo si spengono le luci, si sente un grande trambusto con urla frammiste ad un disperato grido di paura e di dolore. Dopo qualche secondo sulle altre voci prevale quella di Emma da fuori scena:)

EMMA: Ferme tutte! (si riaccendono le luci) Oddio! Signora Cesira...! Ma è lei...?! Ci scusi tanto! Noi pensavamo che fosse...! Ci scusi! Noi volevamo fare uno scherzo a...!

VOCE FEMMINILE: Ma siete tutte impazzite...?!

EMMA: Ci scusi tanto...!

VOCE FEMMINILE: Scusarvi un corno! Andatevene tutte quante al diavolo! Questo non è un condominio: è un manicomio! Ma non finirà qui, potete starne certe! Pazze scatenate!

                              (rumore della porta che sbatte; e qualche secondo di silenzio assoluto. Poi, una alla volte le quattro donne rientrano silenziose ed a testa bassa. Si siedono e restano pensierose e silenziose)

EMMA: (riprendendosi) Chi poteva pensare che sarebbe venuta prima la signora Cesira.

DIANA: Chi è la signora Cesira?

ROSA: Una che abita al piano di sopra.

MONICA: Speriamo che non ci faccia causa...! Ci manca soltanto questo...!

IRENE: Perché dovrebbe farvi causa? Non l’abbiamo mica ammazzata...!

EMMA: (reprimendo una risata) Però, c’è mancato poco.

MONICA: Però... mi raccomando... andateci piano, con Carlo...!

IRENE: Stai tranquilla. Te l’ho già detto: Carlo avrà soltanto quello che si merita. (ridacchia guardando con complicità le altre)

EMMA: (con subdola dolcezza) Ci tieni ancora tanto al tuo Carlo, dopo quello che ha fatto?

MONICA: (dopo essere rimasta silenziosa per qualche secondo) Mah! Forse, tutto sommato, avete ragione voi! Carlo si è comportato da vero mascalzone! E’ giusto che ora paghi!

ROSA: Adesso, sì che riconosco la vera signora Monica!

                              (si rilassano tutte, come a riprendere fiato)

ROSA: (rivolta a Diana) Tu, come stai?

DIANA: Beh...! Non saprei dirti...!

ROSA: Stai attenta a non strapazzarti troppo...! (Diana le annuisce in silenzio, ringraziandola con un sorriso. Un attimo di silenzio) Hai già deciso che nome mettergli?

EMMA: A proposito: sai già se è un maschietto o una femminuccia?

DIANA: Sembra che sia una femminuccia... ma, sai, in questo caso non si è mai sicuri...!

IRENE: Eh, già...! Nel caso del maschietto, se si vede il pirulino, non ci sono dubbi. Ma per la femminuccia...

ROSA: ...può anche essere un maschietto con il... pirulino che non si vede... (ridono tutte, anche Monica)

MONICA: (ora più sciolta) Se ha preso da Carlo, si vedrebbe... si vedrebbe...! Eh? (rivolta a Diana) tu che ne dici...?

DIANA: (con aria furbetta, di complicità) Si vedrebbe... si vedrebbe...! (ridono di nuovo tutte)

ROSA: Allora...? hai già deciso che nome metterle?

DIANA: Di preciso, ancora no. Carlo ancora non si decide a dire quale nome gli piacerebbe...

IRENE: Ma, a te, come piacerebbe chiamarla?

DIANA: Forse... Alessandra.

MONICA: (visibilmente contenta) Alessandra?! Ma guarda che combinazione...! anche mia madre si chiama Alessandra..!

EMMA:  Quando si dice il caso...! (improvvisamente si blocca e tende l’orecchio) Ssss...! Mi sembra di sentire dei rumori, di là, all’ingresso... (silenzio generale)

                       (effettivamente si sente un rumore di chiavi e poi il suono del campanello)

EMMA: Questo è Carlo! Allora...? siete tutte pronte? (segno di assenso delle altre) Bene! Che la giustizia faccia il suo corso! All’attacco...! (si dirige di corsa verso la porta d’ingresso, seguita dalle altre)

                    (escono e subito dopo si spengono le luci, si sente un grande trambusto con urla frammiste a forti lamenti di dolore. Poi, silenzio assoluto per qualche attimo. Si riaccendono le luci. Per prima rientra Monica silenziosa e pensierosa. Va a sedersi su una sedia restando a capo chino. Quindi entra Emma che spinge, davanti a sé, un uomo legato e incappucciato e che cerca di svincolarsi dalle corde mugugnando. Ovviamente è anche imbavagliato. Emma lo accompagna davanti ad una sedia e ve lo fa sedere. Nel frattempo entrano anche le altre tre che si lanciano, reciprocamente, occhiate di soddisfazione. Rosa ha in mano un pacchetto. Si siedono anche loro in ordine sparso.)

ROSA: Ed ora, cosa si fa...?

EMMA: Ora ce ne stiamo tutte un po’ calme a riprendere fiato, e poi...

IRENE: Certo che non è stato facile immobilizzare questo energumeno...

DIANA: Ce n’ha, di forza...

IRENE: La bocca, gliel’avete tappata per bene...?!

DIANA: Gli ho messo mezzo chilo di nastro adesivo...!

ROSA: E di questo, che ne faccio? (mostra il pacchetto che ha in mano)

EMMA: Che cosa è?

ROSA: E che ne so, io.

IRENE: Come, che ne sai? Se l’hai in mano...

ROSA: L’ho in mano perché l’ho preso prima che cadesse in terra.

EMMA: Ma, insomma! che vuoi dire...?!

ROSA: L’ho preso al volo prima che cadesse in terra quando siamo saltate addosso all’avvocato. L’aveva in mano lui, prima di...! Io non lo so cos’è.

EMMA: Va bene, va bene. Poggialo da qualche parte, per il momento. (Rosa va a poggiarlo da qualche parte, e poi torna a sedersi)

DIANA: (guardando il suo orologio da polso) Oddio come si è fatto tardi...! Devo andare!

MONICA: Proprio adesso...?! (nel sentire la voce di Monica, Carlo è scosso da un forte fremito) Se abbiamo fatto tutto questo, è stato proprio per te...! Ed ora vuoi andartene proprio sul più bello...?!

DIANA: Ma si è fatto tardi...!

MONICA: D’accordo! Ma il finale di tutta questa commedia dovrebbe riguardare soprattutto te!

DIANA: Sì, lo so. Hai ragione! Però ho una fame...! Sarà per via di lei... (allude al pancione) il fatto è che ho una fame che mi sento quasi svenire...!

EMMA: Resisti ancora un po’. (poi, rivolta ad Monica) Di là c’è un bel po’ di roba da mangiare, nevvero...?

MONICA: Hai voglia! Ci potrebbe mangiare un esercito...!

EMMA: Allora, facciamo una cosa: voi tutte andate di là e cominciate a mangiare qualcosa.

IRENE: E tu?

EMMA: Io intanto resto qui a sorvegliare il nostro “amico”. Poi, quando qualcuna di voi verrà a darmi il cambio, mangerò qualcosa anch’io.

           (le ragazze si guardano interrogativamente per qualche secondo, quindi:)

IRENE: A me sembra una buona idea. Se vogliamo avere le idee chiare su cosa fare, dobbiamo nutrirci. Venite, andiamo di là. (esce seguita dalle altre tre)

              (Emma, una volta rimasta sola con Carlo, comincia a girargli lentamente intorno come a volerlo osservare attentamente. Poi:)

EMMA: (dando uno scappelloto all’uomo che riprede a mugugnare e a dimenarsi) Tu ti starai chiedendo cosa sta succedendo...!? Sicuramente non ti aspettavi una sorpresa del genere! Ma, sai? la vita a volte ci riserva delle sorprese...! e non sempre piacevoli! Ne sa qualcosa Monica. A proposito: ti ricordi di Monica? E’ la mia cara nipotina, e la tua amata mogliettina! Perché... tu lo ricordi, vero...? (altro scappellotto) di avere una mogliettina! (pausa) Te lo ricorderai, spero, che hai una mogliettina che ti adora...!? Ecco! Monica è, appunto, la tua mogliettina. Da non confondere con Diana. Ti ricordi forse, anche di Diana...? (pausa) Come...?! (accosta l’orecchio accanto alla bocca di Carlo fingendo di ascoltare. Poi:) Non sai chi è Diana...?! (scrolla il capo) Nnzzuu... nnzzuu... nnzzuu...! Vuol dire che sarò costretta a presentartela. Contento? (altro scappellotto) Ti presenterò Diana ed anche Alessandra. (pausa) Come...?! Non sai nemmeno chi è Alessandra...?! (scrolla il capo) Nnzzuu... nnzzuu... nnzzuu...! Vuol dire che sarò costretta a presentarti anche lei: la piccola, dolce, innocente e sfortunata Alessandra. Costretta a nascere senza avere un padre. (si blocca di colpo come ad ascoltare) Cosa...? Vuoi dirmi qualcosa? (si accosta all’uomo con l’orecchio e finge di ascoltare) Capisco! Capisco! Tu non sai chi è Diana. (scappellotto) e non sai nemmeno chi è Alessandra (altro scappellotto) Beh, per Alessandra posso capirti, perché non la conosco neppure io, ma Diana... (viene interrotta dall’ingresso di Irene)

IRENE: (continuando a masticare qualcosa) Ecco, io ho mangiato. Ora puoi andare anche tu a metterti qualcosa sotto i denti...

EMMA: OK! Vado. Grazie. (esce)

               (Irene, una volta rimasta sola con Carlo, comincia a girargli lentamente intorno come a volerlo osservare attentamente. Poi prende una sedia e si siede accanto all’uomo)

IRENE: (molto dolce) Ciao, Carlo. (Carlo cerca nuovamente di svincolarsi) Mi senti? mi riconosci? Sono Irene. (forti mugugni dell’uomo)  Tu ti starai chiedendo cosa sta succedendo...!? Sicuramente non ti aspettavi un’accoglienza del genere! Io, personalmente, ti avrei evitato questa umiliazione...! (gli solleva leggermente un lato della federa, all’altezza dell’orecchio destro, e lo punteggia con due o tre bacini) Ma è stata Monica. (l’uomo si agita sempre più) E’ stata Monica ad ideare tutta questa incresciosa sceneggiata! Io ho provato a dissuaderla: (altri bacini sull’altro orecchio) “Ma lascia perdere... non è il caso... Carlo non merita questa mortificazione...!” Ma lei, no... “i mariti ogni tanto hanno bisogno di una lezione...!” Ed io cosa potevo risponderle? Era così determinata...! Tu lo sai... (gli accarezza il capo da sopra la federa) Monica ed io siamo praticamente cresciute sempre insieme, come due sorelle...! Tu lo sai quanto bene voglio, io, a Monica...! Non so cosa non farei per lei... per vederla felice...! (pausa) però devo riconoscere che purtroppo Monica non fa per te. E’ troppo egoista... è troppo esibizionista... ha troppi grilli per la testa...! Io le sono troppo amica per dirti certe di cose di lei che non sa nessuno...! (pausa) No! (altre carezze ed altri bacini) Tu non meritavi di sposarti con una come Monica. E pensare che l’avevi proprio accanto a te la donna che sicuramente avrebbe potuto renderti felice per tutta la vita...! Spero che tu - una volta superata questa brutta avventura - non dimenticherai quello che ti sto dicendo... (viene interrotta dall’ingresso di Rosa.)(Contrariata) E tu...!? Cosa ci fai, tu, qui...?!

ROSA: Dovresti andare un attimo di là. Monica non vuole mangiare. Dice che è troppo turbata, per farlo. Forse tu potresti convincerla...

IRENE: (a malincuore) Ma se non siete riuscite voi... sua zia...?!

ROSA:  (si stringe nelle spalle)  Tu sei la sua migliore amica...!

IRENE: (c.s.) E va bene...! Proverò io. (esce)

     (Rosa, una volta rimasta sola con Carlo, comincia a girargli lentamente intorno come a volerlo osservare attentamente. Indossa un grembiulino da cucina ed ha ancora in mano un mestolo che evidentemente ha adoperato per preparare qualcosa da mangiare)

ROSA: Ecco qua il grande avvocato Carlo Benelli! L’uomo di legge...! Tutto d’un pezzo...! L’uomo che ha in mano il bastone della giustizia...! (agita in aria il mestolo) L’uomo che deve fare assolvere gli innocenti...! (dà un colpo di mestolo sul tavolo. Carlo sobbalza) e che deve fare condannare i colpevoli...! (dà un colpo di mestolo sul capo di Carlo)(pausa) E tu, grande uomo di legge, tu cosa pensi...? credi di essere colpevole...? (colpo di mestolo sui genitali di Carlo) oppure credi di essere innocente...? (altro colpo sui genitali) Sicuramente tu credi di essere innocente...! (colpo sul capo) Beh... forse tu lo sei... (pausa studiata) ma lui, no! (colpo ai genitali) Ed ora, tu che sei uomo di legge, devi dirci quale pena merita  questo scellerato! (altro colpo basso) Perché uno che fa quello che ha fatto lui è uno scellerato e merita, quindi, una punizione! Quale pena è prevista in questi casi, signor avvocato? (nel frattempo ha aperto lo sportello di un mobile, ne ha preso un trinciapollo, e si avvicina a Carlo spinta da un’intenzione inquietante...) Sai come puniscono un ladro, in certi Paesi dell’oriente...? gli tagliano una mano! Quindi... in questo caso, gli si taglia... (viene interrotta dall’ingresso di Monica)

MONICA: (scorgendo il trinciapollo nelle mani di Rosa) Che cosa ci fai, con quel trinciapollo?

ROSA: Stavo pensando che ogni tanto, anziché il solito pollo, potremmo provare con un bel cappone...!

MONICA: (non riesce a raccogliere) Cara Rosa, ora puoi tornartene anche tu di là a finire di mangiare.

ROSA: Ma lei, signora, ha mangiato qualcosa?

MONICA: Sì, stai tranquilla. Mi ha convinta... anzi, mi ha quasi costretta la mia cara amica Irene. A volte mi chiedo cosa farei in certe situazioni, se non avessi accanto una cara amica come Irene. E’ proprio come una sorella, per me. Comunque, ora torna di là. (Rosa esce)                            

                 (Monica, una volta rimasta sola con Carlo, comincia a girargli lentamente intorno come a volerlo osservare attentamente. Poi gli si siede accanto)

MONICA: (comprensiva) Avrai fame anche tu, a quest’ora...! (pausa) Io mi chiedo come hai potuto farmi una cosa del genere...!? (pausa) ...dopo appena tre anni di matrimonio...! (pausa) Te lo ricordi, sì? che oggi avremmo dovuto festeggiare l’anniversario del nostro... (si interrompe per la commozione)?! (pausa) Sai che cosa ti avevo preparato per l’occasione...? La torta con le mandorle; quella che ti piace da morire...! (pausa) Me l’ha insegnata tua madre, quando eravamo ancora fidanzati. Te lo ricordi...? (pausa) Ma come hai potuto farmi una cosa del genere...? Dimmi che non è vero...! che è tutto soltanto un brutto sogno...! (pausa) Però la prima che ho fatto io, di torta, non ti era piaciuta; lo ricordi...? Effettivamente non era venuta molto bene: asciutta e dura come un sasso! Però, dopo, quando ho cominciato a prenderci la mano... dopo hanno cominciato a piacerti forse più di quelle che faceva tua madre. (pausa) Almeno.. così mi dicevi tu. A meno che non lo dicevi che per farmi piacere...! (pausa)(si alza, va ad accendere una piccola lampada poggiata su un mobile o tavolino, e spegne il lampadario centrale, per cui la scena cade in penombra.) Ma a me andava bene lo stesso: anche se me lo dicevi soltanto per farmi piacere...! (torna a sedersi accanto a Carlo). Era segno che, malgrado tutto, mi amavi tanto da arrivare a sconfessare la bravura di tua madre, e da  riuscire a dire perfino una bugia per farmi felice...! (pausa) Ma a quanto pare non è stata l’unica bugia, quella, che tu mi hai detto...! (pausa) Quando hai imparato a mentire tanto spudoratamente...?! (pausa) Non posso crederci! Capisci...?! Malgrado tutto, malgrado le apparenze, malgrado le testimonianze e le prove, io non... io non riesco ancora a crederci...! (pausa) (le luci cominciano ad attenuarsi ed inizia il sottofondo musicale) Ero convinta di saperti leggere negli occhi; di saper esplorare i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti... ero convinta di saperti leggere nel cuore...! Quante cose dolci, tenere e perfino appassionate, ho creduto di vederci...! (pausa) (la scena cade improvvisamente in un rapidissimo buio. Quando si riaccendono, le luci sono molto deboli: lasciano percepire soltanto la siluette dei personaggi, ma non distinguerne i volti. L’uomo non ha più il cappuccio e non è più legato. Carlo si alza in piedi e tende le mani ad Monica. Monica si avvicina a lui che la stringe a sé) Erano tutte balle...? tutte menzogne...? No, io non voglio pensare che fossero tutte falsità...! Dimmelo, che non erano favole... che non erano bugie...! Dimmi che mi ami ancora come il primo giorno...! (mentre Carlo invita Monica ad un romantico giro di valzer, dapprima sommessa, poi sempre più forte ed amplificata da eco, si sente una voce maschile che dice: “ti amo... ti amo... ti amo... I due proseguono nel ballo. Poi cala il sipario)  

                                       FINE DEL PRIMO ATTO

                                              ATTO SECONDO

         (Scena precedente. Quando si riaccendono le luci, Carlo è nuovamente imbavagliato e legato saldamente alla sedia. Monica seduta su di una sedia accanto a lui, sta dormendo. Le luci sono molto basse tanto da non fare distinguere molto bene il volto di Monica. Si sentono un tramestio e dei rumori provenire da fuori scena. Poi:)

EMMA: (entrando) Come mai così buio in questa stanza? (accende la luce principale e scorge Monica addormentata) Ma guarda un po’ quella là...! (alle altre che nel frattempo sono entrate) E’ rimasta talmente scossa da quello che le è successo, che si è perfino addormentata...!

ROSA: (in buona fede) Poverina...! Deve essere stato uno chock così grande, per lei...!

EMMA: (si avvicina a Monica e la scuote leggermente) Monica, bambina mia.

MONICA: (destandosi) Che c’è..? Oh, ciao zietta. (poi, guardandosi attorno) Ma cos’è successo...?

EMMA: Nulla. Non è successo nulla. Ti sei semplicemente addormentata...

MONICA: (alquanto delusa) Mi sono addormentata...?! Ma allora è stato tutto soltanto un sogno...?!

EMMA: Spero almeno che fosse bello, il tuo sogno...

MONICA: Forse  abbiamo sbagliato a...! era meglio se non...!

EMMA: Vuoi dire che ti sei pentita...? Pensi che non dovevamo fare...?

ROSA: Ma non possiamo fargliela passare liscia...! E’ troppo grave quello che ha fatto...!

MONICA: (intanto si era completamente ripresa) Forse Rosa ha ragione! Non possiamo fargliela passare liscia!

IRENE: (accostandosele) Ascolta, Monica. Tu sai quanto ti sono affezionata, e quanto ti voglio bene...!?  Io ti considero una sorella. Per te farei qualunque cosa, come tu - d’altra parte - faresti per me...

MONICA: Sì. Lo so. Anch’io ti voglio bene come ad una sorella.

IRENE: Per questo motivo non ho mai sopportato che qualcuno potesse farti qualche torto o, addirittura, che avesse potuto farti del male.

MONICA: Lo so. Sei sempre stata molto protettiva nei miei confronti.

IRENE: Quindi puoi immaginarti cosa provi, io, in questa occasione. Quell’uomo ti ha fatto del male. Ti ha dato un grande dolore... ti ha fatto il peggior torto che un uomo possa fare ad una donna...

MONICA: E’ per questo che deve pagare...!

IRENE: E’ vero! Ne sono tanto convinta che lo punirei io stessa, con le mie stesse mani, ma...

EMMA: ...ma...?!

IRENE: Non sarei una vera amica se non pensassi - oltre alla necessità di punire questo mascalzone - se non pensassi anche a te ed al tuo futuro.

MONICA: Che vuoi dire...?

IRENE: Sì, è vero che Carlo merita una punizione, però è altrettanto vero che è pur sempre tuo marito...!

MONICA: Lo sarà ancora per poco...!

IRENE: Non avrai, mica, intenzione di divorziare...?!

MONICA: Perché, no?! Non potrei più sopportare di stargli vicino... di vedermelo attorno... di sfiorarlo o addirittura di sentirmi toccare da lui, pensando a chi sa quante altre donne ha toccato o addirittura accarezzato e...!

IRENE: Ma se lo lasci, fai il suo gioco...! Chissà quante altre farfalline... - (rivolta a Diana)  tu, scusami; non mi riferisco a te... - chissà quante altre farfalline sono là pronte ad approfittare della sua riacquistata libertà per saltargli al collo e per portarselo a...

EMMA: Basta! Non c’è bisogno che scendi nei dettagli...!

IRENE: Certo. Avete capito benissimo quello che intendo dire. (poi, rivolta nuovamente a Monica) Tu non devi dargli la soddisfazione di...

MONICA: Hai perfettamente ragione! Forse non divorzierò! Lo punirò tenendolo legato per tutta la...

IRENE: Beh, ora non esagerare nel senso contrario...! Cosa ci faresti, tu, per tutta la vita accanto ad un uomo che ti ha offesa in un modo talmente sfacciato ed umiliante...

MONICA: (disorientata) Ma... allora... cosa devo fare...?! Credevo che tu mi suggerissi di...

EMMA: Quello che dovrai fare lo saprai meglio dopo averci pensato su con tutta calma. Non dimentichiamoci che c’è anche la posizione di Diana da prendere in considerazione.

MONICA: Però, una bella punizione a questo gaglioffo gliela dobbiamo dare. (molto sarcastica) Mi ha fatto festeggiare in modo superbo ed incantevole, l’anniversario del nostro matrimonio...! (il suo sguardo cade sul pacchetto che aveva portato Carlo) Toh, guarda! Chissà cosa si era preoccupato di portarmi, per festeggiare...?! (va ad aprire il pacchetto)(risata amara) Ah, ah, ah! Che gentile...! Che dolce... è proprio il caso di dirlo...! Indovinate un po’ cosa ha portato? (pausa) Una cassata! Capite? Sa che a me piace molto la cassata, e si è preoccupato di portarmela. Che carino...! Ha voluto esagerare. Non si ricordava di avermela già fatta avere, (tocca delicatamente il pancione di Diana) un’altra bella cassata! (Emma va a toglierle il pacchetto di mano) Cosa fai, zietta?

EMMA: Penso sia meglio andare a buttare questa roba: ormai si è tutta squagliata...

MONICA: (decisa) No! Perché vuoi buttare questa leccornia che il mio caro maritino mi ha così amorevolmente portato...? No. Tanta bontà non deve andare sciupata. Questa roba va gustata per quello che merita. Anzi... Voglio ricambiare il dolce pensierino...! (rivolta a Rosa) Rosa, ti dispiace portarmi un cucchiaio? (Rosa annuisce, esce e torna con un cucchiaio che porge a Monica. Nel frattempo le altre si sono guardate interrogativamente negli occhi, in assoluto silenzio)

EMMA: Insomma, Monica, che cos’hai in mente di fare...?!

MONICA: Semplice! Voglio fare gustare al mio “dolce” maritino il suo stesso “dolce” pensiero. (nel frattempo ha sollevato leggermente la federa in corrispondenza della nuca dell’uomo e comincia a versargli dentro, con il cucchiaio, quello che ormai resta della cassata. E’ presa da un sommesso singhiozzare) Questa te la gusti a nome mio... (altra cucchiaiata) questa invece a nome di Diana che tu conosci molto bene... (altra cucchiaiata) questa te la manda zia Emma... e questa, la mia amica Irene.

ROSA: Ed io...?

MONICA: Ah, già...! dimenticavo la nostra fidata Rosa. Questa è Rosa che te la manda. (Rosa sembra soddisfatta) Ti è piaciuta? Ne vuoi ancora? (continua, continua finché non viene bloccata dalla zia)

EMMA: Ora basta, Monica! Ne ha avuto abbastanza, per il momento.

DIANA: Inoltre, non gli abbiamo ancora dato il modo di dire la sua... di difendersi o, almeno, di giustificarsi...!

EMMA: E’ vero. Diana ha ragione.  Non vedo quali potrebbero essere, ma dobbiamo dargli la possibilità di spiegare le sue ragioni.

IRENE: Qualsiasi esse siano, lui, comunque, il patatrac l’ha già combinato! (rivolta a Monica) Se fossi in te, non avrei più nulla da sentire da quel galantuomo...!

EMMA: (piuttosto dura verso Irene) Questo è tutto da vedere! (rivolta alle altre) Portatelo di là... (Irene e Rosa prendono sotto le braccia l’uomo, l’aiutano ad alzarsi e fanno per incamminarsi verso una porta. Ma Emma le blocca:) Anzi, accompagnatelo giù, nella legnaia. Sentite se ha sete, ed eventualmente provate a togliergli il nastro adesivo dalla bocca; e se non urla dategli un po’ d’acqua.

IRENE: Io non credo che sia una buona idea, questa. Hai paura che muoia di sete...?!

EMMA: (asciutta) Fate come vi ho detto. Un po’ d’acqua non si nega neppure ai cani. Portatelo nella legnaia così, anche se dovesse urlare e provare a chiedere aiuto, non potrà sentirlo nessuno. (Irene, Rosa e Diana si incamminano verso una uscita, con l’uomo) Aspettate un momento! (le donne si fermano) Irene, tu resta qui con Monica. Vado io giù.

IRENE: Come vuoi. (Emma, Rosa e Diana escono spingendo Carlo)

MONICA: Tu, Irene, che cosa mi consigli di fare...? Io sono così confusa...!?

IRENE: Io penso che prima di ogni altra cosa si debba fare quello che ha suggerito Diana: dobbiamo dare a Carlo la possibilità di difendersi o, almeno, di dire la sua...

MONICA: Sì... forse avete ragione...! Anzi, credo che avremmo dovuto farlo subito, appena Carlo è arrivato.

IRENE: Sebbene io dubiti che Carlo ci dirà la verità.

MONICA: (risentita) Carlo a me non ha mai detto una bugia...!

IRENE: Allora Diana e la sua creatura sono soltanto un miraggio...?!

MONICA: Non ti chiedi se possa essere proprio lei - Diana - a mentire spudoratamente...?! Sarà una di quelle avventuriere in cerca di polli cui spillare quattrini con il ricatto della maternità...

IRENE: Certo! E’ una eventualità anche questa...! Ma se Carlo ha veramente circuito, ingannato e sedotto quella ragazza... nascondendole di essere già sposato... pensi che ora ce lo direbbe tranquillamente, come se stesse confessando di avere infilato le dita nel barattolo della marmellata...?!

MONICA: (sempre più confusa) Non lo so. E’ per questo che sono molto confusa e che non so cosa fare...!

IRENE: E’ sempre stato il tuo difetto, questo!

MONICA: Cosa...? Di quale difetto parli?

IRENE: Di non sapere o di non volere affrontare le situazioni, quando queste escono un po’ fuori dell’ordinario.

MONICA: (cadendo dalle nuvole) Come... come... come...?! Ma di che cosa stai parlando...?!

IRENE: Della tua incapacità di affrontare la realtà, quando questa ti si presenta un po’ più delicata o difficile del solito. Forse se Carlo ha cercato altri “sfoghi” questo può esserne stato uno dei motivi. Tu, scusami la sincerità, sei troppo “passiva”.

MONICA: Io continuo a non capire...! Ma perché non me ne hai parlato prima di...

IRENE: Finora non te l’ho mai fatto notare perché - ho pensato - finché le cose vanno bene...!

MONICA: Scusami, ma io... io...

IRENE: ...tu non riesci a capire nulla...

MONICA: Sì. Proprio così. Io non ci capisco più nulla! Pensavo che il processo dovessimo farlo a Carlo per come si è comportato con Diana, e invece tu ora - mi sembra di capire - lo stai facendo a me...!

IRENE: Non ti sto facendo nessun processo! Sto cercando di farti notare che tu molto spesso - anche se non te ne sei mai accorta - hai un difetto di comportamento che alla fine può procurarti, se non guai, sicuramente delusioni e forti dolori.

MONICA: Beh, allora dimmi una buona volta quale è questo mio difetto di comportamento!

IRENE: (asciutta) Sei vigliacca!

MONICA: (più che offesa, allibita) Sono vigliacca...?!

IRENE: Tu nella vita sei sempre stata fortunata. A scuola eri sempre tra le migliori... i tuoi non ti hanno mai fatto mancare nulla... le persone che frequenti ti hanno sempre coccolato e accontentata in tutto. Infine - tanto per dirne una delle ultime - hai conosciuto un uomo meraviglioso come Carlo e sei riuscita a sposartelo...

MONICA: ...e con questo...? Io non l’ho rubato a nessuno...! io non ho mai rubato niente a nessuno...!

IRENE: Perché non hai mai avuto il bisogno di farlo. Però devi ammettere che non hai nemmeno fatto mai qualcosa di specifico e di importante per meritarti o per guadagnarti tutto quello che la vita ti ha dato.

MONICA: Io continuo a capirne sempre meno...!

IRENE: Ti ricordi di Sandrino?

MONICA: (concentrandosi) Sandrino...?! Sandrino, chi...? (pensa) Ah, sì...! Sandrino Colletta...! Quel ragazzino delle elementari...!

IRENE: Sono contenta che te lo ricordi.

MONICA: Certo che lo ricordo. E allora...?

IRENE: All’epoca mi faceva il filarino...

MONICA: Sì, è vero. Me lo ricordo: ti stava appiccicato come l’edera.

IRENE: E tu, invece, te la facevi con Ginetto...

MONICA: Ginetto...! Che caro...!

IRENE: Già, che caro...! Però quando Sandrino ha smesso di fare il filo a me, per fare il cascamorto con te, tu - malgrado te la intendessi sempre con Ginetto - lo hai lasciato fare...

MONICA: Mi dispiaceva dirgli qualcosa: avevo paura di dargli un grosso dispiacere...!

IRENE: Già...! (con una punta di sarcasmo) Sei sempre stata molto sensibile e buona, tu...! Però lui continuava ad illudersi di poter ottenere qualcosa da te, e così ha piantato me!

MONICA: Mi dispiace! Non me ne sono mai accorta...!

IRENE: E con Albertino...?!

MONICA: Albertino...? quello che era con noi alle medie?

IRENE: Sì. Proprio quello...!

MONICA: E che cosa ho fatto, che non andava, con Albertino?

IRENE: Nulla! Non hai fatto proprio nulla! Come al solito...!

MONICA: (spazientita) Insomma! Se non ho fatto nulla, di che cosa mi rimproveri...?!

IRENE: Albertino era il mio fidanzatino! Almeno... fino a quando non ha messo gli occhi su di te.

MONICA: Ma io quando tu te la intendevi con Albertino, uscivo con Francuccio...!

IRENE: Infatti! Ma anche quella volta - come già era successo con Sandrino - da una parte ti facevi sbaciucchiare dal tuo Francuccio e dall’altra permettevi al mio Albertino di farti la corte senza neanche pensare lontanamente a dirgliene quattro come meritava! E così, lui, incoraggiato dal tuo atteggiamento passivo, mi ha piantata...!

MONICA: Ma io non volevo offenderlo...

IRENE: Certo! Proprio come era successo con Sandrino...! Almeno ti fossero piaciuti...! avrei potuto anche capirlo. Ma a te non interessavano affatto...!

MONICA: Pensavo che prima o poi se ne sarebbero accorti anche loro...!

IRENE: (dura) No! Il fatto è che sei sempre stata una vigliacca! “Facciamo finta che il problema non esiste! Prima o poi si risolverà da solo...!”

MONICA: Sì. (in buona fede) A volte è meglio trascurarli, i problemi...! Preferisco fare finta di non vederli... fare finta che non esistano...!

IRENE: Infatti, è proprio questo che odio di te: la tua incapacità di affrontare le situazioni, belle o brutte che siano. Per te è meglio che siano gli altri a prendere qualsiasi iniziativa... poi si vedrà...! Comodo, eh...?!

MONICA: (poi, con fermezza) Ma, insomma...! Cosa vuoi ora tu da me, che vieni a rinfacciarmi cose di tanti anni fa...?! Eravamo tutti dei bambini... e da bambini si può anche sbagliare...!

IRENE: Certo! Da bambini si può anche sbagliare. Se non altro c’è l’inesperienza! (pausa) E con Cristian?

MONICA: (a disagio, impallidendo) ...con... Cristian...?!

IRENE: Sì. Con Cristian! (silenzio da parte di tutte e due) E allora...? Non hai nulla da dire?

MONICA: (sempre più a disagio) Cosa vuoi che ti dica...?!

IRENE: Se ti sei mai resa conto del male che hai fatto sia a lui che al tuo Carlo...?!

MONICA: (molto confusa ed imbarazzata) Perché ora vai a rivangare quella storia...?! E tu saresti la mia migliore amica...?!

IRENE: Se le amiche non ti aiutano ad aprire gli occhi, non sono vere amiche! (pausa) Povero Cristian... quanto l’hai fatto illudere e soffrire... (viene interrotta da Rosa che entra come un bolide)

ROSA: (molto agitata) Signora Monica... signora Monica...!

MONICA: Cosa c’è?! Calmati e dimmi cosa è successo...!

ROSA: Giù c’è un grosso problema!

IRENE: Stai calma e dicci quale è questo grosso problema. Riguarda Carlo?

ROSA: Sì, riguarda lui. Ma coinvolge anche noi.

MONICA: Carlo ha riconosciuto Diana?! Siete riuscite a farlo confessare?!

ROSA: No! Diana non l’ha vista perché non gli abbiamo ancora tolto  il cappuccio.

MONICA: Allora...? qual è il problema..?!

ROSA: Appena gli abbiamo tolto il bavaglio ha cominciato ad inveire e a strillare come un’aquila divincolandosi come un forsennato...

MONICA: Allora, è riuscito a liberarsi delle corde ed è scappato...?

ROSA: No, non è scappato, lui...! (pausa) Però gli scappa...!

IRENE: Che cosa gli scappa?

ROSA: (con un certo imbarazzo) Quella... quella cosa...!

MONICA: Ma, insomma! Hai deciso di farci impazzire, con questi indovinelli...?! Vuoi dirci chiaramente di cosa si tratta...?!

ROSA: Il signor Carlo deve farla...!

                    (attimo di profonda concentrazione di Monica e Irene)

IRENE: (cauta) Il signor Carlo... deve fare... deve fare quello che sto pensando...?

ROSA: Io non lo so quello che sta pensando, so che l’avvocato dice di non riuscire più a...

MONICA e IRENE:  (spazientite) Insomma...! dice di non riuscire a...?!

ROSA: Dice di non riuscire più a... (imbarazzata cerca di mimare una persona che si sta sforzando, Poi, come a liberarsi di un peso:) Insomma! di non riuscire più a reggerla...!

                (Monica e Irene scoppiano in una fragorosa risata)

MONICA: Tutto qui?! E’ questo il grosso problema che avete là sotto...?!

ROSA: Perché? vi sembra un problema da poco uno che gli scappa un bisogno e che non può farlo...?!

IRENE: Allora, fateglielo fare.

ROSA: La signora Emma non vuole slegarlo.

IRENE: E allora aiutatelo voi...!

ROSA: (credendo di non avere capito bene) Noi...?!

IRENE: Certo. Basta che se ne occupi una di voi tre...

ROSA: Se è così semplice, perché non se ne occupa lei?

IRENE: Io? E perché proprio io? Voi siete in tre...

ROSA: La signora Emma non vuole proprio sentirne parlare. Dice che è molto sconveniente - la cosa - per una della sua età.

IRENE: E tu?

ROSA: (scandalizzata) Io?! Ma lo sa che cosa ci sarebbe da fare?

IRENE: Ma è un bisogno piccolo, o uno... grande?

ROSA: Non lo so. Io non gliel’ho chiesto. Ma questo cosa cambierebbe? Per farglielo fare, piccolo o grosso, pur continuando a tenerlo legato, come prima cosa bisognerebbe aprirgli i...

MONICA: Lascia perdere. Non c’è bisogno che tu ci spieghi cosa c’è da fare...! E Diana?

ROSA: Diana dice che essendo coinvolta nello scandalo, non le sembra opportuno scendere in simili gesti intimi con la persona che è causa dello scandalo.

IRENE: Come siamo melodrammatici...!

MONICA: Povera mammoletta! Gli scrupoli le vengono soltanto adesso! Perché non se li è fatti venire anche prima...?!

ROSA: Signora Monica, perché non ci scende lei, a far fare il bisognino a suo marito?

MONICA: (molto calma, con superiorità) Io?? Non ci penso nemmeno! Per me, il mascalzone, può anche scoppiare... oppure può farsela addosso...!

DIANA: (entrando) Già fatto!

IRENE: Che significa: “già fatto”?

DIANA: Significa che il nostro Carlo ha già fatto. O, per meglio dire: se l’è già fatta tutta dentro!

ROSA: Dio, che schifo!! (rivolta a Monica) Spero che poi non chiederete proprio a me di ripulire...

MONICA: Stai tranquilla! Quello è il nostro ultimo pensiero...! (poi, dopo essere stata un attimo pensierosa in silenzio) Per favore, vi dispiace portare qui Carlo? Però legato, imbavagliato ed incappucciato come era all’inizio di questa storia. (le tre ragazze si guardano sorprese tra di loro, poi:)

IRENE: Certo che possiamo riportarti su Carlo. Ma tu che cosa hai in mente di fare?

MONICA: Per favore: per il momento non fatemi domande. Vi spiegherò tutto in un secondo tempo. Ora portatemi su Carlo, se la cosa non vi pesa molto.

IRENE: (sempre molto perplessa) Va bene. Come vuoi tu. (esce insieme a Diana e a Rosa)

            (Rimasta sola, Monica prende a passeggiare nervosamente lungo la stanza, molto pensierosa. Rientrano le quattro donne spingendo davanti a loro Carlo, e l’aiutano a sedersi su di una sedia già posta al centro della scena. Rosa fa tutto questo tappandosi il naso con le dita.)

EMMA: Irene mi ha detto che rivuoi Carlo qui da te...

MONICA: Sì, è così. Grazie. (pausa) Ora fatemi ancora un favore: trovatevi qualcosa da fare di là, dove preferite, e lasciatemi sola con lui fino a che non vi chiamerò io.

EMMA: (un po’ preoccupata) Monica, mi raccomando! Non fare sciocchezze! Ti prego!

MONICA: Stai tranquilla, zietta. Anzi, state tranquille tutte. Non farò nessuna pazzia.                   

                          (le quattro donne, anche se a malincuore, escono)

               (Rimasta sola con Carlo, Monica sistema una sedia accanto a quella su cui è stato fatto sedere il marito. Resta per qualche secondo pensierosa ed in silenzio.)

MONICA:  (molto calma) Però...! che razza di giornata che è stata, oggi...!? D’un colpo solo rischio di perdere il marito e la mia migliore amica. Sì, perché proprio poco fa Irene mi ha detto delle cose terribili che mi hanno sconvolta. Per un attimo ho creduto di odiarla! Ma poi ci ho ripensato un po’ su, e mi sono ancora di più convinta che un’amica migliore di Irene non potrei mai averla. (pausa) Mi ha aperto gli occhi. Mi ha richiamato alla mente degli episodi che io, a suo tempo, avevo sistematicamente sottovalutato ed allontanato dalla mia mente e dal mio animo. Che errore madornale...! Come ho potuto sottovalutare e perfino ignorare i sentimenti di chi mi viveva accanto...?!  Senza neanche rendermene conto ho fatto soffrire anche persone a me molto care. (pausa) E forse - anche qui è stata Irene ad aprirmi gli occhi - forse ho fatto soffrire pure te. (pausa) Io non so se tu sei veramente coinvolto in questa storia con Diana... però so che in qualche modo riusciremo a venirne fuori. Io non ho nessuna intenzione di giudicarti. Non credo di averne più il diritto perché - ora so - anche io forse ho mancato nei tuoi confronti. (pausa) Ti ricordi di Cristian? il mio insegnante di danza...? All’epoca tu ed io eravamo ancora fidanzati. (pausa) Io non so come è stato...! Da quello che ricordo, Cristian dopo qualche mese che ci frequentavamo, pur sapendo del nostro fidanzamento, ha cominciato a riempirmi di premure e di attenzioni. Dapprima molto discretamente, poi con maggiore evidenza... ed ha cominciato a farmi la corte. (pausa) Ecco dove credo di avere sbagliato. Avrei dovuto tenerlo a bada. Avrei dovuto chiedergli con fermezza di starsene alla larga. Però - ad essere sincera - a me non dispiaceva affatto quel suo modo di corteggiarmi. Anzi...! Era attento, premuroso, dolce...! Inoltre aveva un non so che che mi affascinava, e che mi attraeva in un modo cui non riuscivo a resistere. Intendiamoci...! tra noi non c’è mai stato nulla di concreto...! Però, quando ero vicina a lui... quando ci guardavamo negli occhi... quando ci toccavamo e ci stringevamo - semplicemente per fare un passo a due... - non ti nascondo che provavo emozioni e sensazioni che non ho mai avvertito con nessun altro...! Ma nella mia mente e nel mio cuore non c’è mai stata la volontà di togliere qualcosa a te. Io ho sempre continuato ad amarti come il primo giorno...! Erano due modi - con te e con lui - erano due modi di ricevere e di dare... di sentire e di vivere, completamente diversi ed indipendenti... che potevano tranquillamente convivere tra di loro! Ora, a distanza di tempo, anche se la cosa può scandalizzarti, so che avrei potuto lasciarmi andare con lui senza che il nostro amore avesse potuto risentirne minimamente. (pausa) Come vedi, secondo la comune morale, anche io ho tradito te; semmai tu oggi abbia tradito me con Diana. (pausa)  Per chiudere con dignità la faccenda, potrei dirti di essere pentita. Ma non è così! Irene mi rimprovera di avere avuto con Cristian, il mio solito atteggiamento passivo di attesa. (pausa) E il paradosso è che oggi me lo rimprovero anch’io. Capisci? è soltanto di questo che sono pentita: di non avere accettato con l’animo e col corpo le sue attenzioni, come sentivo fortemente di voler fare! (pausa) Mi sarebbe bastato essere, una volta tanto, decisa e sincera. Non sapevo ancora che è molto meglio un rimorso che un rimpianto...! Questa è un’altra cosa molto importante che ho imparato: si vive una sola volta; ma che serve vivere se non fai in modo di sentirti viva...?! (pausa pensierosa, poi, tornando in sé) Ecco! Questo è quanto! Ora chiamerò le altre, ti libereremo e così potremo finalmente chiudere questa storia con Diana. Dopo, ciascuno di noi due deciderà come meglio crederà. (tirando un profondo respiro e riprendendosi) Però, prima, vado di là a prenderti un cambio. Puzzi da morire. Stare vicino a te è come stare in un pollaio. Ti pulirò e ti cambierò io stessa. Te lo devo. (esce)    

                           (Monica è uscita da qualche secondo, che entrano Emma e Rosa)

EMMA: Ascolta Monica: noi di là volevamo dirti... (si accorge che Monica non c’è) Monica, dove sei? (si guarda intorno) Lo ha lasciato solo...!? E’ una grossa imprudenza. (a Rosa) Viene, aiutami a portarlo di là. (Emma e Rosa portano Carlo fuori)

               (Dopo qualche secondo entrano Irene e Diana. Irene dà un’occhiata per tutta la stanza)

IRENE: Credevo che Monica fosse ancora qui...!

DIANA: E, invece, a quanto pare non c’è più...!

IRENE: Chissà cosa ne avrà fatto di Carlo?

DIANA: Lo avrà strozzato...? o gli avrà tagliato... (scoppia in una grande risata cui si associa Irene, avendo fatto un gesto significativo)

              (Nel frattempo Monica sta rientrando con degli indumenti maschili sotto al braccio, ma vedendo le due ragazze si ferma, senza farsi né sentire né vedere, al limite della soglia)

IRENE: C’è cascata come un’allocca, la bella Biancaneve...! (continua a sghignazzare)

DIANA: Però devi ammettere che io ho saputo fare molto bene la mia parte...!

IRENE: Tu dovresti fare l’attrice professionista...!

DIANA: (parodiando se stessa) Vorrei parlare con l’avvocato Carlo Benelli... il padre della mia povera innocente creatura (si batte con forza sul finto pancione sghignazzando sempre più forte)

IRENE: (frenandola) Ssss...! Non così forte! Non dobbiamo farci sentire.

DIANA: Ma tanto quella... tonta com’è...!

IRENE: D’accordo! Ma non voglio rischiare di compromettere tutto proprio ora che siamo alla conclusione.

DIANA: Ed ora cosa vuoi fare? Cosa prevede il tuo piano?

IRENE: Ora tu te ne andrai via. Dirò alle altre che tu hai cominciato a sentirti male e che quindi io ho ritenuto opportuno per la salute tua e della bambina (non può fare a meno di ridere, ma riesce a controllarsi) che porti nel grembo, di farti tornare a casa tua.

DIANA: Allora io ho finito di fare la mia parte...?!

IRENE: Sì. In questo modo non si potrà più fare il confronto diretto con Carlo, e nessuno saprà mai come stanno veramente le cose: perché tu sparirai completamente dalla circolazione! (pausa) Mi sei stata molto utile.

DIANA: Tutto merito tuo che hai saputo istruirmi a dovere. Tutti quei particolari su Monica... il romantico viaggetto a Praga... il particolare segno di riconoscimento conosciuto soltanto da lei e dalla madre...

IRENE: ...e da me..! Se non li conosce l’amica del cuore, certi dettagli...!? (poi, diventando dura) Erano anni che cercavo di escogitare qualcosa per fare tornare sulla terra, tra noi mortali, quell’oca giuliva.

DIANA: Pensavo che tu fossi la sua migliore amica...!

IRENE: Certo! E questo è quello che crede anche lei, sua zia, Carlo e tutte le persone che ci conoscono. Ma io la odio! Mi ha sempre fatto rabbia...! Con la sua eterna aria da mammola perbenina...! con la sua aria da saputella - a scuola era sempre la prima della classe...! qualsiasi cosa facesse... ballo, nuoto, scherma, lotta giapponese, equitazione, era sempre la migliore...! E per ultimo, il matrimonio con Carlo. Un uomo meraviglioso! sia fisicamente che...

DIANA: Ma tu eri invidiosa, di lei...!?

IRENE: Non potevo fare a meno di invidiarla!  Ed infine il matrimonio con Carlo...! Tre anni di matrimonio e mai, neanche una piccola lite... un piccolo disaccordo...... qualcosa, insomma, che avesse potuto mettere in crisi il loro rapporto...!

DIANA: Così hai pensato di creare tu, il motivo di una rottura...! facendo apparire questa ragazza madre (indicando se stessa) circuita ed ingannata dal suo caro maritino...?!

IRENE: E’ stata un’idea fantastica, la mia! Vedrai: lei, nel dubbio, lo lascerà, ed io potrò tranquillamente consolarlo ed attirarlo a me.

DIANA: Sei veramente diabolica...! Non vorrei averti come nemica...!

IRENE: Grazie. Ma ora devi andartene, altrimenti qualcuno potrebbe scoprire l’inghippo...! (la spinge verso la porta)

DIANA: Ma... e i soldi...?

IRENE: Li avrai... li avrai... stai tranquilla...! (esce con lei spingendola all’esterno)

       (a questo punto Monica fa qualche passo verso l’interno della scena, ma si accascia in ginocchio, affranta, piangendo con sempre maggiore intensità)

MONICA: (distrutta dalla rivelazione) Irene..!? Non posso crederci...! Come hai potuto farmi una cosa del genere...?! (sente che Irene sta rientrando e si ricompone)

IRENE: (nel vederla, non aspettandosi di trovarla là, alquanto impacciata) Oh, Monica...! Tu sei qui? Non sei con le altre? E Carlo, dove lo avete portato?

MONICA: (molto calma: si è completamente ripresa) Sì. Come vedi sono qui...! e non sono con le altre...! e in quanto a Carlo, non ho la più pallida idea di dove possa essere...! (intanto ha adocchiato il rotolo del nastro adesivo poggiato da qualche parte.) Tu, piuttosto, sai per caso dov’è Diana? Penso sia il momento di metterla a confronto con Carlo; ma non riesco a trovarla.

IRENE: Diana si è sentita male, ed io ho pensato bene di farla tornare a casa sua. Ma, stai tranquilla: tornerà quando si sarà rimessa...!

MONICA: (Si sposta con noncuranza verso il nastro continuando a parlare con indifferenza. Lo afferra senza farsi vedere da Irene. Se lo porta dietro al corpo e ne stacca un pezzo) Oh, sì... certo che tornerà...! Soltanto con lei presente, possiamo chiarire questa storia. (Continuando a parlare, si avvicina calma ed indifferente a Irene. Poi, con mossa fulminea tappa la bocca alla ragazza e con un’abile mossa di lotta, l’atterra) Hai visto? Torna sempre utile avere frequentato un corso di lotta giapponese...! (con qualcosa che ha a portata di mano, fazzoletto, cinghia, corda ecc. le lega mani e piedi immobilizzandola completamente) Ecco fatto! Ora anche tu, come Carlo, sei impacchettata a dovere...! (Irene si dimena nel tentativo di liberarsi, mugugnando nella speranza di farsi sentire dalle altre) Vedo che anche tu ti dimeni come ha fatto finora Carlo. Ma non vorrai mica anche tu fartela sotto come ha fatto Carlo...?! Da quanto tempo non fai i tuoi bisognini? E’ un bel po’ di tempo, eh? Con tutti questi avvenimenti che si sono succeduti in un modo tanto vorticoso, chi di noi ha pensato di fare i suoi bisognini..?! Ma prima o poi bisogna farli...! Ora ti porterò in un posto dove potrai farli con la massima calma, senza che nessuno ti disturbi. Tu sai che qui abbiamo una camera per gli ospiti. Qualche volta ci hai dormito anche tu, quando si faceva tardi e non avevi voglia di viaggiare al buio. E sai anche che in quella camera c’è un bell’armadio. Ecco! Là dentro potrai starci tutto il tempo che vuoi e potrai fare con calma tutte le tue cose! (accosta l’orecchio alla bocca di Irene) Come dici? che non devo prendermi tutto questo disturbo...? (c.s.) Come...? ... Ma ti ho già detto di no! ...nessun disturbo...! Anzi, per me è un vero piacere! Io sono sempre felicissima quando posso fare felice la mia più cara amica...! (l’afferra per i piedi la trascina fuori) Vedrai che ti ci troverai benissimo...! come ci si è trovato Carlo giù, nella legnaia...! E forse porterò anche a te un po’ di cassata...! (esce portandosi fuori Irene)

              (appena uscita Monica con Irene, entra Emma che si guarda intorno. Poi esce da una porta e dopo qualche secondo ne rientra continuandosi a guardare intorno. Infine rientra Monica)

EMMA: (vedendola entrare) Ma dove vi siete cacciate, tutte...?! (Monica si chiude nelle spalle) Dov’è Diana? non riesco a trovarla.

MONICA: Chiedilo a Irene. Lei dovrebbe saperne qualcosa...!

EMMA: E dov’è Irene? Non riesco a trovare neppure lei.

MONICA: Cosa vuoi che ti dica, zietta...?! Oggi sembra la giornata delle apparizioni e delle sparizioni...! Piuttosto, Rosa dov’è?

EMMA: E’ di là a fare la guardia a Carlo...! ché non sparisca anche lui...!

MONICA: Bravissime! E’ molto importante, per me, che non sparisca anche Carlo!

EMMA: (confusa e un po’ preoccupata) Sì... però non possiamo continuare a tenerlo in quelle condizioni...!

MONICA: (rassicurante) Hai perfettamente ragione, zietta! E quindi, ora, facciamo una cosa: tu te ne resti qui buona buona. Io vado di là: dò il cambio a Rosa e te la mando qui. E allora, voi due, insieme, brave brave, prendete le vostre cose e ve ne tornate a casa.

EMMA: (un po’ preoccupata) Ma non vorrai mica restare sola con quel...?! Che cosa hai in mente di fare?

MONICA: Stai tranquilla, zietta! Ho una cosa molto importante da fare!

EMMA: (c.s.) Cosa, devi fare, benedetta figliola...?!

MONICA: Una bella lunga doccia con il mio meraviglioso maritino: l’avvocato Carlo Benelli! Cosa c’è di più bello e rilassante dello stare in due sotto la doccia...?!

                                                  CALA IL SIPARIO

F I N E