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PERSONAGGI

HELENE ALVING, vedova del capitano e ciambellano Alving

OSVALD, suo figlio, pittore

MANDERS, pastore

ENGSTRAND, falegname

REGINE ENGSTRAND, cameriera della signora Alving

La vicenda si svolge nella campagna della signora Alving, presso un grande fiordo della Norvegia occidentale.

ATTO PRIMO

Una spaziosa stanza che dà sul giardino, con un'entrata lungo la parete laterale di sinistra e due porte che si aprono nella parete di destra. In mezzo alla camera un tavolo rotondo, circondato da alcune sedie e coperto di libri, riviste e giornali. A sinistra, verso il proscenio, una finestra e vicino a questa un sofà, davanti al quale c'è un tavolino da lavoro. Sullo sfondo la stanza comunica con una serra, un piccolo ambiente piuttosto stretto, aperto dalla parte interna e chiuso, verso l'esterno, da grandi vetrate. Sulla parete sinistra della serra c'è una porta che conduce al giardino sottostante; attraverso le lastre s'intravede vagamente il cupo paesaggio del fiordo avvolto da una pioggia monotona e incessante.

Accanto alla porta del giardino appare Engstrand; si nota subito che ha una gamba storta, quella sinistra, e che la suola del suo stivale poggia su un supporto di legno.

Regine, con un annaffiatoio vuoto in mano, non vuol lasciarlo entrare.

REGINE (a bassa voce)

Beh, si può sapere cosa vuoi? Dai, sta' fermo! Non vedi che mi stai bagnando tutta la casa...

ENGSTRAND

È la pioggia, bambina mia, la pioggia del cielo!

REGINE

Sì, del cielo, proprio... è una pioggia d'inferno, altro che...

ENGSTRAND

Ma Regine, ti pare il modo... (entra e fa qualche passo, zoppicando) Senti, devo parlarti. Sì, devo dirti...

REGINE

Ma non battere e pestare in quel modo, santo Dio! Lo sai che il figlio della signora è di sopra che dorme, no?

ENGSTRAND

Ma non dirmi!? Il signorino è di sopra, a letto... e dorme, in pieno giorno...

REGINE

Ti interessa?

ENGSTRAND

Sai, io per esempio ieri sera ho fatto un po' di baldoria, ma...

REGINE

Ah lo immagino.

ENGSTRAND

Bambina mia, siamo tutti esseri umani, e gli esseri umani hanno delle debolezze e...

REGINE

Se è per questo, altro che debolezze...

ENGSTRAND

E di tentazioni, lo vedi anche tu, a questo mondo ce ne sono tante - però, baldoria o non baldoria, Dio sa che stamattina alle cinque e mezzo io ero già al lavoro, io...

REGINE

Va bene, va bene, ma adesso sloggia eh? Non ho certo voglia di star qui a discorrere con te come se avessimo da parlare di chissà che cosa. Non mi pare il momento per un colloquio intimo, e poi non ho nessuna voglia...

ENGSTRAND

Come, come, non hai voglia che...

REGINE

Che qualcuno ti trovi qui. Dunque, arrivederci.

ENGSTRAND (avvicinandosi di alcuni passi)

Ah no cara, non prima di averti detto quello che volevo. Sacramento, no che non me ne vado senza averti parlato, che mi venga un colpo! Oggi pomeriggio finisco il mio lavoro, giù alla scuola, e già stasera, ti dico, me ne torno a casa col vaporetto. Dunque...

REGINE (borbottando)

Beh, buon viaggio.

ENGSTRAND

Grazie, cara, grazie. Sai, domani c'è la festa per l'inaugurazione dell'asilo, e so già come andrà a finire, tra bevute, liquori e tutti che avranno voglia di far la solita baracca. Ebbene, ti garantisco che nessuno potrà avere da ridire sul vecchio Jakob Engstrand, e che nessuno potrà rinfacciargli di non riuscire a mantenersi saldo e fermo quando giunge il momento della prova e della tentazione!

REGINE

Bene, bene.

ENGSTRAND

E già, perché poi domani ci saranno anche fior di signori gente di riguardo, vedrai! Deve venire anche il pastore Manders.

REGINE

Sì sì, anzi arriva già oggi.

ENGSTRAND

Cosa ti dicevo? E allora, perdìo, capirai che non ho nessuna intenzione di dare proprio a lui motivi di lagnanze, di chiacchiere, o insomma di...

REGINE

Ah, è dunque per questo! Potevi dirmelo subito chiaramente, no?

ENGSTRAND

Che cosa, potevo dirti subito?

REGINE (guardandolo intensamente)

Il nuovo tiro che pensi di fare al pastore. Qual è allora questo nuovo imbroglio?

ENGSTRAND

Vuoi star zitta, Regine? O ti manca una rotella? Io imbrogliare il pastore? Dio me ne guardi, per carità, proprio il pastore Manders che mi ha così aiutato e... Basta, basta con queste stupidaggini; io volevo solo dirti che stanotte torno a casa.

REGINE

Se vuoi la mia benedizione, non ho nessuna difficoltà a...

ENGSTRAND

Sì, dicevo, voglio tornare a casa - ma con te.

REGINE (a bocca aperta)

Con me? Ma... cosa ti salta in testa?

ENGSTRAND

Sì, Regine. Ho deciso che verrai con me. Lo voglio, capisci? E tu...

REGINE (in tono beffardo)

E io ti dico che te lo puoi sognare.

ENGSTRAND

E io credo invece che non alzerai tanto la cresta, eh Regine? Vedrai, vedrai...

REGINE

Ah sicuro che vedrò, e come. Ma tu pensi sul serio che io venga a stare con te, da te, in quel buco di casa? Io che sono vissuta qui, con la signora Alving, con la moglie del ciambellano Alving, con lei che mi ha tirata su come una figlia, e che mi considera una, figlia, sì, proprio una figlia, io dovrei venire... ma fammi il piacere! Dio, solo se ci penso...

ENGSTRAND

Tu non pensi e non hai da pensare un cavolo, Regine! Sono tuo padre, e se pensi di ribellarti, di ribellarti a tuo padre...

REGINE (a bassa voce, senza, guardarlo)

Se tu stesso hai sempre detto che di me non t'importava un... o mi sbaglio?

ENGSTRAND

Beh, non vorrai adesso fare una scena per una sciocchezza così, per una parola che magari ho buttato là e che...

REGINE

No no caro, me l'hai detta e ridetta per benino più d'una volta. Che ero una...

ENGSTRAND

Ah no, questo non l'ho mai detto, e Dio m'è testimone che una cosa simile, da me, non l'hai mai sentita.

REGINE

Lascia stare, so ben io quello che ho sentito e anche quante volte, eh?

ENGSTRAND

Beh, può darsi, Regine, sai, magari avevo bevuto un po', e allora uno... anzi, se qualche volta mi è scappata una parola è solo perché avevo bevuto, sì, solo per questo, Dio mio, siamo esseri umani, e gli esseri umani possono sbagliare, no? Giusto prima ti dicevo che, con tutte le tentazioni che ci sono al mondo, un cristiano...

REGINE

Sì sì, conosco questa musica.

ENGSTRAND

E poi scusami, Regine, ma se perdevo le staffe era anche per colpa di tua madre, con tutte quelle arie che si dava, e con quel muso che mi teneva tutto il giorno. Dio, se non ne potevo più! Ah, bambina mia, se tu sapessi come mi esasperava e mi tormentava, mi capiresti, mi scuseresti, mi daresti ragione, ne sono sicuro! Sacramento, avrò avuto anch'io il diritto di dirle il fatto suo, no, e di restituirle tutte quelle beccate velenose... Eh già, per lei niente era abbastanza fine, e lei non si degnava, si capisce. (imitandola) «Engstrand, lasciami in pace! Engstrand, cerca di comprendermi! Engstrand, ricordati che sono stata per tre anni a servizio dal ciambellano Alving, non so se mi spiego!» (ridendo) Ah Dio Dio, che scema! Non faceva che ricordare continuamente che il capitano aveva ricevuto il titolo di ciambellano quando lei lavorava a casa loro, sì durante quei tre famosi anni! Come se...

REGINE

Già, la mamma... sai di averle reso la vita impossibile e di averla tormentata a morte, sì a morte... e non puoi neanche dire che ti sia voluto molto tempo...

ENGSTRAND (rizzandosi sulla sua suola di legno)

Ah, certo, è colpa mia, si capisce. Eh già lo so, è sempre colpa mia, lo sanno tutti. Bene, bene.

REGINE (a bassa voce, voltandosi dall'altra parte)

E poi anche quella gamba...

ENGSTRAND

Eh? Cos'hai detto?

REGINE

Pied de mouton!

ENGSTRAND

Come come, pie'... Ah, sarà inglese, no? Una parola inglese...

REGINE

Sì, inglese...

ENGSTRAND

Ah, devo dire che qui, per studiare, hai studiato. Sì, sì, ti sei fatta una bella istruzione e vedrai, mia piccola Reginetta, come ti sarà utile, anzi, se permetti, come ci sarà utile. Sei stata giudiziosa...

REGINE (dopo una breve pausa)

Ma si può sapere cosa vuoi da me?

ENGSTRAND

E me lo domandi? Che cosa può volere e sperare un padre, un povero vedovo solo e abbandonato, dalla sua unica figlia?

REGINE

Ti prego, lascia stare queste scemenze e dimmi perché dovrei venire con te in città.

ENGSTRAND

Ecco, vedi, mi è venuta un'idea, così, un progetto, una strada nuova che vorrei tentare.

REGINE (sbuffando con disprezzo)

Ah le conosco, queste tue strade nuove che vanno sempre storte...

ENGSTRAND

Ma questa è la volta buona, Regine, vedrai! Che mi venga un colpo se non...

REGINE (pestando con impazienza il piede per terra)

Ma vuoi piantarla di tirar giù sacramenti?

ENGSTRAND

Giusto, bambina, giustissimo, scusa! Ma cosa volevo dirti...? Ah sì: con questo lavoro al nuovo asilo mi sono messo da parte una bella sommetta, eh già...

REGINE

Tanto piacere. E allora?

ENGSTRAND

E ti pare che qui in paese potrei far fruttare come si conviene questi due soldini? Un po' difficiletto, vero?

REGINE

Beh, e dunque?

ENGSTRAND

E dunque mi è venuta l'idea di investirli in un affaruccio che mi renda qualche cosa. E ho pensato di mettere su un'osteria, una specie di locale per la gente di mare.

REGINE

Boh!

ENGSTRAND

Ah ma un locale extra fine, cosa credi, non una di quelle bettole da marinai. Perdìo, sarà un ritrovo frequentato da comandanti, ufficiali di coperta o di macchina, piloti, insomma clienti di prim'ordine.

REGINE

E io, secondo te, dovrei...

ENGSTRAND

Dovresti darmi una mano, sissignore. Così, solo pro forma, tanto per dare un po' di fumo negli occhi, capisci? Figurati se voglio farti sgobbare. Giusto un pochino, per la gente. Insomma, farai i tuoi comodi, e, per i soldi, non hai che da dirmi quanto vuoi e io...

REGINE

Ah benissimo, benissimo!

ENGSTRAND

Ma Regine, devo proprio spiegarti che in una casa, e ancora di più in una locanda come l'intendo io, ci vuole almeno una donna? Mi pare ovvio. Per il tono, per l'atmosfera e... e per tutto. Non so, alla sera ci dev'essere un po' di allegria, magari qualche coro, così in compagnia, o qualche giro di ballo, dico quattro salti alla buona o roba del genere. Qualche volta si può aver anche voglia di fare un po' di baccano, no? Sai, non dimenticare che saranno quasi tutti marinai, dico ufficiali o comandanti, gente che arriva dopo aver navigato per mesi e mesi in tutto il mondo, stanchi pellegrini erranti sul mare della vita... Allora dunque Regine, spero che non farai la stupida e che non ti darai la zappa sui piedi. Ma dimmi, credi che qui potresti combinare qualcosa? Sì, va bene, la signora Alving si è occupata di te, ti ha aiutato, ti ha anche fatto studiare e poi? Cosa ti servirà tutto questo, me lo sai dire? Ah se ti deve servire per badare a quei mocciosi del nuovo asilo, come ho sentito, complimenti. Ma ti pare sia un lavoro per te? Hai davvero una tale smania di sfacchinare e di sputar l'anima per quella marmaglia di ragazzi di strada, sporchi e maleducati e...

REGINE

Beh, se dovessi proprio dire quel che desidero, certo che non... ma verrà il giorno, vedrai, verrà il giorno che... sì, deve venire. Lo sento, ne sono sicura.

ENGSTRAND

Il giorno di che cosa?

REGINE

Lascia stare, non sono affari tuoi. Quant'è, scusa, che hai messo da parte?

ENGSTRAND

In tutto circa sette-ottocento corone.

REGINE

Però.

ENGSTRAND

Sì, sì, come inizio non c'è male, bambina mia.

REGINE

E naturalmente, di queste corone, non pensi certo di darmene neanche una...

ENGSTRAND

A dire il vero, bambina mia, non ci ho pensato... no, non ci penso proprio...

REGINE

Nemmeno qualcosa tanto per farmi un vestito, giusto uno straccetto da mettermi addosso...

ENGSTRAND

Basta che tu venga in città, con me, e di vestiti ne avrai quanti ne vuoi...

REGINE

Boh! Se proprio ne avessi tanta voglia, me li farei da sola, caro mio. Ah non aver paura, se è per questo so arrangiarmi e non ho bisogno di nessuno.

ENGSTRAND

Non dire così, Regine! Quando c'è la mano di un padre, la salda mano di un padre pronta a guidare, ad aiutare, è tutto più facile, credimi... Per esempio adesso potrei sistemarmi in una bella casetta, lì nella stradina del porto: una buona occasione non occorre neanche pagare subito tutto in contanti, basta un piccolo anticipo. Sarebbe proprio l'ideale per metter su quella casa del marinaio che ti dicevo.

REGINE

Ma io non voglio stare con te, quante volte te lo devo ripetere? No, non voglio venire, non voglio saperne di te! Fa' quel che vuoi, ma lasciami in pace!

ENGSTRAND

Non aver paura, non resteresti poi tanto con me, bambina mia, te lo dico io... purtroppo, purtroppo! Dipende da te... basta saper stare al mondo, comportarsi come si deve, e una bella ragazza come te ah sì, perché ti sei fatta proprio carina, specialmente in quest'ultimo anno...

REGINE

Beh?

ENGSTRAND

Non passerebbe molto tempo, e vedrai che un pilota, o magari addirittura un comandante...

REGINE

Ah! E allora sappi che un tizio del genere non lo sposerei di sicuro, se è a questo che pensi. La gente di mare non sa vivere come si deve, non ha stile, non sa cosa sia il savoir vivre...

ENGSTRAND

Che cosa non sa?

REGINE

Li conosco, i marinai, li conosco. Non è certo fra quella gente lì che mi metterei a cercare un marito, te l'assicuro.

ENGSTRAND

Non occorre trovare proprio un marito, Regine... Ci sono anche altri casi, altre possibilità, magari qualche volta anche più convenienti... (in tono confidenziale) Per esempio quell'inglese, sì quello con quel bello yacht di lusso, so che una volta ha sborsato trecento talleri per una ragazza che conosciamo e che, non faccio per dire, non era certo più bella di te...

REGINE (avvicinandoglisi minacciosa)

Come? Fuori, subito! Fila!

ENGSTRAND (indietreggiando)

Non penserai mica, spero, di alzare le mani su tuo padre...

REGINE

Sì, se osi ancora parlare così della mamma, le alzo, eccome, vedrai! Fuori, hai capito? (lo spinge verso la porta che dà sul giardino) Esci, se non vuoi che... e non sbattere la porta, intesi? Il figlio della signora...

ENGSTRAND

Sta dormendo, lo so. È strano che ti preoccupi tanto del signorino Alving. (a voce più bassa) Perbacco! Non sarà magari lui che...

REGINE

Fuori, e subito, ho detto! Muoviti! Ma guarda un po' che... Ma no, non di là, non vedi che sta venendo proprio il pastore Manders? Su, scendi da quell'altra parte, per la scala della cucina, svelto!

ENGSTRAND (avviandosi verso destra)

Vado vado, calma. Piuttosto, già che ci sei, chiedi un po' al pastore qual'è il dovere di una figlia verso suo padre, e vediamo cosa ti dice, eh? Eh sì cara, perché, ti piaccia o no, sono tuo padre, già. Se non mi credi, puoi consultare i registri parrocchiali... (esce dalla seconda porta, che Regine ha aperto e chiude subito alle sue spalle. Regine si dà in fretta un occhiata nello specchio, si fa vento col fazzoletto e si aggiusta il colletto, poi comincia a darsi da fare per mettere a posto dei fiori)

(Entra nella serra, attraverso la porta del giardino, il pastore Manders, in soprabito e con l'ombrello in mano; porta in spalla, legata con una cinghia, una piccola valigia)

PASTORE MANDERS

Signorina, buongiorno.

REGINE (voltandosi, con un tono di sorpresa e di piacere)

Oh, signor pastore! Buongiorno a voi! Ma come, il vapore è già arrivato?

PASTORE MANDERS

Proprio adesso, cara. (fa qualche passo avanti nella camera) Che pioggia! E non accenna a smettere. Certo che non se ne può più, dopo tanti giorni.

REGINE (seguendolo)

Ah sì, d'altra parte per la campagna è una vera benedizione, signor pastore, e i contadini...

PASTORE MANDERS

Ah certo, mia cara, avete ragione. Eh, non si pensa mai a tutto. Per esempio a noi, vivendo in città, non viene in mente che questa noiosa pioggia può anche... (fa per togliersi il soprabito)

REGINE

Permettete, signor pastore? Così, ecco. Ma è tutto bagnato! Date qua, lo appendo subito in anticamera. E anche l'ombrello, sì, così lo metto di là, bene aperto, che si asciughi. (esce dalla seconda porta di destra, col soprabito e l'ombrello del pastore. Manders mette giù la valigia e la sistema, insieme al cappello, su una sedia. Intanto rientra Regine)

PASTORE MANDERS

Ah è proprio un piacere trovarsi qui al caldo e all'asciutto... E ditemi, figliola, qui alla fattoria tutti bene, vero?

REGINE

Oh sì, signor pastore, tutti bene, grazie.

PASTORE MANDERS

Ma avrete il vostro bel daffare per la festa di domani, no?

REGINE

Per questo sì, signor pastore, lavoro non ci manca, e anche parecchio, com'è nostro dovere...

PASTORE MANDERS

E la signora Alving? Dico, è in casa?

REGINE

Certo che è in casa. È di sopra, a preparare la cioccolata per suo figlio.

PASTORE MANDERS

A proposito. Mi pareva giusto di aver sentito, all'imbarcadero, che Osvald era tornato.

REGINE

Come no, è tornato già l'altro ieri. E pensi, signor pastore, che noi lo aspettavamo appena per oggi.

PASTORE MANDERS

E... sta bene, vero?

REGINE. Oh sì, grazie, benissimo. Beh, certo è ancora molto stanco per il viaggio, si capisce. Pensate, da Parigi a qui tutto in una volta! Insomma, volevo dire che ha fatto tutto il viaggio senza neanche cambiar treno. Credo che adesso stia ancora riposando, anzi, magari parliamo un po' più piano, così...

PASTORE MANDERS

Certo cara, per carità Stiamo attenti a non fare rumore...

REGINE (accostando una poltrona alla tavola)

Ma vi prego, signor pastore, sedetevi, mettetevi comodo (Manders si siede e lei gli sistema uno sgabello sotto i piedi) Va bene così? O forse state meglio...

PASTORE MANDERS

Grazie, grazie, va benissimo. (osservandola) Ma sapete, mia cara signorina, che siete proprio cresciuta dall'ultima volta che ci siamo visti? Più alta, più...

REGINE

Davvero, signor pastore? La signora dice sempre, bontà sua, che mi sono anche tanto sviluppata...

PASTORE MANDERS

Ah beh sì, un pochina sì, certo... (breve pausa di silenzio)

REGINE

Volete che vada a chiamare la signora?

PASTORE MANDERS

Grazie, fate con comodo, Regine, con comodo. Nessuno ci corre dietro... Ah sì, volevo giusto chiedervi, mia buona Regine... come sta vostro padre. Insomma, là fuori se la passa bene, no?

REGINE

Insomma, discretamente.

PASTORE MANDERS

Ah, sapete che è stato da me? Sì sì, l'ultima volta che ero in città è venuto a trovarmi, e...

REGINE

Ah lo immagino. È così contento, appena può parlare con voi, e dice sempre che gli fa tanto piacere...

PASTORE MANDERS

E anche voi, voglio sperare, lo vedete spesso, no? Sono sicuro, mia brava Regine, che non trascurate di andare a trovarlo, di stare un po' con lui.

REGINE

Certo, quando posso...

PASTORE MANDERS

Vedete, signorina, vostro padre, lasciatemelo dire, non brilla proprio per forza d'animo o per fermezza di carattere. Ha bisogno di qualcuno che lo indirizzi, che lo guidi, che lo faccia diciamo così rigare dritto. Qualcuno di polso, certo, ma che gli voglia anche bene.

REGINE

Sì, sì...

PASTORE MANDERS

Proprio così, Regine. Vostro padre ha assolutamente bisogno d'avere intorno a sé una persona a cui lui sia affezionato e sulla quale d'altra parte egli possa contare per un parere, per un consiglio. Lo capisce lui stesso, e anzi me l'ha detto chiaro e tondo, l'ultima volta che ci siamo visti, così in confidenza, in tutta sincerità...

REGINE

Beh, lo ha detto più o meno anche a me... Ma proprio adesso... non so se sia possibile, soprattutto per la signora Alving. Non so come farebbe senza di me, con tutto il lavoro che le darà il nuovo asilo. A parte poi che mi dispiacerebbe moltissimo andar via dalla signora, che ha sempre fatto tanto per me...

PASTORE MANDERS

I genitori, figliola, i genitori innanzi tutto! Il vostro primo pensiero dev'essere per vostro padre. Naturalmente dovremo chiedere il consenso alla signora Alving, è ovvio.

REGINE

Ma... e poi, signor pastore,... ecco, non so se sarebbe neanche conveniente per una ragazza della mia età, mandar avanti la casa di un uomo solo...

PASTORE MANDERS

Come? Poco conveniente? Abitare da vostro padre sarebbe secondo voi...

REGINE

Va be', d'accordo, per quanto... ma sì sì, avete ragione. Certo che se si trattasse di una casa veramente perbene e di una persona ammodo, ma sul serio, allora sì che forse potrei...

PASTORE MANDERS

Cara Regine, non so proprio che cosa...

REGINE

Un uomo a posto, dicevo, un uomo cui potessi affezionarmi, proprio come una figlia...

PASTORE MANDERS

Ma Regine, mia cara piccola Regine, io non...

REGINE

Allora sì che andrei volentieri a stare in città. Qui mi sento così sola! E voi sapete, signor pastore, cosa vuol dire esser soli al mondo... E poi posso dire, modestamente, che sono abbastanza sveglia e che non mi manca neanche la voglia di lavorare. Se magari il signor pastore avesse un buon posto da suggerirmi...

PASTORE MANDERS

Io? Non saprei proprio...

REGINE

Ma se si presentasse un'occasione così, penserete a me, vero? Oh sì, signor pastore, voi siete tanto buono, ditemi di sì, ditemi che vi ricorderete...

PASTORE MANDERS (alzandosi)

Certamente, signorina Engstrand, certamente. State tranquilla, abbiate fiducia e...

REGINE

Sì, perché in questo caso io...

PASTORE MANDERS

Posso pregarvi di chiamare la signora?

REGINE

Subito, signor pastore. Sarà qui a momenti. (esce da sinistra)

PASTORE MANDERS (fa un paio di volte il giro della stanza, si ferma un attimo in fondo a guardare nel giardino, tenendo le mani dietro la schiena. Poi si riavvicina al tavolo, prende in mano un libro dando un'occhiata alla copertina, fa un gesto di meraviglia e si mette a sfogliarne alcuni altri)

Ah, però... dunque è... bene, bene (Entra dalla porta di sinistra la signora Alving, seguita da Regine che poi esce subito di nuovo, passando per la porta anteriore)

SIGNORA ALVING (porge la mano al pastore)

Benvenuto, pastore Manders.

PASTORE MANDERS

Signora, buongiorno! Come vedete, vi avevo promesso di venire e sono qui...

SIGNORA ALVING

Spaccando il minuto, come sempre.

PASTORE MANDERS

E sì che non mi è stato facile liberarmi da tutti quegli impegni, ve lo assicuro. Sapete, tutte quelle commissioni, e cariche e incombenze, pare impossibile, ma ci sono sempre in mezzo, chissà perchè proprio io...

SIGNORA ALVING

Tanto più vi sono grata d'esser venuto, e così puntuale. Siete stato così gentile, veramente. Vedrete che prima di pranzo avremo sistemato tutto. Ma... e il vostro bagaglio?

PASTORE MANDERS (in fretta)

L'ho lasciato di sotto, dal bottegaio. Sì, dormirò là...

SIGNORA ALVING (trattenendo un sorriso)

Insomma, vedo che neanche stavolta riuscirò ad avervi mio ospite.

PASTORE MANDERS

Grazie, signora, grazie di cuore, ma... ormai sono abituato a sistemarmi laggiù, e poi mi è anche più comodo, per ripartire, così, vicino all'imbarcadero...

SIGNORA ALVING

Ah, se preferite così non insisto. Certo che alla nostra età mi pare che si potrebbe anche...

PASTORE MANDERS

Cosi mi piacete, signora, sempre allegra e in vena di scherzare! Già, oggi poi avete tutte le ragioni di essere contenta: la festa di domani, e il vostro caro Osvald finalmente di nuovo a casa... posso immaginare la vostra gioia...

SIGNORA ALVING

Oh sì, una vera, grande gioia, potete ben dirlo! Forse nessuno può capire come io sia felice, come io mi sento felice, sì, felice... Erano due anni, due anni che non lo vedevo... ma adesso resterà con me tutto l'inverno, me l'ha promesso...

PASTORE MANDERS

Sul serio? Ma bene! È proprio bello da parte sua dimostrarvi così il suo affetto filiale, bellissimo! Se si pensa a tutto quello che un giovane può aspettarsi di trovare a Roma, che so, o a Parigi...

SIGNORA ALVING

Ma qui trova sua madre, non capite? Sua madre... E quel tesoro di ragazzo, posso ben dirlo, mi è attaccato in un modo...

PASTORE MANDERS

Beh, sarebbe strano se non lo fosse. Sarebbe troppo triste, dico io, se un giovane, soltanto perché vive lontano e si occupa di... di arte o roba del genere diventasse insensibile, sì dico, proprio a questi sentimenti naturali, elementari, universali...

SIGNORA ALVING

Lo credo bene. Ma no, con lui no, con Osvald non c'è pericolo, non è possibile, non è neanché immaginabile. Ma sapete che sono curiosa di vedere se lo riconoscerete? Deve scendere a momenti, si è solo messo un po' sul divano, a riposare... Ma perché state in piedi? Oh, scusate, sono così distratta, che... accomodatevi, vi prego.

PASTORE MANDERS

Grazie, volentieri. Allora, se volete, possiamo...

SIGNORA ALVING

Ma certo. (si siede al tavolo)

PASTORE MANDERS

Bene. Dunque, anzitutto bisogna che... (si avvicina alla sedia sulla quale è poggiata la valigia, estrae da questa un fascio di carte, si siede dall'altra parte del tavolo e cerca un posto dove mettere le sue carte) che esaminiamo un momento... (s'interrompe) Chiedo scusa, signora... ma da dove saltano fuori questi libri?

SIGNORA ALVING

Quali libri? Ah, sono miei. Li sto leggendo io.

PASTORE MANDERS

Come? Voi leggete questa roba?

SIGNORA ALVING

Certo che li leggo, perché?

PASTORE MANDERS

E vi sembra che letture come queste vi possano rendere migliore, sì dico, più serena, più...

SIGNORA ALVING

Non so. Forse più tranquilla.

PASTORE MANDERS

Strano, strano davvero. Non vedo proprio...

SIGNORA ALVING

Vedete... è come se questi libri mi spiegassero, mi chiarissero meglio, mi confermassero tante cose, tante cose sulle quali ho pensato e meditato io stessa. Ecco, pastore, questo sì che è strano, ma strano veramente: in fondo in questi libri non c'è niente di nuovo, proprio niente, solo quello che già tutto il mondo sa, e crede... ma senza ammetterlo, senza volerselo confessare.

PASTORE MANDERS

Santo cielo, non vorrete dire sul serio che tutto il mondo, secondo voi...

SIGNORA ALVING

Proprio sul serio, pastore, altro che.

PASTORE MANDERS

Magari forse in città, ma non nelle campagne, almeno non certo qui da noi...

SIGNORA ALVING

Anche da noi, pastore, come no!

PASTORE MANDERS

Beh, a questo punto io, se permettete...

SIGNORA ALVING

E poi, scusate, non vedo che cosa ci trovate proprio di tanto brutto in questi poveri libri...

PASTORE MANDERS

Io, trovare? Ma, dico... Se credete che abbia tempo e voglia di studiare questa robaccia...

SIGNORA ALVING

Insomma, voi li condannate ma non li avete letti...

PASTORE MANDERS

Se non ho letto questi libri, cara signora, ho letto però abbastanza cose su questi libri per poterli giudicare e riprovare, sappiate, con cognizione di causa.

SIGNORA ALVING

Sì, capisco, ma in fondo un'opinione vostra, personale, voi non...

PASTORE MANDERS

Mia cara signora Alving, alle volte, nella vita, ci sono delle circostanze e delle situazioni in cui è necessario seguire il giudizio degli altri, dico naturalmente di chi ne sa più di noi, specialmente in certi casi e su certe questioni spinose, scabrose...

SIGNORA ALVING

Forse, può darsi... non crediate del resto che io, ecco... non dico, forse avete ragione...

PASTORE MANDERS

Ah, non voglio negare che anche in quei libri lì si possa trovare qualcosa d'interessante, di stimolante, di stuzzicante... E poi non c'è niente di male che desideriate anche voi mettervi un po' al corrente con tutti questi nuovi movimenti e tendenze e che cosa so io che, mi dicono, stanno facendo tanto chiasso nel gran mondo... in quel gran mondo nel quale avete lasciato scorrazzare vostro figlio a suo piacimento. No, non c'è proprio niente di male. Però...

SIGNORA ALVING

Però cosa?

PASTORE MANDERS (abbassando la voce)

Però è meglio non parlarne, signora Alving. Di certe cose, meno se ne parla e meglio è. Del resto, vivaddio, uno non deve mica render conto a tutti quanti di quello che legge o che pensa a casa sua, fra le sue quattro mura... No, non è certo tenuto a farlo, e forse non è neanche bene che vada a spifferare...

SIGNORA ALVING

Certo che no, vorrei vedere...

PASTORE MANDERS

Pensate soltanto a tutti i riguardi e a tutte le cautele che v'impone l'obbligo che avete assunto con questo asilo, che vi siete impegnata a fondare in un'epoca in cui, se non sbaglio, le vostre opinioni e convinzioni in fatto di morale erano un pochino diverse, oh sì proprio diverse da queste idee che sento adesso...

SIGNORA ALVING

Diverse, sì... molto diverse... Ma non dovevamo parlare appunto dell'asilo...?

PASTORE MANDERS

Dell'asilo, sicuro. Dunque, mi raccomando... prudenza, prudenza, cara signora Alving! E adesso, al lavoro. (apre il plico e tira fuori alcuni fogli) Ecco le carte...

SIGNORA ALVING

Sono questi i certificati?

PASTORE MANDERS

Sì, ci sono tutti e sono perfettamente a posto. Ah, non è stato né semplice né facile averli in tempo, credetemi. Ma sapete che ho dovuto fare delle vere pressioni, sì delle formali pressioni per avere... Ah, queste autorità! Va bene essere scrupolosi, ma quando si tratta di prendere una decisione diventano di una pignoleria... Ma adesso finalmente, eccoli qui! (sfoglia il plico) C'è tutto: l'iscrizione nel libro fondiario dell'atto di cessione della fattoria di Solvik, ecco qua, vedete, registrata come parte della proprietà di Rosenvold, con tutti i nuovi fabbricati che si trovano nel terreno, case, edifici scolastici, abitazioni per gli insegnanti, la cappella... Poi c'è il certificato che documenta il lascito e lo statuto della fondazione... avete visto? (legge ad alta voce) «Statuto dell'asilo infantile ‹Fondazione capitano Alving›».

SIGNORA ALVING (dopo aver esaminato a lungo il documento)

Dunque eccolo qui...

PASTORE MANDERS

Ho pensato di mettere il titolo di capitano piuttosto che ciambellano. Mi pareva, non so, meno pretenzioso...

SIGNORA ALVING

Avete fatto benissimo.

PASTORE MANDERS

E questo è il libretto della cassa di risparmio relativo al capitale con i cui interessi si provvederà a coprire le spese di gestione dell'asilo.

SIGNORA ALVING

Vedo vedo, grazie. Ma vi prego, tenetelo voi, è molto più pratico.

PASTORE MANDERS

Più che volentieri... Per il momento è meglio che lasciamo ancora tutta la somma in banca. Oh Dio, il tasso d'interesse non è certo molto allettante, il quattro per cento, con un preavviso di sei mesi per la disdetta. Certo che se potessimo arrivare più tardi a una buona ipoteca - dico naturalmente una prima ipoteca, un titolo di assoluta garanzia - dovremmo riparlarne, e vedere insomma un po'...

SIGNORA ALVING

Sì sì, caro pastore, fate voi, che ve ne intendete...

PASTORE MANDERS

Beh, in ogni caso terrò gli occhi aperti. Ah, c'è ancora una cosa.

SIGNORA ALVING

Sì?

PASTORE MANDERS

Pensate di assicurare o no l'asilo? Dico l'edificio, si capisce.

SIGNORA ALVING

Ma certo, per forza.

PASTORE MANDERS

Un momento, un momento, signora... Forse, a pensare bene, non è detto che...

SIGNORA ALVING

Ma come, se io ho assicurato sempre tutto, casa, beni mobili, il raccolto, il bestiame, perfino le provviste che tengo in magazzino...

PASTORE MANDERS

Che c'entra, si tratta di vostra proprietà, e allora è logico. Lo faccio anch'io, vorrei ben vedere. Ma in questo caso, se ci pensate un momento, è un po' diverso. L'asilo non è una proprietà come le altre, è qualcosa di più, ha, come dire, un significato superiore, una finalità più elevata, è destinato ad essere lo scopo, la missione di una vita...

SIGNORA ALVING

Sì, ma appunto...

PASTORE MANDERS

Ah intendiamoci, per quel che mi riguarda non sarei certo io a scandalizzarmi se decidessimo di premunirci contro ogni evenienza...

SIGNORA ALVING

Pare anche a me, e dunque...

PASTORE MANDERS

Già, e l'opinione della gente, qui in paese, non ci avete pensato? No dico, scusate, ma conoscete meglio di me il loro stato d'animo, la loro mentalità.

SIGNORA ALVING

Ah, la mentalità... l'opinione della gente... credete possano pensare o...

PASTORE MANDERS

Vi chiedo se, a vostro giudizio, non ci sia un rispettabile numero di persone autorizzate ad avere e a manifestare un'opinione - ma dico autorizzate sul serio - che potrebbero stupirsi, trovar da ridire, far pettegolezzi...

SIGNORA ALVING

Autorizzate? In che senso?

PASTORE MANDERS

Intendo soprattutto persone, vale a dire uomini, è naturale, che occupino posizioni così influenti, così indipendenti che... insomma che non si possa fare a meno di tener conto di quello che pensano, di quello che dicono eccetera...

SIGNORA ALVING

Ah beh, ce n'è, ce n'è sì di questa gente importante che farebbe il viso storto se...

PASTORE MANDERS

Cosa vi dicevo? Lo vedete anche voi che le critiche e i commenti non mancherebbero certo, anzi! Ma pensate soltanto a tutti i parrocchiani del mio collega, del mio caro collega di qui... Si finirebbe veramente per dire che né voi né io abbiamo fiducia, la giusta e doverosa fiducia nella volontà del Signore.

SIGNORA ALVING

Ma voi, caro pastore, almeno per quel che riguarda voi non potete certo dubitare che...

PASTORE MANDERS

Ah per questo sì, lo spero bene, io con la mia coscienza sono a posto e quindi... Però non so se riusciremmo a evitare interpretazioni malevole, critiche, commenti, chiacchiere... Ah, chiacchiere a sproposito, per carità, che però potrebbero essere nocive, oh molto nocive per l'asilo stesso, per la sua attività, per il suo buon nome...

SIGNORA ALVING

In questo caso allora è forse meglio...

PASTORE MANDERS

Per non parlare poi della posizione sgradevole, direi perfino scabrosa nella quale finirei per trovarmi con tutta probabilità io stesso. Sapete, questa faccenda dell'asilo ha messo abbastanza in subbuglio la città, dico naturalmente la gente che conta, gli ambienti e i circoli influenti, importanti... se ne parla, si segue la cosa, si va a vedere, a indagare, insomma del nostro asilo in città ci si occupa molto, e in alto loco. In fondo è logico, perché in parte sarà anche la città a trarre beneficio dalla fondazione, per esempio si spera in un cospicuo alleggerimento degli oneri comunali, dico quelli per l'assistenza. Ora, poiché a consigliarvi e ad occuparmi degli aspetti pratici, economici del progetto sono stato io, è chiaro che tutte le invidie e le gelosie si appunteranno su di me, e mi pare ragionevole che io pensi già adesso...

SIGNORA ALVING

Ah no no, non dovete esporvi in nessun caso...

PASTORE MANDERS

A parte poi gli attacchi di tutta una certa stampa, cui non sembrerebbe vero di potermi criticare, diffamare, calunniare...

SIGNORA ALVING

Per l'amor del cielo, caro pastore, io non avevo pensato a tutte queste conseguenze, ma non parliamone neanche più, assolutamente.

PASTORE MANDERS

Allora, niente assicurazione?

SIGNORA ALVING

No no, non è proprio il caso.

PASTORE MANDERS (appoggiandosi indietro sulla sedia)

Già... ma... e se succede qualcosa? non si sa mai, un incidente, una disgrazia... sareste in grado, mi chiedo, di risarcire i danni, di assumervi le spese?

SIGNORA ALVING

In tutta sincerità, no. Non ce la farei proprio...

PASTORE MANDERS

In questo caso, cara signora Alving voi capite bene che ci prendiamo una responsabilità non indifferente...

SIGNORA ALVING

Se credete che possiamo fare altrimenti, che ci sia un altro modo...

PASTORE MANDERS

No, cara signora, il punto è proprio questo: non c'è alcun altro modo, e non possiamo fare altrimenti. Non possiamo e non dobbiamo in nessun caso prestare il fianco a giudizi maligni, o dar scandalo.

SIGNORA ALVING

In particolare voi, come sacerdote...

PASTORE MANDERS

E io ho fiducia, signora, ho una ferma fiducia che la fortuna arriderà, dovrà arridere a un'impresa come la nostra, e che la buona sorte la proteggerà e la premierà, e che la divina provvidenza...

SIGNORA ALVING

Dio lo voglia, pastore.

PASTORE MANDERS

Allora è proprio deciso?

SIGNORA ALVING

Ma sì, certamente.

PASTORE MANDERS

Bene, come volete voi. (scrive) Dunque, senza assicurazione.

SIGNORA ALVING

Però, è strano che me ne abbiate parlato proprio oggi...

PASTORE MANDERS

Oh, è un pezzo che volevo discuterne, ma...

SIGNORA ALVING

Dico strano, perché ieri stavamo per avere un incendio.

PASTORE MANDERS

Un incendio? Ma no!

SIGNORA ALVING

Per fortuna è finito in niente. Erano solo alcuni trucioli che avevano preso fuoco, lì nell'officina del falegname.

PASTORE MANDERS

Ah, vedo... dove lavora Engstrand, no?

SIGNORA ALVING

Sì, proprio lui, lavora lì. Pare che con i fiammiferi non stia molto attento...

PASTORE MANDERS

D'altra parte, pover uomo, Con tutti i pensieri e le preoccupazioni che ha... anche tentazioni, sì, certo, non dico... Ma adesso ho sentito che finalmente, Dio sia lodato, si è messo sulla retta via e fa di tutto per condurre una vita costumata, irreprensibile.

SIGNORA ALVING

Davvero? Sarei curiosa però di sapere chi ve l'ha detto...

PASTORE MANDERS

Lui stesso. Sì, me l'ha detto e ridetto e assicurato. A parte poi che, bisogna riconoscere, è uno che lavora sodo...

SIGNORA ALVING

Sì, quando non beve...

PASTORE MANDERS

Un brutto vizio, sì, una di quelle debolezze che possono rovinare un uomo! Ma è anche per via di quella sua sciagurata gamba che qualche volta, mi ha detto, non può fare a meno, non riesce a resistere... L'ultima volta, in città, quando è venuto a trovarmi, devo dire che mi ha fatto una pietà... poveretto, non sapeva come ringraziarmi perché gli avevo procurato quel posto qui alla fattoria, che fra l'altro gli permette di stare un po' insieme a Regine...

SIGNORA ALVING

Ma se la vede così poco...

PASTORE MANDERS

No no, la vede ogni giorno, me l'ha detto lui, ed è così contento...

SIGNORA ALVING

Mah, sarà.

PASTORE MANDERS

E si rende conto benissimo, sapete, di quanto gli sia necessaria una persona cara, che gli stia vicino a guardarlo, a tenerlo a freno nei momenti di tentazione. Sì, quello che mi piace nel buon Jakob Engstrand è questa sua umiltà, questa sua capacità di presentarsi così debole e indifeso, di accusare se stesso e di riconoscere le sue debolezze. Proprio l'ultima volta, quando è venuto a trovarmi, mi ha aperto il suo cuore e... insomma, signora Alving, se egli avesse bisogno, sì dico un bisogno dell'anima, una necessità interiore, del sentimento... se desiderasse avere nuovamente con sé Regine, la sua Regine...

SIGNORA ALVING (alzandosi in fretta)

Regine! No, non è possibile!

PASTORE MANDERS

In questo caso, volevo dire, non potreste mostrarvi contraria, non ne avreste il diritto...

SIGNORA ALVING

E come, se sarò contraria! Sono decisa a oppormi con tutte le mie forze, a... senza contare che le ho giusto trovato un buon posto, proprio all'asilo, e quindi...

PASTORE MANDERS

Ma signora, cercate di riflettere, di ponderare... diamine, è suo padre!

SIGNORA ALVING

Ah so bene io che razza di padre è stato per lei! No, no, neanche parlarne. Sia chiaro che mai e poi mai Regine tornerà da lui, e che io non darò mai il mio consenso, non permetterò...

PASTORE MANDERS (alzandosi)

Scusate signora, ma non mi pare il caso di usare questo tono, o di agitarsi in questo modo. È ben triste, lasciatemelo dire, che voi siate così ingiusta con un uomo come Engstrand, e che lo giudichiate con tanta asprezza e, perdonatemi, con tanta precipitazione. Non vi nascondo, sinceramente, il mio rammarico. E la mia sorpresa. Non capisco questo scatto, questa eccitazione.

SIGNORA ALVING (tranquilla)

Sono io che ho voluto avere Regine qui, con me, e lei resterà qui, a casa mia. (tende l'orecchio) Ma basta, caro pastore, (illuminandosi di gioia) non avete sentito, non sentite? È Osvald... sta scendendo le scale, ora viene... Sì, è lui... Lasciamo stare tutto il resto, adesso che c'è lui, che siamo con lui... (Entra dalla porta a sinistra Osvald; indossa un leggero soprabito, tiene il cappello in mano e tira ampie boccate da una lunga pipa di schiuma)

OSVALD (fermandosi sulla porta)

Oh, chiedo scusa... ma non eravate nello studio? Vi immaginavo lì a confabulare, occupati con le vostre discussioni... (si avvicina) Signor pastore, i miei omaggi.

PASTORE MANDERS (guardandolo fisso)

Ma... ma è incredibile, incredibile...

SIGNORA ALVING

E allora, caro pastore, cosa vi sembra di questo mio ragazzo, del nostro Osvald?

PASTORE MANDERS

Mi sembra, sì dico, mi sembra proprio che... ma sul serio, è veramente...?

OSVALD

Sì, signor pastore, sono veramente il figliol prodigo.

PASTORE MANDERS

Ma no, mio giovane amico, volevo dire che...

OSVALD

Che vi sembro il figliol prodigo che torna a casa pentito...

SIGNORA ALVING

Il mio Osvald vuol dire che si ricorda bene di quando eravate così contrario a che lui facesse il pittore.

PASTORE MANDERS

La povera ragione umana è limitata, e quante volte un passo o un gesto che magari in un primo momento potevano sembrare avventati si rivelano più tardi invece... (gli stringe la mano) Ma lasciate che vi dia il mio più sincero benvenuto, e di tutto cuore, mio caro Osvald, se mi posso ancora permettere di chiamarvi così...

OSVALD

Ma certo, e come se no?

PASTORE MANDERS

Bene, bene. Vedete, mio caro Osvald, non dovete certo credere, per carità, che io sia contrario a priori, in linea di principio, all'arte e alla professione dell'artista. ci tengo anzi a dirvi che non ho mai avuto, assolutamente, un simile pregiudizio. Sono persuaso che molti artisti riescono, anche nel loro ambiente, a conservare la purezza interiore, l'integrità morale, la schietta, vera umanità del loro cuore.

OSVALD

Troppo buono...

SIGNORA ALVING (raggiante)

E io poi ne conosco uno che ha saputo mantenersi integro e puro di fuori e di dentro, che ha saputo difendere da ogni macchia tanto la sua persona quanto il suo cuore... Non vedete, caro pastore? Basta guardarlo in faccia, leggergli in viso...

OSVALD (passeggiando per la camera)

Va bene va bene mamma, ti prego...

PASTORE MANDERS

Ma si capisce, naturalmente, lo si vede subito. E poi vi siete anche pian pianino fatto un nome, ho visto anche quei lusinghieri apprezzamenti sul giornale, e insomma mi compiaccio, mi compiaccio di tutto cuore. Certo, negli ultimi tempi non mi pare più di avervi sentito tanto nominare, però...

OSVALD (fermandosi vicino ai fiori)

Sì, in questo periodo non ho potuto lavorare molto.

SIGNORA ALVING

Non c'è niente di strano, no? Anche un pittore ha diritto di riposarsi, come tutti, anzi, io penso che forse proprio un artista...

PASTORE MANDERS

Ma certo, lo penso anch'io. Una proficua pausa di meditazione, di raccoglimento. di preparazione per qualche grande opera...

OSVALD

Già. Mamma, a che ora si pranza?

SIGNORA ALVING

Subito, Osvald, subito. Fra una mezz'oretta, forse neanche... avete visto, pastore, che appetito? Dio sia lodato, ha un appetito...

PASTORE MANDERS

E anche voglia di fumare...

OSVALD

Beh, su in camera ho trovato la pipa di papà, e allora...

PASTORE MANDERS

Ah, ecco cos'era...

SIGNORA ALVING

Cosa?

PASTORE MANDERS

Ecco... quando Osvald è entrato, così con quella pipa in bocca... mi è sembrato per un attimo di vedere suo padre, ma proprio in carne ed ossa...

OSVALD

Ma no, sul serio?

SIGNORA ALVING

Ma come potete dire una cosa simile! Se Osvald ha preso tutto da me...

PASTORE MANDERS

Ah questo sì, ma c'è qualcosa, non so, intorno alla bocca, là, verso gli angoli, o sulle labbra... qualcosa che mi ricorda, ma proprio tanto, il capitano... perlomeno adesso, così, con quel modo di fumare...

SIGNORA ALVING

Ma neanche per sogno. La bocca di Osvald è tutta diversa, ha un tratto spirituale, austero, direi quasi sacerdotale...

PASTORE MANDERS

È vero, è vero, anche tanti miei reverendi colleghi...

SIGNORA ALVING

Ma adesso metti via la pipa, tesoro mio. Qui dentro il fumo non lo posso proprio soffrire.

OSVALD (mette via la pipa)

Subito mamma, ecco. Volevo solo provare, siccome mi ricordavo che già una volta, da piccolo, avevo preso questa pipa, proprio questa, e tirato qualche boccata...

SIGNORA ALVING

Cosa, tu?

OSVALD

Sì, da bambino. Oh, dovevo essere proprio ancora piccolo, molto piccolo... Ma mi ricordo benissimo: ero entrato in camera di papà, di sera, e lui era così allegro, non faceva che ridere e scherzare...

SIGNORA ALVING

Ma ti prego, cosa vuoi ricordarti di quegli anni! È impossibile, dopo tanto tempo, e poi eri appena un bambino...

OSVALD

E invece ricordo tutto, mamma, ho proprio qui la scena davanti agli occhi. Papà che mi prende sulle ginocchia e mi dice di fumare la pipa: «Fuma - mi par di vederlo - fuma, ragazzo, coraggio, ancora!». E io che mi metto a fumare, a tirare più che posso fino a sentirmi male, tutto pallido e col sudore che mi viene giù dalla fronte, e lui che allora ride, ride di gusto...

PASTORE MANDERS

A dir il vero mi meraviglio che...

SIGNORA ALVING

Ma caro pastore, se andate dietro a quello che dice Osvald... se l'è sognato, ve lo dico io, proprio sognato.

OSVALD

Macché sognato, mamma. Anzi, se tu te lo sei dimenticato, io ricordo invece benissimo che poi sei entrata tu e mi hai subito portato via, nella mia stanza dei giochi, dall'altra parte, ricordi? Ed è stato là che mi sono sentito male, veramente male, e che poi ho visto come tu ti sei messa a piangere. Ma dimmi, papà, di questi scherzi, ne faceva spesso?

PASTORE MANDERS

Beh, da giovane era un uomo pieno di spirito, di allegria, di vita...

OSVALD

Ma anche un uomo attivo, no? Ha fatto tante cose, tante opere buone, utili, importanti... se si pensa poi che è morto ancora giovane...

PASTORE MANDERS

Ah sì, mio caro Osvald, potete ben dirlo. Voi avete ricevuto l'eredità più preziosa, quella di un nome stimato e rispettato, il nome di un uomo degno e laborioso. Tutto ciò, voglio sperare, vi sarà di esempio e di sprone...

OSVALD

Sì, almeno credo di sì...

PASTORE MANDERS

In ogni caso è stato molto bello da parte vostra, sì dico proprio lodevole tornare a casa per essere qui fra noi proprio nel giorno in cui vogliamo ricordarlo, commemorarlo, onorarlo...

OSVALD

Era il minimo che potevo fare per la memoria di papà, penso.

SIGNORA ALVING

Ma la cosa più bella, il più bel regalo che ci ha fatto il mio Osvald è la sua decisione di fermarsi, di restare per tanto tempo, vero Osvald? Così ti potrò tenere con me, sì sì, e non credere che ti lascerò scappare...

PASTORE MANDERS

Già. Sarete con noi tutto l'inverno, vero? Bene, bene...

OSVALD

Ancora non lo so, signor pastore, non posso ancora decidere, dipende da tante cose... Ah, ma sono felice di essere qui, a casa, con la mamma!

SIGNORA ALVING (raggiante)

Vero? Vero, Osvald mio?

PASTORE MANDERS (guardandolo come volesse prender parte ai suoi sentimenti)

Eh già, avete cominciato presto ad andarvene da solo per il mondo, mio caro Osvald, e allora...

OSVALD

Molto presto, sì. Forse anche troppo presto... .

SIGNORA ALVING

Ma neanche per sogno. Per un ragazzo in gamba è la cosa migliore, non parliamo poi per uno che sia figlio unico. Non c'è niente di peggio che restare attaccato alle sottane dei genitori, a farsi viziare e coccolare e...

PASTORE MANDERS

Se permettete, cara signora, non sarei così sbrigativo. Si tratta di un problema ancora aperto, già, di una questione controversa... In fondo il posto migliore per un bambino è e rimane la casa paterna.

OSVALD

Io sono d'accordo col signor pastore.

PASTORE MANDERS

Pensate per esempio a vostro figlio, cara signora, ma sì, proprio a lui, non è certo il caso di avere alcun imbarazzo a parlarne in sua presenza. Bene, dicevo, che cosa ne ha ricavato vostro figlio? Che a ventisei o ventisette anni, non so, non ha ancora avuto occasione di conoscere la vita familiare, di sapere che cosa sia una famiglia...

OSVALD

Chiedo scusa, signor pastore... ma qui vi sbagliate, e come!

PASTORE MANDERS

Ah... beh, credevo che finora aveste bazzicato soltanto con l'ambiente degli artisti...

OSVALD

Infatti...

PASTORE MANDERS

E soprattutto giovani, dico artisti giovani...

OSVALD

Certo, e allora?

PASTORE MANDERS

E a dire il vero credevo che questa gente, in genere, non avesse i mezzi, sì dico i mezzi per metter su casa, sì, per farsi una famiglia, un focolare...

OSVALD

Diciamo, signor pastore, che qualcuno di loro non ha i mezzi per sposarsi...

PASTORE MANDERS

Appunto, è quello che dicevo.

OSVALD

Ma se non possono avere il certificato di matrimonio, signor pastore, possono lo stesso avere una casa, un focolare... e infatti qualcuno ce l'ha, una casa, e spesso, devo dire, una casa perbene, accogliente... (La signora Alving segue il colloquio tutta tesa, ma senza aprir bocca. Di tanto in tanto fa un cenno d'assenso con la testa)

PASTORE MANDERS

Ah, ma io non parlavo di una vita in comune così, tra amici, di una casa messa su da alcuni giovani per vivere e lavorare insieme, in una bella brigata di scapoli. Intendevo una famiglia vera e propria, con moglie e figli.

OSVALD

Sì... o con figli e con... la madre di questi figli.

PASTORE MANDERS (sorpreso e turbato, con le mani giunte)

Dio misericordioso, non...

OSVALD

Non che cosa?

PASTORE MANDERS

Una famiglia, avete detto, in cui un uomo convive con la madre dei suoi figli, cioè con una donna che...

OSVALD

Perché, secondo voi dovrebbe invece buttarla fuori di casa?

PASTORE MANDERS

Ma dunque state parlando di relazioni illegittime, di quelle svergognate unioni irregolari che hanno il coraggio di proclamarsi libere, già già, le libere unioni dei concubini, dei...

OSVALD

Scusate, ma non ho mai visto nulla di irregolare o di svergognato in queste libere unioni, come voi le chiamate.

PASTORE MANDERS

Ma ditemi com'è possibile, in nome di Dio, che un uomo che abbia anche solo un minimo di senso morale... o una donna, dico una giovane donna si adattino, si rassegnino, si risolvano a vivere... a vivere così, in questo modo... e poi sotto gli occhi di tutti.

OSVALD

Perché, sentiamo, che cosa dovrebbero fare, eh, secondo voi? No, ditemelo, ditemelo per piacere... Un artista giovane senza mezzi... e una ragazza anche lei giovane, anche lei altrettanto povera... già, per il matrimonio occorrono soldi, e neanche tanto pochi. E se questi soldi non ci sono, me lo dite voi che cosa dovrebbero fare?

PASTORE MANDERS

Certo che ve lo dico, signor Alving, e subito. Anzitutto avrebbero dovuto starsene ben lontani l'uno dall'altro, fin dall'inizio, sissignore. Ecco, caro mio, quello che avrebbero dovuto, sì, che dovrebbero fare!

OSVALD

Ma signor pastore, ma se sapete benissimo anche voi che di questi discorsi, sì di discorsi così... beh, un uomo giovane, innamorato, pieno di passione non sa proprio, che farsene. Non crederete mica che un uomo e una donna, se si vogliono bene, se si piacciono...

SIGNORA ALVING

È vero, pastore, oh come è vero! Osvald ha ragione, lo sentite anche voi, non potete non sentirlo...

PASTORE MANDERS (continuando)

E che le autorità tollerino, sopportino tutto questo, no dico, ma è proprio...è già deplorevole che queste cose succedano, che possano succedere, ma che poi succedano così, tranquillamente, senza pudore e senza vergogna, davanti a tutti... (rivolgendosi alla signora Alving) Avevo o no ragione, eh, di essere preoccupato per vostro figlio, mentre voi... Eh già, è chiaro, quando si vive in ambienti nei quali l'immoralità, più sfacciata è di moda, che dico, è in gran auge, e ha messo addirittura radici, non c'è da stupirsi se...

OSVALD

Permettetemi una parola, signor pastore. Ho avuto modo di frequentare spesso e da vicino queste case poco perbene, queste famiglie irregolari, illegittime come voi le chiamate. Ne conoscevo alcune e la domenica ero quasi sempre invitato dall'una o dall'altra e così...

PASTORE MANDERS

Dio mio, e per giunta di domenica, nel giorno del Signore!

OSVALD

Beh, è il giorno di festa, no? Sarà pur lecito ritrovarsi fra amici, stare insieme e divertirsi un po'. Ma lasciate che vi dica una cosa: in questi ambienti di sfacciata immoralità non mi è mai, mai capitato di sentire una parola disonesta o un discorso spinto, e non ho mai visto qualcosa di immorale, no, proprio mai. Sapete invece quando e dove mi è successo di incontrare, dico sempre nei nostri circoli e nelle nostre riunioni di artisti, questa benedetta scostumatezza di cui parlate tanto?

PASTORE MANDERS

No, non lo so e me ne vanto, grazie a Dio!

OSVALD

Beh, se non avete nulla in contrario ve lo dirò allora io. Un po' d'immoralità avevo occasione di vederla quando veniva ogni tanto a Parigi, così, tanto per darsi un po' dattorno, qualcuno dei nostri esemplari padri di famiglia, dei nostri mariti modello, che avevano poi anche la bontà e la degnazione di venirci a trovare nelle nostre bettole, in quelle povere locande dove ci incontravamo e riunivamo sempre noialtri artisti. Eh già, venivano a trovarci ed anche a insegnarci un sacco di cose! Vi assicuro che da loro c'era molto da imparare... sapevano raccontarci così bene di certe cosette e di certi posticini... dei quali noialtri non ci eravamo mai sognati...

PASTORE MANDERS

Come! Voi insinuate che dei nostri rispettabili e stimati concittadini...

OSVALD

Perché, voi non li avete mai sentiti, questi uomini così rispettabili e onorati, come deploravano e deprecavano, appena erano tornati a casa, il dilagare dell'immoralità in quei paesi stranieri, il diffondersi dei cattivi costumi...?

PASTORE MANDERS

Sì, li ho sentiti, ma...

SIGNORA ALVING

Sì sì, è vero, li ho sentiti anch' io...

OSVALD

Beh, vi dico io che potete creder loro sulla parola, per filo e per segno. Sono dei veri competenti in quel settore, ve lo garantisco, gente seria, esperta, che parla per conoscenza diretta. (prendendosi la testa fra le mani) Ah! È indegno, è vergognoso calunniare e infangare in questo modo quella vita così bella, così splendida, così veramente libera che si vive laggiù!

SIGNORA ALVING

Ti prego, Osvald, non agitarti, non ti fa bene, caro...

OSVALD

È vero, mamma... mi sento così stanco, senza forze... magari vado a fare due passi, se il pranzo non è ancora pronto. Perdonatemi, signor pastore, ma chi non li ha provati non può immaginare come questi momenti di debolezza prendano uno così, d'improvviso... scusatemi, a più tardi. (Esce dalla seconda porta di destra)

SIGNORA ALVING

Povero ragazzo, povero figlio mio! Sono così in pena...

PASTORE MANDERS

Eh sì, potete ben dirlo, purtroppo, purtroppo! Siamo dunque arrivati fino a questo punto... (La signora Alving lo guarda in silenzio)

PASTORE MANDERS (passeggiando su e giù)

Ha detto lui stesso di essere il figliol prodigo... già, proprio figliol prodigo, ahimè, proprio così...

SIGNORA ALVING (continua a guardarlo)

PASTORE MANDERS

E voi non avete niente da dire?

SIGNORA ALVING

Oh sì che ho qualcosa da dire... dico che Osvald ha ragione. Ha completamente ragione, in tutto, parola per parola.

PASTORE MANDERS (fermandosi)

Come, ragione? Con quei bei principi che ha avuto il coraggio di sbandierare, voi...

SIGNORA ALVING

Caro pastore, nella mia solitudine, lontana da tutti, sono arrivata anch'io, nei miei pensieri, alle stesse conclusioni, alle stesse opinioni. Ma così sola com'ero, potevo solo abbandonarmi alle mie idee, riflettere, rimuginare... e non ho mai avuto il coraggio di toccare apertamente questo tasto. Ma ora è lui, è mio figlio, è il mio Osvald che ha trovato le parole anche per me, che sa esprimere anche quello che sento dentro di me...

PASTORE MANDERS

Non posso che compiangervi, signora Alving. E mi pare sia giunto il momento di parlarvi con fermezza. E in questo momento non è più l'amministratore e il consigliere che vi parla, non è più l'amico che vi sta davanti, il vostro amico di giovinezza, vostro e di vostro marito, ma è il sacerdote, il sacerdote che voi vedete qui accanto a voi come lo è stato nell'ora più turbata della vostra vita.

SIGNORA ALVING

E che cos'è che deve dirmi il sacerdote?

PASTORE MANDERS

Prima di tutto, signora Alving, permettete che io risvegli un po' la vostra memoria. Fra l'altro mi pare sia anche il momento adatto. Domani è il decimo anniversario della morte di vostro marito, domani verrà inaugurato il monumento inalzato in ricordo e in onore dell'illustre defunto, domani io terrò il mio discorso dinanzi alla schiera di tutti coloro che interverranno alla cerimonia... ma oggi, oggi voglio e devo parlare a voi, a voi sola.

SIGNORA ALVING

Bene, pastore, d'accordo... vi ascolto...

PASTORE MANDERS

Vi ricordate che dopo appena un anno di matrimonio o forse neanche, vi siete trovata sull'orlo della rovina, dell'abisso? Che avete abbandonato la casa e la fattoria, che siete fuggita, sì, fuggita da vostro marito, signora Alving, fuggita, scappata, e che vi rifiutavate di tornare da lui, che vi pregava e scongiurava...

SIGNORA ALVING

E voi vi ricordate com'ero infelice, disperatamente infelice in quell'anno, in quel primo anno...

PASTORE MANDERS

Ma non capite che proprio questo è il seme, lo spirito della ribellione e del peccato, questa pretesa di trovare la felicità quaggiù, nella vita terrena? Ma quale diritto abbiamo noi uomini di volere la felicità? No, cara signora, niente diritti, ma doveri! Dobbiamo fare il nostro dovere e il vostro dovere era quello di resistere, di restare a fianco dell'uomo che voi stessa avevate eletto a compagno della vostra vita e al quale eravate legata da un vincolo sacro.

SIGNORA ALVING

Voi però sapete bene che genere di vita conduceva quella volta Alving, i suoi vizi, la sua dissolutezza, le sue indegne abitudini...

PASTORE MANDERS

Conosco bene le voci e i pettegolezzi che circolavano su di lui e potete ben immaginare che non sarò certo io, come sacerdote, a scusare la condotta della sua giovinezza se in queste chiacchiere c'è qualcosa di vero. Ma una moglie non è chiamata a giudicare, a essere il giudice del proprio marito. Il vostro dovere era quello di portare con umiltà la croce che una volontà superiore vi aveva addossato per il vostro stesso bene. E invece ecco che voi vi ribellate, rifiutate questa croce, abbandonate l'anima smarrita che era vostro compito sorreggere, mettete a repentaglio il vostro nome e la vostra reputazione e... per un pelo non avete distrutto anche la reputazione di qualche altro.

SIGNORA ALVING

Di qualche altro? Spero volete dire di un altro...

PASTORE MANDERS

Se volete alludere a quell'incredibile sì, incredibile mancanza di riguardo, che avete avuto venendo - proprio in quel momento - venendo da me, sì dico, a cercar rifugio a casa mia...

SIGNORA ALVING

Scusate, ma credevo che il nostro sacerdote, il nostro vecchio amico di famiglia fosse l'unica persona che...

PASTORE MANDERS

Appunto per questo! Il sacerdote che viene spesso per casa, l'intimo amico, il confidente - ma non capite che proprio in questo caso... Ah, potete ringraziare il cielo e il Signore Iddio che almeno io non ho perso la testa e ho avuto abbastanza fermezza per... e sono riuscito a distogliervi dai vostri progetti, irragionevoli, da tutte quelle idee esaltate, da quell'agitazione sconsiderata... e mi è stata anche concessa la grazia di ricondurvi, Dio sia lodato, sul sentiero del dovere, di convincervi a tornare a casa, da vostro marito, da colui che davanti a Dio...

SIGNORA ALVING

Ah sì, siete stato voi, solo voi... sì, potete ben dirlo, pastore Manders, avete fatto tutto voi...

PASTORE MANDERS

Sono stato soltanto, indegnamente, lo strumento del Signore, l'umile strumento nelle mani del Signore, e voi lo sapete meglio di me. E sapete anche che da quel vostro ritorno sulla retta via dell'ubbidienza e del dovere è nata una ricca messe di gioie e benedizioni che vi hanno allietato e premiato per tutto il resto della vostra vita. E io l'avevo previsto, vi ricordate, ve l'avevo detto e profetizzato proprio nell'ora del dubbio e dello smarrimento... e non ho avuto forse ragione? Vostro marito ha saputo rinnegare i suoi errori, così come s'addice a un vero uomo e a un vero cristiano, ha abbandonato la strada dei suoi sbandamenti giovanili per vivere accanto a voi, per voi, per l'affetto della sua famiglia, e così è vissuto, senza macchia, fin quando al Signore non è piaciuto chiamarlo a sé. E fino all'ultimo dei suoi giorni egli è stato un benefattore per tutto il nostro paese, e in questa sua alta opera di carità egli v'ha voluto al suo fianco, vi ha inalzata accanto a sé in tutte le sue nobili attività di misericordia e voi stessa, debbo dire, avete saputo aiutarlo e seguirlo, avete saputo diventare, e lo riconosco con tanta intima gioia, la sua migliore collaboratrice, il suo migliore sostegno nel suo arduo e cristiano lavoro volto al bene degli altri. Ma con la medesima franchezza con la quale sono felice di apprezzare i vostri meriti, lasciate, signora, che io nella mia veste di sacerdote ed amico, vi ricordi, affinché ne possiate trarre monito ed insegnamento, anche un altro e altrettanto grave errore della vostra vita.

SIGNORA ALVING

Un altro errore? Non capisco, non...

PASTORE MANDERS

Purtroppo. Se una volta siete stata capace di dimenticare i vostri doveri di sposa, più tardi avete trascurato anche il vostro compito di madre.

SIGNORA ALVING

Ah, è questo che...

PASTORE MANDERS

Per tutta la vostra vita vi siete lasciata dominare da una funesta, nefasta caparbietà, da un'ostinata volontà di far di testa vostra. Avete sempre mirato e aspirato a liberarvi da ogni obbligo, da ogni dovere, che dico, da ogni legge! Ogni legame, ogni vincolo vi pareva intollerabile. E quando non siete riuscita a sopportare qualcuno dei vostri doveri, a far fronte a un impegno, ecco che ve ne siete sbarazzata in quattro e quattr'otto, senza riguardi, che dico, senza coscienza, come ci si scarica di un peso, di un fardello qualsiasi di cui si crede di poter fare quello che si vuole. Non vi andava più di fare la moglie e avete piantato vostro marito, vi pesava fare la madre e avete spedito via vostro figlio, lontano, fra gente straniera...

SIGNORA ALVING

È vero. L'ho mandato via, ho voluto che crescesse lontano da qui.

PASTORE MANDERS

E così siete diventata per lui un'estranea.

SIGNORA ALVING

No, no, non è vero, io lo so che non è vero!

PASTORE MANDERS

E invece sì, per forza. Ma non avete visto in quale stato d'animo, in quali condizioni spirituali è ritornato adesso da voi? Ma riflettete, signora Alving, raccoglietevi in silenzio in voi stessa e giudicate voi, nel vostro cuore. Avete mancato gravemente verso vostro marito e lo avete riconosciuto anche voi, se avete sentito il dovere di inalzare laggiù quel monumento che onora la sua memoria. Ma ora dovete ammettere di aver mancato anche nei confronti di vostro figlio - e io spero che, Dio voglia, non sia troppo tardi per allontanarlo da quella via della confusione e dello smarrimento ch'egli ha intrapresa. Tornate sul giusto cammino e correggete, raddrizzate in vostro figlio tutto ciò che in lui si può forse ancora salvare. Perché in verità, signora Alving, (alzando l'indice) come madre avete le vostre colpe, e non lievi! E io ho il dovere, il penoso dovere di dirvelo e di ricordarvelo! (pausa)

SIGNORA ALVING (lentamente, controllandosi)

Bene, pastore, adesso avete parlato voi - e domani parlerete anche in pubblico, in onore e in memoria di mio marito. Dato che io invece domani non parlerò, vorrei dirvi qualcosa adesso, apertamente, con la stessa franchezza che avete avuto voi. Quindi...

PASTORE MANDERS

Ma certo, capisco, se sentite il bisogno di giustificarvi, di...

SIGNORA ALVING

No, non ho nulla da giustificare, ma solo qualcosa da raccontare.

PASTORE MANDERS

Sì?

SIGNORA ALVING

Caro pastore, voi avete detto tante cose di me, di mio marito, di quella che è stata la nostra vita coniugale dopo che voi mi avete ricondotto - sì, mi pare avete detto così - sulla retta via... tante cose che voi, mi pare, non potete certo sapere o conoscere direttamente... eh già, mentre prima eravate ogni giorno da noi, ed eravate un ospite e un amico sempre benvenuto, da quella volta non avete più messo piede a casa nostra...

PASTORE MANDERS

Beh, subito dopo siete partiti, no? siete andati via dalla città e allora...

SIGNORA ALVING

E allora non siete più venuto da noi, almeno finché era vivo mio marito. Soltanto queste faccende amministrative dell'asilo vi hanno obbligato a venirmi a trovare... sì, obbligato, perché non potevate certo fare a meno di occuparvi di questo asilo, e...

PASTORE MANDERS (con voce bassa e incerta)

Helene... se... se volete rimproverarmi - vi prego di ricordarvi, di tener presente...

SIGNORA ALVING

La cautela che vi imponeva la vostra posizione eccetera eccetera, lo so. A parte poi che io ero una donna scappata di casa, una che aveva abbandonato il tetto coniugale. E con donne del genere, si sa, bisogna andar cauti...

PASTORE MANDERS

Cara... ma signora Alving, vi prego, come potete dire simili assurdità... è esagerato, è...

SIGNORA ALVING

Può darsi, può darsi. Ma volevo solo dirvi che il vostro giudizio sulla mia, sulla nostra vita coniugale è fondato solo su quello che pensa la gente.

PASTORE MANDERS

Certo, e con questo?

SIGNORA ALVING

Ma ora, Manders, ora è venuto il momento ch'io vi dica la verità. Ah, ho giurato, sapete, ho giurato che un giorno o l'altro dovevate saperla, conoscerla... voi, voi e nessun altro!

PASTORE MANDERS

Sentiamola allora, questa verità...

SIGNORA ALVING

La verità è che mio marito è morto nel vizio e nella più turpe dissolutezza, così com'era sempre vissuto... sì, perché ha sempre continuato a vivere come voleva, nella sozzura, nel fango, nella turpitudine, nella vergogna...

PASTORE MANDERS (cercando con la mano una sedia)

Cosa? Ma vi rendete conto di che cosa state dicendo?

SIGNORA ALVING

Dopo diciannove anni di matrimonio era depravato e corrotto come prima di sposarsi - prima che voi, pastore, ci uniste in quel vincolo delle nozze di cui adesso avete tanto parlato... ah, nelle sue voglie e nei suoi piaceri era un uomo costante, non c'è che dire.

PASTORE MANDERS

Ma voi... voi esagerate... mi pare, dico, un po' forte chiamare depravazione queste incertezze di gioventù, queste... sregolatezze... queste.. queste dissolutezze, se volete...

SIGNORA ALVING

Veramente era il nostro medico di famiglia che le chiamava così.

PASTORE MANDERS

A questo punto, sinceramente, non vi capisco.

SIGNORA ALVING

Non fa niente, non importa, non importa...

PASTORE MANDERS

Ma allora... oh Dio, mi fate venire le vertigini, è come se io, se la mia testa... ma allora tutta la vostra vita, tutti questi anni di vita coniugale con... con vostro marito non sono stati mai altro che un inferno nascosto, un abisso mascherato e...

SIGNORA ALVING

Proprio nient'altro, pastore. E adesso che lo sapete...

PASTORE MANDERS

Ma io non capisco più niente, non riesco a... a comprendere, a vedere, a... a rendermi conto a... Ma no, non posso crederlo! Ma com'è possibile, dico, che tutto rimanesse segreto, nascosto, che nessuno sapesse, capisse...

SIGNORA ALVING

Io, io ho lottato e combattuto e penato perché questa vergogna restasse almeno sepolta qua dentro, fra le nostre quattro mura, perché nulla trapelasse, uscisse fuori di qui, perché a nessuno venisse neanche il dubbio che lui, che noi - oh, pastore, è stata una battaglia incessante, senza tregua, che io, io ho condotto giorno per giorno, sempre vigile, attenta a che... Solo quando è nato Osvald, il mio Osvald, sembrava che Alving fosse un po' cambiato, che si sforzasse, che tentasse... ma questi propositi, se poi c'erano veramente, sono durati poco, ah ben poco. E io allora ho dovuto combattere ancora di più, capite, tanto di più, ho dovuto lottare per due, per me e per lui, per il mio Osvald, perché nessuno venisse mai a sapere che razza di uomo, che schifo di uomo era il padre di mio figlio, sì di mio, mio figlio, del mio bambino... E poi mi toccava vedere come Alving, fuori di casa, riusciva simpatico a tutti, e tutti gli volevano bene, e come sapeva conquistarsi la stima, la fiducia della gente. Eh già, di lui tutti pensavano solo bene, nessuno neanche s'immaginava, neanche... aveva come un dono, non so, che nessuna vergogna, nessuna delle sue azioni scandalose poteva rovinare, che dico, toccare la sua reputazione, il suo buon nome rispettato da tutti... Ma il peggio, Manders, la bassezza più infame doveva ancora venire.

PASTORE MANDERS

Come, ancora più infame di... ma io non...

SIGNORA ALVING

Sì, avevo imparato e mi ero rassegnata, nel mio sacrificio, a chiudere un occhio, o anche tutti e due... sebbene fossi al corrente di tutto quello che lui combinava fuori casa, oh, certo, di nascosto, se è per questo sapeva farle bene... ma almeno finché succedeva fuori di casa, fuori di casa mia... ma quando ho dovuto vedere che lo scandalo, l'obbrobrio arrivava fin qui, da noi, davanti a me, sotto il nostro tetto, ah allora...

PASTORE MANDERS

Ma cosa dite? Qui, in casa! No, è impossibile!

SIGNORA ALVING

E invece sì, proprio qui, in casa. Anzi, per essere precisi, è lì dentro (indica la prima porta a destra) è lì che me ne sono accorta per la prima volta... avevo qualcosa da fare in quella stanza, non ricordo più bene cosa, e la porta era solo accostata, socchiusa... così ho sentito benissimo quando è arrivata la nostra cameriera, che andava a innaffiare i fiori del giardino.

PASTORE MANDERS

E... e allora?

SIGNORA ALVING

Poco dopo ho sentito arrivare anche lui... e ho sentito che parlava alla ragazza, così, piano, a bassa voce... e poi ho sentito anche (con una breve risata) - oh, le sento ancora adesso, sì, mi sembra ancor; di sentirle, quelle parole così ridicole, così penose eppure insieme orribili, almeno per me - ho sentito la ragazza, la mia ragazza di servizio, la mia cameriera, che sussurrava: vi ho detto di lasciarmi in pace, signor ciambellano, lasciatemi stare!...

PASTORE MANDERS

Una leggerezza imperdonabile, inammissibile, certo! Ma credetemi, signora, in fondo era solo una stupida leggerezza e niente di più, ne sono sicuro, dovete credermi.

SIGNORA ALVING

Sono venuta presto a sapere quello che dovevo credere. Il signor ciambellano aveva finito per spuntarla con la ragazza, e... e la relazione aveva avuto le sue conseguenze... spero ci siamo capiti, signor pastore.

PASTORE MANDERS

Ma... è incredibile, è inaudito... e poi in casa... in questa casa!

SIGNORA ALVING

Ah, in questa casa ho avuto le mie croci da portare, posso ben dirlo. Per farlo restare a casa, la sera, e la notte, mi toccava fargli compagnia, su in camera sua, assistere e magari partecipare alle sue intemperanze, dargli corda quando mangiava e beveva come un maiale, di nascosto da tutti, là, in quella sua stanza... e dovevo starmene da sola con lui, e brindare e trincare assieme a lui, ascoltare e sopportare i suoi discorsi insensati e indecenti. E per metterlo a dormire dovevo portarlo di peso, che dico, trascinarlo a forza, fare la lotta con lui, sì, proprio la lotta, io, io capite...

PASTORE MANDERS (scosso)

E siete stata capace di tollerare, di sopportare...

SIGNORA ALVING

L'ho fatto per mio figlio, per il mio bambino, solo per lui! Ma quando si è aggiunta anche quell'ultima umiliazione, quando ho visto che la mia stessa cameriera... allora ho detto basta, ho giurato di finirla. E allora ho preso io le redini, allora sì che gli ho fatto vedere chi era che comandava, su di lui e su tutta la casa, su tutti, su tutti! Con quell'arma che avevo in mano, capirete che non osava fiatare, che non aveva il coraggio, con me, di aprir bocca. È stato a quell'epoca che ho deciso di mandare via di casa il mio Osvald, via, lontano da noi, da quella vita! Sapete, aveva quasi sette anni e cominciava già a rendersi conto, a osservare, a capire, a far domande, come tutti i bambini. E questo non potevo sopportarlo, Manders, questo no, mai! Mi sembrava che anche solo a respirare l'aria della nostra casa contaminata e insozzata il bambino dovesse rovinarsi, avvelenarsi, sporcarsi. Ecco perché ho voluto che andasse via. Ed ora capirete pure perché non ho permesso che mettesse neanche un piede in casa nostra, nella sua casa, finché suo padre era vivo.

E nessuno sa, nessuno saprà mai, nessuno potrà mai capire quanto mi è costato, quanto ho sofferto, quanto...

PASTORE MANDERS

Certo potete ben dire di aver conosciuto la vita, di averla guardata bene in faccia...

SIGNORA ALVING

Ah, ma non ce l'avrei fatta, no, non avrei potuto resistere se non avessi avuto il mio lavoro... sì, posso dire di aver lavorato, pastore, e quanto, e come, se sapeste... Ma chi credete abbia pensato ad aumentare e ad accrescere il fondo della proprietà, della nostra proprietà terriera, chi credete si sia dato da fare per introdurre tutti quei miglioramenti, per costruire tutti quegli impianti, per realizzare tutte quelle opere... sì, tutte quelle opere che hanno procurato tante lodi e tanti onori ad Alving, già, al ciambellano Alving... chi, ditemi? Io, io, solo io, sicuro, proprio io! Perché, credevate che lui avesse la voglia e la capacità di prendere tutte queste iniziative e di assumersi queste responsabilità, lui che se ne stava tutto il giorno sul divano a leggersi un vecchio calendario illustrato? Ma figuratevi se lui... no, non faceva niente, non era buono a niente, e poi non ne voleva sapere! E un'altra cosa: anche nei suoi momenti lucidi, si in quei pochi momenti in cui poteva ragionare, ero io, solo io che lo spronavo, che gli davo quel po' di forza e di energia di cui era ancora capace ed ero poi di nuovo io che dovevo tirare il carro quando ripiombava nel suo obbrobrio e nella sua depravazione, o quando crollava nella disperazione, nell'abbrutimento...

PASTORE MANDERS

E voi... voi avete fatto costruire quel monumento in memoria. sì dico in onore di quell'uomo, di un uomo che...

SIGNORA ALVING

Sì, proprio così, l'ho fatto e l'ho voluto... e tutto per la cattiva coscienza che avevo... vedete fin dove ci può portare, questa cattiva coscienza?

PASTORE MANDERS

Cattiva coscienza? Ma quale... io proprio non capisco...

SIGNORA ALVING

Avevo sempre il timore, l'idea che la verità, prima o dopo, dovesse venire a galla... e che tutti dovessero conoscerla e saperla e vederla subito... mi pareva di avere davanti agli occhi quel giorno, quel momento in cui tutti si accorgevano, scoprivano, capivano... e per questo ho pensato all'asilo, a un grande e solido asilo che spazzasse via, lì con la sua mole, tutte le chiacchiere, tutti i dubbi, i sospetti, le insinuazioni...

PASTORE MANDERS

Ed è proprio così, signora Alving, proprio così. Adesso nessuno può dubitare, nessuno può sospettare...

SIGNORA ALVING

Ma c'era anche un altro motivo, un altro. Non volevo assolutamente che il mio Osvald, mio figlio, capite, ereditasse neanche un soldo da suo padre, che non ricevesse niente da lui, niente, neanche...

PASTORE MANDERS

Sicché, se ho capito bene, è col patrimonio di Alving che...

SIGNORA ALVING

Che ho costruito l'asilo, sì. Tutte queste somme che io anno per anno ho versato regolarmente all'asilo, fanno tutte insieme circa, anzi esattamente la cifra - sì, quella bella cifra grazie alla quale a suo tempo il tenente Alving era considerato un buon partito, già.

PASTORE MANDERS

Sì, posso ben comprendere che...

SIGNORA ALVING

Quel denaro è stato il prezzo dell'acquisto, perché non volevo, non voglio che Osvald riceva neanche un centesimo di quei soldi. Mio figlio avrà, riceverà tutto da me, solo da me, da nessun altro!

(Entra Osvald, dalla seconda porta a destra; ha lasciato fuori cappello e soprabito)

SIGNORA ALVING (andandogli incontro)

Caro, sei già qui! Caro, caro Osvald, tesoro mio.

OSVALD

Sì, sono qui, mi vedi, no? Capirai che con questo schifo di pioggia che non finisce mai non potevo mica restar lì fuori... Ma non andiamo a pranzo? Ho una fame che...

REGINE (entra dalla camera da pranzo, porgendo un pacchetto alla signora) Signora, è per voi..

SIGNORA ALVING (guardando Manders)

Saranno i canti, sì gli inni per la festa di domani.

PASTORE MANDERS

Ehm, già, ehm.

REGINE

E poi volevo dire che è già in tavola.

SIGNORA ALVING

Bene, bene, veniamo subito. Voglio solo vedere un momento. (comincia ad aprire il pacco)

REGINE (a Osvald)

Che cosa preferite, signor Osvald, una bottiglia di Porto rosso o una di bianco?

OSVALD

Tutte e due, madamigella Engstrand, tutte e due!

REGINE

Bien! Volevo dire benissimo, signor Osvald, benissimo, come volete. (va nella stanza da pranzo)

OSVALD

Voglio darvi una mano a stappare le bottiglie, aspettate, sono un esperto. (va anche lui nella stanza da pranzo, e la porta resta nuovamente semiaperta alle sue spalle)

SIGNORA ALVING (che ha intanto aperto il pacco)

Sì, pastore, sono proprio gli inni per la festa, come pensavo.

PASTORE MANDERS (a mani giunte)

Dio mio, come farò domani a tenere il mio discorso, con che cuore, con che animo... e poi un discorso ufficiale, sì dico, una commemorazione.

SIGNORA ALVING

Oh, ve la caverete benissimo, vedrete, ve lo dico io.

PASTORE MANDERS (a bassa voce, per non essere sentito fin nella camera da pranzo)

Sì, lo devo... bisogna evitare ogni scandalo, a tutti i costi... bisogna...

SIGNORA ALVING (con voce soffocata ma decisa)

No, scandali no... ma con domani basta, basta con questa eterna orrenda commedia. Sì, con domani sarà finito... e voglio che non se ne parli più, che tutto sia dimenticato... come se lui, già, mio marito, il defunto... come se non fosse mai esistito, come se non avesse mai messo piede in questa casa. E qui ci saremo solo noi, io e lui, io e mio figlio, per mio figlio esisterò solo io, capite, solo io, sua madre...

(Dalla camera da pranzo si sente il fracasso di una sedia che viene rovesciata, e poi delle voci)

LA VOCE DI REGINE (aspra, ma soffocata in un sussurro)

Ma Osvald, cosa ti prende, sei pazzo! Lasciami, lasciami, ti dico!

SIGNORA ALVING (trasalendo con un moto di orrore)

Ah! (guarda a occhi sbarrati, come inebetita, la porta semiaperta della camera da pranzo, da dove si sente Osvald che canticchia, ridendo e tossendo, mentre si sente anche il rumore di una bottiglia che viene stappata)

PASTORE MANDERS (con sdegno)

Ma insomma, cosa succede? Dico, signora, cosa sta succedendo?

SIGNORA ALVING (rauca)

Spettri, sono spettri... Sì, gli spettri che ritornano, la coppia del giardino, è la coppia del giardino, sono loro due, i loro spettri!

PASTORE MANDERS

Ma cosa dite! Io non... ma allora dunque Regine, Regine sarebbe...

SIGNORA ALVING

Sì... sì, è vero, Regine è... Ma vi prego, vi supplico, andiamo, e per amor di Dio, tacete, neanche una parola, vi scongiuro. (prende il braccio di Manders e si avvìa insieme a lui, quasi barcollando, verso la camera da pranzo)

ATTO SECONDO

La stessa stanza. Nebbia e pioggia coprono pesantemente il paesaggio. Il pastore Manders e la signora Alving escono dalla camera da pranzo

SIGNORA ALVING (ancora sulla porta)

Grazie della compagnia, pastore, e spero che il pranzo... (rivolta verso la camera da pranzo) Cosa fai, Osvald, non vieni, caro?

OSVALD (ancora in camera da pranzo)

No grazie, preferisco uscire, solo un minuto, tanto per fare due passi.

SIGNORA ALVING

Sì sì, fai bene caro, anzi, guarda, approfitta di questo momento, ha giusto smesso un po' di piovere, ma fa' presto, prima che ricominci. (chiude la porta della camera da pranzo, si avvia verso quella dell'anticamera e chiama) Regine... Regine!

REGINE (dall'esterno)

Sì, signora?

SIGNORA ALVING

Per favore, puoi andare in stireria a dare una mano per le ghirlande?

REGINE

Certo, signora, vado subito.

(La signora Alving chiude la porta, dopo essersi accertata che Regine è uscita)

PASTORE MANDERS

Dico, di là non si sente mica, no? Non vorrei che lui magari...

SIGNORA ALVING

Ma no, con la porta chiusa non si sente niente, state tranquillo. E poi è fuori, è uscito, non avete visto?

PASTORE MANDERS

Sono ancora tutto scombussolato, sì, come stordito, con la testa che mi gira, che... Dio solo sa come ho potuto farmi forza e buttar giù qualche boccone del pranzo, ah un ottimo pranzo, ottimo davvero, siano rese grazie al Signore...

SIGNORA ALVING (passeggia su e giù, tentando di dominare la sua inquietudine)

Anch'io, anch'io, non so proprio come sono riuscita... Ma cosa posso fare, Dio mio, cosa si può fare...

PASTORE MANDERS

Già, già, che cosa... non vorrete chiederlo a me che in faccende del genere sono così ignaro, inesperto, oserei dire sprovveduto, lo confesso, perché...

SIGNORA ALVING

Io però sono convinta che il peggio non sia successo, sì insomma, mi capite...

PASTORE MANDERS

Ma certo che no, Dio ce ne guardi! Però... però si tratta sempre di una cosa sconveniente, sì dico, di una relazione - o quasi di una relazione - che non possiamo certo tollerare.

SIGNORA ALVING

Ah, ma io in fondo credo che tutta questa storia non sia poi granchè, così, solo un capriccio passeggero di Osvald, un momento di leggerezza e niente di più... sì sì, ne sono sicura, lo sento, credetemi.

PASTORE MANDERS

Come vi ho detto, di queste cose non me ne intendo purtroppo minimamente, e mi sento come un pesce fuor d'acqua, però... però, se mi permettete, mi sembra indubbio che...

SIGNORA ALVING

Che Regine deve andar via, subito, via da questa casa, è chiaro.

PASTORE MANDERS

Eh sì, naturalmente, non c'è altro da...

SIGNORA ALVING

Sì, ma dove? Dico dove andrà, dove possiamo mandarla... È una responsabilità, capite, una grande responsabilità e io non mi sento certo di...

PASTORE MANDERS

Come sarebbe a dire, dove. Ma a casa sua, mi sembra ovvio, sì dico, da suo padre...

SIGNORA ALVING

Da chi, scusate?

PASTORE MANDERS

Ma da suo... ah già, no, è vero, Engstrand non è... ma Dio mio, non è possibile, signora, non può essere possibile... sono sicuro che vi sbagliate, ecco, sì, vi siete sbagliata...

SIGNORA ALVING

Purtroppo invece non mi sono sbagliata affatto, caro pastore. Johanna ha finito per confessarmi tutto e neanche Alving è stato capace di negarlo... così non ho potuto far altro che soffocare lo scandalo e mettere tutto a tacere, era l'unica cosa che...

PASTORE MANDERS

Ah sì, certo in casi come questi è l'unica cosa da fare, la migliore, oh Dio, la meno peggio...

SIGNORA ALVING

Così la ragazza ha lasciato subito il servizio e ha ricevuto, si capisce, anche una bella somma, perché per intanto tenesse la bocca chiusa. E al resto, poco dopo, ci ha pensato lei, ah sì, e molto bene anche, appena arrivata in città. Ha fatto in modo di riallacciare una vecchia conoscenza, già, con Engstrand, proprio lui, - sì, anche un falegname, un modesto falegname, in quella situazione, non era poi così disprezzabile... deve anche avergli fatto capire, così, senza darglielo a vedere, che aveva un bel po' di soldini e deve poi avergli raccontato tutta una storia di uno straniero, un inglese mi pare, che sarebbe venuto qui d'estate, col suo yacht, eccetera eccetera. Insomma si sono sposati subito, senza perder tempo... e anzi siete stato voi a celebrare il loro matrimonio...

PASTORE MANDERS

Ma come, non è possibile, non mi spiego, non... mi ricordo, sì, mi ricordo benissimo di quando Engstrand è venuto da me, per le pubblicazioni e per tutto il resto, sì dico, per il matrimonio. Ma se era così desolato e abbattuto, e così pentito, di quel fallo, di quella leggerezza che lui e la sua fidanzata, diceva, non riuscivano a perdonarsi...

SIGNORA ALVING

Si capisce... doveva pur prendersi lui la colpa, la responsabilità, no?

PASTORE MANDERS

Ma questa falsità, questa menzogna, questa slealtà, questo... è... e poi con me, sì dico, con me! Ah da lui non me lo sarei proprio aspettato, sinceramente no. Beh, adesso saprò ben sistemarlo e dargli una di quelle lavate di capo che so io... che si prepari, che si prepari il mio buon Jakob Engstrand... Ma poi l'immoralità di una simile unione, Sì dico, sposarsi per danaro, per i soldi... e quanti erano, poi? Sì dico, quanti soldi aveva la ragazza?

SIGNORA ALVING

Trecento. Trecento talleri.

PASTORE MANDERS

Ma pensate! Uno che per la miseria di trecento talleri, di trecento sporchi talleri va a sposare una ragazza perduta, una peccatrice!

SIGNORA ALVING

E allora io, io che mi sono lasciata andare a sposare un uomo perduto, un peccatore?

PASTORE MANDERS

Ma per l'amor di Dio, che cosa state dicendo... un uomo perduto, sì dico, cosa vuol dire, non capisco...

SIGNORA ALVING

Perché, credete forse che quando Alving mi ha portato all'altare, fosse più puro di Johanna... dico di Johanna quando si è sposata con Engstrand?

PASTORE MANDERS

Sì, ma è diverso, voi capite, enormemente diverso...

SIGNORA ALVING

Ah no, non è poi così diverso, nient'affatto. Diverso era solo il prezzo, questo sì, e molto: da una parte trecento miserabili talleri e dall'altra un intero patrimonio, e un bel patrimonio.

PASTORE MANDERS

Ma non c'è paragone, non c'è relazione... non capisco come possiate neanche confrontare, sì dico, mettere insieme le due cose... voi avevate meditato, ponderato... avevate ascoltato il vostro cuore... e poi anche i vostri parenti, naturalmente, vi eravate consigliata...

SIGNORA ALVING (senza guardarlo)

Veramente pensavo che voi sapeste, che voi doveste sapere da che parte quella volta era il mio cuore, se vi piace chiamarlo così, dove era andato a finire, dove stava per perdersi...

PASTORE MANDERS (freddamente)

Se avessi saputo o creduto qualcosa del genere non sarei certo venuto ogni giorno a casa vostra, sì dico, mi sarei guardato bene dall'essere così spesso il vostro ospite, l'ospite di vostro marito...

SIGNORA ALVING

Beh, per lo meno è chiaro che io, sposando Alving, non avevo certo ascoltato il mio cuore.

PASTORE MANDERS

Ma avete ascoltato, come è giusto e bene, i vostri cari, i vostri familiari più stretti, vostra madre e le vostre zie, le vostre due zie.

SIGNORA ALVING

Ah questo sì, loro tre le ho ascoltate e le ho sentite, potete ben dirlo. I conti li hanno fatti loro, e molto bene anche. Ah, nessuno immaginerebbe con quale chiarezza e precisione mi hanno dimostrato che rifiutare una simile proposta sarebbe stata una sciocchezza, una pazzia... se adesso mia madre potesse vedere, da lassù, dove ha finito per portarmi, per portarci tutti quanti quella splendida, già, quella magnifica occasione...

PASTORE MANDERS

Ah no, signora, nessuno può essere ritenuto responsabile dell'esito delle azioni umane, nessuno può prevedere, sapere, o essere così temerario da... l'uomo fa, propone, agisce, ma è solo Dio che... Comunque, cara signora, nessuno può almeno dubitare che voi vi siate sposata nel pieno rispetto della legge, delle nostre leggi e dei loro ordinamenti, sicché...

SIGNORA ALVING (alla finestra)

Sì, lo so, la legge, l'ordine, già... talvolta mi pare che tutto il male, tutti i mali del mondo vengano proprio di lì, dalla vostra legge e dal vostro ordine...

PASTORE MANDERS

Signora! State dicendo delle cose, delle cose... guardatevi dal peccato, signora, guardatevene...

SIGNORA ALVING

Pastore... forse avete ragione, ma io non sono più disposta a sopportare queste catene, questi timori, queste paure, ve lo assicuro. Non posso, è più forte di me, non ce la faccio più. Voglio, devo prepararmi alla libertà, educarmi alla libertà.

PASTORE MANDERS

E sarebbe a dire?

SIGNORA ALVING (tamburellando con le dita sul telaio della finestra)

Non avrei mai dovuto nascondere, tener segreta la vera vita di Alving, no... ma già, quella volta non ne avevo il coraggio, non l'avrei mai avuto, anche per egoismo, certo,... ah, ero così vile, così vile...

PASTORE MANDERS

Come dite, vile? Ma...

SIGNORA ALVING

Già, anche se l'avessero saputo, pensavo, avrebbero detto: pover'uomo! Si capisce che si lasci andare, con una moglie che gli è scappata di casa...

PASTORE MANDERS

Beh, tutti tutti i torti proprio non li avrebbero avuti...

SIGNORA ALVING (guardandolo con fermezza)

Se fossi una vera donna, come vorrei, come dovrei essere, avrei preso Osvald, il mio Osvald, L'avrei preso di petto e gli avrei detto: figlio mio, ascoltami bene, tuo padre era un degenerato.

PASTORE MANDERS

Dio misericordioso, non vorrete...

SIGNORA ALVING

Sì, dovrei dirgli proprio così, e poi gli racconterei quello che ho raccontato a voi, ma proprio tutto, tutto sino all'ultima virgola...

PASTORE MANDERS

Signora, dovrei indignarmi anche alla sola idea che...

SIGNORA ALVING

Lo so, lo so, non occorre che me lo veniate a dire, sono già inorridita io stessa, non vedete? (allontanandosi dalla finestra) Così vedete fin dove arriva la mia viltà.

PASTORE MANDERS

E voi, voi osate chiamare una viltà quello che è solo il vostro dovere, il vostro puro e semplice dovere! Ma non sapete che un figlio deve onorare e amare i genitori, eh? o devo ricordarvelo io?

SIGNORA ALVING

Per favore, pastore Manders, non prendiamola così in astratto, sulle generali... Ditemi piuttosto: credete che Osvald debba proprio onorare e amare il ciambellano Alving?

PASTORE MANDERS

E ditemi voi, invece, se non sentite nel vostro cuore, nel vostro cuore materno una voce che vi proibisce, sì, vi proibisce di distruggere gli ideali di vostro figlio.

SIGNORA ALVING

E la verità, pastore?

PASTORE MANDERS

E gli ideali, signora?

SIGNORA ALVING

Gli ideali, sì, altro che gli ideali... se solo avessi un po' di coraggio, se non fossi così vile...

PASTORE MANDERS

Non disprezzate gli ideali, signora, no, guardatevi dal disprezzare mai un ideale! Badate, si finisce per pagarne il fio, e duramente! Ma parliamo pure in concreto, come avete detto, sì, parliamo di Osvald. Mi pare che di ideali il nostro Osvald non ne abbia molti, no, purtroppo! Ne ha però uno, e saldo, come ho avuto modo di vedere: suo padre.

SIGNORA ALVING

Sì è vero, in questo avete ragione.

PASTORE MANDERS

E quest'opinione, quest'idea, diciamo pure questo ideale di suo padre glielo avete istillato voi, nelle vostre lettere, e gliel'avete anche coltivato, nutrito, accarezzato in tutto quello che gli avete detto e scritto e raccontato...

SIGNORA ALVING

È vero, sono stata io... schiava com'ero dei doveri, costretta dalle cautele e dai riguardi, incatenata dalle paure - è per questo che ho ingannato mio figlio, che gli ho mentito sistematicamente, regolarmente, sempre, anno per anno... Dio che vigliacca, che...

PASTORE MANDERS

No, signora, no, tutt'altro... grazie a voi, vostro figlio è cresciuto protetto da una salda e benefica illusione, e non dovete sottovalutare il peso, il vantaggio che...

SIGNORA ALVING

Mah! Non sono poi così sicura che sia proprio un bene. Comunque non voglio neanche sentir parlare, neanche pensare che fra Osvald e Regine... No, no, non deve renderla infelice, non può, non lo farà!

PASTORE MANDERS

Per carità, sarebbe una cosa orribile, Dio non voglia...

SIGNORA ALVING

Certo, se dovessi proprio convincermi che lui fa seriamente, e che sarebbe la sua felicità...

PASTORE MANDERS

Come? Ma... non vorrete dire che...

SIGNORA ALVING

Ma no, è impossibile, e poi Regine ha altro per la testa e non...

PASTORE MANDERS

Non che cosa? Non penserete mica...

SIGNORA ALVING

Se non fossi così vile, così abiettamente vile... sì, gli direi: sposatevi, fate quello che volete, regolatevi come vi pare, purché stiate lontani dalla menzogna, dall'inganno...

PASTORE MANDERS

Dio misericordioso, ma voi... ma voi pensate addirittura... a un... matrimonio, sì dico a un vero matrimonio, a un matrimonio legittimo... ma è spaventoso, è orribile... è inaudito...

SIGNORA ALVING

Davvero, pastore? Vi sembra proprio così inaudito? Ma mettetevi una mano sul cuore è ditemi, in tutta coscienza, se non credete che qui in paese ci siano altre, e non poche, coppie del genere, altri matrimoni fra persone che in realtà sono altrettanto consanguinee, anche se magari ufficialmente nessuno lo sa, nessuno ne parla...

PASTORE MANDERS

Altri matrimoni che... non vi capisco, signora, proprio non capisco.,.

SIGNORA ALVING

Invece mi avete capito, pastore, mi avete capito benissimo.

PASTORE MANDERS

Ah, voi volete dire, sì insomma, pensate a quei casi, al caso in cui succeda che - sì, è possibile, si sa, può sempre succedere, per quanto - lo so, Dio mio, lo so... la vita delle nostre famiglie non è sempre così pura e immacolata come dovrebbe, e può darsi che qualche volta, in qualche caso, in determinate situazioni... ma non si può mai saperlo con certezza, non si può mai essere sicuri, e quindi - ma qui invece la cosa è diversa, e noi sappiamo, cioè voi sapete e perciò non capisco come voi, sì dico proprio voi come madre possiate ammettere, immaginare, addirittura approvare che vostro figlio...

SIGNORA ALVING

Ma se ho detto che io non voglio, per nessuna ragione al mondo vorrei e permetterei che... ve l'ho appena detto, no, che non potrei, che non sarei capace...

PASTORE MANDERS

Sì, ma ve ne fate quasi una colpa, come se fosse solo la paura, la viltà a impedirvi di... sia benedetta allora questa viltà, se altrimenti voi... voi... ma non vi fa orrore, non vi disgusta già il solo pensiero di un legame così repellente, un connubio contro natura...

SIGNORA ALVING

Ma se noi tutti, almeno a quanto pare, discendiamo da connubi e unioni di questo genere... e chi è poi che ha fatto il mondo in questo modo, eh pastore, volete forse dirmelo un po' voi...?

PASTORE MANDERS

Scusate signora, ma non ho certo l'intenzione di mettermi adesso a discutere e a sviscerare con voi questi problemi... Non è né il momento né il luogo, e poi voi non siete certo in uno stato d'animo che vi permetta di riflettere con pacatezza, con serenità. Mi limiterò a dirvi che è intollerabile sentirvi chiamare viltà il vostro legittimo smarrimento...

SIGNORA ALVING

Statemi a sentire, Manders. Io sono paurosa, pavida, sì, piena di timidezze e di paure perché c'è in me, profondamente radicato in me, qualcosa di oscuro, di spettrale, che mi opprime come un'ossessione, come un incubo di cui non riesco a liberarmi.

PASTORE MANDERS

Come avete detto, spettrale? Non...

SIGNORA ALVING

Sì, spettrale... Quando ho sentito le voci di Regine e di Osvald, là dentro, mi è parso come di vedere degli spettri, dei fantasmi, ma proprio di vederli veramente, davanti a me... Ah Manders, io credo che anche noi, tutti noi non siamo nient'altro che degli spettri... in noi continua a circolare e a scorrere e a vivere non soltanto ciò che abbiamo ereditato dai nostri genitori, dico il sangue paterno e materno, ma anche tutti i pensieri immaginabili che sono già stati pensati, le vecchie credenze morte e sepolte, ogni specie di cose antiche e defunte a cui un tempo si è prestato fede e così via, in una catena senza fine. Fantasmi senza vita che però si annidano nel nostro sangue, e che noi non possiamo scacciare. Basta che io prenda un giornale, e mi metta a leggere, e mi sembra di vedere degli spettri che scivolano e sgusciano fra le righe... ah, devono essere tanti, innumerevoli come i granelli di sabbia nel mare... e noi tutti viviamo nell'ombra, timorosi della luce, della chiarezza, della verità...

PASTORE MANDERS

Ah, se è questo il risultato di quelle vostre letture, sì dico, di quei libri lì, bene, bene, mi congratulo, un bel risultato davvero, non c'è che dire! Questi repellenti libercoli che incitano alla ribellione, già, al libero pensiero...

SIGNORA ALVING

Ah no, caro pastore, qui vi sbagliate: siete stato voi che mi avete educato e spinto a pensare a riflettere, a meditare, sì voi, è stato merito vostro e io ve ne sono appunto grata e vi stimo e vi apprezzo proprio per questo!

PASTORE MANDERS

Io?!

SIGNORA ALVING

Sì, voi, e sapete quando? Quando mi avete costretta a forza, sì, a forza, sotto il giogo di quelli che chiamavate i miei obblighi e i miei doveri... quando avete esaltato e celebrato la bontà di tutto quello contro cui io, contro cui la mia anima si rivoltava e si ribellava come contro qualcosa di orribile, di ripugnante...! E allora m'è venuta la voglia, o diciamo meglio ho sentito la necessità di esaminare un po' da vicino quei vostri insegnamenti e quei vostri principi, di vedere cosa li teneva su, come stavano cuciti insieme... mi bastava trovare un punto, un nodo solo cui dare una tiratina per vedere un po' di che stoffa erano fatti... ma appena l'ho tirato, quel nodo si è strappato e subito ha ceduto anche tutto il resto - e allora mi sono accorta che era solo una cucitura a macchina, artificiale e neanche tanto solida.

PASTORE MANDERS (a bassa voce, turbato)

E questo sarebbe l'esito, il risultato della più dura battaglia della mia vita?

SIGNORA ALVING

Dite piuttosto della vostra più vergognosa sconfitta.

PASTORE MANDERS

No, no Helene... è stata la mia più grande vittoria, la vittoria su me stesso e...

SIGNORA ALVING

E un delitto contro di noi, sì, contro noi due, Manders...

PASTORE MANDERS

Un delitto... pensate che fosse un delitto dirvi, sì, imporvi di tornare a casa, dal vostro legittimo sposo, quando siete venuta da me smarrita e confusa, quando nel vostro turbamento mi dicevate: eccomi, sono tua, prendimi... se pensate che questo sia una colpa, Helene addirittura un delitto...

SIGNORA ALVING

Sì, lo penso.

PASTORE MANDERS

Ho l'impressione che non riusciamo più a capirci, a comprenderci...

SIGNORA ALVING

È vero. Per lo meno adesso.

PASTORE MANDERS

Mai, neanche nei miei pensieri più segreti, ho visto in voi... sì insomma, per me siete sempre stata soltanto la moglie di un altro, di un amico...

SIGNORA ALVING

Ne siete proprio così sicuro? E siete sicuro di crederci voi stesso, a questa...

PASTORE MANDERS

Helene!

SIGNORA ALVING

È così facile dimenticarsi di se stessi, di quello che si è stati, di ciò che si ha provato, dei propri sentimenti...

PASTORE MANDERS

Mi dispiace, ma non è il mio caso. Io non sono cambiato, io sono rimasto sempre lo stesso, io sono sempre...

SIGNORA ALVING (in altro tono)

Sì sì, va bene, lasciamo stare i tempi passati... adesso voi siete preso fino al collo con le vostre cariche e commissioni, e io sono qui che mi agito e che combatto con gli spettri, con quelli che sento in me e con quelli che vedo intorno a me.

PASTORE MANDERS

Almeno per quel che riguarda questi ultimi, questi spettri ben visibili che vi girano intorno, voglio aiutarvi a spazzarli via... dopo tutto quello che mi avete raccontato e che ho ascoltato con orrore non posso certo permettermi, dinanzi alla mia coscienza, di lasciare che una ragazza, sì dico una ragazza giovane e inesperta rimanga in questa casa.

SIGNORA ALVING

Siete d'accordo anche voi, vero, che a Regine dobbiamo provvedere noi, aiutarla, sistemarla... la cosa migliore sarebbe certo un buon matrimonio.

PASTORE MANDERS

Indubbiamente, indubbiamente. Sarebbe una soluzione augurabile da ogni punto di vista, e Regine non potrebbe desiderare di meglio. In fondo è già nell'età in cui, sì insomma, io di queste cose certo non me ne intendo, ma mi pare che...

SIGNORA ALVING

Ah, Regine ha fatto presto a diventar donna, è cresciuta così in fretta...

PASTORE MANDERS

Ah sì perbacco, e come. Non so, ho l'impressione... dico solo l'impressione, perché non mi ricordo bene e poi non mi ero certo soffermato a... si capisce... mi pare insomma che già quando la preparavo per la confermazione fosse molto cresciuta, e sviluppata, sì dico dava proprio nell'occhio tanto che uno non poteva non accorgersi... Ma per adesso, come dicevo, deve subito andare a casa, a casa sua, e a sorvegliarla ci penserà intanto suo padre... ah già è vero... Engstrand non è... certo che... è il colmo, è il colmo che abbia potuto tenermi nascosta la verità, e in questo modo! (si sente bussare alla porta dell'anticamera)

SIGNORA ALVING

Ma chi può essere... avanti...!

ENGSTRAND (vestito a festa, sulla porta)

Non so come scusarmi per il disturbo, ma...

PASTORE MANDERS

Ah, ehm... Hm...

SIGNORA ALVING

Ah siete voi, Engstrand...

ENGSTRAND

... ma, come dicevo, non ho visto nessuna delle cameriere e allora mi sono preso la libertà di bussare e...

SIGNORA ALVING

Ma sì, avete fatto bene, entrate. Anzi, se avete qualcosa da dirmi...

ENGSTRAND (entrando)

No no, grazie, grazie di cuore. Vorrei invece, se posso, parlare un momentino col signor pastore.

PASTORE MANDERS (passeggiando su e giù)

Ah sì, proprio con me, sul serio?

ENGSTRAND

Sì, sarei veramente felice se potessi dirvi solo due parole.

PASTORE MANDERS (fermandosi davanti a lui)

E potrei sapere a che proposito?

ENGSTRAND

Ecco, signor pastore, ecco. Là sotto stiamo giusto facendo i conti, e ricevendo il nostro salario, anzi, signora, colgo appunto l'occasione per ringraziarvi, per ringraziarvi di cuore... e così abbiamo proprio finito, dico col nostro lavoro, e io pensavo, ecco, che sarebbe bello e opportuno se noi, dopo aver onestamente lavorato assieme per tutto questo tempo, se noi, dicevo, ecco, concludessimo le nostre fatiche con una piccola funzione...

PASTORE MANDERS

Una funzione religiosa? Volete dire giù all'asilo?

ENGSTRAND

Sì, ma se il signor pastore trova che non sia opportuno, non sarò certo io a...

PASTORE MANDERS

Opportuno, opportuno... si capisce che lo trovo opportuno, ma...

ENGSTRAND

Vedete, durante i lavori avevo preso l'abitudine di tenere, sì, di organizzare alla sera io stesso una piccola funzione, che dico, così, una riunione...

SIGNORA ALVING

Ma guarda!

ENGSTRAND

Sì, oh Dio, non sempre, così, ogni tanto... oh, una piccola cosa, un'oretta di meditazione, di devozione, ma io sono un pover'uomo, un uomo qualunque e so di non aver certo, Dio me ne guardi, le qualità, i doni per... e allora, visto che così e così il signor pastore era tra noi, ho pensato che forse...

PASTORE MANDERS

Sì sì Engstrand, va bene, ma prima devo farvi una domanda. Credete di essere nella giusta disposizione per fare questo? Sì dico, vi sentite in pace con la vostra coscienza?

ENGSTRAND

Mio Dio, la coscienza... forse è meglio lasciarla stare, signor pastore, non val la pena di parlarne...

PASTORE MANDERS

E invece vogliamo proprio parlarne, d'accordo Engstrand? Dunque coraggio, rispondete.

ENGSTRAND

Beh, con la coscienza qualche volta uno si sente proprio... sì insomma, si fa schifo, veramente...

PASTORE MANDERS

Mi fa piacere che almeno siate tanto onesto da ammetterlo. Ma adesso per favore ditemi, chiaro e tondo, cos'è tutta questa storia di Regine, che ho sentito adesso.

SIGNORA ALVING (precipitosamente)

Pastore!

PASTORE MANDERS (tranquillizzandola)

Vi prego, lasciate mi, voglio soltanto...

ENGSTRAND

Regine? Cosa c'entra Regine, Dio santo, non fatemi prender paura (guardando la signora Alving) non sarà mica successo qualcosa a Regine...

PASTORE MANDERS

Speriamo di no, speriamo di no... ma intendevo dire, quali sono i veri rapporti fra voi e Regine... voi vi fate passare per suo padre, no? Bene. E allora, com'è che stanno veramente le cose?

ENGSTRAND (incerto)

Sì... Ma... non capisco che cosa... il signor pastore conosce tutta la mia storia, voglio dire quello che era successo fra me e la mia povera Johanna, e quindi non capisco cosa...

PASTORE MANDERS

Basta con tutte queste distorsioni della verità, con queste bugie, con queste falsità, basta, Engstrand, avete capito? Sappiate che la vostra povera moglie, prima di andar via dalla signora Alving le aveva raccontato tutto, sì, tutto per filo e per segno, e quindi...

ENGSTRAND

Ah, porco... ma... ma... Ma sul serio? Ha proprio spifferato tutto?

PASTORE MANDERS

Adesso avete finalmente buttato giù la maschera, Engstrand. Era ora.

ENGSTRAND

E lei che giurava e spergiurava e sacramentava che mai e poi...

PASTORE MANDERS

Come, come? spergiuri e bestemmie, avete detto?

ENGSTRAND

Beh, no, veramente aveva solo giurato, ma così, dal profondo del cuore, e allora io pensavo...

PASTORE MANDERS

E per tutti questi anni voi mi avete dunque nascosto la verità, mi avete ingannato... e io che avevo sempre avuto in voi tanta fiducia, tanta stima...

ENGSTRAND

È vero, è vero, non capisco neanch'io come ho potuto...

PASTORE MANDERS

E vi pare che io me lo sia meritato, Engstrand? No, ditemelo, per favore! È vero o no che sono stato sempre pronto ad aiutarvi, a essere al vostro fianco spiritualmente e, quando potevo, anche materialmente, che ero sempre disposto a consigliarvi, a confortarvi... rispondete, Engstrand! È vero o no?

ENGSTRAND

Eh sì, più d'una volta me la sarei vista brutta se il signor pastore non fosse stato così buono...

PASTORE MANDERS

E questo è il vostro grazie! Ah bene, bene! Sì dico, mi avete fatto registrare dei dati falsi nei libri della parrocchia, della parrocchia! Poi per anni vi siete guardato bene dal darmi quelle spiegazioni, quei chiarimenti che mi dovevate, anzi, che dovevate alla verità, sì Engstrand, alla verità! Il vostro comportamento è stato irresponsabile, inqualificabile e voi capite bene che fra noi tutto è finito, che di voi non voglio più saperne, che...

ENGSTRAND (con un sospiro)

Eh già, lo immagino, me lo merito, lo so bene che non potrete certo...

PASTORE MANDERS

Sì, perché non vedo proprio come potreste giustificarvi, farvi scusare, perdonare...

ENGSTRAND

Dio me ne guardi, non lo spero neanche, non mi permetterei mai di... però, in fondo, non si poteva pretendere che lei andasse ancora a raccontare in giro, per farsi parlar dietro ancora di più, di chiacchiere e di insolenze e di calunnie ne aveva già abbastanza... bisogna anche mettersi al suo posto... se il signor pastore, per esempio, si fosse trovato nella stessa situazione della mia povera Johanna...

PASTORE MANDERS

Io!? Io in quella situazione!? Ma dico, Engstrand...

ENGSTRAND

Gesù mio, non pigliatemi alla lettera, si capisce, non volevo dire proprio nella stessa, identica situazione, lo credo bene. Volevo solo dire che se il signor pastore avesse per esempio anche lui qualcosa da nascondere, qualcosa che macchia la sua reputazione davanti a tutta la gente... ah, per un uomo è facile, è più facile, e per questo noi uomini dovremmo avere un po' di carità, e non dovremmo giudicare e condannare così severamente una povera ragazza, signor pastore...

PASTORE MANDERS

Ma io infatti non la giudico e non la condanno. Siete voi che io sto biasimando, Engstrand, sì biasimando e stigmatizzando, perché...

ENGSTRAND

Se il signor pastore mi permette solo una piccola domanda, una domandina...

PASTORE MANDERS

Beh, e allora? Sentiamo...

ENGSTRAND

È bene o no che un uomo si adoperi a risollevare, a redimere una donna caduta nel peccato?

PASTORE MANDERS

Naturale che è bene.

ENGSTRAND

Ed è bene o no che un uomo tenga fede alla sua parola e mantenga i suoi impegni?

PASTORE MANDERS

Certo che è bene, ma...

ENGSTRAND

Come sapete, subito dopo quella sua disgraziata storia con quell'inglese, o forse era un americano o magari un russo, cosa so io, Johanna è venuta a stare in città. Poveretta, a dire il vero prima di quell'incidente mi aveva detto una o due volte un bel no sul muso, e mi aveva fatto cambiar aria quando io... beh, si può anche capire, lei aveva occhi solo per la bellezza e io, con questo coso qui alla gamba... Il signor pastore credo conosca tutta la storia, come una volta, in una sala da ballo, mi sono messo in mezzo a dei marinai ubriachi che schiamazzavano e quando ho cominciato ad ammonirli, a dire che si vergognassero e che una buona volta si decidessero a cambiar vita...

SIGNORA ALVING (alla finestra)

Ehm...

PASTORE MANDERS

Lo so, Engstrand, lo so, quei selvaggi vi hanno scaraventato giù per le scale me l'avete già raccontato. Sì, dovete esser fiero della vostra infermità, che vi onora e...

ENGSTRAND

Per carità, signor pastore, non è il caso di vantarsi, nessuno deve insuperbire, dico io, io poi meno che meno... ma cosa volevo dire...? ah già, ecco, la povera Johanna, appena venuta in città, si è confidata con me, mi ha confessato quello che le era successo, e piangeva come un vitello, poveretta, e tremava e si disperava... Ah debbo dire, signor pastore, che mi ha fatto una pena, ma una pena, da spezzare il cuore...

PASTORE MANDERS

Sul serio? E poi?

ENGSTRAND

E poi allora le ho detto: l'americano, sì insomma quello là, quello va in giro per tutti i mari del mondo e chi s'è visto s'è visto. E tu, Johanna, le ho detto, tu hai peccato e adesso sei una donna perduta. Ma per fortuna c'è il vecchio Jakob Engstrand, le ho detto, che è qui e ben saldo sulle sue gambe... sì insomma, dicevo per modo di dire, signor pastore, voi mi capite...

PASTORE MANDERS

Ma certo, Engstrand, vi capisco, continuate.

ENGSTRAND

Beh, e allora insomma è finito che le ho dato una mano, sì, per rialzarsi, per risollevarsi... e l'ho sposata, come mi è sembrato giusto, in modo che la gente non venisse mai a sapere il suo fallo, il suo errore, sì insomma quello che aveva combinato con quel forestiero, con quel...

PASTORE MANDERS

Avete agito bene, Engstrand, proprio bene, con nobiltà d'animo, devo riconoscerlo. Però... eh, lo stesso non posso approvare, non posso neanche capire come abbiate potuto acconsentire, sì dico, abbassarvi a prendere del danaro, a intascare dei soldi per...

ENGSTRAND

Soldi, io? Ma quali soldi? Ma se non ho avuto un centesimo...

PASTORE MANDERS (rivolto alla signora Alving in tono interrogativo)

Ma...?

ENGSTRAND

Ah sì, un momento, aspettate, adesso mi ricordo, sì... Johanna doveva avere quattro soldi, è vero, oh una sciocchezza, per carità... ma io non ne ho voluto sapere, no, non ne ho neanche voluto sentir parlare. Pfui, mi son detto, pfui a Mammona e alle sue miserabili lusinghe, questa e la mercede del peccato, pfui, schifo, via! questo sporco oro, o magari forse erano anche banconote, cosa so io, questo sporco oro, ho detto, glielo sbattiamo in faccia all'americano, com'è vero Dio! Ma quello là, signor pastore, dico l'americano, era scappato, sparito per tutti i mari più lontani...

PASTORE MANDERS

Ne siete proprio sicuro... mio buon Engstrand?

ENGSTRAND

Altro che. E allora io e Johanna abbiamo deciso che quei soldi dovevamo impiegarli per tirar su la bambina, sì, solo per questo, per darle una bella e distinta educazione, e così è stato, signor pastore, sì abbiamo fatto così, e posso render conto, grazie a Dio, di ogni centesimo e di dove è andato a finire.

PASTORE MANDERS

Ma... ma questo cambia tutto, cambia molte cose. Se è così, allora è ben diverso da come credevo, da come pensavo...

ENGSTRAND

Io posso soltanto riferirvi come sono andate le cose, signor pastore. E posso anche aggiungere, questo sì, che ho cercato di essere un buon padre per Regine, sì, le ho fatto veramente da padre, oh Dio, nei limiti delle mie forze, delle mie povere forze e delle mie modeste capacità, perché purtroppo non sono uno stinco di santo ma solo un pover'uomo, pieno di debolezze...

PASTORE MANDERS

Beh, via, Engstrand, mio caro Engstrand, andiamo, non state lì a...

ENGSTRAND

Però posso dire, questo sì, di aver educato con coscienza la bambina, di averla tirata su onesta e timorata, e di essere vissuto d'amore e d'accordo con la mia povera Johanna e di aver guidato e governato la mia famiglia con affetto e con la giusta disciplina, come sta scritto. Ma non mi sarebbe mai e poi mai passato per la testa di venir qui a vantarmene col signor pastore, o a farmi bello per aver compiuto anch'io, dico perfino io, una buona azione nella vita. Ah no, se al vecchio Jakob Engstrand capita di fare per combinazione un'opera buona, lui sa almeno tener la bocca chiusa e star zitto come un pesce, potete credermi! Il guaio è invece che non mi succede spesso, di far qual cosa di buono, lo so bene, purtroppo! E così quando vado dal signor pastore, ho sempre tanto da dire e da parlare a proposito delle mie debolezze e delle mie stupidaggini, che non mi viene neanche in mente di... eh sì, perché vi dico e vi ripeto, come vi ho detto prima, che con la mia coscienza non mi sento certo a posto, anzi qualche volta me la vedo proprio brutta...

PASTORE MANDERS

Qua la mano, Jakob Engstrand... sì, lasciate ch'io stringa questa mano che...

ENGSTRAND

Gesù Gesù, ma signor pastore, io non son degno...

PASTORE MANDERS

Non facciamo complimenti, Engstrand! (gli stringe la mano) Ecco, così va bene!

ENGSTRAND

E se adesso potessi chieder umilmente perdono al signor pastore, così, con semplicità, da povero diavolo come sono...

PASTORE MANDERS

Chieder perdono a me? Ma no, l'opposto, sono io che devo pregarvi di scusarmi, di perdonarmi, di...

ENGSTRAND

Ma no, ma neanche per scherzo, Dio guardi!

PASTORE MANDERS

E invece sì, devo proprio farlo e lo faccio di tutto cuore. Vi chiedo perdono, Engstrand, di tutto ciò che ho pensato di voi, di avervi frainteso e di avervi così mal giudicato. E vorrei, oh sì, vorrei tanto potervi dare una prova tangibile, concreta del mio sincero rammarico e della mia benevolenza, della mia simpatia...

ENGSTRAND

Se il signor pastore proprio lo desidera, beh...

PASTORE MANDERS

Certo che lo desidero, anzi sarebbe per me un grande piacere...

ENGSTRAND

Beh, allora forse sì, forse adesso, guarda il caso, potrebbe esserci un modo, un'occasione... vedete, con questi quattro soldi che ho avuto la fortuna di poter metter da parte, sì, grazie a questo lavoro qui per l'asilo, che Dio lo benedica, con questi soldi, dicevo, pensavo giusto di metter su, in città, una specie di casa del marinaio, un ritrovo per la gente di mare...

SIGNORA ALVING

Voi? Proprio voi volete...

ENGSTRAND

Sì, sarebbe anche questo, per modo di dire, una specie di asilo... Ah sapete, ai marinai, quando scendono a terra, le tentazioni non mancano, che dico, ne trovano a ogni passo, ma in questa locanda come la penso io si troverebbero, per modo di dire, in un ambiente pulito e familiare, come sotto la sorveglianza di un padre, e allora...

PASTORE MANDERS

Avete sentito, signora Alving?

ENGSTRAND

Dio sa che, soprattutto per cominciare, non ho certo un gran che, ma se un'anima buona, un benefattore potesse darmi una mano, un aiuto, beh, ecco allora...

PASTORE MANDERS

Sì, è un'idea da prendere in considerazione, è proprio una buona idea da non lasciar perdere, e che bisognerà vagliare, valutare, sì sì. Sapete? Il vostro progetto mi piace, mi piace molto, Engstrand. Ma adesso andate, andate un momento avanti a mettere tutto a posto e ad accendere i lumi, che ci sia un po' d'atmosfera, di solennità. E poi ci occuperemo insieme della nostra piccola funzione, sì, insieme, mio caro e buon Engstrand, perché credo che adesso siate proprio nello stato d'animo adatto, vero?

ENGSTRAND

Sì, modestamente lo credo anch'io. Dunque, se permettete, io andrei... La riverisco, gentile signora, e non so proprio come ringraziarla di tutto... mi raccomando, state solo attenta a Regine, l'affido a voi, abbiatene cura (si asciuga una lacrima) povera bambina... sì, la bambina della mia povera Johanna, già, è una cosa strana, ma è come, sì, voglio dire, mi è tanto cara e ci vogliamo così bene, dico un affetto così profondo, come... come se... Dio m'è testimone che è così... (saluta ed esce attraverso l'anticamera)

PASTORE MANDERS

Allora, signora Alving, avete visto? Le cose sembrano un po' diverse, sì dico, Engstrand ce le ha almeno spiegate un po' diversamente...

SIGNORA ALVING

Ah su questo non c è dubbio.

PASTORE MANDERS

Vedete dunque come bisogna andar cauti, estremamente cauti nel giudicare il nostro prossimo? Ma è anche vero che si prova un'intima, profonda gioia quando ci si convince d'aver sbagliato. Non vi sembra?

SIGNORA ALVING

A me sembra soprattutto che voi, caro Manders, siete e sarete sempre un bambinone.

PASTORE MANDERS

Io?

SIGNORA ALVING (mettendogli le mani sulle spalle)

Sì, voi, e proprio per questo avrei una gran voglia di buttarvi le braccia al collo.

PASTORE MANDERS (ritirandosi velocemente indietro)

Ma no, ma no Dio benedetto, sì dico, questi trasporti, questi modi di...

SIGNORA ALVING (con un leggero sorriso)

State tranquillo, non voglio farvi paura

PASTORE MANDERS (vicino al tavolo)

Qualche volta, a dir il vero, avete un modo d'esprimervi, sì dico così esagerato, senza il senso della misura, dell'opportunità... beh, beh, ma adesso devo un momento rimettere a posto questi benedetti documenti, anzi, ecco, li metto addirittura nella borsa, così. (mettendoli appunto in borsa) Ecco. Allora, arrivederci, signora... e mi raccomando, tenete bene aperti gli occhi quando torna Osvald, occupatevi di lui, povero ragazzo, vedete un po' voi... io ripasso più tardi, eh... (prende il suo cappello ed esce attraverso l'anticamera)

SIGNORA ALVING (per un attimo si ferma a guardare dalla finestra sospirando; poi mette un po' in ordine la stanza e fa per andare in camera da pranzo, ma quando è sulla porta resta immobile, soffocando un grido)

Osvald! Ma come, ancora a tavola...

OSVALD (dalla camera da pranzo)

Sì, finisco solo il sigaro, e...

SIGNORA ALVING

Ma non eri andato a far due passi?

OSVALD

Sì, proprio, con questo tempo...! Ma come fai neanche a... (si sente tintinnare un bicchiere. La signora Alving lascia la porta aperta e si siede, col suo lavoro a maglia in mano, sul divano accanto alla finestra)

OSVALD (sempre dall'interno della camera da pranzo)

Non era il pastore Manders quello che è appena uscito?

SIGNORA ALVING

Sì sì era lui, doveva andare giù all'asilo. (Si sente di nuovo il rumore del bicchiere e della bottiglia)

SIGNORA ALVING (guardando Osvald con aria preoccupata)

Osvald, caro... senti... dovresti andar piano con quel liquore, sai, è forte...

OSVALD

Fa bene contro l'umido.

SIGNORA ALVING

Ma perché non entri? Su, vieni un momento qui, da me...

OSVALD

Ma lì dentro non posso fumare, lo sai no, e allora...

SIGNORA ALVING

Ma dai, un sigaro te lo puoi fumare, come no, se lo sai benissimo...

OSVALD

Ah beh, allora vengo, eccomi, subito. Bevo solo ancora un sorso, così, proprio un dito, oh... là (entra fumando il sigaro, e chiude la porta alle sue spalle. Un minuto di silenzio)

OSVALD

E il pastore?

SIGNORA ALVING

Ma Osvald, se ti ho appena detto che è andato giù all'asilo...

OSVALD

Ah sì, già. Sì sì, all'asilo, già...

SIGNORA ALVING

Non capisco perché resti lì tanto tempo a tavola, Osvald, tutto imbambolato, senza far niente...

OSVALD (tenendo il sigaro dietro la schiena)

Ma mamma, è così piacevole, così distensivo, mi rilasso, mi lascio un po' andare, non mi par vero di sentirmi così bene, in pace... (accarezzandola) Ma pensa, cerca di pensare cosa vuol dire per me essere di nuovo a casa, starmene qui, con la mamma, sì, nella stanza della mamma, alla sua tavola, starmene qui in pace a gustarmi i pranzetti squisiti che mi prepara la mia mamma...

SIGNORA ALVING

Caro, caro Osvald, sei un tesoro, e io...

OSVALD (si alza, cammina su e giù con impazienza, fumando)

E poi non so cosa fare, non riesco a combinare niente, non parliamo poi di lavorare, di lavorare sul serio...

SIGNORA ALVING

E perché? Non capisco che cosa te lo impedisce...

OSVALD

Ma come vuoi che con questo tempaccio, con questo buio che non lascia vedere mai un raggio di sole, mai, per tutto il giorno, come vuoi che io... (va su e giù per la stanza) Ah, è un tormento non poter lavorare, credimi, è una tortura...!

SIGNORA ALVING

Forse... forse hai sbagliato a tornare a casa, Osvald... forse non è stato un bene per te ritornare, ritornare da noi, da me...

OSVALD

No mamma, non ho sbagliato, credimi, ho fatto bene a tornare... dovevo tornare, sì, non c'era scelta, non potevo fare altro...

SIGNORA ALVING

Sì, perché vorrei dieci volte rinunciare alla felicità di averti qui con me, piuttosto che sapere che tu...

OSVALD (fermandosi vicino alla tavola)

Senti mamma... dimmelo sinceramente... sei sul serio così felice che io sia di nuovo a casa...?

SIGNORA ALVING

Se sono felice che...? Ma Osvald! Sono tanto felice, tantissimo!

OSVALD (spiegazzando un giornale)

Qualche volta... sì, qualche volta penso che dovrebbe esserti indifferente... che per te dovrebbe essere lo stesso se io sono qui o se sono via...

SIGNORA ALVING

Ma Osvald, come puoi dirmi una cosa simile, a me, alla tua mamma? Ma con che cuore puoi...

OSVALD

Beh, senza di me sei vissuta in fondo benissimo, no? E per tanto tempo...

SIGNORA ALVING

Sì... ho vissuto senza di te, lontana da te... è vero, hai ragione, c'è poco da dire... (Pausa di silenzio. Cala lentamente il crepuscolo. Osvald passeggia su e giù per la stanza, dopo aver messo via il sigaro)

OSVALD (fermandosi vicino alla signora)

Senti, mamma... vorrei... posso sedermi vicino a te sul divano?

SIGNORA ALVING (gli fa posto)

Ma caro, cosa dici, certo, ecco, vieni, siediti!

OSVALD (sedendosi)

Sai... ho qualcosa da dirti... Sì, devo parlarti.

SIGNORA ALVING (tesa)

Sono qui, Osvald...

OSVALD (guardando fisso davanti a sé)

Sì, devo parlarti... se no non ce la faccio più, non resisto...

SIGNORA ALVING

Ma Osvald, che cos'hai, cosa c'è, parla, ti prego, parla!

OSVALD (come sopra)

Volevo anzi scriverti, ma poi non ne ho avuto il coraggio e da quando sono qui...

SIGNORA ALVING (lo prende per il braccio)

Osvald, tu hai qualcosa che... parla, dimmi tutto!

OSVALD

Sì, non credere, anche ieri e oggi ho cercato, ho tentato di scacciare questi pensieri, di liberarmene ma non è possibile, non riesco, è più forte di me...

SIGNORA ALVING (alzandosi)

Adesso però, Osvald, mi farai proprio il piacere di parlare, eh, ma di parlare chiaro, e di tirar fuori tutto quello che hai sul cuore, d'accordo?

OSVALD (la fa sedere di nuovo)

Resta seduta, mamma, ti prego, se vuoi che io ti spieghi, che io cerchi di spiegarti, di dirti... Sai che ti ho detto che mi sentivo così stanco del viaggio, no, così spossato, sfinito...

SIGNORA ALVING

Sì, e allora?

OSVALD

Ma non era il viaggio, mamma, no, e poi non è neanche stanchezza, non è una normale stanchezza, che...

SIGNORA ALVING (fa per alzarsi di scatto)

Osvald! Non sei mica malato? dimmi! Dio mio, non stai mica male, dimmelo, dimmi di no...

OSVALD (la costringe a sedersi nuovamente)

Siediti, mamma, non agitarti, sta' calma. No, non sono proprio malato, cioè voglio dire che non ho nessuna malattia, insomma nessuna delle solite malattie, di quelle che si ha l'abitudine di chiamare malattie. (si prende la testa fra le mani) Mamma! io sono... sì, io sono intellettualmente distrutto, finito, liquidato! Non potrò mai più lavorare, capisci, no, mai più, è impossibile, non c'è niente da fare, neanche da pensarci, mai più, capisci...? (nasconde agitato il volto fra le mani e si getta in braccio alla signora, singhiozzando)

SIGNORA ALVING (pallida e tremante)

No, Osvald, guardami caro, guardami ti prego, non è possibile, non è vero, non può essere vero...

OSVALD (rivolgendole uno sguardo disperato)

Non potrò mai più lavorare, mai più... sono morto, sì, spiritualmente morto ed è solo una disgrazia che il mio corpo continui a vivere, a vegetare... È orribile, mamma, orribile, non puoi neanche immaginarlo...

SIGNORA ALVING

Osvald, Osvald! Ma come ti è successo, povero tesoro mio, come ha potuto succederti una cosa così tremenda, così...

OSVALD (rialzandosi)

Non so, mamma, non riesco neanch'io a capire, a rendermi conto, non so da che parte voltarmi, non posso darmene nessuna ragione. Non ho mai condotto una vita sregolata, in nessun senso, credimi mamma, non mi sono mai lasciato andare a eccessi o a stravizi, di nessun genere, devi credermi...

SIGNORA ALVING

Ma certo che ti credo, Osvald!

OSVALD

Eppure, anche se non so come o perché, questa disgrazia, questa spaventosa disgrazia è successa proprio a me, e mi ha distrutto, mi ha...

SIGNORA ALVING

Ah, ma tutto si metterà a posto, tesoro mio, vedrai... è solo il troppo lavoro che ti ha stancato, credimi, è solo questo, ti sei affaticato troppo, e allora...

OSVALD (depresso)

Ah mamma, magari, all'inizio lo credevo anch'io, ma non è questo, no, purtroppo non è questo.

SIGNORA ALVING

Perché, come lo sai, come fai a saperlo? Parla allora, dimmi tutto, ma proprio tutto, dal principio alla fine...

OSVALD

Sì, stavo appunto per farlo, mamma, per raccontarti come...

SIGNORA ALVING

Quando te ne sei accorto, Osvald? Dico, quando hai cominciato a non sentirti bene, a...

OSVALD

Subito dopo l'ultima volta che sono venuto qui, appena tornato a Parigi. È cominciato con un tremendo mal di testa, ah ma dolori spaventosi, da far impazzire, soprattutto qui, dietro alla nuca. Mi pareva che qualcuno mi stringesse un anello di ferro intorno alla nuca e poi lo girasse e lo torcesse e lo avvitasse tante volte, così, dal basso in alto...

SIGNORA ALVING

E poi?

OSVALD

Da principio credevo che si trattasse soltanto di quel mio solito mal di testa, che mi aveva tanto tormentato, ricordi, durante l'età dello sviluppo...

SIGNORA ALVING

Sì, certo che ricordo, ricordo benissimo...

OSVALD

Ma non era neanche questo, no, L'ho capito subito. Non riuscivo più a lavorare, proprio non ce la facevo. Era impossibile. Era giusto un periodo in cui avevo deciso di incominciare un nuovo quadro, un quadro di proporzioni piuttosto grandi, anzi molto grandi. Ma a un certo punto ho avuto la sensazione che le forze mi abbandonassero, mi pareva di essere paralizzato, mi sembrava che tutte le mie energie fossero bloccate, non riuscivo nemmeno a rappresentarmi delle immagini che avessero un po' di saldezza e di coerenza, tutto mi ballava davanti agli occhi che mi giravano intorno... Ah era orribile, era una sensazione orribile, mamma! Alla fine mi sono almeno deciso a chiamare un medico e da lui ho avuto la spiegazione di tutto, oh sì, L'ho avuta, altro che.

SIGNORA ALVING

E cioè?

OSVALD

Era uno dei primi medici di Parigi, figurati. Ho dovuto descrivergli tutti i sintomi, quello che sentivo, che provavo, dove mi faceva male eccetera; poi lui ha cominciato a farmi tutta una serie di domande che non c'entravano niente, almeno mi pareva, con i miei disturbi, tanto che non capivo dove voleva andare a parare...

SIGNORA ALVING

E poi?

OSVALD

Finché a un certo punto, alla fine, mi ha detto che fin dalla nascita mi portavo dietro qualcosa di bacato, di tarato... anzi, ha usato esattamente questa espressione, in francese, ha detto proprio vermoulou, ricordo benissimo.

SIGNORA ALVING (tutta tesa)

Ma cosa voleva dire?

OSVALD

Ah, non l'avevo capito neanch'io e gli ho chiesto di spiegarmi, di dirmi più chiaramente di che cosa si trattava. E allora quel vecchio cinico mi ha detto, ah... (serrando il pugno) Dio, quando ci penso...

SIGNORA ALVING

Cos'è che ha detto?

OSVALD

Che le colpe dei padri, sì, ha detto proprio così, vengono punite nei figli...

SIGNORA ALVING (alzandosi, lentamente)

Le colpe dei padri... mio Dio!

OSVALD

Non so come mi sono trattenuto dal dargli uno schiaffo, ma uno schiaffo...

SIGNORA ALVING (passeggia per la stanza)

Le colpe dei padri...

OSVALD (sorridendo con tristezza)

Sì, hai capito? Naturalmente gli ho detto subito che non era possibile, che non era neanche il caso di parlarne, che era un'ipotesi assurda. Ma credi che si sia lasciato convincere, sì insomma, che sono riuscito a fargli cambiare idea? Neanche per sogno continuava a insistere e appena quando ho tirato fuori le tue lettere e gli ho letto, anzi tradotto i passi in cui mi raccontavi e parlavi di papà...

SIGNORA ALVING

Sì...?

OSVALD

E appena allora, dicevo, ha dovuto logicamente ammettere che si era messo su una pista sbagliata, e appena allora ho appreso, ho saputo la verità... una verità inconcepibile, mamma, assurda, incredibile! Mi disse che avrei dovuto stare alla larga da quella vita felice, spensierata che avevo fatto da giovane con i miei amici, mi disse che avevo abusato delle mie forze, che mi ero rovinato da solo, capisci, da solo...

SIGNORA ALVING

No, Osvald, non ci credere, non è vero!

OSVALD

Ma non c'è nessun'altra spiegazione, mamma, me l'ha detto lui stesso. E questa è la cosa più spaventosa, capisci, sì, spaventosa... rovinato per tutta la vita, rovinato senza speranza e tutto per colpa mia, tutto soltanto perché sono stato senza cervello, perché mi sono lasciato un po' andare alla mia balordaggine... Ah, e dire che mi sentivo capace di fare tante cose, di creare, di produrre, di lavorare, oh sì, lo sentivo, lo sentivo in me, e adesso dover invece rinunciare a tutto questo, rinunciare perfino a pensarci! Oh, se potessi ricominciare, ricominciare la mia vita, ma tutta da capo, oh, poter cancellare questa maledizione, farla sparire, come se non fosse mai esistita! (si getta sul divano, nascondendo il viso. La signora Alving passeggia su e giù per la stanza, torcendosi le mani, come lottando con se stessa)

OSVALD (dopo un po' solleva lo sguardo e si appoggia sul gomito, restando mezzo sdraiato)

Se almeno fosse qualcosa di ereditario, capisci, una tara, non so, qualcosa di cui io, io non avessi colpa... ma così... ah Dio! se penso che ho rovinato così stupidamente, vergognosamente, che ho rovinato con irresponsabile leggerezza tutta la mia felicità, la mia salute, tutto, capisci, proprio tutto, tutto il mio futuro, la mia vita...!

SIGNORA ALVING

Ma no, caro, ma no, tesoro mio, è impossibile, vedrai. (chinandosi su di lui) Stai esagerando, non è così grave come credi tu, c'è ancora speranza, sono sicura...

OSVALD

Oh, tu non sai, mamma, tu non sai... (balzando in piedi) e poi anche se penso che ti do questo dolore, questa angoscia... qualche volta ho desiderato, ho veramente sperato che tu mi volessi meno bene, che tu...

SIGNORA ALVING

Io, volerti meno bene? Ma cosa dici, Osvald, tu sei per me l'unica cosa al mondo, tesoro mio, la sola gioia della mia vita...

OSVALD (le prende tutte e due le mani e le bacia)

Oh sì, lo vedo, lo so! E lo sento poi specialmente adesso che sono qui, a casa, e mi fa tanta angoscia che anche tu... ah, adesso sai tutto, e ti prego, basta, per oggi lasciami stare, non parliamone più, non ce la faccio, non resisto a pensarci a lungo, mi par di scoppiare... (va su e giù per la stanza) dammi qualcosa da bere, mamma.

SIGNORA ALVING

Da bere? Ma Osvald...

OSVALD

Ma sì, solo un goccio, non importa di che cosa, ti prego... non so, un ponce freddo, se ce l'hai...

SIGNORA ALVING

Sì, ce l'ho, ma...

OSVALD

Ah mamma, non dirmi di no, non puoi dirmi di no, sii buona, non devi mai dirmi di no, capisci, devo pur avere qualcosa che mi aiuti a mandar giù questi pensieri che mi tormentano, a farli sparire... (va nella serra) Dio, com'è buio qui dentro...

(La signora Alving tira il cordone del campanello a destra)

OSVALD

E poi anche questo tempo, questa pioggia che non finisce mai, che è capace di andare avanti per settimane, per mesi... un raggio di sole uno se lo può sognare, che dico, tutte le volte che sono venuto qui a casa non mi ricordo mai d'aver visto un raggio di sole, neanche uno...

SIGNORA ALVING

Osvald... dimmi la verità, stai pensando di andar via... di lasciarmi?

OSVALD

Ma... (sospira pesantemente) Non sto pensando a niente, mamma, non riesco a pensare a niente, lo sai... (a bassa voce) E non mi sogno neanche di provarci, no, non me lo sogno neanche, non so più pensare...

REGINE (venendo dalla camera da pranzo)

Avete suonato, signora?

SIGNORA ALVING

Sì, Regine, volevo pregarti di portare la lampada.

REGINE

Subito, signora, l'ho giusto accesa poco fa. (esce)

SIGNORA ALVING (si avvicina a Osvald)

Osvald, non devi nascondermi nulla...

OSVALD

Ma certo, mamma, non vedi che voglio proprio raccontarti tutto. (si avvicina alla tavola) Credo anzi di averti detto abbastanza, no...

(Entra Regine, con la lampada, e la mette sulla tavola)

SIGNORA ALVING

Ah Regine, potresti portare anche una mezza bottiglia di Champagne?

REGINE

Subito, signora. (esce)

OSVALD (prende fra le mani il viso della signora)

Grazie, mamma, sei così buona... ah, ero sicuro che la mia mamma non mi avrebbe lasciato morir di sete...

SIGNORA ALVING

Ah tesoro mio, come vuoi che io possa negarti qualcosa, adesso...

OSVALD (vivacemente)

Sul serio, mamma?

SIGNORA ALVING

Che cosa?

OSVALD

Dici sul serio che non mi potresti rifiutare niente? Proprio niente?

SIGNORA ALVING

Ma caro, non...

OSVALD

Sst!

REGINE (entra portando su un vassoio una mezza bottiglia di Champagne e due bicchieri, che mette sul tavolo)

La apro?

OSVALD

No grazie, non occorre, faccio io. (Regine esce)

SIGNORA ALVING (sedendosi vicino alla tavola)

Allora, stavi dicendo di qualcosa che non potrei o non dovrei rifiutarti...

OSVALD (occupato a stappare la bottiglia)

Ah sì... ma aspetta, beviamoci prima un bicchierino, o magari anche due... (fa saltare il tappo, poi riempie un bicchiere e fa per riempire anche l'altro)

SIGNORA ALVING (coprendo il bicchiere con la mano)

Grazie, per me no.

OSVALD

Beh, allora per me, vuol dire che lo berrò io. (vuota il bicchiere, lo riempie di nuovo e lo vuota ancora una volta, poi si siede anche lui vicino alla tavola)

SIGNORA ALVING (tesa)

Allora, mi dicevi...

OSVALD (senza guardarla)

Sai, a proposito, tu e Manders, sì, il pastore, avevate un'aria strana, a tavola, così zitti, così...

SIGNORA ALVING

Ah, te ne sei accorto...

OSVALD

Altro che. Già, già. (dopo una breve pausa) Ah, senti... cosa ti pare di Regine? sì insomma, come la trovi?

SIGNORA ALVING

Come sarebbe a dire, come la trovo...?

OSVALD

Sì, non è uno splendore? Un gran pezzo di donna, no, una ragazza coi fiocchi...

SIGNORA ALVING

Sì caro, ma vedi, io la conosco un po' meglio di te, e, credimi...

OSVALD

Credimi cosa?

SIGNORA ALVING

Ecco, sarà perché è rimasta troppo a lungo a casa sua, con i suoi genitori, ed è colpa mia che non l'ho presa subito con me, voglio dire che forse ho aspettato un po' troppo, e così è ovvio che Regine...

OSVALD

Va bene, va bene, ma non è splendida, mamma? Fa piacere solo a guardarla, no? (riempie il suo bicchiere)

SIGNORA ALVING

Così si spiega, dicevo, che Regine abbia i suoi difetti, non pochi e non piccoli, a dir il vero...

OSVALD

E con questo? (beve)

SIGNORA ALVING

Eppure le sono tanto affezionata lo stesso, le voglio bene, e poi mi sento responsabile, capisci, per tutto quello che le potrebbe succedere... e non vorrei che le capitasse mai qualcosa di brutto, no, non lo vorrei per tutto l'oro del mondo...

OSVALD (balzando in piedi)

Mamma! C'è un'unica salvezza per me... Regine!

SIGNORA ALVING (si alza)

Non capisco...

OSVALD

Vedi, alla lunga non ce la faccio più a sopportare da solo tutti questi tormenti, questi pensieri che mi torturano, che non mi danno pace... ho bisogno di qualcuno che mi aiuti, che mi sia vicino...

SIGNORA ALVING

Non ti basta avere con te tua madre... la tua mamma, Osvald, che sopporterà tutto insieme a te, tutto...

OSVALD

Certo, lo so, Io pensavo anch'io e per questo sono ritornato, ritornato da te... ma anche così non posso andare avanti, no, non posso. Qui non resisto, capisci

SIGNORA ALVING

Osvald!...

OSVALD

Io devo vivere... una vita diversa, mamma, completamente diversa. E per questo devo andarmene, sì, andar via, lontano, lontano anche da te... non voglio costringere anche te a sopportare continuamente tutto questo...

SIGNORA ALVING

Ma Osvald, sentimi, finché non starai meglio, finché sei malato come adesso non...

OSVALD

Ah mamma, se fosse solo per la malattia resterei con te, per sempre, non ho nessuno al mondo che mi sia così vicino, così amico, così...

SIGNORA ALVING

Sì, Osvald! Lo sai anche tu, Osvald mio, è vero che lo senti, che lo sai che non c'è nessuno, nessuno...

OSVALD (passeggiando con inquietudine)

Ma poi ci sono anche altre cose che mi straziano, anche le altre... tutte le altre... non so, il rimorso... e quest'angoscia spaventosa, mortale, che mi prende... oh mamma, se tu sapessi che angoscia, che orrenda angoscia!

SIGNORA ALVING (andandogli dietro)

Ma cosa dici? Spiegati, quale angoscia, di che cosa, Osvald, parla!

OSVALD

Non chiedermelo, no, lascia stare, non lo so neanche io, non sono capace di descrivertela...

SIGNORA ALVING (si avvia verso destra e tira il cordone del campanello)

OSVALD

Ma cosa c'è?

SIGNORA ALVING

Voglio vedere mio figlio allegro e contento, ecco che cosa c'è. Basta andar su e giù tutto nervoso a rompersi la testa con tanti pensieri e tanti crucci, Osvald! (a Regine, che è apparsa sulla porta) Ancora Champagne, Regine, ma una bottiglia intera, mi raccomando. (Regine esce)

OSVALD

Mamma! Io...

SIGNORA ALVING

Credi proprio che qui in campagna non sappiano vivere, eh? E invece, ragazzo mio...

OSVALD

Non è uno splendore, mamma? Ma hai visto che figuretta, e poi che fiore di salute, che...

SIGNORA ALVING (sedendosi a tavola)

Osvald, se non ti dispiace siediti un momento. che vorrei parlarti un po' con calma.

OSVALD (si siede)

Anch'io, anch'io voglio dirti tante cose, mamma... sì, ah sì, fra l'altro non sai che fra me e Regine... oh niente di tale, una cosetta innocente ma mi è dispiaciuto lo stesso, e vorrei rimediare. Ecco, L'altra volta che sono stato qui, sì, L'ultima...

SIGNORA ALVING

Beh?

OSVALD

Sai, lei non faceva che domandarmi di Parigi, di questo e quest'altro, e io le ho raccontato un sacco di cose, della città e di tutto il resto. E ricordo che un giorno, così, tanto per dir qualcosa le ho chiesto se le sarebbe piaciuto andarci una volta anche lei...

SIGNORA ALVING

E poi?

OSVALD

Lei è diventata tutta rossa e poi ha detto che sì, che le sarebbe piaciuto enormemente. E io le ho risposto che una volta o l'altra avremmo trovato il modo di combinare o insomma le ho fatto capire una cosa del genere.

SIGNORA ALVING

Va bene, e poi?

OSVALD

Beh, poi naturalmente io me ne sono dimenticato, ma quando l'altro ieri le ho chiesto se era contenta che io restassi a casa per tanto tempo...

SIGNORA ALVING

E lei?

OSVALD

E lei mi ha guardato in un modo tutto suo e mi ha domandato che fine avrebbe fatto allora quel suo viaggio a Parigi di cui avevamo parlato

SIGNORA ALVING

Quel suo viaggio! Ah, questa poi...

OSVALD

Allora le ho cavato un po' i passerini, ed è venuto fuori che lei mi aveva preso in parola, che per tutto quel tempo non aveva fatto che pensare continuamente a me, e che si era buttata a studiare a tutta forza il francese...

SIGNORA ALVING

Ah, ecco perché...

OSVALD

Ah mamma, quando mi sono visto davanti quello splendore di ragazza, bella, che sprizzava salute da tutti i pori - sai, prima, io di lei più che tanto non mi ero neanche accorto - ma in quel momento, a vedermela lì, davanti a me, a braccia aperte, pronta a stringermi al suo petto...

SIGNORA ALVING

Osvald!

OSVALD

Sì, in quel momento ho avuto come un'illuminazione, ho capito e ho sentito che Regine era la mia salvezza, perché in lei c'è la gioia di vivere, capisci...

SIGNORA ALVING (esitante e turbata)

La gioia di vivere... ma se la salvezza è nella gioia di vivere, se fosse vero, se fosse possibile...

REGINE (arriva dalla camera da pranzo, portando una bottiglia di Champagne)

Scusate, signora, se arrivo appena adesso, ma ho dovuto scendere in cantina e... (mette la bottiglia sulla tavola)

OSVALD

Ancora un bicchiere, Regine.

REGINE (guardandolo con stupore)

Ma... il bicchiere per la signora c'è già, signor Alving, eccolo qui, e...

OSVALD

Sì, ma devi prenderne ancora uno per te, Regine.

REGINE (sussulta e getta una timida e rapidissima occhiata alla signora Alving)

OSVALD

E allora, cosa aspetti?

REGINE (a bassa voce, perplessa)

Sì, se la signora non ha niente in contrario, io...

SIGNORA ALVING

Ma sì, Regine, certo, vai a prenderti un bicchiere. (Regine va in camera da pranzo)

OSVALD (seguendola con lo sguardo)

Ma hai visto come cammina, mamma, non è un piacere guardarla? Così bella, soda... Hai visto che portamento, che passo spigliato, che naturalezza...

SIGNORA ALVING

Osvald, cavatelo dalla testa... non è possibile, assolutamente.

OSVALD

Mi dispiace mamma, ma ormai è cosa fatta. Ho deciso, ed è inutile che tu adesso mi venga a dire o a contrastare...

REGINE (entra tenendo in mano un bicchiere vuoto)

OSVALD

Siediti, Regine. (Regine guarda con aria interrogativa la signora)

SIGNORA ALVING

Ma sì Regine, siediti.

REGINE (si siede su una sedia vicino alla porta della camera da pranzo, tenendo il bicchiere vuoto in mano)

SIGNORA ALVING

Allora Osvald, cosa stavi dicendo della gioia di vivere...?

OSVALD

Sì, mamma, stavo dicendo che ne sapete così poco, qui in campagna, in questo buco dimenticato da Dio e dagli uomini... io almeno non ne vedo neanche l'ombra...

SIGNORA ALVING

Neanche quando sei con me, quando stiamo insieme, Osvald...?

OSVALD

No, a casa proprio no, mai... ma tu non puoi capire...

SIGNORA ALVING

Invece credo di capirti... sì, adesso credo proprio di capirti.

OSVALD

Dico non solo la gioia di vivere, ma anche quella di lavorare... in fondo non c'è differenza, è la stessa cosa, ma anche questo forse qui non potete capirlo, non potete sentirlo...

SIGNORA ALVING

È vero, Osvald, credo tu abbia ragione, ma se mi vuoi spiegare meglio quello che vuoi dire forse io...

OSVALD

Voglio solo dire che qui viene inculcata alla gente l'idea, la superstizione che il lavoro sia una maledizione divina, una punizione per i peccati e che tutta la vita non sia altro che tribolazione e infelicità, di cui non si vede l'ora di liberarsi, di farla finita.

SIGNORA ALVING

Oh sì... e siamo proprio noi che ce la mettiamo tutta per trasformare la vita in una valle di lacrime, è tutta opera nostra, colpa nostra...

OSVALD

Ma fuori di qui, mamma, nel mondo, in quei lontani paesi stranieri nessuno crede più a queste cose, nessuno ne vuol più sapere, nessuno prende sul serio queste belle dottrine e questi bei principi - che qui invece... ma se là si è felici, felici per il solo fatto di esistere, di essere al mondo! Mamma, non ti sei accorta che in tutti i miei quadri io non ho fatto altro che dipingere, che cogliere sempre e soltanto questa gioia di vivere?... sì, la luce, i raggi del sole e l'aria piena di sole, e anche i visi degli uomini così raggianti, così pieni di gioia! Ecco perché l'idea di restar qui a casa mi fa angoscia, sì, anche se resto con te mi fa paura lo stesso, mamma, cerca di capire...

SIGNORA ALVING

Angoscia a stare qui con me, paura... ma di che cosa, Osvald, di che cosa?

OSVALD

Ho paura che, se resto qui, tutto il fuoco e l'ardore che sento in me possano corrompersi, possano degenerare in qualcosa di mostruoso...

SIGNORA ALVING (guardandolo con fermezza)

Pensi proprio che potrebbe succedere una cosa del genere...?

OSVALD

Sì, mamma, ne sono convinto. E anche se qui si potesse vivere la stessa vita di laggiù, non sarebbe ugualmente la stessa vita, credimi, è fatale...

SIGNORA ALVING (dopo aver ascoltato tesa le sue parole, solleva in alto lo sguardo, spalancando due grandi occhi pensierosi)

Sì, adesso è chiaro, ora vedo finalmente il nesso, vedo come tutto è legato, come tutto si spiega.

OSVALD

Come dici, mamma? Non capisco...

SIGNORA ALVING

Finalmente, finalmente vedo, comprendo... sì, per la prima volta in vita mia... e dunque adesso posso finalmente parlare, ne ho la forza, il diritto...!

OSVALD (alzandosi)

Mamma, vuoi spiegarti?

REGINE (che si è alzata anche lei)

Forse è meglio che io vada, che io esca un momento...

SIGNORA ALVING

No, Regine, resta qui per favore, resta con noi. Adesso posso parlare, sì, è venuto il momento, e così anche tu, figlio mio, saprai finalmente tutto, e potrai scegliere, decidere... Osvald, Regine, ascoltatemi...

OSVALD

Mamma... attenta, arriva il pastore...

PASTORE MANDERS (entra dalla porta dell'anticamera)

Oh eccomi, sono qui, se sapeste che bello, che gioia, che devozione... è stata una riunione veramente edificante...

OSVALD

Anche per noi.

PASTORE MANDERS

Bisogna assolutamente aiutare Engstrand a mettere su quella sua casa del marinaio. Regine andrà con lui, gli darà una mano e...

REGINE

No signor pastore, grazie ma veramente no, non ci vado.

PASTORE MANDERS (accorgendosi di lei appena in questo momento)

Come, qui? Ma... e con quel bicchiere?! Ma... sì dico, che cosa...

REGINE (mettendo rapidamente via il bicchiere)

Oh pardon!

OSVALD

Regine viene via, signor pastore. Viene via con me.

PASTORE MANDERS

Via? Con voi? Oh cielo, io...

OSVALD

Sissignore, con me. Magari come moglie, se ci tiene. Per me...

PASTORE MANDERS

Dio misericordioso, non...

REGINE

Signor pastore, non crediate, non sono certo io che...

OSVALD

E se io invece decido di restare, resterà anche lei, ma qui, con me.

REGINE (involontariamente)

Qui...!

PASTORE MANDERS

Signora, sono stupefatto... sì dico, stupefatto di voi...

SIGNORA ALVING

E invece non accadrà né l'una cosa né l'altra, pastore. Eh no, perché adesso posso parlare liberamente e...

PASTORE MANDERS

Non fatelo, signora, vi scongiuro, no, no, tacete, tacete...

SIGNORA ALVING

E invece parlerò, Manders... sì, posso e anzi voglio parlare... ma state tranquillo, non distruggerò nessun ideale

OSVALD

Mamma, cosa sono questi misteri? Parla, sì, voglio sapere, ho il diritto di sapere...

REGINE (tendendo l'orecchio)

Signora, ascoltate, cosa succede, c'è tanta gente che grida, là per la strada...

OSVALD (corre alla finestra di sinistra)

Ma insomma, che cos'è? E quella luce, là, come un fuoco...?

REGINE (gridando)

È l'asilo! È l'asilo che sta bruciando!

SIGNORA ALVING (precipitandosi alla finestra)

Cosa? L'asilo? Sta bruciando l'asilo?

PASTORE MANDERS

Ma no, è impossibile. Se ero là giusto adesso...

OSVALD

Dov'è il mio cappello, dov'è, datemelo! Non fa niente, non fa niente... ah, Dio mio, L'asilo, L'asilo di papà! (esce a precipizio per la porta del giardino)

SIGNORA ALVING

Regine, dammi il mio scialle! Andiamo, su, svelta! Dio che fiamme, che fiamme altissime!

PASTORE MANDERS

È orribile, è spaventoso, è... Signora Alving, quell'incendio è la punizione divina, sì, è il castigo del cielo che divampa su questa casa della colpa e del peccato!

SIGNORA ALVING

Sì sì, certo, pastore, sicuro... Regine, sbrigati, andiamo! (esce in fretta con Regine attraverso l'anticamera)

PASTORE MANDERS (a mani giunte)

E non l'abbiamo neanche assicurato! (esce dalla stessa parte)

ATTO TERZO

Camera come alla fine dell'atto precedente. Tutte le porte sono aperte. La lampada sulla tavola è ancora accesa. Fuori è buio; solo sullo sfondo, verso sinistra, si scorge un tenue riverbero del fuoco.

La signora Alving, con un grande scialle sulla testa, è in fondo alla serra e guarda fuori. Regine, anche lei con uno scialle, è lì vicino, un po' più indietro della signora.

SIGNORA ALVING

È bruciato tutto, sino alle fondamenta, che dico, fino al terreno di sotto... tutto è rovinato, distrutto...

REGINE

Guardate, c'è ancora fuoco in cantina, le cantine continuano a bruciare...

SIGNORA ALVING

Ma cosa fa Osvald, perché non torna su, tanto non c'è più niente da salvare...

REGINE

Vado giù a portargli almeno il cappello?

SIGNORA ALVING

Cosa, non ce l'ha? Oh Dio, non l'avrà mica lasciato qui...

REGINE (indicando l'anticamera)

Ma sì, eccolo là, appeso...

SIGNORA ALVING

Beh, lascia stare. Tanto deve arrivare a momenti, no? Vado a vedere. (esce attraverso la porta del giardino)

PASTORE MANDERS (entrando dall'anticamera)

E la signora Alving?

REGINE

È andata proprio adesso giù in giardino...

PASTORE MANDERS

Dio mio! Non ho mai, dico mai passato una notte così tremenda, così...

REGINE

Oh sì, è una disgrazia spaventosa, vero signor pastore?

PASTORE MANDERS

Ah state zitta, non posso neanche pensarci, mi vien male solo all'idea...

REGINE

Ma come sarà successo, come mai ha potuto succedere una cosa simile...?

PASTORE MANDERS

E lo chiedete a me? Ma cosa volete che ne sappia, signorina Engstrand, ma fatemi il piacere, vi prego! Non vorrete mica... Non vi metterete mica adesso anche voi... non basta già che vostro padre...

REGINE

Mio padre cosa?

PASTORE MANDERS

Mi ha fatto diventar matto, si, mi ha fatto una testa...

ENGSTRAND (arriva dall'anticamera)

Signor pastore! Signor pastore!

PASTORE MANDERS (voltandosi spaventato)

Ma dico, venite a corrermi dietro anche qui? Ma vi pare che...

ENGSTRAND

Sì, sacramento! Cioè no, volevo dire... Gesù mio, non penserete mica, signor pastore... certo però che è spaventoso! eh sì, è proprio una brutta storia, ma brutta...

PASTORE MANDERS (passeggiando su e giù)

Purtroppo, purtroppo...

REGINE

Ma insomma, che cosa?

ENGSTRAND

Ah, se tu sapessi, Regine! E pensare che tutto è cominciato da quella nostra funzione religiosa, chi avrebbe mai detto o potuto immaginare... (a bassa voce) Stavolta il merlo c'è cascato e lo pizzicheremo anche ben bene, bambina mia, vedrai... (a voce alta) Ah, non me lo perdonerò mai, veramente! Sì, perché in fondo è colpa mia se il signor pastore si trova adesso in questo bell'impiccio, sì, se lui si trova adesso a dover rispondere di questo disastro...

PASTORE MANDERS

Ma Engstrand, ve l'ho già detto, io vi assicuro e vi garantisco che non...

ENGSTRAND

Beh, ma l'unico a trafficare e a darsi da fare con le luci, insomma con le candele, è stato il signor pastore e allora...

PASTORE MANDERS (fermandosi)

Questo lo dite voi, ma io non mi ricordo, no, non mi ricordo assolutamente d'averne avuta in mano neanche una...

ENGSTRAND

Eppure io ho visto benissimo come il signor pastore ha pigliato un moccolo, l'ha stropicciato per benino con le dita e l'ha poi buttato via, fra i trucioli...

PASTORE MANDERS

E voi dite di aver visto proprio tutto questo?

ENGSTRAND

E come se l'ho visto, l'ho visto benissimo.

PASTORE MANDERS

Ma è incomprensibile, io non capisco, è un vero mistero, io non riesco a spiegarmi... a parte poi che non ho certo l'abitudine di spegnere le candele con le dita!

ENGSTRAND

Sì, a dir il vero mi sono stupito anch'io, non era una cosa assai bella da vedere, e mi sono appunto detto come mai il signor pastore, così distinto... ma che potesse essere proprio così pericoloso, da farci rimettere a uno la pelle, non lo credevo proprio... voi cosa ne pensate, signor pastore? Sapevate che c'era tanto rischio o...

PASTORE MANDERS (passeggiando inquieto su e giù)

Ah, lasciatemi stare, cosa volete che ne sappia, cosa state lì a domandarmi queste stupidaggini...

ENGSTRAND (camminando al suo fianco)

E se ho sentito bene, il signor pastore non aveva voluto fare nessuna assicurazione...

PASTORE MANDERS (continuando sempre a camminare)

No, non l'ho fatta, lo sapete, l'avete sentito, no...

ENGSTRAND (dietro a lui)

Dunque è vero... ma Dio mio, come si fa a non essere assicurati e a venirsene poi qui bel bello a combinare questo pasticcio... Diodiodio che disgrazia, che tragedia!

PASTORE MANDERS (si asciuga il sudore dalla fronte)

Altro che tragedia, Engstrand, potete ben dirlo!

ENGSTRAND

Ma il peggio è che è successo proprio a un istituto di beneficenza, che doveva far tanto del bene alla città e. a tutto il paese! Ah, mi sa che i giornali non tratteranno il signor pastore proprio con i guanti...

PASTORE MANDERS

È appunto di questo che mi preoccupo, soprattutto di questo. Sì, è forse il peggio di tutto questo sciagurato affare. Ah Dio, se solo penso agli odiosi attacchi, alle accuse e alle calunnie che...

SIGNORA ALVING (arrivando dal giardino)

Ah, nessuno riesce a tirarlo via di lì, è laggiù con tutti gli altri che si sbraccia a cercar di spegnere gli ultimi resti...

PASTORE MANDERS

Oh, eccovi finalmente, cara signora!

SIGNORA ALVING

Beh, adesso siete almeno esonerato dal vostro discorso ufficiale, signor pastore...

PASTORE MANDERS

Ah, Dio sa come sarei adesso felice di...

SIGNORA ALVING (con voce soffocata)

Chissà... forse è bene che sia successo tutto questo, sì, forse è la soluzione migliore... quell'asilo non avrebbe portato del bene a nessuno, a nessuno...

PASTORE MANDERS

Lo credete sul serio?

SIGNORA ALVING

Perché, voi no?

PASTORE MANDERS

Beh, io... ma è stata lo stesso una disgrazia, una tremenda disgrazia.

SIGNORA ALVING

Pastore, preferirei che la considerassimo da un punto di vista esclusivamente pratico, solo come un problema economico e niente di più. Ah, Engstrand... state aspettando forse di parlare col pastore?

ENGSTRAND (vicino alla porta dell'anticamera)

Proprio così, signora...

SIGNORA ALVING

E allora intanto sedetevi.

ENGSTRAND

Grazie, signora, grazie, ma sto bene anche così, in piedi...

SIGNORA ALVING (a Manders)

Voi prendete il prossimo vapore, no?

PASTORE MANDERS

Sì, fra un'ora.

SIGNORA ALVING

In questo caso vi sarei tanto grata se poteste riprendere tutti i documenti, e occuparvene voi... io non ne voglio sapere più nulla, non voglio neanche sentir più parlare di tutta questa faccenda. Ho altre cose per la testa, ben altre...

PASTORE MANDERS

Ma signora...

SIGNORA ALVING

Poi vi manderò anzi una delega, in modo che possiate sistemare tutto come vi sembra meglio, insomma fate tutto voi, vi prego...

PASTORE MANDERS

Volentieri, signora, me ne accollo io più che volentieri, il peso, la responsabilità... certo che adesso però bisognerà cambiare l'originaria destinazione del lascito, eh sì, bisognerà cambiarla completamente.

SIGNORA ALVING

Naturalmente, pastore, per forza.

PASTORE MANDERS

Allora per intanto penserei che la tenuta di Solvik passi in proprietà all'amministrazione distrettuale, va bene? Diamine, il fondo e i terreni hanno comunque il loro valore e si troverà certo il modo di sfruttarli e di trarne anche un bell'utile. Quanto agli interessi dei liquidi depositati alla cassa di risparmio, beh, forse la cosa migliore sarebbe che li adoperassi, non so, per finanziare, per aiutare qualche istituzione benefica, qualche iniziativa che sia notoriamente di pubblica utilità, sì dico qualche opera sociale per il bene di tutti, della città...

SIGNORA ALVING

Fate voi, pastore, fate come volete, come vi sembra meglio. Per me è lo stesso.

ENGSTRAND

E non dimenticate la mia casa del marinaio, signor pastore!

PASTORE MANDERS

Certo che no, Engstrand, naturalmente... bisognerà solo un momento vedere, esaminare per benino se...

ENGSTRAND

Che esaminare, sacramento, esaminare un... oh Gesù, volevo solo dire che...

PASTORE MANDERS (con un sospiro)

A parte poi che non so neanche fino a quando sarò io a occuparmi di tutta la faccenda, sì dico fino a quando potrò ancora disporre e provvedere e pensare a tutto quanto, eh già, perché mi chiedo se la gente, se l'opinione pubblica non mi costringerà a ritirarmi, a dimettermi... beh, certo tutto dipenderà dall'esito, dalle conclusioni dell'inchiesta, sì dico l'inchiesta sulle cause dell'incendio...

SIGNORA ALVING

Ma cosa state dicendo?

PASTORE MANDERS

Eh sì, perché non si può mai sapere, indovinare, prevedere quale sarà il risultato, già, il risultato di questa benedetta inchiesta...

ENGSTRAND (avvicinandosi)

E invece sì che si può prevedere, signor pastore... perché ci sono qui io, e quando c'è il vecchio Jakob Engstrand, non per dire, tutto fila liscio! Perché il vecchio Engstrand...

PASTORE MANDERS

Sì sì, lo so, ma...?

ENGSTRAND (con voce più bassa)

Il vecchio Engstrand, dicevo, non è uno che nel momento del bisogno lascia nella mer... volevo dire che pianta in asso un benefattore, un galantuomo che gli ha fatto del bene e gli ha dato una mano. Ah no, nell'ora del pericolo, come si dice, Jakob Engstrand...

PASTORE MANDERS

Sì, caro amico, certo, ma io non vedo come...

ENGSTRAND

Qualche volta anche il vecchio Jakob Engstrand può essere l'angelo della salvezza, signor pastore...

PASTORE MANDERS

Ah ma no, io veramente non posso, non potrei mai accettare che...

ENGSTRAND

E invece sì che accetterete, signor pastore, ve lo dico io, dovete accettare per forza... conosco qualcuno che già una volta si è preso sulle spalle le colpe degli altri, oh sì lo conosco, e allora...

PASTORE MANDERS

Jakob! (gli stringe la mano) Voi siete un uomo straordinario, sì dico, un uomo come se ne trovano pochi... è fuori discussione che dovete riuscire a metter su quella vostra casa del marinaio, assolutamente. Ve lo meritate e vi dico io che potete contarci sin d'ora, state tranquillo.

ENGSTRAND (vuole ringraziare, ma la commozione glielo impedisce)

PASTORE MANDERS (si sistema la borsa da viaggio sulle spalle)

E adesso sbrighiamoci... Bene, così facciamo anche il viaggio insieme, e ci terremo compagnìa.

ENGSTRAND (sulla porta della camera da pranzo e rivolto a Regine, a voce bassa)

Su, salta sul carro anche tu, ragazza! Te la passerai come un papa...

REGINE (gettando la testa all'indietro)

Merci! (va nell'anticamera e prende la roba del pastore)

PASTORE MANDERS

Allora addio, signora Alving, addio! Che lo spirito dell'ordine e della legge possa tornare al più presto in questa casa! Ve lo auguro e ve lo auspico dal più profondo del cuore!

SIGNORA ALVING

Addio, Manders. (si dirige verso la serra, osservando Osvald che sta entrando dalla porta del giardino)

ENGSTRAND (mentre assieme a Regine aiuta il pastore a indossare il soprabito)

Allora addio, bambina mia, e se dovesse succedere qualcosa, sai dove puoi trovare il vecchio Engstrand, intesi? (a voce bassa) Tieni a mente, la stradina del porto, eh... (rivolto alla signora e a Osvald) E la mia casa del marinaio, il mio rifugio per i poveri navigatori erranti lo voglio chiamare «Asilo del ciambellano Alving» e perdio, se lo potrò metter su e farlo funzionare come intendo io, non farà certo disonore alla memoria del povero e compianto ciambellano, parola del vecchio Engstrand!

PASTORE MANDERS (sulla porta)

Ehm, ehm... ma adesso venite, venite mio caro Engstrand, dobbiamo proprio andare... Addio, addio a tutti! (esce con Engstrand attraversando l'anticamera)

OSVALD (avvicinandosi alla tavola)

Ma si può sapere di quale casa stava parlando?

SIGNORA ALVING

Ah, di una specie di asilo che vuole fondare insieme al pastore...

OSVALD

Un altro asilo... ma brucerà, brucerà anche quello, come l'altro, come tutto... come tutta questa roba qui...

SIGNORA ALVING

Ma Osvald! Cosa ti prende, cosa vai a pensare...

OSVALD

Tutto, ti dico... brucerà tutto... non resterà nessun ricordo di papà, non resterà niente... sarà tutto bruciato, e lo sarò anch'io, sì, anch'io... bruciato... brucerò...

REGINE (lo guarda, colpita)

SIGNORA ALVING

Osvald, tesoro mio, perché sei rimasto là tanto tempo, dovevi tornare prima...

OSVALD (sedendosi vicino alla tavola)

Sì, forse hai ragione, sì, sono rimasto troppo tempo, troppo... tornare prima, sì, dovevo prima...

SIGNORA ALVING

Aspetta che almeno ti asciugo il viso, caro, sei tutto bagnato (gli asciuga il volto col suo fazzoletto)

OSVALD (guardando davanti a sé con aria indifferente)

Grazie, mamma.

SIGNORA ALVING

Sarai stanco, Osvald. Non vuoi andare a dormire...?

OSVALD (con ansia)

No, no, a dormire no, non voglio... del resto non dormo mai, faccio solo finta... (con tristezza) Verrà presto l'ora di dormire, anche troppo presto...

SIGNORA ALVING (guardandolo preoccupata)

Tesoro, ma tu non stai bene, tu sei malato, tu...

REGINE (tesa)

Malato? Il signor Alving è malato?

OSVALD (con impazienza)

Chiudete le porte, subito, chiudetele tutte... oh Dio quest'angoscia, quest'angoscia di morte...

SIGNORA ALVING

Chiudi le porte, Regine (Regine obbedisce e si ferma presso la porta dell'anticamera. Tutte e due, la signora e Regine, si tolgono lo scialle)

SIGNORA ALVING (accosta una sedia a Osvald e si siede vicino a lui)

Ecco, adesso mi metto qui vicino a te, e...

OSVALD

Oh sì, mamma, stammi vicina, vicina... E anche Regine deve stare qui, voglio che resti qui, che sia sempre con me, vicina a me. È vero che mi aiuterai sempre, Regine, che lo farai per amor mio, dimmi di sì, Regine, è vero che lo farai, che lo farai sempre...?

REGINE

Ma io... io non capisco...

SIGNORA ALVING

Aiutarti? Aiutarti per amore? Ma...

OSVALD

Sì, per amore, se sarà necessario, e lo sarà...

SIGNORA ALVING

Ma Osvald, per questo ci sono io, tua madre, pronta ad aiutarti con tutto l'amore possibile...

OSVALD

Tu? (sorride) No, mamma, non sei certo tu che potrai aiutarmi, che potrai darmi quell'aiuto di cui ho veramente bisogno... (sorride con tristezza) Tu, già, proprio tu, immaginati se... (la guarda con serietà) Eppure è vero, dovrebbe spettare a te, sei tu che... (agitato) Ma perché non mi dai del tu, Regine, eh? Perché non mi chiami Osvald, semplicemente Osvald? O sei tu che non vuoi...

REGINE (a bassa voce)

Penso che la signora non sarebbe certo contenta e senza il suo permesso io...

SIGNORA ALVING

Ancora un momento, solo un momento e poi, Regine, avrai tutti i permessi del mondo... ma siediti, vieni qui anche tu, vicino a noi, su... oh, così...

REGINE (si siede, timida ed esitante, dall'altra parte della tavola)

SIGNORA ALVING

Ed ora, povero tesoro mio così tormentato da tanti dolori, vedrai che la tua mamma saprà toglierti lei tutti i pesi dal cuore...

OSVALD

Tu?... Ma...

SIGNORA ALVING

Sì, vedrai che saprò guarirti da tutti i tuoi rimorsi, da tutti i rimpianti e pentimenti, da tutti i rimproveri e le accuse che ti fai da solo, con tanto strazio...

OSVALD

E tu credi sul serio di potere...?

SIGNORA ALVING

Sì, adesso credo proprio di sì, Osvald. Prima, quando ti sei messo a parlare della... come hai detto? ah sì, della gioia di vivere... in quel momento tutta la mia esistenza mi è apparsa d'improvviso come in una nuova luce, ma così, di colpo...

OSVALD (scuotendo la testa)

Scusa, ma non capisco, non capisco proprio niente...

SIGNORA ALVING

Ah, peccato che tu non abbia potuto conoscere tuo padre quando era ancora giovane, un giovane tenente. In lui sì, vedi, che ardeva e divampava la tua gioia di vivere...!

OSVALD

Lo so mamma...

SIGNORA ALVING

Solo a vederlo ci si sentiva addosso un'allegrìa, un'aria di festa e di primavera... e poi, Dio mio, che energìa scatenata, che vitalità...

OSVALD

Sì... e allora?

SIGNORA ALVING

E allora questo fanciullone nato per essere contento e felice - sì, perché quella volta era proprio un fanciullone - si è trovato invece a dover vivere in questa cittadina mediocre, a far passare le giornate in questo paese che non è né grande né piccolo, ne carne né pesce, che non può offrire certo vere gioie, di quelle che inalzano e danno ali a un'esistenza, ma solo piaceri, piaceri gretti e meschini... qui, capisci, ha dovuto trascorrere la sua esistenza, in questo buco in cui non poteva trovare un vero scopo, una meta per la quale valesse la pena di vivere e in cui oltre al suo impiego non aveva niente, non poteva avere niente! C'era forse un ideale, un compito cui poteva dedicare tutte le sue forze, tutta la sua anima? No, c'erano solo le occupazioni, gli affari, già, gli affari. E non aveva neanche un vero amico, uno che fosse capace di comprendere cosa significa la gioia di vivere, ma intorno non aveva che oziosi scansafatiche e compagni di sbornie!

OSVALD

Mamma !

SIGNORA ALVING

E adesso puoi capire perché è successo quello che è successo, perché doveva succedere, perché non poteva non succedere...

OSVALD

Cosa?

SIGNORA ALVING

Beh, tu stesso prima hai parlato di quello che ti accadrebbe se tu restassi qui, a casa...

OSVALD

Così tu allora vuoi dire che papà...

SIGNORA ALVING

A tuo padre, poveretto, mancava ogni possibilità di sfogare, di scaricare la sua prorompente vitalità. Neanch'io sono stata capace di portargli in casa un po' di gioia, di serenità, di festa...

OSVALD

Neanche tu... come, perché?

SIGNORA ALVING

Da ragazza mi avevano riempito la testa soltanto di bei principi e insegnamenti sul dovere eccetera eccetera e io per tanto tempo ho creduto in queste massime come fossero il vangelo... Ogni discorso andava a parare là, non c'erano che i doveri, i doveri, quelli miei, quelli suoi... ah Osvald, qualche volta ho sul serio paura che per tuo padre la casa finisse per essere insopportabile, e anche per colpa mia, sì, che fossi anch'io a rendergliela insopportabile con tutte le...

OSVALD

Ma perché non me ne hai mai parlato, non mi hai mai detto né scritto niente...

SIGNORA ALVING

Finora, a dir la verità, non avevo mai visto queste cose in una luce tale che mi permettesse, capisci, di parlarne o anche solo di accennarne a te, a suo figlio...

OSVALD

Perché, com'è che le avevi viste, com'è che...

SIGNORA ALVING (lentamente)

Avevo visto... sì, Osvald, vedevo e capivo soltanto una cosa, una sola, sì... e cioè che tuo padre era un uomo distrutto, finito, già prima che tu nascessi, ben prima...

OSVALD (con voce soffocata)

Ah!... (si alza e va alla finestra)

SIGNORA ALVING

E poi ancora un'altra cosa, Osvald, c'è un altro pensiero che mi perseguita, che mi ha perseguitato per tutti questi anni, sempre, giorno per giorno... Il pensiero che anche Regine appartiene in tutti i sensi a questa casa, sì, che vi appartiene di pieno diritto, capisci, esattamente come te, Osvald, come mio figlio, come una figlia, hai capito...?

OSVALD (voltandosi rapidamente)

Regine!

REGINE (si scuote e poi chiede, con voce soffocata)

Io...!

SIGNORA ALVING

Così adesso finalmente lo sapete, lo sapete tutti e due.

OSVALD

Regine!

REGINE (fra sé)

Allora la mamma era dunque proprio...

SIGNORA ALVING

No, Regine, tua madre aveva tante qualità, credimi, aveva tante buone...

REGINE

Sì sì lo credo, ma comunque era lo stesso una... qualche volta a dire il vero l'avevo anche pensato, mi era venuto un dubbio, così, ma... adesso però, signora, vorrei proprio pregarvi di lasciarmi andare e anche subito, se permettete... capirete che non mi sento certo di continuare a... lavorare, a vivere in questa casa e...

SIGNORA ALVING

Sei proprio decisa, Regine?

REGINE

Sì, assolutamente.

SIGNORA ALVING

Beh, sei certo libera di fare tutto quello che vuoi, ma...

OSVALD (avvicinandosi a Regine)

Cosa, vuoi andar via? Adesso? Proprio adesso che hai saputo che il tuo posto è qui, che questa è la tua casa...

REGINE

Merci, signor Alving... ah già, adesso posso anche dire Osvald, è vero, anche se non proprio nel modo che avrei voluto, che desideravo...

SIGNORA ALVING

Regine, forse non sono stata abbastanza franca con te e ti ho tenute nascoste troppe cose, e forse per troppo tempo, ma credimi, io...

REGINE

Oh sì, potete ben dirlo signora, è stata una vera porcheria... oh scusate, io non... ma certo che se avessi saputo che Osvald era in questi stati, io non mi sarei mai sognata di pensare che un malaticcio simile... a parte poi che adesso tra noi tutto è impossibile, si capisce e... e io non mi sento di restar qui in paese a perder tempo o magari a sfacchinare e a sputar l'anima per dei malati e così...

OSVALD

Neanche per uno che ti è tanto vicino, che ti vuole bene e...?

REGINE

Ah no, neanche per uno così, proprio non posso, non me la sento e poi non ne ho neanche il diritto, dico verso me stessa... Una ragazza povera non può permettersi di essere senza testa e deve sapere mettere a frutto la sua giovinezza, che è poi l'unica cosa che ha, altrimenti una si trova in strada senza neanche accorgersi... e se permettete, signora, la gioia di vivere ce l'ho anch'io, eccome, le assicuro io che mi sento una voglia di vivere...

SIGNORA ALVING

Lo vedo, lo vedo bene, purtroppo... ma sta' attenta a non buttarti via, Regine...

REGINE

Beh, se succederà vuol dire che era destino. Se Osvald va dietro a suo padre, io dovrò ben prendere da mia madre, no? Ah, posso solo chiedervi signora, se il signor pastore Manders sa tutta questa storia?

SIGNORA ALVING

Sì sì, sa tutto.

REGINE (occupata a mettersi lo scialle)

Allora devo sbrigarmi, devo assolutamente riuscire a prendere anch'io il vaporetto. Col signor pastore ci si intende così bene, è sempre così gentile, e si fa così presto a mettersi d'accordo, è un vero piacere... e poi mi pare che a un po' di soldi ho diritto anch'io, no, almeno come quello là, come quello schifoso di un falegname...

SIGNORA ALVING

Ma certo, Regine, li avrai, avrai quello che vuoi...

REGINE (guardandola duramente)

Beh, signora, avreste potuto anche farmi tirar su un po' meglio, no, darmi l'educazione che fosse conveniente per la figlia di un uomo distinto, di un signore, un'educazione che fosse adatta a me. (gettando la testa all'indietro) Ah, ma io poi me ne frego! (getta un'occhiata alla bottiglia) E non mi mancheranno certo altre occasioni di bere Champagne con gente di riguardo.

SIGNORA ALVING

E se avrai bisogno di una casa, Regine, vieni da me, in qualsiasi momento, ricordati, questa è casa tua...

REGINE

Tante grazie, signora, ma non è il caso. Ci penserà il pastore ad aiutarmi, e se proprio dovesse andar tutto storto, conosco sempre una casa dove posso andare quando voglio...

SIGNORA ALVING

Una casa? E quale casa?

REGINE

L'asilo Alving, signora, l'asilo del ciambellano Alving!

SIGNORA ALVING

No, Regine, questo no... vedo che vuoi rovinarti, ma ascoltami, ti prego, non...

REGINE

Boh! Adieu. (saluta ed esce attraverso l'anticamera)

OSVALD (è alla finestra e sta guardando fuori)

Se n'è andata?

SIGNORA ALVING

Sì.

OSVALD (mormora fra sé)

Dio, che storia idiota...

SIGNORA ALVING (gli va dietro e gli posa le mani sulle spalle)

Osvald, dimmi la verità, tesoro mio, dillo alla mamma, dillo, ti ha molto scosso, ti ha turbato, ti ha sconvolto. ..

OSVALD (voltando il viso verso di lei)

Dici la storia di papà?

SIGNORA ALVING

Sì, di papà, di tutta la sua tristezza, di com'era infelice... ho paura che ti abbia fatto troppa impressione, che t'abbia agitato, che ti...

OSVALD

Ma no, cosa vai a pensare, figurati! Oh Dio, mi ha sorpreso, questo sì, mi ha meravigliato, ma in fondo, per quel che m'interessa...

SIGNORA ALVING (tirando indietro le mani)

Come, per quel che t'interessa...! Non t'interessa che tuo padre fosse infelice, disperato...

OSVALD

Beh, mi fa pena, si capisce, lui come chiunque altro, ma...

SIGNORA ALVING

Come... tutto qui, solo questo...? Ma Osvald, così tu allora per tuo padre...

OSVALD (con impazienza)

Ah sì, mio padre... Ma se non l'ho in fondo neanche conosciuto, se non so niente di lui, proprio niente... l'unica cosa che ricordo di lui è che una volta per causa sua ho vomitato e come vuoi che adesso io...

SIGNORA ALVING

Dio, ma è spaventoso, mi fa orrore solo pensarci, io... io credevo... sì, mi pareva che un figlio dovesse comunque amare suo padre, sentire affetto per lui, in tutti i casi, qualunque fossero le...

OSVALD

Ma se un figlio sente di non dovere niente a suo padre, eh? Se non ha avuto niente da lui, se non l'ha neanche conosciuto... anche in questo caso, secondo te, dovrebbe... ma non dirmi che credi ancora a questa vecchia superstizione, a questo pregiudizio da due soldi, proprio tu con le tue idee così aperte, emancipate...!

SIGNORA ALVING

Ma se è solo un pregiudizio, una superstizione, allora...

OSVALD

Ma certo, mamma, devi rendertene conto, dai! è solo una delle tante opinioni che vengono messe in circolazione per il mondo e poi...

SIGNORA ALVING (agitata)

Ah! Spettri! solo spettri...

OSVALD (passeggiando per la stanza)

Se vuoi puoi anche chiamarli così...

SIGNORA ALVING (appassionatamente)

Osvald, Osvald mio, ma allora non vuoi bene neanche a me!

OSVALD

Ma su, mamma, almeno a te ti conosco, no, e allora...

SIGNORA ALVING

Sì, mi conosci e basta, nient'altro, tutto qui, neanche un po' di bene, di affetto, di...

OSVALD

Ma poi so anche che mi vuoi tanto bene, mamma, lo vedo, e basterebbe questo per farmi sentire vicino a te, pieno di tenerezza, di gratitudine. E poi specialmente adesso che non sto bene capisco quanto mi sei utile, necessaria...

SIGNORA ALVING

Sì, Sì, Osvald, lo senti anche tu, vero? Oh dimmi che lo senti, dimmelo Osvald! Vorrei quasi benedire la tua malattia... sì, benedetta la tua malattia che ti ha riportato a casa, che ti ha riportato a me! Oh, vedo bene che non sei ancora mio, Osvald, che dovrò appena incominciare a lottare per conquistarti, per...

OSVALD (impaziente)

Sì sì, va bene, ma sono soltanto parole, mamma, bei modi di dire, che però... e poi non dimenticare che sono malato, sì, malato, e non si può pretendere che io adesso mi metta a pensare agli altri, a star dietro agli altri, ho già abbastanza da fare con la mia malattia, e capirai che ora posso e devo pensare solo a me, preoccuparmi per me...

SIGNORA ALVING (a bassa voce)

E io saprò aspettare, saprò accontentarmi, saprò essere paziente...

OSVALD

Ma anche allegra, mamma, sì, ti voglio vedere contenta, di buon umore...

SIGNORA ALVING

Certo, caro, va bene, hai ragione... (avvicinandosi a lui) E adesso, dimmi, sono riuscita a liberarti da tutti quei rimorsi, quei crucci, quei veleni...?

OSVALD

Sì, credo di sì... ma chi mi libererà dall'angoscia, mamma, chi mi guarirà, chi...

SIGNORA ALVING

Dall'angoscia?... Osvald!

OSVALD (su e giù per la stanza)

Ah, Regine, Regine avrebbe potuto, saputo così facilmente... una sola parola, una sola parola dal cuore e...

SIGNORA ALVING

Ma non ti capisco... l'angoscia, e Regine... ma cosa c'entra, cosa...

OSVALD

È già notte alta, no mamma?

SIGNORA ALVING

Ormai è presto quasi mattina... (guarda fuori dalla serra) Là, su quelle cime, si vede già un po' di chiaro, sta per spuntare l'alba... Sarà una bella giornata, Osvald! Ancora un poco e vedrai il sole.

OSVALD

Che bello, mamma, sono contento, mi piace tanto... ah ci sono ancora molte cose che mi piacciono, per le quali in fondo posso essere felice di vivere...

SIGNORA ALVING

Lo credo bene!

OSVALD

Anche se non posso lavorare, io...

SIGNORA ALVING

Ah, ma presto potrai lavorare di nuovo, vedrai! Adesso sei libero, non devi più tormentarti e torturarti con tutti quegli orribili pensieri che ti rodevano e deprimevano, e vedrai che...

OSVALD

Oh sì, come mi ha fatto bene, mamma, che tu mi abbia estirpato dal cuore quei fantasmi, tutte quelle paurose fantasticherie... e se solo riesco a vincere anche quest'altra, quest'altra che... (si siede sul divano) Mamma, vieni qui, parliamo un po' insieme, parliamo ti prego...

SIGNORA ALVING

Certo, caro, sono qui... (avvicina una poltrona al divano e si siede molto vicina a lui)

OSVALD

Sì, e intanto sorgerà il sole, e tu saprai tutto, e io non avrò più paura, non avrò più quest'angoscia...

SIGNORA ALVING

Io saprò... ma che cos'è che devo sapere, Osvald? Non...

OSVALD (senza ascoltarla)

Mamma, prima hai detto che non c'è cosa al mondo che tu non faresti per me, se io te ne pregassi, se io te lo chiedessi, vero?

SIGNORA ALVING

Ma certo, Osvald!

OSVALD

E... e tu sei sempre pronta a farlo, no mamma?

SIGNORA ALVING

Oh! Di questo puoi essere sicuro, tesoro mio, ci puoi giurare, Osvald, caro, tu sei l'unica cosa che ho al mondo, io vivo solo per te, e tu...

OSVALD

Bene, bene, allora ascoltami. Tu hai un carattere forte, mamma, hai una grande forza d'animo e dunque ti prego di ascoltarmi tranquilla, di lasciarmi parlare, di restartene lì buona a sedere anche quando avrai sentito quello che sto per dirti...

SIGNORA ALVING

Ma Dio mio, Osvald, che cosa c'è di così terribile, che cosa ci può essere, dimmelo, non farmi stare così.

OSVALD

Non gridare, mamma, non devi gridare, intesi? Me lo prometti? Restiamo qui, tranquilli, seduti, e parliamo con calma, va bene? Promettimelo, mamma, se no...

SIGNORA ALVING

Sì, sì, Osvald, te lo prometto, te lo giuro, ma parla, ti prego, dimmi!...

OSVALD

Ecco... vedi mamma... quella mia spossatezza, sai, quella mia incapacità, impossibilità di lavorare... sì, tutti quei disturbi di cui ti ho parlato... c'è ancora qualcos'altro, no, non è tutto qui, anzi... anzi la mia malattia, la vera malattia è purtroppo un'altra...

SIGNORA ALVING

Un altra malattia? Ma... Osvald!

OSVALD

Sì, la malattia, la bella malattia che ho avuto in eredità, è qui dentro (indica la sua fronte e poi soggiunge a voce molto bassa) è qui dentro che cova, sempre in agguato...

SIGNORA ALVING (quasi incapace di parlare)

No, non è vero! Non può essere, Osvald, no!...

OSVALD

Non gridare, non lo sopporto, ti prego, mi fa impazzire! Sì, è proprio così, è qui dentro, nascosta, e può saltar fuori da un momento all'altro, può scoppiare e scatenarsi quando vuole, in ogni istante...

SIGNORA ALVING

È orribile, Dio mio, è orribile...

OSVALD

Sta' calma, ti prego, calma! Sì, io sono a questo punto e...

SIGNORA ALVING (balza in piedi di scatto)

Ma no, Osvald, non è vero, non è vero, non è possibile!

OSVALD

Ho già avuto un attacco, mamma, a Parigi: durato poco, ma quando ho saputo cos'era veramente successo, sì insomma quando mi hanno detto di che cosa si trattava, mi ha preso un'angoscia folle, selvaggia, un'angoscia tremenda, mamma, se tu sapessi... e mi sono precipitato a casa, sono tornato più presto che potevo, a casa, da te...

SIGNORA ALVING

Questa era dunque l'angoscia di cui parlavi...

OSVALD

Sì, ed è una cosa orribile, ripugnante, disgustosa, non si riesce neanche a immaginarlo, credimi... Ah, se fosse solo una malattia mortale, una malattia delle solite, non sarebbe niente, non è la morte che mi fa paura, no, anche se certo vorrei vivere, vivere più a lungo possibile, vivere...

SIGNORA ALVING

Ma certo, Osvald, tu vivrai, tu devi vivere, tu...

OSVALD

Ma invece così è spaventoso, è repellente, è una cosa che fa schifo... capisci, è come tornare in fasce, tornare ad essere un bambino che ha bisogno di venir nutrito, imboccato e... e di tutto, capisci... oh, è tremendo, a parole non si può neanche descriverlo, non si può neanche dire com'è orribile.

SIGNORA ALVING

Ma il bambino ha la sua mamma, Osvald, la sua mamma che lo cura, che lo bada, che gli sta attenta...

OSVALD (balza in piedi)

No, mai, questo mai! È proprio questo che non voglio, che non tollero, che non posso sopportare, capisci? La sola idea di dover restare lì a giacere e a vegetare magari per degli anni, per tanti anni, a invecchiare in questo stato... no, no, questo no! E poi tu potresti anche morire e andartene prima di me, e lasciarmi solo e allora mi sai dire che... (si siede sulla sedia della signora) Sì, perché secondo il medico non è detto che si debba morire subito, capisci? Lui ha parlato, aspetta, di... ah sì, di un rammollimento o ammorbidimento del cervello, di qualcosa del genere. (sorride tristemente) È un modo di dire molto suggestivo... non ti pare? Suona così bene... fa venire in mente delle tende di velluto rosso, o di seta vellutata, o qualcosa di soffice e di morbido da accarezzare...

SIGNORA ALVING (con un grido)

Osvald!

OSVALD (alzandosi nuovamente di scatto e mettendosi a passeggiare per la stanza)

E tu che mi hai portato via Regine! Regine, se almeno avessi con me Regine, lei sì che potrebbe aiutarmi, aiutarmi per amore...

SIGNORA ALVING (gli va vicino)

Ma tesoro, cosa dici, cosa pensi, cosa vuoi... c'è forse al mondo qualcosa che io non possa fare per te, per amor tuo?

OSVALD

Quando mi sono ripreso, dopo quell'attacco, lì a Parigi, il medico mi ha detto che se tornava, e tornerà certamente, per forza, non c'era più speranza...

SIGNORA ALVING

E lui ha avuto il coraggio, la crudeltà, di dirtelo, di...

OSVALD

Sono io che l'ho voluto, mamma, che l'ho preteso. Gli ho detto che dovevo sapermi regolare perché avevo da prendere alcune misure, alcune disposizioni... (sorride beffardo) E infatti era vero... (estrae dalla tasca interna della giacca una piccola scatola) Vedi questa, mamma?

SIGNORA ALVING

Che cos è?

OSVALD

Morfina.

SIGNORA ALVING (guardandolo con angoscia)

Osvald, Osvald mio...

OSVALD

Sono riuscito a procurarmene dodici capsule.

SIGNORA ALVING (fa per prendere la scatola)

Dammela, Osvald!

OSVALD

No, mamma... perlomeno non ancora... (si mette di nuovo in tasca la scatola)

SIGNORA ALVING

Tu mi fai morire, Osvald! Non riuscirò a sopportare una cosa simile, non resisterò, non sopravviverò a...

OSVALD

E invece sì, dovrai proprio riuscirci, mamma, è necessario... Se Regine fosse qui con me, se l'avessi ora vicina, al mio fianco, le avrei detto tutto, le avrei spiegato in che situazione mi trovo... e l'avrei pregata, supplicata di aiutarmi, di compiere per me quest'ultimo, estremo atto di amore, e lei l'avrebbe fatto, mi avrebbe aiutato, ne sono certo, sicuro.

SIGNORA ALVING

No, Osvald, no!

OSVALD

Oh sì, mamma, se mi fossero venuti questi orribili attacchi e se lei mi avesse visto distrutto, inerme, disteso, debole come un bambino in fasce, abbandonato, perduto, senza speranza, senza nessuna possibilità di salvezza... se Regine mi avesse visto così...

SIGNORA ALVING

No, non l'avrebbe fatto lo stesso, te lo dico io, per nessuna cosa al mondo...

OSVALD

E invece sì, l'avrebbe fatto, lo so, lo sento. Regine è così tenera, così spensierata, così spontanea... e poi si sarebbe anche presto stufata di star dietro a un malato come me e così...

SIGNORA ALVING

E allora Dio sia lodato che se ne sia andata via, che se la sia filata, sì, perché se l'è filata...

OSVALD

E allora, mamma, adesso sei tu che devi darmi questo aiuto...

SIGNORA ALVING (gridando)

Io?!

OSVALD

Sì, mamma, tu... sei tu che mi sei più vicino di ogni altro. E allora spetta a te.

SIGNORA ALVING

Io? a mio figlio...

OSVALD

Ma appunto per questo, mamma, proprio perché sono tuo figlio, non puoi negarmi...

SIGNORA ALVING

Ma io t'ho dato la vita, Osvald, e...

OSVALD

Non ti ho chiesto io, di darmela... e poi che vita è questa che mi hai dato, eh? Non la voglio, no, non la voglio più, non la sopporto, riprenditela, prenditela indietro!

SIGNORA ALVING

Aiuto, aiuto! (si precipita di corsa nell'anticamera)

OSVALD (dietro a lei)

Non lasciarmi, mamma, non andar via, resta con me dove vai, dove vuoi andare...?

SIGNORA ALVING (nell'anticamera)

A chiamare un medico, Osvald, un medico, lasciami!

OSVALD (anche lui in anticamera)

No, mamma, tu resti qui, con me... e qui non entrerà nessuno... ecco. (gira la chiave nella serratura) Nessuno...

SIGNORA ALVING (rientrando nella stanza)

Osvald, Osvald figlio mio, ascolta, ascoltami...!

OSVALD (la segue)

E tu pretendi di volermi bene, dici di volermi tanto bene e intanto mi vedi soffrire, mi vedi in quest'angoscia indicibile, senza nome e non vuoi aiutarmi, liberarmi...

SIGNORA ALVING (dominandosi perfettamente, dopo una breve pausa)

Va bene, Osvald, ti aiuterò... sì, farò quello che vorrai tu, quello che tu mi dirai di fare... te lo prometto, ti do la mia parola.

OSVALD

Ma sul serio saresti pronta a...

SIGNORA ALVING

Se proprio sarà necessario, sì. Ma vedrai che invece non ce ne sarà bisogno, no, mai, mai e poi mai...

OSVALD

Speriamo. E intanto cerchiamo di stare insieme... di vivere insieme, finché sarà possibile... oh, ti sono tanto grato, mamma, tanto, se tu sapessi... (si siede sulla poltrona che la signora ha accostato al divano. Spunta il giorno, sulla tavola la lampada è ancora accesa)

SIGNORA ALVING (si avvicina cautamente)

Ti senti più calmo, adesso, Osvald...?

OSVALD

Sì...

SIGNORA ALVING (chinandosi su di lui)

È stato solo un sogno, Osvald, un sogno orribile ma niente di più... tutte queste cose spaventose, questi incubi, queste angosce te le sei solo immaginate, tesoro mio, sono solo un brutto scherzo della fantasia e della stanchezza... sai, queste emozioni, questa eccitazione, queste tensioni, così, tutte in una volta... ti sei affaticato, ti sei stancato troppo e così ti hanno scosso, ti hanno un po' sconvolto... ma adesso sei qui con me, con la tua mamma, e puoi riposarti, tesoro mio, puoi rilassarti, e vedrai che tutto si aggiusterà, che starai bene, che sarai felice... io ti accontenterò in tutto, sì, avrai tutto quello che vorrai come quando eri piccolo, non hai che da dirlo e anche il più piccolo desiderio o capriccio... Ecco, vedi, così va bene... adesso l'attacco è passato, hai visto come va via presto, come dura poco... Ah, ma io lo sapevo, sai, lo sapevo benissimo... oh, guarda, Osvald, guarda che giornata magnifica sta venendo, che sole splendente, radioso... solo adesso vedrai veramente com'è bella la tua casa, com'è bello qui... (va alla tavola e spegne la lampada. Sorge il sole, il ghiacciaio e le cime dei monti sullo sfondo sono avvolti in una chiara luce mattutina)

OSVALD (è seduto sulla poltrona, con la schiena girata verso il fondo, e non si muove. Improvvisamente dice:)

Mamma, il sole... dammelo, dammi il sole...

SIGNORA ALVING (vicino alla tavola, si volta e lo guarda spaventata)

Ma Osvald, cosa c'è, cosa dici...

OSVALD (ripete, con voce cupa e atona)

Il sole, il sole...

SIGNORA ALVING (si precipita verso di lui)

Osvald, che cos'hai, cosa succede...?

OSVALD (sembra raggrinzirsi sulla sedia; tutti i muscoli si allentano, il volto è senza espressione, gli occhi guardano sbarrati in avanti)

SIGNORA ALVING (tremante di angoscia e di orrore)

Ma cosa c'è, cosa significa, che cos'hai (gridando) Osvald! Dimmi, rispondi, che cos'hai, cosa ti senti? (si butta in ginocchio vicino a lui e lo scuote) Osvald, guardami, guardami ti dico, rispondimi, non mi riconosci...?

OSVALD (con voce atona, come prima)

Il sole, il sole...

SIGNORA ALVING (si alza di scatto, disperata, strappandosi i capelli con entrambe le mani e gridando)

No, questo no, questo non lo sopporto, no! (sussurra, come impietrita) Non lo sopporto, no, mai, mai, mai più... (improvvisamente) Ma dove le ha messe, dove le teneva, dove sono... (gli fruga rapidissima nelle tasche) Ah qui, eccole, eccole qui! (fa qualche passo indietro e grida) No, no, non posso, no! Eppure sì..., no no, mai, no! (si ferma a qualche passo da lui, con le mani ancora nei capelli, e lo fissa con gli occhi sbarrati, in un muto orrore)

OSVALD (siede immobile come prima e ripete)

Il sole, il sole