Sposalizi in paese

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SPOSALIZI IN PAESE

Commedia in tre atti

DI

Angelo Alfieri

Personaggi

Sergio                 Amico di tutti

Teodora             Zia di Tamarindo

Tamarindo          Nipote di Teodora

Lionella              Vicina di casa

Pasquale             Proprietario negozio alimentari

Luciana              Commessa del negozio di Pasquale

Spaccaquattro     Agricoltore

Dolci                  Un ladruncolo di paese

Antonella           Una signora di città

Lombardia nord occidentale, anno 1960. La scena. Il modesto appartamento, di cui Sergio Fraschini è il proprietario, si trova al pianterreno di un fabbricato di tre piani ubicato a metà strada tra il centro e la periferia di un paese di ottomila abitanti. Una cassapanca, più cassa che panca, un attaccapanni semi distrutto, una madia, una stufa, alcune sedie anche’esse piuttosto sgangherate, un tavolo e un piccolo sofà impolverato. Tre porte. Una è l’ingresso (sinistra), una da sul cortile (al centro del fondale) e un’altra dà alla camera da letto e agli altri locali (destra).     

Tutte le commedie di questo autore sono tutelate dalla S.I.A.E.

ATTO PRIMO

Scena prima

Un mattino di fine aprile, sabato

Teodora:     (Entra in casa di Sergio, poi esce dalla porta che da sul cortile, guarda in alto). Sergio ti devo parlare.  Dove s’è cacciato questo. Tamarindo (Grida) scendi! Tamarindo (grida ancora più forte). Andasse a lavorare ‘sto sfaticato. Non si rende conto che i soldi finiscono e come farò a mantenerlo poi sarà tutto da vedere. (Si guarda attorno). Che razza di porcherie ha quest’uomo. Gliel’ho detto: cambia almeno l’armadio. Come si fa a vivere bene qui dentro? Ah, questi scapoloni.

Tamar:       (Entra dalla porta del cortile). Fallo sapere a tutto il paese che mi cerchi. Perché non ti fai vedere dall’otorino? Non si grida così. Siamo nel 1960 ormai. Ci sarà pure un rimedio.

Teodora:     Alla mattina ho un fastidio … sento le mosche ronzare tutt’attorno.

Tamar:       Invece nel pomeriggio senti gli aerei volare basso. Non andare dal medico mi raccomando: fai di testa tua! Zia hai quasi cinquant’anni.

Teodora:     L’età della tua povera mamma. Se fosse ancora qui tu non saresti in queste condizioni perché ti avrebbe messo in riga.

Tamar:       Perché, in che condizioni sono?   

Teodora:     Sei disoccupato e scapolo! Scimunito. Sposati la Luciana. La corteggi per un po’ … ci vorrà un po’ eh, perché quella è dura a mollare ma se ci riesci te la porti a casa bella fresca … quella è fresca: come una rosa.

Tamar:       Dici che è fresca? Ha trent’anni.

Teodora:     Ma è fresca! Ho già capito che sei più fresco di lei, ma non in quel senso là, in senso generale. Lo sai come chiamavano quelli come te tanti anni fa?

Tamar:       Come zia?

Teodora:     Pirla! A volte aggiungevano altre parole più specifiche ma non è il caso di rivangare il passato inutilmente.

Tamar:       Ma zia mi offendi così davanti a tutti?

Teodora:     Io non vedo nessuno … è il caso di aggiungere quelle parole valà.

Tamar:       Per accontentarti proverò a corteggiarla.

Teodora:     Ah, lo fai per me? … tu hai picchiato la testa. Fatti consigliare dal dottor Carletti, che in fatto di donne ne capisce. (Guarda nelle altre stanze).

Tamar:       In fatto di donne?

Teodora:     Non fa il ginecologo? E allora ne saprà più di te. Chissà cosa vede quello. Tranne me le ha viste tutte in paese. Peccatore di un dottore! Non si vergogna. Con tutti i mestieri che ci sono pensa a cosa è andato a scegliere. E ma la paga dopo morto giù all’inferno, appeso per il collo. Ha voluto indagare dove non si può? Trac!

Tamar:       Zia che discorsi fai? È un mestiere come un altro.

Teodora:     No caro! Quello tocca dappertutto senza preavviso … lasciamo stare va.

Tamar:       E come lo sai che tocca tutto?

Teodor:      Le voci girano … vai in chiesa alla domenica e allunga l’orecchio: ne senti di tutti i colori, non dalle donnette scalcinate ma dalle signore con tanto di pelliccia e gioielli. Cosa ci vanno a fare da quello?

Tamar:       Avranno qualcosa che non va.

Teodora:     Tutte? Te sei fresco come una rosa … vieni giù dal pero cucù. Per me è un vizio quello di farsi visitare dal gine.

Tamar:       Dal gine? Oh signore … Perché mi hai fatto scendere di corsa?

Teodora:     Il Sergio aveva qualche impegno?

Tamar:       Che ne so zia! Sarà uscito per un giretto.

Teodora:     Di sabato mattina? Sarebbe la prima volta.

Tamar:       Tornerà verso mezzogiorno. Lo sai che ad una certa ora va al bar per la schedina. Hai fatto tutto ‘sto baccano per niente? … Saliamo. 

Luciana:     (Passa davanti alla porta che da sul cortile e vede i due). Ciao Tamarindo!

Teodora:     Ecco! Parli di quella storia lì del lupus della favola e arriva. Dove vai Luciana? A lavorare?

Luciana:     Sì, vado in negozio. Sono in ritardo e ho tagliato per il vostro cortile.

Teodora:     Hai fatto bene! Di’ a Pasquale se non ha bisogno di un tuttofare. Lui!

Luciana:     Lo sta cercando e non lo trova. Ha detto che non vuole i terroni. Vuole uno di qui. Perchè non passai dentro a chiedere?

Tamar:       Io?

Teodora:     Vai là scemo di guerra … non capisci che ti sta … lo mando là tra un po’. Ciao!

Luciana:     Intanto gli dico che passi, così manda via quelli che si presentano prima di te. Ciao!

Teodora:     Mi sa che non farai molta fatica con quella. La vedo già indirizzata verso casa nostra.

Tamar:       Ma se abita dalla parte opposta!?

Teodora:     (Si siede). Non mi pare che tu abbia fatto delle malattie gravi … a parte il morbillo e la varicella … hai avuto la meningite? I segni ci sono tutti. La tua povera mamma ha taciuto per non far sapere?

Tamar:       Ma zia, cosa stai dicendo? Ammetti che non mi piaccia la Luciana?

Teodora:     Di che parrocchia fai parte di questa o di quell’altra?

Tamar:       Ne abbiamo una sola in paese.

Teodora:     Sì ma le parrocchie che intendo io sono due!

Tamar:       Va bene: vado da Pasquale! Sei contenta?

Teodora:     Sì perché non ti vedo per un po’! (Tamarindo si avvia). Enrica  Enrica … me lo hai lasciato qui per farmi disperare. Non mi sono sposata per crescere tuo figlio. Te lo dico: non è andata proprio bene … mi è venuto meno in certi particolari di primaria importanza. (Si rivolge alla sorella defunta).

Lionella:     (Si affaccia alla porta). Teodora? Parli da sola? Sto cercando Tamarindo.

Teodora:     Lascialo stare. Non ha ancora ben chiaro il concetto di “parrocchia”. Complicazioni di natura ormonale. Penso che sia per quello eh! È andato da Pasquale in seguito al suggerimento di Luciana. Pare che stia per iniziare a lavorare. Se dipendesse da Luciana sarebbe già occupato nel settore sportivo prediletto dagli uomini ma … guarda, sono disgrazie.

Lionella:     Gli corre dietro da un po’ ma non osa dichiararsi: è timida.

Teodora:     Andiamo bene: lui è peggio! Perché dici così? Ti ha detto qualcosa?

Lionella:     Ma Teodora, lo sanno tutti che è innamorata di Tamarindo, l’unico a non saperlo è lui. Non vedi che trova sempre la scusa del ritardo per passare dal cortile.

Teodora:     Ah ecco! È un ritardo scientifico.

Lionella:     Ormonale!

Teodora:     Per essere precisi! Quel ragazzo lì va svezzato. Via il biberon. Portalo in chiesa domenica, fagli sentire i discorsi che fanno le signore per bene del paese. Quelle delle ultime sedie.

Lionella:     Le signore per bene stanno davanti non dietro.

Teodora:     Quando inizia la messa si spostano in avanti ma prima non sanno nemmeno dove si trovano. Entrano dentro ma è come se fossero all’osteria. Uno scandalo. Discorsi raccapriccianti. Nemmeno al cinema li senti quei discorsi. Sono costretta a spostarmi per non sentirle.

Lionella:     Vai subito davanti.

Teodora:     Non mi piace fare la sfilata per uscire. – “Hai visto quella, hai visto le scarpe, madonna com’è conciata”. – Oh, ma dico? Si guardino loro. E poi preferisco stare dietro per filare alla svelta.

Lionella:     Di’ la verità: te la svigni prima che finisca?

Teodora:     Direi! Ho da fare io. Quando dice Missa est sono già a casa. Che cosa voglia dire di preciso non lo so ma so che quando dice così escono tutti.

Lionella:     Si vanteranno per delle sciocchezze che fanno per farsi vedere che sono emancipate. Oggi come oggi le donne stanno conquistando spazio.

Teodora:     Ah sì? E dove si mettono, in piazza? Non farai parte anche tu del gruppo delle balorde che non frequentano più l’oratorio di domenica per andare a vedere i film proibiti al cinema?

Lionella:     Perché secondo te è necessario frequentarlo per vedere mille volte Marcellino pane e vino o i dieci comandamenti nella saletta fredda? E poi ho già ricamato cento tovaglioli per niente e le presine e le cosine, quindi, anche se non ci vado più … a cosa serve?

Teodora:     Se vuoi crescere bene serve!

Lionella:     Tu sei cresciuta bene?

Teodora:     Troppo bene! Non mi ha voluta nessuno. Ed io non ho voluto loro e siamo pari! Scemi di uomini. (C’è del rancore. Escono all’aperto). E visto che Sergio non c’è adesso salgo a casa. Se vieni per criticarmi fanne a meno di passare. (Se ne va).

Lionella:     Mah! Queste donne di paese non hanno esperienza, vivono rinchiuse nelle mura domestiche per tutta la vita e ingigantiscono i fatti pensando che ci sia solo male nel vivere di oggi. È vero che Teodora è stata un po’ sfortunata perché ha dovuto crescere il nipote però il fatto è noto. Non è suo figlio illegittimo. È il nipote. E nessuno le ha impedito di trovarsi un marito quindi dipende solo da lei lo stato di zitellaggio … non si trinceri dietro la scusa di aver dovuto crescere il bambino perché sarebbe falso.  (Sbircia dentro). Chissà perché Sergio non c’è! Strano. È sempre in casa nel fine settimana. Affari suoi.

Scena seconda

Poco dopo

Spacca:       (Si affaccia alla porta del cortile). Sergio, andiamo al bar. Ueilà non c’è? Mi ha preceduto. Oggi è sabato … c’è la schedina da mettere giù! Che sia un po’ bizzarro si sa ma perché uscire e lasciare aperto? È vero che non ha niente che si possa rubare ma adesso esagera. Forse fa lo straordinario. Avranno qualche consegna urgente. Me lo avrebbe detto. Mi dice perfino quando va al gabinetto. Mah!  

Pasquale:    (Bussa alla porta). Sergio … aprimi. (Va ad aprire Spaccaquattro).

Spacca:       Non è in casa oggi. Siccome dobbiamo andare al bar a giocare la schedina sono passato dentro … e intanto gli porto un po’ di insalata.

Pasquale:    Lo sto cercando perché ho il conto della spesa, siamo a fine mese … glielo lascio? Di solito glielo do quando passo è per quello che sono qui.

Spacca:       Lo so che glielo lasci. Mettilo sul tavolo. Usciamo dal cortile che accorciamo la strada. Vai di là no?

Pasquale:    Vado in negozio. Ci dev’essere già la Luciana. Brava ragazza, fior di persona. Educata, simpatica e bella. Ha il suo peso credimi. Da quando ho lei in negozio la clientela è aumentata. Mi vengono dentro anche dei signori del centro … gente sù. Arrivano con la Lancia, con l’Alfa Romeo. (Si guarda attorno). Te lo dico in confidenza! Sappi che molti di quei signori del centro e quelli delle ville là hanno la puzza sotto il naso ma in quanto a soldi stanno peggio di questo qui. Ho in arretrato dei conti di tre mesi. Spero che mi paghino, e per giunta, proprio per tenermeli, tengo i prezzi leggermente più bassi dei concorrenti … non mi far parlare. Pretendono che gli si porti la spesa a casa e di conseguenza  devo assumere un garzone in più. E  quel deficiente che avevo è a militare. E di terroni non ne voglio.

Spacca:       Tutti ladri! Lo sai che a settembre mi hanno rubato le patate nel campo? Una trentina di metri quadri di coltivazione andata persa. Sono andato dai Carabinieri ma quelli … a parte il fatto che ho capito poco di quello che hanno detto perché parlano una lingua strana, comunque in sostanza, hanno detto di mettere una tenda in mezzo alla campagna e dormirci dentro per controllare.

Pasquale:    Come fanno a prenderli? A parte il fatto dei terroni … verso i boschi ci sono le carovane degli zingari e quelli caro mio quando arrivano sparisce sempre qualcosa. Spranga tutto. Mandano i bambini in negozio per racimolare una michetta . Come fai a non dargliela?  Come fai a non dargliela. ‘Sti poveri sbrindellati … sporchi come bestie … ma come si fa a vivere così.

Spacca:       Tutti ladri! Hanno già rubato le elemosine dal prete … quindicimila lire. Andiamo va.

Pasquale:    Come mai non è in casa?

Spacca:       È strano neh? Sarà al bar. Ci stiamo giusto il tempo per compilare la schedina. Mezz’ora! (Escono e accostano la porta del cortile).  

Scena terza

Il giorno dopo, domenica

Sergio:        (Entra dalla porta di destra, è ben vestito). Ragazzi che sabato ho trascorso. Dire che è innovativo è dire poco. … che ora è? Le cinque … vado, perdo il treno sennò. Cos’è? Il conto della spesa. Sarà passato Pasquale come al solito … quant’è, quindicimila. Glieli lascio, tanto passa ancora. Chissà se qualcuno mi ha cercato? Chi se ne frega! Uno non può rimanere sepolto in casa il sabato e la domenica perchè la gente è abituata a vederlo e sa che se ha bisogno lo trova. E se non ti trova la gente mormora. Me lo immagino già … – “Strano è sempre in casa, chissà dov’è”– … Sarà morto. Per loro non c’è una via di mezzo: non è a casa allora  è morto o scomparso. Ma a me … lascio socchiusa la porta del cortile così aumento la curiosità. Anche se venissero gli zingari sai che furti … potrebbe essere la volta buona che mi lasciano qualcosa loro per compassione. Mai tenere roba di lusso. Macerie ovunque. Aveva ragione mia mamma. Fai vedere che sei povero, i ladri ti ignorano. Vado!

Scena quarta

Verso le undici

Tamar:       (Bussa alla porta). Sergio, mia zia ti vuole parlare … è aperto. Sergio. Non c’è nemmeno oggi … che sia morto dal freddo? Ad aprile? Vediamo di là: niente! E questi soldi da dove sbucano … quindicimila! Non saranno quelli che hanno rubato in chiesa? È stato lui? Zia scendi! Adesso grido io. Ziaaaa.

Teodora:     Cosa gridi scemo! Non sono sorda. Dov’è?

Tamar:       Guarda, le quindicimila delle offerte. Li ha rubati lui. 

Teodora:     Lo vedi che sei proprio scemo? Ti sembra che nella cassetta dell’elemosina ci siamo quindicimila lire così? (Un biglietto da diecimila e uno da cinque). Il pezzo più grosso è cinquecento lire ma … a trovarle. Non vedi che è il conto della spesa …

Tamar:       Se è così vuol dire che è tornato a casa. 

Teodora:     Non se: è tornato a casa e non l’abbiamo visto. Voglio sapere il perché.

Tamar:       Zia, questa è casa sua, non deve niente a nessuno. Se fosse in affitto lo si potrebbe cercare per riscuotere ma non lo è!

Teodora:     Stai zitto! Lasciami pensare (si aggira) non mi viene in mente niente! Parenti non ne ha, amici men che meno … di morose non se ne parla. Ha già i suoi bei quarant’anni e passa e figurati se la cerca adesso. Non siamo nemmeno a novembre.

Tamar:       Cosa centra novembre?   

Teodora:     Lo vedi che parli per niente? Ha i morti in un paese verso Milano. I suoi erano di là. Se fosse novembre si potrebbe ipotizzare … lascia stare, pensa alla Luciana. Provo stasera tardi … magari lo vedo rientrare.

Tamar:       Cosa te ne frega poi di Sergio?

Teodora:     Saranno affari miei?! Vai a messa. Fila! Oggi c’è il vescovo che dice le cose per voi giovani … vi mette in riga … vai!

Tamar:       Dopo … Pasquale ha detto che mi prende. La Luciana è diventata tutta rossa in faccia. Ho temuto che si sentisse male. Chissà come mai?

Teodora:     Mah! Chissà! Te l’ho detto: sei in bilico tra le due parrocchie e non lo sai. Quando prendi sevizio?

Tamar:       Lunedì prossimo. Zia vado un attimo al bar.

Teodora:     Vai in chiesa. Pelandrone. Gioventù bruciata … questo è anche pirla figuriamoci. Vado su a preparare da mangiare. Oh Enrica … questo qui …(Esce).

Scena quinta

Poco dopo

Dolci:                   (Da fuori. dalla porta d’ingresso). Signor Fraschini sono Dolci … Fraschini … entro eh? Non c’è?! Sergio! Quindicimila, allora c’è! E se fosse morto? Vediamo subito! (Gira per le stanze). Non è morto. A questo punto mi prendo le quindicimila  e chi si è visto si è visto. (Li mette in tasca). Pago Pasquale e per questo mese sono a posto. Ballare in giro per il paese rende, eccome se rende.

Pasquale:    Sergio … fammi entrare. Eccolo qui il Dolci … tu mi devi quindicimila questo mese … lo sai già?

Dolci:                   Eccoli, te li avrei portati domani. Sto cercando il Sergio per quel discorso del palio ma non c’è!

Pasquale:    Nemmeno oggi? Passa in negozio che ti do la lista. Volevo scambiare quattro chiacchiere, Porca miseria: guarda, il conto del mese è ancora qui come l’ho lasciato ieri. Quando torna salda … è affidabile il Sergio. Povero ma pagatore. Forse passa lui direttamente in negozio. Pazienza. Vado a casa. Fallo anche tu … ci sono gli zingari. Tieni sbarrato tutto.

Dolci:                   Ti seguo. Se non c’è non c’è! Settimana prossima passiamo per la raccolta dei soldi per il palio … cerca di essere generoso stavolta. 

Pasquale:    Non vi do nemmeno un lira. Smettetela di incassare soldi a tradimento. Non mi venire a dire che l’anno scorso li avete spesi tutti … per tre carri schifosi che avete fatto. Vi saranno costati cinquantamila. Dove sono finiti gli altri trecento che avete raccolto? Quest’anno usate quelli. Palio … ma fammi il piacere. Sembra la sagra degli scemi. Non lo fate più. (Escono). 

Scena sesta

Il giorno dopo,lunedì

Sergio:        (Esce sempre dalla porta di sta finendo di vestirsi). Che domenica ragazzi. Finalmente, ci voleva! … Comincia la settimana. Che ore sono. Le cinque … vado di corsa: il treno non mi aspetta e la bicicletta ha le gomme sgonfie e la pompa non funziona più. Chissà cosa avranno pensato. Vedo che ha preso i soldi ma non ha scritto pagato. Uhe Pasquale inizi a fare il furbo? Non scrivi pagato per avere i soldi due volte? Se è onesto me li restituisce. Qui si misura l’onestà dei commercianti. Ecco qua altri quindici. C’è Teodora a fare la guardia. Sarà già entrata dieci volte. Conosco i miei polli. Accosto le ante tanto …

Scena settima

Verso mezzogiorno

Lionella:     (Si affacciano alla porta del cortile). È inutile che entri. Non c’è! Sarà partito.

Teodora:     È andato in America adesso. Non sarà vero? E se avesse dei parenti sconosciuti?

Lionella:     Non è obbligato a far sapere quanti parenti ha e dove li ha. Ne avrà!

Teodora:     Balle! Quello ha qualcuna fuori paese.

Lionella:     E anche se fosse a te che importa?

Teodora:     Niente! È per dire! Non ci si fidanza a quarant’anni suonati con una sconosciuta.

Lionella:     Sarà sconosciuta per te ma non per lui. Avrà deciso di cominciare a vivere.

Teodora:     Perché fino adesso cosa ha fatto? Non mi pare che sia morto. … e se fosse morto davvero?

Lionella:     Certamente! Lo troveranno in mezzo ai boschi morto stecchito ucciso dagli zingari. È così ricco!

Teodora:     Scherza tu … guarda che roba ha. Questo ha tutto fuorché la ricchezza. Telefono all’ospedale?

Lionella:     Io proverei direttamente dai carabinieri. 

Teodora:     Hai ragione, vado su. Spero che quella deficiente non sia già attaccata al telefono. A me questo duplex non piace. È sempre occupato. (Esce)

Lionella:     Questa si è presa una cotta. Ma ti dico io … oh Teodora, alla tua età. Beh, non sarebbe male però, si sistemerebbero tutti e due … più che altro sarebbe uno scandalo. Mamma mia, ne parlerebbero per cento anni. Sposi a quarantadue anni lui e quasi cinquanta lei. Roba da Grand hotel. Uno scandalo. E non sarebbe nemmeno l’unico.                           

Tamar:       (Passa davanti alla solita porta). Lionella non lavori oggi?

Lionella:     Abbiamo fatto sciopero. Ci pagano una miseria e pretendono che si lavori dieci ore senza fare sosta a mezzogiorno … dobbiamo mangiare in piedi mentre si lavora perché sono in ritardo con le consegne. Tutti i mesi se ne inventano una per tentare di fregarci. … Non tutti sono come te che vive coi soldi che gli ha lasciato la mamma in eredità.

Tamar:       Ma quale eredità. Da lunedì prossimo inizio da Pasquale.

Lionella:     Sarà contenta Luciana. Lo sai che ti corre dietro da un po’? 

Tamar:       Me lo ha detto la zia. Sai che non mi ero accorto?

Lionella:     Me ne sono accorta anch’io. Senti, se ti fa piacere possiamo andare al cinema domenica, tutti e quattro. Però glielo dovresti chiedere tu a Luciana!

Tamar:       Non viene al cinema … va all’oratorio a ricamare la tovaglia per quando si sposa.  

Lionella:     Non preoccuparti, se ti dico che viene viene. La tovaglia la finisce dopo sposata con comodo. Danno un film con Gable.

Tamar:       Per me va bene! E dopo dove andiamo?

Lionella:     Se è bel tempo al cimitero … te sei un po’ indietro dammi retta … non avrà ragione tua zia eh?

Tamar:       Riguardo a cosa?

Luciana:     (Passa per vedere se c’è il ragazzo). Ah ma sei qui Lionella? Non lo sapevo. Ciao Tamarindo … mi accompagni fino a casa? Dai che faccio tardi.

Tamar:       È lontano! Allora lunedì comincio a lavorare con te.

Luciana:     Hai visto che ti preso?

Lionella:     Ha messo una buona parola … buonissima!

Teodora:     (Si presenta sulla porta del cortile). Cosa fate qui tutti e tre? Non vedete che è assente ingiustificato?

Tamar:       Zia, domenica posso andare al cinema con loro?

Teodora:     Perché vuoi far nevicare?

Luciana:     Allora vieni? Che bello!

Teodora:     Lo spero per te. Un momento: che cinema? Quello del peccato o questo della redenzione?

Lionella:     Ma Teodora: questo! Ci è venuta voglia di western.

Teodora:     Belle schifezze quelle. Ci sono perlomeno cento morti per film.

Tamar:       Per finta però.

Luciana:     Guarda che lo sa! Vista la complicazione vado da sola a casa. Ciao!

Teodora:     Complicazione? È incinta? State attente scandalose che finite al caldo perenne. Vi bruciano le penne. Avete sentito cosa ha detto il missionario? Castità!

Luciana:     Mi dici cosa facciamo di male? Come fa ad essere incinta se non ha mai  … niente.

Teodora:     Lo so! Era per vedere come la prendeva il reverendo qui. Ma vedo che non ti interessa l’argomento. … Sergio, niente? 

Lionella:     Hai sentito dell’astronave che è atterrata qui vicino? L’avranno caricato sopra e portato nello spazio. È un attimo sparire. (Ammicca a Tamarindo).

Teodora:     Non sarà mica vero? L’hanno rapito i forestieri? Non ci bastano gli zingari, anche quelli si mettono. Progresso lo chiamano. Vogliono andare sulla Luna. Chissà chi c’è da quelle parti. Andate avanti così voi giovani, vedrete che fine farete. Peccatori! Cosa ha detto il vescovo ieri nella predica?

Lionella:     Si è raccomandato tanto di tenere sotto controllo le zie. Ha letto un brano del vangelo … di chi era?

Tamar:       Mio no di certo!

Teodora:     Non sembri nemmeno mio nipote. Filate a casa tutti e due. Lazzaroni. Atei! Guardate che viene di notte a tirarvi i piedi. State attenti. (Se ne va).

Tamar:       Me lo dice sempre che viene qualcuno a tirarmi i piedi ma finora …

Lionella:     Lo hai capito chi è quel qualcuno? Il diavolo!

Tamar:       Quello che avete sulla spalla sinistra?

Lionella:     Di notte scende sui piedi e te li tira.

Tamar:       Io sono mancino. Ho le parti invertite quindi vuol dire che ce l’ho sulla destra. E da qui uno dovrebbe capire che  sono tutte balle. Ci sentiamo. Ciao!

Lionella:     È smaliziato il ragazzo … bisognerà vedere come la prende Luciana. Forse non se l’aspetta. Crede che sia un tontolone da spupazzare a suo piacimento. Da che parte sto, dalla sua o da quella del Tamarindo? … Per ora dalla mia! Andiamo a mangiare va. (Se ne va).  

Scena ottava

Il martedì mattina

Teodora:     (Entra di scatto). Adesso lo becco! Sono le sette. Sergio! Dai vieni fuori da ‘sto gabinetto che è ora di andare a lavorare. Fa le sedute spiritiche questo qui. Sergio! Non fingere di dormire. Vuoi vedere che mi evita di proposito? Che abbia capito che mi piace e fa il finto tonto? Ma porca miseria … entro eh? Tutto tace nel nord Dakota. Sergio! Boh! Proprio adesso che sono decisa a dichiararmi … ma ti dico io … in che paese vivo? Non saranno gli effetti della guerra per caso? Li ha rimbambiti tutti. .. non c’è! Un’occhiata però la butto … non c’è! E allora è vero: ha qualcuna fuori paese … lo sentivo che con questo sarebbe stato un fallimento. Ma porca …

Lionella:     Teodora … sei testarda! È in ferie dai.

Teodora:     A fine aprile? Può essere … aveva degli arretrati da fare. Ahhhh, ecco dov’è: in ferie! Sarà in Valtellina. Mi stavo preoccupando.

Lionella:     Ma Teodora, non sei così in confidenza da preoccuparti. A meno che ci sia dell’altro.

Teodora:     Cosa pensi? State attente peccatrici che non siete altro. Pensieri parole ed opere e opere, stai attenta con quel tuo moroso … Quando ti sposi?

Lionella:     Quando è ora!

Teodora:     E prima, eh? Stai attenta! Vedete troppo cinema, ecco perché siete maligne. Il cinema è la rovina della gente. Parlo io col prete … vi sistema lui. Va! Non è rientrato: ci sono i soldi della spesa ancora lì. Glieli porto a Pasquale: dammi il foglietto. Bisogna aiutarlo quell’uomo qui (Si ferma di colpo) e se fosse malato?

Lionella:     Guarirà. Vado perchè faccio tardi. Oggi si comincia con un’ora di anticipo. E non ce la pagherà. Ti dicono che siamo una famiglia quando c’è da sgobbare ma quando si tratta di tirar fuori i soldi  chissà come mai dicono che vedremo più in là. (Escono).  

Scena nona

L’ora di pranzo

Spacca:       (Dalla porta d’ingresso). Sergio abbiamo fatto undici … (entra) abbiamo vinto tremila lire. … mi devo preoccupare o cosa? Non torna nemmeno a mangiare? È da sabato che non si vede?! Intanto gli lascio la quota … ecco mille e cinquecento. Glielo scrivo: – “Soldi vinti al totocalcio, pochi ma”– . Se torna li vede. (Pensa). Vuoi vedere che è andato a Novara dalla zia … ecco dov’è! Eggià, stava male … allora è morta?! Torna dopo il funerale. Oggi arriva! Meglio così. Che ore sono, dodici e un quarto. (Esce).

Dolci:                   (Dalla porta del cortile). Cosa troveremo oggi? Mille e cinquecento, meglio di niente. Soldi vinti al totocalcio … bravi. Vuol dire che non lo sa ancora! Chi gli ha detto di lasciare la porta aperta? Io no! E con tutti gli zingari che ci sono … il denaro sparisce. Peccato che non abbia altre ricchezze. Un momento! Manca il foglio qui … il conto di Pasquale. Allora è tornato. Sarà al lavoro … aveva detto che avevano preso un appalto lontano … è fuori regione allora. Sì ma a me che cosa me ne frega? (Si guarda attorno). Non perdo tempo a rovistare tanto so già cosa c’è li dentro.

Teodora:     (Passa davanti alla  porta del cortile). Non c’è vai a casa.

Dolci:                   Vedo … sono passato per il palio … mi ha lasciato mille e cinquecento lire. Sapeva che sarei venuto. Ha lasciato scritto un bigliettino.  

Teodora:     Non è ora di finirla con ‘sto palio? Una volta passa il giro d’Italia, un’altra c’è il palio, un’altra la sagra del porcino e la castagnata e la madonna e le ciliegie … diamocene un taglio. Ci manca la corsa campestre e le abbiamo tutte.

Dolci:                   Non è colpa mia se non fanno la corsa campestre. Parla col comitato. Alla lista perchè non aggiungi le processioni?

Teodora:     Quelle sono necessarie. Ateo! Di’ un po’ … che mestiere fai tu esattamente?

Dolci:                   Mi fai ridere! Che mestiere faccio? Faccio quello che capita. Sono abbastanza bravo in tutto. Quando mi chiamano vado.

Teodora:     E chi ti chiama?

Dolci:                   Demetrio mi chiama … Altobelli mi chiama, il Vignati mi chiama. Se hanno bisogno fanno un fischio.

Teodora:     E arrivi tu col diretto. … glielo chiederò al Demetrio.  

Dolci:                   È un po’ che non mi chiama quello.

Teodora:     Tu sei un lazzarone come quello che ho in casa. Non farti vedere più qui intorno: chiaro! Vai … palio. Compagnia di scemi. (Dolci se ne va).

Tamar:       (Passa e vede la zia). Ma quale palio: quest’anno non lo fanno per mancanza di fondi.

Teodora:     Ah no? Brutto scemo di guerra mi stava prendendo per i fondelli. Chi è il presidente del comitato manifestazioni inutili?

Tamar:       Della Spina credo! Lascia perdere ... Zia … Pasquale è contento. Mi ha fatto fare la prova. Ha detto che lui assume solo gente di specchiata virtù. 

Teodora:     E ha preso te. Lo sa che non frequenti regolarmente la parrocchia?

Tamar:       La Luciana gli ha detto che mi vede sempre in chiesa.

Teodora:     Tu a quella ragazza lì le devi fare un monumento. Pirla!

Tamar:       Ma zia, l’ha detto per dire. Mi voglio sistemare. Ho capito che è ora! Tu non lo sai ma sto pensando a quando sarai vecchia e non avrai soldi a sufficienza per vivere. Quelli che mi ha lasciato la mamma finiranno. E tu la pensione non ce l’hai.  

Teodora:     Nonostante il fatto che sei quasi ateo ti comporti meglio di tanti assidui parrocchiani. Mi hai sorpreso. Credevo che quelli a posto di testa fossero solo loro.

Tamar:       Zia zia … di benedizioni ne ho già avute tante. Ho già tanti di quei cartellini forati da poterli vendere all’asta. (Sorride). Non ho mai capito se il prete fosse un tramviere o un religioso.

Teodora:     Contala giusta … te li facevi forare dal tuo compare bigliettaio delle Nord. (Ferrovie Nord, Milano). E qualche volta anche in anticipo. Cosa c’è scritto qui: gio-conda?

Tamar:       Se volevi andare al cinema senza pagare pegno … eh!

Teodora:     Ah ecco … finalmente confessi. Metti la testa a posto che è ora.

Tamar:       Se mi hai appena detto che … va bene zia! Hai sempre ragione.

Teodora:     La ragione si da ai matti.  Tanto per fare chiarezza.

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

Scena prima

 Due mesi dopo, domenica

Lionella:     Entriamo da Sergio … tanto non c’è. Sono due mesi che la Teodora lo cerca senza speranze. Per me si è invaghita e spera che le chieda di sposarla. Allora come va con Tamarindo? 

Luciana:     Come va come va … niente ancora … non si decide e la pancia si comincia a vedere. Cosa devo fare? Abortire? Da chi vado? Ho già provato a percorrere la strada di ciottoli in bicicletta ma: niente. Mi hanno detto che con la vespa è meglio. Si prendono più scossoni. Mi farò portare da Fernando sperando che non mangi la foglia. Se si viene a sapere mi cacciano dal paese. Certe cose qui non sono mai successe. Sarei la prima.

Lionella:     Nell’alta società succedono sempre tranne che non lo si viene a sapere. La figlia della Ponticelli da dove è sbucata? Dal cappello del mago? L’hanno nascosto bene credimi. Quando sono incinte cambiano paese o vanno in ferie. Ha perso un anno di scuola. E dicevano che era in collegio e poi dalle suore. Parlavano di vocazione. Ma quando mai! ... Luciana, l’unica è farsi sposare da Tamarindo. Digli che ti sei innamorata all’improvviso. Gli ho lasciato ad intendere quello che mi hai suggerito e cioè che gli corri dietro da un po’. Non se la merita una porcata simile ma per il quieto vivere di tutti forse è meglio così.

Luciana:     Ah! Sei stata premurosa! Glielo sto facendo capire pure io ma … Se si dovesse accorgere?

Lionella:     Da quel punto di vista vai sicura. Non ha mai visto una donna. È della  zia che devi temere.

Teodora:     (Piomba dentro). Che cosa devi temere da me? Voi due non me la contate giusta. Attente! 

Lionella:     Avanti: di che cosa stavamo parlando?

Teodora:     Di porcate. Alla vostra età più che di quello non si parla.

Luciana:     Si sbaglia! Stavamo dicendo che Sergio potrebbe essere già morto. Manca da due mesi ormai.

Teodora:     Vedrete che torna. È partito per … chissà dove, ma torna. E poi non sono affari vostri.

Lionella:     Ci tieni troppo a quest’uomo … non è normale.

Teodora:     E invece lo è! E non devo rendere conto a te. Punto! Mi fanno la predica adesso. Peccatrici! All’inferno finite. (Esce).

Lionella:     Come rompe con ‘ste storie. Ma ci vada lei all’inferno!

Tamar:       (Si affaccia alla porta). Ciao Luciana. Vieni a messa con me?

Luciana:     Sì! Posso starti vicino?

Lionella:     Devi stargli vicino. Non siamo più nel medioevo.

Tamar:       Nel pomeriggio andiamo al cinema?

Luciana:     (All’amica). Si è svegliato di colpo? Per me va bene! Ci troviamo   all’oratorio femminile o al tuo?

Tamar:       Meglio a nessuno dei due. Troviamoci dentro. Ultima fila.

Lionella:     Ueilà però! La fila dei fidanzati sbaciucchiosi.

Tamar:       Davvero? Non che mi vergogni ma la gente poi lo dice a mia zia … meglio dentro!

Luciana:     Va bene! Andiamo in chiesa. Non stare con la bocca chiusa: muovi almeno le labbra.

Tamar:       Le preghiere le so tutte in latino. Alle medie l’ho studiato. Te le dico intanto che andiamo?

Luciana:     Te ne dico io una bella lunga. (Escono). 

Lionella:     Me lo immagino cosa gli racconta. La vedo male la storia, molto male. …  Io invece mi sposo il mio bel paciartotto … tutto tranquillo, faremo una cerimonia semplice, pochi invitati per risparmiare i soldi … e finalmente vedrò un posto lontano. Il viaggio di nozze non me lo leva nessuno a costo di andare da sola. … Ahhhh, chissà come sarà la vita di coppia. Ci tengono troppo separati. Non si ha la possibilità di provare a vivere un po’ insieme, di capire come sarà. Se fosse per i miei lo vedrei solo la domenica e tappati in casa. Ah no, scordavo che adesso mi permettono di vederci anche di giovedì, ma in casa a vedere Mike Bongiorno. Forse è meglio lasciar perdere. E solo perchè il mio futuro suocero ha comprato la televisione, che a casa non abbiamo ancora. – “Ma signora Faustina la lasci venire al giovedì sera”. – Pensa che lo vada a dire a chissà chi, lo fa per vantarsi! (Pensa, sorride). Certo che di balle bisogna raccontarne. Porca miseria! Poi il prete dice: –“Non dite bugie, è peccato”. – È un peccato non dirle. Ma ti dico io.

Scena seconda

Il giorno dopo, mattino presto, lunedì

Sergio:        (Entra dalla solita porta). Ho dormito male. Sono rientrato tardi stanotte.  Quasi le cinque! Sono in ritardo! Certo che mi sono cacciato in un bel pasticcio … è troppo lontano …. Se non avessi dove dormire sarebbe ancora peggio. Sarei costretto a rientrare tutte le sere. Per fortuna non mi spazzano niente e di conti in sospeso non ne ho. Il telefono non ce l’ho, la bombola quando finisce la compro, il riscaldamento è a legna, la corrente, mi arriverà la bolletta e chi se ne frega. Tanto è poco. Quello che conta adesso è il lavoro e quello c’è ed è buono. Alla mia età cambiare mestiere non è poi così scontato. Ma io ce l’ho fatta. Ragioniere di concetto. Porca miseria che sacrificio. Se penso che ho fatto tutto di nascosto dai paesani mi viene da ridere. Vado prima che mi scoprano. Quella betonica di Teodora mi incalza a più non posso. Poverina: penso di piacerle. Se si fosse svegliata prima magari … dico magari …  vado! (Esce).

Scena terza

Verso mezzogiorno

Tamar:       (Arriva con Luciana dal lavoro, tornano a casa per il pranzo). Mi piaci Luci … scusa … non volevo offenderti.

Luciana:     Mi piaci anche tu e tanto. Cosa ne dici se ci fidanzassimo?

Tamar:       Ne devo parlare alla zia. Se non fosse d’accordo?

Luciana:     Perché, dev’essere d’accordo lei? E poi so che è d’accordo. Non dirlo: me lo ha detto Lionella. E ha anche detto di fare in fretta a sposarsi. (Mente).

Tamar:       Ah! Hanno premura? Io ho da parte qualche soldo … non so se bastano per sposarsi … ho cominciato a lavorare da poco.

Luciana:     Ne ho anch’io un po’ da parte e il resto lo mette mio papà. Lo stipendio lo lascio in casa. Sono figlia unica. Sposiamoci in fretta dai.

Tamar:       In fretta … e le pubblicazioni? E il consenso? Ci pensi tu?

Luciana:     Basta andare dal prete e poi in comune. Otto giorni ed è fatta.  

Tamar:       Sei informata. Stasera ne parlo alla zia. Sarà contenta che me ne vado da casa?

Luciana:     Non vede l’ora e sai perché? Ha intenzione di sposarsi con Sergio. Le è scattato il meccanismo tutto d’un tratto. Mi ha detto Lionella che un giorno l’ha sentita parlare con sua mamma. Le stava dicendo che appena te ne vai di casa, meglio il più in fretta possibile, fa la proposta a Sergio. (Mente riferendosi a quello che ha detto Lionella).

Tamar:       In poche parole mi vuole buttare fuori? E come vivrebbe senza i soldi  (Si trattiene dal dire che sono quelli della madre) … che guadagno da Pasquale?

Luciana:     Avrebbe quelli di Sergio.

Tamar:       Che piano … roba da strateghi. Ci vediamo dopo. Ciao! (Se ne vanno).

Scena quarta

La sera

Spacca:       (Si sofferma sulla porta del cortile con Teodora e Pasquale, poi entrano). Ah certo che ha dell’incredibile ‘sto fatto. Sono più di due mesi che non si fa vedere e quando torna lo fa di nascosto, ammesso che torni … c’è qualcosa che non va.

Pasquale:    Mi ha pagato gli arretrati ed è sparito.

Spacca:       Dovrebbe avere le mille e cinquecento lire della schedina. Guarda un po’ sul mobile? 

Teodora:     Mille e cinquecento? Le ha prese il Dolci per il palio. Ha detto che ha lasciato disposizione.

Pasquale:    Al Dolci? A quel cretino? Non mi fido di quello!

Spacca:       È venuto un giorno a casa per dirmi se non avevo qualcosa da fargli fare ma quando gli ho detto cosa doveva fare non l’ho visto più. Quello è un lazzarone con tanto di medaglia al valore.

Pasquale:    È venuto anche da me … andare gli ho detto. Prendi il treno e cambia paese. Devo assumere uno che so già che non farà niente? I miei dipendenti li scelgo con criterio. Tuo nipote per esempio: è uno in gamba. Intuisce prima ancora di parlare.

Teodora:     Sei sicuro che parli di mio nipote? Non mi pare tanto sveglio. Ha venticinque anni e balla in giro ancora senza morosa.

Pasquale:    La Luciana mi pare interessata … gli lancia certe occhiate, la vedo ma faccio finta di niente … è bella la Luciana. Chi se la prende fa un figurone … comunque sarei contento se si fidanzassero. E lo dico a malincuore. Li vedo bene insieme.

Spacca:       La figlia di Passini … quella che lavora da te? Si chiama Luciana? So che qualche anno fa era fidanzata col figlio del … come si chiama … osti … mi verrà in mente e poi improvvisamente hanno mandato tutto a monte.

Teodora:     Questa non la sapevo! Mi informerò … fatti venire in mente quel nome.

Pasquale:    Sì lo sapevo … hanno litigato per i soldi mi pare. I suoi di lui non volevano sganciare perchè … ma … la dote non era sufficiente … balle simili. Lei voleva la stanza, lui la cucina, il soggiorno … non lo so!

Spacca:       Quella la prenderei anche se fosse in mutande. (Tra sé).

Teodora:     Ah sì? Dote scarsa? Non è mica troppo bello quello che dici. Mi informerò. A chi posso chiedere?

Spacca:       Alla Maria Portelli … sono in confidenza … oh … porta a porta … alla sera, la mamma della tua lavorante, va in casa della Maria a vedere la televisione … confessioni extra: spifferio totale. Me lo ha detto la Baldini che fa parte del gruppo di befane pure lei. Gente, vado perché ho le bestie che hanno fame.  

Pasquale:    La verdura quest’anno? Me la vendi? Ricordati le fragole e le pere. Te le ritiro tutte.

Spacca:       Lo prendo come una promessa allora?

Pasquale:    La roba che mi arriva da Milano è già passa ancora prima di venderla, la devo rinvigorire.   

Teodora:     Vado dalla Portelli …   

Spacca:       Non ti far scoprire … prendila larga. Trova una scusa.

Teodora:     Te, non sono mica nata ieri eh … non ho marito ma … ecco!

Pasquale:    Povera donna! Mi diceva Sergio che gli corre dietro da parecchio. Che sia sparito per quello?

Spacca:       No! È per quello? Non credo. Per me c’è qualcosa di losco.

Pasquale:    Non riesco a capire il motivo della sparizione. Poteva dirlo di avere problemi. Lo avrei aiutato. È sempre stato un mio compagno di banco fino alle medie. Temo che si sia cacciato in qualche affare non proprio pulito.

Spacca:       Non ha detto niente nemmeno a me. Giochiamo la schedina tutti i sabati dal mille e novecentocinquantatre. E proprio alla fine di aprile abbiamo vinto tremila lire. E li ha presi il Dolci.

Pasquale:    Ha pagato anche me … mah! Mistero. Il nostro paese finirà sui giornale vedrai. Andiamo (escono).

Scena quinta

Il mattino dopo, martedì

Sergio:        Forza Sergio che siamo agli sgoccioli ... ancora un paio di mesi e diamo una svolta a questa storia di andirivieni. Cos’è sto biglietto? Millecinquecento lire al toto. Sì ma i soldi? Chi se ne frega dei soldi. Ne guadagno abbastanza adesso. Che ora è? Le cinque! Chissà come la stanno prendendo i miei vicini? Uno ha diritto di vivere la vita come desidera. Non posso seppellirmi in paese per far piacere agli altri. (Mentre parla finisce di vestirsi). Qui si soffoca. Ti mettono in croce senza motivo. Come esci di casa lo sanno tutti … figurati se non ti presenti in chiesa: sei morto. A me gli occhi puntati non piacciono. Punto! In città è ben diverso il vivere. Si lavora si gira ci si diverte e tutto il resto. Qui ti controllano anche quando vai al gabinetto. Mentalità da anteguerra (sorride). Per fortuna hanno tolto la latrina dal cortile … quando ti scappava lo sapevano tutti … mamma mia che epoca … andiamo che è ora. (Esce).

Scena sesta

Verso mezzogiorno

Teodora:     (Sbircia). Vediamo tanto per curiosità … niente! È sparito nel nulla. È colpa mia, l’ho trascurato troppo … sono stata una cretina. Per dimostrare che la nostra famiglia è come le altre e che mia sorella era l’eccezione ecco come mi sono ridotta. L’ho pagata io per lei. Ho dovuto risollevare le sorti per non essere tacciati di … cosa ha detto quel prete? Nefandezze. Perché la deve pagare sempre qualcun altro? Se non avesse fatto quello che ha fatto adesso forse sarei diversa. E per giunta è morta prima del tempo. – “Tiralo su te il Tamarindo”. – Già io sono quello che sono. Mai bigotta come quelle che amano sparlare di tutte e non si guardano loro … ognuna ha le propri convinzioni. Mio marito dev’essere come dico io. Serio, frequentatore di chiesa e  per niente avvezzo al libertinaggio. Lavoro casa chiesa. Ecco! Il Sergio rientra in questa categoria. E appena arriva gli faccio un bel discorsetto. Vi faccio vedere io chi è Teodora. Mi voglio riscattare. Le donne stanno conquistando spazi. E se lo dice quella sarà vero. Sa anche quello che non deve. È fidanzata da due anni e non si sposa. Peccatrice. È tutta colpa del cinema. (Con una certa invidia).

Tamar:       Zia … è mezzogiorno, saliamo. Stai piangendo?

Teodora:     Mi sono venute in mente le cose della tua mamma. Devi sapere che dopo la morte del tuo papà in guerra, l’Enrica ha dovuto trovarsi un lavoro … e il marchese Dellasanta gli ha offerto quel posto di inserviente tuttofare che ha mantenuto fino alla morte.

Tamar:       Lo so zia! 

Teodora:     E siccome il marchese era rimasto solo … insomma dopo che gli è morta la moglie … la tua mamma gli faceva tutti i lavoretti possibili immaginabili. Ecco!

Tamar:       Gli faceva la spesa … gli teneva l’orto … quelle cose lì insomma.

Teodora:     Anche, ma non solo quello … e sta di fatto che prima di morire ha voluto lasciargli una dote in denaro … quelli che usiamo tuttora.

Tamar:       Lavorava bene la mamma … se le ha lasciato tutti quei soldi.

Teodora:     Lavorava benissimo … anche troppo bene! Comunque sappi … che si è sacrificata per te.

Tamar:       Capisco!

Teodora:     Lo spero … ma per ora finiamola qui. Rivangare troppo il passato a volte non giova a nessuno. Quello che conta adesso è pensare a sposarsi … non so ancora con chi ma bisogna pensarci.

Tamar:       Ma come con chi? Non fai altro che spingermi tra le braccia di Luciana?! Non vorrai che sposi una terrona?

Teodora:     Oh madonna: ci manca solo quello! Non le frequentare eh! Gira al largo. Come ti vedono ti vogliono sposare. – “Ti faccio conoscere mio pace e mia mace”– E sei fritto! Saliamo va … lasciami fare! Sto verificando delle voci.

Tamar:       Voci di chi?

Teodora:     Degli stranieri che hanno rapito il Sergio. Pistola! … Andiamo su … se fosse per te proprio … lo sai che sei un cucù?

Scena settima

Il giorno dopo, mercoledì

Dolci:                   Sergio sono Dolci … posso? Niente: non si fa più vivo. Meglio. (Si aggira pensoso). E se affittassi la casa? Sarebbe un’idea. Ci sono tanti terroni che la cercano. Li metto dentro qui, una decina ci stanno. … diecimila al mese. Sono centoventi all’anno. … facciamo di più: ventimila! Chiedo a quelli che abitano nei ruderi presso il torrente. Se si trasferissero qui sarebbe meglio. Avrebbero la stazione più vicina. Lavorano tutti all’Alfa Romeo.

Spacca:       (Passa e vede Dolci). Cosa fai qui? Senti un po’ tu? Cosa ti avrebbe detto Sergio del palio?

Dolci:                   Mi ha lasciato mille e cinquecento lire d’anticipo.

Spacca:       Se ti dicessi che erano una vincita al totocalcio? E che non sa nemmeno di averli vinti? C’è ancora il foglietto che ho scritto io e questo vuol dire che non è rientrato. Tu sei un ladro!

Dolci:                   Piano con le accuse … sono disoccupato.

Spacca:       Perenne! Ti dico solo una cosa: stai attento!     

Teodora:     Eccolo qui  quello che viene chiamato col fischio. Lo sai da dove vengo? Dal ritrovo del comitato palio e pirlate simili. 

Spacca:       (Ride). Brava! Pirlate e basta. Hai capito? Io sgobbo settimane per raccogliere funghi e castagne poi arrivano quelli con le bancarelle dalle vallate circostanti e  mi fottono il ricavo. Per dirne una s’intende.

Dolci:                   Devo scappare.

Teodora:     Sei un ladro! Ha detto Della Spina che il palio non si fa quest’anno.  Questo qui è peggio di un terrone.

Spacca:       Maledetto! E ma stavolta lo tengo d’occhio. Intanto dico a Pasquale di non servirlo più.

Teodora:     Dice che lo paga sempre. E finché paga gli fa credito. E il Sergio non si vede più. Non pensavo che mi spiacesse tanto non vederlo.

Spacca:       Ti accorgi delle persone quando non ci sono più ... vado!

Teodora:     Perché pensi che sia morto?

Spacca:       Spero di no!

Teodora:     Mah! Vado anch’io! Ciao Spaccaquattro.

Spacca:       Non chiamarmi così! Mi da fastidio. Chiamami Tiburzio. (Se ne va).

Teodora:     Sei sicuro? Da quali monti scendi di preciso? Tiburzio, è mai possibile? Ma in che paese abito? Di cavernicoli?

Scena ottava

Verso sera

Luciana:     Entriamo da Sergio tanto non c’è. Hai parlato con la zia?

Tamar:       Per lei andrebbe bene … però dice che un matrimonio affrettato non è una buona maniera di iniziare la vita coniugale. 

Luciana:     Ha un mentalità antica. Mia mamma, per esempio, ha detto il contrario. –“Ma vai fuori dalle palle … sposati quel tuo Tamarindo e finiscila di piangere tutte le notti”. – Io piango sempre.

Tamar:       Per me? Adesso salgo e gliene dico quattro. (Si ferma un attimo). Veramente piangi per me?

Luciana:     Ti penso sempre. Menomale che lavoriamo assieme e l’occasione di vederti non manca.

Tamar:       Sono commosso. Non mi era mai capitato che qualcuna mi dicesse queste cose. Vedrò di accelerare il meccanismo. Oh Lionella stalle vicino: salgo un attimo.

Lionella:     Che novità è? Problemi?

Luciana:     La zia non è convinta.

Lionella:     Tra un mese lo saremo tutti … più convinti … me lo dici di chi è ‘sto bambino? Guarda che so tenete un segreto. Potrebbe capitare anche a me.

Luciana:     E invece è capitato a me. Si vede che sono più scema. (Sussurra all’orecchio dell’amica).

Lionella:     Tu sei pazza! Ti mancava solo quello? Ma, non ho parole! Lo sa?

Luciana:     Ha detto che non ne vuole sapere e di fare come credo. Taci che arriva. Hai fatto in fretta. Allora?

Tamar:       Ha detto di lasciar passare almeno un anno dal giorno del fidanzamento ufficiale.

Lionella:     Alla faccia della modernità. Un anno! Fanno a tempo a nascere i fichi secchi! Sto dicendo che la tiri troppo in là. Parlerò io con la zia? Ho qualche freccia in faretra. (Esce).

Luciana:     Cos’è che ha?

Tamar:       È un modo di dire … ha della carne sul fuoco.

Luciana:     Ed esce di casa?

Tamar:       Tu frequentavi la scuola il giovedì e la domenica? Tanto per saperlo.

Luciana:     Parliamo d’altro … se andassimo verso il capanno di Spacca a fare un giro? Eh? Dai vieni! Dicono che si vede un bel panorama anche quando piove.

Tamar:       Ah sì? Andiamo. Mi prendi per mano?

Luciana:     I fidanzati quando sono soli lo fanno e noi siamo quasi fidanzati.

Tamar:       È vero! Sì ma quando siamo per strada mi tieni a braccetto. Non diamo adito alla gente di pensare male.

Teodora:     (Piomba dentro). Dove state andando mano nella mano? Brutti … tu vieni con me dal dottore: accompagnami! Te vai a casa a preparare la dote. Sciollander. (Luciana se ne va).

Tamar:       Come la tratti male zia … non è da te!

Teodora:     Dobbiamo fare un discorso. Vieni. Chi ha detto a quella di salire? Menomale che l’ho zittita subito. È mai possibile che non ne combini una giusta? Ci fosse almeno Sergio a consigliarti. Ma lui niente: ha deciso di sparire (Alza la voce).

Tamar:       Mi hai sempre detto di trovarne una in grazia di dio e adesso che l’ho trovata ti lamenti?

Teodora:     Questa è di una categoria a parte. Siediti scemo di guerra. Se non ci fossi io … lo sai cosa mi ha detto la Portelli? Dopo. Arriva Pasquale. Hai visto, non c’è nemmeno oggi. Per me è morto.

Pasquale:    Sei drastica … io non mi preoccuperei tanto. Ha la casa qui, gli amici. Credimi non si abbandona il paese natio.

Tamar:       Non è di qui. È nato in un paese vicino a Milano.

Pasquale:    Non mi dire? Oh bella? Allora sarà andato là per motivi personali. Qualche eredità. Il fatto che vada e venga di tanto in tanto non significa nulla.  È solo che non lo vediamo.

Teodora:     Forse hai ragione tu. Vedrete che ce lo ritroveremo tra  i piedi all’improvviso. … guarda quel deficiente cosa sta facendo: ha rubato la bicicletta al ragazzo. 

Pasquale:    Quel Dolci … va punito. A proposito di Sergio: dagli questo se dovesse arrivare. È il foglio con scritto pagato, era finito sotto il mazzo. Tamarindo domani devi portare la spesa a quella signora sù in salita Moretto.  Sai andare in motorino senza ammazzarti? Cerca di farti pagate subito. A domani!

Teodora:     Stavo dicendo che la tua bella furbetta, qualche anno fa, è stata morosa di un tipo piuttosto su, uno con l’Alfa Romeo, il quale non l’ha voluta sposare per mancanza di dote. Questa ci vuole appioppare tutte le spese. È vero che te lo puoi permettere ma … nessuno sa! E questo cosa mi dice? Che è già stata di un altro. Fare accertamenti pre matrimoniali urgenti. Ma te sei un cucù e quindi.

Tamar:       La Lionella sa del lascito … una volta mi ha detto. – “Non sono come te che hai avuto l’eredità”. –

Teodora:     Qualcosa è trapelato ma di preciso non sa niente nessuno. Forse! Comunque, proprio per questo motivo, se la devi sposare … devi! Se la vuoi sposare devi fingere di essere più povero di lei. Lascia che ci mettano il più possibile così capiscono che non siamo danarosi … e basta. E anche se non è il modo ideale di comportasi … noi facciamo così perché … lo so io. Oh, qui non siamo in America dove si sposano alla mattina e alla sera chiedono il divorzio e chi si è visto si è visto.  Il matrimonio è eterno … e di soldi ce ne vogliono tanti … e ce li mettono loro. I tuoi li tieni d’acconto per qualche evenienza. Senza far sapere di averli. Li lasci alla Cariplo. Era per farti un quadro generale della situazione. Per cui ecco che un anno di riflessione lo devi prendere. Devi studiarla, farle dei trabocchetti per vedere se … hai capito? No! Mi sarei meravigliata del contrario. Inoltre consiglio passaggio studio dottor Carletti …  se è il caso.

Tamar:       Ahhhh, lo vedi a cosa serve il dottor Carletti? Fammi capire! Siamo passati da sposarsi subito a forse se è il caso. Zia è il caso!

Teodora:     Ti sei lasciato andare … sei passato dall’inerzia alla smania frenetica del fidanzamento. Chiederò in giro. Sai, è pur sempre gente che abita lontano dal centro. E cosa facciano, chi lo sa?

Tamar:       Anche noi non abitiamo in centro centro.

Teodora:     Cosa centriamo noi? Stiamo parlando di loro.

Tamar:       Secondo te chi sono i migliori cittadini del paese?

Teodora:     Noi! … Poi via via gli altri.

Tamar:       E Sergio?

Teodora:     Sergio quando torna vedremo dove metterlo … cosa c’entra Sergio?

Tamar:       Era per capire la situazione … generale! Zia hai provato a guardare nella cassetta delle lettere se per caso? (Teodora si precipita senza fiatare). Ho capito tutto! Si è innamorata . Di certo lo vorrà sposare … se è vero quello che dice Luciana e cioè che mi vuole fuori di casa al più presto è segno che l’intenzione ce l’ha. Però, anziché spronarmi, mi ostacola, anzi, mi consiglia quasi il contrario. … Ci voglio vedere chiaro. Luciana mi sta facendo credere che la zia mi vuol buttare fuori o è lei che macchina? Mi ama a tal punto? E tutto questo da quando? (Esce).  

Teodora:     È vuota! Oh Sergio, mi hai fatto un bello scherzo valà. Sei fuggito dal paese. Sento di aver perso ogni speranza. Troppo tardi … troppo! Per fortuna i soldi non mi mancano, per ora, ma quando finiranno chi si prenderà cura di me? Tamarindo ha un bel dire ma … Certo che   quel marchese voleva molto bene a mia sorella … chissà cosa gli fatto toccare. Il cielo! Qualche valvola di troppo. Non si donano soldi così ad una che non conosci nemmeno. Fare la domestica d’accordo, entrare in confidenza ma qui … quello che mi disse Enrica è tutto vero allora? Sto cercando di auto convincermi del contrario ma più ci penso e più mi rendo conto che è andata così. Per lo meno l’ha fatto per suo figlio. E quando lo si fa a fin di bene non c’è peccato. Il prete dice il contrario ma è un prete e non può che dire così. E alla fine di tutto questo io rimango sempre una povera scema in attesa che qualcuno mi prenda … qui i casi sono due: o non mi hanno voluta fin ora perchè temono che sia una poco di buono come pensano che lo sia stata mia sorella o perché sono io un po’ bigottona. Quando torna Sergio mi comporterò come non mai. E al diavolo l’onore della famiglia. È tempo di pensare a me stessa.

Scena nona

Giovedì  mattino

Spacca:       Sergio! Non è ancora arrivato. Ha detto che sarebbe rientrato stamattina. Treno in ritardo. Ciao Teodora … arriva eh. Ha telefonato che arriva. 

Teodora:     (Si vede che non sta più nella pelle ma tenta di nasconderlo). Arriva oggi? Era ora! Sei sicuro? Che sorpresona neh? Mi è venuto un brivido di freddo.

Spacca:       Sembra quasi che ti scappi la pipì. Ha telefonato alla Cesira di avvisarmi che arriva.

Teodora:     Perché non ha chiamato me? La Cesira è dunque al corrente? Non gli avrà messo gli occhi addosso per caso?

Spacca:       La Cesira? Ma cosa dici! Le piace la vedovanza. Ha detto che si sente libera … hai capito che tipo? Libera. Per me se la spassa. Passo più tardi. (Se ne va).

Teodora:     Hai capito la Cesira che furba?! Di scrupoli non se ne fa. Difatti in chiesa non si vede mai. Devo sondare il terreno. Se è vero che se la spassa … ci manca anche che la Cesira si metta in mezzo adesso. Oh madonna, sono conciata come una zingara, se arriva e mi vede così mi sputa in faccia. Mi cambio. (Esce).

Tamar:       (Passano e sostano). Zia … è scappata … che fretta ha? 

Luciana:     Avrà saputo qualcosa di grave. Pensiamo a noi piuttosto. Parliamo della data del matrimonio per esempio.

Tamar:       Te l’ho detto: bisogna aspettare un annetto.

Luciana:     E tu hai la pazienza di attendere tutto questo tempo?

Tamar:       No! Beh, sai com’è … Andiamo a fare quel giretto, quello del panorama?

Luciana:     Se mi sposi subito sì!

Tamar:       Beh … subito subito?  

Luciana:     Subito ha un solo significato.

Lionella:     (Passa e si ferma). Eccoli i nostri sposini. A quando la cerimonia?

Tamar:       Ci stiamo pensando … scusate ma devo scappare. Ciao!

Luciana:     Temo che abbia mangiato la foglia … non so come ma qualcosa lo trattiene … la vecchia.

Lionella:     Ho in faretra una freccia avvelenata. Vedrai che molla l’osso. Non pensare che ti aiuti gratis … se sarà necessario ricambierai il favore. Tu capisci che non si sa mai come va a finire dopo sposate.

Luciana:     D’accordo! Ci copriremo le spalle a vicenda.  (Se ne vanno).  

Un momento dopo

Pasquale:    Sergio! Forse è in ritardo il treno … il che è normale! Passo dopo. (Sta per uscire di casa ma sente dei rumori provenienti dalla  porta d’ingresso). Chi sarà?  

Dolci:                   Sergio sono io: Dolci!

Pasquale:    Ecco chi è! (Pasquale si nasconde dietro la porta di destra, lo vede solo il pubblico). Ladro!

Dolci:                   (Sbircia qua e là). Non c’è! Biglietti non ne vedo … è segno che non è rientrato. Vuol dire che posso affittare la casa. E nel frattempo mentre quelli si decidono come pago Pasquale? Non siamo nemmeno a fine mese e di soldi per pagarlo non ne ha lasciati. La cassetta delle elemosine è sempre vuota. L’altra volta mi è andata bene ma come dice il proverbio: non è sempre festa. Devo necessariamente allargare il giro delle conoscenze. Il trucchetto del palio è fallito … idioti, non lo fanno quest’anno. Avevo trovato il modo di incassare facilmente e invece mi hanno fottuto. Se andiamo di questo passo mi toccherà lavorare davvero. (Si aggira pensoso). L’unica è sposare qualcuna danarosa e sistemarsi per bene. Ma chi? Qualche meridionale! Noooo … non hanno una lira quelle. (Esce).

Teodora:     (Si precipita dentro, è molto elegante, sopra le righe direi). Sergio sono qui. Sergio? … Altro bidone? Dai su … salta fuori.

Pasquale:    (Da dietro la porta). Teodora?

Teodora:     Oh mamma che emozione. C’è. Stavolta lo circuisco. Gli salto in braccio così non può fare a meno di evitarmi. Andrà bene ‘sto vestito. Mi è già salita la pressione … che sia la menopausa? Anche quella mi manca. Sa di naftalina sto coso.  Esci!

Pasquale:    Sei sicura di volermi vedere?

Teodora:     Tu comincia ad uscire poi vedi.

Pasquale:    Esco allora? Non mi aggredire però.

Teodora:     Non la fare lunga: esci! Madonna che bambinone è diventato? 

Pasquale:    Eccomi qui.

Teodora:     Sei tu? Cosa fai, ti nascondi? Mi pareva strano che Sergio si lasciasse andare a bambinate … perché sei qui? (Delusione totale).

Pasquale:    Lo sto aspettando come te, ma tarda.

Teodora:     Io non lo sto affatto aspettando … sono capitata dentro per caso. Passavo davanti, ho sentito delle voci e ha buttato dentro un occhio.

Pasquale:    Allora stai andando a qualche cerimonia importante. Si sposano di già?

Teodora:     Chi? Mio nipote … vedremo vedremo. Quand’è così, se arriva  salutamelo. (Esce).

Pasquale:    Mah! È perfino commovente. Andiamo in negozio, quando arriva passa lui. … Non mancherò di salutarlo. Che cotta si è presa? Glielo dico o lascio che gli eventi facciano il loro corso? Intanto sistemo lo sciacallo. Porca miseria: ha rubato i soldi della spesa che aveva lasciato? Quindi ne ha messi il doppio? Stavolta … vado dal prete e racconto tutto. Ci penserà lui. E per quel che riguarda il palio … Della Spina mi sente. Ah stavolta mi sente. Maledetto.

Scena decima

Il giorno dopo, venerdì verso sera

Sergio:        Eccoci qui … nessun comitato di ricevimento. Strano! Li facevo più paesanotti. Meglio! Forse mi aspettavano ieri … un contrattempo. Vediamo un po’ se c’è qualcosa da pagare … no! Sono stanco morto. Che settimana ragazzi. Certo che la vita di città è spossante. Tutte le sere ce n’è una se non due … teatro, cinema, musica … ma nemmeno se rimanessi per sempre qui non riuscirei mai a fare quello che in un mese faccio in città. E il bello deve ancora venire. Settimana prossima  rideremo. Ma sì, smantello tutto questo marciume e via. Roba nuova! (Si guarda intorno). L’affitterò a qualcuno del paese. (Va in camera).

Spacca:       Sergio ci sei?

Sergio:        Sono qui Tiburzio …

Spacca:       (Convenevoli). La madonna dove sei stato tutto questo tempo? In America? Qui la gente si preoccupa. La Teodora è in ansia.

Sergio:        Non mi dire? Sono tornato per sistemare delle faccende qui in paese. Ho visto con piacere che abbiamo vinto al totocalcio?

Spacca:       Sì, ma i soldi che ti avevo lasciato li ha rubati il Dolci.

Sergio:        Chi se ne frega lasciaglieli, tanto … ho cambiato lavoro, adesso guadagno il triplo di prima. Lavoro in un una grande azienda. Acqua in bocca: non voglio che si sappia. Tra l’altro sono diventato ragioniere.

Spacca:       Ah ecco il perché dei libri … l’hai tenuto ben segreto il fatto.

Sergio:        Ma sì! A chi interessa? A nessuno, lo dico a te perché sei un amico.

Spacca:       Allora se dovessi aver bisogno mi aiuteresti coi conti?

Sergio:        Certamente! Ci mancherebbe! A proposito di conti, ti lascio qualcosa per la schedina: pensaci tu. Ti lascio dieci mila di anticipo per la prossima stagione.

Spacca:       Te ne vai di nuovo? Oh porca miseria … ci abbandoni allora?

Sergio:        Abbassa la voce, se ti sente scende come un fulmine. Non ho voglia di vederla.

Spacca:       Ti corre dietro lo sai? Ieri Pasquale mentre ti aspettava l’ha sentita entrare  … credeva che fossi tu … era tutta in ghingheri.  

Sergio:        Oh mamma mia che guaio. Comunque domani parto presto e per una settimana sono a posto … poi si vedrà. Dici che Pasquale è ancora in negozio? Facciamo un salto. (Escono).

Teodora:     (Entra di corsa). Sergio ti ho sentito … falso allarme! Non avrò le travecole per caso? Porca miseria non voglio arrivare al punto di sognarlo anche di notte.– “Teodora: dignità. Non sei una bambina”. – … Ma porca miseria, non me ne va una dritta. Peggio per lui. Vado a letto a dormire.

Tamar:       Zia? Sei andata ad un funerale per caso? Perché sei vestita dalla festa?

Teodora:     Perché alle volte … mi va così. Va bene? Li tengo chiusi nell’armadio per mesi e … ogni tantogli faccio prendere un po’ d’aria. Alla sera! Guarda un po’? Contento adesso?

Tamar:       Zia, ero contento anche prima.

Teodora:     Da quando hai trovato la pulzella sei cambiato parecchio. In peggio!

Tamar:       È bella la Luciana! Andiamo a casa.

Teodora:     Dimmi se sto bene  vestita così? Potrei far colpo?

Tamar:       Sembri la zia Abelarda.

Teodora:     Brutto disgraziato … fila. Se sono zia Abelarda tu sei pur sempre il nipote.

Tamar:       Eh.

FINE SECONDO ATTO

TERZO ATTO


Scena prima

La domenica di fine luglio sera

Sergio:        (Entra con una valigia). Chiudiamoci dentro onde evitare discussioni inutili:  – “Dove sei stato, ti credevamo morto, sei dimagrito … non sarai diventato comunista?” – E sì perché sarebbe un guaio diventare comunisti. Si va all’inferno. Non hanno mai visto uno sciopero in vita loro … scommetto che non sanno nemmeno cos’è successo a Reggio Emilia o a Genova. Per fortuna quello scellerato di governo si è dimesso. Branco di deficienti … tanto tra un po’ ci sono le olimpiadi  e ci si dimenticherà di tutto e avanti … mentalità del cavolo. Pensiamo a noi. Che giorno è? Venti luglio. Una settimana e sgombriamo tutto qui. Cosa mi conviene fare: vendere o affittare? Vedremo più in là. Adesso vado a dormire. (Va nella camera da letto).

Scena seconda

Il mattino dopo, lunedì

Sergio:        (Esce dalla camera in pigiama). Forza Sergio ancora una settimana di lavoro e poi le ferie e dopo chi si è visto si è visto. Sono quasi le sei. Mi cambio e vado. (Esce e rientra ben vestito). Il settimanale, il portafoglio, la cartella … in settimana mi consegnano l’automobile e così evito di prendere il treno del far west almeno per quest’ultimo mese di andirivieni … vado! Lascio aperto? Ma sì … se venisse qualcuno a prendere i mobili mi farebbe un favore. (Esce). 

Poco dopo

Teodora:     Stavolta l’ho preso in pieno. Sergio, lo so che ci sei: salta fuori dal letto. Fingi di dormire eh? (Esce e rientra, cambia il tono di voce). – “Signor Fraschini sono la dottoressa Bottini!”. – Niente: non ci casca! 

Spacca:       (Passa davanti alla porta). Teodora?! Non è un po’ presto per ballare in giro? Lascialo perdere il Sergio … è cambiato parecchio: sembra un’altra persona.

Teodora:     Allora l’hai sentito? Oh porca bestia! È ripartito subito? Non c’è! Perché mi guardi estasiato? Non far caso al vestito. L’ho messo per andare in chiesa. Messa prima oggi.

Spacca:       Se ti vedono gli zingari ti rapiscono … corri a casa a cambiarti. Non vorrei perdere anche te.

Teodora:     Perchè anche me?

Spacca:       Era per dire … torna a casa Teodora. Di messe ne hai già sentite tante. Scappo perché ho la mietitura. Mi viene la mietitrebbia. Speriamo bene. Ciao! (Qualche volta i personaggi passano in bicicletta) .

Teodora:     (Si siede). Torna a casa … a fare? Senza il Sergio … troppo tardi, è troppo tardi ormai. La palla si prende al balzo. Avrei dovuto accettare la corte dieci anni fa quando sembrava invaghito ma per non fare figuracce l’ho rifiutato. Una donna rovinata dalla vergogna: ecco cosa sono … morirò sola come un cane. Tamarindo prima o poi se ne andrà e sarò costretta a prendermi un gatto come compagno di vita … bella prospettiva! (Si asciuga le lacrime). … Vado a confessarmi? Sono già in piedi. Cosa gli racconto? Come entro in confessionale mi assolve senza nemmeno lasciarmi parlare: – “Che peccati hai commesso tu? Ma vai a casa. I peccati li commettono altre.” – Se Don Luigi potesse parlare liberamente chissà che scandali ci sarebbero in paese. Penso che il segreto confessionale l’abbiano messo apposta per quello. Sanno che tace e si liberano la coscienza. L’avessi io una coscienza da liberare. Peccati da dottor Carletti per esempio. Porca miseria, da un po’ di tempo mi vengono dei pensieri cattivi. Sono combattuta …  (Esce).

Scena terza

Verso mezzogiorno

Luciana:     (Passa con Tamarindo). Fa caldo neh? Questa è la stagione ideale per  i matrimoni. Hai visto fuori dalla chiesa quante pubblicazioni? Tra  un po’ ci saranno anche le nostre.

Tamar:       Eh sì! Luciana sai che ultimamente ti trovo più … rotondetta? 

Luciana:     Quando arriva l’estate tendo ad arrotondarmi un po’. Mangio di continuo.

Tamar:       È per quello allora?

Luciana:     Ma sì … non mi controllo sul mangiare. Alla sera sopratutto. Dolci, caramelle che mi metto in tasca durante il giorno. Vedrai che tra un po’ torno quella di prima. Ci vediamo tra un paio d’ore: ciao!

Lionella:     Sono arrivata tardi: volevo dirle un cosa … stasera la vedo. Allora? Decisi a fare il passo fatale? Fai in fretta Tamarindo, quella non ti aspetta. Prendila al volo dammi retta. È bella, sta bene di famiglia, ti ama alla follia … dimmi tu cosa può desiderare un uomo. 

Tamar:       Che stia bene di famiglia non mi risulta, anzi è vero il contrario. Ti posso raccontare una storia? Sali da me un quarto d’ora.

Lionella:     Faccio tardi se salgo da te, sai che ho solo un’ora per mangiare e sono già le dodici e un quarto: dimmi in fretta.

Tamar:       Ho saputo da mia zia che un po’ di tempo fa era fidanzata con uno piuttosto benestante ma al momento di stabilire la data delle nozze l’ha piantata. Si dice che non avesse una dote sufficiente!

Lionella:     Per quello dici? Credevo chissà cosa … credimi: di dote ne ha! Te la prendi già dotata. Parlo io con Teodora, vedrai che si convince del contrario. Ciao!

Tamar:       O la signora Maria mente o mia zia è troppo pretenziosa. Buongiorno signora cerca qualcuno?

Antonella:  Il civico trentuno di via Mazzini è questo vero?

Tamar:       Sì! Ah … non faccia caso: non sono il proprietario. Siccome da un po’ il signor Sergio non si fa vedere diamo un’occhiata alla casa. Non la chiude mai! 

Antonella:  A giudicare dallo stato in cui si trova capisco il perché. So che ora è fuori paese. Non importa. Se lo vedi non dirgli che sono passata. Essendo già da queste parti ho approfittato per fare un giretto tanto per curiosità.

Tamar:       Conosce il proprietario?

Antonella: Sergio Fraschini? Altroché se lo conosco. Scappo perché ho premura.

Teodora:     (Arriva  preoccupata). Allora sali o no? Gli spaghetti saranno gelati. Chi è quella pagliacciona? Una di quelle? Stai attento.

Tamar:       Chi sia non lo so ma di certo conosce molto bene il Sergio. Sa che non è in paese.

Teodora:     Se sa che non c’è perché è venuta? Non potevi chiedere? Lo sapevo che aveva parenti verso Milano ... che sia la cugina? … Marcella mi pare! Sembra una di quelle. … Sei un pirla proprio … dovevi chiamarmi almeno avrei saputo dove si trova. Guarda … Sali! Fila! Adesso vado un attimo dalla Roncoroni, la vicina di casa della Luciana. Ha qualcosa da dirmi.

Tamar:       Sono anni che non la vedi!

Teodora:     L’ho vista stamattina in chiesa a confessarsi … e nella confessione privata abbiamo parlato del più e del meno … e … vai su!

Scena quarta

Il sabato della settimana successiva verso mezzogiorno

Pasquale:    Allora ha intenzione di risistemare tutto qui? Dove ha preso i soldi?

Spacca:       Ha detto che guadagna il triplo rispetto a prima. Fa il ragioniere adesso. Ti ricordi quando lo vedevamo coi libri … ecco. Andava a scuola serale. Si è diplomato in ragioneria.

Pasquale:    Osti … è diventato ragioniere? … Hai capito? Bravo! Ma sì … in questi paesi è così .. o hai un’attività in proprio e guadagni quello che vuoi o sei costretto a stare sotto padrone per due lire. E avere un titolo ti apre le porte.

Spacca:       Però non mi ha voluto dire dove sta, ha detto che ci farà una sorpresa.

Pasquale:    Questo è capacissimo di farcela. 

Spacca:       Cos’è oggi: sabato? Da lunedì è in ferie e torna. Chissà la Teodora com’è contenta. Per me si è presa una cotta proprio perché si è allontanato.  Finché è rimasto qui ha creduto che …

Pasquale:    Forse pensava che fosse una cosa fatta e che prima o poi si sarebbe dichiarato lui.

Spacca:       Esatto. Vado! Ah Pasquale, che fine ha fatto il Dolci?

Pasquale:    Non lo sai? L’hanno beccato con le mani nel sacco. È sul giornale di martedì … ha finito di fare il furbo. Vieni in negozio. Ho conservato la pagina.

Spacca:       Lo sapevo che saremmo finiti sul giornale. Chissà cosa penseranno di noi. Un paese tranquillo … gente onesta che sgobba … e  poi … c’è il delinquente che ti rovina la reputazione.

Pasquale:    Il bello è che danno sempre la colpa ai terroni … che sono quello che sono eh … ma ogni tanto non c’entrano. A meno che il Dolci abbia origini meridionali.

Spacca:       Lo vedi, gira e rigira salta fuori il marcio. Ci sentiamo Pasquale.

Pasquale:    Il fatto è che questi meridionali … sempre meglio dei veneti eh.

Spacca:       Qui da noi dicono che è meglio un terrone in casa che un veneto sulla porta.

Pasquale:    Ah sì! Comunque questi meridionali o sono manovali o sono maestri, professori, impiegati statali.

Spacca:       Poliziotti, carabinieri. Gente che non fa niente tutto il giorno mentre noi ci ammazziamo di fatica. E poi, invece di lasciarli a casa loro, li mandano qui … hai sentito le mamme? Sono preoccupate perché quei maestri che sono arrivati non parlano l’italiano come noi …  invece di dire tre … dicono c’è … quaccio al posto di quattro … c’è preoccupazione: si imbastardiscono le lingue.

Pasquale:    Ma ti dico io che paese è diventato. E le tasse le paghiamo noi per tutti. Mah! Ti saluto. Tiburzio chi è quello con la mille e cento?

Spacca:       Ma è il Sergio … oh porca vacca … ma è lui? Oh Gesù Gesù … hai capito? È tornato con la macchina. C’è qualcosa di losco qui …

Pasquale:    Addirittura! È arrivato in mille e cento. Eccolo qui il Sergio. Allora?

Sergio:        Sono in ferie. Vi piace la macchinetta? Un po’ in contanti un po’ a rate ed è belle che fatto. Ho molte cose da dirvi … molte!

Spacca:       Noi poche! Anzi: niente!

Pasquale:    Hanno preso il Dolci … tutto qui!

Sergio:        Allora … non so nemmeno da che parte cominciare. Se andassimo al bar?

Spacca:       Come preferisci. Fin quando rimani?

Sergio:        Fino al trentuno di agosto, tra un andirivieni e l’altro … vi spiego. Ho deciso di rimettere a nuovo la casa. Questa!

Pasquale:    Oh porca bestia?! Ci vieni ad abitare ancora o l’affitti?

Sergio:        Vado ad abitare a Milano. Ma le novità non sono finite.

Teodora:     Ahhhh … finalmente ti becco.

Sergio:        Ciao Teodora. Ti vedo in forma … e che bel vestito hai.

Teodora:     E cosa vuoi, ogni tanto lo tiro fuori dall’armadio. Dove sei stato tutto questo tempo? In galera? Sto scherzando … dai sentiamo un po’?

Sergio:        Cosa vuoi sentire? Per esempio che ho intenzione di prendere moglie e che voglio rimettere a nuovo la casa …  (Abbraccia Teodora fraternamente).  

Teodora:     (Non capisce più niente, pensa di essere lei la futura sposa). Sono proprio contenta. Ce n’hai messo di tempo a deciderti. Sono contenta. Dove state andando? Vengo anch’io?

Spacca:       Cose da maschi … peccati inconfessabili. Hai tutto il tempo per chiacchierare: adesso sta a casa.

Teodora:     Ho capito! Ti preparo qualcosa da mangiare?

Sergio:        Me lo ha già offerto lui … facciamo per domani? Andiamo intanto …

Teodora:     È fatta ragazzi … stavolta non me lo lascio scappare. Brutto malandrino sei tornato all’ovile eh? … Mi deve raccontare tutto. Lo concupisco, concubisco … quello che è, ma non me lo lascio scappare di nuovo. (Si ferma un attimo). Non si abbraccia una ragazza così a gratis. C’è volontà.

Scena quinta

Il giorno dopo

Antonella:  (Si affaccia alla porta del cortile. Si vede che vive in una grande città). C’è la macchina. Sergio? L’aspetto, tanto so che è in paese. Certo che qui di lavori da fare ce ne sono parecchi … l’ha trascurato troppo. Se fossi in lui lo venderei così com’è. (Accende una sigaretta). Avrà un posacenere? ‘Sti paesani … sono rimasti indietro cent’anni. Gettano tutto per terra. Spero che Sergio si comporti diversamente una volta sposati. E di là che ci sarà? (Entra nella porta di destra).  

Teodora:     (Entra dalla porta del cortile con un vaso pieno di fiori e lo lascia sul tavolo. Non parla ed esce subito gag a piacere).

Antonella:  Chi li ha portati? Non c’è nemmeno un biglietto! Spasimante? Ueilà Sergio non avevi detto di avere corteggiatrici locali … vuol dire che piace. Oh dio, io avrei portato altri fiori ... i papaveri e i fiordalisi li trovi ovunque in campagna. Capirai che sforzo. Sono paesani anche nelle manifestazioni sentimentali.

Tamar:       (Passa e vede la signora). Buongiorno … guardi che non c’è!  

Antonella:  C’è la sua automobile. Quella verde … quella blu è mia.

Tamar:       Lei ha la macchina? Orco … e dove abita?

Antonella:  A Milano! Tu invece abiti qui intorno?

Tamar:       Sopra, con mia zia.

Antonella:  Alla tua età abiti ancora con la zia? Sei orfano? Capisco. Quanti anni hai?

Tamar:       Quest’anno venticinque.

Antonella:  Sei fidanzato?

Tamar:       Insomma …. Mi vogliono far sposare una ragazza di qui … una di trent’anni.

Antonella:  Male … se fossi in te ci penserei bene prima di compiere il passo.

Tamar:       Ha anche premura di sposarsi.

Antonella:  Molto male.

Tamar:       Perchè dice così?

Antonella:  Senti … che cosa fai ... lavori o … (Tamarindo annuisce). Titoli di studio?

Tamar:       Medie!

Antonella:  Non male ma … non c’è un posto qui dove parlare senza essere spiati … un bar.

Tamar:       Si può andare in chiesa … a quest’ora non c’è nessuno.

Antonella:  In chiesa? Oh signore cosa mi tocca sentire … e va bene: andiamo in chiesa. È bella da vedere almeno? Sai che saranno dieci anni che non entro in una chiesa?

Tamar:       Io ci vado poco … giusto la messa alla domenica … e non sempre. Sono quattro passi.

Antonella:  Dimmi un po’: il Sergio che tipo è?  

Tamar:       Per quel che ne so è uno in gamba … però sa … uno crede una cosa e invece poi … glielo dico proprio perché è un’estranea. Mia zia è innamorata di Sergio. Ma lui non lo sa! 

Antonella:  Ah ecco … andiamo in chiesa va. Passo dopo a salutare Sergio. Devo essere a Milano per sera (buio).

Scena sesta

Il giorno dopo, lunedì

Sergio:        (Entra dalla porta di destra … Passa Tamarindo). Tamarindo … ascolta … entra. Chiudo perché qui è come stare in piazza … mi ha detto Antonella che ti stanno obbligando a sposare la Luciana.

Tamar:       Obbligando … Mia zia era contraria fino a ieri mattina poi ieri sera mi ha fatto un discorso strano. Non la capisco.

Sergio:        Ah Tamarindo … quelle tue amiche sono furbette. Non ti fidare.

Tamar:       Eh … c’è qualcosa che non va in questa storia ma …(pensa) cosa devo fare Sergio? Mi prendo quella o mollo tutto e vengo a Milano con voi come ha suggerito la signora?

Sergio:        Non la sposare dammi retta.

Tamar:       Ecco. Vado a dirle che non mi sposo più? A proposito della signora. Chi è?

Sergio:        Chi è? Tra un mesetto lo vedrai.

Teodora:     Sergio … apri! Sei qui tu?! Diglielo che è ora di sposarsi.

Tamar:       Sì ma non con quella. Perchè hai cambiato idea?

Teodora:     Perché … è una brava ragazza. E poi … ci sono delle cose … che so io.

Sergio:        (Intuisce qualcosa). Sentite, a me delle vostre storie proprio … Vado via un attimo.   

Teodora;     Scappi? Non riesco a parlargli … è come una molla. Certe cose vanno dette di persona … e in fretta. … hai parlato con la Luciana? Cosa aspetti? La carrozza?

Tamar:       Chi ti ha fatto cambiare idea? La Lionella?  

Teodora:     Non farmi ridere …

Tamar:       Zia, cosa mi nascondi?

Teodora:     Niente … cosa devo nascondere? Sto pensando al dopo, a quando non ci sarai più … chi mi manterrà? … Sto per chiedere a Sergio di sposarmi. Ecco! Segreto svelato!

Tamar:       Quand’è così. Ad ogni modo io quella non la sposo. Vado a casa. (Esce).

Teodora:     Che abbia capito? Da chi ha saputo? (Si siede). Ma porca miseria … quella spiffera tutto di mia sorella. Maledetta … come ha saputo! Con chi ha parlato? Si verrebbe a sapere la faccenda del marchese e di come Enrica ha avuto il lascito … che vergogna! Lo devo convincere. Adesso salgo e lo convinco. Per il buon nome della famiglia  si sposa la scemetta incinta. Ma scherziamo qui. E pensare che la facevo una santarellina. Che ingenua sono stata. Convincerò il Sergio a parlargli.  

Antonella:  (Appare sulla porta del cortile). Scusi buona donna ha visto Sergio per caso? 

Teodora:     Penso che non siano affari suoi. Il mio fidanzato non deve rispondere a nessuno. (Altezzosa).

Antonella:  Ah ma siete fidanzati? Non lo sapevo?

Teodora:     Da anni. Non lo sa nessuno ma lo siamo. Certe cose è meglio tenerle segrete. In paese la gente mormora.

Antonella:  Ha ragione! Comunque sia, lo aspetto. 

Teodora:     Ah per me può rimanere cent’anni. Buongiorno.

Antonella:  Questa dev’essere l’innamorata anzianotta di cui mi ha parlato. Sai che paura mi fa.

Teodora:     (Ritorna indietro). E si ricordi che abbiamo già fissato la data delle nozze … buona donna! (Esce).

Antonella:  Congratulazioni! Ma ti dico io ‘ste paesanotte. Allora Sergio dove ti sei cacciato? Dai fatti vedere che devo andare dalla nonna. E questi chi sono: amici? Che combriccola di zoticoni.

Pasquale:    (Arriva con Spaccaquattro e Sergio). Sappiamo tutto! Felicitazioni signora.

Spacca:       Trovassi io una bella signora così … Bravi! A quando il lieto evento?

Sergio:        Il tre settembre. Se tutto fila liscio.

Pasquale:    A Milano naturalmente?

Spacca:       Se è di Milano si sposano a Milano.

Antonella:  Ci si può sposare dove si vuole ma noi preferiamo in duomo!

Pasquale:    Osti addirittura? Roba in grande. Sei diventato un personaggio importante. Non ci invitare. Ti faremmo fare delle figure da cioccolataio. Invita solo Teodora. Ultimamente sfoggia abiti chic a ripetizione.

Sergio:        Come glielo dico? Si accettano suggerimenti.

Antonella:  Ha appena detto che siete fidanzati … era qui un attimo fa. Credo!

Sergio:        Perfetto! Sei venuta sù in macchina? (Antonella annuisce).

Pasquale:    (A Spacca). Ha pure la macchina … altro mondo caro!

Spacca:       Sai che quasi sono geloso del Sergio? Se mi gira vendo tutto e mi trasferisco a Milano.

Pasquale:    Ma cosa dici … andiamo piuttosto … bene, allora stasera siete miei ospiti?

Sergio:        Non possiamo. Dobbiamo rientrare. Ecco fatto!

Antonella:  Questi due sono scapoli? Uno di loro non potrebbe prendersi la tua spasimante? Una volta vestita decentemente … voglio dire: non è da buttar via!

Sergio:        Sì ma quello che mi preoccupa è Tamarindo. … Devi sapere che quelle due amiche che ha non sono proprio delle brave ragazze … sono un po’ farfallone e  cercano di tenere nascosti i fatti loro ma qui, in un paese così, come sposti una paglia  lo sanno tutti. (Passa Tamarindo). Tamarindo … entra un attimo.

Tamar:       Lasciatemi perdere … ho saputo proprio adesso certe cose sulla mia futura moglie non proprio belle. Una telefonata anonima. È incinta!

Sergio:        Cosa ti dicevo? (Ad Antonella). E te la stanno appioppando. E tu fesso te la pigli! E tua zia?

Tamar:       La telefonata l’ho presa io. Mia zia continua a dire che è meglio per tutti se la sposo. Ma non mi dice il perché. 

Antonella:  Beh sentite, io vado da mia nonna, ne approfitto intanto che sono qui in zona. Se venisse a sapere che sono da queste parti e non la vado a trovare non me lo perdonerebbe. Non sei obbligato a sposarla quindi prendi i quattro stracci che hai e  vieni a Milano. Il lavoro te lo assicuro io. La casa c’è … vedi tu! Sergio per sera rientri?

Sergio:        Sì, sistemo due cose … Ha ragione Antonella. Lascia tutto. Ti accompagno alla macchina. 

Tamar:       Buongiorno signora. Perché devo sposare una così … quale onore devo salvare … di chi?! Sparisco pure io per un po’ come ha fatto Sergio e chi si è visto si è visto. Cara zia mi spiace ma non sono scemo. Diventerei la barzelletta del paese. –  “Hai sentito della Luciana … ha sposato quel cretino del Tamarindo pur essendo incinta di tre mesi e lui non lo sapeva”. – E no cara … se la sposa quello che ha commesso il fatto.

Lionella:     Ti stavo cercando. Guarda chi c’è? La tua mogliettina.

Luciana:     Ciao … ti ricordi che stasera sei invitato a casa per il fidanzamento e che domani andiamo dal prete per le carte ed entro la metà di agosto ci sposiamo.  

Tamar:       Che piano! Mi sembra di stare in America. Però, adesso che ti guardo meglio, sembri dimagrita.

Luciana:     Ah sì? Mangio meno. A stasera. (Se ne vanno).

Tamar:       Anch’io mangio meno ma per altri motivi. Sergio … fammi sparire per un paio di settimane.

Sergio:        (Rientra). Ti sta soffocando eh?

Tamar:       Parecchio! Quando torni a Milano?

Sergio:        Parto verso sera … ti voglio confessare una cosa … perché non vieni con me? 

Tamar:       Dico alla zia che mi porti a teatro?

Sergio:        Glielo dico io. (Buio)

Scena settima

Il giorno dopo, pomeriggio

Teodora:     Lo porto con me e lo tengo a dormire … ma dove? A teatro ha detto! Quale teatro c’è qui intorno?

Spacca:       Teatri fino a Milano non ce ne sono. Non temere! Oggi torna.

Teodora:     Ieri sera avevamo la festa di fidanzamento e non ci siamo presentati. Bella figura. Mi sono dovuta inventare la polmonite … a fine luglio.

Spacca:       Forse è destino che non si sposino. Ciao!

Teodora:     Sì ciao … sta impazzendo quello … non solo fa impazzire me ma pure Tamarindo adesso. Ah, eccoli … è in macchina? Ha la macchina? Oh porca bestia hai capito … e sono vestita da stracciona un’altra volta. Lui arriva in automobile e io mi presento come una barbona. Non mi faccio vedere. (Esce).

Tamar:       Grazie Sergio … parlo con la zia e poi ti faccio sapere. E anche se dovesse dire di no, faccio come voglio.

Luciana:     (Passa e si ferma). Tamarindo non sei malato? Teodora ha detto che hai la febbre a quaranta?

Tamar:       Sìììì … vengo adesso dal dottore. Vero Sergio?

Sergio:        Vero! Sali, non prendere freddo. Non vorrei che saltasse il circuito … (Tamarindo esce). Allora Luciana come va? Fatti guardare? Eh però! Ho sentito che ti sposi.

Luciana:     Eh sì … tra quindici giorni se tutto va bene. Vado a trovare il malato prima che mi muoia. E tu come stai … bene vedo.

Sergio:        Vai vai … te ne accorgerai. (Rientra Teodora). Teodora? Fatti vedere? Come sei cambiata … mamma mia come sei cambiata. Sembri un’altra! Ti vesti all’ultima moda.

Teodora:     Eh caro … si cambia ... è stando lontano che si apprezzano di più le doti delle persone perché avendole sempre sott’occhio sfuggono i particolari interessanti.  Sergio, non la facciamo lunga: mi vuoi sposare?

Sergio:        (Cedimento di gambe). Osti Teodora, così su due piedi … queste sono decisioni importanti. Ti vedo decisa come non mai. Facciamo così: ci penso un mesetto e poi … perché non lasci che si sposino quei due prima? 

Teodora:     Fa storie. Si è messo in testa di cambiare paese. Scommetto che sei stato tu?  

Sergio:        Teodora … la Luciana è incinta di tre mesi … si comincia a vedere: è una follia!

Teodora:     Cosa gliene frega se è incinta, non sa nemmeno cosa vuol dire. Si ritrova con un figlio senza nemmeno fare fatica.

Sergio:        Teodora, ha detto Tamarindo che hai cambiato idea in mezza giornata …  Ahhhh: ho capito. Adesso ho capito il discorso … È per quella storia di tua sorella che ti comporti così? Sappi che non gliene frega niente a nessuno. 

Teodora:     Lo dici tu. La Lionella sa tutto. E ha giurato di spifferare. E quindi se la sposa.

Sergio:        Sa tutto? Qand’è così mi spiace Teodora: non ti voglio!

Teodora:     Cosa c’entriamo noi con loro? Sono una persona per bene cosa credi?

Sergio:        Anche tua sorella lo era. Se ha fatto quel che ha fatto era per necessità e tu lo sai. E per questo motivo non ti voglio. 

Teodora:     Ce l’hai con me perché anni fa ti ho rifiutato? Guardami, non vedi in me  una donna appassionata. Matura?

Sergio:        È proprio quel termine che mi fa paura. (Tra sé). Risolvi la questione di tuo nipote e poi ne parliamo. Vai su!

Teodora:     Mi cacci via? Non sai cosa perdi. (Esce).

Sergio:        Tu non sai quello che acquisto io però. La mia Antonella … bella, più giovane di me e ricca. E quando torneremo in paese la guarderanno tutti:  – “Ma chi è? … La moglie di Sergio Fraschini … è di Milano … ha la macchina e fuma! Bestia che donna!”. –  Ma dico?! Ma quando mai un ragioniere di concetto che lavora a Milano si prende una contadinotta di paese e per giunta più vecchia di lui. Vi lascio alle vostre beghe di cortile. … a proposito, dovrebbe arrivare tra poco assieme al geometra per visionare il rudere qui … dovrò mettere un cartello con scritto … cosa scrivo? Affittasi! Vendesi? A chi? A qualche coppia di sposini … peccato che Tamarindo non si sposa più. Oh Pasquale.

Pasquale:    Tutto bene Sergio? Ascolta ... l’appartamento te lo ritiro io … lascialo così com’è. Ci metto dentro un po’ di quei terroni che ballano in giro. Non spendo nemmeno una lira per sistemarlo. A loro va sempre bene.

Sergio:        Quand’è così si può fare. Sto giusto aspettando un geometra per visionare … d’accordo: te lo vendo così com’è! Sentiamo cosa dice il geometra e poi concludiamo. Andiamo a prenderci un aperitivo. A Milano lo fanno tutti ormai … devi vedere che fila fuori dai bar.

Pasquale:    Saranno vent’anni che non vado a Milano. Guarda il Tiburzio … Ueilà, andiamo a bere l’ape … cos’è? 

Spacca:       Eccoli qui … venite al bar che vi offro un aperitivo.

Pasquale:    Sai cos’è?

Spacca:       Oh! L’ho visto in televisione. Oggi si fa l’aperitivo. Non lo sai? Qui bisogna stare al passo eh. Un Punt e mes e via. Ma scherzi.

Scena ottava

Qualche giorno dopo

Teodora:     Verrà prima  o poi?! E qui l’aspetto! Ti faccio vedere chi è Teodora. Pasquale cosa fai qui?

Pasquale:    Andiamo dal notaio per il rogito: mi vende l’appartamento.

Teodora:     Questo? Stai scherzando?

Pasquale:    Dico sul serio. Ci piazzo dentro un po’ di meridionali.

Teodora:     Quindi ha intenzione di comprarsi un’altra casa in paese?  

Pasquale:    Ma no! Va a vivere a Milano!

Teodora:     Dopo sposato?

Pasquale:    Esatto! Passo più tardi. Mandamelo in negozio se arriva. Ciao.

Teodora:     Madonna mi sta venendo la febbre … mi porta a Milano allora? Oh signore che sorpresa folgorante … mi sento male al solo pensarci. Ha fatto la manfrina per … Ci sono anche i tram  … come si fa a prenderli? Teodora non fantasticare prima del tempo. Piedi per terra! A chi lo dico? A nessuno! Lo faccio sapere a tutti per sentirmi deridere. Oh, ma dico. Sarò anche una paesanotta ma … Vado ad informare Tamarindo.

Tamar:       Zia ti stavo cercando. I genitori di Luciana ti vogliono parlare: subito!

Teodora:     Guarda, non è il momento … mi è venuto il mal di testa. Ho saputo una cosa. Oh bestia, un crampo al polpaccio. Sarà l’emozione … Cosa vogliono? È per il rinfresco forse? Tanto lo pagano loro.

Tamar:       Gli ho detto che non ci sposiamo più. Troppa dote.

Teodora:     Tu sei scemo! Come troppa dote?

Tamar:       È incinta. Lo sai anche tu.

Teodora:     Mi sta crollando il mondo addosso. Senti troppe favole tu. E se non fosse vero?  (Si sente male o finge).

Tamar:       Si vede zia! E poi me lo ha detto anche un uccellino!

Teodora:     Sei diventato san Francesco per caso? Siamo rovinati.

Tamar:       Siamo rovinati? Siamo salvi! Pensa allo scandalo?

Teodora:     È a quello che sto pensando … oh Enrica Enrica … cosa hai fatto. Non so più che pesci prendere. Gente non so più che pesci prendere. 

Tamar:       Io si! (Escono).

Scena nona

Quindici giorni dopo

Sergio:        (Arriva con Spaccaquattro e Pasquale). Sei contento Pasquale?

Pasquale:    Sì! Appena te ne vai a Milano do una scopatina e via. Ho già gli inquilini.

Spacca:       Hai fatto in fretta!

Sergio:        Andrà un po’ per le lunghe. La casa dove andremo ad abitare non è ancora a posto … abbiamo dovuto posticipare la data delle nozze. Spero che non scadano le pubblicazioni. I muratori non hanno rotto un muro portante per sbaglio? E adesso vanno fatte delle verifiche. Antonella è furibonda.

Pasquale:    Osti. Nel frattempo tu vivresti qui o a Milano?

Sergio:        Qui! La casa in questione è quella in cui abito adesso con Antonella.

Spacca:       Vivete già insieme allora? Non l’ho mai sentita una cosa simile.

Pasquale:    Se lo facesse in paese sarebbero guai. Condannato senza appello. E caro Tiburzio siamo noi che siamo rimasti un po’ indietro. Va bene Sergio: posticiperò l’ingresso dei miei inquilini.

Sergio:        Dico così per scrupolo: potrebbero essere poche settimane.

Pasquale:    Ah beh allora va bene. Sei stato largo. Andiamo Tiburzio.

Scena decima

Qualche giorno dopo

Teodora:     (Entra). Cosa gli dico? – “Tesoro … mi ami alla follia allora? Hai già fissato la data delle nozze?”. – Se gli dico così pensa che abbia visto troppo cinema. Ci vuole sobrietà. Lascio che parli lui. Tocca agli uomini parlare. … Oh signore, spero di non passare interi pomeriggi dal dottor Carletti per quelle visite là … che vergogna. Bestia che vergogna. Non saprei più dove sedermi in chiesa. … Arriva con la cugina. Guarda come si veste, sembra proprio una di quelle passeggiatrici là.   Voglio fargli una sorpresa. Mi nascondo dietro la porta d’ingresso. (Esce).

Sergio:        (Entrano dalla porta del cortile). Non ci voleva proprio questo contrattempo … mi tocca posticipare il matrimonio di quasi sei mesi e ho già venduto la casa a Pasquale … da chi vado ad abitare? Da Teodora?

Antonella:  Non vede l’ora! Vado a cambiarmi e poi … (Pensa) a questo punto fissiamo la data per la metà di gennaio e morta lì … pazienza! Mi sposerò in pelliccia.

Sergio:        E certo! Daremo i confetti dopo Natale. Provo a parlare con Pasquale.

Antonella:  Non vedo l’ora di sposarti bel paesanotto. Come ho fatto ad innamorarmi di te? Dimmelo? (Alza la voce per la gioia. Rumori da fuori, Teodora probabilmente cade e poi fugge). Guarda un po’ chi è?

Sergio:        Nessuno! Sarà il postino. Andiamo da Pasquale … forse se gli parli tu non fa storie. (Escono).

Scena undicesima

Dieci giorni dopo, verso la fine di agosto

Teodora:     Entra … ascolta bene quello che ti dico. Il bambino che aspetti è di Sergio … faglielo credere … gli dici che di lui non ne vuoi più sapere e ti sistemi con chi vuoi, visto che mio nipote non ti vuole, ed io mi sposo il Sergio.

Luciana:     E la fidanzata?    

Teodora:     Dopo Natale, quando verranno con le partecipazioni ti presenti col passeggino e gli fai la sorpresa: – “Sergio, ecco tuo figlio!” – La voglio vedere quella che faccia fa: lo molla seduta stante.  

Luciana:     Beh, dopotutto un padre lo deve avere ‘sto bambino. E Sergio potrebbe esserlo davvero.

Teodora:     Ah brutta disgraziata … sei proprio una … vai a confessarti: subito!  

Luciana:     Non la faccia lunga … c’è di peggio in paese. E la faccenda con Lionella?

Teodora:     Se fai questo passo Lionella non potrà dire niente e la smetterà.

Luciana:     E a me in cambio cosa me ne viene?

Teodora:     Che ti fai mantenere da qualcuno. Di’ a Pasquale di sposarti.

Luciana:     Sa che ci avevo pensato? Ma poi ho suggerito a Lionella di lasciar ad intendere a Tamarindo che gli stavo dietro e … a questo punto che bisogno c’è di far credere a Sergio che il bambino è suo? Se Pasquale accetta il fatto e mi sposa è tutto a posto.

Teodora:     E brava! Se non facciamo lo scandalo come mi sposo Sergio?

Luciana:     Dopo questo fatto cosa pensa che dicano di me?

Teodora:     I tempi sono cambiati … non ci fa caso più nessuno. Ti confessi per bene senza entrare nei dettagli … il prete meno ne sa e meglio è … e poi la Lionella dice che le donne stanno guadagnando spazi.

Luciana:     Eh … devo dire che se funzionasse verrei ad abitare qui dentro, lo sa che adesso è di Pasquale la casa  … e lei mi darebbe una mano col bambino?

Teodora:     Si può fare. Si può fare! Tu fai un favore a me ed io ne faccio uno a te, ci guadagni solo tu ma va bene lo stesso.

Luciana:     Diventerei la signora Pacinotti ... sempre meglio di una Bergamini.  

Teodora:     Che cos’hanno i Bergamini sentiamo? Vai a casa a meditare: ciao. (Esce Luciana). Ti faccio vedere io chi è Teodora! È una vita che gli corro dietro e lui si vuol sposare la milanese. Pistola! … Mi immagino già la gente: – “Che scandalo tremendo quella Luciana … e  il Pasquale si accolla un figlio non suo … uno stupidotto! Come cambiano i tempi”. –  Li faccio cambiare io i tempi. Tamarindo scendi! Tamarindo! E questo a chi lo do adesso? Se ne trovi una fuori paese.

Scena dodicesima

San Silvestro

Sergio:        (Entra con Antonella). Facciamo in fretta perché dobbiamo ritornare per mezzanotte. Ho già detto a tutti che saremmo passati stasera. Non è molto canonico il modo di distribuire le partecipazioni: dovremmo andare noi a casa loro e non il contrario.

Antonella:  Guarda: non me ne frega niente! Non sono nemmeno parenti per cui.

Sergio:        Era per dire! Chissà che bel veglione ci aspetta stanotte. (Abbraccia Antonella).

Antonella:  Sarà il più bel San Silvestro della mia vita. Tutti gli amici vogliono conoscerti. Chi è chi non è, dove l’hai conosciuto. Quando ti vedranno rimarranno a bocca aperta. Sai, non siamo più giovanissimi e la curiosità è alle stelle .… Non vedo l’ora di salire su quell’altare.

Sergio:        A chi lo dici! Ah, una cosa! Pasquale va trattato con un occhio di riguardo. … gli chiedo di farmi da testimone? Mi ha concesso di occupare la casa per questi mesi.

Antonella:  Se lo merita! Ma … questa qui di sopra la inviti o …

Sergio:        Penso che ormai si sia rassegnata. Mi sembra cordiale … e il nipote si sta per sistemare con una meridionale. Per la mentalità che regna da queste parti ha più l’aria di uno scandalo ma pare che l’andazzo sia questo. Voglio dire: ci si sposa anche con gente del sud.  

Antonella:  Io non ne sarei capace. (Bussano alla porta). Arrivano i paesani. Mah!  

Sergio:        Avanti è aperto, come sempre del resto. Prego, accomodatevi … Pasquale … oh, il Tiburzio … siediti. (Bussano alla porta del cortile). Teodora. Avanti. Eccola qui la mia Teodora … Tamarindo … sei venuta alla fine. Questa è  Lionella … la nostra vicina. Bene!

Antonella:  Andiamo un po’ di fretta … siamo attesi per il veglione di capodanno.  Ci pensi tu Sergio? Verso dello spumante? I confetti dove sono finiti? Sono in macchina. Vado a prenderli. (Esce).  

Sergio:        Teodora, come stai?

Teodora:     Benone! Tu? (Con quell’aria di chi sa che sta per succedere uno scandalo).

Pasquale:    Mi sembra al settimo cielo!

Spacca:       E chi non lo sarebbe? Vorrei esserlo io.

Tamar:       Te l’ho detto che esco con una del sud?  Bella ragazza.

Teodora:     Diglielo a tutti. Scemo!

Lionella:     Ormai … sai quanti matrimoni misti ci sono?

Teodora:     Per te è normale una cosa del genere? Per me no!

Sergio:        Basta che sia una brava ragazza … ci sono dei meridionali migliori di noi.

Antonella:  Venga … entri … c’è la signorina Luciana col bambino. (Entra Luciana col passeggino). Oh ma che bel bambino … proprio bello. Complimenti. A chi assomiglia?

Teodora:     (A parte). Al prevosto! (Questo è un modo di dire che si usava nei decenni passati per indicare la stranezza di un fatto). Adesso rido io! Faglielo vedere bene.

Luciana:     Dorme! È nato da poco e più che dormire non fa. 

Sergio:        E brava la nostra Luciana … Antonella, chissà un giorno se ne avremo di bambini.

Luciana:     Non devi aspettare: questo è tuo figlio. Credevi eh?  Altro che: – “Non avrai il coraggio di andare in giro a dirlo”. –  Sappiatelo tutti: il bambino è suo!

Lionella:     Eh! Assumiti le tue responsabilità. Altro che sparire. Comodo!

Antonella:  Sei un miserabile … bugiardo! Mi pareva strano che di punto in bianco ti venisse la fregola di trasferirti a Milano . – “A me il paese va stretto … sono arretrati, ti spiano”. –Ecco dov’è l’arretratezza. Menomale che mi hai aperto gli occhi … non ti odio nemmeno Luciana. Sono contenta! Sei una pessima persona. (Esce e rientra quasi subito). E adesso abiterai al parco. – “Vendo la casa a Pasquale”–  … Cretino! Rimarrai sempre un paesanotto. Crepa!

Sergio:        Ma … dimmi che non è vero perché … davvero? Per una sola volta che  (Si accascia affranto).

Luciana:     Eh caro … non potevo permettermi di lasciati scappare con quella.  

Teodora:     Le colpe si pagano. (Con superiorità)

Tamar:       (Si siede esterrefatto). E tu per tutto questo tempo non mi hai detto niente? Mi chiedo dove vivo?! (Esce).

Teodora:     L’ho saputo ieri.

Lionella:     Io lo sapevo fin dal primo momento ma ho taciuto … ho detto: taciuto! 

Pasquale:    Ma ti dico io che disastro. (Si aggira frastornato)

Spacca:       Sergio, da te non me l’aspettavo proprio. Mi sono intristito. Non so .. mi sento quasi male. (Se ne va).

Pasquale:    Non so che dire ragazzi … ci sono rimasto male … per te … per la signora di Milano … per tutti … e la casa non te la rivendo! Buonanotte. Cose da pazzi. Ora capisco tutto. Che paese è diventato? (Esce).

Teodora:     Andiamo via! (Escono tutti)

Sergio:        Ma è impazzita quella … ci vorranno mesi prima di convincerla che non è vero. In quale tranello sono caduto? (Si dispera poi si riprende). Che gestazione ha avuto? Di due anni? Oh Antonella come farò a convincerti. (Buio).           

Scena tredicesima

Qualche mese dopo

Pasquale:    (Entra con Luciana). Ma per la miseria Luciana … potevi dirlo subito che non era vero! Almeno a me! Mi ero fatto dei preconcetti inutilmente. Sul Sergio poi. Ti avrei sposata lo stesso. Non sai quante volte sono stato ad un passo dal chiedertelo? Poi ho visto che ti stavi indirizzando verso Tamarindo e …  Io di figli non ne posso avere ma grazie a te adesso ce l’ho. E non pretendo nemmeno di sapere di chi è. Anzi, non me lo dire mai. Un padre che si comporta così o è scemo o è matto. Di errori ne facciamo tutti ma …

Luciana:     È stata Teodora a suggerirmelo. – “Fagli credere che è suo così la milanese lo pianta e me lo sposo io”. – Difatti …

Teodora:     Permesso? Arriva oggi il fuggiasco. Dopo tre mesi. Ha detto che mi deve parlare urgentemente.

Pasquale:    Teodora, pensi che abbia intenzione di sposarti o …

Teodora:     Mi ha sempre amato … è che ha perso la testa per quella mezza calzetta di Milano e  si sentiva un po’ confuso per il dispiacere che ha avuto. Dopo tutto è suo figlio quello che stai per adottare.

Pasquale:    Non sai quanto sono contento di farlo. Mi è capitata questa fortuna tra le mani e me ne guardo bene dal gettarla alle ortiche.

Luciana:     Pasquale è un uomo comprensivo e moderno.

Teodora:     Beati voi! (Tra sé). Siete dei peccatori moderni.

Spacca:       (Passa e si ferma). Ohhh eccoli qui gli sposini … dolce la vita eh? Siete nati con la camicia.

Teodora:     Oh! Di forza!

Pasquale:    Siamo felici. Vero Luciana? (Luciana annuisce).        

Spacca:       Adesso tocca a me trovarne una. Sei in attesa dello sposo Teodora … è arrivato un attimo fa. Ha voluto passare a salutarmi prima di salire da te: mi raccomando, non lo trattare male. Sii comprensiva. Scappo!

Teodora:     Ci mancherebbe … mi sposa!

Luciana:     (Guarda pasquale). Chissà che matrimonio di lusso … ne ha di soldi il Sergio.

Teodora:     Non mi interessano i soldi. (Sprezzante). Allora, dove si è cacciato?

Pasquale:    Ti sposi oggi? Vedo che sei già vestita per l’occasione.

Teodora:     Non mi prendere in giro. Stiamo per andare da Don Luigi per le carte.

Tamar:       Ciao zia! Stai bene? (È un po’ turbato).

Teodora:     Vai dalla tua terrona … che mentalità! Chissà cosa penseranno di noi.

Tamar:       Sapessi a me!

Luciana:     I tempi cambiano cara Teodora … guardi noi ... siamo forse degli scellerati? 

Teodora:     Bei tempi! … Lasciamo stare.

Pasquale:    E dopo sposati dove andreste ad abitare?

Teodora:     Lo saprà lui. Perché non ci affitti questi locali?

Pasquale:    Ah no … mi spiace. Qui ci metto una famiglia di meridionali.

Teodora:     Ecco bravo! Daglieli a loro. Allora arriva o aspetta la carrozza?

Tamar:       Ti lascerei il mio appartamento ma … Carmela non ha casa. Non mi vorrai mandare  in affitto?

Teodora:     Carmela … ma fammi il piacere … Carmela. Vergognati! E poi tu sei giovane fai in tempo a risparmiare e … Taci che arriva! Alla buon’ora.

Sergio:        Eccomi qui … novità? Ciao a tutti. Ueilà Teodora che lusso. Ti sposi?

Teodora:     Non fare il cretino! Andiamo in chiesa dal prete.

Sergio:        Stavo per farlo.

Teodora:     E allora andiamo.

Sergio:        Mi accompagni?

Pasquale:    (A Luciana). Oh madonna … preparati a tenerla in piedi.

Sergio:        (Antonella si affaccia alla porta). Antonella, ci accompagna Teodora … te l’ho detto che mi fa da testimone con Pasquale? Ci siamo riconciliati.Noi andiamo avanti.

Luciana:     (Teodora crolla). Su Teodora … dai … e che sarà mai … ne trovi un altro … alla sua età sa che occasioni? C’è il macellaio che non vede l’ora di portarla all’altare.

Teodora:     Ci vada da solo! Voglio il mio Sergio. (Si risiede affranta, gli altri escono). Che smacco! Che vergogna che vergogna. Lo verranno a sapere in paese.

Lionella:     (Passa). Teodora? Tutto bene?

Teodora:     Vai al diavolo … mi avete ingannata tutti. Quella deficiente di Milano avrà saputo la verità. Peggio per lei: ha un uomo che è già stato con altre. Che tempi.

Lionella:     (Ride). È saltato lo sposalizio? Non è niente! Alla tua età sai quanti ne trovi di uomini?

Teodora:     Ho la fila fuori dalla porta.

Lionella:     Cosa ti manca? Niente! Gli uomini danno solo guai. (Sta per andarsene ma …). Teodora, sai mantenere un segreto?

Teodora:     A quanto pare non troppo!

Lionella:     Sai di chi è il bambino di Luciana? Lo so solo io.

Teodora:     Voi siete tutti sporcaccioni. E Pasquale eh? Bell’affare ha concluso! Si è portato a casa una così. (Pensa un attimo, si riprende). Non mi interessa ma … Di chi è il frutto della vergogna? (Lionella sussurra all’orecchio, a Teodora si piegano le ginocchia e va ad accasciarsi sul divanetto). Davvero? Che scandalo! … Ne sei certa? Bestia che epoca … mi sta cascando il mondo addosso. Cosa mi tocca sentire. … intanto in chiesa a sentire le prediche di quello non ci vado più … non ci vado più. (Sta per uscire poi si ferma). E tu vorresti che mantenga un segreto simile?

Lionella:     Teodora, se vuoi che mantenga il tuo ….

FINE